Bullismo - Istituto Comprensivo Emanuele Filiberto di Savoia di
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Carlo Berrone I minori e la comunicazione nell’era di Internet: le insidie del cyberbullismo Pavia, 27 febbraio 2010 Premessa • Gli adolescenti di oggi sono digital natives, diversamente dagli adulti, definibili digital immigrants… • I minori non hanno mai vissuto in un mondo privo di strumenti elettronici di comunicazione; questi ultimi sono, quindi, elementi costitutivi della realtà quotidiana dei nostri giovani e mediano gran parte delle loro interazioni sociali Bullismo: l’origine del termine Bullismo deriva dall’inglese BULLYING, termine a sua volta derivato dal verbo TO BULLY, che, genericamente, significa: costringere qualcuno, usando la forza ed il potere, a fare qualcosa che spontaneamente non avrebbe fatto Bullismo: la definizione psicologica Nella letteratura psicologica, però, il termine è utilizzato in un’accezione meno generica… • Uno studente è oggetto di azioni di bullismo, ovvero è prevaricato o vittimizzato, quando viene esposto, ripetutamente nel corso del tempo, alle azioni offensive messe in atto da parte di uno o più compagni; • un’azione viene definita offensiva quando una persona infligge o arreca intenzionalmente un danno o un disagio ad un’altra (Olweus, 1996) Le tre caratteristiche fondamentali la cui compresenza giustifica l’impiego del termine “bullismo” in psicologia sono, quindi: 1) l’intenzionalità (il bullo è contraddistinto dalla volontà di nuocere alla sua vittima); 2) la reiterazione (il bullismo è una prevaricazione che la vittima subisce ripetutamente dal-i medesimo-i soggetto-i); 3) lo squilibrio di potere (il bullo è dotato di maggiore forza fisica e/o psicologica rispetto alla vittima; la relazione bullo-vittima è, dunque, asimmetrica ) Tipologie di bullismo E’ opportuno distinguere varie forme di bullismo: • diretto fisico: il bullo agisce prepotenze fisiche sulla vittima (pugni, calci, percosse…); • diretto verbale: il bullo insulta, minaccia, deride la vittima; • indiretto: colpisce la dimensione relazionale della vittima, che è fatta oggetto di isolamento sociale (esclusione dal gruppo dei pari); è una forma di bullismo perpetrata in modo particolarmente abile dalle femmine Inoltre… il cyberbullismo • Forma di prevaricazione che sfrutta le risorse di Internet e telefonia mobile • Fenomeno che non necessita della compresenza di aggressore ed aggredito nel medesimo contesto fisico (in genere, nel bullismo “tradizionale”, la scuola ed i luoghi e le circostanze ad essa connessi) e/o temporale Come il bullismo tradizionale, il cyberbullying comporta: • intenzionalità; • natura ripetitiva; • disparità di potere cyberbullo/vittima (il primo ha competenze tecnologiche superiori alla seconda) Cyberbullismo Fattore disinibente a favore del bullo: la possibilità di celare la propria identità Si ricordi che, attualmente, gli adolescenti utilizzano Internet prevalentemente a scopo comunicativo (instant messaging, chat, social networks); ciò incrementa il rischio di coinvolgimento nel fenomeno del bullismo elettronico Cyberbullismo Inoltre, la comunicazione on line può determinare frequenti occasioni di fraintendimento; ad es. gli interlocutori non possono cogliere l’ironia espressa dal tono della voce o dalle espressioni facciali; ciò può dar origine a scambi comunicativi che degenerano in ostilità Strumenti e tipologie di bullismo elettronico 1. il telefono cellulare (telefonate, SMS, MMS, immagini o videoriprese successivamente diffuse); la possibilità di occultarlo agevolmente consente tanto di eludere con facilità i divieti d’uso in ambiente scolastico quanto di cogliere immagini, potenzialmente imbarazzanti, di ignari soggetti…. … ciò contribuisce all’espansione di un fenomeno che realizza un deleterio connubio fra bullismo tradizionale e cyberbullying: l’happy slapping, che consiste nel videoriprendere, ai fini della diffusione del filmato nel contesto delle conoscenze dei cyberbulli o in quello, enormemente più vasto, del web, un individuo prevaricato in un’interazione faccia a faccia; 2. la posta elettronica (invio di e-mail minacciose, diffamatorie, ingiuriose, etc.) 3. le chatrooms, spazi di discussione all’interno dei quali un partecipante può divenire pubblicamente oggetto degli attacchi altrui 4. i blogs, pagine web personali nelle quali è abitudine diffusa presso gli adolescenti inserire aggiornamenti relativi ad esperienze di vita, sogni, interessi ed aspirazioni, fonti di informazione preziose per i prevaricatori in agguato, che hanno altresì la possibilità di postare commenti denigratori; 5. siti web creati con l’intenzione di diffamare, umiliare o minacciare la vittima; possono includere immagini di quest’ultima associate a sondaggi che invitano i visitatori ad esprimere una valutazione del suo aspetto fisico (si pensi alle potenziali ripercussioni di tale voyeuristica modalità sugli adolescenti che vivono in maniera problematica la dimensione corporea); 6. i mondi virtuali (es. SecondLife) in cui atti di prevaricazioni sono possibili fra gli avatars; 7. i giochi online, partecipando ai quali è altresì possibile il contatto vocale fra antagonisti, contatto che può degenerare in insulti, denigrazioni, malignità finalizzati alla prevaricazione psicologica dell’avversario; 8. il photoshopping, procedura che consiste nel modificare un’immagine della vittima, inserendola in un contesto umiliante, osceno, ridicolizzante, per poi diffondere nel web il frutto dell’operazione Cyberbullismo: alcuni dati (2) La vittima di cyberbullying: è sovente un soggetto che subisce anche bullismo “tradizionale” Il cyberbullo: può essere una vittima di bullismo “tradizionale” che sfrutta le proprie competenze tecnologiche al fine di trovare una rivalsa – per sé o per amici vittimizzati - nel cyberspazio (revenge of the nerds) Bullismo e aggressività Il bullismo può essere considerato, ricordando le tre caratteristiche illustrate in precedenza, una peculiare manifestazione di comportamento aggressivo Tipologie di aggressività Occorre distinguere due tipologie fondamentali di AGGRESSIVITA’ (possono entrambe coesistere in un individuo, ma una di esse tenderà a prevalere): AGGRESSIVITA’ REATTIVA ed AGGRESSIVITA’ PROATTIVA Aggressività reattiva • «a defensive reaction to a perceived threatening stimulus» (Dodge e Coie, 1987); • contraddistingue il soggetto che tende ad interpretare gli stimoli sociali (ad es. il comportamento dei compagni) in senso ostile e minaccioso; • modello “frustrazione-aggressività”: la reazione violenta deriva da una percezione di minaccia o di ostacolo al conseguimento degli obiettivi del soggetto Aggressività proattiva • “fredda”, pianificata per ottenere un beneficio anticipato (un oggetto posseduto dalla vittima oppure la sofferenza di quest’ultima); • ha natura predatoria ed è messa in atto senza rimorsi; • è considerata più grave dell’aggressività reattiva, anche perché coloro che ne sono caratterizzati tendono ad affiliarsi a soggetti simili che offrono rinforzo ai comportamenti devianti; • predispone alla criminalità ed all’abuso di sostanze in età adulta (Pulkkinen, 1996; Raine et al, 2006); • pare essere in aumento (Mac Adams III, 2002) BAMBINI AGGRESSIVI REATTIVI BAMBINI AGGRESSIVI PROATTIVI Sono deficitari nella comprensione di aspetti critici di situazioni sociali ambigue Hanno aspettative positive circa gli esiti del loro comportamento aggressivo Di conseguenza tendono ad attribuire agli altri intenzioni ostili ed aggrediscono spinti da tale errata attribuzione Percepiscono emozioni positive in seguito alle azioni aggressive La loro attivazione fisiologica nell’agire aggressivamente è bassa Sono caratterizzati da acting out e scoppi d’ira Spesso sono visti dai pari come leaders Non godono di popolarità presso i pari e sono spesso oggetto di isolamento sociale Tendono ad aggregarsi a soggetti simili a loro e da essi ricevono rinforzi ai loro comportamenti Disimpegno morale Tali meccanismi costituiscono operazioni di ristrutturazione cognitiva che consentono al trasgressore di una norma di lenire il senso di colpa e la vergogna potenzialmente derivanti dall’atto trasgressivo; con essi l’individuo opera una sorta di “derubricazione morale” del danno prodotto (Pagnin, Zanetti & Pazzaglia, 2004) Disimpegno morale A. Bandura (1991) ha identificato 8 meccanismi di moral disengagement: • Giustificazione morale (es. “è giusto battersi quando è in gioco l’onore del proprio gruppo”) • Etichettamento eufemistico (es. “picchiare dei compagni fastidiosi significa solo dar loro una lezione”) • Confronto vantaggioso (es. “ho rubato solo un astuccio, non è grave visto che c’è chi ruba milioni di euro”; “gli ho dato solo uno spintone, mica un pugno”) Disimpegno morale • Dislocazione della responsabilità (es. “ho soltanto eseguito gli ordini del mio capo”) • Diffusione della responsabilità (es. “non è colpa mia, l’abbiamo fatto tutti insieme”; “non sono stato solo io, c’erano anche degli altri”) • Distorsione delle conseguenze (es. “ma non si è fatto niente!”) Disimpegno morale • Deumanizzazione della vittima (es. “quello è un maiale”) • Attribuzione di colpe alla vittima (es. “è stato lui a provocarmi”) L’Alfabeto dei bulli (Zanetti et al., 2007) Un intervento di prevenzione primaria delle relazioni aggressive nel gruppo-classe Intervento strutturato come percorso di alfabetizzazione morale Alfabetizzazione morale “La giustizia non è solo una norma o una serie di norme; è piuttosto un principio morale […] un principio morale non è solo una norma che regola l’agire di una persona, ma una ragione per agire” (Kohlberg, 1973) Sviluppo morale Kohlberg (1969, 1971): teoria stadiale dello sviluppo morale basata sull’evoluzione delle risorse cognitive, secondo una successione universale ed invariabile nello sviluppo individuale di livelli e stadi Assunto fondamentale: la discussione su dilemmi morali, nell’ambito di un gruppo non condizionato da giudizi dello sperimentatore o dell’insegnante, favorisce lo sviluppo morale di individui in età evolutiva Una vasta letteratura ha confermato le indicazioni di Kohlberg, anche se diversi autori hanno sottolineato la necessità di presentare dilemmi che prevedano un’immedesimazione dei soggetti e che tengano conto non soltanto degli aspetti cognitivi, ma anche di quelli emotivi e motivazionali Dilemma morale Un dilemma morale è una situazione in cui entrano in conflitto almeno due interessi o valori e che generalmente implica contrasto tra norme giuridico-sociali e soddisfacimento di bisogni individuali. Tale contrapposizione, nell’ottica di Kohlberg, sfocia in un conflitto cognitivo che l’individuo è stimolato a superare attraverso modalità di ragionamento morale che evolvono attraverso una successione universale ed invariabile di livelli e stadi in essi contenuti Somministrazione del dilemma Obiettivo: indurre ciascun soggetto a discutere con il gruppo dei pari per favorire l’evoluzione dello sviluppo morale, attraverso la riflessione su norme e valori tra loro conflittuali MODALITA’ DI SOMMINISTRAZIONE Presentazione dell’attività e delle sue regole (tempo stimato 10-15 min.) Consegna del dilemma ed elaborazione delle risposte in forma scritta individuale (tempo stimato 20-30 min.) Discussione verbale di gruppo (tempo stimato 45-60 min.) ALFABETO MORALE: dilemma “IL FURTO” A metà dell’intervallo, Giulia si ricorda di aver dimenticato in classe un CD prestatole da una sua amica che frequenta la stessa scuola a cui ora deve restituirlo. Entrando in classe velocemente intravede Luca, un suo compagno, sfilare le mani dal giubbotto di Marco ed uscire facendo finta di niente. Giulia non dà peso alla cosa, prende il CD dal suo zaino e lo restituisce all’amica. Alla ripresa delle lezioni, Marco interrompe le spiegazioni del professore dicendo che il suo telefono cellulare è sparito. Giulia si chiede cosa deve fare. Dilemma “IL FURTO”: stimoli per la discussione 1. 2. 3. Cosa deve fare Giulia? È affare suo? Cambierebbe qualcosa se il ragazzo sospettato del furto fosse amico di Giulia? Cambierebbe qualcosa se il ragazzo derubato fosse amico di Giulia? Perché? Queste prime tre domande propongono il dilemma morale,che si origina dal conflitto tra la tutela personale e il concetto di regola _______________________________________________ 4. Come ti sentiresti se ti venisse rubato qualcosa ed un tuo amico pur avendo visto non ti dicesse nulla? Cosa penseresti di lui? Perché? Qui si inizia a ruotare la prospettiva di osservazione che porta dalla posizione di osservatore passivo a quella di colui che subisce Dilemma “IL FURTO”: stimoli per la discussione 5. 6. 7. 8. In che rapporto stanno amicizia e lealtà? Chi osserva una scena di furto è corresponsabile del furto stesso? Che ruolo dovrebbe avere l’insegnante? E i tuoi compagni? Sono mai accaduti fatti di questo genere nella tua classe? E nella tua scuola? La quinta e l’ottava domanda sono “facilitatorie”. La sesta e la settima introducono due nuove figure: l’osservatore e l’adulto/gruppo dei pari; un buon livello morale affida a questi ultimi la base sicura per la salvaguardia personale e dell’altro. Dilemma “IL FURTO”: Profilo SALVAGUARDIA PERSONALE RISPETTO DELLE REGOLE SOCIALI 1 Nulla (per es. non è affare suo; non è certa 1 del furto) Intervenire (per es. è affare suo perché ha visto; è una cosa grave) 2 No (per es. a maggior ragione non deve dire 2 nulla) Sì (per es. può parlargli e convincerlo alla restituzione) 3 No (per es. non deve intromettersi per non 3 andarci di mezzo) Sì (per es. gli amici vanno tutelati) 4 Giusto (per es. non è affare suo, non deve 4 intromettersi) Male (per es. penserei molto male di lui, non mi è leale) 5 Facilitatoria 5 Facilitatoria 6 No (per es. non lo ha rubato lui) 6 Sì (per es. non è intervenuto in difesa del derubato, facilitando il ladro) 7 Nessuno (per es. è una cosa privata, non è 7 affare loro) Di mediazione (per es. i compagni dovrebbero mediare al fine di favorire la restituzione; l’insegnante dovrebbe punire) 8 Facilitatoria Facilitatoria 8 ALFABETO MORALE: dilemma “UN FILMATO IMBARAZZANTE” E’ da qualche tempo che a scuola, nella classe di Federico, ci si diverte a fare riprese con il telefono cellulare. Non tutti però trovano la cosa divertente, in particolare, nel gruppo delle ragazze, Michela , la più timida e chiusa, viene presa in giro perché si rifiuta di partecipare al gioco facendosi riprendere o riprendendo altri. Ieri, finita l’ora di educazione fisica, Simona , aiutata da altre compagne, è riuscita a filmare Michela mentre si stava facendo la doccia. Dopo pochi minuti il filmato è stato inviato ai cellulari di tutti i compagni di classe compreso quello di Federico. Tutti ora ridono di Michela. Simona propone a Federico, che è un mago del computer, di aiutarla a diffondere il filmato in internet… Dilemma “UN FILMATO IMBARAZZANTE”: stimoli per la discussione 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. Cosa deve fare Federico? Perché? Cambierebbe qualcosa se Simona fosse la ragazza che piace a Federico? Cambierebbe qualcosa se Michela fosse amica di Federico? Cambierebbe qualcosa se Michela il giorno prima si fosse rifiutata di aiutare Simona durante un compito in classe? La diffusione in Internet di immagini “rubate” a scuola è un fenomeno di cui si parla molto: tu che ne pensi? Cambierebbe qualcosa se la persona ripresa in un momento imbarazzante fosse un/una insegnante? Cambierebbe qualcosa se l’insegnante in questione fosse simpatico o antipatico? Dilemma“UN FILMATO IMBARAZZANTE”: Profilo 1 2 3 4 5 GRATIFICAZIONE/VANTAGGIO PERSONALE Diffonderà il filmato (per es. per dimostrare una volta di più la sua abilità al computer/ per comportarsi come vuole il gruppo) Si (per es. aiuterà Simona per far colpo su di lei, non resisterà all’occasione di mettersi in buona luce agli occhi della ragazza che gli piace) Si (per es. Federico si rifiuterebbe di aiutare Simona e magari rivelerebbe a Michela di averle evitato un’umiliazione Si (per es. Simona merita di essere aiutata a vendicarsi di Michela) Facilitatoria RISPETTO DELL’ALTRO 1 2 3 4 5 Si rifiuterà di diffondere il filmato (per es. non violerà la privacy di Michela/ si rifiuterà di turbare una ragazza così timida No (per es. Federico preferirà difendere l’intimità di Michela malgrado Simona fli piaccia) No (per es. non è l’amicizia che deve spingere Federico a rifiutarsi di aiutare Simona, ma il principio che vieta di nuocere ad un altro) No (per es. il rifiuto di aiutare una compagna in un compito scolastico non può giustificare una vendetta così umiliante) Facilitatoria Dilemma“UN FILMATO IMBARAZZANTE”: Profilo 6 8 Sì (per es. Federico giudicato “fico” nel 6 gruppo se avesse contribuito ad umiliare un insegnante Sì (per es. se si trattasse di un docente 7 antipatico Federico si divertirebbe di più) Facilitatoria 8 No (per es. neppure una persona antipatica può meritare una violenza simile) Facilitatoria 9 Facilitatoria Facilitatoria 7 9 No (per es. ciò che vale per una compagna vale per qualsiasi adulto) 10 Simona e Federico sono i più colpevoli anche 10 Sono tutti responsabili (per es. chiunque le compagne che hanno aiutato a filmare lo contribuisca a far del male ad un altro è sono, ma non come quei due; chi si è limitato colpevole) a ridere che colpa può avere? 11 Se non avessi partecipato direttamente, ma mi 11 Mi sentirei in colpa anche se avessi soltanto riso fossi limitato/a a ridere non mi sentirei in colpa di Michela Dilemma “UN FILMATO IMBARAZZANTE”: spiegazioni Il dilemma Un filmato imbarazzante è stato concepito allo scopo di rappresentare il conflitto tra la gratificazione (o il vantaggio) personale ed il valore del rispetto nei confronti dell’Altro e della sua sfera più intima per mezzo di un riferimento a quelle peculiari forme di prevaricazione che si avvalgono di strumenti quali il telefono cellulare ed Internet, declinazioni cyber del bullismo che la cronaca ha imposto all’attenzione collettiva ed in cui la volontà di nuocere ricerca l’indispensabile complicità della competenza informatica, allacciando un rapporto simbiotico a livello del quale, sovente, si situa la disparità di potere caratteristica della relazione bullo-vittima. Le risposte individuali di cui qui analizziamo una selezione sono state raccolte in un campione di 25 studenti (m=15; f=10) al secondo anno di scuola superiore; esse appaiono in più punti caratterizzate da interessanti differenze di genere, particolarmente evidenti nelle argomentazioni generate dal primo stimolo di discussione Dilemma “UN FILMATO IMBARAZZANTE”: spiegazioni Se tutti i partecipanti ritengono che Federico non debba utilizzare le immagini carpite dal gruppo capitanato dall’amata Simona: 10 maschi su 15 giustificano tale presa di posizione con vaghi ma perentori riferimenti alla dimensione penale della tutela dell’altrui riservatezza ( “Federico non deve diffondere il filmato in Internet perché violerebbe la privacy della ragazza e ne pagherebbe le conseguenze”; “Andrebbe incontro a problemi di carattere legale”), accenni che, nella maggior parte dei casi, non accompagnano considerazioni di natura più psicologica, presenti, invece, in tutte le risposte fornite dalle ragazze. Le femmine scelgono di dare rilievo all’empatia che dovrebbe determinare in Federico la rinuncia ad un atto prevaricatorio (“Se lui fosse timido e chiuso come Michela, gli darebbe molto fastidio, quindi si dovrebbe mettere nei suoi panni”; “Non è giusto diffondere questo filmato dove c’è una persona timida, chiusa, che si rifiuta di farsi filmare”) Dilemma “UN FILMATO IMBARAZZANTE”: spiegazioni Un orientamento nettamente prevalente si rileva altresì nelle argomentazioni relative al terzo stimolo di discussione: per 20 studenti, l’amicizia che vincola Federico a Michela rappresenta un ostacolo insormontabile alla violenza; soltanto due fra gli interpellati (un maschio ed una femmina) si dimostrano pessimisti, il primo rifacendosi all’interesse di Federico verso Simona (“Gli piace, quindi l’amicizia che lo lega a Michela passa in secondo piano”), la seconda sottolineando che “alcuni ragazzi pugnalano gli amici alle spalle”. Il desiderio di vendetta, tematica elicitata dal quarto stimolo di discussione, permea le risposte di sedici partecipanti, per i quali si tratta di un’istanza irresistibile, di cui Simona subisce inevitabilmente la sollecitazione; fra i pochi che esprimono una diversa opinione troviamo, ad esempio, chi sottolinea che la prevaricazione perpetrata da Simona è molto probabilmente frutto di una decisione non condizionata dal rifiuto di Michela Dilemma “UN FILMATO IMBARAZZANTE”: spiegazioni Le argomentazioni suscitate dall’ottavo stimolo di discussione – che pone un interrogativo circa l’equiparabilità delle forme tecnologiche di bullismo alla violenza fisica – mettono a loro volta in risalto posizioni contrapposte, sebbene accomunate dal negare la suddetta equiparabilità; vi è chi ritiene l’abuso su cui si fonda il dilemma imbarazzante, ma nel complesso meno grave di un’aggressione, mentre per altri la dimensione psicologica del sopruso che Federico potrebbe perpetrare ai danni di Michela è talmente rilevante da rendere tale prevaricazione assai più riprovevole e foriera di risonanze traumatiche: “Potrebbe essere un’aggressione interiore, che è peggio, perché quella fisica passa, ma quella interiore rimane per tutta la vita, è un ricordo che non andrà mai via” Il decimo stimolo di discussione induce a riflettere sui vari personaggi (escluso quello della vittima) che agiscono nell’ambito di una prevaricazione, invitando a pronunciarsi in merito alla corresponsabilità di ciascuno di essi. L’opinione prevalente (evidenziabile in quattordici risposte) attribuisce una correità trasversale; alcuni esempi: “Credo siano tutti responsabili allo stesso modo”, “Nessuno è più responsabile, in fondo hanno sbagliato tutti”) L’utilizzo dei dilemmi si è rivelato utile e di facile applicabilità anche dagli insegnanti, in particolare da coloro quelli più sensibili, molto ben preparati soprattutto nell’area delle scienze umane e animati da un reale e profondo interesse per i loro allievi, disposti a colloquiare, attraverso le discussioni in classe sia offrendo loro ascolto, senza dare valutazioni e indicazioni. E soprattutto sollecitando una loro collaborazione al difficile compito di spostare lungo il “continuum”, verso orizzonti mentali più ampi, anche il resto della classe. Grazie dell’attenzione!
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