Aeroporti e compagnie aeree low cost: la nuova geografia del
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Aeroporti e compagnie aeree low cost: la nuova geografia del
Aeroporti e compagnie aeree low cost: la nuova geografia del turismo Di Oliviero Baccelli Nel corso degli ultimi anni, il settore del trasporto aereo in Europa ha assistito ad una forte crescita del mercato dei low cost carriers, compagnie aeree strutturate in modo completamente diverso rispetto alle full service carriers. Lo sviluppo di questo mercato è partito negli anni ’70 negli USA (Southwest Airlines), nei primi anni ‘90 in Europa (con Ryanair), nel 1996 in Canada (Westjet), nel 2000 in Australia (Virgin Blue), ma solo recentemente, e in modo inatteso per molte delle compagnie aeree già presenti sul mercato, si è assistito a quella che ormai viene definita una rivoluzione nel modo di viaggiare. Anche se risulta difficile generalizzare, in quanto alcune delle low cost sono nate sul modello americano della Southwest Airlines mentre altre sono frutto di un’evoluzione organizzativa di vettori che operavano con il modello storico o di una riorganizzazione di compagnie charter, la tabella successiva cerca di sintetizzare le principali differenze di tipo commerciale, organizzativo e tecnico fra operatori low cost e operatori full service. Differenze fra vettori low cost e full service sulle rotte intra-UE Full service Low cost Commerciali Internet (>90%) e numero telefonico a Canali di vendita Agenzie di viaggio (CRS), numero telefonico gratuito, internet pagamento Emissione dei biglietti Sì, se acquistati in agenzia No Tipologia di biglietti Diverse classi di biglietti con differenti gradi di Un tipo di biglietto con eventuali penali per flessibilità (price discrimination) modifiche Frequent flyer programme Sì No, tranne rare eccezioni Organizzative Servizio di catering a bordo Sì, incluso nel prezzo Sì, ma ridotto e a pagamento extra Check-in, manutenzione In proprio Outsourcing Handling Per i principali aeroporti in proprio o attraverso Outsourcing controllate Alleanze fra compagnie Sì No (network/code-sharing) Tipologia di servizi offerti Brevi/Medie e lunghe distanze su collegamenti, Medie distanze intra-UE nazionali, intra-UE ed intercontinentali Organizzazione tipo “hub & Concentrazione dei voli su grandi aeroporti e Tutti voli point to point spokes” facile possibilità di coincidenze e prosecuzioni con compagnie alleate Frequenze Elevate (in media > di 3 al giorno) Ridotte (in media < 3 al giorno) Servizio cargo su aerei pax Sì No Scelta degli aeroporti Scali principali Scali secondari e (raramente) scali principali Tecniche Turnaround 45-60 minuti 25-30 minuti Numero di ore di volo in 9 11-12 media per velivolo al giorno per voli intra UE Tipologia di aeromobili Flotta di aerei diversificata Flotta molto semplificata (normalmente 1 solo tipo di aereo) Caratteristiche Fonte: Baccelli O. (2004) La tabella precedente evidenzia come, attraverso forme di semplificazione e standardizzazione (tipologie di biglietto, tipi di velivoli) e politiche di outsourcing spinte (handling, biglietterie, manutenzione), i costi (costi operativi per posto offerto) sono nettamente più bassi rispetto a quelli dei full service carriers, nell’ordine del 30-40%. I primi due vettori a livello europeo, Ryanair ed easyJet hanno una quota di mercato complessiva in questa particolare nicchia di oltre il 70%. All’interno del numeroso gruppo di compagnie aeree che si definiscono low cost, stanno emergendo due modelli di business che per semplicità possiamo definire “modello Ryanair” e “modello Easyjet”. Entrambi i vettori operano su tutti i principali mercati europei con un sistema di connessioni che fa perno su una serie di aeroporti in diversi Paesi e, pertanto, hanno perso la connotazione classica dei vettori radicati in un unico paese, per diventare veri vettori europei. Nel modello Ryanair, però, vengono privilegiate rotte fra una destinazione principale ed una secondaria (Londra Stanstead – Alghero) o fra aeroporti secondari di grandi aeree metropolitane (e.g. Bergamo Orio al Serio – Parigi Beavuois) normalmente non proposta da altri vettori o comunque con un basso grado di concorrenza e con un numero di voli al giorno relativamente ridotto. Il prezzo medio dei biglietti Ryanair è stato di 36 Euro, nel periodo 1.04.04 – 31.03.05. Nel caso del modello Easyjet, che vende i biglietti ad un prezzo medio di 60 Euro (periodo 1.10.03– 30.09.04, la scelta dei collegamenti avviene fra destinazioni principali e aeroporti principali (e.g. Milano Linate – Parigi Orly), con una frequenza in grado di servire anche la clientela business, in mercati dove operano già altri vettori e con un grado di concorrenza relativamente elevato. Le compagnie low cost evitano di competere fra loro in modo diretto sugli stessi collegamenti, dando così un forte vantaggio competitivo ai first entrants. Questo è evidenziato dal fatto che solo il 6% del totale della capacità dei vettori low cost (dati relativi alla stagione winter 2004/2005) è posizionato su rotte su cui sono presenti due o più vettori low cost. L’unica rotta a livello europeo su cui Easyjet e Ryanair si confrontavano in modo diretto è stata quella fra Roma Ciampino e Londra Stanstead nel corso delle stagioni winter 2003/2004 e summer 2004, ma nel corso della stagione winter 2004/05 easyJet ha preferito spostarsi sulla rotta Ciampino – Luton. Pertanto il primo modello, quello Ryanair, può essere considerato integrativo e parzialmente complementare rispetto a quello proposto dalle compagnie full service, mentre il secondo si pone chiaramente come sostitutivo, quindi potenzialmente più pericoloso per le compagnie tradizionali quali Alitalia ed Air France. Le differenze fra il modello di business dei full service rispetto ai low cost sono in ogni caso numerose ed importanti, pertanto la riorganizzazione per competere su alcuni mercati con questi nuovi concorrenti agendo sulla leva dei costi risulta molto complessa per una compagnia full service. Questo è dimostrato anche dai numerosi fallimenti sia a livello italiano (fra cui Volareweb) sia a livello europeo, con diverse decine di esempi negativi. Secondo le previsioni più accreditate, se anche in Europa si assisterà ad un’evoluzione simile a quella avvenuta nel mercato statunitense, entro il 2007 la quota di mercato dei vettori low cost sul totale dei voli offerti per destinazioni domestiche ed intra- UE salirà a circa il 30%. Secondo uno studio pubblicato sul McKinsey Quarterly dell’Agosto 2005 alcune delle principali aree dell’Europa Centrale e Settentrionale per origine dei passeggeri leisure, hanno raggiunto ormai un tale grado di penetrazione da parte dei vettori low cost (espresso in numero di posti settimanali offerti su tratte europee da vettori low cost in rapporto a 1.000 abitanti nel raggio di 100 km dall’aeroporto) che non e’ possibile ipotizzare ulteriori sviluppi. In particolare i tassi di penetrazione sono particolarmente elevati per le aree di Dublino, Colonia, Brussels, Stoccolma, Londra, Liverpool e Oslo, mentre realtà quali Zurigo, Milano, Berlino, Copenhagen, Amsterdam e, soprattutto, Parigi, appaiono come possibili aeroporti su cui è ipotizzabile un’ ulteriore crescita dei vettori low cost. In Italia si è passati dalle tre compagnie low cost (Virgin express, Go/Easyjet e Ryanair) che operavano nel 2000 alla ventina dell’inverno del 2005, cinque delle quali – Volareweb, MyAir, Ryanair, Blu-Express e WindJet - effettuano anche collegamenti a livello nazionale, alle quali si aggiungerà nella primavera 2006 anche easyJet, che ha scelto Malpensa come propria base in Italia. Ryanair ha posizionato in Italia tre delle proprie quattordici basi principali, presso lo scalo di Bergamo Orio Al Serio, Pisa e Roma Ciampino, da dove partono voli per rispettivamente venti, dieci e ventitre destinazioni, alcune delle quali in aree molto periferiche come il Nord Ovest della Spagna o il Sud dell’Irlanda. Inoltre, raggiunge altri quattordici aeroporti secondari, in molti casi come unica compagnia in grado di mantenere in maniera economica collegamenti internazionali di linea, come ad esempio nel caso di Pescara, Parma, Lamezia Terme, ma anche Palermo, tutti esempi di casi dove il volo per Londra di Ryanair è l’unico volo internazionale operato tutto l’anno. Il settore del turismo ha subito rapide e profonde modifiche derivanti dallo sviluppo di questa tipologia di vettori, per una serie di fattori così sintetizzabili: basse tariffe, nuove mete raggiungibili tutto l’anno e incentivo al “fai da te”. Lo sviluppo delle low cost ha generato una serie di ripercussioni nell’intero settore in quanto il volo di breve raggio è sempre più percepito come un “commodity business”, basato oltrechè sulla condizioni base di servizio affidabili (puntualità, regolarità e sicurezza), soprattutto sul prezzo. Questo, oltre a creare nuova domanda da parte di passeggeri che in precedenza non volavano, genera una serie di implicazioni importanti sulla filiera del business del trasporto aereo e in particolare sugli aeroporti a cui è richiesto di contribuire alla semplificazione e alla riduzione di ogni singola voce di costo del servizio, anche attraverso incentivi o campagne di co-marketing. In alcuni casi questo ha portato alla valorizzazione di aeroporti regionali sottoutilizzati, come nel caso di Girona, a nord di Barcellona, oppure situati in zone relativamente periferiche di grandi aree metropolitane, come Bergamo – Orio al Serio, Brussells Charleroi o Frankfurt Hahn, tutti scali in cui nel breve lasso di tempo di tre o quattro anni Ryanair ha contribuito ad incrementare i passeggeri di almeno due milioni di passeggeri. A livello italiano quattro aeroporti sono specializzati in traffici di tipo low cost, con oltre il 95% dei passeggeri trasportati da questo tipo di vettori, si tratta di Bergamo, Roma – Ciampino, Treviso e Forlì. In tutti e quattro i casi si tratta di scali situati in aree con un bacino di mercato di riferimento di oltre tre milioni di abitanti nel raggio di un’ora di auto. Alcuni aeroporti europei, in particolare quelli di Marsiglia e di Ginevra, stanno reagendo a queste innovazioni di mercato completando terminal da dedicare esclusivamente ai traffici dei vettori low cost. Questi terminal sono caratterizzati dal fatto di avere un’organizzazione molto semplificata degli spazi e delle procedure delle operazioni di imbarco e sbarco rispetto ai terminal principali, con costi di utilizzo inferiori del 50% rispetto ai termina principali degli stessi aeroporti. Un primo esempio in Italia di questa scelta è il terminal due di Malpensa in cui la maggior parte dei traffici attualmente sono charter, ma dove dall’ottobre 2005 si è insedita easyJet, offrendo voli sia internazionali sia nazionali. Questo è l’unico esempio in Europa in cui un terminal di un aeroporto hub di una compagnia cosiddetta principale viene dedicato ai vettori low cost, innescando così una concorrenza diretta. Lo scalo di Pisa, uno dei maggiori beneficiari in Italia di queste dinamiche, ha calcolato il coefficiente di espansione del mercato derivante dall’introduzione di nuovi collegamenti low cost, arrivando addirittura ad evidenziare moltiplicatori pari a 15-20 in media, ma con punte di 34, ossia la nuova domanda generata dall’introduzione del nuovo volo diretto low cost è stata in alcuni casi (ad esempio il Birmingham – Pisa operato da Thomsonfly) 34 volte superiore rispetto all’anno precedente. La scelta di utilizzare aeroporti regionali comporta benefici inattesi anche per l’indotto economico e turistico dell’area, con benefici non solo quantitativi, ma anche strategici per il posizionamento dell’offerta delle strutture turistiche della zona. Ad esempio, oltre all’incremento del turismo in generale, gli effetti principali sono stati l’allungamento della stagione turistica a 12 mesi l’anno, nuove forme di shopping del “made in Italy”, lo sviluppo di viaggi anche di breve durata (city break) verso aree che un tempo sarebbero state difficili da raggiungere senza scali intermedi, come nel caso da Londra verso Alghero o Brindisi. Il caso di Alghero è da manuale. Infatti, prima dell’arrivo di Ryanair che ha attivato collegamenti verso le aree metropolitanee di Londra, Francoforte, Barcellona e Roma, nella strutture alberghiere della città sarda c’era d’inverno una disponibilità di non più 1000-1.200 posti/letto, mentre nell’inverno 2005/2006 sono saliti a 3.500/4.000 che in estate arrivano ad oltre 6.000. Inoltre il numero di ristoranti che chiudevano durante l’inverno è passato da quindici a due, evidenziando la capacità dei vettori low cost di ridurre gli effetti di quella che veniva definita la stagione morta. In alcuni casi, come ad esempio per i voli diretti operati da Ryanair dall’Italia verso la Scozia e verso la regione di Klagenfurt in Austria, le aziende di promozione del turismo di alcune regioni pubblicizzano i propri siti internet insieme alle (bassissime) tariffe del vettore, aiutando così i possibili clienti ad organizzare la propria vacanza più facilmente, verso destinazioni relativamente inconsuete. La fitta rete di voli low cost dal Centro Europa verso aree del Mediterraneo vicine a località balneari ha comportato anche una riduzione dei voli charter sulle tratte di media distanza (fra 1 e 2 ore di volo) a livello europeo, favorendo così lo sviluppo di un turismo “fai da te” a scapito di alcune formule “all inclusive” più semplici, che comprendevano anche il volo. In particolare, il mercato charter fra il Regno Unito e la Spagna è quello che ne ha risentito maggiormente, con la pressoché totale cancellazione, ad esempio, dei collegamenti charter fra l’area di Londra e la Costa Brava. I siti internet delle compagnie low cost nel frattempo si sono trasformati in portali attraverso i quali si può facilmente organizzare la propria vacanza, sfruttando le numerose convenzioni con autonoleggi, catene alberghiere e assicurazioni. Gli effetti complessivi di questi nuovi modi di viaggiare sulla filiera del turismo sono numerosi e devono essere valutati con attenzione, in quanto sono cambiamenti in grado di portare a polarizzazioni e marginalizzazioni territoriali, ma anche di internazionalizzazione, non di carattere temporaneo, bensì di tipo strutturale.
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