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Periodico di cultura venatoria e gestione faunistico - ambientale del Comprensorio Venatorio Alpino Valle Brembana - Spedizione in a.p. art. 2 comma 20/c legge 662/96 - Filiale di Bergamo - codice ISSN 1723-5758 Agosto 2003 Anno VII - n° 19 SOMMARIO Periodico di cultura venatoria e gestione faunistico ambientale del Comprensorio Venatorio Alpino Valle Brembana Direttore Responsabile Piergiacomo Oberti Coordinatori Flavio Galizzi, Elena Traini Redazione Luigi Capitanio Flavio Galizzi Elena Traini Il Comitato di Gestione Grafica, impaginazione Ferrari Grafiche Hanno collaborato Tiziano Ambrosi, Angelo Bonzi, Giuseppe Bordogna, Felicino Camozzi, Luigi Capitanio, Atos Curti, Sergio Facchini, Sergio Fezzoli, Gigi Foti, Alessandra Gaffuri, Flavio Galizzi, Giovanni Locatelli, Gianfranco Milesi, Piergiacomo Oberti, Gloriana Peschini, Michele Pesenti, Elena Traini, il Comitato di Gestione Direzione e Redazione Piazza Brembana (BG) Piazzetta Alpini Tel-Fax :034582565 www.comprensorioalpinovb.it e-mail:[email protected] Fotocomposizione e Stampa Ferrari Grafiche - Clusone Editore Comprensorio Venatorio Alpino Valle Brembana Registrazione presso il Tribunale di Bergamo, n°29 del 16/07/97 Rivista dei Soci del Comprensorio Venatorio Alpino Valle Brembana La rivista si avvale della collaborazione di tutti i Soci, con scritti e materiale grafico e fotografico, senza impegni da parte della Redazione, che si riserva di vagliare ed eventualmente modificare quanto pervenuto, e tratterrà il materiale nel proprio archivio. La riproduzione anche parziale è vietata, salvo il consenso degli autori e del Comitato di Gestione. In copertina: Pernice Bianca Foto di Baldovino Midali 2 Editoriale Attualità 3 La nostra pagina web 4 Lettere Commissioni di lavoro 5 Avifauna tipica alpina Ungulati Lepre Stanziale ripopolabile Capanno 6 7 8 8 9 Gestione e cultura venatoria RASSEGNA TROFEI 2003 Luigi Capitanio 10 Angelo Bonzi 16 Alessandra Gaffuri 18 Gigi Foti 21 Flavio Galizzi 22 Flavio Galizzi 23 Tiziano Ambrosi e Gloriana Peschini 24 Flavio Galizzi 26 ATTIVITÀ DEGLI IMPIANTI DI CATTURA I GRANDI CARNIVORI PREDATORI INCONTRO CON FULVIO PONTI BALDOVINO MIDALI, la natura attraverso l’obiettivo A PROPOSITO DI... albinismo e altre anomalie cromatiche LA TROMBICULOSI IN MARGINE ALL’ATTIVITÀ VENATORIA Rubriche Appunti di biologia animale Patologie legate alle spighe Tiziano Ambrosi Per saperne di più Ostruzione delle vie respiratorie Giovanni Locatelli Armi e balistica 8x68S, il calibro ideale Sergio Facchini Letto per voi Sulla Volpe e sulla Caccia a palla 28 30 31 Luigi Capitanio 34 La cornacchia Giuseppe Bordogna 35 Il coltello da pastore La redazione 36 Polenta col cervo La redazione 37 La redazione 38 I nòs-cc ròcoi Sergio Fezzoli 42 Racconti Una proposta del comprensorio Spigolature culinarie Informazioni e scadenze L’ Angolo della Poesia Follia e armi tenzione di un’arma. Appare evidente che le regole esistono e non sono così approssimative come si vorrebbe far credere, a patto che siano seguite correttamente. Il rilascio di un certificato anamnestico straordinario, con relativi costi a carico dei richiedenti, va inteso come un provvedimento per calmare l'allarme sociale prodotto dalle due stragi e la necessità politica di rassicurare l'opinione pubblica, mentre la sua efficacia reale in materia di prevenzione rimane dubbia; risulta infatti difficile individuare il momento in cui improvvisamente un soggetto perde “il lume della ragione”. L’unico effetto certo sono gli oltre 50 Euro che mediamente ogni cacciatore deve sborsare a favore delle casse dello Stato e di qualche professionista. Un altro aspetto critico riguarda la possibilità pratica dell'applicazione della circolare: le licenze sono circa un milione, in base ai dati apparsi sulla stampa, a cui vanno aggiunti tutti coloro che detengono armi in casa senza Porto di fucile, perciò il lavoro di controllo che attende la questure è quantomeno imponente e richiederà tempi lunghi. Il dramma delle due stragi resta, le conseguenze però le stanno “pagando” quei cittadini che hanno il torto di amare le armi, che usano in modo lecito, o che le collezionano. Piergiacomo Oberti S. Torriani R ecentemente due tragici fatti di criminalità, con gravi ripercussioni sulla sicurezza dei cittadini, hanno destato una profonda impressione nell'opinione pubblica, dando il via ad un vero e proprio linciaggio morale verso tutti gli appassionati di armi, tra cui naturalmente i cacciatori, sulla presunta facilità di detenere armi da fuoco. I fatti criminosi hanno in comune l'instabile personalità degli autori e la legale detenzione di armi. La vicenda ha avuto immediato spazio su quotidiani e mezzi di informazione, da più parti si è giunti alla frettolosa conclusione che in Italia le regole per il rilascio del Porto d'armi sono insufficienti e troppo permissive. Solo il fatto di essere appassionati di armi per uso caccia, collezionismo o uso sportivo, pone i malcapitati in una posizione anomala, quasi al limite della follia, da guardare con sospetto. Dietro questa forte spinta emotiva, che ci ha tutti coinvolti, la risposta dello Stato è stata pressoché immediata, con l'emanazione di una circolare che dispone controlli straordinari a carico di chi è in possesso di Porto d'armi, e impone il rinnovo della certificazione di “sanità mentale” per il maneggio delle armi. Viene però spontaneo chiedersi se le attuali regole per ottenere il porto o la detenzione di un'arma sono davvero così blande come da più parti ventilato. Per ottenere un'autorizzazione bisogna innanzitutto essere in possesso di alcuni requisiti psicofisici minimi, come stabilito da apposito decreto e già certificate da ogni cacciatore. In particolare non deve riscontrarsi dipendenza da sostanze stupefacenti e alcool, non essere affetti da disturbi mentali, di personalità o comportamentale. Tutto ciò deve essere certificato prima dal proprio medico di famiglia e successivamente da un Ufficiale Sanitario che può richiedere ulteriori esami medici presso le strutture pubbliche, ogniqualvolta si procede al rilascio o al rinnovo del Porto d'armi. Si deve poi aggiungere che durante il periodo di validità, le autorità competenti possono revocare l'autorizzazione qualora nel titolare insorgano motivi ostativi per l’uso e la de- 3 ATTUALITÀ 4 La nostra pagina Web Per offrire a tutti la lettura del nostro giornale, per farci conoscere e per ricevere indicazioni, informazioni e suggerimenti, commenti e quant’altro, il Comprensorio, per merito di Lino Ceruti, ha attivato un proprio sito Internet, con pagine Web e con un indirzzo di posta elettronica. Questi sono gli indirizzi: www.comprensorioalpinovb.it per il sito web [email protected] per la posta Non dimenticate che anche il nostro giornale ha un recapito proprio: [email protected] per quanti vogliono scrivere direttamente alla redazione. Buon viaggio nelle pagine elettroniche. A “Caccia in Val Brembana” Ho ricevuto una copia della vostra bella rivista con lo spazio dedicato alle ricette che vi abbiamo dato con molto piacere. La rivista è bella, sinceramente non mi aspettavo che dei non professionisti potessero lavorare così bene. E conoscendomi, non sono certo facile agli elogi. Spero che le altre ricette che avete in serbo vi vadano bene. Se avete necessità chiamatemi senza esitazioni. Vi manderò, se vorrete, man mano le copertine aggiornate per la pubblicazione. Un cordiale saluto e in bocca al lupo a tutti i cacciatori della val Brembana che invidio per avere a disposizione un habitat così bello e che hanno con passione e professionalità reso ancora più importante. Germano Pellizzoni direttore A TAVOLA Agli amici cacciatori del Comprensorio Alpino V. Brembana Spett.le Comprensorio Alpino Valle Brembana La Provincia di Bergamo è stata la prima tra le Province della Lombardia a introdurre la caccia di selezione quale strumento di gestione dei grossi ruminanti selvatici (Camoscio, Capriolo, Cervo). Le motivazioni alla base di questa scelta risiedono innanzitutto nell’esperienza diretta di realtà transalpine, e poi nelle indicazioni provenienti dal modo scientifico e dall’INFS. Dal 1982 ad oggi, si è assistito quindi a un incremento continuo delle popolazioni di ungulati selvatici, favorito anche da una situazione positiva del territorio montano, fino a raggiungere le consistenze attuali di 5000 Camosci, 7000 Caprioli, 3000 c ervi, 400 Stambecchi e 500 Cinghiali su tutto l’arco orobico. Naturalmente in questo ventennio è cambiata notevolmente anche la realtà dei pascoli e delle aree a prato che, come noto, favoriscono tutti gli erbivori selvatici, ma anche i Galliformi, la Lepre e i Tetraonidi. Il ruolo del cacciatore, sdoganato dal superato profilo di semplice predatore di una risorsa, è oggi a tutti gli effetti quello di gestore che compartecipa, insieme all’allevatore, al veterinario e alla Provincia, alla custodia e al potenziamento del capitale ungulati. Quanto viene richiesto oggi al cacciatore moderno è di collaborare, come del resto sta facendo, a tutte quelle iniziative di censimento della fauna selvatica e di monitoraggio dello stato sanitario della stessa, che lo rendono l’unico vero operatore sul territorio, in grado di concretizzare tutte le iniziative messe in campo dalle istituzioni per potenziare sul nostro territorio sia la presenza di ungulati selvatici che dei ruminanti domestici. Il Comprensorio Alpino Valle Brembana svolge un operato di notevole importanza nella salvaguardia dell’ambiente e dell’assetto faunistico locale, tramite interventi mirati di gestione della fauna e analisi accurate delle cause di rarefazione delle specie maggiormente a rischio. Giunti all’inizio della nuova stagione venatoria non posso che invitare i seguaci di Diana a continuare nel solco degli anni passati, ad esercitare la loro passione con la consapevolezza del proprio ruolo augurando a tutti un’annata venatoria ricca di soddisfazioni e un carniere ben fornito. Ringraziandovi e scusandomi per non avere scritto prima queste righe, sono felice di avere ora tutta la raccolta della vostra rivista Caccia in Val Brembana a cui tenevo tanto. La vostra rivista è veramente un mezzo di comunicazione molto valido, complimenti, andate avanti che i cacciatori hanno bisogno di tutte le informazioni per una sana gestione della fauna e del territorio. Un saluto cordiale a tutti i cacciatori della Valle Brembana In bocca al lupo. Rino Masera presidente naz. UNCZA Alla Redazione di “Caccia in Val Brembana” Comprensorio Alpino Valle Brembana È con animo grato, da vecchio appassionato cacciatore di ungulati, che mi rivolgo a Voi perché, dopo diversi anni di attesa, sono entrato da due stagioni a far parte del gruppo di cacciatori di ungulati della Valle Brembana. Voglio esprimere il grande piacere che ho provato nel trovarmi accolto come un amico in un sano ambiente venatorio, dove la comune passione induce alla solidarietà e alla cordialità tipica dell’ambiente montano. La capacità e le conoscenze tecnico – faunistiche degli accompagnatori mi sono apparse eccellenti, sicuramente tra le migliori trovate nei diversi ambienti di caccia in montagna frequentati in una quarantina di anni di esperienze venatorie agli ungulati. La commozione che ho provato dopo il primo abbattimento mi ha fatto tremare la voce piena di soddisfazione mentre al cellulare mia moglie, nata in Val Brembana, mi diceva Weidmanns’heil! Mi voglio congratulare vivamente con la Commissione Ungulati e gli amici del settore 5 per la passione e la competenza dimostrata dagli ottimi risultati conseguiti nella gestione dell’ultimo decennio, pur nelle immancabili difficoltà. Grazie di cuore Piergiorgio Sirtori Luigi Pisoni Assessore provinciale all’Agricoltura, Caccia e Pesca 5 COMMISSIONI avifauna tipica alpina CENSIMENTI ESTIVI 2003 Si riportano di seguito le direttive tecniche relative all’attuazione dei censimenti su fauna selvatica stanziale. La metodologia consolidata è identica alle scorse stagioni ed i periodi sono quelli sottoelencati. Censimento estivo di COTURNICE, PERNICE BIANCA E GALLO FORCELLO con cane da ferma: dal 22 agosto al 12 settembre (a tali operazioni sono ammessi esclusivamente coloro che sono stati autorizzati alla forma di caccia “Avifauna tipica alpina” nella stagione venatoria 2002). Le uscite vanno concordate preventivamente con i sigg. Responsabili di Settore (vedi elenco che segue) secondo aree campione e percorsi prestabiliti. Nel caso che il responsabile di settore Tutte le uscite per operazioni di censimento, dovranno essere obbligatoriamente documentate con: - compilazione di due schede di censimento; - sottoscrizione con firma leggibile dei partecipanti alle operazioni; - indicazione degli avvistamenti sulla cartografia in scala 1:10.000; - restituzione entro il 16/09/2003 delle schede compilate, al Responsabile di Settore. Si richiamano inoltre tutti partecipanti, affinché partecipino con correttezza a tutta la fase di censimento, seguendo le indicazioni del responsabile al fine di perlustrare al meglio la “zona campione”. Il responsabile dell’uscita è tenuto a sollecitare i partecipanti ad una corretta partecipazione e se del caso, segnalare l’eventuale inadeguatezza dei partecipanti al Comitato di Gestione. “CALENDARIO CENSIMENTO ESTIVO 2003 CON CANE DA FERMA” SETTORE 1 Resp. : CURTI ATOS tel. 0345 / 71438 USCITE : Sabato, Domenica, Martedi, Giovedi RITROVO : Caserma C.C. Branzi ore 06,00 SETTORE 2 Resp. : MILESI ALBERTO tel. 0345 / 84158 USCITE : Sabato, Domenica, Giovedi RITROVO : Piazza Roncobello ore 05,30 SETTORE 3 Resp. : ARIOLI ACHILLE tel. 0345 / 85392 USCITE : Sabato, Domenica, Giovedi RITROVO : Piazza Mezzoldo ore 06,00 SETTORE 4 Resp.:BUZZONI GIANLUCA tel.0345/80206/88112 USCITE : Sabato, Domenica, Giovedi RITROVO:Distributore Olmo al Brembo ore 05,30 SETTORE 5 Resp. : PESENTI CAMPAGNONI E. 0345/47292 USCITE : Sabato, Domenica, Giovedi RITROVO : Sbarra Pizzino ore 05,30 SETTORE 6 Resp.:INVERNIZZI ORLANDO tel. 0345 / 41133/42267 USCITE : Sabato, Domenica, Mercoledi RITROVO : P.zza Zignoni S. Giovanni B.co ore 06,00 SETTORE 7 Resp. : BONALDI MARCO tel 0345 / 65220 USCITE : Sabato, Domenica, Mercoledi RITROVO : Distributore Agip Oltre il Colle ore 05,30 6 sia impossibilitato a presenziare personalmente alle fasi di censimento, lo stesso dovrà nominare un responsabile delle operazioni, a cui darà indicazioni dettagliate per la mappatura del percorso e per la compilazione delle schede di censimento. APPLICAZIONE DEL REGOLAMENTO AMMISSIONE “AVIFAUNA TIPICA ALPINA” Si ricorda ai Soci quanto contenuto del nuovo regolamento per le ammissioni alla forma di caccia “AVIFAUNA TIPICA ALPINA” (riportato nell’ultimo numero di aprile 2001 del Ns. Giornale), dove per la stagione estiva saranno conteggiate le sole giornate impiegate per i censimenti e non le giornate lavorative. CENTRI DI VERIFICA AVIFAUNA TIPICA ALPINA A riguardo della prossima stagione venatoria, sollecito i cacciatori affinché diano la propria disponibilità per la partecipazione alle operazioni di verifica dei capi abbattuti presso i Centri di Verifica di Piazza Brembana, San Giovanni Bianco e Serina. In particolare si richiede la disponibilità per i Centri di Piazza Brembana e San Giovanni Bianco, dove si concentra la maggior parte del lavoro di verifica. Si tratta di dare la propria disponibilità per due-tre ore a fine giornata (dalle ore 18,30 - 19,00 in poi) la domenica e il mercoledì. Le operazioni da svolgere sono le consuete: riconoscimento dell’età del soggetto (nei casi dubbi di coturnice, è indispensabile provvedere attraverso un’incisione nel sottocoda); pesatura, misurazione; compilazione delle schede e la mappatura (ricordo che per queste operazioni al Centro di verifica di San Giovanni Bianco sono disponibili le fotografie aeree di tutto il Comprensorio in scala 1:10.000; questo per facilitare ad ogni singolo cacciatore l’individuazione e la segnalazione del luogo dell’abbattimento); eviscerazione completa dell’animale (facendo attenzione a prelevare anche il “gozzo”); prelievo di 6 o 7 piume, facendo attenzione che risultino complete in ogni loro parte (compresa la parte interna alla pelle del soggetto!). Nel caso in cui il cacciatore intenda effettuare questi prelievi personalmente presso la propria abitazione (oppure far imbalsamare il soggetto) dovrà comunque portare il soggetto abbattuto presso i centri di verifica (per la misurazione, pesatura, mappatura, ecc.) ove gli verranno consegnati i due sacchetti per interiora e piume con allegata scheda di prelievo; il tutto dovrà essere riconsegnato entro la fine di novembre 2003. Coloro che sono interessati a parteci- pare sono pregati di lasciare il proprio nominativo alla segreteria del Comprensorio. Si procederà ad una riunione preliminare (entro la fine di settembre) per stabilire i turni di presenza e per eventuale chiarimenti circa la tecnica da usarsi nelle operazione di verifica del selvatico. In ultimo va sottolineato che, considerata l’importanza di dette operazioni, l’attività giornaliera presso i Centri di Verifica, verrà equiparata ad un’uscita di censimento per la futura stagione venatoria 2003-2004, e sarà quindi conteggiata per il raggiungimento della soglia minima di giornate lavorative o di censimento. Atos Curti ungulati Nel precedente numero ci siamo lasciati nell’attesa delle decisioni in merito alla riconferma delle Commissioni. Per quanto riguarda la nostra Commissione, dopo le riconferme di tutti i membri e l’integrazione di tre nuovi componenti, le mansioni che ci competono sono state prontamente riprese. Oltre al lavoro di valutazione dei censimenti effettuati e le relative proposte di prelievo del cervo e del capriolo, l’impegno della commissione è continuato nella preparazione di un regolamento specifico per la caccia al cervo. Questo documento, atteso dai Cacciatori già dalla stagione scorsa non poteva sopportare ulteriori ritardi. Il Comitato di Gestione ha approvato le nostre proposte e da quest’anno si potrà cacciare il cervo con una norma che pone come obiettivo prioritario l’esigenza di: 1° Garantire una pressione venatoria omogenea e tollerabile nei confronti dei nuclei di cervi presenti in modo stabile sul nostro territorio, evitando, dove possibile, una concentrazione dei prelievi che riteniamo dannosa per lo sviluppo della popolazione. 2° Garantire ad ogni socio Cacciatore un trattamento d’uguaglianza nelle assegnazioni dei capi prelevabili e delle zone di caccia, indipendentemente dalla localizzazione della selvaggina o dall’assegnazione del settore per altri prelievi. Al riguardo, abbiamo attentamente letto i regolamenti Provinciali vigenti, allo scopo di modificare la suddivisione del territorio per la sola caccia al cervo, e non ultimo l’opportunità che lo stesso regolamento concede per le assegnazioni dei capi da prelevare. Ne è uscito un regolamento che riteniamo accettabile da parte di tutti. Regolamento per la caccia al Cervo nella stagione 2003-2004 1° I territori dei settori 1,2,5, per la stagione di caccia 2003/2004 e per il solo Cervo, sono raggruppati nella loro estensione e definiti come da attuali barriere naturali in: Settore 1, comprendente il territorio dello stesso e del settore 2. Settore 5, come da definizione e delimitazione attuale. 2° La caccia al Cervo, per la corrente stagione, viene esercitata nei settori sopra indicati (1e 5) e nel rispetto del regolamento in vigore, sotto forma di “squadra”. 3° Le squadre, di spontanea formazione, debbono essere contenute nel numero massimo di 6 Cacciatori e comunque non inferiori al numero di 4 Cacciatori. 4° La scelta del settore vede la precedenza di quella squadra che nella maggioranza dei propri componenti esercita le altre forme di prelievo (capriolo-camoscio) nel settore stesso. In caso di eccedenza delle richieste verso un settore, sarà cura della Commissione assegnare d’ufficio il settore anche attraverso il sorteggio dei posti disponibili. 5° Allo scopo di uniformare la pressione venatoria e il conseguente prelievo, tre quinti delle squadre verranno indirizzate nel settore 1, la cui estensione è pari a ha. 19.378 ca. Due quinti delle squadre sarà indirizzata nel settore 5, con estensione della superficie pari a ha. 11.733 ca. Il piano di prelievo verrà frazionato con lo stesso criterio per quanto riguarda il numero dei soggetti prelevabili. 3/5 nel settore 1 e 2/5 nel settore 5. 6° L’ammissione alla caccia del cervo è vincolata all’esecuzione di almeno 2 dei censimenti programmati. In mancanza di un numero minimo di Cacciatori, tale da ipotizzare un parziale insuccesso nei prelievi programmati, la Commissione, sentito il parere del C.T.G. si riserva la facoltà di ammettere i rimanenti Cacciato7 ri che a diverso titolo non hanno adempiuto le operazioni di censimento. 7° Ogni squadra, già composta, per ottenere l’ammissione e la successiva assegnazione del settore deve inoltrare richiesta presso l’ufficio del Comprensorio entro il 30 Luglio 03. Le domande pervenute oltre tale data verranno vagliate per l’accettazione dal Comitato di Gestione. (Vedasi abilitati nelle sessioni d’esame estive). 8° Ogni Cacciatore che abbatte il cervo, nella stagione di caccia dell’anno seguente rinuncerà all’assegnazione primaria dei capi previsti dal Calendario Provinciale. S’intendono escluse dalla rinuncia le riassegnazioni di carattere meritocratico distribuite all’interno del settore di appartenenza e codificate dai regolamenti del Comprensorio. 9° All’interno di ogni settore le uscite per la caccia al cervo saranno alternate tra le squadre, in modo che sul territorio di quel settore sia presente una sola squadra al giorno per la caccia al cervo. Il calendario delle uscite sarà concordato tra le squadre ed il Responsabile del settore che, in caso di controversia, sorteggerà le priorità d’uscita. 10° Ogni squadra deve necessariamente avvalersi di Accompagnatori autorizzati che cacciano con la stessa. Nella giornata di caccia al cervo ogni componente della squadra caccia in via esclusiva il solo cervo. 11° Ogni squadra, all’atto dell’iscrizione segnalerà un proprio componente quale “Responsabile di squadra”, il quale dovrà garantire il continuo collegamento tra i componenti della stessa, al fine di evitare il prelievo di più capi. Lo stesso Responsabile dovrà segnalare in modo immediato l’avvenuto prelievo ai numeri telefonici indicati nella scheda di prelievo. Luigi Capitanio lepre In questi mesi di silenzio venatorio, in attesa della prossima stagione, la Commissione ha valutato i dati relativi ai rilevamenti primaverili effettuati in collaborazione con la vigilanza provinciale, che hanno dato buoni risultati in quanto si è rilevata una buona presenza di lepri nelle zone censite. Considerato il buon andamento delle riproduzioni, la commissione, in accordo con il responsabile della vigilanza Sig.Albani e il G.T.G del Comprensorio, ha chiesto alla Provincia un aumento del piano di abbattimento lepri da 140 a 150. Per un migliore e reale rilevamento delle lepri sul territorio del Comprensorio si auspica un ampliamento delle zone campione. La Commissione sta valutando le segnalazioni di avvistamento della lepre bianca fatte nei censimenti del 2001/ 2002 e primavera 2003 da parte dei cacciatori della Avifauna Tipica Alpina, a cui va il nostro grazie per la disponibilità a svolgere questo lavoro, per un'eventuale richiesta di apertura a questa specie, in quanto da troppi anni non è cacciabile. A differenza degli ultimi due anni in cui l' apertura per la caccia alla lepre veniva posticipata di due giornate, la Commissione, sentito il parere della maggioranza dei cacciatori, ha deciso di attenersi al calendario venatorio provinciale. Un augurio a tutti di Buone Vacanze. Gianfranco Milesi stanziale ripopolabile Il 10 maggio 2003 si è svolta a Piazza Brembana l’Assemblea annuale della nostra forma di Caccia che, fra i tanti argomenti trattati, aveva all’ordine del giorno il cosiddetto “Pronto caccia”. Purtroppo, ma del resto ce lo spettavamo, l’interesse dei Soci è stato scarsissimo, erano presenti infatti solamente 27 persone, tra cui, ed è la cosa che ci preoccupa di più, solamente 6 presidenti di Sezione. Riteniamo che la partecipazione sia uno degli aspetti più importanti della gestione se vogliamo che le cose vadano bene, anche per rispetto nei confronti delle persone che lavorano tutto l’anno per il bene di tutti. Il nostro invito va dunque rivolto ai presidenti di Sezione, affinché facciano comprendere ai loro cacciatori l’importanza di questi momenti organizzativi e gestionali, invitando i Soci a partecipare agli incontri assembleari e collaborando attivamente con le Commissioni di lavoro. A conclusione dell’assemblea sono state formulate alcune richieste al Comitato di Gestione riguardo a tre punti: • acquisto di 1350 capi, suddivisi in starne e fagiani • realizzazione di un altro centro di raccolta e ambientamento (anche se nessuno dei presenti ha dato la propria disponibilità per l’allestimento) Michele Pesenti capanno Ci stiamo avvicinando a grandi passi alla nuova stagione venatoria e, mai come quest’anno, viviamo ancora nell’incertezza su come, se, quando e con quali prospettive potremo ancora soddisfare questa nostra grande passione, che se no fosse tale (grande) porterebbe la maggior parte di noi ad appendere il fucile al classico chiodo. Credo di esprimere i sentimenti della maggioranza, nel sottolineare questo senso di scoramento dovuto in particolare all’ultima, ma solo in ordine di tempo, gabella che ci è capitata tra capo e collo, vale a dire la certificazione di idoneità a maneggiare le armi, come se bastasse pagare 50 o più euro per essere dichiarati sani di mente, o peggio ancora pensare che i pazzi si annidino solo tra i cacciatori e non anche tra chi usa coltelli in cucina, veleni in agricoltura, guida autoveicoli e via dicendo, fino a quanti ci bombardano attraverso le radio, televisori e giornali. A questo punto mi viene da pensare e, voglio sperare, che sia stato solo l’effetto del grande caldo dei giorni scorsi a far nascere e maturare nelle menti dei nostri governanti una tale “geniata”. E se lo facessimo a loro questo test? Quello che lascia ancora di più sconcertati però è l’atteggiamento abulico e quindi sconcertante dei vertici delle nostre Associazioni, che hanno subito questo ignominioso sopruso senza battere ciglio. Ma tant’è, cari amici cacciatori, evidentemente è quello che ci meritiamo e, mi sa tanto, se non ci rimboccheremo le maniche, noi non ne avremo ancora per molto di quello che è rimasto della caccia, o almeno fino alle prossime tornate elettorali, dove assisteremo ancora una volta alla corsa per accaparrarsi le briciole di quel che sarà rimasto dei nostri voti, purché abbiano ancora un vago sapore di selvatico tale da attirare le loro attenzioni. Finito lo sfogo, ma non l’amarezza, veniamo alle vicende di casa nostra. Quest’ultimo periodo ci ha visti impegnati in particolare all’aggiornamento, alla revisione e alla stesura del nuovo elenco per la distribuzione dei presicci, elenco che attualmente è in stampa e che a partire dai primi giorni di agosto sarà in distribuzione a tutti i soci capannisti titolari di autorizzazione di appostamento fisso, ovviamente recandosi a ritirarlo presso la sede del C.A. a Piazza Brembana. Questo anticipo nella presentazione dell’elenco distribuzione presicci consentirà a tutti i soci di verificare la propria posizione e, eventualmente ce ne fosse bisogno, di avanzare le proprie rimostranze in modo da avere il tempo per apportare le opportune modifiche. Una raccomandazione molto importante: insieme alla propria posizione i cacciatori verifichino anche l’esattezza dei numeri telefonici in elenco. Saremo ripetitivi, ma purtroppo tutti gli anni ci troviamo con gli stessi problemi e le lamentele conseguenti, come se fosse colpa nostra la negligenza degli altri. Quindi ribadisco di controllare la propria posizione e i numeri di telefono, che non dovranno essere più di due. Per tutte le atre problematiche vi rimando al convegno che si terrà Domenica 24 Agosto 2003 all’interno della “Festa del Cacciatore e Pescatore” organizzata, come di consueto, a San Giovanni Bianco. A tutti auguro di trascorrere serenamente questo periodo di vacanze, in modo di farsi trovare freschi e pimpanti per l’inizio della nuova stagione di caccia, senza per questo farsi troppe illusioni su quelle che saranno le ulteriori promesse, ma questa è un’altra storia. In bocca al lupo a tutti. Felicino Camozzi E. Traini - 2 • Sperimentazione del “Pronto caccia”. Alle nostre richieste il C.T.G. ha dato l’OK per l’acquisto di 900 capi, come per il 2002, alcuni da pre ambientare nel centro di Vedeseta, il resto da liberare non oltre il 31 agosto, con la richiesta di comunicare le date di immissione, i luoghi e i nominativi di coloro che li effettueranno. Per quanto riguarda il “Pronto Caccia” il C.T.G. ci ha fatto sapere che, nonostante non sia in linea di principio contrario, sono necessari, per il suo avvio, precisi piani di attuazione, ben programmati e coordinati, con il coinvolgimento di tutti, compresi gli allevatori. L’esigua presenza all’Assemblea, che non ha dato l’idea che vi fosse un sufficiente coinvolgimento dei cacciatori riguardo a tale proposta, e l’assenza di un piano preciso di realizzazione hanno spinto il C.T. G. a non approvare per questa stagione venatoria il progetto, rinviando al prossimo anno, in presenza di quanto necessario per la sua attuazione, il riesame di un nuovo eventuale progetto. La Commissione si è impegnata a far conoscere ai Soci, presso la sede del comprensorio, il piano di immissione della selvaggina ripopolabile già dal 23 luglio. Non mi resta che esprimere un profondo rammarico per la scarsa partecipazione dei Soci che si dedicano a questa forma di caccia. Forse non vi sono sufficienti vincoli, come avviene per le altre forme di caccia, per coinvolgerli e convincerli a partecipare, forse non c’è sufficiente maturità partecipativa, per cui sono troppi i cacciatori che si ricordano di essere tali solamente 2 o 3 mesi all’anno, per poi essere del tutto latitanti. La Commissione, per procedere con passione nell’interesse di tutti, deve sentirsi stimolata, deve sentirsi alle spalle una partecipazione veramente attiva e sincera, in particolare nei confronti dei progetti che richiedono impegno e lavoro per il periodo preparatorio della stagione venatoria. Dopo lo sfogo, mi resta di fare un augurio a tutti i Soci che praticano questa forma di caccia, che le cose migliorino, che vi sia più impegno e che, in ogni caso, la stagione venatoria porti a tutti (meritate?) soddisfazioni. RASSEGNA TROFEI 2003 Dati e valutazioni conclusive sulla caccia di selezione 2002 Cacciatori e gli Accompagnatori. In questa occasione vengono pubblicati i risultati della stagione di caccia, i risultati dei censimenti in corso e le aspettative per la stagione seguente. Anche quest’anno abbiamo apprezzato la presenza della Dottoressa Gaffuri, la quale ci ha illustrato i risultati delle indagini sulla fertilità delle femmine di capriolo e delle ricerche in atto sulle patologie del camoscio. I dati presentati hanno trovato apprezzamento anche dall’Assessore Provinciale e dal Responsabile degli Uffici Tecnici che ci hanno onorato con la loro presenza. Luigi Capitanio Oltre il Colle, 1 giugno 2003 La nostra Rassegna, voluta itinerante solo due anni fa, ha reso omaggio anche alla bellissima Val Serina. Siamo ormai di casa in queste località dove lo scorso anno, in ricordo di un prezioso collaboratore prematuramente scomparso, abbiamo accompagnato e sostenuto una importante manifestazione cinofila dedicata ai cani da traccia. In quella occasione abbiamo gustato la genuina ospitalità della gente di quella valle, pertanto alla richiesta del Responsabile di settore di ospitare questa edizione della rassegna, la commissione ha immediatamente espresso parere positivo. Anche in questa occasione, come allora, l’Amministrazione Comunale ha partecipato con grande entusiasmo. Non avevamo dubbi in proposito, il Sindaco Senatore Carrara, è anche Cacciatore, pertanto, usando un termine calcistico possiamo ben dire di aver “giocato in casa”. Come consueto, nella mattinata di Domenica, giornata centrale della manifestazione, si è svolto il convegno dedicato alla gestione, il momento tecnico più importante per i 10 Censimenti 2002 e caccia al capriolo Per quanto riguarda il capriolo, i censimenti effettuati nella primavera 2002, hanno confermato la buona tenuta di questo selvatico che abbiamo stimato presente con una popolazione di circa 3900 capi, e un rapporto tra i sessi di 1maschio per 1.22 femmine. Forti dei risultati ottenuti con i censimenti e la conferma delle stime di presenza data dal Responsabile della Vigilanza, abbiamo inoltrato agli Uffici Provinciali una proposta di prelievo di 430 caprioli. La stessa domanda, inoltrata dalla Provincia per il parere “conforme” Luigi Capitanio, presidente Commissione Ungulati dell’I.N.F.S. , inizialmente è stata respinta, con una richiesta da parte dell’Istituto di diminuire il prelievo dei maschi a favore di un abbattimento più accentuato nei confronti delle femmine. Dopo contatti con i responsabili dell’istruttoria e un’ulteriore invio di documenti a sostegno delle nostre teorie, anche il parere di questo ufficio è risultato favorevole. Pertanto è stato approvato un piano di abbattimento di 180 maschi, 180 femmine, 70 piccoli. L’intervento del senatore Valerio Carrara, sindaco di Oltre il Colle Caccia al Capriolo stagione 2002 I Responsabili di settore, attraverso il sistema di valutazione del lavoro svolto dai Cacciatori e nel rispetto della rotazione programmata, hanno provveduto all’assegnazione dei capi con il metodo del “pacchetto di capi per squadra”. Questo sistema di assegnazione si sta affermando e raccoglie sempre maggiori consensi. Al riguardo, siamo fortemente convinti che all’interno di ogni squadra gli stessi Cacciatori sappiano premiare chi di loro risulti più meritevole. Anche per la stagione 2002 il prelievo complessivo di 373 caprioli, pari al 90,9% dei capi effettivamente assegnati, è un risultato che deve considerarsi molto buono. Anche lo sforzo di caccia, 3.37 gg. per ogni capo abbattuto può, allo stesso modo, essere considerato buono. Infatti le 1258 registrazioni di uscita debbono tener conto anche di segnalazioni non effettivamente utilizzate e, in aggiunta, anche le inclemenze del tempo in alcune occasioni hanno costretto i cacciatori a non utilizzare la giornata segnalata. I caprioli prelevati e conferiti al centro di verifica sono stati così classificati: Maschi di classe 2 (adulti): assegnati 90, prelevati 98 Maschi di classe 1 (jearling): assegnati 90, prelevati 63 Maschi di classe 0: assegnati 35, prelevati 36 Femmine di classe 2 (adulte): assegnate 90, abbattute 90 Femmine di classe 1 (sottili): assegnate 74, abbattute 50 Femmine di classe 0: assegnate 35, abbattute 36 Prime considerazioni La presenza del capriolo nel nostro comprensorio ha raggiunto livelli soddisfacenti. Lo dimostrano in modo inequivocabile i dati esposti. Solo pochi anni fa, per prelevare un capriolo i Cacciatori dovevano utilizzare mediamente 8-9 giornate di caccia. Oggi i dati in nostro possesso dimostrano che, tranne chi ricerca caprioli con trofei particolari, ad ogni uscita si incontrano esemplari prelevabili con sufficiente regolarità. Siamo tuttavia consapevoli che in alcune località le consistenze non hanno ancora raggiunto le densità che l’ambiente può ospitare. Pertanto tutti assieme dobbiamo porci come obiettivo prioritario il raggiungimento delle densità ottimali di que- Lo stand dei recuperatori sto ungulato. A tal proposito, è indispensabile che i Responsabili di settore coordino con grande attenzione la distribuzione dei prelievi su tutto il territorio. Ed è bene ricordare che il capriolo, se ben gestito, può offrire soddisfazioni venatorie molto elevate, infatti nonostante l’apparente fragilità che trasmette a chi lo osserva, dovuta alla sua struttura esile, esso si è dimostrato resistente a numerose malattie e con il suo straordinario grado di adattabilità ambientale è in grado di occupare nicchie ecologiche disdegnate da altra selvaggina da pelo. Insomma, credo che se dovessimo scommettere due centesimi sul futuro della caccia agli ungulati, non sarebbe azzardato scommetterle proprio sul capriolo. Purtroppo i censimenti a questa specie stanno dimostrando tanti limiti in termine di “affidabilità”, lo hanno dimostrato in misura maggiore questa primavera, dove per una valutazione errata del periodo migliore per eseguire i censimenti, abbiamo censito meno di quanto ci aspettavamo. Questo ovviamente ci pone dei problemi nella stesura dei piani di prelievo, problemi che vorrei definire “di scrupolo” soprattutto nei confronti dei nostri collaboratori. Noi, per ragioni di correttezza e trasparenza della gestione, abbiamo prontamente ridotto le richieste di abbattimento. Certo è che questi alti e bassi nel conteggio dei caprioli non giovano alla regolarità della gestione. Cosa fare? Nell’immediato abbiamo ritenuto indispensabile aggiungere al11 tri elementi a sostegno del valore dei censimenti, e nella passata stagione, al riguardo, abbiamo adottato un criterio diverso nella valutazione dei caprioli abbattuti. I nostri Verificatori, che operano presso il centro di verifica, hanno valutato in modo scrupoloso l’età esatta del capriolo prelevato, attraverso l’usura della tavola dentaria. I risultati di questa prima analisi ci ha permesso di ricostruire una “piramide d’età” dei soggetti abbattuti. I dati raccolti sono apparsi subito di estrema importanza per la gestione, in quanto elementi nuovi che ci hanno offerto l’opportunità di effettuare valutazioni mai compiute. L’affidabilità dei dati raccolti è dovuta a due importanti elementi di valutazione: La casualità quasi assoluta nei prelievi del capriolo ci porta alla convinzione che la piramide d’età dei soggetti abbattuti corrisponde alla struttura della popolazione esistente, fatte salve le forzature date dai cacciatori che “vogliono quel capriolo”, ma questo è sostanzialmente riservato al prelievo dei maschi. Nel nostro primo anno di valutazione attraverso questi elementi nuovi, emergono queste certezze: la proporzione dei maschi adulti nei confronti dei soggetti di un anno è del 64%, pertanto la popolazione è composta da circa due terzi di maschi adulti e un terzo di maschi giovani. Nelle femmine, dove la casualità del prelievo è ancora maggiore, questa proporzione è del 56% a favore delle adulte (due anni e più). Questa prima valutazione indica che: i soggetti in età riproduttiva sono in maggioranza nella struttura della popolazione; la popolazione mantiene una struttura moderatamente giovane, pertanto, fatta salva la presenza di patologie che ne potrebbero condizionare la prolificità, si assisterà ad un mantenimento numerico elevato almeno per i prossimi tre- quattro anni. (età media nei maschi prelevati 2.54 anni, nelle femmine 3.35 anni.) Le percentuali medie di crescita della popolazione nel periodo 1992- 2002, (11 anni) rilevate attraverso i censimenti e le relative stime di presenza si attestano su: I.U.A. medio = 18,67% prelievo medio sulla popolazione = 7,69% 12 La dottoressa Alessandra Gaffuri, il tecnico faunistico Giacomo Moroni e l’assessore Provinciale Luigi Pisoni Censimenti al Camoscio 2002 I censimenti estivi sono stati un po’ il test dello stato di salute delle popolazioni di camoscio nel nostro comprensorio. I cacciatori, come ci aspettavamo, hanno risposto con decisione all’invito di censire con attenzione questa specie. I risultati rilevati, non solo nelle zone campione, hanno confermato le aspettative della vigilia. Non solo sono stati contati più camosci, ma ciò che maggiormente ci conforta, è il risultato della sopravvivenza invernale nei piccoli, che, dopo il rallentamento della stagione 2000-2001, è risalita a percentuali di oltre il 60% . Al riguardo voglio ricordare il metodo di valutazione che la commissione utilizza ormai da tempo. Questo aiuterà a meglio comprendere i criteri di formulazione delle richieste di prelievo. La scelta delle zone campione da utilizzare nei censimenti, a suo tempo, è stata effettuata in funzione degli habitat estivi scelti dalle femmine dopo i parti. Queste zone generalmente esposte a sud, sono solitamente frequentate anche dagli jearling, che normalmente non si allontanano molto dalle madri. Pertanto la scelta di censire soprattutto quelle zone, nasce dall’esigenza di contare soprattutto i giovani nati e con- trollare la prima sopravvivenza, attraverso il conteggio dei soggetti di un anno. Questo metodo però non è perfetto. Infatti a causa dell’esposizione alle elevate temperature dei versanti esposti a sud e utilizzati dalle femmine, il conteggio dei maschi, soprattutto di quelli adulti, risulta pressoché irrilevante. Questo dato viene successivamente integrato con la raccolta delle segnalazioni che ci pervengono dai Cacciatori e dagli Accompagnatori durante le uscite di caccia. E’ necessario però considera- re che le densità registrate nelle zone utilizzate dalle femmine per l’allevamento della prole non corrispondono alle effettive densità di tutto il territorio. Pertanto, in funzione delle “quantità” di queste zone particolarmente affollate in quel periodo nei confronti del restante territorio censito, è stato attribuito a tutto il territorio destinato al censimento un “valore ambientale” . La formula utilizzata in questi anni per elaborare le stime di presenza, utilizzando i dati in nostro possesso, è la seguente: Territorio censito ettari 7450c.a. Valore ambientale del territorio censito = 2 Territorio utile alla specie = ettari 38400c.a. Coefficiente di utilizzo = 2.56 (7.500x2=15.000/ 38.400:15.000=2.56) Se si analizzano i dati degli ultimi tre anni, risulterà estremamente semplice comprendere la dinamica di crescita della popolazione e ipotizzarne lo sviluppo nell’immediato futuro. Anno 2000. Capi censiti 1486, Jearling 198, (Kitz censiti nel 99”= 357) Stimati presenti 3650, I.U.A.+ 20.1%. Sopravvivenza invernale complessiva da kitz a jearling = 55.47% Anno 2001. Capi censiti 1110, Jearling 140. Stimati presenti 2860, I.U.A. 27.62% (crollo della popolazione dovuta alle note patologie polmonari) 13 Caccia al Camoscio 2002 La scelta dei periodi per la caccia al camoscio ha suscitato qualche polemica e malumore. Come sempre abbiamo cercato di rendere noti i motivi che hanno convinto la commissione dell’opportunità di anticipare il periodo dedicato al prelievo del camoscio. Prima tra tutte la convinzione che il superamento delle difficoltà sanitarie della popolazione di camosci poteva essere facilitato anche dalla riduzione del disturbo nel periodo degli amori, che l’attività venatoria porta nei momenti di maggiore difficoltà per la specie. Tuttavia la commissione, raccogliendo l’invito di alcuni soci per il riesame dei periodi di caccia, si è detta disponibile al ripristino delle “usanze” non appena la situazione sanitaria si dimostrerà in miglioramento. Come evidenziato nella tabella, i segnali di ripresa sono ben evidenziati dai censimenti. Solo in alcune località, dove l’epidemia ha ridotto in 14 E. Silva - 9 Kitz censiti 256. Sopravvivenza invernale complessiva da kitz a jearling = 47.29% Anno 2002. Capi censiti 1224, Jearling 165. Stimati presenti 3133, I.U.A. + 9.54% Kitz censiti 307. Sopravvivenza invernale complessiva da kitz a jearling = 64.65% Un eccezionale trofeo di camoscio femmina prelevato dal cacciatore Gianni Boffelli modo drammatico la popolazione di camosci, la ripresa appare più lenta. In compenso, nelle zone adiacenti le consistenze sono in deciso recupero. In funzione dei risultati del censimento, e in previsione di un “piccolo risparmio”, le richieste di prelievo per il 2002 sono state improntate da prudenza e moderazione. Gli Uffici Provinciali e l’I.N.F.S. non hanno obiettato sulle nostre richieste e il piano di prelievo 2002 è stato approvato come richiesto. 100 Maschi, 100 Femmine, 110 jearling. Il prelievo, 272 capi, si attesta su percentuali di tutto rispetto (87,5%), soprattutto in considerazione che l’ultima settimana di caccia per il camoscio ha coinciso con la peggiore settimana per le inclemenze del tempo. Questo fattore ha ridotto le possibilità di uscita a tanti cacciatori che avevano atteso la neve per godere la caccia al camoscio. Per raggiungere la quota dei capi prelevati sono state utilizzate 889 giornate, che nel complesso hanno portato lo sforzo di prelievo a 3,36 gg. per ogni capo abbattuto. Per quanto riguarda l’aspetto qualitativo dei capi abbattuti, va rilevato che nelle località dove per effetto della moria le densità del camoscio sono ancora limitate, il peso medio appare in sensibile aumento, mentre nelle restanti zone, risparmiate dall’epidemia, questa inversione di tendenza non è ancora avviata. È bene ricordare che la commissione ha da tempo posto come limite minimo di qualità il peso di 13 chilogrammi, peso di riferimento degli Jearling, al di sotto del quale il soggetto abbattuto rientra nella classe dei “sottopeso”, pertanto con la possibilità essere considerato prelievo di merito. Nella stagione scorsa questo limite minimo non è stato raggiunto da ben 63 camosci, numero elevatissimo, pari al 23,16% di tutti i camosci abbattuti. Questo ulteriore campanello d’allarme dovrà trovare la giusta considerazione nelle proposte di prelievo di questa nuova stagione. Caccia al Cervo 2002 È proseguita anche quest’anno questa bella avventura. I risultati dei censimenti, in leggero aumento rispetto alla stagione precedente, hanno permesso al nostro Comprensorio di richiedere ancora un piccolo piano di prelievo agli Uffici Provinciali. Inizialmente, come ci aspettavamo, abbiamo incontrato alcune difficoltà nell’ottenere il parere favorevole dall’I.N.F.S., poi, con l’intervento diretto dell’Assessore, che merita un sincero ringraziamento, tutto si è sistemato. La caccia non ha destato sorprese. I cervi ci sono, bisogna solo saperli cercare, e come sempre chi ha dedicato tutto l’anno alla loro ricerca è stato premiato. In totale sono state utilizzate 12 uscite per il prelievo dei 3 cervi che ci avevano assegnato. Uno sforzo di caccia ottimo, di tutto rispetto. Le aspettative che questa caccia presenta sono lusinghiere e ci aspettiamo che i nostri cacciatori comincino a dedicare le loro energie anche per questa nuova attività. 15 ATTIVITÀ DEGLI IMPIANTI DI CATTURA Angelo Bonzi La stagione venatoria sembra appena terminata, che già ci apprestiamo a viverne un’altra. Tra pochi giorni gli appassionati cacciatori capannisti, ricominceranno i lavori di sfalcio, decespugliamento, potatura e quant'altro questo tipo di attività venatoria necessita per essere praticata. Sicuramente per la data di apertura, tutti gli appostamenti saranno puntualmente addobbati e tirati a lucido, pronti per avvicinare i migratori che annualmente giungono nelle vicinanze degli stessi. Non sono cosi certo di tale puntualità, spero di essere smentito) per le scelte politiche molto importanti (nuovo regolamento zona alpi, anellini per richiami, uccelli in deroga, addestramento cani ecc.) che da alcuni mesi stiamo aspettando con ansia, ma nessuno sa quando e come saranno resi esecutivi dal legislatore. Speriamo comunque 16 prima dell’inizio dell’attività venatoria. Per ora abbiamo avuto solo la certezza di una visita medica supplementare con un esborso economico di circa 70 euro, che ritengo enormemente scorretto; speriamo che i nostri amministratori, sentendo questa piccola pulce nell'orecchio, arrivino in tempo per assecondare le nostre richieste. Come saprete da alcuni anni la Provincia di Bergamo attiva alcuni roccoli o impianti di cattura per l’approvvigionamento di richiami vivi da distribuire ai cacciatori capannisti. Anche quest'anno, da un incontro avuto in Provincia, è emerso che il numero di catture effettuate nella stagione uscente è risultato insufficiente alle esigenze dei cacciatori bergamaschi, pertanto l'assessore alla caccia Luigi Pisoni si è impegnato ad inoltrare, presso gli enti competenti, una richiesta di aumento del numero delle catture di presicci da assegnare ai cacciatori capannisti. E. Traini L’andamento della cattura nei roccoli della provincia nella stagione venatoria 2002 In attesa di un esito positivo di tale richiesta, pubblichiamo il report 2002 delle catture effettuate dagli impianti della provincia. ATTENZIONE Nel numero precedente del nostro giornalino è stata pubblicata una news sulle dimensione delle gabbie per gli uccelli da richiamo. Purtroppo siamo incorsi in un errore: le misure pubblicate non corrispondono a quelle previste dalla legge. Ci scusiamo con i nostri lettori e informiamo che le dimensioni previste dalla normativa sono le seguenti: per tordi sasselli, tordi bottacci, cesene e merlo: 25x25x30; per uccelli di piccole dimensioni (fringuelli, passeri, allodole ecc.) 20x20x15. 17 R. Gozzi I grandi carnivori predatori Come riconoscere i segni della loro azione Alessandra Gaffuri * La predazione è un evento naturale, per quanto cruento, che permette la continuità biologica delle specie carnivore; si verifica quando in uno stesso territorio sono presenti potenziali vittime, sia domestiche che selvatiche, ed aggressori. L’equilibrio tra prede e predatori è sempre mutevole ed è condizionato dalle specie di erbivori e di carnivori presenti. Negli ultimi decenni si è assistito ad un incremento numerico di ungulati selvatici e contemporaneamente al ritorno di predatori, sia per immissione che per spostamenti naturali, in territori dove erano da tempo estinti. Ad esempio i progetti di reintroduzione della lince hanno permesso il ritorno di questo felino nelle Alpi, nel Giura, nei Vosgi e nella Selva Boema. Il lupo appenninico è risalito lungo la dorsale degli Appennini, ha raggiunto le Alpi Occidentali, la Francia, la Svizzera e la sua presenza è stata dimostrata di recente 18 anche nelle Alpi Orobie. Di fronte alla possibilità del ritorno di questi carnivori assume particolare importanza il controllo e l’identificazione delle predazioni, al fine di poter aggiornare la distribuzione di queste specie sull’arco alpino. Nelle Alpi Orobie i più importanti responsabili di aggressioni di erbivori domestici e selvatici sono i cani e la volpe, per quanto anche il lupo, se ancora presente sulle nostre montagne, potrebbe essere aggiunto all’elenco dei grandi carnivori predatori. La presenza della lince non è mai stata dimostrata con prove concrete e documentate, per quanto alcuni pastori attribuiscano a questo felino la perdita di capi di bestiame. Oltre ai grandi carnivori vi sono anche altri predatori e animali necrofagi, quali l’aquila reale, il gufo reale, i corvidi, il tasso, il cinghiale, che sono in grado di uccidere piccole prede e possono intervenire secondariamente come necrofagi su cadaveri di grossa taglia. Questi carnivori hanno strategie diverse nell’aggredire e nel consumare la loro preda; molte volte è possibile individuare il responsabile di una predazione solo grazie ad una attenta osservazione della vittima e del luogo del ritrovamento. I primi indizi devono essere ricercati nei dintorni dell’animale morto, facendo attenzione a non cancellare con le nostre impronte le eventuali tracce lasciate dal predatore e tenendo lontano i cani per non confondere le orme. Le tracce sono evidenti sulla neve o su terreni morbidi ed umidi; è importante rilevarne la forma e la dimensione, osservare se sono presenti i segni delle unghie (la lince ha artigli retrattili), tenendo però presente che le orme lasciate sul manto nevoso possono modificarsi con lo scioglimento della neve. E’ pure importante rilevare il numero delle tracce, per capire se l’aggressore ha cacciato da solo o in branco, e la distanza tra le orme per determinarne la lunghezza del passo. E’ possibile capire se la preda è stata trascinata e quindi stabilire la forza e la mole del predatore in rapporto alla dimensione della vittima. Si possono infine trovare escrementi e peli, materiale di estrema importanza per effettuare tipizzazioni genetiche, ed anche rilevare l’odore delle marcature di urina: quello della volpe e della lince sono molto forti e caratteristici. Accanto al cadavere è possibile rinvenire borre di uccelli rapaci, confondibili con feci di carnivori, e deiezioni di uccelli necrofagi quali i corvidi, il cui intervento sulla carcassa può modificare il quadro tipico del consumo della vittima da parte di un grosso predatore. Il corpo dell’animale ucciso può fornire degli indizi molto importanti se i resti e lo stato di conservazione consentono un esame completo ed accurato. Bisogna prima di tutto cercare di stabilire se si è verificato una vera azione di predazione o se il capo è stato consumato già morto; il predatore in genere aggredisce il soggetto più debole, che si trova in difficoltà a causa, ad esempio, di traumi, malattie, deperimento, situazioni ambientali sfavorevoli quali un forte innevamento. Questi rilievi sono importanti per indirizzare correttamente i nostri sospetti: la lince non consuma mai, se non in casi eccezionali, un animale morto ma uccide sempre la sua preda; una volpe non è in grado di cacciare ungulati selvatici e domestici a meno che siano ammalati o feriti. Diagnosticare una malattia infettiva o un avvelenamento quale elementi che facilitano un atto di predazione è importante per il controllo dello stato sanitario delle popolazioni di selvatici della zona. La corretta diagnosi della causa di morte di un animale domestico di fronte ad un caso di presunta predazione è fondamentale per il risarcimento del capo cui ha diritto il proprietario. Per capire come è avvenuta la morte della preda è necessario scuoiare con attenzione l’animale per mettere in evidenza eventuali emorragie e versamenti ematici sottocutanei, che si formano solo quando morsi ed unghiate vengono sferzati su un animale ancora in vita. Segni di denti, becchi, unghiate od artigli in assenza di versamenti di sangue sono indizio di un’aggressione avvenuta su un soggetto già morto. Sulla cute è possibile evidenziare le perforazione provocate dai denti del predatore e capire dal numero dei morsi se ha dovuto lottare a lungo prima di uccidere la sua vittima. Può essere utile misurare la distanza tra i fori dei canini anche se in caso di molteplici morsicature è difficile individuare i fori da considerare per prendere correttamente la misura; vi è comunque una certa variabilità nella distanza dei canini anche all’interno di una stessa specie a secondo del sesso e dell’età. Le modalità di consumo della carcassa forniscono altri indizi importanti per l’attribuzione della predazione dato che i grossi carnivori hanno delle diverse tecniche di consumo oltre che di aggressione della vittima. In particolare: VOLPE: caccia per lo più piccoli mammiferi ma può attaccare anche erbivori, specie se si trovano in difficoltà, mordendo in più punti l’animale, in genere al ventre, agli arti, ai fianchi per poi finire la preda aggredendola al collo e alla testa. Spesso inizia a consumare per prima le viscere, sventrando l’animale, e stacca parti della carcassa, in particolare la testa e gli arti, per portarli via. CANE: è un cacciatore poco esperto (con eccezione delle razze più vicine al lupo), che insegue la sua preda e la morde in più parti del corpo e ripetutamente. Nel sottocute dell’animale ucciso si rilevano emorragie diffuse in tutto il corpo e grosse ferite nella regione della gola, che il cane afferra per finire la sua preda. Spesso i cani si limitano ad uccidere la loro vittima senza consumarla; quando questo avviene iniziano generalmente a mangiare stomaco ed intestino e successivamente la muscolatura LUPO: è in grado di predare specie di grossa taglia, anche cervi e cavalli. In genere caccia in branco e insegue la sua vittima fino a stremarla. Attacca gli animali più piccoli mordendoli alla gola mentre azzanna quelli più grossi agli arti e al ventre riuscendo ad atterrarli per poi morderli sul muso.Si possono trovare ferite profonde in più parti del corpo e i segni netti delle perforazioni cutanee provocate dai canini. Come i cani, anche il lupo consuma prima i visceri della cavità addominale, ad eccezione dello stomaco, e successivamente la muscolatura. In genere consuma interamente la carcassa sul posto ma, se disturbato, ne stacca alcune parti per portarle in luoghi più sicuri. LINCE: è un cacciatore veloce, che coglie di sorpresa le sue prede aggredendole con un morso alla gola, all’altezza della trachea, o sotto l’orecchio. In genere bastano pochi morsi per uccidere la vittima; nel sottocute si possono ritrovare segni di graffiature causati dagli artigli. La lince può trascinare la sua preda e nasconderla con foglie, erba o neve. Può consumare la vittima ritornando sul cadavere in notti successive. In genere la lince inizia mangiare la carcassa partendo dal treno posteriore; si ciba anche dei visceri della cavità toracica, fegato e reni ma non dello stomaco e dell’intestino. In genere non consuma le ossa più grandi, la testa e la pelle. L’identificazione di un predatore non è certo semplice ed immediata, in molti casi non è possibile riconoscere con sicurezza il responsabile dell’aggressione; talvolta si riesce solo ed escludere l’intervento di un determinato carnivoro o a formulare delle supposizioni. Questo non deve scoraggiare nell’intraprendere una corretta e metodica raccolta di dati, che potrebbero invece rilevarsi determinanti per scoprire chi è stato. E’ importante annotare sempre la data e l’ora del ritrovamento e la data presunta della morte, la località, la quota; segnalare la vicinanza a centri abitati, misurare le orme 19 e la lunghezza del passo. Una buona documentazione fotografica supporta l’attendibilità dei rilievi. Se ci si trova di fronte a casi particolari è bene chiedere la consulen- za di persone competenti o recapitare la carcassa a laboratori attrezzati per eseguire un esame anatomopatologico. Bisogna infine trattenersi dal formulare diagnosi affrettate, dettate da impressioni o sensazioni soggettive, ma verificare l’attendibilità del nostro intuito con gli indizi oggettivamente riscontrati. (*) Istituto zooprofilattico Sperimentale, Sezione di Bergamo 1 e 2- testa di capretto con segni di morsicature. 3- testa di capretto: la depilazione permette di osservare meglio i fori dei denti. 4- capretto: intensi spandimenti emorragici nei tessuti della regione della gola 5-femmina adulta di capriolo, con gravidanza gemellare: lacerazione cutanee ed ematomi sul muso 6- stessa capriola: versamenti ematici nei tessuti sottocutanei peritracheali 7 – stessa capriola: versamenti ematici sottocutanei nella regione dorsale del collo. 20 PER SAPERNE DI PIU’ Tra la bibliografia di facile consultazione ed utilità pratica vi sono due manuali interessanti. Uno è stato curato nella sua edizione italiana dal dr. Rosario Fico dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Abruzzo e del Molise, a cui si può far riferimento per richiederne delle copie (tel.0861/332215, E-mail:[email protected]. Per informazioni su corsi sulla predazione organizzati dall’ Istituto di Teramo consultare il sito www.izs.it). Titolo di questo manuale è:”Chi è stato? Riconoscere e documentare gli animali da preda e le loro tracce”. Il secondo testo consigliato, anche se di difficile reperimento, è scritto da Paolo Molinari, Urs Breitenmoser, Anja Molinari –Jobin e Marco Giacometti (2000): Predatori in azione. Manuale di identificazione delle predazioni e di altri segni di presenza dei grandi mammiferi carnivori. INCONTRO CON FUL VIO PONTI Il papà della “caccia a palla” moderna Gigi Foti La qualità che prima ti colpisce in Fulvio Ponti è l’essenzialità. Dote rara in un mondo di sparafumo com’è oggi il nostro. Questo simpatico triestino va insomma dritto all’essenza delle cose – di caccia, ovviamente, poiché siamo nel campo - senza tanti peli sulla lingua, forte di un’esperienza di più di quarant’anni in tutto il mondo. “Africa e Australia escluse – precisa – ho cacciato ungulati dappertutto…” In tanti stanno ancora cercando il suo sempre attuale “Caccia a palla”, introvabile testo storico per i tipi di Olimpia di Firenze, per la quale collabora puntualmente a “Diana”. Tema, sempre la caccia agli ungulati dei quali il cervo è il suo grande amore. Scritti che fanno dell’autore un po’ il papà della caccia a palla moderna. “Il cervo è il selvatico prediletto, mi dà sempre una grandissima emozione – sussurra quasi – Ogni volta è sempre come fosse la prima volta”. Basta così. E oggi che tutti, o quasi, vanno…a palla, non è che si stia esagerando? “Ma no, ma no. Non c’è un’attenzione troppo esagerata per questa caccia. Caso mai trovo che le istituzioni siano in ritardo, che il fenomeno sia scoppiato loro in mano e abbiano così recepito in ritardo tutta la sua validità sociale ed economica”. Risultato,“che abbiamo in giro un sacco di incompetenti che si son buttati su questo filone non tanto per passione quanto per portare a casa il più possibile. Basta assistere a certi corsi che sanno più di università che di insegnamenti pratici. Con il risultato di una grande confusione nella testa dei nuovi cacciatori…” Che poi sono già esperti di cose di caccia…Ma vediamo: i comprensori alpini, oggi? “Una scelta vincente, quella di vincolare il cacciatore al territorio – sottolinea Fulvio Ponti – ma io accentuerei questa scelta diminuendo l’ampiezza dei comprensori. Sono troppo vasti e gestirli al meglio è difficile. Guardo infatti al- le nostre riserve di mille ettari (nel Nord Est dell’Italia n.d.r.) e mi accorgo che forse sono la scelta migliore per un’ottima gestione.” Si fa un gran parlare oggi della funzione degli accompagnatori, non senza polemiche poiché qualcuno la intravede come una scappatoia per avere favoritismi di una qualche portata. “Sarebbe forse il caso di insegnare ad ognuno di andare a caccia da soli, addossando anche maggiori responsabilità. Sarà il cacciatore che non se la sente a chiedere l’accompagnatore. Comunque, per camoscio e cervo, cacce molto tecniche, lo ritengo quasi indispensabile. Con questi selvatici è facile sbagliare, per il cervo con l’età e per il camoscio con il sesso. Alzi la mano chi non ha mai sbagliato…Poi, in queste due cacce c’è tutta l’azione del dopotiro. Insomma, sono capi delicati e come tali vanno trattati…Così come ritengo indispensabile la figura del recuperatore che dovrebbe essere obbligatorio, in loco, in ogni struttura.” Stambecchi, ce ne sono troppi. “Uno stambecco porta via il cibo a sei-sette camosci. Altro da dire? Difficile ritenerlo oggi, almeno quello del Gran Paradiso, un selvatico. Caso mai è un’attrazione turistica dannosa poiché porta l’uomo a contatto con il camoscio, con tutti i danni che ne conseguono per questo selvatico. Lo stambecco va cacciato assolutamente per farlo tornare selvatico. Sono dunque per l’equazione selvatico cacciato uguale a selvatico conosciuto. Un esempio? Quando in Trentino si poteva fare la caccia al canto al gallo, si sapeva esattamente quante arene c’erano, quanti erano i maschi, quante le femmine e quanti i pollastri…adesso si va a spanne con i censimenti. Per esempio, sappiamo quanti cedroni veramente esistano sulle nostre montagne? No, perché non vengono cacciati. La marmotta, anche se andrebbe cacciata a sua volta, disturba un po’ meno; diventa sì anch’essa troppo domestica ma è la preda preferita delle aquile. Insomma, no alla tutela totale.” Cacciatori di montagna e cacciatori degli Appennini. “Quello di montagna, delle Alpi, per intenderci, che ha sempre cacciato ungulati, è più facile tenerlo attento alla selezione qualitativa delle diverse specie. Quello degli Appennini, invece, si è trovato di colpo in mezzo a un patrimonio enorme, che ha dovuto conoscere attraverso lo studio e non grazie agli usi, costumi e tradizioni di chi l’ha preceduto e questo lo porta spesso a preferire la selezione quantitativa…” CACCIATORE & SCRITTORE Fulvio Ponti, 59 anni, di Trieste, esercita la libera professione come tecnico faunistico, regolarmente iscritto all’albo di commercio, collaborando con numerose province. Già docente presso la scuola della gestione della fauna di Belluno, lo è tuttora di quella di Brescia. Ha effettuato particolari studi sulla possibilità di reintroduzione di caprioli e camosci in alcune province del Nord Italia. Tra i propugnatori dell’uso del cane da traccia è stato fra i fondatori dell’associazione che lo tutela, Fulvio Ponti è tuttavia noto al grande pubblico per la sua attività di divulgatore tecnico della caccia agli ungulati. Famoso il suo libro “Caccia a palla”, fondamentale per la cultura e la divulgazione di questa particolare attività venatoria. Ha collaborato a enciclopedie specifiche e, in autunno, uscirà il suo nuovo lavoro, “Il libro del Cervo”, per i tipi di Lorenzini. Seguiranno quello sul daino e sul muflone e non mancherà un lavoro completo sul cane da traccia. (g.f.) 21 BALDOVINO MIDALI La natura attraverso l’obiettivo Flavio Galizzi Un amico della natura, un grande fotografo naturalista, un amico nostro. Tante volte ci domandiamo come nascono gli interessi naturalistici, così diversi, così particolari e così coinvolgenti. Non lo sapremo mai, anche se i risultati di queste passioni sono sotto gli occhi di tutti. Ricordiamo ai lettori quando, all’inizio della nostra esperienza editoriale, ci domandavamo dove cercare una bella foto per la prima copertina, e abbiamo pensato a Baldovino, anche perché volevamo che i collaboratori del nostro giornale fossero tutti DOC, bergamaschi, e possibilmente della Valle. È così che l’abbiamo scoperto, e l’abbiamo invitato a collaborare. Sempre disponibile, a dimostrazione che la passione, quando c’è, non ha steccati, è sempre stato vicino alla nostra rivista, offrendoci spesso delle collaborazioni “in amicizia”. E di ciò lo ringraziamo di cuore. Per tutti i numeri del 2003 le foto di copertina sono sue, e questo fatto dà sicuramente lustro alla nostra rivista. 22 Baldovino Midali è nato e vive a Branzi, in Val Brembana, dove esercita l’attività di panificatore. Alla fotografia naturalistica si avvicina vent’anni fa, attratto da una passione profonda, che lo ha spinto a dedicarle tutto il tempo libero che aveva. E i risultati sono sotto gli occhi tutti, basta visitare il suo sito Internet: http//utenti.lyncos.it/midalib/ Collabora a diverse riviste di tiratura nazionale, e ha partecipato, con le sue splendide immagine, a diversi lavori editoriali per diversi Enti, compresa la provincia di Bergamo e di Brescia. A PROPOSITO DI … ALBINISMO E ALTRE ANOMALIE CROMATICHE Flavio Galizzi Da ormai due anni, nel corso dell’inverno, spicca per la sua presenza, anche se perfettamente mimetico con il terreno innevato, un capriolo bianco che vive nella conca di Ca’ San Marco, a nord della diga. Si tratta sicuramente di una curiosità che merita la nostra attenzione. Il capriolo in questione, di cui proponiamo le fotografie scattate dal nostro socio Antonio Gervasoni, è un soggetto adulto, che fino ad oggi è stato segnalato sempre nella stessa zona. Al tempo della fotografia, ai primi di maggio, era in fase di muta primaverile, e si può chiaramente notare come il pelame estivo, che sta spuntando e sostituirà quello invernale, presenti una colorazione giallastra. Forse è per questo che durante tutta l’estate non viene più notato. Le osservazioni fatte fino ad ora ci permettono di trarre alcune consi- derazioni riguardo a certe anomalie cromatiche che compaiono in alcuni animali. Albini sono considerati quei soggetti che, per ragioni genetiche, non posseggono alcun tipo di pigmentazione, e sono quindi totalmente bianchi in ogni stagione, compresa la pelle e l’iride degli occhi, che appare alla vista di colore rosso chiaro o grigio. Si tratta di una anomalia ereditaria, assai rara, che a volte, come abbiamo potuto riscontare in un soggetto prelevato nel 1999 nel settore uno, può presentarsi solamente parziale, a chiazze, e interessare solo alcune parti del corpo. Tale anomalia riduce drasticamente la loro possibilità di sottrarsi alla vista dei predatori, costituendo quindi un elemento sfavorevole alla loro sopravvivenza. L’isabellismo, definito tecnicamente anche “leucismo”, rappresenta invece una riduzione solo parziale dei pigmenti scuri (melanine), conferendo al soggetto una colorazione ocra o crema pallido. Si tratta probabilmente del nostro caso. È interessante notare come nella zona dove è stato segnalata la presenza dell’esemplare ritratto, nello scorso anno sia stato abbattuto un capriolo di un anno con una anomalia cromatica simile: il colore del mantello, ad agosto, si presentava giallastro, ed era assente il nero del musello e delle unghie degli zoccoli, anch’esse di un marroncino pallido. Abbiamo segnalato la presenza di questi soggetti all’istituto Zooprofilattico di Bergamo affinché, nel caso che qualche studioso stia facendo ricerche a riguardo, possa effettuare le osservazioni necessarie, ed eventualmente richiederne il prelievo per studio. La natura ci offre spesso situazioni interessanti e curiose, per le quali merita che la nostra attenzione non sia rivolta al prelievo, bensì allo studio, offrendo ai ricercatori un’occasione per approfondire tali problemi. 23 LA TROMBICULOSI E. Traini Un’infestazione parassitaria che può colpire anche l’uomo Tiziano Ambrosi* Gloriana Peschini* La trombiculosi è un’infestazione parassitaria che colpisce numerose specie di animali domestici e selvatici ed eccezionalmente l’uomo. E’ causata da acari, appartenenti al sottordine Prostigmata e alla famiglia Trombiculidae, che conducono vita parassitaria solo allo stadio larvale. Piccoli roditori, rettili e uccelli sono gli ospiti abituali ma, in condizioni idonee, le trombicule possono parassitare equini, bovini, ovini, caprini, cani, gatti, polli. Le specie parassite degli animali domestici appartengono principalmente al genere Trombicula e in particolare nelle nostre zone al sottogenere Neotrombicula, che ha diffusione universale. Nei paesi europei la trombiculosi è sostenuta esclusivamente da NEOTROMBICULA AUTUMNALIS, 24 che allo stadio larvale prende il nome di Leptus autumnalis. In Italia è stata ritrovata, prevalentemente in cani da caccia, in Toscana, nella provincia di Trento e sul promontorio del Gargano. Allo stadio adulto Neotrombicula autumnalis è di colore bianco-giallastro e misura 2 mm di lunghezza, il corpo è ricoperto da una fitta peluria e la presenza di una marcata strozzatura tra il secondo e terzo paio di zampe conferisce a questo acaro una caratteristica forma a otto; vivono su materiale vegetale in decomposizione. Allo stadio di larva (l’unico che colonizza l’uomo e gli animali) ha invece forma ovoide e colore rosso-arancio; il corpo è debolmente sclerotizzato, ricoperto di numerose setole e presenta sulla superficie dorsale un piccolo scudo di varia forma. Possiede tre paia di zampe , che terminano con due ro- busti artigli laterali e uno mediano, ricoperte di numerose setole plumose. L’apparato buccale della larva presenta due forti cheliceri ad uncino ai lati dei quali sono presenti due palpi segmentati. Le ninfe e gli adulti di Neotrombicula autumnalis conducono vita libera. In primavera le femmine, dopo l’accoppiamento, depongono sul terreno le uova dalle quali fuoriescono le larve, le quali, con movimenti attivi, si portano sugli steli d’erba, risalendo ad un’altezza di 60-80 mm; tale comportamento consente alle larve di agganciarsi ai peli dell’animale durante il passaggio. L’attività delle larve è condizionata dalle condizioni atmosferiche: le larve sono molto attive quando il clima è secco e soleggiato, mentre lo sono meno se piove e la temperatura è bassa; sono fortemente fotopositive ed infatti di notte sono prive di qualunque attività. Le larve rimangono immobili in uno stesso posto sino a quando non percepiscono la presenza di un ospite registrandone l’emissione di anidride carbonica e calore; questo evento scatena un’improvvisa attività nel raggruppamento. Raggiunto l’ospite Neotrombicula autumnalis tende ad aggregarsi in grappoli; sembra che sia sufficiente il semplice attacco di una larva per determinare l’arrivo nello stesso punto di altre larve. Sull’ospite permangono per un periodo di 3-5 giorni durante i quali si alimentano di cellule e liquidi tissutali; successivamente cadono sul terreno e dopo un periodo di quiescenza mutano in ninfe e quindi in adulti. Il ciclo biologico si completa in 50-75 giorni. Nei paesi caldi le trombicule possono essere presenti in tutti i periodi dell’anno. In Italia, particolarmente nelle aree meridionali (dove questa parassitosi è nota agli allevatori con il termine di “ragno rosso”), le larve di Neotrombicula compaiono più tardivamente, all’inizio dell’autunno e persistono per tutto l’inverno. Elevati livelli di infestazione si registrano in animali che frequentano aree boschive. Nelle infestazioni massive le trombicule si aggregano in gruppi. L’azione patogena esercitata dal parassita è di tipo meccanico-irritativo. I cheliceri tagliano la superficie cutanea e la secrezione di una sostanza citolitica determina la formazione di un canale tubulare attraverso il quale le trombicule assumono le cellule e i liquidi tissutali. Le larve provocano la comparsa di una dermatite eritematosa, talvolta essudativa, che assume carattere di maggiore gravità nei piccoli animali. Nelle infestazioni massive e ripetute, per la comparsa di reazioni di ipersensibilità alle secrezioni larvali, possono comparire papule e vescicole che successivamente si trasformano in croste e talvolta in ulcere. Il prurito è spesso presente, è talvolta intenso e spesso persiste anche dopo che le larve sono cadute. L’irritazione induce l’animale a grattarsi con conseguente aggravamento delle lesioni. La diagnosi può essere conseguita con certezza mettendo in evidenza le larve; in assenza delle larve le lesioni dovute a questo parassita possono essere sospettate sulla base dell’anamne- Larva di neotrombicula autumnalis si e dei dati epidemiologici. Nel cane e nel gatto le larve di Neotrombicula autumnalis si localizzano soprattutto a livello di testa e orecchie (tasca di Henry), della cute delle regioni ventrali, degli arti e dei piedi. Sono tipici piccoli accumuli di materiale color arancio fortemente adesi alla cute (che rappresentano gruppi di larve). Nella maggior parte dei casi si evidenziano solo segni di dermatite pruriginosa, con eruzione papulo-crostosa, desquamazione ed alopecia, ma in numero esiguo di casi sono stati osservati sintomi ben più gravi, quali anoressia, tachicardia, aumento notevole della frequenza respiratoria, intensa dispnea con testa estesa sul collo ed ipotermia, che hanno portato a morte gli animali colpiti. La diagnosi è semplice in presenza delle larve che sono molto mobili e si evidenziano osservando al microscopio il materiale color arancio reperito sulle lesioni. La terapia di questa parassitosi prevede l’utilizzo di prodotti antiparassitari e in particolare acaricidi; ottimi quelli a base di Fipronil, applicati con trattamenti locali ogni 14 giorni e, come prevenzione, mensilmente nella stagione a rischio. Nell’uomo la parassitosi è caratterizzata da lesioni eritemato-papulovescicolose, diffuse al tronco (specie alla cintura e, nelle donne, al seno), al collo e alla base degli arti, estremamente pruriginose. Tali lesioni, che risparmiano tipicamente i tratti di cute scoperta (viso e mani), si manifestano con una latenza molto breve, solitamente dopo poche ore dall’esposizione e in qualche caso sono accompagnate da una imponente sintomatologia generale: malessere generale, prurito intenso, raramente febbre alta, vomito e diarrea. La sintomatologia pruriginosa in genere ha una durata di 3-7 giorni. La diagnosi si basa sulla valutazione del periodo di comparsa, tipo ed evoluzione delle lesioni ed eventualmente sulla esecuzione di raschiati cutanei che permettono di evidenziare al microscopio la presenza delle larve. Una considerazione sul motivo per cui le larve, venute a contatto con gli arti inferiori si localizzano poi in altre sedi (cintura, seno, base degli arti, collo): la ricerca di tratti di cute glabra o comunque più recettiva nei confronti degli enzimi litici della saliva della larva, oppure la presenza, nell’uomo, degli abiti, che costituiscono in alcuni punti un ostacolo alla migrazione e quindi un fattore condizionante la migrazione. La larva sale velocemente sulle gambe e non appena trova un ostacolo (ad esempio la cintura) si ferma e punge, causando “l’eritema autunnale”. Rispetto a ciò che accade negli altri ospiti, nell’uomo la larva non riesce ad effettuare un pasto completo e non forma mai raggruppamenti a modo di placche rosse, ma la si trova isolata in piccoli gruppi e non rimane fissata a lungo. Tale comportamento conferma che l’uomo rappresenta, per Neotrombicula autumnalis, un ospite occasionale a cui non è ancora ben adattata. Casi di trombiculosi sono spesso segnalati da cacciatori che praticano l’attività venatoria anche nel nostro comprensorio, in particolare cacciatori di ungulati. Riteniamo che sia dovuto al fatto che questi, specialmente quando esercitano caccia d’attesa, restano anche a lungo a diretto contatto con il terreno, a volte sdraiati, e quindi sono sicuramente più esposti all’infestazione. Le località e i periodi in cui l’esposizione sono più frequenti sono diversi, secondo le annate. Le raccomandazioni che si possono fare sono quelle di utilizzare indumenti robusti ed eventualmente teli da interporre tra il corpo e il terreno quando ci si sdraia, oltre ad utilizzare normali repellenti o, più specificatamente, acaricidi, sia come prevenzione che come cura, evitando di grattare per non accentuare l’infiammazione cutanea. (*) dottori in medicina veterinaria 25 In margine all’attività venatoria Etica venatoria e responsabilità sociale Flavio Galizzi Molto spesso ci si chiede quali siano le chiavi di lettura del termine “caccia”, e quali implicazioni ne derivino al cacciatore stesso che pratica questa attività. Il termine, preso a sé, ha un significato preciso ma anche esteso. Il vocabolario “Treccani”, riferendosi alla caccia, così si esprime: ricerca, uccisione o cattura della selvaggina, compiuta con trappole, reti, armi e spesso con l’ausilio di animali domestici e di accorgimenti vari; poi aggiunge una definizione più precisa: cattura e uccisione della selvaggina con il fucile, nelle condizioni permesse dalla legge; più avanti ancora ne dà un significato più esteso: inseguimento, appostamento, ricerca attiva e spesso compiuta con l’astuzia, di animali o di uomini allo scopo di impadronirsene o anche solo di trovarli. Di fatto le tre definizioni contengono elementi e concetti un po’ diversi, e rispecchiano anche il variegato modo di interpretarla dei cacciatori, a seconda della loro diversa maniera di intenderla. La prima e la terza definizione sono sicuramente le più complete, con uno sguardo rivolto alla storia dell’uomo e ai suoi rapporti con l’ambiente, mentre la seconda risente un po’ di un linguaggio che definirei “legale”, asciutto, senz’anima, riferito semplicemente all’atto conclusivo dell’azione di caccia, ma che però sottolinea in maniera chiara come la “caccia” non si debba mai confondere con il “bracconaggio”, e la discriminante sta proprio nel rispetto della legge. Nelle definizioni più complete si delinea subito un aspetto culturale profondo, legato alla storia dell’uomo e alla sue necessità primarie, quelle della sopravvivenza. Si viene trasportati dentro la 26 storia della nascita e dell’evoluzione delle prime comunità, quindi della preistoria, intrise di un fascino profondo e misterioso. Di tali periodi storici, in Europa, restano solamente poche testimonianze; le più affascinanti sono quelle “La sfida di oggi, per noi cacciatori, è anche quella di saper diventare dei buoni maestri” delle pitture rupestri e, più vicine a noi in termini geografici e storici, le scene di caccia rappresentate nei loro graffiti dal popolo dei Camuni, che abitavano le valli bresciane nell’età del bronzo. Ma la storia dei popoli non la si legge solamente sulla linea del tempo, andando indietro nei secoli, poiché in molte regioni del nostro pianeta pare che la storia, almeno nei termini in cui la in- tendiamo noi, si sia fermata in “stazioni” diverse, che ci permettono di rileggerla quasi in tempo reale, basta spostarsi sul pianeta, anche virtualmente seguendo documentazioni di filmati etnografici, con l’umiltà di ascoltare per imparare, senza esprimere necessariamente giudizi di merito. Con la curiosità di andare a leggere la storia si scopre che la parola “caccia” assume valori profondi che investono direttamente tutta l’economia dei gruppi sociali ai quali facciamo riferimento, siano essi i popoli delle foreste del centro America o quelli di certe regioni africane, o ancora quelli di alcune isole del Pacifico. Tra queste popolazioni possiamo ancora oggi leggere i “valori” che stanno dentro la “caccia. Valori fortemente impregnati di aspetti rituali, di spiritualità e di comportamenti individuali basati su regole e stili reciprocamente riconosciuti, nel pieno rispetto dell’ambiente e dell’equilibrio dell’ecosistema, inteso “a servizio dell’uomo”. Come tutti i “valori” che hanno accompagnato l’uomo attraverso i secoli, questi possono in gran parte essere rivissuti, pur nella necessità di essere riletti alla luce dei nostri tempi, affinché possano essere riconosciuti ancora vitali da coloro che non sono più in grado di percepirne l’essenza e l’importanza, e da chi spesso ci chiede se abbiano ancora significato. Ricordo a questo proposito una frase che Indro Montanelli scrisse rispondendo ad un lettore del Corriere (la “stanza” di martedì 2 settembre 1997); il quale si lamentava perché non riusciva a capire la caccia. Rispose in questi termini: Quello dell’uomo che esce di casa con la doppietta a tracolla non è il piacere di uccidere; è quello del ritorno alle sue ataviche origini nel- l’ambiente delle sue origini, quali sono il bosco e la palude (e la montagna, aggiungiamo noi). Se Lei mi dice che questo piacere le è del tutte estraneo, io non trovo nulla da obiettare; mi permetto soltanto di compiangerla un po’ perché ho l’impressione che le manchi qualcosa. A me, di piacere, la caccia ne dava moltissimo, anche quando tornavo a casa a carniere vuoto dopo sei sette ore di scarpinata per monti e per valli, quasi sempre da solo perché la natura – e il cane, che appartiene alla natura -, basta a farti compagnia”. Dentro questa frase sta un grande insegnamento e un importante messaggio: i valori della tradizione, nella loro essenza più profonda, vanno tramandati e trasmessi, anche con piccoli gesti quotidiani, spesso rituali, e vanno custoditi gelosamente. Perché ciò avvenga in modo corretto, però, dobbiamo riconoscere che non tutti sono idonei a svolgere tale funzione: buoni maestri non ci si può improvvisare! Quando ne troviamo uno, teniamocelo stretto! Il secolo passato è purtroppo intriso di pessimi maestri, quelli che il vangelo definiva “falsi profeti”, dai quali bisognava guardarsene bene! E ancora oggi, a questo proposito, non si scherza. È stato il secolo degli assolutismi, degli estremismi, dell’estremizzazione di ogni posizione, dei confitti ad ogni costo, delle guerre infinite; a volte se ne respirano ancora gli effluvi. La voglia estrema di contrapposizione ci ha spinto a volte a cancellare il passato, buttando via, assieme a ciò che ci sembrava non andasse bene, anche il buono, spesso trasformandolo e deformandolo fino a renderlo irriconoscibile, perché svuotato di valori, appunto. Di queste deformazioni è stata vittima anche la caccia, diventando troppo spesso un puro saccheggio di quanto era disponibile, senza alcun criterio. Vissuta in casi estremi come una corsa all’affermazione di una dignità perduta, per qualcuno è diventata attività di bracconaggio, intrisa di un senso penoso di sfida alla legge, di emarginazione come scelta estrema, a testimonianza di un profondo disagio sociale, e, in fondo, di disprezzo per l’ambiente e la fauna. Purtroppo questi aspetti sociali negativi in molte realtà culturalmente deboli hanno fatto presa, così la trasmissione dei “valori” veri della tradizione venatoria si sono improvvisamente interrotti, spezzando una catena delicatissima che da secoli li aveva mantenuti vivi, con tutti i loro aspetti coreografici, di costume, di partecipazione sociale, di trasparenza e di rispettabilità dei sentimenti. A volte ci si chiede perché i giovani non si avvicinano più volentieri alla caccia, e forse la risposta sta dentro queste riflessioni. Abbiamo bisogno di recuperare buoni maestri, non solo maestri di scuola, bensì maestri di vita, per i quali i “valori” della storia e della tradizione, intesi nel significato più profondo, siano una ragione stessa di vita, e nel contempo dobbiamo imparare a riconoscere quelli falsi, per i quali contano solamente gli interessi personali del momento, e a scrollarceli di dosso con energia. Dobbiamo saper scegliere il giusto abito, toglierlo dal guardaroba della nostra storia locale, dargli una bella scrollata e, se serve, una spolverata energica con una spazzola non troppo delicata, e sentirci responsabili dell’impegno di trasmettere dei valori importanti, seppur marginali, della tradizione, per i quali vale la pena spendere il nostro tempo e, meno insicuri, crederci. La sfida di oggi, per noi cacciatori, è anche quella di saper diventare dei buoni maestri. E. Traini - 3 L’uccisione della preda è l’atto conclusivo dell’azione di caccia: solo i buoni maestri possono ancora avvicinare i giovani alla caccia con il rispetto dovuto all’ambiente e alla fauna La caccia con i suoi “valori” non si deve mai confondere con il bracconaggio, e la prima discriminante sta pr oprio nel rispetto della Legge 27 APPUNTI DI BIOLOGIA ANIMALE Rubriche Tiziano Ambrosi PATOLOGIE LEGATE ALLE SPIGHE Le spighe provocano una miriade di patologie diverse, ben conosciute ai veterinari. Si tratta di patologie banali, ma con quadri clinici sempre imprevedibili. La spiga rappresenta l’infiorescenza di numerose graminacee. In Italia le specie più frequentemente incontrate sono le seguenti: - Hordeum murinum (forasacco), che si trova nei terreni incolti, nei marciapiedi mal tenuti, o nelle anfrattuosità dei muri. Il suo fiore è composto da tre spighe, delle quali quella centrale è la più grossa; - Avena sterilis (avena folle): graminacea dei prati, delle vigne o degli uliveti, le sue spighe sono multiflore e presentano la peculiarità di essere ricoperte da lunghi peli setosi; - Bromus madridentis: la pianta misura solo 10-30 cm e le sue spighe contengono da 5 a 12 fiori che le conferiscono l’aspetto di un piumino; - Cynosurus echinatus, Stipa tortilis, Lagurus ovatus, graminacee selvatiche incontrate più frequentemente nei luoghi rocciosi. La spiga, responsabile di patologie nel cane, si incontra più facilmente nelle regioni con clima secco. Le stesse condizioni climatiche permettono di capire la caratteristica stagionalità di questa patologia: la fioritura della maggior parte delle graminacee si realizza a giugno, ed è necessario attendere da quindici a 20 giorni prima che la maturazione o l’essiccazione permettano il distacco della spiga. Va sottolineata la bassa incidenza di questa patologia nel gatto. Le abitudini di pulizia di questa specie spiegano questa osservazione, poiché il gatto leccandosi elimina il corpo estraneo prima della sua penetrazione. Nel cane la spiga più spesso messa in causa è quella di orzo selvatico (forasacco). La sua forma, molto appuntita verso la parte anteriore e le sue barbule simili ad un arpione, nella parte posteriore, fanno si che essa progredisca senza mai tornare indietro, e che penetri anche nei tessuti molli più resistenti come la cute e i legamenti intervertebrali. Pare che solo il tessuto osseo sano sia in grado di bloccare la sua progressione. Nella maggior parte dei casi la spiga penetra attraverso un’apertura naturale: orecchio, narice, vulva, canale lacrimale, ghiandola anale. In altri casi la spiga riesce ad attraversare la barriera cutanea quando le sue barbule si attaccano ai peli o alle pieghe cutanee: spazi interdigitali, ascelle, ecc. Alcune razze a pelo lungo sono più esposte come anche i cani che vivono in ambiente rurale. L’orecchio rappresenta una delle localizzazioni più frequenti. I cani che presentano un’irritazione dell’orecchio esterno tendono a strofinarsi la testa sul suolo facilitando così l’introduzione della spiga e scuotendo la testa violentemente per cercare di eliminare il corpo estraneo accelerano la sua progressione nel condotto. Quando la spiga raggiunge il timpano, lo trapassa provocando un dolore molto intenso. Se non viene estratta a questo livello passa nella bolla timpanica dove sembra venga bloccata dalle strutture ossee. I sintomi possono essere evidenti: dolore intenso, cane che scuote la testa senza tregua o la tiene inclinata su un lato; dopo qualche giorno può comparire scolo purulento. Alcune volte invece ci si stupisce di trovare spighe evidentemente vecchie, inglobate nel cerume, senza che queste abbiano provocato alcun fastidio all’animale. L’estrazione è effettuata con una pinza apposita (pinza di Hartman) usando un otoscopio. Molto spesso è necessaria una sedazione. Anche il naso è una localizzazione frequente, in particolare nel cane da caccia che fiuta una pista e inala una spiga che penetra nella narice e ancora una volta gli sforzi per espellerla facilitano la sua progressione. La spiga può continuare il suo cammino e raggiungere il laringe dove viene deglutita; se è un po’ deviata e se non viene estratta a questo livello, può continuare a migrare verso i seni nasali provocando distruzione anche massiva dei tessuti cartilaginei.. I sintomi sono sempre violenti: starnuti, epistassi, tendenza a strofinarsi il naso con le zampe. Gli starnuti non sono permanenti e possono cessare in un tempo breve, inducendo a pensare che il corpo estraneo sia stato eliminato. Dopo qualche giorno gli scoli sierosi diventano purulenti, più o meno ematici, prevalentemente unilaterali. E’ molto importante effettuare una rinoscopia il più rapidamente possibile per avere la massima probabilità di estrarre la spiga. I cani hanno una tendenza istintiva a ingerire erbe taglienti e graminacee: questo determina localizzazioni molto variabili delle spighe. In gola esse tendono a impiantarsi tra la gengiva e il dente nel caso in cui esistano precedenti lesioni gengivali. A volte penetrano nel fondo cieco sottolinguale o retromascellare, dietro una tonsilla, in un canale salivare. I sintomi sono quelli di una stomatite: alitosi, gengivite, ulcere, difficoltà alla masticazione o alla deglutizione, anoressia, tumefazione della regione sottomandibolare se si sta formando un ascesso. Qualora una spiga non venga estratta nei primi giorni, si addentra nei tessuti molli, provocando con il suo passaggio una fistola o un enorme granuloma infiammatorio che deve essere trattato chirurgicamente. La spiga penetra facilmente nell’occhio quando il cane si strofina la testa sul suolo. Si impianta quindi nel fondo cieco congiuntivale e provoca molto rapidamente una congiuntivite purulenta imponente. Se passa sotto la terza palpebra provoca un’ulcerazione della cornea che può arrivare fino alla perforazione. I sintomi iniziali sono lacrimazione, scolo purulento, intensa infiammazione della congiuntiva e dolore intenso. Un attento esame di tutto il sacco congiuntivale in genere permette di individuare l’estremità della spiga e di estrarla. Gli spazi interdigitali rappresentano la localizzazione più frequente dopo quella auricolare. Nel cane a pelo lungo in particolare le spighe non hanno alcuna difficoltà ad insediarsi nel fondo cieco interdigitale poiché i movimenti delle dita permettono la loro penetrazione a livello cutaneo.Il numero di corpi estranei può a volte essere decisamente notevole: non è raro estrarre 4-5 spighe da ogni spazio interdigitale. I sintomi comprendono leccamento, edema dell’estremità della zampa, zoppia. L’esplorazione delle fistole permette in molti casi di individuare la spiga. Si deve ripulire abbondantemente, esplorare alla cieca con la pinza di Hartman e lavare abbondantemente con acqua ossigenata (la schiuma che si genera può far uscire il corpo estraneo). Se il corpo estraneo è estratto la fistola si richiude in pochi giorni. Se residua anche solo un frammento di spiga la fistola rimane aperta, si formano altri ascessi più in alto ed è necessario riprendere le ricerche. A volte è difficile far capire al proprietario che non si è ancora trovata la spiga e che quindi si deve ripetere la ricerca, spesso in numerose riprese. Nei cani a pelo raso la spiga può penetrare la barriera cutanea grazie ad un ripiegamento della pelle (ascella, piega vulvare). Nei cani a pelo lungo e fitto le spighe possono penetrare più facilmente, in qualsiasi parte del corpo. Qualora non siano asportate tempestivamente, le spighe progrediscono nel tessuto connettivo sottocutaneo formando una fistola. Esse possono restare nella regione sottocutanea, ma possono anche approfondirsi rapidamente tra le due fasce muscolari e raggiungere le grandi cavità (addome, torace). I sintomi iniziali sono spesso molto lievi: fistole sottocutanee appena palpabili, aperte attraverso uno sbocco che lascia fuoriuscire delle sierosità, non dolenti e senza risentimento generale. In seguito la fistola può chiudersi, possono formarsi degli ascessi lungo il tragitto del corpo estraneo, e manifestarsi segni di dolore. L’estrazione del corpo estraneo è il solo mezzo per ottenere la guarigione. Una spiga che non sia stata bloccata nelle cavità nasali può essere ina- lata. Può fermarsi a livello della trachea provocando una reazione infiammatoria, o proseguire in un bronco e attraversarlo, creando così un pneumotorace, oppure ancora può andare ad incistarsi in un bronchiolo formando un focolaio di broncopolmonite. Quando inalata profondamente nell’albero bronchiale , la spiga provoca sempre una patologia grave; quindi è molto importante che venga estratta il più presto possibile , al momento del sospetto di un corpo estraneo nasale. Una spiga che raggiunge l’estremità di un bronchiolo penetra il tessuto polmonare e continua a migrare in qualsiasi direzione. Essa provoca quindi la formazione di una reazione infiammatoria lungo il suo tragitto. In altri casi può provocare un’ostruzione bronchiale con collasso di tutto il distretto polmonare afferente. Le diagnosi radiologica ed ecografica non sono per nulla semplici. Nella maggior parte dei casi i corpi estranei in torace necessitano di una minuziosa chirurgia, il cui successo non può essere assicurato. Tutte le localizzazioni delle spighe sono quindi possibili. Alcuni tessuti, se non sono modificati patologicamente, bloccano la loro progressione (tessuto osseo) o tendono a deviarla (peritoneo, pericardio, sinoviali). Se la diagnosi nelle localizzazioni più frequenti e visibili (orecchi, spazio interdigitale) non crea grossi problemi, è invece ben diverso in altri casi in cui tutti i mezzi diagnostici (endoscopia, radiografia, ecografia, persino ecotomografia) possono essere necessari. L’ipotesi della presenza di un corpo estraneo vegetale deve far parte delle possibili diagnosi in caso di qualsiasi sindrome infettiva inspiegabile. Il trattamento non è definitivo se non quando si è certi di aver estratto completamente la spiga. Se nella maggior parte dei casi l’estrazione non crea problemi, può invece diventare estremamente rischiosa in certe localizzazioni (torace). Più passa il tempo e più la spiga progredisce; è quindi consigliabile, fin dai primi sintomi, mettere in atto tutti i mezzi a disposizione per effettuare la ricerca della spiga. Un buon consiglio: DURANTE IL PERIODO ESTIVO TOSARE L’ANIMALE… E IL GIARDINO! 29 PER SAPERNE DI PIÙ Giovanni Locatelli OSTRUZIONE DELLE VIE RESPIRA TORIE L’ostruzione delle vie aeree è una emergenza medica, vale a dire una situazione improvvisa ed imprevista che mette in pericolo la sopravvivenza di un individuo immediatamente, o comunque a brevissima distanza dall’inizio dell'incidente. Per tale motivo è di fondamentale importanza conoscere alcune semplici manovre e agire prontamente, al fine di ripristinare la pervietà delle vie aeree. Un corpo estraneo (cibo, tappi, dentiere. . . ) può talvolta ostruire le vie aeree e portare all'asfissia. Dovete sospettare la presenza di un corpo estraneo quando l'infortunato improvvisamente diviene incapace di respirare, tossire, parlare, e si porta le mani alla gola. Questi incidenti si presentano soprattutto mentre si mangia o durante il consumo di un chewing gum. I bambini possono aspirare gli oggetti più diversi (monete, bottoni, biglie, caramelle, palloncini gonfiabili . .. ). La cute del volto diventa di un colore rosso acceso, ma con il passare del tempo, se la difficoltà a respirate persiste o si aggrava, il colorito può diventare bluastro. È necessario esortate la vittima a tossire per espellere il corpo estraneo. Non tentate di afferrarlo con le dita: ciò è meno efficace della tosse e può spingerlo ancora più giù. Se la tosse non è sufficiente e il soggetto è un bambino, si può afferrarlo per i piedi a testa in giù e dargli dei colpetti sulla schiena tra le scapole. Se il bambino è troppo grande per tenerlo così, oppure se l'infortunato è un adulto, colpite energicamente per cinque volte il dorso tra le scapole. Dovete quindi eseguire la manovra di HEIMLICH, che vedete il30 lustrata nel disegno. Senza perdere tempo, ponetevi dietro al soggetto e cingetelo con le vostre braccia. Unite le mani, serrate a pugno, in corrispondenza della parte più alta dell’addome cercando di non comprendere le costole. Esercitate con i vostri pugni una pressione brusca e molto intensa: non dovete pensare al dolore che potete provocare ma a far respirare il malcapitato! Ripetere la manovra in rapida successione per cinque volte. L'infortunato dovrebbe rigettare imme- diatamente l’oggetto che gli ha ostruito le vie aeree. Se il corpo estraneo non si sposta chiamate il medico e continuate con i colpi fra le scapole e con la manovra di Heimlich alternati gli uni all’altra in sequenza di cinque. Continuate anche in caso di perdita di conoscenza. In questo caso potete sdraiare a terra la vittima ed esercitare ripetute pressioni sulla parte alta dell’addome. In caso estremo dovrete eseguire la respirazione bocca a bocca.. ARMI E BALISTICA Sergio Facchini 8X68S IL CALIBRO IDEALE Fino a qualche decennio fa, la scelta del calibro tuttofare da parte di coloro che potevano permettersi cervi, alci e grandi antilopi doveva forzatamente limitarsi a ben pochi calibri nati tra il 1920 ed il 1963, date di nascita del 300 Holland & Holland Magnum e del 300 Winchester Magnum. Il capostipite di tutti i grandi calibri medi fu senza dubbio il 300 H&H Magnum, partorito in Inghilterra per ovviare alle necessità venatorie dei suoi coloni, sparsi su due quinti della terra. Da esso derivarono altri famosi calibri come il 300 Weatherby Magnum e molti ingegnosi armaioli trassero ispirazione dal calibro inglese per sviluppare svariate munizioni dotate di prestazioni balistiche di punta. Bene o male, coloro che miravano a velocità elevate e traiettorie molto tese scopiazzarono a piene mani le caratteristiche del 300 H&H Magnum. Le tipologie salienti erano l’elevata capacità del bossolo e la sua notevole lunghezza, la cintura di rinforzo applicata sopra la gola di estrazione del bossolo e la spalla di raccordo sempre più accentuata. Roy Weatherby infatti esasperò questa spalla utilizzando il “Raccordo o Spalla di Venturi” che, grazie all’angolatura minima di detta spalla ed al conseguente aumento della capacità del bossolo ed alle due raggiature presenti alla base della spalla ed all’inizio del colletto, consentiva ai gas prodotti dalla polvere una velocità superiore. I gas infatti non venivano frenati dagli spigoli vivi della spalla di un bossolo conven- zionale e, per mezzo di cariche maggiorate, imprimevano ai proiettili velocità inimmaginabili per quei tempi. Per quanto riguarda la “Cintura di rinforzo” dei Magnum, particolarità esecutiva ritenuta indispensabile dagli Americani, la maggioranza degli esperti balistici sostiene giustamente che la sua funzione sia puramente di "immagine coreografica "; essa quindi non ha altro compito che di costituire la superficie di battuta del bossolo nella camera di scoppio, operazione che svolge molto meglio la spalla intera di ogni bossolo di calibro standard. A conferma di quanto annotato, negli ultimi anni sono nati calibri Magnum che hanno rinunciato alla cintura di rinforzo quali il 338 Lapua 31 Magnum, tutta la serie di calibri dell'americana Dakota Arms, all'avanguardia nella realizzazione di Magnum “intelligenti” ed i nuovissimi Ultra Magnum della Remington. Riassumendo, gli orientamenti odierni delle Case costruttrici di calibri Magnum sono tre: bossoli con cintura, bossoli senza cintura e bossoli Short Magnum, proposti dalla Winchester, di cui abbiamo parlato precedentemente. Ritenendo interessante, mi auguro, questo breve giro d'orizzonte sui calibri Magnum e tornando all'8x68S, è doveroso sottolineare che questo non è mai stato considerato un Magnum in senso stretto, anche se le sue caratteristiche balistiche lo pongono in una ristretta cerchia di calibri "Super". Nato in Germania nella seconda metà degli anni '30 in un clima prebellico poco favorevole allo sviluppo di calibri da caccia, non si sa quando la casa madre R.W.S. decise di commercializzarlo anche se, sul numero di Natale del 1939 della rivista "Deutsche Jagd", l'esperto di balistica Ing. Von Butlar ne accennò in poche righe. Grazie alle potenzialità di spicco quali la velocità di oltre 900 m/sec e la massa dei proiettili utilizzati di circa 13 grammi, 1'6x688, per mezzo di particolari palle di tungsteno, in grado di perforare le corazze leggere di mezzi da trasporto truppe, fu usato come arma blocca-veicoli nel corso della Seconda Guerra Mondiale. Dalla fine del conflitto fino alla metà degli anni '50 dell'8x68S e del 6,5x68, nati dal medesimo progetto negli anni 1938-39, non si sentì più parlare a causa delle restrizioni imposte dall’"Alta Commissione degli Alleati" che dichiararono illegali i calibri 8mm da caccia con velocità superiori agli 850 m/sec. Con l'abrogazione di questa norma, nel 1955, entrambi i calibri riapparvero sul mercato per merito della R.W.S. e fu così che, sedici anni dopo la loro comparsa furtiva, l'8x68S ed il 6,5x68 iniziarono a farsi apprezzare da molti cacciatori, in Europa soprattutto, ma anche negli U.S.A.; la Ditta Stoeger infatti im32 portava carabine Mannlicher-Schönauer in quei calibri mettendoli in commercio a circa 300 $ dell'epoca, corrispondenti a 186.000 £. Ma torniamo al nostro 8x68S. Nel lontano 1955, negli anni in cui alcuni calibri Weatherby cominciavano a farsi conoscere oltreoceano come il 300 ed il 270, in Europa regnava ancora incontrastato il 300 H&H Magnum; l'élite venatoria del Vecchio Continente lo usava indifferentemente per ogni tipo di grossa selvaggina dal cervo all'alce, ma soprattutto lo utilizzava nei safari africani per l'infinita schiera di antilopi presenti nel Continente Nero o per impegnative cacce in Asia, dalle giungle indiane alle impervie valli dell'Himalaya. Ma, nonostante l’8x68S fosse di gran lunga superiore per velocità e potenza al 300 H&H, il glorioso calibro inglese non perse lo scettro di calibro tuttofare preferito e fino agli inizi degli anni '70 non fu scalzato dalla sua posizione di privilegio che durava da mezzo secolo. L'8x68S, inizialmente con palle di 180 e 200 grani capaci di velocità comprese tra i 900 ed i 1.000 m/sec con energie alla bocca di 5.700 Joule e a 300 metri di 2.800 Joule, seppe farsi apprezzare fin dal suo esordio da quei nembrotti che prediligevano la caccia al grande cervo nobile nelle immense distese boschive dei Carpazi e dei Balcani, dove i maschi kapital raggiungevano, allora come oggi, pesi imponenti di 280-300 kg, senza dimenticare i mostruosi cinghiali di tutta l'Europa carpatico-danubiana che spesso superano tali masse. Anche su tutta la grande selvaggina africana, asiatica ed americana, eccetto i Big Five (elefante, bufalo, rinoceronte, leone ed ippopotamo) l'8x68S dimostrò ampiamente le sue capacità nell'abbattere ogni preda con un colpo solo, ovviamente se ben piazzato ed effettuato con una palla di altissima capacità lesiva. Naturalmente, oltre che con la fauna esotica, il nostro super-calibro medio tedesco si è creato una meritata fama di compagno fedelissimo in tutte le cacce alpine; chi infatti si sobbarca la fatica di portarsi a tracolla per monti e valli una carabina in 8x68S può stare tranquillo. Fino alla distanza che ritenete "ragionevole" per effettuare un tiro che inchiodi il selvatico sul posto, diciamo 250 metri... o anche qualcosa in più, è pressoché ininfluente che il premio delle vostre fatiche pesi 30 o 300 kg. È saggio invece concentrarsi sul punto da colpire e lasciare che la palla KS (Kegelspitz) di 180 grani o una Nosler Partition di 200 grani, meglio ancora, compiano il loro lavoro. Con un trittico arma-ottica-attacchi di pregio tutto sarà più semplice e veloce per il cacciatore coscienzioso che non vorrebbe mai ricorrere all'aiuto dei meravigliosi ausiliari da traccia... Non è difficile intuire che, al pari di molti altri cacciatori a palla, non ho mai nutrito molta fiducia nei piccoli calibri iper-tesi o nei calibri medi di potenza inadeguata rispetto al selvatico che si caccia; il vecchio adagio latino "Melius abundare quam deficere" dovrebbe essere sempre messo in pratica, specialmente nella caccia a palla. Chi obietta circa i danni sofferti dalle masse muscolari dei selvatici abbattuti, dovrebbe sapere che l’8x68S non causa offese superiori a quelle inferte da calibri minori qua- E. Traini - 3 li il 270 Winchester od il 7 mm Rem. Mag. Anche nella caccia al camoscio, come ho personalmente sperimentato, l'8x68S non si è mai dimostrato distruttivo, anzi, si è rilevato meno lesivo di molti altri calibri alle canoniche distanze di tiro di 150-200 metri. Anche se l'8x68S ha sempre vantato caratteristiche di punta rispetto ai suoi acerrimi concorrenti americani come il 300 Winchester Magnum, il 300 Weatherby Magnum ed il 338 Winchester Magnum ed ai due europei 300 H&H Magnum e 308 Norma Magnum quasi spariti dal mercato, il calibro tedesco è stato frenato nella sua espansione commerciale dalla scarsità di munizioni e dalla limitata offerta di palle, specifiche per uso venatorio. Solamente la R.W.S, e la Hirtenberger approntano munizioni per l’8x68S, unitamente ad un paio di Case tedesche a livello semi-industriale. Sebbene la disponibilità di palle da caccia non sia paragonabile a quella concepita per i calibri concorrenti americani, molte Case costruttrici di palle hanno in catalogo una nutrita serie di proiettili di diametro 8,22 mm (323 millesimi di pollice) predisposti per l'8x68S, con pesi variabili da 165 a 224 grani. Coloro che ricaricano possono attingere ai prodotti di R.W.S., Norma, Speer, Barnes, Swift, Nosler, Hornady, Sierra, Woodleigh, SM e Remington. Sviluppando pressioni fino a 4.400 bar, l’8x68S è un calibro dal rinculo piuttosto sensibile e non del tutto adatto ai neofiti, ma, dato che si caccia solitamente in autunno o in inverno e la sensazione sulla spalla diminuisce man mano che il freddo aumenta, si può sostenere anche una breve sessione di tiro al poligono senza patemi d'animo. Va ricordato che con la ricarica si possono confezionare munizioni sensibilmente più "morbide", sempre comunque con velocità molto elevate e con prestazioni non molto dissimili da quelle offerte dalle munizioni commerciali che mi sono sempre sembrate un po’ pepate alla spalla... Le armi che camerano l'8x68S di so- lito sono carabine solide, ben fatte, con calci di buona qualità non magri e canna di 65 cm, la misura standard adottata da tutti i costruttori, talvolta anche di 70 cm per far rendere al meglio le polveri con elevato grado di progressività. Sauer, Heym, Blaser, Voere, Mannlicher ed alcuni artigiani di gran nome propongono carabine e talvolta basculanti in calibro 8x68S, ma i basculanti non sono stati concepiti per calibri potenti ben sopportati invece da otturatori tipo Mauser, Sauer o Mannlicher. È vero che portarsi a spasso una carabina di 4,5 kg. non è esattamente una goduria rispetto ad un monocanna da 3 kg. Ma non c’è confronto! Qualsiasi selvatico vi si pari davanti, vicino o lontano che sia, da un capriolo ad un alce, quando avete camerato e mirate attraverso l'ottica, sapete con assoluta certezza che il vostro 8x68S vi ripagherà ampiamente della fiducia accordatagli, sempre, anno dopo anno. Le emozioni venatorie concessemi da questo calibro sono ormai scolpite nella mia memoria, ricordi dolci e purtroppo lontani che spero però di rinverdire: una Sauer 90/02 con uno Swarovski AV 3-10x42 attende di essere tarata! E sarà forse ancora con un leggero fremito che, azionando lo schneller della nuova 8x68S, ripenserò a quel giorno di molti anni fa quando da solo calai a valle con uno stupendo camoscio maschio, battesimo ideale per la Voere Titan II che mi accompagnò per dieci anni. A titolo di esemplificazione sono riportate le tabelle balistiche relative a tre munizioni largamente utilizzate con l'8x68S che evidenziano le eccellenti prerogative balistiche terminali. Per tutte le munizioni rimangono inalterati alcuni dati specifici delle prove di tiro: lunghezza canna cm 65, distanza tra centro asse dell’ottica e centro asse della canna mm 50, angolo di tiro 0 gradi, altezza sul livello del mare m 0. Pur trattandosi di ricarica del DEVA, famoso istituto di ricerche balistiche tedesco, con palla Sierra SBT di 220 grani non disponibile sul mercato in confezioni commerciali, si tratta di una munizione-super grazie all'eccezionale coefficiente balistico. Un paragone: il 30-06 con palla DK di 166 grani, soluzione ottima per le caccie alpine, spunta a 300 metri un'energia di 1800 Joule contro i 3563 dell'8x68S. Cos'altro aggiungere? Non chiedetemi perché sono sempre stato innamorato di questo calibro, ma se credete nella tecnologia armiera tedesca provate un 8x68S per una stagione di caccia. Sarà un colpo di fulmine, ne sono certo...!!! 33 LETTO PER VOI Luigi Capitanio Sulla Volpe e sulla Caccia a palla In questo numero ci vogliamo occupare di due argomenti che riteniamo di attualità, anche se, in questo caso, i libri che vi presentiamo non sono di recentissima data. Come accade in tutti i numeri, anche questa volta vogliamo dedicare uno spazio ai cacciatori di ungulati, che spesso e volentieri ci sollecitano nella ricerca di pubblicazioni che entrino in specifici argomenti. Vogliamo anche presentare un libro che tratta un argomento che interessa tutti, cacciatori o semplici appassionati di natura, fauna e ambiente. Speriamo che questa voglia di saperne di più sui temi naturalistici contagi tutti, soprattutto i cacciatori, perché crediamo fortemente che la formazione sia frutto della conoscenza, sia essa di carattere venatorio, ambientale o più semplicemente di aspetto naturalistico. Il primo libro che vi segnaliamo, intitolato “ Intervista con la Volpe”, è stato scritto in modo egregio da Franco Nobile nel 1989. Nobile, di professione Oncologo, è libero docente in Semeiotica Chirurgica presso l’Università di Siena. Scrittore affermato, nel 1988, con il volume “Il Cinghiale”, vince il premio letterario “Bancarella Sport”. In questa sua opera, dedicata alla Volpe, esprime un grado di cultura naturalistica di altissimo livello. Tratta la materia in modo approfondito, con parole semplici e con bravura, trasmettendo al lettore la voglia di conoscere meglio questo selvatico. In alcuni passaggi introduttivi, attraverso una sincera valutazione dei sentimenti che il mondo venatorio mantiene nei confronti della volpe, ne traccia la scomoda posizione a lei riservata, di capofila degli animali etichettati come “inutili e dannosi”. Riesce, nel suo scritto, a modificare le opinioni nei confronti della Volpe, a sfatare luoghi comuni, a ren- dere simpatica una figura che da troppi è considerata “ladrona razziatrice di pollai”, pertanto perseguitata con fucili, trappole e veleni. E’ reperibile nelle migliori librerie o richiedendolo all’Editoriale Olimpia di Firenze. Il secondo libro, “Caccia a palla alla grossa selvaggina Europea” , è composto da due volumetti scritti da Fulvio Ponti nel 1991. Ponti, Triestino di nascita, è Cacciatore, Cinofilo e Giudice Internazionale di grande esperienza. Nel 1971 ha introdotto nel nostro Paese le discipline cinofile degli “Schweisshunde”. Ha pubblicato monografie con studi e personali osservazioni su Capriolo, Cervo, Camoscio e Cinghiale. In questo suo lavoro Ponti descrive, in modo sintetico ma esauriente, le abitudini ecologiche della grossa selvaggina da pelo presente allo stato selvatico in Europa. Riserva parte del primo volume, dedicato alla selvaggina, anche ai predatori maggiori, all’Orso Bruno e ai Tetraonidi. Nello stesso volume dedica ad ogni selvatico in argomento alcuni consigli sui modi per cacciarlo e sui calibri più appropriati. Questi due volumetti sono rivolti essenzialmente a chi vuole iniziare questa caccia affascinante, anche se non ha la pretesa di illustrare in modo completo ogni nozione di biologia della selvaggina presentata. E’ però ben evidente la volontà dell’autore di diffondere una filosofia di gestione della selvaggina, sistema che ha rivoluzionato il modo di intendere la caccia nell’era moderna. Pur con qualche difficoltà è ancora reperibile nelle migliori librerie e in qualche armeria che tratta materiale didattico, oppure più semplicemente richiedendolo all’Editoriale Olimpia di Firenze. RACCONTI Giuseppe Bordogna La cornacchia Arrivò l’autunno e come sempre nella stagione venatoria i cacciatori si misero all’opera, chi inseguendo lepri, chi al capanno, insomma ad ognuno la sua specialità. Anche Domenico aveva oliato il fucile per la sua grande passione : andare per pasture sui monti della sua valle. Quella mattina era partito al buio, perché il cammino in montagna era stato lungo, ma era stata una buona giornata e sulla via del ritorno passava giusto nei pressi della stalla del Teresio. I due si conoscevano dai tempi della scuola, anche se poi si incontravano non più di tre, quattro volte l’anno, avevano sempre avuto un rapporto, se non proprio di amicizia, di stima e rispetto. “Ehilà, ecco il Terenzio, come va?” “Oh, il cacciatore, ti si vede da queste parti solo quando vai a caccia, com’è andata la giornata?” “Non male, 5 cesene mi accontentano, e tu come te la passi?” “Al solito, che vuoi, sinceramente non saprei come farla andare meglio” rispose sorridendo il contadino, “ sono in salute e mi accontento, entra a bere un bicchier di vino”. I due parlarono del più e del meno per una buona ora e al commiato, quando furono sull’uscio il contadino aspetta che io me ne vada per poi venir giù a devastare il mio orto. Ne ho provate di tutte ma lei si fa gioco delle mie trovate, e viene qui non solo a mangiare ma anche a far danni, non un solo pomodoro sono riuscito a salvare, e poi anche qualche pulcino è finito nella sua pancia”. Per dar convinzione alla sua richiesta aggiunse: ”Guarda, se la uccidi ti regalo un taleggio”. Domenico fu divertito da quella proposta, allora il contadino gli spiegò il suo piano. “Andiamo nella stalla e ti nascondi dietro alla finestra, io dopo qualche minuto esco e me ne vado, quando vedrà il campo sgombro vedrai che la cornacchia verrà giù, prima si poserà sulla piantella di pere e poi nell’orto”. Le cose andarono proprio così. Da quando Terenzio se ne andò non passarono che una decina di minuti e una fucilata mise fine al vagabondare della cornacchia. Il cacciatore uscì dal nascondiglio e guardando il fucile disse: “Potresti farmi un favore prima di andartene, tira una fucilata a quella maledetta cornacchia, come hai visto appena siamo usciti è volata sul frassino, ora è la che S. Torriani La strada saliva tortuosa e ripida, l’ultimo grumo di case in cima alla valle era il suo mondo, Teresio aveva sempre abitato lì, ora era rimasto solo, tutti se ne erano andati, chi in giro per il mondo e gli altri nel piccolo cimitero giù nel paese. Le mucche, le galline e l’orto gli davano di che vivere, cagliava il latte e ne faceva degli ottimi taleggi, tanto che c’era gente che veniva da lontano a comprarseli, lui si accontentava di poco e questo gli bastava. Con l’orto era una lotta dura, per 5/6 mesi all’anno c’era la neve, poi la piogge di primavera; il tempo perché gli striminziti pomodori, fagioli e il resto, arrivassero a maturazione era davvero poco, se poi le talpe, i tassi e gli uccelli cercavano di banchettare con le sue verdure la lotta diventava senza esclusione di colpi. Quell’anno anche una cornacchia era entrata nel ruolo degli approfittatori, alcune volte l’aveva colta sul fatto, ma beffarda se ne fuggiva in cima ad un frassino dove attendeva di ritornare all’azione. Non c’era verso di tenerla lontana, aveva provato con spaventapasseri, borse di plastica appese a sventolare nel vento, ma bastavano pochi giorni che la cornacchia, capito la nullità di questi espedienti, ritornava ad abbuffarsi con i pomodori. Teresio aveva persino pensato di tagliare il frassino, ma poi si convinse che la maledetta avrebbe trovato un altro posatoio, l’unica soluzione era quella di eliminarla ma senza un fucile c’era ben poco da fare. 35 raccolse l’animale. Mentre se la rimirava, nel giro di un paio di minuti fu di ritorno il contadino. “Ah, finalmente” disse mentre guardava l’uccello. Proprio in quel momento sbucarono da dietro l’angolo della stalla due guardiacaccia. Erano ansimanti, segno che avevano appena fatto una bella corsa, infatti erano poco distanti quando sentirono l’esplosione della fucilata, e capito che il colpo veniva dalla stalla si precipitarono per verificare cosa fosse successo . Il capo dei due, uomo di mezza età con i mustacchi grigi ben curati, quando vide l’uomo con il fucile e la cornacchia in mano fece una smorfia, e lo sguardo gli diventò come quello di un gatto che aveva preso un topolino. “Ma bene” disse la guardia rivolta al cacciatore, e indicando la preda, “lo sa che ha infranto almeno tre norme delle caccia?” “Ma come .…” cercò di rispondere l’inebetito cacciatore. Con piglio severo l’uomo in divisa continuò: “Non c’è la distanza dalla strada, non c’è la distanza dalla casa, e poi ha sparato da una stalla dove ci sono animali, quindi da un luogo di lavoro”. “Si è vero” intervenne il contadino, “ma la strada è privata e sono stato io a chiedere che sparasse alla cornacchia che mi faceva danni”. “A me non importa niente, le regole ci sono ed io metto i puntini sulle i!” rispose la guardia con aria insofferente, “qui c’è da scrivere un bel verbale, prego mi dia la licenza”. Morale della storia, in cambio di un taleggio, al Domenico la cornacchia costò la bellezza di mezzo stipendio, oltre a un mese di sospensione dalla caccia. Sarà per questo che le cornacchie sono così dure da digerire ? 36 Una proposta del comprensorio IL COLTELLO DA PASTORE Simpatica iniziativa, quella del nostro Comprensorio, di recuperare e riproporre oggetti tipici d’uso quotidiano della nostra tradizione montana; quest’anno propone la rivisitazione del “Coltello da pastore”, così come ha fatto già nel 1999 con il “Coltello bergamasco”, entrambi purtroppo oggi a rischio di “estinzione” per quel fastidioso gusto esterofilo che spinge ad omogeneizzare i gusti su modelli stranieri e di poco costo. Il coltello da pastore, che il Comprensorio propone ai cacciatori e agli amanti delle cose di casa nostra, ha il nostro logo serigrafato sulla lama, il manico in noce e la lama in acciaio al carbonio, ed è stato realizzato dalla ditta Codega, di Premana, una delle pochissime che ancora lo ha in produzione. Questa tipologia di coltello ha una denominazione generica; essa si caratterizza per avere due lame di dimensioni diverse ed ha una funzione di utilizzo tipica dai pastori, dalle dimensioni e forme diverse in altre regioni, quindi non tipico di una sola regione. Quello che propone il Comprensorio è quello storicamente in uso nelle nostre valli orobiche, più tipicamente l’alta Valle Seriana, la Valle di Scalve, la Valtellina e la Val Camonica. Mentre il bergamasco aveva una funzione legata all’utilizzo contadino e di ogni giorno, il coltello con due lame a punta centrale, quello da pastore, poteva assolvere a due diverse funzioni: quella tipica di un coltello multiuso, per la quale si rivelava ottimale la lama più grande, e quella specifica di “pronto intervento” per le necessità improvvise e particolari, come il salasso, che frequentemente bisognava praticare agli animali che presentassero gonfiori, da praticare con la lama più piccola, perfettamente adatta a questa funzione proprio per la punta acuminata in posizione centrale. Riscoprire alcune tradizioni e oggetti d’uso della nostra gente di montagna è stato il motivo che ha spinto il comprensorio a riproporre questo coltello; quanti lo volessero avere possono richiederlo alla sede di Piazza brembana. SPIGOLATURE CULINARIE Polenta col cervo Ingredienti per 4-6 persone Un chilo di spalla di cervo disossata 100 grammi di pancetta Una cipollina, una carota Mezzo porro, un gambo di sedano Due chiodi di garofano Quattro bacche di ginepro Salvia, rosmarino e timo Tre decilitri di vino rosso Un bicchierino di grappa Venti grammi di porcini essiccati 500 grammi di farina gialla Olio extravergine di oliva Brodo, sale e pepe Come procedere Incidete la carne con un coltello a punta e inseritevi la pancetta tagliata a bastoncini. Mettete la carne in una terrina che la contenga esattamente e distribuite- vi sopra cipolla, carota, sedano e porro tagliati a dadini, quindi ginepro, chiodi di garofano, timo, rosmarino e salvia e versatevi sopra il vino. Coprite e lasciate riposare in frigorifero per 24 ore. Sgocciolate quindi il pezzo di cervo, asciugatelo e doratelo per qualche minuto a fiamma vivace con quattro cucchiai d’olio. Filtrate la marinata e unite verdure e aromi alla carne, facendoli appassire. Unite anche il vino e salate, coprite e cuocete a fiamma bassa per un’ora e mezza, aggiungendo di tanto in tanto un po’ di brodo. Aggiungete i funghi ammollati in poca acqua e questa ben filtrata, e cuocete altri 30 minuti circa. Estraete la carne e tenetela al caldo,. Passate al passaverdura il sugo e rimettetelo nella casseruola; unite la grappa e fate addensare, quindi regolate di sale e pepe. Affettate la carne e rimettetela in casseruola, facendola insaporire qualche minuto. Mettete la polenta, che avrete preparato nel frattempo, nei piatti e completate con le fettine di carne e il sugo. La carne di cervo può essere sostituita con quella di altra grossa selvaggina da pelo oppure, più semplicemente, con agnello magro. R. Gozzi Tempo di preparazione: 30 minuti Tempo di cottura: 180 minuti 37 INFORMAZIONI E SCADENZE L’ASSEMBLEA DEGLI ACCOMPAGNATORI Lunedì 21 luglio, a Lenna, si è tenuta l’annuale Assemblea degli Accompagnatori della Caccia di selezione. In un clima cordiale, come è caratteristica di questi incontri, si sono incontrati gli accompagnatori del comprensorio per fare il punto sui prossimi impegni e organizzare al meglio il servizio di accompagnamento dei cacciatori, il servizio di recupero dei capi feriti e il centro di verifica. La prima parte dell’incontro è stata destinata all’illustrazione dei dati scientifici risultanti dai prelievi di sangue effettuati lo scorso anno. Dopo una breve introduzione di Luigi Capitanio, presidente della Commissione ungulati, che ha sottolineato l’importanza di questo delicato e prezioso servizio, mettendo a disposizione dell’Istituto Zooprofilattico di Bergamo un notevole numero di campioni di sangue di Capriolo e di Camoscio che permettono di svolgere indagini di ampio spettro sulle nostre popolazioni di ungulati selvatici, la dott.sa Gaffuri, responsabile del progetto di monitoraggio ha illustrato i dati. I più significativi indicano che l’epidemia di cheratocongiuntivite sembra essere in sostanziale regresso, mentre permangono situazioni di presenze significative riguardo alle patologie polmonari, peraltro abbastanza contenute rispetto ai picchi di due anni fa. La richiesta che viene rivolta a tutti, cacciatori e accompagnatori, è quella di avere la massima cura nel prelievo di sangue, affinché i campioni non vengano a contatto con altre sostanze strane, sia di contenuti stomacali che di terra o altro, pena l’impossibilità di analizzarli, e vengano correttamente conservati: nel corso della giornata di caccia a temperatura ambiente, e non gelino come potrebbe accadere se tenuti nello zaino nel tardo autunno, e successivamente in frigorifero presso il centro di verifica per essere inviati a Bergamo. 38 Si è poi passati ai dati relativi ai recuperi di animali feriti, illustrati dal Presidente del gruppo recuperatori Diego Vassalli. Si è sottolineato come la Val Brembana stia facendo passi avanti anche in questo delicato settore specialistico, dimostrando una notevole sensibilità e disposizione a migliorare, sia in senso etico che venatorio, la propria capacità di intendere l’attività venatoria. Chiamare il Recuperatore, in caso di ferimento di un capo, non significa assolutamente non essere in grado di recuperare da soli il capo, fatto spesso difficilissimo quando la ferita permette all’animale di sopravvivere parecchie ore e fare parecchie centinaia di metri se disturbato, bensì di saper offrire lo spazio indispensabile ad un servizio prezioso specialistico, che si basa proprio sulla stretta collaborazione cacciatoreaccompagnatore-recuperatore. È un passaggio forse un po’ difficile, ma indice di maturazione venatoria e di spirito collaborativo tra le diverse specializzazioni, che in questo caso si completano a vicenda. Qualche passo in questa direzione deve essere ancora fatto, ma le prospettive di miglioramento sono notevoli. Luca Arioli, responsabile degli Accompagnatori, ha poi illustrato le novità della caccia al cervo per questa stagione, e ha fatto alcune raccomandazioni importanti riguardo al miglioramento di alcuni comportamenti, specie riguardo alle segnalazioni di uscita, che vanno meglio specificate, pena l’introduzione di limitazioni peggiorative per tutti. Dunque un invito ad un comportamento più collaborativo e rispettoso nei confronti del servizio di control- lo delle uscite venatorie. Le due novità che sono state illustrate dal responsabile degli Accompagnatori vanno entrambe nella direzione di voler riqualificare e aggiornare la figura dell’Accompagnatore. ** In autunno ci sarà un breve corso di Pronto Soccorso e Primo Intervento Sanitario rivolto agli Accompagnatori e a tutti i Cacciatori di ungulati. Sarà tenuto da due nostri Soci medici, Giovanni Diego Locatelli e Alberto Locatelli , e si svolgerà la serata di Martedì 2 Settembre, alle ore 20.30, presso il Cinema di Piazzatorre. Avrà come finalità quella di offrire agli Accompagnatori e ai Cacciatori l’opportunità di apprendere e conoscere alcune nozioni fondamentali di Primo Intervento Sanitario, con le necessarie raccomandazioni fondamentali per quanti frequentano l’alta montagna per la caccia anche in condizioni di salute non sempre eccellenti. ** La seconda iniziativa si svolgerà in primavera, e avrà come finalità quella di offrire l’opportunità di seguire un corso di Aggiornamento sulla Caccia di Selezione agli Ungulati, con lo specifico obiettivo di aggiornare e riqualificare la figura dell’accompagnatore esperto, offrendogli un’occasione per approfondire le proprie conoscenze e verificarle sul campo. CENTRO DI VERIFICA UNGULATI Serve ricordare a molti cacciatori, considerati alcuni comportamenti registrati lo scorso anno, che il centro di verifica è innanzitutto un luogo dove alcuni soci svolgono un lavoro, a servizio di tutti, per il Comprensorio e per la Provincia. Si tratta di un lavoro delicato, che può offrire a volte motivo di contestazione, anche se, a onor del vero, sono assai sporadiche, pertanto la DISCREZIONE e una certa RISERVATEZZA dovrebbero essere uno stile da mantenere, per i rispetto di chi opera e dei cacciatori stessi. Un altro aspetto fondamentale è quello della buona educazione, intendendola rivolta allo stile che ogni cacciatore serio dovrebbe sempre avere, e di rispetto, in particolare nei confronti di chi, non cacciatore, si trova a passare nelle ore di apertura nei paraggi, e in second’ordine, ma altrettanto importante, nei confronti degli animali da consegnare. Gruppo Conduttori Cani da Traccia PROVA NAZIONALE PER CANI DA TRACCIA Nella splendida cornice del Rifugio Gherardi, in Val Taleggio, a maggio, si è svolta la “Seconda Prova Nazionale di Lavoro per Conduttori e Cani da Traccia” A tale riguardo va sottolineato e ribadito che un atteggiamento serio, che deve caratterizzare ogni cacciatore, vuole che si rispettino alcuni parametri comportamentali: a) I capi vanno portati al centro in CONTENITORI IDONEI, escludendo quindi i sacchi della spazzatura, utilizzando gli appositi contenitori in commercio, oppure vaschette in materiale idoneo, anch’esse in commercio. b) I capi devono essere PERFETTAMENTE PULITI e ben sviscerati. c) Per il capriolo si raccomanda che l’accompagnatore abbia provveduto al controllo dell’età tagliando la guancia, in modo che al centro di verifica il capo arrivi in condizioni che la mandibola sia facilmente osservabile dai verificatori per una corretta valutazione della classe di età.. d) L’utilizzo della cella è limitato a quanti ne facciano esplicita richiesta, ed è a loro carico la pulizia della stessa; il suo corretto utilizzo è fondamentale affinché le condizioni igieniche siano sempre perfette, e a tale scopo si deve evitare assolutamente che i capi vi rimangano per più di tre/quattro giorni. L’elenco dei turni dei verificatori verrà esposto nella sede del Centro di verifica e al comprensorio prima dell’inizio dell’apertura della caccia. La serata si è conclusa con gli scambi di auguri per la prossima stagione venatoria. Luca Arioli Breve cronaca della giornata. “Sono tredici i conduttori con i propri Cani iscritti alla Prova di Lavoro del 18 Maggio 2003. Ben otto sono annoveriani, cinque i bavaresi, ottimamente condotti da ospiti provenienti da varie province italiane; Sondrio-Trento-Lecco-Perugia-Udine-Savona e naturalmente Bergamo. La vallata che fa da contorno al Rifugio Gherardi è di quelle che lasciano un ricordo indelebile a chiunque la frequenti. I giudici ENCI presenti a giudicare la Prova sono: da Brescia Giuliano Colombi, da Trento Elio Albertini, da Siena Alessandro Tatini e dall’Austria Hans Bernhart, accompagnato dalla gentile signora che collabora anche sulle tracce. Il sabato sera si è fatto festa al Rifugio: oltre sessanta le persone presenti alla cena con i suonatori di corno Sloveni che hanno fatto da contorno alla piacevole serata. La domenica mattina alle 7.00 i conduttori iscritti alla gara si sono ritrovati presso il Rifugio Gherardi per le iscrizioni, le estrazioni del numero di traccia, la prova dello sparo e quindi Prova di Lavoro. Terreni difficili, dove si trovano passate di Capriolo e Camoscio fresche, Osvaldo Valtulini e il giudice Elio Albertini preparano le tracce per i concorrenti 39 INFORMAZIONI E SCADENZE ! IMPORTANTE Tesserini venatori con animali che si alzano quando ci sentono arrivare creando grosse difficoltà di equilibrio ai cani; qualcuno di loro non conclude la prova in quanto dopo tre richiami si viene automaticamente eliminati. La ricca premiazione accontenta tutti i partecipanti e vede una Classifica Finale molto interessante: 1°class. JULA di Dante Alborghetti (Bergamo) 2°class. KIRA di Francesco Panigada (Trento) 3°class. BUCK di Simone Barbetta (Lecco) 4°class. KIRA di Ernesto Cerebelli (Sondrio) 5°class. BUSH di Giuseppe Mattelic (Udine) Eccellente la prova del nostro Conduttore Dante Alborghetti che con la sua Jula sfiora il CAC, seguito da cani di fama Nazionale in corsa per il Campionato di lavoro. Complimenti vivissimi! Un caloroso ringraziamento agli Amministratori dei Comuni di Taleggio e Vedeseta per la collaborazione dimostrata, alla sezione Cacciatori Locale per la disponibilità, mentre molto gradita è stata la presenza dell’Assessore Provinciale Luigi Pisoni, che ha portato ai presenti il saluto del Presidente della Provincia di Bergamo Valerio Bettoni. Significativa la presenza del Consigliere Regionale Pietro Macconi, che con il suo intervento ha sottolineato l’impor- tanza della gestione della Caccia di Selezione e dell’attività del Recupero. Il Presidente Provinciale dell’Associazione Venatoria C.P.A. Enrico Bonzi ha inoltre sottolineato le varie attività cinofile che vedono la Valle Taleggio, con i suoi cacciatori, da sempre protagonista. Un grazie ai Giudici che hanno accettato il nostro invito, al Corpo di Polizia Provinciale e a tutto il Gruppo organizzatore per il lavoro svolto. Con il suo intervento il Presidente dell’ATC Prealpino Ferrari ha dato la disponibilità agli organizzatori per ospitare la Prova di Lavoro del 2004, in una località da destinarsi; lo ringraziamo per aver accolto il nostro invito.” ........... Chiudo ricordando a tutti i cacciatori e accompagnatori quanto sia determinante, nelle azioni di prelievo, controllare la reazione dell’ungulato sul colpo, verificare il punto d’impatto del selvatico, evidenziarlo in modo inequivocabile, coprire le eventuali tracce di sangue, per poi allontanarsi e contattare telefonicamente la stazione di recupero, rintracciabile sempre ai numeri: 035/645446 – 035/461375 348/8121109 – 348/4407450. Un caloroso WEIDMANNSHEIL Diego Vassalli Si ricorda ai cacciatori del comprensorio alpino che i tesserini venatori devono contenere anche le informazioni riguardanti la specializzazione di caccia praticata. Tutti i soci sono pertanto invitati a recarsi presso la sede del Comprensorio a Piazza Brembana per l’apposizione del timbro della specializzazione. Nell’occasione ai cacciatori della lepre e degli ungulati verranno consegnate anche le schede riguardanti gli abbattimenti, mentre i cacciatori titolari di capanno potranno ritirare l’elenco di distribuzione dei presicci CERCO OFFRO Vendo cannocchiale lungo (spective) marca “Swarovski” CT 85. Paolo. Tel 335/6237922 ••• Vendo cannocchiale lungo (spective) marca “Swarovski” 30-75. Marino. Tel. 335/7121108 ••• Vendo ottica per carbina marca “ZEISS” 6X42. Tel. 335/5831606 UN ALTRO PONTE IN ALTA VAL BREMBANA Continua il programma di realizzazione di nuovi manufatti per la continuità, in ogni momento stagionale, dei sentieri dell’Alta Val Brembana. Anche quest’anno grazie all’iniziativa del Comune di Carona e alla disponibilità di alcuni volontari appartenenti alla Comunità di Carona e dei cacciatori, soci del Comprensorio Alpino della Valle Brembana, una nuova passerella è stata realizzata in prossimità del rifugio Longo nella Valle del Monte Sasso. Il nuovo manufatto è sicuramente utile per gli escursionisti della zona che percorrono il sentiero contrassegnato dal numero “258” nel tratto che collega il rifugio Longo con il rifugio Calvi passando dalla Baita Costa della Mersa. La nuova ed elegante passerella in legno di larice, particolarmente resistente nel tempo agli agenti atmosferici, è posta poco al di sotto del Rifugio Longo ed è importante poiché, oltre ad evitare un noioso periplo fornendo una continuità del sentiero 258 in ogni stagione, permette l’attraversamento dell’emissario del lago del Diavolo sia nei momenti di abbondanti precipitazioni, sia quando viene aperto lo scarico delle acque dello sbarramento del predetto specchio d’acqua, manovra necessaria per la regolazione del complesso sistema delle dighe dei diversi laghi dell’alta Valle. Pino Bonaldi 41 I nòs-cc ròcoi I bergamàsch i è sémper stacc bràe oseladùr, e di ròcoi ghe n'éra a muntù. Ach a Oltra 'l Col ghe n'éra tance, a fà 'ndà ol ròcol dol Gasparòt l'éra comè vèns al lòt. Metít lé sö 'n d'öna bèla passàda di osèi, to n'ciapàet öna sbordeláda. L'ciapàa dè töt ol ròcol dol Svalì tance merli, durcc e sdurdì. Montanèi, frànguei e sfrisù 'n na ciapàa tance ol ròcol dol Custù. I ròcoi dè la Spada, dol Messaggi, di Tirabosch i oselàa da la matina a la sira al fósch. i ‘ngabiàa durcc, vis-cére e sdurdì sénsa cüntà i logarì. I ültem facc sö i è la Cuca, la Crusèta, i Quistini anche lu coi sò bèle passàde i ciapàa osèi a caàgne. A chi tèp, gh'éra 'n gir tanta fam e 'mpó dè polenta e osèi la 'ndàa mia mal. Pò a ènd i riciàm ai cassadùr i gh'ìa ‘mpó dè solcc a’ i oseladùr. Dè sigür se i ciapàa dò palanche i a spödàa fò mia. I gh’ ìa però öna grand passiù per sto laurà la ga fàa desmentegà töt ol trebülà. L'è mia töt ór chèl chè sberlüss " s'vüsa a dì" 42 mè laurà per ciapà 'mpó dè oselì. La nòcc la zét, i dörma dè grand vòia, l'oseladùr l’ gh’à dè netà i récc dè la fòia chè l'aria o 'l vént i à sbofàt dét. Prima chè l'vegne la dé mè tacà fò i riciám, lu coi sò cantàde, i fà burlà dét i osèi 'n di passàde. Dré a la zornàda, da la rét mè tö fò i osèi, mètei 'n di caàgne, l' passerà l'oselì a ritiràle. Mè netà töt en gir ai récc e al bósch e quando l'vé fósch, l' gh'è töcc i riciàm dè guarnà e lü tance ölte 'l gh'à amó dè disná. Se chèsto l'è ü bèl laurà v' la làghe a óter pensà. Adèss öna lège la dis:" Ai ròcoi l'è proibìt ciapà o copà i oselì". Però l’ gh'è ön’ ótra lège per copà prim dè nass i s-cetì. Quando n'rierà fò dè San Pietro, n’ vederà cos'è l' ga digherà. Se i è mèi chèi chè i copàa i oselì o chi co l'aborto i à copàt tance s-cetì. Oltre il Colle 11.06.2000 Sergio Fezzoli Piergiacomo Oberti - Presidente Gianbattista Gozzi - Vicepresidente Lino Ceruti - Rappresentante Provincia Valentino Paleni - Rappresentante Comunità Montana Angelo Bonzi - Rappresentante CPA/ANLC Giovanni Berera - Rappresentante FIdC Teofano Boffelli - Rappresentante ANUU Pierfranco Milesi - Rappresentante Ass. Cinofila - SIPS Roberto Regazzoni - Rappresentante C.A.I. Gianfranco Scanzi - Rappresentante C.A.I. Antonio Locatelli - Rappresentante Coldiretti Sperandio Colombo - Rappresentante Coldiretti COMMISSIONI Avifauna tipica alpina - Ungulati Lepre - Capanno Stanziale ripopolabile - Territorio Ambiente SEDE Piazza Brembana (BG) - Piazzetta Alpini - tel./fax 034582565 e-mail comprensorio: [email protected] e-mail redazione: [email protected] Segretaria: Alba Rossi Orari di apertura: Merc. – Giov. – Ven.: 9/12.30 - 14/17.30 - Sabato: 9/12.30 *************************************************************** Assessorato Provincia Via San Giorgio - tel. 035387700 Assessore Sett. Caccia e Pesca - Dott. Luigi Pisoni Ufficio Tecnico Caccia e Pesca Dirigente - Franco Casari Collaboratori - Giacomo Moroni - Alberto Testa Servizio di Vigilanza Provinciale Responsabile - Gian Battista Albani Rocchetti Collaboratori - Bruno Boffelli, Cristiano Baroni, Gerardo Cattaneo. SERVIZI DI PUBBLICA UTILITÀ Pronto Soccorso Sanitario- Ospedale Civile S. Giovanni B.: Tel. 034527111 Soccorso Alpino CAI - Elisoccorso: Clusone, Tel. 034623123 Pronto Soccorso Veterinario - BG - Via Corridoni 91: Tel. 035362919 Corpo Polizia Provinciale: numero verde 800350035 Emergenza Sanitaria: Tel. 118 Vigili del fuoco: Tel. 115 E. Traini COMPRENSORIO VENATOTRIO ALPINO VALLE BREMBANA SAN GIOVANNI BIANCO 20 - 21 - 22 - 23 - 24 AGOSTO 2003
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