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XLII (2013) n. 102 APL Associazione Professori e Cultori di Liturgia XLII ASSEMBLEA GENERALE DEI SOCI Relazione annuale Liturgia e vita spirituale In Memoria di Jean-Yves Hameline Danza e liturgia Coro e/o assemblea La mistagogia. Attialità di un'antica risorsa APL Informazioni XLII ASSEMBLEA GENERALE DEI SOCI Relazione annuale del segretario Centro diocesano di pastorale “P. G. Frassati” Località Monte Agnese – 07041 ALGHERO SS Mercoledì 28 agosto 2013 Notiziario APL Dopo 21 anni abbiamo fatto ritorno in Sardegna accolti con il consueto calore sia dal Vescovo della diocesi Mons. Mauro MORFINO, che dagli amici della Sardegna. Si tratta appunto di un ritorno perché c’eravamo stati nel 1992, dal 30 agosto al 4 settembre, a Castelsardo per la XXI Settimana di Studio sul tema Liturgia e Catechesi. Da allora a oggi, quasi un filo conduttore che ha portato sempre più avanti la ricerca per la comprensione mistagogica dei Santi Misteri superando lo stesso approfondimento catechetico. In quel contesto fummo accolti dal Vescovo di Tempio-Ampurias Mons. Pietro MELONI, oggi emerito, e fummo ospitati presso l’Hotel PEDRA LADDA in riva al mare, con a disposizione anche una piscina. Qui siamo presenti in diversi che certamente ricordano con piacere quei giorni. Era Presidente don Franco BROVELLI che ricordiamo e salutiamo con affetto. 2 Giusto e doveroso ritornare un attimo con la memoria allo scorso anno, quando ci siamo ritrovati presso il Centro di Spiritualità “Mondo Migliore” per celebrare la XLI Settimana di Studio a cinquant’anni dall’apertura del Concilio per riprendere e approfondire alcuni punti nodali che l’esperienza conciliare ha consegnato alle Chiese e alla loro vita liturgica: una memoria quindi che genera il futuro. Una Settimana molto ricca per la partecipazione e per i contributi. Data l’importanza del tema legato alla ricorrenza cinquantenaria del Concilio, ci si era impegnati ad approntare con una certa velocità il volume degli Atti. E grazie al lavoro puntuale di P. A. Chiaramello e alla collaborazione del CLV, il volume già dal maggio scorso è a disposizione di tutti. Fatta questa premessa, vi leggo questa mia relazione che riguarda l’anno in corso a partire dall’Assemblea generale dello scorso anno. Mi limiterò ovviamente ad alcuni momenti più significativi che caratterizzano la nostra Associazione sorvolando quindi tanti piccoli dettagli per non annoiarvi. Come di consueto, 1. Situazione anagrafica Presidente Luigi: GIRARDI Vice Presidente: Giorgio BONACCORSO O.S.B. Segretario: Filippo RESTA O.S.B. Consiglieri: Sr. Cristina CRUCIANI PDDM Pierangelo CHIARAMELLO Paolo TOMATIS Giovanni DI NAPOLI Il numero dei soci a tutt’oggi è di circa 240. Come suggerito dal Consiglio di Presidenza e da questa medesima Assemblea sono stati depennati tutti coloro che da cinque anni non hanno più rinnovato la quota di associazione. Ci sono rappresentanti di quasi tutte le regioni; alcuni esteri, provenienti da ex alunni di S. Giustina, di S. Anselmo e di altri Istituti romani, desiderosi di un aggiornamento costante per qualificare il proprio studio e l’insegnamento della Liturgia. Con la collaborazione di P. Matteo Ferrari sono riuscito a preparare due Notiziari di cui uno vi è arrivato, il N° 100, il seguente è imbustato da quasi tre mesi, senza riuscire a spedirlo, a causa della spesa esagerata a cui si andava incontro. Per farla breve il Notiziario ormai deve essere registrato in Tribunale con un Direttore responsabile, iscritto all’Ordine dei giornalisti. Per questo ho trovato la disponibilità di Don Bruno CESCON. Questo consentirà di spedirlo in abbonamento postale con la spesa minima. Per tutta l’altra posta, compresa quella dell’Istituto di Liturgia Pastorale, sono in atto le pratiche con l’Ufficio Commerciale delle Poste Italiane per poter usufruire dei vantaggi della Posta target creative. Da una parte devo davvero ringraziare un impiegato delle Poste che si è messo totalmente a disposizione per risolvere il nostro problema soprattutto quando ha saputo la spesa reale che affrontavamo; dall’altra però mi sono proprio stancato e scoraggiato per le carte da firmare e la prassi complicata da seguire ogni volta che c’è da spedire una certa quantità di posta. Ovviamente questo non vale con la posta minuta di ogni giorno. Comunque in questi giorni ho risolto il problema della posta; a settembre tornerò in Tribunale per concludere la registrazione del Notiziario. Fatta questa necessaria digressione, tornerei a sollecitare il contributo di tutti nel segnalare iniziative, ricorrenze, appuntamenti di studio, indicazioni di carattere XLII (2013) n. 102 parto dalla situazione anagrafica dell’Associazione: 3 bibliografico per rendere il servizio del Notiziario veramente utile a tutti. 2. Attività del Consiglio Conclusa con tanta soddisfazione la Settimana di Studio di Rocca di papa, il Consiglio di Presidenza si è riunito due volte per portare avanti la solita programmazione delle nostre Settimane e rispondere ad eventuali emergenze che vengono a crearsi nel tessuto ecclesiale di nostra competenza di fronte alle quali è urgente esprimere un parere o prendere una posizione. Notiziario APL Ci si è ritrovati la prima volta a Padova dal 30 novembre al 1 dicembre 2012 con all’Odg la definizione del programma di questa Settimana, la scelta del tema per la successiva e il punto sulla nostra Collana Studi di Liturgia. 4 La seconda volta si è voluto cambiare aria e ci si è ritrovati a Fossano ospiti di don Pierangelo Chiaramello presso il Seminario dal 15 al 16 febbraio 2013. L’Odg prevedeva le ultime definizioni della Settimana in corso, l’avvio della discussione sulla prima Ratio del tema della XLII Settimana (25 – 29 agosto 2014), e il progetto della giornata di studio con il Pontificio Istituto Liturgico di Roma e il CAL nell’anniversario di S.C. il 5 dicembre 2013. Come ben sapete il Consiglio di volta in volta è chiamato anche a interrogarsi e ad esprimersi circa i rapporti e le collaborazioni con i vari Organismi ecclesiali, in particolare con la Consulta CEI per la Liturgia, con l’Ufficio Liturgico Nazionale e con i vari Centri di Studio. Lavoro che in genere, si svolge in un clima di serena collaborazione, mettendo in comune le rispettive competenze e, a volte, anche le preoccupazioni e le ansie per la ricerca che rischia di inaridirsi per la mancanza di nuove leve che intraprendano con rinnovata passione lo studio di questo settore vitale della teologia. Dei numerosi incontri o appuntamenti di studio in cui spesso siamo impegnati in prima fila, mi pare doveroso ricordare il Convegno organizzato dalla Pontificia Università Lateranense dal 23 al 25 ottobre 2012 per sottolineare la seconda edizione del Rito delle Esequie, Umbra mortis vitae aurora. Un convegno in quattro Sessioni: la prima circa gli aspetti filosofici, antropologici ed ermeneutici del morire che ha visto come relatori Dario Viganò, Cristina Freni e Giorgio Bonaccorso; la seconda sui temi di liturgia, pastorale, diritto Ricorderei anche l’incontro ormai tradizionale del 6 dicembre 2012 svoltosi a S. Anselmo in Roma per la Commemorazione del XLIX anno dalla Promulgazione della Costituzione Liturgica Sacrosanctum Concilium del Concilio Vaticano II, promosso ormai da una decina d’anni dal Pontificio Istituto Liturgico (PIL), dal Centro di Azione Liturgica (CAL) e dall’Associazione Professori di Liturgia (APL). Il titolo dell’incontro era: «Riformare e promuovere la Liturgia» (SC,1). Dopo il saluto del Preside Prof. Ephrem Carr O.S.B. e alcune parole di circostanza sulla ricorrenza di cui è importante non perdere la memoria, ha preso la parola il nostro Presidente Luigi Girardi, affrontando il tema: Gli ambiti della promozione della Liturgia; e dopo di lui il p. Gottardo Pasqualetti della Pontificia Università Urbaniana sul tema: Riformare la Liturgia per riformare la Chiesa. Ha concluso la serata Sua Ecc.za Luca Brandolini. Nell’anno della Fede, il Segretario della CEI Mons. Crociata per la prima volta in assoluto ha preso l’iniziativa di invitare tutte le Associazioni teologiche attorno al tema: Educare alla fede alla luce del Concilio Vaticano II. L’incontro si è svolto a Roma il 6 marzo 2013. Stando al parere di chi ha partecipato (il Presidente potrà spendere una parola in più), l’incontro non aveva nulla di particolare e neanche si proponeva un obiettivo. Comunque è stato un momento importante per essere la prima volta che la CEI convoca i rappresentanti della teologia in Italia. 3. C.A.T.I Coordinamento Associazioni Teologiche Italiane Per i nuovi soci ricordo che il CATI, nato per varie cause convergenti, ma soprattutto per il forte impulso dell’APL, ha una duplice finalità: a) promuovere il dialogo, il confronto, l’informazione e la comunicazione tra le Associazioni teologiche; b) favorire le relazioni interdisciplinari nel campo della ricerca, della didattica e del servizio pastorale. XLII (2013) n. 102 e arte con gli interventi di Angelo Lameri, Paolo Tomatis, Manuel Jesus Arroba Conde e Roberto Fusco; la terza sulla psicologia, la pietà popolare e la letteratura con Sofia Tavella, Fabio Trudu e Ferdinando Castelli; la quarta sulle esperienze europee a confronto, con Mons. Dominique LEBRUN, vescovo di St. Etienne, Giuseppe Busani e Franco Magnani che ha tirato le conclusioni. 5 Non è dunque una superassociazione nelle associazioni, e non interferisce nella vita delle singole associazioni. Attualmente aderiscono Associazione (ATI) al Teologica C.A.T.I. Italiana Associazione Biblica Italiana (ABI) Associazione Professori di Liturgia (APL) Associazione Teologica Italiana per lo Studio della Morale (ATISM) Associazione Mariologica Italiana (AMI) Società Italiana per la Ricerca Teologica (SIRT) Gruppo Italiano Docenti Diritto Canonico (GIDDC) Associazione Italiana dei Catecheti (AICa) Coordinamento Italiane (CTI) delle Teologhe Notiziario APL Associazione Italiana per lo Studio della Storia della Chiesa (AIPSC) 6 Agli incontri di lavoro partecipano i Presidenti e i delegati delle singole associazioni. Attualmente il Segretario è Piero CIARDELLA; il Coordinatore è Prof. Rinaldo FABRIS, dell’ABI. Dopo il quadriennio 20052009, dedicato ad un’analisi descrittiva e prospettica del cammino della teologia in Italia dal Vat.II ad oggi e conclusosi con la pubblicazione di un volume dal titolo Le scienze teologiche in Italia a cinquant'anni dal Concilio Vaticano II. Storia, impostazioni metodologiche, prospettive (Elledici 2011), il CATI ha scelto di orientare il lavoro del successivo quadriennio (2010-2015) sul tema del delicato rapporto tra le scienze teologiche e le altre scienze. L’analisi della situazione attuale della Teologia aveva messo in luce il problema dello statuto epistemologico delle discipline teologiche che, allo stato attuale, non può essere definito senza un serio e reciproco confronto con le scienze “profane”, in modo particolare quelle sperimentali oggi comunemente chiamate “Hard Sciences”. Il metodo scelto per l’approfondimento del tema è stato quello di confrontarsi inizialmente con quel carattere che sembra oggi contraddistinguere lo statuto epistemologico delle scienze, ovvero quello della “complessità”. Questa prima fase della riflessione si è conclusa con un Seminario svoltosi a Roma l’1 e 2 giugno 2012, a cui hanno partecipato prevalentemente esperti designati Al termine del Seminario, che nell’intento doveva avere un carattere orientativo, si è avvertita la necessità di precisare meglio i contorni di un auspicabile dialogo della Teologia con l’epistemologia della complessità. A tal fine si è programmato a Pisa per il novembre 2013 un seminario aperto che vedrà la partecipazione non solo di teologi, ma di alcuni scienziati dell’ateneo pisano. Si è ritenuto opportuno, per favorire il dialogo/ confronto tra teologi e scienziati, individuare un tema oggi centrale nel dibattito sull’epistemologia della complessità e con delle importanti ricadute per il pensiero teologico, ovvero quello della “causalità”. “La relazione causa-effetto – è ancora Bonaccorso che scrive - è strettamente legata alla dinamica spazio-temporale, che ha subìto notevoli mutamenti nella ricerca scientifica contemporanea (…) La teologia, che ha ampiamente usufruito della nozione di causa, non può prescindere dalla sua problematicità. Si possono segnalare alcuni temi che meritano di essere presi in considerazione: a) causalità e creazione; b) causalità e fede; c) causalità e sacramenti; c) causalità e chiesa”. L’approfondimento del seminario di Novembre, nell’intento del CATI, convergerà in un incontro finale, nella forma di un seminario o di un Forum, che si terrà nel 2015. XLII (2013) n. 102 dalle Associazioni teologiche più due osservatori esterni: il filosofo Umberto Curi e il sociologo Italo De Sandre. Nella relazione introduttiva di Giorgio Bonaccorso si chiariscono il tema e la finalità del seminario: “Una delle principali scommesse epistemologiche attuali riguarda il confronto con l’epistemologia della complessità a cui potremmo, almeno in parte, contrapporre una sorta di epistemologia della semplicità, intendendo con quest’ultima una categoria riassuntiva dei diversi modi con cui è stata condotta tanto la riflessione filosofica quanto la ricerca scientifica, e che ha condizionato anche l’ambito teologico. L’ipotesi che qui si intende sostenere è che l’epistemologia della complessità sia un’istanza da non sottovalutare nelle scienze e in modo particolare nella teologia. Si procederà tentando di individuare alcune caratteristiche di tale epistemologia per poi segnalarne sinteticamente alcuni possibili incroci con la teologia”. 7 4. Vita dei Soci Alcune delle iniziative che interessano la vita dei nostri Soci, e gli eventi rilevanti del cammino della Riforma liturgica, puntualmente sono segnalati nel Sito dell’APL www.apl-italia.org, e in parte vengono anche riportati nel Notiziario, grazie sempre al contributo di amici che si rendono disponibili. In questo momento non ho molte notizie al riguardo e pertanto approfitterei per invitare tutti a voler segnalare a questa segreteria le varie iniziative che si ritiene utile far conoscere. Nel corso dell’anno hanno fatto richiesta di far parte dell’associazione e sono stati accettati: RIBEIRO SANTANA LUIZ FERNANDO, Diocesano di Rio de Janeiro, Dottore in Teologia. Notiziario APL ZAPPON MARIA GRAZIA, di Chiampo (VI), Laurea in Lingue straniere e Licenza in teologia con specializzazione in Liturgia Pastorale presso l’ILP di Padova. 8 PUSANO DON GIOACCHINO, Diocesano di Caltagirone, Licenza in Teologia con specializzazione in Liturgia Pastorale presso l’ILP di Padova, iscritto al Dottorato. NASINI FRANCESCO, laico di Ascoli Piceno, Dottorato in Teologia con specializzazione in Liturgia Pastorale presso l’ILP di Padova DANNEKER KLAUS PETER, docente di Scienza liturgica presso la Facoltà Teologica di Treviri. LAURICELLA NINOTTA LIBORIO, docente di Liturgia presso lo Studio Teologico Agrigentino affiliato alla Facoltà Teologica di Palermo. GALLO MARCO LORENZO, Direttore dell’Ufficio Liturgico di Saluzzo e docente di Teologia sacramentaria e Musicologia liturgica presso lo S.T.I. e I.S.S.R. di Fossano CN. BARONTINI MARCO, docente di Liturgia presso il Conservatorio G. Cantelli e il Seminario S. Gaud4enzio di Novara. CRAVERO DOMENICO, Laureato in Filosofia e Scienze politiche; Corso teologico presso il Seminario di Alba CN. 5. Attività editoriale La nostra Collana "Studi di Liturgia" contando anche i primi otto volumi editi dalle EDB (ormai esauriti) e i sette volumi editi dalla Marietti (reperibili solo presso l’Istituto di Liturgia Pastorale), conta ben 57 volumi, di cui 42 editi dalle Edizioni Liturgiche CLV di Roma. Come già sapete nell’ottobre 2012 finalmente ha visto la luce il Terzo Vol. del Manuale di Liturgia, Celebrare il mistero di Cristo. La celebrazione e i suoi linguaggi. Nel maggio 2013 è uscito il Volume degli Atti di Rocca di Papa, Il Concilio Vaticano II e la liturgia. Memoria e futuro. Nel luglio 2013 è stata la volta del Volume degli Atti di Brescia La Liturgia alla prova del Sacro. È in dirittura di arrivo la Tesi di Dottorato di Pierangelo Chiaramello, Il Rinnovamento liturgico cuore del rinnovamento della Chiesa nei discorsi di Paolo VI (1963-1978). A seguire la tesi di Elena Massimi, Cipriano Vagaggini e «l’assillo del pensiero moderno». Quota Associativa 2013 € 35,00 Mentre ringraziamo di cuore quanti si fanno premura di versare la propria quota associativa, ricordiamo ai “distratti” questo dovere, che consente alla Segreteria un minimo di sicurezza economica. Comunque si avverte che a partire da questo numero saranno depennati tutti coloro che non hanno rinnovato la quota negli ultimi cinque anni. Come ultimo punto è stata letta la situazione contabile al 31.12.2012 che è stata approvata all’unanimità da parte dell’Assemblea generale per alzata di mano. XLII (2013) n. 102 P. Filippo Resta O.S.B. Segretario 9 Liturgia e vita spirituale: Notiziario APL 10 l’apporto del monachesimo alla vita liturgica della Chiesa (Parigi 11 – 12 settembre 2013) Nei giorni 11-12 settembre 2013 si è svolto a Parigi un Convegno organizzato dalla Commissione Francofona Cisterciense sul tema “Liturgia e vita spirituale: l’apporto del monachesimo alla vita liturgica della Chiesa”. La cornice singolare del Collége des Bernardins che ha ospitato l’evento è in se stessa densa di significato: si tratta di un edificio del XIII secolo, fondato dai discepoli di Bernardo di Chiaravalle per consentire ai giovani monaci dell’ordine cisterciense di accedere alle possibilità formative offerte dalle nascenti università del quartiere latino. Recentemente restaurato dalla Chiesa francese, dopo una lunga dimissione ad uso profano (vi si era insediata una caserma di pompieri), costituisce un vero e proprio monumento memoriale del profondo e naturale nesso tra spiritualità monastica e cultura del tempo. Il discorso magistrale pronunciato da Benedetto XVI nell’occasione della sua visita a Parigi del 2008 non fa che rilanciare la vocazione di questo luogo a costituire un invito a mettere in dialogo la cultura cristiana con le istanze della cultura contemporanea. In questa cornice e su questo sfondo ideale si è radunata una Commissione la cui storia è importante per il rinnovamento liturgico non solo dei monasteri, ma di tutta la Chiesa francese. Costituitasi in occasione delle necessarie riforme della liturgia monastica e ben presto allargatasi ai diversi ordini (non solo cisterciensi) e presenze (maschili e femminili) monastiche nell’ambiente monastico francofono (con la significativa aggiunta del monastero italiano di Bose), la Commissione testimonia anzitutto l’influenza del mondo monastico nella creazione di testi di preghiera, musiche e canti che hanno fatto la storia della riforma liturgica non solo francese, ponendo più radicalmente la questione dell’apporto monastico alla vita liturgica della Chiesa. Il Convegno ha cercato di rispondere a questa domanda nel riferimento al 50° anniversario della promulgazione di Sacrosanctum Concilium, che ha fatto da sfondo ai diversi contributi proposti. La relazione introduttiva del prof. JeanLuis Souletie (La liturgie, célebration Dieu, ha anticipato i risultati di una ricerca interdisciplinare condotta sulla vita monastica di ieri e di oggi che comparirà prossimamente sulla Rivista francese (La part des moines dans l’aggiornamento liturgique de Vatican II). Dal confronto tra il rinnovamento monastico del secolo XIX e la vita monastica degli ultimi decenni traspare una diversa concezione dell’apporto monastico alla vita liturgica e spirituale della Chiesa. Non si tratta di pensarsi nella logica del “modello”, come i detentori della verità della liturgia, in un rapporto di continuità tra Regno di Dio e vita monastica (e di discontinuità con il mondo che passa), ma di pensarsi nella logica del “segno” e della testimonianza di un Regno che verrà e che viene, nel segno della gratuità e di una tensione escatologica che non si affranca dalla storia, ma anzi viene incontro alle particolare esigenze del nostro tempo. Il rapporto tra spiritualità monastica e spiritualità cristiana non è più pensato in termini comparativi, alla ricerca di una specificità monastica (la liturgia monastica come “il chiostro della vita cristiana nel mondo”), ma come “un” modello tra gli altri, che porta l’accento su caratteristiche proprie di tutta la Chiesa. Tali sono: il servizio alla Tradizione e alla memoria del popolo di Dio, il valore del silenzio XLII (2013) n. 102 du mystère du Christ, source et sommet de la vie spirituelle), direttore dell’istituto liturgico di Parigi (ISL), ha mostrato nei grandi testi di SC dedicati al Mistero Pasquale il fondamento di una spiritualità liturgica e monastica capace di tenere insieme primato della Parola e primato dell’opus dei liturgico (contro persistenti tensioni tra lectio divina e ufficio liturgico), contemplazione e socialità (contro una visione tutta interiore della spiritualità, che ancora oggi rischia anche nei monasteri di porre la liturgia nell’ordine dei mezzi atti a raggiungere il fine della preghiera continua), spiritualità liturgica e liturgia “del quotidiano” (contro ogni sovradeterminazione liturgica a scapito della liturgia del prossimo). L’approfondimento di taglio monastico ha mostrato l’apporto significativo dei monaci al rinnovamento della liturgia, a partire dall’opera di Guéranger (P. Dupont, abate di Solesmes, La partecipation dans la liturgie chez dom Guéranger), per giungere – attraverso un grande nugolo di testimoni (tra gli altri, Casel, Beauduin, G. Lefebrve, Vagaggini, Botte…) alle ispirazioni conciliari accolte dal rinnovamento della vita monastica. A questo proposito, il prof. Patrick Pretot, professore dell’ISL e direttore della rivista La Maison- 11 Notiziario APL e dell’ascolto, dell’ordine e della cura, della calma e dell’indugio che sa rallentare nelle corse del mondo, dell’obbedienza all’ordo rituale e della disponibilità alla gratuita iniziativa di Dio, in un tempo di attivismo antropocentrico. Queste caratteristiche, emerse qua e là in tutto il convegno e ben sintetizzate dalla relazione del Presidente della Commissione episcopale per la liturgia e la pastorale sacramentaria, mons. BernardNicolas Aubertin (già abate di Lerins e vescovo di Chartres, ora arcivescovo di Tours), mostrano come le diverse e legittime varietà all’interno della vita monastica e più in generale delle comunità cristiane possono diventare una risorsa nella misura in cui non si propongono come un modello assoluto, ma umilmente pongono in evidenza un tratto costitutivo dell’intero sentire ecclesiale, senza strappi né fughe. 12 L’invito conclusivo del priore di Bose Enzo Bianchi ad una liturgia umana, capace di edificare la vita spirituale e la vita fraterna nel segno della comunione, senza opposizioni e ingenuità (su cosa sia più importante nella vita spirituale del monaco…), conferma di quanto le tensioni della vita spirituale (tra personale e comunitario, interiore ed esteriore, liturgico ed etico…) non siano solamente frutto di equivoci e incomprensioni, ma appartengano alle “opposizioni polari” della vita e della vita spirituale, alla ricerca di una sintesi che è sempre davanti a noi. Se proprio la liturgia è chiamata a costituire il luogo della sintesi, lo può essere solo nella forma del desiderio, dell’invocazione, dell’attesa, contro ogni illusione di poter riprodurre la liturgia celeste. Paolo Tomatis In Memoria di Jean-Yves Hameline Roma, 05 settembre 2013 Dolorosa, a sorpresa, mi è giunta la notizia del transito di Jean-Yves Hameline alla fine del mese di luglio u.s. Consideravo e considero Jean-Yves presenza intramontabile, presenza che mi accompagnava dal lontano ottobre 1973, quando appena terminati gli studi del Primo Ciclo Istituzionale, giungevo da Roma all'ISL, accolto dal p. Pierre-M. Gy. Fu chiaro che mi sarei dovuto confrontare, all'interno degli studi liturgici, con la complessità, la incontestabile problematicità e il serioso confronto degli orizzonti che il prof. Hameline apriva e maturava, con la ritualità, alla luce di alcune scienze umane riconsiderate nel rispetto delle metodologie e nel confronto con la ritualità cristiana. Lo studio della liturgia doveva passare attraverso la storia, la teologia, le scienze umane. La genialità di Jean-Yves, che orientava a non dare nulla per scontato in ritologia, ci ha donato la riscoperta di periodi di storia liturgica della Chiesa, del Movimento Liturgico, di antropologia, di sociologia storica e di musicologia del culto cristiano. (Qui il ricordo si allarga agli indimenticabili concerti da lui organizzati alla Chiesa di Saint-Joseph du Carme; concerti vissuti nello stupore dell'ascolto, del suono, della parola, estetica e poietica armonizzate). Con il prof. Hameline, abbiamo riscoperto il grande Guardini, quando ancora viveva il suo purgatorio nell'oblio quasi generale, Durkheim, Bergson, Merleau-Ponty, Van Gennep, Bateson, Turney, Winnicott, ... per non citare che alcuni autori. Ci siamo confrontati con un celebrare a tre dimensioni: corpo, tempo, spazio, quando ancora non facile era parlare del corpo e poco si parlava dello spazio liturgico. Ho conosciuto in Jean-Yves una sapienza conservatrice, ma illuminata, che non disdegnava il confronto con il processo di riforma in atto per comprenderlo e viverlo. Tentava di rispondere ad istanze pastorali con una criticità libera da mode o contingenze effimere, consapevole della necessità di non dover sfornare ricette immediate e XLII (2013) n. 102 13 risolutrici. Lo sforzo del rigore lo portava a “inventare” parole che aiutavano a pensare. Certo di rispecchiare il vero, ritengo che in sintonia con l'elaborazione di pensiero portata avanti da JeanYves, mi sono trovato a mediare i suoi orientamenti in contesti accademici e in ambiti ecclesiali italiani e pontifici, spero a beneficio di molti. La sua forza pedagogica consisteva nel non imporsi e con la sua amicizia riservata diventava compagno di viaggio, anche quando non era presente. Ormai di fronte all'Eterno, si avveri per Jean-Yves ciò che egli scriveva per la Comunità liturgica nell'Avertissement au Lecteur nella sua raccolta Une poétique du rituel, prima dei numerosi ringraziamenti: «...La suspension de tout à la misericorde de Celui qui seul, connait de chacun foi et droiture». Merci Jean-Yves. Vivi in Dio. fr. Silvano M. Maggiani, osm Pontificia Facoltà Teologica «Marianum» Pontificio Istituto Liturgico – Roma Danza e liturgia Notiziario APL Un’esperienza di danza liturgica in occasione di “Torino Spiritualità” motiva l’intervista a due protagonisti: p. Eugenio Costa e Roberta Arinci. 14 Il tema della danza in liturgia, come è facile notare, sembra oggi accendere, al solo nominarlo, reazioni diverse, tendenzialmente negative: perplessità, reticenze, talora rifiuti. Non può certo essere affrontato alla leggera. Richiede un attento chiarimento dei termini e un approfondimento del retroterra, culturale e teologico, su cui una danza liturgica deve appoggiarsi. Come ogni azione concreta, le buone realizzazioni pratiche possono venir apprezzate (ma solo constatando di persona), oppure, quando sono sgraziate e confusionali, valutate severamente. La nota iniziativa “Torino Spiritualità”, a fine settembre, ha dato occasione di portare alla ribalta la presenza di interventi di danza nel quadro di una messa domenicale, in una chiesa del centro di Torino. Settimana ha posto alcune domande a padre Eugenio Costa, gesuita, che ha accompagnato questo tipo di celebrazione, e alla sig.ra Roberta Arinci, danzatrice professionale, che ha messo il proprio talento a servizio della liturgia. – Roberta Arinci, nella sua qualità di danzatrice di danza indiana sacra classica, lei è stata il perno attorno a cui i due interventi danzati si sono svolti: ci dica in sintesi in che modo lei è arrivata a questo duplice impegno, che sappiamo da lei praticato già da tempo. Il primo mi vede solista nella performance, che è un importante momento di alta qualità artistica, di un’arte raffinata che studio da venticinque anni, oltre che una ricerca originale e rara, mentre il secondo lavoro, iniziato sette anni fa, ne è in qualche modo lo sviluppo. Se, infatti, danzare la Bibbia secondo le regole della danza dell’India è una forma di inculturazione, la danza liturgica cristiana ne è un’inculturazione di ritorno. Infatti, non si può fare danza liturgica senza un senso profondo della sacralità del corpo, della ritualità dell’arte e della crucialità della liturgia nella vita – tutte nozioni assenti nell’arte europea e invece presenti da sempre nelle arti coreutiche indiane, la cui pratica negli anni, giorno dopo giorno, instilla questi principi nel profondo dell’anima». Il corpo sospetto – Parlare di danza religiosa e liturgica non suscita ovunque e in tutti una reazione positiva. Chiediamo a padre Costa di interpretare queste reazioni di perplessità e talora di sconcerto. Alla base di queste reazioni vi è la nostra comune cultura di cristiani europei, da secoli diventata sospettosa nei confronti del corpo e del suo coinvolgimento nell’atto religioso (ed è paradossale, perché in realtà è impossibile pregare XLII (2013) n. 102 Ars bene movendi – Torino Spiritualità 2013, fra le sue numerose iniziative, ha proposto anche il tema della danza religiosa e liturgica. Padre Costa, lei ha partecipato a questo progetto: può dirci come è stato pensato e con quali intenti? Nella linea di Torino Spiritualità 2013 (“Il valore della scelta”) ha trovato agevolmente spazio un duplice intervento, grazie alle capacità professionali e all'esperienza liturgica di Roberta Arinci. La danzatrice ha infatti presentato, come solista, una performance di danza indiana classica a tema cristiano, imperniata su quattro temi biblici (creazione, annunciazione, il cieco nato, passione e risurrezione del Signore), e, successivamente, alla essa domenicale nella chiesa di San Filippo Neri a Torino, ha guidato l'intervento del gruppo di danza liturgica “Ars bene movendi”, da lei formato a Milano negli scorsi anni. 15 Notiziario APL estraniandosene!). La liturgia stessa, molto a lungo, si è espressa in forme rigide, al limite stereotipate. Ritrovare una maggiore cordialità verso i gesti e i movimenti rituali, sciogliendoli da rigidezze non indispensabili, è un cammino lungo, faticoso, pieno di ostacoli, facile ai malintesi e talora oggetto di sarcasmi. Un certo tipo di danza in liturgia può accompagnare con serietà, pertinenza e gioia questa evoluzione del sentire cattolico. 16 – Roberta Arinci, vedendola danzare, si intuisce che questa, che è insieme una austera disciplina artistica e un importante servizio alla liturgia, rappresenti per lei un impegno non solo culturale ma anche profondamente spirituale. Che cosa testimonia al riguardo? Danzare per il Signore è il centro della mia vita, una vocazione iniziata a vent’anni, quando ho detto il mio “sì” a Dio con grande slancio, senza paura ma molto buio intorno – e perplessità altrui. Sentivo una vocazione religiosa, che non pareva però trovare nei voti canonici la sua migliore espressione, tant’è che mi sono sposata presto e sono madre di due figli. Pochi mesi fa ho pronunciato finalmente, dopo tanti anni di cammino nella fede, un voto privato legato alla danza come atto sacro. Fare uno spettacolo in chiesa, come spesso avviene, in teatro, o danzare durante le liturgie, insegnare danza indiana, danza liturgica o consapevolezza corporea per la liturgia: sono tutti modi di testimoniare la mia fede. Anche la cultura serve: è arricchente per sé e per gli altri poter dare l’immagine del volto indiano di Gesù. – L’apertura ad altre culture e l’incontro con altri universi religiosi è uno degli orizzonti della Chiesa che in questi ultimi decenni ha subito un’ accelerazione, quindi un’urgenza, particolari. Padre Costa, quali prospettive si vanno delineando? Si parla molto oggi di inculturazione del cristianesimo: è un tema fondamentale, a patto che non lo si prenda a senso unico, ossia unicamente dalle Chiese europee a quelle degli altri continenti. Se ha da essere, come vivamente desideriamo, sarà un reciproco comunicare le forme e i modi in cui le diverse culture accolgono l’innesto del Vangelo in casa propria. Quando è reciproco, diventa di inestimabile valore. Ora, accogliere l’arte raffinata della cultura dell’India che ricrea le espressioni evangeliche, è un capitolo importante in questa linea. Inoltre, lo stile, il modo, la qualità, la compostezza, il senso della ritualità propri della religiosità indiana A scuola dall’India – Nell'ambito strettamente liturgico, Roberta, come si colloca l'azione danzata? Non rischia di inserire dei momenti di puro spettacolo, non consono alle celebrazioni? Nella sua esperienza, quali vie convincenti le si sono presentate perché si possa veramente parlare di danza liturgica? Premettendo che è stata cruciale la collaborazione con padre Costa, mi sono formata in studi liturgici presso il Pontificio istituto ambrosiano di musica sacra di Milano e il Corso di perfezionamento liturgico-musicale dell’Ufficio liturgico nazionale: non si può lavorare sul rito se non lo si conosce, morfologia e storia. Perché le danze durante lo svolgersi di un rito siano pienamente aderenti, è necessario chiedersi, anzitutto, quale sia il significato del momento della celebrazione che si vuole prendere in considerazione: stiamo acclamando il Signore che entra in chiesa nella sua Parola, o gli stiamo chiedendo perdono? La visibilità della danza, sua natura e suo limite, è la qualità bifronte che ci stimola a riflettere e a creare, tenendo conto dell’eloquenza del corpo in sé: una persona ritta davanti a noi, anche silente, non è già un discorso? In concreto, un momento danzato che, nella celebrazione, si innesta sempre su un canto eseguito da tutta l’assemblea, in qualche modo interpretandolo, ha piena garanzia di far corpo con il rito ed essere perciò pienamente liturgico. a cura di L. Pr. da Settimana n. 37 del 20 ottobre 2013, p.12 Il giorno 15 ottobre 2013 ha concluso la sua esistenza terrena avviandosi alla Casa del Padre, la mamma di don Roberto TAGLIAFERRI, Sig.ra BRUZZI ROSA. Il giorno 19 ottobre 2013 ha cessato di battere anche il cuore del papà di Don Claudio MAGNOLI, GIUSEPPE MAGNOLI. Nella carità che tutti ci unisce assicuriamo la preghiera di suffragio per i defunti e di conforto per i nostri confratelli. R.I.P. XLII (2013) n. 102 possono essere un eccellente modello per una danza in liturgia anche in Europa. Non si tratta di copiare o di riprodurre in modo insensato, ma di lasciarsi ispirare dai valori anche coreutici di una grande civiltà spirituale, per dare forma, conveniente ed espressiva, a un gesto di danza nella nostra liturgia. 17 Coro e/o assemblea Un giusto equilibrio permetterà che il canto del coro e quello dell’assemblea abbiano il loro spazio nelle celebrazioni. Utili suggerimenti. Il dilemma è presto risolto con il classico et et. L’indice di gradimento tuttavia propende per l’assemblea. Difatti «non c’è niente di più solenne e festoso nelle sacre celebrazioni di una assemblea che, tutta, esprime con il canto la sua pietà e la sua fede… L’azione liturgica riveste una forma più nobile quando è celebrata in canto con i ministri di ogni grado che svolgono il loro ufficio, e con la partecipazione del popolo. In questa forma di celebrazione, infatti, la preghiera acquista un’espressione più gioiosa» (istruzione Musicam sacram, 1967, nn. 5 e 16). Notiziario APL L’ideale è quindi raggiungere la formazione di «quella grande e veramente “liturgica” Schola cantorum che è la Schola composta da tutta la massa del popolo» (don Ottaviano Ghigliotti). 18 La partecipazione. Bisogna tuttavia riconoscere l’importanza della corale o di un gruppo animatore. Chi dispone di una corale polifonica che assicura il servizio per le messe solenni può utilizzare un vasto repertorio. Dopo una lunga stagione di canti per sola assemblea, è iniziata, e non di recente, una produzione di composizioni a più voci all’unisono con l’assemblea. In questa formula si può trovare il giusto equilibrio fra coro e assemblea: il ritornello cantato dall’assemblea e dal coro, le strofe eventualmente dal solo coro o da solisti. La stessa morfologia dei canti suggerirà le soluzioni. Non è esclusa l’esecuzione di qualche brano da parte del solo coro: la musica ben fatta e ben eseguita eleva lo spirito e facilita il clima di preghiera. Non si può certo pensare di eseguire integralmente le famose messe di Perosi, di Refice, Vittadini. Qualcosa sì, per non perdere completamente quell’eredità, ma senza indulgere in estetismi e ripescaggi nostalgici e facendo attenzione a non mescolare i generi, passando nella stessa celebrazione, dalla polifonia o qualche stralcio di gregoriano, al leggero-frivolo. Chi dispone, invece, di gruppi di buona volontà che animano le varie celebrazioni, curerà che l’assemblea sia sempre coinvolta e per i canti all’unisono e per quelli a più voci. Mi permetto di suggerire per il Gloria quello di Palazòn (Ed. Paoline) o quello di Lourdes o produzioni similari, con Più frequentemente capita che la messa festiva sia animata da un gruppo di giovani che creano un’atmosfera gioiosa con le loro chitarre e percussioni. Anche in questo caso si tratta di contemperare le modalità tipiche dei giovani e l’esigenza di non tagliare fuori l’assemblea, considerando che la vera gioia per l’assemblea consisterà anche nel poter cantare i suoi canti meglio conosciuti e, in avvento, quaresima e altre circostanze, quelli caratteristici e popolari che fungono da canti segnale per caratterizzare i tempi forti. Se il canto… Per tutti possono valere alcune indicazioni: – curare che il canto sia eseguito non perpetuando gli errori ormai consolidati dall’uso e dell’usura. Qualcuno saprà pure un po’ di solfeggio che permetta di confrontare con un minimo spirito critico le esecuzioni con lo spartito. – avere l’accortezza di evitare che i canti di chiesa siano afflitti da una «preoccupante carenza di ormoni», come causticamente si esprime U. Eco. Per tutti valgano le puntualizzazioni di F. Rainoldi: «Il canto è la stessa preghiera che trova forma espressiva con un registro di singolare efficacia; è la stessa parola modulata, per essere offerta o ricevuta, con tono penetrante e coinvolgente; è un fattore determinante di quel clima di spiritualità di cui si nutre e che amplifica, per un’immersione, benefica agli animi, nel mistero celebrato. Se il canto è altro, diverso da ciò che abbiamo spiegato, allora fa da interferenza che disturba, confonde, dissocia, devia l’attenzione dai messaggi fondamentali e dagli atteggiamenti primari. Se il canto è un di più di ciò che abbiamo segnalato, allora diventa retorica pesante, ridondanza ingombrante, cicaleccio intemperante, forza centrifuga: dal festivo al festaiolo leggero o al solenne lordo e pesante. XLII (2013) n. 102 un ritornello bello, orecchiabile, e le invocazioni cantate con un recitativo melodico ma semplice eseguibile da tutta l’assemblea e dal coro, evitando certi serpentoni musicali involuti e indigesti. Certi canti conosciuti, come Noi canteremo gloria a te, Sei Tu Signore il pane, l’assemblea li potrà cantare con il supporto a più voci del coro, ripetendo la prima strofa di entrambi come ritornello, facilitando così la partecipazione di tutti. Molti canti liturgici popolari prevedono in certi momenti l’aggiunta di qualche voce eseguibile dal coro. 19 Se il canto è di meno di ciò, per fattori deprecabili quali l’esibizionismo, lo sfogo attivistico, la prevalente ricerca estetica ecc…, allora diventerà attentato alla verità dell’azione liturgica, contaminata da motivazioni ambigue e fuorvianti. Il canto, insomma, deve essere un tutto organico con le preghiere, con la parola proclamata, con il clima spirituale caratteristico e caratterizzante (Rainoldi F., in RivLit 4/1988, pag. 506). Notiziario APL C’è la necessità di contemperare la peculiarità rituale della liturgia (che non è certo l’essere ingessata), con le forme dell’esultanza della lode al Signore e l’esigenza di una liturgia meno fredda che coinvolga di più, attraverso forme e linguaggi, i sensi dell’uomo e i suoi desideri profondi. 20 «La musica mette in moto anche le vibrazioni del nostro cuore e diventa l’espressione della nostalgia del cuore umano per l’Eterno. In essa si esprimono anche il lamento e la tristezza che spesso in questo mondo ci attanagliano. Riesce a consolare e a infondere nuovo coraggio. È espressione di gioia e di giubilo; con essa possiamo ringraziare Dio per le sue meraviglie e lodarlo. La musica può, così, essere una guida importante sul cammini dell’uomo verso se stesso e verso Dio. Dà all’essere umano la conoscenza della sua vera destinazione. Attira la sua attenzione, lo strappa dall’operosità del suo quotidiano e lo può aiutare ad aprirsi di nuovo alle profondità del suo essere. La musica può essere il ponte della Chiesa verso il cuore degli uomini (Kasper W., Chi crede non trema 2 EDB, pag. 123). La “messa solenne”. A questo punto bisogna però chiarire cosa s’intende per messa solenne e indicare le modalità per coinvolgere tutta l’assemblea. Salve fatte le debite eccezioni, in genere il canto alla cosiddetta messa solenne, semmai con la presidenza del vescovo, consiste nell’imbastire i soliti quattro canti con il Gloria e il Santo. Però si ripete spesso la stessa cosa che avveniva prima: assemblee mute che devono sorbirsi canti non sempre di livello eccelso dal punto di vista musicale ed esecutivo, con tentativi vani di coinvolgerle perché ormai narcotizzate. In realtà, la solennità vera è quando l’assemblea è coinvolta nel canto delle acclamazioni cantabili di cui è disseminata la liturgia: l’Amen alla colletta, ritornello del salmo responsoriale, risposte all’incipit e al termine del vangelo, il triplice intercalare Credo Signore, amen nella scansione trinitaria della professione di fede, l’intervento alla preghiera dei fedeli, il dialogo al prefazio, Il celebrante presiede e si relaziona nel canto con l’assemblea: canta la colletta, il prefazio, il racconto dell’istituzione, l’embolismo dopo il Padre nostro, l’augurio della pace ed, eventualmente, la benedizione finale. In questo ovviamente ci sarà una giusta calibratura a seconda del grado di solennità e con un’accurata regia. Sforzarsi di imparare le parti presidenziali in canto attiene alla necessaria ars celebrandi. Il messale, in appendice, riporta sia il modulo canoro di tipo gregoriano sia quello figurato molto bello, da eseguire però evitando ogni lentezza. L’apprendimento all’inizio può risultare difficile. Bisogna dedicare un po’ di tempo, aiutarsi o farsi aiutare con l’organo, comprendere il senso di certe indicazioni (come per il canto del prefazio e le cadenze alla colletta), aiutandosi le prime volte tenendo sott’occhio il sussidio plastificato allegato al messale: alla fine si acquisterà confidenza e si eseguirà con scioltezza. Per quanto riguarda il coinvolgimento dell’assemblea, in genere ogni comunità è dotata del suo libretto dei canti; alcuni proiettano su una parete i testi, c’è un repertorio consolidato nel tempo. Sarà opportuno a volte premettere una breve prova dei canti prima della celebrazione. Se si adotta un canto nuovo, utilizzarlo per qualche domenica, in modo che venga memorizzato. Preferire canti col ritornello. Educare l’assemblea a cantare: ecco il traguardo da raggiungere gradualmente, tenacemente e con ogni mezzo, tenendo ovviamente presente che lo scopo della pastorale liturgica non è solo l’attenzione al come si celebra e si canta, ma anche alla partecipazione interiore, alla crescita spirituale dei fedeli che è frutto dello Spirito e di una liturgia viva, coinvolgente e autentica. Renato Borrelli da Settimana n. 39 del 3 nov. 2013, pag 13 XLII (2013) n. 102 l’acclamazione all’anamnesi, la risposta alla dossologia, all’embolismo dopo il Padre nostro e all’augurio della pace. Tutto ciò rende la liturgia veramente solenne e partecipata e non l’esecuzione dei soliti canticelli. 21 La mistagogia. Attialità di un'antica risorsa La Settimana di Studio APL 2013 - Alghero Notiziario APL Nel cuore della fede cristiana e della sua trasmissione, nei riti dell’iniziazione cristiana, dall’antichità riceviamo la testimonianza di un tempo particolare, il tempo della mistagogia, che, compiuto il percorso della ricezione dei sacramenti – battesimo, confermazione ed eucaristia – apriva alla piena partecipazione alla vita della comunità cristiana. 22 Normalmente, coincidendo con la veglia pasquale la celebrazione dei sacramenti di iniziazione, la mistagogia corrispondeva con il tempo pasquale, riservando a quest’ultima tappa la spiegazione dei riti appena celebrati e ricevuti. Un tempo che, se dedicato particolarmente ai neofiti, aveva grande valore anche per tutto il resto della comunità, aiutando a valorizzare o a riscoprire alcuni elementi fondamentali della propria adesione alla fede. Vengono messi in evidenza, in questo percorso, non solo i riti, i gesti e le parole, che hanno caratterizzato la celebrazione sacramentale nella santa notte di Pasqua, ma anche un approfondimento di essi e del dono della fede alla luce della Scrittura e l’impegno di testimonianza e di vita al quale sono chiamati i nuovi figli di Dio. Se questo tempo “forte” per l’azione dello Spirito ha segnato profondamente la coscienza ecclesiale nei primi secoli, come ci testimoniano la tradizione e gli scritti dei Padri, anche oggi potrebbe essere un tempo, ma soprattutto un metodo, da riscoprire e da valorizzare nella catechesi e per la vita sacramentale e testimoniale dei credenti. Tempo da riscoprire. Partendo da questo presupposto e dalla riscoperta e dal rilancio che il postconcilio ha operato rispetto alla mistagogia e, in maniera complessiva, al percorso iniziatico, l’Associazione professori e cultori di liturgia ha voluto affrontare questo tema nella sua 41ª settimana di studio, svoltasi ad Alghero dal 26 al 30 agosto presso il centro diocesano di pastorale “P.G. Frassati”, dal tema: La mistagogia: attualità di un’antica risorsa, mettendo così in evidenza il valore che essa ha avuto per la Chiesa dei primi secoli ma con la manifesta intenzione di ricercare il Con la consapevolezza di non poter dare un contributo esaustivo o definitivo, anzi con la chiara intenzione di mettersi in discussione e di riproporre una riflessione attenta su questo tema così promettente, il programma della settimana ha cercato di dare rilievo alla dimensione storica per individuare alcuni elementi costitutivi della mistagogia dalle sue origini ad oggi. Un primo passo, fondante, è stato posto dalla relazione di Aldo Martin, biblista della facoltà teologica del Triveneto, mettendo a confronto Mistagogia e Scrittura: la tipologia a servizio della liturgia? Quello che in liturgia è il compito affidato alla mistagogia, in qualche modo si potrebbe dire che, nella lettura e nell’interpretazione della parola di Dio, è il ruolo affidato alla tipologia, che mette in luce il rapporto vitale tra Antico e Nuovo Testamento, il primo come figura, anticipazione, profezia, il XLII (2013) n. 102 suo valore per l’oggi della Chiesa e dei cristiani, con una particolare attenzione alla dimensione liturgica e, specialmente, al campo della formazione, nell’ottica di un’integrazione tra fede (annuncio/ catechesi), celebrazione e vita. 23 Notiziario APL secondo come attualizzazione, realizzazione, compimento. Si può inoltre trovare nel Nuovo Testamento un panorama tipologico che, soprattutto in Paolo, si spinge oltre la salvezza realizzata e donata in Cristo fino a raggiungere la Chiesa, la comunità, il singolo credente. In quest’ottica già conosciamo l’organizzazione del Lezionario domenicale e festivo, con la prima lettura (AT) e il Vangelo collegate tematicamente; la liturgia, che riceve la sua efficacia dalla sacramentalità della parola di Dio, può aprire altri spazi simbolici, prestando attenzione a non “cadere” nell’allegorismo. 24 Da questo punto di partenza, i lavori si sono mossi verso due direzioni, secondo le intenzioni programmatiche degli organizzatori: «Da una parte, rivisitare storicamente le mistagogie antiche e medievali, per valutare la possibilità di una loro ripresa per l’oggi, dall’altra, rivisitare alcune pratiche odierne di mistagogia liturgica (a cominciare dalla tappa finale dell’iniziazione cristiana) per valorizzare la singolare risorsa educativa, in ordine ad un progetto pastorale orientato alla “nuova evangelizzazione”». facoltà teologica del Triveneto, ha esaminato le Dialettiche del simbolismo liturgico: un viaggio nelle mistagogie dei secoli IV-V; Goffredo Boselli, monaco di Bose, volgendo lo sguardo ad oriente, ha esaminato L’evoluzione della mistagogia in oriente: da Massimo il Confessore a Nicola Cabasilas, mentre Hélène Bricout, dell’Institut Catholique de Paris, si è soffermata su L’evoluzione della mistagogia in occidente: le Expositiones Missae medioevali. Attraverso l’analisi di vari testi, dei periodi e degli autori interessati, i tre relatori hanno evidenziato gli elementi principali che la mistagogia ha assunto nelle varie epoche, differenziandosi e caratterizzandosi, sia nei contenuti sia nelle forme, dando vita ad una vera e propria “tradizione” della divina mistagogia (Gregorio di Nissa). Si assiste, ad esempio, nel medioevo, ad uno spostamento significativo dell’orizzonte simbolico interpretativo dell’eucaristia, che passa dalla cena alla passionecroce, corrente nella quale si inserisce ancora san Tommaso d’Aquino; sarà la corrente scolastica, con Alberto Magno, e quella monastica, con Baldovino di Ford, a riprendere il collegamento iniziale tra la cena e l’eucaristia. A scuola dalla storia. Il primo esame, storico, è stato affidato a tre relatori: Giuseppe Laiti, della Una prima conclusione, emersa dall’analisi storica, è che la mistagogia è cambiata, si è Mistagogia e arte. Il passaggio ulteriore alle pratiche odierne di mistagogia liturgica ha visto, in primo luogo, un’attenta analisi dell’ultimo tempo dell’iniziazione cristiana, attraverso gli interventi di Pierangelo Muroni dell’Urbaniana (La mistagogia ritrovata: l’esperienza della mistagogia nella recezione del RICA) e di Fabio Trudu, della Pontifica facoltà teologica della Sardegna (Il metodo mistagogico: il battesimo dei bambini). In questa panoramica, oltre agli elementi fondamentali che emergono dai riti stessi, sono emerse le problematiche attuali inerenti, in modo particolare, il rapporto catechesi-liturgia, ma anche le nuove prospettive di ripresa, in Italia come all’estero, su esperienze di iniziazione (per adulti e per bambini) che mettono nuovamente in gioco il percorso del catecumenato e la sequenza dei sacramenti che esso, da sempre, comporta, con l’eucaristia (e non la confermazione) come culmen et fons dell’esperienza di fede e di vita cristiana. Strettamente collegato al metodo mistagogico resta il contesto in cui esso si inserisce: un contesto familiare o comunitario che dev’essere per sé espressivo di ciò che vuole trasmettere, pena la negazione e il fallimento di questo processo. Un’ulteriore analisi e altre esemplificazioni sono state portate dalle relazioni di Morena Baldacci, dell’università pontificia salesiana di Torino (L’educazione liturgica: la mistagogia come spiegazione e introduzione al rito), e di Silvano Maggiani, del “Marianum” di Roma, e Paolo Tomatis, della facoltà teologica di Torino (Arte e mistagogia: l’arte a servizio di un progetto mistagogico). Evidentemente, la formazione liturgica, e in essa l’arte ha un ruolo davvero imprescindibile nella storia, chiede di guardare a modelli nel passato più remoto o recente e nell’oggi, per saper interpretare, giudicare, correggere una proposta che sia significativa per la “nuova evangelizzazione”; la “pedagogia liturgica” e il simbolismo dell’arte possono essere strumenti preziosi in ordine ad un progetto mistagogico attento alla teologia, alla liturgia, XLII (2013) n. 102 modificata e, in qualche modo, “adattata” secondo i tempi: si potrebbe dire che ogni epoca storica ha avuto una sua mistagogia; questa preziosa indicazione ci dice che, se vogliamo oggi ripensare e riproporre in modo significativo la mistagogia, dobbiamo trovare caratterizzazioni ed espressioni anche nuove, tipiche del nostro tempo e della nostra storia perché questa proposta sia efficace e non solo archeologismo o semplice nostalgia di qualcosa che ben poco conosciamo. 25 all’uomo. Notiziario APL L’ospitalità del vescovo Mauro Maria Morfino e della Chiesa di AlgheroBosa è stata certamente, per tutti i convegnisti, una “mistagogia” in atto della comunità cristiana che riconosce, nel suo ritrovarsi, la 26 presenza del Risorto che la guida e la invia ad annunciarlo e donarlo ai fratelli. Alessandro Ghersi da Settimana n. 34 del 29 settembre 2013. Natività del Signore 2013 Rallegriamoci tutti nel Signore, perché e nato nel mondo il Salvatore. Oggi la vera pace è scesa a noi dal cielo. Con l'augurio che la celebrazione dell'incarnazione del Verbo di Dio porti a tutti la vera pace! XLII (2013) n. 102 Buon Natale e felice anno nuovo! 27 Segreteria Abbazia Santa Giustina, via G. Ferrari, 2/A - 35123 Padova w w w. a p l - i t a l i a . o r g telefono 049 8220431 fax 049 8220469 [email protected]
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