disponibile - comprensorio alpino valle brembana
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Periodico di cultura venatoria e gestione faunistico-ambientale del Comprensorio Venatorio Alpino Valle Brembana - Poste italiane S.p.A spedizione in A.P. - 70% - DCB Bergamo - Cod. ISSN 1723-5758 - contiene IP L’assemblea annuale del comprensorio Giugno 2009 Anno XIII - n. 36 Il cinghiale in montagna Nominato il Consulente Tecnico Faunistico del Comprensorio La rabbia silvestre Tecniche di censimenti della tipica alpina Prova Nazionale di lavoro per cani da traccia Giu gno 2009 Sommario L’EDITORIALE Enrico Bonzi 3 Pier Giorgio Sirtori ATTUALITÀ Le nuove sfide che ci attendono G.B. Gozzi Come va il capriolo nel c. a. Val Brembana? 4 La rabbia silvestre Alessandra Gaffuri 18 19 La caccia: uno stile di vita Alberto Boffelli Direttore responsabile: Enrico Bonzi Coordinatore: Flavio Galizzi Redazione: Flavio Galizzi, Lino E. Ceruti, Giambattista Gozzi, Luigi Capitanio, Piergiacomo Oberti COMMISSIONI Hanno collaborato: Tiziano Ambrosi, Umberto Arioli, Gianantonio Bonetti, Alberto Boffelli, Marco Bonaldi, Carlo Calvetti, Luigi Capitanio, Lino E. Ceruti, Annibale Facchini, Sergio Facchini, Flavio Galizzi, Gianbattista Gozzi, Alessandra Gaffuri, Cristian Midali, Fausto Mosca, Piergiacomo Oberti, Stefania Pendezza, Romano Pesenti, Luigi Poleni, Pier Giorgio Sirtori, Osvaldo Valtulini Gianantonio Bonetti Direzione e redazione Lenna (Bg) - Piazza IV Novembre, 10 Tel. e Fax 0345/82565 www.comprensorioalpinovb.it e-mail comprensorio: [email protected] Progetto grafico: Manuele Anghileri Impaginazione e stampa: Diliddo Grafica&Stampa, San Pellegrino Terme Editore: Comprensorio Venatorio Alpino Valle Brembana Registrazione presso il Tribunale di Bergamo, n° 29/97 del 22/07/97 Rivista dei Soci del Comprensorio Venatorio Alpino Valle Brembana Tipica Alpina Piergiacomo Oberti 6 7 Ungulati 8 Lepre Cristian Midali Capanno Umberto Arioli Ripopolabile Luigi Poleni 9 10 10 Foto copertina: Mauro Diliddo Foto retro copertina: Luigi Capitanio 2 CACCIAINVALBREMBANA Flavio Galizzi Flavio Galizzi - Gianantonio Bonetti RUBRICHE Assemblea annuale del comprensorio Appunti di biologia animale Lino E. Ceruti Tiziano Ambrosi 11 Nominato il Consulente Tecnico Faunistico del Comprensorio Flavio Galizzi 13 20 3° Concorso di Cucina all’Istituto Alberghiero di San Pellegrino Terme ARTICOLI Armi e balistica Sergio Facchini Educazione Faunistica Stefania Pendezza 23 24 25 28 Proposte di lettura Luigi Capitanio 29 Pagine d’Autore La rivista si avvale della collaborazione di tutti i Soci, con scritti e materiale grafico fotografico, senza impegni da parte della Redazione, che si riserva di vagliare ed eventualmente modificare quanto pervenuto, e tratterrà il materiale nel proprio archivio. La riproduzione anche parziale è vietata, salvo il consenso degli autori e del Comitato di Gestione Foto: Luigi Capitanio, Andrea Galizzi, Flavio Galizzi, Fulvio Manzoni, Baldovino Midali, Archivio “Comprensorio”, Archivio “Olimpia”, Archivio Diliddo Prova Nazionale di lavoro per cani da traccia Annibale Facchini 30 Cerco/Offro 30 In cucina Carlo Calvetti Stima delle popolazioni di coturnice e gallo forcello in valle brembana: metodi e tecniche di censimenti Marco Bonaldi Il cinghiale in montagna Luigi Capitanio 14 Cani da traccia Osvaldo Valtulini Racconti Romano Pesenti Emozioni Fausto Mosca 16 31 32 34 34 I l prossimo 6/7 giugno, con la scadenza del mandato elettorale dell’Amministrazione Provinciale, anche i Comitati di gestione degli ATC e dei Comprensori Alpini termineranno la loro attività, limitandosi all’ordinaria amministrazione fintanto che la nuova Giunta Provinciale nominerà i nuovi rappresentanti indicati dalle varie Associazioni, come previsto dalla Legge Regionale 26/93. Il mio personale impegno, in questi 5 anni di lavoro, mi ha sempre visto attento nella ricerca della massima collaborazione con tutti i componenti del Comitato di Gestione, che ritengo sostanzialmente ricambiata, e che ringrazio, così come ringrazio tutti i Soci del Comprensorio, anche se i momenti di confronto, a seguito di decisioni difficili e impegnative, non sono mancati. In questi anni abbiamo dovuto affrontare problemi e difficoltà spesso di grosso spessore, come l’avvio del Parco delle Orobie Bergamasche, l’individuazione delle ZPS e dei SIC, oltre alla stesura del nuovo Piano Faunistico Provinciale, che fortunatamente ho potuto seguire direttamente nel mio ruolo di Consigliere Provinciale, con grande attenzione e impegno, e con risultati che ritengo soddisfacenti. Per quanto riguarda gli altri impegni del Comitato, ci tengo a sottolineare come la realizzazione della nuova Sede abbia rappresentato un grande successo, per l’importanza che assume, sia dal punto di vista logistico che operativo. Per quanto riguarda i giovani e il loro avvicinamento al mondo venatorio, il Comitato ha promosso diversi corsi di preparazione per aspiranti cacciatori, che hanno avuto molto successo considerato l’elevato numero di partecipanti. Anche le collaborazioni del Comitato Tecnico con Enti pubblici, in particolare con la Provincia per la mia carica di consigliere, ma anche con l’Ente Parco e con gli Istituti Scientifici, come l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Bergamo, e con l’ASL, sono state molto attive e proficue, con risultati più che soddisfacenti. La pubblicazione del Progetto Galliformi ha rappresentato un punto di arrivo rispetto ad un impegnativo lavoro di oltre un decennio, e costituirà le basi per il futuro di questa importante forma di caccia. A conclusione di questo mio mandato, voglio esprimere la mia riconoscenza a tutti i componenti delle Commissioni per il lavoro svolto e la collaborazione data, oltre che a tutti gli altri collaboratori che hanno partecipato alle diverse attività di gestione del Comitato. Gli obiettivi che rimangono ancora da raggiungere potranno sicuramente essere assunti dal prossimo Comitato di Gestione. Una ringraziamento particolare va alla Redazione di “Caccia in Val Brembana” e a tutti i collaboratori della nostra preziosa rivista, che ha dimostrato di essere un valido strumento di comunicazione tra i cacciatori, ma anche tra il Comitato e il mondo esterno, apprezzata da tutti non solo in campo venatorio. Mi auguro che possa continuare nel suo delicato lavoro. Il Presidente del Comprensorio Enrico Bonzi Attualità LE NUOVE SFIDE CHE CI ATTENDONO - G.B. Gozzi Essere cacciatori è come essere perennemente in una fase di studio, di aggiornamento, di esami da fare. Non mi ricordo negli ultimi 20 anni di attività, un periodo tranquillo, una stagione priva di problemi o senza patemi d’animo. Ogni anno siamo alle prese con novità, interpretazioni, adeguamenti, ricorsi, contro-ricorsi, sospensioni e chi più ne ha, più ne metta. Noi cacciatori abbiamo un limite di sopportazione che è invidiabile, credo che poche altre categorie di persone subiscano tante angherie e riescano sempre a reagire e nonostante tutto a ripresentarsi imperterriti come se nulla fosse accaduto alla nuova stagione venatoria. Da questa punto di vista siamo da ammirare, ma non c’è da confondere la resistenza e il masochismo con la superficialità ed il disinteresse. Anche da questo punto di vista siamo altrettanto da ammirare, perché credo nessun altra categoria sia tanto indifferente e disinformata come la nostra. Sarà forse perché gli attacchi ci vengono da più parti e non sappiamo onesta- 4 CACCIAINVALBREMBANA mente da chi doverci difendere, sarà perché per natura ci lasciamo trascinare in maniera inconsapevole, fatto sta che tutto ciò che passa sopra la nostra testa e minaccia ogni giorno la nostra attività, transita quasi inosservato se non addirittura viene ignorato. Questo nostro atteggiamento giova a due categorie distinte, anche se all’apparenza molto diverse tra di loro: da una parte vi sono gli ambientalisti e gli anticaccia che con questa strategia della persecuzione cercano di sfiancarci ed indebolirci fino a farci smettere, e dall’altra vi sono certi politici che qualificandosi amici dei cacciatori, approfittano anche loro della nostra misera situazione di precarietà, per prometterci quei miglioramenti mai pervenuti, e millantare crediti per assicurarsi una rielezione. Insomma, diciamolo francamente, siamo nella peggiore delle situazioni possibili, sottomessi e confusi, costretti a tenere lo sguardo abbassato perché non sappiamo distinguere chi è il benefattore e chi il beneficiario, inconsapevoli ostaggi di un potere politico che si spartisce la nostra buona fede e le nostre speranze. E intanto, sopra le nostre teste, mentre noi ci occupiamo della polenta e osei da inserire nel menù della festa, o spargiamo letame credendo inutilmente di toglierci qualche sassolino dalle scarpe, circolano nubi minacciose che possono scatenare da un momento all’altro un uragano. Queste nubi hanno un nome ben preciso, che i nostri “capi” si guardano bene dal divulgare, si chiamano ricorsi al TAR per il Piano faunistico provinciale, si chiamano ZPS con le modifiche che aspettavamo e non sono mai arrivate, si chiamano allargamento verso sud dei confini della Zona Alpi, con conseguente adeguamento del Comprensorio Alpino, si chiamano specie in deroga mai risolte, ecc. ecc. Potrei dirne altre di ancora più minacciose e pericolose, che hanno una causa ed una paternità ben precisa, e si sintetizzano in una profonda divisione dei cacciatori voluta questa volta non dagli ambientalisti o dagli anticaccia, ma procurata da Attualità quella deriva politica che intende pescare a piene mani nelle nostre associazioni, nei nostri circoli, nelle nostre coscienze. E mentre noi ci azzuffiamo come i galletti di Renzo descritti dal Manzoni nei Promessi Sposi, abbiamo già imboccato il viale del macello senza accorgercene……… ma c’è di più, sappiamo fare anche di meglio, con i nostri atteggiamenti e con la nostra “lingua”, tentiamo anche di screditare e distruggere quelle poche (eh si, ormai son proprio poche!) persone o dirigenti venatori in grado di affrontare le problematiche e rispondere alle sfide che nostro malgrado dovremo ancora affrontare con preparazione e capacità. Non giudicatemi di eccessivo pessimismo, ma questa è la realtà e ve lo assicuro, non è per nulla rassicurante! Pensiamoci, cari amici cacciatori, ri- flettiamo bene sul nostro futuro, usciamo dalla nostra classica indifferenza e preoccupiamoci dei nostri problemi in prima persona, svincoliamoci da coloro che in nome della nostra buona fede e tradendo le nostre aspettative, hanno sempre e solo pensato a loro stessi ed ad assicurarsi il loro futuro. Impariamo a distinguere, conoscere, apprezzare anche quelli che a volte ci dicono delle cose scomode, ma operano per il bene comune e non individuale. Abbiamo bisogno di ricreare un clima di unità, di collaborazione di distensione; dobbiamo imparare a discutere serenamente i nostri problemi e le nostre Assemblee devono essere momenti di ci- vile confronto dove ognuno può e deve poter dare il proprio contributo, smettiamola con i pettegolezzi e le provocazioni, concentriamoci sui problemi veri e seri. Dobbiamo costruire non distruggere, perché avremo anche una bella Sede con tante comodità, ma se allontaniamo i cacciatori dai problemi (vedi partecipazione all’assemblea) e creiamo una barriera nel dialogo, produrremo solo guasti irreparabili e nemmeno la tanto sospirata Polenta e osei riuscirà più a farci sorridere. CACCIAINVALBREMBANA 5 Attualità LA CACCIA: UNO STILE DI VITA PUBBLICHIAMO VOLENTIERI QUESTO BREVE CONTRIBUTO PER LA SEMP L I C I TÀ C H E L O C A R AT T E R I Z Z A E P E R L A R I F L E S S I O N E C H E P R O P O N E . - Alberto Boffelli Pratico questa attività da alcuni anni. Per qualcuno sembrerà poco, ma sin da bambino per me la caccia è stata ed è qualcosa di importante e non riesco ad immaginare una vita senza caccia. Appartengo ad una famiglia di cacciatori e tra i ricordi più belli ci sono senz’altro i racconti del nonno. “Altri tempi” qualcuno dice, ma quello che mi colpiva di più era il “rispetto reciproco”. Purtroppo i cacciatori rispettosi interessati alla salvaguardia dell’ogget- to della loro caccia, con il cane o senza, trovo che siano davvero pochi. A proposito di “posta alla beccaccia”. Un mattino mentre stavo salendo un pascolo con il cane a guinzaglio alzo gli occhi e vedo lei davanti a me, in alto, inconfondibile, bella, che volava verso un punto d’atterraggio. Uno, due attimi e sento la fucilata, la vedo cadere, rimango attonito, incredulo. Un uomo “senza volto” corre e lo vedo chinarsi a raccoglierla, e poi dileguarsi di fretta. Ho sempre saputo di questo scem- pio cinegetico, ma non l’avevo mai vissuto in diretta. “Beccaccia trucidata all’aspetto” dal killer che non ha avuto il coraggio di misurarsi con lei e probabilmente ne andrà fiero per averla messa nel carniere: “vergogna”. Quindi, in un tempo dove nei parchi vanno di moda i divieti, sono all’ordine del giorno le restrizioni e l’armata verde è sempre più unita ed agguerrita, noi cacciatori invece di essere sempre in disaccordo dovremmo lottare per proteggere la nostra passione con etica, sì “ma che sia etica vera e non ipocrisia da bar” contro questo mare di divieti che non hanno senso, perché noi sappiamo come, quando e perché cacciare un determinato selvatico rispettando sia le leggi della natura sia la natura stessa. Lottare uniti, perché di questo passo ho paura che prima o poi la nostra passione non avrà più modo di esistere, quindi risolleviamo la nostra immagine con azioni intelligenti. Spero con questo che le mie paure (fine della caccia) restino un’idea sbagliata, o meglio un incubo, e che si cominci anche a rispettare il “selvatico”. La conclusione è vostra. L’ U LT I M A O R A Superato il problema del Calendario di Apertura della caccia a capanno nelle Z.P.S.? - La redazione La Provincia di Bergamo, interpretando l’ultimo decreto del ministro Prestigiacomo riguardo all’attività venatoria nelle Z.P.S. ha autorizzato, nel proprio calendario provinciale l’apertura della caccia al capanno alla terza 6 CACCIAINVALBREMBANA domenica di settembre anche in queste aree. Sperando non si tratti dell’ennesima illusione, nel prossimo numero dedicheremo all’argomento lo spazio necessario. Le Commissioni Commissione Tipica Alpina INCONTRO ANNUALE CACCIATORI TIPICA DI MONTE Importante incontro di approfondimento e analisi dell’andamento della caccia alla “Tipica di monte” nel nostro Comprensorio, con interventi dei responsabili dell’Ufficio Provinciale della Caccia e di Artuso Ivano esperto a livello nazionale. Venerdì 27 Febbraio, alla presenza di circa 90 persone, si è svolta l’annuale assemblea dei Cacciatori della Tipica, totalmente gestita e condotta dal Comitato di Gestione. Gli argomenti all’ordine del giorno, di grande attualità e interesse, proposti dalla Commissione riguardavano: - 1 Relazione su andamento censimenti e prelievi della stagione venatoria 2008 - 2 Informativa sui nuovi criteri adottati per la determinazione del Piano di Prelievo - 3 Caccia alla Fauna Tipica Alpina: quali prospettive per il futuro. Relatori: Ivano Artuso e Giacomo Moroni - 4 Interventi dei Soci Considerata l’importanza dei temi in discussione, si era chiesto di estendere l’invito a partecipare anche ai rappresentanti dell’Avifauna tipica degli altri Comprensori della Provincia, e ai nostri soci interessati anche se praticanti altre forme di caccia. Ri- chieste parzialmente accolte dal Comitato e motivate con ragioni di non opportunità di invitare in quella sede cacciatori non nostri soci o non appartenenti alla Tipica. Sul primo punto all’ordine del giorno, Ivano Artuso con l’ausilio di grafici e tabelle, ha svolto una panoramica sugli andamenti dei censimenti e prelievi degli ultimi dieci anni, dove si è potuto constatare quanto il fattore climatico/meteorologico sia attualmente decisivo per il successo riproduttivo, sia in termini di covate che giovani per covata. Ha puntualizzato le modalità e gli obbiettivi del cosiddetto “Progetto Coturnice”, da lui proposto alla valutazione del C.T.G. fin dal Giugno 2008 (argomento trattato sul n. 34 della rivista), sottolineando e rimarcando che l’iniziativa non si configurerebbe assolutamente come un tentativo di ripopolamento di Coturnici, ma bensì un esperimento controllato, limitato a due/tre zone vocate, chiuse alla caccia, dove da tempo non si riscontra più la presenza di Coturnici. In merito abbiamo preso atto della valutazione fornita dai vertici del Comprensorio, che essendo a fine mandato preferiva demandare ai prossimi gestori l’incombenza di prendere una decisione. Artuso ha manifestato la contrarietà verso qualsiasi tipo di immissione, come già chiaramente espresso nel Progetto Galliformi e condiviso dalla totalità dei nostri cacciatori, e ribadito l’importanza dei recuperi ambientali montani, per ristabilire le condizioni ideali della selvaggina di monte, condizione basilare per garantirci un futuro venatorio. Giacomo Moroni ha esordito ricordando il fondamentale concetto: l’attività venatoria è permessa purché non contrasti con le esigenze conservative delle specie. Di seguito ha tracciato un quadro negativo, ma purtroppo veritiero, sull’andamento della consistenza delle tipiche specie alpine nei Comprensori Bergamaschi e su tutto l’arco alpino. Questa tendenza ha indotto l’Amm.ne Provinciale nel 2007 a richiedere all’ I.S.P.A. (Ex INFS) un’indicazione sulla possibile metodologia da adottare, in alternativa alla precedente, per determinare un prelievo sostenibile alla luce dei dati prodotti dai censimenti. I “Criteri orientativi” emanati dall’ I.S.P.A. considerano sostanzialmente solo il successo riproduttivo. Viene determinato dal rapporto Giovani/ Adulti un indice, a cui si abbina una percentuale da applicare al censito. Questo metodo matematico, che non lascia spazi discrezionali di nessun genere, e stato applicato per la prima volta nel 2008, come per la prima volta sono stati introdotti i tre giorni fissi di caccia, e fissato il carniere in un capo a scelta, con l’intento di dare la possibilità a più cacciatori di effettuare il prelievo. Moroni ha poi proseguito con la raccomandazione di evitare splafonamenti al Piano di prelievo approvato (i capi in più vengono decurtati CACCIAINVALBREMBANA 7 Commissione Ungulati CACCIAINVALBREMBANA Il Presidente Piergiacomo Oberti Statistica prelievo CAMOSCIO 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 Censiti 1910 2216 2663 2740 2831 3032 3330 3650 2860 3133 3200 3860 3958 4135 4218 4225 Piano 103 192 230 250 260 320 350 380 297 312 320 382 400 420 432 440 Abbattuti 87 150 182 209 221 277 328 310 270 272 309 349 341 374 390 372 08 07 20 06 20 05 20 04 20 03 20 02 20 01 20 00 20 99 20 98 19 97 19 96 19 95 19 19 19 19 94 4000 3500 3000 2500 2000 1500 1000 500 0 93 Numero capi 1993 Anno Censiti Piano Abbattuti Statistica prelievo CAPRIOLO 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 Censiti 1867 2025 2340 2516 2516 3159 3170 3380 3740 3984 3722 3312 2808 2560 2302 2304 Piano 200 210 250 263 316 363 350 350 430 430 380 265 250 230 207 177 Abbattuti 115 132 193 201 247 274 306 230 373 373 317 209 192 167 177 151 Anno Censiti Piano Abbattuti 08 20 07 20 06 20 05 20 04 20 03 20 02 20 01 20 00 20 99 19 98 19 97 19 96 19 95 19 94 4000 3500 3000 2500 2000 1500 1000 500 0 93 Numero capi La stagione di caccia 2009 conclude l’attività e gli impegni di questa Commissione. Se possiamo fare una valutazione complessiva sulla disponibilità e la partecipazione, possiamo ritenerci nel complesso soddisfatti. Le riunioni si sono svolte mensilmente con una elevata partecipazione dei commissari, e il loro contributo e l’armonia che si è registrata nelle sessioni di lavoro hanno permesso di svolgere con serenità tutti gli impegni di organizzazione e di formulazione di proposte riguardo alle molteplici attività previste: dai censimenti ai piani di prelievo, dal delicato compito di verifica dei capi prelevati all’organizzazione delle rassegne di gestione faunistica, non ultimo dei rapporti con il Comitato Tecnico di Gestione. Due sono gli elementi che hanno caratterizzato in modo particolare quest’ultimo periodo di lavoro. In primo luogo gli incontri e la pianificazione relativa alla collaborazione con il nuovo Tecnico Faunistico, dott. Claudio Cesaris, che già molti conoscono in quanto Socio del nostro Comprensorio e cacciatori di ungulati, che il Comitato di Gestione, con parere unanime della Commissione Ungu- 8 In conclusione alcune considerazioni sulle prospettive future dell’avifauna tipica alpina. Sicuramente non rosee, per tutta quella serie di noti fattori che progressivamente decrementano le consistenze, ma allora perché non ricercare una strategia per invertirne la tendenza? Come ad esempio alcuni interventi di recupero ambientale in determinate aree vocate, coordinato dalla Provincia nei suoi comprensori, contenimento e/o allontanamento delle specie notoriamente predatrici dell’avifauna tipica, cattura di coppie autoctone e successivo rilascio in aree vocate tuttora sguarnite... Stare a guardare o aspettare l’evolversi naturale degli eventi non rappresenta di certo una strategia vincente, ma conduce inesorabilmente alla parola fine. Come si rivolgono idee, energie e risorse verso specie selvatiche dalle dimensioni più appariscenti e di indubbia presa sull’opinione pubblica, dedicare qualche attenzione in più verso Forcelli e Coturnici sicuramente non guasterebbe.. La Commissione nella sua proposta indicativa da sempre prende atto e si attiene al criterio che “un prelievo sostenibile non può eccedere per tutte le specie di galliformi alpini il 15-20% della consistenza autunnale”, concetto condiviso dalla maggioranza dei biologi della fauna selvatica e fino a ieri anche dall’Amm.ne Provinciale, pertanto non ha nulla da vergognarsi se nel 2008 ha suggerito un prelievo di 50 Coturnici (13,70% di 365 capi censiti) e 20 Forcelli (16,03% dei 123 maschi censiti). 19 Il vivace dibattito che ne è scaturito con i soci presenti ha toccato diversi punti, è stato precisato, per l’ennesima e si spera l’ultima volta, che i capi censiti corrispondono effettivamente ai soli esemplari avvistati/involati sul territorio monitorato (poco più del 70% dell’Area vocata), senza aggiunte di consistenze presunte o stimate. Si è fatto notare che non sem- pre esiste la possibilità di rispettare il Piano approvato (l’esiguità dei piani può portare allo splafonamento anche in una sola giornata di caccia, o nella seguente quando ad esempio si e aggiunta sola la metà del piano). La decurtazione futura dei capi prelevati in eccesso in una stagione viene considerata come gesto riparatorio poco significativo, perché il piano di prelievo viene concesso sulle consistenze dell’anno in corso, e di contro non vi è compensazione, in aggiunta, quando non si verifica il raggiungimento del piano. 19 Le Commissioni l’anno successivo), ha espresso netta contrarietà a qualsiasi tipo di immissione/ripopolamento, anche a livello sperimentale, e considerato l’elevato numero di cacciatori abilitati alla tipica nel nostro comprensorio, ha riproposto di procedere ad una sensibile riduzione dei cacciatori tutt’ora abilitati, o in second’ordine all’assegnazione nominativa del capo al singolo cacciatore o gruppi di cacciatori. Riguardo ai ripristini ambientali ha mostrato un certo scetticismo per quanto, poco che sia stato, finora fatto sugli alpeggi, mentre meriterebbe di essere incentivata la presenza di pascolo bovino, l’unica in grado di mantenere condizioni favorevoli alla permanenza dell’avifauna tipica. Le Commissioni Totale prelievi UNGULATI Prelievi 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 202 282 375 410 468 551 634 540 643 648 629 561 537 547 572 528 650 551 550 Prelievi 648 634 629 643 540 547 537 468 450 572 561 528 410 375 350 282 250 202 20 08 20 07 20 06 20 05 20 04 20 03 20 02 20 01 20 00 19 99 19 98 19 97 19 96 19 95 19 93 19 94 150 Anno lati, ha deciso di assumere. La sua presenza, oltre che essere qualificante e garantista nei confronti dell’Ente pubblico, ci permetterà di mantenere i collegamenti con l’Università di Pavia, dove lui lavora. La caccia moderna non può prescindere da una fattiva, impegnata e responsabile collaborazione con il mondo scientifico. Non dimentichiamo che la maggior parte dei dati oggi a disposizione sulle consistenze faunistiche provengono dal mondo venatorio, necessitano quindi di un necessaria legittimazione scientifica. Come secondo aspetto va evidenziato il “Protocollo tecnico per la gestione degli ungulati selvatici ruminanti in provincia di Bergamo” in fase di formulazione e stesura definitiva da parte dell’Amministrazione Provinciale. Questo documento, estremamente impegnativo anche sotto il profilo della partecipazione e responsabilità dei cacciatori di ungulati, ha la finalità di accelerare, attraverso una gestione diversamente pianificata dei censimenti, le procedure di attuazione per l’autorizzazione dei piani di prelievo da parte dell’ISPRA (ex INFS). Si tratta di un’impostazione che prevede un impegno più gravoso responsabile da parte di tutti noi. Ne parleremo in modo più approfondito nel prossimo numero della rivista, quando sarà adottato. Con le tabelle allegate diamo un’ampia visione dell’andamento dei prelievi delle specie nel corso degli anni. Un ringraziamento doveroso a tutti per l’impegno assiduo nei censimenti e nelle diverse attività di gestione, e un saluto cordiale da parte dei membri della Commissione. Commissione Lepre Come già proposto nell’Assemblea di specializzazione nel mese di febbraio, la commissione ha proposto di posticipare le date di apertura in Zona B di 2 giornate, quelle del 20 e 27 settembre. Al 1° di Ottobre. Questo perché, complice l’entrata in vigore delle norme relative alle ZPS, lo scorso anno si è registrato un forte prelievo di lepri concentrato nelle prime giornate di caccia in Zona B. L’addestramento cani partirà dal 20 agosto al 16 settembre, il mercoledì, il sabato e la domenica. Dal 13 settembre al 27 settembre il mercoledì, il sabato e la domenica in Zona A, dalla seconda domenica di settembre nelle ZPS. La Commissione ha proposto inoltre di poter fare i censimenti alla lepre variabile. Speriamo che i censimenti alla lepre diano risultati buoni, considerate le abbondanti nevicate tardo invernali. Un saluto a tutti. Il Presidente Cristian Midali Il Presidente Gianantonio Bonetti CACCIAINVALBREMBANA 9 Le Commissioni Commissione Capanno Commissione Ripopolabile In data 8 maggio si è tenuta l’Assemblea annuale dei cacciatori da appostamento fisso, a cui ha partecipato il Presidente del Comprensorio. Erano presenti 80 soci, su circa 500 capannisti. Nell’occasione si sono dibattuti diversi temi. Anche per la passata stagione siamo riusciti a completare i piani di cattura che l’Amministrazione provinciale ci aveva assegnato. Ringrazio personalmente, anche a nome del Comprensorio, tutti coloro che hanno collaborato alla gestione di questo importante servizio, sia per le catture che per la distribuzione dei presicci. Pensiamo di aver accontentato la maggior parte dei capannisti in quanto, con l’attivazione di 4 roccoli, le catture sono state soddisfacenti. La Commissione ha già predisposto l’elenco della distribuzione presicci, che verrà distribuito al momento della timbratura del tesserino. A riguardo ricordo a coloro che avessero cambiato il numero di telefono, di comunicarlo all’ufficio del comprensorio. Anche per la prossima stagione l’Assemblea ha proposto la cattura di merli femmine. Il prossimo lavoro della Commissione sarà rivolto anche quest’anno all’organizzazione della 2° SAGRA ESTIVA DEGLI UCCELLI DA RICHIAMO che si terrà l’8 AGOSTO NEL COMUNE DI LENNA, vicino al campo sportivo, grazie alla disponibilità degli spazi messi a disposizione dall’Amministrazione Comunale. La Commissione intende nominare un Gruppo di Lavoro con l’incarico di organizzare la Sagra, così da lavorare al meglio per affrontare tutti le complesse pratiche e le attività che comporta l’organizzazione della Sagra. Vi faranno parte alcuni membri della Commissione, affiancati da soci che hanno già dato la loro disponibilità e da altri che si vorranno aggiungere comunicando la loro disponibilità al Presidente della Commissione. Ringrazio tutti i soci intervenuti all’Assemblea. Un cordiale saluto a tutti i capannisti. Come ogni inizio anno, la Commissione ha regolarmente ripreso la propria attività impegnandosi nel realizzare il consueto piano di distribuzione e immissione della selvaggina ripopolabile. Anche quest’anno si è deciso di apportare delle modifiche sostanziali nella modalità di effettuazione dei lanci. Riproponendo quanto già fatto per la passata stagione venatoria, il primo lancio, previsto per il mese di agosto, verrà effettuato in sei zone ritenute più idonee ad ospitare la selvaggina. A seguire sono previsti due lanci nel mese di settembre da realizzarsi contemporaneamente uno all’apertura generale della stagione venatoria l’altro in concomitanza con l’apertura della caccia vagante in zona di maggior tutela. Un ultimo lancio, infine, è previsto per il mese di novembre. Per quanto riguarda il quantitativo di capi immessi, questi saranno 170 nel primo lancio, 350 per il secondo ed il terzo lancio e 630 capi nell’ultimo lancio. E’ stata inoltre rivista la ripartizione nei singoli comuni, privilegiando le zone che nel passato hanno ottenuto un maggior successo di sopravvivenza iniziale dei capi immessi. Portiamo a conoscenza che per alcuni comuni (AVERARA, CUSIO E VEDESETA) le zone di lancio precedentemente identificate rientrano nelle Z.P.S.. Ricordiamo nelle suddette zone è fatto divieto l’esercizio dell’attività venatoria sino al 1° di ottobre. Per tale motivo, con la collaborazione della segreteria del C.T.G., si è provveduto ad inviare apposita comunicazione con la quale si richiede di individuare nuove zone; in difetto, ci vedremo costretti a revocare (per il solo lancio di settembre) l’immissione dei capi di selvaggina. Nel prossimo numero, sarà ns. cura informavi sulle date prescelte e sull’accettazione o meno delle ns. proposte avanzate al C.t.g. Il Presidente Umberto Arioli 10 CACCIAINVALBREMBANA Il Presidente Luigi Poleni Assemblea annuale del comprensorio A P P R O VAT I I B I L A N C I E I L L U S T R ATA U N A S I N T E S I D E L L AV O R O D E L C . T. G . I N Q U E S T I C I N Q U E A N N I D I M A N D AT O - Lino E. Ceruti Venerdì 13 marzo 2009 si è tenuta a Piazza Brembana nel cine-teatro l’annuale assemblea dei Soci del Comprensorio. Alla riunione ha partecipato anche l’Assessore Provinciale alla Caccia Luigi Pisoni La presenza dei Soci non è stata all’altezza delle assemblee precedenti e questo dovrebbe essere un segnale di preventiva attenzione. Il Presidente ha fatto il suo intervento con una relazione decisamente spartana e sintetica visti gli argomenti posti all’o.d.g. Ha ringraziato tutti per la partecipazione e per la collaborazione prestata durante il suo mandato, ora giunto a scadenza ai primi di giugno. In particolare sono stati oggetto dei suoi ringraziamenti i Soci componenti le commissioni, i volontari impegnati nella manutenzione continua della sede, i componenti del CTG, il Presidente della Provincia di Bergamo Valerio Bettoni con l’assessore provinciale Luigi Pisoni, sempre presenti e vicini al mondo venatorio, il corpo di Polizia provinciale, i Sigg. Flavio Galizzi e Gianantonio Bonetti per l’organizzazione dell’annuale serata gastronomica presso l’Istituto Alberghiero di San Pellegrino Terme dove, quest’anno, la degustazione si è concretizzata nel tradizionale piatto tipico ber- gamasco della “polenta e osèi”. Ha avuto modo di illustrare le cose fatte durante il mandato soffermandosi, in particolare, su alcuni miglioramenti realizzati nella sede del Comprensorio attraverso il potenziamento del sistema informatico al servizio di tutte le commissioni, all’introduzione della possibilità di effettuare versamenti postali in quei comuni dove non sono presenti sportelli bancari, alla realizzazione della pubblicazione tecnico-scientifica dedicata ai galliformi in Valle Brembana e all’ottenimento dell’apertura di 4 roccoli per favorire la cattura di presicci destinati ai cacciatori capannisti... Ha avuto modo di lamentare le richieste formulate dalla commissione Tipica Alpina e quelle della Commissione Ripopolabile, che intendevano ottenere condizioni di caccia più favorevoli ma, a parere del Presidente, non sostenibili per questioni di opportunità gestionali e normative in atto. E’ passato poi ad esporre i contenuti della lettera inviata da un Socio del Comprensorio in relazione a chiarimenti circa la distribuzione della stampa di Papa Giovanni XXIII che avrebbe dato l’impressione di appartenere ad una sua iniziativa personale con una possibile partecipazione del Comitato di Gestione. CACCIAINVALBREMBANA 11 Ultimata la lettura, il Presidente ha avuto modo di chiarire le circostanze dell’iniziativa dalle quali erano escluse la Presidenza del Comprensorio ed il suo CTG, in quanto l’omaggio della stampa del Papa Buono era stato il risultato di un’iniziativa della Provincia di Bergamo alla quale, lui, aveva dato solamente un contributo personale e terminale in termini di distribuzione sul territorio. Sono seguiti passionali scambi sul modo d’interpretare la questione tra “accalorati comportamenti” di alcuni Soci presenti. Analogamente i comportamenti dei vari attori si sono ripetuti durante la seconda lettera inviata dallo stesso Socio, intesa a chiedere chiarimenti in merito al lancio di ripopolamento delle lepri. Il nostro Revisore dei Conti Delio Assi ed il Segretario del Comprensorio Lino Ceruti sono intervenuti per calmierare gli animi invitando tutti alla moderazione. La questione termina con altrettante passionali diversità di vedute. Comunque, a nome di tutti i Soci del Comprensorio, Lino Ceruti dona allo stesso Enrico Bonzi un prestigioso quadro dipinto dal Maestro Andrea Massara, presente all’assemblea, che rappresenta il ritratto di una lepre. Il Presidente commosso ringrazia. È stato quindi illustrato da Delio Assi il bilancio consuntivo del 2008, e successivamente, dopo alcuni chiarimenti, messo a votazione, che ha sortito 155 favorevoli, 4 contrari e 4 astenuti. Allo stesso modo è stato illustrato con altrettanti chiarimenti il bilancio preventivo del 2009 che, messo a votazione, ha ottenuto 160 favorevoli, 2 contrari e 1 astenuto. Il microfono è passato poi all’Assessore provinciale alla Caccia Luigi Pisoni che, ringraziando per l’invito, ha ALE DEI SOCI NU AN LEA MB SSE VERBALE DELL’A 9 portato i saluti suoi personali di Venerdì 13 marzo 200 no gior il RIA INA riunita in seduta ORD prot. 42/U/EB/ar ione in data 07-02-2009 e quelli del Presidente della via Tasso a seguito della convocaz in a ban Brem za Piaz di nel Cine-Teatro Nuovo Provincia Valerio Bettoni. delle modifiche allo g.: Approvazione Ha relazionato i presenti Punto n° 5 dell’ o.d. ne. azio ento interno di attu Lino Ceruti che illustra Statuto e al Regolam la parola al segretario sulla situazione della norche il sorio pren Il Presidente concede Com del ento di modifica del Regolam , ai Soci presenti. all’assemblea i punti mativa venatoria in itinere e propone, in questa sede to rova app ha tione ifica: Comitato di Ges icitate le proposte di mod Qui sotto vengono espl augurandosi che l’iter delle E RNO DI ATTUAZION REGOLAMENTO INTE modifiche possa sempre esDI VALLE BREMBANA VENATORIO ALPINO RIO NSO PRE to il 31-03-2006; COM ifica DEL 2005; mod lea dei Soci il 15 Aprile sere guidato dal buon senseduta del nella CTG dal te Approvato dall’Assemb rova 2008 con proposte app modificato il 28 Marzo so. 04-03-2009 ne Ringrazia il Presidente Art 1- Criteri di Ammissio zo dai Bonzi per l’assidua presen… omissis … ente dall’1 al 31 mar corr inter odo peri te nel itato di Le domande presenta nno esaminate dal Com IDENTI nel C.A., sara za costruttiva fornita nelspecializzazioni ole sing nelle Cacciatori NON RES , toria la disponibilità vena ti di rito, Gestione che verificata a seguito dei censimen la sua veste di consigliere Legge piani di prelievo ottenuti dai della 5 otta ma ded com ia, 33 cacc di dall’Art. da ndo le priorità indicate razioni. Per la caccia potrà accettarle seco provinciale, estendendo i modificazioni ed integ ve 3 essi 26/9 succ n° e 3 L.R. 26/9 Regionale n° ma 1 lett. C della applicherà l’art. 34 com ringraziamenti a Lino Ceappostamento fisso, si sopra citata. ruti a proposito della sua … omissis… forma di Caccia Art. 2 - Variazioni della collaborazione in qualità di “tipica alpina”, e ia cacc di a … omissis … form dovrà poter accedere alla atico sopra descritto) Il cacciatore prima di rappresentante della Proodo del criterio meritocr o, in zona di minor tutela met il do zzan (utili “lepre” un ann venatoria, per almeno aver esercitato l’attività vincia in seno al Comitato (Zona B). di Gestione. … omissis… co zi Enri Il Presidente: f.to Bon E. Ceruti Il Segretario: f.to Lino 12 CACCIAINVALBREMBANA Il Presidente ha infine concesso la parola al segretario Lino Ceruti che ha illustrato all’assemblea i punti di modifica del Regolamento del Comprensorio che il Comitato di Gestione aveva licenziato, per sottoporli all’approvazione dell’Assemblea dei Soci avvenuta con l’unanimità dei consensi. I Soci sono poi intervenuti con richieste di vario genere: - Giambattista Gozzi ha chiesto all’Assessore provinciale Luigi Pisoni delucidazioni sul piano faunistico provinciale che è in attesa della sentenza del TAR. Pisoni ha risposto in merito dichiarandosi fiducioso sulla sentenza. - Gianati Giovanni è intervenuto chiedendo, sempre all’Assessore Luigi Pisoni, notizie e previsioni su JJ5, l’orso proveniente dal gruppo del Brenta che parrebbe stabilizzatosi in zona Ortighera sopra Lenna. In merito l’assessore risponde limitandosi alle fasi di competenza istituzionale della Provincia. - Lazzaroni Mario è anch’egli intervenuto con un’interessante disamina sia sul cacciatore che sull’orso JJ5 Dalle 23 in avanti, numerosi Soci hanno proseguito le proprie discussioni al barpizzeria vicino al cinema dove si è svolta l’assemblea, in compagnia di un buon bicchiere di vino e dell’allegria venatoria che da sempre li contraddistingue. Nominato il Consulente Tecnico Faunistico del Comprensorio I L C O M I TAT O D I G E S T I O N E , C O N P R O P R I A D E L I B E R A , H A P R O V V E D U T O A L L A N O M I N A D I U N T E C N I C O FA U N I S T I C O D E L C O M P R E N S O R I O - Flavio Galizzi Finalmente anche il nostro Comprensorio ha nel proprio organico, con incarico specifico di Consulenza, un Tecnico Faunistico. Una figura importante che fino ad oggi era mancata, e che permetterà la formulazione di richieste, osservazioni, analisi e proposte agli Enti di riferimento del Comprensorio da parte di persona qualificata, e con le caratteristiche di scientificità richieste per la redazione dei documenti tecnico – scientifici. Cerchiamo di riassumere, con queste note, le funzioni e le caratteristiche di questa nuova e importante figura, con cui le Commissioni e il Comitato dovranno in futuro collaborare. Il Tecnico Faunistico è quel professionista che per studi, preparazione, esperienza e specializzazione è in grado di occuparsi della gestione faunistica. Risulta chiaro fin da subito come risulti fondamentale essere in possesso di una Laurea in Scienze Biologiche o Naturali, considerate quelle più specifiche di settore per aver sviluppato un idoneo percorso di studi in cui è la Biologia ad essere l’oggetto primario degli studi, e non ad esempio la Veterinaria o le Scienze Forestali, prossime ma meno specifiche. Oltre alla Laurea è auspicabile aver seguito corsi di specializzazione e aver acquisito sul campo quella necessaria dimestichezza con gli argomenti specifici, magari collaborando con qualche Professore di chiara fama. Necessita in particolare di conoscenze approfondite delle esigenze eco-etologiche delle specie animali, in particolari quelle di interesse venatorio, ma non solo. Riguardo a ciò la scelta del Comprensorio non poteva capitare meglio: il nostro nuovo tecnico, il Dr. Claudio Cesaris, possiede infatti, nel suo curriculum, tutte queste caratteristiche. Nel nostro caso possiamo aggiungere un elemento qualificante in più: il Tecnico nominato ha avuto la possibilità, in quanto Socio Cacciatore del nostro Comprensorio già da molti anni, praticante la Caccia di Selezione agli Ungulati, di maturare direttamente conoscenze approfondite sulle specie animali presenti sul nostro territorio, in particolare di quelle oggetto di prelievo venatorio, e di accumulare una notevole esperienza diretta, non solo scientifica ma anche di conoscenza e frequentazione del territorio e di collaborazione con molti dei responsabili che già operano nel Comprensorio. Ovviamente nessuno possiede la bacchetta magica, quindi saranno il lavoro assiduo, la dedizione, le collaborazioni costruttive, oltre all’osservanza di regole basilari da parte di tutti i cacciatori, a consentire di mantenere negli anni i risultati fino ad ora raggiunti. Teniamo presente che le popolazioni animali non sono entità fisse e immutabili nel tempo, ma seguono andamenti naturali ciclici, sui quali spesso l’uomo interviene con scelte gestionali discutibili e perfino scorrette, creando problemi che spesso finiscono con il peggiorare situazioni già a rischio, che per essere ricomposte possono necessitare di tempi anche molto lunghi. Se a questo aggiungiamo problemi relativi alle modificazioni ambientali che per diverse ragioni e con diverse modalità colpiscono il territorio, ci possiamo rendere conto di come il compito del Tecnico Faunistico possa essere a volte estremamente complesso, se non difficile, e di quali delicate responsabilità si deve fare carico. L’assunzione di questa figura, ancora non precisamente normata da leggi specifiche, è consigliata dall’ISPRA (ex INFS) e sollecitata dalla Provincia, che spinge nelle direzione di avere a disposizione, per gli aspetti tecnico – scientifici di gestione, un professionista che se ne occupi. Una Gestione autoreferenziale sotto il profilo scientifico oggi non è più immaginabile, a maggior ragione quando sul territorio vengono ad essere presenti e ad incombere realtà istituzionali, come il Parco delle Orobie Bergamasche, di notevole spessore scientifico e di forte impatto sull’opinione pubblica, con le quali le mediazioni “politiche” rischiano di non essere più sufficientemente sostenibili. La Gestione Faunistica consiste in un insieme di interventi e di scelte, a volte difficili da condividere ma necessarie, che non possono più non essere convalidate da “parerei scientifici” formulati e sostenuti da Tecnici di provata professionalità, caratterizzati da capacità di giudizio indipendente e validata. Il tecnico nominato dal Comprensorio, il Dir. Claudio Cesaris, lavora presso il Dipartimento di Biologia Animale, Laboratorio di Eco-Etologia dei Vertebrati, dell’Università degli Studi di Pavia. A lui vogliamo rivolgere, da parte della Redazione, i nostri sinceri auguri di Buon Lavoro. CACCIAINVALBREMBANA 13 Stima delle popolazioni di coturnice e gallo forcello in valle brembana: metodi e tecniche di censimenti O S S E RVA Z I O N I E C H I A R I M E N T I S U L L A S T I M A D E L L E P O P O L A Z I O N I DI COTURNICE E GALLO FORCELLO - Marco Bonaldi La partecipazione alla riunione dei Soci della Tipica dello scorso 27 febbraio, l’attenzione del pubblico e la sentita partecipazione, ha evidenziato come la pubblicazione della nostra Ricerca sui Galliformi Alpini sia diventata di estrema utilità anche per gli Enti, come la Provincia, per la meticolosa ed importante classificazione storica dei dati relativi alle due specie oggetto della ricerca: il Gallo Forcello e la Coturnice. Durante le spiegazioni tecniche condotte dai due relatori (Prof. Ivano Artuso e il Tecnico Provinciale Giacomo Moroni) sono state più volte utilizzate terminologie che non sempre risultano di perfetta comprensione a noi cacciatori, e ho ritenuto pertanto importante, con questo mio intervento, portare alcuni chiarimenti che ritengo estremamente importanti. Partiamo appunto dalla terminologia tecnica comunemente utilizzata. Cominciamo col dire che nel Comprensorio Alpino Valle Brembana, il territorio idoneo per le due specie è suddiviso in Area Vocata, Area di Presenza Effettiva, Area Censita. Area Vocata: è quella dove esiste l’habitat ideale e si presume ci possa abitare 14 CACCIAINVALBREMBANA la specie. Per il Gallo Forcello abbiamo 26.296 ettari, mentre per la Coturnice sono 30.444 ettari. Area di presenza effettiva: è tutto quel territorio dove è certa la presenza delle specie. In questo caso abbiamo per il Gallo Forcello 12.230 ettari e per la coturnice 11.660 ettari. Area Censita: Tutto il territorio dove si effettuano i censimenti: abbiamo per il Gallo Forcello 6.271 ettari, mentre per la coturnice sono 6.448 (area media censita dal 1997 al 2008). Soggetti Involati: Esemplari della specie EFFETTIVAMENTE contati durante i censimenti. Come risulta evidente da questi dati, noi censiamo circa il 55% dell’area di Presenza Effettiva, e circa il 25% dell’area Vocata. Ricordo inoltre che la misura di ettaro che comunemente utilizziamo, e che ha come simbolo ha, corrisponde a 10.000 mq. ne consegue che una superficie di 100 ettari (ha) equivale ad 1 chilometro quadrato (Kmq). I parametri che voglio riassumere qui di seguito, riguardano esclusivamente l’AREA CENSITA e riportano solo il numero di Soggetti Involati. COTURNICE Per la Coturnice si va da una densità media primaverile di 0,77 coppie su 100 ettari per l’anno 1998, ad un massimo di 2,04 coppie per 100 ettari nel 2007. Ricordo che se la densità risulta inferiore ad 1 coppia per 100 ettari, non si dovrebbero fare prelievi. I dati evidenziano anche che tranne gli anni 1998 e 99, siamo sempre stati superiori al valore limite. Per quel che riguarda la stesura dei piani di prelievo, il parametro richiesto, che è anche il più importante, è il successo riproduttivo. Anche per questo valore si utilizzano solo i dati rilevati nell’AREA CENSITA e di soggetti involati, e si va da un minimo di giovani/adulti 1,55 per l’anno 2008, ad un massimo di giovani/adulti 3,49 per l’anno 2003. La percentuale di prelievo sulla popolazione tardo-estiva varia da 0,5% se il successo riproduttivo è pari a 1-1,2 giovani/adulti, al 15% per un successo riproduttivo compreso tra 1,2-2 giovani/adulti, per arrivare al 20% quando il successo riproduttivo è superiore a 2. GALLO FORCELLO Anche per il Gallo Forcello i dati ci indicano che si va da una densità primaverile con un minimo di 1 maschio ogni 107 ettari nel 2006, a 2 maschi ogni 96 ettari nel 2003 (se la densità è inferiore ad 1 maschio ogni 100 ettari, non si dovrebbero fare prelievi). Il successo riproduttivo, anche per questa specie, è il parametro più importante ai fini della stesura dei piani di prelievo, ed anche per il Forcello i nostri dati sono relativi solo ed esclusivamente all’AREA CENSITA ed ai soggetti involati. I valori ci indicano che si va da un minimo di giovani/femmine adulte di 1,28 per l’anno 2008 ad un massimo di giovani/femmine adulte di 2,8 nel 2001. La percentuale di prelievo sulla popolazione tardo estiva varia da 0,5% se il successo riproduttivo è pari a 0,5-1 giovane per femmina adulta, al 15% se il successo riproduttivo va da 1 a 1,8 giovani per femmina adulta, per arrivare ad un 25% quando il successo riproduttivo risulta superiore a 1,8. I nostri piani di prelievo proposti negli anni, non sono mai stati superiori ad una percentuale del 15%, come del resto l’analisi del successo riproduttivo richiedeva. C’è anche da notare che i dati rilevati sono relativi ad una popolazione certa, e non presunta o stimata. Nelle proposte dei piani di abbattimento è stato quindi sempre utilizzato un criterio tecnico, derivante dai dati raccolti ed elaborati, con una precisa applicazione delle nozioni apprese dalla faticosa ricerca condotta attraverso il nostro libro sui Galliformi e senza mercanteggiare i dati e proporre valori per i quali doversi in qualche modo vergognare. E’ importante anche far notare che gli abbattimenti vengono effettuati quasi esclusivamente sul territorio censito, e che un’analisi approfondita degli ultimi 13 anni ci indica che siamo passati da una popolazione di 196 Forcelli per l’anno 1995, a 328 per l’anno 2008, passando addirittura ai 619 dell’anno 2002. Per quanto riguarda la coturnice si va da un minimo di 153 esemplari censiti nell’anno 1997, a 365 per l’anno 2008, passando per i 562 esemplari nel 2006. Credo che questi dati di gestione parlino da soli considerando anche che dai pochi ettari delle zone campione censite nei primi anni di ricerca, siamo ora passati a 7.500 ettari, e se ci fosse più tempo a disposizione potremmo ancora incrementare la superficie. E’ certo che non adotteremo mai il sistema in uso in altri Comprensori o per altre forme di caccia, ove i valori raccolti nel territorio censito vengono poi estesi al restante territorio di presenza Effettiva e Vocata, ricavandone in tal modo solo delle stime. Abbiamo quindi dalla nostra parte una estrema prudenza di metodologia volta innanzi tutto alla salvaguardia ed alla tutela, ed è questo modo di operare che ci deve inorgoglire per il nostro lavoro e per il modello di gestione che abbiamo scelto. Non sarà quindi la caccia a pregiudicare l’esistenza di queste specie sul nostro territorio, ma sarà importante capire le cause che determinano quei fattori negativi che non ne consentono uno sviluppo costante. Il nostro compito sarà quindi quello di continuare nella ricerca e nella raccolta dai dati, approfondire la conoscenza dei soggetti presenti nelle Oasi, appurare le cause che impediscono un incremento delle femmine di Forcello, notoriamente non soggette al prelievo venatorio, e sviluppare piani di intervento ambientale con finalità ben precise e mirate. Senza dubbio non possiamo continuare a rimanere immobili aspettando gli eventi ed aspettando che i problemi si risolvano senza il nostro interessamento e la nostra partecipazione. Puntare tutto e solo sul rilancio dell’agricoltura montana e dell’alpeggio, come qualcuno ha suggerito, è pura follia. Vedere i nostri pascoli alpini rinverdire e rifiorire di mandrie all’alpeggio, sentire in ogni vallata il risuonare di allegre ciocche di mucche al pascolo è un sogno che ci piacerebbe molto perseguire e vedere realizzato, ma è anche pura utopia. Noi ci stiamo battendo per la conservazione delle nostre specie di tetraonidi e forse ce la faremo anche, ma purtroppo le specie alpeggiatori e bergamini sono inesorabilmente in via di estinzione e non basterà sicuramente la nostra buona volontà ad invertire questa tendenza……. Facciamo allora ciò che ci è possibile ed è sicuramente alla nostra portata; programmiamo anche solo a scopo di verifica qualche intervento ambientale e vediamo di ripristinare ciò che va irrimediabilmente perduto. Vediamo anche altre esperienze fatte in tal senso e che hanno dato risultati molto positivi (Alpe di Devero). Non si potrà almeno dire che non abbiamo fatto tutto il possibile per migliorare la nostra condizione venatoria. CACCIAINVALBREMBANA 15 Il cinghiale in montagna - Luigi Capitanio Il cinghiale è arrivato anche da noi! Tra le specie nuove che si affacciano nel paesaggio alpino nostrano, il cinghiale rappresenta una novità su cui i pareri circa l’opportunità della presenza sono fortemente discordanti. Se da un lato alcuni cacciatori vedono in questo nuovo selvatico un’opportunità venatoria da affiancare a quelle già esistenti, dalla parte di chi gestisce la fauna e l’ambiente nel suo insieme l’arrivo del cinghiale è vissuto con molta preoccupazione. Già in passato il nostro comprensorio è stato interessato da un fenomeno di questo tipo, e, mentre l’origine di quella popolazione fu da attribuire alla fuga di alcuni esemplari detenuti in quel periodo a scopo amatoriale, l’estinzione di quel piccolo nucleo, avvenuta in modo altrettanto veloce quanto la sua apparizione, ancor oggi non trova spiegazioni convincenti. Certo é che la caccia non svolse un ruolo determinarne nella scomparsa di quella piccola popolazione. Oggi, a distanza di oltre trent’anni, esistono le premesse perché quel fenomeno sia pronto per ripetersi su vasta scala. L’aumento considerevole di questa specie e la sua diffusione in nuovi territori in modo tanto repentino, non è solo il frutto della grande vitalità del cinghiale, ma è anche il risultato di una serie di situazioni favorevoli, quasi sempre volute 16 CACCIAINVALBREMBANA dall’uomo, tra le quali si pone in evidenza il rilascio di alcuni soggetti per scopi venatori. Nel nostro caso poi, nel territorio Prealpino confinante, il cinghiale è presente con buone densità, forse grazie appunto ad alcune reintroduzioni avvenute in momenti diversi; il parziale abbandono della selvicoltura e della raccolta delle castagne, associate all’assoluta assenza dei grossi predatori, ha fatto il resto. Per il cinghiale poi il risalire le valli, anche fino a quote elevate, diventa una conseguenza logica. Lo testimoniano l’Alto Adige o il Canton Ticino Svizzero, dove vengono abbattuti cinghiali oltre i duemila metri di quota. Oggi, nei comprensori alpini, la possibile accettazione del cinghiale richiede un’attenta valutazione, soprattutto in riferimento alla possibile competizione con le specie selvatiche presenti, senza per questo che la valutazione finale sia in alcun modo condizionata dai pregiudizi verso questa specie. L’interesse dei cacciatori verso il cinghiale non è certo cosa nuova, già da molti anni nelle regioni prealpine, la pratica del rilascio di cinghiali ha avuto lo scopo di catalizzare l’interesse verso una forma di caccia sconosciuta, fino a pochi anni fa, nei territori a nord del fiume Po. Quale parziale giustificazione, pur riconoscen- do come operazione illecita l’immissione dei cinghiali, va pure considerato che alcune forme di caccia negli ultimi decenni hanno vissuto momenti di vero squallore; gradualmente i cacciatori si sono abituati, - o han dovuto abituarsi per mancanza di alternative, - a considerare selvaggina dei disgraziati pennuti pronta caccia, - che chiamare fagiani o starne risulterebbe un insulto alla specie! - quasi sempre liberati la sera per essere fucilati il mattino. Il più delle volte questi polli, pur risparmiati volutamente dalla doppietta, non sopravvivevano neppure alla prima notte di libertà! Questo ha portato nel tempo il cacciatore, ormai stanco di accettare il graduale degrado della propria passione, ad orientarsi verso una caccia nuova, diversa, ma soprattutto verso una selvaggina vera, nata nel bosco; quasi alla ricerca di una nuova identità di cacciatore, la più antica, quella delle origini. E questa tendenza è ancora ben viva; conferma ne è l’aumento delle richieste di abilitazione verso questa forma di caccia inoltrate annualmente alla Provincia. Ulteriore stimolo verso la diffusione di questa nuova caccia sono le esperienze acquisite da alcuni cacciatori locali nelle “cacciarelle” toscane o nelle battute organizzate nelle nazioni dell’Europa centrale. Va pure aggiunto, -- e non a discolpa di chi dovrebbe tutelare gli interessi dei cacciatori, -- che la finalità di una cultura venatoria improntata sulla conservazione, sul recupero degli habitat, sulla protezione e la diffusione delle specie autoctone, non è mai stata perseguita in modo tenace da nessuna delle grandi associazioni venatorie…, anzi…. di frequente sulle loro riviste dedicate alla nostra attività, hanno sempre fatto bella mostra di sé fotografie con tableau di pennuti che ricordano più i massacri dei signorotti anni trenta che l’interpretazione di una moderna gestione venatoria. Non è stato certo un bell’esempio tutto questo. Sono anzi convinto che anche questo abbia contribuito a diffondere maggiormente la voglia di sperimentare qualcosa di nuovo, di avere qualcosa di nuovo, se pure in modo disordinato, senza nessuna preoccupazione sulle possibili conseguenze verso le altre specie selvatiche, le altre forme di caccia, o i possibili danni causati all’agricoltura. E in questa situazione oggi è ancor più difficile convincere alcuni cacciatori, simpatizzanti del cinghiale, sulla tolleranza dovuta alla presenza e ai danni prodotti da “JJ5” e pagati dalla collettività, piuttosto che la stessa entità di danni prodotti dal cinghiale e pagati dai cacciatori… e questa è purtroppo è una delle lamentele cui assistiamo in questi giorni…. Ritornando al tema della possibile presenza del cinghiale nel nostro territorio, quali potrebbero essere gli effetti negativi legati alla sua presenza? E’ presto detto. A differenza degli altri ungulati italiani, il cinghiale è una specie onnivora. Pertanto nella dieta di questa specie è presente, in percentuale variabile in funzione della reperibilità stagionale, anche la carne, in tutte le sue varietà. Si tratti di lombrichi, larve, piccoli roditori o rettili, tutto ciò non fa differenza per il cinghiale. Pur non considerando la possibile predazione del cinghiale nei confronti del capriolo nei primi giorni di vita di quest’ultimo, nella sua continua e mobile perlustrazione del territorio non risparmia certo nidi o nidiacei, e questo pone grossi interrogativi nel favorire, o anche nel solo accettare la sua presenza in zona alpina di maggior tutela. Recenti studi hanno dimostrato che in brevissimo tempo il cinghiale ha individuato e distrutto oltre l’80% dei nidi artificiali messi a dimora, e questo è avvenuto anche in ambiente alpino a quote elevate. Solo l’altezza del manto nevoso risulta un limite per le scorribande del cinghiale, ma questo ovviamente è solo un freno stagionale. Ora, in una politica di conservazione delle specie pregiate ancora presenti nelle zone alpine; -- gallo forcello, coturnice, francolino di monte – specie “terricole per eccellenza” che costruiscono pertanto il proprio nido a terra, la presenza del cinghiale certamente trova numerosi oppositori, soprattutto tra chi si occupa di gestione del territorio interessato dalla presenza di queste specie. Ed è certamente comprensibile questa preoccupazione, alla luce della continua contrazione numerica del fagiano di monte del francolino e della coturnice. A questo si aggiunga che la presenza del cinghiale pone in conflitto anche cacciatori dediti a diverse forme di caccia; nelle zone dove ha raggiunto una buona diffusione, ha spinto un numero sempre maggiore di persone ad abbandonare cacce tradizionali, come la caccia alla le- pre ad esempio, per dedicarsi a cacciare questo ungulato. In conseguenza di ciò, il territorio interessato dalle braccate è progressivamente aumentato, sovrapponendosi spesso ai territori abitualmente utilizzati dai cacciatori per altre forme di caccia. E questo certamente è motivo di controversia. Tra i cacciatori legati alle cacce tradizionali poi, vi è chi lamenta l’impossibilità di praticare la caccia alla beccaccia e alla selvaggina stanziale con il cane da ferma nei giorni in cui sono in atto le braccate, anche per gli spazi notevoli che una cacciata al cinghiale pretende. Altra causa di attrito è data dall’eccesivo disturbo causato dalle braccate alle altre specie di ungulati; come al capriolo ad esempio, soggetto a forte stress durante i ripetuti inseguimenti da parte delle canizze. I cacciatori di cinghiali, finora, hanno sempre opposto notevole resistenza ai tentativi di razionalizzare le braccate, attraverso regole in grado di limitare la grande libertà d’azione che questa caccia ha goduto finora. Non solo, in tante occasioni pur coinvolti in prima persona a contenere l’espansione della specie, attraverso abbattimenti mirati in periodi di caccia chiusa, sono stati favoriti prelievi di soli maschi, senza ottenere pertanto nessun beneficio nella riduzione numerica delle popolazioni. Sarà quindi possibile accettare la presenza del cinghiale anche nel nostro comprensorio, poiché l’eradicazione pare oggi un’impresa impossibile? CACCIAINVALBREMBANA 17 Come va il capriolo nel c. a. Val Brembana? - Pier Giorgio Sirtori La caccia di Selezione attualmente si può definire come “forma di Gestione seria e irrinunciabile (conservazione, assestamento, sviluppo e razionale utilizzo di risorsa rinnovabile) di quel prezioso patrimonio (res communitatis) costituito dalla selvaggina ungulata (bene indisponibile dello Stato)”. La caccia di selezione perciò si fonda su alcuni principi, come da noi, ormai in attuazione da molti anni. Un primo requisito è la conoscenza del territorio e delle sue caratteristiche in rapporto alla presenza, sostenibilità e sviluppo della selvaggina. La formulazione dei piani di prelievo è fondata sui censimenti, sul controllo biometrico e sanitario dei capi prelevati, sulle statistiche dei prelievi confrontate con le annate precedenti, sulla stima dei fattori negativi che incidono sul popolamento di ungulati e sull’impegno venatorio. Pertanto questa caccia è basata sul rispetto rigoroso del Piano di prelievo per classi di sesso e di età.. Si deve cercare di prelevare la “rendita” conservando il “Capitale” e quindi tendere al rendimento massimo sostenibile, sviluppando, mantenendo o riducendo il popolamento ungulato in rapporto alla densità agro-forestale sostenibile: la bassa densità richiede una riduzione del prelievo. L’eliminazione dei capi “sanitari “ (sottopeso, malati, deboli, mutilati, molto vecchi) è corretta. Il Piano di prelievo si deve basare sull’incremento utile annuo (I.U.A) confrontato alle annate precedenti. Una marcata selezione va effettuata sulle classi di giovani e giovanissimi, rispettando gli adulti sani e maturi (riproduttori) da prelevare al ter- 18 CACCIAINVALBREMBANA mine del ciclo vitale. Anche se ad alcuni può sembrare improprio, su una popolazione adeguata e stabile, si devono prelevare maschi e femmine in egual numero, come è stato dimostrato da pluriennali studi ed esperienze come attuato nel nostro C.A. Durante il prelievo è preferibile abbattere gli esemplari inferiori alla media, valutando la qualità secondo robustezza e posizione gerarchica (non solo dal trofeo). Ove possibile sarebbero da prelevare i maschi scadenti prima del periodo degli amori. Il Piano andrebbe attuato per comprensori (settori) perché ogni settore ha caratteristiche proprie ambientali e nutrizionali e può essere utile al maggiore sviluppo di specie diverse: alcuni per il camoscio, altri per il capriolo. Dopo queste sintetiche considerazioni che agli amici appassionati ed esperti possono sembrare superflue, dobbiamo fermarci a considerare la storia della nostra caccia in Val Brembana. Una rapida scorsa ai dati e alle statistiche riguardanti la presenza ed i prelievi dei caprioli nel nostro Comprensorio Alpino ci dimostra che in pochi anni il prelievo è passato da 48 capi nel 1992, con un prudentissimo prelievo, ad un massimo nel 2002 di 375 abbattimenti ed un censimento di 3984 capi per lo stesso anno. Negli anni successivi c’è stato un rapido decremento del prelievo corrispondente ad una evidente tendenza al calo dei valori dei censimenti. I prelievi sono passati da 209 capi nel 2004 poi 167 nel 2006 e infine a 151 nel 2008 pari a 85,31% del piano approvato di 177, per quest’ultimo anno. Sulle cause di questa tendenza negativa, negli ultimi cinque anni, si sono considerati molti fattori come malattie contagiose di vario tipo e parassitosi portate anche dalla monticazione di ovicaprini forse non sufficientemente controllati; gli eventi atmosferici pesanti, i cani randagi, le volpi, gli incidenti stradali, il BRACCONAGGIO favorito dalla vicinanza dei caprioli alle zone abitate, la competizione alimentare con gli animali domestici al pascolo. Tutte buone giustificazioni, ma resta il dato oggettivo che in sei anni i prelievi sono passati Da 373 a 150 cioè a meno della metà. Se riteniamo che il prelievo degli “interessi” con la conservazione e il rispetto del “Capitale” è un principio fondamentale della buona gestione, le cifre sopra esposte dimostrano che il Capitale è significativamente diminuito. Non sembra che questa riduzione sia attribuibile ad uno scarso impegno venatorio, ma piuttosto ad una maggiore oggettiva difficoltà di raggiungimento degli obiettivi del piano. Come ultima ciliegina sulla amara torta c’e’ da considerare l’ultimo inverno con prolungato e pesantissimo innevamento al quale il capriolo e’ particolarmente sensibile. Ci attendono ora i prossimi censimenti procrastinati sul previsto dal ritardo della comparsa del “primo verde” conseguente al prolungato inverno. Con queste previsioni non ci possiamo aspettare risultati ottimistici con censimenti ben condotti realistici e responsabili. E allora?!.....ai Gestori e ai Cacciatori la risposta seria e difficile, ma necessaria. La rabbia silvestre - Dr.ssa Alessandra Gaffuri Istituto Zooprofilattico Sperimentale sez. di Bergamo La rabbia è una tra le più antiche zoonosi conosciute ; è una malattia di origine virale, trasmissibile da animale ad uomo, che si trasmette a tutti i mammiferi. Nella maggior parte dei casi il contagio avviene attraverso il morso di un animale rabido che trasmette il virus attraverso la saliva. Il periodo di incubazione può variare da poche settimane ad alcuni mesi, a seconda del luogo di penetrazione del virus, della sua virulenza e dalla dose infettante. Nell’epidemiologia della rabbia si evidenziano un ciclo silvestre, caratterizzato dalla presenza di un ospite di mantenimento in una specie selvatica, quale, il Europa, la volpe, e da un ciclo urbano, dove il mantenimento e la trasmissione della malattia sono dovuti a cani domestici ed inselvatichiti. La rabbia è ampiamente diffusa in tutto il mondo; in Europa si sono adottati piani di controllo e di eradicazione che hanno avuto successo in alcuni Paesi, tra cui l’Italia; in altri invece, soprattutto nell’nord-est Europa, sono segnalati ancora casi di rabbia sia in animali selvatici che domestici. L’Italia era stata riconosciuta indenne dal 1997, ma nell’ottobre 2008 la rabbia silvestre è ricomparsa in alcuni comuni del nord-est del Friuli Venezia Giulia; i dati aggiornati a maggio 2009 riportano 16 casi, di cui 13 in volpi, 2 in tassi e uno in caprioli. Questi casi sono da mettere in stretta correlazione con la situazione epidemiologica della malattia nella confinante Slovenia, dove la rabbia silvestre è ancora presente. Nei territori interessati sono state messe in atto misure di prevenzione e di controllo, quali la vaccinazione dei cani e degli erbivori a rischio, l’obbligo di condurre i cani al guinzaglio e il divieto di caccia con il cane. E’ stato anche predisposto, in collaborazione con gli stati confinanti Austria e Slovenia, un programma di vaccinazione nelle volpi. E’ stata inoltre intensificata la sorveglianza degli animali selvatici e il controllo di quelli rinvenuti morti. Anche in Regione Lombardia sono state adottate delle misure di controllo su volpi abbattute e selvatici rinvenuti morti; comunque la situazione epidemiologica non è sicuramente tale da far pensare ad una possibile presenza della rabbia in aree della nostra Regione. È importante che i veterinari forniscano un’adeguata informazione a chi si reca con il proprio cane, per motivi turistici o venatori, in aree a rischio. In questi casi la vaccinazione antirabbica è obbligatoria per proteggere il cane da un possibile contagio e prevenire la diffusione della malattia nella zona di provenienza dell’animale. Si possono trovare aggiornamenti sulla situazione della rabbia in Italia sul sito del Centro di Referenza Nazionale per la rabbia, istituito presso l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie (www.izsvenezie.it), mentre la situazione europea è riportata nel dettaglio sul sito Rabies-Bulletin-Eurpe (www.who-rabies-bulletin.org), da cui è tratta la cartina che indica i casi di rabbia (n. 10937) in animali selvatici nel 2007-2008. CACCIAINVALBREMBANA 19 Prova Nazionale di lavoro per cani da traccia 2 ° T R O F E O VA L L E TA L E G G I O 10 maggio 2009 - Flavio Galizzi In una cornice splendida e con un tempo ideale, come certe giornate di primavera ci sanno regalare, si è svolta la Prova Nazionale per Cani da Traccia organizzata dal Gruppo Conduttori Cani da Traccia della Provincia di Bergamo. Come sempre l’organizzazione è stata impeccabile. Certe prove si possono organizzare con un alto profilo solamente quando attorno agli organizzatori si muove un contesto di amici e collaboratori che offrono il loro tempo e la loro esperienza perché la manifestazione abbia successo e si svolga nel migliore dei modi. Ed è il nostro caso, senza vanti eccessivi, così come testimoniato ogni anno dagli ospiti e dai partecipanti. Il precedente appuntamento in valle è stato nel 2007, anch’esso in un contesto bellissimo come è la Conca di Mezzeno nel Comune di Roncobello. Quest’anno è toccato alla Valle Taleggio, un ambiente unico e spettacolare, 20 CACCIAINVALBREMBANA ricco di storia e natura come nessun altro nella bergamasca. Alla prova erano iscritti 12 cani, 6 nella classe “libera” e 6 nella classe “giovani”, con i loro conduttori. La giuria era costituita dai giudici Hans Bernhart (Austria), Giuliano Colombi (Brescia), Luca Segata (Trento) e Osvaldo Valtulini (Bergamo). Le tracce artificiali sono state predisposte il giorno precedente dai giudici, e i percorsi si sono dimostrati piuttosto impegnativi sia per la natura dei terreni che per l’abbondante presenza di ungulati, così come sempre è stato nelle prove organizzate dal nostro gruppo di Bergamo. Il territorio delle nostre Valli è per sua natura “difficile”, ben lo sanno i nostri cacciatori, e nella predisposizione delle tracce non si fanno mai sconti, così che la conclusione della prova con il ritrovamento della spoglia, al di là del punteggio ottenuto e della classifica, dia maggiore soddisfazione ai concorrenti, come è nello stile della caccia alpina. I giudici Osvaldo Valtulini e Luca Segata hanno seguito le prove dei “giovani”, che si sono svolte nelle vicinanze di Capo Foppa, a monte della strada che conduce al passo di Baciamorti, mentre Giuliano Colombi e Bernhart Hans hanno seguito i cani iscritti alla classe “libera”, a quote più elevate in località Scannagallo. Il tempo ha permesso lo svolgimento tranquillo delle prove, e i partecipanti sono stati tutti più che soddisfatti. Il momento più emozionante è sempre quello iniziale, quando tutti i concorrenti si ritrovano per la prova dell’ “attesa del conduttore”, anche detta dello sparo, che a volte delude alcuni partecipanti perché i loro cani “abbandonano” la posizione assegnata e vengono quindi non ammessi alle seguenti discipline. In questa occasione tutti i partecipanti hanno superato egregiamente la prova, dando dimostrazione del buon livello di preparazione dei soggetti con grande soddisfazione dei concorrenti. Le prove sulla traccia, che si sono poi svolte, hanno confermato, nella maggior parte, un elevato livello di preparazione dei binomi cane/conduttore, anche se naturalmente non tutti hanno potuto dare il massimo. Nella classe “libera” il primo posto con la qualifica di Ecc. CAC (punti 74,50) è stato assegnato a “Zais” (Bgs d’allevamento Bergamasco), condotto da Consonni Giorgio di Brenna (CO), mentre al secondo posto si è qualificata con Ecc. (punti 70,50) “Alaska” (Bgs) di Stefano Neve, Colico (LC) ed al terzo posto, sempre con la qualifica Ecc. (punti 68,50), “Ariel” (Hs) di Martino Renato, Mazzo di Valtellina (SO). CLASSE LIBERA (offenklasse) CL QUALIFICA PUNTI NOME CANE RAZZA L.O.I. TAT./MC. PROPRIETARIO CONDUTTORE 1° ECC CAC 74,5 ZAIS BGS 06/79188 968000003964923 CONSONNI FRANCESCO CONSONNI GIORGIO 2° ECC 70,5 ALASKA BGS 07/84669 968000004536924 NEVE STEFANO NEVE STEFANO 3° ECC 68,5 ARIEL HS 07/91884 981100000282876 MARTINO RENATO MARTINO RENATO 4° B 50,0 GAIL BGS 07/82149 981100000243362 TEIA ANDREA TEIA ANDREA eliminato / MARLENE HS 06/122386 941000000777750 MINNITI BRUNO MINNITI BRUNO eliminato / BRIN HS 05/74182 968000002363362 TRAVAINI DANIELE TRAVAINI DANIELE CLASSE GIOVANI (jungendklasse) CL QUALIFICA PUNTI NOME CANE RAZZA L.O.I. TAT./MC. PROPRIETARIO CONDUTTORE 1° ECC 45,5 ASTRA BGS 08/102768 981100000551071 CORTESI GIANCARLO CORTESI GIANCARLO 2° MB 37,5 ANTHEA HS 08/77384 981100000548988 TURATI PIERANTONIO TURATI PIERANTONIO 3° B 33,5 ZAC BGS 08/109161 982009104823566 RIZZOLI MARIO RIZZOLI MARIO NQ 25,0 AMON BGS 08/36187 968000003813587 GIRELLI LORENZO GIRELLI LORENZO NQ 21,5 ASSIA HS 08/77372 981100000549735 CEDRO ROBERTO CEDRO ROBERTO eliminato / FRED BGS 09/39383 981100000786191 PESENTI GIOVANNI PESENTI GIOVANNI CACCIAINVALBREMBANA 21 Nella classe “giovani” è stato assegnato un meritato “ECCELLENTE”, con punti 45,50, ad “Astra” (Bgs), condotto dal nostro Giancarlo Cortesi. Secondo e terzo posto, rispettivamente a “Anthea” (Hs) di Turati Pierantonio di Lecco e “Zac” (Bgs) di Rizzoli Mario dal Trentino. Un grazie doveroso è stato rivolto, al termine della manifestazione, dal Sindaco di Taleggio Alberto Mazzoleni e dal Presidente del Comprensorio Alpino Valle Brembana Chicco Bonzi agli organizzatori e a tutti i collaboratori che hanno permesso l’ottima riuscita della manifestazione. Le premiazioni, i commenti dei giudici relativi all’operato dei cani e la conclusione della giornata sono state impeccabilmente coordinate dall’infaticabile Diego Vassalli, responsabile dell’Organizzazione. 22 CACCIAINVALBREMBANA 3° Concorso di Cucina all’Istituto Alberghiero di San Pellegrino Terme - Flavio Galizzi – Gianantonio Bonetti Il 16 aprile, all’ I.P.S.S.A.R. di San Pellegrino Terme, si è svolto il 3° concorso a tema tra gli allievi di cucina dell’Istituto. Quest’anno la proposta del Comprensorio era dedicata al “tordo” nella cucina tradizionale bergamasca e regionale italiana. Naturalmente agli alunni è stato proposto di “inventare” qualcosa di nuovo, legato però alla tradizione culinaria del mondo venatorio del nostro territorio, con lo scopo di recuperare elementi tipici della nostra tradizione e inserirli in un progetto di riscoperta degli antichi sapori, coniugati con un pizzico di modernità e di fantasia. E il Concorso ha avuto naturalmente il meritato successo. La manifestazione è stata sponsorizzata dal nostro Comprensorio Alpino, che ha messo a disposizione la selvaggina, oltre che dall’azienda vitivinicola “La Brugherata”, uno dei migliori produttori di vini bergamaschi, “Rasmo” salumi di Gerosa, produttore di eccellenti salumi nel solco della tradizione bergamasca, “Molino Salera” di Martinengo, con i suoi eccellenti prodotti tipici, e l’I.P.S.S.A.R. di San Pellegrino Terme, con il suo staff di insegnanti, alunni e personale, con l’obiettivo di valorizzare un qualificante momento d’incontro tra Scuola e territorio. Si sono confrontati ai fornelli 7 finalisti, e ne è risultato vincitore Davide Perico, 16 anni di Ponteranica, con il piatto “Nido di polenta croccante con jambonette di tordo e funghi”. Un piatto veramente di buon gusto, particolarmente elaborato e curato, abbinato egregiamente ad un Valcalepio rosso della Brugherata. Un accostamento azzeccato proprio per la struttura tipica del vino, data dalle uve Merlot e Cabernet Franciacorta. Al secondo posto si è piazzato Roberto Perico, 17 anni di Presezzo, con il piatto “Tordi dell’orto carducciano”, a cui ha ab- binato un Valcalepio Bianco, sempre della Brugherata. Per terzo posto, a pari merito, dopo lunga e attenta valutazione, si sono classificati Cristofer Pellegrinelli di Barzana, con il Piatto “Tordi con funghi e crema di asparagi”, e Lorenzo Locatelli di Stabello di Zogno, con il piatto “Tordi alla panna con ripieno di salsicce e castagne”, entrambi di 16 anni. La preparazione dei piatti è iniziata alle ore 14.00 nelle cucine dell’Istituto, e alle 17.00 il primo candidato si è presentato alla giuria. Questa era presieduta dal Segretario nazione dell’AMIRA “Associazione Maitre Italiani Ristoranti Alberghi” Cav. Mario Petrucci, dall’esperto eno-gastronomico “già ristoratore” Elvezio Rinaldi, da Gaetano Bonetti, chef professionista e cacciatore capannista, e da Flavio Galizzi, coordinatore della rivista del Comprensorio e ideatore della manifestazione. Gli allievi tutti hanno dato dimostrazione di grande impegno, non solo in cucina, ma anche durante la presentazione del loro “lavoro” alla giuria, attenta e curiosa nel capire il perché di certe presentazioni e degli abbinamenti. Sono stati oggetto di domande, chiarimenti, e anche se con un certo timore, vista la competenza dei giurati, tutti hanno ben figurato. La premiazione si è svolta durante la cena nella sala ristorante dell’I.P.S.S.A.R., in presenza di un centinaio di ospiti, sempre entusiasti per l’occasione di vedere al lavoro le brigate di Cucina e di Sala dell’Istituto, accolti dagli allievi addetti alla “reception”, sempre perfetti nelle loro divise e impeccabili nel servizio. Tra gli ospiti che ogni anno ci gratificano della loro presenza, vi era il consigliere regionale Pietro Macconi e l’Assessore provinciale all’Agricoltura, caccia e pesca, Luigi Pisoni. I loro pensieri, rivolti agli alunni, agli organizzatori e ai cacciatori presenti possono essere così sintetizzati. “Una manifestazione che si ripropone diventa consuetudine e la consuetudine una tradizione. Queste manifestazioni hanno grande importanza poiché consentono al mondo venatorio una sinergia con l’enogastronomia per una cucina di qualità, e l’accoglienza da parte dell’Istituto Alberghiero aggiunge qualità e valore al rapporto Istituzioni - Territorio”. Il menù della serata è stato studiato e realizzato dagli chef e prof. dell’ I.P.S.S.A.R. Carlo e Nancy Calvetti, con il supporto di una selezione di ragazzi iscritti al primo anno. Il servizio di ristorante è stato organizzato e curato nei minimi particolari dal maitre Claudio Terenzio Parimbelli e dal collaboratore Giovanni Corna, con una selezione di ragazzi del I^-II^ e III^ anno. Il servizio di accoglienza è stato svolto dai ragazzi addetti al ricevimento con la supervisione della Vice preside prof.ssa Giuseppina Arzuffi. Si ringrazia la dott.ssa Silvana Nespoli, dirigente scolastico dell’I.P.S.S.A.R. nonché assessore all’istruzione di Bergamo, per l’opportunità concessa. Un ulteriore ringraziamento all’assistenza data agli allievi dalle varie componenti, assistenti tecnici di cucina, al personale dell’Istituto, e i docenti che hanno supportato i rispettivi allievi durante le preparazioni, e a gli sponsor, che hanno permesso di poter gustare i loro prodotti, vanto della produzione enogastronomica bergamasca. Nel prossimo numero della rivista proporremo ai lettori le loro interessanti ricette. CACCIAINVALBREMBANA 23 Rubriche Appunti di biologia animale - Tiziano Ambrosi FALSA GRAVIDANZA NELLA CAGNA La falsa gravidanza è una manifestazione clinica in cui una cagna non gravida assume un comportamento materno associato a lattazione alla fine del periodo diestrale (fase luteinica). Questa condizione si manifesta comunemente nelle cagne integre (non ovariectomizzate) con cicli normali ed è considerata normale. I termini di falsa gravidanza, pseudogravidanza o pseudocesi, vengono utilizzati in modo intercambiabile, ma nessuno di questi riflette realmente la situazione delle cagne quello che sarebbe stato il periodo post-partum e non il periodo gravido del ciclo. Con il termine di pseudogravidanza si indica la fase luteinica non gravida in riferimento all’animale indotto ad ovulare dal coito, quando le concentrazioni di progesterone nel sangue restano elevate nonostante l’assenza di gravidanza. Il progesterone determina lo sviluppo della ghiandola mammaria e l’aumento di peso del soggetto indipendentemente dal fatto che sia gravida, ma non interviene nella lattazione e nelle altre modificazioni comportamentali e fisiche della gravidanza. L’ormone responsabile della lattazione e del comportamento materno, durante la falsa gravidanza, è la prolattina. Nelle cagne la falsa gravidanza è causata dall’abbassamento dei livelli sierici del progesterone, associato al termine della fase luteinica, che, a sua volta, causa un aumento della concentrazione sierica della prolattina, proprio come avviene nel momento del parto. Considerato che, la cagna ovula 24 CACCIAINVALBREMBANA - Rubriche spontaneamente e ha una lunga fase luteinica, la falsa gravidanza degli animali di questa specie, che hanno cicli estrali, costituisce un fenomeno comune, invece poco frequente nella gatta perché essa deve essere indotta ad ovulare (durante l’accoppiamento). Nelle cagne la falsa gravidanza può manifestarsi anche in seguito a un’ovariectomia eseguita durante il diestro. Nella cagna questa condizione è considerata un fenomeno normale e non è indice di alcuna anomalia riproduttiva, al contrario, costituisce prova di avvenuta ovulazione. Non sono ancora conosciuti i motivi per cui alcune cagne siano più predisposte a manifestazioni dei segni clinici e perché l’intensità di questi vari da un ciclo all’altro. Inoltre l’insorgenza della falsa gravidanza è influenzata da fattori relativi alla nutrizione. La falsa gravidanza è caratterizzata da manifestazioni comportamentali di tipo materno, come la preparazione di un nido, l’adozione di oggetti inanimati o di altri animali, lo sviluppo delle ghiandole mammarie con produzione di latte non associata a gravidanza. Inoltre può manifestare irrequietezza, irritabilità, ingrossamento dell’addome, anoressia e vomito. La diagnosi può essere fatta sulla base dei riscontri anamnestici e clinici in una cagna non gravida. Per escludere eventuale gravidanza si può ricorrere ad una radiografia o ecografia addominale. I segni clinici di questa condizione, sono autolimitanti, generalmente si risolvono dopo due o tre settimane, spesso non si ricorre a nessun trattamento farmacologico. Situazioni da evitare sono: autosuzione (leccamento della ghiandole mammarie), applicazione di impacchi caldi o freddi o altre tecniche che possono stimolare le mammelle e quindi promuover la lattazione. La sospensione del cibo per 24 ore, seguita da un graduale aumento (da 4 a 7 giorni), fino a tornare alle quantità usuali, può contribuire a ridurla. Prima di avviare un intervento farmacologico bisogna innanzitutto escludere la gravidanza, perché ovviamente tutti i trattamenti per la falsa gravidanza sarebbero deleteri per la gravidanza. Se strettamente necessario, per eliminare i segni comportamentali e clinici della falsa gravidanza si possono usare farmaci che inibiscono il rilascio della prolattina. Se queste manifestazioni risultano particolarmente intense e persistono per più di 2-3settimane, le cagne dovranno essere esaminate e sottoposte ad esami del sangue valutando anche la funzionalità tiroidea. Frequentemente, la falsa gravidanza, può recidivare nei cicli successivi, è possibile prevenire questo problema, sottoponendo l’animale a un’ovaristerectomia nel periodo dell’anestro, evitando di sottoporre l’animale ad intervento durante il diestro che può portare alla comparsa di una falsa gravidanza ed è probabile che in questo caso, in seguito ad ovaristerectomia, possa essere più persistente rispetto alle cagne integre. È sconsigliato sottoporre ad intervento chirurgico mentre il problema è in atto. Rubriche Armi e balistica - Sergio Facchini LA GUERRA DELLE OTTICHE All’inizio degli anni ‘70, quando cominciai ad usare armi rigate per la caccia in montagna, non avrei mai immaginato che a distanza di circa quarant’anni le ottiche di puntamento sarebbero state oggetto di continue migliorie e di costante aggiornamento, via via che le industrie preposte alla costruzione dei cannocchiali acquisivano nuove conoscenze in campo ottico trasferendole, dopo prove accurate, alla produzione in serie. Pensando ai cannocchiali di puntamento di quegli anni e paragonandoli a quelli che oggi stanno imponendosi sul mercato mi viene spontaneo quasi un sorriso. Dagli allora onnipresenti 4x, ovvero a quattro ingrandimenti fissi con obbiettivo di 32 o 36 mm, si è arrivati a dei variabili letteralmente mostruosi quali i neonati 5-30x50 della Swarovski e l’incredibile 12-50x56 PM II/P della Schmidt & Bender che ambisce, per il momento, al titolo di indiscutibile sovrano delle ottiche da puntamento per la cosiddetta... caccia di selezione e per il tiro. Secondo il vostro punto di vista era assolutamente indispensabile arrivare a simili eccessi? Per la vera caccia penso di no, ma, dato che, come suggerivano i nostri antenati latini, “tot capita, tot sententiae” è una regola del commercio che ben conoscono le Case maggiori, tutti, o quasi, i grandi nomi delle ottiche da caccia si spremono le meningi per inculcare inizialmente nei potenziali compratori il desiderio e successivamente per accrescere la necessità di possedere uno strumento senza il quale la caccia con le armi rigate non sarebbe più possibile! Se facciamo un semplice ragionamento, possiamo affermare che fino alla metà degli anni ‘80 i cannocchiali erano in maggioranza ad ingrandimento fisso, da 4x a 8x, ed i variabili più usati erano l’1,5-6x42, il 2,3-7x36 ed il 2,2-9x42, con qualche raro 2,5-10 dotato di obbiettivo da 42 a 56 mm. Già con queste tipologie di strumenti ottici c’era solo l’imbarazzo delle scelta per qualsiasi tipo di caccia e nessuno, suppongo, ambiva a cannocchiali ancora più potenti. Alla metà degli anni ‘70, in Austria, venivano abbattuti mediamente circa 70.000 camosci all’anno ed almeno il 90% delle armi erano carabine e combinati in 6.5x57(R) con ottiche ad ingrandimento fisso a 4x o 6x. I camosci erano più abbordabili allora rispetto ad oggi? E gli avvicinamenti più facili? Credo proprio di no! Torniamo alla produzione odierna che ormai privilegia reticoli e torrette balistiche: possiamo tranquillamente affermare che siamo arrivati al “cecchinaggio” vero e proprio e che gli amanti di questa specialità, derivata dall’uso delle armi al poligono, sono stati accontentati. E tutto questo perché? Le risposte sono ovvie: sempre più persone si dedicano alle gare in circuito con armi specifiche ed ottiche realizzate appositamente. Più gare fanno elevare i consumi di munizioni, siano esse già confezionate o ricaricate, ed intensificano le vendite di “lunghi da osservazione” ed un cospicuo numero di accessori legati a questa specialità. Una vera e propria reazione a catena sostenuta anche dalle continue novità di armi e calibri sempre più precisi e performanti. Non da ultimo dobbiamo ricordare il continuo bombardamento a tappeto della pubblicità sulle riviste di settore e sui canali televisivi che trattano di caccia. Siamo arrivati, oggi a cannocchiali dal costo astronomico: 2.500 euro ed oltre, in questi anni di recessione economica che tutti si augurano possa allentarsi al più presto. La pubblicità, come tutti ben sanno, è l’anima del commercio, ma chi la paga? Virtualmente le Case costruttrici di ottiche, ma, alla fine dei conti, siamo noi che scuciamo i denari per le nostre bramosie d’acquisto. E’ giusto ricordare che la voce pubblicità, nei bilanci delle grandi case che si spartiscono il mercato, occupa una posizione di rilievo, ovvero costa, in un esercizio economico di un anno, milioni di euro che le società di spicco sono costrette, dalle durissime leggi del mercato, ad investire per far “tirare” la domanda di tutti i loro prodotti, specialmente quelli nuovi. A grandi nomi solitamente corrispondono settori di ricerca ampi, ma è altrettanto CACCIAINVALBREMBANA - Rubriche 25 vero che altre Case, sulla carta minori rispetto alle più blasonate, proseguono il loro cammino senza molto rumore, con una tenacia tipica semi artigianale. Da esse infatti sono scaturite tutte quelle migliorie nelle ottiche che, altri, strombazzando ai quattro venti la loro superiorità tecnica, di solito si attribuiscono, meriti indebiti scaturiti per lo più dalle loro maggiori possibilità finanziarie. La Kahles di Vienna, tanto per fare un nome, è stata la prima a costruire un’ottica da puntamento da caccia nel lontano 1898, la prima a migliorare la trasmissione della luce attraverso le lenti con trattamenti particolari, la prima a costruire un cannocchiale ad ingrandimento variabile (priorità condivisa, si dice, con la americana Leupold), la prima a produrre uno strumento completamente impermeabile e la prima ad applicare la oggi tanto famosa “torretta balistica” per distanze prefissate. Ma la Kahles, pur producendo strumenti di elevatissima qualità, non si autoincensa con molta pubblicità, presumibilmente per motivi economici e, stranamente, i cacciatori italiani, ingiustamente, non la ritengono all’altezza della Zeiss e della Swarovski, forse per la sua scarsa diffusione malgrado gli altissimi riconoscimenti, l’ultimo dei quali allo Shot Show del 2006 in America per un’ottica specifica da safari! Non da ultimo è giusto sottolineare che la Kahles offre una vasta gamma di prodotti a prezzi leggermente inferiori rispetto alle grandi Case concorrenti: un ulteriore merito. Se dobbiamo dare a Cesare quello che è 26 CACCIAINVALBREMBANA - Rubriche di Cesare, è giusto ricordare anche altre Case di prima fascia come la Schmidt & Bender di Biebertal (Germania), nota in tutto il mondo per l’eccelsa qualità dei suoi prodotti e la Kark Kaps di Wetzlar (Germania), nota, oltre che per le sue ottime ottiche da caccia, anche per le sue realizzazioni in campo medico (microscopi etc.). Con piacere ricordo un’intervista all’anziano titolare, apparsa molti anni fa su una rivista di settore, nella quale egli asseriva che per una azienda in grado di produrre microscopi meccanici a 1.000 e più ingrandimenti come la sua, tutti i cannocchiali di puntamento da caccia non presentavano alcuna difficoltà nella loro realizzazione, tanto che la sua carabina Mauser, se ben ricordo in 8x57JS, dotata di un cannocchiale Kark Kaps a 4x, in 35 anni di utilizzo venatorio non aveva perso l’originale taratura che egli verificava ad ogni inizio di stagione venatoria. Altri cannocchiali, oggi non più prodotti, ma presenti spesso su armi rigate anche di pregio fino agli anni ‘80, erano gli Hertel & Reuss ed i Nickel applicati in buon numero sugli Europa 66 della Mauser, pietra miliare delle carabine di allora. Anche quarant’anni fa i cannocchiali di mira di qualità erano molto diffusi anche se i prezzi erano salati, ma sempre commisurati agli elevati standard produttivi. Tornando agli iperbolici strumenti ottici prodotti recentemente è doveroso annotare qualche minima perplessità dovuta alla loro presunta facilità di utilizzo, soprattutto per quanto concerne i reticoli balistici. Questi ultimi infatti possono essere utilizzati con certezza di risultati, ovvero con elevata precisione, solamente facendo uso di tabelle specifiche per singoli calibri e singole palle con dati certi delle loro traiettorie a distanze diverse, a partire solitamente dai canonici 200 metri, per arrivare fino a 500 metri ed ultimamente fino agli assurdi 700 metri. Orbene, con un telemetro di indiscutibile qualità, una volta rilevata la distanza che ci separa dal bersaglio, non è troppo difficile effettuare un tiro anche ad oltre 400 metri, ma alla condizione che detto bersaglio si trovi alla medesima altezza della nostra arma e usando un ingrandimento ben definito, di solito molto elevato, dai 9 ingrandimenti a salire. Di conseguenza i numerosi ingrandimenti della nostra super ottica non sono più utilizzabili per le grandi distanze, all’infuori di una soltanto: un neo non trascurabile. Infatti, se si volesse tirare con ingrandimenti medi di 6-8x, allorquando ci si trovi in una posizione disagevole ed instabile di tiro, tutti i valori predeterminati di caduta del proiettile, usando come prescritto un alto ingrandimento (di norma 10x), non sarebbero più usabili con risultati immaginabili. Se aumentiamo le difficoltà con un bel angolo di sito, cosa succederebbe? Non è che si vogliono cercare situazioni estremamente difficili da risolvere, ma posizione di tiro scomoda ed angolo di sito, spesso accentuato, non sono poi così infrequenti in alta montagna cacciando camosci e cervi; certo è che se ci troviamo in un’altana che ricorda un miniappartamento con bipiede montato sull’arma, appoggiagomito, sedia imbottita, angolo di sito nullo e teiera fumante per il tè che aspetta sulla stufa, di sicuro un tiro anche a distanza elevata si potrebbe effettuare... ma con quale soddisfazione? Potrebbero essere solamente supposizioni, ma l’alta montagna è l’unico, il vero banco di prova per le armi e per le ottiche e quindi i reticoli balistici, in genere, non credo possano definirsi affidabili al 100%; con al fianco un amico che, dopo averci comunicato la distanza del selvatico e l’eventuale correzione esatta di tiro, tenuto conto dell’angolo di sito e dell’eventuale presenza di vento, ci possa rassicurare con la sua presenza, forse allora, e sottolineo forse, sarebbe possibile un tiro a grande distanza, sempre e comunque da condannarsi. Con le torrette balistiche, invece, le difficoltà di tiro parrebbero inferiori in quanto, conoscendo la caduta della palla ogni 50 metri, con il relativo anello contraddistinto da un piccolo risalto mobile (di colore differente alle diverse distanze prefissate solitamente ai 250300-350 e 400 metri) risulta agevole riportare sullo 0 (zero) della taratura a 200 metri i risalti corrispondenti alle diverse distanze ed effettuare un tiro corretto. A differenza dei reticoli balistici e delle torrette balistiche, un congegno molto semplice, apprezzato da molti cacciatori, è quello prodotto dalla Zeiss denominato ASV: si tratta di un sistema efficace e preciso, costituito da una piccola torretta da applicare su quella dell’alzo dopo aver rimosso il cappuccio esterno. In base al coefficiente balistico della palla utilizzata ed alla sua velocità, sono disponibili delle fettucce adesive plastiche, graduate di solito fino a distanze di 300 o 400 metri con intervalli di 50 m, che riproducono le traiettorie delle munizioni più utilizzate nei calibri correnti. Una volta tarata l’arma a 100 metri, basta far coincidere la distanza rilevata dal bersaglio con il valore più vicino a quelli indicati sulla fettuccia ed il gioco è fatto; ad esempio se il nostro bersaglio si trova a 250 m ruoteremo la torretta fino al valore 2,5 e non dovremo effettuare alcuna compensazione, basterà mirare nel punto che vorremo colpire; tutto qui, ma ricordiamoci sempre dell’eventuale angolo di sito! Dopo queste note, spero interessanti, con le quali mi sono tolto qualche sassolino dalle scarpe, dovute a coloro che stravedono solamente per certi marchi e ritengono tutte le altre marche alla stregua di sederi di bottiglia, devo confessare che tra le ottiche usate dal sottoscritto vi sono diversi Zeiss, Swarovski, Kahles, un Nickel ed un Hertel & Reuss; strumenti che spaziano dal 1962 ad oggi e tutti funzionano egregiamente, ma devo ammettere che li ho sempre trattati come devono essere trattati tutti gli strumenti di precisione: con attenzione e con cura. Jack o’Connor, nella sua ultracinquantennale esperienza con dall-sheep, big-horn, mountain goat, caribù, alci, wapiti in Nord America ed un gran numero di antilopi qua e là per il mondo, sulle sue carabine in cal. 270 Winchester usava quasi sempre uno Zeiss ad ingrandimento fisso 2,5x. Paul Pallfy von Erdod, esponente dell’antica nobiltà terriera austro-ungarica, gran maestro di caccia a palla, all’Esposizione dei trofei di caccia del 1936 a Berlino, presentò alcuni tra i più bei trofei di cervo tra la meraviglia del pubblico, forte della sua ultraventennale esperienza in quella caccia così appassionante, tanto da farlo diventare il vate della caccia al cervo dei Carpazi con quasi duecento teste al suo attivo; il Conte Pallfy, sul suo inseparabile .375 H&H Magnum, usava uno Zeiss Zielvier 4x, ovviamente ad ingrandimento fisso, asserendo che lo preferiva a qualsiasi altra ottica sotto ogni punto di vista. Il Dr. Marcel Couturier, noto chirurgo di Grenoble ed autore di pregevoli monografie sui mammiferi alpini, una su tutte “Le chamois”, dedicò la vita alla caccia al camoscio riuscendo a collezionarne circa 600 capi con la sua inseparabile Mannlicher-Schoenauer 8x56 Ms dotata di un’ottica Zeiss Zielvier ad ingrandimento fisso 4x. Tre esempi di cacciatori di vaglia che, pur non difettando di mezzi e nonostante fossero già disponibili ottiche variabili di potenza superiore a quelle da loro usate allora, preferirono sempre un’ottica fissa a 4 ingrandimenti, qualsiasi fosse stato il selvatico cacciato! Oggi pare che senza un Magnum, un Super Magnum od un Ultra Magnum dotati di ottiche tipo osservatorio di Palomar non si possa praticare la caccia a palla! Un’amara considerazione condivisa da molti miei amici cacciatori di montagna che da più di trent’anni cacciano camosci, con immutato successo, servendosi di un .270 Winchester e di un’ottica fissa a 6 ingrandimenti! Finché le nuove leve non si convinceranno che la bellezza della caccia a palla sta nell’avvicinamento ben condotto e di un colpo ben piazzato, senza far soffrire minimamente il selvatico, le nostre considerazioni e le aspettative per la caccia futura cadranno nel vuoto e le industrie continueranno, imperterrite, a trovare altri illusori oggetti del desiderio quali le super-ottiche. Per concludere e per far apparire un sorriso sarcastico di sufficienza sul volto di coloro che amano le prestazioni super, sia dei calibri che delle ottiche, vi annoto che quest’anno farò le mie tranquille passeggiate venatorie con a tracolla un Mannlicher-Schoenauer 7x57 Mauser dotato di ottica Zeiss 8x52 con reticolo 1. E’ una carabina di rara bellezza, un’arma...da annusare! Cosa volete farci, per le armi sono sempre stato un bastian contrario e oggi, che tutti rincorrono i calibri magnum, io mi diletterò a tarare ed usare un calibro nato nel 1892! CACCIAINVALBREMBANA - Rubriche 27 Educazione faunistica - Stefania Pendezza UN ANIMALE RICCO DI STORIA E TRADIZIONI C’è un animale al quale l’uomo da sempre attribuisce un valore speciale: il cervo. Basta recarsi in Val Camonica, nel Parco delle Incisioni Rupestri e dare un’occhiata alle lastre di pietra più famose del parco: gli antichi popoli Camuni hanno rappresentato questo ungulato in centinaia di immagini incise sulla roccia. Non solo, ma i suoi palchi fanno bella mostra di sé sulle stilizzazioni delle palafitte, nonché sul capo della raffigurazione di un potente dio delle selve. Del cervo gli antichi popoli orobici usavano tutto: carne, interiora, pelliccia, tendini, ossa, palchi. Perché il cervo ha occupato un ruolo così importante per l’uomo nella sua storia? Forse perché, come dicono i nativi americani, esso è un animale totem, insieme a pochi altri, come il lupo, l’orso e l’aquila. Animali che, per la loro forza e imponenza, trasmettono un potere evocativo che rapisce l’immaginazione e trasmette un senso di libertà selvaggia affascinante anche per i più urbanizzati uomini moderni. Cosa è rimasto in provincia di Bergamo delle popolazioni di cervi che fin dalle epoche più remote hanno abitato il nostro territorio? Certamente non esistono più le enormi mandrie del periodo paleolitico, ma la popolazione di questi nobili ungulati “non se la passano niente male”. Dalla relazione 2007 nel Comprensorio Alpino Valle Brembana la capacità portante relativa alla specie cervo risulta stimata in circa 800 capi (Tosi e Moroni), e la loro presenza in Valle Brembana è in continuo aumento, visto che si susseguono segnalazioni anche in zone fino a poco tempo fa spopolate. Il Cervo (Cervus elaphus) è presente in Europa con sei sottospecie delle quali quella presente in Italia (Cervus elaphus hippelaphus) è la più diffusa. I maschi adulti possono raggiungere i 210 kg mentre le femmine possono arrivare a pesarne 130. Ciò che distingue mag- 28 CACCIAINVALBREMBANA - Rubriche giormente i maschi dalle femmine è il ben noto trofeo, detto “palco”, che varia in peso e dimensioni a seconda dell’età e della salute degli esemplari. L’imponenza del palco è stata oggetto di stupore durante gli interventi didattici promossi dal Settore Agricoltura, Caccia e Pesca della Provincia di Bergamo. Gli esperti incaricati dalla Provincia si sono recati nelle scuole per descrivere agli studenti le caratteristiche della fauna selvatica delle Orobie. Tra gli animali più apprezzati, come detto, ci sono stati senza dubbio i cervi, di cui sono state mostrate fotografie e portati in classe alcuni palchi. La maggior parte degli studenti ignorava completamente il fatto che i maschi del cervo perdessero le corna ogni anno. Molte le domande ricorrenti: “Come fanno a ricrescere così in fretta?”, “Sono di legno?”, “Che fine fanno le corna quando cadono, perché è difficile trovarle?”, “Fa male quando cadono?”, “Un cervo può usare il suo palco contro l’uomo?”. Gli esperti della Provincia hanno puntualmente risposto ad ogni domanda, cercando di usare un linguaggio adatto alla fascia di età degli alunni: la rapida ricrescita dei palchi avviene grazie al tessuto che le ricopre durante la primavera (velluto) che li irrora. Il loro ritrovamento è reso più difficile dal fatto che i palchi caduti sono spesso “rosicchiati” dai roditori del bosco, per i quali rappresentano un prezioso alimento. Non sappiamo se i cervi provino dolore quando perdono i palchi, mentre per quanto riguarda lo loro pericolosità, si può affermare con certezza che l’unico caso in cui un cervo può attentare alla vita dell’uomo è quando è causa involontaria di un incidente stradale. In classe, agli alunni è stata data la possibilità di toccare i palchi, che a molti sono sembrati più pesanti e più grandi di quanto immaginassero. “Chissà che fatica portarli sulla testa tutto l’anno”, hanno commentato in molti. Non pochi bambini hanno scherzato ponendosi in testa i palchi, suscitando l’ilarità fra compagni e insegnanti. Grande è l’interesse e la tenerezza che tutti gli alunni hanno dimostrato quando si è parlato loro dei cerbiatti e di come sia importante non toccarli nel caso se ne trovasse uno in un prato. Essi, infatti, vengono lasciati in mezzo all’erba dalle madri che tornano periodicamente ad allattarli. Non sono stati abbandonati, come erroneamente pensano alcuni escursionisti disinformati che, dopo averne trovato un esemplare, lo prelevano dal suo ambiente e lo portano da un veterinario o dalle Guardie Forestali. A quel punto il danno è fatto, poiché anche se il piccolo verrà riportato nel luogo del ritrovamento, è difficile che la madre lo riconosca e lo accetti a causa del forte odore dell’uomo rimasto sul pelo del cucciolo. Gli esperti della Provincia hanno condotto anche attività sul campo, durante le quali spesso sono state individuate le impronte di esemplari di cervo, soprattutto su terreni umidi e argillosi. Di al- Proposte di lettura - Luigi Capitanio In questo numero del nostro giornalino vo- tutta gliamo Italia segnalare e per due svolgere opere attività meritevoli di attendizione. educazione ambientale oltre che di ricerca La primascientifica. di queste opere, I volontari Emozioni dipinhanno te è una la raccolta possibilità in volume di affiancare delle illustrazioper ni due Pietro o tre Lemmi, notti gli pittore esperti delnelle novecento. Il operazioni Lemmi nasce di acensimento. Firenze nel 1901, Queste cacciatore e attività appassionato notturne naturalista, sono arricchite già in giovane età damette momenti in mostra di approfondimento il proprio talento artistico. scientifico Dopo un percorso con esperti accademico del settore chee ne condisolida visitaleguidata tecnichea di particolari illustratore, aree nel 1936 del incontra Parco,l’editore alla scoperta Enrico Vallecchi, dell’affa- diretscinante tore della rapporto rivista Diana, tra cervo che elofoincarica resta. di realizzare Un’esperienza, una copertina questa per la delrivista Casentino, da lui diretta. da cui Nasce si potrebbe una collaborazione prendere che spunto continuerà perfino proporre al 1971,attività anno deleducative la sua scomparsa. anche sulle In questa nostre opera, mon- sei tagne, “grandi” alla della scoperta caccia di uno e della fra icinofilia più affascinanti italiana, tra cui ed anche evocativi il nostro animali Romapresenti no Pesenti, sul nostro rendono territorio. omaggio a que- cune di esse è stato anche fatto un calco in gesso col fine di portarlo in classe. In alcuni casi gli studenti in uscita hanno individuato, con l’aiuto dell’esperto, anche i fregoni dei maschi, ossia i segni di sfregamento lasciati sugli alberelli o sui rami bassi dai maschi nel tentativo di liberare i palchi dal velluto primaverile. Un aspetto che ha particolarmente affascinato gli studenti nelle scuole è stato l’ascolto del verso del cervo, il cosiddetto bramito. Gli esperti più abili lo hanno imitato di persona, altri hanno accompagnato l’imitazione all’ascolto di registrazioni audio. Il bramito è un verso profondo e gutturale che si diffonde tra i boschi nel periodo degli amori, tra la fine di settembre e l’inizio di ottobre. L’ascolto del bramito è utile agli esperti anche per censire la popolazione di maschi presente in una determinata zona. Nel Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, sull’Appennino Tosco-emiliano, questo tipo di censimento si è trasformato da molti anni in un’occasione per riunire appassionati naturalisti da sto straordinario artista. L’opera, a corredo di ogni dipinto, si impreziosisce di un racconto e di poesie dei diversi autori. Esaurito nelle 124 copie complessive di prima stampa si attende una successiva preparazione di altre copie. La seconda proposta di lettura riguarda invece un romanzo di avventure dedicato alle cacce Africane. “Il destino del cacciatore”. L’autore, Wilbur Smith, è considerato l’incontrastato “maestro dell’avventura” ed è uno dei massimi autori di bestseller con oltre 110 milioni di copie dei suoi libri venduti nel mondo. A tutt’oggi l’autore più venduto in Italia con ben 18 milioni di copie al suo attivo. Questo romanzo, ambientato nel continente Africano alla vigilia della Grande Guerra, narra la storia di giovane e valoroso sottotenente dei King’s African Rifles e della sua tormentata trasformazione in cacciatore professionista al soldo di facoltosi imprenditori e noti personaggi politici, tra i quali spicca un ospite d’eccezione: il presidente americano Theodore Roosevelt. E un romanzo che si legge tutto d’un fiato. Edito da Longanesi, grazie anche alla grande tiratura, viene offerto ad un prezzo modesto. CACCIAINVALBREMBANA - Rubriche 29 Pagine d’autore - Annibale Facchini Stagioni Questa pagina tratta da “ Stagioni”, Ed. EINAUDI, di Mario Rigoni Stern può sembrare la descrizione di cose ovvie e risapute, ma è proprio dalla semplicità e dal garbo con cui sono scritte che traspare tutta la competenza e l’amore che questo grande autore ha avuto per il mondo venatorio. Siamo in maggio, forse qualche bambino o qualche turista, “ A fine maggio, dopo aver allontanato la giovane figlia che era rimasta con lei per un anno, la femmina del capriolo era andata a cercarsi un posto tranquillo dove partorire, esposto a sud, coperto da bassa vegetazione, o un prato con erba alta e folta. Dopo due ore dalla nascita, i piccoli - di solito uno, qualche volta due - sono già in grado di stare in piedi e di succhiare il primo latte. Dopo la prima poppata, la madre si allontana di pochi passi e fischia debolmente: i piccoli rispondono e la seguono traballando; si allontana ancora per una decina di metri e quindi li lecca e li fa accucciare spingendoli con la testa. Dopo aver ben controllato con vista e udito lo spazio circostante perlustra i dintorni. Ma non è discosta: osserva, pascola o finge di pascolare. I piccoli nascosti tra l’erba restano immobili e invisibili, privi anche di ogni odore, e quando niente si muove nel prato e nessuna ombra compare, nessun rumore, allora un sottile e quasi a noi impercettibile fischio comunica loro: “Io sono qui, non muovetevi”. Più volte la madre si avvicina prudentemente a loro per la poppata. Anche lei si rende poco visibile cercando di mimetizzarsi tra alte erbe e cespugli; ma se davvero un qualche inopportuno si avvicina, allora si mostra con grande evidenza per attirare su di sé l’attenzione per poi, lentamente, entrare nel bosco. Era l’ultimo sabato di giugno di tre anni fa; una famigliola era salita quassù per il fine settimana e, parcheggiata l’auto, genitori e ragazzi erano entrati in un prato sotto la contrada semideserta, per Foto di B. Vidali fare merenda. I bambini si misero a correre felici e scatenati tra l’erba e i gigli rossi; giocando così un ragazzo quasi inciampò in un capriolo nato forse quel giorno che se ne stava immobile e terrorizzato tra l’erba. Dopo il primo stupore il ragazzo chiamò i fratelli e i genitori: “Ho trovato Bambi!“ La loro pietà fu grande: lo accarezzarono, lo coccolarono, lo compativano dicendo che la madre lo aveva abbandonato. Lo raccolsero in braccio, se lo contendevano; lui guardava tremando e certamente non capiva quegli strani animali che gli erano attorno, strani anche nell’odore. Decisero di portarlo al guardaboschi nel vicino paese. Come li vide, sul principio li prese a male parole, poi si calmò e spiegò: “Voi facendo così, lo avete condannato a morte; gli avete dato il vostro odore e sua madre non lo riconoscerà più come suo figlio. Forse riuscirò a salvarlo, ma è troppo piccolo”. Cerco/Offro • VENDO CARABINA MANLICHER, cal.6,5 X 68, CON CANNA MARTELLATA - OTTICA SVAROWSKY. Per informazioni dettagliate telefonare al 392-9569363: Sig. Bianchi Marzio • VENDO FUCILE CALIBRO 16 BERETTA CON I CANI ESTERNI Per informazioni telefonare allo 0345-22268 GHISALBERTI SANTINO, San Pellegrino Terme 30 CACCIAINVALBREMBANA - Rubriche In cucina - Carlo Calvetti In questo numero, in omaggio al tema del concorso organizzato per gli alunni dell’Istituto Alberghiero dedicato al “Tordo” nella cucina tradizionale, lo chef Carlo Calvetti ci propone un antipasto e un primo piatto con il Tordo, e un secondo con la Beccaccia, regina del bosco ma anche in cucina. Il Tordo, nonostante le sue ridotte dimensioni, rappresenta quanto di meglio si possa gustare tra gli uccelli silvani. I Romani così si esprimevano a riguardo: “Inter quadrupedes lepus, inter aves turdus”. VOL - AU - VENT CON SPUMA DI TORDO (O BECCACCIA) Preparazione spuma 600 gr. di purea dell’elemento principale, prima rosolato e cotto ¼ di lt. di salsa besciamella 1/5 di lt. di gelatina fusa 1/5 di lt. di panna fresca montata a metà ½ bicchiere di marsala Sale e pepe rosso. Procedimento: Unire la purea di tordo e la salsa besciamella e passare tutto al setaccio, raccogliere questa purea in un recipiente ponendolo sul ghiaccio e lavorandolo bene con la spatola, unire la gelatina poca alla volta; unire e incorporare bene la panna, aggiustare di sale e pepe. Con l’aiuto di un sac-a–poche con douille a spumoni riempire i vol–au–vent. ZUPPA DI SCALOGNO CON QUADRUCCI DI TORDO Preparare del brodo con le carcasse dei tordi preventivamente fatte rosolare, ossa di manzo, odori vari, timo e alloro. Fare rosolare a parte lo scalogno tagliato finemente, aggiungere, per 300 gr. di scalogno, 50 gr. di farina bianca tostata, bagnare con un bicchiere di vino bianco e lasciarlo evaporare. Aggiungere il brodo filtrato e lasciare bollire e restringere come se fosse una leggera crema, aggiustare di sale e pepe. Fare il ripieni dei quadrucci, cappelletti, usando la polpa precedentemente rosolata e cotta con l’aggiunta di Timo (2 tordi a porzione), formaggio parmigiano, uova, sale e pepe. Fatti i quadrucci e cotti nel brodo rimanente, metterli sopra la zuppa ed aggiungere anche dei crostini spadellati al burro. BECCACCE MARINATE E COTTE IN UMIDO Si prendono le Beccacce, o altra selvaggina da piuma, e si tagliano longitudinalmente, si battono un poco e si mettono a marinare per due giorni in vino bianco con alloro, aglio, timo, chiodi di garofano, cannella, noce moscata, scorza di limone, sale, pepe, salvia, rosmarino e un pizzico di zucchero; pressare e disporre in frigorifero. Togliere dopo 2 giorni dai sapoori e passarle a cottura di un classico umido, senza aggiunta di pomodoro. Servirle con una purea di patate con l’aggiunta di bacon rosolato. CACCIAINVALBREMBANA - Rubriche 31 Cani da traccia Resoconto stazione di recupero stagione venatoria 2008 - Osvaldo Valtulini Chiamate! Chiamate! Chiamate! Concludevo così l’anno scorso la presentazione dell’attività di recupero svolta dal Ns. gruppo evidenziando una scarsa propensione da parte dei cacciatori ad usufruire del “servizio di recupero” messo a disposizione dal Ns. sodalizio Anche quest’anno il Gruppo Conduttori Cani da traccia della Provincia di Bergamo ha messo a disposizione della collettività dei cacciatori di selezione bergamaschi i binomi abilitati, cane/conduttore, al fine d’aiutare chi malauguratamente avesse ferito un capo di selvaggina. Attualmente il Gruppo ha 36 soci iscritti tra cui 11 conduttori con relativi cani da traccia abilitati ed in attività. Gli interventi effettuati nell’ultima stagione venatoria hanno riguardato 23 chiamate per ferimento di caprioli con un successo di recupero di 12 capi, 4 interventi su camoscio con 2 recuperi, 1 intervento su cervo con 0 recuperi, 5 interventi su cinghiale con 3 recuperi, il tutto con un successo di recupero pari al 51,51% rispetto agli interventi. A questi vi sono da aggiungere 3 interventi di controllo su azioni di bracconaggio e 2 interventi per investimento. In considerazione del piano di prelievo provinciale complessivo, 1.191 capi abbattuti in selezione e 84 cinghiali in piano di controllo, per un totale complessivo di 1278 capi (v. prospetto allegato), si evince che le chiamate per interventi su ferimento sono ancora molto poche (circa 2,68%) e che la strada da percorrere per aumentare la sensibilizzazione dei cacciatori in questo senso è ancora lunga. A tale proposito si consideri che tutta la letteratura riguardante l’argomento indica mediamente una percentuale di Riepilogo generale prelievi ungulati Provincia di Bergamo ANNO 2008 Suddivisione per C.A. e A.T.C. SPECIE CAMOSCIO CAPRIOLO CERVO CINGHIALE Totale C.A. VAL BREMBANA 372 151 5 0 528 C.A. VAL SERIANA 67 55 0 0 122 C.A. VAL DI SCALVE 26 10 0 0 36 C.A. VAL BORLEZZA 0 11 2 0 13 A.T.C. PREALPINO 0 162 15 315 492 Totale CHIAMATE … (RECUPERI) 465 4 ..... 389 (2) 23 ….. (12) 22 1 ….. 315 (0) 5 ….. 1191 (3) NUMERO COMPLESSIVO CAPI PRELEVATI NUMERO COMPLESSIVO INTERVENTI 32 CACCIAINVALBREMBANA - Rubriche 33 1191 33 2,77% REC. 17 51,51% ferimento pari a circa il 10% dei tiri effettuati in caccia di selezione, quindi per lo più su animali fermi e a distanze ragionevoli. Tiri avventati, distanze elevate e/o animali in movimento aumentano di molto la percentuale suddetta, pertanto si può ben immaginare quanti animali non vengono recuperati se pur colpiti, più o meno gravemente. Quasi tutti questi animali non recuperati e quindi persi, di fatto vanno ad aggiungersi ai normali piani di prelievi in quanto il cacciatore poco coscienzioso (considerata anche la facilità di nuovi incontri), passerà all’abbattimento di un altro capo andando così di fatto ad aumentare l’effettivo prelievo. Dal canto nostro mettiamo a disposizione volontariamente della collettività venatoria e non (ferimenti per investimento) il servizio di recupero e c’impegniamo costantemente nella diffusione della cultura e dell’etica venatoria che deve e dovrà in futuro, ancora di più, visti i numerosi detrattori, essere volta ad una caccia sempre più coscienziosa e rispettosa soprattutto della fauna oggetto della nostra attività di prelievo al fine di far emergere la figura del moderno cacciatore/gestore/fruitore, su licenza, di un bene comune a tutta la collettività. A tale scopo, come alcuni già sanno, l’impegno del nostro gruppo si completa anche con l’organizzazione annuale di una prova di lavoro ENCI su traccia artificiale riservata alle razze d’elezione per il recupero, Bavarese ed Annove- riano, che, itinerante per le valli della Provincia (2002 Valserina, 2003 Valtaleggio, 2004 Valimagna, 2005 Valbondione, 2006 Val di Scalve, 2007 Valbrembana, 2008 Valgandino con raduno di razza a Cene), ha anche come secondo fine la dimostrazione e divulgazione dell’attività di recupero. L’ultimo impegno organizzativo si è recentemente concluso con la prova 2009 tenutasi in Valtaleggio il 10 Maggio scorso. PROVINCIA DI BERGAMO CORSO PER ABILITAZIONE CONDUTTORI CANI DA TRCCIA PROGRAMMA Venerdì 19 Giugno 2009 - Lezione in aula c/o Uffici Assessorato Caccia e Pesca Provincia di Bergamo, via F.lli Calvi, 10 ore 19,30 – 20,00 Registrazione partecipanti, distribuzione dispense ore 20,00 – 23,00 Lezione teorica in aula ARGOMENTI : INTRODUZIONE : utilizzo del cane da traccia; motivazioni ed etica venatoria; inquadramento legislativo; i cani da Traccia: razze e loro impiego. Organigramma del gruppo “Conduttori Cani da Traccia della Provincia di Bergamo” Presidente: Vice Presidente: Segretario: Consiglieri: Sindaci: Soci effettivi: Valtulini Osvaldo Capitanio Luigi Bassanelli Giuseppe Vassalli Diego Acquaroli Danilo Cortesi Giancarlo Maffeis Remo Italia Orlando n. 36 Conduttori e cani abilitati in attività Vassali Diego con Hs “Toy” Cagnoni Alex con Hs LA TRACCIA: teoria della traccia; quando iniziare l’addestramento; metodi di addestramento; meccanismi e psicologia del cane da traccia. LA TRACCIA ARTIFICIALE: sistemi di tracciatura; attrezzatura; addestramento sulla traccia artificiale; abilitazione del cane, prove di lavoro e regolamenti. (relatore Osvaldo Valtulini Giudice ENCI) Sabato 20 Giugno 2009 - Dimostrazione pratica di tracciatura in località da destinarsi (presentarsi con abbigliamento adeguato) ore 8,00 Ritrovo partecipanti c/o località prescelta ARGOMENTI : Utilizzo attrezzatura e metodi di tracciatura; dimostrazione pratica di posa della traccia artificiale; dimostrazione addestramento; prova pratica dimostrativa completa di tutte le discipline. (relatori Osvaldo Valtulini e Diego Vassalli con “Toy”) ore 12,30 – 14,30 ore 14,30 – 18,30 ARGOMENTI : SUL TIRO : reazione dei vari ungulati sul tiro e sulla linea di fuga; i segni di caccia; il libretto del pelo. (relatore Luigi Capitanio) IL RECUPERO : equipaggiamento del conduttore; comportamento e responsabilità del conduttore; regolamento provinciale. (relatore Giacomo Moroni responsabile servizio faunistico Provincia di Bergamo) “Odino” Acquaroli Danilo con Hs “Adi” (ch. it. bellezza) LA TRACCIA NATURALE : impiego pratico del cane da traccia; problematiche connesse al recupero: quando iniziare, quando liberare il cane, l’inseguimento, l’attesa, il colpo di grazia, gli errori più frequenti; compilazione foglio di statistica; come si organizza un servizio di recupero; il “Gruppo Conduttori Rasmo Roberto con Hs. “Kira” Valtulini Osvaldo con Bgs “Eagle” (ch it. lavoro) Alborghetti Dante con Bgs “Jula” Pausa pranzo Lezione teorica in aula c/o Uffici Assessorato Caccia e Pesca Provincia di Bergamo, via F.lli Calvi, 10 (ch it. lavoro) Bassanelli Giuseppe con Hs “Minosse” (ch it. lavoro) Invernizzi Egidio con Bgs “Ronco” Cortesi Giancarlo con Bgs “Astra” Carminati Manuel con Bgs “Birba” Italia Orlando con Bgs “Raf” GRUPPO CONDUTTORI CANI DA TRACCIA della PROVINCIA di BERGAMO Cani da traccia della provincia di Bergamo” (relatore Diego Vassalli) Domenica 21 Giugno 2009 - Uffici Assessorato Caccia e Pesca Provincia di Bergamo, via F.lli Calvi, 10 ore 9,00 – 12,00 STRUTTURA ESAME : PROVA ESAME TEORICO Commissione d’esame di nomina Provinciale come da regolamento N. - 30 domande multi risposta fino a 3 errori candidato promosso fino a 5 errori breve prova orale oltre 5 errori candidato respinto QUOTA ISCRIZIONE €. 85,00 a partecipante comprensiva libro “CANI DA TRACCIA” Editore : Carlo Lorenzini Autori : L. Fabiani e F. Ponti AI CANDIDATI PROMOSSI VERRA’ RILASCIATO DALLA PROVINCIA DI BERGAMO Per quanti volessero iniziare l’attività di recupero, si informa che in data 19, 20, 21 Giugno 2009 si terrà un corso per l’abilitazione di nuovi conduttori cani da traccia, come da programma allegato. ATTESTATO DI “CONDUTTORE CANE DA TRACCIA” (Si ricorda che lo stesso vale solo per il conduttore e che i cani vanno abilitati a loro volta come da regolamento provinciale). Le domande di partecipazione dovranno pervenire entro il 31/05/2009 al seguente numero di fax 035 243582 – per ulteriori informazioni 338 6100829 o 348 4407450 CACCIAINVALBREMBANA - Rubriche 33 Racconti REGINA DEI BOSCHI La croule - Fausto Mosca - Romano Pesenti Questi sono i versi onomatopeici più accreditati che i maggiori autori francesi descrivono nei loro libri; sono i richiami che le beccacce emettono nella fase di ”croule” in marzo, nel periodo dell’amore, sia di mattino che di sera, quando escono dal bosco, sempre allo stesso orario in cerca del compagno o della compagna per 1’accoppiamento. Questi voli, di solito di una singola beccaccia, qualche volta già in coppia, si manifestano nelle aperture del bosco, lungo i viottoli più spaziosi o tangenti e al limitar del bosco. I richiami sono continui, ma intervallati a fasi di silenzio, come ad aspettare la risposta di un compagno che si manifesti lungo il tragitto. E’ un momento magico. Il silenzio dell’alba o della sera è ormai sovrano. Al crepuscolo, col sole già tramontato da un pezzo, il volo della beccaccia in ”croule” è preannunciato quasi sempre dall’ultimo cinguettio di uno scricciolo in ritiro nel cespuglio, o da un sommesso chioccolare di un merlo già in pigiama. Era, – oggi è giustamente vietata – una caccia di appostamento; la ”posta”, ed era una delle cacce più poetiche ed emozionanti, decantata da molti poeti e scrittori, dipinta da tantissimi pittori, e praticata con passione da migliaia di cacciatori: nobili, cortigiani, e umili.. villani. Allora, tanti anni fa, la praticavo anch’io, alla sera, nei boschi del Ticino; soprattutto sulle isole, dopo aver cacciato di giorno anatre e beccaccini nelle lanche. Mi piaceva l’orario crepuscolare, il silenzio brulicante dell’ora che imbruniva, fermo agli incroci e nelle radure del bosco, al semibuio che ti obbligava a dilatar gli occhi per captare gli ultimi spiccioli di luce, con la tensione accesa e l’emozione all’apice... e poi, preceduto dal ”pssiit...pssiit”, il suo sfarfallante arrivo... poi un fragoroso bagliore... una spasmodica ricerca al buio... e un bacio alla Regina. Tratto da “ROBERTO LEMMI, EMOZIONI DIPINTE”, per gentile concessione dell’Editore Olimpia. Disegno: Pietro Lemmi Regina sei e dama per chi ti ama, regina del bosco per il cacciatore più tosto, estrosa, amante della bellezza rara, ed accecante, amor sincero per il cacciatore vero. Amarti tanto ed ucciderti per possederti ed ammirarti nel tuo splendore. Bellissima nei tuoi occhi neri misteriosi, malinconici e veri, tu sfidi la sorte. I tuoi colori riflettono l’autunno e le foglie morte. Le tue piume sono collezionate, ed anche dal pittore ricercate. L’artista scultore, scrutando il tuo volo, lo imprime nella mente, e intaglia le tue forme. Il tuo battito d’ali dà forti emozioni, forti desideri e soddisfazioni grandi. Nobile, ambita, tu lasci la vita, astuta prima d’essere abbattuta. Nei tuoi comportamenti tu cerchi la via, il cane la tua scia, esperto è il cacciatore che ti sa scovare mentre tu vai dove non vorresti più rischiare. La natura è generosa, e il cacciatore torna sempre là dove ti può trovare, sperando in un giorno divino. Due spari e sei ancora in vita, non è ancora finita. Il cane è in ferma, sei già volata via, atterrita, ti cerca con lo sguardo, ma da qui sei sparita, un volo corto per sfuggire a chi ti vuol far male, ma è ormai giunta la tua ora, ti cerca ancora, il campano tace. Uno sparo al calar della sera ti spezza le ali, sei ferita, sei finita. Ognuno ha la sua storia. 34 CACCIAINVALBREMBANA - Rubriche COMPRENSORIO VENATORIO ALPINO VALLE BREMBANA: Enrico Bonzi – Presidente Lino E. Ceruti - Rappresentante Provincia Pietro Milesi – Rappresentante Comunità Montana Angelo Bonzi – Rappresentante CPA/ANLC Teofano Boffelli – Rappresentante ANUU Giuseppe Bonomi – Rappresentante F.I.D.CCarlo Milesi – Rappresentante F.I.D.CAthos Curti – Gruppo Cinofilo Bergamasco Giovanni Morali – Rappresentante C.A.I. Bruno Calvi – Rappresentante C.A.I. Antonio Locatelli – Rappresentante Coldiretti Sperandio Colombo - Rappresentante Coldiretti COMMISSIONI: Avifauna tipica alpina: Presidente sig. Piergiacomo Oberti Ungulati: Presidente sig.Gian Antonio Bonetti Lepre: sig. Midali Cristian Capanno: sig. Umberto Arioli Stanziale ripopolabile: sig.Luigi Poleni SEDE: Lenna (BG) – Piazza IV Novembre, 10– tel./fax 034582565 www.comprensorioalpinovb.it - e-mail : [email protected] Segretaria : Alba Rossi Orari di apertura: Mercoledì, Giovedì e Venerdì: dalle 9.00 alle 12.30 e dalle 14.00 alle 16.30 - Sabato dalle 9.00 alle 12.30 ASSESSORATO PROVINCIALE SETTORE CACCIA E PESCA Via San Giorgio – tel. 035387700 Assessore Sett. Caccia e Pesca – Luigi Pisoni Ufficio Tecnico Caccia e Pesca Dirigente – Alberto Cigliano Collaboratori tecnico faunistici – Giacomo Moroni – Alberto Testa Servizio di Vigilanza Provinciale Responsabile – Gian Battista Albani Rocchetti Collaboratori – Bruno Boffelli, Cristiano Baroni SERVIZI DI PUBBLICA UTILITÀ Pronto Soccorso Sanitario Ospedale Civile S. Giovanni B.: Tel. 034527111 Centro antiveleni – Ospedali Riuniti di Bergamo: Tel 035269469 (Tel 118) Soccorso Alpino CAI – Elisoccorso: Clusone: Tel. 034623123 Pronto Soccorso Veterinario – BG Via Corridoni 91 - Tel. 035362919 Corpo Polizia Provinciale: numero verde 800350035 Emergenza Sanitaria; Tel. 118 Vigili del fuoco: Tel 115 CACCIAINVALBREMBANA 35
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Hanno collaborato:
Tiziano Ambrosi, Umberto Arioli, Martino Bianchi Marzoli,
Gianantonio Bonetti, Angelo Bonzi, Carlo Calvetti, Luigi
Capitanio, Lino E. Ceruti, Annibale Facchini, Sergio
Facchini, ...