materiale dott. Berrone - consorzio servizi sociali a6
Transcript
Carlo Berrone Università di Pavia Dipartimento di Psicologia Bullismo e condotte devianti: percorsi di intervento Atripalda, 20 maggio 2011 Premessa • Gli adolescenti di oggi sono digital natives, diversamente dagli adulti, definibili digital immigrants… • I minori non hanno mai vissuto in un mondo privo di strumenti elettronici di comunicazione; questi ultimi sono, quindi, elementi costitutivi della realtà quotidiana dei nostri giovani e mediano gran parte delle loro interazioni sociali Bullismo: l’origine del termine Bullismo deriva dall’inglese BULLYING, termine a sua volta derivato dal verbo TO BULLY, che, genericamente, significa: costringere qualcuno, usando la forza ed il potere, a fare qualcosa che spontaneamente non avrebbe fatto Bullismo: la definizione psicologica Nella letteratura psicologica, però, il termine è utilizzato in un’accezione meno generica… • Uno studente è oggetto di azioni di bullismo, ovvero è prevaricato o vittimizzato, quando viene esposto, ripetutamente nel corso del tempo, alle azioni offensive messe in atto da parte di uno o più compagni; • un’azione viene definita offensiva quando una persona infligge o arreca intenzionalmente un danno o un disagio ad un’altra (Olweus, 1996) Le tre caratteristiche fondamentali la cui compresenza giustifica l’impiego del termine “bullismo” in psicologia sono, quindi: 1) l’intenzionalità (il bullo è contraddistinto dalla volontà di nuocere alla sua vittima); 2) la reiterazione (il bullismo è una prevaricazione che la vittima subisce ripetutamente dal-i medesimo-i soggetto-i); 3) lo squilibrio di potere (il bullo è dotato di maggiore forza fisica e/o psicologica rispetto alla vittima; la relazione bullo-vittima è, dunque, asimmetrica ) Tipologie di bullismo E’ opportuno distinguere varie forme di bullismo: • diretto fisico: il bullo agisce prepotenze fisiche sulla vittima (pugni, calci, percosse…); • diretto verbale: il bullo insulta, minaccia, deride la vittima; • indiretto: colpisce la dimensione relazionale della vittima, che è fatta oggetto di isolamento sociale (esclusione dal gruppo dei pari); è una forma di bullismo perpetrata in modo particolarmente abile dalle femmine Inoltre… il cyberbullismo • Forma di prevaricazione che sfrutta le risorse di Internet e telefonia mobile • Fenomeno che non necessita della compresenza di aggressore ed aggredito nel medesimo contesto fisico (in genere, nel bullismo “tradizionale”, la scuola ed i luoghi e le circostanze ad essa connessi) e/o temporale Come il bullismo tradizionale, il cyberbullying comporta: • intenzionalità; • natura ripetitiva; • disparità di potere cyberbullo/vittima (il primo ha competenze tecnologiche superiori alla seconda) Cyberbullismo Fattore disinibente a favore del bullo: la possibilità di celare la propria identità Si ricordi che, attualmente, gli adolescenti utilizzano Internet prevalentemente a scopo comunicativo (instant messaging, chat, social networks); ciò incrementa il rischio di coinvolgimento nel fenomeno del bullismo elettronico Cyberbullismo Inoltre, la comunicazione on line può determinare frequenti occasioni di fraintendimento; ad es. gli interlocutori non possono cogliere l’ironia espressa dal tono della voce o dalle espressioni facciali; ciò può dar origine a scambi comunicativi che degenerano in ostilità Strumenti e tipologie di bullismo elettronico 1. il telefono cellulare (telefonate, SMS, MMS, immagini o videoriprese successivamente diffuse); la possibilità di occultarlo agevolmente consente tanto di eludere con facilità i divieti d’uso in ambiente scolastico quanto di cogliere immagini, potenzialmente imbarazzanti, di ignari soggetti…. … ciò contribuisce all’espansione di un fenomeno che realizza un deleterio connubio fra bullismo tradizionale e cyberbullying: l’happy slapping, che consiste nel videoriprendere, ai fini della diffusione del filmato nel contesto delle conoscenze dei cyberbulli o in quello, enormemente più vasto, del web, un individuo prevaricato in un’interazione faccia a faccia; 2. la posta elettronica (invio di e-mail minacciose, diffamatorie, ingiuriose, etc.) 3. le chatrooms, spazi di discussione all’interno dei quali un partecipante può divenire pubblicamente oggetto degli attacchi altrui 4. i blogs, pagine web personali nelle quali è abitudine diffusa presso gli adolescenti inserire aggiornamenti relativi ad esperienze di vita, sogni, interessi ed aspirazioni, fonti di informazione preziose per i prevaricatori in agguato, che hanno altresì la possibilità di postare commenti denigratori; 5. siti web creati con l’intenzione di diffamare, umiliare o minacciare la vittima; possono includere immagini di quest’ultima associate a sondaggi che invitano i visitatori ad esprimere una valutazione del suo aspetto fisico (si pensi alle potenziali ripercussioni di tale voyeuristica modalità sugli adolescenti che vivono in maniera problematica la dimensione corporea); 6. i mondi virtuali (es. SecondLife) in cui atti di prevaricazioni sono possibili fra gli avatars; 7. i giochi online, partecipando ai quali è altresì possibile il contatto vocale fra antagonisti, contatto che può degenerare in insulti, denigrazioni, malignità finalizzati alla prevaricazione psicologica dell’avversario; 8. il photoshopping, procedura che consiste nel modificare un’immagine della vittima, inserendola in un contesto umiliante, osceno, ridicolizzante, per poi diffondere nel web il frutto dell’operazione Cyberbullismo La vittima di cyberbullying: è sovente un soggetto che subisce anche bullismo “tradizionale” Il cyberbullo: • è sovente anche un bullo «faccia a faccia» • può essere una vittima di bullismo “tradizionale” che sfrutta le proprie competenze tecnologiche al fine di trovare una rivalsa – per sé o per amici vittimizzati - nel cyberspazio (revenge of the nerds) Bullismo e aggressività Il bullismo può essere considerato, ricordando le tre caratteristiche illustrate in precedenza, una peculiare manifestazione di comportamento aggressivo Tipologie di aggressività Occorre distinguere due tipologie fondamentali di AGGRESSIVITA’ (possono entrambe coesistere in un individuo, ma una di esse tenderà a prevalere): AGGRESSIVITA’ REATTIVA ed AGGRESSIVITA’ PROATTIVA Aggressività reattiva • «a defensive reaction to a perceived threatening stimulus» (Dodge e Coie, 1987); • contraddistingue il soggetto che tende ad interpretare gli stimoli sociali (ad es. il comportamento dei compagni) in senso ostile e minaccioso; • modello “frustrazione-aggressività”: la reazione violenta deriva da una percezione di minaccia o di ostacolo al conseguimento degli obiettivi del soggetto Aggressività proattiva • “fredda”, pianificata per ottenere un beneficio anticipato (un oggetto posseduto dalla vittima oppure la sofferenza di quest’ultima); • ha natura predatoria ed è messa in atto senza rimorsi; • è considerata più grave dell’aggressività reattiva, anche perché coloro che ne sono caratterizzati tendono ad affiliarsi a soggetti simili che offrono rinforzo ai comportamenti devianti; • predispone alla criminalità ed all’abuso di sostanze in età adulta (Pulkkinen, 1996; Raine et al, 2006); • pare essere in aumento (Mac Adams III, 2002) BAMBINI AGGRESSIVI REATTIVI BAMBINI AGGRESSIVI PROATTIVI Sono deficitari nella comprensione di aspetti critici di situazioni sociali ambigue Hanno aspettative positive circa gli esiti del loro comportamento aggressivo Di conseguenza tendono ad attribuire agli altri intenzioni ostili ed aggrediscono spinti da tale errata attribuzione Percepiscono emozioni positive in seguito alle azioni aggressive La loro attivazione fisiologica nell’agire aggressivamente è bassa Sono caratterizzati da acting out e scoppi d’ira Spesso sono visti dai pari come leaders Non godono di popolarità presso i pari e sono spesso oggetto di isolamento sociale Tendono ad aggregarsi a soggetti simili a loro e da essi ricevono rinforzi ai loro comportamenti L’aggressività dei bulli Varie proposte teoriche sono state avanzate per spiegare il comportamento aggressivo dei bulli • • • • • • Dodge, negli anni Ottanta del XX secolo, condusse una serie di studi sui ragazzi aggressivi americani che lo portarono a leggere le loro condotte disadattive alla luce di un errato processamento degli stimoli sociali. Il social information processing descritto dall’autore si articola nelle sei fasi seguenti: decodifica dello stimolo sociale; interpretazione dello stimolo; scelta degli obiettivi; generazione di possibili risposte; scelta di una risposta fra le alternative generate; esecuzione della risposta selezionata. Secondo Dodge, gli individui aggressivi tendono a fallire in una delle suddette fasi; essi, quindi, sarebbero contraddistinti da: • una carente decodifica dell’informazione sociale (interpretata come ostile); • una gamma limitata di opzioni non aggressive di reazione, specialmente in situazioni di conflitto interpersonale (Dodge, 1980; Gini, 2006) Varie ricerche hanno criticato l’impostazione teorica di Dodge, sostenendo che i soggetti aggressivi siano in realtà degli ottimi “lettori” degli stati d’animo e delle intenzioni altrui, e che usino tale abilità machiavellica per ricavare vantaggi personali, manipolare gli altri, mantenere la dominanza e difendere il proprio status Attualmente, la ricerca psicologica tende a confermare che ciò che differenzia i bulli dagli individui non aggressivi NON sia la carenza di abilità sociali, bensì la mancanza di EMPATIA unita al ricorso a meccanismi di DISIMPEGNO MORALE Teoria social-cognitiva (Bandura, 1986, 1991, 1999) Si differenzia dalle teorie di impostazione psicodinamica o comportamentista in quanto non concepisce la CONDOTTA AGGRESSIVA né come scarica di pulsioni interne, né come condotta appresa, strumentale al conseguimento di determinati obiettivi Teoria social-cognitiva - Meccanismi che all’interno dell’individuo fissano le coordinate morali della sua condotta - Standard personali che arginano le condotte aggressive (anticipazione di autoriprovazione), ma anche capacità cognitive di autogiustificazione e autoassoluzione (≠ mancanza di princìpi morali) Disimpegno morale A. Bandura (1991) ha identificato 8 meccanismi di moral disengagement: • Giustificazione morale (es. “è giusto battersi quando è in gioco l’onore del proprio gruppo”) • Etichettamento eufemistico (es. “picchiare dei compagni fastidiosi significa solo dar loro una lezione”) • Confronto vantaggioso (es. “ho rubato solo un astuccio, non è grave visto che c’è chi ruba milioni di euro”; “gli ho dato solo uno spintone, mica un pugno”) Disimpegno morale • Dislocazione della responsabilità (es. “ho soltanto eseguito gli ordini del mio capo”) • Diffusione della responsabilità (es. “non è colpa mia, l’abbiamo fatto tutti insieme”; “non sono stato solo io, c’erano anche degli altri”) • Distorsione delle conseguenze (es. “ma non si è fatto niente!”) Disimpegno morale • Deumanizzazione della vittima (es. “quello è un maiale”) • Attribuzione di colpe alla vittima (es. “è stato lui a provocarmi”) Disimpegno morale “By using these eight disengagement mechanisms, individuals become able to act contrary to their moral beliefs while still upholding the experience of behaving morally” (Obermann, 2010, 135) Disimpegno morale Tali meccanismi costituiscono operazioni di ristrutturazione cognitiva che consentono al trasgressore di una norma di lenire il senso di colpa e la vergogna potenzialmente derivanti dall’atto trasgressivo; con essi l’individuo opera una sorta di “derubricazione morale” del danno prodotto (Pagnin, Zanetti & Pazzaglia, 2004) DM e bullismo DM globale correla positivamente con l’aggressività verso gli altri Obermann (2010), 739 adolescenti danesi: -associazione bullismo agìto e DM (nomine dei pari, self report) -bulli, bulli-vittime e vittime: punteggi di DM significativamente più elevati rispetto ai non coinvolti DM e cyberbullismo Letteratura ancora piuttosto scarsa •Pornari & Wood (2010), 339 adolescenti britannici: DM globale predittore di cyberbullismo agìto •Renati, Berrone & Zanetti (submitted), 819 adolescenti italiani: cyberbulli e cyberbulli-vittime più moralmente disimpegnati di vittime “pure” e non-coinvolti Empatia Definizione esaustiva (include i due aspetti della responsività empatica): “the ability to understand and share in another’s emotional state or context” (Cohen and Strayer, 1996, 988) Empatia •EMPATIA COGNITIVA: capacità di capire gli stati emotivi ponendosi nella prospettiva emotiva altrui •EMPATIA AFFETTIVA: capacità di esperire in modo vicario le emozioni altrui, “to appreciate the emotional consequences of [one’s] behaviors on others’ feelings, and to share in, and empathize with, the feelings of others” (Gini, 2006, 536) Empatia e bullismo Bulli e bulli-vittime (specialmente se maschi): -correlazione negativa con empatia affettiva Difensore della vittima: - ruolo che correla positivamente con la responsività empatica globale Empatia e cyberbullismo Steffgen & König (2009), 2070 studenti lussemburghesi (12-24 anni): il deficit di responsività empatica dei cyberbulli nei confronti delle loro vittime risulta significativamente superiore a quello che caratterizza i bulli “tradizionali” POSSIBILE SPIEGAZIONE?? Empatia e cyberbullismo Renati, Berrone & Zanetti (submitted), 819 adolescenti italiani: i punteggi di empatia affettiva dei cyberbulli risultano significativamente inferiori a quelli degli altri ruoli (vittime «pure», cyberbulli-vittime, soggetti non coinvolti) Contesto familiare dei prepotenti Sono stati identificati alcuni fattori di rischio che, se presenti nel contesto familiare del bambino, possono rappresentare precondizioni favorenti la comparsa di comportamenti di prevaricazione verso i pari; ne segnaliamo alcuni: • atteggiamento distanziante, mancanza di calore e di coinvolgimento nella relazione con il bambino da parte delle figure di accudimento nei primi anni di età; • stile educativo genitoriale eccessivamente permissivo, che non pone limiti e non offre contenimento all’aggressività; • uso coercitivo del potere da parte dei genitori: punizioni fisiche, violente esplosioni emotive; • lunghi periodi caratterizzati da assenza di supervisione da parte degli adulti Il problema della permissività e del contenimento degli impulsi aggressivi appare particolarmente attuale se si considera il modello familiare ormai dominante nelle società occidentali, modello caratterizzato da una certa “debolezza” della figura paterna, la cui funzione normativa è affievolita : Dalla famiglia delle regole alla famiglia degli affetti (Pietropolli Charmet, 2000) IERI Rigidità negli atteggiamenti e nelle regole Regime educativo autoritario Confini rigidi e distanzianti fra i membri della famiglia Rigidità gerarchica con ruoli ben marcati Processi di responsabilizzazione ed emancipazione precoci OGGI Mancanza di regole o confusione Regime di negoziazione continua Confini “inesistenti” o confusi fra i membri della famiglia Sovrapposizione di ruoli, con una tendenza alla “latitanza" del ruolo paterno Processi per mantenere per lungo tempo i figli all'interno della famiglia Le vittime Le ricerche hanno evidenziato l’esistenza di due tipologie ben distinte di soggetti vittimizzati, tipologie caratterizzate da profili psicologici specifici: VITTIME PASSIVE e VITTIME AGGRESSIVE (o VITTIME PROVOCATRICI, o BULLI-VITTIME) Le vittime passive Presentano le caratteristiche seguenti: • si tratta di soggetti ansiosi, insicuri, cauti, esteriormente calmi; • se attaccati, reagiscono piangendo o chiudendosi in loro stessi: mancano di adeguate strategie per fronteggiare le emozioni derivanti da situazioni stressanti, che causano in loro senso di fallimento e frustrazione; Le vittime passive (2) • sono caratterizzati da carente autostima, opinione negativa di sé, si considerano stupidi, falliti, poco attraenti; • spesso sono fisicamente più deboli dei pari; • hanno un atteggiamento negativo nei confronti della violenza; Le vittime passive (3) • dal punto di vista delle relazioni sociali, sono spesso oggetto di isolamento, oppure intrecciano relazioni con altre vittime passive; ottengono bassi livelli di accettazione da parte dei pari; • possono far parte di gruppi minoritari (disabili, stranieri, soggetti il cui comportamento non è tipico del genere cui appartengono): tale appartenenza incrementa il rischio di subire prevaricazioni. • Le famiglie delle vittime passive Il contesto familiare in cui crescono le vittime passive, sembra caratterizzato da un elevato livello di coesione e iperprotezione, alti livelli di comunicazione e basso livello di conflittualità e controllo coercitivo. Questi attributi dell’ambito familiare favoriscono l’instaurarsi di un forte legame di interdipendenza tra i membri, vincolo che impedisce al bambino di sviluppare un adeguato livello d’indipendenza e autonomia personale: racchiuso come si sente all’interno del proprio nucleo protettivo, egli sviluppa un atteggiamento d’ansia e paura verso il mondo esterno (Genta, 2002; Menesini, Giannetti & Genta, 1999). Le vittime aggressive Le vittime aggressive condividono alcuni tratti del loro comportamento sia con le vittime passive, sia con i bulli. ; Le vittime aggressive (2) Più specificamente gli aspetti che le accomunano alle prime sono depressione, ansia sociale, bassa autostima e rifiuto da parte dei pari, mentre sono associate alla categoria dei bulli per i loro comportamenti aggressivi e antisociali (si tratta di soggetti che si comportano in modo da causare irritazione e tensione; spesso risultano sgraditi anche agli adulti), problemi di concentrazione, impulsività e iperattività Le vittime aggressive (3) Per quanto riguarda le relazioni con i coetanei, come le vittime passive, hanno scarsi rapporti con i pari, ma ciò che differenzia le vittime passive da quelle aggressive è che le prime riescono a creare una, seppur limitata, rete amicale costituita, tendenzialmente, da altre vittime (Pellegrini, Bartini & Brooks; 1999), mentre sembra che le vittime aggressive siano particolarmente soggette a rifiuto ed isolamento, ciò che le pone in una posizione di ancor più accentuato svantaggio sociale Le vittime aggressive (4) Perry et al. (1992) hanno definito la figura della vittima provocatrice come “aggressore inefficace” o “vittima ad alto conflitto”; secondo gli autori, questi bambini hanno difficoltà a modulare la loro affettività in situazioni di conflitto interpersonale, durante le quali si verifica un’iperattivazione emotiva che trasforma l’interazione con i pari in uno scambio aggressivo, che successivamente sfocia in angoscia emotiva e frustrazione per il soggetto. Le vittime aggressive (5) Sono “aggressori inefficaci” poiché si differenziano dai bulli “aggressori efficaci”, i quali, tramite comportamenti aggressivi, riescono a raggiungere i propri obiettivi Sono “vittime ad alto conflitto” perché si contrappongono alle “vittime a basso conflitto”, cioè le vittime passive, che esibiscono un comportamento sottomesso VITTIME PASSIVE VITTIME AGGRESSIVE Poco inclini a protestare verbalmente, stuzzicare gli altri o iniziare gli scontri Modello reattivo ansioso: non sanno difendersi se attaccate, spesso reagiscono piangendo Sono più ansiose e insicure dei coetanei e meno assertive Hanno un’opinione negativa di sé e bassa autostima Vivono spesso in condizioni di isolamento e hanno pochi amici (per lo più altre vittime). Hanno un comportamento che spesso irrita gli altri Modello reattivo ansiosoaggressivo: usano l’aggressività in modo inefficace Hanno atteggiamenti provocatori e difficoltà di controllo delle emozioni Sono soggette a isolamento e alienazione ancor più delle vittime passive Le famiglie delle vittime aggressive Gli studi che hanno esaminato l’ambiente familiare delle vittime provocatrici non sono molti; Rigby (1994) riportò che esse vedono le loro famiglie come caratterizzate da un basso livello di comunicazione e carenza di affetto e di sentimenti positivi, e i soggetti indagati da Baldry e Farrington (1998) descrissero i loro genitori come autoritari, punitivi e carenti di capacità di supporto E’ importante ricordare come, sovente, il bullismo costituisca un fenomeno di gruppo, uno scenario nel quale interagiscono anche soggetti distinti dai protagonisti su cui abbiamo finora focalizzato la nostra attenzione…. 1. BULLO: chi prende attivamente l’iniziativa nell’agire prepotenze verso i compagni. 2. AIUTANTE: chi agisce in modo prepotente, ma come seguace del bullo, in posizione secondaria (non prende l’iniziativa) 3. SOSTENITORE: chi agisce rinforzando il comportamento del bullo, per esempio ridendo, incitando o semplicemente guardando 4. DIFENSORE: chi prende le difese della vittima, cercando di far cessare le prepotenze o consolandola 5. OUTSIDER: chi resta al di fuori delle situazioni di prevaricazione, poiché ritiene che non lo riguardino 6. VITTIMA: chi subisce in modo ripetuto le prepotenze Contrastare il bullismo Quali sono le caratteristiche comuni dei programmi antibullismo efficaci? (Zanetti, Renati, Berrone, 2009) Contrastare il bullismo Non adottano una prospettiva esclusivamente within the child (ricerca di deficit nel bullo e nella vittima), ma un approccio sistemico → tengono conto del funzionamento dell’individuo nel/i sistema/i relazionale/i di cui fa parte Contrastare il bullismo Agiscono su più livelli, in una prospettiva sistemica → ad es. se sono destinati al contesto scolastico prevedono, oltre ad attività con i ragazzi: - specifici trainings per docenti e dirigenti; - il coinvolgimento delle famiglie. Contrastare il bullismo Si articolano in vari livelli di intensità (Pepler et al., 2008): - bambini con competenze prosociali già ben sviluppate → insegnamento non individualizzato, ma rivolto al gruppo; semplici chiarimenti sulla pericolosità del bullismo e sui modi adeguati di reagire ad esso; Contrastare il bullismo - bambini caratterizzati da rischio moderato di bullismo agìto/subìto: azioni di sostegno anche individualizzate, che prevedano, fra l’altro, insegnamenti atti ad incentivare la richiesta d’aiuto rivolta agli adulti significativi (insegnanti!!) Contrastare il bullismo - soggetti cronicamente ad alto rischio di comportamento bullistico o vittimizzazione: non bastano gli interventi circoscritti all’àmbito scolastico, servono forme di sostegno individualizzate unite ad azioni di counseling alle famiglie e, in taluni casi, all’invio ai servizi territoriali Contrastare il bullismo Alta caratteristica degli interventi efficaci: - coniugano azioni focalizzate sulle interazioni in atto, rinforzando i comportamenti positivi nell’hic et nunc, ad azioni a lungo termine, in particolare se sono presenti soggetti ad alto rischio di cronicizzare bullismo e/o vittimizzazione Contrastare il bullismo Una proposta … pavese Contrastare il bullismo L’Alfabeto dei bulli (Zanetti et al., 2007): -intervento di prevenzione primaria contro le relazioni aggressive a scuola; -si implementa a livello di gruppo-classe; -è un percorso di alfabetizzazione morale rivelatosi efficace nel contrastare i meccanismi di disimpegno morale (Berrone, Renati & Zanetti, 2009) Kohlberg: la teoria stadiale dello sviluppo morale Kohlberg (1969) elaborò una teoria dello sviluppo morale che concepisce l’evoluzione della moralità come una successione universale ed invariabile nello sviluppo individuale di livelli e stadi. La valutazione degli stadi del ragionamento morale si basa sulla somministrazione di dilemmi morali e di interviste strutturate ad essi relative. I dilemmi morali Un dilemma morale è una situazione in cui entrano in conflitto almeno due interessi o valori e che generalmente implica contrasto tra norme giuridicosociali e soddisfacimento di bisogni individuali. Tale contrapposizione, nell’ottica di Kohlberg, genera un conflitto cognitivo che l’individuo è stimolato a superare attraverso modalità di ragionamento morale che evolvono attraverso la suddetta successione universale ed invariabile. L’Alfabeto dei bulli Discussione collettiva di dilemmi morali nel gruppo-classe → esposizione al ragionamento morale altrui → promozione dell’innalzamento del livello di ragionamento morale del gruppo → minore ricorso ai meccanismi di disimpegno morale L’Alfabeto dei bulli - Dilemmi che vertono su situazioni di vita quotidiana di bambini e adolescenti - Stimoli di discussione che facilitano il conflitto cognitivo e «ruotano» la prospettiva, introducendo varianti nello scenario di partenza - Domande facilitatorie per alleviare la fatica cognitiva dilemma “IL FURTO” A metà dell’intervallo, Giulia si ricorda di aver dimenticato in classe un CD prestatole da una sua amica che frequenta la stessa scuola a cui ora deve restituirlo. Entrando in classe velocemente intravede Luca, un suo compagno, sfilare le mani dal giubbotto di Marco ed uscire facendo finta di niente. Giulia non dà peso alla cosa, prende il CD dal suo zaino e lo restituisce all’amica. Alla ripresa delle lezioni, Marco interrompe le spiegazioni del professore dicendo che il suo telefono cellulare è sparito. Giulia si chiede cosa deve fare. 77 Dilemma “IL FURTO”: stimoli per la discussione 1. 2. 3. Che cosa deve fare Giulia? È affare suo? Cambierebbe qualcosa se il ragazzo sospettato del furto fosse amico di Giulia? Cambierebbe qualcosa se il ragazzo derubato fosse amico di Giulia? Perché? Queste prime tre domande propongono il dilemma morale, che si origina dal conflitto tra la tutela personale e il concetto di regola _________________________________________________ 4. Come ti sentiresti se ti venisse rubato qualcosa ed un tuo amico pur avendo visto non ti dicesse nulla? Che cosa penseresti di lui? Perché? Qui si inizia a ruotare la prospettiva di osservazione che porta dalla posizione di osservatore passivo a quella di colui che subisce 78 Dilemma “IL FURTO”: stimoli per la discussione 5. 6. 7. 8. In che rapporto stanno amicizia e lealtà? Chi osserva una scena di furto è corresponsabile del furto stesso? Che ruolo dovrebbe avere l’insegnante? E i tuoi compagni? Sono mai accaduti fatti di questo genere nella tua classe? E nella tua scuola? La quinta e l’ottava domanda sono “facilitatorie”. La sesta e la settima introducono due nuove figure: l’osservatore e l’adulto/gruppo dei pari; un buon livello morale affida a questi ultimi la base sicura per la salvaguardia personale e dell’altro. 79 Dilemma “IL FURTO”: Profilo SALVAGUARDIA PERSONALE RISPETTO DELLE REGOLE SOCIALI 1 Nulla (per es. non è affare suo; non è certa del 1 furto) Intervenire (per es. è affare suo perché ha visto; è una cosa grave) 2 No (per es. a maggior ragione non deve dire 2 nulla) Sì (per es. può parlargli e convincerlo alla restituzione) 3 No (per es. non deve intromettersi per non 3 andarci di mezzo) Sì (per es. gli amici vanno tutelati) 4 Giusto (per es. non è affare suo, non deve 4 intromettersi) Male (per es. penserei molto male di lui, non mi è leale) 5 Facilitatoria 5 Facilitatoria 6 No (per es. non lo ha rubato lui) 6 Sì (per es. non è intervenuto in difesa del derubato, facilitando il ladro) 7 Nessuno (per es. è una cosa privata, non è 7 affare loro) Di mediazione (per es. i compagni dovrebbero mediare al fine di favorire la restituzione; l’insegnante dovrebbe punire) 8 Facilitatoria Facilitatoria 8 80 dilemma “UN FILMATO IMBARAZZANTE” E’ da qualche tempo che a scuola, nella classe di Federico, ci si diverte a fare riprese con il telefono cellulare. Non tutti però trovano la cosa divertente, in particolare, nel gruppo delle ragazze, Michela , la più timida e chiusa, viene presa in giro perché si rifiuta di partecipare al gioco facendosi riprendere o riprendendo altri. Ieri, finita l’ora di educazione fisica, Simona , aiutata da altre compagne, è riuscita a filmare Michela mentre si stava facendo la doccia. Dopo pochi minuti il filmato è stato inviato ai cellulari di tutti i compagni di classe compreso quello di Federico. Tutti ora ridono di Michela. Simona propone a Federico, che è un mago del computer, di aiutarla a diffondere il filmato in internet… 81 Dilemma “UN FILMATO IMBARAZZANTE”: stimoli per la discussione 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. Che cosa deve fare Federico? Perché? Cambierebbe qualcosa se Simona fosse la ragazza che piace a Federico? Cambierebbe qualcosa se Michela fosse amica di Federico? Cambierebbe qualcosa se Michela il giorno prima si fosse rifiutata di aiutare Simona durante un compito in classe? La diffusione in Internet di immagini “rubate” a scuola è un fenomeno di cui si parla molto: tu che ne pensi? Cambierebbe qualcosa se la persona ripresa in un momento imbarazzante fosse un/una insegnante? Cambierebbe qualcosa se l’insegnante in questione fosse simpatico o antipatico? 82 Dilemma “UN FILMATO IMBARAZZANTE”: stimoli per la discussione 8. 9. 10. 11. Secondo te, la diffusione di immagini imbarazzanti può essere paragonabile ad un’ aggressione fisica? Spiega la tua risposta Se qualcuno diffondesse tue immagini imbarazzanti come ti sentiresti e che cosa faresti? Chi è più colpevole, Simona, Federico, le compagne che hanno aiutato Simona a fare il filmato o il resto dei compagni di classe che hanno riso di Michela? Se dopo la diffusione del filmato, Michela non volesse più tornare a scuola per la vergogna. come ti sentiresti se facessi parte di quella classe? Come si potrebbe rimediare all’accaduto? 83 Dilemma “UN FILMATO IMBARAZZANTE”: Profilo GRATIFICAZIONE/VANTAGGIO PERSONALE RISPETTO DELL’ALTRO 1 Diffonderà il filmato (per es. per 1 dimostrare una volta di più la sua abilità al computer/ per comportarsi come vuole il gruppo) Si rifiuterà di diffondere il filmato (per es. non violerà la privacy di Michela/ si rifiuterà di turbare una ragazza così timida 2 Sì (per es. aiuterà Simona per far colpo su 2 di lei, non resisterà all’occasione di mettersi in buona luce agli occhi della ragazza che gli piace) No (per es. Federico preferirà difendere l’intimità di Michela malgrado Simona fli piaccia) 3 Sì (per es. Federico si rifiuterebbe di 3 aiutare Simona e magari rivelerebbe a Michela di averle evitato un’umiliazione No (per es. non è l’amicizia che deve spingere Federico a rifiutarsi di aiutare Simona, ma il principio che vieta di nuocere ad un altro) 4 Sì (per es. Simona merita di essere aiutata 4 a vendicarsi di Michela) No (per es. il rifiuto di aiutare una compagna in un compito scolastico non può giustificare una vendetta così umiliante) 5 Facilitatoria Facilitatoria 5 84 Dilemma“UN FILMATO IMBARAZZANTE”: Profilo 6 Sì (per es. Federico giudicato “fico” nel gruppo 6 se avesse contribuito ad umiliare un insegnante No (per es. ciò che vale per una compagna vale per qualsiasi adulto) 7 8 Sì (per es. se si trattasse di un docente antipatico 7 Federico si divertirebbe di più) Facilitatoria 8 No (per es. neppure una persona antipatica può meritare una violenza simile) Facilitatoria 9 Facilitatoria 9 Facilitatoria 10 Simona e Federico sono i più colpevoli anche le compagne che hanno aiutato a filmare lo sono, ma non come quei due; chi si è limitato a ridere che colpa può avere? Se non avessi partecipato direttamente, ma mi fossi limitato/a a ridere non mi sentirei in colpa 10 Sono tutti responsabili (per es. chiunque contribuisca a far del male ad un altro è colpevole) 11 Mi sentirei in colpa anche se avessi soltanto riso di Michela 11 85 Grazie dell’attenzione! [email protected]
Documenti analoghi
Il fenomeno del BULLISMO nella realt scolastica
vittima. Esempi di bullismo indiretto sono l’esclusione dal gruppo dei coetanei,
l’isolamento, l’uso ripetuto di smorfie e gesti volgari, la diffusione di
pettegolezzi e calunnie sul conto della v...
Bullismo - Istituto Comprensivo Emanuele Filiberto di Savoia di
cellulare ed Internet, declinazioni cyber del bullismo che la cronaca ha
imposto all’attenzione collettiva ed in cui la volontà di nuocere ricerca
l’indispensabile complicità della competenza infor...
1 SVILUPPO RELAZIONALE E COMPORTAMENTO
di Mario Di Mauro – Università Ca’ Foscari di Venezia
Diapositiva 1 - Scienzepolitiche Unical It
La vittima provocatrice è un soggetto che, con il suo comportamento,
provoca gli attacchi degli altri. Contrariamente alla vittima passiva
(che subisce senza reagire), spesso la vittima provocatric...
natura e caratteristiche del fenomeno, strumenti di valutazione
ricerche straniere da un lato e i sempre più ricorrenti atti di cronaca dall’altro hanno messo sull’avviso anche
i ricercatori italiani. Hanno così visto la luce le indagini pionieristiche di Ada F...
Il fenomeno del bullismo - Associazione Cultura e Vita
rendendo possibile definire le vittime passive come caratterizzate da un “modello reattivo ansioso o
sottomesso, associato (nel caso dei maschi) alla debolezza fisica” (Olweus, 1996, p. 31).
b) La ...
zanetti genesi violenza in adolescenza
aggressivo in passato selezionano di preferenza
interpretazioni che attribuiscono intenzioni ostili al
comportamento altrui, specialmente se è ambiguo
Questo bias di attribuzione di ostilità può at...