n.2 giugno - Associazione Mantovana Allevatori
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n.2 giugno - Associazione Mantovana Allevatori
Tr i m e s t ra l e A s s o c i a z i o n e M a n t o v a n a Allevatori— Anno 11—Numero 2 —Giugno 2015—Poste italiane S.p.a.—Spedizione in abbonamento postale—70% - NE/TN mantovalleva&produce Magazine numero 2 • giugno 2015 Bilancio positivo, nuovi servizi per i soci, capi controllati in aumento: buona estate Il 2014 si è chiuso positivamente per l’Associazione mantovana allevatori. Un risultato confortante, che promuove un sistema efficiente al servizio dei produttori. L’assemblea annuale, che si è tenuta nelle scorse settimane, ha infatti approvato l’esercizio di bilancio. È per tutto il consiglio d’amministrazione motivo di orgoglio aver traghettato l’Ama per il 2014 con i conti in ordine, pur con la difficoltà di dover fronteggiare tagli insensati da parte delle istituzioni. Quest’anno abbiamo puntato a fare ancora di più, ampliando i servizi necessari alla gestione di un’azienda agricola moderna ed efficiente. Siamo in una fase di mercato in cui la zootecnia sta soffrendo severamente. L’Ama è chiamata a rispondere alle nuove sfide: razionalità, sostenibilità, sicurezza alimentare, rispetto dei suoli, aumento della produttività e dei parametri qualitativi. Credo che gli associati siano soddisfatti di questi nuovi risultati, confermati dall’ulteriore aumento del numero dei capi iscritti al Libro genealogico. Ci stiamo avvicinando a quota 115mila capi controllati. In questa fase di avvio della Pac, ormai con un ritardo di 18 mesi rispetto all’inizio previsto a gennaio 2014, ci saremmo aspettati un po’ più di coerenza rispetto al riconoscimento ai produttori degli aiuti accoppiati. La soluzione di collegare l’erogazione dei fondi all’iscrizione alle Apa non andava intesa come una rendita di posizione, come qualcuno ha cercato di sostenere. La lettura corretta, condivisa da molti, era quella di riconoscere ulteriormente il ruolo di leadership del sistema Aia, in un’ottica di trasparenza, di garanzia per i produttori e i consumatori, nella tutela del Made in Italy agroalimentare in ogni sua fase. Credo che si sia persa un’occasione, in nome di un ecumenismo che di fatto di ritorce contro gli allevatori. In un mondo sempre più globalizzato, dove il mondo cooperativo e industriale cerca di raggiungere alleanze per conquistare nuove fette di mercato, credo che l’operazione condotta dai consorzi dei produttori di carne 2 • Mantovalleva Magazine • www.apa.mn.it editoriale Alberto Gandolfi Presidente Ama [email protected] della Lombardia vada nella direzione giusta. Non resta che augurare i migliori successi al Consorzio lombardo produttori carne bovina, figlio dei quattro enti (Carne bovina documentata di Mantova, Carni bovine scelte di Brescia, Qualità della carne bovina di Milano e l’associazione dei produttori di Bergamo) che insieme rappresentano 600 allevamenti e 150mila capi in tutta Italia. In bocca al lupo al presidente Primo Cortellazzi. La sfida sarà innanzitutto di tipo culturale. Raccontare cioè ai consumatori e alle famiglie che cos’è la carne bovina, come si cucina, da dove proviene, chi sono gli allevatori e come sono alimentati gli animali. Anche da una recente ricerca di Veronafiere sulla carne bovina, è emersa in maniera chiara la curiosità dei responsabili degli acquisiti delle famiglie italiane nei confronti del primo anello della filiera, con una attenzione al Made in Italy e alle tradizioni. Così, forse, si potrà contrastare l’insensata demonizzazione di cui la carne rossa è ormai una delle vittime di vegani e mondi affini, che rispettiamo, ma di cui non condividiamo posizioni che nemmeno la scienza supporta. Chi invece in queste ultime settimane è stato vittima di una grave ingiustizia e di un giornalismo di nessuna qualità è il comparto suinicolo. Già gravati da una crisi che minaccia la sopravvivenza stessa degli allevamenti, se non in soccida, i suinicoltori si sono visti finire sui teleschermi per il solito tema della mancanza di rispetto del benessere animale. Purtroppo la situazione è ben diversa da quanto è stato mandato in onda, ma, come si sa, “le buone notizie non fanno notizia” e così fa più audience mandare in onda qualche caso isolato – che va punito – ma che non rappresenta in alcun modo la categoria. Ci auguriamo che i telespettatori abbiano una capacità di giudizio più evoluta rispetto a chi ha partorito un servizio giornalistico dai toni scandalistici, ma ben povero di contenuti. Entriamo in una fase particolarmente impegnativa per i lavori in campagna e nelle stalle: buona estate a tutti. Alber to Gandolfi Mantovalleva Magazine • www.apa.mn.it • 3 editore: Associazione Mantovana Allevatori Strada Ghisiolo, 57 46030 Tripoli di S. Giorgio (MN) Tel. 0376 2471 / 0376 247233 Registrazione del Tribunale di Mantova N. 01 del 09-02-2005 TUTELA DATI PERSONALI: Ai sensi della legge 196/2003 recante disposizioni per la protezione dei dati personali, la direzione di “Mantova alleva e produce” garantisce che l’indirizzo usato per l’invio del periodico viene utilizzato esclusivamente ai fini della spedizione. Se non fosse gradito ricevere la pubblicazione, si prega di segnalarlo alla Segreteria di redazione ai numeri di telefono: 0376 247233 oppure 0376 2471 Direttore responsabile Matteo Bernardelli [email protected] Comitato di Redazione Marco Bellini Pubblicità Comal (26-27) Lely (22) Mantova ZooService (13) Nutri Service (38) [email protected] Sebastiano Buffa [email protected] Stefano Garimberti [email protected] Enea Guidorzi [email protected] Riccardo Gorzoni [email protected] Composizione Alberto Gandolfi [email protected] Gianluca Chiavelli [email protected] Stampa Collaboratori Fabian Favalli Lucio Minghelli Litotipografia Alcione SRL via Galilei, 47 38015 Lavis (TN) 4 • Mantovalleva Magazine • www.apa.mn.it Segretaria di Redazione Marzia Raschi [email protected] sommario: 02 Editoriale del presidente 07 Assemblea dei soci 10 Master Breader 14 Fabian Favalli Junior Show 2015 18 Fabian Favalli Strale Day, unire giovani e frisona 21 Fabian Favalli Bigattera: non c’è due senza tre 28 Marco Bellini Tecnologia israeliana per ridurre l’azoto nei reflui 30 34 37 Matteo Bernardelli Il mercato mondiale del latte? Calmo nel 2015, ripresa rinviata al 2016 Lucio Minghelli Quote latte addio, si volta pagina. Matteo Bernardelli Lombardia e Mipaaf impegnate per il rilancio del settore 42 Marco Bellini e Enea Guidorzi Prove di campo 2015 44 Caitpr, la sua storia e la situazione attuale Mantovalleva Magazine • www.apa.mn.it • 5 ADDIO A PIERO EMILIO SBARRA, ALLEVATORE E GENTILUOMO Nella notte tra il 4 e 5 giugno se n’è andato Piero Emilio Sbarra, 73 anni, suinicoltore gentiluomo. Medico veterinario, con una laurea anche in Scienze delle produzioni animali, alla quale teneva moltissimo, studiò a Parma e poi a Milano. È stato il presidente della sezione Suini dell’Associazione mantovana allevatori e fra il 2001 e il 2003 fu presidente dell’Associazione nazionale allevatori di suini, dopo un triennio (1998-2000) come consigliere. Ebbe anche altri incarichi di rilievo nell’Istituto Parma Qualità e nel suo sindacato. “Lascia un grande vuoto – afferma il presidente dell’Ama, Alberto Gandolfi - perché riusciva a coniugare la sua esperienza e professionalità insieme a un profondo rispetto verso il prossimo e le idee altrui. Un vero signore”. Anche Lorenzo Fontanesi, presidente di Opas e Unapros, ricorda “la sua passione per il lavoro, la dedizione, la serietà, l’onesta e la disponibilità nell’aiutare chiunque avesse bisogno, in qualsiasi momento e ora”. Cordoglio anche nel Bresciano. L’allevatore Serafino Valtulini, in un messaggio, riavvolge il nastro del tempo. “Lo conoscevo da 24 anni, alla Società italiana di patologia e allevamento suini era un attento interlocutore – scrive - ricordo gli innumerevoli incontri in varie parti d’Italia ai quali ho partecipato: la sua presenza infondeva un contributo sempre prezioso ad ogni livello”. Allevatore nella sua terra, Gazoldo degli Ippoliti, lo univa una profonda amicizia a un altro grande dell’imprenditoria italiana, Steno Marcegaglia. Uomini rari, rispettosi, aperti al dialogo e al confronto. Come tutti, personalmente ne ricordo la gentilezza, la precisione, la competenza. Da presidente di Anas si era battuto per un dialogo proficuo con il mondo dell’industria e della trasformazione, cercando di ottenere risultati positivi sul fronte del Gran suino padano. Ero uno dei pochissimi giornalisti di cui si fidava e ne vado orgoglioso. A molti miei colleghi non perdonava la leggerezza con cui avevano trattato alcune vicende di cronaca. Ne aveva sofferto molto. Piero Emilio Sbarra era un signore vero, apprezzato da tutti quelli che lo conoscevano. Lascia la moglie Maria Rosa e i figli Matteo, economista e allevatore, e Laura. L’Ama partecipa al lutto che li ha colpiti. 6 • Mantovalleva Magazine • www.apa.mn.it Assemblea dei soci Il Comitato Direttivo dell’Associazione Mantova allevatori ha voluto dare alla 68ma assemblea dei soci un target leggermente diverso rispetto alle passate edizioni: l’assemblea dell’Associazione è coincisa con quella della vicina Comal in modo da essere presenti all’inaugurazione dei nuovi uffici ed è stato lasciato uno spazio maggiore in termini di numeri allo Junior show, cercando di coinvolgere il più possibile i giovani sia figli di nostri associati che alunni degli istituti tecnici agrari. Di seguito una sintesi della relazione tenuta dal Presidente “Il 2014 è stato un anno particolare: ci si attendeva una sorta di ripresa economica, invece abbiamo assistito ad un ulteriore trend negativo per i settori collegati all’agroalimentare. Nonostante le buone performance che le nostre DOP hanno riscontrato all’estero, valorizzando il Made in Italy, lo stesso discorso non si può fare in ambito nazionale. Continua il trend di riorganizzazione del comparto lattiero caseario a livello italiano che ha visto una riduzione del numero di aziende negli ultimi 10 anni del 30 %. Il mercato italiano non contribuisce a migliorare la situazione; basti pensare alle quotazioni medie Borsa Merci Mantova del Parmigiano Reggiano (oltre 18 mesi) che dalla prima quotazione all’ultima quotazione 2014 ha perso 1.85 €/kg mentre per il Grana Padano (oltre 14 mesi) ha perso 1.23 €/kg. Ancor più negativo è stato il trend del latte destinato ad uso alimentare che da 42.00 €/q.le di gennaio è sceso a 38.00 €/q.le ma con l’incognita prezzo per il prossimo futuro visto che l’ultimo accordo regionale risale al 16 gennaio 2014 e faceva riferimento al periodo 1 febbraio 30 giugno e visto che sempre più si parla soggetti che sottoscrivono contratti di conferimento con Lactalis, accettando prezzi sotto la soglia di sopravvivenza delle imprese agricole e parametri di indicizzazione legati all’andamento del mercato europeo. Il 2014 infine è stato l’ultimo anno dell’applicazione del regime delle quote latte e probabilmente, a fronte di una maggiore produzione, sarà l’anno di superamento della quota nazionale con ulteriori ripercussioni negative nel bilanci delle nostre aziende agricole. La politica a questo punto più che mai deve aiutare il comparto lattiero caseario; si attende l’operativa del piano strategico voluto dal Ministro Martina, il quale verte su capisaldi che la nostra Associazione ha ben presente e che rappresentano i cardini per una possibile ripresa ovvero: logo 100 % latte italiano, intervento sui rapporti di filiera e interprofessione, contrasto alle pratiche sleali in collaborazione con antitrust, promozione ed educazione alimentare per far tornare il latte al cen- Mantovalleva Magazine • www.apa.mn.it • 7 tro dell’attività delle scuole, sostegno all’export e tutela alla contraffazione dei grandi formaggi DOP. Per quanto riguarda il settore della carne nel 2014, il prezzo medio dei suini da industria destinati al circuito tutelato è diminuito su tutte le principali piazze nazionali. Alla Borsa Merci di Modena, il listino dei suini pesanti ha mostrato un ribasso medio complessivo di circa -3% rispetto al 2013, tutte le altre piazze italiane si sono allineate al prezzo modenese. Il trend negativo è stato molto significativo nella seconda parte dell’anno. La crisi finanziaria ha condizionato anche nel 2014 il consumo interno di carne suina delle famiglie italiane che si sono orientate verso prodotti meno costosi. La produzione europea di carne suina si è mantenuta su livelli elevati per tutto l’anno. In particolare nel terzo trimestre il volume di produzione è stato molto elevato in Germania, Spagna e Olanda, volume che ha condizionato negativamente i corsi su tutte le piazze europee. Al contrario i consumi sono diminuiti in molti paesi comunitari e soprattutto in Germania e Spagna che sono i principali bacini di produzione e di esportazione. Il mercato europeo e quello mondiale hanno vissuto ancora nel 2014 un anno di forte concorrenza per la conquista di nuovi mercati e l’andamento mercantile è stato diametralmente opposto. I listini europei sono scesi sensibilmente ovunque rispetto al 2013; L’embargo russo (iniziato il 29 gennaio) è stato catastrofico per i mercati comunitari, (prezzo medio europeo -10% rispetto al 2013). Il mercato russo è il primo paese importatore di carne suina dall’Unione Europea e rappresentata circa il 4% della produzione comunitaria, volume sufficiente per condizionare negativamente tutti i mercati. Negli USA le conseguenze dei problemi sanitari della Diarrea Epidemica Suina (DEP) hanno determinato il calo della produzione del 5% con conseguente aumento dei prezzi (+19%). Nel 2014 l’allevatore americano ha guadagnato 60 $ per ogni capo venduto, mentre l’allevatore europeo ha perso 5 euro al maiale. L’andamento è stato differente nel corso dell’anno. Nel primo semestre, alla Borsa Merci di Modena il prezzo medio della categoria più pregiata dei 156/176 kg si è attestato a 1,478 €/kg di peso vivo, mentre nel secondo semestre il prezzo medio è rimasto leggermente più basso, 1,459 €/kg. Nel 2014 non sono mancate le criticità all’interno delle commissioni prezzi. Su molte piazze si sono registrati tra le parti (allevatori e macellatori) forti contrasti. Alla Commissione Unica Nazionale (CUN) per numerose sedute i prezzi sono stati definiti dal segretario per mancanza di accordo tra le parti. Alla Borsa merci di Milano, dall’1 maggio 2014, le quotazioni dei suini da industria sono state sospese. Infine la Borsa merci di Mantova ha continuato a quotare solo i suini d’allevamento. Nel 2014, le quotazioni dei suini da vita hanno segnato complessivamente una leggera flessione -0,415% rispetto 8 • Mantovalleva Magazine • www.apa.mn.it al 2013, ma l’andamento è stato differente a secondo delle categorie. Per i lattonzoli da 15 a 30 kg e per quelli da 50 kg il prezzo medio annuo è cresciuto come si evince dalla tabella, mentre i capi da 65 a 100 kg e quelli da 40 kg hanno registrato il segno negativo. È profonda crisi per gli allevatori di bovini da carne: una situazione che perdura da almeno un decennio e che in molti casi è stata solo “attenuata” dai contributi PAC, che hanno semplicemente permesso a molte realtà di rimanere in piedi. Dopo un inizio anno in linea con gli ultimi 2 anni (piccoli segnali positivi), si registrano prezzi di mercati assolutamente “indecenti”. Sempre altalenante (troppo verso il basso) il mercato dei vitelli a carne bianca. A inizio anno 2015 abbiamo dovuto subire lo scioperi degli ingrassatori con notevole difficoltà nel conferire a nel commercializzare i nostri vitelli. In considerazione di tutto ciò la nostra Associazione sta predisponendo un progetto volto alla valorizzazione dei vitelli attraverso sinergie con gli attori di tutta la filiera in primis con il futuro Consorzio delle Carni riconosciuto a livello regionale attraverso la fusione di tutti i Consorzi provinciali. Ci auguriamo che nei prossimi giorni/mesi il nuovo PSR prenda piede visto e considerato che è da alcuni anni che le aziende agricole non sono in grado di investire per mancanza di uno strumento che contribuisca a sostenere progettualità aziendali; così come ci auguriamo che la nuova applicazione della pac, attraverso gli aiuti accoppiati, nonché il piano operativo nazionale prevedano che il comparto zootecnico sia strategico per indirizzare le risorse e che queste vengano veicolate a che realmente vive di agricoltura e a che investe nell’innovazione e nella selezione. Ci auguriamo anche che venga dato un seguito a quanto promesso dalla politica sul tema della revisione delle zone vulnerabili ai nitrati, anche a fronte del risultato della ricerca avanzata dall’Ispra. Se ne parla da anni ma nessuno fino a poco tempo fa ha avuto il coraggio di renderlo pubblico e noi allevatori abbiamo dovuto affrontare questa problematica di tasca nostra investendo in strutture e ed in denaro per acquisire nuovi terreni o convenzioni. E’ bene ricordare la vetrina dell’evento Expo 2015 che farà riferimento ad un aspetto fondamentale di interesse di tutto il mondo ovvero l’alimentazione; noi allevatori siamo in stretto rapporto con tale interesse in quanto siamo in stretto rapporto con la gestione del suolo, dell’acqua e del cibo. Abbiamo una responsabilità nei confronti di tutta la collettività e ci mettiamo la faccia e sacrifici ogni giorno, con ogni situazione climatica ed ecco perché l’AIA e tutto il Sistema Allevatori parteciperà a tale evento e sarà presente anche sull’Albero della Vita che rappresenta il simbolo dell’Expo 2015 e che rappresenta un messaggio forte di presenza e di impegno.” Mantovalleva Magazine • www.apa.mn.it • 9 TrLa genetica e la genomica, sua naturale evoluzione, è nel cuore degli allevatori. Lo dicono i premiati per l’anno 2014 del Master Breeder.” La genetica e la genomica, sua naturale evoluzione, è nel cuore degli allevatori. Lo dicono i premiati dell’edizione 2015 del Master Breeder, assegnato per le migliori performance produttive. Il futuro, dunque, passa per la ricerca e le biotech. Così lo vedono i migliori allevatori secondo il software che in maniera anonima prende in esame le stalle da latte iscritte all’Associazione mantovana allevatori, ma così dicono anche gli stessi protagonisti della zootecnia di casa nostra. 10 • Mantovalleva Magazine • www.apa.mn.it i premiati GALVANI STEFANO - San Giovanni del dosso cat.fino a 60 vacche MINELLI ARISTIDE E PINCELLA CESARINA - S.Benedetto Po cat. da 61 a 120 vacche Mantovalleva Magazine • www.apa.mn.it • 11 i premiati ERRERA HOLSTEINS di Errera Davide - S.Cataldo Borgoforte cat.da 121 a 180 vacche Az.Agr. SACCA VALENZA BENEDETTO di Valenza Nicola e Cesare ss - Pegognaga cat. da 181 e oltre 12 • Mantovalleva Magazine • www.apa.mn.it Corso per operatori pratici FA In occasione dell’assemblea annuale dei soci sono stati consegnati gli attestati di idoneità agli iscritti al corso organizzato dall’Associazione nei primi mesi dell’anno. Mantovalleva Magazine • www.apa.mn.it • 13 Junior La tarda primavera é ormai da molti anni la collocazione prediletta per lo junior show provinciale, svoltosi per il secondo anno consecutivo nella nostra sede di Tripoli, in concomitanza con l’assemblea annuale dei soci Ama. Un lungo e meticoloso lavoro di preparazione ha preceduto questo evento, che ha portato sul ring ben 39 vitelle, anche se il successo maggiore é forse quello aver messo in mostra le abilità di ben 36 ragazzi, distribuiti dai 6 ai 26 anni, molti dei quali al loro “battesimo” fieristico. Chiaramente numeri del genere, degni di un evento di caratura nazionale, non si sarebbero potuti concretizzare senza il supporto delle 18 aziende partecipanti, delle quali 5 meritano un plauso particolare come esordienti assolute. Per quanto concerne i ragazzi, numeri di questo rilievo provengono dal coinvolgimento nel progetto Dairy Club Mantova degli istituti agrari della nostra provin 14 • Mantovalleva Magazine • www.apa.mn.it cia(Gazoldo,Mantova,Palidano e San Benedetto), già protagonisti assoluti della giornata organizzata alla corte Strale, che hanno risposto con una partecipazione notevole. Un’altra consolidata partecipazione è quella dei ragazzi componenti il team Italy alla European School of Young Breeders (EYBS), che annualmente trova svolgimento in quel di Battice, in Belgio. Anche quest’anno nel team selezionato per rappresentarci in Europa, trova spazio un ragazzo del DC Mantova, Davide Ferro reduce da un’ottima stagione negli show della prima metà del 2015. La presenza dei ragazzi di AGAFI ci ha permesso, nella giornata di sabato, di usufruire della smisurata esperienza di Elio Noci, che nel ruolo di tutor nazionale è uno dei punti di riferimento per la preparazione e la conduzione dei soggetti nel ring. Grazie a lui abbiamo potuto organizzare una miniscuola di conduzione, riservata ai ragazzi alle prime Show 2015 armi, necessaria ad apprendere i primi e fondamentali rudimenti da utilizzare nel ring il giorno dello show. A conclusione di uno splendido sabato, la riproposizione di un appuntamento entrato nei cuori dei ragazzi, la cena in stalla, che diventa un momento di socializzazione e di condivisione. La domenica mattina, nello splendido ring allestito all’interno a causa del meteo ballerino, troviamo chiamato al giudizio di questa ottava edizione dello junior show Romolo Granata, allevatore e giudice della vicina provincia di Reggio Emilia, anche se di casa negli eventi organizzati a Mantova. La gara inizia con le vitelle da 6 a 9 mesi, talmente numerose da dover essere suddivise in due. Nella prima parte, composta da 11 soggetti, è vincente CME Atwood Gilda di CME Holsteins che supera Modolino Doorman Dori di Negro. La 6-9 mesi bis, che ha una vitella in meno rispetto alla parte precedente, vede al primo posto Strale MR Fabian Favalli Burns Lucente della Società Agricola Strale con riserva Zial Mascalese Laxtra di Zilocchi. Anche la 9-12 mesi è una categoria dai numeri cospicui, con ben 12 soggetti nel ring , ed anche in questo caso è un soggetto nato a Roverbella, alla corte Strale, a spuntarla. Strale Atlantic Serena anche in questo caso riesce a spuntarla su un soggetto di Zial Holstein, Zial Sparkling Lotta. Le ultime due categorie sono meno rappresentate, con solo sei animali presenti. La categoria da 12 a 15 mesi vede Strale Jordan Irene (gia campionessa assoluta allo junior show di Montichiari 2015) come campionessa seguita da Pi-val Hill 7° dell’Azienda Agr. Sant’Antonio di Piva come riserva. Anche nella categoria successiva, composta da soggetti da 15 a 18 mesi si impongono gli animali di Casalromano, sede dell’azienda Sant’Antonio. Mantovalleva Magazine • www.apa.mn.it • 15 Seguici anche su facebook: www.facebook.com/AssociazioneMantovanaAllevatori 16 • Mantovalleva Magazine • www.apa.mn.it Pi-val Didone Mandy e Pi-val End Story Carrie sono, nonostante la giovane età due veterane del ring e conquistano agevolmente la testa della categoria. Si giunge così alla finale dove Granata evidenzia, facendoli uscire dalla fila della campionesse, sei soggetti: campionessa e riserva 6-9 mesi prima parte, campionessa della 6-9 mesi seconda parte, campionessa e riserva della 9-12 e campionessa della 15-18 mesi. Alla fine la vittoria è una questione tra fratelli, Davide e Nicola Ferro, che preparano e conducono i soggetti della Strale. È sarà Strale MR Burns Lucente a prevalere sulla compagna Strale Atlantic Serena, con la menzione d’onore consegnata a Zial Sparkling Lotta. La seconda parte della mattinata è dedicata alle gare di conduzione con la suddivisione dei ragazzi in classi d’esperienza. I primi ad entrare sono i baby, che hanno il proprio limite di età a 12 anni, e per i quali il giudice non stila una classifica ma si limita ad elogiare ed incoraggiare tutti i partecipanti. Seguono gli esordienti, categoria molto eterogenea ma in larga parte composta da ragazzi provenienti dagli istituti agrari. Ed è proprio una giovane studentessa di Palidano, Vincenzi Eleonora, a spuntarla su tutti, dimostrando tranquillità e grande empatia con la propria vitella. Ultimi nel ring, ma non certo per capacita, i ragazzi della categoria esperti, nelle cui fila troviamo tutti i rappresentanti del team Italy in Belgio, tutti con notevoli individualità. Al temine è Davide Bertoletti del DC Emilia Romagna ad essere nominato come miglior conduttore, con Davide Ferro e Giacomo Negro a fargli compagnia sul podio. Ultimo atto, finalmente baciato dal sole, è la consegna dei diplomi di partecipazione e la canonica foto di rito sul prato. Da domani tutti al lavoro per settembre, destinazione Junior Show di Gonzaga. Mantovalleva Magazine • www.apa.mn.it • 17 STRALE DAY, UNIRE GIOVANI E FRISONA evento volto ad unire l’attivita’ giovanile Fabian Favalli 18 • Mantovalleva Magazine • www.apa.mn.it La splendida Corte Strale, azienda di proprietà della famiglia Cena ed ubicata in quel di Roverbella, ha fatto da cornice ad un evento volto ad unire l’attività giovanile, coordinata dal Dairy Club Mantova, con l’offerta educativa svolta negli istituti agrari della nostra provincia. Spesso infatti, l’integrazione tra scuola e mondo zootecnico si ferma alla fase teorica, impedendo agli allievi di sperimentare il contatto ed il lavoro con gli animali, fondamentale nella crescita formativa di un buon perito agrario. Molto è stato fatto negli anni, con l’istituzione degli stage in azienda, per consentire agli studenti di sperimentare il mondo del lavoro prima del diploma nella sua accezione generale. Il nostro esperimento consisteva nel portare i ragazzi a contatto con le buone pratiche di gestione degli animali, fino alla preparazione degli stessi per le fiere, attività che impone di creare agli animali livelli di benessere elevatissimi, onde consentirgli di essere presentati al meglio. Nella giornata di Domenica 12 Aprile si sono quindi ritrovati più di 60 ragazzi provenienti dai vari istituti agrari dislocati sulla provincia mantovana (Gazoldo, Mantova, Palidano e San Benedetto). Dopo i consueti saluti da parte della proprietà, rappre- sentata dall’Ing. Giovanni Cena, il direttore dell’APA Riccardo Gorzoni ha coordinato i vari interventi dei rappresentanti di AMA, Alberto Gandolfi e Fabio Piva, di ANAFI, Corrado Zilocchi, e dei presidenti di AGAFI Maria Cerri e Giacomo Negro, la prima in veste di coordinatrice nazionale ed il secondo da poco presidente provinciale. Filo conduttore di tutti gli interventi è stato il riconoscimento di quanto sia fondamentale il ruolo delle nuove leve all’interno di tutto il sistema allevatoriale, sia come nuovi imprenditori che come futura classe di tecnici, e di come la nostra associazione voglia essere parte di questo rinnovamento generazionale. La parte tecnica della giornata proseguiva poi con la visita aziendale e la spiegazione dei vari settori ad opera di Andrea Ferro, anima zootecnica della Strale. La parte teorica si concludeva quindi con l’intervento del dr.Caleffi (tenuto nella vecchia stalla legata e magistralmente ristrutturata) che presentava tutte quelle buone pratiche aziendali volte ad aumentare il livello di benessere negli animali. La mattinata terminava con il pranzo preparato dai ragazzi dell’AMA per le 120 persone intervenute, splendidamente alloggiate sotto il portico antistante la vecchia stalla. Il cuore della giornata tecnica si ravvivava al pomeriggio, quando sotto un caldo sole di mezza primavera, prendeva la parola Viki Singh per la parte relativa alla toelettatura. Pur giovane ma con un esperienza ed una fama a livello europeo, Viki mostrava ai ragazzi come valorizzare un soggetto con adeguata tosatura, capace di enfatizzare i pregi e minimizzare i difetti. La vera sfida veniva dopo, quando per una ventina di ragazzi avveniva il “battesimo” della tosatrice, che li vedeva cimentarsi per la prima volta dal vivo. Il tutto possibile grazie anche allo stupendo lavoro di preparazione di 10 vitelle svolto da Davide e Nicola Ferro, giovani pilastri del nostro club. Ma in una giornata pratica dedicata ai giovani non potevano mancare due momenti irrinunciabili. Il primo, sapientemente diretto da Corrado Zilocchi, è la gara di giudizio, nella quale si chiede di mettere in ordine decrescente quattro soggetti di età paragonabili e di motivare la propria graduatoria. Il secondo momento fondamentale è stata la conduzione degli animali L’integrazione tra scuola e mondo zootecnico spesso si ferma alla fase teorica” Strale Google Maps Mantovalleva Magazine • www.apa.mn.it • 19 appena tosati. In un ampio ring, adiacente alla zona di tosatura, i ragazzi hanno potuto sperimentare e cercare di apprendere come far muovere un animale, attività che nelle graduatorie degli junior show ha un peso notevole e spesso determinante. E’ così, tra ciuffi di pelo, segatura e capezze di cuoio si concludeva una giornata sicuramente diversa dal punto di vista educativo, ma zootecnicamente straordinaria. 20 • Mantovalleva Magazine • www.apa.mn.it BIGATTERA, NON C’E’ DUE SENZA TRE Pur temporalmente separati da quasi un mese, la giornata alla corte Strale e la lezione all’Itas Strozzi di Mantova sono legate a doppio filo. Perché ad unire questi due appuntamenti sono sia gli animali, come l’anno scorso provenienti dalla stalla della famiglia Cena, sia gli studenti, molti di quali erano stati protagonisti il 12 aprile. Alla base troviamo sempre la convinzione che una lezione di valutazione morfologica sia enormemente più efficace se fatta in presenza di soggetti veri e non semplici immagini stampate. E così, per il terzo anno consecutivo, il giorno 16 maggio una vacca ed una manza hanno trovato alloggio temporaneo nel giardino della Bigattera. Chiamati all’ascolto della lezione ed alla successiva prova pratica le classi terza D ed E, come sempre in precedenza preparate in aula dal Professor Fila, vero organizzatore e sostenitore di questa lezione un po’ particolare. Il primo soggetto ad essere presentato è stato Strale Jordan Irene, che ha offerto lo spunto per i criteri base di valutazione validi sia per le manze che per le vacche. Successivamente la discussione si è spostata su Strale Playboy Lola, primipara, che ci ha permesso di mostrare come un animale dovrebbe evolversi passando dalla giovinezza all’età adulta specie nella costruzione dell’apparato mammario. Al termine della spiegazione è toccato ai ragazzi cimentarsi con i numeri, per arrivare alla formulazione corretta del punteggio seguito poi dalla verifica fatta insieme ai ragazzi dei corretti valori nei parziali valutati, proposti dagli ispettori di razza presenti all’incontro. Sicuramente una giornata sempre così speciale ha bisogno di molti attori per riuscire con successo ed è naturale ringraziare in primis il dirigente scolastico Prof. Massimo Pantiglioni ed i professori coinvolti per il supporto fornito. Subito dopo un grazie alla Società Agricola Strale per i soggetti messi a disposizione e ad Andrea Ferro per aver collaborato nella preparazione e gestione degli animali. In ultima istanza un grande plauso a Comal, in questa occasione rappresentata da Luca Soave, per l’estrema professionalità e disponibilità messa in campo nella logistica. Mantovalleva Magazine • www.apa.mn.it • 21 Piu' Latte, Meno Costi! OTTIMIZZA LA TUA AZIENDA Il regime delle quote latte e' terminato e il prezzo del latte non e' dei migliori: affidati a Lely, Azienda leader nell'automazione del settore latte che con esperienza e competenza e' in grado di offrirti valide soluzioni per ottimizzare la tua produzione di latte, dall'alimentazione con Lely Vector e Lely Juno alla mungitura con Lely Astronaut A4, dalla pulizia dei grigliati con Lely Discovery fino ad arrivare all'illuminazione con Lely L4C e molto altro ancora. Contatta il Lely Center per Mantova: 3334414277 EVOLVE. www.lely.com innovators in agriculture Informazione pubblicitaria Lely Vector il sistema di alimentazione automatica Componenti - È necessario predisporre un’area coperta adiacente alla stalla dove sia possibile stoccare i componenti della razione necessari per alimentare la mandria fino ad un massimo di 3 giorni. Al di sopra di quest’area, denominata cucina, viene posizionato un binario su cui scorre una pinza che guidata da un software preleva di ciascun alimento la quantità necessaria per la razione stabilita dall’allevatore e la scarica nell’unità mobile. Quest’unità è provvista di una vasca di 2 metri cubi dotata di una coclea che provvede a tagliare e mescolare i vari alimenti; si muove grazie ad un motore elettrico e seguendo un striscia metallica installata a terra raggiunge la corsia di alimentazione dove distribuisce la miscelata, regolando la distanza dalla rastrelliera grazie ad un sensore. Funzionamento – Con Vector la razione è sempre garantita infatti il MFR quando passa in corsia rileva il livello del foraggio grazie ad un sensore: se il livello è sotto il minimo impostato si apre il cassone e viene rilasciato nuovo alimento altrimenti quello presente viene spinto verso l’animale. In questo modo a tutta la mandria- anche ai soggetti più remissivi- è garantito durante l’arco dell’intera giornata alimento fresco ed appetibile. Potenzialità – Un sistema dotato di un’unità mobile può gestire fino a 300 capi ma si adatta molto bene anche a stalle più piccole. Lely Vector può effettuare fino a 16 razioni diverse e a gestire fino a 32 tipi di prodotti differenti (16 con la benna e 16 con le coclee). Consumi – Lely Vector è un sistema a basso consumo di energia pulito, silenzioso e sicuro. Funziona totalmente ad energia elettrica, sia durante la miscelazione che durante gli spostamenti. E’ dotato di un motore elettrico a basso assorbimento (circa 25kW al giorno per alimentare circa 200 capi). Nella tabella a fianco, i litri/anno di gasolio dopo il Vector, sono quelli consumati per mettere i prodotti in cucina. Informazione pubblicitaria Flessibilità – Lely Vector è un sistema flessibile in quanto non essendo dotato di rotaie, ma muovendosi leggendo la rastrelliera e le pareti, o dove queste non sono presenti una striscia metallica di 9 cm fissata nella pavimentazione, può gestire tutte le rastrelliere presenti in azienda e se nel futuro ci saranno nuove rastrelliere sarà sufficiente programmargli il percorso da effettuare e il tipo di razione che si desidera. Manodopera –Il sistema Lely Vector non solo attua un risparmio I clienti attuali segnalano un risparmio di oltre otto ore a settimana rispetto a regimi di alimentazione effettuati una volta al giorno e all’avvicinamento ripetuto del foraggio alla mangiatoia. della manodopera, il rifornimento della cucina e la pulizia periodica sono gli unici interventi necessari. La cucina del sistema Lely Vector può conservare il foraggio necessario per tre giorni. Questo si traduce nella possibilità di pianificare le attività con grande anticipo ed avere più tempo libero che potrete sfruttare per gestire l’allevamento come preferite. PSR 2014/2020 – Lely Vector è un innovazione tecnologica che può essere introdotta nei piani di sviluppo rurali, funzionando totalmente ad energia elettrica non inquina, lavora in totale sicurezza, effettua un alimentazione di precisione e sempre fresca eliminando così gli sprechi, Lely Vector nel mondo e in Italia – Lely, inventore della mungitura robotizzata, nel 2012 introduce il sistema di alimentazione automatico Lely Vector con l’obiettivo di fornire un nuovo strumento rivoluzionario per l’alimentazione flessibile dei bovini, da latte e da carne, con foraggio fresco. Dopo 2 anni e mezzo Lely Vector è presente in venti diverse nazioni con centinaia di impianti. In Italia la vendita è iniziata nel 2015 e sono già in funzione 3 impianti nelle province di Treviso, Milano e Mantova. 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L’iniziativa procede da una collaborazione tra l’Associazione e l’Ufficio Economico dell’ambasciate israeliana a Milano, per la costituzione di una “ demo-farm “ che potesse ospitare una tecnologia israeliana tra quelle proposte presso il padiglione isaeliano in EXPO a Milano. La tematica scelta è stata quella della “sostenibilità delle produzioni zootecniche“. In questo senso, la nostra attenzione si è focalizzata sulla proposta TAYA che la TRIPLE-T sta proponendo in diversi ambiti oltre a quello agricolo e che si basa sull’applicazione di un trattamento nitro-denitro con un bassissimo consumo di energia. In sintesi , in due bacini posti a livelli differenti, ( foto n.1 e 2 ) si fa confluire il separato liquido di un refluo zootecnico e acqua: si opera quindi anche una forte diluizione. foto n. 1 28 • Mantovalleva Magazine • www.apa.mn.it foto n. 2 In essi sono presenti griglie o comunque supporti sui quali sono presenti dei particolari batteri. Lo spostamento dei queste masse di liquido da un bacino all’altro avviene secondo il principio dei vasi comunicanti sfruttando la pressione atmosferica e quindi a costo energetico pari a zero. Solo una turbina di 11 cavalli viene attivata nella fase finale del travaso Questi movimenti delle masse liquide da un bacino all’altro, inducono le fasi di aerobiosi ed anaerobiosi e quindi rendono possibile la riduzione dell’azoto totale trasformandolo in azoto molecolare. Il numero di fluttuazioni da un bacino all’altro dipende dalla tipologia del refluo e dalla percentuale di abbattimento che vogliamo raggiungere. L’impianto visitato e documentato nelle fotografie qui riportate, assicura il trattamento delle acque reflue dell’ intero kibbutz di Lahav cui si aggiungono i reflui di circa 12.000 suini allevati per la produzione di carne, ma anche per la possibilità di espiantarne organi per uso umano. Durante la nostra visita al kibbutz, abbiamo potuto vedere la sala operatoria per la valutazione di idoneità di un cuore di un suino, comunque destinato a macellazione per fine ciclo. (foto n.3) L’impianto da noi visitato ha la capacità di trattare circa 350 metri cubi di liquido al giorno, ed alimentato da due stoccaggi precedenti di sedimentazione della sostanza organica (ci sono tutti i reflui civili e zootecnici). Alla fine del trattamento, il refluo in uscita è veicolato ad altri bacini di stoccaggio destinati all’irrigazione delle piante. Il tutto in pieno deserto del Negev. foto n. 3 Pensando ad una possibile introduzione nelle nostre aziende alcuni punti sono da chiarire come ad esempio la temperatura di esercizio di questi batteri immersi nel fluido, la veicolazione e i pretrattamenti dei reflui dei fluidi da trattare con l’opportunità di sfruttare lo stoccaggio già esistente in azienda etc. Il basso costo energetico per l’esercizio di questi impianti (si parla di circa 40-50 cent per metro cubo trattato), lo rende però assolutamente interessante rispetto a tecnologie oggi presenti nei nostri allevamenti, molto più costose e complesse. L’importanza dell’acqua in Israele, ribadita dal concetto sottolineato in Expo “ Grow more with less “ (produci di più con meno), da sola ci fa intuire la serietà e percorribilità della proposta . Da anni è noto lo sforzo di questo paese nella tecnologia di precisione al servizio del comparto agricolo. E in questi tempi, anche da noi deve saper maturare e trovare spazio questo modo di pensare, perché abbondanza di un fattore produttivo non deve necessariamente coincidere con sciupìo o abuso. Se non per questioni di carattere etico, comunque per necessità di efficienza economica. Quindi nel prossimo futuro la nostra associazione attraverso i suoi strumenti di consulenza, avvierà un lavoro per studiare e monitorare la possibilità di introdurre nel nostro comparto agro-zootecnico, alcune di queste proposte, adattandole alle nostre aziende. La demo farm scelta per installare un modulo sperimentale della tecnologia TAYA è l’azienda Gemelli di Polesine di Pegognaga. Nel ringraziare l’azienda per la disponibilità, ricordiamo anche la possibilità nel prossimo futuro di visite guidate in azienda, facendo riferimento alle modalità e alle persone che verranno comunicate ai soci interessati da parte della segreteria dell’Associazione. Per chi intanto volesse vedere un esempio del funzionamento di questi tipi di impianti, è possibile farlo al link : http://www.triple-treatment.com/ Mantovalleva Magazine • www.apa.mn.it • 29 Il mercato Mon Il futuro del latte finisce sotto la lente di Clal, organizzatore del 5° Dairy Forum di Bardolino (Verona), appuntamento che coinvolge il sistema lattiero caseario mondiale, con relatori provenienti da ogni area del pianeta. Un summit di altissimo livello, che permette di leggere gli eventi e declinare al meglio le strategie imprenditoriali. In estrema sintesi, gli analisti convergono sul fatto che il 2015 dovrebbe accreditarsi su una stabilità dei 30 • Mantovalleva Magazine • www.apa.mn.it CLAL organizzatore In sintesi, gli analisti convengono sul fatto che il 2015 dovrebbe accreditarsi su una stabilità dei prezzi, tutt’altro che eccezionali, per riprendere una salita nel 2016.” del 5° DAiry forum a bardolino matteo bernardelli ondiale del latte? al 2016 prezzi, tutt’altro che eccezionali, per riprendere una salita nel 2016. “Situazioni impreviste come siccità, eventi climatici, guerre – osserva Angelo Rossi, fondatore di Clal e organizzatore, insieme al figlio Simone e alla sua squadra – potrebbero naturalmente cambiare rapidamente lo scenario, ma possiamo attenderci, al netto di eventi eccezionali, un 2015 all’insegna di una domanda moderatamente in crescita, in grado di non imprimere oscillazioni marcate alle mercuriali”. “Serve conoscere i dati, analizzarli e impostare strategie di intervento con grande rapidità”, afferma Rossi, che suggerisce l’idea di istituire un centro studi scientifici internazionale e incassa già i primi via libera nel corso del Dairy Forum. Ormai i mercati sono globalizzati e interconnessi, anche quando si pensa che non sia così. L’esempio calzante arriva dall’India, che con 140 milioni di Mantovalleva Magazine • www.apa.mn.it • 31 tonnellate, pari al 17% della produzione mondiale, è il primo Paese produttore (e anche consumatore) al mondo. Una realtà, rappresentata da stalle per il 48% costituite da meno di 2 vacche o bufale e nell’86% dei casi con meno di 10 capi. In totale, il numero di animali del settore lattiero si aggira intorno ai 300 milioni (200 milioni di vacche, 100 milioni di bufale). Il trend è in crescita, sia in termini di produzioni che consumi. “Nel 2020 la produzione dovrebbe arrivare a 181 milioni di tonnellate di latte vaccino e bufalino”, prevede Rupinder Singh Sodhi, manager di Amul, cooperativa fondata nel 1946, che ha un fatturato oggi intorno ai 4,6 miliardi di dollari, grazie a una base di 3,3 milioni di famiglie-fornitrici, situate in 17mila villaggi del subcontinente indiano. “Desideriamo incrementare la nostra produzione e i consumi di latte, ma in autonomia, perché il nostro è un mercato estremamente particolare – spiega Sodhi -. Nel recente passato, un import del 2% del fabbisogno ha comportato inaspettatamente il crollo del prezzo del latte in India e noi non possiamo permetterci una volatilità troppo marcata, perché altrimenti le famiglie non riuscirebbero più a mantenersi con uno o due animali e dovrebbero disfarsene, mettendo in pericolo la stessa struttura del sistema produttivo indiano”. Senza costi di produzione rilevanti, il latte oggi in India viene pagato 42 centesimi di euro al litro. Asia e Medio Oriente hanno un peso crescente nell’equilibrio del mercato globale, seppure la Cina abbia intrapreso un percorso di crescita interna. In aprile, infatti, se si escludono il +23,8% del latte per l’infanzia e il + 3,43% sul latte confezionato, i parametri tendenziali sono tutti negativi: -64,67% l’import di polvere di latte intero, -35,02% l’import di burro. Il mercato in futuro sempre di più sarà connesso all’export, che per i grandi produttori di latte (fra cui l’Unione europea) rappresenterà la main strategy per crescere. In che modo, poi, si potranno incrementare le esportazioni dipenderà molto dalle filiere, dai grandi player, dalle situazioni internazionali. L’embargo russo, ad esempio, ha creato non poche difficoltà all’Ue-28, con alcuni Stati che sono riusciti a triangolare l’export verso la Federazione Russa servendosi della Bielorussia come Paese-ponte. L’europarlamentare Paolo De Castro, in collegamento col Dairy Forum di Clal, si mostra moderatamente ottimista sull’atteggiamento degli Stati Membri che 32 • Mantovalleva Magazine • www.apa.mn.it potrebbero revocare le sanzioni alla Russia nelle prossime settimane. Anche sull’accordo di libero scambio commerciale fra Ue e Usa (Ttip), De Castro, che è relatore permanente per l’Unione europea, è fiducioso in un esito positivo, anche nella tutela di Dop e Igp. La pensa diversamente Michel Nalet, presidente della European Dairy Association (Eda), che dal palco invia all’ex ministro del governo Prodi un messaggio molto chiaro: “L’Europa non ci sta aiutando sul versante dell’internazionalizzazione, dell’evoluzione del negoziato sul Ttip sappiamo poco e in Asia, mentre altri paesi stanno cercando canali diplomatici e commerciali per poter esportare prodotti lattiero caseari, Bruxelles è del tutto assente”. E non è affatto secondario avere delle soluzioni per poter destinare il surplus produttivo che, nei calcoli di Eda, per l’Europa dovrebbe salire a 25 milioni di tonnellate nel 2024, dal momento che le produzioni arriveranno a 170 milioni di tonnellate, a fronte di un consumo di 145 milioni. Quali direzioni potrà prendere l’eccedenza in Europa, Stati Uniti e Australia? Per Giulio Mengoli, presidente di Tetrapack Italia, saranno i Paesi in via di sviluppo a incrementare i propri consumi, oggi a 27 litri pro capite, contro i 54 dei Paesi sviluppati. Le rotte saranno verso l’Africa, il Medio Oriente, il Sud-Est Asiatico, la Cina. A riguardo Fonterra ha strategie ben definite. Lo dice chiaramente Francis Reid, Policy and Advocacy manager del gruppo che nella sola Nuova Zelanda raccoglie 1,7 miliardi di litri di latte e ha una rete globale di quasi 11mila produttori. “Entro il 2025 – rivela Reid – vogliamo raggiungere due miliardi di clienti nel mondo”. Che cosa si esporterà nel mondo? Commodity lattiero casearie, senza dubbio, ma non solo. “I consumatori chiedono prodotti specifici, una storia produttiva alle spalle, sicurezza alimentare, prodotti che emozionino”, chiarisce Mengoli. L’Italia, che dirotta il 51% del latte alle produzioni Dop, dovrebbe trarne adeguati vantaggi. Ma la crisi e la diminuzione dei consumi, almeno nel mercato domestico, si fanno sentire e influiscono sulle strategie per la penetrazione del mercato. Tanto che, afferma Francesco Biella di Iri, “il 28%, in termini di valore, dei formaggi Dop a pasta dura in Italia, è stato venduto in promozione”. Il colosso danese Gea, invece, ha adottato la linea degli “ingredients”, grazie a impianti in grado di diversificare, ridurre i costi e innalzare la sicurezza alimentare, “perché bisogna poter raggiungere mercati lontani e poter avere un’offerta differenziata, che intercetti magari nuovi consumatori”, dice Mortem Lykke Poulsen, global innovation manager di Gea. “Il siero – prosegue – una volta o veniva buttato via oppure era destinato a scopi zootecnici. Oggi le innovazioni hanno portato a una sua valorizzazione”. Per il futuro: diversificazione ed export Il valore aggiunto del Dairy Forum di Clal non è solamente il fatto che si possono incontrare i grandi rappresentanti del mondo lattiero caseario, ma riguarda la possibilità di confrontarsi. Ascoltare le strategie delle grandi cooperative mondiali, i player industriali, i trasformatori, i modelli di mercato che vanno ben oltre i confini di un continente è il plus che Angelo Rossi e la squadra di Clal regala agli invitati. Un patrimonio immateriale, che si aggiunge a quanto si trova tutto l’anno sul sito di Clal, che permette di posizionare la barra nelle acque – non sempre calme – del mercato. Angelo Rossi, moderno Socrate, esercita la maieutica per portare a galla le soluzioni più idonee per affrontare le dinamiche mondiali. Ritengo che il sistema lattiero caseario nazionale debba porsi alcune riflessioni. Le Dop sono un grande valore, raccontano la storia e l’unicità del Made in Italy, ma sono sufficienti per un confronto mondiale? Se il 28% in valore, dei formaggi Dop è venduto in promozione, siamo sicuri che le denominazioni d’origine possano – da sole – costituire l’ancora di salvezza per gli allevatori italiani? Siamo poi così sicuri che i paesi che maggiormente stanno potenziando i consumi interni sul fronte lattiero caseario conoscano e apprezzino le Dop? Se invece fosse meglio affermare il Made in Italy attraverso altri prodotti? Se all’estero le cooperative si aggregano, anche a livello internazionale, per poter contare su numeri più grandi, maggiore efficienza produttiva, per accrescere le capacità di penetrare i mercati esteri, non è forse il caso che anche le nostre cooperative percorrano la via del rafforzamento? E se anziché essere due o tre o quattro cooperative si costruisse un’alleanza fra mondo cooperativo e industriali, sarebbe così scandaloso? I futures e il Global Dairy Trade sono strumenti per contrastare (e non per eliminare) la volatilità dei mercati. Sono potenzialità anche per il mercato italiano? Se sì, a quali condizioni? Solo alcune domande di un cronista agricolo curioso. Le risposte le lascio agli imprenditori, naturalmente. Mantovalleva Magazine • www.apa.mn.it • 33 LUCIO MINGHELLI Quote latte addio, si volta pagina Dibattito ama ” “Primo aprile 2015. Una data che incrocia l’economia con la storia. Esattamente come il 25 marzo 1957, che con il Trattato di Roma porta alla nascita della Comunità economica europea (antesignana dell’Ue), o come l’1 gennaio 2002, che coincide con l’entrata in circolazione dell’euro, moneta dell’Europa unita e di 19 dei 28 Stati Membri. Dopo 21 anni, il 1° aprile di quest’anno ha sancito l’inizio del regime di libera produzione del latte nelle stalle europee. Il giorno prima, il 31 marzo, è stato l’ultimo giorno del regime che ha imposto un tetto produttivo agli Stati dell’Unione europea, in base a una quota stabilita in sede comunitaria. Una data che l’Associazione mantovana allevatori ha voluto celebrare con un convegno nella propria sede, invitando a confrontarsi il professor Ermanno Comegna (economista agrario), il presidente dell’Ama, Alberto Gandolfi, il presidente di Coldiretti Mantova, Paolo Carra, il vicepresidente di Confagricoltura Mantova, Alberto Cortesi, il direttore di Cia Lombardia Est, Mario Lanzi. Con una relazione di Angelo Rossi, fondatore di Clal, portale di riferimento per il mercato lattiero. caseario, seguito in oltre 180 Paesi. La fine delle quote latte, che nei Paesi Bassi, nazione 34 • Mantovalleva Magazine • www.apa.mn.it fortemente vocata alla produzione lattiera e alle esportazioni, hanno ribattezzato da tempo il 1° aprile 2015 come “Liberation Day”, festa della Liberazione. Le quote latte sono state un provvedimento che l’assessore all’Agricoltura della Lombardia, Gianni Fava, ha definito “una sciagura per il sistema, che non ne ha tratto alcun beneficio, e ha penalizzato gli allevatori, qualunque atteggiamento abbiano tenuto nei confronti di un obbligo insensato come quello di distogliere risorse dallo sviluppo aziendale per acquistare diritti cartacei a mungere”. In effetti, non serve un economista per scoprire che se un allevatore è costretto, per rispettare una regola, a investire in quote di carta (comprarle o affittarle, a seconda dei prezzi del mercato) anziché in tecnologie, strutture, know how, dipendenti, terreni, animali, qualcosa non quadra. La fine delle quote latte, che nei Paesi Bassi, nazione fortemente vocata alla produzione lattiera e alle esportazioni, hanno ribattezzato da tempo il 1° aprile 2015 come “Liberation Day”, festa della Liberazione. Le quote latte sono state un provvedimento che l’assessore all’Agricoltura della Lombardia, Gianni Fava, ha definito “una sciagura per il sistema, che non ne Primo Aprile 2015 inizio del regime di libera produzione del latte nelle stalle europee” Prof. Ermanno Comegna economista agrario ha tratto alcun beneficio, e ha penalizzato gli allevatori, qualunque atteggiamento abbiano tenuto nei confronti di un obbligo insensato come quello di distogliere risorse dallo sviluppo aziendale per acquistare diritti cartacei a mungere”. In effetti, non serve un economista per scoprire che se un allevatore è costretto, per rispettare una regola, a investire in quote di carta (comprarle o affittarle, a seconda dei prezzi del mercato) anziché in tecnologie, strutture, know how, dipendenti, terreni, animali, qualcosa non quadra. “Quando vennero adottate – racconta il professor Holger Thiele dell’Università di Kiel – l’obiettivo era stabilizzare i prezzi e, teoricamente, il sistema delle quote latte può essere visto come un modello di gestione dell’offerta. Le quote avrebbero potuto portare a un aumento dei prezzi del latte, ma ottenere un simile risultato avrebbe comportato un’applicazione restrittiva del sistema, con dazi molto elevati, protratti nel tempo per molti anni e attraverso l’imposizione di barriere nei confronti dei mercati mondiali”. Una ricetta inapplicabile per l’Europa, come ribadisce Thiele: “Per noi è necessario esportare e non possiamo frapporre barriere. Ecco perché il sistema delle quote non può funzionare: è troppo costoso e inadatto alla natura stessa dell’Ue”. E questo senza fare riferimento alla gestione italiana del regime, che ha avuto così tanti inciampi che è meglio stendere un velo pietoso e proseguire, pur schierandosi sempre nella legalità. A questo punto, secondo Fava, “ha ragione il presidente dell’Associazione mantovana allevatori, Alberto Gandolfi, quando raccomanda di guardare ormai avanti, perché quella delle quote latte è una pagina chiusa”. Intanto, la produzione di latte per l’annata 2014/2015 ha visto un aumento della quota nazionale produttiva, nonostante la frenata del primo trimestre dell’anno. I dati Agea, elaborati da Coldiretti, parlano di un incremento di 2,409 milioni di quintali, il +2,23% rispetto alla campagna precedente. “L’Europa fa poco o nulla per placare le inquietudini dei produttori di latte – dice Comegna -. L’Ue continua a ripetere che è tutto sotto controllo, proprio mentre si accinge a incassare 900 milioni di euro per multe latte dell’anno 2013-2014”. Quanto alla cosiddetta “safety net”, la rete di sicurezza a tutela degli allevatori, ricorda Comegna, “il paletto al di sotto del quale scatta il sostegno è stato fissato da Bruxelles a quota 21,7 centesimi al litro. Nel 1983 il prezzo garantito del latte doveva essere 30 centesimi”. Una modifica deteriore, par di capire. E un futuro ancora incerto, dal momento che fino al 2024 i prezzi di sostegno agli stock rimarranno invariati. A conti fatti, analizza Comegna, “la fine delle quote si rivela un danno per gli allevatori, che hanno investito per acquistare le quote e si ritrovano con un pugno di mosche in mano, perché il loro valore è zero”. Angelo Rossi e Matteo Bernardelli Mantovalleva Magazine • www.apa.mn.it • 35 Da sinistra Mario Lanzi, Alberto Cortesi, Paolo Carra e Alberto Gandolfi Paolo Carra, presidente di Coldiretti Mantova, si definisce ottimista. “Abbiamo le opportunità di crescere in un mercato libero – sottolinea – ma abbiamo bisogno allo stesso tempo di alcune regole, perché un sistema selvaggio non offre garanzie e le produzioni Dop per le quali destiniamo il 51% del nostro latte non può competere con i formaggi generici o le polveri del Centro-Nord Europa o con le economie di scala dell’Oceania”. Non serve, secondo Carra, “appesantire la filiera nazionale con nuove regole, ma aumentare la tutela e le sinergie fra le Dop, a partire dai due prodotti a pasta dura, Grana Padano e Parmigiano-Reggiano”. Inoltre, Carra prevede che l’Italia “scivoli verso una produzione di 79-80 milioni di quintali di latte”. Per il vicepresidente di Confagricoltura Mantova, Alberto Cortesi, “se fossimo stati in un regime protetto come quello del Canada, che ha un sistema di quote produttive più efficiente, avremmo un prezzo del latte superiore. Si trattava di essere in grado di cogliere delle opportunità, con l’aiuto di un sistema di filiera strutturato per penetrare sui mercati esteri. Così, purtroppo, non è stato”. La strategia per il futuro, secondo l’opinione di Mario Lanzi, direttore di Cia Lombardia Est (Mantova, Brescia, Cremona), “va indirizzata per accrescere la competitività, a partire dalle strutture produttive, comprese le stalle”. “Purtroppo paghiamo l’atteggiamento tenuto nel corso di questi anni – prosegue – perché sulle quote abbiamo sempre avuto un atteggiamento laico: ce le hanno assegnate e nessuno le ha mai applicate. E così, anziché programmare autonomamente e responsabilmente, abbiamo dato questo potere allo Stato. Con il risultato che ora le programmazioni le faranno gli industriali”. 36 • Mantovalleva Magazine • www.apa.mn.it Gandolfi (Ama): “Creare valore aggiunto da Dop e Made in Italy” “Il sistema delle quote, negli ultimi 18 anni in particolare, ha decimato il nostro mondo. Avrebbe dovuto dare un sostegno ai produttori, alla filiera e ai consumatori, nell’ottica dell’Europa, ma non lo ha fatto”. Così Alberto Gandolfi, presidente dell’Associazione mantovana allevatori, commenta le quote. Il futuro, per i produttori italiani, si gioca sul campo della qualità. Anche grazie all’Ama. “Siamo la casa di tutti gli allevatori – ribadisce – e abbiamo una missione, oggi più che mai, da affrontare: creare valore sulle produzioni tipiche e sugli elementi intrinseci del nostro valore, che passa anche attraverso la nostra genetica”. Qualità e tipicità si identificano anche con l’italianità delle produzioni. “Da Mantova siamo stati i primi a partire con Italialleva, marchio che identifica il 100% Made in Italy – prosegue Gandolfi -. E questo perché il consumatore chiede prodotti italiani, in quanto riconosce a carne e latte di casa nostra garanzie superiori”. Un’idea supportata anche dal fatto che l’Italia non ha avuto scandali che hanno minato la credibilità del comparto allevatoriale, a differenza di altre situazioni in Europa e nel mondo. Per il settore lattiero caseario, Gandolfi è netto: “Il futuro è rappresentato dalle Dop, vera leva di competizione per la filiera, in grado di coniugare la sostenibilità economica e ambientale con un valore aggiunto superiore rispetto alle commodity”. Lombardia e Mipaaf impegnate per il rilancio del settore Anche le istituzioni si muovono per sostenere la filiera e garantire un futuro al latte italiano. Azioni forti per contrastare un fenomeno diffuso: la chiusura delle stalle e il conseguente abbandono dei territori. “Senza un presidio efficace – spiega l’assessore all’Agricoltura della Lombardia, Gianni Fava – il rischio è che si ripetano i disastri legati all’incuria, con conseguenti episodi di dissesto idrogeologico, sinonimo purtroppo molto spesso di tragedie”. I numeri di questa discesa negli inferi sono tutt’altro che confortanti. Dall’inizio della crisi, infatti, in Italia hanno chiuso oltre 10.000 stalle da latte, oltre il 60% delle quali si trovava in montagna. Dati alla mano (fonte: Coldiretti) sono sopravvissute appena 35mila stalle che hanno prodotto nel 2014 circa 110 milioni di quintali di latte, mentre sono circa 86 milioni di quintali le importazioni di latte equivalente. Questo significa mettere a rischio c’è un settore che rappresenta la voce più importante dell’agroalimentare italiano, con un valore di 28 miliardi di euro e quasi 180.000 occupati nell’intera filiera. La Lombardia. Sul fronte del prezzo del latte, sono in corso i Tavoli a Milano, convocati da Regione Lombardia. La proposta dell’assessore Fava, allo studio anche da un parallelo comitato tecnico, supportato da Smea-Università Cattolica, punta all’indicizzazione del prezzo, prendendo anche come riferimento i mercati delle principali Dop casearie: Grana Padano e Parmigiano-Reggiano. Il Mipaaf. Piano di azioni anche dal ministero delle Politiche agricole. “Con il decreto di fine aprile – afferma il ministro Maurizio Martina - abbiamo dato le prime risposte urgenti con l’attuazione della decisione comunitaria per rateizzare in 3 anni, senza interessi, le multe Ue dell’ultima campagna e l’ampliamento delle possibilità di compensazione tra produttori. La nostra priorità è la tutela del reddito degli allevatori”. “Il decreto latte – prosegue Martina - dà un segnale chiaro in questo senso, introducendo strumenti nuovi in un sistema che affronta una fase cruciale come la fine delle quote. Vogliamo accompagnare il settore verso la ripresa e con nuovi rapporti di filiera. Per questo abbiamo previsto per la prima volta un organismo interprofessionale che possa decidere, così come abbiamo chiarito che i contratti di vendita devono avere una durata minima di 12 mesi. Allo stesso tempo rafforziamo il ruolo dell’Antitrust per contrastare pratiche sleali e monitorare l’andamento dei costi di produzione. I nostri allevatori meritano di veder riconosciuto il grande lavoro che fanno sul fronte della qualità”. Campagna di comunicazione. “Puntiamo a far crescere i consumi interni - spiega il ministro - attraverso una campagna straordinaria di comunicazione sulle qualità nutritive del latte fresco e con operazioni mirate di promozione dei prodotti Dop e Igp nella grande distribuzione organizzata che partiranno a breve”. Internazionalizzazione. “Sul fronte dell’export – precisa Martina - i grandi formaggi Dop italiani saranno protagonisti assoluti del Piano di internazionalizzazione del Made in Italy che stiamo portando avanti con il ministero dello Sviluppo economico. Vogliamo andare oltre la quota di 2,2 miliardi di euro del 2014 e consolidare la nostra presenza su mercati strategici, andando all’attacco dei prodotti Italian sounding. E, per il sostegno operativo e finanziario alle esportazioni dei prodotti 100% italiani, anche l’Isa rafforzerà il suo impegno nelle aziende del settore. Abbiamo tanto lavoro da fare anche sul fronte della promozione ed Expo deve servire proprio a mettere a fattor comune gli elementi di forza che abbiamo. Fuori dai nostri confini c’è una grande domanda di Italia, dobbiamo saperla intercettare con i nostri straordinari prodotti lattiero caseari”. Mantovalleva Magazine • www.apa.mn.it • 37 Nutri service ® Applicazioni potenti, per raggiungere performance d'eccellenza. Extension Service Ricerca e Sviluppo Laboratori o Analisi Prodotti Da quasi 30 anni portiamo i nostri Clienti al top dei risultati... nutriservice.it • Mantovalleva Magazine • www.apa.mn.it Via38dello Strone 8A • 25020 San Paolo (Brescia) • Tel. +39 030.9979331 • Fax +39 030.9970035 • [email protected] LE AZIONI DEL MIPAAF PER IL SETTORE LATTIERO CASEARIO 1. Decreto latte Le azioni previste in materia dal decreto approvato lo scorso aprile dal Consiglio dei Ministri sono: a) Attuazione rateizzazione 3 anni senza interessi per le multe ultima campagna La norma prevede l’attuazione della disposizione comunitaria per il pagamento delle multe per l’ultima campagna lattiera in 3 anni e senza interessi. Gli allevatori interessati potranno presentare domanda all’AGEA entro il 31 agosto 2015. b) Compensazione quote ultima campagna Per non gravare ulteriormente sugli allevatori che devono confrontarsi con un mercato in difficoltà, con la norma si amplia la possibilità di compensazione tra produttori, nell’ambito della quota nazionale, per l’ultima campagna consentendo a chi ha superato le quote fino al 12% di compensare fino al 6%, cosa che prima non era prevista e che vedeva scattare la sanzione sull’intera percentuale di splafonamento. c) Contratti di vendita del latte scritti e con durata minima di un anno Con il decreto viene ribadita la necessità del contratto scritto come previsto dall’art. 62 del decretolegge n. 1 del 2012, ma si introducono delle decisive novità: - la durata minima è fissata a 12 mesi; - il contratto deve espressamente contenere il prezzo da pagare alla consegna che può essere fisso o legato a fattori stabiliti nel contratto, come indicatori di mercato, volume consegnato e qualità o composizione del latte crudo consegnato; d) Creazione dell’Interprofessione del latte per organizzare la filiera Per superare le debolezze strutturali della filiera si sancisce: - la creazione di un unico organo interprofessionale, che potrà prendere decisioni valide “erga omnes” come accade in altri Paesi europei come la Francia; - che l’Interprofessione ha un campo d’azione che comprende le regole di produzione, la commercializzazione, la promozione, i contratti tipo, la tutela ambientale e la ricerca. e) Rafforzamento del contrasto alle pratiche di mer- cato sleali con Antitrust Viene rafforzato il livello di tutela degli allevatori e dei produttori di latte, attraverso una riforma dell’art. 62 che prevede: - monitoraggio dei costi medi di produzione del latte crudo da parte di Ismea, secondo le metodologie stabilite dal Ministero delle politiche agricole. I dati verranno elaborati mensilmente e, come chiarito dalla stessa Autorità garante della concorrenza, costituiranno un benchmark ai fini delle segnalazioni all’Antitrust ai sensi dell’articolo 62; - inasprimento delle sanzioni per violazioni delle prescrizioni dell’art. 62 con multe che vengono innalzate da 3 mila fino a 50 mila euro; - l’Ispettorato repressione frodi del Mipaaf (ICQRF) potrà segnalare all’Antitrust le presunte violazioni dell’articolo 62. 2. Campagna di comunicazione sul latte fresco Per contrastare il calo dei consumi di latte fresco in Italia, è prevista la realizzazione di una campagna di informazione sulle qualità nutritive e sui benefici del consumo di latte. 3. Campagna di promozione dei prodotti Dop e Igo nella Gdo italiana All’interno dei punti vendita della grande distribuzione organizzata a livello nazionale saranno realizzate iniziative di promozione e informazione che valorizzino i prodotti Dop e Igp attraverso spazi e percorsi dedicati, insieme a un’azione di promozione che li supporti. 4. Piano internazionalizzazione del Made in Italy con progetto grandi formaggi Dop italiani I grandi formaggi a denominazione italiani saranno assoluti protagonisti del Piano del Governo a supporto delle esportazioni agroalimentari. Tra le azioni previste, infatti, ci sono partecipazioni a fiere internazionali, azioni sulla Gdo e campagne di contrasto all’Italian sounding. 5. Sostegno alle esportazioni di prodotti 100% italiani L’Istituto sviluppo agroalimentare rafforzerà l’impegno e gli investimenti a sostegno di azioni a supporto di export produzioni lattiero casearie italiane, attraverso l’ingresso nel capitale delle società e con altri strumenti di supporto finanziario. Mantovalleva Magazine • www.apa.mn.it • 39 Il “campo prove” anche quest’anno presso l’azienda Belletti di san martino dell’argine PROVE DI CAMPO 2015 per i cereali Lunedi 14 maggio si è svolta la consueta giornata dimostrativa delle prove di campo riguardanti gli erbai autunno-vernini. Anche quest’anno l’azienda Belletti di San Martino dell’Argine, si è prestata per adibire il “ campo prove “. Un doveroso ringraziamento va dato a loro per l’eccezionale lavoro svolto, che ha potuto mettere a disposizione dei partecipanti all’incontro una visione ottimale dei materiali. Purtroppo quest’anno, alla qualità dei foraggi e della cura e perizia nella preparazione della giornata, ha fatto da contraltare la scarsità di partecipazione. Un appuntamento tecnico in 40 • Mantovalleva Magazine • www.apa.mn.it definitiva molto interessante più per le ditte sementiere che hanno visto i materiali a confronto, che non per gli allevatori, i veri fruitori. Merito quindi ai pochi ma qualificati allevatori e tecnici agronomi di altre APA della Lombardia che hanno partecipato. I porcelloni misuravano 163 metri di lunghezza e 4,30 di larghezza per una superficie complessiva di 722,40 mq ciascuna. I quattro mezzi adoperati per la raccolta sono stati pesati per l’individuazione della tara. marco bellini e enea guidorzi li autunno-vernini da foraggio Le operazioni colturali eseguite sono qui riassunte: OPERAZIONI ESEGUITE liquamazione + aratura fine ottobre semina OPERAZIONI ESEGUITE LIQUAME BOVINO 75 m3 / ha QUANTITA’ DI SEME CONSIGLIATO DALLA DITTA fine marzo concimazione in copertura NITRATO AMMONICO (27% N) 300 kg/ha 3a decade aprile trattamento fungicida ZANTARA (1,5 litri/ha) Mantovalleva Magazine • www.apa.mn.it • 41 Nel riquadro sotto riportato, sono elencati i materiali seminati e le ditte di appartenenza. C A M P O D I M O S T R A T I V O F O R A G G E R E 2 0 1 5 ( AZ. BELLETTI ) superficie da seminare per ciascuna varietà = m2 1000 circa VARIETA' HYT MAX KULULA ORVAL COLLEGIAL EL PASO TRITIKON HYTPRIME ATENON PAJERO ARABELLA ETHIC HYMACH HYSTAR LUDWIG NORENOS ALKOR MACISTE ERCOLE CAP MIX TORRAZZO DRY-FEED DRY-FEED + PIS FOR MANTOVA PRO silopro 42 • Mantovalleva Magazine • www.apa.mn.it DITTA SPECIE SEMFOR APSOVSEMENTI BUNDESAMT CUCCHI CARLA-IMPORT sem SEMFOR APSOVSEMENTI SEMFOR TRITICALE ORZO APSOVSEMENTI RENK VENTUROLI frumento BUNDESAMT CUCCHI SEMFOR farro ECO SYSTEM CAP CR SEMFOR APSOVSEMENTI erbaio I rappresentanti e responsabili tecnici di queste si sono avvicendati nella descrizione delle varietà proposte, soffermandosi sulle peculiarità delle stesse, sullo stadio fenologico al momento della visita in relazione anche all’influenza, sulle stesse, dell’andamento climatico. Ne è derivato un utile confronto tra tecnici ed allevatori in relazione alle migliori destinazioni d’uso (fieno, insilato), sulle più convenienti epoche di taglio e caratteristiche nutrizionali (di estrema importanza per il ruolo di questi foraggi nei piani di razionamento delle lattifere e della rimonta). Circa 10 giorni dopo la visita guidata, al momento della raccolta, abbiamo effettuato il campionamento dei materiali che sono stati analizzati presso il laboratorio dell’Ersaf al centro aziendale della “Carpaneta“ di Bigarello. Contestualmente sono stati rilevati i pesi dei materiali che, alla luce delle analisi successive hanno potuto dare delle indicazioni precise sulle produzioni di sostanza secca per ettaro. I parametri scelti per le analisi sono quelli che più interessano nella formulazione dei piani di razionamento e riguardano in particolare oltre alle proteine, l’analisi delle frazioni fibrose e degli zuccheri. Il lavoro sopra descritto curato dai Dottori Agronomi Enea Guidorzi e Gabriele Caleffi, del Servizio di Consulenza dell’Apa di Mantova, ha prodotto la mole di dati di seguito proposta nella tabella nella pagina seguentec e che vorremmo brevemente commentare per stimolare qualche riflessione. 1. la predisposizione all’allettamento di alcune specie (indicate con l’asterisco) suggerisce cautela sulla loro scelta di coltivazione per i problemi relativi alla raccolta ed alla sanità del prodotto finale; 2. la media del contenuto di ss dei foraggi raccolti, discretamente bassa, indica che le colture non avevano raggiunto una sufficiente maturazione, e di conseguenza le produzioni di ss per ha avrebbero potuto essere maggiori; 3. tutti i triticali hanno superato la media di campo per quanto riguarda la produzione di ss, tranne il n° 13 che, per contro presenta le migliori caratteristiche qualitative; 4. tutti i triticali evidenziano buoni valori nutrizionali per quanto riguarda NDF,ADF E ADL e % di amido, non assecondati tuttavia dal contenuto proteico (inferiore alla media di campo); 5. a conferma dei rilevamenti del 2014 le maggiori percentuali di PG sono state registrate nei miscugli contenenti leguminose (campioni n° 3-5-6-7), non confortate peraltro da soddisfacenti produzioni di ss; ADATTABILITÀ AL METODO DI RACCOLTA E CONSERVAZIONE Le osservazioni di campo permettono di classificare gli erbai foraggeri in funzione della loro adattabilità ai due principali metodi raccolta e conservazione: • la trinciatura diretta e l’insilamento permette di conservare appieno il patrimonio di proteine contenute nelle foglie delle essenze leguminose degli erbai misti , che viceversa verrebbe dissipato con i ripetuti rivoltamenti imposti dalla fienagione; • la medesima tecnica sarebbe indicata anche per le essenze caratterizzate da spighe aristate per prevenire possibili problemi dovuti alla presenza di spighe integre nel foraggio affienato; • la tecnica della fienagione per contro si addice in particolar modo ai frumenti, sia in purezza che in consociazione con avena e/o loiessa. La mattinata, si è conclusa con il sapiente intervento curato dallo chef Fabrizio Sanfelici, che ancora una volta non ha tradito le attese dei convenuti. Mantovalleva Magazine • www.apa.mn.it • 43 SP EC N° IE CAMPO DIMOSTRATIVO FORAGGERE 2015 Azienda BELLETTI produzione q / ha tal quale sost. produzione q secca / ha s.s. % NDF % 1 506,64 28,60% 144,90 63,51 2 451,27 26,50% 119,59 520,49 22,60% 512,18 Ceneri Proteina Ceneri ADF % ADL % ADF‐ADL CSA % NDF % % % 1,56 37,30 7,77 2,66 7,60 16,68 63,46 1,22 36,62 6,44 1,86 8,52 13,46 117,63 60,80 0,87 37,72 7,46 1,57 11,32 9,95 25,50% 130,61 66,34 1,13 39,63 6,76 1,97 6,85 12,55 562,02 20,30% 114,09 64,39 1,14 40,69 7,56 2,41 9,97 8,51 6* 564,78 19,20% 108,44 56,99 0,77 37,45 8,02 1,76 14,74 7,23 7* 514,95 22,40% 115,35 58,60 1,21 38,29 7,81 1,27 14,55 7,69 8 550,94 25,90% 142,69 59,20 1,04 40,26 7,04 1,63 7,86 13,94 517,72 29,80% 154,28 63,02 0,63 37,68 6,50 1,53 6,22 17,35 495,57 28,50% 141,24 63,86 0,44 41,04 7,50 2,23 6,65 17,42 581,40 24,90% 144,77 63,27 0,86 40,13 6,37 1,67 8,33 12,79 476 19 476,19 27 70% 27,70% 131 90 131,90 63 06 63,06 1 11 1,11 39 04 39,04 6 54 6,54 1 56 1,56 7 22 7,22 17 18 17,18 467,88 25,90% 121,18 60,19 0,51 36,11 6,52 1,43 10,04 16,12 570,32 27,70% 157,98 61,15 0,55 37,82 6,83 1,66 8,22 17,13 506,64 27,10% 137,30 65,82 1,68 35,03 7,65 2,39 7,68 6,46 462,35 26,60% 122,98 66,33 1,03 41,20 7,77 2,26 8,42 11,29 492,80 29,40% 144,88 65,74 0,90 40,97 7,71 2,22 7,01 12,86 437,43 28,70% 125,54 59,19 1,12 35,50 7,38 2,52 8,07 18,79 337,76 27,60% 93,22 63,53 0,86 38,61 7,07 2,32 7,89 15,12 395,90 29,80% 117,98 57,99 0,97 35,15 7,10 2,54 8,16 19,03 526,02 26,50% 139,40 64,81 1,03 38,78 6,75 1,93 10,62 12,18 506,64 24,10% 122,10 66,17 0,72 40,92 7,47 2,18 9,04 10,81 23* FARRO 562,02 22,20% 124,77 69,08 0,63 42,28 8,52 2,71 9,08 6,51 valori medi 500,87 25,98% 129,25 62,89 0,95 38,62 7,24 2,01 8,87 13,09 3* 4 5* 9 10 11 12 13 E R B A I O T R I T I C A L E 14 15* ORZO 16 17 18 19 20 21* F R U M E N T O 22 * PARCELLE ALLETTATE NB LE CELLE IN VERDE EVIDENZIANO VALORI POSITIVI OLTRE LE MEDIE DI CAMPO LE CELLE IN ROSSO EVIDENZIANO L'INCOMPLETA MATURAZIONE 44 • Mantovalleva Magazine • www.apa.mn.it IL CAITPR, LA SUA STORIA E LA SITUAZIONE ATTUALE La storia della razza Cavallo Agricolo Italiano da Tiro Pesante Rapido inizia ufficialmente nel 1927 con la nascita della prima generazione di puledri delle “Stazioni di fecondazione selezionate” istituite per legge nel 1926. In realtà l’origine di questo ceppo equino risale ai decenni precedenti. Infatti, l’Italia non ha mai storicamente annoverato nel suo patrimonio equino alcuna razza da tiro pesante. Tuttavia, dopo l’unità (1860), lo sviluppo in senso sempre più imprenditoriale dell’agricoltura della pianura padana e le esigenze dell’Esercito, con particolare riferimento all’artiglieria, rendevano sempre più evidente la necessità di una consistente e qualificata produzione nazionale di cavalli da tiro. Dopo numerose prove d’incrocio della popolazione di fattrici della pianura padana con le più rinomate razze da tiro europee, le aziende della pianura orientale, che ricadevano sotto la giurisdizione del Deposito Stalloni di Ferrara (diretta emanazione operativa del Ministero della Guerra), si orientarono con decisione verso gli stalloni bretoni di tipo Norfolk-bretone. Le prime importazioni di tali stalloni, sollecitate in modo particolare da alcuni allevatori del veronese, ebbero luogo nel 1911 e proseguirono sempre più diffusamente sino alla metà degli anni ‘20 malgrado le difficoltà ed il rallentamento imposto dalla 1^ Guerra Mondiale. Questi riproduttori operarono su fattrici di diversa origine tra le quali spiccavano le derivazioni Hackney, ma non erano infrequenti origini Percheron, Bretoni o Belghe/Ardennesi. I risultati furono considerati molto positivi, in quanto l’incrocio dava origine a soggetti robusti di mole mediopesante e dotati anche di brillantezza di movimenti e di eleganza che risultavano particolarmente idonei agli scopi dell’artiglieria da campagna, ma anche per i trasporti medio pesanti civili e per i lavori agricoli complementari nelle grandi aziende (fienagione, semine, erpicature ecc..). Nel 1926 iniziarono ad operare le “stazioni selezionate” individuando i gruppi di fattrici che andarono a costituire la base materna originaria della razza; nel 1927 nacque la prima generazione ufficialmente controllata e prese avvio la costituzione delle famiglie italiane del tipo “agricolo/ artigliere“(altrimenti inizialmente denominato “derivato bretone”). Il bacino geografico di produzione era rappresentato dalla pianura veneta, dalla provincia di Ferrara e dalla pianura friulana. Sin dalle prime generazioni, oltre alle giovani femmine, vennero scelti dei giovani maschi che andarono Mantovalleva Magazine • www.apa.mn.it • 45 progressivamente ad affiancare i loro genitori bretoni. Si provvide inoltre ad istituire dei concorsi morfologici, prevalentemente dedicati ai giovani maschi ma a cui aderivano numerosi allevatori presentando anche le loro giovani fattrici e puledre; tra questi concorsi iniziò ad affermarsi quello di Verona che ebbe il suo inizio nel 1934. Furono inoltre realizzate prove funzionali per i giovani stalloni di 3 e 4 anni che prevedevano l’effettuazione di determinati percorsi con carico prestabilito ed entro tempi massimi ben precisi da percorrere al passo o al trotto. Tutto ciò testimonia dell’interesse che si andava concretizzando verso questo nuovo (per l’Italia) tipo di produzione ippica e del buon successo che esso aveva incontrato. Infatti, le fattrici iscritte alle stazioni selezionate crebbero progressivamente dalle circa 50 iniziali sino a toccare le 250 unità alla fine degli anni ‘30. Ogni anno la razza dava origine a circa 50 giovani stalloni di cui, una parte veniva reimpiegata dal Deposito di Ferrara per la produzione selezionata, mentre la maggior parte veniva acquistata da stallonieri privati della zona d’origine o veniva destinato alle zone gestite da altri Depositi Stalloni. Infatti, già dalla metà degli anni ‘30 si iniziò a registrare l’acquisto di giovani stalloni “derivati bretoni” da parte del Deposito Stalloni di Crema (Italia nord occidentale), di Reggio Emilia (Emilia Romagna e Marche) e di Pisa (Italia Centrale). La 2^ Guerra Mondiale portò ad un arresto di questo processo evolutivo che però, pur tra tante difficoltà, riprese nell’immediato dopoguerra. Malgrado il venir meno dell’interesse militare, l’agricoltura (e specialmente le aziende di medio-piccole dimensioni) era ancora interessata alla trazione animale per i trasporti aziendali ed ai lavori complementari con cui integrare e affiancare le macchine che andavano, peraltro, sempre più diffondendosi. Gli anni ‘50 furono così un periodo di forte ripresa d’interesse per il CAITPR e di diffusione di riproduttori maschi in aree sempre più vaste e diversificate che coinvolgevano, oltre alla zona storica, la Lombardia, l’Emilia Romagna, l’Italia Centrale, ma anche l’Abruzzo, la Puglia e la Sardegna. Come si è rilevato, finalmente si è denominata la razza con il suo nome attuale (Cavallo Agricolo Italiano da Tiro Pesante Rapido - CAITPR) perchè è del periodo fine anni ‘40 inizio anni ‘50 l’ufficializzazione di questa denominazione che sanciva per questo tipo di produzione equina l’acquisizione ed il riconoscimento dello standard di razza autonoma. Sul finire degli anni ‘50 venne inoltre istituito il Libro Genealogico che 46 • Mantovalleva Magazine • www.apa.mn.it andava a sostituire il precedente controllo selettivo della produzione attivato dal 1927. Dopo il periodo di espansione degli anni ‘50, il successivo decennio segnò l’inizio di una forte crisi per la razza che si protrasse sino alla fine degli anni ‘70. Molti allevatori storici, specialmente i più grandi, cessarono l’attività non trovando ormai più motivo economico nell’allevamento equino in un contesto aziendale sempre più proteso alla meccanizzazione ed alla specializzazione produttiva. Tuttavia, un buon nucleo di soggetti continuò ad essere allevato nelle piccole aziende famigliari che sostituirono progressivamente i grandi nuclei; inoltre, l’interesse per la razza nel centro-sud Italia andava man mano confermandosi. Ciò permise di evitare al CAITPR il triste destino cui andò incontro il derivato belgaardennese che, in Italia, sparì come realtà organica di allevamento e di selezione. Tuttavia, va rilevato che lo scopo economico della razza andava mutando, trasferendo l’interesse degli allevatori dall’impiego per il lavoro alla produzione della carne. Al di là di ogni opinione circa l’ippofagia e la destinazione della specie equina per la produzione della carne, il fatto che l’Italia sia un paese a consolidata tradizione ippofaga (almeno in alcune sue zone) ha garantito la sopravvivenza del CAITPR e di altro razze non sportive. E’ questo un fatto incontestabile come dimostra invece la fortissima riduzione cui sono andate incontro negli ultimi decenni molte razze da tiro allevate in paesi non ippofagi. Alla fine degli anni ‘70 la gestione del LG passò dall’Istituto d’Incremento Ippico di Ferrara (ex Deposito Stalloni militare) all’Associazione Nazionale Allevatori del Cavallo Agricolo Italiano da TPR che lo gestisce tuttora su delega e sotto il controllo del Ministero per le Politiche Agricole e Forestali. Questo passaggio, sancito dalle nuove normative in merito ai Libri Genealogici delle specie zootecniche, consentì un fatto importante, in quanto l’Associazione, per il tramite dei suoi Soci - le Associazioni Provinciali Allevatori - poteva operare su tutto il territorio nazionale. Ciò permise di allargare il controllo selettivo al di fuori della zona storica. Infatti, grazie al continuo flusso di riproduttori che sin dagli anni ‘30 uscivano dal bacino storico per andare ad operare in incrocio su popolazioni locali di molte altre aree del territorio italiano, si era ormai venuta costituendo una base di popolazione CAITPR che venne, man mano, assorbita dal LG. I precursori in questo senso furono gli allevatori pugliesi che iniziarono la loro attività ufficiale di selezione già sul finire degli anni ‘70. Questo processo di affiancamento tra nuovi allevatori dell’Italia centro-meridionale e allevatori dell’area storica prese inizio nei primi anni ‘80 ed è proseguito sino ad oggi ed ha permesso quell’allargamento della base selettiva su cui si fonda attualmente il LG. Situazione attuale e prospettive Attualmente il CAITPR può vantare oltre 6.500 capi iscritti, di cui circa 3000 fattrici, presenti in circa 900 allevamenti distribuiti in 16 diverse Regioni. Le zone con maggior presenza sono il Veneto, l’Emilia Romagna, l’Umbria, il Lazio, l’Abruzzo e la Puglia; discrete presenze si hanno anche in Friuli, nelle Marche, in Toscana, in Molise e in Campania. Allevamenti più isolati ma molto attivi dal punto di vista selettivo sono infine ubicati in Piemonte, Lombardia, Trentino e Basilicata. Il CAITPR può quindi vantare una realtà ormai ampia e diffusa pressochè in tutto il territorio nazionale. Inoltre, va sottolineato il buon esito del processo di adattamento che la razza ha subito negli ultimi decenni, passando da una forma d’allevamento stallino, tipica della zona storica, al semi-brado o al brado integrale che sono le forme d’allevamento più diffuse della dorsale appenninica. L’attuale obbiettivo di selezione prevede la produzione di soggetti con peso vivo compreso tra 700 e 900 Kg caratterizzati da equilibrio tra diametri trasversi, masse muscolare, sviluppo e distinzione, brillantezza di movimenti e correttezza; la statura orientativa per gli stalloni adulti è compresa tra 155 e 160 cm mentre le femmine è di 150-158 cm. Si tratta quindi di soggetti di mole mediopesante che abbinano alle caratteristiche tipicamente dimensionali delle razze da tiro (diametri, sviluppo, profondità) anche quelle doti di finezza e di correttezza necessarie a garantire alla razza una polivalenza attitudinale. Infatti, se gli anni ‘70 e ‘80 avevano visto il CAITPR nel ruolo di razza pressochè totalmente vocata alla produzione della carne, gli anni ‘90 hanno segnato un’importante evoluzione con il ritorno d’interesse per gli attacchi amatoriali, per l’impiego in attività di turismo ambientale (visite con carri in parchi e riserve che si stanno diffondendo anche in Italia) e, infine, nel lavoro agricolo, specialmente in aziende del circuito biologico o biodinamico, o nel lavoro boschivo in particolare nelle aree a più delicato equilibrio ambientale. La domanda per questo tipo di iniziative è ancora limitata ma va innegabilmente crescendo di anno in anno. Oltre ai diversi sbocchi attitudinali la selezione opera per mantenere anche la capacità d’adattamento della razza a diverse tipologie d’allevamento (dallo stallino al brado) sempre VETRINA CAITPR a Gonzaga (MN) 5-6 settembre 2015 comunque assicurando il minimo impatto ambientale; del resto, questa particolare propensione è stata l’elemento principale che ha consentito la diffusione e la presenza del CAITPR a livello nazionale. L’insieme di queste caratteristiche morfologiche e di adattamento sono gli elementi principali per garantire un futuro ad una razza che va sempre più configurandosi come uno strumento per lo sfruttamento sostenibile delle risorse agricole e per la salvaguardia ambientale con minimo impatto per i delicati equilibri specialmente di molte aree collinari e montane. Del resto, anche in ambienti ad agricoltura intensiva, la presenza di un’attività zootecnica che richieda ridotti investimenti e una modesta riorganizzazione aziendale, è una via per assicurare un minor impatto ambientale, in quanto comporta l’inserimento di superfici a foraggio negli ordinamenti aziendali e la disponibilità di concimi organici con i quali sostituire almeno in parte l’apporto di fertilizzanti chimici. Il CAITPR diviene in questo modo una delle componenti che possono entrare a pieno titolo nelle politiche agro-ambientali Nazionali e Comunitarie orientate a ridurre gli impatti ambientali incentivando attività agricolo-zootecniche sostenibili ed eco-compatibili e stimolando contemporaneamente lo sviluppo di opportunità di reddito alternative ed integrative per l’agricoltore. Molte Amministrazioni Pubbliche italiane (ci riferiamo specialmente alle Regioni) hanno colto queste opportunità riservando attenzione al CAITPR ed ai suoi allevatori. L’auspicio è che ciò trovi ulteriore sviluppo garantendo alla razza un sicuro futuro. Tratto dal sito web Mantovalleva Magazine • www.apa.mn.it • 47 associazione mantovana allevatori da o l t r e 6 0 ann i i ns i eme ag l i a l l e v at o r i Controlli funzionali, tenuta Libri Genealogici, Anagrafi zootecniche, Controllo impianti mungitura, Assistenza tecnica agli allevamenti. c h i a m a c i a l l o 0 3 7 6 2 4 7 1 o v i s i t a w w w. a p a . m n . i t