120913-PRESS-l`Espresso su Ryanair
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Economia COMPAGNIE AEREE /SFIDA A O’LEARY Fermate quella LOW COST L’Europa obbliga Ryanair a pagare i contributi dei dipendenti dove lavorano e non secondo la legge irlandese. Mentre scatta l’allarme per alcuni atterraggi d’emergenza DI PAOLA PILATI 120 | | 13 settembre 2012 S iete come tacchini entusiasti che arrivi il Natale... Sarcastico ma imbufalito, e tutt’altro che preoccupato di mostrarlo, Michael O’Leary ha messo in guardia così i suoi piloti sugli effetti della nuova legge con cui l’Unione europea tenta di incastrarlo: in vigore dal 28 giugno, obbliga Ryanair a pagare i contributi secondo il welfare del paese in cui hanno la base e non secondo la vantaggiosa legge irlandese. Ma per ottenere le tutele previdenziali previste in Italia, Spagna, Portogallo, Francia, Germania, Belgio, insomma in tutti i 28 paesi in cui i suoi 294 aerei viaggiano surclassando i big dei cieli sfiancati dalla crisi, i dipendenti dovranno farne richiesta: altrimenti O’Leary si terrà l’incomparabile vantaggio di poter pagare di meno il personale di volo, facendolo volare più dei concorrenti, per altri dieci anni. Quinta nel mondo Classifica delle prime dieci compagnie mondiali per passeggeri trasportati nel 2011. Dati in migliaia COMPAGNIA N° PASSEGGERI 1 Delta airlines 113.731 2 Southwest airlines 110.587 3 American airlines 86.042 4 China Southern airlines 80.545 5 Ryanair 76.422 6 Lufthansa 63.012 7 China Eastern airlines 53.933 8 US airways 52.921 9 United airlines 50.473 10 Air France 49.769 La battaglia campale con cui l’ organizzazione europea dei piloti (Eca) è riuscita a segnare il punto sul capo di Ryanair e sbriciolare il suo mantra “compagnia irlandese, regole irlandesi” non è quindi del tutto archiviata, perché lui ha reagito da par suo, carismatico e politicamente scorretto, minacciando che le paghe dei nuovi assunti saranno decurtate delle nuove spese per la social security. Tuttavia la legge entrata in vigore in giugno è il primo serio ostacolo che O’Leary ha incontrato nei quasi trent’anni di corsa a papparsi quote di mercato, iniziata facendo viaggiare prima il popolo dei low cost con lo zaino in spalla, e arrivando a rubare clienti un po’ a tutti e su tutti i mercati. Con mezzi e stile da corsaro, che un giorno usa Berlusconi un altro Sarkozy come involontari testimonial pubblicitari, che non esita a lanciare una campagna di beneficenza finanziata con i proventi del calendario sexy con le hostess in biancheria intima, che sbraita contro chiunque gli metta i bastoni tra le ruote, Bruxelles in testa accusata di intenti di vendetta se osa arginarlo, e che scatena senza badare a spese i rottweiler degli studi legali specializzati in campagne anti sindacali per fare a polpette chi azzarda qualche rivendicazione. Rispetto a lui, Marchionne è un dilettante. La questione dei contributi sarà per O’Leary come l’indagine fiscale per Al Capone? Le compagnie concorrenti, che lo vedono ormai come il nemico pubblico numero uno da quando è diventato il secondo in Europa per passeggeri trasportati (da noi è testa a testa con l’Alitalia), lo sperano. Di certo su questo fronte l’irlandese potrà farsi male. In Italia, che è un quinto del suo business, la direzione provinciale del lavoro di Bergamo gli ha contestato contributi evasi per 12 milioni di euro (in Irlanda le aliquote sono del 12 per cento, in Italia del 37) e indagini simili sono in corso a Pisa, Roma e Bologna. Entro la fine dell’anno il tribunale di Aix-en-Provence dovrà decidere su un’identica questione dopo tre anni di indagini delle autorità francesi per come venivano trattati i dipendenti della base di Marsiglia, abbandonata da O’Leary non appena sentito odore di noie legali. E anche le autorità spagnole lo hanno messo sotto tiro. I tacchini, curiosamente, non hanno festeggiato. Tutti zitti. Intimoriti dalle minacce di taglio sulle paghe, certo, ma soprattutto dallo stile spiccio dell’azienda, capace di licenziare in tronco un 13 settembre 2012 | | 121 Economia MICHAEL O’LEARY AZIONISTA DI MAGGIORANZA E AMMINISTRATORE DELEGATO DI RYANAIR 122 | | 13 settembre 2012 Le sovvenzioni degli aeroporti a Ryanair sono aiuti di Stato oppure no? Chi dovrebbe vigilare sul tema, ossia la Commissione Ue, sta indagando ma, almeno per i risultati finora raggiunti, non certo con un grande spirito inquisitore. Su questa pigrizia forse incide anche il fatto che O’Leary ha assoldato come suo lobbysta a Bruxelles l’ex commissario al mercato interno, Charlie McCreevy. Dal primo caso aperto nel 2002 a Charleroi - da 20 mila passeggeri a 6 milioni - fino all’ultimo sotto studio, quello di Verona, la dinamica è sempre la stessa: amministrazioni pubbliche e camere di commercio (il modello di Francia e Spagna) sborsano aiuti a valanga, a volte imposti dallo stesso O’Leary. La normativa Ue dice che le sovvenzioni possono essere concesse al massimo per tre anni, in maniera trasparente e decrescente nel tempo, e solo per le nuove rotte, non quelle in concorrenza. Invece insorgono compagnie e scali concorrenti - O’Leary ha siglato accordi a carte coperte, per periodi ben più 2.500 2.000 1.500 1.000 500 488,2 Utile* 0 Ricavi Spese Utile* -500 Spese -304,9 *Prima delle tasse. compagnia irlandese di concorrenza sleale. Manco a dirlo, anche su Bari e sugli altri aeroporti pugliesi, Ryanair ha un accordo simile che scade nel 2014 e che ha fatto crescere di 6 milioni in dieci anni il numero di passeggeri: «Nessuno è stato in grado di formulare un’offerta migliore di loro», dice l’amministratore delegato della sociatà aeroportuale Domenico Di Paola, «certo sono dei negoziatori duri, ma con lunghi e non a scendere. E cannibalizza le rotte altrui. A Charleroi la Commissione Ue ha considerato legali alcuni aiuti e non altri, ma poi la Corte di giustizia ha invalidato il giudizio per questioni formali. L’inchiesta continua. Secondo AirScoop, osservatorio sulle low cost, la Commissione pare intenzionata, in un’ottica di liberalizzazione, a considerare gli aeroporti pubblici come investitori in economia di mercato, in pratica come privati, quindi non soggetti alle stesse regole. Una via d’uscita confermata dall’assoluzione a luglio della Ryanair per gli aiuti di Tampere, Finlandia. I servizi del commissario alla concorrenza Almunia non ci stanno: «Sui 34 casi aperti 18 riguardano Ryanair, sui 60 sotto osservazione, due terzi riguardano Ryanair, non stiamo facendo sconti». Nel frattempo è partita una consultazione pubblica che porterà Bruxelles a indicare, nel 2013, le nuove linee guida sul finanziamento alle infrastrutture aeroportuali. Prima che finiscano i giudizi, potrebbero cambiare le regole. Alberto D’Argenzio Crescita continua Il bilancio 2012 di Ryanair (chiuso a marzo) e confronto con quello precedente RICAVI +19,% in milioni di euro 5.000 UTILE NETTO +25% in milioni di euro 600 4.000 PASSEGGERI +5% in milioni 80 72,1 4.325 503 500 400 75,8 70 EPS +26% (utile per azione) in euro 34,10 35 30 26,97 3.630 401 60 25 50 3.000 20 300 40 15 2.000 30 200 10 20 1.000 100 0 5 10 0 31/03 31/03 2011 2012 0 31/03 31/03 2011 2012 0 31/03 31/03 2011 2012 31/03 31/03 2011 2012 Fonte: Ryanair Foto: D. Levene - Eyevine / Contrasto L’effetto dei 793 milioni di aiuti sul bilancio 2011 di Ryanair (dati Le Spese in milioni di euro) senza 3.934,4 4.000 gli aiuti 3.629,5 di Stato 793,1 3.500 3.141,3 3.000 loro la Puglia ha ottenuto più benefici d’immagine che con qualsiasi campagna pubblicitaria, tanto che i soldi che gli diamo vengono dalla voce comunicazione del budget regionale». Rifinanziata da Niki Vendola per 12 milioni a fine 2011. Meno entusiasta il giudizio del professor Roberto Devoto dell’università di Cagliari, che la Regione sarda ha appena incaricato di valutare qual è davvero la ricaduta della presenza di Ryanair sull’economia regionale. «In dieci anni solo Alghero ha speso circa 30 milioni per la compagnia irlandese», dice, «e di fatto con il meccanismo di dare 12 euro per ciascun passeggero in entrata dall’estero, l’azionista Regione finanzia le nostre vacanze a Parigi o a Londra. Tutto bene se la società aeroportuale guadagna, ma se va in rosso, come è successo, le ricapitalizzazioni sono a carico della collettività». E non è un problema solo italiano: la Aea, che associa le linee aeree europee, ha calcolato, in un report del giugno scorso, che gli aiuti di Stato che O’Leary spilla in tutta Europa ammontano a 793,1 milioni. Senza questo assegno a carico dei contribuenti il suo bilancio andrebbe in rosso, affermano le compagnie, perché le spese supererebbero gli incassi (vedi grafico a sinistra). L’irlandese volante si è già accorto che il modello di business fondato sull’immagine pioneristica di autobus dei cieli può essere a rischio. E che i proventi dei bigliet- Foto: pag 120-121 O. Tjaden - Laif / Contrasto Utile drogato Fonte: AEA, Association of European Airlines, Bilancio Ryanair al 31/03/2011 pilota che distribuiva volantini, e che quando assume (come recita il contratto di uno dei service usati, la società irlandese Workforce), avverte che non c’è orario di lavoro, che la compagnia può chiedere prestazioni extra senza extra-paga, che il mestiere di assistente di volo include la pulizia dell’aereo e il pagamento, 30 euro al mese per 12 mesi, della divisa. Un tale clima di terrore che la Eca ha creato una speciale sezione per i piloti di Ryanar a cui si aderisce con la garanzia dell’anonimato, identificati da un numero, e con la reale identità nota a due soli soggetti in Europa, manco fosse il servizio segreto di sua maestà britannica. Ma la partita dei costi previdenziali non è che uno dei fronti sui quali le compagnie aeree hanno sferrato il loro attacco del Têt. L’altro sono le 18 cause che pendono di fronte alla direzione della concorrenza a Bruxelles, tutte con la stessa accusa: aiuti di Stato (vedi box a pagina 123). In sostanza, Ryanair ottiene dagli aeroporti a cui promette di creare nuove rotte condizioni di favore con contratti bindati e segretissimi: dai 6 ai 12 euro a passeggero trasportato (ma in qualche caso si parla anche di 25 euro), sconti sulle tariffe dei servizi aeroportuali, accordi di comarketing (in pratica l’uso del proprio sito o dei propri aerei per farsi pubblicità). Riuscendo così a spuntare incassi notevoli, posto che il prezzo medio del suo biglietto sono 44 euro. Per gli aeroporti pugliesi si parla di 6 milioni all’anno, per quelli sardi sui 7, per Verona, una cifra sui 2 milioni l’anno. Lievitata così improvvisamente, in quest’ultimo caso, che l’aeroporto Catullo, che non si aspettava un simile boom, 500 mila passeggeri in un anno su 40 nuove rotte, ha interrotto i pagamenti, ricevendo per tutta risposta la sospensione da parte di Ryanair del versamento dei diritti di approdo. Un litigio che il Tar veneto dovrà dipanare il 13 settembre. Ma dimostrando soprattutto nel pacifico scalo veronese che inferno può provocare l’arrivo di O’Leary: Meridiana, che lì ha una sua base, si è vista soffiare in poco tempo gran parte del traffico, fino a decidere di chiudere le rotte su Bari perché i suoi aerei viaggiavano vuoti e di fare un ricorso di fuoco a Bruxelles accusando la Bruxelles indaga ma potrebbero cambiare le regole ti, nonostante la crescita vertiginosa, non possono proseguire allo stesso passo. E così ha sviluppato una nuova fonte di incassi. Nel bilancio chiuso a marzo 2012, i cosiddetti incassi ancillari sono saliti a 11 euro a passeggero e sono il 22 per cento del totale degli incassi. Cosa c’è dentro? Tutte le addizionali caricate sul viaggiatore che vuole imbarcare il bagaglio (da un minimo di 15 a un massimo di 150 euro) o che si dimentica di stampare la carta d’imbarco (penale, 60 euro), che paga con carta di credito (6 euro), e via dicendo con mille balzelli (tanto da beccarsi una multa del nostro antitrust per pratiche commerciali scorrette), più gli incassi dall’uso del suo sito Web (15 milioni di utenti unici al mese) che vende prenotazioni alberghiere e auto in affitto. Tra i progetti-provocazione, l’idea di far pagare l’uso della toilette a bordo e l’abolizione di uno dei due piloti, addestrando una hostess all’atterraggio d’emergenza. Anche sul Web si ingrossano le fila dei critici dei metodi di Ryanair: Ryanairdontcare è tra i più arrabbiati, ma anche l’Huffington Post ha di recente ospitato lamentele sul suo approccio troppo sbrigativo con i passeggeri. «Resta il fatto che hanno rivoluzionato il concetto di trasporto aereo», afferma Andrea Giuricin, economista del Chicago blog. Vero, e molte compagnie prendono lezione dal loro modello di business, molto attento ai costi. Che ultimamente, però, ha portato a qualche inconveniente: il 22 luglio tre voli Ryanair provenienti da Palma, Londra e Stoccolma, diretti a Madrid, sono stati costretti dal maltempo a virare come molti altri su Valencia, dove hanno tutti e tre hanno lanciato un “mayday” per ottenere dalla torre di controllo l’atterraggio d’emergenza. Erano al limite dei 30 minuti di riserva. E siccome il carico di carburante è deciso dal pilota ma è un fattore strategico per la compagnia, e ogni tonnellata in più di peso del velivolo produce a sua volta più consumo, l’interpretazione data dall’associazione dei piloti è che la pressione di Ryanair a risparmiare carburante possa tirare brutti scherzi. O’Leary si è precipitato a Madrid il 19 agosto per tamponare la figuraccia. Ma sul prossimo mayday sa che può rischiare la faccia. Q 13 settembre 2012 | | 123
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