Camminare sulle acque del lago
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Camminare sulle acque del lago
Camminare sulle acque del lago Il lago è il lago d’Iseo, sulle cui acque sarà possibile camminare percorrendo una passerella galleggiante e colorata: si tratta della più recente opera dell’artista Christo (nome completo: Valdimirov Javacheff Christo). L’opera si chiama The Floating Piers (pontili galleggianti) e, come tutte le opere di Christo, è unica, irripetibile e destinata a durare solo sedici giorni. L’artista dice di voler integrare la propria creazione nel paesaggio: «l’opera è l’acqua, la montagna, il cielo, il verde dei boschi. Noi abbiamo “disegnato” l’idea integrando questi elementi che vengono guardati e consumati ogni giorno e che non vengono percepiti e vissuti nella loro profonda bellezza»1. Sulle sponde del lago, a Lovere, esiste un monastero di Sorelle Povere di Santa Chiara (clarisse) in cui, dal 1540, vive una comunità di donne consacrate a Dio. La grande attrattiva e risonanza dell’evento artistico ha raggiunto anche noi, che sentiamo parlare dei preparativi, della novità della tecnica, dei costi, del coinvolgimento dei comuni lacustri e dei volontari, delle stime sul numero di visitatori… e che ci sentiamo un po’ a disagio sentendo parlare dell’esperienza di camminare sulle acque con Christo, pensando al racconto evangelico in cui Gesù Cristo cammina sulle acque del suo lago e invita anche Pietro a fare lo stesso. Come interpretare questo evento? E’ forse da leggere come un’imitazione del miracolo, resa possibile dalla tecnica del XXI secolo, oppure è una forma di sottile irrisione della fede? Per capire meglio è necessario ascoltare prima di tutto cosa propone l’artista con questa sua ultima opera. Christo e la moglie, l’artista Jeanne Claude Denat de Guillebon (morta nel 2009) avevano detto ai giornalisti che non avrebbero risposto a domande sulla religione2 (come pure sulla politica e su altri artisti), non abbiamo quindi delle dichiarazioni d’intenti da ascoltare ma possiamo cercare di leggere l’opera stessa, che parla con la sua particolare voce luminosa e interrogante. I pontili galleggianti collegano Sulzano con Montisola e sono ricoperti da uno speciale tessuto arancio cangiante, scelto perché riflette la luce del sole in modo differente a seconda dell’ora del giorno, c’è quindi un percorso sul lago, a pelo d’acqua, ed è possibile (anzi è consigliabile) camminare a piedi nudi… l’esperienza permette di sentire il movimento dell’acqua in modo immediato e di guardarsi intorno da un punto di vista nuovo, camminando in uno spazio nato da un’idea complessa leggibile a diversi livelli di profondità: non si tratta semplicemente di avvicinare le bellezze naturali con rispetto e meraviglia gioiosa, nell’esperienza è coinvolta anche la dimensione della libertà – che Christo associa all’irrazionalità definendo il progetto a demonstration of absolute freedom and total irrationality – ma anche il tempo è un fattore essenziale… sono davvero pochi i giorni e le notti della sua esistenza. L’aspetto ‘irrazionale’ dell’opera si riferisce alla gratuità tipica dell’arte, che non cerca giustificazioni estrinseche ma invita piuttosto ad aprire uno squarcio che lasci trasparire qualche immagine, qualche esperienza, di un mondo nuovo. Muoversi all’interno dello spazio artistico non è, poi, qualcosa che avviene in solitudine, tanta gente, da tante nazioni, vive contemporaneamente le stesse sensazioni, rese più intense dalla consapevolezza del fatto che il progetto è effimero, l’esperienza unica e irripetibile, come ha voluto l’artista in polemica con lo stile banale e ripetitivo del nostro tempo, in cui l’immagine si presenta soprattutto nel linguaggio pubblicitario. La concentrazione nel tempo, e i materiali destinati ad apparire nello loro fragilità per subito scomparire ed esser rimossi, indicano – secondo quanto affermava Jeanne-Claude – una particolare qualità dell’uomo: il nostro esser fatti per non durare in eterno, quella consapevolezza che ci fa guardare ai bambini con un’ombra di tristezza, sapendo quanto poco dura l’infanzia. Dopo questi cenni di lettura e interpretazione dell’opera d’arte, possiamo trasferirci sulle rive del lago di Galilea ed osservare che cosa fa Gesù. E’ possibile fare questo passaggio perché, anche nel caso delle parole della sacra Scrittura, ci è richiesto l’impegno di un’interpretazione, la parola di Dio si lascia leggere a più livelli, infatti – come diceva San Gregorio Magno 3 – le sue acque sono basse e contemporaneamente profonde, non respingono nessuno e non esauriscono mai il loro significato. Al significato più immediato del racconto se ne aggiungono altri e il mondo aperto dalla parola di Dio offre prospettive inesauribili, come inesauribile è la verità rivelata. L’episodio, raccontato da tre evangelisti, si colloca al termine della giornata in cui Gesù aveva insegnato e sfamato le folle con il pane della moltiplicazione ed era quindi salito sul monte, da solo, per pregare. I suoi discepoli erano nella barca sul lago, era già buio e il lago era agitato a causa di un forte vento, affaticati per lo sforzo di remare controvento avevano l’impressione che la rive fosse irraggiungibile… Gesù allora va loro incontro camminando sulle acque, li rassicura, dato che avevano paura, e dice loro: Coraggio, sono io, non abbiate paura! Appena i discepoli lo lasciano salire sulla barca, il vento cessa e riescono a raggiungere la riva verso la quale erano diretti. Gesù si manifesta come il Signore, al quale ogni creatura è soggetta, anche le forze della natura riconoscono il loro Signore e gli obbediscono. Le acque agitate sono simbolo del caos antico, dal quale è emerso il cosmo ordinato e bello, Gesù, placando le acque e camminando sulla loro superficie, rivela la propria divinità. Infatti il racconto termina con l’esclamazione dei discepoli Tu sei veramente il figlio di Dio! Non è un fantasma, non è un mago, è il loro Signore che li incoraggia tranquillizzando il vento e le onde. Matteo, nel suo racconto, aggiunge anche l’episodio in cui Pietro chiede al Signore di poterlo raggiungere camminando anch’egli sulle acque: Gesù lo invita a raggiungerlo e Pietro, coraggiosamente, gli va incontro sostenuto dalla sua fede… ma, appena la paura prevale sulla fede, comincia ad affondare e chiede a Gesù di salvarlo. Ecco, dunque, a cosa ci conduce il racconto: a riconoscere in Gesù il nostro Salvatore e a credere in lui con piena fiducia, nonostante le difficoltà anche grandi che scuotono la barca della nostra vita, nonostante il buio e il vento contrario. Nessun miracolo narrato nella Bibbia è uno spettacolo offerto per suscitare meraviglia, ogni pagina evangelica invita alla fede, a riconoscere Gesù e a prendere la sua mano. Allora, tornando al giugno 2016 e al lago d’Iseo, se vogliamo possiamo leggere – decodificando il linguaggio dell’opera d’arte – un invito, che non sia solo proposta di vivere un’esperienza unica ed emozionante, ma che assuma quasi i tratti di una parabola moderna nella quale si parla della fede. Persone di tutto il mondo, persone del nostro tempo, di una società che si definisce volentieri ‘liquida’, percorrono una strada luminosa. Non è un miracolo ma forse può essere l’offerta di uno spazio artistico che – nel suo tempo condensato – invita a pensare, a guardare, con occhi e cuore aperti e attenti, le tracce della bellezza eterna. Chiara Alba Mastrorilli 1 Intervista a «Viva Bergamo», 18 febbraio 2016, http://www.bergamopost.it/vivabergamo/qualche-riga-perconoscere-meglio-christo-lartista-che-ci-fara-camminare-sul-lago-diseo/ 2 Intervista a «National Geographic», 2006, Christo and Jeanne-Claude Unwrapped, http://ngm.nationalgeographic.com/ngm/0611/voices.html 3 Lettera a Leandro di Siviglia, 4. Cit. da Carlo M. Martini in «Attingere alla sorgente dell’amore. Parola e vita», in http://www.chiesadimilano.it/polopoly_fs/1.24455.1307543354!/menu/standard/file/MARTINI_sorgente.pdf
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