lezione sulla dismissione, 15 novembre 2007
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lezione sulla dismissione, 15 novembre 2007
CdL in Scienze dell’Architettura - A.A. 2007/2008 Fondamenti di Urbanistica – prof. S. Cacciaguerra Il fenomeno della dismissione: dalla riqualificazione alla rigenerazione. L’esperienza inglese Università di Udine Dip. Ingegneria Civile Dottoranda Patrizia Del Rosso1 Indice 1. Il fenomeno della dismissione 2. Gli strumenti urbanistici previsti in Italia 3. L’esperienza inglese: Liverpool 2 1. Il fenomeno della dismissione 3 Il fenomeno della dismissione “Il fenomeno della dismissione e del continuo adattamento e trasformazione dello spazio urbano appartengono a quel processo fisiologico che è insito nell’evoluzione degli usi e della forma della città stessa” (G. Giovanelli, 1997) Cause principali della velocità al cambiamento 1. la radicale ristrutturazione economica, la ridefinizione delle attività economiche ed il forte sviluppo della terziarizzazione 2. la riorganizzazione e l’innovazione dei sistemi operativi (bacini portuali) 3. il processo di decentramento e la rilocalizzazione 4 Cause della dismissione - Fattori settoriali (crisi demografica; trasformazione economiche e produttive come la riorganizzazione e innovazione dei sistemi operativi, declino dei settori produttivi quali meccanica, l’estrazione del carbone, l’acciaieria, l’industria chimica e la cantieristica (deindustrializzazione); ridefinizione delle attività economiche e la forte terziarizzazione a scapito dell’industria - Fattori specifici (legati all’edificio - al suo ciclo di vita tecnica: durata dei materiali, adozione di nuove normative - ad es. obsolescenza, inadeguatezza) - Fattori generali (legati cioè a diverse politiche, ad es. razionalizzazione degli edifici scolastici o sdemanializzazione del patrimonio militare) - Fattori ambientali (ad es. esaurimento di una cava) 5 Tipologie degli elementi dismessi 1. Aree ed impianti derivanti da antiche o tradizionali culture produttive (setifici, pastifici, zuccherifici, miniere, cantieri navali,…). Interessano tutte le regioni italiane, anche fuori dalle medie e grandi città. 2. Aree ed impianti derivanti dalle fasi dell’industrializzazione matura, della prima metà del ‘900 e localizzati soprattutto nel nord – ovest. Grandi complessi inglobati nella successiva crescita urbana. Derivano dalla fuoriuscita della presenza statale dai settori di base (siderurgia, chimica). 3. Grandi servizi od impianti urbani obsoleti soprattutto ottocenteschi (macelli, ospedali, caserme, scali ferroviari,…). Presenti in posizione centrale o semicentrale in gran parte delle città medie e grandi. 6 Tipologie degli elementi dismessi 4. Aree ed impianti relativi ad insediamenti produttivi mai nati o di breve durata (servizi pubblici), realizzati con fondi pubblici. Interessano soprattutto il centro sud; spesso generano situazioni di grave degrado e abbandono. 5. Aree ed impianti interessati da processi diffusi e pervasivi di rinnovo e riconversione economico - produttiva (attività artigianali, industriali, commerciali,…). Riguardano immobili numerosi, di media e piccola dimensione, in posizione anche decentrata. 7 Linee e tendenze di ricerca sulle aree dismesse 1. Anni ’80 – Comparsa grandi vuoti, cui fanno seguito alcuni tentativi di valorizzazione prevalentemente fondiario – immobiliare. L’approccio è sostanzialmente rivolto all’intervento urbanistico – architettonico, senza indagare nel dettaglio le cause e la natura del problema. 2. Anni ’90 – Cresce la consapevolezza della vastità del fenomeno e si cerca di rendere conto di una problematica più ampia anche attraverso il confronto con altre situazioni europee. Estensione dell’analisi anche a aree “liberabili” e sottoutilizzate. 3. Fine anni ’90 – Si tende ad attenuare la portata del fenomeno sia riguardo alle sue possibili spiegazioni, sia dal punto di vista della problematicità del riuso delle aree. Varie iniziative per cogliere la reale estensione della dismissione (soprattutto industriale) e le sue caratteristiche locali attraverso censimenti e analisi di casi. 8 1° generazione di riqualificazione delle aree dismesse Anni ‘80 - Pochi interventi in Italia - Flagship projects ossia progetti bandiera - riqualificazione dell’area in una logica per lo più fondiarioimmobiliare - Progetti per parti, fuori dalla visione complessiva della città Es. in Italia: Lingotto a Torino, Bicocca ex Pirelli e Bovisa ex AEM a Milano; estero: London Docklands, Liverpool Doks, Paris La Defense 9 2° generazione di riqualificazione delle aree dismesse Anni ‘90 - Visione più integrata che punta a miglioramenti durevoli delle condizioni economiche, fisiche, ambientali e sociali - Volontà di ottenere strategie complessive di lungo periodo - Gli interventi si possono ricondurre a progetti compresi all’interno dei Programmi Complessi (PRU) Es. Ex zuccherificio – Cesena 10 3° generazione di riqualificazione delle aree dismesse Fine anni ’90 - Progetti di “Urban renaissence” rinascimento o rigenerazione urbana (Sheffield, Birmingham, Liverpool) - Introduzione di temi nuovi quali quelli della ricerca dell’equilibrio fra aspetti economico, sociali e ambientali ed in particolare alla verifica dell’uso delle risorse nei confronti della equità fra generazioni e all’interno di ogni generazione, la valorizzazione delle risorse locali e la ricerca di effetti di apprendimento sulle comunità coinvolte - PRUSST istituiti nel 1998 ma operativi solo dopo il 2001 11 I “contenuti” delle aree dismesse - Riqualificazione dell’ambiente urbano miglioramento della qualità della vita urbana con il recupero dei fabbisogni pregressi (casa, servizi, cultura, sport, tempo libero), il recupero di spazi a verde, la previsione di servizi pubblici e privati - Innalzamento della competitività dei centri urbani nuove tecnologie, attività di ricerca e formazione, università, servizi terziari avanzati - Riproposizione di un uso produttivo creazione di tecnocities, company creation, incubatori di impresa, poli scientifici e tecnologici 12 2. Gli strumenti urbanistici previsti in Italia 13 Dall’espansione alla riqualificazione Anche grazie alla necessità di riqualificare gli spazi dismessi nasce l’esigenza di operare la trasformazione della città modificando il “contenuto” (e quindi concentrandosi sulla città esistente). Non più dunque una espansione in senso fisico, bensì uno sviluppo basato sul recupero dell’esistente, sulla riconversione di zone in disuso. Per far ciò il classico strumento urbanistico del PRG (varianti urbanistiche al piano) risulta essere piuttosto inadeguato, presentando vari limiti (si pensi a quello temporale, alla scarsa flessibilità e rigidità, …). PROGRAMMI COMPLESSI 14 Programmi Complessi Æ I PC sono quegli strumenti e procedure di intervento urbanistico nuovi che nell’arco di un decennio, a partire dagli anni ’90, sono stati introdotti su iniziativa del Min. LL.PP. e Min. Infrastrutture e Trasporti. Caratteristiche più importanti: _agiscono su una specifica porzione del territorio comunale _accelerano le procedure, accorciando i tempi per la realizzazione dell’intervento e sono più flessibili _prevedono il rapporto pubblico-privato _permettono la partecipazione di operatori privati già nella fase di formazione dei piani _introducono parametri economici nella pianificazione urbanistica (fattibilità urbanistica + fattibilità economica dell’intervento), prestazionali (valutazione dei risultati) e temporali (cronoprogramma). 15 Tipologie di Programmi Complessi _Contratti di quartiere (‘96, ‘04) _PIC Urban (Progetti Integrati Comunitari, ‘94/‘99, ‘00/’06) _Programmi integrati di intervento (LR Lombardia n.9/’99) Introdotti dalla UE per intervenire in contesti più circoscritti di disagio sociale, economico e di degrado edilizio – urbanistico Permettono di affrontare una pluralità di temi urbani e di questioni urbanistiche dalla trasformazione dei recinti dismessi al recupero ambientale, alla coerenza con la mobilità, … 16 Tipologie di Programmi Complessi _PRIN (Progetti Integrati, L. n.179/’92) _PR (Progetti di Riqualificazione, L. n. 493/’93) _PRU (Programma di Riqualificazione Urbana, ‘94) _ PRUSST (Programma di Riqualificazione Urbana e Sviluppo Sostenibile del Territorio, ’98) Hanno come obiettivo la riqualificazione degli insediamenti abitativi e dei quartieri residenziali pubblici esistenti nelle periferie urbane Riguardano interventi di riqualificazione urbana e territoriale plurifunzionali e infrastrutturali di più ampia portata (strumenti tipici per la trasformazione di un’area dismessa) 17 3. L’esperienza inglese: Liverpool 18 Area di indagine Mappa UK + liverpool centro città - Cosa si intende per rigenerazione urbana - Come le azioni si siano evolute nel tempo - Quali tra esse siano state intraprese per la città di Liverpool: caratteristiche dei progetti e delle azioni intraprese - Questioni aperte 19 La rigenerazione urbana Indica quelle “politiche e strumenti che permettono il riutilizzo di aree ed edifici dismessi, obsoleti o sottoutilizzati, creando nel contempo nuovi posti di lavoro, un miglioramento dell’ambiente urbano e dell’apparato sociale” (C. Couch, 2003) DERELICT LAND VACANT LAND Risoluzione ad “ampio spettro” dei problemi funzionali della città, cercando di soddisfare contemporaneamente questioni sociali ed economiche e tentando di generare delle ricadute sulla qualità ambientale urbana complessiva. 20 Generazione di strategie in UK ed il caso di Liverpool 1. Fine anni ’70 e anni ’80 2. Anni ’90 3. Fine anni ’90 1. MDC e l’Albert dock 2. Liverpool City Challenge 3. Liverpool Vision Immagine: C. Couch e C. Fraser, 2003 21 1° generazione di azioni Fine anni ’70 - anni ’80 Flagship o prestige projects (progetti bandiera), inizialmente prospettati come occasione di rinnovo urbano anche a vasta scala Æ Non erano orientati alla creazione di processi di rigenerazione urbana stabile, ma alla riqualificazione dell’area in una logica per lo più fondiario-immobiliare Æ Interventi “calati dall’alto”, guidati cioè da Urban development corporations, agenzie del governo centrale Æ il ruolo dell’autorità locale era fortemente bypassato Æ Progetti per parti, fuori dalla visione complessiva della città, in grado di concentrare benefici solo su porzioni delimitate di territorio 22 Æ La zona portuale, l’Albert Dock e la MDC - 1981, Merseyside Development Corporation (MDC) Acquisire, gestire, vendere le aree, portare avanti i lavori di riqualificazione e realizzare le infrastrutture. Prevede la realizzazione di: residenze (anche di alta qualità), commercio, attività ricreative e ricettive, spazi aperti. Il finanziamento pubblico era inizialmente pari a 140 milioni di sterline per il recupero di 280 ha. - 1983, inizia il recupero dell’Albert Dock (prestige project) - 1988, ampliamento del perimetro soprattutto a nord (350 ha) - 1988, apertura dell’Albert Dock Ospita appartamenti lussuosi, bar, ristoranti, attività commerciali, il Merseyside Maritime Museum, Museum of Liverpool, Tate Gallery (1998). Oggi ospita anche il Beatles Museum, Slavery Museum esaltre attrazioni turistiche. - riqualificazione della zona portuale fino alla fine degli anni ’90 23 24 Albert Dock 25 Albert Dock 26 27 Merseyside Development Corporation Elementi positivi Elementi negativi - Il recupero della zona portuale ha generato nuovi entusiasmi in una città drammaticamente segnata dai probemi derivanti dalla dismissione (economici, - Scarsa responsabilità locale poca collaborazione con gli enti locali - Scarsa risposta ai problemi della collettività occupazionali, di degrado, sociali, - Uso di ingenti risorse pubbliche fisici) in un’unica area - Ha permesso la localizzazione MDC aveva a disposizione 30 milioni di nuovi centri attrattori per di sterline per il recupero di 11ha, il Liverpool, non solo di livello comune ne aveva a disposizione 37 mil. per il recupero di 97.000 ha! urbano -Riqualificazione “di facciata” - Alcune parti sono state inglobate in successivi progetti 28 2° generazione di azioni Anni ’90 Progetti capaci di puntare alla rigenerazione delle aree urbane e non di singoli siti, coinvolgendo un maggior numero di soggetti sia pubblici che privati e proponendo obiettivi più ampi, non solo improntati ad una logica immobiliare. - Visione più integrata che punta a miglioramenti durevoli delle condizioni economiche, fisiche, ambientali e sociali - Volontà di ottenere strategie complessive di lungo periodo e di integrare il lavoro di diversi enti ed agenzie - City Challenge (1991), Single Regeneration Budget (1994) Æ Scarso coinvolgimento delle comunità locali e la bassa sostenibilità degli interventi 29 Æ Liverpool City Challenge 1992, Liverpool City Challenge Centre East - è portato avanti da circa una trentina di soggetti pubblici e privati - dà una “vision” dell’area a est del centro urbano basata sulla rigenerazione fisica, dell’ambiente urbano, della popolazione e delle attività economiche (culturali, artigianali, in ogni caso piccole imprese) - riqualifica, valorizza e re-integra alla tradizionale vita cittadina un’area costellata da magnifici edifici e architetture - la “vision” è poi seguita da una gamma di obiettivi e questioni da affrontare nei successivi 5 anni di durata del programma 30 Esempi Philarmonic hall St. Georges hall LIPA Philarmonic pub 31 Canning St. Hope St. Mount Pleasant St. Rodney St. 32 Liverpool City Challenge Elementi positivi Elementi negativi - Una gran quantità di edifici - Solo in una fase successiva prestigiosi riportati in uso (Æ alla definizione della “vision”, si sono analizzati i reali problemi - Ottimi risultati dal punto di vista dell’area in oggetto. della trasformazione fisica Es. collegamento stradale tra Berry e valorizzazione e conservazione) Spazi pubblici, stazione bus, negozi, attività econ. e per il tempo libero, edifici riqualificati ad usi residenziali, scolastici/universitari, sanitari Russel Street. - Interventi puntuali e per l’insediamento di piccole attività economiche, mantenenendo così le caratteristiche tradizionali della zona - Miglioramenti sull’ambiente in termini di sicurezza e criminalità 33 3° generazione di azioni Fine anni ’90 Azioni di “urban renaissence”, rinascimento o rigenerazione urbana (Sheffield, Manchester, Liverpool) - si introducono temi nuovi quali quelli della ricerca dell’equilibrio fra aspetti economico, sociali e ambientali, la valorizzazione delle risorse locali, la ricerca di una miglior qualità architettonica, di un maggior dinamismo urbano - Urban Regeneration Companies (URC, 1999), agenzie di sviluppo con il compito di guidare e coordinare la trasformazione di specifiche aree. Le companies sono società indipendenti istituite attraverso una partnership tra autorità locali, l’ente di sviluppo regionale, l’autorità di governo e altri stakeholders pubblici e privati. 34 Æ Liverpool Vision - 1999, Liverpool Vision, agenzia di sviluppo per il centro urbano Fondata da English Partnerships, North West Development Agency, Liverpool City Council, soggetti privati (Tesco, Wimpey, …) - 2000, Strategic Regeneration Framework (SRF) Strumento che individua come il centro cittadino debba modificarsi nei prossimi 10 anni. Indica obiettivi generali da perseguire e identifica diverse aree d’azione, aventi obiettivi più specifici; ciascuna delle zone risponde a specifiche esigenze (cultura, negozi e shopping, centro affari,…) - Le questioni principali che supportano la trasformazione delle aree indicate sono: la proclamazione della città a Capitale Europea della Cultura per il 2008, lo sviluppo di spazi pubblici, il coinvolgimento e il rafforzamento della comunità, lo sviluppo di attività commerciali - Liverpool Vision ha il compito di coordinare e facilitare il processo di rigenerazione secondo i dettami del SRF. 35 Aree d’azione LIVERPOOL ONE BALTIC TRIANGLE Immagine: Strategic Regeneration Framework, 2000 36 Commercial district 37 Retail core King’s waterfront 38 Lime street - gateway adesso dopo 39 Liverpool One 17 ha 40 41 2004 42 2007 43 Hanover street St. John street 44 Liverpool Vision - risultati Elementi positivi Elementi negativi - Intervento ancora in corso per - Poca coerenza degli obiettivi del valutarne i risultati SRF con UDP (Unitary Develop. Plan) - Ha dato un nuovo aspetto al - Innalzamento dei valori centro città immobiliari e sviluppo della proprietà sono i principali motori di - Introduzione di elementi sviluppo del progetto. Solo in innovativi e competitivi con le altre secondo luogo si prendono in realtà inglesi (Manchester) considerazione le relazioni tra il centro città e le sue parti - I bisogni della cittadinanza sono subordinati a quelli necessari a stimolare l’intervento privato - “Conflitto di interessi” all’interno del Liverpool City Council: promotore dello sviluppo, garante degli standard 45 urbanistici. Conclusioni LIVERPOOL ONE ALBERT DOCK CITY CHALLENGE BALTIC TRIANGLE 46 Esiti della riqualificazione / rigenerazione L’intervento di riqualificazione / rigenerazione si applica nella consapevolezza di: - cosa c’era prima (analisi) - del contesto (non solo di ciò che ci sta immediatamente intorno, ma anche a livello generale) - di cosa il contesto si aspetta a livello di funzioni da insediare Verifica: - delle ricadute degli impatti (urbani, ambientali, sociali ed economici) sull’inotorno - delle sinergie attivabili - delle compatibilità tra contenuto e contenitore - della capacità dell’intervento di riqualificazione di “innescare processi di sviluppo locale in grado di conferire nuova competitività all’area” (Dansero, 1998) 47 [email protected] 48 Altre questioni aperte 1. Ruolo dei soggetti privati Æ finanziamenti 2. Rapporto tra progetti per parti e strumento urbanistico locale 3. Motori per la trasformazione (ad es. proclamazione Capitale Europea della Cultura 2008) 4. Rapporto della trasformazione con il recupero del passato (tra ricerca di un’altra identità e la globalizzazione e dell’immagine) 49
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