piano di gestione complessi gessosi (m. conca)

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piano di gestione complessi gessosi (m. conca)
UNIONE EUROPEA
REGIONE SICILIANA
Club Alpino Italiano Sicilia
PIANO DI GESTIONE
COMPLESSI GESSOSI (M. CONCA)
SIC ITA050006
FASE II
VALUTAZIONE DELLE ESIGENZE ECOLOGICHE
DI HABITAT E SPECIE
Palermo 18 Dicembre 2008
Il Responsabile del procedimento
Dr. Giovanni Mento
Il Presidente
Dr. Mario Vaccarella
PIANO DI GESTIONE COMPLESSI GESSOSI (M.Conca)
GRUPPO DI LAVORO
DR. GIANNI MENTO – responsabile del procedimento
PROF. LORENZO GIANGUZZI – botanico (responsabile scientifico)
PROF. MAURIZIO SARÀ – zoologo (responsabile scientifico)
ARCH. LAURA COBELLO – aspetti socio-economici, paesaggio e beni culturali (responsabile scientifico)
DR. VINCENZA MESSANA – geologa (responsabile scientifico), referente tecnico
DR. FEDERICA LA MORELLA – esperta in Scienza della Comunicazione (responsabile scientifico)
DR. AGOSTINO D’AMICO – botanico, aspetti cartografici (GiS)
DR. ORAZIO CALDARELLA – botanico
DR. GIANLUCA CHIAPPA – naturalista
SIG. VINCENZO BIANCONE – referente tecnico
DR. FABIO GRILLO – zoologo naturalista
SIG. ENRICO BELLIA – tecnico faunistico
DR. GIANDOMENICO NARDONE – esperto GIS
DR. IVY DI SALVO – zoologa naturalista
Collaboratori alla parte zoologica
SIG. MATHIA COCO - entomologo
DR. MASSIMILIANO DI VITTORIO – zoologo naturalista
DR. GABRIELE MASTRILLI – naturalista e fotografo
DR. ANDREA MILAZZO – zoologo naturalista
Collaboratori alla redazione del Piano
DR. CLAUDIA RUBINO - esperto GIS e pianificazione del paesaggio
Club Alpino Italiano Sicilia – Piano di Gestione Complessi Gessosi (M.Conca) – Fase II
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PIANO DI GESTIONE
COMPLESSI GESSOSI (M. CONCA)
SIC ITA050006
FASE II
VALUTAZIONE DELLE ESIGENZE ECOLOGICHE DI HABITAT E SPECIE
INDICE
A) DESCRIZIONE DELLE ESIGENZE ECOLOGICHE
A.1 - SCHEDE DESCRITTIVE PER CIASCUNA SPECIE E HABITAT
DI INTERESSE COMUNITARIO,
DELLE ESIGENZE ECOLOGICHE E DEI FATTORI ABIOTICI E BIOTICI NECESSARI PER
GARANTIRNE UNO STATO DI CONSERVAZIONE SODDISFACENTE
A.1.1 Gli habitat dell’Allegato I
A.1.2 Le specie degli Allegati II, IV e V
A.1.3 Distribuzione delle specie di cui alla tab. 3.3 motivazione A, B, C, D del formulario standard Natura 2000
B) INDIVIDUAZIONE E DESCRIZIONE DI INDICATORI
B.1.1 Indicatori per gli habitat e gli aspetti floristico-vegetazionali
B.1.2 Indicatori per gli aspetti faunistici ed i rispettivi habitat
B.1.2.1 Indicatori selezionati
C) VALUTAZIONE DELL’INFLUENZA SUGLI INDICATORI
C.1 - ANALISI DELLE PRESSIONI ANTROPICHE E NATURALI CHE INCIDONO SUL SITO NATURA
2000, SUDDIVISI PER SPECIE ED HABITAT DELLA DIR. 92/43/CEE
C.1.1 Incendi
C.1.2 Pascolo
C.1.3 Attività venatoria e bracconaggio
C.1.4 Turismo
C.1.5 Erosione
C.1.6 Agricoltura
C.1.7 Cave
C.1.8 Interventi di riforestazione
C.1.9 Disturbo antropico
C.1.10 Strade ed infrastrutture
C.1.11 Inquinamento del corso d’acqua
C.1.12 Scarsa consapevolezza delle comunità locali dei valori ambientali dell’area
C.1.13 Mancanza o insufficienza di informazioni scientifiche
C.1.14 Impatti nelle aree esterne al SIC
C.2 - LE MINACCE SUGLI INDICATORI FAUNISTICI
C.3 - INDIVIDUAZIONE DEI POTENZIALI FATTORI DI IMPATTO PRODOTTI DA INTERVENTI
PROGRAMMATI NON FINALIZZATI A GARANTIRE LO STATO DI CONSERVAZIONE DEL
SITO NATURA 2000
C.3.1 Programmazione dell’Ente Gestore della Riserva
C.3.2 Programmazione altri enti
D) PREDISPOSIZIONE DI UN PIANO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE
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FASE II
VALUTAZIONE DELLE ESIGENZE ECOLOGICHE DI HABITAT E SPECIE
A) DESCRIZIONE DELLE ESIGENZE ECOLOGICHE
A.1 - SCHEDE DESCRITTIVE PER CIASCUNA SPECIE E HABITAT DI INTERESSE COMUNITARIO, DELLE
ESIGENZE ECOLOGICHE E DEI FATTORI ABIOTICI E BIOTICI NECESSARI PER GARANTIRNE UNO
STATO DI CONSERVAZIONE SODDISFACENTE
A.1.1 Gli habitat in Allegato I
Vengono di seguito riportate le schede descrittive degli habitat individuati nel sito, nelle
quali vengono analizzate le esigenze ecologiche, lo status, nonché gli aspetti critici e gli obiettivi gestionali. In particolare, si tratta dei seguenti:
- 1310 Vegetazione annua pioniera a Salicornia sp. pl. e altre specie delle zone fangose e sabbiose;
- 1420 Praterie e fruticeti alofili mediterranei e termo-mediterranei (Sarcocornietea fruticosi).
- 3290 Fiumi mediterranei a flusso intermittente;
- 5331 Formazioni ad Euphorbia dendroides;
- 5332 Formazioni ad Ampelodesmos mauritanicus;
- 6220* Percorsi substeppici di graminacee e piante annue (Thero-Brachypodietea);
- 8214 Rupi calcaree dell’Italia meridionale (Dianthion rupicolae);
- 8310 Grotte non ancora sfruttate a livello turistico;
- 92A0 Foreste a galleria di Salix alba e Populus alba;
- 92D0 Foreste riparie a galleria termomediterranea (Nerio-Tamaricetea);
- 9320 Foreste di Olea e Ceratonia;
Vegetazione annua pioniera a Salicornia sp. pl. e altre specie delle zone fangose e sabbiose
CODICE NATURA 2000 – 1310
TIPOLOGIA DI HABITAT – Di interesse comunitario.
STATUS – E’ un habitat presente in modo sporadico e con piccole estensioni lungo il corso
d’acqua del Fiume Gallo d’Oro.
SPECIE VEGETALI CARATTERISTICHE – Salsola Soda, Suaeda maritima.
ESIGENZE ECOLOGICHE – E’ costituito da una vegetazione terofitica, alofila e pioniera, pauciflora ad optimum primaverile, tipica di suoli fini, a diverso grado di salinità ed occasionalmente inondati, ricadenti nella fascia bioclimatica del termomediterraneo.
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CRITICITÀ – Costituiscono possibili elementi di criticità:
–
inquinamento delle acque;
–
erosione pedologica a causa delle piene;
–
inquinamento del suolo;
–
abbandono rifiuti ed inerti.
INDICATORI PER IL MONITORAGGIO – Vanno segnalati i seguenti:
–
numero di patches;
–
superficie totale dell’habitat;
–
rapporto medio superficie/perimetro;
–
numero di specie vegetali/m2 (grado di copertura delle cenosi);
–
presenza di elementi floristici di rilevante interesse fitogeografico;
OBIETTIVI DI GESTIONE – Per la gestione di questo habitat è indicato:
–
pianificazione e controllo del corretto smaltimento di prodotti chimici;
–
monitoraggio delle acque e del suolo;
–
controllo del corretto smaltimento di rifiuti ed inerti.
Praterie e fruticeti alofili mediterranei e termo-mediterranei (Sarcocornietea fruticosi)
CODICE NATURA 2000 – 1420.
TIPOLOGIA DI HABITAT – Di interesse comunitario.
STATUS – L’habitat dominato da una vegetazione a Sarcocornia fruticosa ed Arthrocnemum
glaucum è presente lungo l’alveo del Fiume Gallo d’Oro, a ridosso della vegetazione ripale a
Tamarix africana.
SPECIE VEGETALI CARATTERISTICHE – Sarcocornia fruticosa, Arthrocnemum glaucum.
ESIGENZE ECOLOGICHE – L’habitat include aspetti di vegetazione basso-arbustive alofita, tipica di sponde melmose periodicamente sommerse da acque salse, più o meno stagnanti, nella
fascia bioclimatica del termomediterraneo.
CRITICITÀ – Costituiscono possibili elementi di criticità:
– inquinamento delle acque;
– erosione pedologica a causa delle piene;
– inquinamento del suolo;
– abbandono rifiuti ed inerti.
INDICATORI PER IL MONITORAGGIO – Vanno segnalati i seguenti:
– numero di patches;
– superficie totale dell’habitat;
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– rapporto medio superficie/perimetro;
– numero di specie vegetali/m2 (grado di copertura delle cenosi);
– presenza di elementi floristici di rilevante interesse fitogeografico;
OBIETTIVI DI GESTIONE – Per la gestione di questo habitat è indicato:
– pianificazione e controllo del corretto smaltimento di prodotti chimici;
– monitoraggio delle acque e del suolo;
– controllo del corretto smaltimento di rifiuti ed inerti.
Fiumi mediterranei a flusso intermittente
CODICE NATURA 2000 – 3290.
TIPOLOGIA DI HABITAT – Di interesse comunitario.
STATUS – L’habitat è rappresentato dal tratto fluviale del Fiume Gallo d’Oro presente
all’interno del sito.
ESIGENZE ECOLOGICHE – Sono qui inclusi anche aspetti di vegetazione in parte ascritti ad altri
habitat, in particolare il 1310 (Vegetazione annua pioniera a Salicornia sp. pl. e altre specie
delle zone fangose e sabbiose), il 1420 (Praterie e fruticeti alofili mediterranei e termomediterranei – Sarcocornietea fruticosi), il 92A0 (Foreste a galleria di Salix alba e Populus
alba) ed il 92D0 (Foreste riparie a galleria termomediterranea – Nerio-Tamaricetea), oltre
all’alveo fluviale, con flusso intermittente, la vegetazione delle sponde ad Arundo collina,
ecc.
CRITICITÀ – Costituiscono possibili elementi di criticità:
– inquinamento delle acque;
– erosione pedologica a causa delle piene;
– inquinamento del suolo;
– abbandono rifiuti ed inerti;
– incendi lungo le sponde.
INDICATORI PER IL MONITORAGGIO – Vanno segnalati i seguenti:
– numero di patches;
– superficie totale dell’habitat;
– rapporto medio superficie/perimetro;
– numero di specie vegetali/m2 (grado di copertura delle cenosi);
– presenza di elementi floristici di rilevante interesse fitogeografico.
OBIETTIVI DI GESTIONE – Per la gestione di questo habitat è indicato:
– pianificazione e controllo del corretto smaltimento di prodotti chimici;
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– monitoraggio delle acque e del suolo;
– prevenzione degli incendi;
– controllo del corretto smaltimento di rifiuti ed inerti.
Formazioni ad Euphorbia dendroides
CODICE NATURA 2000 – 5330
TIPOLOGIA DI HABITAT – Di interesse comunitario.
STATUS – L’habitat è fisionomicamente caratterizzato dalla dominanza di macchia-gariga ad
Euphorbia dendroides e talora di Artemisia arborescens. Si tratta di aspetti secondari di una
formazione forestale a dominanza di Olivastro, talora frammista ad aspetti di prateria xerofila
e di gariga a Thymus capitatus. Sotto l’aspetto fitosociologico sono riferiti all’associazione
Oleo-Euphorbietum dendroidis. Va tenuto conto che trattandosi di aspetti di sostituzione, in
tempi più o meno lunghi senza azioni di disturbo la cenosi tenderebbe – almeno in parte – ad
evolvere verso aspetti della vegetazione potenziale ad Olea europea var. sylvestris.
SPECIE
VEGETALI CARATTERISTICHE
– Euphorbia dendroides, Olea europea var. sylvestris,
Artemisia arborescens.
ESIGENZE ECOLOGICHE – Sono insediate in contesti rupestri e semirupestri esposti prevalentemente a sud, nell’ambito dei quali costituiscono aspetti di macchia più o meno chiusa dominata da entità arbustive. Ricadono essenzialmente all’interno della fascia bioclimatica del termomediterraneo tendente localmente al mesomediterraneo secco superiore.
CRITICITÀ – Sono da considerare i seguenti aspetti:
– incendi;
– pascolo;
– calpestio;
– introduzione di specie alloctone.
INDICATORI PER IL MONITORAGGIO – Vanno considerati i seguenti:
– numero di patches;
– superficie totale dell’habitat;
– superficie media di ogni patch;
– rapporto medio superficie/perimetro;
– numero di specie vegetali/m2 (grado di copertura delle cenosi);
– numero di specie vegetali/ettaro;
– numero di individui di Euphorbia dendroides/ettaro;
– struttura della vegetazione ad Euphorbia dendroides;
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– numero di specie endemiche/ettaro;
– numero di specie endemiche/totale specie;
– numero di specie alloctone/ettaro;
– numero di specie alloctone/totale specie;
– altezza della vegetazione arbustiva.
OBIETTIVI DI GESTIONE – E’ importante preservare l’integrità del sito e regolarne le azioni che
possono determinare l’ulteriore degrado ed il depauperamento della biodiversità. Fra gli obiettivi si indicano i seguenti:
– mantenimento delle superfici attualmente occupate;
– mantenimento di moderati livelli di disturbo (pascolo);
– cartografia della vegetazione e degli habitat;
– monitoraggio delle popolazioni di specie vegetali rare o minacciate;
– regolamentazione delle attività di pascolo;
– prevenzione incendi ripetuti;
– divulgazione didattico-scientifica sull’importanza di questo habitat, verso le popolazioni
locali ed i fruitori esterni;
– realizzazione di pannelli illustrativi, depliantes esplicativi e percorsi naturalistici.
Formazioni ad Ampelodesmos mauritanicus
CODICE NATURA 2000 – 5332.
TIPOLOGIA DI HABITAT – Di interesse comunitario.
STATUS – L’habitat si rileva lungo i versanti settentrionali dei rilievi presenti nel SIC (Monte
Conca, Rocche di Tulio, e Cozzo Don Michele). Interessa altresì il basso versante di Monte
Conca e del Rilievi in Contrada Mezzebi. La cenosi occupa rilevanti estensioni lungo i versanti, dove gioca un ruolo nella stabilizzazione delle pendici acclivi ed accidentate limitando
l’azione delle acque superficiali. La vegetazione caratterizza aspetti secondari e pionieri legati
ai processi recupero nell’ambito di serie basifile di boschi della classe Quercetea ilicis. In
mezzo alle radure ed ai cespi di Ampelodesma, sono presenti formazioni terofitiche ascritte
all’habitat 6220* (Percorsi substeppici di graminacee e piante annue) con i quali in genere si
compenetra. E’ da tenere in considerazione che l’ulteriore evoluzione della serie porterebbe
all’insediamento di aspetti arbustivi dell’alleanza Pruno-Rubion ulmifolii.
SPECIE
VEGETALI CARATTERISTICHE
Pimpinella anisoides.
– Ampelodesmos mauritanicus, Eryngium bocconei,
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ESIGENZE ECOLOGICHE – Tali aspetti di prateria tendono ad insediarsi in stazioni con suoli più
o meno profondi e maturi, ricchi di componente limoso-argillosa, ricadenti nelle fasce del
termo- e del mesomediterraneo.
CRITICITÀ – Gli aspetti critici per la gestione sono rappresentati dalla conservazione
dell’habitat, che è legato ad un certo equilibrio determinato dal mantenimento del pascolo. Infatti, l’attività pascoliva risulta necessaria poiché si tratta di cenosi erbacee secondarie. E’ pertanto indispensabile garantire livelli ottimali di pascolamento, evitando un sovraccarico di bestiame che causerebbe anche il costipamento del suolo, l’eutrofizzazione ed il depauperamento delle specie pabulari. L’abbandono del pascolo determinerebbe, invece, la ripresa delle dinamiche evolutive, a vantaggio delle comunità arbustive e secondarie. Essendo
l’Ampelodesma una specie pirofita, viene favorita dagli incendi periodici (5-10 anni), anche
se, di contro, il passaggio del fuoco lungo i versanti scoscesi causa una rilevante perdita di
suolo.
Notevoli danni causano anche gli interventi di riforestazione effettuati nel territorio, che
portano all’ulteriore erosione pedologica e successivamente alla perdita di biodiversità dovuta
a modificazioni ecologiche (ombreggiamento, acidificazione, ecc.).
I principali elementi di criticità sono i seguenti:
– sovrapascolamento/diminuzione del pascolo;
– incendi ripetuti;
– dissodamento;
– recupero arbustivo;
– interventi di riforestazione;
– localizzati fenomeni di degradazione del suolo per compattazione dovuta al calpestio ed
al sentieramento;
– localizzati fenomeni di degradazione del suolo per erosione (idrica incanalata);
– gradonamenti e scavi.
INDICATORI PER IL MONITORAGGIO – Vanno considerati i seguenti:
– numero di patches;
– superficie totale dell’habitat;
– superficie media di ogni patch;
– rapporto medio superficie/perimetro;
– numero di specie vegetali/m2 (grado di copertura delle cenosi);
– numero di specie vegetali/ettaro;
– numero di individui di Ampelodesmos mauritanicus/ettaro;
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– struttura della vegetazione ad Ampelodesmos mauritanicus;
– numero di specie endemiche/ettaro;
– numero di specie endemiche/totale specie;
– numero di specie alloctone/ettaro;
– numero di specie alloctone/totale specie;
– numero di specie pabulari/m2;
– peso sostanza secca/m2;
– altezza della vegetazione.
OBIETTIVI DI GESTIONE – E’ importante preservare l’integrità del sito e regolarne tutte le azioni
che possono determinare l’ulteriore degrado ed il depauperamento della biodiversità.
– mantenimento delle superfici attualmente occupate;
– mantenimento di moderati livelli di disturbo (pascolo);
– cartografia della vegetazione e degli habitat;
– monitoraggio delle popolazioni di specie vegetali rare o minacciate;
– regolamentazione delle attività di pascolo;
– prevenzione incendi ripetuti;
– divulgazione didattico-scientifica sull’importanza di questo habitat, verso le popolazioni
locali ed i fruitori esterni;
– realizzazione di pannelli illustrativi, depliantes esplicativi e percorsi naturalistici.
Percorsi substeppici di graminacee e piante annue dei Thero-Brachypodietea
CODICE NATURA 2000 – 6220*.
TIPOLOGIA DI HABITAT – Di interesse prioritario.
STATUS – L’habitat fa riferimento alla vegetazione erbacea annuale, in genere frammista in
seno a diversi altri stadi dinamici. Infatti gli aspetti a terofite del 6220* si rilevano nella prateria ad Ampelodesmos mauritanicus (5332), in altre tipologie di vegetazione steppica della
classe Lygeo-Stipetea (Hyparrhenietum hirto-pubescentis, Lygeo-Eryngietum dicotomi,
Lygeo-Lavateretum agrigentinae, Asteretum sorrentinii), nella macchia-gariga ad Euphorbia
dendroides (5331), ecc.
SPECIE VEGETALI CARATTERISTICHE – Chaenorrhinum rubrifolium, Ononis breviflora, Sedum
caeruleum, Sedum stellatum, Stipa capensis, Trisetaria aurea e Vulpia ligustica.
ESIGENZE ECOLOGICHE – Le terofite posseggono una elevata capacità di insediamento sui suoli
più o meno denudati, grazie all’abbondante produzione di semi, alle modeste esigenze ecolo-
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giche e trofiche, al limitato sviluppo dell’apparato radicale, alla forte capacità di adattare lo
sviluppo alle condizioni difficili che si determinano negli ambienti che colonizzano.
Nell’area è legato alla presenza di affioramenti rocciosi, nel cui ambito la vegetazione erbacea
terofitica della classe Stipo-Trachynietea distachyae (= Thero-brachypodietea) si pone prevalentemente in contatto con aspetti ad Ampelodesmos mauritanicus, nonchè con formazioni
camefitiche della classe Cisto-Micromerietea. Si tratta di praterelli terofitici calcicoli, riferiti
alle associazioni Thero-Sedetum caerulei Brullo 1975, Vulpio-Trisetarietum aureae Brullo
1975, Filagini-Chaenorrhinetum rubrifolii Brullo et al. 1989 e Ononido breviflorae-Stipetum
capensis Brullo et. al. 2000.
CRITICITÀ – In generale, per la conservazione di questo habitat è comunque necessario il pascolo, poiché si tratta di cenosi erbacee secondarie, favorite dall’utilizzo con il bestiame. Livelli ottimali di pascolamento favoriscono il mantenimento delle strutture, delle funzioni e dei
processi biologici peculiari, mentre l’assenza determina una accelerazione delle dinamiche
evolutive della vegetazione, a vantaggio delle comunità perenni (ampelodesmeto, iparrenieto,
ecc. ), nonché delle cenosi arbustive e forestali. D’altra parte, l’eccessivo carico di bestiame
causa la compattazione dei suoli e la loro eutrofizzazione. Gli incendi ripetuti causano la perdita di terreno e favoriscono specie adattate al fuoco (pirofite), mentre il periodico passaggio
del fuoco (ogni 5-10 anni) tende a bloccare le dinamiche evolutive della vegetazione, favorendo il mantenimento di questo habitat. I principali elementi di criticità sono costituiti da:
– sovrapascolamento/diminuzione del pascolo;
– incendi ripetuti;
– dissodamento;
– recupero arbustivo;
– interventi di riforestazione;
– localizzati fenomeni di degradazione del suolo per compattazione dovuta al calpestio ed
al sentieramento;
– localizzati fenomeni di degradazione del suolo per erosione (idrica incanalata);
– gradonamenti e scavi.
INDICATORI PER IL MONITORAGGIO – Per monitorare lo stato di conservazione dell’habitat sono
ritenuti efficaci i seguenti indicatori:
– superficie totale dell’habitat;
– numero di specie vegetali totali (ricchezza floristica);
– numero di specie vegetali/m2 (grado di copertura delle cenosi);
– numero di specie endemiche/totale specie;
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– numero di specie pabulari/m2;
– peso sostanza secca/m2;
– basso valore di copertura di specie nitrofile.
OBIETTIVI DI GESTIONE – Poiché si tratta di un habitat caratterizzato dalla dominanza di fitocenosi a carattere secondario, è in genere auspicabile che vengano mantenuti i processi e gli usi
che ne hanno determinato la presenza. E’ pertanto essenziale che nel sito venga predisposto
un piano di pascolamento compatibile, capace d’integrare l’esigenza produttiva con la conservazione della biodiversità.
Una porzione significativa del territorio (ad esempio almeno il 10%), dovrebbe essere destinata all’evoluzione spontanea, verso termini più maturi delle diverse serie di vegetazione, al
fine di recuperare gli aspetti forestali tipici del paesaggio, ormai depauperati se non distrutti in
gran parte dell’interno siciliano.
Nelle zone soggette a fenomeni di erosione occorre ridurre al minimo le azioni che li possano innescare, come per esempio l’apertura di nuove strade.
Fra gli obiettivi di gestione vanno segnalati i seguenti:
– conservare le superfici occupate dall’habitat;
– garantire interventi periodici che consentano di conservare l’habitat, controllando le dinamiche di successione secondaria (sfalcio periodico, riduzione del pascolo in alcune
fasi stagionali, incendio controllato, ecc.);
– monitoraggio della vegetazione;
– conservazione in-situ ed ex-situ di specie vegetali rare o minacciate;
– monitoraggio delle popolazioni di specie vegetali rare o minacciate;
– prevenzione incendi;
– realizzazione di depliantes esplicativi e percorsi naturalistici.
Rupi calcaree dell’Italia meridionale (Dianthion rupicolae)
CODICE NATURA 2000 – 8214
TIPOLOGIA DI HABITAT – Di interesse comunitario.
STATUS – L’habitat è dominato dalla presenza di biocenosi specializzate, legate alla litologia
ed alla morfologia, tipico degli affioramenti gessosi, calcarei con ambienti rupestri. E’ un
habitat relativamente integro, considerato che le rupi sono poco accessibili, almeno in parte.
SPECIE
VEGETALI CARATTERISTICHE
– Diplotaxis crassifolia, Brassica villosa ssp. tinei, A-
thamanta sicula, Sedum sediforme, Matthiola fruticulosa.
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ESIGENZE ECOLOGICHE – Nel SIC la vegetazione casmofitica, dominata da specie che affondano gli apparati radicali all’interno della roccia, con copertura molto ridotta è inquadrata nella classe Asplenietea trichomanis (ordine Asplenietalia glandulosi; alleanza Dianthion rupicolae) e riferita all’associazione Brassico tinei-Diplotaxietum crassifoliae Brullo & Marcenò
1979 e viene diversificata dalla presenza di specie gipsicole. Nell’habitat è anche rappresentata la vegetazione comofila brio-pteridofitica ascritta all’associazione Polypodio serrulatiCheilanthetum pteridioidis Brullo, Minissale & Siracusa 2002 e la vegetazione a Capparis
spinosa ssp. rupestris (Capparietum rupestris Bolòs e Molinier 1958), nonché quella del Sedo
dasyphylli-Ceterachetum officinarum Hruska ex Brullo & Guarino 1998.
CRITICITÀ – Fra gli aspetti critici per l’habitat si segnalano:
– incendi;
– apertura di cave;
– localizzati fenomeni di erosione del suolo.
INDICATORI PER IL MONITORAGGIO – Indicatori efficaci per monitorare lo stato di conservazione dell’habitat sono:
– numero di patches;
– superficie totale dell’habitat;
– superficie media di ogni patch;
– rapporto medio superficie/perimetro;
– numero di specie vegetali totali (ricchezza floristica);
– numero di specie vegetali/m2 (grado di copertura delle cenosi);
– numero di specie vegetali/patch;
– numero di specie endemiche/m2;
– numero di specie endemiche/totale specie;
– presenza di elementi floristici e vegetazionali di rilevanza biogeografica;
– presenza di specie animali strettamente legate ad ambienti rupestri.
OBIETTIVI DI GESTIONE – Regolamentare quelle azioni che possono innescare episodi di erosione del suolo e frane, come ad esempio il sovrapascolo.
Grotte non ancora sfruttate a livello turistico
CODICE NATURA 2000 – 8310
TIPOLOGIA DI HABITAT – Di interesse comunitario.
STATUS – Il rilievo di Monte Conca è percorso da un sistema carsico sotterraneo cui si accede
dall’inghiottitoio situato lungo il versante meridionale del rilievo e che termina nella risorgen-
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za situata ai piedi della rupe settentrionale, quasi in prossimità del corso d’acqua. Il territorio
presenta anche altre cavità più piccole, che nell’insieme costituiscono un habitat di grande
importanza per la conservazione delle specie dell’Allegato II (e.g. pipistrelli, anfibi).
SPECIE VEGETALI CARATTERISTICHE – E’ possibile la presenza di muschi e alghe, mentre le
piante superiori sono praticamente assenti.
ESIGENZE ECOLOGICHE – L’habitat ha un’estensione molto variabile, soprattutto perché la perimetrazione del sito comprende interi complessi di grotte, non tutte identificate, esplorate e
censite. Le comunità animali cavernicole sono condizionate da diversi fattori e sono caratterizzate dall’assenza di produzione primaria, dalla riduzione dei ritmi circadiani e/o stagionali
e da variazioni etologiche, morfologiche ed anatomiche. Poiché le specie sono adattate a nicchie ristrette, in grado di mantenere la propria biomassa anche in condizioni di flusso energetico fortemente ridotto, tutte le comunità animali presenti (Vertebrati e Invertebrati) svolgono
un ruolo fondamentale nel mantenimento dei delicati equilibri ipogei. Pertanto il mantenimento della diversità faunistica presente svolge un ruolo vitale per la tutela dell’habitat.
CRITICITÀ – Fra gli aspetti critici per l’habitat si segnalano:
– inquinamento delle acque, legato ad esempio all’eccessivo uso di sostanze chimiche di
uso agricolo (diserbanti, anticrittogamici, ecc.) nelle aree epigee sovrastanti;
– eccessiva frequentazione (spesso dovuta a “valorizzazione” turistica).
INDICATORI PER IL MONITORAGGIO – Un elemento di pregio è rappresentato dalla presenza in
un buono stato di conservazione delle popolazioni di chirotteri, anfibi e crostacei. Un altro aspetto di qualità è relativo ad alcuni caratteri non biologici, come la persistenza dei processi
carsici che hanno formato le cavità. Tenuto conto della fragilità di questi ecosistemi e
dell’originalità dei singoli popolamenti, l’elemento guida più significativo è il mantenimento
dei caratteri di biodiversità.
I parametri fisici e chimico-fisici degli ambienti, che determinano condizioni adatte alla
presenza delle comunità animali, costituiscono un ulteriore indicatore molto importante.
OBIETTIVI DI GESTIONE – Per la gestione di questi siti è indicato:
– evitare tipi di uso del suolo che possano inquinare le acque, nelle aree circostanti, collegate idrogeologicamente alle grotte. Dove non è possibile escludere l’uso agricolo, favorire l’agricoltura biologica e le colture permanenti;
– favorire la continuità della copertura vegetale, ed evitare interventi che accelerino i deflussi superficiali e alterino la permeabilità dei suoli;
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–
mantenere la diversità ambientale e la ricchezza biotica, favorire i processi di rinaturazione in atto in aree epigee circostanti in cui da tempo sono cessate le attività agricole,
curare il mantenimento degli equilibri idrogeologici e la protezione del suolo.
Foreste a galleria di Salix alba e Populus alba
CODICE NATURA 2000 – 92A0
TIPOLOGIA DI HABITAT – Di interesse comunitario.
STATUS – Formazione di boscaglia a Salix alba e/o Populus alba, presente sporadicamente
lungo il ruscello che scende a valle della Fontana di Rose, nonché in pochi altri ambiti del
Fiume Gallo d’Oro.
SPECIE VEGETALI CARATTERISTICHE – Salix alba, Salix pedicellata, Populus alba.
ESIGENZE ECOLOGICHE – L’habitat fa riferimento ad una vegetazione ripale tipica delle sponde
di corsi d’acqua aperti di natura argillosa o marnosa, umide, nella fasce del termo- e del mesomediterraneo (subumido-umido).
CRITICITÀ – Costituiscono possibili elementi di criticità:
– inquinamento delle acque;
– erosione pedologica a causa delle piene;
– inquinamento del suolo;
– abbandono rifiuti ed inerti;
– incendi lungo le sponde.
INDICATORI PER IL MONITORAGGIO – Vanno segnalati i seguenti:
– numero di patches;
– superficie totale dell’habitat;
– rapporto medio superficie/perimetro;
– numero di specie vegetali totali (ricchezza floristica);
– numero di specie vegetali/m2 (grado di copertura delle cenosi);
OBIETTIVI DI GESTIONE – Per la gestione di questo habitat è indicato:
– pianificazione e controllo del corretto smaltimento di prodotti chimici;
– monitoraggio delle acque e del suolo;
– prevenzione degli incendi;
– controllo del corretto smaltimento di rifiuti ed inerti.
Foreste riparie a galleria termomediterranee (Nerio-Tamaricetea)
Club Alpino Italiano Sicilia – Piano di Gestione Complessi Gessosi (M.Conca) – Fase II
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CODICE NATURA 2000 – 92D0
TIPOLOGIA DI HABITAT – Di interesse comunitario.
STATUS – Formazione di boscaglia igrofila floristicamente povera, a dominanza di Tamarix
africana, presente in maniera assai sporadica lungo gli impluvi. E’ stata rilevata in piccoli nuclei lungo alcuni impluvi del SIC ed in modo più esteso e strutturalmente più evoluto, lungo il
corso del Fiume Gallo d’Oro.
SPECIE VEGETALI CARATTERISTICHE – Tamarix africana.
ESIGENZE ECOLOGICHE – La vegetazione è legata a sponde fluviali o ai torrenti di aree a clima
mediterraneo xerico, caratterizzate da substrati ricchi in limo ed argilla. E’ riferita ad un aggruppamento a Tamarix africana (alleanza Tamaricion africanae; ordine Tamaricetalia africanae).
CRITICITÀ – La vegetazione in oggetto è assai poco frequente lungo i ruscelli del territorio. Elementi di criticità vengono considerati:
– incendi;
– estrema frammentazione dell’habitat;
– taglio;
– erosione del suolo;
– estrema rarefazione della specie tipica.
INDICATORI PER IL MONITORAGGIO – Vanno segnalati i seguenti:
– numero di patches;
– superficie totale dell’habitat;
– superficie media di ogni patch;
– rapporto medio superficie/perimetro;
– numero di specie vegetali totali (ricchezza floristica);
– numero di specie vegetali/m2 (grado di copertura delle cenosi);
– numero di specie endemiche/patch;
– numero di specie endemiche/totale specie.
OBIETTIVI DI GESTIONE – E’ bene regolamentare quelle azioni che possono innescare episodi
di erosione del suolo e frane, come ad esempio l’apertura di cave, gli incendi ed il sovrapascolo.
– prevenzione incendi;
– conservare le superfici occupate dall’habitat;
– garantire interventi periodici che consentano di conservare l’habitat, controllando le dinamiche di successione secondaria;
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Club Alpino Italiano Sicilia – Piano di Gestione Complessi Gessosi (M.Conca) – Fase II
– monitoraggio della vegetazione e degli habitat;
– monitoraggio delle popolazioni di specie vegetali rare o minacciate;
– divulgazione didattico-scientifica sull’importanza di questo habitat, verso le popolazioni
locali ed i fruitori esterni;
– acquisizione dei diritti di taglio, nell’area occupata dall’habitat e nelle zone circostanti;
– realizzazione di vivai in-situ per l’allevamento e la diffusione delle specie di interesse
forestale di provenienza locale.
Foreste di Olea e Ceratonia
CODICE NATURA 2000 – 9320
TIPOLOGIA DI HABITAT – Di interesse comunitario.
STATUS – L’habitat è rappresentato da esigui aspetti forestali a dominanza di Olivastro, i quali
costituiscono la testa di serie delle aree subrupicole più aride dei vari rilievi del SIC di Monte
Conca. In realtà a causa del taglio e degli incendi protrattisi sin da epoche remote, sono oggi
presenti dei lembi ridottissimi di oleastreti, costituiti da poche piante abbarbicate nelle zone
meno accessibili delle cengie in seno alle pareti rocciose.
Gran parte dell’area potenziale è occupata dall’euforbieto (5331), che ne costituisce un
aspetto secondario.
SPECIE VEGETALI CARATTERISTICHE – Olea europea var. sylvestris, Phillyrea media, Pistacia
lentiscus e Asparagus albus.
ESIGENZE ECOLOGICHE – Si tratta di una vegetazione forestale a carattere edafo-climacico facente parte di una serie xerofila e pioniera, tipica delle creste rocciose aride. Tale vegetazione
è depauperata ed in parte distrutta; è rappresentata da elementi alto-arbustivi ed arborei della
classe Quercetea ilicis (allenza Oleo-Ceratonion; ordine Pistacio-Rhamnetalia) quali Olea
europea var. sylvestris, Phillyrea media, Anagyris foetida e Pistacia lentiscus. Tali specie sono rarissime nel territorio, a causa delle attività antropiche succitate.
CRITICITÀ – La vegetazione è quasi del tutto estinta. Elementi di criticità sono:
– incendi;
– taglio per legnatico (anche se oggi meno grave poiché l’attività è in disuso);
– frammentazione dell’habitat;
– erosione del suolo;
– estrema rarefazione delle specie legnose e quindi di progenie.
INDICATORI PER IL MONITORAGGIO – Vanno segnalati i seguenti:
– numero di patches;
Club Alpino Italiano Sicilia – Piano di Gestione Complessi Gessosi (M.Conca) – Fase II
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– superficie totale dell’habitat;
– superficie media di ogni patch;
– rapporto medio superficie/perimetro;
– numero di specie vegetali totali (ricchezza floristica);
– numero di specie vegetali/m2 (grado di copertura delle cenosi);
– numero di specie endemiche/patch;
– numero di specie endemiche/totale specie.
OBIETTIVI DI GESTIONE – E’ bene regolamentare quelle azioni che possono innescare episodi
di erosione del suolo e frane, come ad esempio l’apertura di cave, gli incendi ed il sovrapascolo.
– prevenzione incendi;
– conservare le superfici occupate dall’habitat;
– garantire interventi periodici che consentano di conservare l’habitat, controllando le dinamiche di successione secondaria;
– monitoraggio della vegetazione e degli habitat;
– monitoraggio delle popolazioni di specie vegetali rare o minacciate;
– divulgazione didattico-scientifica sull’importanza di questo habitat, verso le popolazioni
locali ed i fruitori esterni;
– acquisizione dei diritti di taglio, nell’area occupata dall’habitat e nelle zone circostanti;
– realizzazione di vivai in-situ per l’allevamento e la diffusione delle specie di interesse
forestale di provenienza locale.
A.1.2 Le specie in Allegati II, IV e V
Vengono riportate nel seguito le schede descrittive di ciascuna delle entità dell’allegato II,
IV e V della Direttiva 92/43/CEE, rinvenute nel SIC e per le quali vengono descritte
l’ecologia, la corologia, lo stato di conservazione e le proposte per un’adeguata conservazione.
Aster sorrentinii (Tod.) Lojac.
(Fam.: COMPOSITAE)
SINONIMI – Galatella sorrentinii (Tod.)
NOME VOLGARE – Astro di Sorrentino.
DESCRIZIONE – Pianta perenne suffruticosa, alta 8-40 cm, con fusto e foglie verde glauco e
consistenza più o meno carnosa. Fusti ramificati alla base, con scapi eretti ramosi oppure
semplici e monocefali. Foglie lineari-lanceolate o subspatolate di 4-6 x 25-50 (max 90
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Club Alpino Italiano Sicilia – Piano di Gestione Complessi Gessosi (M.Conca) – Fase II
mm), carenate e minutamente dentate e cigliate sul bordo. Capolini solitari all’apice dei
rami (diam. 1-1,5 cm); peduncoli con brattee talora superanti il capolino; squame ellittiche
a margine a margine scurioso, ciliato-squarroso, le interne con apice acuto scuro, fiori del
raggio con viola-pallidi con ligule generalmente bilobe, lunghe il doppio dell’involucro;
fiori centrali gialli; acheni costati con pappo giallastro.
BIOLOGIA – Camefita suffruticosa a fioritura estivo-autunnale (giugno-novembre). Si riproduce per seme.
ECOLOGIA – Camefita alofila di habitat calanchivi a maggiore pendenza, all’interno dei quali
riveste un ruolo primario di tipo edafofilo in quanto si localizza in ambienti soggetti ad intense erosioni superficiali; è distribuita dalla fascia basso collinare fino a quella montana
(300- 900 m s.l.m.) in contesti bioclimatici compresi tra il termomediterraneo ed il mesomediterraneo.
Dal
punto
di
vista
fitosociologico,
è
considerata
caratteristica
dell’associazione Asteretum sorrentinii (1985) (all. Moricandio-Lygeion sparti; ord. LygeoStipetalia; cl. Lygeo-Stipetea).
AREALE – E’ un’endemica siciliana a baricentro centro-occidentale, con distribuzione circoscritta ai calanchi meno xerici posti a margine dei rilievi della serie gessoso-solfifera o anche agli affioramenti di natura calcarea.
DISTRIBUZIONE REGIONALE – Sutera, Milena, S. Sfefano di Quisquina, Castellana Sicula, Bosco di Rifesi, Bivona, diverse località dell’Agrigentino (Pietranera, Cava-Bivona, Moloinazzo), Burgio, Maccalube di Aragona, S. Biagio Platani, Busambra in contrada Valanche,
Palazzo Adriano.
STAZIONI ACCERTATE ALL’INTERNO DELLA RISERVA – Si rinviene esclusivamente lungo i calanchi di Contrada Zubbio.
STATO DI CONSERVAZIONE – Il popolamento, essendo situato all’interno di tali ambienti, non
risulta particolarmente esposto a pericoli immediati di grande rilievo.
FATTORI DI RISCHIO – Incendi, pascolo e rimboschimento.
MISURE DI PROTEZIONE ESISTENTI – Il popolamento ricade all’interno del perimetro della Riserva e del SIC, dove usufruisce delle misure di tutela vigenti.
MISURE DI PROTEZIONE PROPOSTE – Difesa del territorio contro gli incendi, pascolo controllato
e mantenimento delle caratteristiche generali dell’habitat, con particolare riferimento
all’interdizione delle attività di rimboschimento.
Dianthus rupicola Biv. subsp. rupicola
SINONIMI - D. bisignani Ten.
(Fam.: CARYOPHYLLACEAE)
Club Alpino Italiano Sicilia – Piano di Gestione Complessi Gessosi (M.Conca) – Fase II
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NOME VOLGARE – Garofano rupicolo.
DESCRIZIONE – Pianta perenne suffruticosa, alta 2-5 dm, completamente glabra. Fusto legnoso
alla base, contorto, molto ramificato, formante cespugli più o meno densi, attaccati alle pareti delle rupi. Foglie di 2-3 x 40-50 mm, di colore verde glauco, carnosette, coriacee, saldate alla base, lineari, acute, raccolte in ciuffetti apicali sui rami sterili, piuttosto distanziate
sui rametti fioriferi. Fiori numerosi, portati in densi mazzetti; calice di 4 x 22 mm, quasi cilindrico, munito all’apice di denti di 5 mm, ricoperto per un terzo di 12-16 squame verdi;
petali di colore rosso-lillacino, irregolarmente denticolati. Il frutto è una capsula deiscente
alla sommità.
BIOLOGIA – Camefita suffruticosa a fioritura primaverile-estiva (maggio-settembre). Si riproduce per seme.
ECOLOGIA – Casmofita termofila ed eliofila di habitat rupestri calcarei e gipsicoli, dalla fascia
costiera fino all’area collinare (10-750 m s.l.m.). Dal punto di vista fitosociologico, è considerata caratteristica dell’alleanza Dianthion rupicolae (Asplenietea trichomanis), rappresentata nel SIC dalle formazioni del Brassico tinei-Diplotaxietum crassifoliae.
AREALE – E’ un’endemica con distribuzione circoscritta alla Campania (Penisola Sorrentina,
Capri, Ventotene), Sicilia e isole circumsiciliane.
DISTRIBUZIONE REGIONALE – Monti di Trapani, M. Erice, Zingaro a Portella San Giovanni, M.
Inici, Castellammare, Montagna Longa, M. Pellegrino, M. di Palermo, Caltabellotta, Termini, Cefalù, S. Agata Militello, Rocche del Crasto, Capo Tindari, M. Scuderi, Rometta,
Militello Val di Noto, Avola, Isole Egadi, Eolie, Lampedusa, ecc.
STAZIONI ACCERTATE ALL’INTERNO DELLA RISERVA – Rara, sulle pareti rocciose del versante
settentrionale di Mon Conca e localmente anche altrove (Rocche di Tulio).
STATO DI CONSERVAZIONE – Il popolamento, essendo situato all’interno di ambienti rupestri,
non risulta particolarmente esposto a pericoli immediati di grande rilievo.
FATTORI DI RISCHIO – Incendi.
MISURE DI PROTEZIONE ESISTENTI – Il popolamento ricade all’interno del perimetro della Riserva e del SIC, dove usufruisce delle misure di tutela vigenti.
MISURE DI PROTEZIONE PROPOSTE – Difesa del territorio contro gli incendi.
A.1.3 Distribuzione delle specie di cui alla tab. 3.3 motivazione A, B, C, D del formulario standard Natura 2000
Club Alpino Italiano Sicilia – Piano di Gestione Complessi Gessosi (M.Conca) – Fase II
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Per le entità riportate nella Tab. 3.3 del Schede Natura 2000, vengono si seguito illustrate
delle note sintetiche inerenti la forma biologica, la distribuzione e l’ecologia, utili anche per il
perfezionamento di strategie di conservazione in situ.
Aceras anthropophorum (L.) R. BR. (Fam. Orchidaceae) – Geofita bulbosa, tipica delle praterie mesofile e delle formazioni ad Ampelodesmos mauritanicus. Ha una distribuzione StenoMediterraneo-Atlantica. E’ presente in tutto il territorio nazionale e comune anche in Sicilia.
Nell’area del SIC è poco frequente. E’ inclusa fra le specie protette dalla CITES (Convenzione di
Washington sul commercio internazionale delle specie minacciate).
Anacamptis pyramidalis (L.) L.C. Rich. (Fam. Orchidaceae) – Geofita bulbosa, tipica delle praterie
(iparrenieti, ampelodesmeti ecc.). E’ appartenente all’elemento Mediterraneo (euri), e nota per
l’intero territorio nazionale e regionale, così come nell’area del SIC. E’ inclusa fra le specie protette dalla CITES (Convenzione di Washington sul commercio internazionale delle specie minacciate).
Arthrocnemum glaucum (Delile) Ung.-Sternb. (Fam. Chenopodiaceae) – Camefita succulenta a distribuzione mediterraneo-macaronesica, tipica di ambienti salsi sia litorali, sia dell’inteno. In Sicilia
risulta distribuita nell’intero perimetro costiero, con penetrazioni lungo i corsi d’acqua della serie
gessoso-solfifera. Nel SIC si rinviene lungo le sponde melmose del Fiume Gallo d’Oro.
Atriplex halimus L. (Fam. Chenopodiaceae) – Fanerofita cespitosa, tipica di substrati subsalsi sabbiosi e calanchivi. Il suo ampio areale interessa la regione Sudafricana, le coste atlantiche e quelle mediterranee. In Sicilia è alquanto diffusa, soprattutto nelle zone costiere, nonchè nelle aree calanchive della serie gessoso-solfifera. Nel SIC si rinviene presso le formazioni argilloso-calanchive di
Contrada Zubbio.
Atriplex latifolia Wahlenb. (Fam. Chenopodiaceae) – Terofita scaposa a distribuzione circumboreale,
tipica di ambienti fangosi alo-nitrofili. In Sicilia è alquanto comune. Nel SIC si rinviene a ridosso
delle sponde melmose del Fiume Gallo d’Oro.
Barlia robertiana (Loisel) Greuter [=Himantoglossum robertianum (Loisel.) Delforge, Fam. Orchidaceae] – Geofita bulbosa appartenente all’elemento Mediterraneo-Atlantico. In Sicilia è piuttosto
comune, così come nell’area del SIC, soprattutto negli incolti e nelle praterie ad Ampelodesmos
mauritanicus. E’ inclusa fra le specie protette dalla CITES (Convenzione di Washington sul commercio internazionale delle specie minacciate).
Club Alpino Italiano Sicilia – Piano di Gestione Complessi Gessosi (M.Conca) – Fase II
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Biscutella maritima Ten. (Fam. Cruciferae) – Terofita scaposa esclusiva del territorio italiano. In Sicilia questa specie è piuttosto comune e conosciuta per diverse località del territorio regionale (Palermo, Ustica, Ficuzza, Castelbuono, Agrigento, Porto Empedocle, Marsala, Castellammare, Linosa, Ragusa, Catania ecc.). Essa figura inoltre nell’Inventario delle specie “a rischio” nella flora vascolare nativa della Sicilia (RAIMONDO, GIANGUZZI & ILARDI, 1996), come “non minacciata
(NT)”.
Brassica villosa Biv. subsp. tinei Raimondo et Mazzola (Fam. Cruciferae) – Camefita suffruticosa,
tipica di habitat rupestri calcarei (50-650 m s.l.m.), endemica della parte centrale della Sicilia. E’ ritenuta caratteristica dell’alleanza Dianthion rupicolae (ass. Scabioso-Centauretum ucriae). La distribuzione regionale interessa la zona della serie gessoso-solfifera. Essa figura nell’Inventario delle
specie “a rischio” nella flora vascolare nativa della Sicilia (RAIMONDO, GIANGUZZI & ILARDI,
1996) e nelle Liste rosse regionali delle Piante d’Italia (CONTI, MANZI & PEDROTTI, 1997), come
“a minor rischio (LR)”.
Catananche lutea L. (Fam. Compositae) – Terofita scaposa a distribuzione sud-mediterranea, tipica di
incolti aridi argillosi. E’ presente in tutto il territorio regionale, anche se poco frequente, così come
nel SIC.
Centaurea solstitialis L. subsp. schouwii (DC.) Gugler (Fam. Compositae) – Emicriptofita bienne
tipica di ambienti incolti aridi. E’ un’endemica nota per Calabria, Sardegna e Sicilia. Nel territorio
regionale è segnalata per svariate località (Acquasanta, Nebrodi, M. S. Pietro, Lorito, Ficuzza, Castelbuono, M. Cofano), così come nell’area del SIC.
Chaenorrhinum rupestre (Fam. Schrophulariaceae) – Rara terofita scaposa appartenente all’elemento
Euri-Mediterraneo. Nel territorio nazionale è riportata per alcune località della parte centrale della
penisola, in Sardegna e Sicilia, dove è nota anche per alcuni affioramenti gessosi dell’interno siciliano. Nell’area del SIC si rinviene nei praterelli effimeri localizzati negli affioramenti di natura
gessosa. La specie figura nell’Inventario delle specie “a rischio” nella flora vascolare nativa della
Sicilia (RAIMONDO, GIANGUZZI & ILARDI, 1996), come “rara (R)” e nelle Liste rosse regionali delle Piante d’Italia (CONTI, MANZI & PEDROTTI, 1997), nella categoria “a minor rischio (LR)”.
Colchicum bivonae Guss. (Fam. Liliaceae) – Geofita bulbosa tipica di praterie montane xerofile ed
ampelodesmeti. L’entità è esclusiva di Corfù, Dalmazia, Italia meridionale, Sardegna e Sicilia. Nel
territorio regionale la specie è nota per i colli argilloso-calcarei dell’area insulare: Sicani (più o meno comune in tutto il territorio), Ficuzza, falde della Busambra, Monti di Palermo, Trapanese (M.
Cofano), Madonie a Castelbuono, Caltanissetta, Nebrodi (Cutò, Floresta, S. Agata, ecc), Catania,
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Club Alpino Italiano Sicilia – Piano di Gestione Complessi Gessosi (M.Conca) – Fase II
Augusta. C. bivonae figura nell’Inventario delle specie “a rischio” nella flora vascolare nativa
della Sicilia (RAIMONDO, GIANGUZZI & ILARDI, 1996), come “non minacciata (NT)”.
Crepis vesicaria L. subsp. hyemalis (Biv.) Babc. (Fam. Compositae) – Emicripofita bienne, tipica di
ambienti incolti e lungo le vie. E’ endemica della Sicilia, dove si rinviene in tutto il territorio sopratutto lungo la fascia costiera. Nel SIC è poco frequente; diversi individui sono stati osservati lungo
la carrareccia nei pressi dell’inghiottitoio di Monte Conca.
Crocus longiflorus Raf. (Fam. Iridaceae) – Geofita bulbosa, tipica di praterie e garighe, il cui areale
interessa il meridione d’Italia, la Sicilia, le Isole Maltesi e la Dalmazia. Nell’area regionale l’entità
è più o meno comune in tutto il territorio insulare, ivi compresa l’area del SIC.
Eryngium bocconei Lam. (Fam. Umbelliferae) – Emicriptofita scaposa, tipica nelle praterie ad Ampelodesmos mauritanicus. E’ endemica della Sicilia dove è nota per la parte settentrionale e centrale
del territorio (manca sugli Iblei). Nel SIC si riscontra soprattutto lungo il versante settentrionale di
Monte Conca nonchè all’interno degli altri ampelodesmeti..
Erysimum metlesicsii Polatschek (Fam. Cruciferae) – Emicriptofita bienne, tipica delle rupi (calcari,
gessi e marne). E’ endemica della Sicilia, nota nei territori fra Agrigento, Caltanissetta, Caccamo e
Palermo (Scala del Mezzagno, M. Grifone, Termini); nell’area del SIC è assai rara. L’entità figura
nell’Inventario delle specie “a rischio” nella flora vascolare nativa della Sicilia (RAIMONDO,
GIANGUZZI & ILARDI, 1996), come “rara (R)” e nelle Liste rosse regionali delle Piante d’Italia
(CONTI, MANZI & PEDROTTI, 1997), nella categoria “a minor rischio (LR)”.
Euphorbia dendroides L. (Fam. Euphorbiaceae) – Arbusto (nanofanerofita) tipico degli ambienti rocciosi e subrupicoli (è specie caratteristica dell’Oleo-Ceratonion siliquae). La sua distribuzione interessa il bacino del Mediterraneo e la regione Macaronesica. Nel territorio nazionale la specie è presente nell’Italia peninsulare, Sardegna e Sicilia. Nel SIC è comune in tutto il territorio, soprattutto
sugli affioramenti rocciosi. E’ inclusa fra le specie protette dalla CITES (Convenzione di Washington sul commercio internazionale delle specie minacciate).
Gypsophila arrostii (Fam. Caryophyllaceae) – Camefita suffruticosa tipica delle garighe (su affioramenti gessosi). La sua distribuzione interessa la porzione orientale del bacino del Mediterraneo,
mentre, nel territorio nazionale è presente in Basilicata, Calabria, nel barese ed in Sicilia. Nel territorio regionale è presente negli affioramenti gessosi della parte sud-occidentale e centrale e sui Peloritani; nell’area del SIC è frequente.
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Iris pseudopumila Tineo (Fam. Iridaceae) – Geofita bulbosa, tipica di praterie ad Ampelodesma, nonchè endemica di Puglia e Sicilia. Nel territorio regionale è nota per M. Pellegrino, Monti di Palermo (M. Cuccio, Caputo), Carini, Busambra, Caccamo, Sicani, Madonie al Pizzo delle Case e altrove, Messinese a S. Marco d'Alunzio, Siracusano a Cava Grande (Fiume Cassibile). Nell’area del
SIC è rara. La specie figura, come “non minacciata (NT)”, nell’Inventario delle specie “a rischio”
nella flora vascolare nativa della Sicilia (RAIMONDO, GIANGUZZI & ILARDI, 1996).
Knautia calycina (C. Presl.) Guss. (Fam. Dipsacaceae) – Emicriptofita bienne, tipica per lo più, degli
Ampelodesmeti. E’ endemica della Penisola (appennino centrale e meridionale) e Sicilia. Nel territorio regionale l’entità è nota per: Madonie (Fosse di S. Gandolfo, M. Scalone, Carbonara), Sciara
di Militello, Scalonazzo e sui Sicani (M. Cammarata). Nell’area del SIC è rara. La specie figura,
come “rara (R)”, nell’Inventario delle specie “a rischio” nella flora vascolare nativa della Sicilia
(RAIMONDO, GIANGUZZI & ILARDI, 1996) e nelle Liste rosse regionali delle Piante d’Italia
(CONTI, MANZI & PEDROTTI, 1997), nella categoria “a minor rischio (LR)”.
Lathyrus odoratus L. (Fam. Leguminosae) – Terofita scaposa, tipica degli incolti aridi argillosi (prati
perenni ed arbusteti). E’ endemica di Basilicata, Calabria e Sicilia. Nell’area del SIC è poco frequente.
Lavatera agrigentina Tineo (Fam. Malvaceae) – Nanofanerofita tipica dei calanchi argillosi, endemica calabro-sicula. Nel territorio regionale l’entità è nota per la Sicilia centrale e meridionale a Maccalubi di Aragona, Sciacca, S. Catalso, Racalmuto, Mussomeli, Enna, Caltanissetta, Villarosa, Delia, Pietraperzia, S. Carlo, Castelteltermini, S. Caterina Villarmosa al Fiume Vaccarizzo, Licata a
Torre S. Nicola, Mazara del Vallo, Porto Empedocle, Catania (?), Sicani, presso la Rocca di Entella
ed in altre aree. Nell’area del SIC è poco frequente. L. agrigentina figura, come “rara (R)”,
nell’Inventario delle specie “a rischio” nella flora vascolare nativa della Sicilia (RAIMONDO,
GIANGUZZI & ILARDI, 1996) e, come “a minor rischio (LR)”, nelle Liste rosse regionali delle Piante d’Italia (CONTI, MANZI & PEDROTTI, 1997).
Matthiola fruticulosa (L.) Maire (Fam. Cruciferae) – Camefita suffruticosa, tipica di ambienti rocciosi, il cui areale interessa la penisola italiana, la Sicilia e la Dalmazia. Nel territorio regionale l’entità
è nota per diverse località (Madonie a M. Scalone, Villapriolo, Villafrati, Sicani, Alia, Caltanissetta, Sagana, Montelepre, Trapani, Vallelunga, Villaura, Enna, Vallone Vaccarizzo presso S. Caterina
Villarmosa , Palermo a S. Martino, M. Occhio, Grazia ecc.). Nell’area del SIC è poco frequente.
Micromeria fruticulosa (Bertol.) Grande (Fam. Labiatae) – Camefita suffruticosa tipica dei substrati
rocciosi. E’ endemica di Sicilia (comprese Eolie, Egadi, Pantelleria e Lampedusa) e di alcune loca-
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Club Alpino Italiano Sicilia – Piano di Gestione Complessi Gessosi (M.Conca) – Fase II
lità della penisola italiana (penisola Sorrentina, Capri e Otranto). In Sicilia la specie è nota per la
porzione occidentale e meridionale del territorio, nonché per le isole circumsiciliane (Eolie, Egadi,
Pantelleria e Lampedusa). Nell’area del SIC è piuttosto comune in tutto il territorio.
Ononis oligophylla Ten. (Fam. Leguminosae) – Terofita scaposa, tipica dei pascoli mesofili. E’ endemica del territorio nazionale, dove è nota per la penisola, Sardegna e Sicilia. Nel territorio regionale la specie è segnalata per alcune località del palermitano, le Madonie ed i Nebrodi. Sui Sicani la
specie è nota per le pendici di Cozzo Catera, Pian del Leone e Valle Grande. Nell’area del SIC è
poco comune.
Ophrys apifera Hudson (Fam. Orchidaceae) – Geofita bulbosa perlo più tipica delle praterie ad Ampelodesma. Appartenente all’elemento Euri-Mediterraneo, è nota per tutto il territorio nazionale. In
Sicilia è nota per il palermitano e per il messinese, mentre nell’area in oggetto è più o meno comune in tutto il territorio. Nell’area del SIC è poco frequente. E’ inclusa fra le specie protette dalla
CITES (Convenzione di Washington sul commercio internazionale delle specie minacciate).
Ophrys bertolonii Mor. (Fam. Orchidaceae) – Geofita bulbosa tipica delle praterie (ampelodesmeti,
praterie mesofile ecc.). La sua distribuzione interessa la parte centrale del bacino del Mediterraneo,
nel territorio nazionale è nota per la penisola e Sicilia dove è presente in tutto il territorio; nell’area
del SIC è frequente. E’ inclusa fra le specie protette dalla CITES (Convenzione di Washington sul
commercio internazionale delle specie minacciate).
Ophrys bombyliflora Link (Fam. Orchidaceae) – Geofita bulbosa tipica delle praterie (ampelodesmeti, praterie mesofile ecc.). La sua distribuzione interessa la parte occidentale del bacino del Mediterraneo. Nel territorio nazionale è nota per la penisola, Sardegna e Sicilia; nell’area del SIC è poco
frequente. E’ inclusa fra le specie protette dalla CITES (Convenzione di Washington sul commercio internazionale delle specie minacciate).
Ophrys speculum Link (=O. vernixia Brot. subsp. vernixia; Fam. Orchidaceae) – Geofita
bulbosa tipica delle praterie (ampelodesmeti, praterie mesofile, praterie aride montane
ecc.). La sua distribuzione interessa il bacino del Mediterraneo (Steno-Mediterraneo).
Nell’area del SIC è poco frequente. E’ inclusa fra le specie protette dalla CITES (Convenzione di Washington sul commercio internazionale delle specie minacciate).
Ophrys fusca Link subsp. fusca (Fam. Orchidaceae) – Geofita bulbosa tipica delle praterie ad areale
gravitante nel bacino del Mediterraneo. In Italia è nota per la penisola, Sardegna e Sicilia, dove è
più o meno comune in tutto il territorio; nell’area del SIC è frequente. E’ inclusa fra le specie pro-
Club Alpino Italiano Sicilia – Piano di Gestione Complessi Gessosi (M.Conca) – Fase II
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tette dalla CITES (Convenzione di Washington sul commercio internazionale delle specie minacciate).
Ophrys lutea Cav. subsp. lutea (Fam. Orchidaceae) – Geofita bulbosa tipica delle praterie (ampelodesmeti, praterie mesofile ecc.). Il suo areale comprende il bacino del Mediterraneo, presente altresì
in Italia, Sardegna e Sicilia, dove è più o meno comune in tutto il territorio, ivi compresa l’area del
SIC. E’ inclusa fra le specie protette dalla CITES (Convenzione di Washington sul commercio internazionale delle specie minacciate).
Ophrys lutea Cav. ssp. minor (Tod.) O. & E. Danesh (Fam. Orchidaceae) – Geofita bulbosa,
tipica di ambienti di prateria (ampelodesmeti, praterie mesofile ecc.). La sua distribuzione
interessa il settore centro-orientale del bacino del Mediterraneo. Risulta presente anche nella Penisola Italia, in Sardegna oltre che in Sicilia dove è frequente su tutto il territorio, ivi
compresa l’area del SIC. E’ inclusa fra le specie protette dalla CITES (Convenzione di
Washington sul commercio internazionale delle specie minacciate).
Ophrys speculum Link (=O. vernixia Brot. subsp. vernixia; Fam. Orchidaceae) – Geofita
bulbosa tipica delle praterie (ampelodesmeti, praterie mesofile, praterie aride montane
ecc.). La sua distribuzione interessa il bacino del Mediterraneo (Steno-Mediterraneo).
Nell’area del SIC è poco frequente. E’ inclusa fra le specie protette dalla CITES (Convenzione di Washington sul commercio internazionale delle specie minacciate).
Ophrys passionis Sennen var. garganica (E. Nelson) O. Danesh & E. Danesh (Fam. Orchidaceae) –
Geofita bulbosa per lo più tipica delle praterie Ampelodesma e degli ambienti di gariga. La sua di-
stribuzione interessa il Mediterraneo occidentale (Francia Spagna ed Italia), mentre, in Sicilia il suo areale interessa principalmente il settore centro-orientale. E’ inclusa fra le specie protette
dalla CITES (Convenzione di Washington sul commercio internazionale delle specie minacciate).
Ophrys tenthredinifera Willd. (Fam. Orchidaceae) – Geofita bulbosa per lo più tipica delle praterie ad
Ampelodesma. Il suo areale comprende il bacino del Mediterraneo (Steno-Mediterraneo), mentre,
nell’ambito del territorio nazionale è nota per la penisola, Sicilia e Sardegna. Nell’area del SIC è
frequente. E’ inclusa fra le specie protette dalla CITES (Convenzione di Washington sul commercio internazionale delle specie minacciate).
Orchis collina Banks & Solander ex A. Russell (Fam. Orchidaceae) – Geofita bulbosa per lo più tipica delle praterie ad Ampelodesma. Il suo areale comprende il bacino del Mediterraneo (Steno-
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Mediterraneo), mentre, nell’ambito del territorio nazionale è nota per la parte meridionale della penisola, Sicilia e Sardegna. Nell’area del SIC è poco frequente. E’ inclusa fra le specie protette dalla
CITES (Convenzione di Washington sul commercio internazionale delle specie minacciate).
Orchis italica Poiret (Fam. Orchidaceae) – Geofita bulbosa tipica delle praterie (ampelodesmeti, praterie mesofile ecc.). Il suo areale comprende il bacino del Mediterraneo (Steno-Mediterraneo),
mentre, nell’ambito del territorio nazionale è nota per la penisola e Sicilia. Nell’area del SIC è poco
frequente. E’ inclusa fra le specie protette dalla CITES (Convenzione di Washington sul commercio internazionale delle specie minacciate).
Orchis lactea Poiret (Fam. Orchidaceae) – Geofita bulbosa tipica delle praterie, per lo più montane
(prati mesofili e xerici). Il suo areale comprende il bacino del Mediterraneo (Steno-Mediterraneo),
mentre, nell’ambito del territorio nazionale è nota per la penisola (Toscana, Campania e Basilicata),
Sardegna e Sicilia (Madonie, Nebrodi, Ficuzza, Sicani, Enna, M. Gallo alla Portella di Spartivento,
ecc.). Nell’area del SIC la specie è più o meno comune in tutto il territorio.
Orchis laxiflora Lam. (Fam. Orchidaceae) – Geofita bulbosa tipica delle praterie mesofile. Il suo areale comprende il bacino del Mediterraneo (Euri-Mediterraneo) ed è nota per l’intero territorio nazionale. In Sicilia l’entità è segnalata per diverse località (Renda al Pezzente, Pizzuta, Montaspro
all'abbeveratura, Ficuzza, Naso, paludi della Piana di Milazzo, S. Ciro presso Palermo). Nell’area
del SIC la specie è rara. E’ inclusa fra le specie protette dalla CITES (Convenzione di Washington
sul commercio internazionale delle specie minacciate).
Orchis longicornu Poiret (Fam. Orchidaceae) – Geofita bulbosa tipica delle praterie (ampelodesmeti,
praterie mesofile ecc.). Il suo areale comprende la parte occidentale del bacino del Mediterraneo
(Steno-Mediterraneo), mentre, nell’ambito del territorio nazionale è nota per Calabria, Sicilia e
Sardegna. Nell’area del SIC la specie è rara. E’ inclusa fra le specie protette dalla CITES (Convenzione di Washington sul commercio internazionale delle specie minacciate).
Orchis papilionacea L. var. grandiflora Boissier (Fam. Orchidaceae) – Geofita bulbosa tipica delle
praterie (ampelodesmeti, praterie mesofile ecc.). Il suo areale interessa il bacino del Mediterraneo,
mentre, nell’ambito del territorio nazionale è nota per Sicilia e Sardegna. Nell’area del SIC la specie è comune. E’ inclusa fra le specie protette dalla CITES (Convenzione di Washington sul commercio internazionale delle specie minacciate).
Orchis provincialis Balb. (Fam. Orchidaceae) – Geofita bulbosa tipica delle praterie, per lo più montane (prati mesofili e xerici). Il suo areale comprende il bacino del Mediterraneo (Steno-
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Mediterraneo), ivi compreso il territorio nazionale. Nell’area del SIC la specie è poco comune. E’
inclusa fra le specie protette dalla CITES (Convenzione di Washington sul commercio internazionale delle specie minacciate).
Pimpinella anisoides Briganti (Fam. Umbelliferae) – Emicriptofita scaposa tipica delle praterie a
dominanza di Ampelodesma. E’ endemica di Sicilia e della parte meridionale della penisola italiana
(Circeo, salernitano, Basilicata, Calabria). In Sicilia è nota per la parte centro-meridionale e occidentale del territorio e per i Peloritani. Nell’area del SIC la specie è poco comune. L’entità figura,
come “non minacciata (NT)”, nell’Inventario delle specie “a rischio” nella flora vascolare nativa
della Sicilia (RAIMONDO, GIANGUZZI & ILARDI, 1996).
Scabiosa dichotoma Ucria [=Scabiosa parviflora Desf.; Fam. Dipsacaceae] – Terofita scaposa, tipica
di incolti argillosi, il cui areale interessa la parte sud-occidentale del bacino del Mediterraneo. Nel
territorio nazionale l’entità è nota solo per la Sicilia (Alimena, Misilmeri, Caltanissetta, Mussomeli,
Enna, Delia, Vicari, Regalmuto, Agrigento, Maccalubi, Campofranco, Siculiana e Catania, ecc.).
Nel SIC è rara, sui calanchi della parte occidentale del comprensorio.
Sedum gypsicola Boiss. & Reut. (Fam. Crassulaceae) – Camefita succulenta, tipica di substrati gessosi ed ambienti rupestri e subrupestri. E’ specie a distribuzione mediterranea (vedi flora spagnola). In Sicilia è segnalata per alcune località (Milena, Casteltermini, Realmonte, Sutera), ricadenti all’interno dei terreni in cui affiora la serie gessoso-solfifera
(GIARDINA et al., 2007). Nell’area del SIC si rinviene con relativa frequenza lungo le pareti
rocciose dei diversi rilievi presenti, nonché su clasti di grandi dimenzioni.
Serapias vomeracea (Burm. fil.) Briq. (Fam. Orchidaceae) – Geofita bulbosa tipica delle praterie
(ampelodesmeti, praterie mesofile, praterie aride montane ecc.). La sua distribuzione interessa il
bacino del Mediterraneo (Euri-Mediterraneo) ed è nota per tutto il territorio nazionale ed in Sicilia,
dove è più o meno comune in tutto il territorio. Nell’area del SIC è frequente. E’ inclusa fra le specie protette dalla CITES (Convenzione di Washington sul commercio internazionale delle specie
minacciate).
Tragopogon porrifolius L. subsp. cupani (Guss.) Pign. (Fam. Compositae) – Emicriptofita scaposa,
tipica delle praterie ad Ampelodesma. E’ endemica della penisola italiana e Sicilia, dove è segnalata per varie località (Palermitano a Boccadifalco, S. Martino Foresta di Carini, M. Grifone, Mondello, Sagana, Pizzuta, Amorosa, Ficuzza, Alcamo, Mazara, Marsala, Sciacca, Agrigento, Butera,
Caltanissetta, Castrogiovanni, Nebrodi, ecc.), oltre che nell’area del SIC, dove è piuttosto comune.
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L’entità figura, come “non minacciata (NT)”, nell’Inventario delle specie “a rischio” nella flora
vascolare nativa della Sicilia (RAIMONDO, GIANGUZZI & ILARDI, 1996).
A.1.4 Le specie animali degli allegati II, IV e V della Direttiva 92/43/CEE, dell’allegato
I della Direttiva 79/409/CEE e di cui alla tab. 3.3 motivazione A e B del formulario
standard Natura 2000
COLEOPTERA
Nome latino: Meliboeus (Meliboeoides) amethystinus destefanii (Sparacio, 1984)
Presenza in Sicilia e nel SIC. Sottospecie endemica della Sicilia.
Habitat. Formazioni erbose naturali e seminaturali.
Biologia e riproduzione. Larve xilofaghe ed adulti fitofagi.
Fattori di minaccia generali e nel SIC: dissodamento, lavorazioni meccaniche e spietramento
delle formazioni erbose che ospitano le piante nutrici degli adulti (composite, ecc). Incendi
della gariga e degli arboreti, rimozione degli alberi morti (mandorli, olivi, specie riparali, ecc)
Grado di minaccia nel SIC: medio
Nome latino: Ochthebius gereckei (Jäch, 1993)
Presenza in Sicilia e nel SIC. Specie endemica della Sicilia. Segnalata come specie bioindicatrice dell’habitat acquatico.
Habitat. Margini di corsi d'acqua corrente su substrati salini. Presente dai 150 ai 650 m s.l.m.
Biologia e riproduzione. Coleottero acquatico erbivoro e raschiatore della vegetazione acquatica che si instaura sui sassi del corso d’acqua.
Fattori di minaccia generali e nel SIC: inquinamento delle acque, cave di sassi e sabbia ed alterazioni del regime e del corso del fiume.
Grado di minaccia nel SIC: elevato
DIPTERA
Nome latino: Prosimulium (Helodon) albense (Rivosecchi, 1961)
Presenza in Sicilia e nel SIC. Specie endemica italiana. Segnalata come specie bioindicatrice
dell’habitat acquatico.
Habitat. Le larve abitano acque correnti, mentre l’adulto si sposta in cerca di mammiferi sui
quali nutrirsi.
Biologia e riproduzione. Larva filtratrice, adulto ematofago soprattutto a carico di mammiferi
domestici e selvatici.
Fattori di minaccia generali e nel SIC: inquinamento delle acque, cave di sassi e sabbia ed alterazioni del regime e del corso del fiume.
Grado di minaccia nel SIC: medio
LEPIDOPTERA
Nome latino: Cupido minimus trinacriae (Verity, 1919)
Presenza in Sicilia e nel SIC. Sottospecie endemica siciliana, diffusa prevalentemente nella
parte settentrionale della Sicilia e nel siracusano. All’interno del SIC è localizzata e rara.
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Habitat. Garighe su suoli calcarei. Il bruco si rinviene su Anthyllis vulneraria dove si nutre di
fiori, gemme e semi e su Astragalus penduliflorus. Gli adulti frequentano prati xerici mediterranei e montani.
Biologia e riproduzione. Specie fitofaga. Il periodo di volo si estende per tutto il mese di aprile e maggio. Monovoltina. Segnalata come specie bioindicatrice.
Fattori di minaccia generali e nel SIC. Dissodamento e spietramento delle aree xeriche, in cui
vive. Incendi. Eccesso di pascolo ed erosione del soprassuolo.
Grado di minaccia nel SIC: medio
Nome latino: Melitaea aetherie (Hübner, 1826)
Presenza in Sicilia e nel SIC. Presente in Sicilia su tutto il territorio, nel SIC risulta diffusa e
frequente.
Habitat. Ambienti aperti e garighe, prati termofili mediterranei e montano-inferiori.
Biologia e riproduzione. Specie fitofaga. Il bruco si nutre del genere Centaurea e di Cynara
cardunculus. Il periodo di volo si estende per tutto il mese di maggio e giugno. Monovoltina.
Segnalata come specie bioindicatrice dell’habitat.
Fattori di minaccia generali e nel SIC. Dissodamento e spietramento delle aree in cui vive.
Rimboschimenti e incendi.
Grado di minaccia nel SIC: medio
Nome latino: Hipparchia blachieri (Fruhstorfer, 1908)
Presenza in Sicilia e nel SIC. Specie endemica siciliana, ampiamente distribuita sull’isola.
Nel SIC risulta ampiamente diffusa e frequente.
Habitat. Radure di boschi mesofili montani, ambienti aperti e garighe.
Biologia e riproduzione. Specie fitofaga. Il bruco si nutre di Poa annua. La farfalla predilige
fiori di Asteraceae e di Eryngium campestre. Il periodo di volo si protrae da maggio ad ottobre. Segnalata come specie bioindicatrice dell’habitat.
Fattori di minaccia generali e nel SIC. Dissodamento e spietramento delle aree in cui vive.
Incendi.
Grado di minaccia nel SIC: medio
ODONATA
Nome latino: Cordulegaster trinacriae (Waterston, 1976)
Presenza in Sicilia e nel SIC. Specie endemica italiana. Distribuita in Sicilia prevalentemente
nella parte settentrionale. Localizzata e molto rara nel fiume del SIC, nei tratti di acque più
pulite e con corrente più rapida e con le sponde più vegetate.
Habitat. Acque lotiche. Le larve vivono in corsi d’acqua puliti a fondo roccioso e margini
fangosi, con corrente rapida, sponde rocciose e ombreggiate da vegetazione. Gli adulti frequentano gli stessi ambienti.
Biologia e riproduzione. Predatrice, si nutre di altri insetti che cattura al volo. Si rinviene tra
la fine di giugno e la metà di agosto. Lo sviluppo larvale è lento: richiede tre o quattro anni.
Fattori di minaccia generali e nel SIC. Appare minacciata a causa delle precise necessità ecologiche e della ristrettezza dell’areale. Le specie congeneri hanno sofferto per l’inquinamento
dei corsi d’acqua e per l’eliminazione della vegetazione ripariale d’alto fusto.
Grado di minaccia nel SIC: elevato
ORTHOPTERA
Nome latino: Bolivarius (Uromenus) bonneti painoi (Ramme 1927)
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Presenza in Sicilia e nel SIC. Sottospecie endemica della Sicilia, distribuita prevalentemente
nella parte occidentale dell’isola. Nel SIC è localizzata nelle aree di vegetazione erbacea con
infiorescenze (ombrellifere).
Habitat. Macchie basse e garighe.
Biologia e riproduzione. Citato come fitofago e predatore. Il periodo riproduttivo è limitato
alla prima parte del mese di giugno.
Fattori di minaccia generali e nel SIC. Incendi e dissodamenti delle garighe, eccesso di pascolo, Grado di minaccia nel SIC: medio
ANFIBI
Nome italiano: Discoglosso dipinto
Nome latino: Discoglossus pictus
Presenza in Sicilia e nel SIC. Specie endemica della Sicilia, Algeria, Marocco, Tunisia. In Sicilia la sua diffusione è ampia, ma le popolazioni sono piuttosto localizzate. Nel SIC la sua
presenza è stata rilevata in prossimità delle zone umide lacustri e nelle pozze temporanee utilizzate per l’irrigazione dei campi.
Habitat. E’ una specie molto legata agli ambienti acquatici, soprattutto nel periodo riproduttivo, con predilezione per quelli di piccole dimensioni; abita frequentemente i manufatti (abbeveratoi, vasche per l’irrigazione etc.). Durante la notte esce dall’acqua per alimentarsi. Ha una
notevole capacità di adattamento alle acque con una notevole concentrazione di elettroliti, anche di cloruro di sodio (fino a 8 g/l), che tollera particolarmente bene a differenza di altri Anfibi.
Biologia e riproduzione. Si nutre essenzialmente di invertebrati. Non possiede un vero e proprio periodo di latenza; è attivo tutto l’anno purché la temperatura dell’aria superi i 7-8 °C. Si
accoppia generalmente da febbraio sino a settembre e ottobre. I maschi emettono canti di richiamo sia sopra che sotto il pelo dell’acqua. L’accoppiamento è lombare e dura pochi minuti.
La femmina rilascia, per ogni deposizione, da 300 a 1000 piccole uova, che schiudono dopo
un periodo di 2-6 giorni.
Fattori di minaccia generali e nel SIC. Essendo una specie con popolazioni ridotte e frammentate è a rischio di estinzione. Il suo declino è determinato dalla progressiva scomparsa degli habitat acquatici, dall’interramento di pozze e stagni, dal prosciugamento di canali o di
tratti di fiume per prelievi idrici. All’interno dell’area del SIC la specie trova pochi habitat idonei alla deposizione delle uova e per la propria sopravvivenza, molti dei quali manufatti di
origine antropica come abbeveratoi per le greggi o vasche artificiali per l’irrigazione dei campi. Le zone naturali maggiormente idonee alla specie (corso del Fiume Gallo d’Oro ed affluenti) risentono inoltre di un grave inquinamento delle acque e dell’alveo del fiume, essenzialmente di tipo organico, originato dagli scarichi urbani delle cittadine a monte del SIC.
Grado di minaccia nel SIC: elevato
RETTILI
Nome italiano: Biacco
Nome latino: Hierophis viridiflavus
Presenza in Sicilia e nel SIC. Specie diffusa su tutto il territorio siciliano e anche sulle piccole
isole. Nel SIC è abbastanza comune rinvenirne degli esemplari.
Habitat. E’ una specie per lo più terricola, che ricerca la luce ed è attiva quindi soprattutto
nelle ore diurne; molto diffusa dal livello del mare a 1800 m di altitudine, con massima distribuzione tra 250-800 m s.l.m.. E’ frequente nelle foreste sempreverdi mediterranee, nella macchia, nella gariga e nelle foreste caducifoglie di pianura e collina. Predilige le radure o i mar-
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gini di boschi assolati, in prossimità di coltivi, muretti a secco e anche di centri abitati e ruderi.
Biologia e riproduzione. Presenta un periodo di attività legato alla stagione calda: è quindi più
facile rinvenirne esemplari tra marzo ed ottobre, mentre durante le stagioni più fredde è solito
nascondersi in rifugi costituiti da spaccature del terreno, tra radici di alberi ed anche grotte. E’
una specie che caccia a vista uccidendo le sue prede per costrizione. Gli individui giovani si
cibano di piccoli sauri (Podarcis sp.) e di insetti (grilli, cavallette, bruchi), mentre gli adulti si
cibano soprattutto di piccoli mammiferi (roditori), grossi sauri (specialmente Lacerta bilineata), altri serpenti e più spesso uccelli (soprattutto nidiacei). E’ predato soprattutto da uccelli
rapaci, come il biancone, e carnivori (volpi, mustelidi). Gli individui si accoppiano intorno ai
3-4 anni d’età, dopo combattimenti rituali dei maschi, tra aprile e giugno, mese quest’ultimo
in cui vengono deposte le prime uova; i nuovi nati vengono alla luce tra la fine d’agosto e settembre.
Fattori di minaccia generali e nel SIC. La specie è il serpente più comune in Sicilia, insieme
alla Natrice. E’ più raro in aree agricole e antropizzate a causa della scomparsa dei suoi
habitat tipici e dove è vittima frequente delle automobili. Va rilevata anche la frequenza
nell’uccisione di esemplari da parte degli agricoltori o di persone che la considerano erroneamente una specie nociva o pericolosa per l’uomo o per gli animali domestici. Nel SIC la specie non risente di particolari minacce grazie alla difficoltà d’accesso nelle aree più interne del
sito. Può risentire dell’elevata viabilità solo nelle zone di confine del SIC, che coincidono con
la strada che collega Milena alla statale Palermo-Agrigento.
Grado di minaccia nel SIC: basso
Nome italiano: Ramarro
Nome latino: Lacerta bilineata
Presenza in Sicilia e nel SIC. Specie presente su tutto il territorio siciliano. Nel SIC è facilmente osservabile lungo l’alveo del Fiume Gallo d’Oro, nelle aree coltivate e nelle garighe,
dovunque siano presenti cespugli, macchie e vegetazione arbustiva.
Habitat. E’ una specie diffusa dal livello del mare fino ad oltre i 1500 m di altitudine con picchi di densità per la Sicilia tra i 500 e i 1220 m s.l.m.. Si rinviene specialmente nelle fasce ecotonali esposte a sud ed est, in aree con densi cespugli, incolti e anche vicino a corsi d’acqua,
radure, margini di aree boscate, terreni coltivati a frutteti ed in prossimità di casolari o centri
abitati.
Biologia e riproduzione. Si ciba per la maggior parte d’insetti, ma anche di crostacei terrestri
e ragni, piccoli sauri, d’uova d’uccelli, occasionalmente bacche e frutti. E’ una specie predata
da uccelli rapaci, mustelidi e serpenti. E’ attiva quasi tutto l’anno ad eccezione dei mesi più
freddi (dicembre e gennaio) e nelle giornate o nelle ore più torride durante l’estate. Il periodo
riproduttivo inizia verso marzo, e coincide con la comparsa della tipica colorazione azzurra
della gola dei maschi, e si protrae fino a giugno, quando la femmina depone da 5 a 50 uova.
Fattori di minaccia e nel SIC. Questa specie ha subito un progressivo declino dovuto soprattutto all’uso di pesticidi nell’agricoltura. In Sicilia è abbastanza comune, soprattutto in aree
collinari e pedemontane; è meno diffusa nelle regioni costiere, dove le popolazioni risentono
molto degli incendi che ne possono condurre alla locale scomparsa. Nel SIC la specie non risente di grandi minacce.
Grado di minaccia nel SIC: basso
Nome italiano: Lucertola campestre
Nome latino: Podarcis sicula
Presenza in Sicilia e nel SIC. Specie ubiquitaria su tutta l’isola, probabilmente il lacertide in
assoluto più diffuso e con maggiore capacità di propagazione e di adattamento ad ambienti
anche molto diversi tra loro. E’ molto comune nel SIC.
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Habitat. E’ una specie che occupa quasi tutti gli habitat a disposizione, dagli spazi antropici
(case, edifici vari), ai terreni coltivati, agli incolti, ai pascoli ed è presente in tutti gli ambienti
mediterranei (macchia, gariga, bosco, zone costiere, fluviali e lacustri), con preferenza dei terreni pietrosi o sabbiosi a forte insolazione.
Biologia e riproduzione. Ha una dieta costituita prevalentemente da artropodi. I giovani sono
predati da rapaci diurni, mammiferi carnivori e serpenti. La specie è attiva già a febbraiomarzo fino ad ottobre-novembre e si riproduce anche due volte all’anno, con la deposizione di
2-5 uova.
Fattori di minaccia generali e nel SIC. Principale fattore di minaccia, in situazioni particolari
e locali è l’uso massiccio di pesticidi in parcelle coltivate e l’uccisione di individui alle volte
elevata su alcuni tratti di strada asfaltata da parte degli autoveicoli sul. Nel SIC non risente di
elevate minacce.
Grado di minaccia nel SIC: nullo
Nome italiano: Lucertola di Wagler
Nome latino: Podarcis wagleriana
Presenza in Sicilia e nel SIC. Specie endemica siciliana, assente solo sui Peloritani, è presente
anche su alcune isole circumsiciliane (Favignana e Levanzo, Isole dello Stagnone di Marsala).
La specie sembra essere essente solo nella zona dei Peloritani per cause storico-geologiche.
Nel SIC è meno comune della campestre ma facilmente rinvenibile negli ambienti più vegetati e meno pietrosi e aridi.
Habitat. E’ una specie che colonizza gli ambienti di macchia e di gariga, dove è più frequente
nelle aree aperte e maggiormente assolate. E’ poco comune nelle zone attivamente coltivate,
nei pascoli e nelle zone pietrose o nei muretti a secco dove tende a predominare la lucertola
campestre. Di solito è comune a quote prossime al livello del mare (200-600 m ), ma si spinge
occasionalmente anche sopra i 1000 m.
Biologia e riproduzione. Similmente alla lucertola campestre ha una dieta costituita prevalentemente da artropodi, in particolare, ragni ed insetti. Tra i suoi predatori vi sono alcuni serpenti (in particolare il Biacco) e rapaci diurni. Gli individui adulti presentano almeno due periodi
di attività all’anno, uno da marzo a giugno, durante il quale avviene anche la riproduzione, ed
un periodo da settembre a ottobre. L’attività rallenta durante i mesi più caldi e torridi
dell’estate.
Fattori di minaccia generali e nel SIC. In Sicilia uno dei principali fattori di minaccia negli
ultimi tempi è lo sviluppo edilizio e la conseguente distruzione degli ambienti costieri insulari. Il declino di questa specie è accompagnato spesso dall’aumento della diffusione della lucertola campestre, che nelle isole circumsiciliane (specialmente Marettimo) ha causato
l’estinzione o mette a rischio le popolazioni locali della specie. Nel SIC non risente di particolari minacce.
Grado di minaccia nel SIC: nullo
Nome italiano: Saettone occhirossi
Nome latino: Zamenis lineatus
Presenza in Sicilia e nel SIC. Specie endemica della Sicilia e dell’Italia meridionale, è presente sull’isola in modo non continuo. Nel SIC è abbastanza raro ed è stato rinvenuto soprattutto
in zone coltivate.
Habitat. Frequenta località assolate come muretti a secco, prati, radure, rovine e zone alluvionali. E’ presente anche in coltivi come agrumeti ed uliveti. Si rinviene dal livello del mare sino non oltre gli 1000 m in Sicilia
Biologia e riproduzione. Non esistono informazioni sulla sua biologia riproduttiva, ma è probabilmente attivo come altre specie del suo genere tra marzo e novembre.
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Fattori di minaccia generali e nel SIC. Principali minacce per la specie sono l’uccisione diretta degli individui, gli incendi e la diminuzione della copertura arborea e arbustiva, gli investimenti da parte delle automobili. Nel SIC gli incendi diminuiscono il suo habitat con tutti i
fattori che concorrono alla diminuzione delle siepi e della vegetazione di tutti i margini, fossi,
vallette, ecc.
Grado di minaccia nel SIC: medio
Nome italiano: Biscia dal collare siciliana
Nome latino: Natrix natrix sicula
Presenza in Sicilia e nel SIC. Sottospecie endemica siciliana a diffusione continua su quasi
tutto il territorio regionale con picchi tra 300-1000 m s.l.m.. Nel SIC non è molto comune, ma
è facile incontrarne esemplari in prossimità degli ambienti umidi (fiume, pozze, laghetti, ecc).
Habitat. Molto legata agli ambienti acquatici, naturali e umidi. Si rinviene facilmente
all’interno di vasche per l’irrigazione artificiali, sia in ambienti coltivati che non; all’interno
di macchie ed aree boscate si ritrova nelle zone umide e nascoste. Le femmine frequentano
anche ambienti aridi dove termoregolano meglio la temperatura corporea durante il periodo
riproduttivo.
Biologia e riproduzione. La dieta è rappresentata soprattutto da Anfibi anuri (adulti e girini) e
lucertole. E’ predata da rapaci diurni e notturni e mammiferi (Riccio, Mustelidi). E’ un animale dall’indole molto mansueta, tanto chè non tenta mai di mordere: se minacciata, si finge
morta (tanatosi) e secerne dalla cloaca un liquido nauseabondo. L'accoppiamento avviene tra
Marzo e Maggio, e porta alla deposizione di un numero di uova, proporzionale alla taglia della femmina.
Fattori di minaccia generali e nel SIC. Le principali minacce, anche nel SIC, sono legate a:
bassa densità delle popolazioni di anfibi (principali sue prede), elevato tasso d’inquinamento
del Fiume Gallo d’Oro, competizione con altre specie con simile nicchia trofica, uccisione da
parte dell’uomo nelle zone coltivate e delle automobili nelle zone più vicine alle strade.
Grado di minaccia nel SIC: medio
UCCELLI
Nome italiano: Martin pescatore
Nome latino: Alcedo atthis
Presenza in Sicilia e nel SIC. Questa specie è presente in Sicilia come migratrice, svernante e
probabilmente in alcune zone è anche sedentaria. In passato sono state registrate alcune nidificazioni in varie zone nell’isola. Tendenzialmente in Sicilia usa come luoghi di svernamento
le coste soprattutto in porti e zone umide. Nel SIC è presente come migratore lungo le rive del
Fiume Gallo d’Oro e più giù lungo il Platani.
Habitat. Specie indicante la buona qualità delle acque, vive in zone umide come ambienti
fluviali e zone palustri ricchi di canneti e vegetazione ripariale. Nidifica in ambienti umidi di
acqua dolce con la presenza di acque anche basse ma pescose, accompagnate da scarpate sabbiose o argillose.
Biologia e riproduzione. Si nutre di pesci che pesca in zone d’acqua pulita, anche se riesce a
sopportare le acque eutrofizzate. Il nido consiste in una galleria con alla fine una camera per
la cova, scavata nelle parete sabbiosa o argillosa in ambienti anche lontani dall’acqua. Mediamente depone 4-7 uova in uno o due, più raramente tre, eventi riproduttivi.
Fattori di minaccia generali e nel SIC. Essendo una specie che si nutre quasi esclusivamente
di pesce è legato fortemente all’acqua e di conseguenza alla sua qualità. La sua presenza lungo il Fiume Gallo d’Oro, nonostante la scarsa qualità delle acque, è giustificata solo dal fatto
che è una specie che può sopportare le acque eutrofizzate per i brevi periodi di sosta durante
la migrazione. Il peggioramento delle condizioni del fiume potrebbe rompere quell’equilibrio,
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Club Alpino Italiano Sicilia – Piano di Gestione Complessi Gessosi (M.Conca) – Fase II
già precario, che consente a questa specie di sostare in queste zone. In alternativa, il miglioramento della qualità delle acque potrebbe consentire l’insediamento per periodi più lunghi e
probabilmente la nidificazione.
Grado di minaccia nel SIC: alto
Nome italiano: Alzavola
Nome latino: Anas crecca
Presenza in Sicilia e nel SIC. Questa specie è presente in Sicilia come migratrice, svernante.
Tendenzialmente in Sicilia usa come luoghi di svernamento le zone umide. Nel SIC è presente come raro svernante nelle rive del Fiume Gallo d’Oro.
Habitat. Vive preferibilmente in zone umide d’acqua dolce, naturali o artificiali con fondali
poco profondi ricchi di vegetazione riparia, erbacea, cespugliosa e arborea. Sverna in zone interne con acque basse ricche di canali circondati da arbusteti ed alberi.
Biologia e riproduzione. Si nutre di vegetazione, invertebrati e piccoli pesci. In marzo costruisce il nido presso l’acqua dove depone da 8 a 11 uova per un solo evento riproduttivo.
Fattori di minaccia generali e nel SIC. Durante il periodo riproduttivo è sensibile alle variazioni brusche del livello delle acque. L’habitat di migrazione e svernamento, come quello del
Gallo d’Oro, è minacciato dalle trasformazioni dell’habitat delle sponde, dall’impoverimento
della portata e dall’inquinamento. Specie soggetta a prelievo venatorio ed a bracconaggio.
Grado di minaccia nel SIC: medio
Nome italiano: Airone cenerino
Nome latino: Ardea cinerea
Presenza in Sicilia e nel SIC. Questa specie è presente in Sicilia tutto l’anno, sia durante
l’epoca delle migrazioni che in inverno, con popolazioni svernanti diffuse in tutte le zone umide ed il laghi e corsi d’acqua interni e poi come nidificante. Soprattutto nel periodo invernale è facile avvistare gruppi di animali di questa specie sostare lungo corsi d’acqua o bacini
sia naturali che artificiali. Nel SIC è presente durante le migrazioni e con qualche individuo
svernante lungo le rive del Fiume Gallo d’Oro.
Habitat. Durante la migrazione e lo svernamento frequenta zone umide d’acqua dolce o salmastra, laghi, bacini artificiali, fiumi, fossati e corsi d’acqua.
Biologia e riproduzione. Si ciba prevalentemente di pesci o anfibi che cattura con il forte
becco. Nel periodo riproduttivo nidifica in boschi d’alto fusto, ripari, paludi e incolti umidi.
Localmente anche in zone umide con canneti, filari alberati e isolotti lacustri. Verso fine febbraio comincia la deposizione delle uova, con le coppie che spesso nidificano all’interno di
colonie miste con altri ardeidi.
Fattori di minaccia generali e nel SIC. Distruzione e trasformazione dell’habitat, inquinamento delle acque e bracconaggio. Potenziale fattore di mortalità locale, da non sottovalutare, sono anche le collisioni con cavi elettrici.
Grado di minaccia nel SIC: basso
Nome italiano: Corriere piccolo
Nome latino: Charadrius dubius
Presenza in Sicilia e nel SIC. Questa specie è presente in Sicilia come migratrice, sporadicamente svernante. Tendenzialmente in Sicilia usa come luoghi di svernamento le zone umide.
Nel SIC è presente come raro svernante nidificante lungo le rive del Fiume Gallo d’Oro.
Habitat. Nidifica sulle rive ghiaiose e sabbiose dei fiumi, in depressioni ghiaiose, zone industriali e sulle sponde dei bacini idrici. Si trova negli habitat di acqua dolce e salmastra, oltre
che nelle aree umide.
Biologia e riproduzione. si nutre di insetti, ragni, invertebrati. Preferisce andare alla ricerca di
cibo sulle piane di marea, nelle pozze d'acqua poco profonde, ma anche sul suolo nudo. Nidi-
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fica di solito in piccoli gruppi coloniali, ma anche con singole coppie deponendo mediamente
3-4 uova in uno, a volte due, eventi riproduttivi.
Fattori di minaccia generali e nel SIC. Durante il periodo riproduttivo è sensibile alle variazioni brusche del livello delle acque. L’habitat di migrazione e svernamento, come quello del
Gallo d’Oro, è minacciato dalle trasformazioni dell’habitat delle sponde, dall’impoverimento
della portata, dall’inquinamento. Anche la cementificazione degli alvei o la troppa presenza
umana (mezzi fuoristrada, balneazione), soprattutto nelle zone di riproduzione incidono negativamente nella conservazione di questo limicolo. Specie soggetta a bracconaggio.
Grado di minaccia nel SIC: medio
Nome italiano: Cuculo
Nome latino: Cuculus canorus
Presenza in Sicilia e nel SIC. Questa specie è presente in Sicilia come migratrice e nidificante
estivo. Scarsi i dati sulla nidificazione e la distribuzione in Sicilia. Nel SIC la specie è presente nelle zone di macchia che seguono le sponde del fiume e in tutte le zone di macchia ed arboreto.
Habitat. Il cuculo frequenta praticamente tutti gli ambienti. Infatti, essendo una specie parassita, per la nidificazione segue le specie da parassitare nei loro ambienti.
Biologia e riproduzione. Si alimenta di numerose specie di insetti, molti bruchi pelosi scartati
da altri uccelli (processionarie), nonché ragni, molluschi, vermi e qualche vegetale. La femmina, durante il periodo che va da aprile a maggio, depone un uovo per volta nei nidi delle
specie (per lo più passeriformi) parassitate. Da questo nascerà un pulcino che istintivamente
butterà fuori dal nido qualsiasi altro pulcino o uova per essere allevato dai genitori adottivi.
Fattori di minaccia generali e nel SIC. Distruzione e trasformazione dell’habitat di riproduzione delle specie parassitate, come siepi, margini, mosaici vegetazionali e colturali, uso massiccio di pesticidi, uccisioni illegali.
Grado di minaccia nel SIC: basso
Nome italiano: Tarabusino
Nome latino: Ixobrychus minutus
Presenza in Sicilia e nel SIC. Il tarabusino è un migratore abbastanza frequente ed un nidificante scarso e localizzato, limitato ai fitti canneti delle aree umide della Sicilia sud-orientale.
Giunge in Sicilia in marzo e lascia l’isola alla fine dell’estate. Nel SIC la specie è periodicamente presente nel canneto lungo le sponde del Fiume Gallo d’Oro.
Habitat. Frequenta soprattutto zone umide con acqua dolce ferma o corrente, naturali o artificiali, anche di ridotta estensione con vegetazione ripariale diversificata.
Biologia e riproduzione. Il nido del Tarabusino è ben celato nel folto del canneto. Una covata
normale è composta da 5 -7 uova. La schiusa è asincrona, per cui l’ultimo nato è molto più
piccolo e debole dei fratelli e spesso soccombe.
Fattori di minaccia generali e nel SIC. Distruzione e trasformazione dell’habitat di riproduzione e alimentazione. Altro grande rischio sono le variazioni di livello dell’acqua: la diminuzione può lasciare il canneto accessibile ai predatori terrestri, mentre in alcuni casi
l’innalzamento improvviso delle acque può distruggere il nido. L’abitudine frequente di bruciare i canneti è una minaccia in parecchie aree umide della Sicilia. Il degrado dell’ambiente
umido può portare all’abbandono delle aree.
Grado di minaccia nel SIC: medio
Nome italiano: Piro piro culbianco
Nome latino: Tringa ochropus
Presenza in Sicilia e nel SIC. Svernante e migratore regolare in Sicilia. Nel SIC la specie è
presente con alcuni esemplari svernanti lungo il Fiume Gallo d’Oro e lungo il Platani.
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Habitat. Frequenta soprattutto zone umide con acqua dolce preferibilmente interne, fiumi cave canali e torbiere.
Biologia e riproduzione. Uccello limicolo trova il cibo (insetti ed invertebrati) tra il fango delle pozze o dei fiumi che frequenta.
Fattori di minaccia generali e nel SIC. Distruzione e trasformazione degli ambienti di sosta e
alimentazione. Cementificazione degli alvei fluviali, disturbo antropico e uccisioni illegali.
Grado di minaccia nel SIC: medio
Nome italiano: Rondone
Nome latino: Apus apus
Presenza in Sicilia e nel SIC. Specie migratrice e nidificante, si rinviene facilmente in tutti i
centri abitati e in tutte le aree naturali, in modo pressoché omogeneo su tutto il territorio regionale, comprese le piccole isole. Comune la presenza di individui nidificanti all’interno del
SIC.
Habitat. Al di fuori dei centri abitati, gli habitat preferiti sono gli ambienti rocciosi o con elevata fratturazione della roccia, sia in zone costiere che dell’entroterra.
Biologia e riproduzione. Forma coppie monogame all’interno di colonie anche numerose, talvolta miste ad altri Apodidi. Si nutre essenzialmente di artropodi che cattura in volo come
Emitteri, Imenotteri, Ditteri, Coleotteri, Aracnidi.
Fattori di minaccia generali e nel SIC. Le principali minacce provengono dalla ristrutturazione degli antichi edifici, utilizzati nei centri urbani per la nidificazione, attraverso
l’eliminazione di tutti i fori e le cavità di tetti o pareti. Una certa quota di giovani ai primi voli
è soggetta a predazione da parte di animali domestici. Notevole, ma mai analizzato, può essere l’impatto di microinquinanti urbani che riducono le sue prede.
Grado di minaccia nel SIC: basso
Nome italiano: Coturnice di Sicilia
Nome latino: Alectoris graeca whitakeri
Presenza in Sicilia e nel SIC. Sottospecie endemica siciliana, residente, è presente su tutto il
territorio, ad eccezione delle vaste aree pianeggianti delle province di Trapani, Catania e Ragusa. La popolazione è notevolmente in declino a causa di diversi fattori di minaccia, ed attualmente si aggira intorno al migliaio di coppie. Nel SIC è presente con circa 5-6 coppie, localizzate nelle zone meno accessibili e alle altezze più elevate.
Habitat. Gli habitat prediletti sono caratterizzati da un mosaico di ambienti aperti, zone rocciose, distese erbacee, garighe, campi coltivati, prati e zone di macchia mediterranea; si può
anche rinvenire ai margini di zone boscate.
Biologia e riproduzione. Specie granivora, basa la sua alimentazione prevalentemente sulle
essenze erbacee spontanee presenti nel proprio habitat, di cui mangia i semi ma anche foglie,
fiori, frutti, bulbi ed infiorescenze. Durante il periodo estivo può anche nutrirsi di Artropodi.
Fa una sola covata annuale in primavera inoltrata, realizzando un nido in una buca tra le rocce
e sotto la vegetazione.
Fattori di minaccia generali e nel SIC. Principale causa di declino delle popolazioni sono la
caccia ed il bracconaggio, ai quali va aggiunta una ridotta estensione, rispetto al passato, delle
aree agricole a conduzione tradizionale e l’aumento dell’uso di diserbanti, anticrittogamici ed
insetticidi che ne riduce sempre più l’habitat.
Grado di minaccia nel SIC: alto
Nome italiano: Calandro
Nome latino: Anthus campestris
Presenza in Sicilia e nel SIC. Specie migratrice nidificante, presente in modo localizzato nella
parte interna della Sicilia occidentale e sui monti delle Madonie, Nebrodi e Peloritani. Rileva-
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ta la sua presenza all’interno del SIC con alcuni individui nidificanti nelle zone di gariga più
elevate.
Habitat. Predilige ambienti aridi ed assolati, aperti e rocciosi, con vegetazione scarsa e cespuglieti. Si rinviene quindi in macchie degradate, garighe, pascoli ed incolti; rilevato anche nei
primi stadi delle successioni post incendio.
Biologia e riproduzione. Si nutre sul terreno essenzialmente di invertebrati (Ortotteri, Coleotteri, Aracnidi, Molluschi) ma può anche predare piccoli vertebrati (Rettili) o nutrirsi di semi.
Forma coppie che nidificano sul terreno tra metà aprile e luglio.
Fattori di minaccia generali e nel SIC. Frammentazione e trasformazione dell’habitat di riproduzione e foraggiamento in seguito a bonifiche agricole, costruzione di edifici, strade; abbandono di pascoli e conseguente sviluppo di vegetazione arborea; uso di pesticidi, caccia.
Grado di minaccia nel SIC: alto
Nome italiano: Pispola
Nome latino: Anthus pratensis
Presenza in Sicilia e nel SIC. Specie migratrice svernante e localmente nidificante in Sicilia.
È uno svernante regolare nel SIC.
Habitat. Predilige habitat aperti come pascoli e terreni arati, aridi ed assolati, con vegetazione
scarsa. Si rinviene quindi in macchie degradate, garighe, pascoli ed incolti.
Biologia e riproduzione. Si nutre sul terreno essenzialmente di invertebrati (Ortotteri, Coleotteri, Aracnidi). Forma coppie monogame che nidificano sul terreno.
Fattori di minaccia generali e nel SIC. Frammentazione e trasformazione dell’habitat di riproduzione e foraggiamento in seguito a bonifiche agricole, uso di pesticidi, caccia. La presenza di questa specie è notevolmente minacciata dalle nuove colture cerealicole, che riducono la quantità di maggese e di cibo a disposizione degli individui, anche per l’uso di macchinari che limitano al minimo la perdita di sementi ed il massiccio utilizzo di prodotti chimici.
Grado di minaccia nel SIC: medio
Nome italiano: Ballerina bianca
Nome latino: Motacilla alba
Presenza in Sicilia e nel SIC. Migratrice e svernante, molto numerosa, parzialmente sedentaria. In Sicilia è localizzata in alcune aree centrali, orientali e meridionali tranne che nella parte
occidentale dell’isola da cui è completamente assente. All’interno del SIC è frequente in tutte
le zone aperte come arati e steppe e vicino all’acqua.
Habitat. Questa specie predilige, come ambiente di nidificazione, alvei di torrenti. Mentre gli
ambienti frequentati dalla ballerina bianca nel periodo di svernamento sono per lo più campi
arati e zone aperte come pascoli e praterie.
Biologia e riproduzione. Specie per lo più insettivora che predilige zone umide sia nel periodo
riproduttivo che nel periodo di svernamento. Si riproduce nel periodo primaverile facendo il
nido tra l’erba alta sul terreno.
Fattori di minaccia generali e nel SIC. Questa specie soffre della cementificazione degli alvei
e dell’inquinamento delle acque. All’interno del SIC sverna senza nessun particolare problema in quanto è soprattutto avvantaggiata dall’abbondante presenza di aree aperte.
Grado di minaccia nel SIC: basso
Nome latino: Pettirosso
Nome italiano: Erithacus rubecula
Presenza in Sicilia e nel SIC. Specie sedentaria e nidificante oltre i 400 m di altitudine lungo
la fascia settentrionale montuosa dell’isola (dai Peloritani ai monti della provincia di Palermo)
e nei monti del Ragusano; sono inoltre presenti popolazioni migratrici del centro Europa an-
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che ad altitudini minori di 400 m. Nel SIC è presente con un’abbondante popolazione svernante.
Habitat. Nelle fasce montane è molto legato all’ambiente di sottobosco (sia di conifere che
latifoglie), mentre durante il movimento migratorio è facile rinvenire individui in coltivi, frutteti, macchia mediterranea ed ambienti antropizzati.
Biologia e riproduzione. Il pettirosso si nutre soprattutto di insetti e delle loro larve, lombrichi, semi e piccoli molluschi, ma completa la sua dieta con una grande quantità di frutta e
bacche, more e altri frutti di bosco. Si riproduce tra fine aprile o ai primi di maggio, costruendo un nido costruito dalla sola femmina e collocato in un cespuglio o in una fossetta sul terreno, sempre bene occultato.
Fattori di minaccia generali e nel SIC. Principali minacce provengono dalla distruzione del
sottobosco e dei siti riproduttivi, oltre che dalla cattura illegale degli individui con reti. In particolare, all’interno del SIC la specie non soffre di problematiche rilevanti.
Grado di minaccia nel SIC: basso
Nome italiano: Occhione
Nome latino: Burhinus oedicnemus
Presenza in Sicilia e nel SIC. Specie gregaria migratrice nidificante estiva, in Sicilia è presente con oltre 200 coppie rappresentanti oltre il 15 % del totale italiano. Nel SIC è stata rilevata
la presenza di alcuni individui durante la migrazione primaverile ed in primavera inoltrata che
può corrispondere alla nidificazione di alcune coppie.
Habitat. La specie frequenta gli ambienti aperti e aridi, di solito pianeggianti, con vegetazione
bassa e rada, generalmente non lontana dai corpi idrici. Predilige substrati incoerenti (campi
arati) o zone con cespuglieti sparsi (garighe, incolti, pascoli); è rinvenibile anche vicino a zone di forte attività antropiche come aeroporti e spiagge.
Biologia e riproduzione. Specie elusiva e poco confidente, possiede un regime alimentare che
si basa su invertebrati e piccoli vertebrati terrestri. In inverno è gregario nelle aree in cui sverna, ma forma coppie monogame con un legame tra i partner, mantenuto probabilmente per più
stagioni. In Sicilia le coppie sono spesso isolate in piccoli nuclei e depongono le uova in un
anfratto del terreno, tra metà aprile e luglio.
Fattori di minaccia. Distruzione, trasformazione e frammentazione dell’habitat riproduttivo e
di foraggiamento. Uso di pesticidi e di mezzi meccanici in agricoltura. Disturbo antropico di
vario genere (mezzi fuoristrada, escursionismo, etc), oltre al prelievo di uova e pulli e pressione venatoria. All’interno del SIC l’alta probabilità di incendi, e l’abbandono delle coltivazioni mettono in pericolo la nidificazione regolare ed abbondante di questa specie. L’uso di
macchine agricole nei siti di nidificazione, che spesso coincidono con terreni arati, incolti,
coltivazioni di orticole ecc., espone ad un elevato rischio di distruzione delle uova.
Grado di minaccia nel SIC: alto
Nome italiano: Biancone
Nome latino: Circaetus gallicus
Presenza in Sicilia e nel SIC. Specie migratrice in Sicilia, probabilmente svernante e sedentaria nidificante nella Piana di Gela, in lieve aumento ed espansione in Sicilia, è presente nel
SIC con alcuni individui di passo durante le fasi migratorie, osservata irregolarmente anche
d’inverno.
Habitat. Preferisce alternanza di zone boscate, per nidificare, intervallate da superfici nude,
rocciose o sabbiose a copertura erbacea o arbustiva, da utilizzare per il foraggiamento. Predilige i boschi sempreverdi di leccio, sughera, pinete con macchia mediterranea a cui associa
zone di caccia aperte (garighe, praterie, incolti etc).
Biologia e riproduzione. E’ una specie specializzata nella predazione di serpenti (Colubridi).
Forma coppie che costruiscono il nido su alberi, rioccupandolo in successive stagioni.
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Fattori di minaccia. Trasformazione e distruzione dell’habitat di riproduzione e foraggiamento. Riforestazione di pascoli ed incolti, diminuzione delle prede preferenziali, bracconaggio.
La sosta dei bianconi nel SIC è occasionale e temporanea, poiché per lo più questi rapaci sorvolano l’area protetta, quindi l’unico reale problema è l’uccisione illegale.
Grado di minaccia nel SIC: basso
Nome italiano: Piccione selvatico
Nome latino: Columba livia
Presenza in Sicilia e nel SIC. Specie sedentaria distribuita su quasi tutto il territorio siciliano e
molto comune anche all’interno del SIC. Difficilmente distinguibile dal piccione torraiolo (C.
livia domesticus), con il quale si incrocia determinando un progressivo inquinamento genetico
della specie.
Habitat. Vive formando grossi stormi in habitat aperti come pascoli e terreni agricoli, mentre
è legato ad habitat rocciosi interni durante il periodo riproduttivo (falesie, scogliere, dirupi,
calanchi etc.). Più raramente presente anche in ambiente boschivo.
Biologia e riproduzione. Specie granivora si nutre di semi che rinviene nei terreni, specialmente quelli arati. Si riproduce formando coppie monogame che costruiscono un nido presso
zone rocciose e fratture.
Fattori di minaccia generali e nel SIC. Le principali minacce vengono dalla pressione venatoria e dall’inquinamento genetico causato dagli incroci con la varietà domestica; dalla collisione con cavi aerei.
Grado di minaccia nel SIC: basso
Nome italiano: Corvo imperiale
Nome latino: Corvus corax
Presenza in Sicilia e nel SIC. Diffuso nelle aree interne dell’isola, frequenta raramente le zone
costiere e le aree pianeggianti. Una coppia include il SIC nel suo territorio di alimentazione e
nidifica in zone limitrofe.
Habitat. Predilige i mosaici vegetazionali e le zone di macchia mediterranea, minore la frequenza in prati e terreni arati o arboreti. Si può osservare in gruppi piccoli o a coppie su pareti
a strapiombo o più raramente in cima ad alberi.
Biologia e riproduzione. La dieta di questa specie è onnivora e spazia dalle granaglie alle carogne, dai rifiuti ai piccoli mammiferi o uccelli. Nei mesi estivi preda anche pesci lungo le
spiagge, in primavera scaccia gli adulti dai nidi e ne divora le uova ed i nidiacei. Sono noti
anche fenomeni di cannibalismo. Gli adulti formano coppie stabili, che si riproducono da febbraio a maggio.
Fattori di minaccia. Le minacce principali provengono dal disturbo antropico nelle zone di
nidificazione, dal bracconaggio e dall’avvelenamento. Nel SIC la nidificazione è relativamente tranquilla, ma gli individui che cacciano possono andare incontro a rischi di bracconaggio e
d’inedia causata dall’impoverimento dell’habitat agricolo tradizionale.
Grado di minaccia nel SIC: basso
Nome italiano: Balestruccio
Nome latino: Delichon urbicum
Presenza in Sicilia e nel SIC. Specie migratrice molto comune in tutta la regione tranne nelle
piccole isole, specialmente all’interno dei centri abitati dove è solito nidificare sotto i cornicioni dei tetti. Nel SIC è stata rilevata la presenza di diversi individui nidificanti sulle pareti
rocciose.
Habitat. Fuori dagli ambienti urbani, questa specie predilige gli ambienti coltivati ed aperti
per il foraggiamento, mentre frequenta zone rocciose per la nidificazione.
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Biologia e riproduzione. La dieta della specie si basa su invertebrati alati ed aracnidi. Il periodo riproduttivo ha inizio nel mese di aprile e si protrae fino a settembre, all’interno di colonie
spesso molto numerose.
Fattori di minaccia generali e nel SIC. Specie molto vulnerabile agli insetticidi e ai diversi
prodotti chimici usati nell'agricoltura moderna, è notevolmente minacciata anche dalla trasformazione del paesaggio tradizionale e dalla distruzione di macchie, siepi e fossati, che rappresentano le zone di caccia preferite.
Grado di minaccia nel SIC: basso
Nome italiano: Grillaio
Nome latino: Falco naumanni
Presenza in Sicilia e nel SIC. Specie migratrice, in Sicilia presente sia di tappa che nidificante, si segnala nella parte centro-meridionale dell’isola con una delle più abbondanti popolazioni nidificanti d’Europa (circa 400-500 cp). Nel SIC sono presenti un paio di piccole colonie con circa 3-5 coppie nidificanti.
Habitat. Molto legato alle aree cerealicole pianeggianti (aree di foraggiamento) preferibilmente calde e secche, dove sono presenti zone rupestri ed alberi sparsi. Nidifica su rupi e pareti
ma anche in costruzioni abbandonate in mezzo alla campagna e spesso anche all’interno di
centri abitati (Spagna, Basilicata).
Biologia e riproduzione. La sua alimentazione si basa essenzialmente sul consumo di invertebrati (Ortotteri, Coleotteri etc.) che rinviene in grandissime quantità nelle aree di foraggiamento, ma non disdegna anche la predazione di piccoli roditori (Microtus savii, Mus domesticus, Apodemus sylvaticus) e rettili (Podarcis sp., C. ocellatus). Importantissimi per la nidificazione sono gli antichi manufatti agricoli abbandonanti, che le coppie sono solite colonizzare
realizzando i nidi sotto le tegole o tra le spaccature dell’edificio. In assenza di queste costruzioni vengono preferiti gli anfratti rocciosi delle pareti.
Fattori di minaccia generali e nel SIC. Vandalismo, prelievo di pulcini e uova e disturbo antropico nei siti di nidificazione sono fattori di minaccia diretta degli individui; cui va aggiunta
la perdita di habitat dovuta al cambiamento dell’uso del suolo e delle tecniche agricole (insediamento di colture irrigue, fertilizzanti e prodotti chimici) che riducono la presenza delle
prede. Nel SIC non sono note le cause della diminuzione della popolazione. Queste potrebbero essere legate alla riduzione delle estensioni ad agricoltura tradizionale, in favore dei vigneti
e coltivazioni orticole, con conseguente diminuzione delle risorse trofiche all’esterno del SIC.
Grado di minaccia nel SIC: elevato
Nome italiano: Falco pellegrino
Nome latino: Falco peregrinus
Presenza in Sicilia e nel SIC. Specie sedentaria, in Sicilia è il rapace più abbondante dopo
gheppio e poiana, presente con circa 150 coppie, comprese le piccole isole, che rappresentano
circa il 20% delle popolazioni italiane. Nel SIC è presente una coppia nidificante e i pellegrini
si osservano spesso in voli di caccia e perlustrazione.
Habitat. Ultimamente ha colonizzato anche zone urbane, dove nidifica in antiche costruzioni,
campanili o ponti, ma il suo habitat d’elezione sono le aree rupestri o rocciose a strapiombo
dove poter nidificare, specialmente se queste sono situate lungo le zone di passo migratorio.
In dispersione e svernamento frequenta anche pianure coltivate, zone umide, alvei fluviali, discariche spesso attirato da grosse concentrazioni di storni e piccioni selvatici.
Biologia e riproduzione. Specie ornitofaga, si nutre di altri uccelli che cattura in volo dopo
rapidissimi inseguimenti aerei; durante l’inverno può comunque ampliare la sua nicchia trofica con roditori e rettili. Forma coppie isolate con nido su roccia.
Fattori di minaccia generali e nel SIC. Bracconaggio, prelievo illecito di uova e pulli, collisione con cavi aerei e pale eoliche. Nel SIC il sito di nidificazione andrebbe tutelato dal di-
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sturbo antropico. I rischi maggiori sono comunque al di fuori dell’area protetta e sono rappresentati soprattutto da abbattimento e da riduzione delle popolazioni di prede per trasformazioni agricole.
Grado di minaccia nel SIC: medio
Nome italiano: Lanario
Nome latino: Falco biarmicus
Presenza in Sicilia e nel SIC. Specie sedentaria presente nell’isola con una popolazione superiore al 60% della popolazione italiana, intorno alle 100 coppie. Nel SIC è stimata la presenza
di almeno una coppia nidificante.
Habitat. Similmente al Falco pellegrino, il Lanario nidifica in ambienti collinari steppici con
pareti rocciose calcaree, sabbiose, di tufo o gesso, anche di limitata estensione, in zone aperte,
aride, incolte o parzialmente coltivate.
Biologia e riproduzione. Presenta una dieta più ampia del pellegrino, nutrendosi sia di uccelli
che di altre prede. Vive in coppie isolate, che realizzano un nido in zone impervie e difficilmente raggiungibili, in anfratti e terrazzini, utilizzando talvolta anche nidi di altri uccelli.
Fattori di minaccia generali e nel SIC. Bracconaggio, prelievo illecito di uova e pulli; trasformazioni ambientali, uso di pesticidi, disturbo antropico sulle pareti di nidificazione. Nel
SIC il sito di nidificazione andrebbe tutelato dal disturbo antropico. I rischi maggiori sono
comunque al di fuori dell’area protetta e sono rappresentati soprattutto da abbattimento e da
riduzione delle popolazioni di prede per trasformazioni agricole.
Grado di minaccia nel SIC: elevato
Nome italiano: Cavaliere d’Italia
Nome latino: Himantopus himantopus
Presenza in Sicilia e nel SIC. Svernante e nidificante lungo le zone costiere della Sicilia meridionale ed orientale. Nel SIC è presente durante le migrazioni ed alcune osservazioni primaverili tardive potrebbero riferirsi a tentativi di nidificazione.
Habitat. Predilige le aree umide salmastre lungo le coste e acque dolci interne, in prossimità
di fiumi, zone lacustri ma anche abbeveratoi e vasche artificiali per l’irrigazione dei campi.
Biologia e riproduzione. Si nutre essenzialmente di invertebrati acquatici. Gregario, nidifica
in piccole colonie monospecifiche o con altri Caradriformi, su terreno asciutto ma sempre in
vicinanza all’acqua, talvolta su vegetazione acquatica galleggiante.
Fattori di minaccia generali e nel SIC. Distruzione e frammentazione degli habitat di foraggiamento e riproduzione, predazione di uova da parte di animali domestici (cani e gatti randagi) e selvatici, variazioni improvvise del livello delle acque, contaminazioni da pesticidi, disturbo antropico. Nel SIC la cattiva qualità delle acque e la conseguente povertà
dell’artropodofauna, insieme al disturbo sono di ostacolo ad una sua regolare colonizzazione.
Grado di minaccia nel SIC: medio
Nome italiano: Aquila del Bonelli
Nome latino: Hieraaetus fasciatus
Presenza in Sicilia e nel SIC. Specie sedentaria e nidificante in Sicilia, dove è presente con
almeno 15 coppie, che rappresentano oltre l’85% del totale italiano. Individui in caccia e perlustrazione si osservano regolarmente nel SIC e nei dintorni, dove è confermata la presenza di
almeno una coppia nidificante.
Habitat. Nidifica su pareti rocciose montane dominanti pianure o altopiani, con boschetti
sparsi, garighe, canaloni, zone di macchia, pascoli ed incolti, corsi d’acqua.
Biologia e riproduzione. Forma coppie con elevata fedeltà al sito di nidificazione, solitamente
su roccia. Si nutre di vertebrati di medie e grandi dimensioni, ma preda anche rettili.
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Fattori di minaccia generali e nel SIC. Come tutti i grandi rapaci è soggetto a svariate minacce dirette: bracconaggio, disturbo antropico durante la fase riproduttiva (presenza di rocciatori
sulle pareti, trekking), prelievo illegale di individui giovani ed uova dai nidi. Molto sensibile
anche alle trasformazioni dell’habitat agricolo tradizionale, con conseguente riduzione delle
prede (coniglio) ed aumento del disturbo e del rumore causato dal transito e dalle lavorazioni
meccaniche. Altro fattore di mortalità potenziale, soprattutto per i giovani appena involati ed
inesperti, è la collisione con cavi elettrici aerei e con le torri eoliche. Nel SIC gode di una relativa tranquillità e protezione e non sembra sia particolarmente minacciata anche grazie alla
continua sorveglianza dei siti principali.
Grado di minaccia nel SIC: medio
Nome italiano: Usignolo
Nome latino: Luscinia megarhynchos
Presenza in Sicilia e nel SIC. Specie migratrice nidificante, presente in modo omogeneo su
quasi tutto il territorio regionale, eccetto le piccole isole e nelle aree centro-orientali pianeggianti, dal livello del mare fino ai 1200m di altitudine. Nel SIC è presente con alcuni individui
nidificanti nelle zone più cespugliose e ricche di arbusti, soprattutto lungo gli argini del Fiume
Gallo d’Oro.
Habitat. Predilige l’ambiente boschivo ricco di vegetazione da sottobosco ma anche la macchia mediterranea, ma sempre con condizioni caratteristiche di temperatura ed umidità elevate
(scarpate, fondovalli etc).
Biologia e riproduzione. Si nutre di invertebrati, che preda sul terreno o tra la vegetazione
bassa e arbustiva. Occasionalmente si alza in volo per catturare qualche insetto. Realizza un
nido sul terreno con materiali vegetali, spesso in prossimità dell’acqua.
Fattori di minaccia generali e nel SIC. La maggiore minaccia per l’Usignolo è la diminuzione
e distruzione degli ambienti di nidificazione, soprattutto in relazione all’aumentare delle coltivazioni intensive. La presenza di ovini e altri animali da pascolo degrada a gariga la macchia
alta che è necessaria alla nidificazione di questa specie. Altro aspetto poco conosciuto
dell’usignolo e che è un migratore notturno. Questa sua caratteristica lo espone maggiormente
all’impatto con le torri eoliche praticamente invisibili nelle ore notturne.
Grado di minaccia nel SIC: medio
Nome italiano: Calandra
Nome latino: Melanocorypha calandra
Presenza in Sicilia e nel SIC. E’ diffusa nelle parti meridionali, centrali e sud-orientali
dell’isola, mentre risulta abbastanza scarsa o assente nelle rimanenti aree della regione. Nel
SIC è presente una piccola popolazione nidificante.
Habitat. Nidifica in ambienti caldi e secchi, in zone aperte caratterizzate da vegetazione erbacea bassa o pietraie; frequenta zone di gariga, o incolti con vegetazione diradata, pascoli o terreni coltivati a cereali e frumento, spesso sotto i 500 metri di altezza.
Biologia e riproduzione. Nidifica in avvallamenti del terreno formando coppie monogame
stabili. Si ciba di insetti di grosse dimensioni (Ortotteri) durante la stagione riproduttiva (marzo-maggio in Sicilia), ma ripiega anche su materiale vegetale (semi e germogli) che raccoglie
sul terreno, durante le altre stagioni.
Fattori di minaccia generali e nel SIC. E’ una specie minacciata dalle trasformazioni ambientali prodotte dalle moderne tecniche meccaniche agricole, dalla modificazione dei sistemi di
agricoltura tradizionale in irrigua e dalle bonifiche. È soggetta anche a cattura con reti, caccia.
Nel SIC vanno adeguatamente protette le poche aree rimaste che mantengono la qualità
dell’habitat necessario alla sua nidificazione.
Grado di minaccia nel SIC: elevato
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Nome italiano: Gruccione
Nome latino: Merops apiaster
Presenza in Sicilia e nel SIC. Specie migratrice e nidificante estiva. La sua presenza in Sicilia,
che ha ricolonizzato alla fine degli anni ‘80, è in forte aumento, con l’occupazione di sempre
nuovi siti che spaziano dalle zone orientali a quelle occidentali dell’isola. Nel SIC è rilevata la
presenza di diverse coppie nidificanti per un totale di almeno 50 individui.
Habitat. Il suo habitat preferenziale è caratterizzato dalla presenza di corsi d’acqua e fiumare,
i cui alvei argillosi e sabbiosi vengono usati per nidificare, e da aree di foraggiamento molto
ampie, che spaziano dai coltivi alberati ai campi cerealicoli ma anche agli incolti. Si adatta
molto bene a tutte le situazioni, soprattutto negli ambienti cerealicoli, in cui ritrova piccole
pareti o sponde con substrati sabbiosi o morbidi dove può scavare il nido.
Biologia e riproduzione. Si nutre esclusivamente di insetti (per lo più Imenotteri) che cattura
in volo. Si riproduce all’interno di colonie numerose, scavando piccole buche nelle pareti degli alvei che riutilizza nel tempo.
Fattori di minaccia generali e nel SIC. Molto sensibile alla presenza umana, specialmente in
vicinanza del nido, in passato gravemente minacciato anche da fenomeni di bracconaggio. Potrebbe risentire delle trasformazioni delle pratiche agricole che con l’utilizzo di pesticidi può
ridurre la quantità e la tipologia delle sue prede preferenziali. Altre minacce sono: la cementificazione delle sponde fluviali e le forti piogge durante le fasi di cova delle uova. Nel SIC e
nei dintorni non risente di particolari minacce.
Grado di minaccia nel SIC: basso
Nome italiano: Falco di Palude
Nome latino: Circus aeruginosus
Presenza in Sicilia e nel SIC. Specie migratrice svernante, soprattutto presso zone costiere
della provincia di Trapani e della costa sud-orientale della regione; sono segnalate possibili
nidificazioni presso la foce del Simeto. Comune la presenza di individui di passo durante le
fasi migratorie, all’interno del SIC.
Habitat. Specie molto legata agli ambienti acquatici, sia dolci che salmastri, di zone costiere
ed interne; predilige aree con vegetazione acquatica fitta, specialmente fragmiteti.
Biologia e riproduzione. Forma coppie isolate, che nidificano sul terreno, in prossimità delle
acque o in cespugli. Preda sia specie acquatiche che vertebrati terrestri, nidiacei e uova di altre
specie.
Fattori di minaccia generali e nel SIC. Principali minacce provengono dalla frammentazione
e dalla distruzione degli habitat di migrazione e svernamento, cui va aggiunto il bracconaggio
o l’intossicazione per ingestione di prede avvelenate. L’unico fattore di rischio per questa
specie migratrice può essere il bracconaggio.
Grado di minaccia nel SIC: basso
Nome italiano: Nibbio bruno
Nome latino: Milvus migrans
Presenza in Sicilia e nel SIC. Specie migratrice, svernante e nidificante presente nel SIC con
alcuni individui di passo durante il periodo migratorio.
Habitat. Quasi ubiquitario, frequenta aree collinari e di pianura, con boschi misti di latifoglie,
di conifere costiere, foreste a sempreverdi mediterranei, coltivi, prati pascoli e campagne alberate. Non disdegna anche le zone umide quali laghi e bacini di fiumi, e si può alimentare presso discariche di rifiuti in prossimità dei centri urbani. In Sicilia risultano colonizzati anche
ambienti aridi e steppici.
Biologia e riproduzione. Durante il periodo riproduttivo privilegia aree di pianura o vallate
montane, vicino a corsi o bacini d'acqua che garantiscono la possibilità di estendere la propria
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dieta con i pesci. Predilige prede medio-piccole, costituite da soggetti debilitati o carcasse.
Nidifica sempre all’interno di aree forestali, sia in pianura che lungo versanti, dal livello del
mare a circa 1000 m di altitudine.
Fattori di minaccia generali e nel SIC. Tra le principali cause di declino troviamo le sue abitudini alimentari necrofaghe, che lo rendono vulnerabile ai veleni e alle contaminazioni da accumulo di pesticidi. Tra le altre cause di diminuzione vanno ricordate la persecuzione diretta e
la morte per impatto contro i cavi dell'alta tensione o contro impianti eolici. Inoltre i moderni
cambiamenti nelle pratiche di allevamento, con l'abbandono delle pratiche selvatiche a favore
degli allevamenti intensivi, può avere avuto una ripercussione in seguito alla diminuzione della pratica di abbandonare le carcasse nell'ambiente. Essendo di transito nel SIC, l’unica reale
minaccia è l’uccisione da parte di bracconieri.
Grado di minaccia nel SIC: basso
Nome italiano: Falco pecchiaiolo
Nome latino: Pernis apivorus
Presenza in Sicilia e nel SIC. Specie migratrice in Sicilia presente con numerosi individui durante le fasi migratorie; anche nel SIC è stata rilevata la sua presenza come specie di passo,
soprattutto in primavera, quando transitano singoli o piccoli stormi.
Habitat. Predilige zone in cui si ha un’alternanza di aree boscate anche di scarsa estensione, di
latifoglie e conifere pure e miste, e di praterie che utilizza rispettivamente come aree di nidificazione e foraggiamento.
Biologia e riproduzione. Si nutre quasi esclusivamente di insetti, anche se non disdegna altre
prede di piccole dimensioni (uccelli, mammiferi, rettili). In particolare si nutre di larve e adulti di insetti sociali (Imenotteri). Nidifica sugli alberi in boschi d'alto fusto maturi, a 10-20 m
d'altezza, e spesso riutilizza nidi di altre specie, anche se è in grado di costruirselo da solo.
Fattori di minaccia. Molto grave è la minaccia derivante dal bracconaggio sullo Stretto di
Messina, durante le fasi migratorie, dove in anni passati venivano abbattuti centinaia di esemplari; solo ultimamente questa pratica è stata quasi del tutto sconfitta grazie all’azione di antibracconaggio portata avanti da associazioni ambientaliste e Corpo Forestale. Rilevante anche
la diminuzione degli ambienti idonei alla nidificazione e alla caccia. Nel SIC non risente di
particolari minacce, essendo solo di transito.
Grado di minaccia nel SIC: nullo
Nome italiano: Culbianco
Nome latino: Oenanthe oenanthe
Presenza in Sicilia e nel SIC. Migratore frequente e regolare e nidificante estivo localizzato
nelle zone centrali dell’isola tra i 100 e 2000 m di altitudine. Poco frequente anche all’interno
del SIC, dove alcuni individui sono presenti di passo durante la migrazione.
Habitat. Frequenta ambienti steppici, aperti e rocciosi, pascoli, solitamente in zone di montagna.
Biologia e riproduzione. Si nutre di vermi, insetti, frutti e bacche. Costruisce il nido a terra
foderando con erbe, peli e piume cavità delle rocce o del terreno. Depone, in media, 5-6 uova
che cova per circa due settimane.
Fattori di minaccia generali e nel SIC. Degrado dell’habitat e diminuzione, a causa
dell’abbandono dell’attività pastorizia, dei pascoli e delle aree aperte in genere, che vengono
riconquistate dal bosco.
Grado di minaccia nel SIC: nullo
Nome italiano: Quaglia
Nome latino: Coturnix coturnix
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Presenza in Sicilia e nel SIC. Specie migratrice presente in modo non uniforme sul territorio
siciliano, con presenze localizzate perlopiù nella zona centro-occidentale dell’isola e nelle zone montuose del ragusano. Nel SIC è presente con alcuni individui di passo.
Habitat. Gli habitat preferenziali sono quelli aperti di macchia e gariga e campi cerealicoli.
Durante la stagione riproduttiva sono preferite le distese coltivate a grano.
Biologia e riproduzione. Questa specie si nutre essenzialmente di granaglie, ma in primavera
ed estate la dieta è integrata con insetti ed altri invertebrati. La stagione riproduttiva va da
maggio a metà agosto e viene preannunciata dai canti d'amore dei maschi. Il nido viene predisposto in una piccola cavità del terreno rivestita di erba e nascosta tra la vegetazione bassa.
Fattori di minaccia generali e nel SIC. Come per la coturnice, i principali fattori di minaccia
sono rappresentati dalla caccia intensiva e dalle modificazioni delle tecniche agricole e
dell’uso di fertilizzanti, che ne riducono le aree di foraggiamento; l’utilizzo di automezzi per
la mietitura in taluni casi può anche determinare la distruzione delle nidiate.
Grado di minaccia nel SIC: basso
Nome latino: Tordo bottaccio
Nome italiano: Turdus philomelos
Presenza in Sicilia e nel SIC. Specie svernante presente in Sicilia a partire da ottobre con picchi di arrivo in dicembre. Alcuni individui svernano nel SIC nelle poche aree erborate, ma
frequenta anche zone scoscese con Euphorbia ed altri cespugli.
Habitat. Predilige ambienti boschivi ricchi di sottobosco e arboreti (uliveti e agrumeti). Al
contrario è molto raro nei boschi di impianto forestale a conifere e eucalipto poiché poveri di
sottobosco.
Biologia e riproduzione. Si ciba principalmente di insetti e loro larve, molluschi, ragni, lombrichi e frutta. A fine marzo comincia l’attività riproduttiva di questa specie. Il nido, predisposto dalla femmina tra i cespugli, sugli alberi o più di rado a terra, ha forma di mezza coppa. Le covate possono essere da due a tre all’anno.
Fattori di minaccia generali e nel SIC. Principali minacce provengono dalla distruzione della
copertura arborea che diminuisce i siti riproduttivi e di svernamento, e soprattutto a causa
dell’abbandono delle coltivazioni arboree (mandorleti, uliveti) e degli incendi. All’interno del
SIC la specie è soggetta a una pressione venatoria spesso pesante e bracconaggio.
Grado di minaccia nel SIC: medio
Nome italiano: Rondine montana
Nome latino: Ptyonoprogne rupestris
Presenza in Sicilia e nel SIC. Specie rara in Sicilia, localizzata in alcune aree delle Madonie,
Caronie, Peloritani e Monti Sicani, in espansione negli ultimi anni. Nel SIC è stata rilevata la
presenza di pochi individui nidificanti.
Habitat. Questa specie ha il suo habitat d’elezione in ambienti rupestri soleggiati, sia costieri
che interni, all’interno di valloni o in vicinanza di corsi d’acqua o bacini lacustri. Recentemente nidificante anche in alcuni centri urbani.
Biologia e riproduzione. Forma colonie poco numerose con coppie isolate o in piccoli gruppi.
La sua biologia è poco nota e studiata.
Fattori di minaccia generali e nel SIC. Diminuzione di prede per inquinamento ambientale ed
utilizzo di pesticidi in agricoltura, disturbo antropico ed alterazione delle pareti di nidificazione. Nel SIC non è particolarmente minacciata.
Grado di minaccia nel SIC: basso
Nome italiano: Rondine
Nome latino: Hirundo rustica
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Presenza in Sicilia e nel SIC. Specie migratrice nidificante estiva abbastanza comune su quasi
tutta la regione, escluse le piccole isole. Nel SIC è un migratore comune, con contingenti anche numerosi, nidifica nelle campagne circostanti l’area protetta.
Habitat. E’ comune sia in ambienti urbani che rurali; in quest’ultimi preferisce aree con sistemi tradizionali di conduzione agricola e di allevamento, ricchi di entomofauna.
Biologia e riproduzione. Si nutre di piccoli invertebrati (Ditteri, Emitteri, Coleotteri, Imenotteri) che cattura in volo; può anche catturare formiche e assumere materiale vegetale. Si riproduce all’interno di colonie, formando un nido a forma di coppa che costruisce con materiali
vegetali di vario tipo e che colloca su pareti verticali sia di origine artificiale che su roccia.
Fattori di minaccia generali e nel SIC. Le minacce principali provengono dall’alterazione
dell’habitat di riproduzione e di foraggiamento in seguito al cambiamento delle tecniche di
conduzione agricola e zootecnica; altri impatti provengono dalla ristrutturazione dei vecchi
edifici usati per la nidificazione nelle zone agricole, dall’uso di pesticidi che riducono
l’abbondanza delle prede e dalla cattura degli individui attraverso l’uso di trappole o reti.
Grado di minaccia nel SIC: medio
Nome italiano: Fringuello
Nome latino: Fringilla coelebs
Presenza in Sicilia e nel SIC. Specie abbondante, presente in Sicilia con popolazioni svernanti
e sedentarie. Nel SIC è presente con una piccola popolazione svernante.
Habitat. Occupa per lo più boschi di latifoglie di conifere, sia naturali che artificiali ed arboreti, parchi urbani e suburbani dal livello del mare sino a 1800 metri di altitudine. Lo si può osservare durante l’alimentazione anche in zone aperte, in campi coltivati e maggesi, ed anche
nelle gariga, dove si raggruppa in stormi anche numerosi.
Biologia e riproduzione. Prevalentemente granivoro si riproduce nel periodo primaverile con
un nido a coppa molto vicino ai tronchi degli alberi o spesso in macchie di edera molto fitte.
Si riproduce anche 2-3 volte in una stessa stagione.
Fattori di minaccia generali e nel SIC. Non frequenta le aree ad agricoltura intensiva, le monoculture, preferendo i mosaici con presenza di ricco strato arboreo. Mortalità possono essere
causate dall’uso di granaglie avvelenate. In genere nel SIC la specie non presenta particolari
minacce.
Grado di minaccia nel SIC: basso
Nome italiano: Tortora
Nome latino: Streptopelia turtur
Presenza in Sicilia e nel SIC. Specie migratrice e nidificante estiva, presente nel territorio siciliano in modo uniforme dal livello del mare fino a circa 1000 m di altitudine all’interno degli habitat d’elezione. Nel SIC questa specie è presente con alcune coppie nidificanti.
Habitat. Ambienti preferiti dalla tortora sono tutte le formazioni arboree e boschive, comprese
le zone rade e degradate o i frutteti.
Biologia e riproduzione. E’ una specie granivora, ma che si ciba anche di piccoli molluschi.
E’ una specie monogama con stagione riproduttiva compresa tra metà maggio e giugnoluglio. Il nido è allestito sia dal maschio che dalla femmina sugli alberi o su alti e folti cespugli utilizzando stecchi, ramoscelli e radici intrecciati. I piccoli sono alimentati da entrambi i
genitori col secreto prodotto dal gozzo.
Fattori di minaccia generali e nel SIC. Le principali minacce per questa specie provengono
dalla pressione venatoria, spesso anticipata illegalmente in modo da intercettare la popolazione ancora presente prima della migrazione autunnale, e dalla competizione con la tortora dal
collare, recentemente immigrata nella zona.
Grado di minaccia nel SIC: medio
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Nome italiano: Ballerina gialla
Nome latino: Motacilla cinerea
Presenza in Sicilia e nel SIC. Specie sedentaria molto diffusa, addirittura ha colonizzato numerosi centri urbani di molti paesi e città ove è in netto incremento. È presente in modo omogeneo su quasi tutto il territorio regionale. Nel SIC presente con alcuni individui svernanti,
soprattutto nelle zone agricole aperte dove siano presenti fossati e canneti, o zone acquitrinose.
Habitat. Generalmente è legata ai corsi d’acqua dolce e torrenti poco profondi nelle regioni
montuose e collinose, ma anche in pianura presso gli stagni di smaltimento dei rifiuti e terreni
coltivati, specialmente d'inverno.
Biologia e riproduzione. Nidifica in cavità lungo le rive dei torrenti o muretti a secco, dove
depone 4-6 uova. Si nutre di invertebrati e larve che vivono in acqua o di altri che preda sul
terreno.
Fattori di minaccia generali e nel SIC. Questa specie soffre per la cementificazione degli alvei e l’inquinamento delle acque. All’interno del SIC sverna senza nessun particolare problema.
Grado di minaccia nel SIC: basso
Nome italiano: Sterpazzolina
Nome latino: Sylvia cantillans
Presenza in Sicilia e nel SIC. Specie migratrice e nidificante in Sicilia, molto comune fino a
1800 m di quota, assente solo nelle piccole isole eccetto le Eolie. Nel SIC è abbastanza comune come nidificante estivo, soprattutto nelle zone cespugliate ai margini dei campi, nelle macchie e garighe più fitte.
Habitat. Predilige ambienti arbustivi e di macchia ed è possibile rinvenirla anche nelle zone
marginali di aree cerealicole e coltivi.
Biologia e riproduzione. Insettivoro che cambia regime alimentare in autunno, cibandosi prevalentemente di bacche e frutta. Nidifica nei cespugli più fitti dove costruisce un nido a coppa, relativamente profondo e voluminoso composto da erbe secche, frammiste ad infiorescenze cotonose e ragnatele.
Fattori di minaccia generali e nel SIC. Principali fattori di minaccia per la Sterpazzolina sono
la distruzione di zone arbustive, filari e siepi, le coltivazioni intensive prive di zone marginali,
l’uso indiscriminato di pesticidi che determina sia un drastico impoverimento della disponibilità trofica che un accumulo di sostanze nocive nella catena alimentare con probabili conseguenze sulla riproduzione. Questa specie è abbastanza abbondante all’interno del SIC grazie
alla presenza di zone di gariga, lungo i pendii non coltivati, e di macchia alta, lungo le rive del
Fiume Gallo d’Oro, che assicurano alla specie un ambiente idoneo per la riproduzione ed il
foraggiamento.
Grado di minaccia nel SIC: basso
Nome italiano: Sterpazzola di Sardegna
Nome latino: Sylvia conspicillata
Presenza in Sicilia e nel SIC. Specie migratrice nidificante presente in modo non uniforme sul
territorio siciliano e sulle isole Egadi. Nel SIC è abbastanza frequente nelle garighe ed ai bordi dei seminativi.
Habitat. Vive generalmente in ambienti aridi e assolati costituiti da cespuglieti bassi e radi. Si
può rinvenire anche negli ambienti a vegetazione alofila, nei salicornieti, negli arbusteti che
crescono ai margini delle lagune e degli stagni costieri, in aree degradate e steppiche.
Biologia e riproduzione. Insettivoro che cambia regime alimentare in autunno, cibandosi prevalentemente di bacche e frutta. Nidifica nei cespugli più fitti dove costruisce un nido a cop-
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pa, relativamente profondo e voluminoso composto da erbe secche, frammiste ad infiorescenze cotonose e ragnatele.
Fattori di minaccia generali e nel SIC. Principali fattori di minaccia per la sterpazzola di Sardegna sono le coltivazioni intensive prive di zone marginali, l’assenza di filari e siepi, l’uso
indiscriminato di pesticidi che determina sia un drastico impoverimento della disponibilità
trofica che un accumulo di sostanze nocive nella catena alimentare con probabili conseguenze
sulla riproduzione. La disponibilità di habitat idonei è alta nel SIC e la specie non è particolarmente minacciata.
Grado di minaccia nel SIC: basso
Nome italiano: Barbagianni
Nome latino: Tyto alba
Presenza in Sicilia e nel SIC. Specie ubiquitaria, in Sicilia occupa quasi tutti gli ambienti ed è
presente anche nelle piccole isole. Nel SIC insiste il territorio di almeno un paio di coppie nidificanti.
Habitat. Predilige gli ambienti aperti quali campi sia coltivati che incolti, che utilizza come
aree di foraggiamento, mentre utilizza antichi manufatti abbandonati (stalle, capannoni, fattorie) per la costruzione del nido; in assenza di idonei edifici nidifica nelle cavità delle rocce o
delle pareti.
Biologia e riproduzione. Si nutre prevalentemente di piccoli mammiferi (arvicole, topi, ratti,
crocidure, etc.) ma non disdegna uccelli, rettili ed anfibi, oltre che grossi invertebrati.
Fattori di minaccia generali e nel SIC. I maggiori rischi per questa specie sono
l’intossicazione per ingestione di prede avvelenate da rodenticidi, fenomeni di bracconaggio e
distruzione o ristrutturazione degli edifici rurali abbandonati utilizzati per la nidificazione.
Questi rapaci notturni sono anche perseguitati e uccisi in quanto ritenuti portatori di sventura
o uccisi dai cacciatori quando sostano nelle prime ore dell’alba appollaiati su pali lungo le
strade. Il barbagianni è anche soggetto a mortalità da impatto con autoveicoli lungo le strade
asfaltate, come può avvenire lungo le strade esterne del SIC.
Grado di minaccia nel SIC: medio
Nome italiano: Assiolo
Nome latino: Otus scops
Presenza in Sicilia e nel SIC. Specie nidificante e migratrice, in Sicilia è molto comune, però
è localizzato nelle aree di bosco artificiale che rappresentano una piccola percentuale territoriale del Sic.
Habitat. Habitat prediletti sono gli arboreti misti di ulivi, carrubi, frutteti, ma anche vigneti e
campi aperti che utilizza come aree di foraggiamento. E’ rinvenibile anche in aree urbane quali parchi e giardini.
Biologia e riproduzione. Si nutre essenzialmente di insetti ed invertebrati ma non disdegna
anche piccoli mammiferi. Nidifica nelle cavità degli alberi o in piccoli anfratti delle rocce.
Fattori di minaccia generale e nel SIC. Le minacce sono molteplici: distruzione, trasformazione e frammentazione degli habitat rurali, taglio indiscriminato dei filari alberati e dei grandi alberi; diminuzione dei prati-pascoli, diminuzione della disponibilità di cavità-nido, uso di
pesticidi, impatto con cavi aerei, vetrate e veicoli in transito, bracconaggio, predazione da animali domestici.
Grado di minaccia nel SIC: medio
Nome latino: Codirosso spazzacamino
Nome italiano: Phoenicurus ochruros
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Presenza in Sicilia e nel SIC. Sedentario, abbastanza localizzato, diventa più comune in inverno grazie all’aggiunta di popolazioni migratorie che passano la cattiva stagione nell’isola.
Nel SIC questa specie è uno svernante abbondante.
Habitat. Ambienti preferiti sono gli ambienti rocciosi e radure boschive da 300 a 1800 metri
di quota.
Biologia e riproduzione. E’ una specie che si nutre prevalentemente di invertebrati. Durante
l'autunno e l'inverno consuma anche bacche e piccoli frutti. Nelle zone costiere, dove frequenta le spiagge, si nutre anche di piccoli crostacei. È un animale monogamo. Il nido è costruito
nella cavità fra le rocce e nelle abitazioni umane. La femmina deposita da 4 a 6 uova bianche.
L'incubazione dura circa 13 giorni, è la femmina che cova. I due genitori nutrono i pulcini nel
nido.
Fattori di minaccia generali e nel SIC. Le minacce per questa specie sono diverse, tra cui
l’utilizzo di pesticidi nelle colture agricole, la cementificazione dei muretti a secco, la rimozione di pietraie ed il dissodamento di aree di gariga.
Grado di minaccia nel SIC: nullo
Nome italiano: Upupa
Nome latino: Upupa epops
Presenza in Sicilia e nel SIC. Specie migratrice e nidificante, presente sul territorio siciliano
in modo quasi omogeneo, con popolazioni parzialmente sedentarie in alcune aree localizzate
della Sicilia orientale e meridionale. Nel SIC è stata rilevata la presenza di individui di passo
e la nidificazione in ambienti esterni dell’area protetta.
Habitat. E’ una specie tipica di ambienti caldi ed asciutti che durante la stagione riproduttiva
frequenta un’ampia varietà di ambienti, caratterizzati da elevata complessità strutturale. Si
rinviene infatti all’interno di aree coltivate (frutteti, uliveti, vigneti), ma anche in zone boschive aperte, con garighe o superfici aperte di tipo steppico o con vegetazione erbacea bassa.
Biologia e riproduzione. Preda soprattutto insetti terricoli (coleotteri, ortotteri, lepidotteri,
molluschi, anellidi), ma si può anche nutrire di piccoli vertebrati, uova di uccelli e materiale
vegetale. Forma coppie isolate che nidificano all’interno di cavità di vario genere, sia naturali
(tronchi, anfratti rocciosi) che artificiali (pareti, muretti a secco).
Fattori di minaccia generali e nel SIC. Le principali fonti di minaccia per questa specie provengono dall’alterazione o dalla distruzione degli habitat di nidificazione, dalla meccanizzazione agricola, dall’uso di pesticidi che riducono le prede preferenziali e dalla scomparsa di
cavità adatte per la nidificazione. La migrazione all’interno del SIC non è particolamente minacciata
Grado di minaccia nel SIC: basso
Nome italiano: Ghiandaia marina
Nome latino: Coracias garrulus
Presenza in Sicilia e nel SIC. Specie migratrice divenuta rara e localizzata in tutta la Sicilia a
poche aree centro-meridionali dell’isola (provincia di Agrigento, piana di Gela, Monti Sicani).
Nel SIC la sua presenza è molto rara durante i passi e come nidificante estiva in un territorio
più vasto di quello dell’area protetta.
Habitat. Frequenta, durante la riproduzione, ambienti molto vari, caratterizzati comunque dalla disponibilità di siti dove nidificare come anfratti, alberi, muri, ruderi. Si rinviene sempre in
ambienti caratterizzati da clima secco e caldo, nelle vicinanze di aree cerealicole e frutteti.
Biologia e riproduzione. Si riproduce formando coppie singole o colonie, comunque ad elevata fedeltà al sito. In Sicilia utilizza molto spesso pareti sabbiose, ponti e ruderi. La deposizione avviene tra la fine di maggio ed i primi di giugno e porta alla nascita mediamente di 4 pulli. La sua dieta si basa esclusivamente su Coleotteri ed Ortotteri che cattura in volo, anche se
non disdegna Aracnidi, piccoli Vertebrati e frutta.
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Fattori di minaccia. Le popolazioni europee sono in forte rarefazione e la specie è divenuta
molto rara in Sicilia per fattori che agiscono sia su scala locale che continentale. E’ una specie
minacciata soprattutto dalla scomparsa dei siti di riproduzione, dalle modificazioni dei sistemi
di conduzione agricola (uso di pesticidi e fitofarmaci), dalle trasformazioni delle aree cerealicole aride in coltivazioni irrigue, dalle ristrutturazioni degli edifici, dalle uccisioni illegali e
dal prelievo di pulli. In genere non sopporta la presenza umana negli immediati dintorni del
sito di nidificazione.
Grado di minaccia: alto
Nome italiano: Passera scopaiola
Nome latino: Prunella modularis
Presenza in Sicilia e nel SIC. Specie migratrice e svernante, molto elusiva e di difficile ricognizione. Rara, svernante nel SIC lungo le sponde del Fiume Gallo d’Oro.
Habitat. Specie nidificante in zone ricche di alberi e cespugli in zone montuose, caratterizzate
da clima umido e caldo. Durante lo svernamento si rinviene in ambienti diversi, sia di collina
che pianura, naturali ed antropizzati, ma sempre caratterizzati da una buona copertura arborea
e cespugliosa. In Sicilia si può rinvenire anche in agrumeti e mandorleti, zone di macchia e
boschi di sclerofille pure o miste a latifoglie.
Biologia e riproduzione. Si riproduce in primavera, costruendo un nido a coppa su rami
d’albero, ma anche in anfratti, tra le radici o in vecchi nidi di altre specie (Turdidi). In estate si
nutre principalmente d’invertebrati, soprattutto di piccoli coleotteri e delle loro larve, mentre
durante la primavera mangia anche semi e granaglie.
Fattori di minaccia generali e nel SIC. Minacce generali provengono dalla distruzione e dalla
frammentazione dell’habitat riproduttivo in seguito all’aumento dei boschi, taglio di macchia
e siepi; elemento di disturbo sono anche i pesticidi che riducono la componente alimentare
preferenziale. la frequentazione temporanea nel SIC di questo piccolo uccello non lo espone a
particolari minacce.
Grado di minaccia nel SIC: nullo
MAMMIFERI
Nome italiano: Topo selvatico
Nome latino: Apodemus sylvaticus dichrurus
Presenza in Sicilia e nel SIC. Presente in Sicilia dal livello del mare fino a circa 1800 m
s.l.m., è identificabile come una sottospecie endemica di Sicilia e Sardegna. Presente nel SIC
soprattutto nelle aree di gariga.
Habitat. E’ presente maggiormente in habitat boschivi e di macchia mediterranea, anche se
può occupare un’ampia varietà di ambienti sia collinari che pianeggianti, selvatici ed antropici
(gariga, pascoli, coltivi, arboreti e frutteti). Tende ad evitare ambienti secchi e rocciosi
Biologia e riproduzione. Ha un’attività continua durante tutto l’anno, eccetto in ambienti molto freddi dove riduce la sua attività alla stagione primaverile ed estiva. E’ maturo sessualmente già dopo 2 mesi di vita e vive in natura fino a 14-18 mesi. Si nutre di moltissime varietà di
vegetali (ghiande, pigne, bacche, more, corbezzoli, radici, germogli, nocciole, castagne ecc.).
Fattori di minaccia generali e nel SIC. Non è soggettoa minacce dirette, ad eccetto
dell’utilizzo di pesticidi o sostanze nocive in agricoltura. È una specie-chiave poiché è una
preda basilare della dieta di diversi uccelli e mammiferi carnivori, e la sua abbondanza garantisce la presenza di Rapaci notturni.
Grado di minaccia nel SIC: nullo
Nome italiano: Toporagno di Sicilia
Nome latino: Crocidura sicula
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Presenza in Sicilia e nel SIC. Specie endemica presente in Sicilia, ad Ustica, nelle Isole Egadi
e a Gozo, estinta a Malta. All’interno del SIC è presente soprattutto negli ambienti di gariga,
pascoli steppici ed in tutte le aree con vegetazione erbacea densa. Non frequenta i rimboschimenti senza sottobosco.
Habitat. E’ una specie, di solito, presente nell’habitat con popolazioni poco dense, raggruppate in piccoli nuclei, nelle aree più idonee. Molto legata al suolo dove occupa anfratti e cavità,
con particolare predilezione di aree a fitta vegetazione erbaceo-arbustiva, quindi terreni incolti
e pascoli, garighe e macchia mediterranea; è rinvenuta anche presso i margini dei campi cerealicoli e arboreti. E’ inoltre presente in ambienti aperti di leccete, sugherete e faggete, fino a
circa 1800 m s.l.m.
Biologia e riproduzione. E’ attiva soprattutto durante le ore notturne. Spesso utilizza come rifugi le gallerie di altri piccoli mammiferi, o da essa stessa scavate, gli anfratti rocciosi e i cespugli folti. Si riproduce in ogni periodo dell’anno, non cade in letargo e si nutre frequentemente predando artropodi (in particolare insetti), piccoli vertebrati morti come lucertole, ma
soprattutto lombrichi e ragni.
Fattori di minaccia generali e nel SIC. Il toporagno di Sicilia è minacciato dalla scomparsa di
habitat naturali e soprattutto da tutte le alterazioni degli ambienti agricoli in cui vive: per
l’utilizzo di pesticidi (con conseguente riduzione o alterazione delle risorse trofiche), per il
dissodamento delle aree steppiche e di gariga e soprattutto per gli incendi periodici che li colpiscono (ad es. bruciatura delle stoppie). All’interno dell’area del SIC sembra relativamente
rara grazie anche alle caratteristiche geologiche dei suoli e non dovrebbe risentire di
un’elevata incidenza delle attività antropiche di tipo agricolo o pastorale.
Grado di minaccia nel SIC: basso
Nome italiano: Istrice
Nome latino: Hystrix cristata
Presenza in Sicilia e nel SIC. Specie presente su tutto il territorio siciliano tranne nelle piccole
isole. All’interno del SIC la sua presenza è molto comune e la popolazione di importante dimensione.
Habitat. Specie ad alta capacità di distribuzione, frequenta pianure e colline ma anche pendici
di monti in parte incolti e in parte coltivati; si rinviene nella macchia mediterranea, in zone
cespugliose miste a sassaie, boschi e vallate più o meno soleggiate. Penetra anche in ambienti
boscosi, specialmente le quercete termofile ed i loro margini.
Biologia e riproduzione. Animale prevalentemente notturno ed elusivo. Si nutre di sostanze
vegetali: tuberi, granturco, frutta, radici, cortecce e tronchi d'alberi. E’ sessualmente maturo
dopo i 9-10 mesi e raggiunge anche i 15 anni di età; la stagione degli accoppiamenti si svolge
tra aprile e maggio, con la nascita di 1-2 piccoli dopo una gestazione di un paio di mesi. Scava
una tana nel terreno argilloso o sabbioso dove passa la maggior parte delle giornate.
Fattori di minaccia generali e nel SIC. Caccia e bracconaggio sono le minacce maggiori, cui
seguono la distruzione degli ambienti naturali ed il disturbo antropico nei siti di riproduzione.
In alcune zone viene perseguitato per i danni che può arrecare soprattutto alle colture ortive.
Spesso nell’attraversamento delle strade è oggetto di investimento da parte di autovetture.
All’interno del SIC è stata rilevata una buona presenza della specie in quasi tutti gli habitat
studiati; ciononostante è possibile risenta di alcune delle minacce generali, soprattutto la caccia illegale.
Grado di minaccia nel SIC: medio
Nome italiano: Riccio europeo occidentale
Nome latino: Erinaceus europaeus consolei
Presenza in Sicilia e nel SIC. Ricerche genetiche hanno evidenziato la presenza di un tipo mitocondriale distinto dal resto delle popolazioni italiane ed europee, che sebbene non sufficien-
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temente indagato, permetterebbe di considerare valida e di interesse la sottospecie endemica
siciliana. Distribuito in tutta l’isola con densità differenti a seconda degli ambienti. Nel SIC è
presente seppur non sia stato possibile valutare le reali dimensioni della popolazione, in quanto necessita di metodi di ricerca specifici e protratti nel tempo.
Habitat. Frequenta tutti gli ambienti coltivati e le zone boscate ricche di vegetazione erbacea e
arbustiva bassa, ma è diffuso anche in prati e campi aperti con zone riparate come siepi e cespugli.
Biologia e riproduzione. Facile da incontrare durante i suoi attraversamenti stradali, più difficile in natura per via delle sue abitudini notturne. E’ solito ripararsi dai predatori avvolgendosi a palla ed ergendo le spine. E’ un animale che si ciba di molluschi, insetti, anellidi ma anche di piccoli uccelli, rettili ed anfibi. E’ a sua volta preda di molte specie quali volpi, martore, rapaci diurni e notturni. In Sicilia è attivo quasi tutto l’anno; si riproduce alla fine
dell’inverno mettendo alla luce 4-5 piccoli, già autonomi dopo meno di un mese.
Fattori di minaccia generali e nel SIC. Seppur non considerata una specie con particolari problemi di conservazione, localmente può notevolmente risentire della alterazione o distruzione
dei suoi habitat d’elezione in seguito a trasformazioni agricole e a possibili casi di avvelenamento da pesticidi ed inquinanti del suolo. Risulta inoltre tra gli animali più investiti dalle automobili in Europa. Nel SIC si ritrova investito nelle strade esterne ed è minacciato dagli incendi e dalle occasionali interazioni con l’uomo.
Grado di minaccia nel SIC: basso
Nome italiano: Arvicola del Savi
Nome latino: Microtus savii
Presenza in Sicilia e nel SIC. E’ presente in Sicilia nella sua forma sottospecifica endemica
M. savii nebrodensis, come evidenziato da recenti studi genetici, che addirittura potrebbero
far propendere per l’istituzione di una nuova specie caratteristica della Sicilia. E’ il roditore
più abbondante negli ambienti steppico-cerealicoli siciliani, ma non all’interno del sito, dove
è molto localizzato per la natura geologica dei substrati.
Habitat. Questa specie vive negli ambienti aperti, come praterie, incolti e zone coltivate. Nelle
colture foraggere, in quelle ortive e nei frutteti trova spesso le condizioni adatte per moltiplicarsi, raggiungendo densità molto elevate. In questi contesti ambientali costruisce una fitta rete di gallerie intorno alle quali è possibile osservare delle aree più o meno ampie in cui la vegetazione erbacea è stata sfruttata dalle frequenti escursioni degli animali. Questa specie è
dunque favorita in tutti quei contesti colturali in cui è presente una copertura erbacea permanente durante il corso dell’anno. Non è infrequente rinvenirla anche all’interno di boschi,
sempre in prossimità di zone aperte o radure.
Biologia e riproduzione. Si nutre essenzialmente di radici, tuberi, semi e piccoli frutti. Predilige i terreni coltivati a carciofi, da cui il suo nome dialettale siciliano di “surci cardunaru”.
Specie perlopiù notturna, ma attiva anche di giorno. Si ritiene che la stagione degli accoppiamenti vada da marzo a novembre, ma specialmente tra la primavera e l’estate; i piccoli vengono partoriti in un nido imbottito con erba, muschio e radici.
Fattori di minaccia generali e nel SIC. Tra le principali minaccie per la specie evidenziamo la
persecuzione diretta da parte degli agricoltori (avvelenamento con rodenticidi), l’uso di pesticidi e diserbanti, che riducono la quantità e la qualità dei suoi alimenti preferiti, e le lavorazioni agricole del suolo in profondità. All’interno del SIC è più abbondante nelle zone a gariga e macchia, dove la pressione antropica è minore. Può essere importante la conservazione di
aree d’elezione rappresentate dalle radure e dagli incolti tra i campi coltivati.
Grado di minaccia nel SIC: basso
Nome italiano: Coniglio selvatico
Nome latino: Oryctolagus cuniculus
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Presenza in Sicilia e nel SIC. Specie un tempo molto abbondante su tutto il territorio siciliano,
oggi in declino su vaste porzioni del territorio, è descritta la sottospecie huxleyi. E’ presente
anche nelle piccole isole. Nel SIC la sua presenza è abbondante.
Habitat. Il Coniglio selvatico è una specie originariamente tipica della macchia mediterranea,
ma per la sua elevata capacità di adattamento ha colonizzato gli ambienti più vari. E’ infatti
presente nelle zone di pianura e di collina, ma è rinvenibile anche in montagna fino a 8001.000 m s.l.m. Vive inoltre nelle dune e pinete litoranee, nei terrapieni lungo le linee ferroviarie ed anche in zone impervie e rocciose. Per la necessità di scavare rifugi sotterranei preferisce i terreni asciutti e ben drenati, sabbiosi ed argillosi, ricchi di bassi cespugli, macchia, gariga, ecc.
Biologia e riproduzione. Specie molto prolifica, si riproduce durante tutto l’anno mettendo alla luce da 5 a 12 piccoli che raggiungono la maturità sessuale già a 8-10 mesi. Si nutre essenzialmente di erbe, piantine di orti e coltivi, radici.
Fattori di minaccia generali e nel SIC. La principale minaccia proviene dall’alterazione genetica della varietà selvatica con l’incrocio con individui d’allevamento o domestici. Un altro
importante fattore è la notevole pressione venatoria subita dalle popolazioni selvatiche e dalle
periodiche epidemie di mixomatosi ed epatite emorragica. Nel SIC la popolazione di coniglio
selvatico è abbondante e pressoché uniforme su quasi tutto il territorio e in diversi habitat, anche se può risentire localmente della caccia di frodo nelle aree non sottoposte a controllo.
Grado di minaccia nel SIC: basso
Nome italiano: Lepre appenninica
Nome latino: Lepus corsicanus
Presenza in Sicilia e nel SIC. E’ una specie presente solo nel meridione d’Italia ed in Sicilia,
dove è comunque presente con popolazioni molto ridotte e a rischio in tutto l’areale. Nel SIC
è stata rilevata la presenza della specie, seppur non sembra molto comune.
Habitat. E’ una specie molto legata agli ambienti boschivi e di macchia alta, comunque sempre con radure e spazi erbosi, dove può svolgere le proprie attività di foraggiamento. Presente
anche nelle aree alto-collinari a pascoli e seminativi.
Biologia e riproduzione. Può vivere anche 10 anni. Compie comunemente 1-2 parti l’anno,
spesso di un solo piccolo. È un erbivoro abbastanza frugale che si adatta a mangiare qualunque tipo di cibo vegetale, germogli, radici, tuberi, cortecce, frutti, ecc. Predilige comunque
vegetali freschi e succosi come le crucifere e le erbe aromatiche.
Fattori di minaccia generali e nel SIC. E’ una specie soggetta a numerose minacce, soprattutto malattie quali mixomitosi, strongilosi, coccidiosi, parassitosi da zecche, oftalmosi. E’ inoltre soggetta ad elevato prelievo naturale da parte di molti predatori naturali (volpi, mustelidi,
gatti selvatici, rapaci diurni e notturni) e da parte dell’uomo (caccia e bracconaggio). Da rilevare inoltre il possibile inquinamento genetico dovuto a ripopolamenti con individui alloctoni.
All’interno del SIC non dovrebbe risentire di elevate minacce, grazie anche all’impossibilità
di attività venatoria e della bassa attività antropica di tipo agricolo. Le cause della sua rarità
potrebbero essere legate all’habitat impervio del SIC non proprio ottimale all’ecologia della
specie ed all’eccessiva pressione venatoria.
Grado di minaccia nel SIC: medio
Nome italiano: Serotino comune
Nome latino: Eptesicus serotinus
Presenza in Sicilia e nel SIC. Specie residente, presente nel territorio siciliano con poche segnalazioni storiche. Nel SIC è stato rintracciato presso i siti di rifugio. Al momento non si dispone di dati numerici.
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Habitat. Questo chirottero di grossa taglia è specializzato principalmente nella caccia in ambienti aperti, tra cui prati, cespuglietti, margini di bosco e coltivi. Può inoltre alimentarsi presso laghi e fiumi e, in piccoli gruppi ed assieme ad altre specie, nelle aree urbane, particolarmente intorno ai lampioni.
Biologia e riproduzione. Preda spesso coleotteri, oltre che falene ed altre specie di insetti. Le
prede vengono catturate a varie altezze, da poco sopra la chioma degli alberi fino al suolo, ma
più spesso ad un’altezza di 3-4 m. Volatore relativamente lento, copre però ampie distanze: 10
km o più in una notte. Si rifugia in cavità arboree e bat box; nel periodo di attività, individui
isolati si ritrovano anche in siti ipogei. Le colonie riproduttive includono solo femmine, mentre i maschi sono solitari o formano piccoli gruppi. Sverna in grotta o in ipogei artificiali.
Fattori di minaccia generali e nel SIC. Principale causa del declino delle popolazioni sono la
bassa disponibilità di siti di rifugio dovuta alla ridotta estensione dei siti boschivi, l’aumento
delle aree destinate alle coltivazioni intensive, a danno delle zone di vegetazione spontanea, e
l’uso di diserbanti, anticrittogamici ed insetticidi che riducono le popolazioni di insetti preda.
Grado di minaccia nel SIC: medio.
Nome italiano: Pipistrello di Savi
Nome latino: Hypsugo savii
Presenza in Sicilia e nel SIC. Specie comune e sedentaria presente su tutto il territorio siciliano. Nel SIC è stata rinvenuta frequentemente durante la caccia in diverse aree di foraggiamento.
Habitat. Frequenta diversi ambienti come zone costiere, pianure, aree rocciose, fino al limite
della vegetazione. Questa specie, pur alimentandosi in una varietà di habitat, è spesso legata
agli habitat urbani e alle aree umide. Tende ad evitare le piantagioni di conifere. È una specie
prevalentemente sinantropica, s’insedia frequentemente in abitazioni ma utilizza come rifugio
anche cavità d’albero o fessure delle rocce.
Biologia e riproduzione. Le colonie riproduttive possono comprendere dozzine di femmine. I
parti, di solito gemellari, avvengono tra giugno e luglio.
Fattori di minaccia generali e nel SIC. Meno sensibile di altri pipistrelli alle alterazioni ambientali, potenziale minaccia sono i conflitti con l’uomo nei casi in cui si rifugia presso le abitazioni.
Grado di minaccia nel SIC: basso.
Nome italiano: Miniottero
Nome latino: Miniopterus schreibersii
Presenza in Sicilia e nel SIC. Specie migratrice, anche se potenzialmente sedentaria, risulta
presente in tutto il territorio siciliano. Nel SIC trova idonei siti di rifugio nelle cavità e tra gli
anfratti rocciosi.
Habitat. Chirottero spiccatamente troglofilo, occupa ipogei naturali o artificiali; predilige aree
di bassa e media quota. Risulta spesso legato ai corsi d’acqua, sia perché vi caccia sia perché
usa la vegetazione riparia come traccia da seguire negli spostamenti. Caccia inoltre in aree forestali con bassa copertura e coltivi arborei quali oliveti e castagneti da frutto. Le prede sono
rappresentate soprattutto da lepidotteri.
Biologia e riproduzione. È l’unica specie europea in cui la fecondazione è immediata, anziché
ritardata, ma lo sviluppo embrionale viene sospeso per tutto il periodo di ibernazione per poi
riprendere solo in primavera. È specie gregaria e forma colonie spesso di migliaia di individui, monospecifiche o miste (insieme a Rinolofidi ed altri Vespertilionidi). Tipicamente le colonie riproduttive sono formate da individui di entrambi i sessi.
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Fattori di minaccia generali e nel SIC. La presenza di questa specie è minacciata
dall’alterazione degli habitat naturali e soprattutto dall’inquinamento e dalla distruzione degli
ambienti acquatici e ripariali.
Grado di minaccia nel SIC: alto.
Nome italiano: Pipistrello albolimbato
Nome latino: Pipistrellus kuhlii
Presenza in Sicilia e nel SIC. Si tratta di un chirottero frequente ed abbondante su tutto il territorio siciliano. Nel SIC è stato rinvenuto un elevato numero di volte, spesso in volo di foraggiamento.
Habitat. Specie termofila, generalista nella scelta degli habitat di alimentazione, frequentemente è stato osservato in caccia presso i lampioni stradali, anche in gruppo. Rappresenta la
specie dominante anche negli ambienti urbani.
Biologia e riproduzione. Emerge presto dai rifugi, non di rado prima del tramonto, ed è spesso
responsabile di voli diurni, soprattutto in primavera. Può formare colonie riproduttive anche
molto numerose, con centinaia di individui. Sverna in fessure delle rocce, interstizi di muri o
raramente in grotta. Parti frequentemente gemellari in giugno e luglio.
Fattori di minaccia generali e nel SIC. Meno sensibile alle alterazioni ambientali. Si rifugia
spesso in costruzioni antropiche ed è la specie più spesso coinvolta in situazioni di conflitto
con l’uomo in quanto indesiderata ospite degli spazi dietro le grondaie e i cassonetti degli avvolgibili. Altra potenziale minaccia è l’utilizzo di diserbanti ed insetticidi che influenza negativamente le popolazioni di insetti preda.
Grado di minaccia nel SIC: basso
Nome italiano: Pipistrello nano
Nome latino: Pipistrellus pipistrellus
Presenza in Sicilia e nel SIC. Specie comune, probabilmente diffusa su tutto il territorio regionale. Nel SIC è stata contattata durante il foraggiamento.
Habitat. Specie spiccatamente generalista, frequenta una grande varietà di ambienti, inclusi
quelli urbani. Più frequente alle alte quote, ove sembra favorita dalla minor ricorrenza di P.
kuhlii. Assai flessibile anche nella scelta dei rifugi, P. pipistrellus occupa grondaie o fessure
nei muri di edifici abbandonati, ma talora anche cavità d’albero o bat box.
Biologia e riproduzione. Emerge presto dai rifugi e cattura le prede in volo. Recentemente distinto dalla specie gemella P. pygmaeus, alla quale è molto simile dal punto di vista morfologico ma ben discriminabile sul piano genetico e mediante l’analisi bioacustica. Forma colonie
riproduttive costituite da un elevato numero di femmine. I parti avvengono tra giugno e luglio.
Fattori di minaccia generali e nel SIC. Meno sensibile alle alterazioni ambientali. Potenziale
minaccia è l’uso di diserbanti e insetticidi. La sua forte tendenza alla sinantropia e la frequentazione di edifici espongono questa specie a situazioni di conflitto con l’uomo.
Grado di minaccia nel SIC: basso
Nome italiano: Molosso del Cestoni
Nome latino: Tadarida teniotis
Presenza in Sicilia e nel SIC. Specie probabilmente presente in tutto il territorio regionale.
Nel SIC è stata rinvenuta durante il foraggiamento.
Habitat. Si alimenta in una varietà di habitat come fiumi, laghi, aree agricole, boschive (caccia sopra alla volta forestale), cespuglietti ed abitati, anche nelle grandi città. I rifugi sono costituiti da fratture e anfratti nella roccia e nelle falesie o siti ipogei naturali.
Biologia e riproduzione. Molti aspetti dell’ecologia di Tadarida teniotis sono tuttora poco noti. Frequentemente si osserva in attività anche nel cuore dell’inverno. I parti si verificano in
giugno.
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Fattori di minaccia generali e nel SIC. Potenziale minaccia è la minore disponibilità di insetti
preda, dovuta all’utilizzo di diserbanti e insetticidi. Svantaggiato da tutte le pratiche di agricoltura intensiva
Grado di minaccia nel SIC: medio.
Nome latino: Rhinolophus hipposideros
Presenza in Sicilia e nel SIC. Specie sedentaria, in passato segnalata per tutto il territorio siciliano, in particolare in aree carsiche prossime alla costa. Nel SIC è stata rintracciata una piccola popolazione nei pressi dei siti di rifugio e durante gli spostamenti dai siti di rifugio agli
habitat di alimentazione.
Habitat. Gli ambienti elettivi di alimentazione di questa specie sono rappresentati dai boschi
di latifoglie e dalle aree umide ricche in vegetazione riparia. Nelle pause dalla caccia la specie
utilizza posatoi notturni occasionali, come ad es. ponti che attraversano corsi d’acqua. Le prede includono ditteri, lepidotteri e neurotteri. I siti d’ibernazione comprendono sia ipogei naturali, come le grotte carsiche, sia strutture artificiali come miniere, tunnel, cisterne e cantine.
Biologia e riproduzione. Nel corso dello svernamento, spesso si osservano individui isolati o
in piccoli gruppi, più raramente colonie numerose. Nel periodo riproduttivo questi chirotteri
formano colonie i cui individui sono posti a stretto contatto reciproco, per favorire la termoregolazione. I parti si verificano in giugno e luglio; tipicamente viene partorito un solo piccolo.
Fattori di minaccia generali e nel SIC. Questa specie è minacciata dall’alterazione e distruzione degli ambienti umidi ricchi in vegetazione riparia e dalla scomparsa di elementi di connessione, quali siepi e filari di alberi, tra gli ambienti di rifugio e quelli di foraggiamento; incidono negativamente anche la bassa disponibilità di insetti-preda nelle aree di alimentazione,
dovuta alla trasformazione del paesaggio in monocolture intensive e all’uso di diserbanti e insetticidi; tutte cause che al pari di altri chirotteri si riscontrano nelle aree esterne al SIC.
Grado di minaccia nel SIC: medio
Di seguito è riportata una tabella sintetica di tutte le minacce e criticità, in potenza od in
atto, individuate nelle schede delle singole specie, con le principali conseguenze.
Il gruppo di specie sensibili riportate in tabella ed in questo paragrafo è stato sottoposto
ad un’analisi critica in modo da evidenziare un insieme di indicatori ecologici (cfr § B.1) su
cui focalizzare ulteriormente le principali minacce, individuare le strategie di intervento per la
tutela e concentrare le azioni concrete di gestione.
Tipologia di minaccia
Classe
Specie interessata
Abbandono dei pascoli
U
Anthus campestris
Abbandono dei pascoli
U
Anthus pratensis
Alterazione, distruzione ed inquinamento habitat acquatici
Alterazione, distruzione ed inquinamento habitat acquatici
Alterazione, distruzione ed inquinamento habitat acquatici
Alterazione, distruzione ed inquinamento habitat acquatici
A
Discoglossus pictus
I
Cordulegaster trinacriae
I
Ochthebius gereckei
I
Prosimulium (Helodon) albense
Conseguenze della
minaccia/criticità
Sottrazione di suolo,
perdita di habitat
Sottrazione di suolo,
perdita di habitat
Sottrazione di suolo,
perdita di habitat
Sottrazione di suolo,
perdita di habitat
Sottrazione di suolo,
perdita di habitat
Sottrazione di suolo,
perdita di habitat
Club Alpino Italiano Sicilia – Piano di Gestione Complessi Gessosi (M.Conca) – Fase II
Alterazione, distruzione ed inquinamento habitat acquatici
Alterazione, distruzione ed inquinamento habitat acquatici
Alterazione, distruzione ed inquinamento habitat acquatici
Alterazione, distruzione ed inquinamento habitat acquatici
Alterazione, distruzione ed inquinamento habitat acquatici
Alterazione, distruzione ed inquinamento habitat acquatici
Alterazione, distruzione ed inquinamento habitat acquatici
Alterazione, distruzione ed inquinamento habitat acquatici
Alterazione, distruzione ed inquinamento habitat acquatici
Alterazione, distruzione ed inquinamento habitat acquatici
Alterazione, distruzione ed inquinamento habitat acquatici
Alterazione, distruzione ed inquinamento habitat acquatici
Alterazione, distruzione ed inquinamento habitat acquatici
Alterazione, distruzione ed inquinamento habitat acquatici
Alterazione, distruzione ed inquinamento habitat steppici
Alterazione, distruzione ed inquinamento habitat steppici
Alterazione, distruzione ed inquinamento habitat steppici
Alterazione, distruzione ed inquinamento habitat steppici
Alterazione, distruzione ed inquinamento habitat steppici
Alterazione, distruzione ed inquinamento habitat steppici
Alterazione, distruzione ed inquinamento habitat steppici
Alterazione, distruzione ed inquinamento habitat steppici
Alterazione, distruzione ed inquinamento habitat steppici
Alterazione, distruzione ed inquinamento habitat steppici
Alterazione, distruzione ed inquinamento habitat steppici
Alterazione, distruzione ed inquinamento habitat steppici
Alterazione, distruzione ed inquinamento habitat steppici
Alterazione, distruzione ed inquinamento habitat steppici
Alterazione, distruzione ed inquinamento habitat steppici
Alterazione, distruzione ed inquinamento habitat steppici
M
Miniopterus schreibersii
M
Rhinolophus hipposideros
R
Natrix natrix sicula
U
Alcedo atthis
U
Anas crecca
U
Ardea cinerea
U
Charadrius dubius
U
Himantopus himantopus
U
Ixobrychus minutus
U
Merops apiaster
U
Motacilla alba
U
Motacilla cinerea
U
Tringa ochropus
U
Circus aeruginosus
M
Crocidura sicula
U
Anthus campestris
U
Anthus pratensis
U
Burhinus oedicnemus
U
Circaetus gallicus
U
Coracias garrulus
U
Cuculus canorus
U
Delichon urbicum
U
Erithacus rubecula
U
Falco biarmicus
U
Falco naumanni
U
Hieraaetus fasciatus
U
Hirundo rustica
U
Luscinia megarhyncos
U
Melanocorypha calandra
U
Otus scops
Sottrazione di suolo,
perdita di habitat
Sottrazione di suolo,
perdita di habitat
Sottrazione di suolo,
perdita di habitat
Sottrazione di suolo,
perdita di habitat
Sottrazione di suolo,
perdita di habitat
Sottrazione di suolo,
perdita di habitat
Sottrazione di suolo,
perdita di habitat
Sottrazione di suolo,
perdita di habitat
Sottrazione di suolo,
perdita di habitat
Sottrazione di suolo,
perdita di habitat
Sottrazione di suolo,
perdita di habitat
Sottrazione di suolo,
perdita di habitat
Sottrazione di suolo,
perdita di habitat
Sottrazione di suolo,
perdita di habitat
Sottrazione di suolo,
perdita di habitat
Sottrazione di suolo,
perdita di habitat
Sottrazione di suolo,
perdita di habitat
Sottrazione di suolo,
perdita di habitat
Sottrazione di suolo,
perdita di habitat
Sottrazione di suolo,
perdita di habitat
Sottrazione di suolo,
perdita di habitat
Sottrazione di suolo,
perdita di habitat
Sottrazione di suolo,
perdita di habitat
Sottrazione di suolo,
perdita di habitat
Sottrazione di suolo,
perdita di habitat
Sottrazione di suolo,
perdita di habitat
Sottrazione di suolo,
perdita di habitat
Sottrazione di suolo,
perdita di habitat
Sottrazione di suolo,
perdita di habitat
Sottrazione di suolo,
perdita di habitat
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Club Alpino Italiano Sicilia – Piano di Gestione Complessi Gessosi (M.Conca) – Fase II
Alterazione, distruzione ed inquinamento habitat steppici
Alterazione, distruzione ed inquinamento habitat steppici
Alterazione, distruzione ed inquinamento habitat steppici
Alterazione, distruzione ed inquinamento habitat steppici
Alterazione, distruzione ed inquinamento habitat steppici
Alterazione, distruzione ed inquinamento habitat steppici
Caccia e bracconaggio
U
Ptyonoprogne rupestris
U
Sylvia cantillans
U
Sylvia conspicillata
U
Upupa epops
I
Melitaea aetherie
U
Circaetus gallicus
M
Hystrix cristata
Caccia e bracconaggio
M
Lepus corsicanus
Caccia e bracconaggio
M
Oryctolagus cuniculus
Caccia e bracconaggio
U
Alectoris graeca whitakeri
Caccia e bracconaggio
U
Anas crecca
Caccia e bracconaggio
U
Anthus campestris
Caccia e bracconaggio
U
Anthus pratensis
Caccia e bracconaggio
U
Ardea cinerea
Caccia e bracconaggio
U
Charadrius dubius
Caccia e bracconaggio
U
Circaetus gallicus
Caccia e bracconaggio
U
Circus aeruginosus
Caccia e bracconaggio
U
Columba livia
Caccia e bracconaggio
U
Coturnix coturnix
Caccia e bracconaggio
U
Cuculus canorus
Caccia e bracconaggio
U
Erithacus rubecula
Caccia e bracconaggio
U
Falco biarmicus
Sottrazione di suolo,
perdita di habitat
Sottrazione di suolo,
perdita di habitat
Sottrazione di suolo,
perdita di habitat
Sottrazione di suolo,
perdita di habitat
Sottrazione di suolo,
perdita di habitat
Sottrazione di suolo,
perdita di habitat
Elevata mortalità e diminuzione densità di popolazione
Elevata mortalità e diminuzione densità di popolazione
Elevata mortalità e diminuzione densità di popolazione
Elevata mortalità e diminuzione densità di popolazione
Elevata mortalità e diminuzione densità di popolazione
Elevata mortalità e diminuzione densità di popolazione
Elevata mortalità e diminuzione densità di popolazione
Elevata mortalità e diminuzione densità di popolazione
Elevata mortalità e diminuzione densità di popolazione
Elevata mortalità e diminuzione densità di popolazione
Elevata mortalità e diminuzione densità di popolazione
Elevata mortalità e diminuzione densità di popolazione
Elevata mortalità e diminuzione densità di popolazione
Elevata mortalità e diminuzione densità di popolazione
Elevata mortalità e diminuzione densità di popolazione
Elevata mortalità e diminuzione densità di po-
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polazione
Elevata mortalità e diminuzione densità di popolazione
Elevata mortalità e diminuzione densità di popolazione
Elevata mortalità e diminuzione densità di popolazione
Elevata mortalità e diminuzione densità di popolazione
Elevata mortalità e diminuzione densità di popolazione
Elevata mortalità e diminuzione densità di popolazione
Perdita permanente di
habitat
Caccia e bracconaggio
U
Falco peregrinus
Caccia e bracconaggio
U
Hieraaetus fasciatus
Caccia e bracconaggio
U
Melanocorypha calandra
Caccia e bracconaggio
U
Milvus migrans
Caccia e bracconaggio
U
Streptopelia turtur
Caccia e bracconaggio
U
Turdus philomelos
Cambiamento tecniche e colture agricole
I
Bolivarius bonneti painoi
Cambiamento tecniche e colture agricole
Cambiamento tecniche e colture agricole
I
Cupido minimus trinacriae
I
Hipparchia blachieri
Cambiamento tecniche e colture agricole
Cambiamento tecniche e colture agricole
I
I
Meliboeus amethystinus destefanii
Melitaea aetherie
Perdita permanente di
habitat
Perdita permanente di
habitat
Cambiamento tecniche e colture agricole
M
Epseticus serotinus
Perdita permanente di
habitat
Cambiamento tecniche e colture agricole
M
Rhinolophus hipposideros
Perdita permanente di
habitat
Cambiamento tecniche e colture agricole
Cambiamento tecniche e colture agricole
U
Alectoris graeca whitakeri
U
Anthus campestris
Perdita permanente di
habitat
Perdita permanente di
habitat
Cambiamento tecniche e colture agricole
U
Anthus pratensis
Perdita permanente di
habitat
Cambiamento tecniche e colture agricole
U
Burhinus oedicnemus
Perdita permanente di
habitat
Cambiamento tecniche e colture agricole
U
Coracias garrulus
Perdita permanente di
habitat
Cambiamento tecniche e colture agricole
U
Coturnix coturnix
Perdita permanente di
habitat
Cambiamento tecniche e colture agricole
U
Falco naumanni
Perdita permanente di
habitat
Cambiamento tecniche e colture agricole
U
Hieraaetus fasciatus
Perdita permanente di
habitat
Perdita permanente di
habitat
Perdita permanente di
habitat
60
Club Alpino Italiano Sicilia – Piano di Gestione Complessi Gessosi (M.Conca) – Fase II
Cambiamento tecniche e colture agricole
U
Hirundo rustica
Perdita permanente di
habitat
Cambiamento tecniche e colture agricole
U
Melanocorypha calandra
Perdita permanente di
habitat
Collisione con cavi elettrici ed aerogeneratori
U
Ardea cinerea
Collisione con cavi elettrici ed aerogeneratori
U
Columba livia
Collisione con cavi elettrici ed aerogeneratori
U
Hieraaetus fasciatus
Collisione con cavi elettrici ed aerogeneratori
U
Luscinia megarhyncos
Competizione intraspecifica
R
Natrix natrix sicula
Elevata mortalità e diminuzione densità di popolazione
Elevata mortalità e diminuzione densità di popolazione
Elevata mortalità e diminuzione densità di popolazione
Elevata mortalità e diminuzione densità di popolazione
sconosciute
Competizione intraspecifica
U
Streptopelia turtur
sconosciute
Diminuzione densità delle prede preferenziali
R
Natrix natrix sicula
Diminuzione densità delle prede preferenziali
U
Circaetus gallicus
Diminuzione densità delle prede preferenziali
U
Falco biarmicus
Diminuzione densità delle prede preferenziali
U
Falco peregrinus
Diminuzione densità delle prede preferenziali
U
Hieraaetus fasciatus
Disturbo diretto (auto, persecuzione,
avvelenamento, prelievo uova e pulli,
distruzione dei nidi)
Disturbo diretto (auto, persecuzione,
avvelenamento, prelievo uova e pulli,
distruzione dei nidi)
Disturbo diretto (auto, persecuzione,
avvelenamento, prelievo uova e pulli,
distruzione dei nidi)
Disturbo diretto (auto, persecuzione,
avvelenamento, prelievo uova e pulli,
distruzione dei nidi)
Disturbo diretto (auto, persecuzione,
avvelenamento, prelievo uova e pulli,
distruzione dei nidi)
Disturbo diretto (auto, persecuzione,
avvelenamento, prelievo uova e pulli,
distruzione dei nidi)
Disturbo diretto (auto, persecuzione,
avvelenamento, prelievo uova e pulli,
distruzione dei nidi)
Disturbo diretto (auto, persecuzione,
M
Erinaceus europaeus consolei
M
Hypsugo savii
M
Microtus savii nebrodensis
M
Pipistrellus kuhlii
M
Pipistrellus pipistrellus
R
Hierophis viridiflavus
R
Natrix natrix sicula
R
Zamenis lineatus
Elevata mortalità e diminuzione densità di popolazione
Elevata mortalità e diminuzione densità di popolazione
Elevata mortalità e diminuzione densità di popolazione
Elevata mortalità e diminuzione densità di popolazione
Elevata mortalità e diminuzione densità di popolazione
Elevata mortalità e diminuzione densità di popolazione
Elevata mortalità e diminuzione densità di popolazione
Elevata mortalità e diminuzione densità di popolazione
Elevata mortalità e diminuzione densità di popolazione
Elevata mortalità e diminuzione densità di popolazione
Elevata mortalità e diminuzione densità di popolazione
Elevata mortalità e diminuzione densità di popolazione
Elevata mortalità e di-
Club Alpino Italiano Sicilia – Piano di Gestione Complessi Gessosi (M.Conca) – Fase II
avvelenamento, prelievo uova e pulli,
distruzione dei nidi)
Disturbo diretto (auto, persecuzione,
avvelenamento, prelievo uova e pulli,
distruzione dei nidi)
Disturbo diretto (auto, persecuzione,
avvelenamento, prelievo uova e pulli,
distruzione dei nidi)
Disturbo diretto (auto, persecuzione,
avvelenamento, prelievo uova e pulli,
distruzione dei nidi)
Disturbo diretto (auto, persecuzione,
avvelenamento, prelievo uova e pulli,
distruzione dei nidi)
Disturbo diretto (auto, persecuzione,
avvelenamento, prelievo uova e pulli,
distruzione dei nidi)
Disturbo diretto (auto, persecuzione,
avvelenamento, prelievo uova e pulli,
distruzione dei nidi)
Disturbo diretto (auto, persecuzione,
avvelenamento, prelievo uova e pulli,
distruzione dei nidi)
Disturbo diretto (auto, persecuzione,
avvelenamento, prelievo uova e pulli,
distruzione dei nidi)
Disturbo diretto (auto, persecuzione,
avvelenamento, prelievo uova e pulli,
distruzione dei nidi)
Disturbo diretto (auto, persecuzione,
avvelenamento, prelievo uova e pulli,
distruzione dei nidi)
Disturbo diretto (auto, persecuzione,
avvelenamento, prelievo uova e pulli,
distruzione dei nidi)
Disturbo diretto (auto, persecuzione,
avvelenamento, prelievo uova e pulli,
distruzione dei nidi)
Disturbo diretto (auto, persecuzione,
avvelenamento, prelievo uova e pulli,
distruzione dei nidi)
Disturbo diretto (auto, persecuzione,
avvelenamento, prelievo uova e pulli,
distruzione dei nidi)
Disturbo diretto (auto, persecuzione,
avvelenamento, prelievo uova e pulli,
distruzione dei nidi)
Disturbo diretto (auto, persecuzione,
avvelenamento, prelievo uova e pulli,
distruzione dei nidi)
Eccesso di pascolo ed erosione del soprassuolo
U
Burhinus oedicnemus
U
Charadrius dubius
U
Columba livia
U
Coracias garrulus
U
Corvus corax
U
Delichon urbicum
U
Falco biarmicus
U
Falco naumanni
U
Falco peregrinus
U
Hieraaetus fasciatus
U
Himantopus himantopus
U
Hirundo rustica
U
Merops apiaster
U
Otus scops
U
Tringa ochropus
U
Tyto alba
I
Bolivarius bonneti painoi
Eccesso di pascolo ed erosione del soprassuolo
I
Cupido minimus trinacriae
Eccesso di pascolo ed erosione del soprassuolo
U
Luscinia megarhyncos
Incendi
I
Bolivarius bonneti painoi
61
minuzione densità di popolazione
Elevata mortalità e diminuzione densità di popolazione
Elevata mortalità e diminuzione densità di popolazione
Elevata mortalità e diminuzione densità di popolazione
Elevata mortalità e diminuzione densità di popolazione
Elevata mortalità e diminuzione densità di popolazione
Elevata mortalità e diminuzione densità di popolazione
Elevata mortalità e diminuzione densità di popolazione
Elevata mortalità e diminuzione densità di popolazione
Elevata mortalità e diminuzione densità di popolazione
Elevata mortalità e diminuzione densità di popolazione
Elevata mortalità e diminuzione densità di popolazione
Elevata mortalità e diminuzione densità di popolazione
Elevata mortalità e diminuzione densità di popolazione
Elevata mortalità e diminuzione densità di popolazione
Elevata mortalità e diminuzione densità di popolazione
Elevata mortalità e diminuzione densità di popolazione
Elevata mortalità e diminuzione densità di popolazione
Elevata mortalità e diminuzione densità di popolazione
Elevata mortalità e diminuzione densità di popolazione
Mortalità individui e
62
Club Alpino Italiano Sicilia – Piano di Gestione Complessi Gessosi (M.Conca) – Fase II
Incendi
I
Cupido minimus trinacriae
Incendi
I
Hipparchia blachieri
Incendi
I
Incendi
I
Meliboeus amethystinus destefanii
Melitaea aetherie
Incendi
M
Erinaceus europaeus consolei
Incendi
R
Zamenis lineatus
Incendi
U
Burhinus oedicnemus
Incendi
U
Ixobrychus minutus
Inquinamento genetico
U
Columba livia
Predazione da parte di animali domestici
U
Himantopus himantopus
Predazione da parte di animali domestici
U
Otus scops
Riduzione dei boschi naturali
M
Epseticus serotinus
perdita di habitat
Mortalità individui e
perdita di habitat
Mortalità individui e
perdita di habitat
Mortalità individui e
perdita di habitat
Mortalità individui e
perdita di habitat
Mortalità individui e
perdita di habitat
Mortalità individui e
perdita di habitat
Mortalità individui e
perdita di habitat
Mortalità individui e
perdita di habitat
Perdita caratteristiche
genetiche
Elevata mortalità e diminuzione densità di popolazione
Elevata mortalità e diminuzione densità di popolazione
perdita di habitat
Riduzione dei boschi naturali
U
Otus scops
perdita di habitat
Ristrutturazione degli edifici rurali
U
Apus apus
perdita di habitat
Ristrutturazione degli edifici rurali
U
Coracias garrulus
perdita di habitat
Ristrutturazione degli edifici rurali
U
Delichon urbicum
perdita di habitat
Ristrutturazione degli edifici rurali
U
Hirundo rustica
perdita di habitat
Ristrutturazione degli edifici rurali
U
Tyto alba
perdita di habitat
Utilizzo di diserbanti e meccanizzazione
Utilizzo di diserbanti e meccanizzazione
Utilizzo di diserbanti e meccanizzazione
Utilizzo di diserbanti e meccanizzazione
Utilizzo di diserbanti e meccanizzazione
Utilizzo di diserbanti e meccanizzazione
Utilizzo di diserbanti e meccanizzazione
Utilizzo di diserbanti e meccanizzazione
Utilizzo di diserbanti e meccanizzazione
Utilizzo di diserbanti e meccanizzazione
M
Epseticus serotinus
M
Miniopterus schreibersii
M
Pipistrellus kuhlii
M
Pipistrellus pipistrellus
M
Rhinolophus hipposideros
M
Tadarida teniotis
U
Alectoris graeca whitakeri
U
Burhinus oedicnemus
U
Coturnix coturnix
U
Falco naumanni
Mortalità individui e
perdita di habitat
Mortalità individui e
perdita di habitat
Mortalità individui e
perdita di habitat
Mortalità individui e
perdita di habitat
Mortalità individui e
perdita di habitat
Mortalità individui e
perdita di habitat
Mortalità individui e
perdita di habitat
Mortalità individui e
perdita di habitat
Mortalità individui e
perdita di habitat
Mortalità individui e
perdita di habitat
Club Alpino Italiano Sicilia – Piano di Gestione Complessi Gessosi (M.Conca) – Fase II
Utilizzo di diserbanti e meccanizzazione
Utilizzo di diserbanti e meccanizzazione
Utilizzo di diserbanti e meccanizzazione
U
Fringilla coelebs
U
Ptyonoprogne rupestris
U
Upupa epops
63
Mortalità individui e
perdita di habitat
Mortalità individui e
perdita di habitat
Mortalità individui e
perdita di habitat
Tab 1 - Minacce e criticità, in potenza od in atto, individuate nelle schede delle singole specie con le principali conseguenze.
Questi dati, incrociati con la conoscenza dei luoghi, lo status delle specie ed i dati di abbondanza ed ecologia delle specie, hanno permesso di sintetizzare la tabella precedente che
riporta le principali criticità o minacce cui le specie sono sottoposte. Una sintesi di questa tabella è riportata di seguito.
Tipologia di minaccia/ criticità
Disturbo diretto (auto, persecuzione, avvelenamento, prelievo
uova e pulli, distruzione dei nidi)
Alterazione, distruzione ed inquinamento habitat steppici
Caccia e bracconaggio
Alterazione, distruzione ed inquinamento habitat acquatici
Cambiamento tecniche e colture agricole
Utilizzo di diserbanti e meccanizzazione
Incendi
Diminuzione densità delle prede preferenziali
Ristrutturazione degli edifici rurali
Collisione con cavi elettrici ed aerogeneratori
Eccesso di pascolo ed erosione del soprassuolo
Abbandono dei pascoli
Competizione intraspecifica
Predazione da parte di animali domestici
Riduzione dei boschi naturali
Inquinamento genetico
Numero di specie
sottoposte
alla minaccia
24
22
22
18
17
13
9
5
5
4
3
2
2
2
2
1
Tab. 2 – Sintesi delle minacce e criticità
La sintesi delle minacce/criticità cui sono sottoposte le specie evidenzia come in genere
tutte le attività umane creino diverse forme di impatto sulle specie animali del SIC.
Come si vede dalla tabella seguente, le diverse criticità/minacce interessano più specie, a
partire dall’Aquila del Bonelli soggetta a 6 minacce/criticità e che è indubbiamente la specie
più sensibile presente nel SIC. A seguire l’Occhione, legato sia ad ambienti umidi che steppici
e soggetto a bracconaggio e poi un folto gruppo soggetto a 3-4 tipologie. Le specie interessate
a 3-6 minacce sono circa il 40% delle specie sensibili presenti e formano un sottogruppo di
specie estremamente vulnerabili nel SIC.
64
Club Alpino Italiano Sicilia – Piano di Gestione Complessi Gessosi (M.Conca) – Fase II
Specie
Hieraaetus fasciatus
Burhinus oedicnemus
Anthus campestris
Anthus pratensis
Circaetus gallicus
Columba livia
Coracias garrulus
Falco biarmicus
Falco naumanni
Hirundo rustica
Natrix natrix sicula
Otus scops
Alectoris graeca whitakeri
Ardea cinerea
Bolivarius bonneti painoi
Charadrius dubius
Coturnix coturnix
Cupido minimus trinacriae
Delichon urbicum
Epseticus serotinus
Falco peregrinus
Himantopus himantopus
Luscinia megarhyncos
Melanocorypha calandra
Melitaea aetherie
Rhinolophus hipposideros
Anas crecca
Circus aeruginosus
Cuculus canorus
Erinaceus europaeus consolei
Erithacus rubecula
Hipparchia blachieri
Ixobrychus minutus
Meliboeus amethystinus destefanii
Merops apiaster
Miniopterus schreibersii
Pipistrellus kuhlii
Pipistrellus pipistrellus
Ptyonoprogne rupestris
Streptopelia turtur
Tringa ochropus
Tyto alba
Upupa epops
Zamenis lineatus
Alcedo atthis
Apus apus
Cordulegaster trinacriae
Corvus corax
Numero di minacce
cui è sottoposta
6
5
4
4
4
4
4
4
4
4
4
4
3
3
3
3
3
3
3
3
3
3
3
3
3
3
2
2
2
2
2
2
2
2
2
2
2
2
2
2
2
2
2
2
1
1
1
1
Club Alpino Italiano Sicilia – Piano di Gestione Complessi Gessosi (M.Conca) – Fase II
Crocidura sicula
Discoglossus pictus
Fringilla coelebs
Hierophis viridiflavus
Hypsugo savii
Hystrix cristata
Lepus corsicanus
Microtus savii nebrodensis
Milvus migrans
Motacilla alba
Motacilla cinerea
Ochthebius gereckei
Oryctolagus cuniculus
Prosimulium (Helodon) albense
Sylvia cantillans
Sylvia conspicillata
Tadarida teniotis
Turdus philomelos
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
Tab. 3 - Numero di minacce che agiscono in atto o in potenza
sulle specie animali sensibili del SIC.
65
66
Club Alpino Italiano Sicilia – Piano di Gestione Complessi Gessosi (M.Conca) – Fase II
Club Alpino Italiano Sicilia – Piano di Gestione Complessi Gessosi (M.Conca) – Fase II
67
B) INDIVIDUAZIONE E DESCRIZIONE DI INDICATORI
La creazione di un set di indicatori permette di rappresentare in maniera chiara e semplice
i dati che caratterizzano la qualità ambientale di un territorio. L’utilità degli indicatori è anche
quella di consentire un confronto nel tempo e nello spazio tra i dati quali-quantitaviti che caratterizzano un territorio e le matrici ambientali. Nel corso del tempo si riesce, infatti, a valutare il loro andamento in funzione del mutamento delle condizioni che riguardano il contesto
ambientale di riferimento (ad esempio, incremento della superficie degli habitat più sensibili o
incremento percentuale delle specie animali protette e così via). Inoltre, la lettura degli indicatori è anche utile per fare dei confronti spaziali, laddove possibile, tra territori in cui ci siano
similitudini in termini di stato di conservazione delle specie di fauna e flora di ciascun SIC.
Gli indicatori, infine, svolgono l’importante ruolo di “quantificare” gli obiettivi di miglioramento fissati nelle strategie di azione del Piano di Gestione: misurare i dati utili a raggiungere i risultati prefissati, verificare l’efficacia delle azioni intraprese e la loro capacità di
aver centrato l’obiettivo.
La loro definizione è essenziale per la predisposizione di un sistema di monitoraggio
che permetta di verificare periodicamente lo stato reale di conservazione del sito e le tendenze
dinamiche in atto. Si potrà in tal modo accertare anche la validità delle misure gestionali adottate e l’idoneità degli interventi previsti per il conseguimento degli obiettivi di conservazione
delle risorse naturali e di tutela della biodiversità.
B.1.1 Indicatori per gli habitat e gli aspetti floristico-vegetazionali
Per il monitoraggio dello stato di conservazione del sito viene proposta una serie di indicatori, attraverso l’osservazione statistica dei quali sarà possibile valutare, nel breve e nel medio
periodo, le variazioni quali-quantitative degli habitat e delle specie considerati quali “emergenze biologiche”. In particolare si tratta dei seguenti:
1) Numero di patch;
2) Superficie media di ogni patch;
3) Superficie totale dell’habitat;
4) Numero di specie vegetali totali (ricchezza floristica);
5) Numero di specie vegetali/m2 (grado di copertura delle cenosi);
6) Numero di individui di specie vegetali/ettaro;
7) Struttura della vegetazione;
8) Altezza vegetazione;
9) Numero di specie endemiche/totale specie;
10) Numero di specie alloctone/ettaro;
11) Numero di specie alloctone/totale specie;
12) Numero di specie pabulari;
68
Club Alpino Italiano Sicilia – Piano di Gestione Complessi Gessosi (M.Conca) – Fase II
13) Basso valore di copertura di specie nitrofile;
14) Presenza di elementi floristici e vegetazionali di rilevanza biogeografica;
15) Presenza di specie animali strettamente legate ad ambienti rupestri e di grotta;
16) Persistenza dei processi carsici.
Numero di patches - Indica il numero di poligoni o di tessere di paesaggio caratterizzati da un
particolare tipo di habitat(deducibili dalla Carta degli Habitat), il cui dato fornisce, nel breve e
nel medio periodo, un indice sul relativo stato di conservazione. L’indicatore è riferito a tutte
le tipologie di habitat presenti nel sito. Esso può fornire altresì dati utili anche per il monitoraggio dei popolamenti delle specie vegetali “emergenti” rappresentati nel sito, al fine di pervenire ad una valutazione del rispettivo status.
Superficie media di ogni patch - E’ un valore di carattere quantitativo che esprime il grado di
copertura di ciascun poligono relativo ad un determinato habitat, che evidenzia il trend evolutivo di ogni singolo habitat, anche in risposta al verificarsi o meno di eventi di disturbo.
L’indicatore è riferito a tutte le tipologie di habitat presenti nel sito.
Superficie totale dell’habitat - E’ un valore utile a stabilire il grado di copertura di ogni singolo habitat e della sua evoluzione spaziale nel breve e nel medio periodo. Tale valore è funzione della frequenza di eventi di disturbo antropico e naturali, nonché della loro assenza. L'indicatore può essere riferito a tutte le tipologie di habitat presenti nel sito.
Numero di specie vegetali totali (ricchezza floristica) - Rappresenta un dato qualitativo relativo alla ricchezza floristica dei singoli habitat, dipendente in stretta misura dal verificarsi o
meno di eventi di disturbo nonché dalla loro relativa frequenza. L'indicatore può essere riferito a tutte le tipologie di habitat presenti nel sito.
Numero di specie vegetali/m2 o dam2 (grado di copertura delle cenosi) - Fornisce un dato
qualitativo sulle specie rappresentate nelle cenosi. E’ il caso di quelle meno estese (praterelli
terofitici) o di quelle maggiormente frammentate e ridotte per cause antropiche, nel qual caso
l’indicatore consente di valutare le ripercussioni degli eventi di disturbo su piccola scala. Esso
può essere comunque utile anche per tutte le altre tipologie di habitat.
Numero di specie vegetali/ettaro - Fornisce un dato di tipo qualitativo delle cenosi maggiormente estese (praterie o garighe), al fine di valutare nel tempo le ripercussioni degli eventi di
disturbo su grande scala. Questo indicatore può essere ad esempio riferito alle seguenti tipo-
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69
logie di habitat: 5331 (Formazioni ad Euphorbia dendroides); 5332 (Formazioni ad Ampelodesmos mauritanicus); 6220* (Percorsi substeppici di graminacee e piante annue – TheroBrachypodietea).
Numero di individui/ettaro o unità di superficie - Fornisce dati utili per il monitoraggio dei
popolamenti delle specie vegetali considerati “emergenti” rappresentati nel sito, al fine di pervenire ad una valutazione del rispettivo status.
Struttura della vegetazione - L'indicatore tende a valutare il grado di maturità strutturale di alcuni habitat le cui cenosi sono a loro volta legate all’evoluzione seriale della vegetazione. In
caso di presenza di stress antropici, come ad esempio l’incendio, esso consente di valutare i
tempi di resilienza delle singole cenosi. In particolare, esso è riferito ai seguenti habitat: 5331
(Formazioni ad Euphorbia dendroides), 5332 (Formazioni ad Ampelodesmos mauritanicus),
6220* (Percorsi substeppici di graminacee e piante annue – Thero-Brachypodietea).
L’indicatore in oggetto si ritiene valido anche per gli aspetti di prateria dominati da Hyparrhenia hyrta, Lygeum spartium ed Arundo collina. Esso può fornire altresì delle indicazioni
utili anche per il monitoraggio dei popolamenti delle specie vegetali e la valutazione del rispettivo status.
Altezza della vegetazione - Si tratta di un dato relativo alla fisionomia e struttura, sulla cui base è possibile valutare l’incidenza di eventuali fattori di disturbo. In particolare, l'indicatore è
riferito alle tipologie di habitat di macchia-boscaglia ed alle tipologie seguenti: 5331 (Formazioni ad Euphorbia dendroides), 5332 (Formazioni ad Ampelodesmos mauritanicus).
Numero di specie endemiche/totale specie - Esprime l’incidenza delle entità endemiche rispetto al totale delle specie presenti in un determinato habitat, evidenziandone il pregio floristico.
Questo indicatore è riferito alle seguenti tipologie di habitat: 5331 (Formazioni ad Euphorbia
dendroides), 5332 (Formazioni ad Ampelodesmos mauritanicus), 6220* (Percorsi substeppici
di graminacee e piante annue – Thero-Brachypodietea), 8214 (Rupi calcaree dell’Italia meridionale – Dianthion rupicolae), 92D0 (Foreste riparie a galleria termomediterranea – NerioTamaricetea), 9320 (Foreste di Olea e Ceratonia).
Numero di specie endemiche/ettaro - Fornisce anch’esso un dato qualitativo sul valore floristico degli habitat maggiormente estesi nel sito, in funzione delle specie endemiche.
70
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L’indicatore consente di monitorare lo status di conservazione di queste specie e di pianificare
eventuali interventi di protezione. E’ riferito alle seguenti tipologie di habitat: 5331 (Formazioni ad Euphorbia dendroides), 5332 (Formazioni ad Ampelodesmos mauritanicus), 6220*
(Percorsi substeppici di graminacee e piante annue – Thero-Brachypodietea).
Numero di specie alloctone/ettaro - Si tratta di un valore qualitativo che evidenzia la qualità
floristica dell'habitat in funzione delle specie alloctone. Esprime quindi una misura della tendenza alla banalizzazione ed all’impoverimento floristico delle formazioni originarie a favore
di specie esotiche. Questo indicatore può essere riferito a tutti habitat, in particolare alle seguenti tipologie: 5331 (Formazioni ad Euphorbia dendroides), 5332 (Formazioni ad Ampelodesmos mauritanicus).
Numero di specie alloctone/totale specie - Fornisce un dato qualitativo che evidenzia
l’incidenza delle specie alloctone sul totale delle entità presenti all’interno di un determinato
habitat. Per quanto concerne gli habitat, vale quanto detto per la tipologia precedente.
Numero di specie pabulari - Si tratta di un valore qualitativo sulle potenzialità pastorali di alcuni habitat a fisionomia erbacea presenti nel sito. Questo indicatore è riferito agli habitat
5332 (Formazioni ad Ampelodesmos mauritanicus) e 6220* (Percorsi substeppici di graminacee e piante annue – Thero-Brachypodietea).
Basso valore di copertura di specie nitrofile - Si tratta di un valore qualitativo che si ricollega
ad una prima valutazione sull’eccessivo carico di bestiame all’interno delle formazioni pascolive riferite agli habitat 5332 (Formazioni ad Ampelodesmos mauritanicus) e 6220* (Percorsi
substeppici di graminacee e piante annue – Thero-Brachypodietea).
Presenza di elementi floristici e vegetazionali di rilevanza biogeografica - Esprime
un’indicazione sulla qualità di alcuni habitat in funzione delle specie e fitocenosi presenti. Riguarda tutte le tipologie, in particolare le formazioni rupicole dell’habitat 8214 (Rupi calcaree
dell’Italia meridionale – Dianthion rupicolae).
Presenza di specie animali strettamente legate ad ambienti rupestri e di grotta - Come nel caso precedente, l’indicatore tende a fornire una valutazione dell'habitat in funzione della pre-
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71
senza di popolazioni animali. E' il caso degli ambienti rupicoli (principalmente avifauna) o di
grotta (chirotteri).
Persistenza dei processi carsici - Si tratta di un dato fondamentale per l’evoluzione e la conservazione degli ecosistemi ipogei del SIC (habitat 8310 - Grotte non ancora sfruttate a livello
turistico), strettamente connessi al regime pluviometrico locale ed, in misura ancora maggiore, al mantenimento del sistema idrografico superficiale.
Nelle tabelle seguenti vengono riportati i due prospetti relativi agli indicatori proposti per il
monitoraggio, rispettivamente, degli habitat (Tab. 4) e delle specie (Tab. 5) di particolare interesse rappresentati nel sito in oggetto.
CODICE
HABITAT
1310
1420
3290
5331
5332
6220*
8214
8310
92A0
92D0
9320
1.
2.
Num.
Sup.
patches media
patch
●
●
●
●
●
●
●
●
●
●
●
3.
Sup.
tot.
Hab.
4.
Num.
Specie
Veg.
5.
Spec.
unità
sup.
●
●
●
●
●
●
●
●
●
●
●
●
●
●
●
●
●
●
●
●
●
●
●
●
●
●
●
●
●
●
●
●
●
●
●
●
6.
7.
8.
9.
Indiv. Str.
Alt.
Num.
ettaro veget. veget. endem.
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10.
Num.
alloc.
ettaro
11.
Num.
alloc.
totali
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12.
13.
Num. Specie
specie nitrof.
pabul.
●
●
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●
●
●
14.
Flora
veget.
rilev.
15.
Anim.
rupi
grotte
16.
Pers.
proc.
cars.
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Tab. 4 - Prospetto degli indicatori proposti per il monitoraggio degli habitat.
SPECIE VEGETALE
Aster sorrentinii
Dianthus rupicola
Aceras anthropophorum
Anacamptis pyramidalis
Arthrocnemum glaucum
Atriplex halimus
Atriplex latifolia
Barlia robertiana
Biscutella maritima
Brassica villosa subsp. tinei
Catananche lutea
Centaurea solstitialis subsp. schouwii
Chaenorhinum rupestre
Colchicum bivonae
Crepis vesicaria subsp. hyemalis
Crocus longiflorus
Crossidium crassinerve
1.
Numero di patches
6. Numero di individui per ettaro/ o
unità di superficie
7. Struttura della
vegetazione/habitat
in cui si insedia
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Club Alpino Italiano Sicilia – Piano di Gestione Complessi Gessosi (M.Conca) – Fase II
Eryngium bocconei
Erysimum metlesicsii
Euphorbia dendroides
Gypsophila arrostii
Iris pseudopumila
Knautia calcina
Lathyrus odoratus
Lavatera agrigentina
Matthiola fruticulosa subsp. fruticulosa
Micromeria fruticulosa
Ononis oligophylla
Ophrys apifera
Ophrys bertolonii
Ophrys bombyliflora
Ophrys speculum
Ophrys fusca
Ophrys lutea subsp. Lutea
Ophrys lutea subsp. Minor
Ophrys sphegodes
Ophrys tenthredinifera
Orchis collina
Orchis italica
Orchis lactea
Orchis laxiflora
Orchis longicornu
Orchis papilionacea var. grandiflora
Orchis papilionacea var. papilionacea
Orchis provincialis
Pimpinella anisoides
Scabiosa dichotoma
Sedum gypsicola
Serapias vomeracea
Tragopogon porrifolius subsp. cupanii
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Tab. 5 - Prospetto degli indicatori proposti per il monitoraggio delle specie vegetali.
B.1.2 Indicatori per gli aspetti faunistici ed i rispettivi habitat
Tutte le specie presenti negli allegati II, IV e V della Direttiva Habitat, nell'Articolo 4 della Direttiva 79/409/CEE e le specie di cui alla tab. 3.3, motivazione A e B del formulario standard Natura 2000, sono da considerare emergenze faunistiche che, raggruppate in gruppi omogenei ecologicamente e faunisticamente (ad es. rapaci diurni, alaudidi, ecc.), forniscono utili e sintetiche indicazioni per quantificare gli effetti della frammentazione, delle minacce e
dei fattori ed attività che influenzano lo stato di conservazione del sito. Il loro numero totale,
le frequenze, i rapporti reciproci forniscono utili informazioni sul valore ambientale degli ecosistemi e sul grado dell'impatto delle attività umane.
Per valutare le singole specie è stata messa a punto una metodologia, delineata in Giunti et
al. (2008) e in Massa & Canale (2008), che si basa essenzialmente sull’attribuzione di punteggi variabili in base alle tipologie in cui ogni specie ricade; questi punteggi sono combinati
Club Alpino Italiano Sicilia – Piano di Gestione Complessi Gessosi (M.Conca) – Fase II
73
in modo da fornire un indice che permette di ordinare le specie secondo un ordine decrescente
di importanza e priorità. Tale indice è attribuito ad ogni singola specie, in ogni singolo biotopo Corine, in base ai criteri ecologici desumibili dalle fonti bibliografiche relative alla Sicilia
e dalle conoscenze dirette degli operatori esperti della fauna e della situazione ambientale ed
ecologica del SIC; in breve, considerando il grado di minaccia e lo status di popolazione che
la specie ha nel SIC.
Le specie sono state pesate attribuendo un punteggio secondo quanto riportato nella tabella sottostante che riporta il caso di mammiferi, anfibi e rettili:
LISTA ROSSA
ITALIANA
Categoria Valore
DIR. 92/43/CEE
(ALL. II)
Categoria Valore
SPECIE
PRIORITARIA
Categoria Valore
CATEGORIA
IUCN
Categoria Valore
ENDEMISMO
SICULO
Categoria Valore
Assente
0
Assente
0
Assente
0
Assente
0
Assente
0
LR
1
Presente
1
Presente
1
LR
1
Presente
1
VU
2
VU
2
EN
3
EN
3
CR
4
CR
4
Tab. 6 - Criteri di ponderazione delle specie animali del SIC.
Gli uccelli sono stati pesati alla stessa maniera, considerando l’allegato I della Direttiva
79/409/CEE ed aggiungendo lo status europeo (Birdlife, 2007) e la categoria SPEC (Tucker
& Heath 1994).
In questo modo per ognuna delle emergenze faunistiche è stato ottenuto un valore intrinseco che è stato poi moltiplicato per il grado di minaccia nel SIC. Il grado di minaccia, sulla
scorta di quanto riportato nelle schede descrittive per ciascuna specie di interesse comunitario,
viene sinteticamente valutato con la seguente scala decrescente:
- Elevato = 3;
- Medio = 2;
- Basso = 1;
- Assente = 0.
Il risultato del prodotto precedente pesa le specie, sia in termini del loro valore assoluto di
conservazione (valore intrinseco) che in termini di valore relativo all’area SIC. In termini
ponderali una specie con alto valore intrinseco, inserita cioè in allegati di Direttive, in pericolo, che sia pure rara e con particolari minacce nel SIC, otterrà un punteggio maggiore di una
specie di minor interesse conservazionistico e con uno status di popolazione e di minacce nel
74
Club Alpino Italiano Sicilia – Piano di Gestione Complessi Gessosi (M.Conca) – Fase II
SIC basso o nullo. Questo indice così ottenuto viene tarato sulla fenologia delle specie presenti, per una più corretta valutazione del reale peso ecologico che le specie presenti hanno
nell’ambito dell’area protetta. I punteggi ottenuti sono divisi per il tempo di permanenza che
una specie mostra nel SIC, secondo i criteri seguenti:
-
1 per le specie stanziali, con tempo di permanenza di 12 mesi l’anno;
-
2 per le specie nidificanti estive, con tempo di permanenza tra 6 e 12 mesi l’anno;
-
3 per le specie svernanti o migratori regolari di singolo o doppio passo che sostano per 16 mesi l’anno;
-
4 per le specie migratrici occasionali o accidentali, osservabili solo raramente nel SIC e
per convenzione con un tempo di permanenza < ad 1 mese.
Questa standardizzazione permette di valutare correttamente la differenza tra specie ad al-
ta e media priorità di conservazione ma stanziali (quindi potenzialemte soggette ad un rischio
e a minacce prolungate nel SIC) rispetto ad una specie a priorità alta ma accidentale.
Le specie vengono così ordinate dalla più alla meno sensibile, in base ad un punteggio
numerico che tiene conto di tutte le valutazioni precedenti. Tutte quelle che hanno un punteggio superiore o uguale alla media dei punteggi risultano selezionate come specie significative del SIC. Si tratta di veri e propri indicatori faunistici degli habitat del Sic, che vanno aggiunti a quelli già individuati in Tab. 4 e che da ora in poi chiameremo descrittori, per distinguerli dagli indicatori specifici degli aspetti faunistici.Su queste specie si sono concentrate le
analisi successive relative alle strategie di conservazione e alle azioni da intraprendere. Pertanto, per la selezione è stato usato un criterio quantitativo di definizione di descrittori ecologici dello status del SIC. Questi descrittori, sottoposti agli opportuni monitoraggi tramite indicatori faunistici, potranno dare indicazioni quantitative sullo stato di conservazione del SIC
e sulla valenza delle azioni intraprese.
Lo stato di ogni specie sensibile è stato analizzato secondo la seguente tabella in modo da
evidenziare:
- la tendenza nel tempo (cambiamenti di abbondanza, densità o distribuzione nell’area, in
base a conoscenze e studi specifici);
- la valutazione dello stato di conservazione, causato dall’aumento o diminuzione delle
minacce e di altre cause di detrimento sull’abbondanza (permanenza, riproduzione,
ecc. in base ad una attenta e concreta valutazione dello status di popolazione nel SIC,
derivata dai dati quali-quantitativi raccolti nel SIC e dall’opinione di esperti).
Club Alpino Italiano Sicilia – Piano di Gestione Complessi Gessosi (M.Conca) – Fase II
Legenda
Specie sensibile
Tendenza nel tempo
☺
☺
Migliora
75
Valutazione stato conservazione
Situazione positiva
Tendenza non evidente
(stabile, oscillante)
Criticità moderata o inferiore
media o situazione incerta
Peggiora
Criticità elevata o superiore
media o situazione negativa
Non valutabile per assenza serie storiche
Richiede ulteriori indagini
La tabella successiva indica il valore per ogni specie sensibile (VIE, valore come indicatore ecologico del sito) presente nel SIC insieme ai giudizi sulla ‘tendenza nel tempo’ e sulla
‘criticità’ finalizzati alla valutazione dello stato di conservazione di partenza. In rosso ed in
ordine di rango sono indicate le 18 specie che hanno un VIE ≥ alla media dei VIE, che in questo caso è uguale a 4,8
Classe
U
U
U
U
I
U
U
U
U
M
U
U
M
A
I
I
M
Specie
Alectoris graeca whitakeri
Falco biarmicus
Hieraaetus fasciatus
Melanocorypha calandra
Cordulegaster trinacriae
Coracias garrulus
Burhinus oedicnemus
Falco naumanni
Tyto alba
Rhinolophus hipposideros
Otus scops
Anthus campestris
Lepus corsicanus
Discoglossus pictus
Bolivarius bonneti
Melitaea aetherie
Miniopterus schreibersii
VIE
36,00
36,00
32,00
27,00
21,00
21,00
16,50
16,50
12,00
12
10,00
9,00
8,00
6,00
6,00
6,00
6,00
Tendenza
Stato
nel tempo conservazione
Club Alpino Italiano Sicilia – Piano di Gestione Complessi Gessosi (M.Conca) – Fase II
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U
R
U
U
I
M
M
U
U
U
I
I
I
I
M
M
M
R
U
U
U
U
U
U
U
U
M
M
M
M
M
U
U
U
U
M
R
R
R
R
U
U
U
Falco peregrinus
Zamenis lineatus
Columba livia
Streptopelia turtur
Ochthebius gereckei
Crocidura sicula
Oryctolagus cuniculus
Alcedo atthis
Milvus migrans
Ixobrychus minutus
Cupido minimus trinacriae
Hipparchia blachieri
Meliboeus amethystinus destefanii
Prosimulium (Helodon) albense
Epseticus serotinus
Hystrix cristata
Tadarida teniotis
Natrix natrix sicula
Anas crecca
Corvus corax
Delichon urbicum
Hirundo rustica
Upupa epops
Charadrius dubius
Himantopus himantopus
Coturnix coturnix
Erinaceus europaeus consolei
Hypsugo savii
Microtus savii nebrodensis
Pipistrellus kuhlii
Pipistrellus pipistrellus
Circaetus gallicus
Circus aeruginosus
Merops apiaster
Ardea cinerea
Apodemus sylvaticus dichrurus
Hierophis viridiflavus
Lacerta bilineata
Podarcis sicula
Podarcis wagleriana
Anthus pratensis
Apus apus
Cuculus canorus
6,00
4,00
4,00
4,00
3,00
3,00
3,00
3,00
2,75
2,50
2,00
2,00
2,00
2,00
2,00
2,00
2,00
2,00
2,00
2,00
2,00
2,00
2,00
1,50
1,33
1,25
1,00
1,00
1,00
1,00
1,00
1,00
1,00
1,00
0,33
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
☺
☺
Club Alpino Italiano Sicilia – Piano di Gestione Complessi Gessosi (M.Conca) – Fase II
U
U
U
U
U
U
U
U
U
U
U
U
U
U
Erithacus rubecula
Fringilla coelebs
Luscinia megarhyncos
Motacilla alba
Motacilla cinerea
Oenanthe oenanthe
Pernis apivorus
Phoenicurus ochrurus
Prunella modularis
Ptyonoprogne rupestris
Sylvia cantillans
Sylvia conspicillata
Tringa ochropus
Turdus philomelos
77
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
Tab. 7 – Valore intrinseco ecologico delle specie del Sic
La procedura di selezione ha permesso di escludere 56 delle 74 specie iniziali sensibili e
quindi di concentrare le analisi successive su un gruppo ‘critico’ di 18 specie significatove del
SIC. La valutazione evidenzia la vulnerabilità del sistema ambientale, espressa dallo stato critico delle specie significative. Dalla tabella si evince immediatamente come manchino, in alcuni casi, dati di base e serie storiche che permettano di valutare correttamente la tendenza nel
tempo o la criticità delle specie significative selezionate. Parecchie specie hanno tendenza e
valutazione dello stato di conservazione critiche. Una sola – il Falco pellegrino – ha uno status favorevole.
I giudizi di tendenza nel tempo e di criticità riportati per ogni specie significativa rappresentano la base di partenza – l’anno zero – da cui sarà possibile:
a) individuare le azioni concrete, in funzione degli obiettivi e delle strategie di tutela;
b) valutare, grazie ai monitoraggi, il miglioramento o peggioramento delle condizioni che
concorrono a determinare lo stato ambientale del territorio;
c) valutare l’alleggerimento o appesantimento delle pressioni antropiche che “gravano”
sulle specie selvatiche e sugli habitat naturali;
d) valutare la corretta esecuzione ed applicazione delle azioni di tutela proposte dal piano
di gestione.
B.1.2.1 Gli indicatori selezionati
Ogni specie significativa possiede una capacità informativa specifica relativa alle caratteristiche ambientali del sito, in quanto il benessere di una specie o il suo status positivo sono
78
Club Alpino Italiano Sicilia – Piano di Gestione Complessi Gessosi (M.Conca) – Fase II
collegati con lo stato soddisfacente di conservazione dell’habitat e viceversa; ed è noto che la
perdita di habitat è una delle cause maggiori di minaccia per le specie. Pertanto, le specie selezionate secondo la procedura precedente sono state rapportate agli habitat presenti nel SIC
per ottenere un ulteriore strumento informativo sullo stato complessivo di conservazione degli
habitat e delle specie animali e vegetali nel sito della rete Natura 2000.
Natura
2000
DIR HAB_CB
22.1
3290
24.16
5331
32.22
32.47
34.36
53.1
Importanza dell’habitat
e specie significativa (descrittore)
Presenza e riproduzione di: Cordulegaster trinacriae
Discoglossus pictus
Terreni di caccia di:
Miniopterus schreibersii
Rhinolophus hipposideros
Presenza e riproduzione di: Cordulegaster trinacriae
Discoglossus pictus
Terreni di caccia di:
Miniopterus schreibersii
Rhinolophus hipposideros Burhinus
oedicnemus
Coracias garrulus
Hieraaetus fasciatus
Terreni di caccia di:
Falco biarmicus
Falco peregrinus
Hieraaetus fasciatus
Presenza e riproduzione di: Alectoris
graeca whitakeri
Anthus campestris
Terreni di caccia di:
Falco biarmicus
Falco naumanni
Falco peregrinus
Hieraaetus fasciatus
Tyto alba
Presenza e riproduzione di: Alectoris
graeca whitakeri
Anthus campestris
Burhinus oedicnemus
Lepus corsicanus
Terreni di caccia di:
Coracias garrulus
Falco biarmicus
Falco naumanni
Falco peregrinus
Hieraaetus fasciatus
Tyto alba
Presenza e riproduzione di: Cordulegaster trinacriae
Discoglossus pictus
Terreni di caccia di:
Miniopterus schreibersii
Rhinolophus hipposideros Terreni di
caccia di:
Principali esigenze ecologiche
Presenza di corpi idrici temporanei o permanenti non inquinati, provvisti di vegetazione palustre e di adeguate dimensioni
Presenza di corpi idrici temporanei o permanenti non inquinati, provvisti di vegetazione palustre e di adeguate dimensioni
Continuità ed estensione delle aree. Assenza di spietramenti, cave, dissodamenti
agricoli per trasformazioni irrigue e vigneto
Aree tranquille e poco disturbate da esercizio venatorio e bracconaggio, transito
autoveicoli.
Bassa frequenza incendi.
Carico di pascolo presente ma compreso
tra 0,2-2 UBA.. Continuità ed estensione
delle aree. Assenza di spietramenti, cave,
dissodamenti agricoli per trasformazioni
irrigue e vigneto
Aree tranquille e poco disturbate da esercizio venatorio e bracconaggio, transito
autoveicoli.
Bassa frequenza incendi.
Carico di pascolo presente ma compreso
tra 0,2-2 UBA.. Continuità ed estensione
delle aree. Assenza di spietramenti, cave,
dissodamenti agricoli per trasformazioni
irrigue e vigneto
Assenza di spietramenti, cave, dissodamenti agricoli per trasformazioni irrigue e
vigneto. Bassa frequenza incendi.
Carico di pascolo presente ma compreso
tra 0,2-2 UBA.. Continuità ed estensione
delle aree
Club Alpino Italiano Sicilia – Piano di Gestione Complessi Gessosi (M.Conca) – Fase II
8214
62.14
82.3
83.11
Hieraaetus fasciatus
Presenza e riproduzione di: Alectorisgraeca whitakeri
Falco biarmicus
Falco naumanni
Falco peregrinus
Hieraaetus fasciatus
Miniopterus schreibersii
Tyto alba
Presenza e riproduzione di: Burhinus
oedicnemus
Coracias garrulus
Lepus corsicanus
Melanocorypha calandra
Terreni di caccia di:
Falco biarmicus
Falco naumanni
Falco peregrinus
Hieraaetus fasciatus
Tyto alba
Terreni di caccia di:
Falco peregrinus
Tyto alba
Presenza e riproduzione di: Otus
scops
83.14
Terreni di caccia di:
Falco peregrinus
Tyto alba
Presenza e riproduzione di: Otus
scops
83.15
Terreni di caccia di:
Falco peregrinus
Tyto alba
Presenza e riproduzione di: Otus
scops
83.21
Terreni di caccia di:
Falco peregrinus
79
Aree tranquille e poco disturbate da esercizio venatorio e bracconaggio, transito
autoveicoli, escursionismo e arrampicate.
Bassa frequenza incendi. Assenza di spietramenti, cave
Carico turistico controllato e calendarizzato negli ipogei
Lavorazioni meccaniche non a rittochino.
Presenza di maggesi e rotazione colturale,
assenza o basso carico di diserbanti, ormoni e presidii fitosanitari.
Aree tranquille e poco disturbate da esercizio venatorio e bracconaggio.
Assenza di incendi delle stoppie. Presenza
e buona estensione lineare di margini e zone tampone tra i campi: incolti, filari, macchie ecc.
Lavorazioni manuali.
Assenza o basso carico di diserbanti, ormoni e presidii fitosanitari.
Aree tranquille e poco disturbate da esercizio venatorio e bracconaggio.
Assenza di incendi delle stoppie. Presenza
e buona estensione lineare di margini e zone tampone tra i campi: incolti, filari, macchie ecc.
Lavorazioni manuali.
Assenza o basso carico di diserbanti, ormoni e presidii fitosanitari.
Aree tranquille e poco disturbate da esercizio venatorio e bracconaggio.
Assenza di incendi delle stoppie. Presenza
e buona estensione lineare di margini e zone tampone tra i campi: incolti, filari, macchie ecc.
Lavorazioni manuali.
Assenza o basso carico di diserbanti, ormoni e presidii fitosanitari.
Aree tranquille e poco disturbate da esercizio venatorio e bracconaggio.
Assenza di incendi delle stoppie. Presenza
e buona estensione lineare di margini e zone tampone tra i campi: incolti, filari, macchie ecc.
Lavorazioni manuali.
Assenza o basso carico di diserbanti, ormoni e presidii fitosanitari.
Aree tranquille e poco disturbate da esercizio venatorio e bracconaggio.
Presenza e buona estensione lineare di
margini e zone tampone tra i campi: incolti, filari, macchie ecc.
Club Alpino Italiano Sicilia – Piano di Gestione Complessi Gessosi (M.Conca) – Fase II
80
6220*
92ª0
34.622
34.633
34.634
34.5136
34.5
44.614
83.322
34.81
92D0
44.81
Presenza e riproduzione di: Alectoris
graeca whitakeri
Anthus campestris
Burhinus oedicnemus
Lepus corsicanus
Terreni di caccia di:
Falco biarmicus
Falco naumanni
Falco peregrinus
Hieraaetus fasciatus
Coracias garrulus
Tyto alba
Presenza e riproduzione di: Otus
scops
Presenza e riproduzione di: Otus
scops
Presenza e riproduzione di: Alectoris
graeca whitakeri
Anthus campestris
Lepus corsicanus
Melanocorypha calandra
Terreni di caccia di:
Falco biarmicus
Falco naumanni
Falco peregrinus
Hieraaetus fasciatus
Tyto alba
Hieraaetus fasciatus
53.61
Terreni di caccia di:
Coracias garrulus
Hieraaetus fasciatus
82.3A
Terreni di caccia di:
Coracias garrulus
Falco peregrinus
Tyto alba
Aree tranquille e poco disturbate da esercizio venatorio e bracconaggio, transito
autoveicoli.
Bassa frequenza incendi.
Carico di pascolo presente ma compreso
tra 0,2-2 UBA. Continuità ed estensione
delle aree. Assenza di spietramenti, cave,
dissodamenti agricoli per trasformazioni
irrigue e vigneto
Assenza di spietramenti, cave, dissodamenti agricoli per trasformazioni irrigue e
vigneto. Bassa frequenza incendi.
Carico di pascolo presente ma compreso
tra 0,2-2 UBA.. Continuità ed estensione
delle aree
Bassa frequenza incendi.
Presenza di piante mature
Aree tranquille e poco disturbate da esercizio venatorio e bracconaggio, transito
autoveicoli.
Bassa frequenza incendi.
Carico di pascolo presente ma compreso
tra 0,2-2 UBA. Continuità ed estensione
delle aree. Assenza di spietramenti, cave,
dissodamenti agricoli per trasformazioni
irrigue e vigneto
Assenza di spietramenti, cave, dissodamenti agricoli per trasformazioni irrigue e
vigneto. Bassa frequenza incendi.
Carico di pascolo presente ma compreso
tra 0,2-2 UBA.. Continuità ed estensione
delle aree
Assenza di spietramenti, cave, dissodamenti agricoli per trasformazioni irrigue e
vigneto. Bassa frequenza incendi.
Carico di pascolo presente ma compreso
tra 0,2-2 UBA.. Continuità ed estensione
delle aree
Lavorazioni manuali.
Assenza o basso carico di diserbanti, ormoni e presidii fitosanitari.
Aree tranquille e poco disturbate da esercizio venatorio e bracconaggio.
Presenza e buona estensione lineare di
margini e zone tampone tra i campi: incolti, filari, macchie ecc.
Tab. 8 - Relazione tra indicatori faunistici e habitat codificati nel SIC.
Club Alpino Italiano Sicilia – Piano di Gestione Complessi Gessosi (M.Conca) – Fase II
SPECIE DA MONITORARE
Discoglossus pictus
Cordulegaster trinacriae
Bolivarius bonneti Melitaea aetherie
INDICATORI QUALI-QUANTITATIVI
Densità adulti riproduttivi;
Numero di pozze utilizzate;
Connettività delle pozze, Densità delle piante ospiti,
Densità degli adulti per unità di saggio, Permanenza delle specie nelle aree campione
Densità delle piante ospiti,
Densità degli adulti per unità di saggio, Permanenza delle specie nelle aree campione
Tyto alba, Otus scops
Densità di popolazione; Permanenza nelle aree campione. Home range, preferenza habitat
Miniopterus schreibersii
Rhinolophus hipposideros
Densità di popolazione; Permanenza dei roost, Consistenza numerica delle colonie e dei roost
Alectoris graeca whitakeri, Anthus
campestris
Melanocorypha calandra
Coracias garrulus
Burhinus oedicnemus
Indici di frequenza di campionamento,
Numero di nidi/territori per area campione,
Conta ed inanellamento di individui migratori
Hieraaetus fasciatus
Falco biarmicus
Falco peregrinus
Falco naumanni
Numero di coppie, Consistenza delle colonie, Permanenza dei siti di riproduzione,
Successo riproduttivo
Tab. 9 – Indicatori quali-quantitativi per le specie faunistiche significative (descrittori) .
81
82
Club Alpino Italiano Sicilia – Piano di Gestione Complessi Gessosi (M.Conca) – Fase II
Club Alpino Italiano Sicilia – Piano di Gestione Complessi Gessosi (M.Conca) – Fase II
83
C) VALUTAZIONE DELL’INFLUENZA SUGLI INDICATORI
Nel capitolo vengono analizzate le principali cause di minaccia individuate nel territorio, in
grado di influire negativamente sulle specie vegetali ed animali, sugli habitat e sull’integrità
complessiva del biotopo.
C.1 - ANALISI DELLE PRESSIONI ANTROPICHE E NATURALI CHE INCIDONO
2000, SUDDIVISE PER SPECIE ED HABITAT DELLA DIR. 92/43/CEE
SUL
SITO NATURA
Sulla base delle indagini condotte nel territorio sono state individuate diverse cause di minaccia/criticità, riepilogate nel prospetto seguente. Per ciascuna di esse sono indicate
l’emergenza naturalistica interessata, le conseguenze (così come indicato dalla Task Force
Rete Ecologica del Dipartimento Territorio e Ambiente della Regione Siciliana con Prot. n.
40240 del 23/5/2008) e una valutazione del grado di impatto secondo 5 valori (molto alto, alto, medio, basso, molto basso).
MINACCIA,
CRITICITÀ
EMERGENZA NATURALISTICA
Incendi
Tutti i vari habitat e le specie rare
e minacciate riportate nella Scheda
Natura 2000
Pascolo
- Habitat: 3170* (Stagni temporanei mediterranei), 5331 (Formazioni ad Euphorbia dendroides);
5332 (Formazioni ad Ampelodesmos mauritanicus), 6220* (Percorsi substeppici di graminacee e
piante annue)
- Specie vegetali rare e minacciate
riportate nella Scheda Natura
2000
Specie faunistiche rare e minacciate riportate nella Scheda Natura
2000
Attività venatoria e bracconaggio
Turismo
Erosione pedologica
CONSEGUENZA DELLA MINACCIA
- Habitat 8310 (Grotte non ancora
sfruttate a livello turistico)
- Specie rare e minacciate riportate
nella Scheda Natura 2000
Habitat: 5332 (Formazioni ad Ampelodesmos mauritanicus), 6220*
(Percorsi substeppici di graminacee e piante annue); 8214 (Rupi
VALUTAZIONE
DELL’IMPATTO
INTERESSATA
- degrado di habitat
- perdita di biodiversità florofaunistica
- riduzione di risorse trofiche per
animali erbivori
- erosione del suolo
- degrado di habitat
- perdita di biodiversità
- erosione pedologica
Molto alto
- diminuizione dei popolamenti
specifici
- disturbo che condiziona l’alimentazione degli animali, il riposo e anche la nidificazione
- disturbo che condiziona l’alimentazione degli animali, il riposo e anche la nidificazione
Medio
- alterazione delle serie evolutive
della vegetazione
- alterazione della naturalità degli
agro-ecosistemi
Alto
Basso
Basso
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calcaree dell’Italia meridionale);
92D0 (Foreste riparie a galleria
termo-mediterranea)
- specie vegetali riportate nella
Agricoltura
Scheda Natura 2000
- 3170 (pozze temporanee mediterranee)
Habitat (8214; 6220) e specie veCave e scavi
getali riportate nella Scheda Natura 2000
- Habitat: 5332 (Formazioni ad
Interventi di
Ampelodesmos mauritanicus);
riforestazione
6220* (Percorsi substeppici di
con specie algraminacee e piante annue);
loctone
92D0 (Foreste riparie a galleria
termomediterranea);
- Specie vegetali riportate nella
Scheda Natura 2000
- Specie animali (mammiferi terDisturbo anricoli, uccelli rupicoli, ecc.) ritropico
portate nella Scheda Natura
2000
Specie vegetali e habitat rari o miStrade ed innacciati riportati nella scheda Nafrastrutture
tura 2000
Inquinamento Habitat: 1310 (Vegetazione annua
pioniera a Salicornia sp. pl. e altre
del corso
specie delle zone fangose e sabd’acqua e delbiose); 1420 (Praterie e fruticeti
le acque
alofili mediterranei e termomediterranei); 3290 (Fiumi mediterranei a flusso intermittente);
92A0 (Foreste a galleria di Salix
alba e Populus alba); 92D0 (Foreste riparie a galleria termomediterranea – Nerio-Tamaricetea).
Specie animali e vegetali rare e
minacciate riportate nella Scheda
Natura 2000
Scarsa consape- Specie vegetali e habitat rari o mivolezza dei va- nacciati riportati nella Scheda Nalori ambientali tura 2000
dell’area da
parte delle comunità locali
Specie vegetali e habitat rari o miMancanza o
nacciati riportati nella Scheda Nainsufficienza
tura 2000
di informazioni scientifiche
Specie vegetali e habitat rari o miImpatti nelle
aree esterne al nacciati riportati nella Scheda Natura 2000
SIC
- degrado di habitat
- perdita di biodiversità
- degrado e perdita di habitat
- perdita di biodiversità
Basso
Molto basso
- alterazione delle serie evolutive
della vegetazione
- alterazione della naturalità degli
agro-ecosistemi
- degrado e perdita di habitat
- perdita di biodiversità
Alto
- disturbo che condiziona l’alimentazione degli animali, il
riposo e anche la nidificazione
Basso
- alterazione della naturalità degli agro-ecosistemi
- degrado e perdita di habitat
- degrado e perdita di habitat
- perdita di biodiversità
- riduzione di risorse trofiche per
la fauna
Medio
- comportamenti ed interventi
non compatibili con gli obiettivi di conservazione del sito
- degrado e perdita di habitat
- perdita di biodiversità
Alto
- comportamenti ed interventi
non compatibili con gli obiettivi di conservazione del sito
- degrado e perdita di habitat
- perdita di biodiversità
- comportamenti ed interventi
non compatibili con gli obiettivi di conservazione del sito
- degrado e perdita di habitat
- perdita di biodiversità
Medio
Medio
Molto alto
Tab. 10 – Analisi delle minacce, delle rispettive emergenze naturalistiche interessate, delle conseguenze della
criticità, nonché di una valutazione dell’impatto all’interno del SIC.
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Nei sottoparagrafi che seguono, per ognuna delle suddette cause di minaccia, vengono indicati i rapporti diretti ed i livelli di incidenza con le specie e gli habitat rappresentati nel sito.
C.1.1 Incendi
Il fenomeno degli incendi costituisce una questione ambientale fra le più serie e preoccupanti in tutta la Regione mediterranea. La loro frequenza ha subito un notevole incremento
soprattutto negli ultimi decenni, con roghi talora incontrollati in aree con regimi climatici anche assai differenti, che causano la devastazione del patrimonio vegetale ed animale, oltre a
notevoli danni alle stesse popolazioni locali.
In Italia negli ultimi trent’anni si sono verificati quasi 300 mila incendi che hanno percorso oltre tre milioni di ettari di superficie, il 35% della quale boschiva. Il fenomeno presenta
un andamento sempre crescente anche in Sicilia, dove la situazione è particolarmente grave
con un’influenza determinante legata alle condizioni climatiche. Secchezza, ventosità e scarse
precipitazioni costituiscono una miscela esplosiva che rende la vegetazione facile preda del
fuoco.
Il fenomeno è legato anche all’impatto umano ed ai pesanti interventi sul territorio; infatti, oltre il 90 % dei roghi non è casuale e di essi almeno l’80% è di natura dolosa. Le motivazioni addotte risultano alquanto varie: talora si ricollegano ad una tendenza verso un maggiore controllo del territorio, in altri casi sono causati anche dagli stessi proprietari per ricavarne
pascoli o terreni edificabili, altri ancora sono appiccati contro l’imposizione di vincoli urbanistici e naturalistici, per vendetta, protesta o quant’altro.
Nella Regione mediterranea gli incendi non possono essere considerati un fenomeno naturale ma un fattore di modificazione ambientale causato dall’uomo. Gli incendi determinano
una serie di effetti devastanti sulle varie componenti biotiche ed abiotiche dell’ecosistema,
con gravi conseguenze che possono essere temporanee o protrarsi per lungo tempo. Essi possono essere di tipo diretto (modificazioni determinate dall’aumento della temperatura) o indiretto (legati alle funzioni che l’area percorsa dal fuoco non è più in grado di compiere per un
periodo più o meno prolungato).
La vegetazione, costituita da materiale infiammabile (legnoso o erbaceo), è soggetta al rischio d’incendio. Il fuoco determina una combustione che si propaga senza controllo nello
spazio e nel tempo, consumando alberi, arbusti, erbe, lettiera e humus. Si tratta di un fenomeno fisico-chimico che separa rapidamente le componenti delle sostanze vegetali, liberando
energia sottoforma di calore.
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Dopo il verificarsi di un incendio ogni comunità vegetale presenta una certa capacità di
ripristinarsi, tendendo così a ristabilire le condizioni ambientali precedenti l’azione ignica.
Questa capacità, detta resilienza, dipende dalle stesse capacità delle singole specie che
compongono la vegetazione; infatti, essa è legata alla diversa forma di crescita delle piante e
alle rispettive strategie di riproduzione adottate in seguito all’incendio.
Alcune specie vengono addirittura stimolate nei loro processi di riproduzione o di moltiplicazione vegetativa dal passaggio del fuoco; si tratta di entità in qualche modo adattate a
subire lo stress da incendio, e pertanto definite con il termine di pirofite.
Un altro gruppo – dette invece antrofite – beneficia degli incendi per gli effetti esercitati
sul suolo (aumento di nutrienti, eliminazione di sostanze allelopatiche, ecc.). Molte specie
annuali, ad esempio, hanno semi che germinano velocemente dopo il passaggio del fuoco, favorendole nella ricolonizzazione successiva delle superfici incendiate. Esse presentano una
notevole diffusione nel primo anno post-incendio, svolgendo un ruolo pioniere; tuttavia, già
dal secondo anno subiscono un brusco declino, in relazione all’aumento della copertura delle
specie erbacee perennanti che successivamente le soffocano, sottraendo loro spazio.
Sulla base delle strategie riproduttive legate al passaggio del fuoco, possiamo distinguere le
pirofite in passive ed attive.
Le pirofite passive sono dotate di particolari meccanismi di resistenza al fuoco, come una
minore suscettibilità all’incendio per la presenza di elevate quantità di minerali nel legno (es.
le Tamerici) o per il fatto di essere dotate di organi ipogei come bulbi e rizomi (es. Asphodelus microcarpus, Urginea maritima, diverse orchidee o alcune graminacee perennanti tipiche
delle praterie).
Le pirofite attive, invece, rispondono al fuoco attraverso una ripresa vegetativa, come nel
caso di molte specie legnose mediterranee, quali ad es. l’Olivastro, il Fico, ecc.. In genere, infatti, dopo il passaggio del fuoco esse affidano la loro propagazione all’attività di gemme radicali ed epicormiche che producono vigorosi polloni radicali.
Anche altre specie legnose reagiscono invece attraverso un’attiva germinazione stimolata
dall’incendio, come nel caso dei cisti; al passaggio del fuoco, i semi di queste piante sopravvivono nel terreno allo stato quiescente e determinano delle attive variazioni demografiche
nelle popolazioni vegetali che si insediano successivamente.
Nell’ambito del dinamismo della vegetazione post-incendio, gli arbusteti svolgono un ruolo ecotonale di rilievo tendente, dal punto di vista evolutivo, verso il bosco. Agli arbusteti andrebbe pertanto riservata una più attenta azione di tutela, oltre ad una più adeguata utilizzazione selvicolturale. Un ruolo altresì importante è quello della macchia-gariga a dominanza di
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bassi arbusti e camefite diffusa in aree impervie, frequentemente percorse dal fuoco, laddove
la notevole erosione pedologica ha spesso portato alla stessa denudazione del substrato roccioso. E’ il caso della vegetazione ad Euphorbia dendroides, cui si alternano in ampi tratti di
territorio aspetti a Thymus capitatus, ecc.
L’Ampelodesma (localmente nota con il termine di “ddisa”), rappresenta una tipica “pirofita vegetativa” fra le meglio adattate agli incendi che, a cadenza quasi annuale, attraversano le pendici dei rilievi. Questa graminacea reagisce prontamente dopo le prime piogge attraverso l'emissione di numerosi ricacci, i quali consentono lo sfruttamento di queste praterie attraverso l’allevamento brado, soprattutto dal periodo autunnale ai primi mesi primaverili. Su
questa specie faceva notevole affidamento la civiltà contadina del passato, con notevoli implicazioni culturali; basti ricordare come le stesse foglie della pianta erano utilizzate per attività artigianali (lavori di intreccio per la preparazione di cesti, cordami, stuoie, sacchi, legami
nei campi, scope, ecc.) o per ottenerne il crine vegetale.
Fra gli altri aspetti di prateria rappresentati nel territorio – ed anch’essi frequentemente
sottoposti al passaggio del fuoco – ricordiamo l’iparrenieto, legato alle zone più aride, ed il
ligeto, quest’ultimo legato alle superfici calanchive dell’interno siciliano, nel territorio presenti ai margini del SIC.
Gli effetti degli incendi sono deleteri anche per il suolo (che resta nudo e maggiormente
erodibile) e per la fauna selvatica. In genere gli organismi che vivono nel sottosuolo si salvano più facilmente, favoriti dall’effetto isolante del terreno, anche se tuttavia possono in parte
soccombere a causa del fumo che si propaga attraverso le gallerie. I parassiti vegetali, che si
propagano successivamente al passaggio del fuoco, vengono favoriti e danneggiano ulteriormente le piante già debilitate.
Gli incendi limitano notevolmente la disponibilità di risorse trofiche per gli animali che si
alimentano di specie erbacee ed arbustive ed inoltre modificano la struttura della vegetazione
arbustiva o boschiva, privando gli animali anche delle stesse loro zone di rifugio.
Il numero di animali che soccombe al passaggio del fuoco è in genere elevato, tranne che
per i vertebrati omeotermi, in particolare uccelli e mammiferi. Gli adulti tendono ad allontanarsi dall’area sottoposta ad incendio e diverse ricerche dimostrano che la mortalità è in genere ridotta. Tuttavia, il fuoco può costituire un rilevante fattore limitante per le successive fasi
riproduttive, almeno nella stagione successiva all’incendio.
Considerato che la maggior parte degli incendi si verifica nella stagione estiva, essi coincidono con il periodo post-riproduttivo della maggior parte delle specie selvatiche, quando
sono cioè presenti individui giovani. Essi sono particolarmente vulnerabili, per cui gli incendi
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impattano potenzialmente in maniera rilevante sulla fauna che, oltre ad una minore disponibilità di risorse trofiche ed una minore efficienza riproduttiva, è sottoposta ad una maggiore
predazione.
I danni economici, ecologici e biologici sono pertanto assai gravi, per cui le azioni di prevenzione e spegnimento risultano gli unici strumenti in grado di limitarli.
Nel territorio circostante la riserva gli incendi si verificano quasi annualmente. Nell’area
di riserva tuttavia la sorveglianza è molto alta e ben organizata ed il danno è normalmente limitato e circoscritto.
Le cause al 99% sono sempre di origine antropica e non sono facilmente eliminabili anche
per ragioni ataviche e culturali. Certamente va fatta un’opera di sensibilizzazione sulla popolazione e gli enti locali in merito agli effetti devastanti del fuoco, ma il fattore fondamentale
di controllo resta sempre una maggiore presenza sul territorio dello Stato, in atto assolutamente assente.
Altro elemento negativo è l’incendio delle stoppie, in Sicilia prima tollerato e gestito tramite i regolamenti dei fuochi controllati in agricoltura, oggi vietato per gli effetti del D.M.
17/10/07 sui “Criteri minimi uniformi per le ZSC e le ZPS” e del D.D.G. 3220 del 28/12/07.
E’ purtroppo molto frequente e presenta un impatto notevole sugli habitat incidendo anche
negativamente sul suolo per gli effetti sul carico organico. Molto spesso poi, a causa delle
temperature estive particolarmente elevate, sfugge al controllo dando origine a dei veri e propri disastri ambientali
Fra gli habitat in ogni caso interessati da questo tipo di disturbo vanno citati i seguenti:
1420 (Praterie e fruticeti alofili mediterranei e termo-mediterranei – Sarcocornietea fruticosi),
5331 (Formazioni ad Euphorbia dendroides), 5332 (Formazioni ad Ampelodesmos mauritanicus), 6220* (Percorsi substeppici di graminacee e piante annue – Thero-Brachypodietea),
8214 (Rupi calcaree dell’Italia meridionale – Dianthion rupicolae), 92A0 (Foreste a galleria
di Salix alba e Populus alba), 92D0 (Foreste riparie a galleria termomediterranea – NerioTamaricetea), 9320 (Foreste di Olea e Ceratonia).
Per quanto riguarda le specie vegetali dell’allegato II, entrambe le entità rappresentate nel
sito (Dianthus rupicola e Aster sorrentinii) sono direttamente soggette a questa minaccia.
Una nota a parte va presentata per l’incendio controllato, una pratica oggi attuata normalmente in alcuni paesi anglosassoni. Nel nostro territorio una pratica assai consolidata, benché
“di rapina” ed “abusiva”, è l’incendio delle praterie xerofile secondarie (6220* e 5332), attuata per favorire l’insediamento di queste formazioni – utilizzate attraverso il pascolo – a scapito delle comunità forestali primarie. Per il mantenimento infatti delle praterie xerofile - essen-
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do formazioni secondarie a dominanza di specie erbacee - è necessario bloccare il dinamismo
evolutivo che porta verso l’insediamento di aspetti di arbusteto-cespuglieto e di boscaglia. Si
tratta di un equilibrio instabile, finora garantito anche dal periodico propagarsi del fuoco. Per
favorire la conservazione delle praterie xerofile è perciò necessario limitare l’insediamento
delle specie legnose.
Nell’ottica di una “conservazione delle praterie steppiche”, potrebbe prevedersi il “mantenimento ecologico” delle condizioni che le hanno favorite, ossia il protrarsi della periodica
azione del fuoco, evitando (?) nel contempo i danni sulla biodiversità floro-faunistica. Questo dovrebbe farsi attraverso:
- la scelta dei periodi meno pericolosi per l’ambiente e meno dannosi per le specie della flora e della fauna (es. dopo le prime piogge autunnali e comunque dopo il 15 ottobre);
- la suddivisione delle aree sperimentali di praterie, in sub-aree o parcelle in cui saltuariamente attuare l’“incendio controllato” (es. a rotazione quadriennale o quinquennale);
- la creazione di fasce tagliafuoco a margine, mirate all’allontanamento della fauna ed alla
riduzione del rischio;
- la organizzazione della presenza di mezzi antincendio, ecc. ;
- la preparazione preliminare nelle sub-aree o parcelle anche per ridurre la temperatura media e l’inevitabile danno al suolo ed alle forme di vita terricole;
- l’attuazione dell’intervento a carico di un ente specializzato (es. Corpo Forestale della Regione insieme all’Azienda Foreste Demaniali, sulla base di protocolli d’intesa con il soggetto gestore del SIC.
Restano però irrisolti ancora molti problemi come il danno alla fauna e all’entomofauna,
ma il più grave è certamente la situazione sociale che, abbinata all’ignoranza, ha portato e
porta ancora all’utilizzo del fuoco in maniera e in misura abnorme, tanto che in Sicilia è da
tempo in atto una vera e propria campagna per affrontare questo aspetto, con pochi risultati, a
dire il vero.
Anche da un punto di vista normativo sono notevoli le difficoltà, vista la posizione in materia della Regione Siciliana ed il Piano Regionale per la difesa della vegetazione dagli incendi, elaborato ai sensi della l.r. 16/96 e della L. 353/2000.
Non sussistono pertanto allo stato attuale gli elementi minimi per poter ipotizzare un intervento, anche in via esclusivamente sperimentale, che può essere sostituito da altre azioni,
come lo sfalcio e il decespugliamento, anche se meno efficaci.
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L’unica ipotesi di incendio controllato in Italia di cui si ha notizia è inserita in un progetto
LIFE Natura riguardante due SIC in provincia di Prato per un sostegno agli arbusteti a minestrone. Si ignora comunque se l’intervento è stato effettivamente realizzato.
C.1.2 Pascolo
Il territorio del Sic non è attualmente interessato da attività di pascolo, per i controlli effettuati dall’Ente Gestore della Riserva su attività estranee a quelle pascolive. Pur tuttavia è
presente nel territorio circostante e non può escludersi che, almeno in quella parte SIC esterna
all’area protetta, possa nuovamente attivarsi. Se ne danno pertanto i principali elementi.
Si tratta di un pascolo brado o semibrado che vi gravita generalmente tutto l’anno, anche
se maggiormente nel periodo tardo-estivo ed autunnale/primaverile. Nel periodo primaverile
gli animali preferiscono soprattutto le specie più pregiate di leguminose e graminacee, mentre
con il protrarsi della stagione più calda rivolgono la loro attenzione anche alle specie meno
appetibili. La macchia-gariga ad Euphorbia dendroides e l’ampelodesmeto vengono talora
sfruttati meglio attraverso la pratica – spesso consolidata – dell’incendio, soprattutto in estate.
L’ottica è quella di favorire ricacci autunnali per sfruttare questi magri pascoli, rendendoli
anche più accessibili, liberandoli dagli stessi elementi legnosi. La pecora – anche se meno
della capra – si adatta meglio al pascolamento delle specie erbacee rappresentate nel territorio.
L’influenza sulla degradazione dei suoli è da ritenere sostanzialmente marginale, data anche il numero e la prevalenza degli ovini. Tuttavia, è da considerare invece l’effetto indotto,
dovuto alla pratica degli incendi che determina il blocco, se non la regressione delle serie di
vegetazione.
Tra le probabili azioni di tutela del sistema suolo, nell’area in oggetto potrebbero assumere particolare interesse ed importanza quelle azioni tendenti al ripristino della vegetazione forestale originaria. La ricerca di nuove forme di gestione del territorio, basate sulle reali potenzialità delle risorse ambientali, potrebbe rivelarsi indispensabile per rivitalizzare alcune aree
dell’interno siciliano alquanto denudato e depauperato del paesaggio forestale nativo.
Fra gli habitat particolarmente interessati da questo tipo di disturbo vanno citati i seguenti:
1420 (Praterie e fruticeti alofili mediterranei e termo-mediterranei – Sarcocornietea fruticosi),
5332 (Formazioni ad Ampelodesmos mauritanicus), 6220* (Percorsi substeppici di graminacee e piante annue – Thero-Brachypodietea), 8214 (Rupi calcaree dell’Italia meridionale –
Dianthion rupicolae), 92A0 (Foreste a galleria di Salix alba e Populus alba), 92D0 (Foreste
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riparie a galleria termo-mediterranea – Nerio-Tamaricetea), 9320 (Foreste di Olea e Ceratonia).
Per quanto riguarda le specie vegetali dell’allegato II (Dianthus rupicola e Aster sorrentinii), soltanto la seconda è sottoposta a questa minaccia.
Per quanto concerne le specie animali dell’allegato II, risultano coinvolte diverse specie di
rapaci (Falco naumanni, Falco biarnicus), l’Aquila del Bonelli ecc., che cacciano in questi
habitat.
C.1.3 Attività venatoria e bracconaggio
L’attività venatoria è vietata dalla data di istituzione della Riserva e il severo controllo
organizzato dall’Ente Gestore ha ridotto il bracconaggio a valori episodici.
Cosa ben diversa è per la parte di SIC esterna all’area protetta, ove queste attività costituiscono una minaccia di notevole entità e uno dei fattori maggiormente limitanti per le comunità faunistiche, tra le quali vanno citate particolarmente: la Coturnice di Sicilia, ormai ridotta ad una popolazione minima, e l’Istrice. Le stesse attività possono indurre influenze negative significative, di tipo diretto ed indiretto, sia nei confronti degli uccelli appartenenti o
meno alle specie cacciabili, sia nei confronti degli habitat naturali da cui dipende la loro sopravvivenza.
All’impatto dovuto all’abbattimento degli individui, infatti, si aggiunge quello indiretto
dovuto al disturbo, che condiziona le attività di alimentazione, riposo e (indirettamente), di
nidificazione, con effetti negativi sulle possibilità di sopravvivenza individuale.
Per la loro peculiarità vanno citati anche gli incendi finalizzati a rendere possibile il bracconaggio con i fari o a fare allontanare i conigli da un’area tutelata verso altra senza vincoli o
senza sorveglianza.
Fra gli habitat particolarmente interessati da questo tipo di disturbo vanno citati: 1420
(Praterie e fruticeti alofili mediterranei e termo-mediterranei – Sarcocornietea fruticosi), 3290
(Fiumi mediterranei a flusso intermittente), 5331 (Formazioni ad Euphorbia dendroides),
5332 (Formazioni ad Ampelodesmos mauritanicus), 6220* (Percorsi substeppici di graminacee e piante annue – Thero-Brachypodietea), 8214 (Rupi calcaree dell’Italia meridionale –
Dianthion rupicolae), 8310 (Grotte non ancora sfruttate a livello turistico), 92A0 (Foreste a
galleria di Salix alba e Populus alba), 92D0 (Foreste riparie a galleria termomediterranea –
Nerio-Tamaricetea), 9320 (Foreste di Olea e Ceratonia).
Per quanto riguarda le specie vegetali dell’allegato II (Dianthus rupicola e Aster sorrentinii), le entità rappresentate nel sito non sono soggette a questa minaccia.
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Per quanto concerne le specie animali dell’allegato II, risultano coinvolte l’istrice e diverse specie di anatidi migratori. Sensibile il rischio di abbattimento di rapaci protetti.
C.1.4 Turismo
Tra le potenziali cause di disturbo antropico va certamente citato il turismo che nel Sic è
relativo alla fruizione dell’ambiente naturale, ma anche delle evidenze archeologiche e speleologiche presenti nell’area. I possibili impatti sono perciò da riferire alle attività di trekking,
speleologia e archeologia.
Trekking su sentieri. Nell’area sono presenti diversi sentieri naturalistici, alcuni dei quali
bisognosi di manutenzione, oltre a mulattiere utilizzate dai pastori, piste e stradelle di servizio
tra i fondi e le parcelle agricole del SIC. Il flusso turistico è stimato in 5-6.000 visitatori annui costituiti principalmente da scolaresche e famiglie guidate per lo più dal personale
dell’area protetta Riserva. Il Regolamento della Riserva, che tra l’altro vieta la raccolta di vegetali, è abitualmente rispettato e ben accettato, per cui si può sostenere che allo stato attuale
la pressione escursionistica sul Sic presenta un impatto assai ridotto, anche perché organizzato con cura dall’Ente Gestore dell’area protetta.
Speleologia. La pratica speleologica è molto limitata, in quanto legata a visite più o meno
sporadiche guidate dall’Ente Gestore. Tuttavia può comportare un potenziale impatto, im
quanto è noto dalla letteratura e da esperienze in ipogei e strutture carsiche simili che il semplice afflusso di visitatori altera il microclima delle grotte (vapore acqueo, temperatura del
corpo dei visitatori) con produzione di anidride carbonica. Inoltre l’ipogeo è sede di una colonia di Chirotteri che potrebbe essere indotta ad abbandonare il sito a causa del disturbo provocato dalla semplice presenza dei visitatori. L’unica misura da adottare, in accordo con l’Ente
gestore, è la “sospensione totale” delle visite guidate e didattiche in alcuni periodi dell’anno,
come meglio specificato nelle schede delle azioni.
Nella grotta non sono presenti rifiuti né altre tracce dell’uomo, a parte i chiodi collocati per
rendere possibile al personale dell’Ente Gestore l’ispezione delle zone profonde della cavità.
Da sottolineare che la natura gessosa e verticale della grotta rende particolarmente specialistico l’accesso su corda, che viene pertanto riservato a pochissimi speleologi in possesso di
un buon bagaglio tecnico.
Nel complesso la presenza speleologica specialistica è non superiore a 50-60 speleo/anno,
mentre quella turistica riguarda solo i 130 metri iniziali della grotta che si sviluppano esclusivamente in senso orizzontale.
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Archeologia. Nel sito ci sono tre aree di interesse archeologico, due delle quali sono state
oggetto di pubblicazioni scientifiche ed una di esse è situata sulla cima del Monte Conca. Si
tratta di una estensione molto ridotta e contenuta rispetto alla superficie del SIC. Il turismo
culturale relativo è allo stato attuale molto esiguo e normalmente praticato da escursionisti attenti alle esigenze della natura. Anche le campagne di scavo effettuate dalle equipe di archeologi sono state molto rare e si può sostenere che nel complesso le attività di prospezione archeologica, per quanto conosciuto, non sono impattanti per la fauna e gli habitat del SIC in
termini di: - estensioni delle aree prospettate e potenzialmente da saggiare; - afflusso e transito di mezzi e personale; - apparecchiature e strumentazioni coinvolte. Tuttavia, i periodi e la
cronologia di eventuali scavi sulla cima del Monte Conca, per evitare che possano diventare
causa di abbandono per i rapaci che nidificano nella parete sottostante al sito, andranno attentamente concordati e programmati nella stagione estiva-autunnale (giugno-ottobre). Per la
vegetazione naturale, un effetto negativo può essere rappresentato dagli scavi, comunque circoscritti all’area area archeologica da studiare.
Quanto agli aspetti biologici, nel complesso l’area del SIC non soffre di danneggiamenti
legati al turismo. Per evitare comunque un eventuale impatto sulle specie e gli habitat, sarebbe in ogni caso sufficiente individuare e segnalare i sentieri obbligati, preservando le aree
sensibili nei periodi critici.
Fra gli habitat particolarmente interessati da questo tipo di disturbo vanno citati: 1310 (Vegetazione annua pioniera a Salicornia sp. pl. e altre specie delle zone fangose e sabbiose),
1420 (Praterie e fruticeti alofili mediterranei e termo-mediterranei – Sarcocornietea fruticosi), 3290 (Fiumi mediterranei a flusso intermittente), 5331 (Formazioni ad Euphorbia dendroides), 5332 (Formazioni ad Ampelodesmos mauritanicus), 6220* (Percorsi substeppici di
graminacee e piante annue – Thero-Brachypodietea), 8214 (Rupi calcaree dell’Italia meridionale – Dianthion rupicolae), 8310 (Grotte non ancora sfruttate a livello turistico), 92A0 (Foreste a galleria di Salix alba e Populus alba), 92D0 (Foreste riparie a galleria termomediterranea – Nerio-Tamaricetea), 9320 (Foreste di Olea e Ceratonia).
Per quanto riguarda le specie vegetali dell’allegato II (Dianthus rupicola e Aster sorrentinii), le entità rappresentate nel sito non sono soggette a questa minaccia.
C.1.5 Erosione
Localizzati fenomeni di degradazione del suolo per erosione (idrica incanalata) sono presenti soprattutto lungo i versanti più scoscesi e denudati, nonché lungo i tratti fluviali o di torrenti, in conseguenza delle piene e del ruscellamento.
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94
Fra gli habitat interessati da questo tipo di disturbo figurano i seguenti: 1310 (Vegetazione
annua pioniera a Salicornia sp. pl. e altre specie delle zone fangose e sabbiose), 1420 (Praterie e fruticeti alofili mediterranei e termo-mediterranei – Sarcocornietea fruticosi), 3290
(Fiumi mediterranei a flusso intermittente), 6220* (Percorsi substeppici di graminacee e piante annue – Thero-Brachypodietea), 8214 (Rupi calcaree dell’Italia meridionale – Dianthion
rupicolae), ecc.
Per quanto riguarda le specie vegetali dell’allegato II (Dianthus rupicola e Aster sorrentinii), le entità rappresentate nel sito non sembrano soggette a questa minaccia.
C.1.6 Agricoltura
In alcune superfici localizzate nelle contrade S. Paolino, Zubbio e lungo il versante sudorientale di Cozzo Don Michele si sviluppa un’agricoltura a carattere estensivo, con l’impiego
anche di macchine. Si tratta essenzialmente di orti familiari e piccoli vigneti, frutteti ed altri
impianti arborei (ulivo, mandorlo). Le fattorie di media dimensione sono solo un paio e coltivano a seminativo. Le forme di agricoltura praticate non sono particolarmente impattanti anche se la pratica dell’incendio delle stoppie, le lavorazioni meccaniche e il passaggio dei mezzi meccanici non rispettano la vegetazione circostante e soprattutto le zone di margine (canneti, filari, roveti). Nell’ambito del disturbo dovuto alle attività agricole vanno menzionati i gravi effetti dovuti all’impiego di diserbanti, anticrittogamici e concimi chimici, attualmente forte ed esteso. Questi prodotti, infatti, sono utilizzati in agricoltura sempre più intensivamente e
incidono negativamente anche a distanza, interferendo sulle stesse falde idriche e, conseguentemente, sui vari altri habitat presenti nel territorio.
Nel complesso all’interno del Sic gli impatti di tipo agricolo devono considerarsi elevati.
Le misure da adottare con il coinvolgimento dei proprietari sono il rispetto delle zone ecotonali e marginali, ovvero il loro ripristino, l’abbandono della pratica della bruciatura delle stopie e la riduzione dell’uso dei presidi chimici, che può essere ottenuta mediante pagamenti agro-ambientali previsti dal PSR-Sicilia 2007-2013.
Altro potenziale fattore d’impatto è un eventuale cambiamento della destinazione colturale (vigneto, orticole irrigue, serre) che interessi gli habitat 6220* ricadenti nelle proprietà e nei
fondi agricoli.
Per quanto riguarda le specie vegetali dell’allegato II (Dianthus rupicola e Aster sorrentinii), le entità rappresentate nel sito non sono direttamente soggette a questa minaccia, anche
se lo potrebbero essere di riflesso nel caso di inquinamento da diserbanti, ecc..
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95
C.1.7 Cave
Nel territorio non esistono attualmente vere e proprie cave ma il prelievo di materiali litici
e sabbiosi, con particolare riferimento all’alveo del Gallo d’Oro, altera l’habitat di riproduzione di specie di anfibi (Discoglosso, Rospo verde) e Uccelli (Cavaliere d’Italia e altri limicoli).
Per gli aspetti vegetazionali i disturbi potrebbero potenzialmente riguardare le seguenti categorie: 1310 (Vegetazione annua pioniera a Salicornia sp. pl. e altre specie delle zone fangose e sabbiose), 1420 (Praterie e fruticeti alofili mediterranei e termo-mediterranei – Sarcocornietea fruticosi), 3290 (Fiumi mediterranei a flusso intermittente), 92D0 (Foreste riparie a
galleria termomediterranea - Nerio-Tamaricetea).
Per quanto riguarda le specie vegetali dell’allegato II (Dianthus rupicola e Aster sorrentinii), soltanto la prima delle due potrebbe essere soggetta a questa minaccia, in quanto tipica di
habitat rupicolo.
Nell’area di Riserva il prelievo di materiale litico, anche dal greto del Fiume Gallo d’Oro, è
stato bloccato dall’Ente Gestore già dai primi anni di gestione e non si è più verificato, almeno all’interno dell’area protetta.
C.1.8 Interventi di riforestazione con specie alloctone
Nel territorio di Monte Conca sono presenti alcuni impianti di rimboschimento ad Eucalyptus ed a conifere (Pinus halepensis e Cupressus sp. pl.), realizzati su superfici precedentemente occupate da praterie e/o ex coltivi.
Vari studi ecologici hanno dimostrato come gli impianti forestali con specie esotiche – e
comunque non autoctone – rappresentino spesso un serio ostacolo al ripristino delle formazioni più tipiche delle serie di vegetazione di un dato territorio. Basti rilevare come nel sottobosco di questi rimboschimenti sia spesso possibile censire solo pochi elementi riconducibili
alle associazioni autoctone, con coperture spesso irrilevanti. Infatti, l’ombreggiamento,
l’acidificazione del suolo e la stessa produzione di essudati radicali da parte delle esotiche –
contenenti sostanze allelopatiche nocive per gran parte della flora indigena – determinano un
notevole disturbo ed un complessivo rallentamento nello sviluppo delle comunità native. Alla
fine del loro ciclo vitale le piante esotiche – non essendo integrate negli equilibri ambientali
dell’ecosistema – sono comunque destinate ad una graduale scomparsa, riportando alla luce
un sottobosco nel cui ambito il processo dinamico risulta spesso essere bloccato.
Sulla base delle più moderne vedute della Sinfitosociologia, sarebbe invece auspicabile
promuovere un netto cambiamento di tendenza nella gestione selvicolturale, soprattutto per
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96
gli interventi all'interno di aree protette, dove sarebbe quanto mai opportuno mirare
all’integrità paesaggistica del territorio, al recupero della flora, delle fitocenosi e, di riflesso,
della fauna autoctona. A tal proposito, infatti, andrebbe incentivata la propagazione di piante,
di semi e di propaguli relativi a quelle essenze arbustive o arboree più pertinenti al recupero
seriale (GIANGUZZI & LA MANTIA, 2004), anche attraverso nuove politiche gestionali tendenti
a promuovere il potenziamento del settore vivaistico da finalizzare alla propagazione di germoplasma autoctono. In altre parole, andrebbero privilegiate le specie più tipiche e fisionomicamente dominanti delle tipologie fitocenotiche più congeniali alle dinamiche evolutive di
ogni sito di intervento, anche in funzione delle varie serie di vegetazione.
Fra gli habitat particolarmente interessati da questo tipo di disturbo – poiché potenziali aree
di impianto – vanno citati soprattutto i seguenti: 5332 (Formazioni ad Ampelodesmos mauritanicus), 6220* (Percorsi substeppici di graminacee e piante annue – Thero-Brachypodietea).
Per quanto riguarda le specie vegetali dell’allegato II, Aster sorrentinii è una specie soggetta a tale minaccia, poiché rara e tipica di aree calanchive, potenzialmente sottoposte ad interventi di “recupero” o “riqualificazione ambientale”.
Non risultano coinvolte specie animali dell’allegato II.
C.1.9 Disturbo antropico
Con la definizione di “disturbo antropico” si indica un complesso di attività che possono
avere effetti negativi sul paesaggio naturale, anche senza essere direttamente rivolti verso una
specie o un habitat in particolare. Fra queste attività figurano, ad esempio, la ripulitura del
terreno (sfalciatura), l’accesso di mezzi a motore in periodi di riproduzione di mammiferi terricoli e di uccelli rupicoli e quant’altro impatti con l’equilibrio ambientale di questi luoghi.
Si tratta di un elemento determinante nella tutela di zone importanti sotto l’aspetto della
conservazione, soprattutto per la fauna. Altri disturbi sono causati da attività agricole o forestali (tagliafuoco, diradamenti, apertura e ripultitura di strade e sentieri, ecc) e dal transito di
mezzi e di persone sotto o in vicinanza delle pareti rocciose. Gli uccelli sono particolarmente
sensibili, poiché anche minime presenze umane e i disturbi acustici causati dai mezzi meccanici o da attrezzi determinano l’abbandono dei nidi ed hanno una conseguenza negativa sul
successo riproduttivo.
Fra gli habitat particolarmente interessati da questo tipo di disturbo vanno citati i seguenti: 1310 (Vegetazione annua pioniera a Salicornia sp. pl. e altre specie delle zone fangose e
sabbiose), 1420 (Praterie e fruticeti alofili mediterranei e termo-mediterranei – Sarcocornietea fruticosi), 3290 (Fiumi mediterranei a flusso intermittente), 5331 (Formazioni ad Euphor-
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97
bia dendroides), 5332 (Formazioni ad Ampelodesmos mauritanicus), 6220* (Percorsi substeppici di graminacee e piante annue – Thero-Brachypodietea), 8214 (Rupi calcaree
dell’Italia meridionale – Dianthion rupicolae), 8310 (Grotte non ancora sfruttate a livello turistico), 92A0 (Foreste a galleria di Salix alba e Populus alba), 92D0 (Foreste riparie a galleria termomediterranea – Nerio-Tamaricetea), 9320 (Foreste di Olea e Ceratonia).
Per quanto riguarda le specie vegetali dell’allegato II (Dianthus rupicola e Aster sorrentinii), le entità rappresentate nel sito non sembrano soggette a questa minaccia.
C.1.10 Strade e infrastrutture
Le infrastrutture presenti sono legate all’agricoltura ed attualmente il livello di urbanizzazione è molto basso e pertanto non si riscontrano impatti significativi. All’interno del SIC infatti sono presenti solo alcune case rurali abbandonate o abitate solo in alcuni periodi
dell’anno. Limitate sono pure le strade, costituite in gran parte da tracciati di accesso ai fondi
agricoli ed alla Riserva naturale.
Dal punto di vista delle previsioni urbanistiche l’area è inserita all’interno della zona
destinata a verde agricolo. Non sono previste dagli strumenti vigenti aree di nuova espansione edilizia o nuove infrastrutture viarie, le quali potrebbero evidentemente costituire, in futuro, un potenziale impatto sugli habitat e le specie.
C.1.11 Inquinamento del corso d’acqua e delle acque
Il Fiume Gallo d’Oro è affetto da un pesante inquinamento con riflessi sulle cenosi igroidrofitiche ivi insediate, nonchè la flora e la fauna. Si rilevano infatti nelle acque, più o meno
periodicamente torbidità, schiume ed elevata coltre perifitica nelle stagioni di magra.
Le cause sembrano doversi attribuire a immissioni nel corpo idrico, a monte del Sic, di reflui non trattati provenienti da centri abitati e singole fattorie, in particolare da depuratori non
attivi (Racalmuto) o funzionanti in maniera episodica. Esiste anche una problematica legata
addirittura a sversamento di acque di vegetazione da parte di frantoi oleari.
A parte le anguille, l’ittiofauna del fiume è pressoché scomparsa ed anche la sparizione
della popolazione di testuggine palustre va messa in relazione alla scarsa qualità ecologica
delle acque.
Il fiume è un centro nevralgico per la migrazione, lo svernamento e la nidificazione di
parecchie specie di uccelli (anatidi, limicoli, passeriformi di palude ecc.).
Fra gli habitat maggiormente interessati da questo tipo di disturbo vanno citati: 1310
(Vegetazione annua pioniera a Salicornia sp. pl. e altre specie delle zone fangose e sabbiose),
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98
1420 (Praterie e fruticeti alofili mediterranei e termo-mediterranei – Sarcocornietea fruticosi),
3290 (Fiumi mediterranei a flusso intermittente), 92A0 (Foreste a galleria di Salix alba e Populus alba), 92D0 (Foreste riparie a galleria termomediterranea – Nerio-Tamaricetea).
Per quanto riguarda le specie vegetali dell’allegato II (Dianthus rupicola e Aster sorrentinii), le entità rappresentate nel sito non sono soggette a questa minaccia, poiché tipiche di
habitat non igrofili.
Per gli interventi di ripristino va sottolineata la priorità relativa all’habitat 3290 (Fiumi
mediterranei a flusso intermittente) con interventi su tutta l’area dell’alveo e pertanto da estendere ben al di fuori del breve tratto percorso dentro il Sic. Per una più efficace azione sarà
importante coinvolgere, oltre gli enti sovraordinati come Provincia e Regione, le amministrazioni comunali di Milena, Racalmuto, Bompensiere e tutti gli altri comuni che insistono sul
bacino imbrifero del Gallo d’Oro. L’intervento di ripristino dovrà essere poi seguito da un periodico e rigoroso monitoraggio.
Altra possibile minaccia viene dall’inquinamento delle acque cavernicole legato all’uso
incontrollato di fitofarmaci nel bacino che alimenta l’inghiottitoio di Monte Conca. Anche qui
dovrà prevedersi il monitoraggio della qualità delle acque, che tra l’altro può avere un riflesso
negativo immediato sulle colonie di chirotteri e l’intera fauna ipogea presenti nel sistema carsico ipogeo del Monte Conca.
C.1.12 Scarsa consapevolezza delle comunità locali dei valori ambientali dell’area
In genere l’istituzione di un’area protetta di elevato interesse naturalistico costituisce un elemento non sempre ben percepito e apprezzato dalle comunità locali. Si ritiene che la mancanza di una coscienza collettiva può costituire anch’essa una potenziale causa di minaccia,
poiché la scarsa conoscenza dei valori e delle problematiche di tutela può indurre comportamenti ed interventi non sempre compatibili con gli obiettivi di conservazione. Bisogna ricordare che in una società della conoscenza, l’educazione e l’informazione dei cittadini e di altri
soggetti interessati costituiscono un valido supporto per l’attuazione di progetti ambientali
che possano coniugare lo sviluppo economico compatibile con la stessa valorizzazione delle
risorse.
I vari habitat presenti nel sito, nonché le specie vegetali ed animali, sono tutti potenzialmente minacciati da eventuali interventi poco consoni, effettuati anche inconsapevolmente.
C.1.13 Mancanza o insufficienza di informazioni scientifiche
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99
Le carenti informazioni scientifiche di cui si dispone su alcuni aspetti della biodiversità del
sito limitano la possibilità di individuazione ed esecuzione di interventi mirati alla stessa conservazione ed alla valorizzazione ecologico-ambientale.
Anche l’attuazione di progetti di sviluppo all’interno dei siti, talvolta, non può essere realizzata in assenza di conoscenze scientifiche e tecniche che permettano di valutare adeguatamente i riflessi successivi.
Anche in questo caso, tutti gli habitat, le specie vegetali dell’allegato II (Dianthus rupicola e Aster sorrentinii) e quelle animali sono tutti potenzialmente minacciati da eventuali interventi di disturbo effettuati anche inconsapevolmente.
C.1.14 Impatti nelle aree esterne al SIC
Le ultime e più recenti tendenze della Biologia della Conservazione hanno reso evidente
la necessità di una conservazione del patrimonio naturale su più vasta scala (NOSS, 2002), in
quanto le azioni di tutela e pianificazione del territorio protetto, se basate su situazioni locali
e ristrette, sono spesso fuorvianti o quantomeno poco incisive. È necessario, di conseguenza,
considerare un contesto ambientale più vasto, esaminando dunque il paesaggio o le unità funzionali dell’ecosistema che circonda il sito da tutelare. È necessario, quindi, passare dal livello
territoriale locale, che riguarda e si riferisce al contenuto naturalistico della singola area, ad un
livello più esteso che consideri un contesto territoriale in cui l’area protetta è inserita. Questo
nuovo approccio è peraltro codificato in tutte le azioni di pianificazione e tutela che cercano
di sviluppare la rete ecologica ed i corridoi del sistema Natura 2000. Il contesto territoriale include unità sistemiche più ampie che sono interrelate tra loro e consente di prendere in considerazione gli aspetti temporali – ad esempio le variazioni dell’uso del suolo nel corso della
storia recente – e la natura del paesaggio. In altri termini, non è possibile comprendere a pieno
il funzionamento di un biotopo o di una comunità animale di una piccola area senza riferirsi al
sistema territoriale in cui essa è inserita. Le ‘lezioni’ che derivano da questo approccio e che
sono utili per inquadrare correttamente lo studio qui condotto sono essenzialmente:
- l’integrità di ogni pezzo di territorio è intimamente dipendente dalla integrità del paesaggio che lo circonda;
- molte specie richiedono spazi vitali e territori più vasti, spesso ricadenti fuori dai confini
dell’area protetta;
- la storia ecologica del territorio è altamente informativa perché permette di comprendere
appieno quali habitat e specie sono diminuite in conseguenza dell’aumento delle attività
antropiche.
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100
In realtà, da un punto di vista faunistico, i confini dell’area vanno individuati partendo
dall’ottica delle specie animali di taglia maggiore e debbono includere tutto il loro homerange
o territorio vitale. Più precisamente va individuata un’area che, a nostra conoscenza passata,
include il territorio vitale soprattutto dell’Aquila del Bonelli, del Lanario ed in genere dei diversi Rapaci diurni e del Corvo imperiale. Nella piramide alimentare, infatti, queste specie
rappresentano i predatori del livello più alto presenti nella zona del SIC e, a conferma di
quanto detto prima, hanno un territorio più esteso di quello del sito in studio. In alcuni casi il
SIC comprende l’habitat di nidificazione ma non quello di alimentazione di alcune specie (ad
esempio aquila del Bonelli, corvo imperiale, poiana, ecc) o viceversa quello alimentare ma
non quello di nidificazione (Pellegrino, Lanario, Grillaio ecc.). Queste considerazioni valgono
anche per altri consumatori come i Chirotteri, che nidificano nel Sic e negli ipogei del Monte
Conca ma si alimentano nell’agro-ecosistema agricolo.
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101
C.2 LE MINACCE SUGLI INDICATORI (DESCRITTORI) FAUNISTICI
Nella tabella che segue viene presentata una sintesi delle varie minacce e criticità che riguardano gli indicatori faunistici del SIC.
EMERGENZE NATURALISTICHE
INTERESSATE
Natura
2000
Biotopo
Corine
Indicatore (descrittore)
faunistico dell’habitat
Inquinamento
acque
22.1
Cordulegaster trincriae
Discoglossus pictus
Miniopterus schreibersii
Rhinolophus hipposideros
Cordulegaster trinacriae
Discoglossus pictus
Miniopterus schreibersii
Rhinolophus
hipposideros
Burhinus oedicnemus
Coracias garrulus
Hieraaetus fasciatus
X
X
X
X
X
X
X
X
Falco biarmicus
Falco peregrinus
Hieraaetus fasciatus
Alectoris graeca whitakeri
Anthus campestris
Falco biarmicus
Falco naumanni
Falco eregrinus
Hieraaetus fasciatus
Tyto alba
X
X
X
X
X
X
X
Alectoris graeca whitakeri
Anthus campestris
Burhinus oedicnemus
Lepus corsicanus
Coracias garrulus
Falco biarmicus
Falco naumanni
Falco peregrinus
Hieraaetus fasciatus
Tyto alba
Cordulegaster trinacriae
Discoglossus pictus
Miniopterus schreibersii
Rhinolophus hipposideros
Hieraaetus fasciatus
Alectoris graeca whitakeri
Falco biarmicus
Falco naumanni
Falco peregrinus
Hieraaetus fasciatus
Miniopterus schreibersii
Tyto alba
X
X
X
X
X
X
3290
24.16
5331
32.22
32.47
34.36
53.1
8214
MINACCE PRINCIPALI
62.14
Incendio
X
X
Disturbo
antropico,
caccia e
bracconaggio
Pascolo
Agricoltura
Strade ed infrastrutture
Erosione
del suolo
X
Turismo
X
102
Natura
2000
Club Alpino Italiano Sicilia – Piano di Gestione Complessi Gessosi (M.Conca) – Fase II
Biotopo
Corine
Indicatore faunistico
dell’habitat
Inquinamento
acque
Incendio
Disturbo
antropico,
caccia e
bracconaggio
Pascolo
Agricoltura
Strade ed infrastrutture
X
X
X
Erosione
del suolo
82.3
Burhinus oedicnemus
Coracias garrulus
Lepus corsicanus
Melanocorypha calandra
Falco biarmicus
Falco naumanni
Falco peregrinus
Hieraaetus fasciatus
Tyto alba
X
X
83.11
Falco peregrinus
Tyto alba
Otus scops
X
X
X
X
83.14
Falco peregrinus
Tyto alba
Otus scops
X
X
X
X
83.15
Falco peregrinus
Tyto alba
Otus scops
X
X
X
X
83.21
Falco peregrinus
X
X
X
X
6220*
34.622
34.633
34.634
34.513
6
34.5
Alectoris graeca whitakeri
Anthus campestris
Burhinus oedicnemus
Lepus corsicanus
Falco biarmicus
Falco naumanni
Falco peregrinus
Hieraaetus fasciatus
Coracias garrulus
Tyto alba
X
X
X
X
X
92A0
44.614
Otus scops
X
X
X
83.322
Otus scops
X
34.81
Alectoris graeca whitakeri
Anthus campestris
Lepus corsicanus
Melanocorypha calandra
Falco biarmicus
Falco naumanni
Falco peregrinus
Hieraaetus fasciatus
Tyto alba
X
X
X
X
44.81
Hieraaetus fasciatus
X
X
X
X
53.61
Coracias garrulus
Hieraaetus fasciatus
X
X
X
X
82.3A
Coracias garrulus
Falco peregrinus
Tyto alba
X
X
X
X
92D0
Turismo
X
X
X
Tab. 11 – Analisi delle minacce, delle rispettive emergenze naturalistiche interessate, delle conseguenze della critici
tà e di una valutazione dell’impatto sugli indicatori faunistici del SIC.
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103
C.3 - INDIVIDUAZIONE
DEI POTENZIALI FATTORI DI IMPATTO PRODOTTI DA INTERVENTI
PROGRAMMATI NON FINALIZZATI A GARANTIRE LO STATO DI CONSERVAZIONE DEL SITO
NATURA
C.3.1 - Programmazione Ente Gestore della Riserva
Gli interventi programmati, proposti dall’Ente gestore CAI, riguardano l’area della Riserva Naturale Integrale. Si tratta di interventi finalizzati alla valorizzazione, tutela e fruizione
dell’area protetta, che hanno già avuto valutazione positiva da parte dell’ARTA. Afferiscono
tutti alla Misura 1.11 del Complemento di Programmazione del POR Sicilia 2000-2006.
Interventi in corso di realizzazione
Ripristino del sentiero pedonale di Contrada Zubbio – L’intervento consiste nel recupero per
la fruizione di un antico sentiero pedonale che da C.da Zubbio passa per il Monte Conca e
raggiunge il Fiume Gallo d’Oro e quindi il tracciato della strada vicinale Fontana di RoseCampofranco.
Interventi in corso di progettazione
Ripristino di una porzione della Regia Trazzera n. 682 Sutera-Grotte - Si tratta del recupero
per un uso pedonale di una porzione della Regia Trazzera n. 682 Sutera-Grotte, nel tratto che
va da C.da Zubbio al c.d. Ponte Romano sul Fiume Gallo d’Oro. E’ prevista la ricostruzione
della pavimentazione in pietra per una larghezza di m. 1.80 e di m. 3.00 con la sistemazione
di alcune aree di belvedere lungo il tracciato e la realizzazione di canalizzazioni in pietra per
il controllo delle acque meteoriche. Per la stabilizzazione del tratto che attraversa una zona di
frana è prevista la collocazione di gabbionate.
Rinaturazione della Sorgente Fontana di Rose - E’ previsto il recupero dei manufatti in pietra esistenti in prossimità della sorgente, il miglioramento del sistema di intercettazione e
conduzione delle acque sorgive e la realizzazione di un piccolo abbeveratoio e la sistemazione del fondo in selciato.
Acquisizione e rinaturazione delle aree della sorgente di C.da Mezzebbi con sistemazione
sentiero - L’intervento prevede la scerbatura e la sistemazione del sentiero che porta alla
sorgente di C.da Mezzebbi, la sistemazione in selciato dell’area della sorgente, la costruzione
di un abbeveratoio e l’acquisizione dell’area.
C.3.2 - Programmazione di altri enti e di privati
Termovalorizzatore di Casteltermini. L’unico progetto programmato da enti pubblici di
cui si ha conoscenza riguarda la prossima costruzione di un termovalorizzatore nel Comune di
Casteltermini, a distanza di circa 1.800 metri dal Sito, secondo le previsioni del Piano di smaltimento dei rifiuti solidi urbani della Regione Sicilia.
In condizioni non ottimali di funzionamento, l’opera può avere un’influenza negativa sul
Sito perchè la Valle del Gallo d’Oro costituisce un naturale imbuto di aspirazione per le emissioni nella Piana di Casteltermini, in determinate condizioni di vento, con effetto deleterio su
habitat e specie della Riserva, oltre che sugli esseri umani.
E’ opportuno pertanto avviare un rigoroso e tempestivo monitoraggio immediatamente, in
ogni caso acquisendo i principali parametri prima che la struttura, peraltro molto discussa, entri in funzione.
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104
Impianto eolico di 120 MW della ditta Moncada. E’ attualmente in valutazione presso il
Servizio 2 VAS-Via dell’ARTA. Il progetto, se realizzato, avrebbe un effetto negativo dirompente sull’avifauna perché trovasi in parte a ridosso delle zone di nidificazione dei rapaci. Inoltre, è posizionato sulle alture che circondano da Ovest e da Sud la valle del Gallo d’Oro e la
riserva. Queste alture si trovano lungo la traiettoria obbligata degli aerei antincendio che intervengono spesso in periodo estivo-autunnale. La presenza delle enormi torri eoliche obbligherebbe gli aerei ad alzare la quota di volo di almeno 300 metri, risultandone così una conseguente imprecisione nei lanci, per la impossibilità dei velivoli di riportarsi rapidamente alla
quota idonea ai lanci d’acqua di precisione.
INTERVENTI
EMERGENZA NATURALISTICA
PROGRAMMATI
INTERESSATA
Ripristino del sentiero
pedonale di Contrada
Zubbio
Ripristino di una porzione della Regia
Trazzera n. 682 Sutera-Grotte
Rinaturazione della
Sorgente Fontana di
Rose
Acquisizione e rinaturazione delle aree della
sorgente di C.da Mezzebbi con sistemazione
sentiero
Termovalorizzatore di
Casteltermini
82.3 / 83.21 / 34.36 / 34.634
/32.47 / 34.5136 / 34.633
34.36 / 3247 / 34.5136 / 82.3 /
34.633 / 34.5 / 45.11 / 82.3A
83.15 / 24.16 / 44.81
PRINCIPALI CONSEGUENZE
VALUTAZIONE
DELL’IMPATTO
- riduzione della superficie Molto basso
dell’habitat
- erosione del suolo
- riduzione della superficie Molto basso
dell’habitat
-
32.47 / 34.5 / 34.36 / 44.614 /
83.11
_
Nullo
53.61 / 34.36 / 32.22 / 34.633 /
34.5 / 32.47 / 34.5
-
riduzione della superfi- Molto basso
cie dell’habitat
Tutti gli habitat
Tutte le specie
-
possibile inquinamento
dell’aria e delle acque
possibile inquinamento
da metalli pesanti del
suolo e delle specie vegetali
disturbo con possibili
effetti mortali per le possibili collisioni
disturbo alla nidificazione dei rapaci
intralcio agli abituali interventi estivi antincendio degli aerei Canadair
-
Zone di nidificazione del Lanario, del Gheppio e di molti rapaci
Tutta l’avifauna in genere
Tutti gli habitat e le specie
-
Potenzialmente
elevato in condizioni di mal
funzionamento
Impatto diretto
notevole
sull’avifauna
Impatto indiretto notevole
su tutti gli
habitat e le
specie vegetali
e animali
Tab. 12 - Analisi degli interventi programmati, delle emergenze naturalistiche interessate, delle conseguenze di
eventuali impatti e valutazione degli stessi
Impianto eolico di 60
turbine per un totale
di 120 MW – ditta
Moncada
.
Club Alpino Italiano Sicilia – Piano di Gestione Complessi Gessosi (M.Conca) – Fase II
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D) PREDISPOSIZIONE DI UN PIANO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE
Il Piano di Gestione, una volta approvato dalla Regione Siciliana, verrà sottoposto a revisione dopo il primo anno e successivamente ad una valutazione periodica. La valutazione
dell’attuazione del Piano è un elemento importante per verificare l’efficacia delle azioni intraprese al fine di conseguire gli obiettivi generali di gestione.
La valutazione avverrà sulla base di un piano-programma con periodicità biennale e sarà
effettuata, così come la revisione, dall’Ente di gestione.
La valutazione potrà avvenire attraverso la verifica dei seguenti elementi:
- grado di conseguimento degli obiettivi generali di gestione;
- grado di conseguimento degli obiettivi operativi di gestione;
- efficacia delle strategie di gestione adottate;
- stato di avanzamento e/o realizzazione degli interventi previsti;
- sensibilizzazione della popolazione residente e dei visitatori alle esigenze di tutela del sito.
Attraverso la verifica di questi elementi sarà possibile valutare il Piano e prevederne
l’eventuale miglioramento e aggiornamento, che comprenderà:
- la revisione degli obiettivi operativi;
- la revisione delle strategie di gestione;
- la revisione degli interventi di gestione.
Più specificamente, la valutazione del Piano sarà effettuata attraverso il monitoraggio in
base al grado di conseguimento degli obiettivi operativi fissati per il periodo considerato, per
poter stimare:
- i cambiamenti nello status degli habitat e delle specie di interesse comunitario;
- la diminuzione dei fattori di minaccia, quantificabili in numero e tipo d’inosservanze riscontrate a divieti presenti nel regolamento (ad esempio numero di bracconieri riscontrati
nell’area del SIC, numero di incendi, superficie percorsa dal fuoco, ecc).
Il piano di monitoraggio è stato prospettato a vari livelli a partire da analisi che riguardano: a) l’intero SIC; b) gli habitat; c) la flora e la vegetazione; d) la fauna. Per la descrizione
del piano si rimanda alla schede codificate come MR, nella fase 3 del PdG (Identificazione
delle strategie di gestione) capitolo C (Interventi di gestione) e paragrafo C.2 (Schede delle
azioni programmate).
Il piano di monitoraggio faunistico è stato pensato per le specie selezionate, che costituiscono il profilo ecologico e faunistico del SIC e dei suoi habitat. Nella Tabella che segue sono
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Club Alpino Italiano Sicilia – Piano di Gestione Complessi Gessosi (M.Conca) – Fase II
indicati per ogni specie significativa o gruppo omogeneo di specie l’obiettivo di tutela prioritario, il metodo ed il relativo periodo indicativo di monitoraggio, insieme ai principali indicatori quali-quantitativi. Questi ultimi permetteranno di valutare l’andamento delle popolazioni
e quindi di capire i cambiamenti nello status degli habitat e delle specie e l’eventuale diminuzione dei fattori di minaccia.
Il piano di monitoraggio dovrà essere effettuato da operatori o Enti specializzati nel campo
delle tecniche di censimento e valutazione di abbondanza della fauna invertebrata e vertebrata, in modo da garantire la precisa ed aggiornata applicazione di protocolli e metodi
d’indagine e l’esatta elaborazione dei dati di campo per il calcolo e l’analisi statistica degli
indicatori più idonei.
INDICATORI QUALIPERIODO DI
MONITORAGGIO QUANTITATIVI
SPECIE DA MONITORARE
OBIETTIVO
METODO
Discoglossus pictus
Cordulegaster trinacriae
Conservazione di
Anfibi endemici e
di fauna delle aree
umide
Censimento standardizzato di popolazione delle pozze
e del fiume
Bolivarius bonneti Melitaea
aetherie
Conservazione
dell’entomofauna
e dei suoi habitat
steppici
Campionamento
Febbraiostandardizzato degli Settembre
ambienti steppici ed
aridi. Ricerca di stadi giovanili e inventario delle piante
ospiti
Tyto alba, Otus scops
Conservazione di
Rapaci notturni
Miniopterus schreibersii
Rhinolophus hipposideros
Alectoris graeca whitakeri,
Anthus campestris
Melanocorypha calandra
Coracias garrulus
Burhinus oedicnemus
Annuale
Campionamento
Annuale
standardizzato degli
ambienti con cassette artificiali. Ricerca
di siti. radiotracking
Conservazione
Censimento stanAnnuale
della Chirotterodardizzato di popofauna e degli
lazione dei roost;
habitat/siti di rifu- Censimento stangio
dardizzato su percorsi campione
Conservazione di Censimento stanAnnuale
Avifauna steppica dardizzato della popolazione nidificante, Campionamento
della popolazione
migratoria
Densità adulti riproduttivi;
Numero di pozze utilizzate;
Connettività delle
pozze, Densità delle
piante ospiti,
Densità degli adulti
per unità di saggio,
Permanenza delle
specie nelle aree
campione
Densità delle piante
ospiti,
Densità degli adulti
per unità di saggio,
Permanenza delle
specie nelle aree
campione
Densità di popolazione; Permanenza
nelle aree campione.
Home range, preferenza habitat
Densità di popolazione; Permanenza
dei roost, Consistenza numerica delle colonie e dei roost
Indici di frequenza di
campionamento,
Numero di nidi/territori per area
campione,
Conta ed inanellamento di individui
migratori
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Hieraaetus fasciatus
Falco biarmicus
Falco peregrinus
Falco naumanni
Conservazione di
Avifauna rupicola
di ambiente steppico
Conteggio delle
coppie e/o delle colonie nidificanti
Annuale
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Numero di coppie,
Consistenza delle colonie, Permanenza
dei siti di riproduzione,
Successo riproduttivo
Tab. 13 - Caratteristiche del piano di monitoraggio degli indicatori faunistici del SIC.
Collateralmente al piano di monitoraggio, appare opportuno, dopo un’analisi delle conoscenze
faunistiche, proporre programmi di ricerca di seguito evidenziati.
Sistematica ed ecologia della fauna troglobia - Programma mirato all’approfondimento delle
specie di Invertebrati e Chirotteri che vivono e frequentano l’ambiente carsico, ipogeo e non,
del SIC. Riguardo i Chirotteri lo studio prevede anche l’analisi delle preferenze ambientali e
l’apposizione di bat-box per aumentare i siti di rifugio.
Uso e preferenze dell’habitat della fauna del SIC. - Ricerca standardizzata per la raccolta di
dati per la migliore definizione dell’uso dell’habitat e la quantificazione degli home-ranges
vitali delle specie indicatrici in rapporto all’area esterna al SIC. Altro obiettivo è quello di approfondire la conoscenza faunistica sulle specie rare o poco note nel Sito e soprattutto sulla
fenologia e consistenza della migrazione dell’avifauna.
PRIORITA’ DEL PIANO DI MONITORAGGIO
Nel Paragrafo C.3.2 si è evidenziato che in vicinanza del Sito è prevedibile l’inizio in
tempi brevi della costruzione di un termovalorizzatore.
Il Piano di Monitoraggio prevede a sua volta interventi per la verifica della qualità
dell’aria e delle acque del Fiume Gallo d’Oro. Per quest’ultimo è previsto anche un intervento
attivo di recupero previo screening sulla situazione chimica, chimico-fisica e batteriologica e
sulle fonti di inquinamento.
E’ assolutamente necessario che queste operazioni vengano avviate immediatamente sia
per l’importanza degli argomenti sia perché è indispensabile avere un quadro generale di riferimento prima che eventualmente entri in funzione il termovalorizzatore.