uso delle ancorette nelle reinserzioni teno-legamentose
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Volume nº 31- Anno 2004 USO DELLE ANCORETTE NELLE REINSERZIONI TENO-LEGAMENTOSE L. D’ANDREA*, A. PISANI*, D. AMATO*, D. PONTORIERO*, G. SANTORO**, M. A. ROSA** *Istituto Ortopedico del Mezzogiorno F. Scalabrino **U.O.C. di Ortopedia e Traumatologia – Università di Messina RIASSUNTO Gli AA. riportano i risultati della loro esperienza su 37 casi di reinserzione tenolegamentosa o di ancoraggio capsulo legamentoso effettuati negli ultimi 3 anni con la tecnica delle ancorette Mitek in nickel-titanio, e ne sottolineano i vantaggi, anche in confronto con metodiche alternative più indaginose. La sicurezza dei risultati è però condizionata ad una precisa applicazione della metodica, sia in riferimento del materiale ed allo strumentario, sia per i dettagli di ordine chirurgico, che presuppongono una esperienza raggiungibile soltanto dopo un periodo di adeguato training. INTRODUZIONE Il reinserimento dei distacchi inserzionali muscolo-tendinei, così come l’ancoraggio allo scheletro nelle capsulolegamentoplastiche in grandi articolazioni comporta notevoli problemi sia per le difficoltà tecniche inerenti le modalità di fissazione (assicurazione diretta o mediante fili di sutura solidarizzati tramite chiodi, cambre, viti o con tunnel transossei delle strutture da inserire), sia per la tenuta della inserzione, non sempre ideale, specie a distanza di tempo. A fronte di questi problemi, la recente introduzione di una metodica di fissazione scheletrica mediante ancorette idonee ad assicurare una tenuta stabile e duratura ha rappresentato, se non la soluzione, certamente un notevole vantaggio, e ciò anche in ragione di una tecnica meno indaginosa e meno invasiva se raffrontata a quelle precedenti. I buoni risultati da noi ottenuti con questa metodica ci hanno indotto a presentarne i dettagli, sulla scorta di una esperienza maturata e perfezionata negli ultimi tre anni. MATERIALE E METODI L’intervento di reiserzione di distacchi tenolegamentosi o di capsulolegamentoplastiche è stato praticato mediante l’uso di ancorette Mitek in nickel-titanio. La metodica, introdotta da Mitek nel 1989 per la riconnessione delle disinserzioni osteo tendinee, si basa sulla introduzione nello scheletro del distretto anatomico inserzionale o iuxta-inserzionale di cilindri di varie dimensioni, conformati con un estremo distale a punta cuneiforme (che rimane affondato nell’osso); un corpo dotato di alette a divaricazione antitensionale, e l’estremo prossimale (che affiora a livello della superficie scheletrica) dotato di un foro o di un anello in nickel- titanio per il passaggio del filo di sutura destina– 72 – Volume nº 31 - Anno 2004 to all’ancoraggio della struttura teno-legamentosa (fig.1), in modo tale da trasformare in forze attive di stabilizzazione le sollecitazioni in trazione, con conseguente sicurezza della reinserzione, sia immediata che a distanza. (fig.1) Le ancorette, composte in titanio o nickel-titanio, presentano una biocompatibilità eccellente, in virtù del rivestimento con materiali biodegradabili quali l’acido poliacido (PGA) ed il poliacido L-lattico (PLLA). Le dimensioni delle ancorette sono variate in tre misure, in rapporto alle strutture da reinserire: per alcune di queste (labbro glenoideo o complesso muscolo-capsulare del sottoscapolare, tendine distale del bicipite brachiale o del brachiale anteriore, etc…). È indicata l’applicazione di più ancorette, in rapporto alle necessità della geometria anatomica reinserzionale. La tecnica chirurgica consta di diversi accorgimenti, da rispettare con la massima precisione, pena il rischio di un fallimento più o meno plateale: • La posizione del paziente e l’esposizione del distretto operatorio, che presuppone sia un accesso sufficientemente chiaro (tutti gli interventi sono stati da noi effettuati a cielo aperto), sia l’affrontamento dell’ancoretta con direzione, profondità ed angolazione ideali per l’inserzione; • L’uso dello strumentario adatto, con l’impiego dei perforatori, frese, battitori etc… del tipo e della misura indicati; • Una perforazione osteo-periostea di diametro e di profondità sufficienti; • Una collocazione dell’ancoraggio nell’osso rigorosamente corretta; • La transfissione della terminazione tenolegamentosa, o del tessuto capsulo-legamentoso ed il loro successivo accostamento tali da assicurare una tenuta salda ed immediata, da valutare, caso per caso, con prove di streching intraoperatorio. Il trattamento post operatorio, a parte l’immobilizzazione in tutore rigido o funzionale, variabile a seconda dei casi, ma comunque per un periodo medio di tre settimane, comporta l’indicazione ad una kinesi passiva per 7-10 giorni, ed una successiva kinesi attiva che si collega con il programma di recupero funzionale, prolungandosi, caso per caso, in base alle differenti indicazioni, secondo gli schemi adoperati negli standard dei trattamenti post operatori dopo interventi di chirurgia miotendinea e di reinserzioni capsulolegamentose. CASISTICA E RISULTATI Nel periodo 2000-2003 abbiamo sottoposto ad intervento di reinserzione teno-legamentosa o di capsulolegamentoplastica con la metodica e le modalità di trattamento post operatorio indicati 37 pazienti, in prevalenza di sesso maschile e di età giovane, secondo il dettaglio riportato nella tabella I: – 73 – Volume nº 31- Anno 2004 Casistica 2000-2003 37 casi - età media 36 aa. 24 Uomini- 13 Donne Spalla: 18 – Disinserzioni pross. C.L.B. : 3 – Disinserzioni del sovraspinato: 5 – Reinserzioni del sottoscapolare in P.L.S.: 10 Gomito: 6 – Disinserzione B.Ant.: 4 – Disinserzione C.L.B.: 2 Mano: 8 – Lesione di Stener (1° raggio) Ginocchio: 3 – Disinserzione Tibiale (Leg. Coll. Int.) Collo Piede: 2 – Disinserzione Distale Leg. P.A.A. (Tabella I) La codificazione dell’entità del disturbo anatomo-funzionale conseguente alla lesione è stata condotta in base allo schema dello E.S.S. (Ewald Score System) di Ewald e coll. (fig.2), che si è rivelato altrettanto valido per la valutazione dei risultati, in base al punteggio assegnato a ciascun parametro di valutazione, ed alla conseguente somma rapportata ad un massimo di 100 punti, con correlata distinzione in 4 categorie (eccellente, buono, sufficiente, insufficiente) in relazione al punteggio complessivo raggiunto. (Tabella II) (Fig. 2) DOLORE Nessuno o trascurabile . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 50 Lieve, occasionalmente analgesici . . . . . . . . . . . . 45 Discreto, quotidianamente analgesici . . . . . . . . . . 35 Discreto, a riposo o notturno . . . . . . . . . . . . . . . . 15 Severo, invalidante . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 0 FUNZIONE Nessuna limitazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 30 Lieve limitazione, ma normale attività quotidiana 25 Incapace a sollevare oggetti pesanti (>10 kg) . . . 20 Discreta limitazione dell’attività vita quotidiana . 10 Incapace a pettinarsi e toccare la testa . . . . . . . . . 5 Incapace a mangiare . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 0 MOVIMENTO Flessione >130° . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 10 Flessione 110°-130° . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .5 Flessione 90°-110° . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .2 Flessione <90° . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .0 DEFORMAZIONE Contrattura in flessione <15° . . . . . . . . . . . . . . . . 10 Contrattura in flessione 15°-30° . . . . . . . . . . . . . . 4 Contratture in flessione >30° . . . . . . . . . . . . . . . . . 0 – 74 – ECCELLENTE . . . . . . . . . >95 BUONO . . . . . . . . . . . . . 75–95 SUFFICIENTE . . . . . . . 55–74 INSUFFICIENTE . . . . . . <75 (Tabella II) I risultati, valutati sullo standard del follow-up di 12 mesi (preceduti da valutazioni effettuate ai riscontri a 60 ed a 90 giorni, che hanno indicato quasi sempre percentuali sovrapponibili a quelle del controllo finale) sono riportati nel prospetto sintetico della tabella III, con indicazione del distretto anatomico di intervento, della tipologia dello stesso o della patologia lesionale, e dei tempi di ritorno all’attività lavorativa o di impegno sportivo (molti soggetti erano praticanti assidui di specialità anche Volume nº 31 - Anno 2004 a livello agonistico), mentre non abbiamo ritenuto essenziale appesantire il quadro con l’indicazione di dettagli più particolareggiati, (quali età, sesso, attività sportiva o lavorativa), e ciò in ragione della notevole uniformità dei risultati che si attestano sui gradini più elevati dello Ewald Score, con punteggi compresi tra 88 e 100. (Tabella III) RISULTATI Follow-up a 3 mesi Ewald Score Valutazione Ritorno attività Lavorat. gg. Reinsezione C.L.B. 3 100 Eccellente 90 Ancoraggio sottoscapolare 1 92 Buono 90 Reinserzione Cuffia 5 90 Buono 75 Reinserzione B. Ant. 2 95 Eccellente 80 Reinserzione C.L.B. 4 98 Eccellente 90 Mano (8 casi) Les. di Stener (1º raggio) 8 95 Eccellente 75 Ginocchio (3 casi) Reinserzione Dist. L.C.I. 3 88 Buono 90 Coppo Piede (2 casi) Reinserzione Dist. L.P.A.A. 90 Buono 100 Spalla (18 casi) Gomito (6 casi) Riportiamo nelle figure 3 - 8 alcuni casi clinici, emblematici per l’illustrazione dei risultati ottenuti. a) b) c) d) e) Fig. 3 - Uomo aa 27 - Distacco del capo prossimale del C.B.L. sinistro - a) Rx con ancoretta dopo la reinserzione. - b) Cicatrici chirurgiche - c) d) e) Ripresa completa della funzionalità articolare a 2 mesi. – 75 – Volume nº 31- Anno 2004 a) b) c) d) Fig. 4 - Disinserzione del capo distale del bicipite brachiale ds. - a) Incisione chirurgica b) Reperto anatomico chirurgico tendine bicipitale distale - c) Posizionamento delle ancorette nel radio - d) Sutura del tendine a) b) c) d) d) Fig. 5 - a) - b) Controllo Rx con ancoretta in situ c) - d) - e) Controllo clinico a tre mesi con ripresa completa della forza e della funzionalità. – 76 – Volume nº 31 - Anno 2004 a) b) c) d) Fig. 6 - Lesione di Stener - a) Anatomia descrittiva - b) Schema degli interventi: pull-out, ancoretta, vite - c) Test clinici della lesione - d) Riscontro Rx: disinserzione per distacco osteocontrale. b) a) c) Fig. 7 - Schema dell’intervento standard - a) Accesso chirurgico - b) Inserimento dell’ancoretta - c) - d) Reinserzione teno-legamentosa. – 77 – Volume nº 31- Anno 2004 Controllo Radiografico post operatorio in 4 casi differenti CONSIDERAZIONI E CONCLUSIONI La percentuale dei risultati ottenuti, con valori alti od assoluti nella scala di valutazione della E.S.S., consente di confermare il trend eccellente della metodica di reimpianto inserzionale o di ancoraggio scheletrico di tessuti capsulo-legamentosi con le ancorette di Mitek già evidenziato da numerosi Autori( Ewald e coll. 1993; Barnes e coll. 1993) Il fatto, poi, che i controlli a 12 mesi siano sovrapponibili ai rilievi precedentemente effettuati a 60 ed a 90 giorni, porta ulteriore supporto alla validità della metodica, che comporta una stabilizzazione tale da consentire un recupero funzionale valido ed esente da rischi sin dal periodo postoperatorio. Il confronto della metodica con le tecniche tradizionali di reinserzioni teno-legamentose (perforazioni e fissazioni transossee, ancoraggi su chiodini, cambre o viti, pull-out secondo Sterling Bunnell o Bankart etc…) consente di far rilevare la superiorità della procedura, sia perché meno invasiva, sia perché eguale, se non superiore, almeno per alcune indicazioni, in termini di sicurezza immediata e di validità a distanza. Questo, però, non esclude i rischi insiti nella metodica, nel caso la stessa non venga applicata con la osservanza scrupolosa di tutti i dettagli ad essa inerenti (preparazione anatomica, uso dello strumentario specifico, scelta delle ancorette idonee, massima attenzione nella direzione e nella profondità del sito di alloggiamento, caricamento di sutura che consenta il migliore scorrimento, affondamento dei nodi etc…): e proprio per questi motivi, sino ad oggi abbiamo seguito la scelta, per maggiore sucurezza, dell’intervento a cielo – 78 – Volume nº 31 - Anno 2004 aperto, anche se l’applicazione della metodica in artroscopia (particolarmente indicata negli interventi sulla spalla) trova motivo di indicazione, purchè venga eseguita da mani sufficientemente esperte, e con precise indicazione pre-operatoria. Allo stato attuale della nostra esperienza, riteniamo comunque di poter concludere che la metodica trova indicazioni elettive nei distacchi inserzionali di strutture di dimensioni ridotte ma ad alto grado di sollecitazione dinamica (distacco prossimale e distale del capo lungo del bicipite, distacco del legamento peroneo-astragalico anteriore), e supporta una chiara indicazione di preferenza rispetto ad altre metodiche nelle reinserzioni in siti anatomici ristretti quali quelli della mano e delle dita. BIBLIOGRAFIA 1. Aldridge JW, Bruno RJ, Strauch RJ, Rosenwasser MP. Management of acute and chronic biceps tendon rupture. Hand Clin. 2000; 16:497-503. 2. Barnes SJ, Coleman SG, Gilpin D. Repair of avulsed insertion of biceps. A new technique in four cases. J Bone Joint Surg Br. 1993; 75:938-939. 3. Ewald FC, Simmons ED Jr, Sullivan JA, Thomas WH, Scoli RD, Poss R, Thornbill TS, Sledge CB: Capitellocondylar total elbow replacement in rheumatoid artbritis. Longterm results. 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