Le interviste di
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771591 042007 60627 Lunedì 27 giugno 2016 9 DIRETTORE VITTORIO FELTRI ANNO LI NUMERO 176 EURO 1,50* Lo studio di Bruxelles Se votiamo, tanti saluti all’euro Nell’ultimo anno gli euroscettici nel nostro Paese hanno superato i favorevoli all’Unione: siamo più delusi perfino degli inglesi. Ora vanno prese decisioni vitali: facciamo un referendum anziché correre dalla Merkel di FRANCO BECHIS L’Europa lo sa. C’è un solo altro grande paese che potrebbe terremotare il vecchio continente e la sua moneta: l’Italia. A Roma e dintorni gli euroscettici sono assai più di quel che non ci si attendesse in Gran Bretagna. Fra tutti i paesi fondatori dell’Unione infatti gli italiani sono quelli che si sentono meno europei di tutti, e l’attaccamento alla bandiera blu con le dodici stelle dorate è fra i più scarsi nel continente: terz’ultimo su 28, con solo bulgari e ciprioti che l’amano un po’ meno. A sancirlo è proprio l’ultimo sondaggio che l’unione fa ogni sei mesi all’interno dei 28 (fra poco 27) Paesi che la compongono. È l’Eurobarometro standard che ogni volta chiede a tutti la stessa domanda: «Si sente cittadino dell’Unione europea?». Per la prima volta nella sua storia ora i «no» italiani sono più dei «sì». Non si sente europeo il 50% degli abitanti della penisola, mentre si sente attaccato a quella bandiera il 49%, e il restante uno per cento non sa proprio che cosa rispondere. Il «non mi sento europeo» degli italiani è cresciuto stabilmente negli ultimi anni, e dal 2011 in poi ha proprio messo le ali. A testimoniare come le politiche continentali sull’austerity particolarmente pesanti per alcuni paesi abbiano lì aperto ferite sempre meno rimarginabili. Se oggi facessimo in Italia lo stesso referendum che si è appena chiuso in Gran Bretagna, un minuto dopo dovrebbe rassegnare le sue dimissioni Federica Mogherini, l’unico rappresentante italiano all’interno della commissione europea, perché il suo popolo avrebbe deciso di fare le valigie. (...) Di Battista: sì al referendum sulla moneta unica Europa, Italia, governo: nel 2017 cambiamo tutto di PIETRO SENALDI segue a pagina 3 «Non mettetemi per favore la solita foto con la sigaretta in bocca». Cambio di strategia comunicativa? «No, è che ho smesso da due anni e mezzo». Cambio di strategia politica in vista del governo alllora? «Al governo ci andiamo, è il messaggio che viene dalle elezioni, (...) Voglio che anche gli italiani, come i britannici, possano decidere se rimanere o no nella Ue e tenere l’euro segue a pagina 6 Scritta «Allah Akbar» sotto le due Torri a Bologna Gli islamici sfregiano San Petronio di ROBERTA CATANIA MAURIZIO MARTINA «Allah Akbar», Allah è grande. La scritta comparsa nella notte tra sabato e domenica a Bologna non è stata fatta in un punto qualunque della città emiliana: con la vernice bianca, è stata imbrattata la base della statua di San Petronio, il santo protettore (...) segue a pagina 11 Oggi alle 18 Italia-Spagna Come vendicare Vale e il nostro orgoglio ferito di FABRIZIO BIASIN Oggi c’è Italia-Spagna. Lo sa anche mia nonna,notoriamente poco avvezza alle cose di calcio. Forti della nostra becera competenza da Bar Sport, abbiamo un solo consiglio da dare a Conte: trovi un modo per fermare Iniesta. Usi le buone, le cattive, gli metta il lassativo nella borraccia, gli prometta un quinquennale al Chelsea, (...) Il ministro «democomunista» partito dai tori da monta di MATTEO PANDINI a pagina 9 INTERVISTE E RITRATTI Luigi Crespi «Renzi e Silvio? Uno trucca la realtà l’altro i manifesti» Dori Ghezzi «Caro amico Grillo, verranno a chiederti del tuo impegno» Andrea Bernardo «Che fortuna essere il sindaco del paese più sfigato d’Italia» di LUCA TELESE a pag. 8 di SIMONA VOGLINO a pag. 17 di ALESSANDRO MILAN a pag. 15 Francesco Profumo Il prof che non vuole seguire Fassino di GIANCARLO PERNA a pagina 13 segue a pagina 18 * Con: "GLI ALPINI" € 11,00. Prezzo all’estero: CH - Fr 3.70 / MC & F - € 2.50 / SLO - € 2.80 / HR - HRK 21.00 2 PRIMO PIANO __Lunedì 27 giugno 2016__ commenta su www.liberoquotidiano.it @ Europa a pezzi PAESE DIVISO Le grandi città britanniche ora saranno più aperte per non restare schiacciati in un circolo esclusivamente anglofono. Il resto del Paese soffrirà «La svolta inglese è un affare Vado a investirea Londra» L’imprenditore Narduzzi: «Non credo nella fuga dei capitali, non esiste una piazza competitiva in Europa come la City. E con la sterlina più bassa possiamo comprare» ::: FRANCO BECHIS ■■■ Ha già prenotato il volo per Londra domani. Non vuole perdere il vento Brexit, perché è certo che abbia trasformato il cuore dell’Inghilterra in una buona occasione economica. Edoardo Narduzzi, presidente e co-fondatore di Techedge Group, un gruppo ormai medio-grande specializzato in soluzioni tecnologiche per i processi aziendali, è convinto che a Londra e dintorni ora ci sia l'occasione di fare ottimi affari, certamente per il deprezzamento della sterlina che rende competitiva per la prima volta una zona che in questi anni era stata sempre troppo cara, fuori portata. Narduzzi era partito come manager di una controllata Telecom, ai tempi in cui dentro c'era ancora Gianroberto Casaleggio (e avevano stretto amicizia). Poi, come il co-fondatore del Movimento 5 stelle, iniziò la sua muova vita da imprenditore rilevando insieme ai manager e dirigenti l’azienda che ha co-fondato partendo da un management buy out (un acquisto dei manager) di una controllata Telecom. Oggi Techedge Group è presente in 13 paesi del mondo (più l’Italia, dove ha il quartiere generale), ha fatturato nel 2015 122 milioni di euro (163 con le società collegate) occupando più di 1.100 persone (che diventano circa 1.400 con le collegate). Scusi, Narduzzi, ci raccontano che tutti scapperanno dopo Brexit dall’Inghilterra. E lei invece vuole andare là? «Oggi è una grande opportunità per gli investimenti. Per più ragioni. Per chi come me è interessato al m&a (acquisto di altre start-up e società), perché c’è sicuramente una finestra di investimenti a sconto sia per la svalutazione della sterlina sull’euro, sia per l’offerta in sé che è mai stata favorevole in questo settore negli ultimi anni. Da adesso ai prossimi mesi c'è la possibilità di fare uno scouting in Inghilterra per trovare una società da acquistare. E noi lo faremo. C’è una opportunità anche per le start up, perché finora il capitale umano era molto costoso a Londra, ed era estre- ::: CHI È L’AZIENDA Edoardo Narduzzi è presidente e co-fondatore di Techedge Group, un gruppo specializzato in soluzioni tecnologiche per i processi aziendali DIMENSIONI Il gruppo, presente in 13 Paesi, fattura 122 milioni di euro mamente costoso il costo dei servizi, quelli professionali come quelli dell’immobiliare. Con una svalutazione del 15-20% della sterlina sull’euro, e i prezzi degli asset che vanno giù del10-15%, tutto diventa più abbordabile». Abbordabile forse, ma davvero così conveniente per gli investimenti? Era molto caro fino ad oggi... «Sì, ma lo sarà meno. E scommetto che aiuterà anche con i regolamenti questa attrattività che si ritrova all’improvviso. Credo che la grande Londra diventerà una sorta di hub a bassa fiscalità, a bassissima burocrazia e con una buona qualità di sistema universitario e una buona qualità di ca- L’imprenditore Edoardo Narduzzi pitale umano. Secondo me ha tutte le caratteristiche ottimali per diventare il vero centro degli investimenti sull'innovazione». Le previsioni di tutti, per quanto accompagnate da una certa strumentalità, sono assai più fosche: tutti in fuga. Si dice pure che Londra non potrà nemmeno re- Nicola Sturgeon, primo ministro del governo scozzese, durante il consiglio dei ministri a Edimburgo Caos dopo il referendum Scozzesi di traverso, lite fra i laburisti Veto di Edimburgo sull'uscita della Gran Bretagna dall'Ue. E Corbyn licenzia i ministri-ombra ::: GABRIELE CARRER ■■■ Nel Regno Unito c’è chi non si arrende al voto referendario per la Brexit e chi lavora alla Jexit. Nella giornata di ieri la petizione online per un nuovo referendum ha superato quota tre milioni di firmatari, ma i dati mostrano voti provenienti da paesi come Corea del Nord, Islanda e Tunisia che minano l’attendibilità della raccolta. Intanto, Nicola Sturgeon, primo ministro di Edinburgo, ha espresso la volontà del Parlamento di Holyrood di porre il veto sull’uscita della Gran Bretagna dall’Ue, sebbene la sua scommessa appaia uno slogan politico o poco più. Ma la prima domenica britannica dopo il voto per la Brexit si è aperta nel cuore della notte, quando all’1.15 il leader laburista Jeremy Corbyn ha deciso di licenziare il suo ministro ombra agli affari esteri Hillary Benn, innescando una rivolta interna. Benn, accusato di voler rovesciare la leadership, era già da tempo ritenuto un «ribelle», dopo il suo voto favorevole ai bombardamenti sulla Siria. Corbyn ha silurato uno degli uomini di punta del suo gabinetto, che poche ore prima aveva espresso dubbi circa le sue capacità di portare il partito alla vittoria in elezioni che «potrebbero arrivare prima di quanto ci si aspetti». Il risentimento di Benn e degli altri «ribelli» ha radici lontane, ma è esploso dopo la fallimentare campagna del Labour per il Remain. Contro Corbyn, sostenuto dal sindacato Unite e dal movimento di estrema sinistra Momentum, si è espresso anche il suo vice Tom Watson che si è detto amareggiato dell’epurazione. «Te ne vai tu o ce ne andiamo noi», pare essere stato questo ilmessaggio fatto recapitare dal ministro defenestrato al leader a corto di fiducia nelle ore e nei giorni successivi al referendum di giovedì. L’allontanamento di Benn ha fatto scoppiare il caos nella stanza dei bottoni del Labour scatenando un esodo di massa. Hanno lasciato il governo ombra chiedendo un cambio di leadership altri dieci membri. I blairiani già parlano di «guerra» di partito. Oggi il gruppo parlamentare la- burista discuterà la mozione di sfiducia contro il loro leader presentata venerdì da due deputate, Margaret Hodge e Ann Coffey. Se il presidente del gruppo, John Cryer, darà il suo via libera la votazione a scrutinio segreto potrebbe tenersi già domani. Sono attese nuove dimissioni nel caso in cui Corbyn decidesse di ignorare un esito a lui negativo. La Brexit ha fatto crescere il fronte anti-Corbyn, che raduna per la prima volta esponenti moderati e anche sostenitori storici dell’attuale leader. Il Times racconta di rapporti dei sostenitori della Jexit sugli alleati più stretti del segretario, accusati di aver sabotato la campagna laburista per il Remain evitando affermazioni troppo europeiste nei discorsi ed apparizioni al fianco degli ex premier Tony Blair e Gordon Brown. Così facendo il Labour ha disorientato il suo elettorato sulla Brexit e, secondo un sondaggio interno al partito, il 29% di chi nel 2015 votò sarebbe pronto a sostenere un altro partito nel caso di elezioni nel breve periodo. © RIPRODUZIONE RISERVATA stare la piazza finanziaria che è... «In fuga? E dove scappano? Non c’è una piazza finanziaria che possa davvero essere alternativa a Londra e sia pronta per ricevere. Non c’è una piazza europea che oggi sia in grado di assorbire la capacità infrastrutturale di Londra: non lo è Francoforte, non lo è Parigi, non lo è Zurigo e ancora meno può esserlo Milano. Non lo sono nemmeno dal punto di vista linguistico o fiscale. Per di più la piazza di Londra fuoridall’Unione europea diventa ancora più interessante per i capitali non europei che cercano buoni rendimenti sulle nuove tecnologie a bassa fiscalità». Quindi va a caccia di affari in Inghilterra? «Domattina vado a Londra e mi fermerò il tempo di fare qualche giro per capire come si stanno muovendo i costi per la localizzazione di uffici a Londra o negli immediati dintorni e se nei prossimi sei mesi si apriranno opportunità per comprare qualche azienda di piccole e medie dimensioni a un buon prezzo. Unico settore in cui sarà difficile fare affari sarà quello immobiliare, perché nella capitale del Regno Unito i prezzi erano doppi o tripli rispetto alle altre città europee. Ce ne vorrà un po' perché quei prezzi tornino sulla terra...» E le altre aziende? Quali diventeranno un buon affare per chi compra? «Quelle che avevano marginalità positiva dell’8-9%, dove fino ad oggi si chiedevano per vendere multipli assai superiori a quelli che ci sono in Italia, e ora si arriverà a prezzi ragionevoli. Secondo me ci sarà una spinta ulteriore ad abbassare i prezzi di fronte ad acquirenti europei anche per non restare isolati come temono». Perché adesso gli inglesi sono più spaventati... «Ma saranno più aperti verso gli altri per cercare di non restare schiacciati in un circolo esclusivamente anglofono. Questo certamente nella grande Londra o a Edinburgo. Il resto del paese certamente soffrirà, e sarà un problema interno al Regno Unito». © RIPRODUZIONE RISERVATA 3 PRIMO PIANO __Lunedì 27 giugno 2016__ commenta su www.liberoquotidiano.it @ Europa a pezzi QUASI FUORI Il senso di attaccamento a questa Europa è relativamente poco diffuso (40%) da noi, mentre il 57% del campione dice di non provare questo sentimento Se si vota in Italia vincono gli anti-euro Sondaggio di Bruxelles: il 50% degli italiani non si sente cittadino europeo, più dei britannici. E la tendenza è sempre più euroscettica: nel precedente rilevamento i pro-Unione erano al 53%. La maggioranza è pure contro la moneta unica LA CAMPAGNA PER FARCI VOTARE Ecco il tagliando da spedire a «Libero» La prima pagina di «Libero» di ieri: un appello per votare su Ue ed euro ::: segue dalla prima FRANCO BECHIS (...) Non tragga in inganno infatti quello euroscetticismo prevalente solo di misura. La rilevazione è di marzo scorso, e in quel momento la stessa domanda fatta in Gran Bretagna avrebbe dato come risultato del referendum «remain»,perché secondo Eurobarometro poche settimane prima di recarsi alle urne il 52% dei britannici si sentiva di restare in Europa, solo il 47% avrebbe voluto uscirne e l'uno per cento era ancora incerto. Ma qualche idea su quel che sarebbe avvenuto al referendum c’era pure in quel dato. Perché se ai britannici chiedevi secco: secondo voi avreste un futuro migliore fuori dall’Europa, quelli rispondevano di sì nel 47% dei casi, ed era la prima scelta visto che molti erano indecisi su cosa rispondere. Indecisione che pesava ancora di più sugli italiani, che solo nel 39% dei casi si dicevano sicuri che le cose sarebbero andate sicuramente meglio uscendo dall’Europa (anche qui però un anno prima a rispondere così secco era solo il 35%). IL SORPASSO Se si vuole capire come si è aggravato il distacco degli italiani dall’Europa,basta guardare i risultati della stessa identica domanda rivolta un anno prima. Il 53% degli italiani si sentiva saldamente europeo, il 44% rifiutava l'unio- ■■■ Dopo la Brexit, c’è gran- de attesa per l’incontro di oggi a Berlino. Il vertice a tre sarà tra la cancelliera tedesca, Angela Merkel, il presidente francese, François Hollande, e il premier italiano, Matteo Renzi. L’obiettivo è di stabilire una posizione comune su come affrontare la crisi causata dalla decisione del popolo britannico di uscire dall’Unione europea. Domani la Merkel annuncerà la sua posizione sulla Brexit, Renzi lo ha già fatto ieri: «Escludo rischi per l’Italia. Ove ci siano difficoltà il governo e le istituzioni europee sono pronti a intervenire per dare certezza e fiducia ai risparmiatori ei consumatori». Per il vertice di oggi a Berlino è stata fissata una dead-line, tanto che alle 18.30 è già in ne e il 3% non sapeva che rispondere. Nelle pieghe del sondaggio istituzionale europeo emerge purelo spiega la nota di accompagnamento - che «il senso di attaccamento all’Unione europea è relativamente poco diffuso (40%),mentre il 57% del campione dice di non provare questo sentimento». Motivo? «Questo crescente distacco si spiega con la sempre più diffusa percezione che gli interessi dell'Italia non siano presi in sufficiente considerazione a Bruxelles. Lo pensa il 63% degli italiani, in aumento rispetto al 59% di maggio, e sopra la media Ue». e tenere l’euro DUE PROBLEMI Che cosa allontana di più gli italiani dall’Europa? Due temi essenzialmente: quello economico e l'immigrazione. Nel primo caso sono convinti che la spinta decisiva alla crisi economica di questi anni sia data proprio dalle politiche di austerità europea e dall’euro, la moneta comune che le ha aggravate.Nel secondo caso addirittura il 93% degli italiani ritiene che la Ue abbia fatto davvero poco o nulla per arginare e punire l'immigrazione illegale, vissuta come uno dei principali problemi nazionali. NON LO DIGERIAMO Ma è proprio la moneta quella che gli italiani faticano ancora a digerire, dopo tanti anni dalla sua Qui sopra, il modulo da compilare, ritagliare e inviare alla redazione di «Libero» in cui si chiede che anche in Italia venga indetto un referendum, sull’onda di quello inglese, attraverso il quale i cit- ::: LA RILEVAZIONE MAGGIORANZA SILENZIOSA Secondo l’ultimo Eurobarometro la maggior parte degli italiani dice di non sentirsi cittadino europeo. Si tratta di una maggioranza minima (il 50% a fronte del 49% che si sente invece cittadino Ue), ma in controtendenza con il resto d'Europa LA RIMONTA Nell’ultima rilevazione di maggio 2015, il 53% degli italiani diceva di sentirsi cittadino Ue tadini possano esprimersi sulla permanenza o meno del nostro Paese nell’Unione Europea. Più tagliandi riusciremo a raccogliere e più peso su governo e istituzioni avrà la nostra richiesta. introduzione. Eurobarometro censisce regolarmente anche il gradimento dell’euro, e qui il dato è inoppugnabile: il 51% degli italiani o ritiene quella moneta la causa stessa della difficile situazione finanziaria del Paese o ritiene comunque che non abbia migliorato rispetto alla lira la loro vita. LA PIÙ BASSA Solo il 49% sostiene che l'introduzione dell'euro sia stata una «buona cosa». È la percentuale più bassa che si registri fra i 19 Paesi aderenti all’unione monetaria: ultimo posto, addirittura dopo Cipro dove almeno il 50% è favorevole all'euro. La media dell’area è 61% pro euro, e ovunque la moneta piace alla maggioranza dei cittadini, fino ad arrivare al plebiscito riscontrato nel piccolo Lussemburgo (79% di gradimento) o in Irlanda (75%) e in Germania (70%). Oggi il super vertice a Berlino Hollande gela Renzi: dobbiamo comandare noi e i tedeschi programma la conferenza stampa durante la quale i tre leader si scambieranno le diverse posizioni su come gestire il processo di uscita del Regno Unito dal blocco comunitario e sulle misure necessarie per rafforzare e riformare l’Ue. Dalle prime indiscrezioni, sembrerebbe che Berlino speri che i negoziati tra Londra e l’Ue inizino quanto prima, nonostante il desiderio britannico di non avviare il processo fino ad ottobre. Renzi invece ha già chiarito ieri sera che la Brexit è una «partita finita. Hanno votato, rispetto la democrazia inglese. Ma ora bisogna occuparsi dell’Europa, non possiamo stare un altro anno a discutere del negoziato con la Gran Bretagna». Bisogna «mettere al centro i giovani, che non hanno lavoro». Le- ga e M5s festeggiano, ma per Renzi «fuggire dall’Europa sarebbe un errore tragico». La triangolazione ItaliaFrancia- Germania sembrava il graffio Attenti a Serra La Brexit potrebbe trasformare «Milano» in una nuova Londra. Lo ha detto a «L’Intervista» di Maria Latella su SkyTg24. Davide Serra, Ceo del Fondo Algebris... «Molte città europee attireranno investimenti», a cominciare «da Berlino», ma «poi ci saranno Madrid o l’Italia». Viste le previsioni di Serra - un anno fa predisse la ripresa della Ue e l’aumento dei tassi negli Usa - c’è da toccarsi... destinata a partire da una base solida, finché ieri una dichiarazione di Hollande ha ridimensionato il peso di Renzi. Secondo il capo dell’Eliseo, Francia e Germania dovrebbero infatti «assumere l’iniziativa» dopo la decisione degli elettoribritannici di uscire dall’Unione europea. «Ora è responsabilità di Francia e Germania assumere l’iniziativa», ha ribadito il presidente francese, escludendo ancora una volta l’Italia. Ma l’ottimismo del nostro premier è difficile da spegnere,tanto che in serata ha commentato: «Il fatto che abbiano chiamato l’Italia nel gruppo di testa, nella cabi- © RIPRODUZIONE RISERVATA na di regia è un segnale importante del fatto che il Paese è tornato stabile e affidabile». Matteo Renzi avrà un inizio settimana faticoso: al vertice di oggi dovrà sgomitare per farsi prendere in considerazione (stando alle parole di Hollande) e al rientro in Italia, in serata, dovrà affrontare anche la discussione con i suoi colleghi di partito. I temi all’ordine delgiorno sono l’analisi deideludenti risultati delle elezioni amministrative,ildoppio incarico di segretario del partito e di capo del governo, la rotta da seguire in vista del voto popolare sulle riforme costituzionali e, non ultimo, la riflessione sull’opportunità di rivedere la legge elettorale. ROB. CAT. © RIPRODUZIONE RISERVATA 4 PRIMO PIANO __Lunedì 27 giugno 2016__ commenta su www.liberoquotidiano.it @ ANGELA MERKEL I ritratti di Nostra signora dell’austerità Ora Angela ha davvero bisogno del suo mitico lato B La cancelliera è nei guai: il voto inglese farà esplodere le liti interne alla Germania. E non ha più sponde né con gli Usa, né a Est ::: DANIEL MOSSERI ■■■ Europa croce e delizia diAngela Merkel. La cancelliera ha dedicato la sua carriera politica a costruire l’Unione europea a immagine e somiglianza della Germania: l’ha allargata, rafforzata, le ha dato nuovi trattati e si è battuta sempre con sobrietà per non scatenare i rigoristi di casa propria - per tenere vivo ilprogetto della moneta unica. Simulando resistenze a casa e assestando bacchettate fuori, la cancelliera ha tenuto tutti dentro: i greci in bancarotta, le banche ballerine spagnole, il debito italiano. Sia chiaro, la leader della Cdu non l’ha fatto per spirito di carità cristiana ma perché la moneta unica le fa comodo: le ha permesso di tenere bassi i redditi dei tedeschi, favorendo le esportazioni nazionali. C’è chi sostiene che se l’Italia lasciasse l’eurozona, il suo debito diventerebbe insostenibile e c’è chi sostiene il contrario: l’unica certezza è che nell’immediato i prodotti made in Italy costerebbero molto meno di quelli made in Deutschland. Merkel lo sa e si tiene cara la moneta comune. Grazie al suo ruolo di capotreno della locomotiva Ue, Merkel ha inanellato una serie di riconoscimenti internazionali e più volte Forbes l’ha eletta «donna più potente del mondo».Fino a pochi mesi fa Berlino discuteva se a fine 2017, quando la Germania tornerà alle urne, Angela Dorothea Merkel dovesse correre per un quarto mandato al governo oppure se dovesse puntare alla prestigiosa poltrona di segretario generale dell’Onu. Il suo potere sembrava senza fine. BRUTTO RISVEGLIO Una mattina di fine giugno, invece, la cancelliera si è svegliata nel bel mezzo di un incubo che ricorda il “Frankestein” di Mary Shelley: l’Europa che si rivolta contro il proprio creatore. Non siamo ancora al finale del romanzo e cioè alla morte dello scienziato: la Brexit rappresenta invece l’uccisione per mano del mostro del piccolo William, l’amato fratello minore. Londra lascia l’Unione a 28 e il suo premier, l’euroscettico moderato David Cameron, sconfitto, abbandona la nave. In altre parole una nazione ricca e potente come la Gran Bretagna dice almondo: guardate, si può essere felici anche lontani da Bruxelles, l’odiata capitale comunitaria guidata dagli uomini di Merkel; fra questo il presidente dell’Europarlamento Schulz, quello della Commissione Juncker, quello del Consiglio europeo braccia dell’orso russo ma l’intesa è osteggiata dalblocco anti-russo in seno alla Nato (americani, polacchi, baltici). È difficile dire se Angela Merkel sia alla fine della sua carriera:poco apprezzata all’estero, la cancelliera resta molto amata dalla maggioranza dei tedeschi. La leader Cdu è nota per cascare sempre in piedi, attribuendosi tutti i successi delle sue azioni e scaricando sugli alleati i fallimenti. Lo chiamano il bacio della vedova nera: è stato così dopo il suo primo governo (una grande coalizione dalla quale i socialdemocratici uscirono elettoralmente con le ossa a pezzi); e lo stesso è successo dopo il secondo (una coalizione coiLiberali che, tornati alle urne, non riuscirono neppure a rientrare al Bundestag). Oggi la cancelliera governa di nuovo con l’Spd, precipitata nei sondaggi al suo minimo storico (19%). ::: CHI È A CAVALLO DEL MURO Angela Dorothea Merkel nacque ad Amburgo, allora Germania Ovest, ma fin da subito venne portata dal padre, pastore luterano, nella Ddr, dove crebbe e allacciò le più strette amicizie e si laureaò in chimica. SUI GENERIS Quando cadde il Muro di Berlino non andò a celebrare la fine della tirannia con una picozza assieme agli altri berlinesi perché era giovedì. «Il giovedì andavo sempre a fare la sauna con una mia amica». NEMICO NUMERO UNO Il padre della riunificazione delle due germanie Helmut Kohl non le ha mai perdonato di aver scippato la guida della Cdu al suo delfino Wolfgang Schäuble, oggi ministro delle finanze, relegato al ruolo di eterno numero due. FIGURACCE Negli ultimi mesi la Merkel ha compiuto numerosi scivoloni: dall’apertura delle frontiere ai rifugiati siriani, salvo poi fare repentino dietrofront, allo scandalo delle intercettazioni dei ministri turchi, francesi e di alti funzionari europei. CONTROCORRENTE Angela Merkel è cancelliera tedesca dal 2005 [Olycom] Tusk fino ai capi di gabinetto, rigorosamente tedeschi, che pullulano nelle istituzioni dell’Ue. «La fine del consenso proeuropeo non è solo una sfida alla cancelliera ma a tutta la Germania che su questo consenso ha basato la propria identità post-bellica», scriveva giorni fa lo Spiegel. La ribellione degli inglesi potrebbe essere solo l’inizio di una sommossa antitedesca. Non è fantapolitica. Nel giro di pochi mesi Merkel è riuscita ad alienarsi il consenso degli Stati centro-orientali: dapprima obbligando tutti a partecipare al salvataggio di una Grecia messa in ginocchio in primo luogo dagli investimenti sbagliati di tedeschi e francesi. Un lavoratore slovacco o lituano spesso guadagna meno di un pensionato greco eppure anche Vilnius e Bratislava hanno dovuto fare sacrifici per Atene. Frustrazione alla quale Merkel ha aggiunto un macigno politico quando ad agosto 2015 ha invitato in Germania i profughi siriani. È vero che la cancelliera ha così impedito il crollo di Schengen: nonostante qualche singhiozzo,ilsistema dilibera circolazione di merci e persone è rimasto in piedi, mentre se Berlino avesse chiuso i confini qualsiasi altro Stato avrebbe potuto fare lo stesso. Ma un conto è non impedire l’afflusso dei siriani, un altro è in- vitarli a venire in Europa. Agli occhi dei partner Ue, Merkel ha solo risposto all’appello della grande impresa tedesca in cerca di nuove braccia a basso costo. Anche sulla questione-profughi, la cancelliera siè presentata come paladina dell’Ue,ma il suo continente è fatto solo a misura dei tedeschi. Gli altri sono liberi di adeguarsi. Un concetto molto diverso dall’Europa delle nazioni che piace agli ungheresi, ai polacchi e di recente anche agli austriaci. Gente tanto “ PANNI VECCHI ■ Non convince più quando fa la poliziotta buona, affiancata dal poliziotto cattivo Schäuble EQUILIBRI ROTTI ■ Il venire meno del consenso pro-europeo è una sfida al consenso alla Germania medesima favorevole al mercato comune,quanto nazionalista e gelosa delle proprie prerogative in tema di immigrazione. Illuminante in questo senso è stata la scelta del primo ministro di Budapest, Viktor Orban, bestia nera diMerkel e dell’Europa. Tre giorni prima del referendum, il leader magiaro ha comprato una pagina del Daily Mail per dire agli inglesi che era «fiero di essere un membro dell’Ue insieme a loro». Anni luce dal timido piagnisteo della cancelliera, alternato alle minacce del suo fidato ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble, secondo cui una volta uscita dall’Ue, Londra si dovrebbe scordare anche il mercato comune. TANTI ERRORI Dove ha sbagliato allora Angela? Se la fissazione con l’euro le ha guadagnato non pochi avversari (ma non Londra sempre rimasta attaccata alla sua sterlina), l’Europa sembra aver mangiato la foglia. L’interpretazione merkeliana del ruolo di paladina dell’unità europea non convince più. Né la cancelliera convince quando interpreta la poliziotta buona, affiancata al poliziotto cattivo Schäuble. Anche tanti tedeschi hanno cambiato idea: messo in soffitta il rigorismo dell’arcigno ministro (un uomo messo nell’angolo dalla Bce di Mario Draghi), si stanno affidando in massa agli euroscetticidi Alternative für Deutschland, un partito la cui ricetta è semplice:no all’euro,no all’immigrazione, sì al mercato europeo. La povera Angela è messa male anche sul piano internazionale: con Obama i rapporti sono freddi dopo che lui ha mandato le proprie spie a controllare il telefono di lei. "Non ci si spia fra amici e alleati", ha risposto piccata la cancelliera, salvo essere smentita poche settimane dopo da una spifferata secondo cui l’intelligence tedesca teneva sotto controllo non solo gli alleati turchi della Nato ma anche alcuni ministri francesi e alcuni alti funzionari europei. Fra amici ci si spia eccome, quello che conta, invece, è non fare gli ipocriti. Poco onesta è anche stata la recente promessa rivolta al sultano Erdogan di riaprire i capitoli per l’adesione della Turchia all’Ue, quando sarebbe stato meglio concentrarsi solo sulla questione dei visti, che sono l’anima del commercio. La prospettiva, anche lontana, della Turchia nell’Ue ha solo rafforzato gliargomenti dei favorevoli alla Brexit. A Merkel non resta che l’amico Vladimir Putin, uno più tosto di lei che anni fa non esitò a riceverla con il suo labrador consapevole del terrore che le incutono i cani. In termini commerciali, la Germania sarebbe pronta a buttarsi fra le Merkel è fatta così, è controcorrente: nata all’ovest, è stata portata in fasce dal padre protestante nella Ddr dove è cresciuta. Quando cadde il Muro di Berlino, la giovane chimica attivista di “Risveglio democratico” non andò a celebrare la fine della tirannia con una picozza assieme agli altri berlinesiperché era giovedì.«Il giovedì andavo sempre a fare la sauna con una mia amica». Se tanti tedeschi continuano ad apprezzarla e a chiamarla Mutti (mamma), ce n’è uno che di lei non si fida: Helmut Kohl non perde occasione di bacchettarla.Ilcancelliere della riunificazione non le ha mai perdonato di aver sfilato la guida della Cdu al suo delfino Schäuble, relegandolo per sempre al ruolo di comprimario. Nel 2014 l’anziano ex cancelliere fece sapere che Frau Merkel «non sapeva neanche mangiare per bene con forchetta e coltello». Costretto su una sedia a rotelle e ormai lontano dalla politica attiva, Kohl non ha mai perso occasione di bastonare Angela L’ultimo sgarbo risale allo scorso 20 aprile, quando il padre della Germania unita ha ricevuto a casa sua Viktor Orban, il più acceso oppositore della politica di immigrazione del governo tedesco. Nero su bianco, Kohl ha preso le distanze da Angela scrivendo la prefazione all’ultimo libro di Orban: «L’Europa non può trasformarsi nel nuovo rifugio di milioni di persone bisognose di tutto il mondo». Per l’ex cancelliere la crisi dei profughi spingerà a un ritorno "a vecchie ideologie nazionali". Due mesi dopo c’è stata la Brexit. © RIPRODUZIONE RISERVATA 5 PRIMO PIANO __Lunedì 27 giugno 2016__ commenta su www.liberoquotidiano.it @ COALIZIONE Sembra più vicina la profezia di Rajoy sul «ridicolo nazionale» di un terzo voto anticipato A meno di non andare a una Grande Coalizione ::: MAURIZIO STEFANINI MADRID ■■■ Dopo Brexit, Podemos. Secondo i primi exit poll, lo stesso effetto di protesta che nel Regno Unito ha portato alla vittoria al referendum dei favorevoli all' uscita del Regno Unito dall' Unione Europea in Spagna avrebbe consentito a Unidos Podemos, lista comune tra il movimento degliIndignati e il vecchio partito comunista, di scavalcare il Psoe come secondo partito, con tra i 91 e i 95 seggi, contro i 71 che le varie liste a esso collegate avevano ottenuto tutte assieme. PERDONO TUTTI Tutti gli altri partiti maggiori perdono. Il Partito Popolare, che pure si conferma al primo posto, scenderebbe da 123 eletti a 117-121. Il Psoe calerebbe da 90 a 81-85. I Ciudadanos da 40 a 26-30. Nel contempo, la partecipazione è crollata ai minimi della storia spagnola dal ritorno della democrazia: il 51,22% misurato alle 18 corrisponde a 7 punti in meno in sei mesi. Un evidente segno di stanchezza,confermato comunque dal fatto che gli Europa a pezzi La Spagna rimane nel caos Non si capisce chi governa Affluenza ai minimi storici alle Politiche: il partito Popolare si conferma leader ma Podemos sale al 25%, superando i socialisti. Ora ripartiranno le trattative ::: LA SCHEDA RIPETENTI Per la seconda volta nel giro di sei mesi, i 36,5 milioni di elettori spagnoli sono chiamati alle urne per eleggere le Cortes. Dopo le elezioni del dicembre 2015, nessun partito aveva ottenuto la maggioranza e si era rivelato impossibile formare un governo di coalizione, costringendo re Felipe a indire nuove elezioni EXIT-POLL Alla chiusura delle urne, ieri sera, i Popolari risultavano in testa con 117-121 seggi, davanti a Podemos, a 91-95, che a sua volta supererebbe il Psoe, dato fra gli 81 e gli 85, mentre i Ciudadanos ne otterebbero fra 26 e 30. Nessuno avrebbe la maggioranza, fissata a 176 stessi nodi che hanno impedito la formazione del governo rimangono. Con la maggioranza assoluta 176 deputati, la combinazione di centro-destra tra Pp e Ciudadanos avrebbe al massimo quota 151, e una formula di sinistra Uni- locali del Psoe dopo questo storico declassamento. Questi exit-poll, però, essendo ancora relativi ai soli seggi, non permettono di comprendere bene quel che è accaduto. In Spagna vige infatti un sistema elettorale proporzionale ma con piccoli collegi che fino all’anno scorso hanno sempre sovrarappresentato i due partiti maggiori e quelli regionali, penalizzando i minori. ACCORDI EFFICACI Il premier spagnolo, Mariano Rajoy, all’uscita dal seggio elettorale [Ansa] dos Podemos - Psoe starebbe a 170. Di nuovo come dopo il 20 dicembre, dunque, per far eleggere un primo ministro bisogna mettersi in tre. Unidos Podemos con Psoe e partiti regionalisti: cosa che finora non è stata possi- bile per il no dei socialisti alla richiesta di referendum indipendentista per la Catalogna. Oppure Unidos Podemos con Psoe e Ciudadanos: ci hanno provato, hanno fatto pure una riunione, ma per constatare l'assoluta incompatibilità tra Pode- mos e Ciudadanos. Oppure Pp-Psoe-Ciudadanos, e basterebbe pure Pp-Psoe. Ma finora la possibilità di questa grande coalizione è stata assolutamente esclusa dal leader socialista Sánchez, che però non si sa se reggerà all'ira dei "baroni" È dunque possibile che tutto l'effetto in favore di Podemos sia dovuto semplicemente all’accordo con i comunisti, che ha fatto scattare un maggior numero di quozienti. Ma è anche possibile che a favorire Unidos Podemos sia stato semplicemente il crollo dell’affluenza,che potrebbe aver colpito gli altri partiti e non il suo elettorato. A ogni modo, sembra più vicina la profezia di Rajoy sul «ridicolo nazionale» di un terzo voto anticipato a tempi ravvicinati. A meno di non andare a una Grande Coalizione, che però contribuirebbe nellungo periodo a rafforzare Podemos ulteriormente. © RIPRODUZIONE RISERVATA 6 PRIMO PIANO __Lunedì 27 giugno 2016__ commenta su www.liberoquotidiano.it @ ALESSANDRO DI BATTISTA Le interviste di Il tribuno di Cinquestelle: ci tagliamo lo stipendio per essere credibili e far capire alla gente che siamo diversi «Viva l’Inghilterra, ora referendum sull’euro» «Sono ammirato dalla democrazia britannica. Merito nostro se in Italia non torna il terrorismo. Il nemico è il Pd» ::: segue dalla prima PIETRO SENALDI (...) il passaggio di M5S da voto di protesta a voto per farci governare l’hanno sottolineato perfino gli analisti. Noi siamo una forza di governo, lo stiamo dimostrando e continueremo a farlo amministrando le città ». Con Di Maio premier? «Di Maio lo stimo tantissimo, ci frequentiamo anche fuori dal lavoro. Ma parlare del candidato premier è prematuro. Sceglieranno i nostri iscritti». Si candiderà anche lei? «È prematuro parlarne». Ma chi comanda ora in Cinquestelle, non si è mai capito bene? «I sindaci sono autonomi, basta che rispettino il regolamento del Movimento. Adesso hanno al loro fianco anche un gruppo di coordindamento di cui fa parte come responsabile degliEnti Locali anche DiMaio, ma questo non intacca la loro autonomia. Gli europarlamentari viaggiano da soli e qui in Parlamento c’è il famoso direttorio a cinque, di cui faccio parte anch’io,che non è altro che un organo di coordinamento del lavoro di tutti». Un modello di leadership diffusa, In antitesi al personalismo di Renzi e Berlusconi? «Per noi arrivano prima i programmi. Il leaderismo è uno dei problemi dell’Italia, ed è uno dei motivi per cui ilM5S è nato. Partite dai cittadini significa coinvolgere tutti, cosa che non hanno fatto né destra né sinistra». Grillo ha fatto il passo indietro? «Lui è sempre stato solo il nostro garante, visto che non può candidarsi, non si occupa della macchina del Movimento. Io stesso la prima volta l’ho incontrato solo tre anni fa sul palco di San Giovanni a fine campagna elettorale. Di fatto sono diventato parlamentare senza conoscerlo». C’è chi dice che siete cresciuti come classe dirigente dopo la scomparsa di Casaleggio… «Lui è uno degli uomini che ho più stimato in vita mia. Aveva la visione, è stato l’ideologo, ma la classe dirigente non si è formata negli ultimi due mesi. Raggi e Appendino sono al secondo mandato, hanno fatto la gavetta». Però avete questa maledizione del secondo mandato oltre il quale non potete più candidarvi… «Questa benedizione, vorrà dire. Mi creda, dieci anni non sono pochi, bastano per lasciare il segno e in più ti consentono di restare consapevole che la tua esperienza è a termine. Siamo quia tempo per lavorare per i cittadini, non per inciuciare allo scopo di perpetuare al massimo la nostra permanenza in Parlamento». Lei cosa farà dopo? «È presto per chiederselo. Se sarò rieletto, ho ancora sette anni davanti in Parlamento. E poi non c’è bisogno di essere nelle istituzioni per continuare a fare politica. Mi piace scrivere, nel 2012 ho scritto un libro, “Sicari a 5 euro, vita e morte in America Latina”; in Guatemala, dove ho lavorato un anno come cooperante,era il prezzo per assoldare un killer». Quanto guadagnava prima di essere eletto? «Da cooperante, 1.450 euro». Era preoccupato per il futuro? «Preoccupatissimo, come quasi tutti quelli della mia generazione». Alessandro Di Battista, prima di entrare in politica, è stato un cooperante in Africa e in Sud America [LaPresse] Per questo ha fatto politica? «Faccio politica per togliere questo Paese dalle mani di chi l’ha distrutto facendo i propri interessi». E adesso quanto guadagna? «Un parlamentare porta a casa 12-13mila euro netti al mese, non lo so neanche. Io ne tengo per me 3100. In questi tre anni ho restituito allo Stato oltre 170mila euro. Avrei potuto comprarmi una casa, invece vivo in affitto. È la prova che non faccio politica per interesse». Siete dei moralisti… «Siamo persone che sanno quello che conta per i normali cittadini. Guadagnare quanto loro, anche se in verità guadagno ben più della media, mi fa pensare come loro e mi mantiene in contatto con la realtà. Non è moralismo. La gente vuole fatti, la nostra rinuncia economica è un fatto e, per restare in tema, paga». Per le casse dello Stato 170mila euro sono una goccia nel deserto. Non è un sacrificio inutile? «No. È quello che mi consente di far politica a testa alta e guardare la gente negli occhi. Noi di M5S siamo credibili, perché siamo gli unici che fanno quel che dicono. Se sei un politico, devi essere il primo a sacrificarti». Il segreto del vostro successo? «Che di colpo abbiamo fatto sembrare vecchi tutti gli altri. Renzi anagraficamente è giovane ma fa politica come Martinazzoli. Non c’è differenza tra lui e il suo rottamato D’Alema». In che senso? «Promette, fa storytelling ma alla prova deifattipensa solo al potere.Sotto elezioni promette una pizza in più, “ lo zainetto, ti fa telefonare dalla Boschiche si finge centralinista. Ma qualcuno ha mai visto la Boschi telefonare a un truffato di Banca Etruria?». Gli 80 euro però erano veri… «Infatti promettendoli ci ha vinto le elezioni Europee nel 2014. Poi però gli italiani hanno scoperto che gli 80 euro in tasca non c’erano, perché evidentemente Renzi li ha dati con la mano sinistra e subito se li è ripresi con la destra. E allora non lo votano più». Il nemico è il Pd? «Assolutamente sì». Perché vi odiano così tanto? «Perché hanno capito che li mandiamo a casa. Abbiamo iniziato a Torino e Roma, l’anno prossimo arriverranno altre città. E il governo». Cos’avete che loro non hanno? «Serietà e coerenza. Il Pd è un partito di ipocriti. Vent’anni a far la lotta a Berlusconi e poi il Nazareno, e quando questo fallisce governa coi voti di Alfano e Verdini. Fa politica con gli inciuci, da professionista del Palazzo». Voi invece… «Facciamo, e bene, quello che il Pd dice ma non fa. Siamo coerenti con le nostre idee e la nostra identità e non veniamo a compromessi per governare, ci presentiamo soli». Però i ballottaggi li vincete sempre con i voti del centrodestra... «Io combatto i partiti,non i loro elettori. Certo che mi fa piacere se riesco a convincere un elettore di centrodestra a votare M5S, ma non parliamo con i segretari di partito». Peggio Renzi o Berlusconi per un elettore di Cinquestelle? «Sbagliato paragonarli. Renzi è più ■ Incanaliamo la rabbia sociale: senza di noi ci sarebbero derive estemiste. Un asse con Putin e gli Usa contro i terroristi islamici SCENARIO NAZIONALE E INTERNAZIONALE ■ Guadagnavo 1450 euro al mese ed ero preoccupatissimo per il futuro. Per essere fedele a M5S ho rinunciato a una casa I CONTI IN TASCA ALL’ONOREVOLE ipocrita, finge di essere Berlinguer e poi fa macelleria sociale, non ha mai lavorato un giorno in vita sua. Berlusconi pensava ai suoi interessi ma non fingeva di essere qualcosa di diveso. Infine Renzi, a differenza di Berlusconi, ha una boria infinita». Lei però ha votato a sinistra? «Il primo voto è stato ai Verdi, poi il Pd. Ma prima di conoscerlo». Avrà fallito se...? «Se non riesco a mantenermi diverso dai mestieranti della politica». Cosa le piace del suo lavoro? «Andare in mezzo alla gente e riceverne il sostegno». La notorietà? «Non ha valore per me. Mi ha fatto effetto all’inizio ma ora mi interessa solo il contatto, mi inorgogliscono gli incoraggiamenti ad andare avanti. Questo fine settimana l’ho passato facendo comizi a Matera e Taranto. Città dove non si vota. Noi ci siamo anche e quando non c’è da incassare». Andrete al governo se...? «Se resteremo fedeli a noi stessi e agli elettori. E se andrà bene Roma, quella è la partita decisiva, sarebbe un biglietto da visita vincente davanti all’opinione pubblica mondiale». Bastano la moralità e l’anticasta per governare bene? «Non bastano ma sono un buon inizio. Il sindaco di Pomezia ha preso il Comune in rosso e l’ha risanato in due anni. Quando gli ho chiesto come ha fatto, mi ha risposto solo che non aveva rubato». Io però non vi voto… «E perché?» Con questa ossessione dei tagli in qualche modo finirebbe tagliato pure il mio stipendio. E questo ragionamento lo fanno in molti. «Perché miscusi,lei è un dipendente pubblico? Noi siamo solo contro gli stipendi pubblici da centinaia di migliaia di euro per occupare poltrone lottizzate, contro i vitalizi non coperti dai contributi, contro le posizioni di rendita. Cinquestelle non è contro la ricchezza». E la decrescita felice? «Noi siamo per il taglio dell’Irap: i 170mila euro a cui ho rinunciato sono andati alle imprese». Mi dica un merito di M5S? «Merito nostro se e in Italia non ci sono state ancora derive estremiste». Non le pare un po’ grossa? «No, incanaliamo l’odio sociale dando una risposta di speranza». Ma vede allora che siete il partito di chi non ha nulla da perdere? «Ci sono molti imprenditori con noi. I nuovi sindaci sono quasi tutti professionisti. La stampa anti-M5S vedo che riesce a suggestionare pure i professionisti dell’informazione». E questa storia del reddito minimo? Siete dei pauperisti… «Le statistiche dicono che per una vita dignitosa oggi occorrono minimo 780 euro. Noi vogliamo portare le pensioni minime a quella cifra e darla a chi cerca o perde lavoro, sempre che segua dei corsi di riqualificazione». E dove trovate i soldi? «L’operazione costa 17 miliardi. Gli 80 euro, dati a gente con già un lavoro, costano 10, il Jobs Act, che non ha sconfitto la disoccupazione, ne è costato 12 e 1,5 lo spendiamo per garanzia giovani, che è un flop. I soldi ci sono, è questione di scelte». La vostra partita di governo si gioca nel convincere i moderati: per molti non siete rassicuranti… «La Gruber mi ha detto che siamo andati bene alle elezioni perché ci siamo normalizzati. A me sembra che da sempre gli unici normali siamo noi. Credo che tutti ambiscano a vivere in un’Italia con una maggiore giustizia sociale, anche i ricchi». Il Pd vuole cambiare la legge elettorale perché hanno capito che così vincete voi. Gioco sporco? «Lo faccia. Essere soli è la nostra forza. Abbiamo conquistato Comuni in cui contro di noi si presentavano sessanta liste. I colpi bassi ci fortificano, guardi Roma». Cos’è successo? «IlPd ha montato la storia delle consulenze della Raggi 48 ore prima del voto. Che autogol: gli elettori hanno pensato che se la attaccavano così pretestuosamente significava che faceva molta paura, e così si sono ribellati. Involontariamente ha dato una motivazione in più per andare alle urne e votare contro Giachetti». È felice della Brexit? «Sono ammirato della democrazia inglese, che ha concesso agli elettori un referendum per decidere se stare dentro o fuori dall’Europa». Volete stare dentro o fuori, ultimamente c’è stata confusione? «Noivogliamo che decidano glielettori, è democrazia dal basso». Ma un’idea personale dell’Europa ce l’avrà? «L’Europa è un’opportunità importantissima che è stata rovinata da burocrati e banche. Un’Europa dei popoli sarebbe una risorsa preziosa per tutti, questa di oggi non lo è; va cambiata e lo faremo da dentro le istituzioni». «Libero» sta facendo una raccolta di firme per poter votare anche in Italia un referendum per uscire dall’Europa. Ci dà la sua? «Il nostro obiettivo è un referendum sull’euro. Un referendum sull’uscita dalla Ue non è mai stata una nostra proposta. Se però dovesse esserci in Italia, in ogni caso sarebbe un’espressione di democrazia». © RIPRODUZIONE RISERVATA __Lunedì 27 giugno 2016__ 7 8 ATTUALITÀ __Lunedì 27 giugno 2016__ commenta su www.liberoquotidiano.it @ LUIGI CRESPI Le interviste di Lo storico stratega degli azzurri «Vi svelo il segreto dietro il miracolo dei capelli del Cav» «Tutto nacque da uno scontro sui manifesti elettorali truccati... Renzi è solo una copia di Silvio. La Raggi pare libera, non lo è» ::: LUCA TELESE ■■■ Luigi: sei stato autonomo, militante, sondaggista, consigliere di Berlusconi, imputato, spin doctor, pubblicitario.. «Vero.Ma la sliding door della mia vita è quella che mi ha tenuto lontano dal terrorismo». Racconta. «Maggio 1977, Milano. Frequentavo l’area dell’Autonomia Operaia: stavo per entrare nella lotta armata». Per modo di dire? «No, per davvero. Tirano una bomba incendiaria a casa mia ma non esplode». E poi? «Mi sparano due colpi di pistola in via Celentano. Ancora oggi trovo al tatto i due proiettili infilati nel muro». Perché? «Furori giovanili: la rabbia, l’antifascismo militante: lambivo Prima Linea. Avevo 15 anni. La mia fortuna». In che senso? «Temporeggiavano. Non mi cooptavano perché ero troppo giovane». Che succede? «Mia madre, comunista, è molto preoccupata. Una sera midice: “Vienia vedere Pannella in Tv!”». E ti cambia la vita? «Ipnotizzato. Contrappone la bellezza dello stare insieme e la non violenza, alla lotta armata. Mi colpisce a tal punto che mi iscrivo al Pci». Non ai Radicali? «Psicanaliticamente era un ritorno alla famiglia. Anni dopo Pannella si arrabbierà: “Ma scusa, tu resti incantato da un mio comizio e ti iscrivi al Pci? Sei un assoluto coglione”. Aveva ragione». Nel tempo del tripolarismo in cui bisogna riscrivere tutte le mappe della politica, per capire che aria tira, ascolto uno come Luigi Crespi. La sua è una storia un po’ americana: inizi ribellistici, giovinezza comunista, vita professionale Berlusconiana, poi tracollo giudiziario, resurrezione. Oggi si occupa “di creare valore attraverso la formazione e la comunicazione”, ma resta un analista politico doc. Quando esci dal Pci? «Mai.Sono rimasto nel partito fino al 1989, poi si è dissolto». Inizi a lavorare. «Vendevo pubblicità, polizze di assicurazione, anche bigiotteria». E volevi fare il guerrigliero! «Erano anni straordinari: passavo i week end tra il teatro dell’Elfo, il Lirico e la Palazzina Liberty». Il salto di qualità? «Divento direttore marketing di una società di comunicazione della signora Laccisaglia che si occupava soprattutto di moda intima». E poi? «Il nipote della proprietaria era dirigente alla Philip Morris. Un giorno mi dice: “Ho un problema in una azienda di comunicazione che si chiama Datamedia”.» Quale? «Era diretta da Badalich, un guru di internet, morto giovane. Mi manda lì e passo dalle mutande al destino della mia vita». Cosa ti inventi? «La radio stava diventando impresa. Lavoro con gli Hazan, Cecchetto e Volanti, ci inventiamo una indagine che cambia tutto». Cioè? «Radar: per misurare l’ascolto delle radio, da cui nascerà Audiradio. Stessa cosa che poi faremo con le tv locali con Tvbank». Un po’ sondaggista un po’ pubblicitario. «Nel 1994 arriva l’uninominale e cambia di nuovo tutto. La mia doppia competenza di marketing e politica diventa preziosa». Cosa ti inventi? «Media relations, un pacchetto chiavi in mano:10 milioni di lire per dare ai candidati tutti gli estremi dei loro collegi». E funziona? «Inizio regalandolo a Antonio Marano, direttore di Rete 55, Paolo Romani Telelombardia e Vincenzo Vita responsabile mass media del Pci. Tutti e tre vengono eletti. E vendo il “ STORYTELLING ■ Siamo al tempo del racconto. Tutto si può generare, non c’è memoria: la posta si conserva, i post no pacchetto a tutti». Risultato? «Marano mi porta nella Lega e mi presenta a Funari». Funzioni? «No! Mi dice: “Sei bravo, ma grasso,assomigli a Ferrara. Perdi 30 chili o non servi a nulla”». E tu? «A settembre torno magro: mi scrittura per Funari News. Ospite fisso». Il cielo con un dito. «È il 1995 e sto andando incontro alla prima tragedia della mia vita: le bandierine». Come accadde? «Mi chiama Emilio Fede: “Mi fai gli exit poll?”. Servono un sacco di soldi, gli dico. E lui: “Ti do 150 milioni”. Gli rispondo che con quei soldi al massimo posso farti gli “in house poll”: telefonate a casa». Che accade dopo? «La struttura della mia società è acerba, i soldi pochi, l’entusiasmo politico di Fede incontenibile. Si produce quella sceneggiata che è arrivata da Blob alla Corea». Racconta. «Iniziamo al Tg4 con le bandierine azzurre su tutte le regioni, a fine serata sono tutte rosse». Ah ah ah.... «Il giorno dopo Funari mi licenzia in diretta: “Crespi? Non lo vedrete più”». Era arrabbiato. «Vengo massacrato, deriso, perdo metà fatturato. La mia vita è finita». E come risorgi? «Berlusconi!Dice: “Queisondaggi erano la verità: la Sinistra ha fatto i brogli!”». Lo incontri? «In campagna elettorale: seguivo Ciaurro a Perugia. Berlusconi tarda tre ore. Intrattengo la platea, e poi lo accolgo. Finisce la serata e mi dice: “Vieni ad Arcore!”». E tu corri? «No. Mi pareva una frase di cortesia». Sei matto? «Ma era un destino. Nel 1996 affonda una chiatta di albanesi. Lui va lì e piange». E tu che c’entri? «Facevo sondaggi in Rai: noto che l’opinione valuta le lacrime positivamente». E che succede? «Mi chiama Niccolò Querci: “Il dottore vuole vederla”». Stavolta ci vai. «Di corsa. Mi dice: “Noi dobbiamo collaborare. Ho capito che lei vale il giorno delle bandierine: l’unico ad avere il dato giusto”». Luigi Crespi è stato il sondaggista di fiducia di Berlusconi per tutti gli anni Novanta Che periodo era? «Il 1996: Prodi ha vinto. Berlusconisivede nell’angolo. Faccio con lui la traversata del deserto». Facevate molti spot. «Così efficaci che D’Alema si inventò la par condicio per bloccarli». Ed è qui ti guadagni lo stipendio. «Gli propongo di sostituire la Tv con campagne di affissione legate a eventi: dei verie propri tazebao i famosi 6X3. Il suo grafico, Ermolli, metteva tutte queste foto di Berlusconi ritoccando i capelli...». E tu? «Mi disperavo: “È ridicolo. La gente la vede calvo e poi sul poster la trova così”. E Berlusconi? «Hai ragione. Ma non togliamoli dai manifesti: me li rimetterò io!”». “Una scelta di campo”? «Era suo. Non mi è mai piaciuto. La nave azzurra pure, idea sua». Siamo alle Politiche 2001, cosa gli proponi? «Un poster con lo slogan: “Meno tasse per tutti”. Lui lo guarda e dice: “Geniale: com’è possibile che in 50 anni nessuno ci abbia pensato?”». E il contratto con gli italiani? «È entrato nel mito, ma l’originalità è stata nella confezione di quell’idea: un imprenditore che sigla un vero contratto con gli elettori. Gli dissi: “Deve firmarlo a San Siro, solenne, davanti a centomila persone”». E cosa non andò? «Berlusconi lo raccontò a Vespa che gli disse: “Ottimo. Ma lo firmi da me”. Ero furibondo. Ma è stato meglio Porta a porta. Serviva la tv». Dopo la vittoria che succede? «Tutto lo staff si è trovato impegnato in politica, in Parlamento o nel Governo, spostando l’attività da Milano a Roma. Io scelsi di rimanere nella mia azienda». Ubriacatura. «Infatti, avevo 40anni: mi ero scordato da quanto tempo non toccavo terra, non aprivo una portiera, non avevo soldi in tasca perché pagavano per me». E cosa hai fatto? «Un enorme passo più lungo del gamba, tento di quotare la mia azienda in Borsa nel boom della new economy, acquisto, inglobo, ma a settembre crollano le Torri Gemelle, e con loro il mio castello di carte». Sei indagato, nel 2003. «Vengo arrestato nel 2005, il processo finisce nel giugno 2015». Conseguenze? «Una ferita profonda per me e la mia famiglia, in seguito alla quale non ho più coltivato ambizioni imprenditoriali, una lezione durissima ma molte salutare». Ora che fai? «Ilpubblicitario ma ho iniziato ad occuparmi di formazione». L’analisi di questo voto. «Il caos. Vince chi sopravvive. Tutte le parole e gli slogan sono stati usati e distrutti nella crisi della seconda repubblica». E Renzi? «Non ha uno storytelling». Lo aveva, però! «Secondo me si è ritagliato addosso un clone del codice berlusconiano: il giubbotto di Fonzie invece del doppiopetto, gli 80 euro invece del milione di pensione minima ed il job act al posto del milione di posti di lavoro. Però è una copia». Ha funzionato... «Berlusconi disse: “Per col- “ GRILLINI IN FESTA ■ Il Movimento è una meravigliosa allucinazione perché generare aspettative è facile, deluderle di più pa dei miei alleati come Fini e Casininon sono riuscito a cambiare l’Italia!”. Matteo ha problemi con la Raggi o con rivali come Cuperlo e Stumpo». Diverso? «Dall’epica al grottesco. È il limite di Renzi». Vincono i leader che usano la seduzione. «Era l’unico modello di comunicazione politica inventato nel mondo». “Era”? «Poi è nato Grillo: un leader informale, carismatico ma divergente. Lui utilizza se stesso come generatore di micro-leader». Merito suo? «Di Casaleggio». Che dubbi hai su Movimento? «Voi giornalisti esaltate la vittoria ma si sono presentati solo nel 20% dei comuni!». Cosa vuoi dire? «Per adesso il M5S di governo è solo una meravigliosa allucinazione». Però le due amazzoni hanno vinto. «La Raggi si presenta come libera ma ha bisogno di tanti passaggi di controllo. Sotto la retorica della rete c’è un modello elitario. Ricordati che Casaleggio ha fatto ritirare la Bedori perché era grassa». Non avrebbe vinto? «Secondo loro no.Le due paladine possono produrre un "Bandwagon", effetto emulazione. Ma governare è diverso». Perché? «Guarda la Raggi. È bellissima, una icona fantastica. Può fare solo meglio degli altri. Ma sarà misurata sulle aspettative che ha generato non su risultati comparati». Sei sicuro? «Siamo nel tempo del racconto. Tutto si può generare perché non c’è memoria: la posta si conserva i post no». Morale? «Nel tempo dello storytelling finiscono le appartenenze, i voti sono mobili, è più facile generare aspettative. Ma basta un secondo per deluderle». © RIPRODUZIONE RISERVATA 9 ATTUALITÀ __Lunedì 27 giugno 2016__ commenta su www.liberoquotidiano.it @ MAURIZIO MARTINA I ritratti di Sulla strada della segreteria Pd ::: MATTEO PANDINI ■■■ Si parla di lui come possibile vicesegretario unico del Pd: ruolo ideale per chi è considerato l’incarnazione della «minoranza dialogante», capace di fare pat pat sulle spalle di Matteo Renzi e contemporaneamente darsi di gomito con i suoi più acerrimi rivali. D’altronde Maurizio Martina da Bergamo, classe 1978, ha sempre dimostrato d’essere un drago nel galleggiare tra fazioni opposte o scivolare da una all’altra al momento opportuno. Le linguacce dicono che il ministro dell’Agricoltura abbia coltivato fin da subito, in famiglia, la capacità di rapportarsi con gli avversari. Atalantino,nato a Calcinate ma residente a Mornico al Serio, terre prima democristiane e poi leghiste, si racconta che molti dei suoiparenti più stretti votassero Carroccio o Forza Italia. Lui, però, si schiera subito a sinistra. Succede nei primi anni Novanta, quando c’è ancora il Pds. Il giovane Maurizio resta turbato dalle stragi di mafia e decide di partecipare ad alcune iniziative anti-boss. Si reca perfino in Sicilia, dove partecipa a un corso teatrale. È in questo mondo che conosce Mara, bergamasca di Ghisalba che poi diventerà sua moglie e che gli ha dato due bimbi. La passione politica di Martina e le sue attitudini da leader esplodono ai tempi delle superiori, quando fa anche il cameriere a tempo perso in alcune pizzerie vicino casa. S’iscrive all’Istituto agrario di Bergamo, circa 600 studenti il 97% dei quali di sesso maschile. Una situazione drammatica e solo minimamente alleggerita dalla vicinanza con una scuola per parrucchiere ed estetiste. Martina, inseparabili Clarks, borsa a tracolla anziché zaino e camiciona a quadretti, è uno studente modello. Nella sua sezione, la A, è tra i pochissimi a vantare 9 in agronomia. Attenzione: l’Agrario non è una passeggiata di salute.Prevede una valanga di materie e, soprattutto, un’infinità di ore da passare tra i banchi. Tutti i giorni in classe almeno fino alle 13,30, ma neltriennio l’ultima campanella suona a pomeriggio inoltrato. Martina entra nel Movimento studentesco nel 1994, quando viene organizzata un'iniziativa contro il primo governo Berlusconi che prometteva un milione di posti di lavoro. Spunta un volantino che storpia il nome del Cavaliere in Bananoni e scrive che assicurava banane anziché un impiego. Doveva essere una battuta brillante, ma la capiscono in due gatti. Martina è tra i protagonisti delle assemblee d’istituto. Microfono in mano,toni pacati, non si dimostra uno scalmanato come può succedere a quell’età. Tanto che il preside, Benvenuto Cattaneo, più di una volta si lascia sfuggire: «Con Maurizio si può parlare. Con altri, invece...». Peraltro, l’attuale ministro dell’Agricoltura è tra i pochissimi a entrare nell’ufficio del dirigente scolastico senza farsi intimorire da un enorme trofeo a forma di mucca,vinto in chissà quale competizione. Martina anima pure il giornalino studentesco: una volta contribuisce a confezionare un foglio così a sinistra al cui confronto il manifesto pareva un pericoloso quotidiano fascista. «Così gli altri ragazzi s’incazzano e decidono di partecipare» spiega in Il comunista «democristiano» dai tori da monta al ministero Studi di agraria, simpatie in Cl e l’arte di non dispiacere a nessuno La silenziosa ascesa del bergamasco che può sedere alla destra di Renzi un’assemblea. A scuola, tutti gli riconoscono carisma ma, da buon esponente di sinistra, colleziona anche cocenti sconfitte. Come l’anno in cui la sua lista per le elezioni d’istituto deve fare i conti con una formazione leghista che schiera Viviana,una bellona che avrebbe fatto girare i compagni di scuola persino in un liceo, figuratevi all’Agrario dove la concorrenza tra fanciulle è ridotta a zero o quasi. Martina e i suoi non vanno oltre al 40%, ma lui riesce comunque a farsi eleggere. Viviana è tra le studentesse che riusciranno a ritagliarsi briciole di notorietà: si fa fotografare avvolta in una bandiera della Padania per il primo calendario delle «donne del Nord» e viene invitata al Maurizio Costanzo Show. Un altro studente, Massimiliano, già famoso in città per aver parcheggiato accidentalmente la Uno Bianca in una serra d'insalata, si dà un gran daffare per la Lega e finisce in tutte le tv quando, nel 1999, al congresso del Carroccio in quel di Varese, cerca di tirare giù dal palco il dissidente piemontese Domenico Comino e viene placcato dalla sicurezza. Ecco, Martina evita questi eccessi. L’unico colpo di testa che si concede sono le fotografie di fine anno dove mostra il pugno chiuso (ma viene oscurato da alcuni compagni di classe che si calano i pantaloni). Già da studente ha rapporti con l’allora ministro dell’Istruzione Luigi Berlinguer (al dicastero dal 1996 al 2000), e nei rari dibattiti organizzati alla fine delle lezioni con alcuni parlamentari, aspetta la fine della discussione per avvicinare quello di centrodestra. E litigarci. Mentre studia, l’attuale ministro non abbandona i lavoretti mentre il Pds cambia insegna in Democratici di sinistra. Oltre che nei ristoranti, si sbatte in un’azienda che si occupa di bottoni. Nel 2002 diventa responsabile della Sinistra giovanile, ma l’esordio tra i ragazzi rossi era stato da incubo. Volendo fare le cose in grande, organizza un concertone al Lazzaretto di Bergamo, vicino allo stadio. L’evento, costato un occhio della testa, va malissimo causa acquazzone. Non si perde d’animo. Ma la sfortuna s’accanisce. Una sera sale sull’inseparabile Ciao e dalla sua Mornico va a Bonate Sotto (circa 30 chilometri) per un incontro del partito. Il motorino lo lascia a piedi. Lo riporta a casa un altro ragazzo, Matteo Rossi, che oggi è presidente della Provincia diBergamo. Quella sera fa sbocciare tra i due una sincera amicizia che dura ancora oggi. Il rapporto tra Martina e la Compagnia delle Opere, invece, inizia a Mornico. Maurizio viene eletto con una lista civica in consiglio comunale, dove il sindaco è Rossano Breno che diventerà presidente della CdO. Breno è un volpone democristiano, ma con Martina va subito d’accor- do: il feeling tra i due non si romperà mai, tanto che parecchi maligneranno (e malignano) sui rapporti tra il politico e l'ambiente di Comunione e liberazione. Fatto sta che subito dopo le superiori, Martina va a Roma dove il partito gli affida alcuni incarichi e viene adocchiato da Pier Luigi Bersani. Poi torna a Bergamo dove cresce sotto l’ala del segretario provinciale e attuale deputato Pd Antonio Misiani, bocconiano di indiscutibili capacità. Martina sceglie Rossi come testimone di nozze. Si sposa in Comune, a Bergamo. Celebra lo stimato avvocato penalista Roberto Bruni, diventato il primo sindaco socialista (e laico) della storia cittadina, e tra gli invitati alla cerimonia ci sono alcuni pezzi da Novanta di Cdo e Cl.Dal già citato Breno all'allora direttore dell'influente Eco di Bergamo Ettore Ongis fino a Gugliemo Alessio che all’epoca era quotatissimo. Diventa segretario provinciale dei Ds, e in occasione del referendum sulla legge 40 scrive una lettera al quotidiano locale - di proprietà della Chiesa orobica - firmandola insieme al suo amicone Rossi e invocando un dialogo tra laici e cattolici. Rifondazione non apprezza itoni curiali e soprannomina la coppia «fra’ Maurizio e don Matteo». L’ascesa di Martina è però inarrestabile. Approda in consiglio regionale nel 2010: da quattro anni era già leader lombardo dei Ds, senza aver finito l’università (scienze politiche, ovviamente). Qualche giornalaccio sfotte: «La sinistra s’affida allo studente fuoricorso». Ma poi riuscirà a portare a casa il pezzo di carta. Politicamente, prende qualche granchio. In ordine sparso. Si schiera con Filippo Penati, poi affondato da grane giudiziarie. Quindi torna la passione - mai sopita - per Bersani. Quando questi cade in disgrazia, Martina opta per Gianni Cuperlo. Solo alla fine s’accende per Renzi che lo porta al governo. Magro anche il bottino elettorale. Quando lui è al timone regionale, la sinistra non tocca palla. Tanto che perfino Umberto Ambrosoli viene sconfitto da Maroni, nonostante la PUGNO CHIUSO E CROCIFISSO Maurizio Martina, classe 1978, bergamasco, ha frequentato l’Istituto agrario (qui col pugno chiuso in una foto di classe). Spiccate doti di mediazione gli hanno consentito di fare carriera nel Pds-Ds-Pd senza inimicarsi il mondo cattolico, in particolare quello vicino a Cl e alla Compagnia delle Opere [Oly] quarta e ultima giunta Formigoni fosse terminata anzitempo causa scandali. Però, ecco, Martina non s’è mai scoraggiato come sotto l’acquazzone del Lazzaretto o col Ciao che lo lasciava a piedi nel cuore della notte. E oggi il Pd - lui è tra i fondatori - s’è preso tutti i capoluoghi lombardi,confermandosi perfino a Milano. Beppe Sala è stato sponsorizzato da Renzi, ma anche da Martina che da ministro ha seguito Expo in prima linea. Milano era un suo cruccio, perché negli ultimi anni il successo più rilevante del centrosinistra lumbard era stato quello di Giuliano Pisapia. Che però aveva conquistato Palazzo Marino dopo la vittoria alle primarie su Boeri, sponsorizzato dai democratici che anche in quell’occasione se l’erano presa in saccoccia. Perfettamente calato nel ruolo di governo, Martina s’è presentato a una recente iniziativa pubblica in quel di Bergamo in camicia bianca e cravatta nera. Con lui, altre due persone conciate in identica maniera. Sembrava un tuffo nel passato, con Martina in versione cameriere accanto a un paio di colleghi, e invece il trio era composto da un ministro (lui), un sindaco (Giorgio Gori) e un premier (Matteo Renzi). Non si ricorda una dichiarazione fuoriposto dell’attuale responsabile delle Politiche agricole. Già quando era un semplice politico di provincia, morire se regalava qualche battuta «da titolo». Ma evidentemente l’avere sempre la situazione sotto controllo è una delle sue qualità. Idem, l’umiltà. Poche settimane fa, s’è accomodato in uno locale spartano di Porta Venezia, Milano (è ghiotto di pizza e Coca Cola), per pranzare senza corte dei miracoli al seguito. Ora è accostato alla vicesegreteria del Pd. Ma Bersani e soci, che non hanno digerito la sua salita sul carro diRenzi, si sarebbero messi di traverso. Saltasse tutto, certamente Martina non si scoraggerebbe. Merito della sua tempra, coltivata anche in una scuola dove le donne erano una rarità e il programma prevedeva un focus sull'eiaculazione dei tori. © RIPRODUZIONE RISERVATA 10 __Lunedì 27 giugno 2016__ 11 ATTUALITÀ __Lunedì 27 giugno 2016__ commenta su www.liberoquotidiano.it @ Jihad in Occidente L’urlo di Allah terrorizza San Petronio Una scritta minacciosa sotto la statua del patrono di Bologna, per vendicare l’affresco con Maometto all’inferno ::: segue dalla prima IRAQ ROBERTA CATANIA (...) della città. Ma, soprattutto, l’inno ad Allah è stato scritto di fronte alla Basilica che ospita un “controverso” affresco di Maometto raffigurato all’inferno. Per questo, già in (molte) passate occasioni, la Digos e il Ros si sono trovati a lavorare all’ombra delle Due Torri, perché per gli estremistiislamiciquella chiesa è ritenuta uno dei simbolicicattolici più «ambiti» da colpire e per i nostri esperti dell’antiterrorismo anche il più piccolo segnale che la riguarda non va sottovalutato. Le telecamere posizionate intorno a piazza di porta Ravegnana sono già all’esame degli investigatori. In procura, infatti, ci si aspetta di poter identificare in tempi rapidi coloro che hanno impugnato la bomboletta spray di vernice bianca per imprimere un messaggio che ancora non è stato catalogato. Potrebbe essere un’intimidazione, una provocazione o una sciocca bravata. Ma in un periodo in cui l’allerta terrorismo è a livelli altissimi, niente può essere preso sotto gamba. Il Vaticano e lo Stato italiano sanno perfettamente del rischio che rappresenta l’affresco quattrocentesco di Giovannida Modena, che decora la cappella Bolognini del duomo bolognese. L’interpretazione sull’affresco è controversa, alcuni lo considerato il precursore di vignette satiriche, ma indubbiamente è «politicamente scorretto». Il Profeta è infatti ritratto mentre viene seviziato e percosso da feroci demoni. Seminudo, deriso e sofferente. Troppo perché un affresco delgenere venga interpretato come arte e non cada periodicamente al centro di piani terroristici di cellule jihadiste pronte a colpire l’Italia. L’ultima volta era stata nell’ottobre del 2014, quando l’attacco era stato sventato all’ultimo momento dai servizi Falluja liberata dopo due anni Il Califfo arretra La scritta «Allah Akbar» comparsa sabato notte sul basamento della statua di San Petronio, sotto le Due Torri, a Bologna [Ansa] ::: LA SCHEDA OBIETTIVO SENSIBILE Da quasi 15 anni, la Basilica di San Petronio a Bologna è entrata fra gli obiettivi ad alto rischio e perciò sorvegliata in modo particolare, poiché ospita un affresco del primo ’400, dipinto da Giovanni da Modena, che raffigura il profeta Maometto all’inferno LE MINACCE Nell’estate del 2002, la polizia aveva bloccato un 55enne padovano e quattro ragazzi marocchini che in un video da loro girato riprendevano l’opera e sembravano inneggiare a Osama Bin Laden. La Basilica era emersa di nuovo negli anni successivi in alcune intercettazioni telefoniche nell’ambito di un’inchiesta milanese sul terrorismo islamico ::: ANDREA MORIGI ■■■ Prima di congedarsi dall’Armenia, Papa Francesco libera due colombe verso il Monte Ararat, in territorio turco. È un gesto simbolico di pace. Peccato che non siano ben accolte ad Ankara, dove il vice premier Nurettin Canlikli accusa il Pontefice di avere una «mentalità da crociato» per aver osato parlare di genocidio, quando durante la visita al Memoriale diTzitzernakaberde, che ricorda l’eccidio armeno, ha fatto un riferimento esplicito alla tragedia del 1915, quando un milione e mezzo di armeni, soprattutto cristiani, furono orrendamente trucidati per mano dell’esercito ottomano. Il Pontefice lo definisce in «tragico mistero di iniquità» che «brucia nel cuore» e il cui ricordo deve essere «un monito perché il mondo non segreti marocchini. A rivelarlo era stato lo stesso capo dei 007,Mohamed Yassine Mansouri, che aveva riferito di «aver impedito a una cellula di jihadisti di colpire San Petronio». L’attenzione dei terroristi,due annifa era diattaccare anche «la metropolitana di Milano e le basiliche di Bologna e Padova»,stando sempre alle rivelazioni di Mansouri, che aveva anche specificato: «La cellula era marocchina e interagiva con alcuni fiancheggiatori in Italia. Il gruppo è stato messo nelle condizioni di non nuocere». Un’operazione, dunque, iniziata e conclusa oltre mare, ma non sempre è andata così bene. Spesso San Petronio è oggetto di scritte inneggianti Allah e nel 2002 si era perfino parlato della volontà di Al Qaeda di colpire la basilica, sempre a causa dell’affresco. Mentre le indagini vanno avanti per individuare chi sia stato questa volta a seminare il «terrore» nel centro del capoluogo emiliano, l’Arcidiocesi di Bologna «condanna fermamente l’atto» e ricorda che «usare il nome di Dio per offendere gli altri è una bestemmia».Il gesto è stato censurato anche dal presidente dell’Assemblea regionale, Simonetta Saliera:«I simboli religiosi, tutti i simboli religiosi, hanno una loro importanza per le comunità e meritano il doveroso rispetto sia da parte dei credenti di ogni religione, sia da parte di chi non crede. Imbrattarli è offesa». Infine è intervenuto il sindaco, Virginio Merola, che spiega: «Mi auguro sia solo una bravata di qualche sciocco. Bologna ha dimostrato di essere una città dove diverse culture e religioni convivono da secoli e sanno dialogare. Ho già attivato il settore competente per la pulizia del monumento». Cancelliamo la scritta, dunque, e auguriamoci che sia stata una bravata, perché la sicurezza ai livelli massimi non ha comunque bloccato ilwriter, che per fortuna sabato notte era armato solo di una bomboletta spray. © RIPRODUZIONE RISERVATA La visita di Francesco in Armenia La Turchia minaccia il Papa come l’Isis: è un crociato ricada mai più nella spirale di simili orrori». L’aver definito il massacro un genocidio, lo scorso anno gli costò il ritiro dell’ambasciatore turco dalla Santa Sede per diversi mesi. Ma, a un anno di distanza, Bergoglio non si lascia intimorire da un nuovo congelamento delle relazioni internazionali. La memoria, spiega,«non va annacquata né dimenticata», perché è «fonte di pace e di futuro». Ricordare quello sterminio «immane e folle» è un atto «non solo opportuno», ma «doveroso», insiste senza concedere nulla alla diplomazia. In fondo, senza fare i conti con la propria storia e senza riconoscere gli errori commessi nel passato, i popoli finiscono per ripetere i propri crimini. La Chiesa cattolica ha chiesto perdono per le infedeltà dei suoi figli, ma l’islam non ha ancora saputo intraprendere la strada dell’esame di coscienza collettivo. «Il Papa non sta facendo Crociate, nessun testo e nessuna parola espressa da Papa Francesco durante il suo viaggio in Armenia ha mostrato alcuna ostilità verso la Turchia», replica padre Federico Lombardi, portavoce vaticano, puntualizzando che «piuttosto i suoi discorsi sono stati infusi di inviti all’Armenia e alla Turchia di costruire ponti di pace e di riconciliazione». In effetti, sabato il Santo Padre aveva invitato Turchia e Armenia a riconciliarsi in nome di un «futuro radioso per entrambi i popoli», augurandosi la pace per la tormentata regione del Nagorno Karabakh, l’enclave armena in territorio azero, contesa dall’Armenia e l’Azerbaigian, stato-satellite della Turchia. L’espansionismo turco non tollera appelli a deporre le armi. Perciò anche la dichiarazione congiunta di Papa Francesco e Karekin II, Catholicos di tutti gli armeni, è un appello che non trova ascolto. Nel testo, si chiede di non strumentalizzare la fede in Dio per scopi terreni: «Imploriamo i capi delle nazioni di ascoltare la richiesta di milioni di esseri umani, che attendono con ansia pace e giustizia nel mondo, che chiedono il rispetto dei diritti loro attribuiti da Dio, che hanno urgente bisogno di pane,non di armi. Purtroppo assistiamo a una presenta- Falluja è stata «completamente liberata» dall’Is, dopo oltre un mese dall’inizio dell’offensiva dell’esercito di Bagdad. Per cantare vittoria, il generale iracheno AbdulWahab al-Saadi, capo delle forze antiterrorismo, ha atteso la liberazione del distretto settentrionale di al-Julan, ultimo ridotto dei terroristi dello Stato islamico. Situata una cinquantina di chilometri a ovest di Baghdad, la città era stata la prima a cadere sotto il controllo delle truppe del Califfato nel gennaio del 2014. L’operazione per liberarla era stata lanciata dal governo iracheno il 23 maggio scorso. Al-Saadi ha aggiunto che circa 1.800 militanti sono stati uccisi nei combattimenti dall’inizio dell’operazione militare, senza peraltro fornire cifre sui caduti tra le forze governative. Il 17 giugno scorso, il primo ministro Haider alAbadi aveva annunciato la vittoria sullo Stato islamico a Falluja, ma all’interno della città la battaglia proseguiva. Secondo il portavoce della polizia della provincia di Anbar, Yasser al-Dulaimi, 32 estremisti e 10 militari iracheni sono stati uccisi nei combattimenti di al-Julan. E, nonostante l’annuncio trionfale di ieri, pare rimane ancora qualche residua sacca di resistenza, ma Al-Dulaimi assicura che «tutte le zone saranno purificate nelle prossime ore». zione della religione e dei valori religiosi in un modo fondamentalistico, che viene usato per giustificare la diffusione dell’odio, della discriminazione e della violenza. La giustificazione di tali crimini sulla base di idee religiose è inaccettabile». Non è soltanto il Califfo a definire il Papa un crociato. L’approccio minaccioso del presidente turco Recep Tayyp Erdogan, sia in politica interna sia nell’ambito dei rapporti con il resto del mondo, nasce nel medesimo ambiente culturale. Il mese scorso,atteggiandosi a successore dei sultani, ha celebrato l’anniversario della conquista di Costantinopoli, caduta in mani islamiche il 29 maggio 1453. Dopo 563 anni, migliaia di musulmani pretendono di pregare nell’antica basilica cristiana di Santa Sofia, che intendono trasformare in moschea. © RIPRODUZIONE RISERVATA 12 ATTUALITÀ __Lunedì 27 giugno 2016__ commenta su www.liberoquotidiano.it @ SPIFFERI di Franco Bechis Piccole cronache da palazzo Librandi pranza con Monti Il menu? La Meloni Non è sfuggita al fondatore di Scelta civica, Mario Monti, una piccola notizia apparsa su Libero durante l’ultima campagna elettorale per le amministrative: un curioso contributo da 10 mila euro arrivato a Fratelli di Italia, partito di Giorgia Meloni, dall’ex amministratore di Sc, Gianfranco Librandi. Quel piccolo finanziamento a dire il vero aveva provocato qualche imbarazzo più alla Meloni che a Librandi, e ai più era sfuggito. Non a Monti, che ha invitato a pranzo il suo ex tesoriere come spesso fa, e fra un piatto e l’altro ha affondato: «Ma come ti è venuto in mente di finanziare la Meloni?». Librandi, cui certo non manca favella,prima ha svelato che in Fratellidi Italia milita a buon livello un membro della sua numerosa famiglia. E poi ha aggiunto: «Guarda che non la mia azienda, la Tci srl di Saronno, ho finanziato quasi mezzo parlamento. Non sai quanti sono stati eletti anche con ilmio contributo...». Monti ha deglutito ed è subito passato ad altro. Lusi ricompare e messaggia su Giachetti e M5S Rispunta quasi dal nulla Luigi Lusi, l’ex tesoriere della Margherita di Francesco Rutellicondannato in primo grado a 8 anni e in appello a 7 per appropriazione indebita dei finanziamenti pubblici a quel partito poi confluito nel Pd. E proprio alla vigilia del ballottaggio,ha fatto il suo outing su Facebook (che non usava più da tempo) per la scheda bianca, con un messaggio in codice a Roberto Giachetti: «Roma ha bisogno di competenti coraggiosi veri. Ma è una battaglia che, per ora, non è dato vincere. E, anch’io, sono ormai nauseato dalla politica del meno peggio. Ancora a far finta di non sapere su chi abbia concorso a costituire la prima e più grande quota di debito della Capitale....Roberto è competente e combatterà fino a farsi venire l’ulcera: il che non significa che non medierà. Lui sa perché non lo voterò. Sarà la prima scheda bianca della mia vita». Intanto che c’era Lusi, per par condicio ha lanciato un silurino anche al neo assessore del sindaco a 5 stelle. «P.S. Sulla squadra nota della Raggi», premette l’ex tesoriere, e affonda: «Fra gli altri, leggo di Luca Bergamo. Ex Fgci, con me; ottimo consulente. Lo rividi nelle stanze di Gentiloni nella sede della Margherita.... Una persona competente, ma.....PCI, PDS, Ds, (quasi) Margherita, M5S con Raggi? Anche questo non mi quadra..... O è un Lusi ritorna per dare pizzini Scilipoti ha una crisi mistica L’ex tesoriere di Rutelli fa le pulci al nuovo assessore alla cultura di Roma Il senatore tiene in ostaggio l’Aula con la storia delle religioni monoteiste PRIMO CONFLITTO D’INTERESSI PER IL NUOVO SINDACO DI MILANO La giunta Sala è quella di Pisapia. Più il suo socio Sembra quella di Giuliano Pisapia la nuova Giunta di Milano, presentata ieri dal sindaco Giuseppe Sala. Tra le new entry, la renziana Anna Scavuzzo, che sarà vicesindaco con delega all’Educazione, e Roberto Tasca, socio proprio di Sala in una società (la Kenergy spa), che farà l’assessore al Bilancio. omonimo?». Bùm. Brunetta attacca il Tg5 e Mimun: tifate Renzi Più che una audizione istituzionale, quella che si è svolta mercoledì 22 giugno in commissione di vigilanza, è stata una sfida all’Ok corral fra gran parte dei parlamentari presentie la lì convocata autorità di garanzia nelle comunicazionipresieduta da Angelo Cardani.Toni pesantiutilizzati contro Cardani dal presidente della commissione, il grillino Roberto Fico, che ha sostenuto come ormai si siano compromessi i rapporti fra l’autorità di garanzia e il Parlamento. L’irritazione nasceva dalla mancata trasmissione dei dati sulle presenze politiche nei tg. E Cardani non ha affatto incassato, replicando puntuto.Più felpati itoni di Renato Brunetta, il capogruppo di Forza Italia alla Camera. Che con Cardani ha Conferme, anche se in alcuni casi con modifiche degli incarichi, per Pierfrancesco Majorino, che si occuperà di Assistenza e servizi sociali; Filippo Del Corno alla Cultura; Cristina Tajani, che avrà l’incarico su Commercio e Moda; Marco Granelli, alla Mobilità e Ambiente; Pierfrancesco Maran all’Urbanisti- usato più ironia che polemica diretta. Per poi affondare a sorpresa su un obiettivo che nessuno si attendeva: Mediaset e il Tg5 di Clemente J. Mimun.Brunetta prima ha chiesto i dati sulla par condicio nella televisione privata, che secondo lui sono «spaventosamente» squilibrati a favore del governo. Poi si è lanciato con ardore: «Io non guardo più il Tg5 la sera perché è indecente il comportamento di quella testata giornalistica rispetto non solo alla azione del governo - ma qui lo dico in una sede istituzionale, che mi critichi pure il direttore Mimun - è indecente quel telegiornale rispetto alla non rappresentazione dell’equilibrio, della completezza, della obiettività e della imparzialità della informazione». Dem e grillini uniti dalla musica di Vasco Rossi Al Giubileo dei politici, pri- ca; Carmela Rozza alla Sicurezza. Roberta Cocco, manager di Microsoft, sarà il nuovo assessore alla Trasformazione digitale; Roberta Guaineri, avvocato, a Turismo e sport; Gabriele Rabaiotti, docente di architettura al Politecnico, a Lavori pubblici e casa, Lorenzo Lipparini a partecipazione e Open data. mo appuntamento ufficiale di Virginia Raggi sindaco, chi la segue come una ombra dall’inizio della sua campagna elettorale,il suo portavoce Enrico Rubei, l’ha solo accompagnata. Si è sorbito anche la lezione di monsignor Lorenzo Leuzzi, cappellano ufficiale della Camera dei deputati nonché vescovo ausiliare di Roma. Poi ha visto il passaggio dei politici alla porta Santa di San Giovanni in Laterano, ed è iniziata la santa messa. Rubei a quel punto friggeva: da tempo aveva in tasca un biglietto per il concerto di Vasco Rossi che a quel punto stava iniziando allo stadio Olimpico. Non voleva proprio perderselo, e a dire il vero non fosse stata eletta sindaco, ci sarebbe andata pure la Raggi: Vasco è il suo cantante preferito, appena davanti ai Subsonica. Zitto zitto Rubei si è sganciato dalle tonache ed è corso all’Olimpico con quasi un’ora di ritardo. Ma il biglietto era numerato, ed è riuscito ad entrare lo stesso allo stadio, facendosi largo fra i fan fino alla sua postazione. E chisi è trovato a fianco? Luciano Nobili, vicesegretario del Pd romano e ombra di Roberto Giachetti durante tutta la campagna elettorale. I loro numeri uno se le sono date di santa ragione, e alla fine era difficile perfino fare stringere loro la mano. Che spettacolo vedere quella sera le loro ombre cantare a squarciagola «o forse non c’incontreremo mai/ognuno a rincorrere i suoi guai/ognuno col suo viaggio/ognuno diverso/e ognuno in fondo perso dentro i cazzi suoi...». Scilipoti scambia il Senato per una chiesa Giovedì 23 giugno in Senato nessuno si aspettava che il governo finisse sotto con i voti contrari del gruppo di Denis Verdini e con 9 senatori del gruppo Ncd di Angelino Alfano. Anche perché la discus- sione sul trattato internazionale terrorismo su cui l’esecutivo sarebbe scivolato era iniziata nel più soporifero dei modi. Con una lezione sulle tre religioni monoteiste impartita a sorpresa all’aula di palazzo Madama da Domenico Scilipoti, il responsabile che nella scorsa legislatura abbandonò Antonio Di Pietro per salvare Silvio Berlusconi. Scilipoti l’ha presa larga, spiegando come i terroristi siano dei «fratelli che uccidono altri fratelli in nome di un Dio che niente ha a che vedere con l’unicità e l’unità del Dio degli ebrei, dei cristiani e dei musulmani». E a quel punto si è lanciato nella sua lunghissima conferenza teologica, infarcita di citazioni dalle sacre scritture. Rivolto all’aula ha cercato di rassicurarla: «Non voglio, non posso e non debbo non stimolare la vostra memoria a fare anamnesi dell’uscita, della fuga, del popolo ebraico dalla violenza degli egiziani...». E invece l’ha presa proprio da così lontano. Ammorbando i presenti di excursus di questo tipo: «Abramo, è il fondatore del monoteismo e non lo dobbiamo mai dimenticare. Da Abramo nascerà il popolo ebraico, dal suo discendente Ismaele, figlio di Abramo e della schiava di sua moglie Sara, l’araba Agar, l’Islamismo e da Isacco, frutto della promessa fatta da Elohim ad Abramo e Sara, nascerà il grande Giacobbe e la sua discendenza darà avvio al Cristianesimo. Tre grandi religioni monoteiste; tre grandi fedi, che vanno rispettate; tre grandi popoli, il popolo ebraico, il popolo cristiano e, in ultimo per cronologia storica, il popolo islamico. Tutti e tre figli dell’unico padre terreno: Abramo...». E via con Adamo ed Eva, l’Unto del Signore, Maometto ancora per minuti e minuti. Finché chi presiedeva l’aula Maurizio Gasparri - l’ha fermato: «Deve concludere!». Scilipoti ha allargato le braccia e sussurrato: «Non posso concludere...».Così ilsuo trattato di teologia è stato allegato agli atti della seduta. Sembrava finita lì, ma il capogruppo della Lega Nord,Gian Marco Centinaio, non ne poteva più, e ha voluto farlo mettere a verbale: «Capisco che ogni collega può dire quello che ritiene più giusto nella discussione di ogni provvedimento, tuttavia mi sono sentito un po’ a disagio, perché non ho capito se eravamo nel Senato della Repubblica o nel Conclave. Quindi, quando mi dirà “habemus Papam!” potremo uscire da quest’aula...». Gasparri si è ritratto: tutto, ma nei panni del Papa proprio no:«Non ho ambizionidi presiedere consessi di quel tipo, non mi ritengo all’altezza». Eppure la seduta è continuata come i celebri conclavi, e lo sgambetto a chi era dato per favorito... © RIPRODUZIONE RISERVATA 13 ATTUALITÀ __Lunedì 27 giugno 2016__ commenta su www.liberoquotidiano.it @ FRANCESCO PROFUMO I ritratti di “ “ IL «BAVAGLINO» SCIVOLONE DA MINISTRO ■ È membro della Confraternita del bollito e della pera Madernassa: una volta all’anno, banchetto con bue d’Alba o di Carrù ■ Disse: «La crisi è la più grande benedizione per le persone e per le nazioni: sprona al progresso e alle grandi strategie» ::: GIANCARLO PERNA ■■■ Mi metto - indegnamente - nei panni di Francesco Profumo, già ministro dell’Istruzione del governo Monti, ex Rettore del Politecnico di Torino, attuale presidente della Compagnia di San Paolo sotto la Mole. Abituato alla deferenza universale, è ora rifiutato dal nuovo sindaco di Torino, la pentastellata Chiara Appendino, che gli ha ingiunto di lasciare la fondazione bancaria. Niente di personale - questo il succo della pedata - ma siccome sei presidente di San Paolo per un capriccio del mio predecessore, il pd Piero Fassino, che ti ha nominato a ridosso della sconfitta elettorale, ora te ne vai perché non mi rappresenti. Sa di spoil system ma non fa una grinza. Il sessantatreenne professor Profumo è comunque esterrefatto.Ma come - immaginiamo si sia detto -, questa pischella di 31 anni mi tratta come un “pistola” mentre dovrebbe baciare la poltrona su cui siedo e sentirsi onorata di confermarmela. Hanno ragione entrambi. Il torto è di Fassino che, convinto di succedere a se stesso, ha fatto la nomina senza aspettare il responso elettorale. Ma anche qui, come non capirlo Piergrissino? Nei suoi cinque anni, era stato ininterrottamente il sindaco metropolitano più amato d’Italia. Tutti a dirgli che aveva fatto un lavoro splendido, bella la città, risanato il bilancio, moltiplicato il turismo, ecc. Allora, perché criticarlo se dava per scontato di restare e muoveva le pedine anticipando il domani? Qualche voce, però, si era levata quando cinque settimane fa prese la decisione Profumo. Prima deigrillini, ad ammonirlo erano stati all’unisono i suoi sfidanti di sinistra Giorgio Airaudo, e di destra, Alberto Morano: «Chi vincerà, se non vincerà Fassino, si troverà a trattare con un partner fondamentale per il comune nominato da un altro». Profetici. Ma ora la frittata è fatta e il pallino ce l’ha in mano Profumo. Il vantaggio delprofessore è che la benefica Fondazione San Paolo (versa centinaia di milioni l’anno a vantaggio dei torinesi) è del tutto autonoma, nonostante i legami con le istituzioni cittadine. La sindachessa Appendino non può dunque imporgli nulla, tranne stargli col fiato sul collo ma sono cose che non si addicono a una signora. Profumo deve però farsi una domanda: l’avvento grillino è una sconfitta del solo Fassino o l’avviso di sfratto all’intero “sistema Torino”? Se è il sistema che crolla - penso io - Profumo, che ne è parte, deve fare un passo indietro. Ognivolta che gliex comunistisono arrivati al governo di una grande città hanno cercato di mantenere il potere possibilmente in eterno. Lo hanno fatto creando un “siste- Profumo è membro della Confraternita del bollito e della pera Madernassa Presidente della Compagnia di San Paolo Ilprofessorenon ha capito che deve seguire Piergrissino La sconfitta di Fassino è la fine del «sistema Torino» eretto da Agnelli e sinistra. L’ex ministro ne prenda atto: la Appendino farà pulizia ma” o “modello”. Valter Veltroni firmò il “modello Roma”.Un’ammucchiata di interessi forti di destra e sinistra, cementata dal volemose bene,su cuiil sindaco regnava e Roma languiva. Palazzinari e centri sociali prosperavano, i cittadini inciampavano nelle buche. Durò un decennio, poi il giochino si ruppe. Il sistema Torino nacque nei primi anni ’90 con la giunta di Valentino Castellari. Si eternò con Sergio Chiamparino e Piergrissino. Il pivot della faccenda fu l’Avvocato. La Fiat andava male e gli Agnelli intravedevano ciò che poi è avvenuto: lasciare Torino. Una catastrofe per la città che viveva sull’auto. Per non finire impiccata sul pennone, la famiglia studiò come abbandonare Torino senza precipitarla nel caos. L’idea fu questa:trasformarla da città industriale in città anche d’arte, cultura,turismo. E, nelle more, filarsela. L’Avvocato cercò la sponda nelle giunte di sinistra e propose il patto: voi favorite la mia fuga e mettete Torino in grado di sopportarla; in cambio io vi appoggio, schiero con voi la città che conta e metto a disposizione il mio giornale, La Stampa, perché vi elogi. Prima di morire, Agnelli fece il possibile, per dare a Torino le Olimpadi invernali (2006) che furono il battesimo della metropoli post industriale. Del sistema fanno parte tutte le preminenze cittadine, dal Cottolengo, ai teatri Regio e Stabile, alla Fondazione Cassa di Risparmio, alla Compagnia San Paolo di cui Profumo è presidente, al Politecnico di cui Profumo è stato a lungo Rettore. Questo per dire, che il professore è un cardine del sistema. Da questa logica, si è invece tirata fuori la Curia.Col suo arrivo nel 2011,Cesare Nosiglia si è trasformato in una spina -sia pure arrotondata- nel fianco del potere politico piddino. Mentre nomenclatura e giornale cittadino vedevano rosa, l’Arcivescovo mise meno di un anno a capire e a denunciare la povertà delle periferie, le più danneggiate dalla fine dell’indotto industriale. Nel no- vembre del 2015, scesero addirittura in piazza tutti i vescovi piemontesi per parlare della disagio dell’altra metà di Torino. Il povero Fassino, che in realtà molto non poteva fare e quel che poteva ha fatto, non intuì la miccia che si era accesa sotto la sua poltrona. Di qui, il crollo a favore del grillismo. Ma la domanda per Profumo resta sospesa: è solo Piero che cade dal pero o è il sistema tutto che ha fatto il botto? In attesa che il Prof trovi una risposta, vorrei tesserne l’elogio anche con l’obiettivo di ammansire la sindachessa che l’ha preso di mira. Mezzo ligure di Savona e mezzo piemontese, per via della moglie, Anna, insegnante liceale di Alba (Cn), Francesco dopo la laurea in Ingegneria elettronica al Politorinese si impiegò presto per mantenere la famiglia. La coppia, infatti, ebbe in fretta tre bambini e l’occasione di entrare all’Ansaldo di Genova fu subito afferrata dal neo ingegnere. Il suo amore però restava la ricerca e l’università.Dopo sette anni diAn- saldo, il suocero, primario medico di Alba, gli disse: «Se lo studio è la tua vocazione, seguila. Ti do una mano io». Si apprezzerà appieno la generosità, sapendo che figlia e genero gli avevano dato un grosso dispiacere all’inizio del matrimonio. Nonostante li avesse scongiurati di non farlo, avevano preso l’aereo per il viaggio di nozze in Brasile. Il primario albese aveva infatti in odio l’aviazione dopo una tremenda esperienza: era stato di turno al Pronto Soccorso il giorno del 1949 in cui affluirono le vittime dello schianto del Grande Torino sul Colle di Superga. Dopo dieci anni al Politecnico torinese, Profumo divenne nel 1995 ordinario di Macchine e Azionamenti elettrici. Dieci anni dopo era Rettore. Il globalismo scientifico è la sua stella polare. Privilegia Usa, Giappone, Cechia, Argentina. Ma il suo debole è la Cina. Ci va lui, ci manda i suoi studiosi, ne fa venire a Torino e ha spalancato il Politecnico agli studenti del Celeste Impero. Sitrasferì un po’ ovunque con l’intera famiglia per stage, corsi, scambi, inoculando il virus nei figli che oggi, laureati, sono sparsi per il vasto mondo. Ha un repertorio di frasi che illustrano il suo ottimismo scientifico, sciorinate nei quindici mesi passati all’Istruzione col governo Monti. «Fate esperienze all’estero - ha detto agli studenti - per poi ritornare in Italia e restituire al Paese quanto di meglio avete imparato». Poichè, all’epoca, c’era uno spread da cavallo ed eravamo tutti mogi, se ne uscì ilare: «La crisi è la più grande benedizione per le persone e per le Nazioni». Trascinato via dai barellieri, riuscì ad aggiungere: «La crisi è progresso. Sprona l’inventiva, le scoperte, le grandi strategie». Della serie: inabissiamoci per risorgere. Apprezzato per questo dinamismo, Profumo è stato corteggiato da destra e sinistra. Per la sinistra, stava per diventare sindaco di Torino dopo Chiamparino (2011). Ci ripensò all’ultimo, dando via libera a Fassino. Per la destra divenne, nello stesso anno, presidente del Cnr, designato dal Governo del Cav. Poi se lo accaparrò Monti, Max D’Alema lo cooptò in Italianieuropei, è stato nel cda Telecom, in quello Pirelli ed è vicino al cardinal Bagnasco.Più segreta è la sua appartenenza a un’esclusiva associazione di rito albese. Una massoneria locale detta Confraternita del bollito e della pera madernassa. In cui il bollito - scaramella, punta di petto, fiocco di punta, cappello da prete, tenerone e culatta - è quello del bue d’Alba o di Carrù. E la pera un cultivar locale, morbida e soda insieme. Banchetto una volta l’anno. Se posso permettermi, professore, inviti la sindachessa e provi a fare pace. Ci guadagnerà Torino. © RIPRODUZIONE RISERVATA 14 ATTUALITÀ __Lunedì 27 giugno 2016__ commenta su www.liberoquotidiano.it @ FRANCO ALBERTON Le interviste di L’ex carabiniere decorato tra le vittime di Zonin e soci ::: ALESSANDRO GONZATO ■■■ «Pensi che per difendere una filiale della Popolare di Vicenza, la banca che vent’anni dopo mi avrebbe portato via tutto, soldi, salute e lavoro,ho pure rischiato la vita. Ero di stanza nel Trevigiano. Alle otto del mattino, uscito con la macchina per svolgere il servizio di vigilanza scolastica, mi sono trovato i rapinatori di fronte. La filiale era vicina a una scuola. I banditi,erano quattro,impugnavano fucili a canne mozze. Avevano bloccato le strade attorno alla banca. Si era creata una coda chilometrica. La gente era uscita dalle auto per capire cosa stesse succedendo. Scesi anch’io dalla mia e mi nascosi dietro a un grosso albero. Da lì misi sotto tiro uno dei banditi: l’avreiammazzato al primo colpo. Ma non lo feci: sarebbe cominciato un conflitto a fuoco col resto della banda. A rischio c’era la vita di decine di persone. Decisi di non sparare anche perché quelli erano i giorni - eravamo nell’estate del ’94 - in cui Felice Maniero era evaso dal carcere di Padova. Per un istante mi era venuto il dubbio che quei rapinatori, vestiti in mimetica,in realtà potessero essere uomini del Nocs o del Gis e che avessero scovato il nascondiglio del boss della mala del Brenta. Dunque ho preferito mettere in sicurezza la gente, quanta più possibile, facendola allontanare senza creare il panico, senza che quegli uomini armati si accorgessero di me». Franco Alberton, 57 anni, sposato, due figli - uno di vent’anni, l’altro di 19 - e quattro sorelle, è un ex carabiniere pluridecorato. Oggi maresciallo in congedo, è stato nella polizia giudiziaria di Mani Pulite, comandante in provincia di Varese, e adesso è a capo dei vigili di Mussolente, un paesino nel Vicentino, a pochi chilometri dalla sua casa di Rossano Veneto. Vive in fondo a una lunga strada in mezzo al verde della campagna. Villette a schiera e piccoli casolari. Con la famiglia abita in uno di questi: gliel’ha lasciato in eredità il nonno, che sul Carso divenne amico di Ungaretti. Alisha, piccolo pastore tedesco, sonnecchia all’ombra di un albero. Si muove solo per bere l’acqua della ciotola. La mattinata è torrida. Nel retro ci sono conigli e galline. Un tempo,dentro alla stalla - oggi diventata una sorta di ripostiglio - c’erano anche i maiali. Alberton è uno dei 117 mila clienti della Popolare di Vicenza che hanno visto sparire i risparmi di una vita: 110 mila euro coi quali voleva comprare un pezzo di terreno da lasciare ai suoi ragazzi. «La Pop Vicenza mi è costata i soldi, una gamba e il lavoro» L’odissea del capo dei vigili di Mussolente: «Rivolevo i miei risparmi e mi hanno dichiarato pericoloso, sono caduto dalle scale e il Comune ora vuole licenziarmi» Ora, sul conto, di euro ne ha 118. Che lei ha chiesto indietro, come gesto simbolico. «Almeno mi ridessero quelli. E invece non possono perché il valore di 10 centesimi che hanno adesso le azioni è puramente nominale. La banca non può più liquidare. Mi sono trovato in una gabbia senza uscita. Loro, sapendo cosa sarebbe successo, hanno tergiversato. Non hanno neppure avuto il coraggio di dirci “guardate, andate a quel paese e basta”. Per colpa loro ho perso anche il lavoro, sono stato in una casa di cura, continuo a svenire, prendo calmanti. Il diabete è peggiorato e per tenerlo sotto controllo devo fare analisi ogni tre mesi. Prima le facevo ogni due anni. In più mi sono fratturato la gamba destra in tre punti». Fino all’altro giorno Alberton si muoveva con le stampelle.Ora, pur con molto lentezza, riesce a fare qualche passo. Iniziamo a parlare in soggiorno, dove l’ex carabiniere legge sul pc gli ultimi sviluppi sul crac dell’ex banca di Gianni Zonin, «uno che viste le immense disponibilità potrebbe restituire tutto, ma che non ci pensa neanche lontanamente». Poi ci accomodiamo in cucina, dove sul tavolo ha tutti i documenti e i referti medici delsuo calvario.«Vuole sapere come mi sono fatto male?». Dica. «Ho perso conoscenza e sono caduto dalle scale. Non “ L’ACCUSA ■ Dicono che ho minacciato di morte i dipendenti ma non mi hanno denunciato CONSEGUENZE ■ La procura mi ha fatto sequestrare la pistola d’ordinanza: così non posso più fare il vigile Franco Alberton è capo dei vigili di Mussolente, un paesino del Vicentino. Ha lavorato con Di Pietro durante Mani Pulite. sentivo più né le gambe né le braccia.A casa non c’era nessuno. Credevo di essere rimasto paralizzato. Sono stato a terra immobile per un’ora. Le poche forze che avevo le ho usate per chiedere aiuto. Per fortuna mi ha sentito la signora che abita qui di fronte. Avevo avuto una crisi: pochi giorni prima, visto che la procura non mi riteneva più idoneo al servizio, alcuni colleghi, amici dell’Arma, erano venuti a ritirarmi la Beretta d’ordinanza, i due fucili da caccia che furono di mio nonno, e il pugnale da carabiniere. Si sono presentati in borghese e quasi non riuscivano a dirmi che avevano avuto mandato di farsi consegnare le armi. In caso contrario avrebbero dovuto perquisire la casa per trovarle». Perché questo sequestro? «Dalla Popolare di Vicenza era arrivata una segnalazione secondo la quale avevo minacciato di morte alcuni dipendenti, per di più con le armi». Racconti. «Il 28 aprile, in modo del tutto casuale,ero venuto a sapere che le azioni della Popolare erano state deprezzate da 62,5 a 48 euro. Avevo perso 23 mila euro. E di lì a poco avrei perso tutto. E infatti uno zio di mia moglie, che lavora in banca, mi aveva avvertito:“Guarda che non ti rimarrà più niente”. Gli avevo risposto di no, che non poteva essere. Lui aveva replicato che la banca era ormai fallita e che la tenevano in piedi solo perché così almeno, senza il fallimento, sarebbero riusciti a pagare gli obbligazionisti. Telefono alla filiale di Rossano Veneto e chiedo delucidazioni. Contesto il fatto che mentre in passato, e sono cliente da 25 anni, con molta solerzia mi avevano sempre invitato ai loro sportelli per acquistare quote, questa volta, pur essendo trascorse due settimane dall’assemblea della Popolare che aveva sancito il crollo delle azioni, non mi avevano detto nulla. Pochi secondi dopo ho avuto il primo malore di una lunga serie». A quel punto l’hanno sospesa dal servizio. Lei non lavora da più di un anno. Ma se, come dice, non ha minacciato nessuno, perché non ha presentato ricorso? «Perché la cosa ancora più assurda è che nessuno mi ha denunciato. E le dico di più: su di me, in trent’anni, non è stato aperto un solo procedimento disciplinare. Anzi, ho ricevuto encomi. Nel Varesotto ho pure salvato la vita a una donna che era stata picchiata dal marito». Da questa sospensione può scattare il licenziamento? «Purtroppo sì. Hanno certificato che non ho più i requisiti per esercitare la professione.Dopo due visite psicofisiche differenti, il 15 febbraio e l’11 maggio scorsi, la procura mi ha definito “totalmente non idoneo”. A fine agosto avrò una terza visita, probabilmente l’ultima. A quelpunto dovranno decidere se ricollocarmi, ma la vedo molto dura, o licenziarmi e lasciarmi senza stipendio, con una famiglia da portare avanti». Perché non ha fiducia nel ricollocamento? «Mussolente è un paesino e io, coi gradi che mi sono guadagnato in carriera, ho una posizione apicale. Che ne so, potrebbero mettermi in Comune a capo della ragioneria, ma lo manderei in dissesto. Non ho le competenze. Ho sempre fatto altro. Ho anche insegnato latino, ma non ho idea di come si faccia il ragioniere». Non ha la minima spe- ::: LA VICENDA PRIMI TAGLI Era aprile del 2015 quando per la prima volta nella sua storia decennale il Cda della banca dominata per vent’anni da Gianni Zonin, abbatte il valore dell’azione: non più 62,5 euro (un valore che non aveva mai smesso di crescere pur nella più grave crisi bancaria italiana) ma solo 48 euro. QUOTAZIONE FALLITA Ma il peggio doveva ancora arrivare. Gli azionisti, mano a mano che si sono scoperte le irregolarità di bilancio degli ultimi anni, con la montagna di crediti deteriorati a gonfiare gli attivi, si sono visti progressivamente azzerare il valore delle azioni. Passaggio fondamentale la trasformazione in Spa e l’aumento di capitale in vista della quotazione sul mercato: sono due flop, il mercato che non compra e la borsa che respinge il titolo. Pop Vicenza finisce così al fondo Atlante, con azioni valutate 0,1 euro. ranza di superarla questa visita? «Guardi questa carta. Come fanno a riabilitarmi se la procura di Vicenza ha messo nero su bianco che sono «un soggetto inaffidabile per detenere armi»? Nessuno mi ha mai chiesto se è vero che io ho minacciato qualcuno. Sono diventato «inaffidabile» così, d’improvviso, da un giorno all’altro. Ma lei lo sa che a seguito della segnalazione del direttore, uno nuovo che nemmeno sapeva che faccia avessi, la filiale di Rossano si è armata per difendersi da me?». In che senso? «Prima non avevano mai avuto un servizio di sicurezza armato. Credo che non abbiano mai neppure subìto una rapina. Dopo le mie minacce, come dicono loro, si sono affidati ai Rangers. Non me lo invento: è tutto scritto nei loro documenti». Si sente trattato come un criminale? «Peggio«. Peggio di quelli che durante Mani Pulite lei ha contribuito a sbattere in galera? «Io però, le ripeto, non sono stato denunciato da nessuno». Che incarico ha ricoperto durante Tangentopoli? «Subito dopo l’introduzione delnuovo codice di procedura penale sono stato assegnato alla squadra di polizia giudiziaria, appena formata. Cominciammo le indagini sul Pio Albergo Trivulzio. Lavorai a stretto contatto col dottor Di Pietro. Mi scusi ma molte cose sono riservate». Torniamo alla banca che si arma contro di lei. «Va bene. Si prepari a ridere. Pensi che uno di questi Ranger, un ragazzino al quale poverino chissà cos’avevano detto sul mio conto, durante un colloquio che il direttore mi aveva chiesto per farmi conoscere il nuovo capoarea - o almeno ero stato convocato con questa motivazione - mi ha tenuto sotto tiro col mitra dall’inizio alla fine. Ero talmente pericoloso che anche in quel caso sono stato colto da un malore e sono stati gli stessi dipendenti a rimettermi in sesto. Ero lì col mio avvocato. Terminato il colloquio usciamo e ci intratteniamo a parlare. La guardia giurata esce, posa il mitra sul sedile posteriore dell’auto, si toglie il giubbotto antiproiettile e se ne va. Immagino che una volta usciti il capoarea avrà detto al direttore: “Guarda che questo è da portare in ospedale, sta male, altro che pericoloso!”. Da quel momento basta, nella filiale è finito il servizio di vigilanza creato ad hoc per difendersi dal pericoloso criminale che le sta parlando». © RIPRODUZIONE RISERVATA 15 ATTUALITÀ __Lunedì 27 giugno 2016__ commenta su www.liberoquotidiano.it @ ANDREA BERNARDO Le interviste di Il sindaco di Colobraro, comune più iellato d’Italia ::: ALESSANDRO MILAN ■■■ È bene chiarire subito: né prima né dopo aver realizzato questa intervista mi è successo alcunché di avverso. Doverosa premessa per i superstiziosi,e in Italia sembrano essere in parecchi, perché state per leggere l’intervista al sindaco del comune che, secondo una leggenda, porta più sfortuna in Italia. È terribile la nomea che accompagna questo paesino della Basilicata, il primo che incrociate dopo la piana del Metapontino. Talmente terribile che molti neppure nominano la località, indicandola solo come «quel paese là».Questa è la storia di Colobraro (ecco, ormai l’avete letto). Siamo nel secondo Dopoguerra. Si dice che un notabile di Colobraro, durante una riunione a Matera, avesse esclamato le seguenti parole: “Se non dico la verità, che possa cadere questo lampadario”, e immediatamente così avvenne. Sidice, appunto, perché a testimonianza di questo evento esistono solo racconti popolari, tramandati negli anni con versioni via via più tragiche (in una si narra che il lampadario, pieno di aculei, nel cadere avesse ucciso anche diverse persone). Il danno era fatto: Colobraro divenne per molti un luogo sinistro, da cui stare alla larga, terra di oscuri presagi, popolata da donne dedite alla magia, fattucchiere, le «masciare» in dialetto locale. Il celebre antropologo Ernesto De Martino, insieme al fotografo Franco Pinna, assicurò di averne trovata una, la masciara “Cattre”, al secolo Maddalena la Rocca. Ne pubblicò la foto nei primi anni Cinquanta, e da allora il paese non si è più scrollato di dosso questo fardello di porta-sfortuna. Andrea Bernardo, da quanti anni è sindaco di Colobraro? «Dal 2007». Avrei già sbagliato la prima domanda. «Giusto, avrebbe dovuto chiedermi da quanti anni sono il sindaco “di quel paese”». Siete davvero innominabili? «Alcuni per indicare Colobraro dicono: “Andate a quel paese”. Se lo dicessero nel senso di andare a fare in culo sarebbe persino meno offensivo». È brutto essere considerati il paese che porta sfortuna? «Guardi, ci sono dei suoi colleghi così superstiziosi che mi sono vergognato per loro. Uno una volta mi disse: “So che non è giustificabile per una persona di cultura”. Io lo interruppi: mi scusi ma lei non rientra nella categoria “uomini di cultura”». Addirittura? «Io non le mando a dire. Pensi che la scorsa settimana è arrivata qui una giornalista Raiche non ha neppure voluto vedere la foto di Cattre, la presunta fattucchiera di Colobraro, una foto che è pubblicata suilibri. Non ho parole». Posso testimoniare che a me non è successo nulla negli ultimi dieci giorni. «Potrei risponderle che al limite venendo da noi può succederle solo qualcosa di positivo. Ma se facessi così vorrebbe dire credere alla fortuna e alla sfortuna». Non ci crede? «No. Se penso agli specchi che ho rotto giocando a pallone da bambino dovrei avere addosso una sfortuna pluriennale. Ma ci sono persone superstiziosissime. E allora qualche anno fa ci siamo detti: perché non sfrut- «Famosiperportaresfiga: la nostrafortunapiù grande» «Quelli che non ci nominano e si toccano le parti basse sono ignoranti Ma è grazie a loro se il nostro festival della superstizione è sempre pieno» tiamo questa situazione e la ribaltiamo a nostro vantaggio?». In che senso? «Abbiamo ideato una manifestazione estiva dal titolo ”Sogno di una notte a… quel paese”. È un evento teatrale con percorsi magici e fantastici. Va in scena ogni martedì e ogni venerdì di agosto, perché “di venere e di marte non si parte”, devono sfidare la sorte e venire qui». Che fa, sindaco, dice di non credere alla fortuna e poi mi cita questi detti scaramantici? «Ah, ah, ah. Qualche anno fa capitò una serata di venerdì 17, è stata quella con il maggior numero di spettatori. Ma stiano tranquilli i superstiziosi: chi viene a Colobraro e crede nella cattiva sorte riceve per l’occasione l’amuleto anti malocchio». Ah, vede? «Noi ironizziamo, ripeto. L’amuleto è un sacchettino di stoffa con tre chicchi di grano per simboleggiare l’abbondanza, tre chicchi di sale e tre aghi di rosmarino per scacciare gli spiriti maligni. È legato con una spilla, segno di legatura nei riti magici d’amore, e un fiocchetto rosso». “ CARABINIERI IMPAURITI ■ A un controllo, saputo da dove venivo, mi han detto “vada via” Poi? «Diciamo alle persone di tenerselo stretto prima di entrare nel centro del borgo, popolato da lupi mannari, fattucchiere, masciare e monachicchi». Lei è un furbacchione. «No, semplicemente abbiamo trasformato questa nomea nefasta in un modo per far parlare di noi». Davvero non crede alla sfortuna? «No. Certo, nascere a Torino da un Agnelli e nascere a Colobraro dall’ultimo dei contadini può essere considerata una circostanza più o meno fortunata. Ma il 90% della vita la determiniamo noi». C’è questa storia del lampadario crollato… «Protagonista fu un notabile, ma non citi la famiglia che è meglio, sono molto suscettibili. Uno deidiscendenti è attualmente magistrato in Cassazione». Ma è successo davvero? «Chissà. Siamo ai si dice». È successo a Matera, peraltro. «Infatti a Matera ci credono moltissimo che portiamo sfortuna. Non capisco però questa proprietà transitiva per cui la sfortuna va dal soggetto che avrebbe fatto cadere il lampadario a tutta Colobraro. Semmai lo iettatore pirandelliano dovrebbe essere la persona in questione». Sindaco, ci sono alcuni dati del comune che non vi aiutano: siete a 666 metri sul livello del mare. 666, il numero del Diavolo. «Per la verità siamo a 665 metri sul livello del mare, come può verificare su Google Earth. Ma noi, a chi ci crede, diciamo 666». La superficie del comune è di 66,6 chilometri quadrati! «Il mio territorio in realtà è di 65,91 chilometri». Che fa, nega? «È tutto verificabile». A chi dice che portate sfortuna che risponde? «Rispondiamo come alla fine dello spettacolo estivo, quando tutti gli spettatori devono tenere le mani in alto e urlare “Colobrarooooo”». Quanto è radicata la superstizione in Italia? «Troppo. Alla fine siamo il Paese in cui un illuminista napoletano come Benedetto Croce disse “non è vero ma ci credo”. Un tedesco non l’avrebbe mai detto. Molti italiani pensano che fare un gesto scaramantico tanto non costa nulla». Fanno i gesti? «Come no. Di solito quando si nomina Colobraro le donne toccano ferro, gli uomini le parti basse». E voi? «I miei compaesani rispondono “stai attento che ti cadono”. Io sono più diretto: se uno lo fa gli dico che è un ignorante e un maleducato. Oppure lo sfido a venire qui e gli regalo l’amuleto». Come la trattano i colleghi sindaci? «Bene, a parte Vito Agresti, del comune di Rotondella, che sta di fronte a noi. Lui ancora dice “come ha detto il sindaco di quel paese…”. Ma lo lasci perdere. Comunque in alcuni comuni dell’entroterra ancora ci indicano così». Dicono che i carabinieri ai posti di blocco lascino passare gli abitanti di Colobraro. “ IL PRONOSTICO AZZURRO ■ Battiamo la Spagna, con sofferenza, ai supplementari LE FATTUCCHIERE E GLI AMULETI Colobraro, nel Materano, ha una lunga tradizione di fattucchiere, chiamate “masciare” (Cattre, in foto, è la più famosa), studiate da famosi antropologi. “Sogno di una notte... a quel paese” è il festival estivo nato per esorcizzare la superstizione: a ogni visitatore è regalato un amuleto contro la sfortuna. «A me è successo anni fa. Mi fermano per un controllo, vedono sui documenti che venivo da Colobraro e mi fanno: “Vada, vada per carità”». Altri episodi? «Da ragazzo prendo l’autobus e vado a fare un documento a Matera. Chiedo quando posso ritirarlo e l’impiegato mi risponde: domani. Gli faccio presente che sarei dovuto tornare in autobus da Colobraro, un viaggio non breve. Lui appena sente la parola “Colobraro” mi fa: il documento è pronto tra due ore». Vede che ci sono dei vantaggi? «Non discuto. Lei quanti paesi di 1300 abitanti conosce in Italia? Pochi immagino. Ora invece mi chiamano tutti, ci sono persone che vengono qui apposta». È una fortuna, insomma. Ops, scusi. «Diciamo che siamo stati abili a trasformare una cosa negativa in positiva. In cinque anni sono arrivate da noi sessantamila persone per la manifestazione teatrale, gente che non sarebbe mai passata di qui. Non tutti vengono però». C’è ancora chi si nega? «Di recente abbiamo organizzato un convegno di antropologi sulle orme di De Martino. Ma alcuni di loro hanno declinato l’invito, una in particolare ha detto “io a Colobraro non ci vengo né ora, né mai”. E sono antropologi, cioè studiosi, capisce?». In tutto questo due settimane fa avete sfidato la sorte giocando al Superenalotto. «Ci abbiamo provato. Abbiamo fatto un sistema da 1100 quote, una per ogni elettore, per tentare il 6». E ovviamente? «Non abbiamo vinto. Però sono usciti dei 3 e dei 2 per un totale di 1600 euro vinti». Concludendo, lei conferma di non essere per nulla superstizioso? «Assolutamente». E allora si butti, stasera si gioca Italia-Spagna agli Europei: chi vince? «Passiamo il turno, sicuramente. Diciamo dopo una partita sofferta ai supplementari». © RIPRODUZIONE RISERVATA 16 __Lunedì 27 giugno 2016__ 17 ATTUALITÀ __Lunedì 27 giugno 2016__ commenta su www.liberoquotidiano.it @ DORI GHEZZI Le interviste di Cantante, moglie e cacciatrice di talenti «Grillo, verranno a chiederti del tuo impegno» «De Andrè non avrebbe capito il Beppe politico: il M5S dimostri di cambiare le cose. Serie tv su di lui? Per ora c’è solo l’attore...» ::: SIMONA VOGLINO LEVY GLI UOMINI DI UNA VITA ■■■ Non ama apparire. Eppure è stata sul podio del Festival di Sanremo, su quello dell’Euro vision song contest e ha duettato per anni con Wess, pioniere del rhytm and blues in Italia. La voce fresca e sensuale. Composta. La frangia ribelle sui capelli biondissimi e lisci, gli occhi grandi e malinconici. Gli anni Settanta. E poi, Fabrizio De Andrè, l’amore della sua vita. Dori Ghezzi: artista. Cantante, moglie e produttrice. Oggi è una nonna felice con i capelli ancora biondi. E mantiene sempre il fascino misterioso di chi l’ha ricevuto come privilegio innato. Il suo interesse per la musica arriva da bambina: nacque da qualcosa in particolare? «Penso sia una cosa che si sente dentro da subito. Poi fu mio zio, che suonava la chitarra, ad accorgersi di questa mia passione». Quando ha cominciato a pensare di poter fare della musica un lavoro? «Non lo avevo mai pensato. Mio zio mi iscrisse ad un concorso dove chi vinceva aveva la possibilità di fare un provino radiofonico: a quei tempi ancora non venivi trasmesso in radio se non avevi superato un provino. È stato così per Celentano e tutti gli altri. Vinsi, feci il provino e come tutte le volte che qualcuno non se lo aspetta, andò bene. Tutto iniziò a sembrarmi così facile: avevo all’incirca 19 anni e tutt’altri progetti». Ovvero? «Mi piaceva tutto quello che riguardava l’estetica: avrei potuto fare l’arredatrice d’interni, per esempio». Non ama apparire, ma è stata ed è un personaggio pubblico. Come ha gestito la cosa? «Malissimo. Apparentemente bene, però mi sono spesso sentita a disagio. Non sempre ero convinta delle cose che stavo facendo. Ma ormai ero parte dell’ingranaggio e dovevo farle: avevo un contratto. Non essendo una cantautrice dovevo cantare canzoni che mi venivano sottoposte e non sempre mi convincevano. Non è stato facile. Comunque, per quello che ho seminato, non avendolo fatto con la tenacia che ci vorrebbe, ho raccolto molto». È vero che ha sempre sofferto il palcoscenico? «Tanto, sì. Finché ho scelto di ritirarmi a vita privata e dedicarmi alla famiglia. Ma poi si vede che il destino in qualche modo mi ha rivoluta su». Il suo più grande successo è “Margherita non lo sa”. Chi era Margherita? «Potevo essere io. È di me stessa che parlo, è una riflessione molto personale». Digressione: mi racconta il suo primo incontro con De André? Com’è nato il vostro amore? «È avvenuto proprio agli albori della mia carriera. Avevo appena fatto il Casatschok, un grande successo, e a Genova davano un premio prestigioso: la Caravella D’oro. Lo davano al lido che, tra l’altro, era in In grande, Dori Ghezzi oggi. In alto, con il marito Fabrizio De André negli anni Settanta. Sotto, col figlio Cristiano [Ftg, LaP] Corso Italia, quasi di fronte a dove abitava Fabrizio. Anche lui era premiato per “Tutti morimmo a stento”, album molto impegnativo e distante da Casatschok. Quello il primo incontro: non ci siamo conosciuti davvero ma osservati a distanza, l’interesse reciproco era chiaro». Si può dire un colpo di fulmine? «Beh, si era capito che c’era un interesse». E poi? «Poi l’ho rivisto in un ristorante a Milano, ma sempre a distanza. Anche lì ci fu uno scambio di sguardi. L’incontro fatidico fu negli studi di registrazione multisala della Ricordi: ci siamo incontrati al bar. Con noi, Cristiano Malgioglio. Lì ci siamo scambiati il numero e lui, anche se non ci credevo, mi ha chiamata». “ NO ALLE PUBBLICITÀ ■ Negai la sua musica pure alla Fiat: Fabrizio non avrebbe gradito CATALOGO APERTO ■ Le parole di Battisti, Dalla o le sue sono un patrimonio di tutti Lei è stata presidente onorario di Pmi (l’associazione dei produttori musicali indipendenti, ndr). Ai tempi parlava della sua voglia di fare una battaglia per convincere le radio a passare più musica di qualità. Ci è riuscita? «Forse non ci ho nemmeno provato davvero, alla fine. Ma penso che, in ogni caso, l’avrei persa questa battaglia». Perché? «Seguo tanto la musica di oggi. I giovani soffrono di quell’esplosione della quale abbiamo goduto noi, una rivoluzione musicale enorme che può essere difficilmente ripetibile. Comunque non dispero e sono convinta che prima o poi tornerà una rivoluzione culturale. Cosa ci porterà non lo so, ma arriverà: me lo auguro. Anche se le cose belle del passato non vanno scordate. Ci sono ancora oggi dei grandi talenti, certamente: ma non ci investono più. Un tempo si sfondava magari dopo il terzo disco, cosa che ora non è pensabile». Forse perché oggi il meccanismo è in mano ai talent? «Certo,sono un’arma a doppio taglio: hanno aspetti positivi e molti negativi da questo punto di vista». E se Maria De Filippi, per fare un nome a caso, le offrisse di fare il giudice, accetterebbe? «Non amo essere giudice, perché ho sempre sofferto moltissimo ilgiudizio. Detto ciò,se potessi essere utile lo farei volentieri». Dopo l’esperienza sanremese con i “Blastema”, procede il suo lavoro come produttrice? «Sono momenti difficili per fare questo lavoro. O ci sarà un cambiamento ditendenza oppure non conviene più, proprio per i motivi che spiegavo prima: chi produce non ha più il tempo e la possibilità di raccogliere i frutti». Cosa pensa della frammentazione nell’ascolto musicale, per cui ora si sente una sola canzone decontestualizzandola dall’album stesso? «Ormai è questo il sistema, purtroppo. Ora pare ci sia un ritorno del vinile: io spero che possano tornare il gusto dell’opera e del dare valore ai contenuti». Lei si occupa molto della Fondazione che porta il nome di suo marito. E da poco è online il sito www.fabriziodeandre.it, in cui è contenuto tutto lo scibile sull’opera di De Andrè. La moglie di Batti- “ ALTRA VOCAZIONE ■ A 19 anni pensavo a tutt’altro che la musica: volevo arredare interni SPERIMENTARE ■ Se Maria De Filippi mi chiamasse a «Amici» mi renderei utile sti, al contrario, ha scelto di proteggere il repertorio del marito. Cosa ne pensa? «Non amo giudicare gli altri: se lo fa avrà buoni motivi. Io sono del parere che artisti come Battisti, Dalla o lo stesso Fabrizio non siano del tutto nostri, ma siano anche un bene comune». Da molto tempo si parla di una fiction su suo marito. A che punto siamo? Avete trovato un interprete? «Non ne parlo più perché sono anni che ne parliamo:la cosa è complessa. Ma adesso forse abbiamo finalmente trovato l’interprete, sì». Un indizio? «No, per adesso preferisco non dire nulla. Non ci sono ancora nemmeno dei contratti. Ne riparleremo più avanti». D’accordo. Ha un album preferito fra quelli di suo marito? O una canzone? «Direi “Creuza de ma” perché è un pezzo unico. Poi dipende dal coinvolgimento emotivo del momento: a seconda, ciascuna ci sembra la più bella». Cosa pensa delle operazioni di ripubblicazione: hanno ancora senso libri e cofanetti? «Lo hanno nel momento in cui, come abbiamo fatto noi, danno la possibilità di conoscere ancora meglio un artista». Come pensa che commenterebbe i recenti esiti elettorali suo marito? «Non posso sostituire Fabrizio nelgiudizio. Ma conoscendolo penso che da anarchico quale era, non avrebbe capito l’impegno politico di Beppe (Grillo, ndr). Credo che avrebbe apprezzato alcune cose. Altre meno». Esempio? «Non mi sento di scendere nello specifico, ne avrebbero certamente discusso, questo sì». Erano amici? Si conoscevano con Grillo? «Sì, molto bene. Gli auguro di riuscire a dare una dimostrazione del fatto che davvero sono in grado di cambiare qualcosa». Se le chiedessero una canzone di Fabrizio per una pubblicità, la darebbe? «Abbiamo avuto molte richieste negli anni. Anche molto allettanti». Da qualcuno in particolare? «Mi viene in mente Fiat, ad esempio». Ma? «Ho rifiutato». Perché? «Perché ogni volta che devo fare qualcosa penso a cosa farebbe Fabrizio. E credo che lui non gradirebbe accostare la sua musica alla pubblicità. Provo sempre a rispettare quella che sarebbe stata la sua volontà». © RIPRODUZIONE RISERVATA Ritiri di serie A: partiti Sassuolo e Bologna Ciclismo, Nizzolo è campione italiano Inter: Zhang e figlio sbarcano a Milano È cominciata la stagione 2016/17 di Sassuolo e Bologna. Ritrovo ieri per il primo giorno della nuova annata rispettivamente a Corlo di Formigine e Castiadas. Gli uomini di Di Francesco scenderanno in campo in Europa League il 28 luglio. Giacomo Nizzolo ha vinto il campionato italiano professionisti, battendo in volata a Darfo Boario (Brescia) Brambilla e Pozzato. Per il milanese della Trek, che succede a Nibali (assente in vista del Tour), si tratta del primo successo tricolore. Tutto pronto per la svolta cinese dell’Inter: è in arrivo oggi a Milano Zhang Jindong con il figlio Steven, in vista dell’assemblea dei soci di domani che ratificherà l’acquisizione della maggioranza del club da parte del Suning Commerce Group. 1˚ comandamento ITALIA - SPAGNA Mettiamo il guinzaglio a Iniesta Stade de France - Saint-Denis - Ore 18 Rai 1 e Sky Sport 1 Ct. CONTE Ct. DEL BOSQUE 4-3-3 3-5-2 De Sciglio ::: segue dalla prima FABRIZIO BIASIN © RIPRODUZIONE RISERVATA Giaccherini Chiellini Juanfran Silva Fabregas Pellè Piqué De Rossi Eder Buffon Bonucci Morata Ramos Florenzi Barzagli De Gea Busquets Parolo Nolito Iniesta Alba Alle 18 sfida alla Spagna, replica della finale 2012 EURO 2016 - FRANCE (...) dica a Marchetti «parliamoci chiaro, tu sei inutile, entra in scivolata su Iniesta durante gli innie avraifatto iltuo»,siinventi qualcosa insomma. Perché a guardar bene, al di là di tutta un’altra serie di rotture di balle alle quali dovremo badare (la discreta vena di Morata, i colpi di capoccia di Ramos), oggi pomeriggio la discriminante tra il popopo e il processo agli azzurriè tutta lì: mettere la museruola al «mai Pallone d’Oro» che invece di premine avrebbe meritati una mezza dozzina. Del Bosque che a dispetto della faccia da bambacione sa il fatto suo, ha clamorosamente responsabilizzato il centrocampista del Barcellona (molto più di Luis Enrique per intenderci). La Spagna che un tempo viveva sul «tutti possono fare tutto» ora è Iniesta-centrica: lo stempiatino imposta basso, sialza per consolidare ilpossesso, ha la responsabilità di eseguire il passaggio chiave, probabilmente la sera passa per le stanze del ritiro spagnolo a dar la buonanotte aicompagni. Dice il precisino: «Eh, ma la Croazia contro questi qui ha vinto». Vero, ci è riuscita proprio perché nel secondo tempo ha costretto Iniesta a ricevere palla a ridosso della sua area, lo ha «ingabbiato», gli ha tolto ossigeno e tempo per ragionare. E allora Conte dia retta a noialtri avvinazzati: alzare «la diga» e lasciare a loro la gestione della palla sarà nella normalità delle cose e avrà molto senso, a patto che alle furie non si regalino trenta metri dicampo, ovvero la possibilità di impostare dalla trequarti insù. Per questo Eder e Pellè saranno fondamentali anche più della celebre BBBC (Buffon, Bonucci, Barzagli, Chiellini). Ma queste cose Conte le sa molto meglio di noi e allora torniamo all’inizio, ai consigli fetenti che invece il ct snobba: il quinquennale al Chelsea, Marchetti «fuori ruolo», soprattutto il lassativo. Illassativo può fare molto.E forza azzurri ovviamente. «Siate straordinari» Conte con gli occhi della tigre: «L’Italia vuole ribaltare il pronostico» In campo il 3-5-2 e «voglia di attaccare». Ultima maglia a De Sciglio ::: CLAUDIO SAVELLI ■■■ Al fischio finale di Italia-Irlanda, Antonio Conte aveva gli occhi gonfi di stanchezza, colmi di una rassegnazione che sfiorava la delusione. La sua Italia, quella sera, non rispondeva ai comandi, si era per la prima volta sottratta alla sua guida per infilarsi in un tunnel buio e pericoloso: la «squadra» si era trasformata in una «selezione» spocchiosa. Conte ha intravisto ciò che temeva, ne ha preso coscienza prima di afferrare l’Italia al collo, già negli spogliatoi di Lille, al termine del match. Poi, ha ribadito il concetto a Montpellier, pesando ogni attimo dell’avvicinamento al match di oggi. Perché ritrovare la propria identità è l’unico modo per battere la Spagna, «una delle favorite», secondo il ct: il nostro calcio di fatica dovrà strappare il filo dorato di Iniesta e compagni. L’addestramento di Conte in questi giorni si è diviso in due: da una parte il ct ha puntato sul recupero della mentalità battagliera, dall’altra ha definito una nuova strategia tattica, studiata su misura per la Spagna. Gli azzurri sono stati sottoposti in allenamento a stress prolungati, un modo per simulare la partita che sarà: gli spagnoli,enfatizzando il possesso palla, impongono all’avversario 90’ di massima attenzione. Conte ha curato anche l’aspetto mentale: più del solito ha cercato di distendere il clima nello spogliatoio, perché solo il pensiero positivo può contrastare la sensazione di smarrimento indotta dalla Spagna. Il resto è un piano tattico preciso e diviso in una strategia iniziale di base e una serie infinita di varianti in funzione dell’andamento della gara. Il modulo sarà il solito 3-5-2, con la conferma di tutto il blocco centrale dell’esordio, Florenzi a destra al posto di Candreva e De Sci- Ai lettori Questa edizione è andata in stampa alle ore 22.30 pertanto non può dar conto del risultato di Ungheria-Belgio, valido per gli ottavi dei campionati europei. Ci scusiamo con i lettori glio sulla corsia mancina. Diversa, e già intravista con l’Irlanda, sarà la strategia difensiva. Conte ha provato un nuovo meccanismo in cui la linea di difesa da 3 passerà a 4, non più a 5, perché Florenzi andrà in contrapposizione al terzino avversario (Alba) anziché all’esterno offensivo (Nolito, che rimane in dubbio), che sarà preso in consegna da Barzagli, mentre De Sciglio chiuderà la diagonale a sinistra. Sarà poi fondamentale De Rossi negli scivolamenti laterali per assorbire i movimenti a convergere di Silva, mentre Giaccherini attaccherà lo spazio alle spalle di Fabregas. A Parolo, invece, l’arduo compito di controllare Iniesta. In ogni caso, Conte ha rivendicato lo spessore dell’attacco azzurro: «Possiamo fare male a chiunque in qualsiasimomento,nella fase difensiva c’è organizzazione ma anche in attacco». Un atto di forza, che mette l’Italia nella condi- zione di giocarsela, «per non avere rimpianti». Se la gara si metterà sui binari giusti, i cambi saranno conservativi, in caso contrario Conte dovrebbe svezzare il 3-4-3 con l’inserimento di Insigne ed El Shaarawy. Le ali che dovranno attaccare lo spazio alle spalle di Alba e Juanfran, in costante proiezione offensiva: la piaga della Spagna quasi perfetta. In ogni caso «dovremo correre - ha avvisato il ct – perché non siamo la vittima sacrificale». È il battesimo da dentro o fuori per l’Italia di Conte, l’attimo fuggente per testare i limiti competitividi questa nazionale. «Non basterà l’ordinario, servirà lo straordinario,perché nulla è impossibile», sostiene Conte, con gli occhi della tigre. Anche perché chi vince avrà una coscienza di sé superiore alle altre, fattore che può risultare decisivo per il cammino verso la finale. © RIPRODUZIONE RISERVATA La conferenza delle furie Furbata Del Bosque: «Siamo 50 e 50» ■■■ Non si sbottona Del Bosque alla vigilia del match contro l’Italia: «È una partita da 50 e 50», sostiene, snobbando i favori del pronostico. «Affrontiamo una squadra solida in difesa, che ha un modo particolare di giocare a cui dovremo stare attenti - ha spiegato il ct spagnolo, prima di ringraziare l’Italia per aver fatto crescere Morata -. Da voi è diventato un bel giocatore». [C. Sav] 19 SPORT __Lunedì 27 giugno 2016__ commenta su www.liberoquotidiano.it @ 1 2 ***** - IRLANDA KO 2-1 La Francia trema solo un tempo Rizzoli fischia un rigore a Pogba, gol di Brady e galletti in ansia. Poi si sveglia Griezmann: doppietta ::: DANIELE DELL’ORCO FRANCIA-IRLANDA 2-1 ■■■ In uno Stade de Lyon P&G/L Verso Brescia Brocchi dice addio al Milan ■■■ La prima mossa, alla fine, la fa Cristian Brocchi. A quattro giorni dalla scadenza del suo contratto, il tecnico del Milan ha comunicato a Silvio Berlusconi di volersi fare da parte. Troppe le incertezze delle ultime settimane, tra il ballottaggio con Giampaolo e le voci sui tecnici stranieri (l’ultimo De Boer). Brocchi ha aspettato fino all’ultimo, in attesa che le condizioni di salute del patron migliorassero per comunicare la sua decisione proprio mentre ilBrescia sifaceva sotto per accaparrarselo.Il patron gliha telefonato, gli ha chiesto di aspettare ancora, almeno fino a domani quando farà un ultimo tentativo per convincere i cinesi a confermarlo. Ma l’accelerazione impressa dalla cordata - che ha alzato l’offerta all’80% della società -lascia poco spazio all’ex tecnico della Primavera. In ogni caso, il 1 luglio scopriremo il nome del nuovo allenatore, con Giampaolo sempre più in pole. L’appuntamento con lui e la squadra sarà per il raduno del 7 luglio, quella che potrebbe passare alla storia come la data della fine dell’era Berlusconi. F.PER. RETI: 3’ pt rig. Brady, 13’ st e 16’ st Griezmann. FRANCIA (4-3-3): Lloris; Sagna, Rami, Koscielny, Evra; Pogba, Kanté (1’ st Coman. 47’ st Sissoko), Matuidi; Griezmann, Giroud (28’ st Gignac), Payet. Ct Deschamps. IRLANDA (4-4-2); Randolph; Coleman, Duffy, Keogh, Ward; Hendrick, McClean (24’ st O’ Shea), McCarthy (27’ st Hoolahan), Brady; Murphy (20’ st Walters), Long. Ct O’ Neill. ARBITRO: Rizzoli (Ita). NOTE: ammoniti Coleman, Hendrick, Rami, Long e Kanté. Espulso Duffy. quasi tutto Bleu (solo 5mila biglietti su 60mila sono stati riservati agli ospiti) l’Irlanda accarezza il sogno di vendicare il fallo di mano di Henry che il 18 novembre del 2009 negò il mondiale Sudafricano alla squadra di Trapattoni. Un’entrata scellerata di Pogba, infatti, regala un rigore ai Boys in Green al primo minuto. Poi dopo un’ora si accende Griezmann che in 3’ fa 2 gol e ribalta il risultato. Un 2-1 che proietta la Francia ai quarti, dove attende la vincente di Inghilterra-Islanda (oggi alle 21). FRANCIA (4-3-3) Lloris 6: ottimo salvataggio su un tiro velenoso di Murphy. Poi non deve praticamente intervenire più. Sagna 6: non fa assolutamente nulla fino al 13’ del secondo tempo. Poi pennella un gran pallone per la testa di Griezmann. Rami 5: per sua fortuna l’Irlanda dopo il vantaggio si chiude in difesa.È sempre distratto. Koscielny 6: dà sempre la sensazione di poter fare la frittata. Per fortuna per la Francia, però, riesce a trattenersi. Evra 5: ancora una gara in ombra. Non dà contributo né in termini tecnici che d'esperienza. Pogba 5.5: è l’uomo deldestino per tutti i francesi. Sì, ma rischia di esserlo per il fallo in area che dopo un minuto fa vedere i fantasmi alla Francia. Kanté 5.5: coprirà pure tutta la superficie terrestre, ma al posto dei piedi ha due sassi (1’ st Coman 6: entra e crea tanto spazio a Griezmann. Dal 47’ st Sissoko sv). Matuidi 7: nel primo tempo non si vede praticamente mai. Nella ripresa gioca in coppia con Pogba e domina tutti. Griezmann 8: un’ora di nulla.Poi il cambio di modulo lo proietta di fianco a Giroud. E lui segna due super gol in 3’. Il terzo glielo nega solo un’entrata killer di Duffy. Giroud 6: si guadagna la sufficienza perché mette due volte Griezmann in porta. E comunque non è poco L’attaccante dell’Atletico Madrid Antoine Griezmann (25 anni), festeggiato dai francesi [LaP] (dal 28’ st Gignac sv). Payet 6: l’uomo in più dei Bleus si accende a sprazzi con la solita classe. IRLANDA (4-4-2) Randolph 6: i suoi difensori si immolano davanti a lui. Quando non ci riescono si fa trovare pronto. Incolpevole sui gol. Coleman 6: in ombra, Anzi no, nell’ombra, ma di Payet. Boateng-Gomez-Draxler: Slovacchia stesa 3-0 La Germania asfalta Hamsik e spera di non trovarci ai quarti ::: SILVIA GALBIATI GERMANIA-SLOVACCHIA 3-0 suo primo gol in Nazionale dopo soli 8’. Dopo l’1-0 la ■■■ Nell’Europeo dell’eGermania domina e RETI: 8’ pt Boateng, 43’ pt Gomez; quilibrio e degli1-0 mancaNeuer, giusto per ricordare 18’ st Draxler. va una vera e propria proa tutti che è l’unico portiere GERMANIA (4-2-3-1): Neuer 6.5; va di forza, una partita che imbattuto del torneo, comKimmich 6.5 , Boateng 7 (dal 26’ dimostrasse lo strapotere pie un miracolo su «testast Howedes 6.5), Hummels 7, di una squadra ai danni di ta» di Kucka. Hector 6; Kroos 6.5, Khedira 6.5 un’altra. Ci ha pensato la A fine primo tempo arri(dal 31’ st Schweinsteiger sv); Germania, che con tre gol va il raddoppio di Gomez Mueller 7, Ozil 5.5, Draxler 7.5 e innumerevoli occasioni che segna il suo 5˚gol nella (dal 26’ st Podolski 6.5); Gomez ha travolto un’impalpabile storia degli Europei egua6.5 . Ct Loew. Slovacchia che non ha pogliando un’icona tedesca SLOVACCHIA (4-3-3): Kozacik 5.5; tuto far altro che inchinarsi come Klinsmann. L’assist Pekarik 4.5, Skrtel 5.5, Durica 5, di fronte a quello che è, forè di Draxler che fa impazziGyomber 6 (dal 39’ st Salata sv); se, il miglior calcio espresre idifensori slovacchi e imHrosovsky 5, Skiniar 5.5, Hamsik so fino ad oggi nel torneo. preziosisce la sua prestazio6; Kucka 6.5, Duris 4.5 (dal 19’ st La formazione e l’attegne con il gol del definitivo Sestak sv), Weiss 5 (dal 1’ st Gregiamento difensivista degli 3-0. La Germania si candigus 5.5). Ct Kozak. slovacchi hanno certamenda come vera favorita per ARBITRO: Marciniak (Pol). te aiutato la squadra di la vittoria finale e comincia NOTE: ammoniti Skrtel, Kimmich, Lowe che con qualità, velodavvero a fare paura: seHummels e Kucka. cità e precisione, oltre che condo il «calendario horricon un Draxler particolarbilis» i tedeschi ai quarti sfimente ispirato, stacca un meritatissimo deranno la vincente tra Italia e Spagna. Si pass per i quarti, concedendosi il lusso di dice che in Germania preferiscano la Spasbagliare anche un rigore con Ozil. Ad apri- gna e che l’Italia faccia paura. Comunque re le danze ci pensa Boateng, che segna il andrà sarà un’altra finale anticipata. Lo segue anche nella metà campo della Francia. Duffy 4.5: fa scudo umano davanti alla porta. Poi però è davvero disastroso. Prima spalanca il campo per il 2-1 di Griezmann, poi lo abbatte con un fallo che gli costa il rosso. Keogh 5.5: annulla Giroud per un’ora. Il suo compagno di reparto però non lo aiuta. Così il francese vince due duelli e fa lo stesso due assist. Ward 5: contiene bene Sagna finché l’ex Arsenal non crossa in modo perfetto per Griezmann. Hendrick 5.5: per larghi tratti del primo tempo sembra ci sia un suo omonimo. Dagli spogliatoi, però, non rientra né lui né il suo gemello. McClean 6: tanta gamba e tantissima sostanza. Chiaro che, nella gara degli Irlandesi, le sortite offensive siano 3 in tutto (dal 23’ st O’Shea sv). McCarthy 6.5: nella mediana irlandese è decisamente il migliore. Viene «sacrificato» dopo l’espulsione di Duffy (dal 27’ st Hoolahan sv). Brady 6: adattato come esterno destro soffre non poco l’adattamento. Sul rigore è freddo e chirurgico. Ma non basta. Murphy 5: l’esempio che, nel calcio, la generosità non è l’unica cosa che conta (dal 20’ st Walters sv). Long 6: tanta corsa, tanto pressing, viene spesso abbandonato dai compagni in avanti. Ma tiene alta la bandiera. © RIPRODUZIONE RISERVATA 20 SPORT __Lunedì 27 giugno 2016__ commenta su www.liberoquotidiano.it @ GP OLANDA Ordine d’arrivo MOTOGP HONDA 22'17''447 1 MILLER J. +1''991 2 MARQUEZ M. HONDA +5''906 3 REDDING S. Ducati +9''812 4 ESPARGARO P. Yamaha +17''835 5 IANNONE A. Ducati +18''692 6 BARBERA H. Ducati +22''605 Ducati 7 LAVERTY E. +23''603 Aprilia 8 BRADL S. +26''148 9 VINALES M. SUZUKI Yamaha +27''604 10 LORENZO J. HONDA +1'21''830 11 RABAT E. 12 PEDROSA D. HONDA +1'54''369 +3 giri Yamaha 13 SMITH B. ::: MATTEO SPAZIANTE ■■■ Il cielo d’Olanda non sa- rà quello d’Irlanda, ma gioca comunque un pessimo scherzetto a Valentino Rossi. Ad Assen era tutto apparecchiato per completare la rimonta Mondiale su Marquez e Lorenzo, ma il Dottore si è fatto ingannare dalla pioggia e dall’asfalto viscido, lasciando strada libera ai rivali in una domenica da tutti giù per terra che ha coinvolto anche il 46 della Yamaha. Tanto che a trionfare è stata una sorpresa assoluta come il classe ’95 Jack Miller. «Sono stato un somaro». Così Valentino ha commentato la sua gara. E, dispiace dirlo, ma non ha tutti i torti. Perché Rossi nel weekend aveva dimostrato di essere il più veloce tra chi lotta per il Mondiale, solo Dovizioso sembrava potergli stare davanti. Con questa certezza il Dottore si è presentato sulla griglia di partenza, dove però la pioggia sembrava poter aver rovinato tutti i piani. La Yamaha numero 46 però si è subito piazzata davanti a tutti a fare il ritmo, unico a rimanergli in scia proprio Dovizioso. Le sorprese dietro non mancano: Lorenzo affonda, Marquez vivacchia e rimonta Yonny Hernandez, colombiano della Aspar Ducati, che si porta addirittura davanti a tutti, superando i due italiani ai qualinel frattempo siè aggiunto pure Danilo Petrucci. Riprende a piovere, al 12˚ giro Hernandez scivola, cade pure Iannone, con Marquez e Pedrosa che si riavvicinano al terzetto ditesta.Ma piove talmente tanto che alla 15ª tornata la direzione corsa ferma tutti, perché la questione si stava facendo pericolosa. Da qui comincia una sorta di seconda gara, perché tutti i piloti tornano ai box, in attesa che la tempesta passi. Per qualche istante sembra anche che la gara possa essere interrotta definitivamente, con il trio azzurro Dovizioso-Rossi-Petrucci che avrebbe così chiuso sul podio, ma la pioggia smette e si riparte. Nuova partenza dalla griglia, il discorso non cambia: Valentino scatta e tenta la fuga, con Dovizioso e Marquez alle spalle. In un giro e mezzo, però, l’Italia passa dalla tripletta ad un...buco nell’acqua: cadono tutti, prima Petrucci, poi il ducatista, infine Rossi, che scivola, mentre è in testa. Una caduta quasi ingenua, e ora il Dottore rischia di veder volare via il sogno Mondiale. Perché lo spagnolo della Honda, rimasto in testa dopo la serie di cadute, si «accontenta» del secondo posto alle spalle della sorpresa Jack Miller, che sulla Honda del team Marc VDS trova la sua prima vittoria,con Redding terzo. Una seconda piazza che permette a Marquez di portarsi a +42 su Rossi, mentre Lorenzo, anche lui grazie al tutti giù per terra, riesce a conquistare comunque sei punti e un decimo posto quasi miracoloso, viste le difficoltà. Un colpaccio Mondiale per i due spagnoli. LE CLASSIFICHE MotoGP 1 MARQUEZ M. 2 LORENZO J. 3 ROSSI V. 4 PEDROSA D. 5 VINALES M. 6 ESPARGARO P. 7 BARBERA H. 8 IANNONE A. 9 ESPARGARO A. 10 LAVERTY E. Moto2 1 ZARCO J. 2 RINS A. 3 LOWES S. 4 LUTHI T. 5 NAKAGAMI T. IlDottore siammalò... Sotto il diluvio di Assen, Rossi a suo agio prima dello stop Alla ripresa spinge, scivola e fa un regalo a Lorenzo (decimo) «Sono stato un somaro, ora è dura». Vince Miller su Marquez Moto3 1 BINDER B. 2 NAVARRO J. 3 FENATI R. 4 BAGNAIA F. 5 BULEGA N. GIOIE IN MOTO3 La caduta di Vale, la gioia di Miller e quella dell’italiano Bagnaia, 1˚ in Moto3 [Ansa] ::: 145 121 103 86 79 72 58 52 49 48 punti punti punti punti punti punti punti punti punti punti 126 126 121 93 78 punti punti punti punti punti 151 103 93 79 75 punti punti punti punti punti P&G/L Commento Sott’acqua non è motociclismo Ma niente scuse ::: FABRIZIO BIASIN ■■■ Non prendiamoci per Federica Pellegrini chiude alla grande il meeting Settecolli, centrando la vittoria anche nei 200 stile libero. Dopo aver ottenuto il record italiano nei 100 stile, la prossima portabandiera azzurra ai Giochi di Rio ha chiuso il weekend di Roma davanti a tutti anche la «sua» gara: 1’54”55 il tempo della 27enne veneta, che ha avuto la meglio della svedese Michelle Coleman (1’55”88) e dell’ungherese Boglarka Kapas (1’58”05). Una prestazione importante dell’azzurra, che ha rotto per la prima volta in carriera il muro dell'1'55” in tessuto, ottenendo il secondo crono mondiale stagionale nei 200 stile. Un ottimo segnale per la Pellegrini verso le Olimpiadi brasiliane. Riparte la caccia a Novak Djokovic: sull’erba di Wimbledon comincia oggi il terzo slam stagionale e tutti hanno nel mirino il serbo, che arriva da quattro successi di fila nei tornei maggiori. Il numero 1 del mondo aprirà le danze sul campo centrale, sfidando il britannico Ward. E in campo oggi andrà anche il suo rivale principale Roger Federer, contro l’argentino Perra. Tra le donne, esordio di fuoco per Camila Giorgi, contro la testa di serie numero 2, la spagnola Muguruza, fresca vincitrice del Roland Garros (e finalista un anno fa sull’erba), mentre domani sarà il giorno di Serena Williams. Oltre alla Giorgi, protagonisti subito altri 4 italiani: Lorenzi, Seppi, Errani e Schiavone. ifondelli:se Vale avesse «galleggiato» e si fosse imposto ad Assen, probabilmente questo pezzo avrebbe lasciato spazio alle celebrazioni e buonanotte ai suonatori. Saremmo stati dei minchioni e avremmo decisamente toppato,perché quello a cui abbiamo assistito ierinon è motociclismo a prescindere dal tifo. Una gara «bagnata» ha senso nel momento in cui le capacità del pilota, unite alle peculiarità degli pneumatici, permettono al binomio di prevalere sugli avversari. Se invece tutto è demandato «al caso» e più che provare ad andare in moto ci si fa un segno della croce, allora chi comanda ha il dovere di intervenire per tempo e secondo un regolamento «chiaro». Il regolamento evidentemente c’è, ma di sicuro non è chiaro se è vero come è vero che per interrompere la gara la Direzione Corse ha atteso l’apparizione dell’Arca di Noe. Quindi la «palla» è passata agli esperti, a loro volta «annegati» nelle ipotesi («La gara è stata interrotta, dovrebbe finire qui, anzi no si riprende se il cielo lo consente»).In futuro speriamo in maggiore buonsenso. O nel bel tempo. VALERIO FELLETTI M. SPA. © RIPRODUZIONE RISERVATA Tutto grazie ad un errore decisamente non da Rossi. Che sta per girare la boa dimetà stagione già con tre 0, essendo rimasto senza punti pure in Texas e al Mugello. Una situazione capovolta rispetto alla scorsa stagione, quando poteva contare sulla costanza pur non essendo il più veloce: oggi l’impressione è che viaggi più forte dei rivali, ma quei tre zero peseranno. E lo sa bene pure lui. «È stato un mio errore, stavo andando troppo forte, sono stato un somaro - ammette Valentino -. Peccato, quest’anno mi sento sempre veloce, ma ho esagerato». E la mente va alla classifica. «Per il campionato è molto difficile, potevo recuperare e invece ho perso terreno: ora vediamo di fare belle gare, ma 42 punti sono tanti», conclude Valentino. E dire che il successo di Rossi sarebbe potuto essere la perfetta conclusione di una giornata iniziata alla grande per l’Italia in Moto3: un dominio azzurro, con Pecco Bagnaia seguito da Di Giannantonio, Migno, Fenati e Antonelli, una cinquina storica, con Bulega 7˚ e Dalla Porta 10˚. E tricolore sul podio anche in Moto2 grazie a Morbidelli, terzo alle spalle del giapponese Nakagami e a Zarco. Si torna in pista tra tre settimane, al Sachsenring, in Germania: dove Valentino dovrà far partire l’operazione rimonta. © RIPRODUZIONE RISERVATA NUOTO, TROFEO SETTECOLLI TENNIS, WIMBLEDON AL VIA Straordinaria Pellegrini anche nei 200 Secondo tempo mondiale stagionale Djokovic a caccia della quarta insalatiera E del quinto torneo slam consecutivo PALINSESTI __Lunedì 27 giugno 2016__ RAI UNO RAI DUE RAI TRE CANALE 5 ITALIA UNO RETE QUATTRO LA 7 6.00 6.30 8.05 8.45 9.30 8.00 8.00 8.45 9.15 9.45 8.10 8.35 9.00 9.25 10.25 12.15 12.25 8.30 9.30 7.55 9.45 6.45 10.30 11.15 13.30 14.00 14.05 15.35 16.30 16.40 17.40 20.00 20.30 23.10 0.40 1.15 3.00 3.30 4.25 Il caffè di Raiuno TG1 - Previsioni sulla viabilità CCISS Viaggiare informati Unomattina Estate. Condotto da Mia Ceran e Alessio Zucchini Cedar Cove “Scelta d’amore” con Andie MacDowell Don Matteo 7 “Perfetta” con Terence Hill Don Matteo 7 “Tango” con Terence Hill TG1 TG1 Economia Estate in diretta. Condotto da Arianna Ciampoli Prima tv Legàmi Che tempo fa TG1 Il grande match (Dir) Calcio, UEFA Euro 2016 Italia - Spagna: Ottavi di finale (da Saint Denis) (Diretta) TG1 Calcio, UEFA Euro 2016 Inghilterra - Islanda (Ottavi di finale, da Nizza) (Diretta) Il grande match (Dir) TG1 Notte - Che tempo fa Calcio, UEFA Euro 2016 Inghilterra - Islanda (Ottavi di finale, da Nizza) (Replica) Sottovoce Mille e una Notte... Fiction L’Isola del Gabbiano DA DA DA 9.40 10.25 10.30 11.20 12.10 13.00 13.30 14.00 15.35 16.15 17.00 18.05 18.15 18.20 18.50 19.40 20.30 21.05 23.00 23.15 0.30 1.00 Le sorelle McLeod Il nostro amico Kalle Rai Parlamento Spaziolibero TG2 Insieme Estate TG2 Flash Summer Voyager Il nostro amico Charly “Il valzer delle pulci” La nostra amica Robbie “Robbie a teatro” TG2 Giorno Il caffè degli Europei Omicidio in prima serata (Giallo, 2011) con Fritz Wepper, Bernd Michael Lade, Francis Fulton-Smith. Regia di Franziska Meyer Price. Elementary “Caricata a droga” Guardia Costiera “La nave dei detective” Il commissario Lanz “Morte di un insegnante” Rai Parlamento Telegiornale TG2 Flash L.I.S. TG2 - Meteo 2 Blue Bloods “La legge dei Reagan” N.C.I.S. “Berlino” TG2 - 20.30 Shall we dance? (Commedia, 2004) con Richard Gere, Jennifer Lopez, Susan Sarandon. Regia di Peter Chelsom. TG2 Ultima puntata Emozioni Playlist “La Playlist per l’estate” Sorgente di vita Hawaii Five-0 10.10 10.55 11.00 11.55 12.00 12.15 13.10 14.00 14.20 14.50 14.55 15.00 16.05 17.05 18.00 18.55 19.00 19.30 20.00 20.10 20.35 21.05 23.15 23.20 23.50 Nuova edizione Agorà Estate “Politica e non solo”. Condotto da Serena Bortone Jack London - L’avventura del Grande Nord “Prima puntata” TG3 Minuti Martin Eden Meteo 3 TG3 Doc Martin “Episodio 1” con Martin Clunes Il tempo e la storia TG Regione - Meteo TG3 - Meteo 3 TGR Piazza Affari TG3 L.I.S Blu notte - Misteri italiani Sam e Sally “Laura”. Con Georges Descrieres, Corinne Le Poulain Due assi per un turbo “Il barone Von Reber” Geo Magazine Meteo 3 TG3 TG Regione - TG Regione Meteo Blob I giorni di Parigi Un posto al sole Ciclo Amori travolgenti - Prima tv Rai Dietro i candelabri (Drammatico, 2013) con Matt Damon, Michael Douglas, Rob Lowe. Regia di Steven Soderbergh. TG Regione TG3 Linea notte Estate - Meteo 3 Ultima puntata - Prima tv Visionari 10.55 11.00 13.00 13.40 14.10 14.45 15.45 16.45 18.45 19.55 20.00 20.40 21.10 23.30 0.00 0.30 1.15 2.35 TG5 Mattina CentoVetrine CentoVetrine Le tre rose di Eva “Quindicesima puntata”. Con Anna Safroncik, Roberto Farnesi TG5 - Ore 10 Forum. Condotto da Barbara Palombelli TG5 - Meteo.it Beautiful Una vita Cherry Season - La stagione del cuore Il segreto Insegnami a volare (Sentimentale, 2012) con Gesine Cukrowski, Franz Dinda, Christoph M. Ohrt. Regia di Christoph Schrewe. Ricaduta libera TG5 Prima Pagina TG5 - Meteo.it Paperissima Sprint Estate. Condotto da Maddalena Corvaglia, Vittorio Brumotti e il Gabibbo Prima tv Matrimoni e altre follie “Amanti per caso” “Un bel gioco dura poco” con Nancy Brilli SuperCinema “Speciale Taormina” X-Style Motori TG5 Notte - Meteo.it Paperissima Sprint Estate (Repl.) Tierra de lobos L’amore e il coraggio “La cena d’addio” con Alex García SPORT 19.20 Intruders SCU Con Clive Owen 19.30 Teneramente folle SC1 Con Zoe Saldana 19.30 Asterix e il regno degli SCF dei 19.35 Duplex - Un appartamento per tre SCH Con Ben Stiller 21.00 Vacanze di Natale ‘91 Con Christian De Sica SCC SCF 21.00 L’era glaciale 21.00 Il socio SCM Con Tom Cruise 21.00 Suite francese Con Michelle Williams SCP 21.00 Into the Wild SCU Con Emile Hirsch 21.10 Prima tv Torno indietro e cambio vita SC1 Con Raoul Bova 21.10 Ossessione omicida SCH Con Idris Elba 22.25 The Last Song SCF Con Miley Cyrus 22.40 Torno indietro e cambio vita SCH Con Raoul Bova 22.45 Men In Black II Con Tommy Lee JonesSC1 22.55 Le stagioni del cuore SCP Con Sally Field 23.00 Anni 90 Con Christian De Sica SCC 23.30 Forza maggiore Con Johannes SCU Kuhnke 23.40 I Vichinghi Con Ryan Kwanten SCM 0.15 Un’estate al ranch Con Morissa O‚Mara SCF 0.15 I fratelli Grimm e l’incantevole strega SCH Con Matt Damon LEGENDA C - CN Cult - Cartoon Network SKM Sky Mondiali HD D Discovery Chan. HD ES Eurosport HD DY Disney Channel 12.30 Tennis, Grande Slam 2016 Da Londra Wimbledon: 1a giornata (Diretta) SP2 14.00 Tennis, Grande Slam 2016 Da Londra Wimbledon: 1a giornata (Diretta) SP2 14.00 Tennis, Grande Slam 2016 Da Londra Wimbledon: 1a giornata (Diretta) SP3 18.00 Calcio, UEFA Euro 2016 Italia - Spagna (Ottavi di finale, da Saint SP1 Denis) (Diretta) 21.00 Calcio, UEFA Euro 2016 Inghilterra - Islanda (Ottavi di finale, da SP1 Nizza) (Diretta) 21.00 Studio Wimbledon SP2 (Diretta) 21.15 Automobilismo, FIA WTCC 2016 Vila Real (Portogallo): ES Gara 2 21.30 Tennis, Grande Slam 2016 Da Londra Wimbledon: SP2 1a giornata 22.00 Tennis, Grande Slam 2016 Da Londra Wimbledon: SP3 1a giornata HD 16.35 17.00 17.55 18.20 18.30 19.25 21.10 23.25 0.55 13.00 14.00 15.30 15.40 16.55 18.55 19.35 19.55 20.30 21.15 23.40 23.45 2.05 2.35 2.55 TELEFILM Rai 4 Rai 5 21.00 Bones “La voce dell’inFC tolleranza” 21.00 Prima tv Outcast “Il pecF cato preferito” 21.00 Finale di stagione - Prima tv Grey’s Anatomy “AfFL fari di famiglia” 21.00 I maghi di Waverly DY 21.10 Prima tv Il Trono di Spade “Battle of the BaSKA stards” NCK 21.20 I Thunderman DY 21.25 Raven 21.50 Prima tv The Family F “Maschere” 21.50 Zack e Cody sul ponte DY di comando 21.55 Bones “Game Over” FC 22.00 Prima tv The Catch “The FL Happy Couple” 22.10 Versione originale Il Trono di Spade “The Winds of SKA Winter” DY 22.20 Violetta 22.45 Outcast “Il peccato preF ferito” 22.50 N.C.I.S. “Panico in aeroFC porto” 20.45 Calcio, UEFA Euro 2016 Rai dire Europei InghilterraIslanda (Ottavi di finale, da Nizza) (Diretta) 23.45 Penny Dreadful “Possession” con Eva Green 21.15 L’arte secondo Dario Fo Michelangelo Tegno occhi e orecchi 23.30 Concerto rock DOCUMENTARI RAGAZZI 20.55 Supercar: macchine da NGC sogno 21.00 Ostaggi delle SS sulle THC Alpi 21.00 Marchio di D fabbrica 21.10 Prima tv So You Think SKU You Can Dance 21.30 Marchio di fabbrica D 21.55 Prima tv Lupi di NGC mare 21.55 Prima tv Dual Survival D 22.40 Gli eroi di Dachau THC F 19.00 I Simpson 19.15 Lo straordinario mondo di Gumball CN CN 19.40 Clarence DY 19.45 Summer Camp CN 20.00 Regular Show DY 20.15 Disney Topolino 20.25 Regular Show CN CN 21.15 Teen Titans Go! CN 21.40 Teen Titans Go! NCK 21.45 Spongebob 22.05 Lo straordinario mondo di Gumball CN Canale disponibile anche in alta definizione F Fox HD FC-FL Fox Crime HD Fox Life SKA Sky Atlantic MGM Metro Goldwyn Mayer NCK Nickelodeon 16.05 10.40 11.30 12.00 Cuore Ribelle Carabinieri 3 “Un rapporto pericoloso” con Alessia Marcuzzi Ricette all’italiana TG4 - Meteo.it Un detective in corsia “Un piano diabolico” con Dick Van Dyke La signora in giallo “La battaglia di Cabot Cove” con Angela Lansbury Lo sportello di Forum. Condotto da Barbara Palombelli I viaggi di Donnavventura Hamburg Distretto 21 “La bussola” con Sanna Englund Julie Lescaut “Volontari”. Con Véronique Genest, Jennifer Lauret TG4 Dentro la Notizia Meteo.it Tempesta d’amore Dalla vostra parte. Condotto da Paolo Del Debbio Sciarada (Thriller, 1963) con Cary Grant, Audrey Hepburn, Walter Matthau. Regia di Stanley Donen. I bellissimi di R4 Hollywood Homicide (Azione, 2003) con Harrison Ford, Josh Hartnett, Lena Olin. Regia di Ron Shelton. Modamania TG4 Night News Media shopping 11.00 13.30 14.00 14.20 16.20 17.15 19.00 20.00 20.35 21.10 23.30 1.15 1.25 CANALI FREE DIGITALE TERRESTRE SATELLITI FILM 13.05 13.45 14.35 15.00 15.35 Belle e Sebastien Georgie Sailor Moon Chuck White Collar Il gusto dell’estate Studio Aperto Meteo.it Sport Mediaset I Simpson I Griffin The Big Bang Theory My name is Earl “A sud della frontiera seconda parte” Due uomini e mezzo “Lo chiamavo Magoo” Suburgatory “Il sesto senso di Tess” con Jeremy Sisto Friends “Ricordi quella sera?” “Promesse e ricordi” Dharma & Greg “Lo spirito indiano” Camera Cafè Studio Aperto Meteo.it C.S.I. Miami “Le pallottole della morte” “Resurrezione” con David Caruso La leggenda di Al, John & Jack (Commedia, 2002) con Aldo Baglio, Giovanni Storti, Giacomo Poretti. Regia di Aldo Baglio, Giacomo Poretti, Giovanni Storti, Massimo Venier. Top Dj “Sesta puntata” Suits “Una vita in scatola” con Gabriel Macht NGC National Geo.HD SC1 - SCU Cinema 1 HD - Cult SCC Cinema Comedy HD SCF Cinema Family HD SCH - SCM Cinema Hits HD-Max HD SF1 Sky Formula 1 HD SCP Cinema Passion HD SP1-2-3 Sky Sport 1-2-3 HD SKU Sky Uno THC The History Channel Rai Storia 20.40 Il tempo e la storia 21.30 Italia: Viaggio nella bellezza 22.20 Palazzi d’Europa 23.10 Res Tore Rai Movie 21.15 Gli uomini dal passo pesante (Western, 1965) con Gordon Scott. Regia di Albert Band, Mario Sequi. 23.05 Appaloosa (Western, 2008) con Viggo Mortensen, Ed Harris, Robert Knott. Regia di Ed Harris. Cielo 21.15 L’erba di Grace (Commedia, 1999) con Brenda Blethyn. Regia di Nigel Cole. 23.00 Le età di Lulù (Drammatico, 1990) con Francesca Neri. Regia di Bigas Luna. Iris 21.00 Mickey occhi blu (Commedia, 1999) con Hugh Grant, James Caan, Jeanne Tripplehorn. Regia di Kelly Makin. 23.05 Disastro A Hollywood (Commedia, 2008) con Robert De Niro, Sean Penn. Regia di Barry Levinson. 21 Omnibus (Dir.) Coffee Break. Condotto da Flavia Fratello (Dir.) L’aria d’Estate. Condotto da Andrea Pancani (Dir.) TG La7 TG La7 Cronache. Condotto da Bianca Caterina Bizzarri Countdown - Dimensione zero (Fantascienza, 1980) con Martin Sheen, Kirk Douglas, Katharine Ross. Regia di Don Taylor. Sfera Joséphine, ange gardien “Il prezzo della bellezza” con Mimie Mathy A cena da me - Come Dine With Me TG La7 Nuova edizione In Onda “Prima puntata”. Condotto da David Parenzo e Tommaso Labate (Dir.) Suspect - Presunto colpevole (Thriller, 1987) con Joe Mantegna, Dennis Quaid, Cher. Regia di Peter Yates. Cronisti d’assalto (Drammatico, 1994) con Michael Keaton, Robert Duvall, Glenn Close. Regia di Ron Howard. TG La7 In Onda. Condotto da David Parenzo e Tommaso Labate (Repl.) CLASS TV Class Cnbc (Canale 507 di Sky) 15.00 Linea Mercati Wall Street 17.00 Alert Mercati 18.00 Report - Il TG della Finanza 22.00 Linea Mercati Notte 22.30 Italia Oggi TG Class Horse (Canale 221 di Sky) 18.05 Special Class: Venaria, una eleganza reale 19.10 Highlights Furusiyya FEI Nations Cup 2016: Sopot 20.35 Special Class: Cavalleria Toscana, la nuova collezione P/E 2017 Class TV Moda (Canale 180 di Sky) 18.15 Full Fashion Designer 21.00 Breakout 22.00 Full Fashion Designer CANALI PREMIUM DIGITALE TERRESTRE Joi Action Premium Stories 20.50 Due uomini e mezzo “Siamo pari!” con Charlie Sheen 21.15 The Big Bang Theory “La corrosione dell’addio al celibato” “L’approssimazione del 2003” con Johnny Galecki 22.05 The Middle “La cotta”“La recensione” 20.10 Undercover “La notte brava di Zori” con Vladimir Penev 21.15 The Vampire Diaries “Cose che abbiamo perduto nell’incendio” con Nina Dobrev 22.05 The Originals “Nel Regno dei Morti” con Joseph Morgan 20.25 Royal Pains “Tutti pazzi per Ray!” con Mark Feuerstein 21.15 Prima tv Satisfaction “Verso la ricerca psichedelica” con Stephanie Szostak 22.05 Prima tv Girlfriends’ Guide to Divorce “Regola 14: No vuol dire... no” Premium Cinema Studio Universal Premium Sport 21.15 The Resident (Drammatico, 2010) con Jeffrey Dean Morgan, Hilary Swank, Christopher Lee. Regia di Antti Jokinen. 22.55 Il ragazzo della porta accanto (Thriller, 2015) con Jennifer Lopez, Ryan Guzman, Ian Nelson. Regia di Rob Cohen. 21.15 Psyco (Giallo, 1960) con Anthony Perkins, Janet Leigh, Vera Miles. Regia di Alfred Hitchcock. 23.10 Labyrinth (Fantastico, 1986) con David Bowie, Jennifer Connelly, Toby Froud. Regia di Jim Henson. 0.55 Cinechat 18.00 18.30 19.00 19.30 20.05 21.00 Premium Sport News Premium Sport News Premium Sport News YouPremium YouPremium Calcio, Premium Calcio Classic Juventus - Paris Saint Germain 22.45 Calcio Mercato 23.20 Calcio Mercato 22 __Lunedì 27 giugno 2016__ @ commenta su www.liberoquotidiano.it A tu per tu di MATTIAS MAINIERO ::: lelettere [email protected] Le lettere via e-mail vanno inviate sottolineando nell’oggetto: “lettere“. Via posta vanno indirizzate a: Libero - viale L. Majno 42 - 20129 Milano, via fax al n. 02.999.66.264. BREXIT/1 prattutto gli avvocati. Rudi Vido e.mail Come in guerra Attenti all’ombrello europeo Caro Mainiero, lei, che s’intende d’economia molto più di chi le scrive, certamente potrà spiegarmi perché, secondo “The Sun”, il 50% dei tedeschi, che sarebbero quelli che stanno meglio nell’Ue, qui vorrebbe restare, mentre il 39% degli italiani,che sarebbero penalizzati, vorrebbe uscirne. Tedeschi e italiani due popoli sciocchi? Luigi Fassone e.mail *** Innanzitutto, dopo quello che è successo anche in Gran Bretagna, io prendere sondaggi e statistiche sul voto – referendum, Politiche o Amministrative non fa differenza – e getterei il tutto nell’immondizia. E’ giusto, in un mondo che vuole regole precise, che ogni cosa stia nel posto che le compete. In secondo luogo: “The Sun”, al di là delle percentuali imperscrutabili, scrive un’ovvietà, che in tanti negano. La Germania ha un’economia forte e i tedeschi, che di solito hanno un’alta concezione di se stessi (pensi alla Merkel), sono convinti di dare all’Europa più di quanto l’Europa dia loro, convintissimi che gli europei del Sud (italiani e greci in particolare) non meritino il loro appoggio e arciconvinti che l’Europa debba essere a loro immagine e somiglianza (più di quanto non lo sia già). In breve: insoddisfatti di questa Unione, in gran parte non la digeriscono. Viceversa, gli italiani sanno dei loro guai, il debito pubblico, la disoccupazione, qualche banca non proprio solidissima eccetera eccetera. E dunque, opportunisticamente, vedono nell’Europa un ombrello protettivo o un paracadute, la qual cosa porta la maggioranza a dire: sto in Europa, ci resto e voglio cambiarla dall’interno. Vogliono, a modo loro, un ombrello su misura, possibilmente all’ultima moda e in tinta con il soprabito, dimenticando che l’Europa è questa, che altre non ce ne sono e che modificare un organismo geneticamente bacato è opera impossibile. Sanno, gli italiani, di essere in un vicolo cieco e che l’unica cosa da fare sarebbe una precipitosa retromarcia, però troppo complicata e onerosa per i nostri gusti. E allora insistono consolandosi con l’ombrello. Lei ricorda, caro Fassone, l’ombrello di Altan? [Reuters] [email protected] segui la rubrica anche su www. Anche stavolta gli inglesi ci salvano dalla terza guerra mondiale. Anche se economica è pur sempre guerra, sicuramente non meno violenta. Come ci insegna la storia, i tedeschi sono destinati a perdere tutte le guerre. Noi italiani ci metteremo alla finestra per vedere chi sarà il vincitore e saremo pronti a salire sul carro. BREXIT/5 Non succederà nulla Con chiarezza,di montanelliana memoria, il direttore Vittorio Feltri fa il punto su Brexit: «Lezione inglese di democrazia», Regina compresa, il voto è sacro! Questo, in sintesi. E c’è poco da aggiungere. Forse una sola osservazione, detta con invidia: hanno avuto come Re, tale Enrico VIII. Ed è tutto dire! Dalla vicenda Brexit emergono tre motivi di riflessione. Il primo è che l’Unione Europea poggia ancora sul nulla. Il secondo è che gli inglesi mai sarebbero diventati europei a pieno titolo: loro sono sempre quellidella sterlina,del circolare a sinistra e della regima. Il terzo è che i mercati finanziari sono di una codardia immensa e irresponsabile. Bruciano miliardi di ricchezza a ogni stormir di fronda per buggerare i malcapitati che abboccano. L'Inghilterra uscirà dalla Ue col tempo, non subito, e non succederà assolutamente nulla.Basterà tenere i nervisaldi. Tutti, anche i governi. Bisogna però approfittare dell'occasione per costruire finalmente una Ue vera: come gli Usa. Adesso, senza la Gran Bretagna, si può. Alessandro Giusti e.mail Gianfranco Belisari Milano Michele Ostan e.mail BREXIT/2 Lezione di democrazia BREXIT/3 BREXIT/6 Ci voleva un segnale Non c’è da esultare Ha ragione il Direttore Vittorio Feltri: ci voleva un segnale a Bruxelles e ad Angela Merkel. L’euroburocrazia ha fatto tantidanni,soprattutto a certi Paesi come Grecia e Italia. Non c’è più lo spirito fondativo dei Carlo Azeglio Ciampi, Kohl e Duisenberg. C’è un dirigismo elitario di questi burocrati alla Juncker e Schultz che ha portato alla gente solo imposizioni e sacrifici. Vediamo se inizierà ora un effetto domino negli altri Paesi. Rimarrà solo Juncker a difendere il forte (vuoto) di Bruxelles. Scusate, ma sembra che siate un po’ tutti fuori di testa. Esultate per la Brexit come se fosse l’inizio di una nuova era.Intanto la Borsa italiana ha perso il 12 per cento contro il 6 per cento degli altri Paesi. Questo non vi dice nulla? Ma è solo l’inizio. Si può parlare male della Unione Europea ma cosa conterebbe il nostro paese in un contesto internazionale con un debito mostruoso, una denatalità crescente, un peso fiscale tale da scoraggiare qualsiasi investitore, una illegalità diffusa, un sistema giustizia lento ed inefficiente, una immigrazione incontrollata grazie anche ai ponti di bergogliana memoria e non solo? Filippo Molteni Como BREXIT/4 Carlo Mancini e.mail Divorzio non consensuale Secondo Juncker il divorzio tra Europa e Inghilterra non sarà consensuale. Il solito divorzio in cui ci rimetteranno i figli, nel caso specifico i cittadinieuropei, e ci guadagneranno so- EUROPA/1 Complimenti ai nostri parlamentari in Italia e a Bruxelles. DIRETTORE RESPONSABILE Pietro Senaldi VICE DIRETTORI Massimo de’ Manzoni (vicario) Franco Bechis - Fausto Carioti DIRETTORE GENERALE Stefano Cecchetti REDAZIONE MILANO e AMMINISTRAZIONE Viale L. Majno, 42 - 20129 Telefono: 02.999.666 - Fax: 999.66.264 iniziativa del 2013 di indire referendum per uscire dalla Ue con la certezza che non sarebbe successo nulla. Ha danneggiato sé ma soprattutto la Gran Bretagna. In realtà tutto non sarebbe perduto se il Parlamento inglese non confermasse il voto vista la sostanziale parità dei sì e dei no e soprattutto le conseguenze dell’uscita dall’Unione Europea. Mi sembra che in questo caso il Parlamento inglese avrebbe la libertà e il dovere di fare una scelta responsabile per il bene del Paese. Federico Garberoglio e.mail EUROPA/2 Roberto Nuara e.mail Il futuro dell’Italia L'Inghilterra ha votato. Ma non mi sembra affatto una democrazia anti regole dell’Unione Europea. Bensì, un interesse nazionale anti-Europa. Se fa effetto domino, l’Italia non reggerà, a meno che non si genufletterà alla Germania di Angela Merkel. GRAN BRETAGNA/2 Referendum: regole da rivedere Il referendum della Gran Bretagna per uscire dall’Unione Europea è risultato essere per il 52 per cento favorevole ai sì contro il 48 per cento favorevole aino. Questi dati fanno riflettere nel senso che le percentuali in analisi lata fanno capire che metà del popolo della Gran Bretagna è per l’uscita dall’Unione Europea e metà del popolo è per il rimanere. Io inviterei i responsabili statali a rivedere la formulazione del referendum nel senso di dare vincita al 65 per cento (equivalente al terzo della popolazione); nel qual caso la vincita è certa e non dà adito a dubbio ripensamento. Gianfranco Pesci Urbisaglia (Macerata) EUROPA/3 Una camicia di forza Quello di affrancarsi, con il referendum per uscire dall’Unione Europea, da vincoli soffocanti e mal concepiti, partoriti da burocrati europei non eletti, è stata la cosa più saggia che gli inglesi potessero fare per evitare di essere ingabbiati come gli altri. Si è trattato di un voto assai sofferto e partecipato, che ha aperto una breccia nei muri della prigione, a vantaggio anche degli altri europei. Gli inglesi hanno deciso di non rinunciare alla propria sovranità e di poter restare artefici del proprio destino, anziché consegnarlo nelle mani di finanzierie banchieri.La Comunità Europea si è trasformata in una camicia di forza per i cittadini, il cui status sempre di più si avvicina a quello di sudditi. Francesco Cillo Cervinara (Avellino) FINI Il fantasma ha parlato Gianfranco Fini, indignato per il commento di Giorgia Meloni sul referendum della Gran Bretagna per uscire dall’Unione Europea, attacca «la notte fonda della destra europeista». Il fantasma ha parlato! Ugo Mazzoni Forlì Omar Valentini Salò (Brescia) SAVIANO Sproloqui radical-chic GRAN BRETAGNA/1 Cameron ha fatto tutto da solo Che bella gara DIRETTORE Vittorio Feltri Non si sono accorti che, per la prima volta nella storia umana, la guerra in Europa non sarà più combattuta frontalmente, armi in pugno. Ora i nemici ce liportiamo in casa, limanteniamo e li corteggiamo fino a quando non saranno così numerosi e potenti da abbatterci come conigli di batteria. Posso fare una domanda banale? I Vip europei fanno a gara a chi è più cretino? Mi sembra che il Premier inglese David Cameron abbia fatto tutto da solo con la sua Libero ha pubblicato alcune fotine di personaggi, ciascuno dei quali diceva la sua sulla Brexit. Fra gli altri, lo scrittore Roberto Saviano, che ha di- REDAZIONE ROMA Via Trinità dei Pellegrini, 12 - 00186 Telefono: 06.999.333 - Fax: 06.999.33.443 EDITORIALE LIBERO S.r.l. SEDE LEGALE: Viale Luigi Majno, 42 - 20129 Milano DISTRIBUTORE PER L’ITALIA E L’ESTERO PRESS-DI Distribuzione Stampa e Multimedia Srl STAMPA LITOSUD SRL - Via Aldo Moro 2- Pessano con Bornago (MI) LITOSUD SRL - Via Carlo Pesenti 130 - Roma L’UNIONE SARDA S.p.A. Centro stampa - Via Omodeo, 5 - 09030 Elmas (CA) S.t.s. S.p.A. - Strada V zona industriale, 35 - Catania CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE PRESIDENTE: Arnaldo Rossi CONSIGLIERI: Claudio Santini - Stefano Cecchetti TESTATA: Opinioni nuove - Libero Quotidiano Contributi diretti legge 7 agosto 1990 n. 250 nº 176 anno LI Registrazione nº 8/64 del 22/12/1964 - Tribunale di Bolzano CERTIFICATO N. 8166 DEL 06/04/2016 ISSN 1591-0423 La tiratura di lunedì 27 giugno 2016 è di 101.604 copie 23 __Lunedì 27 giugno 2016__ @ commenta su www.liberoquotidiano.it Su Vi invitiamo a scrivere lettere brevi. La redazione si riserva il diritto di tagliare o sintetizzare i testi. Posta prioritaria DI MARIO GIORDANO Crollerà l’Ue di lorsignori, non il nostro portafogli stati più deboli?... E allora le grida all’attenzione al voto inglese era solo un allarme giustappunto creato? Ci dica il suo parere. Angelo Trotta - via mail *** Caro Giordano, la Brexit ha provocato in tutto il mondo il timore che le economie potessero crollare portando al dissesto gli Stati più deboli. Infatti il deprezzamento della sterlina fa preoccupare particolarmente quei Paesi produttori che da sempre intrattengono rapporti commerciali con l’Inghilterra. Una cosa che però non capisco è l’andamento borsistico che in Italia ha sfiorato -13%, in Spagna -12%, in Francia -7/8% e, cosa strana quella di Londra al - 3,5%. Non è che i soliti speculatori, quelliche gridavano alsicuro sfascio economico, hanno subito fatto affari sulla pelle degli chiarato: «Ha vinto il popolo che nel 1938 acclamava Hitler». La frase è edificante per quanto concerne il personaggio. Saviano è oramai stato cooptato nel club dei radical chic e, da quell’ammucchiata, sproloquia dando prova di arroganza e di disprezzo per quelpopolo che in Gran Bretagna, con quel voto, ha semplicemente espresso la sua volontà, com’è nel suo diritto e secondo democrazia. Il mio parere lo sto dicendo da giorni, caro Trotta. Certo che si è creato un allarmismo eccessivo: le sanzioni economiche alla Russia, per dire, stanno provocando alle imprese italiane danni assai superiori a quelle dell'uscita della Gran Bretagna dall’Ue. Eppure vengono varate e rinnovate nel silenzio generale, mentre sulla Brexit si spendono fiumi di lacrime. Davvero un’esagerazione che non coinvolge solo l’economia. Da venerdì, per esempio, continuo a sentire grida di dolore sull’Inghilterra perduta, «quello che non avremo più», leggo articoli che danno l’addio ai Beatles come se da ora in avanti fosse vietato ascoltare Yellow Submarine, cerimonie di congedo dalle vacanze a Londra e al British Museum come se sulla Manica fosse stato tira- a somiglianza del suo amico Berlusconi. re che il mondo si trasformi presto in una polveriera. Antonio Filippo e.mail Ambrogio Pezzoni Legnano (Milano) FINANZA RAGGI Speculatori liberi di far male Gloriana Bertoni Roma PUTIN Il capro espiatorio Qualcuno afferma che la Brexit sia stata finanziata segretamente da Vladimir Putin, che ovviamente si fatto quattro risate. E noi, più modestamente, ridiamo a ruota, ma ci chiediamo perchè quando le cose vanno male,spesso a cause di scelte scriteriate, è sempre colpa diqualche anima nera che trama contro il bene. E così il presidentone russo si ritrova a rappresentare il male, to su il filo spinato. Ieri sulla Stampa lo scrittore Antonio Scurati descriveva con questi toni il futuro della Gran Bretagna senza Ue: «Tornerà a essere uno scoglio popolato da guerrieri feroci?». Ma certo, come no: torneranno i Celti e i Vichinghi, re Carataco e la terribile Budicca regina della guerra, come avevamo fatto a non pensarci prima? È stato diffuso un panico tale che la gente mi ferma e mi chiede: e adesso come faremo ad andare in Inghilterra? Semplice, rispondo: come prima. C’è qualcuno che ha difficoltà ad andare in Svizzera, tanto per fare un esempio? E la Svizzera è forse nell’Unione europea? Anche dal punto di vista economico, caro Angelo, vedrà che passata la solita buriana finanziaria che brucia carta, più che soldi, tutto tornerà come prima. Anzi, forse meglio di prima come alcuni avveduti hanno già anticipato, dal gran capo di Intesa Carlo Messina al gran capo di Mediolanum Ennio Doris. L’unica cosa che davvero crollerà non saranno le nostre finanze: sarà l’Ue di lorsignori. E anche questa, mi creda, non è per nulla una brutta notizia. Le lacrime di Virginia Le Borse crollano, ma in modo differente! La Borse di Londra, “responsabile” della Brexit, ha fatto registrare un -3,15%, Milano invece ha chiuso con un -12,48%. Se pensiamo che in occasione dell’undici settembre 2001 e dell’attentato alle Torri Gemelle Milano registrò un -7,57%, significa una sola cosa, e cioè che nulla è stato fatto in questi quindici anniper arginare gli speculatori,e cioè coloro che spadroneggiano sempre di più contro gli Stati deboli, ma, soprattutto, contro i loro popoli impotenti che vengono presi a schiaffoni. Non so come, ma necessita mettere insieme una coalizione mondiale che ponga un freno, con le buone o (sottolineo) con le cattive, all’arroganza e spregiudicatezza degli speculatori,se si vuole impedi- Il sindaco di Roma Virginia Raggi, nell’affacciarsi al balcone del Campidoglio,è scoppiata in lacrime. Tutto questo dopo aver consultato i libri contabili della Capitale d’Italia. Elio Cataldo e.mail ROMA nitari del palazzo nelle fogne. L’operatore mi assicurò che si trattava di guasto da riparare con urgenza e che presto avrebbero provveduto. Però, in via A. Mammucari, dove c’è la palazzina con il tubo fognario rotto, non si è vista anima viva. NORD: Nubi sparse con qualche occasionale rovescio su Val Padana e settori alpini, più asciutto su Liguria e Piemonte. Temperature in calo. Mari calmi o poco mossi. CENTRO: Sole ovunque con pochi disturbi pomeridiani sulle zone interne appenniniche. Temperature in flessione. Mari generalmente calmi o poco mossi. SUD: Sereno su tutte le regioni, salvo qualche possibile fenomeno diurno su Gargano e rilievi. Temperature senza grosse variazioni. Mari calmi o poco mossi. NORD: Al nord ovest nubi sparse con ampie schiarite sulle pianure lombardo piemontesi, coperto con pioggia debole altrove. Al nord est coperto con pioggia debole sulle Dolomiti, nubi sparse altrove. CENTRO: Sul Tirreno sereno sui litorali, nubi sparse con ampie schiarite sulla capitale e sulle pianure toscane. Sull'Adriatico sereno sui litorali, nubi sparse con ampie schiarite altrove. SUD: Sul Tirreno nubi sparse con ampie schiarite sulla dorsale calabra, sereno altrove. Sull'Adriatico nubi sparse con ampie schiarite sul litorale adriatico, sereno sul litorale. Renato Pierri e.mail SOLIDARIETA’ Una semplice verità La migliore solidarietà è praticata da chi esige da sé stesso e non pretende dagli altri. Gianfranco Nìbale e.mail Telefonate inutili Si guasta qualcosa, si rompe un tubo dell’acqua, qualsiasi cosa nelle case di edilizia popolare a Roma? Semplice. Basta fare una segnalazione al call center del Comune di Roma Servizio Manutenzione, e ti risolvono il problema in men che non si dica. Infatti, io ho telefonato circa tre mesi fa e ho segnalato la rottura di un tubo che porta i liquami dai sa- ESTATE Moda o masochismo? È arrivato il caldo dell’estate. Non capisco le signore che si vestono di veli e poi imprigionano i piedi in stivaletti chiusi, ad altezza polpaccio. Moda, o masochismo? Carlo Chievolti e.mail NORD: Tempo in netto miglioramento con cieli in prevalenza sereni su tutte le regioni. Maggiore nuvolosità, alternata ad ampie schiarite, su Piemonte, Lombardia e Liguria. CENTRO: L’alta pressione continua ad interessare tutte le regioni garantendo una giornata con cieli sereni o poco nuvolosi. Temperature in lieve aumento. Mari calmi o poco mossi. SUD: Ancora una giornata con cieli sereni su tutte le regioni meridionali. Possibili velature su interne e rilievi. Temperature in aumento. Mari generalmente calmi o poco mossi. Temperature previste oggi PUBBLICITÀ NAZIONALE Direzione Generale: Via Monte Rosa, 91 - 20149 Milano Tel. 02.3022 1/3837/3820 - Fax 02.30223214 e-mail: [email protected] Per le filiali di competenza territoriale: www. system24. ilsole24ore.com PUBBLICITÀ LOCALE Viale Milanofiori Strada 3, Palazzo B10 20090 Assago (Milano) Tel. 02. 57577.605/640 - [email protected] PUBBLICITÀ ONLINE Via Monte Rosa, 91 - 20149 Milano Tel. 02 30223003 - Fax 02 30223058 e-mail: [email protected] www. websystem. ilsole24ore . com Abbonamenti nazionali ● 12 mesi: 7 giorni ● 6 mesi: 7 giorni ● 3 mesi: 7 giorni ● 12 mesi: 6 giorni ● 6 mesi: 6 giorni ● 3 mesi: 6 giorni ● 12 mesi: 5 giorni ● 6 mesi: 5 giorni ● 3 mesi: 5 giorni .....................................€ 330 .....................................€ 175 .....................................€ 95 .....................................€ 290 .....................................€ 155 .....................................€ 85 .....................................€ 250 .....................................€ 130 .....................................€ 70 Il versamento dovrà essere intestato a: Editoriale Libero S.r.l. 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