Redemptionis Sacramentum
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Redemptionis Sacramentum
CONFERENZA DEI VESCOVI SVIZZERI MESSAGGIO DEI VESCOVI SVIZZERI A PROPOSITO DELL’ISTRUZIONE “REDEMPTIONIS SACRAMENTUM” Gennaio 2005 Messaggio dei Vescovi svizzeri a proposito dell’Istruzione “Redemptionis Sacramentum” Cari Confratelli nel sacerdozio e nel diaconato, Care e cari assistenti pastorali, Cari fratelli e sorelle al servizio della liturgia, Curare e promuovere la liturgia come celebrazione della nostra fede è da sempre una delle preoccupazioni costanti di noi vescovi svizzeri. Nell’esecuzione di questo compito nelle vostre parrocchie e comunità, voi tutti, in modo diverso, portate una grande responsabilità: ve ne siamo profondamente grati. Nel vostro lavoro pastorale, l'energia ed il tempo che investite per la vita liturgica è ben impiegato poiché – come giustamente ha ricordato il Concilio Vaticano II – la liturgia è il culmine e la fonte di ogni attività ecclesiale (cf Costituzione sulla liturgia “Sacrosanctum Concilium”, n. l0). Il settore della liturgia è estremamente delicato e sovente causa di vari conflitti e opinioni diverse. Questo a motivo degli alti valori teologici della celebrazione e della sua dimensione spirituale che coinvolgono profondamente la vita di fede dei partecipanti. Inoltre, proprio nella celebrazione, i suoi responsabili, ma anche gli stessi fedeli, aprono il loro cuore a Dio e ai fratelli. Così nella liturgia si manifesta al massimo l'identificazione dei singoli con la Chiesa, con l'intero popolo di Dio. La liturgia investe talmente l’essere umano nella sua globalità, spirito, cuore e corpo, da esigere da noi tutti una grande attenzione. l. L'Istruzione “Redemptionis Sacramentum” La Congregazione per il Culto divino e per la Disciplina dei sacramenti, in data 25 marzo 2004, ha emanato l'Istruzione “Redemptionis Sacramentum” che, come indica il titolo, tratta “di alcune questioni riguardanti la disciplina del sacramento dell’Eucaristia” e, come precisa nel suo sottotitolo, mira a correggere una serie di abusi e a stimolare il rispetto integrale delle norme liturgiche. Il documento della Sede apostolica era stato annunciato da Papa Giovanni Paolo II nell’Enciclica “Ecclesia de Eucharistia” (17 aprile 2003): i due documenti sono perciò da leggere in parallelo. Occorre pure prestare attenzione alla Lettera apostolica “Mane nobiscum Domine” pubblicata da Giovanni Paolo II il 7 ottobre 2004 inaugurando l’“Anno dell’Eucaristia”. L'istruzione “Redemptionis Sacramentum” intende servire alla vita liturgica della Chiesa e soprattutto alla celebrazione dell’Eucaristia. Vuole conservare la celebrazione dell'Eucaristia come è stata istituita dal Signore Gesù Cristo, nella fedeltà alla tradizione ecclesiale e mirando all'unità del rito romano. L’Istruzione richiama le prescrizioni atte a conservare dignità e bellezza alla celebrazione. Su questo sfondo, l'Istruzione accenna ad una serie di “abusi” di differente gravità, concernenti in primo luogo la presidenza dell'Eucaristia e la sua celebrazione, rendendo attenti i fedeli e soprattutto i vescovi ed i presbiteri a correggere infelici evoluzioni. L'Istruzione ha suscitato reazioni diverse: in alcuni ambienti ecclesiali è stata salutata positivamente a motivo della sua chiarezza; molti l'hanno accolta con riserva; in altri, il carattere fortemente disciplinare del documento ha suscitato timori per il futuro della prassi liturgica nelle nostre diocesi. Non è neppure da sottovalutare l'impatto ecumenico del documento. Certamente il tono delle prescrizioni non è di tipo poetico; l’elencazione potrà sembrare arida, scostante. Le regole, tuttavia, richiamate dall’istanza romana, sono mosse dalla sapienza, che viene dalla teologia e dalla spiritualità liturgica. Il Presidio della Conferenza dei Vescovi Svizzeri, subito dopo la pubblicazione dell'Istruzione, ha preso delle iniziative per uno studio equilibrato del documento. Essa ha sottolineato la necessità di valutare i nostri modi di vivere la liturgia, e in particolare la celebrazione dell’Eucaristia, nel nostro specifico contesto culturale ed ecclesiale. Con questo loro messaggio, i vescovi svizzeri vogliono aprire un dialogo che proseguirà durante questo “Anno dell’Eucaristia”, dedicato pure alle vocazioni sacerdotali. 2. La liturgia nel nostro Paese a quarant’anni dalla Costituzione liturgica del Concilio Vaticano II: un bilancio positivo Durante i decenni antecedenti, la riforma si era occupata di teologia, storia e prassi della liturgia e aveva trovato solide basi in alcune riforme parziali. Perciò venne accolta quasi generalmente bene. Anche nelle diocesi svizzere si cominciò subito con impegno a lavorare in questa direzione. La nostra vita liturgica attuale è segnata da questo lavoro, e siamo lieti di constatare che gli scopi maggiori sono stati raggiunti. - - Oltre quarant’anni fa, il 4 dicembre 1963 veniva promulgata dal Concilio Vaticano II la Costituzione sulla sacra liturgia “Sacrosanctum Concilium”. Era il primo testo conciliare e intendeva avviare in profondità una riforma della liturgia. Non si limitava però alla sola liturgia, ma investiva la Chiesa tutta: la sua fede e il suo agire nel mondo di oggi. Bisogna pienamente assentire con Giovanni Paolo Il quando, 25 anni dopo, parlava della liturgia rinnovata come “del frutto più visibile di tutta l'azione conciliare” (“Vigesimus quintus annus” del 4 dicembre 1988, n. 12). - - Gran parte dei fedeli ha compreso che, in primo luogo, la celebrazione non è questione rubricale, bensì possiede un forte fondamento teologico. Sulla base del Concilio, sottolineiamo alcuni aspetti principali: la liturgia è la celebrazione del mistero pasquale della passione, morte, risurrezione gloriosa del Signore Gesù Cristo; è il dialogo vivente tra Dio e gli uomini; è il luogo dell’incontro nel tempo fra Gesù Cristo e la sua comunità, nella forza dello Spirito Santo. La liturgia è riconosciuta culmine e fonte di tutta la vita ecclesiale; ad essa sono collegate tutte le altre attività: vi attingono forza e rinnovamento continuo. Perciò la liturgia è il luogo ove i fedeli attingono il nutrimento per la loro vita spirituale. Oggi, in ogni celebrazione, è del tutto naturale la piena, cosciente e attiva partecipazione dei fedeli. Ogni liturgia è celebrazione della Chiesa. Questo carattere si realizza concretamente nelle nostre celebrazioni parrocchiali e dove è preso seriamente in considerazione. Si deve pure sottolineare la felice esperienza ormai generalizzata che i servizi liturgici vengono ordinatamente compiuti sia da ministri che da laici volontari. - - - Sovente i gruppi liturgici sono impegnati nella vita liturgica parrocchiale: essi preparano ed animano le celebrazioni di gruppi particolari. La Bibbia, come portatrice della rivelazione, è il fondamento del nostro essere cristiani: ha ritrovato nella liturgia il suo posto prioritario per l'annuncio della fede. I riti, accuratamente rivisti, hanno ricuperato importanti elementi che erano andati persi, come il salmo responsoriale fra le letture, l’omelia come parte integrante della liturgia o la preghiera dei fedeli. Altri elementi (ad esempio la preghiera eucaristica o la comunione durante la Messa) hanno ritrovato il loro valore e il loro pieno significato. Molti riti sono stati semplificati o riformati, in modo da facilitare la loro comprensione all'uomo d'oggi. In campo musicale sono intervenuti cambiamenti importanti: ne fanno testo i libri di canto recentemente rivisti per la Svizzera tedesca (Katholisches Gesangbuch, 1998) e per la Svizzera romanda (Chants notés de l'assemblée, 2001); per la Svizzera italiana esiste da decenni il “Lodate Dio”, ultima edizione 1985. La costruzione e l’arredamento delle chiese sono pure stati rivisti affinché la struttura dello spazio corrisponda allo sviluppo dell’azione liturgica. L'elenco dei risultati positivi della riforma della liturgia potrebbe continuare. Oltre quarant’anni fa, i Padri conciliari non potevano prevedere le forme concrete che avrebbero assunto le loro normative innovatrici; possiamo tuttavia affermare che lo sviluppo della liturgia è nella linea conciliare e, nell'insieme, è progredito bene. Ci piace sottolinearlo prima di formulare delle critiche giustificate. 3. Difficoltà attuali nella vita liturgica e specialmente nella liturgia eucaristica Quattro decenni ci separano dal Concilio, ormai entrato nella storia. Molte motivazioni e impulsi di allora si sono affievoliti o addirittura sono scomparsi; le esigenze conciliari non sono ovunque presenti allo stesso modo. Sono emersi nuovi problemi. In alcuni settori sono insorte difficoltà che pesano sulla realtà ecclesiale e particolarmente su quella liturgica. Le ragioni sono molte e differenziate. Ci limitiamo a richiamare alcuni fattori da considerare. - - - - L'immagine della Chiesa e del mondo presupposta dal Concilio ha subito e subisce ancora pesanti modifiche. Chiaramente i cambiamenti ecclesiali, culturali e sociologici influenzano anche la liturgia e soprattutto la celebrazione dell’Eucaristia. La relazione del credente con la liturgia è cambiata sia nella frequenza e nella regolarità della partecipazione all’Eucaristia sia nella disposizione e capacità di partecipare con la preghiera, il canto, i gesti e gli atteggiamenti. Nuove sensibilità sono cresciute all'interno della Chiesa, come pure in nuovi gruppi ecclesiali. Questi introducono talvolta nell’Eucaristia o in altre celebrazioni liturgiche forme ed elementi arbitrari che possono provocare qualche interrogativo. Dalla valorizzazione dell’apostolato dei laici da parte del Concilio Vaticano II è conseguita la creazione di nuovi ministeri assunti dai laici. Questo è avvenuto in maniera ufficiale in parecchie diocesi e altre regioni. Ma il modo con cui i laici possono assumere una funzione nella celebrazione dell’Eucaristia non è sempre chiaro né definito da una riflessione teologica appropriata. - - È stata nuovamente accentuata la responsabilità del singolo cristiano nella Chiesa e nella società e dunque anche nella liturgia; ma è sovente mancata una preparazione efficace delle persone come pure un adeguato accompagnamento. Così si sono prodotte discrepanze tra le forme della vita ecclesiale nelle diocesi svizzere, da una parte, e in molti altri paesi e nella Chiesa universale, dall’altra. A livello di Chiesa universale dobbiamo riconoscere una certa carenza di visione comune, che appariva meglio all’epoca del Concilio. 4. Richiami importanti di “Redemptionis Sacramentum” A che livello si pongono gli impulsi della “Redemptionis Sacramentum” per la vita liturgica del nostro paese? Non dobbiamo soffermarci su dettagli marginali del documento né sulla sua formulazione talora legalista e nemmeno su una presentazione sovente negativa dei fatti. Al contrario cerchiamo come l'Istruzione può e deve dare uno slancio per illuminare criticamente la nostra prassi liturgica e aiutarci a trovare i necessari miglioramenti. Accenniamo ad alcuni punti particolarmente significativi per la Chiesa in Svizzera. a) Liturgia come dono e compito della Chiesa La liturgia resta un dono. Essa non appartiene a nessun individuo in particolare. Riceviamo questo dono nella sua integralità: una comunità particolare non può dunque, di sua propria iniziativa modificarlo. Spetta a ciascuno, vescovo, presbitero, diacono e ministro laico impegnato nel servizio liturgico-pastorale, richiama l’Istruzione romana, interrogarsi sull’autenticità e la fedeltà del proprio agire, compiuto nel nome di Cristo e della Chiesa, nella celebrazione della liturgia. Questo dono rappresenta un grande compito. Le diverse comunità devono appropriarsene. Questo implica talora una certa diversità, ma ogni volta è sempre l’unico e medesimo mistero della fede che viene celebrato come Cristo l’ha istituito. In ogni celebrazione particolare, infatti, la Chiesa nel suo insieme e tutti i suoi membri devono poter riconoscere il mistero che il Signore ha loro affidato. Le celebrazioni nella loro specificità manifestano ogni volta che il dono unico trasmesso attraverso gli Apostoli è ricevuto e vissuto fino agli estremi confini della terra. b) Liturgia come fatto rituale Fondamentale per la comprensione e l'esecuzione della liturgia è rendersi conto che si tratta di fatto rituale. Negli ultimi anni, e non solo nella vita liturgica, il concetto di rituale è stato giustamente compreso in modo nuovo. Si può parlare di rituale soltanto quando esso si ripercuote positivamente nel cuore dei partecipanti e quando si ripete nel tempo, nelle sue azioni essenziali ma pure nei singoli elementi. Se, di volta in volta, riti e rituale liturgico mutano nella loro forma, vengono privati della loro forza. La liturgia necessita di costanza e di ripetizione e può perdurare nel tempo a condizione di raggiungere, nel senso migliore, un certo livello nella parola, nel canto e nei riti. Questo aspetto sottolinea che la celebrazione in quanto azione della comunità esige una certa oggettività. Solo così può crescere la familiarità dei fedeli con la liturgia, necessaria affinché essi possano sempre meglio accostarsi ai santi misteri e imparare a viverli. Si domanda ai ministri presidenti e all’assemblea partecipante di sentirsi coinvolti nei misteri celebrati. Per essere presenti si esige di prepararsi per tempo con la preghiera, con lo studio e la meditazione dei testi sia biblici che liturgici. Spesso i diversi attori della celebrazione – preti, lettori, sagrestani, coristi, musicanti, ministranti – ritengono di aver soddisfatto le esigenze della liturgia quando l’hanno preparata materialmente. Ma questo è insufficiente. Concentrarsi solo sullo svolgimento della liturgia non basta. E’ indispensabile lasciarsi penetrare dall’azione liturgica. Anche un eccessivo carattere catechetico e pedagogico della liturgia è nocivo. I riti con la loro nobile semplicità parlano da sé. c) Significato e giustificazione degli ordinamenti liturgici Le norme non sono un ostacolo alla celebrazione in spirito e verità; al contrario permettono che essa si sviluppi armoniosamente. Esse introducono ad un simbolismo che evidenzia il mistero della passione, morte e risurrezione di Cristo e aiutano ad accogliere pienamente, nei gesti, negli atteggiamenti, nelle parole, nella musica e nei canti, la manifestazione del Signore della gloria. Le norme sono al servizio della ritualità specificatamente cristiana e pertanto ci indicano come agire per celebrare da cristiani. L'Istruzione ripete e insiste sull'uso dei libri liturgici ufficiali. Bisogna richiamarne il significato profondo. I libri liturgici favoriscono e assicurano l'unità delle persone che, di generazione in generazione, riconoscono Dio e lo venerano nella liturgia. In questo modo cresce la tradizione comunitaria, al cui interno sussiste la continuità nella fede. Questo elemento fondante non richiede una rigida fissazione, permette invece un adattamento alle persone nel loro tempo. Per questo non si possono trascurare i libri liturgici garanti di tale tradizione. I libri liturgici testimoniano l’esperienza di Dio attraverso i segni e i simboli, i testi e i canti della liturgia. Possiamo vivere questa esperienza in differenti luoghi. Così si mantiene una tradizione che ha conservato la fede nella sua integrità. I libri liturgici testimoniano e assicurano l'unità delle singole comunità con la diocesi (Chiesa particolare) e con la Chiesa universale. In particolare è irrinunciabile l'unità con la Chiesa di Roma. Questa unità permette e conosce pluralità di forme, che variano secondo i popoli e le culture senza tuttavia nuocere all’unità del rito romano. Questa unità si riconosce oggi nella molteplicità delle lingue locali. Non si deve dimenticare che l’uso dei libri ufficiali assicura una certa qualità della preghiera comune e facilita il compito del presidente e degli altri collaboratori liturgici che non devono provvedere ogni volta ai diversi elementi della celebrazione. Questo non impedisce tuttavia di adattare la liturgia alle circostanze di tempo e di luogo. Osservare i riti come previsti garantisce che le celebrazioni particolari corrispondano alla fede della Chiesa. Utilizzando i testi offerti e prescritti si rimane nell'unità della fede della Chiesa cattolica. Già la Chiesa antica riconosceva la norma “lex orandi lex credendi” e cioè che il modo e il contenuto della preghiera rappresentano le norme e il contenuto della fede cristiana. Perciò, proprio nella preghiera liturgica, la Chiesa esprime con una formulazione adeguata la propria natura e la propria fede. Da qui l’esigenza della Chiesa cattolica che le celebrazioni corrispondano alle forme da lei approvate. Infine, i libri liturgici sottolineano l'aspetto celebrativo caratterizzato da segni e simboli. La loro struttura e familiarità, soprattutto per quanto concerne la lettura della Sacra Scrittura, contribuisce a comprendere la liturgia come una celebrazione che va oltre il quotidiano in cui Dio e l'uomo si incontrano. Come del resto avviene nella vita sociale, sono indispensabili forme visibili e strutture corrispondenti. La fedeltà alle nome non significa formalismo o rigidità. L’Istruzione romana sottolinea come “un largo spazio è lasciato alla libertà di adattamento conveniente, fondata sul principio che ogni celebrazione dev’essere adattata ai bisogni dei partecipanti, come pure alla loro capacità, preparazione interiore e genialità propria” (n. 39). Questo significa: conoscenza di tradizione ecclesiale costituiva delle grandi preghiere eucaristiche, dei cicli delle letture, dei diversi calendari, dell’ordinamento dei gesti, della ricchezza dei segni e dei simboli, dei riti specifici, delle tradizioni musicali e così via. E dunque anche dell’esigenza di una robusta formazione liturgica. Tuttavia, più ancora che di formazione, bisogna parlare di un’autentica preoccupazione di vita spirituale innestata sulla celebrazione dei sacramenti, in modo particolare dell’Eucaristia. 5. Appello dei Vescovi svizzeri per una nuova valorizzazione della liturgia Nell'attuale situazione, vogliamo trarre alcune conseguenze prioritarie per le nostre diocesi. Vogliate accettare le nostre richieste e accentuazioni con spirito costruttivo affinché gli sforzi comuni portino nuovi frutti per la nostra vita liturgica. a) Osservanza delle disposizioni liturgiche Vi preghiamo vivamente di rispettare le disposizioni liturgiche riportate principalmente nei libri liturgici, in particolare nel messale e nel relativo lezionario. Le regole liturgiche attuali non sono più un complesso rubricale a sé stante: normalmente si tratta di indicazioni motivate al servizio di una celebrazione appropriata della liturgia. Se talora vengono avanzate critiche giustificate a queste fonti primarie delle nostre celebrazioni, se il linguaggio delle preghiere è a volte inusuale, noi vescovi possiamo tuttavia assicurarvi che, nei limiti delle nostre possibilità, siamo preoccupati di apportare dei miglioramenti, affinché la liturgia possa esplicare ancora meglio tutta la sua forza. b) Uso delle preghiere presidenziali Vi preghiamo ancora vivamente di usare nelle celebrazioni le preghiere presidenziali previste dai libri liturgici e di escludere l'uso di testi di preghiera composti privatamente. Questo vale soprattutto per le preghiere eucaristiche: sia in italiano che in tedesco e in francese esiste la possibilità di scegliere tra ben tredici formulari approvati e adatti alle diverse situazioni. Vale anche per le altre grandi preghiere di lode e d’azione di grazie, come per esempio la benedizione e le invocazioni sull’acqua battesimale, la benedizione degli sposi e altre preghiere di questo genere, le preghiere presidenziali per le solennità, feste e tempi forti, le benedizioni solenni… Per quanto concerne le messe feriali, il messale propone un numero apprezzabile di orazioni diverse. Bisogna conoscerle e usarle. Secondo l’adagio già citato “lex orandi lex credendi” le preghiere presidenziali esprimono in modo eminente la fede della Chiesa. c) Rispetto dei ruoli liturgici È importante che nella celebrazione dell'Eucaristia, ma anche negli altri atti liturgici, vengano rispettati i compiti ministe- riali ed i servizi come indicato nel messale e negli altri libri liturgici. Le competenze proprie dei presbiteri, dei diaconi, dei laici impegnati a tempo pieno nella pastorale e di altri membri della comunità devono essere rispettate in modo che risulti un'azione comune feconda, conforme alla disposizione conciliare: “Nelle celebrazioni liturgiche ciascuno, ministro o semplice fedele, svolgendo il proprio ufficio, si limiti a compiere tutto e soltanto ciò che, secondo la natura del rito e le norme liturgiche, è di sua competenza” (Costituzione conciliare “Sacrosanctum Concilium”, n. 28). d) Adattamenti individuale adeguati al posto di una liturgia La liturgia si svolge seguendo sia ciò che è prescritto dal rito sia ciò che è vissuto concretamente nell’assemblea secondo il tempo e il luogo. Quindi bisogna utilizzare con saggezza le possibilità di adattamento. I libri ufficiali lasciano ampi spazi di libertà, talvolta non usati in modo sufficiente e desiderabile. D'altra parte non è opportuno introdurre, soprattutto nell'Eucaristia, ordinamenti liturgici troppo marcati personalmente e legati ad un singolo presbitero o altri collaboratori o alla comunità stessa e impossibili da trasferire in altre parrocchie o comunità. Un soggettivismo eccessivo può nuocere alla comunione. Vi domandiamo, quindi, più che in passato, per certi luoghi almeno, una maggiore attenzione a quanto richiesto della liturgia della Chiesa. e) Assistenti pastorali e servizio liturgico Nelle nostre diocesi il servizio delle e degli assistenti pastorali è sempre più importante. Ma per queste laiche e laici che intervengono nella celebrazione eucaristica non esistono delle direttive universali nei libri liturgici che assegnino loro un ruolo preciso, come è il caso dei diaconi e degli accoliti istituiti. Sono nate così delle consuetudini. Spetta ad ogni vescovo regolare nella propria diocesi le responsabilità liturgiche che devono assumersi gli assistenti e le assistenti pastorali. Per quanto concerne la predicazione dei laici formati in teologia continueremo il dialogo con la Santa Sede. Nell’ambito delle loro responsabilità i vostri vescovi si impegnano a promuovere la migliore soluzione delle questioni liturgiche sia a livello di Chiesa universale che a livello di Chiesa svizzera. Non tutte le diocesi sono coinvolte nello stesso modo. f) Dovere della formazione liturgica continua Vi incoraggiamo a proseguire nella vostra formazione liturgica, leggendo libri e riviste specializzate; confrontandovi serenamente sul modo di celebrare, con l'aiuto di specialisti; partecipando a corsi di aggiornamento per un approfondimento spirituale della liturgia. Già il Concilio Vaticano II ha chiaramente formulato: “Ma poiché non si può sperare di ottenere questo risultato (la piena e attiva partecipazione del popolo di Dio alla liturgia) se gli stessi pastori d'anime non saranno impregnati, loro per primi, dello spirito e della forza della liturgia e se non diventeranno maestri, è assolutamente necessario dare il primo posto alla formazione liturgica del clero” (Costituzione conciliare “Sacrosanctum Concilium”, n. 14). Lavoriamo insieme con l’aiuto dei nostri Centri e Istituti di liturgia. Spetta a loro sostenervi in questo impegno e assicurare una formazione ai preti e agli altri ministri impegnati nell’animazione delle celebrazioni parrocchiali. g) La catechesi mistagogica e la formazione dei fedeli La formazione liturgica dei fedeli è il presupposto affinché venga assicurata la consapevole e piena partecipazione. Bisogna introdurre al senso dei riti più che spiegarli: è quello che la tradizione chiama “catechesi mistagogica”. Durante la celebrazione, infatti, la predicazione può partire dai testi, dai canti o dai riti stessi per condurre i fedeli il più possibile all’interno del mistero. Fuori dalla celebrazione bisogna sviluppare nei fedeli il gusto e la conoscenza della liturgia organizzando ad esempio circoli di studio o conferenze. Ne hanno particolare bisogno ed esigenza i fedeli che regolarmente assumono i compiti liturgici di lettori, coristi, animatori dei canti, musicanti, ministri e ausiliari dell’Eucaristia, ministranti e sacrestani; a maggior ragione chi è chiamato a presiedere celebrazioni della Parola, delle preghiere, della liturgia delle ore e altre celebrazioni non eucaristiche. Vi rinviamo al documento da noi pubblicato nel 2000 “Servizi liturgici affidati ai laici – linee direttive”. Questo impegno è oggi indispensabile, forse più ancora di quaranta anni fa, per raggiungere una delle mete più importanti della riforma della liturgia: l’approfondimento della vita cristiana attraverso la liturgia. Già il Concilio sottolineava che “la liturgia è la prima e indispensabile fonte dalla quale i fedeli possano attingere il genuino spirito cristiano” (Costituzione conciliare “Sacrosanctum Concilium”, n. 14). superato da atteggiamenti semplificatori, come la concelebrazione tra prete e pastore. In materia di ministeri, infatti, il consenso ancora non esiste. Siamo di fronte ad un limite, certo motivo di scandalo, che sarà superato solo quando tra le nostre Chiese si realizzerà un mutuo riconoscimento dei ministeri e dei sacramenti. Fino ad allora non vediamo come preti e pastori possano celebrare una stessa Eucaristia senza mettere in discussione la tradizione trasmessa dagli apostoli. La comunità eucaristica deve coincidere con la comunità ecclesiale. h) Le celebrazioni ecumeniche Per giungere un giorno a celebrare l’unica Eucaristia del Signore, bisogna che cattolici e protestanti abbiano la preoccupazione di ritrovarsi regolarmente insieme per la lode, l’ascolto della Parola e la comune intercessione. E’ essenziale che grazie a celebrazioni liturgiche diversificate impariamo ad ascoltare insieme gli stessi testi biblici, a cantare, a ringraziare con una sola voce e un solo cuore. Auspichiamo che si promuovano delle celebrazioni della Parola e la celebrazione, soprattutto, della liturgia delle ore. Quest’ultima apre delle prospettive ecumeniche che finora non sono state sfruttate. Altre forme liturgiche possono nascere, quali le benedizioni o celebrazioni di nuova impostazione pastorale (“Liturgie missionarie”, celebrazioni con persone lontane dalla Chiesa ecc.). Questo in attesa del giorno in cui una stessa preghiera d’azione di grazie ci permetterà di offrire lo stesso sacrificio di lode in una celebrazione comune. L’ecumenismo deve rimanere per il nostro paese una preoccupazione viva per la nostra fede cristiana. I progressi verso l’unità si scontrano con questa pietra d’inciampo che è l’Eucaristia condivisa. Questo ostacolo non può essere Per ciò che riguarda l’ospitalità eucaristica, e più precisamente l’accesso delle sorelle e dei fratelli riformati alla Comunione, si seguiranno le regole vigenti (cf. “Il Direttorio Ecumenico”, Roma, 25 novembre 1993, n. 129). Celebrare i sacramenti significa annunciare il Dio di Gesù Cristo come è rivelato dalla tradizione della Chiesa cattolica: è proclamare la fede della Chiesa; è affermare il senso del nostro battesimo e del nostro essere cristiani in questo mondo. Esistono certo altri modi per essere cristiani e di conseguenza altre forme ecclesiali e cultuali. Come non apprezzare i valori squisitamente cristiani che vengono da un patrimonio comune e che si trovano presso le nostre sorelle e i nostri fratelli di confessione cristiana diversa? Papa Giovanni Paolo II ricorda che si devono riconoscere i segni di convergenza che emergono a livello di vita sacramentale. Tuttavia “a causa delle divergenze nella fede non è ancora possibile celebrare la stessa liturgia eucaristica” (Enciclica “Ut unum sint” del 15 maggio 1995, n. 45). i) Celebrazioni della Parola In assenza del prete le celebrazioni domenicali della Parola rivestono una grande importanza nella maggior parte delle nostre Diocesi. Vi preghiamo di riconoscere a queste celebrazioni il valore che implicano e a prepararle con cura, perché permettono ai cristiani di santificare così il Giorno del Signore. Per le Diocesi della Svizzera romanda rinviamo in primo luogo al documento della Conferenza dei Vescovi “Servizi liturgici affidati ai laici – linee direttrici” (2000). Per la Svizzera tedesca auspichiamo che le direttive dei Vescovi interessati del novembre 1997 e il libro della nostra Chiesa particolare rapportato a queste direttive “Die Wort gottersfeier” (1997) siano ovunque rispettate, anche per quanto concerne le possibilità e i limiti della comunione eucaristica. j) Il lavoro per il dialogo e la concordia Infine invitiamo chi di voi è interrogato o criticato a proposito della liturgia in parrocchia ad intraprendere un dialogo aperto, sincero e caritatevole allo scopo di chiarire la situazione. La liturgia stessa implica un atteggiamento di riconciliazione per il fatto stesso che richiama la concordia e l’amore fraterno nelle nostre comunità. In caso di eventuali conflitti vogliate seguire la strada del dialogo cercando con chiarezza le soluzioni appropriate e realistiche. 6. Conclusione Noi vescovi siamo fiduciosi nella guida dello Spirito Santo. Saprà “risvegliare le acque stagnanti del nostro battesimo, appianare le discordie, donare un soffio nuovo” alle nostre celebrazioni, come recita un inno allo Spirito Santo. Abbiamo fiducia che la vita ecclesiale e la liturgia in particolare potranno crescere in mezzo a noi nonostante le numerose sfide e interrogativi. Le risposte preconfezionate non esistono. Vi incoraggiamo a proseguire nel vostro specifico ruolo e nel servizio che noi vescovi vi abbiamo affidato. Non lasciatevi scoraggiare dalle difficoltà, dai dubbi e dalle critiche. Proprio perché la liturgia costituisce il cuore della vita ecclesiale e la sorgente primaria della comunità cristiana merita ogni nostro sforzo. Non possiamo accontentarci di soluzioni abborracciate. Con questa lettera non abbiamo la pretesa di trattare esaustivamente il problema liturgico, né di trattare tutte le questioni pratiche esposte nella “Redemptionis Sacramentum”. In futuro staremo attenti allo svolgimento delle celebrazioni nelle nostre Diocesi. Vi daremo degli orientamenti complementari e delle direttive su aspetti particolari, come per esempio l’annuncio della Parola di Dio nella liturgia, specialmente nell’Eucaristia (il numero delle letture bibliche, il servizio della predicazione e le sue modalità, ecc.) o ancora il significato e la pratica della comunione. Che il nuovo slancio liturgico possa, come nuovo “movimento liturgico” che invochiamo sulla Chiesa che è in Svizzera, aiutare le comunità a vivere il mistero di Cristo oggi e a evangelizzare l’uomo d’oggi. Non v’è dubbio che per le vostre comunità così diverse questo impegno esiga risposte a problemi, valutazioni, critiche anche nel contesto della pratica liturgica abituale. Ma tutto andrà intrapreso nella mutua comprensione, nel dialogo e nella concordia fraterni. _________________________________________________ Messaggio dei Vescovi svizzeri a proposito dell’Istruzione “Redemptionis Sacramentum” (gennaio 2005) Segretariato della Conferenza dei Vescovi svizzeri Av. de Moléson 21 , cp 122, 1706 Friborgo Per ulteriori comande: Curia Vescovile, Borghetto 6, cp 5382, 6901 Lugano Tel. 091 913 89 89, fax 091 913 89 90 e-mail: [email protected]
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