Elaborazione audio
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1a parte open school audio sul PC 왘 A scuola con PC Open Audio: campionamento, codifica e archiviazione e applicazioni del PC in campo audio stanno vivendo una stagione di maturità: dopo il fermento portato dalla rivoluzione dell’MP3, l’affermazione dell’audio multicanale dei film su DVD o dei videogiochi e la nascita di nuovi standard di qualità come l’audio a 24 bit, oggi il panorama appare più chiaro. In più è possibile realizzare progetti audio semplici o complessi senza spendere una fortuna, utilizzando sistemi hardware di fascia media, sfruttando standard audio ormai affermati e software stabili ed intuitivi. Il corso sarà diviso in tre parti, iniziando con il campionamento, codifica ed archiviazione dell’audio. La seconda puntata sarà incentrata sull’editing, mentre la terza si focalizzerà sulle tecniche di restauro applicate ad originali di diversa provenienza e destinazione. Ogni puntata seguirà uno schema simile: inizialmente saranno proposti in forma testuale i concetti relativi all’argomento della puntata stessa, cui seguiranno consigli pratici o FAQ scelte tra le più gettonate dagli utenti, una rapida panoramica di mercato su software e hardware necessari per le attività descritte, even- L tuali riferimenti a risorse esterne, come siti Web o libri sull’argomento, ed infine verranno proposti due o tre tutorial di diverso livello di difficoltà, in cui verranno illustrate passo passo le operazioni da compiere per mettere in pratica quanto visto nel corso della puntata. Prima di iniziare a parlare di campionamento facciamo una breve carrellata dei formati in gioco. Lo scenario dei formati L’MP3 ed il suo rivale Microsoft WMA sono i formati di elezione per audio di media qualità ma molto compresso, destinato ai lettori portatili, ad Internet, all’ascolto con sistemi di casse di fascia bassa, ma anche ai nuovi telefoni cellulari multimediali. Gli intramontabili CD audio, i corrispondenti fi- le WAV in qualità CD ed i recenti standard di compressione senza perdita di qualità come WMA 9 Lossless sono adatti all’ascolto con sistemi audio di qualità o all’archiviazione (per esempio di brani campionati e restaurati provenienti da collezioni di LP o audiocassette) DVD Audio, SACD ed i file WAV a 24-32 bit e 96-192 KHz sono destinati all’ascolto HiFi di qualità massima, alle applicazioni professionali di creazione ed editing audio dal vivo ed in studio; infine, l’audio Dolby Digital AC3 stereo/5.1 ed i file audio WAV a 24 bit/96 KHz 5.1 sono destinati a progetti video su DVD. Un sistema di fascia media è sufficiente Passando all’hardware, le IL CALENDARIO DELLE LEZIONI 왘Lezione 1: Il campionamento - Digitalizzazione audio, cos’è e a cosa serve: hardware e software - Ripping audio - Codifica in WMA 9 senza perdita di qualità - Campionamento audio multitraccia Lezione 2: Editing audio Lezione 3: Restauro audio prestazioni massime dei PC non crescono più vertiginosamente, ma è aumentata notevolmente la potenza dei sistemi di fascia media, oggi perfettamente adeguata alle richieste dei software audio. I software a loro volta forniscono funzioni avanzate con interfacce intuitive, mentre un tempo le funzioni più potenti si trovavano solo in software di grande complessità, con tempi di apprendimento lunghi anche per i professionisti. Le funzioni di editing di base si trovano ormai anche in software non specializzati, come suite multimediali, programmi di masterizzazione o direttamente nel software fornito con la propria scheda audio. Anche le schede audio hanno beneficiato di notevoli miglioramenti: i modelli di fascia bassa e le sezioni audio integrate nelle schede madri offrono ormai audio multicanale 5.1 e spesso ingressi e uscite digitali, quelle di fascia media arrivano allo standard 7.1 e possono campionare a 24 bit, quelle top di gamma offrono frontalini o moduli esterni con ingressi ed uscite multiple e possono essere usate con software professionali di registrazione multitraccia su disco rigido. Marco Milano 1a parte open school audio sul PC Utilizzo consigliato dei diversi formati Formato WAV WAV WAV WAV WAV WAV MP3 MP3 WMA WMA WMA Lossless Real Audio Risoluz./freq. o bitrate 32 bit - 192KHz 24 bit - 192KHz 24 bit - 96 KHz 16 bit - 48 KHz 16 bit - 44,1 KHz 8 bit - 8 KHz, mono 128 kbit/s 320 kbit/s 96 kbit/s 320 kbit/s variabile (media 700 kbit/s) 96-256 kbit/s MB/minuto 90 50 25 11 10 0,5 1 2,3 0,7 2,4 4,6 0,7-2 Uso consigliato Editing professionale Authoring DVD Audio stereo Campionamento alta qualità, authoring DVD Video e DVD Audio 5.1 Campionamento media qualità, riversamento DAT Campionamento media qualità, authoring CD audio Telefonia, registazione vocale Audio portatile, download Internet gratuito Audio portatile alta qualità (lettori MP3 con disco rigido), download Internet a pagamento Audio portatile, download Internet gratuito Audio portatile alta qualità (lettori WMA con disco rigido), download Internet a pagamento Archiviazione senza perdita di qualità Streaming da Internet, radio Web 1 Campionare l’audio ampionare l’audio significa creare un file fatto con i campioni, ovvero i valori di un segnale audio in diversi momenti temporali. Il termine campionare è più adeguato rispetto a digitalizzare, in quanto il segnale audio da campionare potrebbe essere già in forma digitale (ad esempio quello di un’uscita audio S/PDIF), ed in questo caso potrebbe essere ricampionato (ovvero ricodificato, ad esempio con diversa risoluzione) oppure acquisito così com’è. Di solito il campionamento avviene da sorgenti analogiche, ed equivale a registrare i suoni in campioni rappresentabili come serie di 0 ed 1 in un file, mentre i supporti analogici (nastro magnetico, vinile) utilizzano grandezze fisiche (profondità del solco, intensità di magnetizzazione) che riproducono la variazione del segnale elettrico audio. Quest’ultimo, tramite varia- C zione di tensione, a sua volta riproduce analogicamente i movimenti della membrana di un microfono, provocata dalle variazioni di pressione dell’aria che costituiscono le onde sonore. Un segnale audio analogico se visualizzato graficamente ha un andamento ondulatorio e continuo, in quanto rappresenta analogicamente le onde sonore. Il campionamento rappresenta invece le onde tramite valori del campione in un determinato momento, dunque se visualizzato avrà un aspetto “a gradini”, tanto più ravvicinati quanto maggiore è il numero di campioni al secondo (frequenza di campionamento, misurata in Hertz: 1 Hz equivale ad un campionamento al secondo). La qualità è data dalla frequenza di campionamento Nel campionamento il se- gnale audio analogico, ovvero la variazione di corrente elettrica nel cavetto collegato all’ingresso della scheda audio, è trasformato in dati digitali da un convertitore analogico-digitale (ADC) presente nella scheda, dalle cui caratteristiche dipende in prima istanza la qualità del campionamento. Ad esempio un convertitore a 96 KHz prende 96.000 campioni al secondo, mentre uno a 44,1 KHz ne prende 44.100, dunque la forma d’onda originale sarà riprodotta più fedelmente dal primo. Dalla frequenza di campionamento dipende anche la massima frequenza dei suoni riproducibili: più un suono è acuto, maggiore è la frequenza dell’onda sonora, ed in base al teorema di Shannon-Nyquist, (vedi box nella prossima pagina), la frequenza di campionamento necessaria per riprodurre un suono deve essere superiore al doppio della frequenza dell’onda da campionare. Ciò significa che per riprodurre i suoni più acuti percepibili dall’orecchio umano (20 KHz) è necessaria una frequenza di campionamento superiore a 40 KHz. Ma per i puristi dell’alta fedeltà ciò non basta, ed infatti i nuovi standard come DVD Audio e SACD utilizzano frequenze sino a 192 KHz. Ma anche dalla risoluzione Un’onda sonora analogica è di tipo sinusoidale. Il campionamento ne registra il valore relativo all’ampiezza ad intervalli di tempo predeterminati (frequenza di campionamento, ovvero numero di campioni al secondo espresso in Hertz). Il valore viene codificato in base al numero di bit di risoluzione (in questo caso 4 bit, dunque l’ampiezza è rappresentata da valori come 0100, 0111 e via dicendo). Queste sequenze di bit possono essere codificate come file, o trasmesse tramite segnali digitali, ovvero onde che trasmettono segnali numerici (in basso) Il secondo fattore che determina la qualità di un campionamento è la risoluzione o profondità in bit, ovvero la gamma di valori possibili al momento di prendere ciascun campione. Maggiore la risoluzione, misurata in bit, più fedele la resa sonora. Pensiamo alla gamma di diverse intensità sonore tra pianissimo e fortissimo in un’esecuzione musicale (chiamata gamma dinamica): anche campionando migliaia di volte al secondo, se per rappresentare il suono abbiamo 4 bit il risultato sarà un suono piatto, con pochissima differenza tra piano e forte, e distorto, perché l’onda riprodotta avrà oscillazioni molto inferiori rispetto a quella originale, mentre se campioniamo a 24 bit, potremo rappresentare più di 16 milioni di livelli di intensità sonora e la forma d’onda sarà molto vicina a quella originale. Dunque un convertitore ADC a 24 bit sarà di gran lunga migliore di uno a 16 bit, perché la sua “sensibilità” è di 16.777.216 livelli (224) contro 65.536 livelli (216). Per avere un’idea dell’importanza dei valori descritti, pensate alla scarsa fedeltà del suono di un brano musicale ascoltato tramite cellulare: i telefonini GSM utilizzano un campionamento a 8 KHz ed 8 bit, dunque i suoni acuti (con frequenza superiore a 4.000 Hz) non sono riprodotti, sono tagliati tutti gli armonici anche di suoni di frequenze medie distorcendone il timbro, ed il suono è appiattito in una gamma dinamica di circa 48 dB, contro i 96 dB del CD audio. Visto che i decibel sono una grandezza logaritmica, ed ogni 3 dB la differenza di intensità sonora raddoppia, potete farvi un’idea dell’enorme differenza, chiaramente messa in luce all’ascolto. 1a parte open school audio sul PC La necessità di utilizzare alte frequenze di campionamento Secondo il teorema di ShannonNyquist per poter riprodurre un suono la frequenza di campionamento necessaria deve essere superiore al doppio della frequenza dell’onda da campionare, perché a metà della frequenza di campionamento è emesso un sub-armonico (frequenza di Nyquist) che rovinerebbe la registrazione, cui si aggiungono diversi disturbi sui suoni di frequenze vicine (aliasing). Dunque deve essere applicato un filtro che elimini tutte le frequenze superiori ad un valore di poco inferiore alla frequenza di Nyquist. Ciò significa che per riprodurre i suoni più acuti percepibili dall’orecchio umano (20 KHz) è necessaria una frequenza di campionamento di poco più di 40 KHz, infatti il CD audio utilizza una frequenza di campionamento di 44,1KHz. Non sembrerebbe necessario andare oltre, e ci si può chiedere perché i nuovi standard audio HiFi, come DVD Audio e SACD, utilizzino frequenze di campionamento sino a 192 KHz. La risposta più immediata deriva dalla pratica: l’orecchio allenato di un purista dell’alta fedeltà riesce a percepire la differenza di qualità tra un’esecuzione dal vivo o una registrazione analogica “master” eseguita in studio ed un CD audio. I motivi sono argomento di discussione, e tra questi ce ne sono tre particolarmente interessanti. Il primo dipende dalla teoria degli armonici: ogni suono genera una serie di suoni, detti “armonici”, di altezza crescente ed intensità decrescente, che sono responsabili del timbro del suono stesso (ad esempio ci consentono di distinguere la stessa nota emessa da un pianoforte o da un flauto). Se per i suoni bassi gli armonici di intensità percepibile restano nell’ambito dei suoni udibili, i suoni molto acuti generano armonici ancora abbastanza forti in zone superiori al limite di udibilità (20 KHz). Questi armonici “ultrasonici” non sono percepibili come suono, ma comunque sembra siano percepiti come sensazione fisica (sulla pelle), contribuendo a definire meglio il timbro degli strumenti (ad esempio la tromba con sordina emette a ben 50 KHz un armonico forte come la nota fondamentale, ed i piatti della batteria emettono quasi più ultrasuoni che suoni udibili), e siano responsabili della cosiddetta “aria” intorno al suono tipica delle esecuzioni dal vivo. Il secondo dipende dal fatto che utilizzando la frequenza minima necessaria l’oscillazione dell’onda di un suono viene semplicemente registrata (SI-NO), ma non ne viene riprodotto l’andamento, perché tra i due picchi dell’oscillazione non ci sono campioni: quello che è un movimento sinusoidale viene riprodotto come un gradino verticale. Dunque per riprodurre fedelmente l’andamento anche delle onde relative ai suoni più acuti è necessario usare frequenze più elevate, che prendano campioni del suono anche tra i due picchi. Il terzo motivo dipende dall’imperfezione dei sistemi di trattamento dell’audio: anche i sistemi professionali non sono perfetti, ad esempio un filtro antialiasing reale non avrà mai le caratteristiche di un filtro teorico ideale, e sommando le imperfezioni di più filtri il suono può degradarsi notevolmente. Il modo migliore per eliminare questi problemi è proprio usare frequenze di campionamento più elevate (oversampling) in modo da minimizzare gli effetti degli errori introdotti dai sistemi di trattamento del suono. Ma qualunque sia la spiegazione, le prove effettuate dimostrano che se invece di un CD audio (44,1 KHz) si utilizza un DVD audio (192 KHz) gli audiofili non sono più in grado di percepire una differenza di qualità rispetto al suono originale live, dunque il DVD audio e gli standard di qualità paragonabile, come il SACD, rappresentano finalmente la vera “alta fedeltà”, e sono in grado di fornire esperienze simili a quelle provate nell’ascolto dal vivo. Dal punto di vista del professionista, ciò significa in realtà dover lavorare a 32 bit-192 KHz, perché per poter processare l’audio a 24 bit senza perdita di qualità (ad esempio tramite DSP, processori digitali di segnale) è necessario lavorare almeno a 32 bit, così come per creare CD audio (16 bit) si lavora con sistemi DSP a 24 bit o più. Il teorema di Shannon-Nyquist esemplificato graficamente. Se il campionamento (pallini neri) avviene con una frequenza (righe verticali bianche) inferiore al doppio di quella dell’onda sonora da digitalizzare (onda nera), ne deriverà l’erronea registrazione di un suono (sub-armonico) con frequenza molto inferiore a quella reale (onda rossa), che rovinerà la registrazione 2 La codifica del file: scegliere il formato adatto er poter essere salvato sotto forma di file, l’audio una volta campionato deve essere codificato. I formati di codifica sono moltissimi, ma solo pochi sono universalmente diffusi. Il formato più importante in campo audio è il WAV, e per diversi motivi. Il primo è la grande versatilità: i file WAV possono sfruttare tutte le risoluzioni e le frequenze di campionamento, dalle più basse (i file WAV a 4 bit utilizzati da molti registratori vocali) alle più elevate. Il secondo motivo è la possibilità di far fronte ad esigenze professionali. Ad esempio il CD audio utilizza come sorgenti file WAV a 16 bit e 44,1 KHz, ma le migliori schede audio sono in grado P di campionare e salvare l’audio come WAV a 24 bit e 96 KHz; il supporto con la massima qualità audio oggi disponibile, il DVD audio, utilizza come sorgenti file WAV a 24 bit e 192 KHz, ma alcuni software, come Adobe Audition, sono in grado di gestire file WAV a 32 bit e 192 KHz. Questo formato è anche il re dell’hard disk recording, in quanto è utilizzato dai sequencer professionali (Cubase, Sonar) per creare progetti multitraccia registrando ogni traccia audio come file WAV su disco rigido. Il terzo motivo è la compatibilità: tutti i computer, e non solo nel mondo Windows, sono in grado di creare e riprodurre file WAV. Il quarto è l’assenza di perdita di qualità al momento del salvataggio: il formato WAV è “lossless”, ovvero non comprime i dati eliminandone alcuni come MP3 o WMA, dunque mantiene esattamente la qualità di quanto campionato al momento della creazione del file. Quest’ultimo pregio è anche l’unico difetto del formato WAV: non comprimendo i dati, i file WAV sono molto ingombranti. Un file WAV in qualità CD (16 bit-44,1KHz) occupa circa 10 MB per ogni minuto di musica, ed uno in qualità DVD Audio (24bit-192KHz) circa 50 MB al minuto. Per ottenere ingombri più ridotti è necessario abbassare risoluzione e frequenza di campionamento, ad esempio un WAV ad 8 bit e 22 KHz occupa solo 2,5 MB al mi- nuto. Ma abbiamo visto sopra come ciò provochi un enorme decadimento della qualità audio, con taglio degli acuti, appiattimento e distorsione. È proprio per risolvere questo problema che è nato l’MP3, il principe dei formati compressi. L’MP3 L’MP3 utilizza la stessa risoluzione e frequenza di campionamento del CD audio (16 bit44,1 KHz) ma occupa meno di 1/10 dello spazio (1 MB al minuto), spazio che in WAV corrisponderebbe a solo 8 bit-10 KHz. L’MP3 per ridurre l’ingombro utilizza un altro sistema, ovvero diminuisce la quantità di dati necessaria per rappresentare i suoni. 1a parte open school audio sul PC S U O N I Dal suono alla registrazione Evento Caratteristiche Tipo segnale 1. Vibrazione di un corpo Qualunque corpo vibrante nell'aria o in altro mezzo genera onde di compressione/rarefazione n.d. 2. Onde di compressione/Le onde di compressione/ rarefazione nell'aria rarefazione sono percepite come suono dall'orecchio umano (fanno vibrare la membrana timpanica) n.d. 3. Vibrazione membrana Come la membrana timpanica, microfonica anche la membrana di un microfono viene fatta vibrare dalla onde sonore n.d. 4. Variazioni di tensione Il microfono trasforma le vibrazioni della membrana in cambi di tensione che si traducono in un segnale audio analogico analogico 5. Registrazione analogica: Variazioni campo Il registratore trasforma magnetico i cambi di tensione del segnale audio analogico in fluttuazioni di campo magnetico, magnetizzando la superficie di un nastro (bobina, audiocassetta) analogico Variazioni profondità Con un complesso solco processo, le variazioni di tensione del segnale audio analogico vengono trasformate in variazioni della profondità del solco in un disco di vinile (LP, 45 giri, 78 giri) analogico Per farlo elimina irrimediabilmente dei dati, dunque si tratta di un formato “lossy”. La selezione dei dati da eliminare avviene tramite complessi algoritmi, che abbiamo ampiamente trattato su PC Open in altre occasioni, e che si basano su fenomeni psicoacustici: sono tagliati i suoni che meno sarebbero stati percepiti dall’orecchio di un ascoltatore medio. Ciò significa che un file MP3, utilizzando risoluzione e frequenza di campionamento del CD audio, avrà una gamma dinamica ed una resa degli acuti nettamente superiore ad un file WAV dall’ingombro corrispondente, ma soffrirà di altri problemi, come appiattimento dell’immagine stereo, modifiche del timbro degli strumenti ed “artefatti” (apparizione di suoni “spuri”, non presenti nell’originale). I diversi percorsi dal suono dalla sorgente di registrazione al campionamento in analogico ed in digitale 5. Registrazione digitale: Sequenza di bit Le variazioni di tensione del segnale audio analogico vengono trasformate in sequenze binarie da un convertitore (ADC), con diversa risoluzione (bit) e frequenza di campionamento (KHz) digitale File audio Le sequenze di bit vengono codificate non compresso secondo uno standard (ad es. WAV) digitale CD audio, DVD Audio, I file audio vengono scritti su un SACD, DVD Video supporto ottico in base a diversi standard (CD audio, DVD audio, SACD, DVD video) digitale 6. Compressione Questi difetti saranno più o meno pronunciati in base alla qualità dell’algoritmo di codifica (codec) ed al bitrate utilizzato (quantità di bit al secondo necessari per la riproduzione), ma anche utilizzando il bitrate più elevato (320 Kbit/s), che comunque aumenta già l’ingombro da 1/11 ad 1/4 di un file WAV, ci sarà comunque una perdita irrimediabile di qualità. Dunque l’MP3 ha una qualità sufficiente per l’ascolto personale, ma non avrà mai la qualità di un file WAV 16 bit-44,1 KHz o del CD audio, e non è dunque adatto per l’ascolto ad alta fedeltà, e nemmeno per l’archiviazione audio, in quanto elimina dati della registrazione originale che non potranno mai più essere recuperati. Questi problemi non sono specifici dell’MP3, ma sono comuni a tutti i formati lossy, co- I file audio vengono ricodificati in base ad uno standard di compressione (MP3, WMA, Ogg Vorbis, Real Audio e così via) me Windows Media Audio (WMA, formato Microsoft che costituisce il maggior rivale dell’MP3), OGG Vorbis, Mp3Pro, Real Audio (ottimizzato per la riproduzione in streaming via Internet) e così via. Per il formato WMA di Microsoft si deve però fare un’eccezione: ne esiste infatti una versione “lossless”, adatta all’archiviazione. WMA e compressione Lossless Il formato WMA è stato molto spinto da Microsoft in questi anni, dovendo scontrarsi con un formato universale e diffuso come l’MP3: il codec è infatti disponibile gratuitamente con tutte le versioni attuali di Windows. Se utilizzato in versione standard ha caratteristiche molto simili all’MP3, con un digitale leggero vantaggio qualitativo, per cui per ottenere la stessa qualità di un MP3 a 128 kbit/s è possibile usare un WMA a 96 kbit/s, aumentando la compressione a 1/14 contro 1/11 dell’MP3. Per quest’ultima ragione sempre più lettori MP3 portatili o da tavolo supportano anche il WMA, in quanto consente di aumentare di circa il 30% il numero di brani memorizzabili. Ma nell’ultima versione, WMA 9, questo formato apre un’altra interessante possibilità: la compressione “lossless”, ovvero senza perdita di qualità, possibilità ancora più interessante vista l’assenza di una versione lossless dell’MP3. Pochi sono infatti i formati di compressione lossless, ricordiamo FLAC (scarsamente diffuso) e MLP (al momento utilizzato solo in campo professionale, per l’audio 5.1 nei DVD 컄 1a parte open school audio sul PC 컄 Audio). Il nuovo formato WMA 9 Lossless ovviamente non può raggiungere una compressione ai livelli delle versioni lossy o dell’MP3, visto che deve garan- tire il mantenimento di tutte le informazioni audio, come i file WAV. Il livello medio di compressione raggiunto è del 50%, il che significa comunque raddoppiare la capienza dei supporti mantenendo la stessa qualità. Il WMA 9 Lossless si pone dunque come formato ideale per l’archiviazione audio, potendo mantenere la qualità della registrazione originale in metà spazio. Dimensioni file audio (3 minuti brano stereo di musica leggera) Standard audio Formato Risoluzione Bit rate Dimensioni in KB 32 bit 24 bit 24 bit 16 bit Frequenza campionamento 192 KHz 192 KHz 96 KHz 48 KHz 12.288 kbit/s 9.216 kbit/s 4.608 kbit/s 1.536 kbit/s 270.046 151.901 75.951 33.756 Compressione rispetto CD audio 8,7:1 4,9:1 2,45:1 1,09:1 DAT WAV WAV WAV WAV CD audio WAV 16 bit 44,1 KHz 1.411 kbit/s 31.014 1:1 MP3 bassa qualità MP3 standard MP3 max. qualità MP3 MP3 MP3 16 bit 16 bit 16 bit 22,05 KHz 44,1 KHz 44,1 KHz 64 kbit/s 128 kbit/s 320 kbit/s 1.408 2.814 7.035 1:22 1:11 1:4,4 WMA bassa qualità WMA WMA WMA WMA WMA 16 bit 16 bit 16 bit 16 bit 16 bit 44,1 KHz 44,1 KHz 44,1 KHz 44,1 KHz 44,1 KHz 64 kbit/s 96 kbit/s 128 kbit/s 320 kbit/s Var. (media 700 kbit/s) 1.435 2.143 2.857 7.114 13.770 1:21,6 1:14,5 1:10,9 1:4,4 1:2,2 DVD Audio WMA standard WMA Lossless Dimensioni, bitrate e compressione dei principali formati audio PCM ed altre forme di codifica Spesso parlando di audio campionato avrete incontrato la sigla PCM. Tutto l’audio digitale con cui abbiamo a che fare in campo informatico e musicale (con la sola esclusione del SACD) utilizza il PCM come metodo di codifica, non troverete mai l’opzione tra usare il PCM o un altro sistema di codifica, perché la vostra scheda audio può campionare solo tramite PCM. PCM significa Pulse Code Modulation, ovvero modulazione codificata ad impulsi: l’oscillazione dell’onda sonora viene campionata ad intervalli definiti dalla frequenza di campionamento, e convertita in sequenze di bit, rappresentati come una serie di impulsi trasmessi in forma codificata modulando la portante del segnale digitale. L’unico standard audio odierno non PCM ad avere avuto una certa diffusione è il DSD (Direct Stream Digital), utilizzato dal SACD (Super Audio Cd), ovvero dal rivale del DVD Audio realizzato da Sony e Philips. Dal punto di vista fisico un SACD è un DVD, utilizza lo stesso file system (UDF) e le stesse dimensioni di settore, ma quello che cambia è il metodo usato per rappresentare l’audio campionato, audio che a sua volta è stato campionato in modo totalmente diverso rispetto a CD, DVD o DAT. Il processo è infatti diverso sin dall’origine: mentre con il PCM ad intervalli di tempo dipendenti dalla frequenza di campionamento viene registrato il valore dell’onda (ad esempio al millisecondo 1 l’onda vale +2450, al ms 2 vale +3245) immagazzinando dunque la forma d’onda come in un grafico a gradini, con il DSD viene invece registrato solo l’andamento dell’onda (ad esempio al ms 1 l’onda va in su, al ms 2 va in giù), ma con una frequenza di rilevamento elevatissima. Nel PCM il numero di bit del convertitore digitale/analogico è responsabile della qualità, perché da esso dipende quanti valori avremo a disposizione per rappresentare l’onda, infatti nel DVD Audio vengono usati 24 bit ad una frequenza di 192 KHz, mentre nel SACD si usano convertitori DSD ad 1 bit, sufficiente ad indicare la direzione “su” o “giù”, ma la frequenza è di ben 2822,4 KHz. Ambedue i sistemi hanno svantaggi e vantaggi: il PCM necessita di processi di filtraggio (interpolazione, dithering) per evitare che segnali che cadono a metà tra un livello di campionamento e l’altro vengano rappresentati come onde quadre di frequenza dimezzata, ma con frequenze di campionamento e risoluzioni elevate il difetto è praticamente eliminato, inoltre è universalmente diffuso nei sistemi di editing consumer e professionali (tutti i DSP sono pensati per audio PCM). Il DSD è concettualmente più semplice e produce forme d’onda più simili a quelle analogiche, ma soffre di problemi come non linearità e introduzione di rumore alle alte frequenze, è difficile da editare direttamente e richiede apparecchiature apposite. Il PCM a 192 KHz sembra in definitiva restare la scelta migliore, come sembra essere dimostrato dal DVD audio, con la sua gamma dinamica di 144 dB contro i 120 dB del SACD. 1 2 3 In figura 1 vediamo come un’onda viene rappresentata in codifica DSD (SACD), in figura 2 la stessa onda codificata in PCM a 44,1KHz (CD audio), ed in figura 3 in PCM a 192KHz (DVD Audio). A 44,1KHz il PCM riproduce molti meno armonici (1 picco invece di 4) ed il tempo di salita dell’onda è più lento, ma a 192 KHz il PCM riproduce gli stessi picchi armonici, e se il tempo di salita resta leggermente più lento, il segnale è però molto più pulito rispetto a quello del DSD, che è come “sfocato” 1a parte open school audio sul PC 3 Trucchi per un perfetto campionamento ra che abbiamo visto la teoria che sta dietro al campionamento ed alla codifica audio, possiamo entrare nell’uso pratico di queste nozioni. Per campionare servono una sorgente, un hardware, un software, e i collegamenti appropriati. A seconda di come gestiremo questi elementi, potremo ottenere un perfetto campionamento, un campionamento mediocre, un campionamento inutilizzabile, o anche nessun campionamento. Illustriamo dunque come utilizzare al meglio i diversi elementi, dando indicazioni di base, consigli per ottenere un buon campionamento, e trucchi per cercare di raggiungere la massima qualità possibile. Le principali sorgenti per il campionamento sono tre: audiocassette, LP e microfono. O L’audiocassetta, la più semplice da gestire La sorgente più facile da gestire è la cassetta: la maggioranza dei registratori HiFi, detti anche “piastre”, può essere collegata direttamente all’ingresso Line In della scheda audio del PC tramite un cavo adattatore da Rca stereo a minijack (alcune schede audio hanno anche ingressi Rca). L’unica precauzione è ricordarsi di attivare la riduzione del rumore nel registratore (Dolby B) se era stata utilizzata al momento della registrazione (tutte le audiocassette commerciali utilizzavano il Dolby B). Ciò permette in molti casi di evitare l’uso successivo di software di restauro per eliminare il fruscio, tipico difetto delle audiocassette. In rari casi è possibile trovare cassette registrate in Dolby C o dbx, standard presenti in alcuni registratori semiprofessionali. Il Dolby C è una forma avanzata di Dolby B, dunque se il registratore che usiamo per riprodurla non ha il Dolby C possiamo attivare il Dolby B, l’unico difetto sarà l’aumento del fruscio. Diversa è la situazione nel caso del dbx, standard per migliorare la gamma dinamica delle cassette utilizzato soprattutto negli anni ’80: in questo caso è indispensabile riprodurle con una piastra dotata di dbx, pena la to- tale distorsione del suono risultante (continui sbalzi di volume). Con l’LP si complicano i collegamenti Quando la sorgente è un LP, la difficoltà principale è nel collegamento: un giradischi (detto anche “piatto”) non può essere collegato direttamente alla scheda audio, perché produce segnali deboli e con bassi poco presenti. I bassi vengono infatti incisi ad un livello inferiore per non far “saltare” troppo la testina, e devono essere riportati al livello corretto dall’equalizzatore RIAA presente nei preamplificatori Phono. È dunque indispensabile usare un preamplificatore Phono, come quelli presenti negli amplificatori integrati tipici dei sistemi HiFi casalinghi. L’amplificatore dovrà poi essere collegato alla scheda audio tramite l’uscita Tape (adattatore Rca stereo-minijack) o l’uscita cuffie (adattatore jack grande stereo-minijack stereo). Un’alternativa è usare preampli Phono per PC come quelli offerti da alcune schede audio con frontalino (Terratec DMX 6Fire 24/96 o Aureon Universe) o box Usb dedicati (Pinnacle/Steinberg Clean Plus). Attenzione: i giradischi generano forti cariche elettrostatiche, ed è obbligatorio metterli a terra tramite il cavetto GND: gli amplificatori HiFi ed alcune schede audio professionali dispongono di un apposito connettore, altrimenti è necessario collegare il cavetto ad un oggetto metallico messo a terra. Infine, tenete conto che i preampli per PC supportano solo giradischi con testine MM (magnete mobile), se avete un piatto con testina MC (bobina mobile) dovrete necessariamente usare un amplificatore HiFi che le supporti. L’audio di un LP (o 45/78 giri) anche privo di graffi contiene sempre impurità come schiocchi elettrostatici o crepitii, dunque è spesso necessario utilizzare software di restauro, come vedremo nella terza puntata, ma il nostro consiglio è di preservare comunque l’audio originale archiviando su CD o DVD una copia Per ottenere i migliori risultati sono consigliate schede con frontalino o box esterno dotati di ingressi dorati Rca o Jack grande, che offrono una migliore qualità rispetto ai soliti minijack del campionamento prima di applicare gli effetti. Il campionamento da microfono pone problemi totalmente diversi: l’uso di economici microfoni per PC collegati all’ingresso Mic non renderà mai registrazioni di qualità, dunque il nostro consiglio, soprattutto se si intende campionare a 24 bit, è di utilizzare microfoni professionali collegati ad un mixer hardware, inviando poi l’uscita di quest’ultimo alla scheda audio tramite l’ingresso Line In ed appositi cavi adattatori jack grandi monominijack stereo. I livelli di registrazione Il problema principale, presente anche con le altre sorgenti analogiche ma soprattutto nelle registrazioni con microfono, resta comunque la regolazione dei livelli: la distorsione digitale è ben diversa da quella analogica, e può rovinare irrimediabilmente la registrazione. In analogico un po’ di distorsione era addirittura voluta dai professionisti per “saturare” il nastro, mentre in digitale basta andare “in rosso” di poco per ottenere un bel “crack” dovuto al cosiddetto clipping. Per evitarlo nel caso di sorgenti come nastri e dischi è necessario ascoltare una volta l’intero brano, o se lo si conosce solo i punti dal volume maggiore, monitorando i livelli con il software di registrazione. Nel caso di registrazioni dal vivo ciò è impossibile, dunque per evitare guai il consiglio è quello di usare un software di registrazione con funzioni di ARVL, ovvero regolazione automatica del livello di registra- zione in funzione anti-distorsione. Anche usare livelli troppo bassi “per sicurezza” provoca infatti problemi notevoli: una registrazione poco satura non sfrutterà al meglio la gamma dinamica digitale; soprattutto a 24 bit, le registrazioni risulteranno piatte ed il rumore di fondo elevato. Oltre al livello di registrazione solitamente si devono regolare anche altri livelli, come il livello di ingresso Line In della scheda audio, il volume dell’amplificatore, il volume di uscita della piastra o il volume del mixer hardware. La regola generale è quella di evitare il più possibile distorsioni ed eccessive amplificazioni, dunque settare il volume di registrazione a metà corsa o meglio, se è presente l’indicazione, a 0dB (in modo da non introdurre “guadagni” con amplificazioni che aggiungono rumore), mentre il livello Line In solitamente va regolato al 90% della corsa (anche in questo caso usare l’indicazione 0dB se è presente). Se alla scheda audio è collegato un mixer hardware, anche questo va regolato con i cursori nell’apposita zona 0dB (circa 90% della corsa). I volumi delle sorgenti non amplificate (strumenti MIDI digitali, lettori CD/DVD, piastre) vanno sempre regolati al massimo, mentre quello di un eventuale amplificatore va regolato al livello massimo utilizzabile per un ascolto non distorto tramite le casse dell’impianto stesso. In tutti i casi, se il livello è troppo basso è consigliabile aumentare quello della sorgente, mentre se è troppo alto è meglio abbassare quello di registrazione. 1a parte open school audio sul PC 4 I ferri del mestiere, hardware e software La scheda audio è fondamentale per fare la differenza tra un campionamento mediocre ed uno eccellente. È dunque importante sceglierla in base alle proprie esigenze. Dagli amatori ai professionisti Per esigenze amatoriali, vanno bene anche le sezioni audio integrate nelle schede madri, che comunque dovrebbero subire un notevole miglioramento in base ai nuovi standard Intel HD Audio che sostituirà il vecchio AC’97. Se si hanno esigenze medie, basta una scheda a 16 bit/48 KHz con rapporto S/R o gamma dinamica superiore a 95 dB, già sufficienti a realizzare campionamenti in qualità CD. Se si cerca la massima qualità è necessaria una scheda con campionamento a 24 bit/96 KHz e frontalino/box esterno con ingressi audio RCA o jack grandi, di maggiore qualità rispetto ai soliti minijack, meglio se dorati per evitare ossidazioni e migliorare i contatti. Da controllare anche il valore S/R o la gamma dinamica, che devono essere almeno superiori a 95 dB per campionamenti a 16 bit ed a 100 dB per campionamenti a 24 bit. Altrimenti andrà sprecata buona parte della gamma teorica offerta dagli standard: 96 dB a 16 bit e addirittura 144 dB a 24 bit, superiore ai 120 dB di sensibilità dell’orecchio umano (la regola empirica per ottenere la gamma dinamica di uno standard è moltiplicare il numero di bit per 6). Se si desidera campionare in digitale o uscire su DAT, minidisk ed altre unità digitali è ovviamente necessaria la presenza di connettori digitali ottici (TOSLink, insensibili alle interferenze elettromagnetiche) o coassiali (RCA), ma se si vuole il massimo è fondamentale che la scheda sia in grado di registrare direttamente il flusso di bit digitale (Bit-true) alle frequenze desiderate. In questo le schede Terratec DMX 6Fire ed Aureon Universe hanno il vantaggio di offrire un flusso Bit-true a 44,1, 48 e 96 KHz, mentre le schede Creative supportano solo 48 e 96 KHz, dunque se vi si entra in digitale da CD audio ci sarà un ricampionamento con perdita di qualità, mentre non ci saranno problemi entrando a 16 bit-48 KHz (DAT) o a 24 bit/96 KHz. Un consiglio pratico importante riguarda sempre le schede Creative: è indispensabile disattivare tutti gli effetti EAX dal software di controllo della scheda prima di campionare a 96 KHz, perché il DSP anche delle recenti Audigy2 ZS lavora a 32 bit ma a 48 KHz, dunque qualunque effetto, richiedendo l’uso del DSP, provocherebbe il ricampionamento a 48 KHz con notevole perdita di qualità. Infine, se il campionamento Adobe Audition ha funzioni avanzate di registrazione e gestisce campionamenti sino a 192 KHz a 32 bit Senza spendere altro denaro, chi ha una scheda Creative può campionare sino a 24 bit-96 KHz con ARVL tramite il software MediaSource fornito con la scheda è una vostra attività primaria, invece di schede consumer top di gamma di produttori come Creative e Terratec potreste anche pensare di investire per una scheda professionale dedicata come M-Audio Audiophile 2496 o Lynx: ad esempio la Lynx Two utilizza un ADC da 123 dB di rapporto S/R ed ha anche ingressi professionali bilanciati, ma costa circa 1.000 euro. Il software Come l’hardware, anche il software di campionamento deve essere tarato in base alle esigenze di utilizzo. Per un uso amatoriale basta il Registratore di Suoni presente nel menu Accessori/Svago di Windows Xp: privo di funzioni di monitoraggio, con primitive funzioni di editing, ma valido come convertitore tra i vari formati di codifica (codec) presenti nel nostro sistema. Ma anche per esigenze di livello medio-alto non è necessario spendere: praticamente tutte le schede audio di un certo livello offrono utility di campionamento nel software di controllo della scheda, ad esempio tutte le Creative offrono l’ottimo software MediaSource con funzioni di registrazione, monitoraggio e limitazione automatica del volume ARVL, in grado di campionare sino a 24 bit e 96 KHz, e le schede professionali offrono tutte un software dedicato al campionamento anche multicanale. Chi ha esigenze professionali probabilmente userà le funzioni di campionamento dei software di editing highend, come Sound Forge 7 (recentemente acquisito dalla Sony) o Adobe Audition, che può gestire registrazioni sino a 32 bit-192 KHz. Un capitolo a parte è il campionamento tramite sequencer multitraccia, chiamato Hard Disk Recording: i software più blasonati in questo campo sono Pinnacle/Steinberg Cubase e Twelve Tone Sonar, in grado di registrare contemporaneamente svariate tracce audio sincronizzandole con tracce MIDI. Il disco rigido si trasforma in un registratore digitale multitraccia, dunque dovremo usare dischi veloci e capienti, ma potremo realizzare progetti di qualunque complessità: questi software sono utilizzati anche dalle case discografiche. Ma se non vogliamo investire i 6-700 euro necessari per questi programmi, potremo comunque provare l’ebbrezza dell’hard disk recording anche tramite le versioni light (Cubasis 3 SE e Cakewalk Home Studio 2004), prive delle funzioni più avanzate come effetti speciali non distruttivi, editing avanzato audio/MIDI, supporto ASIO2 per una migliore sincronizzazione, supporto tracce a 24 bit, ma comunque in grado di sincronizzare diverse tracce audio e MIDI per progetti di media complessità. 1a parte open school audio sul PC 5 Per tutti: il ripping audio da CD e la sorgente da cui vogliamo campionare è un CD audio, il sistema migliore per ottenere una copia fedele non è campionare, ma estrarre le tracce audio dal CD (ripping) tramite il computer. Questa operazione è ormai alla portata di tutti, grazie al successo dei software di codifica MP3/WMA (il player multimediale di Windows offre gratuitamente ripping da CD e codifica in WMA). Anche i software di masterizzazione offrono questa possibilità. Ma l’audio estratto da CD non è di per sé perfetto, anzi: può variare molto in base alla velocità di lettura, alla qualità del masterizzatore e del software di estrazione, ed alle condizioni del CD originale. Questo perché i dati nei CD audio sono sì campionati in WAV a 16 bit e 44,1 KHz, ma sono fisicamente codificati in modo molto diverso rispetto ad un CD rom, con una diversa disposizione dei bit (per esempio mancano bit di indirizzo per posizionare con precisione il pickup laser), e diversi sistemi di correzione degli errori, che vengono utilizzati dal lettore CD solo in modalità CD audio (quando il CD è riprodotto musicalmente) ma non quando viene letto dai software di estrazione, per questo è difficile farne una copia identica “bit per bit”. Per ottenere i migliori risultati è dunque necessario che il CD sia privo di sporco e graffi, che provocano errori di lettura non udibili ascoltando l’originale ma che possono restare come “clic” nella copia, e che l’estrazione sia effettuata ad una velocità adeguata, diversa dalla velocità di lettura dei CD rom e molto variabile da modello a modello (non sempre indicata nelle caratteristiche tecniche). E invece di usare software MP3 o di masterizzazione, consigliamo di usare un software di estrazione dedicato come il gratuito CdDae99, in grado di verificare la perfetta corrispondenza del file WAV ottenuto con la traccia originale. Il software si può scaricare da Internet a questa pagina: www.cdspeed2000.com/files/c ddae_04.zip. S 1 - Inseriamo il CD audio e lanciamo CdDae99. Se abbiamo più di un lettore selezioniamo quello contenente il CD nella lista a destra, in quanto non verrà selezionato automaticamente. Apparirà la lista delle tracce nella finestra grande. 2 - Ora dobbiamo selezionare la velocità di estrazione dell’audio. CdDae99 mostra la velocità massima supportata dal lettore (in questo caso 40x). A sinistra della velocità massima c’è la lista a discesa per selezionare la velocità. Ma visto che CdDae99 può verificare automaticamente gli errori, all’inizio provate sempre con l’opzione default, che userà la velocità massima. Solo se ci saranno errori provate a ripetere l’operazione diminuendola. 3 - Per attivare la funzione di verifica degli errori, che è il vero punto di forza di CdDae99, dovete spuntare la casella “Verify” sulla destra. Poi in basso cliccate sull’icona della cartella, e selezionate la cartella di destinazione dei file WAV risultanti. In fondo a destra potrete anche indicare un nome, cui verrà aggiunto il numero della traccia in modo da poterla riconoscere: CdDae99 è un software gratuito, e non supporta database di titoli per riconoscere i nomi dei brani. 1 rosse, il file conterrà certamente rumori inaccettabili, come clic digitali, statica ed altri disturbi. Un caso particolare è la presenza costante di errori nella prima traccia con tutti i CD: può essere provocata da lettori con tempo di spin-up lento, in questo caso basta aspettare qualche secondo dopo l’inserimento del CD perché il drive prenda velocità, e poi far partire l’estrazione. 2 3 4 - È il momento di selezionare le tracce cliccandoci sopra: le tracce selezionate diventeranno blu. Ora clicchiamo su Start, e partirà il processo, interamente automatico, di estrazione, salvataggio e controllo degli errori. 5 - Il processo di estrazione e verifica degli errori può essere seguito in tempo reale in una finestra: vedremo apparire prima la forma d’onda in grigio, che è quella estratta come file WAV, poi vedremo sovrapporsi ad essa una seconda forma d’onda, che è quella della traccia originale su CD, che diventa verde quando le onde sono perfettamente sovrapponibili. Alla fine apparirà un’indicazione testuale sul numero totale degli errori. Potremo anche vedere la velocità reale di estrazione. Se non ci sono errori la forma d’onda sarà interamente verde, e nella finestra Track errors verrà indicato Total errors:0. 6 - Se invece, come con questo CD danneggiato da graffi subiti cadendo a 5 terra, appaiono delle zone gialle o rosse, ci sono stati degli errori, di cui sarà indicato numero e percentuale: maggiore la percentuale di errori, più il colore va dal giallo al rosso. In questi casi è necessario ripetere l’estrazione a velocità inferiore. Se rimangono comunque zone gialle, ascoltate il file WAV per controllare se è accettabile, mentre se ci sono zone 4 6 1a parte open school audio sul PC 6 Intermedio: codifica in WMA 9 a versione 9 di Windows Media Audio, il principale rivale dell’MP3, ha introdotto alcune novità, come la possibilità di creare audio multicanale sino al 7.1 e di codificare senza perdita di qualità. Quest’ultima possibilità è offerta da WMA Lossless, formato che a fronte di una riduzione di ingombro di circa il 50% garantisce appunto una codifica lossless, ovvero senza la perdita irrimediabile di dati e quindi di qualità audio tipica della compressione WMA standard o dell’MP3. Installazione ed uso del nuovo formato di codifica sono totalmente gratuite, dunque vediamo come poter utilizzare questa possibilità per creare un archivio audio in questo formato, che utilizzando come supporto un DVD registrabile offre una capienza equivalente a circa 14 CD audio. L 1 - Per utilizzare il nuovo formato di codifica WMA 9 Lossless, ideale per archiviare in metà spazio registrazioni di cui vogliamo preservare la qualità originale, è necessario scaricare l’apposito Codificatore dal sito Microsoft. Download ed utilizzo sono totalmente gratuiti, dunque andate all’indirizzo www.microsoft.com/windows/windows media/it/9series/encoder e cliccate su Download. Le dimensioni del download sono circa 9 MB. 2 - Installiamo il pacchetto Microsoft, ed al termine troveremo nel menu Start/Tutti i Programmi il nuovo menu Windows Media, da cui lanciare il Codificatore di Windows Media. Il programma appena lanciato ci mostrerà una finestra in cui scegliere l’attività desiderata. Selezioniamo “Converti file e carichiamo un file WAV, precedentemente estratto da CD audio con CdDae99 come visto nel tutorial precedente. È anche possibile campionare direttamente audio dal vivo tramite la scheda audio, selezionando Acquisisci audio o video. Pur essendo gratuito, il Codificatore è molto potente: può convertire anche video, creare flussi per Internet, o creare audio Surround da 5.1 a 7.1. 3 - Inserendo il percorso del file WAV da convertire, il software Microsoft indicherà automaticamente nome e percorso del file WMA risultante, che comunque possiamo modificare. Clicchiamo su Avanti e ci verrà chiesta la Modalità di distribuzione contenuto, ovvero la destinazione del file convertito: in base a questa il software ci proporrà i tipi di compressione più adatti. Noi scegliamo l’ultima, Archivio File, andiamo avanti, e nella lista successiva scegliamo Audio di qualità senza perdita di informazioni (VBR 100)”. In questo modo il file sarà codificato in WMA 9 Lossless. 4 - L’indicazione “VBR 100” significa che il formato è a bitrate variabile, e che la qualità da mantenere è il 100% di quella originale. Clicchiamo ancora su Avanti, ed apparirà una finestra in cui potremo inserire informazioni aggiuntive su titolo, autore, copyright ecc., che saranno visualizzate da Windows Media Player al momento della riproduzione. Andiamo avanti, ed apparirà una finestra di riepilogo, clicchiamo su Fine e partirà la conversione, che potremo seguire grazie ad una bella finestra con tanto di monitor dei livelli, bitrate effettivo ed occupazione della cpu. 5 - Al termine della codifica apparirà un’altra finestra di riepilogo, dove potremo anche cliccare su un pulsante per ascoltare subito il file risultante tramite Windows Media Player. Precisiamo che per ascoltare file WMA 9 Lossless è necessario Windows Media Player 9, chi avesse una versione precedente può scaricare quella nuova (disponibile per Win XP, 2000, ME e 98SE) all’indirizzo www.microsoft.com/ windows/windowsmedia/download. Il nostro file WAV di test, durata 3 minuti e mezzo, in WMA 9 Lossless ha visto scendere le dimensioni da 36 a 16 MB, una compressione superiore al 50%, senza alcuna perdita di qualità. 6 - Possiamo comprimere in WMA 9 Lossless anche file WAV a 24 bit/96 KHz, stereo o 5.1: non ci sono confini alla qualità raggiungibile con questo standard. Possiamo anche codificare direttamente da MP3 a WMA, ma in questo caso è inutile usare il formato Lossless, visto che l’originale è già compresso: per MP3 a 128 Kbit/s usiamo WMA a 96 Kbit/s. Se dobbiamo codificare un gran numero di brani, possiamo usare script da riga di comando, le istruzioni le trovate selezionando Script di Codifica nel menu Start/Tutti i programmi/Windows Media/Utilità. Una volta convertiti tutti i file desiderati, possiamo archiviarli tramite un masterizzatore DVD ed un qualunque software di masterizzazione. Su ogni DVD troverà posto l’equivalente di circa 14 CD audio, preservando tutta 5 1 la qualità originale. E oltre che con il PC, potremo ascoltarli anche con i player DVD da tavolo compatibili WMA 9. 2 3 4 6 1a parte open school audio sul PC 7 Esperti: campionamento multitraccia 1 l campionamento audio multitraccia, o Hard Disk Recording, è l’applicazione più complessa realizzabile in campo audio con il PC, in quanto trasforma il computer in un registratore audio digitale multitraccia. Ciò significa poter creare arrangiamenti audio professionali, registrando in diverse sessioni le varie piste digitali (ad esempio voce solista, cori, pianoforte, basso, batteria, chitarre, ottoni), in modo da poter aggiungere o correggere la traccia di uno strumento senza dover rifare tutto. Questo tipo di registrazione un tempo era possibile solo con registratori analogici a bobine, poi una quindicina di anni fa apparvero giganteschi registratori digitali a bobine dal prezzo di 200 milioni di lire. I Quali software usare Oggi al posto delle bobine digitali con nastro alto un palmo ci sono capienti dischi rigidi, ed anche in casa nostra possiamo organizzare uno studio di registrazione digitale, usando software come Cubase e Sonar. Ma Cubase e Sonar hanno prezzi professionali (400-700 euro), e senza voler andare troppo nel professionismo, basta una versione light di questi software, come Cubasis o Cakewalk Home Studio, per entrare nel mondo dell’hard disk recording spendendo da 50 a 150 euro. Questi software offrono comunque decine di tracce audio e MIDI contemporanee sincronizzate, strumenti di editing avanzati e consentono di realizzare progetti di una certa complessità. Per questo tutorial abbiamo selezionato Cakewalk Home Studio 2004, che costa 149 euro ed è il più potente tra i sequencer di fascia media. Offre tracce audio/MIDI illimitate, editing e stampa partitura, audio multicanale a 24bit/96 KHz, sincronizzazione con video AVI, editing audio/MIDI non-distruttivo con 48 effetti contemporanei e così via. Avrete poi bisogno di una scheda audio full-duplex (praticamente tutte quelle attuali), un microfono professionale ed un mixer esterno collegato al Line In della scheda audio. 1 - Lanciamo Home Studio, clicchiamo su Create a New Project ed appare una lista di progetti preconfigurati, dalla quale sceglieremo StudioMix 4+4, che comprende 4 tracce audio e 4 MIDI. Le tracce audio hanno un’icona rossa con forma d’onda, quelle MIDI gialla con presa MIDI. Ogni traccia ha una serie di controlli che appaiono cliccando sull’iconcina di espansione finestra a destra nella riga della traccia stessa. Questi controlli sono molto comodi perché ci consentono di regolare parametri come Pan (posizione stereo), volume, uscita/ingresso e così via, senza dover accedere al mixer generale. 2 - Importiamo il file WMA Lossless creato nel tutorial precedente. Lo inseriamo in una traccia, e registriamo dal vivo la parte del canto e con una tastiera MIDI collegata al PC una base multitraccia, sincronizzate con il brano, in modo da poter alla fine eliminare l’audio originale ed ottenere un “provino” in cui cantiamo sulla base MIDI della canzone. Iniziamo dunque importando l’audio originale: selezioniamo la prima traccia audio, e dal menu File scegliamo Import Audio. Selezioniamo il file WMA da importare. 3 - Ora colleghiamo un microfono ad un mixer hardware, e colleghiamo il mixer al Line In della scheda audio (se non avete il mixer potete usare il microfono collegato al Mic In della scheda). Sezioniamo la seconda traccia audio, apriamone i controlli e selezioniamo l’input audio desiderato (in questo caso Stereo SB Audigy Audio). Attiviamo la traccia per la registrazione cliccando sulla “R subito a sinistra (in basso apparirà l’icona rossa ARM), e proviamo a cantare nel microfono. Dovremmo 5 vedere gli indicatori audio che si muovono. Regoliamo il volume del mixer in modo che anche nei passaggi più forti non si accenda mai l’ultimo Led rosso, che indica la distorsione digitale. 4 - Disabilitiamo il metronomo MIDI (Options/Project/Metronome) per non sentire fastidiosi clic. Clicchiamo sul pulsante rosso di registrazione, e mentre ascoltiamo la traccia audio 1, cantiamo nel microfono registrando la traccia audio 2. Se notate dei “ritorni”, ovvero l’ascolto della traccia 1 che entra nella registrazione della traccia 2, dovete regolare il pannello di controllo della scheda audio, facendo riferimento alla relativa documentazione, disattivando tutte le sorgenti di registrazione a parte quella cui è collegato il mixer. Ricordate di cliccare sulla R o cancellerete il lavoro già fatto. 5 - Colleghiamo una tastiera MIDI alla porta MIDI o all’adattatore Game/MIDI della nostra scheda audio, selezioniamo la prima traccia MIDI, come Input settiamo “Midi Omni”, e scegliamo il primo strumento della nostra base, ad esempio il pianoforte: clicchiamo con il tasto destro sulla traccia, e nella finestra che apparirà nella lista Patch scegliamo il suono di pianoforte desiderato. 2 3 4 6 Attiviamo la registrazione su questa traccia tramite la piccola R, e clicchiamo in alto sul pulsante di registrazione, come visto per le tracce audio. Il sequencer ripartirà, ed ascoltando le tracce audio potremo registrare in tempo reale la nostra esecuzione sulla tastiera MIDI. 6 - Disattiviamo l’ascolto della canzone originale, cliccando sulla piccola M per mettere in Mute la prima traccia, ed ascoltare solo la base MIDI più le tracce audio dal vivo. Abbiamo realizzato il nostro provino! Home Studio consente di editare le tracce sia audio che MIDI, aggiungere effetti, modificare le tracce MIDI tramite partitura classica, e molte altre cose. Potrete così dare il tocco finale al vostro lavoro, e se volete esportarlo potrete convertire le tracce MIDI in audio seguendo la procedura spiegata nell’Help in linea di Home Studio, per poi esportarlo come WAV per masterizzarlo su CD audio, o come MP3/WMA. 2a parte open school audio sul PC 왘 A scuola con PC Open Editing audio Grazie al mouse e ai nuovi software di editing, la modifica dei file audio successiva alla registrazione è oggi più semplice, precisa ed economica. Gli effetti speciali sono numerosi e tutti senza perdita di qualità.Vediamo da vicino le caratteristiche e le funzioni dei programmi specifici Marco Milano ella prima puntata di questo corso abbiamo illustrato i concetti di campionamento, ovvero la registrazione di audio prendendo campioni dell’onda sonora a intervalli regolari rappresentandoli numericamente, di archiviazione, ovvero il salvataggio dei dati numerici campionati come file audio, e di compressione, vale a dire la riduzione delle dimensioni dei file audio con o senza perdita di qualità tramite standard quali l’MP3 o il WMA. In questa puntata ci occuperemo invece di editing audio, ossia la modifica dei file audio successiva alla registrazione. N Quello che distingue un sistema di registrazione audio basato su computer è infatti la possibilità di editare l’audio campionato in maniera molto più semplice ed efficiente rispetto a quanto possibile con sistemi di registrazione classici basati su nastro, sia digitale che analogico. Con i vecchi sistemi analogici le registrazioni venivano effettuate su nastro magnetico: audiocassette nei sistemi casalinghi, bobine nei sistemi professionali. Nel caso dell’audiocassetta l’editing era praticamente impossibile: l’unica possibilità era il montaggio tramite due registratori, uno con l’audio- Le fasi della lavorazione audio CAMPIONAMENTO. Registrazione dell’oscillazione dell’onda sonora effettuata prendendone campioni a intervalli regolari e rappresentandoli con sequenze binarie. Maggiori sono la risoluzione in bit e la frequenza in Hertz, tanto più precisa è la rappresentazione. ARCHIVIAZIONE. I dati binari ottenuti dal campionamento vengono salvati come file WAV o codificati su CD/DVD audio, DAT. HARD DISK RECORDING. I dati binari ottenuti dal campionamento vengono registrati su disco rigido sempre in formato WAV, ma sono organizzati come tracce audio, che possono essere sovrapposte e sincronizzate (registrazione multitraccia), come avveniva con i vecchi registratori a bobina multitraccia, ma con flessibilità decisamente maggiore. COMPRESSIONE. Le dimensioni dei file audio vengono ridotte tramite standard di compressione lossless (senza perdita di qualità, come il WMA 9 Lossless) o lossy (con perdita di qualità, come MP3, WMA standard, OGG Vorbis, Real Audio, e così via). EDITING. L’audio registrato su disco rigido come file WAV viene modificato tramite appositi software, in maniera molto più semplice rispetto all’uso di filtri ed effetti hardware. cassetta originale e uno con l’audiocassetta di destinazione, che poteva registrare segmenti dell’audiocassetta originale montandoli così in ordine diverso, ma con una notevole perdita di qualità. Con le bobine era possibile non soltanto il montaggio tramite due registratori, ma anche il taglio e l’incollaggio fisico del nastro tramite un apposito meccanismo, sistema che oggi appare decisamente primitivo, ma che un tempo era la regola anche nel mondo professionale. Dal taglia e incolla fisico a quello virtuale Sino alla fine degli anni ’80, nonostante esistessero da tempo registratori a bobine con punti di edit elettronici (Time Code), per non perdere tempo nel creare una seconda copia spesso si eseguiva il vecchio taglio fisico del nastro: il punto di taglio veniva deciso spostando avanti e indietro la bobina manualmente, e ci voleva notevole orecchio per eseguire un taglio perfetto. Oggi il taglia e incolla è rimasto tale solo come nome, e invece di taglierine e nastro adesivo basta usare il mouse per effettuare montaggi perfetti senza perdita di qualità. L’editing di audio registrato come file WAV su disco rigido (hard disk recording) ha infatti tra i notevoli vantaggi il mantenimento della qualità originale in qualunque operazione di montaggio. Un altro vantaggio è l’editing non lineare, ovvero la possibilità di eseguire in ordine diverso parti di una traccia audio, saltan- Sopra: gli strumenti di editing del passato con cui il nastro veniva tagliato e incollato fisicamente: taglierina, lente, polvere magnetica e nastro adesivo Sotto: gli strumenti di editing attuali, computer, software di hard disk recording e unità con ingressi analogici e digitali do da un punto all’altro senza dover modificare fisicamente la traccia originale. Fondamentale nell’uso professionale è infine la possibilità di registrazione multitraccia, sovrapponendo più file WAV sincronizzati tramite software di hard disk recording, in modo da separare le tracce dei diversi strumenti per editarle senza influenzare le altre. La stessa operazione in passato veniva effettuata tramite costosissimi registratori a bobina multitraccia, che in pratica erano versioni a più testine dei registratori a bobina stereo. 2a parte Oltre al montaggio, l’editing comprende anche l’applicazione di effetti speciali che modificano l’audio, come riverberi, distorsioni, filtri e così via. In passato questi effetti potevano essere applicati o direttamente al momento di registrare, ad esempio interponendo una unità-riverbero tra lo strumento da registrare e il registratore, o in seguito, ma con perdita di qualità, in quanto era necessario eseguire una seconda copia della registrazione, inserendo le unità-effetti tra il primo e il secondo registratore servendosi di un mixer audio. Editing non distruttivo Anche questo sistema appartiene al passato, in quanto oggi la registrazione digitale su hard disk consente l’editing non distruttivo, vale a dire l’applicazione reversibile di riverberi, distorsioni, effetti speciali e così via senza modificare il materiale sonoro originale, consentendo così di provare liberamente diverse combinazioni di effetti e di valutare molto meglio le giuste impostazioni. Una volta raggiunto il risultato desiderato, questo può essere reso definitivo applicando le modifiche e gli effetti ai file audio originali, ma, meglio ancora, può essere semplicemente salvato come insieme di parametri, lasciando inalterato l’originale per possibili ripensamenti o diversi utilizzi dello stesso materiale. Pensiamo per esempio a un brano in cui il suono di una chitarra elettrica ci sembra troppo pulito. Decidiamo allora di applicare un effetto di distorsione, ma quando poi presentiamo il brano ci fanno notare che il timbro della chitarra è troppo aggressivo. Se avessimo modificato il brano open school audio sul PC originale dovremmo registrare nuovamente tutta la parte di chitarra, mentre se abbiamo semplicemente salvato i parametri dell’effetto di distorsione è sufficiente modificarli per riportare il suono della chitarra alla purezza originale. Un altro grande vantaggio dell’editing con il computer è l’ampia gamma di effetti possibili grazie al PC, mentre in passato era necessario acquistare costose unità-effetti hardware ogni qualvolta si desiderava ampliare la gamma di effetti speciali. Oggi i torreggianti rack pieni di unità-effetti li vediamo soltanto nei concerti dal vivo delle star, mentre negli studi di registrazione spesso giacciono inattivi a prendere polvere e il grosso del lavoro viene eseguito con il computer. Editing grafico della forma d’onda Abbiamo visto come l’editing audio comprenda il montaggio e l’applicazione di effetti, ma esiste un’altra forma di editing, quello che agisce direttamente sulla forma d’onda, le cui oscillazioni possono essere modificate con il mouse. Ovviamente tutto questo non era nemmeno immaginabile in passato, quando al massimo si poteva filtrare il suono in modo da eliminare determinate frequenze, ma non si poteva agire a livello dell’onda sonora. Con il digitale invece la forma d’onda è rappresentata da una serie di numeri, che possiamo modificare a piacimento. La modifica di interminabili serie di numeri non è però il metodo più intuitivo per agire sul suono: veniva utilizzata nei primi esperimenti di trattamento digitale del suono con i computer degli anni ’60 e ’70 IL CALENDARIO DELLE LEZIONI Lezione 1: Il campionamento 왘Lezione 2: Editing audio - Le basi - I software per modificare le forme d’onda, applicare L’editing non distruttivo è offerto anche da programmi poco costosi, come il sequencer Cakewalk Home Studio, di cui notiamo l’impressionante lista di effetti audio applicabili alle tracce registrate su hard disk Oggi la rappresentazione grafica di un’onda sonora ci è diventata familiare, e anche il semplice Registratore di Suoni di Windows la visualizza in tempo reale. Per poterla editare si possono usare semplici software shareware o costosi software professionali nei cosiddetti laboratori di sonologia computazionale, e spesso era necessario scrivere veri e propri programmi in linguaggi come FORTRAN e Pascal per eseguire le modifiche sui dati sonori. Non appena i computer furono dotati di interfaccia grafica si passò all’editing grafico, in cui i dati numerici che formano il suono campionato vengono visualizzati sotto forma di onda sinusoidale, come avviene con un oscilloscopio, ed è possibile modificare la forma d’onda disegnandola direttamente con il mouse. Questo tipo di editing richiede notevole abilità, ma è comunque un’opportunità eccezionale: poter “disegnare” un’onda sonora e poi ascoltarla riprodotta dal computer è un altro esempio di sogno che diventa realtà, e oggi è possibile con software dal costo irrisorio. Le tipologie di editing EDITING NON DISTRUTTIVO Le modifiche apportate all’audio in fase di editing possono essere distruttive (i file audio originali sono alterati permanentemente) o non distruttive (le modifiche non alterano i file originali, ma soltanto la loro resa sonora). Ovviamente la seconda possibilità è molto più sicura e versatile. effetti, salvare l’audio in formati diversi Lezione 3: Restauro audio Il restauro audio in relazione alla sorgente: problemi tipici di LP, audiocassette, file MP3. EDITING DELLA FORMA D’ONDA Oggi anche con software gratuiti è possibile visualizzare graficamente la forma dell’onda sonora corrispondente a un file audio campionato. L’andamento dell’onda può essere modificato graficamente, tramite il mouse, “disegnando” il suono. 2a parte open school audio sul PC 1 Panoramica software ra i numerosi software di editing sul mercato vi segnaliamo quelli a nostro parere più interessanti, sia di fascia economica che di fascia alta, soffermandoci su una breve descrizione delle principali funzionalità. T FmjSoft Awave Studio 9.0 Prezzo: freeware (nel CD Guida 1) Sito: http://audacity. sourceforge.net Audacity non costa nulla, ma può editare file WAV e AIFF (anche MP3 o OGG Vorbis se si hanno i codec), mixare le tracce, applicare alcuni ottimi effetti integrati, e anche caricare effetti VST. Non mancano uno spettrogramma e un’analisi di frequenza di ottimo livello. Prezzo: 149,95 dollari (prova gratuita per 30 giorni) Sito: www.fmjsoft.com Awavew Studio può editare file audio con risoluzione sino a 24 bit a 96 KHz. Si distingue per il supporto di ben 240 formati file, compresi quelli di numerosi campionatori e sintetizzatori hardware (Akai, Korg, Yamaha, Roland, Kurzweil, Ensoniq e così via). Il musicista può dunque modificare i campioni con Awave Studio per poi ricaricarli nel proprio sintetizzatore hardware. Supporta i plugin DirectX per aumentare il numero di effetti disponibili. Ne esiste una versione gratuita trial che dura 30 giorni, la versione completa costa 149,95 dollari. Kristal Audio Engine Adobe Audition 1.5 Prezzo: freeware (nel CD Guida 1) Sito: www.kreatives.org/kristal/ Anche Kristal è totalmente gratuito e offre funzioni molto interessanti, come il supporto di frequenze sino a 192 KHz. Per massimizzare la qualità degli effetti ha una risoluzione interna di 32 bit. Può anche registrare su disco rigido sino a 16 tracce audio, e tra gli effetti si fa notare l’equalizzatore parametrico. Non manca la compatibilità VST, e un punto di forza è la compatibilità ASIO. Supporta anche il formato di compressione lossless FLAC. Prezzo: 358,00 euro Sito: http://www.adobe.com Audition (ex Cool Edit acquisito da Adobe nel 2003), ha potenti funzioni professionali, con un prezzo elevato, ma non come quello di Samplitude. È sia un editor audio che un software di hard disk recording multitraccia. Supporta l’audio 5.1, l’estrazione di audio da filmati AVI, il restauro audio, l’editor e arranger di Loop, il tutto con risoluzione interna di 32 bit e frequenza di campionamento massima teorica di 10.000 KHz. Dispone di 128 tracce, ma Audacity 1.2.1 Il celebre sequencer Pinnacle/Steinberg Cubase SX, che assieme a Cakewalk Sonar 3 rappresenta la punta di diamante del sequencing MIDI/audio e dell’hard disk recording, a livello professionale c’è solo la versione in inglese. Da segnalare le funzioni Batch per processare automaticamente grosse quantità di file, ad esempio convertendo un’intera collezione in MP3. Magix Samplitude 7.2 Prezzo: 1.099,00 dollari Sito: www.samplitude.com Si tratta di un editor storico, con funzionalità professionali notevoli come l’editing tra più file audio aperti in contemporanea, il salvataggio in formato 5.1, il supporto di file sino a 24 bit/192 KHz (DVD Audio), l’approccio a oggetti, le funzioni di masterizzazione CD e DVD, la risoluzione interna di 32 bit, l’editing di file in streaming da Web, il supporto di 999 tracce audio e altro ancora. È stato recentemente acquisito da Magix, che lo vende a ben 1.099 dollari, prezzo decisamente alto anche per un software di questi livelli. Pinnacle Steinberg WaveLab 5 Kristal Audio Engine è un programma gratuito con interessanti funzionalità Prezzo: 699,99 dollari Sito: www.steinberg.net Altro editor storico destinato ai professionisti, supporta audio multicanale (sino a otto canali in registrazione) ed esportazione audio surround 5.1 e 7.1 in formato Windows WMA. Comprende una sezione di DVD authoring con masterizzazione, il mixdown stereo da audio multicanale e può visualizzare in finestra il video di cui sta editando l’audio. Nutrita la serie di effetti, tra i quali non manca il supporto ASIO. Ma la funzione più importante è la masterizzazione di DVD audio, il più potente standard al momento esistente, che garantisce audio di qualità nettamente superiore al CD. E Wavelab è anche in grado di estrarre l’audio dai DVD audio commerciali. Anche i sequencer fanno la loro parte Ai software citati, che sono editor audio in senso stretto, si devono aggiungere i sequencer audio/MIDI multitraccia, come Pinnacle/Steinberg Cubase e Cubasis, Cakewalk Sonar, Home Studio e Music Creator e altri, di cui abbiamo parlato in passato come sequencer MIDI, ma che essendo anche sequencer audio con hard disk recording sono in grado di effettuare editing audio multitraccia con effetti di livello professionale, applicati tramite mixer virtuale. Sono anche in grado di integrare e sincronizzare sia tracce audio che tracce MIDI. Chi dunque più che alla pura modifica di file audio si dedica alla registrazione audio digitale troverà certamente in questi software degli strumenti ricchissimi di potenzialità. 2a parte open school audio sul PC 2 Audacity: per chi fa i primi passi udacity è la soluzione ideale per avvicinarsi al mondo dell’editing audio. Il programma è infatti completamente gratuito, e può essere scaricato liberamente dal sito http://audacity. sourceforge.net (è disponibile anche nel nostro CD. La versione attuale, rilasciata nel maggio 2004, è la 1.2.1, che offre numerose funzionalità, quali importazione ed esportazione WAV e Aiff, caricamento e salvataggio in MP3 se si ha un codec MP3 installato, funzioni di montaggio con Undo illimitato, mixing e applicazione effetti. Sono già compresi alcuni effetti di base (tra cui Echo, Noise Removal, Normalizzazione) e in più il software supporta i plugin VST (formato ideato dalla Pinnacle/Steinberg per Cubase, oggi usato da molti altri software musicali) per aumentare il numero degli effetti utilizzabili. Audacity è disponibile non solo per Windows 98, ME, 2000 e XP, ma anche per Macintosh e Linux. In questo tutorial per principianti utilizzeremo Audacity 1.2.1 per eseguire un semplice editing su un file audio WAV. A 1 - Installate Audacity. Alla prima esecuzione il programma chiede quale lingua usare per l’interfaccia (è presente anche la lingua italiana). Appare la schermata principale, dove è possibile caricare un file WAV tramite il classico comando File/Apri. Se avete un codec MP3 potrete caricare anche file MP3. Attenzione: non è possibile caricare file WMA (Windows Media Audio), nonostante il codec WMA sia già presente in Windows. A causa di un bug alcuni file WMA a 128 kbit/s vengono erroneamente riconosciuti come WAV e caricati, ma non essendo decodificati l’onda sarà formata da dati binari che, se eseguiti, possono danneggiare anche seriamente le casse e il vostro udito con forti rumori. 2 - Il file WAV caricato è un classico 16 bit/44,1 KHz stereo estratto da CD audio. Audacity è anche in grado di campionare un WAV in tempo reale con la selezione dell’ingresso della nostra scheda audio (lista in alto a destra). Quindi, se non avete un file WAV a disposizione potete registrarne uno voi stessi, tramite i pulsanti tipo registratore posizionati in alto, che consentono anche di riprodurre il file audio. La forma d’onda è visualizzata graficamente. Cliccando e trascinando il bordo inferiore della visualizzazione è possibile portarla a dimensioni maggiori per editarla più comodamente. In alto al centro c’è anche il pulsante Lente d’ingrandimento per ingrandire la forma d’onda. 3 - Il primo editing può essere il semplice taglio di una parte del file audio che si desidera ascoltare, ad esempio il ritornello di una canzone, eliminando il resto. Cliccando e trascinando il mouse sulla forma d’onda si seleziona la parte che interessa. Un clic su Play permette di eseguirla ed essere sicuri di avere scelto la zona giusta. Selezionare circa un secondo di audio prima e dopo la zona di interesse per poter rifinire il taglio (tenendo premuto Shift e trascinando il mouse è possibile allargare la zona selezionata). Dal menu Modifica scegliere Elimina fuori dalla selezione. In questo modo con una sola operazione sono state tagliate le parti del file prima e dopo la parte selezionata. 1 2 3 2a parte open school audio sul PC 4 4 - Premere di nuovo Play e ascoltare la porzione di brano rimasta, controllando che il taglio sia stato effettuato correttamente. Visto che il taglio è avvenuto a metà del brano, l’inizio e la fine saranno decisamente bruschi. Per rendere tutto più professionale, selezionare il primo secondo di audio e dal menu Effetti scegliere Fade In. Verrà creata automaticamente un’assolvenza (vedi in seguito il glossario) rendendo l’inizio graduale come nei mix professionali. 5 5 - Ripetere l’operazione alla fine del brano, selezionando l’ultimo secondo e applicando l’effetto Fade Out, in modo da ottenere una dissolvenza graduale alla fine del file. Riascoltando il tutto il brano sembrerà molto più professionale. A questo punto è possibile salvarlo sempre in formato WAV (File/Esporta come WAV), o come MP3/OGG Vorbis se sono stati installati i relativi codec. Non bisogna preoccuparsi del silenzio rimasto prima e dopo la zona tagliata, in quanto sarà automaticamente eliminato al momento del salvataggio. 6 6 - Per finire, proviamo ad applicare un effetto speciale al nostro clip. Selezioniamo con il mouse la forma d’onda, e dal menu Effetti scegliamo Echo. Si tratta di uno degli effetti più semplici, gli unici parametri da regolare sono Tempo di ritardo e Tempo di decadimento. Possiamo sperimentare diversi valori ascoltando i risultati tramite il pulsante Anteprima. Quando siamo soddisfatti, clicchiamo su Ok per applicare l’effetto. Se il risultato non ci soddisfa, possiamo sempre tornare indietro tramite Control-Z: Audacity supporta l’Undo illimitato di tutte le azioni da noi compiute, dunque non rischiamo di rovinare l’audio originale. 2a parte open school audio sul PC 3 Editing multitraccia con Cakewalk Home Studio ella puntata precedente, Cakewalk Home Studio 2004 è stato utilizzato per eseguire una registrazione audio multitraccia su disco rigido. Ora vedremo come utilizzare lo stesso software per editare le tracce audio campionate e applicare effetti non distruttivi, proprio come avviene negli studi di registrazione professionali. Home Studio è infatti una versione light di Sonar, celebre sequencer audio/MIDI che contende a Cubase lo scettro di leader nell’ambito dell’hard disk recording. In questo tutorial immagineremo di avere già realizzato un brano multitraccia seguendo le indicazioni della prima puntata del corso, ma per facilitare chi non l’avesse seguita utilizzeremo un brano demo già presente nel CD di Home Studio, visto che in questa occasione ci interessano le procedure di applicazione degli effetti alle tracce audio e non il contenuto delle tracce audio stesse. N 1 - Lanciare Cakewalk Home Studio 2004, fare clic su File/Open, e caricare la demo Don’t Matter Audio and Midi Demo.cwb. Questo progetto contiene nove tracce, la prima è una traccia MIDI vuota, che ignoreremo, seguono sei tracce audio (Batteria sx e dx, Basso, Chitarra, Ottoni dx e sx) e due tracce MIDI di percussioni. In questa occasione le tracce MIDI non ci interessano e un clic sul pulsantino giallo M attiva il Mute grazie al quale saranno udibili soltanto le sei tracce audio sulle quali applicare gli effetti. 1 2 2 - Ipotizzate di avere appena registrato questo breve brano su disco rigido e di dover applicare degli effetti per migliorare l’esecuzione, come avviene negli studi di registrazione. Si può applicare un Riverbero alla batteria, per renderla meno secca, e un Chorus alla chitarra, per arricchirne il timbro. Aprire la finestra del mixer di Home Studio, con il comando View/Console: apparirà il mixer di Home Studio, nel quale sono accesi i pulsanti gialli di Mute attivati nel passaggio precedente. 3 - Nella traccia sinistra della batteria fate clic con il tasto destro sulla zona nera subito sotto il nome. Il vantaggio di inserire gli effetti in questa zona è che sono non distruttivi, ovvero è possibile regolarli, rimuoverli o cambiarli a piacimento senza alterare il materiale audio originale, come se si disponesse di un vero mixer. Se invece si utilizzassero gli effetti direttamente sulle tracce, questi modificherebbero i dati audio. Nel menu contestuale apparirà il sottomenu Audio Effects, dal quale selezionare l’effetto desiderato, in questo caso Cakewalk/Reverb. 3 2a parte open school audio sul PC 4 4 - La finestra di regolazione del Riverbero contiene molti parametri per modificare l’intensità e le caratteristiche del riverbero. Al momento lasciate i parametri di default, che corrispondono a un riverbero di media entità, e ascoltate i risultati dell’applicazione dell’effetto cliccando sul tasto Play. Per ascoltare meglio l’effetto, consigliamo di cliccare anche sulla piccola S verde nella traccia della batteria. In questo modo la traccia andrà in Solo e sarà eseguita senza le altre, in modo da poter ascoltare meglio il risultato dell’effetto. 5 5 - Chiudete la finestra dei parametri del Riverbero e provate ad ascoltare il brano con e senza l’effetto: per disabilitarlo basta cliccare sul pulsantino verde accanto alla scritta Reverb, in cima alla traccia della batteria. Il pulsantino diventerà giallo, cosa che indica la disattivazione dell’effetto. Cliccandoci ancora sopra, tornerà verde, e riascolteremo l’effetto. Nel caso del Riverbero, la differenza è notevole. Per riaprire la finestra dell’effetto ed effettuare modifiche ai parametri, basta cliccare due volte sul nome dell’effetto accanto al pulsantino verde. Ora applicate lo stesso effetto alla traccia di batteria destra, con la stessa procedura: clic destro nella zona nera e selezione dell’effetto desiderato. 6 6 - Passate alla traccia della chitarra, mettetela in Solo cliccando la piccola S verde (ricordate di disattivare il Solo nelle tracce della batteria) e fate clic con il tasto destro nella zona nera degli effetti. Scegliete l’effetto Cakewalk/Chorus per fare apparire la relativa finestra dei parametri nella quale effettuare alcune modifiche: per rendere l’effetto più aggressivo, fate clic sulla manopola Wet Mix (che indica la percentuale di suono modificato, mentre Dry Mix è la percentuale di suono originale), e tenendo il tasto premuto scorrete verso l’alto per fare ruotare la manopola e portarla al 100%. L’effetto sarà molto più evidente, e la chitarra acquisirà una presenza notevole, come se il suo suono si moltiplicasse. A questo punto chiudete la finestra dei parametri, deselezionate il Solo e riascoltate tutte le tracce con gli effetti applicati. Salvando il progetto saranno salvate le regolazioni degli effetti, ma non sarà modificato l’audio originale, e basterà eliminare gli effetti per tornare al suono puro. 2a parte open school audio sul PC 4 Editing professionale con Adobe Audition dobe Audition è un software di editing audio professionale, in grado di lavorare con file sino a una risoluzione di 32 bit con frequenza di campionamento teorica di ben 10.000 KHz e supporto audio 5.1. Audition nasconde in realtà un software molto noto agli esperti, Cool Edit Pro di Syntrillium, che Adobe ha acquisito, rinominato e aggiornato. Oltre a editare l’audio è anche in grado di effettuare hard disk recording, registrando in tempo reale su più tracce come un sequencer audio multitraccia. Mette a disposizione numerosissimi effetti per progetti professionali sino a 128 tracce, ha un’interfaccia intuitiva, ma è disponibile solo in lingua inglese. Audition lavora internamente a 32 bit, il che significa che dispone di una gamma dinamica teorica di circa 1500 dB, contro i 96 dB dei 16 bit (CD audio) e i 144 dB dei DVD Audio (24 bit). In questo tutorial lo useremo per eseguire un montaggio e per agire su uno dei problemi più gravi che possono colpire una registrazione eseguita a volume troppo elevato: la temuta distorsione digitale (clipping), che rovina l’ascolto con forti schiocchi. L’editor WAV di Audition, oltre ai soliti Trim (taglio delle parti indesiderate), Zero Crossing (taglio automatico nel punto in cui non si generano clic), Crossfades (dissolvenze), con Clip Restoration elimina appunto il clipping, quasi impossibile da eliminare con i normali editor audio. A 1 2 1 - Lanciate Audition e caricate un file WAV di cui volete eliminare una parte centrale, ricucendo gli estremi. Ad esempio una strofa di una canzone troppo lunga. In questo tutorial utilizzeremo la modalità singola traccia, quella adatta a editare un brano, e non la multitraccia, adatta all’hard disk recording e all’audio multicanale. Se siete nella modalità sbagliata basta cambiarla con un clic sul primo pulsante in alto a sinistra. Selezionate la zona della forma d’onda che volete eliminare. Per una selezione precisa ingrandite la forma d’onda e cercate di posizionare il cursore il più possibile in corrispondenza del punto da tagliare, dopodiché da menu selezionate Edit/Zero Crossings/Adjust Selection Inwards, funzione che cerca il più vicino punto in cui la forma d’onda incrocia lo zero, in modo da evitare clic nel punto di taglio. 2 - Per una selezione perfetta è meglio segnare su un foglio il punto esatto di inizio del taglio (in questo caso 0:25.518), e selezionare con precisione il punto di fine (1:31.340), sempre usando la funzione di Zero Crossings. Inserite poi entrambi i valori nella finestrella in basso a destra come Begin ed End in corrispondenza di Sel. In questo modo la zona sarà selezionata con la massima precisione, indispensabile nei tagli e non raggiungibile trascinando il mouse sulla forma d’onda. Selezionate quindi il menu Edit/Cut. 3 - La zona selezionata sparirà, e visto che il taglio è stato eseguito in punti di Zero Crossings non dovrebbero esserci clic. Ascoltate i risultati per controllare che il taglio suoni naturale, altrimenti annullate il taglio con Ctrl+Z e ripetete la selezione della zona da tagliare. In questo caso, come si può notare ingrandendo la forma d’onda, il taglio è stato eseguito effettivamente in un punto di Zero Crossings e i risultati sono perfetti. L’ingrandimento può anche servire ai più esperti per modificare manualmente la forma d’onda, dato che in Audition si possono spostare i quadratini che rappresentano i singoli campioni. 3 2a parte open school audio sul PC 4 4 - Eliminare la distorsione digitale. Il temuto clipping, che provoca terribili schiocchi che rovinano totalmente una registrazione, dipende da un volume di registrazione troppo alto, per cui i picchi di oscillazione dell’onda finiscono oltre la massima ampiezza consentita. Come si può vedere nella figura 4, una registrazione colpita da clipping mostra una forma d’onda caratteristica, in cui l’oscillazione va oltre i limiti superiori e inferiori del grafico. È quindi necessario intervenire con l’apposito filtro professionale messo a disposizione da Audition. 5 5 - Il filtro è Effects/Noise Reduction/Clip Restoration, che si può attivare dopo aver selezionato la zona della forma d’onda colpita da clipping. Noterete tre preset in base all’entità del clipping, selezionate Restore Lightly Clipped e fate clic su OK per fare rientrare i picchi nel grafico. Se ciò non si verifica annullate con Ctrl+Z e rieseguite l’effetto aumentando l’attenuazione (ad esempio, invece di -4dB selezionate -8dB). Questo effetto risolve il problema dei forti schiocchi; ma noterete che il volume delle parti non clippate è stato diminuito. Per evitare questo inconveniente è necessario convertire il campione a 32 bit, come illustrato nella figura 6. 6 6 - Convertite il campione a 32 bit (dal menu Edit/Convert Sample Type), poi eseguite l’effettoClip Restoration con “Input Attenuation” a 0dB. Ora eseguite un altro effetto, Effect/Amplitude/Hard Limiting, e nella finestra dei parametri selezionate 0dB come Boost Input e -0.2dB come Limit Max Amplitude. In questo modo avrete attenuato l’audio solo nella zona prossima al clipping, lasciando il resto dell’onda invariato, quindi non avrete la fastidiosa diminuzione di volume. Notate come Hard Limiting mostri anche la percentuale di clipping riscontrata nella zona selezionata, cosa che torna molto utile per controllare i risultati. Per terminare, riconvertite il campione alla risoluzione originaria tramite Convert Sample Type. 2a parte open school audio sul PC 5 Domande comuni sull’editing audio 1. È possibile editare la forma d’onda di file WAV, o anche di MP3/WMA? Molti editor di fascia bassa sono in grado di modificare solo file WAV, in quanto si tratta del formato standard di codifica dell’audio digitale, che corrisponde esattamente a una determinata forma d’onda. I file MP3 o WMA in realtà non contengono i dati di una forma d’onda, ma dati compressi che possono essere trasformati in una forma d’onda solo da un decodificatore (codec) MP3 o WMA. I dati di una forma d’onda estratta da un file MP3/WMA a 128 kbit/s occupano infatti circa 11 volte più spazio rispetto al file stesso. Gli editor di fascia alta e qualche editor di fascia bassa sono in grado di editare file MP3/WMA decomprimendo i file caricati e trasformandoli in dati di tipo WAV, per poi ricomprimerli al momento del salvataggio. L’operazione comporta un degrado qualitativo, per questo è meglio, se li si possiede, editare i file audio originali in formato WAV invece di editarli dopo averli compressi in MP3/WMA. 2. Si può editare audio 5.1? Creare sei tracce audio è possibile con molti editor di fascia alta, tra cui Adobe Audition, Acid 4, SoundForge e il suo successore Sony Vegas, ma una volta creati i sei file WAV (che per il video devono avere risoluzione 16 bit e 48 KHz in mono) è necessario comprimerli in formato Dolby Digital AC3 o DTS per poterli usare come colonna sonora. Alcuni software video professionali, come Adobe Premiere, offrono un modulo di codifica in grado di effettuare questa conversione, altrimenti si possono usare plugin come Sony 5.1 Surround Plugin Pack per Acid 4, programmi dedicati come Sonic Soft Encode (purtroppo non più sviluppato dalla Sonic Forge) per il Dolby Digital AC3, Minnetonka SurCode DVD DTS (www. minnetonkaaudio.com) per il DTS, o suite come Sony Vegas+DVD che comprende già la codifica AC3. Se invece volete editare audio 5.1 già esistente avrete bisogno di un decompressore che dalle tracce 5.1 estragga i 6 file WAV relativi, come il freeware HeadAC3he (http://mitglied.lycos.de/darkav/). Inutile dire che gestire audio 5.1 è molto complesso, richiede molto spazio su disco rigido, ed è un lavoro adatto a professionisti ed esperti. 3. Posso eliminare il fruscio di sottofondo da registrazioni dei nastri o i crepitii di registrazioni degli LP? Sì, ma la cosa è quasi impossibile da fare manualmente regolando dei filtri generici. È necessario utilizzare i filtri specifici offerti dai migliori programmi di editing, oppure usare un software specializzato per il restauro audio, di cui parleremo nella prossima puntata. HeadAC3he è un software gratuito di grande utilità: può decomprimere file Dolby Digital AC3 5.1 estraendone i 6 file WAV relativi a ciascun canale, e può anche creare al volo un downmix stereo, non solo in WAV, ma anche in MP3, WMA o OGG Vorbis (se disponiamo dei relativi codec installati) 4. Posso eliminare schiocchi provocati da livelli troppo alti durante il campionamento? La temuta distorsione digitale è molto difficile da eliminare, ma i migliori editor audio (Audition, SoundForge/Vegas) includono un filtro che può porre riparo a questi problemi, anche se non sempre i risultati sono ottimali. I più esperti possono provare a eliminare manualmente gli schiocchi, ridisegnando manualmente i punti di clipping dell’onda, che esce dai limiti di oscillazione. 5. Posso aggiungere la mia voce a brani musicali? Se il brano musicale è in formato MIDI basta caricarlo in un sequencer che supporti anche le tracce audio (ormai praticamente tutti, compresi quelli più economici come Cubasis e Cakewalk Music Creator) e registrare, con un microfono collegato al Mic In della scheda audio, una traccia audio mentre si ascoltano in tempo reale le tracce MIDI. Per ottenere una buona qualità è però necessario evitare i microfoni collegati al Mic In, e usare un microfono professionale collegato a un mixer, a sua volta collegato all’ingresso Line In della scheda audio. Se il brano è su CD, è invece necessario prima registrarlo o estrarlo su hard disk come file WAV, caricarlo come traccia audio nel sequencer, e poi su una seconda traccia registrare la voce. 6. Posso eliminare la voce di un cantante da una canzone? Sì, ma i risultati difficilmente sono buoni. Molti software di editing o di restauro audio offrono la funzione Karaoke per eliminare la voce dai brani audio, e anche alcune schede audio Creative hanno questa funzione nel proprio software. Si tratta di un filtro che elimina quasi completamente la voce umana, ma ha il difetto di tagliare anche frequenze musicali, per cui la qualità scende molto, e i suoni di alcuni strumenti (soprattutto basso, batteria, pianoforte e archi) possono essere molto attenuati o distorti. Un altro metodo è quello di eliminare i suoni perfettamente centrati nel panorama stereo, perché in molte registrazioni solo la voce è esattamente al centro, ma anche in questo caso si perde una parte importante della base strumentale. 7. Posso migliorare la resa della mia voce cantata? Se non siete Mina o Frank Sinatra sentirete certamente il bisogno di migliorare il timbro della vostra voce registrato in un brano audio. Anche i professionisti in realtà usano appositi filtri ed effetti per dare corpo e ambienza (serie di riverberi ed echi indotti dall’ambiente)alla propria voce. In Tv, per esempio, un cantante che parla nel microfono destinato al cantato ha una voce distorta in quanto quel microfono è collegato a un mixer con equalizzazione destinata al cantato.Visto il costo di mixer e unità effetti professionali, si può provare a migliorare la voce applicando gli effetti presenti nei software audio, soprattutto il Riverbero e l’Equalizzatore. Se ben usati, possono migliorare molto il timbro e la presenza della nostra voce, trasformando una registrazione “povera” in un provino di qualità. 8. Posso aumentare il volume di una registrazione troppo flebile? Tramite l’effetto di Normalizzazione posso aumentare il volume globale di una registrazione in modo da saturarla (ovvero sfruttare il massimo volume possibile), ma non posso migliorare il rapporto segnale/rumore: aumentando il volume massimo aumenterà anche il rumore di fondo. Vale la vecchia regola i dati che non ci sono non si possono creare, dunque se possibile è meglio ripetere la registrazione a un volume più alto, in modo da aumentare la gamma dinamica (differenza tra piano e forte). Sopra vediamo la forma d’onda di una registrazione troppo flebile. Per aumentarne il volume applichiamo la normalizzazione, e vediamo (sotto) come i picchi massimi sfruttino appieno l’ampiezza di oscillazione disponibile 2a parte open school audio sul PC Glossario dei principali effetti audio Assolvenza Echo È l’opposto della più nota Dissolvenza e indica l’aumento graduale del volume di un suono a partire da zero. Solitamente si applica all’inizio di un clip audio, in modo da non farlo iniziare bruscamente. Crea una serie di suoni ritardati rispetto a quello originale, con effetto di eco multiplo (ciao-ao-aoao-ao). Si distingue dal Delay, che crea un eco singolo (ciao-ao). Chorus Effetto che arricchisce il suono, dandogli maggiore spessore. L’effetto sonoro è quello di più voci o strumenti che suonano contemporaneamente, realizzato creando voci virtuali leggermente fuori tempo e fuori tono, ed esasperando la separazione stereo dei canali. Compressore Effetto tipico del basso elettrico, comprime i suoni donandogli uniformità (nel senso che li amplifica quando si suona piano e li attenua quando si suona forte). Si usa nel basso elettrico per evitare che, pizzicando le corde con troppa violenza o nello slap, l’amplificatore vada in distorsione. Delay Questo effetto crea un secondo suono ritardato rispetto a quello di origine, con un effetto di eco singolo. Si distingue dall’Echo, che crea echi multipli. Dissolvenza Indica la diminuzione graduale del volume di un suono sino a zero. Molto utilizzata per terminare un brano in cui non c’è un finale definito, viene applicata anche alla fine di un clip audio, in modo da non farlo terminare bruscamente. Il suo opposto è l’assolvenza. Equalizzatore Amplifica o attenua determinate frequenze del suono originale, modificandone il timbro. Con l’equalizzatore è possibile ad esempio esaltare i bassi per sfruttare un subwoofer, o esaltare gli acuti per un effetto di musica dance. Il numero di frequenze modificabili è indicato dal numero di bande disponibili, ad esempio un equalizzatore a otto bande dispone di otto frequenze modificabili dal grave all’acuto. Equalizzatore Parametrico Si distingue dall’equalizzatore in quanto non agisce su un numero di frequenze (bande) fisse, ma può lavorare su qualunque frequenza. Inoltre dispone di filtri passa-basso e passa-alto per selezionare con precisione le frequenze su cui agire e per eliminare quelle indesiderate. Se ad esempio vogliamo esaltare un basso con frequenze tra 40 e 45 Hz, con un equalizzatore parametrico possiamo selezionare esattamente queste frequenze e amplificarle, mentre con un equalizzatore tradizionale dovremmo usare la banda disponibile più vicina (ad esempio 60 Hz), amplificando anche altre frequenze vicine. Nel caso opposto, ad esempio l’amplificazione di tutte le frequenze medie tra 500 e 2000 Hz, con un equalizzatore standard dovremmo modificare più bande diverse, con il parametrico possiamo scegliere esattamente la gamma desiderata. Distorsore Effetto tipico delle chitarre elettriche nella musica rock, amplifica il suono oltre il limite di distorsione, modificandone il timbro che diventa roco, sporco e aggressivo. Si tratta di una distorsione analogica, che non provoca i fastidiosissimi clic della distorsione digitale. Il vero distorsore è la versione più aggressiva dell’effetto (tipo heavy metal), mentre la versione più leggera (tipo rock) si chiama Overdrive, perché era ottenuta pompando oltre misura un amplificatore a valvole. Fade In Termine inglese per indicare l’assolvenza. Fade Out Termine inglese per indicare la dissolvenza. Filtro passa-alto Indica un filtro che fa passare solo le frequenze più alte (suoni più acuti) rispetto a una frequenza da noi decisa, eliminando tutte le frequenze più basse. Filtro passa-basso Indica un filtro che fa passare solo le frequenze più basse (suoni più gravi) rispetto a una frequenza da noi decisa, eliminando tutte le frequenze più elevate. Viene sempre usato nella produzione di un CD audio, per eliminare le frequenze superiori a quelle massime riproducibili in base alla frequenza di campionamento (teorema di Nyquist, vedi puntata precedente), che altrimenti produrrebbero un suono spurio più grave, chiaramente udibile, che rovinerebbe irrimediabilmente la registrazione. Flanger Effetto nato negli anni ’60, realizzato inviando il suono originale a due registratori a bobine, di cui uno veniva poi rallentato fisicamente frenandone la bobina, con il risultato di un secondo suono ritardato rispetto all’originale. In pratica è un Delay con Phase-Shift. Normalizzatore Molto usato nelle compilation di brani su CD per evitare salti di volume fra tracce di origine diversa. Può regolare il volume massimo di un brano sul livello da noi desiderato. Solitamente si usa il 100% (0dB), per sfruttare al massimo l’ampiezza di oscillazione consentita e dunque la massima amplificazione prima della distorsione. Ha però lo svantaggio di amplificare tutta l’onda sonora, per cui le parti meno sonore, tra cui il rumore di fondo, vengono anch’esse amplificate. In pratica aumenta il volume ma anche il rumore, per cui il rapporto segnale/rumore e la gamma dinamica non vengono migliorate. Pan Indica il posizionamento stereo (Stereo Panning) di un suono. Sposta un suono in modo che sembri provenire da un punto determinato dello spazio. Ideale per dare la sensazione di un concerto dal vivo, in cui ogni strumento si trova in una posizione precisa, ovviamente ha senso solo in registrazioni stereo o multicanale. Phase-Shift Ovvero spostamento di fase, sposta fisicamente la fase dell’onda sonora, cioè modifica la posizione nel tempo dei picchi e delle valli del segnale. L’effetto sonoro è percepibile solo se ascoltato assieme al suono originale, in quanto la differenza di fase provoca la sensazione di più suoni presenti nello spazio. È usato in moltissimi effetti come Phaser, Flanger e altri, e ovviamente nell’audio multicanale. Phaser Nato negli anni ’60, è tipico delle chitarre elettriche, e consiste in una serie di suoni ritardati e variati di fase. Si distingue dal Flanger perché usa più Phase Shift con spostamento di fase variabile invece di un Phase Shift fisso e i suoni ritardati non provengono dal suono originario, ma da parti di esso (split) ottenute tramite filtri passa-basso e passa-alto. Pitch Bend Indica lo spostamento di frequenza (pitch) di un suono verso l’acuto o verso il grave (modifica di intonazione), effetto tipico delle chitarre elettriche quando si tira la corda, o del saxofono quando un suono viene attaccato più basso e poi portato alla frequenza corretta (glissando). Nelle tastiere musicali elettroniche viene regolato tramite una rotella con molla di ritorno centrale o tramite un joystick, che consentono di usarlo in tempo reale mentre si suona, imitando così con uno strumento a frequenza fissa (ogni tasto produce una nota) gli effetti possibili con strumenti a corda o a fiato, in cui l’intonazione può essere variata dall’esecutore. È molto usato nella musica MIDI per dare realismo alle esecuzioni. Riverbero Forse l’effetto più usato in assoluto, conferisce ambienza a un suono, cioè crea una serie di echi simulando quello che avviene nella realtà quando un suono viene emesso in un ambiente chiuso e si riflette sulle pareti. Con il riverbero si possono simulare esecuzioni in sale da concerto, teatri e così via. In realtà viene applicato praticamente sempre, anche in registrazioni in studio, perché il suo uso principale è dare presenza e corpo ai suoni, che in assenza di riverbero suonerebbero secchi e poco piacevoli. Si distingue dall’Echo che usa ripetizioni del suono a intervalli definiti, mentre il riverbero usa echi molto ravvicinati che danno l’idea di un suono unico. 3a parte open school audio sul PC 왘 A scuola con PC Open Restauro audio Guida dettagliata per capire come trasformare in file digitali le audiocassette o i vecchi LP in vinile, con editing e riversamento finale. E possono migliorare anche le registrazioni compresse in MP3 di Marco Milano ccoci giunti alla terza ed ultima puntata di questo corso dedicato alle possibilità offerte dal nostro PC in campo audio. Nella prima puntata ci siamo dedicati al campionamento, sia dal punto di vista concettuale che pratico, illustrando come un suono sia registrato e trasformato in serie di numeri binari, archiviati poi sotto forma di file. Abbiamo poi trattato i diversi tipi di file utilizzabili per l’archiviazione dell’audio, mostrando quali fossero gli utilizzi consigliati dei vari formati in base alle nostre esigenze. L’excursus teorico e pratico è partito dai formati non compressi come il WAV per giungere ai formati compressi senza perdita di qualità ed ai più diffusi formati con perdita di qualità come MP3 e WMA. Nella seconda puntata abbiamo illustrato l’editing audio, ovvero la modifica dell’audio campionato dopo la registrazione, trattando sia l’editing distruttivo, che modifica permanentemente l’audio editato, sia quello non distruttivo, che consente di tornare indietro per ottenere l’audio originale prima dell’editing stesso. Abbiamo visto come si E può editare graficamente la forma di un’onda sonora campionata, ed abbiamo spiegato cosa si nasconde dietro i nomi, spesso criptici, dei principali effetti audio applicati in ambito amatoriale e professionale. In questa terza puntata ci occuperemo sempre di editing, ovvero di come modificare audio già campionato, ma con specifico riferimento al cosiddetto “restauro audio”, ovvero al miglioramento di audio non perfetto. Recuperare i vecchi LP o le registrazioni compresse Il motivo per cui si ricorre al restauro audio è principalmente l’eliminazione di difetti tipici di registrazioni analogiche, come fruscii e crepitii di audiocassette ed LP, anche se stanno prendendo piede filtri per migliorare il suono di registrazioni digitali compresse con perdita di qualità, come i file MP3. Va però precisato che una delle regole d’oro in campo audio è: “quello che non c’è nella registrazione non si può creare”, dunque non sarà mai possibile ricreare il suono originale da un file MP3, ma potrà essere migliorata la tim- IL CALENDARIO DELLE LEZIONI Lezione 1: Il campionamento 왘Lezione 2: Editing audio - Le basi - I software per modificare le forme d’onda, applicare effetti, salvare l’audio in formati diversi Lezione 3: Restauro audio Il restauro audio in relazione alla sorgente: problemi tipici di LP, audiocassette, file MP3. I termini da conoscere EDITING: Modifica, tramite appositi software, di audio campionato e salvato sotto forma di file. RESTAURO AUDIO: È una forma particolare di editing, in cui si cerca di rimuovere i difetti di un file audio, solitamente campionato a partire da una sorgente analogica. I difetti non sono relativi al campionamento, ma sono già presenti nell’audio sorgente, ad esempio il fruscio di una audiocassetta o i crepitii di un LP. RIVERSAMENTO IN DIGITALE: Equivale a campionare originali analogici, come vinili o audiocassette, riversandoli su supporti digitali, come CD audio o MP3. Si ottiene così il duplice vantaggio di ascoltare più comodamente i brani e di preservare gli originali dal degrado dovuto agli ascolti. brica, ad esempio intervenendo con filtri sull’effetto “scatoletta” e sugli artefatti tipici di MP3 con bitrate troppo basso o codificati con codec di scarsa qualità. Il campo principale resta in ogni caso quello del restauro di registrazioni analogiche, a causa del gran numero di utenti che possiede audiocassette, LP e 45 giri e le passa in digitale, sia su CD audio che in MP3/WMA. ottenendo un duplice vantaggio. Da una parte potremo ascoltare i nostri vecchi brani con la comodità e la qualità dei supporti digitali senza dover ricomprare album spesso costosi e talvolta ormai introvabili. Dall’altra potremo archiviare al sicuro gli originali, che ad ogni ascolto subirebbero un ulteriore degrado, e che nel caso dei vinili hanno spesso anche un valore collezionistico non indifferente. I pro e i contro Come vedremo, il restauro audio ha pro e contro, in quanto filtrare i difetti comporta sempre un più o meno sensibile degrado del materiale sonoro originale, dunque tutte le funzioni di restauro devono essere usate con accortezza. L’obiettivo è quello di riversare su CD audio o MP3 la nostra collezione di audiocassette e di dischi in vinile, con la massima fedeltà possibile, Alcuni dischi in vinile hanno un valore collezionistico non indifferente, ma il prezzo massimo si ottiene con il disco perfetto e mai ascoltato (detto “Mint”) 3a parte open school audio sul PC 1 La sorgente analogica: il disco in vinile o l’audiocassetta l restauro audio comprende l’applicazione di diversi filtri e tecniche, che variano in base alla sorgente originale dell’audio campionato sul quale si vuole intervenire. Audiocassette e dischi in vinile pongono infatti problemi specifici, dipendenti dalla tecnologia di registrazione e riproduzione e dalla sensibilità a diversi fattori, come il tempo, gli ascolti ripetuti, la polvere, le cariche elettrostatiche e così via. Totalmente diverso è poi il discorso per i file MP3, che sono già digitali: più che di restauro si deve parlare di miglioramento timbrico. Ecco dunque una panoramica di quali problemi sia più facile incontrare a seconda della sorgente da cui abbiamo ottenuto i file da restaurare. I I dischi in vinile A vent’anni dal successo trionfale dei CD audio che ne hanno decretato il tramonto, i dischi in vinile hanno sempre il loro fascino, e molti audiofili ritengono che il loro suono caldo e ricco di sfumature sia superiore a quello dei CD. Ma ad ogni ascolto l’attrito della testina usura i solchi, peggiorando lentamente ma inesorabilmente la qualità del suono. Per questo è meglio riversarli in digitale ed ascoltarli su CD, preservando la qualità degli originali. Ma una volta campionati, i brani provenienti da vinile soffriranno quasi sempre di difetti “tipici”, come i crepitii dovuti all’elettricità statica ed alla polvere (crackle), i rumori cadenzati dovuti a graffi sulla superficie del disco (clic), il disturbo sordo e continuo dovuto allo scorrimento della puntina nel solco (rumble), o il basso ronzio della rete elettrica (50Hz in Italia, 60Hz negli USA, tipico di giradischi non connessi a terra con il cavetto GND). Questi difetti devono ovviamente essere il più possibile prevenuti, evitando di graffiare l’originale, eliminandone la polvere e la cariche elettriche con appositi panni antistatici e così via. Ma spesso il disco è già graffiato, e quasi mai si riesce ad ottenere una registrazione perfetta senza alcun crepitio elettrostatico, dunque dovremo intervenire tramite gli appositi filtri offerti dai software di restauro, dai nomi autoesplicativi: DeClicker, DeCrackler, DeRumbler. Il problema è come dosare questi filtri, visto che oltre a filtrare i difetti comportano sempre una modifica timbrica dell’originale. In casi limite, come l’archiviazione di originali di particolare importanza, converrà rinunciare al restauro, e lasciare la registrazione con tutti i difetti, in modo da non alterare in alcun modo il suono originale. Per questo tipo di originali potremo anche valutare il campionamento a 24 bit/96 KHz: a detta degli audiofili, con queste risoluzioni e frequenze si supera il problema del suono più freddo e meno ricco di sfumature tipico dei cd audio, che sono registrati a 16 bit e 44,1KHz. Le audiocassette Le audiocassette, a differenza dei dischi in vinile, non subirono ripercussioni negative dovute al successo dei CD audio a metà degli anni ’80, continuando ad essere il mezzo più diffuso per la registrazione audio, e subendo solo Il DeHisser è un filtro specifico per le registrazioni provenienti da audiocassetta: serve ad eliminare il tipico fruscio di scorrimento del nastro. Notare l’interruttore sulla destra per ascoltare l’audio dopo il filtraggio (processed signal) o il rumore filtrato (removed hiss), in modo da controllare che non siano eliminate frequenze musicali Tra i filtri meno noti ci sono il DeRumbler, che rimuove il disturbo sordo provocato dallo scorrimento della puntina nel solco dei vinili, e il DeHummer, che rimuove il ronzio a bassa frequenza provocato dalla corrente elettrica negli alimentatori un lieve calo negli anni ’90 dovuto alla diffusione dei lettori CD nelle autoradio al posto di quelli a cassetta. Solo negli ultimi tre-quattro anni la diffusione di massa dei masterizzatori, con la possibilità di creare economicamente CD audio in casa propria, ha fatto declinare l’uso della cassetta, anche se sono ancora relativamente pochi i lettori CD per auto in grado di leggere senza “salti” i CD audio masterizzati. Il problema della cassetta è la bassa qualità audio, problema intrinseco alla tecnologia usata, e che non è mai stato superato a causa del fallimento di progetti alternativi, come la cassetta digitale DCC, e per il costo troppo elevato del DAT, la piccola cassetta digitale (simile alle videocassette DV) molto diffusa in ambito professionale. Dunque river- sando in digitale una audiocassetta avremo certamente una qualità non esaltante, che rende inutile l’utilizzo di frequenze di campionamento superiori a quella del CD audio, e potremo agire con più tranquillità nella rimozione dei difetti, senza la necessità di preservare la qualità originale che può invece presentarsi con gli LP. Il difetto tipico delle registrazioni da cassetta è il fruscio (hiss), dovuto allo scorrimento del nastro sulle testine, ed il filtro ad esso dedicato si chiama ovviamente DeHisser. Possiamo poi trovare il ronzio (hum) della rete elettrica, da eliminare con il DeHummer. Altri filtri possono essere applicati per migliorare la dinamica e la timbrica, ma esulano dal campo del restauro vero e proprio, ricadendo in quello degli effetti audio. I difetti dell’audio analogico DIFETTI DEI VINILI: I dischi in vinile, dai 78 giri ai 45 agli LP, soffrono principalmente di crepitii dovuti all’elettricità statica e di clic dovuti a graffi sulla superficie del disco. DIFETTI DELLE AUDIOCASSETTE: Le audiocassette soffrono soprattutto di fruscio dovuto allo scorrimento del nastro sulle testine. 3a parte open school audio sul PC 2 Migliorare la qualità timbrica degli MP3 file MP3 hanno segnato una rivoluzione nel mondo della musica, con la forte riduzione di dell’ingombro dei file audio che ha consentito di decuplicare la durata della musica immagazzinabile in un CD, di far nascere minuscoli lettori portatili, e favorendo enormemente il download di brani da Internet. Download quasi sempre illegale, con il relativo contorno di cause, sequestri, leggi antipirateria e, purtroppo, balzelli imposti su CD e masterizzatori che colpiscono anche l’utente onesto. Ma la rivoluzione MP3 ha segnato anche un abbassamento della qualità della musica ascoltata. La maggioranza dei brani MP3 è infatti codificato a 128 kbit/s, un bitrate conveniente in termini di ingombro (circa 11 volte meno di un CD audio) ed utilizzato da tutti i produttori per calcolare la capienza dei propri lettori MP3, ma dalla qualità lontana da quella CD. Anche utilizzando bitrate superiori, che comunque significa aumentare l’ingombro dei brani, non si otterrà mai la qualità originale, perché l’MP3 è un formato lossy, ovvero con perdita permanente di qualità rispetto all’originale. A questo si aggiunge l’influenza fondamentale del codec, ovvero del software utilizzato per la codifica MP3, che se è di qualità scarsa (ad esempio Xing o Blade) può creare a parità di bitrate brani dal suono peggiore rispetto a quelli ottenuti con codec di alta qualità (come Fraunhofer o Lame). I Se dunque l’MP3 (e gli altri formati “lossy”, come WMA, AAC, Ogg Vorbis e via dicendo) ha portato vantaggi enormi nel campo della portabilità della musica, si rischia però di perdere il grande piacere di ascoltare musica in alta fedeltà, cosa impossibile con l’MP3. Dando dunque per scontato che siamo fuori del campo dell’HiFi, ci sono comunque grandi differenze qualitative all’interno dell’MP3, e se stiamo costruendo una libreria di brani MP3 per il nostro lettore portatile o per creare CD MP3 potremo trovarci con brani di qualità molto diversa. Alcuni saranno accettabili, altri saranno funestati da difetti come timbro “scatolettato” (molti codec MP3 tagliano le frequenze acute sopra i 16KHz, mentre il nostro orecchio arriva a 20KHz), risonanze metalliche ed artefatti, ovvero suoni e disturbi (descritti dagli audiofili con termini onomatopeici come “warbling”, “swirling”, “ringing” e così via) assenti nell’originale e generati dagli algoritmi percettivi di compressione che non riescono a prevedere l’effetto sul nostro udito dell’eliminazione di alcune frequenze lasciandone altre. Su questi brani è possibile intervenire con i programmi di restauro, ma solo per migliorare il timbro, mentre contro gli artefatti c’è poco da fare. Più che di restauro, visto che si tratta di originali digitali, possiamo dunque parlare di miglioramento timbrico. I relativi filtri hanno nomi diversi, e possono migliorare sensibilmente l’ascolto, pur Esistono filtri per “restaurare” file MP3, come questi preset del modulo Brilliance Enhancer di Audio Cleanic, in grado di ricostruire alcune delle frequenze acute perse al momento della codifica, rendendo il suono più brillante. Questi filtri non sono però in grado di eliminare gli artefatti alterando a loro volta la timbrica, e non potendo in ogni caso tornare alla qualità dell’originale, persa per sempre al momento della codifica, dunque se disponete dell’originale è consigliabile ricodificarlo in MP3 con maggiore qualità piuttosto che cercare di migliorare l’MP3 risultante. Anche i CD audio di qualità possono deteriorarsi dopo 10 o più anni: a destra in alto vediamo una zona tonda di ossidazione della superficie argentata, che provoca “clic” durante la riproduzione. A destra in basso vediamo un CD attaccato da funghi, all’ascolto il CD “salta” nell’ultima traccia , Ha senso restaurare audio proveniente da CD? L’audio dei CD audio è per definizione in “qualità CD”, dunque sembra assurdo parlare di restauro di brani campionati a partire da questa sorgente. Ma in realtà non tutti i CD sono uguali: ci sono CD di scarsa qualità, con gamma dinamica (differenza tra i suoni più deboli e quelli più forti) molto inferiore a quella (96dB) consentita dal formato. E anche i CD di qualità, se non sono recenti, possono avere una gamma dinamica inferiore, perché quindici-vent’anni fa sfruttare tutta la gamma dinamica del CD avrebbe messo in seria difficoltà gli impianti HiFi dell’epoca, provocando facilmente la distorsione del suono a volumi elevati. Ciò si traduce in volumi medi diversi da CD a CD. Per questo al momento di creare compilation su CD-R a partire da brani già su CD, può essere utile effettuare una “normalizzazione”, ovvero portare al massimo il volume dei brani, uniformandoli per avere lo stesso volume medio senza sbalzi dovuti ai diversi volumi medi dei CD di provenienza. Il relativo filtro “normalize” è disponibile sia nei software di editing audio, da noi trattati nella scorsa puntata, sia in molti software di restauro come quelli oggetto di questa puntata. Queste operazioni vanno però compiute solo creando compilation per uso pratico e non su originali di qualità, in quanto la normalizzazione non può aumentare la gamma dinamica, che dipende da come è stata effettuata la registrazione, ma aumenta globalmente il volume del brano, aumentando anche il rumore di fondo. Non va dunque utilizzata quando si vuole preservare la qualità originale della registrazione. Un caso particolare di restauro su audio proveniente da CD è il riversamento di CD di una certa età. Ormai i CD più vecchi hanno superato i vent’anni, e può capitare che si generino difetti irreversibili. Nota è la vicenda dei CD di musica italiana fabbricati dalla Optimes prima del 1991, in cui i coloranti “bronzei” usati per l’etichetta hanno reso i dischi inascoltabili dopo una decina d’anni. Ma abbiamo avuto esperienza anche di alcuni CD di musica classica di qualità ottima (marche come Deutsche Grammophone e DECCA) acquistati a metà degli anni ’80, che hanno sviluppato dopo 10-15 anni dei difetti, udibili come “click” o salti in determinati punti dei brani, dovuti all’ossidazione dello strato riflettente argentato. Ci sono anche molti casi di CD commerciali attaccati da funghi. Per prevenire questo problema può essere buona norma riversare i propri CD più vecchi che contengono registrazioni cui teniamo particolarmente su CD-R o DVD-R, prima che compaiano i difetti. Ma anche una volta che il difetto è apparso possiamo tentare di eliminarlo, sia con programmi di restauro che, preferibilmente vista la qualità della sorgente, con i software di editing audio di fascia alta (Adobe Audition, Pinnacle/ Steinberg WaveLab) di cui abbiamo parlato nella seconda puntata. 3a parte open school audio sul PC 3 Eliminare la traccia del rumore di fondo ltre ai filtri dedicati ai diversi disturbi “tipici” di cui abbiamo parlato sopra, come il DeCrackler per i crepitii degli LP o il DeHisser per il fruscio della cassetta, esistono filtri di restauro detti fingerprint, che come dice il nome agiscono in base ad una “impronta digitale” del rumore di fondo di una specifica registrazione. Il filtro fingerprint eliminerà soltanto le frequenze presenti nel rumore di fondo, lasciando intatte le altre. La cosa è certamente molto interessante, e sembrerebbe essere la soluzione ideale per qualunque registrazione: cosa c’è di meglio che personalizzare la rimozione del rumore in base al tipo di rumore realmente presente in ciascuna registrazione? Ovviamente le cose non sono così semplici, altrimenti esisterebbero solo filtri fingerprint. Il primo problema è riuscire ad individuare esattamente il rumore di fondo: per fornire al filtro il campione di rumore dobbiamo campionare una parte del brano in cui ci sia solo il rumore, ad esempio subito prima dell’inizio, subito dopo la fine, o in una pausa musicale durante il brano, e non sempre ciò è possibile. Il secondo problema è che il rumore di fondo può variare nel corso del brano. Terzo problema, con gli LP al rumore di fondo si aggiungono disturbi transitori, come click dovuti a graffi o crepitii elettrostatici, che restano fuori dal filtro fingerprint. Ultimo problema, le frequenze del rumore di fondo potrebbero essere condivise anche da strumenti che suonano nel corso del brano (tipicamente i piatti della batteria e gli archi), e il suono di questi strumenti potrebbe essere alterato dai filtri fingerprint. I filtri fingerprint sono dunque uno strumento utile e potente, ma non possono da soli O risolvere il problema del restauro: come tutti gli altri filtri, vanno usati con accortezza e assieme ad altri filtri generici per ottenere il miglior risultato. Combinare e dosare i filtri Avrete dunque capito che un restauro di buon livello si ottiene combinando sapientemente i diversi filtri. Ogni filtro ha poi una gradualità di intervento, solitamente regolabile tramite cursori o tramite livelli fissi (high, medium, low), per cui oltre alla giusta combinazione è anche fondamentale dosarne l’intensità. Una maggiore intensità toglie più rumore, ma è più facile che elimini anche frequenze musicali, sino a modificare anche pesantemente la timbrica del brano (dalla perdita di brillantezza e di spazialità stereo sino alla vera e propria sparizione di determinati strumenti). I software di restauro offrono sempre un preascolto dei risultati, per verificare l’azione dei filtri scelti, e spesso anche un ascolto del solo rumore, per verificare che non contenga frequenze musicali, ma è necessario un orecchio molto allenato. Non tutti possono ovviamente passare ore a regolare cursori ed ascoltare sottigliezze timbriche per ciascun brano da restaurare come un ingegnere del suono della RCA, e per questo i migliori software di restauro offrono funzioni di regolazione automatica dei filtri, che analizzano il brano e scelgono sia quali filtri combinare sia l’intensità di ciascun filtro. Come tutti gli automatismi queste funzioni non possono raggiungere gli stessi risultati di un esperto umano, ma sono utilissime per chi deve riversare ampie collezioni di LP e cassette in tempi ragionevoli. I filtri di restauro “fingerprint” registrano un campione del rumore di fondo e lo utilizzano per personalizzare il filtraggio sul brano specifico da restaurare Scelta e regolazione dei molti filtri di restauro possono essere compiti lunghi e difficili, richiedendo anche un ottimo orecchio. Per fortuna i software di restauro offrono sezioni come l’IntelliAssistant di Clean 5, che sceglie e regola automaticamente i filtri, chiedendo solo se la sorgente è un vinile o una cassetta I software di editing audio di fascia alta da noi trattati nella scorsa puntata, come Adobe Audition, offrono filtri di restauro audio più potenti di quelli dei software di restauro economici di cui parliamo in questa puntata, ma costano molto e sono meno automatizzati, dunque sono consigliati agli esperti, e/o per restaurare registrazioni di particolare importanza Il restauro professionale In questa puntata del nostro corso ci dedicheremo ai software specifici per il restauro audio di prezzo abbordabile, ma è importante precisare che esistono software di restauro professionali, dal costo superiore ai 500-1.000 euro, che ovviamente producono risultati nettamente migliori. Per chi volesse dedicarsi al restauro in modo professionale e senza badare a spese c’è poi un’altra possibilità, ovvero utilizzare i filtri di restauro offerti dai software di editing audio di fascia alta, di cui abbiamo parlato nella puntata dedicata all’e- diting: Adobe Audition 1.5, Pinnacle Steinberg WaveLab 5 e via dicendo. Così come abbiamo visto nella puntata precedente, illustrando l’uso di Adobe Audition per eliminare i rumori dovuti al clipping di una registrazione digitale troppo satura, questi software possono essere usati con ottimi risultati per eliminare i difetti delle registrazioni. La qualità dei filtri è superiore a quella dei software di restauro economici come quelli trattati in questa puntata, ma l’uso è più complesso, con molti meno automatismi. 3a parte open school audio sul PC 4 Portare in digitale dischi e cassette rima di restaurarlo, l’audio deve essere stato campionato. Nella prima puntata di questo corso abbiamo visto cosa sia il campionamento e come si possono ottenere i migliori risultati. In questa occasione può essere utile ricordare come si può campionare al meglio una sorgente analogica, con specifico riferimento a originali su dischi in vinile e su audiocassetta. P Riversare dischi in vinile Il giradischi (o “piatto”) non può essere collegato direttamente all’ingresso Line In della propria scheda audio, in quanto il segnale in uscita ha caratteristiche diverse dai normali segnali prodotti da tutti gli altri componenti audio. Innanzitutto è molto debole, in quanto è prodotto dalla testina del giradischi senza alcuna amplificazione. Inoltre, al momento di incidere un disco, i bassi venivano incisi con un livello inferiore, per non provocare eccessive oscillazioni della testina nel solco. Dunque il segnale deve essere amplificato ed equalizzato da uno specifico preamplificatore Phono, che lo amplifica e riporta i bassi al giusto livello. Tre sono i possibili metodi di collegamento: collegare il giradischi ad un amplificatore HiFi da tavolo dotato di ingresso Phono, a sua volta collegato tramite l’uscita Tape o Cuffie al Line In della scheda audio; collegare il giradischi ad uno dei Molti giradischi hanno un cavetto GND, che va collegato all’apposita vite presente nei preamplificatori HiFi, negli amplificatori con ingresso Phono, e in alcuni preamplificatori Phono per PC, pena l’apparizione di disturbi a bassa frequenza (hum). In mancanza, va collegato ad un oggetto metallico messo a terra box USB offerti con alcuni software di restauro audio come Clean Plus di Steinberg; collegare il giradischi ad una scheda audio dotata di frontalino con preamplificatore e ingresso Phono, come le Terratec DMX 6Fire 24/96 e Aureon Universe. Va poi ricordato che la maggioranza dei giradischi richiede il collegamento a terra del cavetto “GND” che fuoriesce dal giradischi stesso. Quelli che non ne hanno bisogno non hanno il cavetto, ma se il giradischi è obsoleto va controllato che non sia stato tagliato da qualche incompetente. Non collegare questo cavetto provoca un forte “hum” (ovvero assieme alla musica ascolteremo anche il ronzio a bassa frequenza della corrente elettrica a 50-60Hz), oltre ad aumentare le cariche elettrostatiche che provocano crepitii. Questo cavetto va collegato all’apposito connettore GND presente negli amplificatori HiFi ed in alcune schede audio professionali. In mancanza, va fissato con un po’ di scotch ad un oggetto metallico non verniciato messo a terra. Ultima raccomandazione: se invece dei più comuni giradischi con testina MM (Magnete Mobile) ne avete uno con testina MC (bobina mobile) non potete collegarlo alla maggioranza dei preamplificatori per PC, ma dovrete usare un amplificatore HiFi che lo supporti. Riversare audiocassette I registratori a cassette HiFi (o “piastre”) possono essere collegati direttamente all’ingresso Line In della propria scheda audio. Alcune schede audio hanno ingressi RCA, altrimenti dovrete utilizzare un cavetto adattatore (da RCA stereo a minijack). I registratori portatili possono avere uscite minijack invece di RCA, in questo caso non servirà alcun adattatore. Se il proprio registratore ha solo l’uscita cuffie potremmo comunque collegarlo al Line In della scheda audio, cercando un compromesso tra il volume del registratore e quello di registrazione della scheda audio per ottenere un segnale decente. Ma il nostro consiglio è di acquistarne un altro, visto che la qualità dei campionamenti non sarebbe certo la migliore. Se i collegamenti sono semplici, vanno però usati con accortezza i vari standard per la riduzione del rumore: il più diffuso è il Dolby B, utilizzato da tutte le audiocassette commerciali, mentre il Dolby C era utilizzato su alcune piastre semiprofessionali. La regola è di attivare al momento della riproduzione lo stesso standard usato per la registrazione, pena un aumento del fruscio (se si usa uno standard inferiore, ad esempio Dolby B per una cassetta Dolby C, o nessun Dolby per una cas- setta Dolby B) o un ottundimento del suono (se si usa il Dolby C per una cassetta Dolby B, o il Dolby B per una cassetta registrata senza Dolby). Potremmo anche imbatterci in cassette registrate con il “dbx”, usato soprattutto negli anni ’80, che non era un semplice standard di riduzione del rumore ma consentiva di ampliare la gamma dinamica delle cassette migliorandone la qualità. Le cassette in dbx vanno necessariamente riprodotte con una piastra dotata di dbx, altrimenti otterremo una registrazione inutilizzabile, con continui sbalzi di volume. Regolare i livelli di registrazione Il riversamento di vinili ed audiocassette comporta non solo i corretti collegamenti, ma anche l’uso appropriato dei controlli offerti dal software. Il riversamento può essere condotto sia con le utility offerte con le schede audio, sia con software di campionamento, sia con le sezioni di registrazione incluse direttamente nei software di restauro audio. In tutti i casi, trattandosi di registrazione digitale, dovremo passare i nostri brani evitando qualunque distorsione, che nel campo digitale si trasforma in forti rumori (clipping) che rovinano irrimediabilmente la registrazione. Nel caso di originali importanti, ad esempio per passare preziosi LP in digitale per archiviare gli originali, è meglio regolare manualmente i livelli, ascoltando i punti più forti dei brani controllando che i livelli di registrazione non vadano mai “in rosso”. Altrimenti, per velocizzare le operazioni potremo attivare i sistemi automatici di regolazione dei livelli, tesi proprio ad evitare la distorsione, noti come “ARVL”. Attenzione anche a non usare livelli troppo bassi “per sicurezza”, perderemmo la gamma dinamica dell’originale, ed avremo un volume basso, che se alzato in fase di ascolto comporterà un forte rumore di fondo. Alcune indicazioni pratiche: se indicato, settare i livelli di registrazione (Rec) e riproduzione (Line In) a “0dB”, in modo da non aggiungere amplificazione e quindi rumore in fase di registrazione. Altrimenti regolare il volume di registrazione al 50% e quello Line al 90%. Se il livello è basso meglio aumentare quello della sorgente, se è troppo alto meglio abbassare quello di registrazione. Tratteremo comunque più in dettaglio la regolazione dei livelli con i due software (Clean e AudioCleanic) da noi utilizzati nei tutorial sul restauro in fondo all’articolo. Regolare i livelli di registrazione è fondamentale al momento di riversare dischi e cassette, per non incorrere nella temuta distorsione digitale 3a parte open school audio sul PC 5 Alcune domande frequenti sul restauro dell’audio 1 È possibile ricreare l’audio originale da una registrazione rovinata? La regola d’oro nel mondo audio è: “quello che non c’è nella registrazione non si può creare”. Dunque il restauro non potrà mai far tornare la registrazione allo stato originale. Potrà però eliminare i difetti più fastidiosi, come click, crepitii e così via, rendendo l’ascolto più “pulito” e piacevole. 2 Restaurando l’audio campionato da LP, la qualità diminuisce? Purtroppo qualunque intervento di restauro, essendo basato su filtri, altera la timbrica originale. A seconda dell’intensità dei filtri applicati, si va da una perdita di brillantezza alla vera e propria sparizione di linee strumentali. È dunque fondamentale dosare l’entità del restauro ascoltando i risultati. Soprattutto se l’originale è di qualità, consigliamo di salvare sempre una copia del campionamento senza restauro, e conservarla salvando in un altro file il brano restaurato. 3 Quali filtri si usano per la ripulitura audio? I filtri di ripulitura audio sono di due tipi, generici e specifici. Quelli generici si dedicano a difetti tipici dei vari supporti, come crepitio degli LP, fruscio delle cassette e così via. Quelli specifici registrano un campione del rumore di fondo dello specifico brano da restaurare. Ambedue possono fornire buoni risultati, l’importante è saperli combinare e dosare. 4 Come posso riversare e restaurare la mia collezione di LP e cassette senza impazzire tra i vari filtri? Scegliere, combinare e dosare i vari filtri di restauro ascoltando i risultati è un’operazione lunga e richiede ottimo orecchio. Per fortuna, i software di restauro offrono automatismi in grado di fare questo lavoro per noi. I risultati non saranno ai livelli di un esperto umano, ma sono sufficienti per originali non particolarmente importanti. mento di riprodurre le cassette da riversare. Solo se anche con il Dolby la registrazione è molto frusciante, si può passare ad utilizzare i filtri di restauro, ma dosandoli attentamente. 7 Quali sono i migliori software di restauro audio? No. I filtri di restauro sono “distruttivi”, ovvero una volta applicati e salvato il file, non si potrà più tornare al brano originale. Per questo è importante salvare sempre una copia del brano campionato prima del restauro, per poterla utilizzare in caso di errori o ripensamenti. I risultati migliori si ottengono con i software di restauro audio professionali, del costo di svariate migliaia di euro, utilizzati dalle case discografiche per restaurare brani poi venduti commercialmente su CD. Al secondo posto troviamo i filtri di restauro offerti dai software di editing audio di fascia alta, da noi trattati nella seconda puntata e dai prezzi variabili tra 300 e 1.500 euro. Poi tocca ai software di restauro trattati in questa puntata, dai prezzi economici ma che offrono comunque buoni risultati e sono ricchi di automatismi per chi non è esperto. 6 8 5 Posso tornare all’audio originale una volta salvato il file restaurato? Quali filtri di restauro danno i migliori risultati? In base a studi e ascolti comparati condotti da esperti, i filtri che attualmente danno i migliori risultati sono quelli per l’eliminazione dei click e dei crepitii degli LP. Trattandosi di disturbi impulsivi, è più facile eliminarli senza compromettere la timbrica globale del brano. Gli esperti danno invece parere negativo sui filtri per l’eliminazione dei fruscio delle audiocassette, in quanto tutti peggiorano il suono originale in modo più o meno marcato. Nessun filtro di riduzione del fruscio raggiunge i risultati del Dolby B, e per questo si sconsiglia fortemente di usare i filtri dei software di restauro invece di attivare il Dolby nel registratore al mo- Se ho un brano sia su LP che su cassetta, quale mi conviene riversare su CD? La qualità di un LP in buone condizioni è sempre nettamente superiore a quella di una audiocassetta, dunque è meglio usare il vinile, a meno che non sia molto graffiato tanto da far saltare la puntina. Piccoli clic dovuti a graffi superficiali potranno essere facilmente eliminati con i software di restauro, mentre usare una audiocassetta comporterà una qualità audio inferiore, con in più il problema del fruscio, la cui eliminazione degrada ulteriormente la qualità. 9 Quali frequenze e risoluzioni sono ideali per campionare i miei brani musicali preferiti? Se la sorgente è un audiocassetta bastano i 44,1KHz a 16 bit tipici dei CD audio. Se la sorgente è un LP di qualità, e l’originale è importante, possiamo invece campionarlo a 24 bit e 96KHz, per non perdere le sfumature ed il calore timbrico del vinile. Potrò poi archiviare i file originali e crearne copie convertite a 44,1KHz e 16 bit per creare CD audio, o se posso spendere potrò creare DVD Audio. 10 Posso riversare i miei brani su DVD per ottenere una maggiore qualità? Se si riversa un brano su DVD Video invece che su CD audio, non si ottiene un sostanziale miglioramento della qualità, perché l’audio dei DVD Video è sempre a 16 bit, con frequenza di 48KHz invece dei 44,1 dei CD audio. Se invece si crea un DVD Audio, allora la qualità sarà ai massimi attualmente possibili nel mondo audio: molti audiofili stanno riversando la propria collezione di LP su DVD Audio, in quanto la qualità di originali su LP a detta degli esperti non viene interamente riprodotta dal CD audio, mentre è resa perfettamente dal Dvd Audio (e dal SACD, che però può al momento essere creato solo industrialmente). Per riversare i propri brani su DVD Audio dovrò campionarli a 24 bit e 96KHz (il DVD Audio supporta anche 24 bit a 192KHz, ma al momento non ci sono schede per PC in grado di registrare a questa frequenza), e poi utilizzare un costoso software di creazione di DVD Audio, come Pinnacle/Steinberg WaveLab 5, che costa 700 dollari. Ovviamente bisognerà disporre di un lettore DVD Audio per poter riprodurre i DVD creati. 3a parte open school audio sul PC 6 I programmi da usare software di restauro audio di fascia consumer non sono molto numerosi: manca una fascia semi-professionale, e si salta subito ad irraggiungibili software professionali del costo di migliaia di euro. La fascia semi-pro è però coperta dai software di editing audio, che offrono filtri di restauro di qualità superiore rispetto a quanto possibile con i software di restauro dedicati di fascia consumer. Ecco dunque un elenco di quelli più interessanti per il restauro, divisi tra software dedicati di fascia consumer, software di editing con funzioni di restauro di fascia semi-pro e software dedicati di fascia professionale. Infine, ricordiamo che nel mondo shareware potrete trovare non programmi completi di restauro, ma diverse utility e PlugIn dedicati ad un particolare tipo di restauro. I Restauro audio consumer Magix AudioCleanic 2004 DeLuxe Prezzo: 49,99 euro Sito: http://www.magix.net Audio Cleanic è uno dei più noti software di restauro audio economici, con una lunga storia alle spalle. Offre tutti i filtri solitamente utilizzati in questo campo, come DeClicker, DeCrackler, DeHisser, DeNoiser Fingerprint, DeHummer. Inoltre dispone di ben 22 effetti speciali come riverbero, echo, ed è possibile installarne altri tramite PlugIn DirectX o VST. Tra le altre funzioni, citiamo masterizzazione CD audio ed MP3, simulatore ambienti, Wizard che automatizza il processo di restauro, supporto campioni a 24 bit, ed il nuovo filtro “Brilliance Enhancer” per ridare brillantezza ai brani in MP3. Pinnacle/Steinberg Clean 5 Prezzo: 39,99 euro – V.Plus (con preampl. Phono Usb) 99,99 euro Sito: http://www.pinnaclesys.it Come AudioCleanic, Clean è un software di restauro economico dalla lunga storia. Offre anch’esso una ottima dotazione di filtri, come DeClicker, DeCrackler, DeNoiser Fingerprint, DeHummer. Rispetto ad AudioCleanic mancano il DeHisser per il fruscio delle cassette (a questo scopo si deve usare il DeNoiser) ed il filtro per migliorare il timbro degli MP3, mentre esclusivo di Clean 5 è il DeRumbler per il rumore di scorrimento delle testine nei solchi dei vinili. Non mancano il Wizard per automatizzare scelta ed intensità degli effetti, un equalizzatore a 8 bande, alcuni effetti speciali (tra cui notiamo quello che utilizza il “sound” di un brano a nostra scelta per equalizzare altri brani) ed il supporto per ulteriori effetti tramite PlugIn VST. Di Clean esiste una interessante versione Plus dotata di preamplificatore Phono per collegare un giradischi direttamente alla porta USB, con una maggiorazione di 60 euro. DarTech DART Xp Pro Prezzo: 199,95 dollari Sito: http://www.dartech.com DART significa “Digital Audio Restoration Technology”, che dice tutto sullo scopo di questo software, il cui prezzo lo pone al limite al- Clean 5 di Pinnacle/Steinberg dispone di una nutrita sezione di filtri to della fascia consumer. Le funzioni di restauro di DART sono potenti ed intuitive. Tra i filtri disponibili notiamo DeClick, DeHiss e DeNoise avanzati con selezione delle frequenze e approccio sia parametrico (con scelta manuale delle frequenze) sia non parametrico (automatico FFT). Altre funzioni comprendono effetti speciali, masterizzazione e registrazione con restauro in tempo reale. Software di editing semiprofessionali con funzioni avanzate di restauro Adobe Audition 1.5 Prezzo: 358,00 euro Sito: http://www.adobe.com Audition, ex Cool Edit acquisito da Adobe nel 2003, è un software potente dal prezzo non esagerato. Oltre alle funzioni di editing (con risoluzione sino a 32 bit e frequenza teoricamente sino a 10.000 KHz) e di registrazione multitraccia su hard disk offre anche potenti filtri di restauro audio, tra cui DeClicker, DeCrackler, DeNoiser e DeHisser. I risultati sono superiori a quanto permesso con i software dedicati al restauro di fascia consumer, tanto che viene usato da molti audiofili per restaurare registrazioni di qualità da LP, ad un prezzo elevato ma non irraggiungibile. Magix Samplitude 7.22 Prezzo: 1.099,00 dollari Sito: http://www.samplitude.com Samplitude è uno dei più celebri software di editing, oggi acquisito da Magix. Ha molte funzionalità professionali, risoluzione interna di 32 bit, supporto audio 5.1, editing file in streaming da Eeb, e supporta 999 tracce audio. La sua dotazione di effetti per il restauro è però abbastanza limitata: DeHisser e DeNoiser Fingerprint (che usa un campione del rumore di fondo specifico del brano in restauro). Visto anche il prezzo notevole, non è tra i più adatti a chi deve principalmente restaurare le proprie registrazioni. Pinnacle/Steinberg WaveLab 5 Prezzo: 699,99 dollari Sito: http://www.steinberg.net Come Samplitude, si tratta di un editor molto celebre, sviluppato da Steinberg, creatrice dell’ancor più celebre sequencer professionale Cubase. Dispone di potenti PlugIn per il restauro audio (DeClicker e DeNoiser), ma è particolarmente utile per chi ha LP di qualità e vuole la massima fedeltà di riversamento, campionandoli a 24 bit/96KHz. È infatti tra i pochi a poter creare DVD Audio. Restauro audio professionale Cedar Audio Cedar for Windows Prezzo: da 14.000,00 euro Sito: http://www.cedar-audio.com Tra i più potenti sistemi di restauro, Cedar comprende sia software che hardware dedicato al restauro audio, utilizzato non solo da importanti studi di registrazione (EMI, Sony, Warner, RAI, Cinecittà), ma anche da forze dell’ordine ed investigatori per ripulire del rumore di fondo registrazioni ed intercettazioni di importanza fondamentale nella lotta alla criminalità. Un sistema Cedar for Windows comprende software per PC, uno o più moduli audio e una o più (sino ad 8) schede DSP. A richiesta viene fornito un PC con scheda madre dotata di ben 14 slot PCI in uno speciale chassis, in modo da poter ospitare tutti i moduli e le schede desiderate. I nomi dei filtri offerti da questa potente combinazione di hardware e software sono simili a quelli dei filtri usati dai software economici: DeClick, DeCrackler, DeHiss, DeBuzz, ma il prezzo è ben diverso: si parte da 5.000 euro per ciascuna scheda DSP, e 9.000 euro per il software. Decisamente professionale! SonicStudio HD + NoNOISE Prezzo: PlugIn NoNOISE $ 1.495, sistemi completi da 10.000 $ Sito: http://www.sonicstudio.com I prodotti Sonic sono utilizzati da molti studi di produzione di DVD, sia video che audio, e di SACD (Super Audio CD), a livello industriale. Come le soluzioni Cedar, sono composti sia di software che di hardware, ed i prezzi sono superiori ai 10.000 dollari. Software e hardware sono interamente modulari, e la sezione di restauro audio si chiama NoNOISE, celebre soprattutto nel mondo cinematografico. Se acquistata da sola costa 1.495 dollari, mentre un sistema completo costa circa 10.000 dollari. NoNOISE offre filtri contro Hiss, Hum, Click e Crackle, rumori impulsivi e meccanici. Anche in questo caso i risultati sono eccezionali, come il prezzo. 3a parte open school audio sul PC Glossario dei principali effetti audio ARMONICI suoni con frequenze multiple (più acute) dei suoni principali, che rendono diversi i timbri degli strumenti musicali, ad esempio rendono riconoscibile il suono di un flauto da quello di una chitarra anche se emettono la stessa nota musicale (ovvero un suono con la stessa frequenza). ASIO “Audio Stream In/Out”, standard seguito da molti sequencer con funzioni di hard disk recording per fornire un’interfaccia diretta tra hardware di registrazione e sequencer, senza rallentare passando per i driver del sistema operativo. Permette di registrare contemporaneamente tracce audio multiple su disco rigido con tempi di latenza abbastanza bassi da ottenere una perfetta sincronizzazione tra le varie tracce. L’Asio 2 può lavorare anche a 24 bit/96 KHz. ARRANGER software musicali in grado di creare automaticamente brani con più strumenti. Gli arranger hanno il vantaggio di non richiedere particolari conoscenze musicali per comporre. BITRATE quantità di bit utilizzati per ogni secondo di musica, è responsabile delle dimensioni dei file MP3 ma anche della qualità dei file stessi. CDDB “CD DataBase”, sono archivi, presenti su Internet o installabili su hard disk, con i dati di migliaia di CD audio commerciali. CODEC il codec è un “CODificatoreDECodificatore”, ovvero utilizza particolari algoritmi per codificare e decodificare audio o video. DAT il DAT, ovvero Digital Audio Tape, è uno standard di registrazione digitale su piccoli nastri molto usato dai professionisti negli anni ’90. Registra con la stessa qualità del CD (16 bit e 44,1 KHz) ed anche di più (48 KHz), ma sempre a 16 bit. Oggi sta perdendo terreno a favore della registrazione a 24 bit. DISC AT ONCE modalità di scrittura che masterizza i CD in un’unica operazione, senza mai spegnere il laser di scrittura, indispensabile per copiare interi CD audio senza “clic” tra le tracce. DOLBY DIGITAL standard per l’audio multicanale digitale ideato dai Dolby Laboratories. L’audio digitale registrato in Dolby Digital viene decodificato da Decoder Dolby hardware o software ed inviato agli altoparlanti surround. DSP “Digital Signal Processor”, in campo audio indica un processore specializzato nel trattamento dei dati audio in tempo reale. DTS concorrente del Dolby Digital, usa sempre 6 casse e 5.1 canali, ma offre una maggiore dinamica sonora grazie ad una compressione inferiore (7,5:1 contro 12:1). DVD AUDIO formato di qualità elevatissima. Nella versione “Advanced Resolution” utilizza frequenze di campionamento di 192 KHz alla risoluzione di 24 bit contro i 44,1 KHz a 16 bit del CD audio. FREQUENZA DI CAMPIONAMENTO la frequenza di campionamento indica quante volte al secondo viene effettuata la misurazione di un dato. Se un’onda sonora viene campionata a 44,1 KHz (CD audio) l’intensità sonora verrà misurata 44.100 volte al secondo. HARD DISK RECORDING indica la registrazione di audio multicanale in tempo reale su disco rigido. Consente di usare il computer al posto dei registratori audio multitraccia a bobine, usati sino ad una decina di anni fa negli studi di registrazione. MIDI “Musical Instrument Digital Interface”, ovvero “interfaccia digitale tra strumenti musicali”. MP3 ovvero “MPEG-1 Layer 3”, fa parte dello standard MPEG, nato per comprimere i file video ma rivelatosi utile per comprimere l’audio occupando solo 1 MB al minuto (bitrate 128 kbit/s) contro i circa 10 delle tracce audio di un CD. La compressione non solo compatta sequenze di bit ripetute, come il JPEG fa con i file grafici, ma elimina anche combinazioni di frequenze ed intensità che secondo algoritmi derivanti dalla fisiologia dell’orecchio non sarebbero comunque udibili (“masking”). La qualità di un MP3 è sempre inferiore all’originale: con bitrate elevato (256k o più) le differenze sono percepibili solo all’orecchio allenato, mentre con bitrate basso (meno di 128k) sono evidenti. Le differenze consistono in perdita di definizione, profondità ed immagine stereo, più apparizione di “artefatti” percepiti come suoni e disturbi non presenti nell’originale. La qualità non dipende solo dal bitrate, ma anche dalla bontà dell’algoritmo di codifica (Codec). PCM “Pulse Code Modulation”, ovvero modulazione codificata ad impulsi, indica il metodo di campionamento usato da tutte le schede audio, dai CD audio, dai DVD Audio e via dicendo. Solo i SACD non usano questo metodo di campionamento, che prevede la registrazione dell’oscillazione dell’onda sonora ad intervalli definiti dalla frequenza di campionamento, convertendola in sequenze di bit di ampiezza dipendente dalla risoluzione in bit. L’unico standard audio odierno non PCM ad avere avuto una certa diffusione è il DSD (Direct Stream Digital), utilizzato dal SACD (Super Audio CD), ovvero dal rivale del DVD Audio realizzato da Sony e Philips. RAPPORTO SEGNALE/RUMORE: indica di quanto il suono originale è più forte del rumore introdotto da un componente audio. Usa una scala logaritmica in decibel, ovvero 3 decibel in più indicano il raddoppio del valore (miglioramento del 100%). Un componente con un cattivo rapporto segnale/rumore (sotto gli 80dB) alzando il volume di ascolto evidenzierà un forte rumore di fondo, che sarà invece leggerissimo con valori S/R di 96dB (CD audio) e non percettibile con S/R di 144dB (DVD Audio). L’orecchio umano ha infatti una sensibilità di circa 120dB. RIPPING estrazione dei brani da CD audio, che porta poi alla creazione di file WAV. RISOLUZIONE I dati nei file dei computer sono rappresentati in forma binaria, ovvero come una serie di bit il cui valore può essere 0 o 1. La risoluzione è il numero di bit che forma un dato, da cui dipende la grandezza del numero binario e di conseguenza la precisione del dato stesso. Ad esempio se un’onda sonora viene campionata a 16 bit per rappresentare l’intensità del suono originario viene usato un numero binario formato da 16 cifre, il cui valore può dunque variare tra 65.536 valori diversi. Lo stesso campionamento effettuato a 24 bit rappresenta invece l’intensità sonora con un numero formato da 24 cifre binarie, dunque il valore può variare tra più di 16 milioni di valori diversi. È dunque evidente che un campionamento a 24 bit può riprodurre meglio le sfumature sonore. RISPOSTA IN FREQUENZA capacità di un componente audio di riprodurre fedelmente tutto lo spettro sonoro, dai suoni più gravi a quelli più acuti. Dipende, nel campo digitale, dalla frequenza di campionamento dell’audio, ma viene ulteriormente abbassata dai limiti hardware di amplificatori e casse al momento dell’ascolto. SACD “Super Audio CD”, formato ideato da Sony e Philips per migliorare la qualità dei CD audio, utilizza come supporto un DVD multistrato, ma è incompatibile con i DVD Audio. La codifica di un SACD è totalmente diversa da quella PCM usata da DVD Audio e CD audio, si chiama Dsd (Direct Stream Digital), ed usa una codifica ad un bit variando il “passo” dell’onda, in modo da evitare il processo di interpolazione che abbassa la qualità nei normali CD audio, ad una frequenza di campionamento di ben 2,82 MHz. Offre una risposta in frequenza di circa 100 KHz contro i 22 KHz del CD audio. Esistono SACD ibridi, dove su uno strato è registrato l’audio SACD. 3a parte open school audio sul PC (sino a 6 canali), e sul secondo strato c’è una normale traccia in formato audio CD, per cui può essere letto come un CD dai vecchi lettori. La capienza è di 74 minuti come il CD audio. SOUNDFONT standard Creative per la gestione di banchi di suoni campionati utilizzabili via MIDI dalle schede audio senza usare expander Midi esterni. TRACK AT ONCE modalità opposta alla “Disk at once”, prevede l’incisione di un CD spegnendo il laser tra una traccia e l’altra. Permette di creare compilation di tracce audio provenienti da CD diversi. WAV Formato per il salvataggio di audio non compresso, che utilizza lo standard PCM. Di per sé l’uso di questo formato non indica la qualità del suono registrato, perché i file WAV possono avere un’ampia gamma di diverse frequenze di campionamento e risoluzioni in bit. Si va dalla qualità “telefonica” a 8 bit e 11 KHz, agli 8 bit e 22 KHz (usata dai vecchi computer Amiga e Commodore 64), ai 16 bit e 22 KHz (qualità radio FM) sino alla qualità CD (16 bit e 44,1KHz), DAT (16 bit 48KHz) e DVD Audio (24 bit 192 KHz). Il formato utilizzato dalle tracce dei CD audio è molto simile al formato WAV, ma è scritto sul CD con un diverso standard di gestione del disco e dei settori. WAVETABLE banchi di suoni MIDI interni alle schede audio (mentre i SoundFont Creative sono memorizzati su disco rigido), consentono la riproduzione di brani Midi con suoni di media qualità, superiori alla vecchia sintesi FM delle schede audio di un tempo. WMA “Windows Media Audio”, è l’avversario, proposto da Microsoft, sia del formato Real Audio che dell’MP3. Microsoft sta cercando di imporlo come formato migliore sia per l’audio “streaming” che per i file da scaricare. A parità di resa sonora i file hanno dimensioni inferiori a quelle dei file MP3 (circa il 30% in meno), aumentando la capienza di CD e player multimediali che usano questo formato. 7 Restauro da cassetta con Magix AudioCleanic n questo tutorial vedremo come registrare audio direttamente da audiocassetta con AudioCleanic, per poi restaurarlo eliminando l’eccessivo fruscio tramite gli appositi filtri. Il registratore va collegato alla scheda audio (ingresso Line In) tramite un cavo adattatore da Rca stereo a minijack. AudioCleanic in versione DeLuxe offre già un cavo di questo tipo. Nel caso il brano da restaurare sia già presente come file audio, basterà invece caricarlo all’interno di AudioCleanic per il restauro. I 1 - Lanciamo AudioCleanic, e clicchiamo sul grosso pulsante Record Audio. Verrà visualizzata una finestra di regolazione dei parametri, tra cui la frequenza e la risoluzione di campionamento. Per le audiocassette bastano i consueti 16 bit e 44,1 KHz del CD audio, vista la qualità non esaltante dell’audio. Andiamo poi a selezionare Cassetta come tipo di originale nella sezione per il riconoscimento automatico dei brani, in questo modo potremo anche campionare un’intera facciata di una cassetta, e sarà AudioCleanic a riconoscere i diversi brani spezzandoli in tracce sul CD risultante. Cliccando in alto a destra su Controllo Volume e facendo partire il registratore possiamo regolare i livelli e controllare che, nei passi con volume più elevato, non ci siano mai momenti in cui gli indicatori vanno in rosso: la distorsione digitale è sempre da evitare, perché provoca forti rumori. 2 - Regolati i livelli, clicchiamo su Registra in basso, e al termine su Stop. Chiudiamo la finestra, ed avremo i nostri brani già pronti nella finestra principale. Se invece di registrare il brano da cassetta abbiamo già il file audio su disco rigido, dobbiamo invece cliccare sul grosso pulsante Import audio e scegliere il file da caricare. AudioCleanic può caricare non solo file WAV, ma anche MP3, che verranno decodificati prima dell’editing. In un caso o nell’altro, ci troveremo di fronte alla forma d’onda del file, pronta per il restauro. 1 2 3a parte open school audio sul PC 3 3 - Ora clicchiamo in alto a destra sulla scheda “2. Cleaning”, per passare alla sezione di pulizia. Vedremo apparire in basso a sinistra le scritte Restauro/Pulizia e Masterizzazione. Clicchiamo su Restauro/Pulizia, ed apparirà una serie di possibili attività di restauro. Cliccando sull’attività desiderata, si aprirà l’interfaccia del filtro da utilizzare. Tutto molto intuitivo. Sulla destra troviamo però già aperti una serie di filtri, con relativi cursori. 4 4 - Il nostro scopo è eliminare il fruscio di sottofondo, che nonostante l’attivazione del Dolby B nel registratore al momento del campionamento (sempre consigliata) è ancora abbastanza presente. Dunque ci interessa il DeHisser, che troviamo già aperto sulla destra. Clicchiamo sul pulsante Edit accanto al filtro, ed apparirà la bella interfaccia fotorealistica del filtro DeHisser. 5 5 - Il filtro va “acceso”, come fosse un vero modulo rack, cliccando su Power. Appariranno dei valori nelle finestre accanto alle manopole di regolazione. Alziamo il Noise Level a 50, ma diminuiamo il valore di Noise Reduction da 12dB a 6dB, per evitare che l’eccessivo intervento del filtro appiattisca troppo la registrazione. Il filtro DeHisser è infatti uno dei più “pericolosi” per la qualità audio. Ascoltiamo i risultati cliccando sul pulsante Play al centro della finestra principale, verificando che il timbro non sia troppo modificato, soprattutto sugli acuti e nei suoni come archi o piatti della batteria. 6 6 - Oltre all’audio restaurato, cliccando sul selettore a destra del filtro e ponendolo su Removed Hiss possiamo anche ascoltare solo il rumore che il filtro elimina, cercando di capire se contiene anche della musica, in questo caso diminuiamo l’intensità del Noise Level da 50 a 30, e riascoltiamo. Quando tutto sarà a posto, potremo salvare il nostro brano finalmente “ripulito” dal fruscio. Se queste regolazioni appaiono troppo complesse o non avete tempo, potete sempre utilizzare il Wizard cliccando su Cleaning e selezionando Wizard Restauro. Poi selezionate Analisi automatica, e AudioCleanic regolerà per voi i filtri. Purtroppo i risultati non saranno come quelli di un lungo lavoro di fino: l’analisi automatica è consigliata solo per riversare rapidamente molti brani senza perdere tempo, ma non sempre riconosce correttamente quali filtri attivare. 3a parte open school audio sul PC 8 Restauro da LP con Pinnacle/Steinberg Clean 5 n questo tutorial registreremo direttamente da LP con Clean 5, dopodiché restaureremo l’audio eliminando i clic dovuti ai graffi sul vinile ed i crepitii dovuti all’elettricità statica durante l’ascolto. Il giradischi va collegato o ad un preamplificatore Phono HiFi, o ad un preamplificatore Phono per PC come quello offerto da Clean in versione Plus, o ad un amplificatore HiFi con ingresso Phono, o ad una scheda audio con preamplificator ed ingresso Phono come alcune Terratec. Non va invece mai collegato direttamente alla scheda audio, perché il segnale sarebbe debole e distorto. Nel caso si utilizzino preampli o ampli HiFi dovrà essere usato un cavo adattatore per collegare al Line In della scheda audio l’uscita Tape o cuffie dell’amplificatore. Va anche sempre collegato il cavetto GND per la messa a terra, in assenza dell’apposito connettore a vite sull’amplificatore collegatelo ad un oggetto metallico messo a terra. Non collegandolo, l’ascolto sarà rovinato dall’“Hum”, il sordo ronzio della rete elettrica. Come nel caso di AudioCleanic, se il brano è già presente sul disco rigido basta caricarlo direttamente in Clean. Consigliamo poi di spolverare sempre il vinile prima dell’ascolto, ma solo con appositi panni antistatici, pena l’aumento dei crepitii elettrostatici durante l’ascolto. I 1 2 1 - Lanciamo Clean 5, clicchiamo su Crea nuovo progetto e diamo un nome al nostro progetto. Ora clicchiamo sul pulsante rosso di registrazione, ed apparirà la finestra per regolare i livelli. Dovremo selezionare prima la nostra scheda audio, cliccando sul pulsante “Scheda audio” e scegliendo la nostra scheda come periferica di ascolto e registrazione. Clean non può regolare la frequenza di campionamento come AudioCleanic, perché supporta solo 16 bit e 44,1KHz. Poi dovremo ascoltare le parti più rumorose dei brani e controllare che il livello di registrazione non vada mai in rosso, pena la temuta distorsione digitale con relativa registrazione rovinata. Anche in questo caso, oltre ai cursori di Clean dovremo usare anche quelli del pannello di controllo della scheda audio, perché se l’audio viene distorto prima di arrivare a Clean resterà comunque distorto. 2 - Come avete visto, Clean è molto meno intuitivo e ricco di regolazioni in fase di registrazione rispetto ad AudioCleanic. Per questo vi consigliamo di usare invece il software di registrazione della vostra scheda audio, per poi caricare il brano all’interno di Clean cliccando con il tasto destro sull’elenco delle tracce e selezionando Importa file audio Wav. Ricordiamo che, se avete LP di qualità elevata e la vostra scheda lo supporta, potrete optare per il campionamento a 24bit/96KHz, frequenza e risoluzione che riescono a riprodurre pienamente la qualità degli LP, che invece con i 16 bit/44,1Khz del CD audio viene percepita dagli orecchi fini come “fredda” e con meno sottigliezze timbriche rispetto all’originale. Clean però non può né campionare né caricare file a 24 bit, per cui se avete deciso di usare questa risoluzione dovrete utilizzare AudioCleanic o altri software che supportano i 24 bit, come Adobe Audition. 3 - Un altro punto debole di Clean è l’impossibilità di caricare file MP3, ma non è una grossa limitazione, visto che la compressione MP3 non consente di riversare un LP senza perdere la qualità originale, e certamente avrete campionato i vostri LP come file Wav. Ora che abbiamo il nostro WAV nella lista, clicchiamo in alto a destra sulla scheda Restauro, e vedremo 3 3a parte 4 open school audio sul PC i filtri di restauro pronti per l’uso. Attiviamo DeClicker e DeCrackler, contro clic dovuti a graffi e crepitii elettrostatici, cliccando sul pulsantino verde a sinistra del filtro. 4 - Ora dosiamo i due filtri spostando i relativi cursori, ed ascoltando i risultati cliccando sul pulsante azzurro di riproduzione sotto la lista delle tracce a sinistra. Come in AudioCleanic, possiamo anche ascoltare solo il rumore rimosso dal filtro, cliccando sul piccolo orecchio subito a destra del pulsante di attivazione del filtro. In questo modo potremo controllare che assieme al rumore non vengano tagliate anche frequenze musicali. 5 5 - Per fortuna DeClicker e DeCrackler non sono molto “pericolosi” per il suono originale, e anche impostandoli su valori elevati la timbrica del brano dovrebbe restare abbastanza vicina all’originale. In ogni caso, consigliamo sempre di usare il valore più basso che consente di eliminare clic e crepitii, in modo da influire il meno possibile sul suono registrato da LP, che a differenza di quello delle audiocassette può essere di alta qualità. Se non avete il tempo o l’orecchio allenato per regolare i filtri manualmente, potrete, come con AudioCleanic, lanciare il Wizard IntelliAssistant cliccando sull’omonimo pulsante sopra l’equalizzatore, e Clean farà tutto per voi. I risultati di questo automatismo sono migliori di quelli di AudioCleanic, ma come sempre non possono raggiungere quelli di un esperto umano. 6 6 - Il wizard IntelliAssistant può però consigliarvi anche di usare effetti speciali oltre ai filtri di restauro. Noi consigliamo di non utilizzare il Wizard completo, ma di cliccare invece su AutoClean subito sopra la lista degli effetti: verranno regolati automaticamente i parametri dei soli filtri di restauro, che voi dovrete poi attivare cliccando sui relativi pulsanti a sinistra dei filtri stessi. Cliccando sulla freccetta accanto ad AutoClean potrete decidere se l’intervento deve essere leggero, medio o pesante. Per facilitare il lavoro al Wizard o ad AutoClean è importante avere settato il tipo di originale accanto ad ogni traccia: nella colonna più a destra della lista delle tracce, cliccando con il mouse appariranno le icone di CD, vinili e cassette, e potrete così indicare a Clean qual è la sorgente di ciascun brano.
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