n.2 giugno - Associazione Mantovana Allevatori

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n.2 giugno - Associazione Mantovana Allevatori
Tr i m e s t ra l e A s s o c i a z i o n e M a n t o v a n a
Allevatori— Anno 11—Numero 2 —Giugno 2015—Poste italiane S.p.a.—Spedizione in abbonamento postale—70% - NE/TN
mantovalleva&produce
Magazine
numero 2 • giugno 2015
Bilancio positivo,
nuovi servizi per i soci,
capi controllati in aumento:
buona estate
Il 2014 si è chiuso positivamente per l’Associazione mantovana allevatori. Un risultato confortante, che promuove un sistema efficiente al servizio dei produttori. L’assemblea annuale, che si è tenuta nelle scorse settimane, ha infatti approvato l’esercizio di bilancio.
È per tutto il consiglio d’amministrazione motivo di orgoglio aver traghettato l’Ama per il 2014 con i conti in
ordine, pur con la difficoltà di dover fronteggiare tagli insensati da parte delle istituzioni.
Quest’anno abbiamo puntato a fare ancora di più, ampliando i servizi necessari alla gestione di un’azienda
agricola moderna ed efficiente. Siamo in una fase di mercato in cui la zootecnia sta soffrendo severamente.
L’Ama è chiamata a rispondere alle nuove sfide: razionalità, sostenibilità, sicurezza alimentare, rispetto dei
suoli, aumento della produttività e dei parametri qualitativi.
Credo che gli associati siano soddisfatti di questi nuovi risultati, confermati dall’ulteriore aumento del numero
dei capi iscritti al Libro genealogico. Ci stiamo avvicinando a quota 115mila capi controllati.
In questa fase di avvio della Pac, ormai con un ritardo di 18 mesi rispetto all’inizio previsto a gennaio 2014,
ci saremmo aspettati un po’ più di coerenza rispetto al riconoscimento ai produttori degli aiuti accoppiati.
La soluzione di collegare l’erogazione dei fondi all’iscrizione alle Apa non andava intesa come una rendita di
posizione, come qualcuno ha cercato di sostenere. La lettura corretta, condivisa da molti, era quella di riconoscere ulteriormente il ruolo di leadership del sistema Aia, in un’ottica di trasparenza, di garanzia per i produttori e i consumatori, nella tutela del Made in Italy agroalimentare in ogni sua fase. Credo che si sia persa
un’occasione, in nome di un ecumenismo che di fatto di ritorce contro gli allevatori.
In un mondo sempre più globalizzato, dove il mondo cooperativo e industriale cerca di raggiungere alleanze
per conquistare nuove fette di mercato, credo che l’operazione condotta dai consorzi dei produttori di carne
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editoriale
Alberto Gandolfi
Presidente Ama
[email protected]
della Lombardia vada nella direzione giusta. Non resta che augurare i migliori successi al Consorzio lombardo
produttori carne bovina, figlio dei quattro enti (Carne bovina documentata di Mantova, Carni bovine scelte di
Brescia, Qualità della carne bovina di Milano e l’associazione dei produttori di Bergamo) che insieme rappresentano 600 allevamenti e 150mila capi in tutta Italia.
In bocca al lupo al presidente Primo Cortellazzi. La sfida sarà innanzitutto di tipo culturale. Raccontare cioè ai
consumatori e alle famiglie che cos’è la carne bovina, come si cucina, da dove proviene, chi sono gli allevatori e
come sono alimentati gli animali. Anche da una recente ricerca di Veronafiere sulla carne bovina, è emersa in
maniera chiara la curiosità dei responsabili degli acquisiti delle famiglie italiane nei confronti del primo anello
della filiera, con una attenzione al Made in Italy e alle tradizioni. Così, forse, si potrà contrastare l’insensata
demonizzazione di cui la carne rossa è ormai una delle vittime di vegani e mondi affini, che rispettiamo, ma di
cui non condividiamo posizioni che nemmeno la scienza supporta.
Chi invece in queste ultime settimane è stato vittima di una grave ingiustizia e di un giornalismo di nessuna
qualità è il comparto suinicolo. Già gravati da una crisi che minaccia la sopravvivenza stessa degli allevamenti,
se non in soccida, i suinicoltori si sono visti finire sui teleschermi per il solito tema della mancanza di rispetto
del benessere animale.
Purtroppo la situazione è ben diversa da quanto è stato mandato in onda, ma, come si sa, “le buone notizie
non fanno notizia” e così fa più audience mandare in onda qualche caso isolato – che va punito – ma che non
rappresenta in alcun modo la categoria. Ci auguriamo che i telespettatori abbiano una capacità di giudizio più
evoluta rispetto a chi ha partorito un servizio giornalistico dai toni scandalistici, ma ben povero di contenuti.
Entriamo in una fase particolarmente impegnativa per i lavori in campagna e nelle stalle: buona estate a tutti.
Alber to Gandolfi
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editore:
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Stampa
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Segretaria di Redazione
Marzia Raschi
[email protected]
sommario:
02
Editoriale del presidente
07
Assemblea dei soci
10
Master Breader
14
Fabian Favalli
Junior Show 2015
18
Fabian Favalli
Strale Day, unire giovani e frisona
21
Fabian Favalli
Bigattera: non c’è due senza tre
28
Marco Bellini
Tecnologia israeliana per ridurre l’azoto nei reflui
30
34
37
Matteo Bernardelli
Il mercato mondiale del latte?
Calmo nel 2015, ripresa rinviata al 2016
Lucio Minghelli
Quote latte addio, si volta pagina.
Matteo Bernardelli
Lombardia e Mipaaf impegnate per
il rilancio del settore
42
Marco Bellini e Enea Guidorzi
Prove di campo 2015
44
Caitpr, la sua storia e la situazione attuale
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ADDIO A PIERO EMILIO SBARRA, ALLEVATORE E GENTILUOMO
Nella notte tra il 4 e 5 giugno se n’è andato Piero Emilio Sbarra, 73 anni, suinicoltore gentiluomo.
Medico veterinario, con una laurea anche in Scienze delle produzioni animali, alla quale teneva
moltissimo, studiò a Parma e poi a Milano.
È stato il presidente della sezione Suini dell’Associazione mantovana allevatori e fra il 2001 e il
2003 fu presidente dell’Associazione nazionale allevatori di suini, dopo un triennio (1998-2000)
come consigliere. Ebbe anche altri incarichi di rilievo nell’Istituto Parma Qualità e nel suo sindacato.
“Lascia un grande vuoto – afferma il presidente dell’Ama, Alberto Gandolfi - perché riusciva a
coniugare la sua esperienza e professionalità insieme a un profondo rispetto verso il prossimo e le
idee altrui. Un vero signore”.
Anche Lorenzo Fontanesi, presidente di Opas e Unapros, ricorda “la sua passione per il lavoro, la
dedizione, la serietà, l’onesta e la disponibilità nell’aiutare chiunque avesse bisogno, in qualsiasi
momento e ora”.
Cordoglio anche nel Bresciano. L’allevatore Serafino Valtulini, in un messaggio, riavvolge il nastro
del tempo. “Lo conoscevo da 24 anni, alla Società italiana di patologia e allevamento suini era un
attento interlocutore – scrive - ricordo gli innumerevoli incontri in varie parti d’Italia ai quali ho
partecipato: la sua presenza infondeva un contributo sempre prezioso ad ogni livello”.
Allevatore nella sua terra, Gazoldo degli Ippoliti, lo univa una profonda amicizia a un altro grande
dell’imprenditoria italiana, Steno Marcegaglia. Uomini rari, rispettosi, aperti al dialogo e al confronto.
Come tutti, personalmente ne ricordo la gentilezza, la precisione, la competenza. Da presidente
di Anas si era battuto per un dialogo proficuo con il mondo dell’industria e della trasformazione,
cercando di ottenere risultati positivi sul fronte del Gran suino padano. Ero uno dei pochissimi
giornalisti di cui si fidava e ne vado orgoglioso. A molti miei colleghi non perdonava la leggerezza
con cui avevano trattato alcune vicende di cronaca. Ne aveva sofferto molto.
Piero Emilio Sbarra era un signore vero, apprezzato da tutti quelli che lo conoscevano. Lascia la
moglie Maria Rosa e i figli Matteo, economista e allevatore, e Laura. L’Ama partecipa al lutto che
li ha colpiti.
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Assemblea dei soci
Il Comitato Direttivo dell’Associazione Mantova allevatori ha voluto dare alla 68ma
assemblea dei soci un target leggermente diverso rispetto alle passate edizioni:
l’assemblea dell’Associazione è coincisa con quella della vicina Comal in modo da
essere presenti all’inaugurazione dei nuovi uffici ed è stato lasciato uno spazio maggiore in termini di numeri allo Junior show, cercando di coinvolgere il più possibile i
giovani sia figli di nostri associati che alunni degli istituti tecnici agrari.
Di seguito una sintesi della relazione tenuta dal Presidente
“Il 2014 è stato un anno particolare: ci si attendeva una sorta di ripresa economica, invece abbiamo assistito ad un ulteriore trend negativo per i settori collegati
all’agroalimentare.
Nonostante le buone performance che le nostre DOP hanno riscontrato all’estero,
valorizzando il Made in Italy, lo stesso discorso non si può fare in ambito nazionale.
Continua il trend di riorganizzazione del comparto lattiero caseario a livello italiano
che ha visto una riduzione del numero di aziende negli ultimi 10 anni del 30 %. Il
mercato italiano non contribuisce a migliorare la situazione; basti pensare alle quotazioni medie Borsa Merci Mantova del Parmigiano Reggiano (oltre 18 mesi) che
dalla prima quotazione all’ultima quotazione 2014 ha perso 1.85 €/kg mentre per il
Grana Padano (oltre 14 mesi) ha perso 1.23 €/kg. Ancor più negativo è stato il trend
del latte destinato ad uso alimentare che da 42.00 €/q.le di gennaio è sceso a 38.00
€/q.le ma con l’incognita prezzo per il prossimo futuro visto che l’ultimo accordo
regionale risale al 16 gennaio 2014 e faceva riferimento al periodo 1 febbraio 30
giugno e visto che sempre più si parla soggetti che sottoscrivono contratti di conferimento con Lactalis, accettando prezzi sotto la soglia di sopravvivenza delle imprese
agricole e parametri di indicizzazione legati all’andamento del mercato europeo.
Il 2014 infine è stato l’ultimo anno dell’applicazione del regime delle quote latte e
probabilmente, a fronte di una maggiore produzione, sarà l’anno di superamento
della quota nazionale con ulteriori ripercussioni negative nel bilanci delle nostre
aziende agricole.
La politica a questo punto più che mai deve aiutare il comparto lattiero caseario;
si attende l’operativa del piano strategico voluto dal Ministro Martina, il quale
verte su capisaldi che la nostra Associazione ha ben presente e che rappresentano
i cardini per una possibile ripresa ovvero: logo 100 % latte italiano, intervento sui
rapporti di filiera e interprofessione, contrasto alle pratiche sleali in collaborazione
con antitrust, promozione ed educazione alimentare per far tornare il latte al cen-
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tro dell’attività delle scuole, sostegno all’export e tutela alla contraffazione dei grandi
formaggi DOP.
Per quanto riguarda il settore della carne nel 2014, il prezzo medio dei suini da industria
destinati al circuito tutelato è diminuito su tutte le principali piazze nazionali. Alla Borsa
Merci di Modena, il listino dei suini pesanti ha mostrato un ribasso medio complessivo
di circa -3% rispetto al 2013, tutte le altre piazze italiane si sono allineate al prezzo
modenese. Il trend negativo è stato molto significativo nella seconda parte dell’anno.
La crisi finanziaria ha condizionato anche nel 2014 il consumo interno di carne suina
delle famiglie italiane che si sono orientate verso prodotti meno costosi. La produzione
europea di carne suina si è mantenuta su livelli elevati per tutto l’anno. In particolare
nel terzo trimestre il volume di produzione è stato molto elevato in Germania, Spagna e
Olanda, volume che ha condizionato negativamente i corsi su tutte le piazze europee. Al
contrario i consumi sono diminuiti in molti paesi comunitari e soprattutto in Germania e
Spagna che sono i principali bacini di produzione e di esportazione. Il mercato europeo
e quello mondiale hanno vissuto ancora nel 2014 un anno di forte concorrenza per la
conquista di nuovi mercati e l’andamento mercantile è stato diametralmente opposto.
I listini europei sono scesi sensibilmente ovunque rispetto al 2013; L’embargo russo
(iniziato il 29 gennaio) è stato catastrofico per i mercati comunitari, (prezzo medio
europeo -10% rispetto al 2013). Il mercato russo è il primo paese importatore di carne
suina dall’Unione Europea e rappresentata circa il 4% della produzione comunitaria,
volume sufficiente per condizionare negativamente tutti i mercati. Negli USA le conseguenze dei problemi sanitari della Diarrea Epidemica Suina (DEP) hanno determinato
il calo della produzione del 5% con conseguente aumento dei prezzi (+19%). Nel 2014
l’allevatore americano ha guadagnato 60 $ per ogni capo venduto, mentre l’allevatore
europeo ha perso 5 euro al maiale.
L’andamento è stato differente nel corso dell’anno. Nel primo semestre, alla Borsa Merci
di Modena il prezzo medio della categoria più pregiata dei 156/176 kg si è attestato a
1,478 €/kg di peso vivo, mentre nel secondo semestre il prezzo medio è rimasto leggermente più basso, 1,459 €/kg.
Nel 2014 non sono mancate le criticità all’interno delle commissioni prezzi. Su molte
piazze si sono registrati tra le parti (allevatori e macellatori) forti contrasti. Alla
Commissione Unica Nazionale (CUN) per numerose sedute i prezzi sono stati definiti dal
segretario per mancanza di accordo tra le parti. Alla Borsa merci di Milano, dall’1 maggio 2014, le quotazioni dei suini da industria sono state sospese. Infine la Borsa merci di
Mantova ha continuato a quotare solo i suini d’allevamento. Nel 2014, le quotazioni dei
suini da vita hanno segnato complessivamente una leggera flessione -0,415% rispetto
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al 2013, ma l’andamento è stato differente a secondo delle categorie. Per i lattonzoli
da 15 a 30 kg e per quelli da 50 kg il prezzo medio annuo è cresciuto come si evince
dalla tabella, mentre i capi da 65 a 100 kg e quelli da 40 kg hanno registrato il segno
negativo.
È profonda crisi per gli allevatori di bovini da carne: una situazione che perdura da
almeno un decennio e che in molti casi è stata solo “attenuata” dai contributi PAC,
che hanno semplicemente permesso a molte realtà di rimanere in piedi. Dopo un inizio
anno in linea con gli ultimi 2 anni (piccoli segnali positivi), si registrano prezzi di mercati assolutamente “indecenti”. Sempre altalenante (troppo verso il basso) il mercato
dei vitelli a carne bianca. A inizio anno 2015 abbiamo dovuto subire lo scioperi degli
ingrassatori con notevole difficoltà nel conferire a nel commercializzare i nostri vitelli.
In considerazione di tutto ciò la nostra Associazione sta predisponendo un progetto
volto alla valorizzazione dei vitelli attraverso sinergie con gli attori di tutta la filiera in
primis con il futuro Consorzio delle Carni riconosciuto a livello regionale attraverso la
fusione di tutti i Consorzi provinciali.
Ci auguriamo che nei prossimi giorni/mesi il nuovo PSR prenda piede visto e considerato che è da alcuni anni che le aziende agricole non sono in grado di investire per
mancanza di uno strumento che contribuisca a sostenere progettualità aziendali; così
come ci auguriamo che la nuova applicazione della pac, attraverso gli aiuti accoppiati,
nonché il piano operativo nazionale prevedano che il comparto zootecnico sia strategico per indirizzare le risorse e che queste vengano veicolate a che realmente vive di
agricoltura e a che investe nell’innovazione e nella selezione.
Ci auguriamo anche che venga dato un seguito a quanto promesso dalla politica sul
tema della revisione delle zone vulnerabili ai nitrati, anche a fronte del risultato della
ricerca avanzata dall’Ispra. Se ne parla da anni ma nessuno fino a poco tempo fa
ha avuto il coraggio di renderlo pubblico e noi allevatori abbiamo dovuto affrontare
questa problematica di tasca nostra investendo in strutture e ed in denaro per acquisire nuovi terreni o convenzioni.
E’ bene ricordare la vetrina dell’evento Expo 2015 che farà riferimento ad un aspetto
fondamentale di interesse di tutto il mondo ovvero l’alimentazione; noi allevatori
siamo in stretto rapporto con tale interesse in quanto siamo in stretto rapporto con la
gestione del suolo, dell’acqua e del cibo. Abbiamo una responsabilità nei confronti di
tutta la collettività e ci mettiamo la faccia e sacrifici ogni giorno, con ogni situazione
climatica ed ecco perché l’AIA e tutto il Sistema Allevatori parteciperà a tale evento e
sarà presente anche sull’Albero della Vita che rappresenta il simbolo dell’Expo 2015 e
che rappresenta un messaggio forte di presenza e di impegno.”
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TrLa genetica e la genomica,
sua naturale evoluzione, è
nel cuore degli allevatori. Lo
dicono i premiati per l’anno
2014 del Master Breeder.”
La genetica e la genomica, sua naturale evoluzione, è nel cuore degli allevatori. Lo dicono i premiati dell’edizione 2015 del Master Breeder, assegnato per le migliori performance produttive.
Il futuro, dunque, passa per la ricerca e le biotech. Così lo vedono i migliori allevatori secondo
il software che in maniera anonima prende in esame le stalle da latte iscritte all’Associazione
mantovana allevatori, ma così dicono anche gli stessi protagonisti della zootecnia di casa nostra.
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i premiati
GALVANI STEFANO - San Giovanni del dosso
cat.fino a 60 vacche
MINELLI ARISTIDE E PINCELLA CESARINA - S.Benedetto Po
cat. da 61 a 120 vacche
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i premiati
ERRERA HOLSTEINS di Errera Davide - S.Cataldo Borgoforte
cat.da 121 a 180 vacche
Az.Agr. SACCA VALENZA BENEDETTO
di Valenza Nicola e Cesare ss - Pegognaga
cat. da 181 e oltre
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Corso per operatori pratici FA
In occasione dell’assemblea annuale dei soci sono stati consegnati gli attestati di idoneità agli iscritti al corso organizzato dall’Associazione nei primi mesi dell’anno.
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Junior
La tarda primavera é ormai da molti anni la collocazione prediletta per lo junior show provinciale, svoltosi per il secondo anno consecutivo nella nostra sede
di Tripoli, in concomitanza con l’assemblea annuale
dei soci Ama.
Un lungo e meticoloso lavoro di preparazione ha preceduto questo evento, che ha portato sul ring ben 39
vitelle, anche se il successo maggiore é forse quello
aver messo in mostra le abilità di ben 36 ragazzi,
distribuiti dai 6 ai 26 anni, molti dei quali al loro “battesimo” fieristico.
Chiaramente numeri del genere, degni di un evento di
caratura nazionale, non si sarebbero potuti concretizzare senza il supporto delle 18 aziende partecipanti,
delle quali 5 meritano un plauso particolare come
esordienti assolute.
Per quanto concerne i ragazzi, numeri di questo rilievo
provengono dal coinvolgimento nel progetto Dairy
Club Mantova degli istituti agrari della nostra provin
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cia(Gazoldo,Mantova,Palidano e San Benedetto), già
protagonisti assoluti della giornata organizzata alla
corte Strale, che hanno risposto con una partecipazione notevole.
Un’altra consolidata partecipazione è quella dei ragazzi componenti il team Italy alla European School
of Young Breeders (EYBS), che annualmente trova
svolgimento in quel di Battice, in Belgio.
Anche quest’anno nel team selezionato per rappresentarci in Europa, trova spazio un ragazzo del DC
Mantova, Davide Ferro reduce da un’ottima stagione
negli show della prima metà del 2015.
La presenza dei ragazzi di AGAFI ci ha permesso, nella
giornata di sabato, di usufruire della smisurata esperienza di Elio Noci, che nel ruolo di tutor nazionale è
uno dei punti di riferimento per la preparazione e la
conduzione dei soggetti nel ring.
Grazie a lui abbiamo potuto organizzare una miniscuola di conduzione, riservata ai ragazzi alle prime
Show 2015
armi, necessaria ad apprendere i primi e fondamentali rudimenti da utilizzare nel ring il giorno dello show.
A conclusione di uno splendido sabato, la riproposizione di un appuntamento entrato nei cuori dei
ragazzi, la cena in stalla, che diventa un momento di
socializzazione e di condivisione.
La domenica mattina, nello splendido ring allestito all’interno a causa del meteo ballerino, troviamo chiamato al giudizio di questa ottava edizione
dello junior show Romolo Granata, allevatore
e giudice della vicina provincia di Reggio Emilia,
anche se di casa negli eventi organizzati a Mantova.
La gara inizia con le vitelle da 6 a 9 mesi, talmente
numerose da dover essere suddivise in due.
Nella prima parte, composta da 11 soggetti, è vincente CME Atwood Gilda di CME Holsteins che supera
Modolino Doorman Dori di Negro.
La 6-9 mesi bis, che ha una vitella in meno rispetto
alla parte precedente, vede al primo posto Strale MR
Fabian Favalli
Burns Lucente della Società Agricola Strale con riserva
Zial Mascalese Laxtra di Zilocchi.
Anche la 9-12 mesi è una categoria dai numeri cospicui, con ben 12 soggetti nel ring , ed anche in questo
caso è un soggetto nato a Roverbella, alla corte Strale,
a spuntarla.
Strale Atlantic Serena anche in questo caso riesce
a spuntarla su un soggetto di Zial Holstein, Zial
Sparkling Lotta.
Le ultime due categorie sono meno rappresentate,
con solo sei animali presenti.
La categoria da 12 a 15 mesi vede Strale Jordan
Irene (gia campionessa assoluta allo junior show
di Montichiari 2015) come campionessa seguita da
Pi-val Hill 7° dell’Azienda Agr. Sant’Antonio di Piva
come riserva.
Anche nella categoria successiva, composta da
soggetti da 15 a 18 mesi si impongono gli animali di
Casalromano, sede dell’azienda Sant’Antonio.
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Pi-val Didone Mandy e Pi-val End Story Carrie sono,
nonostante la giovane età due veterane del ring e
conquistano agevolmente la testa della categoria.
Si giunge così alla finale dove Granata evidenzia,
facendoli uscire dalla fila della campionesse, sei
soggetti: campionessa e riserva 6-9 mesi prima parte,
campionessa della 6-9 mesi seconda parte, campionessa e riserva della 9-12 e campionessa della 15-18
mesi.
Alla fine la vittoria è una questione tra fratelli, Davide
e Nicola Ferro, che preparano e conducono i soggetti
della Strale.
È sarà Strale MR Burns Lucente a prevalere sulla compagna Strale Atlantic Serena, con la menzione d’onore
consegnata a Zial Sparkling Lotta.
La seconda parte della mattinata è dedicata alle gare
di conduzione con la suddivisione dei ragazzi in classi
d’esperienza.
I primi ad entrare sono i baby, che hanno il proprio
limite di età a 12 anni, e per i quali il giudice non stila
una classifica ma si limita ad elogiare ed incoraggiare
tutti i partecipanti.
Seguono gli esordienti, categoria molto eterogenea
ma in larga parte composta da ragazzi provenienti
dagli istituti agrari.
Ed è proprio una giovane studentessa di Palidano,
Vincenzi Eleonora, a spuntarla su tutti, dimostrando
tranquillità e grande empatia con la propria vitella.
Ultimi nel ring, ma non certo per capacita, i ragazzi
della categoria esperti, nelle cui fila troviamo tutti i
rappresentanti del team Italy in Belgio, tutti con notevoli individualità.
Al temine è Davide Bertoletti del DC Emilia Romagna
ad essere nominato come miglior conduttore, con
Davide Ferro e Giacomo Negro a fargli compagnia sul
podio.
Ultimo atto, finalmente baciato dal sole, è la consegna dei diplomi di partecipazione e la canonica foto
di rito sul prato.
Da domani tutti al lavoro per settembre, destinazione
Junior Show di Gonzaga.
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STRALE DAY, UNIRE GIOVANI E FRISONA
evento volto ad unire
l’attivita’ giovanile
Fabian Favalli
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La splendida Corte Strale, azienda di proprietà della
famiglia Cena ed ubicata in quel di Roverbella, ha
fatto da cornice ad un evento volto ad unire l’attività
giovanile, coordinata dal Dairy Club Mantova, con
l’offerta educativa svolta negli istituti agrari della nostra provincia.
Spesso infatti, l’integrazione tra scuola e mondo zootecnico si ferma alla fase teorica, impedendo agli
allievi di sperimentare il contatto ed il lavoro con gli
animali, fondamentale nella crescita formativa di un
buon perito agrario.
Molto è stato fatto negli anni, con l’istituzione degli
stage in azienda, per consentire agli studenti di sperimentare il mondo del lavoro prima del diploma nella
sua accezione generale.
Il nostro esperimento consisteva nel portare i ragazzi
a contatto con le buone pratiche di gestione degli
animali, fino alla preparazione degli stessi per le fiere,
attività che impone di creare agli animali livelli di benessere elevatissimi, onde consentirgli di essere presentati al meglio.
Nella giornata di Domenica 12 Aprile si sono quindi
ritrovati più di 60 ragazzi provenienti dai vari istituti
agrari dislocati sulla provincia mantovana (Gazoldo,
Mantova, Palidano e San Benedetto).
Dopo i consueti saluti da parte della proprietà, rappre-
sentata dall’Ing. Giovanni Cena, il
direttore dell’APA Riccardo Gorzoni
ha coordinato i vari interventi dei
rappresentanti di AMA, Alberto
Gandolfi e Fabio Piva, di ANAFI,
Corrado Zilocchi, e dei presidenti
di AGAFI Maria Cerri e Giacomo
Negro, la prima in veste di coordinatrice nazionale ed il secondo da
poco presidente provinciale.
Filo conduttore di tutti gli interventi
è stato il riconoscimento di quanto sia fondamentale il ruolo delle
nuove leve all’interno di tutto il
sistema allevatoriale, sia come nuovi
imprenditori che come futura classe
di tecnici, e di come la nostra associazione voglia essere parte di questo rinnovamento generazionale.
La parte tecnica della giornata
proseguiva poi con la visita aziendale e la spiegazione dei vari settori
ad opera di Andrea Ferro, anima
zootecnica della Strale.
La parte teorica si concludeva quindi con l’intervento del dr.Caleffi
(tenuto nella vecchia stalla legata
e magistralmente ristrutturata) che
presentava tutte quelle buone pratiche aziendali volte ad aumentare
il livello di benessere negli animali.
La mattinata terminava con il pranzo preparato dai ragazzi dell’AMA
per le 120 persone intervenute,
splendidamente alloggiate sotto il
portico antistante la vecchia stalla.
Il cuore della giornata tecnica si ravvivava al pomeriggio, quando sotto
un caldo sole di mezza primavera,
prendeva la parola Viki Singh per la
parte relativa alla toelettatura.
Pur giovane ma con un esperienza
ed una fama a livello europeo, Viki
mostrava ai ragazzi come valorizzare un soggetto con adeguata tosatura, capace di enfatizzare i pregi e
minimizzare i difetti.
La vera sfida veniva dopo, quando
per una ventina di ragazzi avveniva
il “battesimo” della tosatrice, che
li vedeva cimentarsi per la prima
volta dal vivo.
Il tutto possibile grazie anche allo
stupendo lavoro di preparazione di
10 vitelle svolto da Davide e Nicola
Ferro, giovani pilastri del nostro
club.
Ma in una giornata pratica dedicata
ai giovani non potevano mancare
due momenti irrinunciabili.
Il primo, sapientemente diretto
da Corrado Zilocchi, è la gara di
giudizio, nella quale si chiede di
mettere in ordine decrescente
quattro soggetti di età paragonabili
e di motivare la propria graduatoria.
Il secondo momento fondamentale
è stata la conduzione degli animali
L’integrazione tra
scuola e mondo
zootecnico spesso
si ferma alla fase
teorica”
Strale Google Maps
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appena tosati.
In un ampio ring, adiacente alla zona di tosatura, i ragazzi hanno potuto sperimentare e cercare di apprendere
come far muovere un animale, attività che nelle graduatorie degli junior show ha un peso notevole e spesso
determinante.
E’ così, tra ciuffi di pelo, segatura e capezze di cuoio si concludeva una giornata sicuramente diversa dal punto
di vista educativo, ma zootecnicamente straordinaria.
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BIGATTERA, NON C’E’ DUE SENZA TRE
Pur temporalmente separati da quasi un mese, la giornata alla corte Strale e la lezione all’Itas
Strozzi di Mantova sono legate a doppio filo.
Perché ad unire questi due appuntamenti sono sia gli animali, come l’anno scorso provenienti
dalla stalla della famiglia Cena, sia gli studenti, molti di quali erano stati protagonisti il 12 aprile.
Alla base troviamo sempre la convinzione che una lezione di valutazione morfologica sia enormemente più efficace se fatta in presenza di soggetti veri e non semplici immagini stampate.
E così, per il terzo anno consecutivo, il giorno 16 maggio una vacca ed una manza hanno trovato
alloggio temporaneo nel giardino della Bigattera.
Chiamati all’ascolto della lezione ed alla successiva prova pratica le classi terza D ed E, come
sempre in precedenza preparate in aula dal Professor Fila, vero organizzatore e sostenitore di
questa lezione un po’ particolare.
Il primo soggetto ad essere presentato è stato Strale Jordan Irene, che ha offerto lo spunto per i
criteri base di valutazione validi sia per le manze che per le vacche.
Successivamente la discussione si è spostata su Strale Playboy Lola, primipara, che ci ha permesso di mostrare come un animale dovrebbe evolversi passando dalla giovinezza all’età adulta
specie nella costruzione dell’apparato mammario.
Al termine della spiegazione è toccato ai ragazzi cimentarsi con i numeri, per arrivare alla formulazione corretta del punteggio seguito poi dalla verifica fatta insieme ai ragazzi dei corretti valori
nei parziali valutati, proposti dagli ispettori di razza presenti all’incontro.
Sicuramente una giornata sempre così speciale ha bisogno di molti attori per riuscire con successo ed è naturale ringraziare in primis il dirigente scolastico Prof. Massimo Pantiglioni ed i
professori coinvolti per il supporto fornito.
Subito dopo un grazie alla Società Agricola Strale per i soggetti messi a disposizione e ad Andrea
Ferro per aver collaborato nella preparazione e gestione degli animali.
In ultima istanza un grande plauso a Comal, in questa occasione rappresentata da Luca Soave,
per l’estrema professionalità e disponibilità messa in campo nella logistica.
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il sistema di
alimentazione
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Componenti - È necessario predisporre un’area
coperta adiacente alla stalla dove sia possibile stoccare
i componenti della razione necessari per alimentare la
mandria fino ad un massimo di 3 giorni. Al di sopra di
quest’area, denominata cucina, viene posizionato un
binario su cui scorre una pinza che guidata da un
software preleva di ciascun alimento la quantità
necessaria per la razione stabilita dall’allevatore e la
scarica nell’unità mobile. Quest’unità è provvista di una
vasca di 2 metri cubi dotata di una coclea che provvede
a tagliare e mescolare i vari alimenti; si muove grazie ad
un motore elettrico e seguendo un striscia metallica
installata a terra raggiunge la corsia di alimentazione
dove distribuisce la miscelata, regolando la distanza
dalla rastrelliera grazie ad un sensore.
Funzionamento – Con Vector la razione è sempre garantita infatti il MFR quando passa in corsia
rileva il livello del foraggio grazie ad un sensore: se il livello è sotto il minimo impostato si apre il cassone
e viene rilasciato nuovo alimento altrimenti quello presente viene spinto verso l’animale. In questo modo
a tutta la mandria- anche ai soggetti più remissivi- è garantito durante l’arco dell’intera giornata alimento
fresco ed appetibile.
Potenzialità – Un sistema dotato di un’unità mobile può gestire fino a 300 capi ma si adatta molto
bene anche a stalle più piccole. Lely Vector può effettuare fino a 16 razioni diverse e a gestire fino a 32
tipi di prodotti differenti (16 con la benna e 16 con le coclee).
Consumi – Lely Vector è un sistema a
basso consumo di energia pulito,
silenzioso e sicuro. Funziona totalmente
ad energia elettrica, sia durante la
miscelazione che durante gli spostamenti.
E’ dotato di un motore elettrico a basso
assorbimento (circa 25kW al giorno per
alimentare circa 200 capi). Nella tabella a
fianco, i litri/anno di gasolio dopo il Vector,
sono quelli consumati per mettere i
prodotti in cucina.
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Flessibilità – Lely Vector è un sistema flessibile in quanto non
essendo dotato di rotaie, ma muovendosi leggendo la rastrelliera
e le pareti, o dove queste non sono presenti una striscia metallica
di 9 cm fissata nella pavimentazione, può gestire tutte le
rastrelliere presenti in azienda e se nel futuro ci saranno nuove
rastrelliere sarà sufficiente programmargli il percorso da effettuare
e il tipo di razione che si desidera.
Manodopera –Il sistema Lely Vector non solo attua un risparmio
I clienti attuali segnalano un risparmio di
oltre otto ore a settimana rispetto a regimi
di alimentazione effettuati una volta al
giorno e all’avvicinamento ripetuto del
foraggio alla mangiatoia.
della manodopera, il rifornimento della cucina e la pulizia periodica
sono gli unici interventi necessari. La cucina del sistema Lely Vector
può conservare il foraggio necessario per tre giorni. Questo si traduce
nella possibilità di pianificare le attività con grande anticipo ed avere
più tempo libero che potrete sfruttare per gestire l’allevamento come
preferite.
PSR 2014/2020 – Lely Vector è un innovazione tecnologica che può essere introdotta nei piani di
sviluppo rurali, funzionando totalmente ad energia elettrica non inquina, lavora in totale sicurezza,
effettua un alimentazione di precisione e sempre fresca eliminando così gli sprechi,
Lely Vector nel mondo e in Italia – Lely, inventore della mungitura robotizzata, nel 2012
introduce il sistema di alimentazione automatico Lely Vector con l’obiettivo di fornire un nuovo
strumento rivoluzionario per l’alimentazione flessibile dei bovini, da latte e da carne, con foraggio
fresco. Dopo 2 anni e mezzo Lely Vector è presente in venti diverse nazioni con centinaia di impianti.
In Italia la vendita è iniziata nel 2015 e sono già in funzione 3 impianti nelle province di Treviso,
Milano e Mantova.
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31 luglio 2015
Marco bellini
Tecnologia israeliana
per la riduzione
dell’azoto nei reflui
Collaborazione per
una “demo-farm”
in provincia di
Mantova”
Nel mese di maggio una delegazione della nostra associazione si è recata in Israele per visionare una tecnologia,
colà in uso già da tempo, per abbattere la quota di nitrati nei reflui e nelle acque di scarico in generale.
L’iniziativa procede da una collaborazione tra l’Associazione e l’Ufficio Economico dell’ambasciate israeliana
a Milano, per la costituzione di una “ demo-farm “ che potesse ospitare una tecnologia israeliana tra quelle
proposte presso il padiglione isaeliano in EXPO a Milano.
La tematica scelta è stata quella della “sostenibilità delle produzioni zootecniche“. In questo senso, la nostra
attenzione si è focalizzata sulla proposta TAYA che la TRIPLE-T sta proponendo in diversi ambiti oltre a quello
agricolo e che si basa sull’applicazione di un trattamento nitro-denitro con un bassissimo consumo di energia. In
sintesi , in due bacini posti a livelli differenti, ( foto n.1 e 2 ) si fa confluire il separato liquido di un refluo zootecnico
e acqua: si opera quindi anche una forte diluizione.
foto n. 1
28 • Mantovalleva Magazine • www.apa.mn.it
foto n. 2
In essi sono presenti griglie o comunque supporti sui quali sono presenti dei particolari batteri. Lo spostamento
dei queste masse di liquido da un bacino all’altro avviene secondo il principio dei vasi comunicanti sfruttando
la pressione atmosferica e quindi a costo energetico pari a zero. Solo una turbina di 11 cavalli viene attivata
nella fase finale del travaso Questi movimenti delle masse liquide da un bacino all’altro, inducono le fasi di
aerobiosi ed anaerobiosi e quindi rendono possibile la riduzione dell’azoto totale trasformandolo in azoto
molecolare.
Il numero di fluttuazioni da un bacino all’altro dipende dalla tipologia del refluo e dalla percentuale di
abbattimento che vogliamo raggiungere.
L’impianto visitato e documentato nelle fotografie qui riportate, assicura il trattamento delle acque reflue
dell’ intero kibbutz di Lahav cui si aggiungono i reflui di circa 12.000 suini allevati per la produzione di carne,
ma anche per la possibilità di espiantarne organi per uso umano.
Durante la nostra visita al kibbutz, abbiamo potuto vedere
la sala operatoria per la valutazione di idoneità di un cuore
di un suino, comunque destinato a macellazione per fine
ciclo. (foto n.3)
L’impianto da noi visitato ha la capacità di trattare circa
350 metri cubi di liquido al giorno, ed alimentato da due
stoccaggi precedenti di sedimentazione della sostanza
organica (ci sono tutti i reflui civili e zootecnici).
Alla fine del trattamento, il refluo in uscita è veicolato ad
altri bacini di stoccaggio destinati all’irrigazione delle
piante. Il tutto in pieno deserto del Negev.
foto n. 3
Pensando ad una possibile introduzione nelle nostre aziende alcuni punti sono da chiarire come ad esempio
la temperatura di esercizio di questi batteri immersi nel fluido, la veicolazione e i pretrattamenti dei reflui dei
fluidi da trattare con l’opportunità di sfruttare lo stoccaggio già esistente in azienda etc.
Il basso costo energetico per l’esercizio di questi impianti (si parla di circa 40-50 cent per metro cubo trattato),
lo rende però assolutamente interessante rispetto a tecnologie oggi presenti nei nostri allevamenti, molto più
costose e complesse.
L’importanza dell’acqua in Israele, ribadita dal concetto sottolineato in Expo “ Grow more with less “ (produci
di più con meno), da sola ci fa intuire la serietà e percorribilità della proposta . Da anni è noto lo sforzo di
questo paese nella tecnologia di precisione al servizio del comparto agricolo. E in questi tempi, anche da noi
deve saper maturare e trovare spazio questo modo di pensare, perché abbondanza di un fattore produttivo
non deve necessariamente coincidere con sciupìo o abuso. Se non per questioni di carattere etico, comunque
per necessità di efficienza economica. Quindi nel prossimo futuro la nostra associazione attraverso i suoi
strumenti di consulenza, avvierà un lavoro per studiare e monitorare la possibilità di introdurre nel nostro
comparto agro-zootecnico, alcune di queste proposte, adattandole alle nostre aziende.
La demo farm scelta per installare un modulo sperimentale della tecnologia TAYA è l’azienda Gemelli di
Polesine di Pegognaga. Nel ringraziare l’azienda per la disponibilità, ricordiamo anche la possibilità nel
prossimo futuro di visite guidate in azienda, facendo riferimento alle modalità e alle persone che verranno
comunicate ai soci interessati da parte della segreteria dell’Associazione.
Per chi intanto volesse vedere un esempio del funzionamento di questi tipi di impianti, è possibile farlo al
link : http://www.triple-treatment.com/
Mantovalleva Magazine • www.apa.mn.it • 29
Il mercato Mon
Il futuro del latte finisce sotto la lente di Clal,
organizzatore del 5° Dairy Forum di Bardolino
(Verona), appuntamento che coinvolge il sistema
lattiero caseario mondiale, con relatori provenienti
da ogni area del pianeta. Un summit di altissimo
livello, che permette di leggere gli eventi e declinare
al meglio le strategie imprenditoriali.
In estrema sintesi, gli analisti convergono sul fatto
che il 2015 dovrebbe accreditarsi su una stabilità dei
30 • Mantovalleva Magazine • www.apa.mn.it
CLAL
organizzatore
In sintesi, gli analisti
convengono sul fatto
che il 2015 dovrebbe
accreditarsi su una
stabilità dei prezzi,
tutt’altro che eccezionali, per riprendere una
salita nel 2016.”
del 5° DAiry forum
a bardolino
matteo bernardelli
ondiale del latte?
al 2016
prezzi, tutt’altro che eccezionali, per riprendere una
salita nel 2016.
“Situazioni impreviste come siccità, eventi climatici,
guerre – osserva Angelo Rossi, fondatore di Clal e
organizzatore, insieme al figlio Simone e alla sua
squadra – potrebbero naturalmente cambiare
rapidamente lo scenario, ma possiamo attenderci, al
netto di eventi eccezionali, un 2015 all’insegna di una
domanda moderatamente in crescita, in grado di non
imprimere oscillazioni marcate alle mercuriali”.
“Serve conoscere i dati, analizzarli e impostare
strategie di intervento con grande rapidità”, afferma
Rossi, che suggerisce l’idea di istituire un centro studi
scientifici internazionale e incassa già i primi via libera
nel corso del Dairy Forum.
Ormai i mercati sono globalizzati e interconnessi,
anche quando si pensa che non sia così. L’esempio
calzante arriva dall’India, che con 140 milioni di
Mantovalleva Magazine • www.apa.mn.it • 31
tonnellate, pari al 17% della produzione mondiale, è
il primo Paese produttore (e anche consumatore) al
mondo.
Una realtà, rappresentata da stalle per il 48% costituite
da meno di 2 vacche o bufale e nell’86% dei casi con
meno di 10 capi. In totale, il numero di animali del
settore lattiero si aggira intorno ai 300 milioni (200
milioni di vacche, 100 milioni di bufale). Il trend è in
crescita, sia in termini di produzioni che consumi. “Nel
2020 la produzione dovrebbe arrivare a 181 milioni
di tonnellate di latte vaccino e bufalino”, prevede
Rupinder Singh Sodhi, manager di Amul, cooperativa
fondata nel 1946, che ha un fatturato oggi intorno ai
4,6 miliardi di dollari, grazie a una base di 3,3 milioni
di famiglie-fornitrici, situate in 17mila villaggi del
subcontinente indiano.
“Desideriamo incrementare la nostra produzione e i
consumi di latte, ma in autonomia, perché il nostro è
un mercato estremamente particolare – spiega Sodhi -.
Nel recente passato, un import del 2% del fabbisogno
ha comportato inaspettatamente il crollo del prezzo
del latte in India e noi non possiamo permetterci una
volatilità troppo marcata, perché altrimenti le famiglie
non riuscirebbero più a mantenersi con uno o due
animali e dovrebbero disfarsene, mettendo in pericolo
la stessa struttura del sistema produttivo indiano”.
Senza costi di produzione rilevanti, il latte oggi in India
viene pagato 42 centesimi di euro al litro.
Asia e Medio Oriente hanno un peso crescente
nell’equilibrio del mercato globale, seppure la Cina
abbia intrapreso un percorso di crescita interna. In
aprile, infatti, se si escludono il +23,8% del latte per
l’infanzia e il + 3,43% sul latte confezionato, i parametri
tendenziali sono tutti negativi: -64,67% l’import di
polvere di latte intero, -35,02% l’import di burro.
Il mercato in futuro sempre di più sarà connesso
all’export, che per i grandi produttori di latte (fra cui
l’Unione europea) rappresenterà la main strategy per
crescere. In che modo, poi, si potranno incrementare
le esportazioni dipenderà molto dalle filiere, dai grandi
player, dalle situazioni internazionali.
L’embargo russo, ad esempio, ha creato non poche
difficoltà all’Ue-28, con alcuni Stati che sono riusciti
a triangolare l’export verso la Federazione Russa
servendosi della Bielorussia come Paese-ponte.
L’europarlamentare Paolo De Castro, in collegamento
col Dairy Forum di Clal, si mostra moderatamente
ottimista sull’atteggiamento degli Stati Membri che
32 • Mantovalleva Magazine • www.apa.mn.it
potrebbero revocare le sanzioni alla Russia nelle
prossime settimane. Anche sull’accordo di libero
scambio commerciale fra Ue e Usa (Ttip), De Castro,
che è relatore permanente per l’Unione europea, è
fiducioso in un esito positivo, anche nella tutela di Dop
e Igp.
La pensa diversamente Michel Nalet, presidente della
European Dairy Association (Eda), che dal palco invia
all’ex ministro del governo Prodi un messaggio molto
chiaro: “L’Europa non ci sta aiutando sul versante
dell’internazionalizzazione,
dell’evoluzione
del
negoziato sul Ttip sappiamo poco e in Asia, mentre altri
paesi stanno cercando canali diplomatici e commerciali
per poter esportare prodotti lattiero caseari, Bruxelles
è del tutto assente”.
E non è affatto secondario avere delle soluzioni per
poter destinare il surplus produttivo che, nei calcoli
di Eda, per l’Europa dovrebbe salire a 25 milioni di
tonnellate nel 2024, dal momento che le produzioni
arriveranno a 170 milioni di tonnellate, a fronte di un
consumo di 145 milioni. Quali direzioni potrà prendere
l’eccedenza in Europa, Stati Uniti e Australia? Per Giulio
Mengoli, presidente di Tetrapack Italia, saranno i Paesi
in via di sviluppo a incrementare i propri consumi, oggi a 27 litri pro capite, contro i 54 dei Paesi sviluppati. Le
rotte saranno verso l’Africa, il Medio Oriente, il Sud-Est Asiatico, la Cina.
A riguardo Fonterra ha strategie ben definite. Lo dice chiaramente Francis Reid, Policy and Advocacy manager
del gruppo che nella sola Nuova Zelanda raccoglie 1,7 miliardi di litri di latte e ha una rete globale di quasi
11mila produttori. “Entro il 2025 – rivela Reid – vogliamo raggiungere due miliardi di clienti nel mondo”.
Che cosa si esporterà nel mondo? Commodity lattiero casearie, senza dubbio, ma non solo. “I consumatori
chiedono prodotti specifici, una storia produttiva alle spalle, sicurezza alimentare, prodotti che emozionino”,
chiarisce Mengoli. L’Italia, che dirotta il 51% del latte alle produzioni Dop, dovrebbe trarne adeguati vantaggi.
Ma la crisi e la diminuzione dei consumi, almeno nel mercato domestico, si fanno sentire e influiscono sulle
strategie per la penetrazione del mercato. Tanto che, afferma Francesco Biella di Iri, “il 28%, in termini di valore,
dei formaggi Dop a pasta dura in Italia, è stato venduto in promozione”.
Il colosso danese Gea, invece, ha adottato la linea degli “ingredients”, grazie a impianti in grado di diversificare,
ridurre i costi e innalzare la sicurezza alimentare, “perché bisogna poter raggiungere mercati lontani e poter
avere un’offerta differenziata, che intercetti magari nuovi consumatori”, dice Mortem Lykke Poulsen, global
innovation manager di Gea. “Il siero – prosegue – una volta o veniva buttato via oppure era destinato a scopi
zootecnici. Oggi le innovazioni hanno portato a una sua valorizzazione”.
Per il futuro: diversificazione ed export
Il valore aggiunto del Dairy Forum di Clal non è solamente il fatto che si possono incontrare i grandi
rappresentanti del mondo lattiero caseario, ma riguarda la possibilità di confrontarsi. Ascoltare le strategie
delle grandi cooperative mondiali, i player industriali, i trasformatori, i modelli di mercato che vanno ben
oltre i confini di un continente è il plus che Angelo Rossi e la squadra di Clal regala agli invitati.
Un patrimonio immateriale, che si aggiunge a quanto si trova tutto l’anno sul sito di Clal, che permette
di posizionare la barra nelle acque – non sempre calme – del mercato. Angelo Rossi, moderno Socrate,
esercita la maieutica per portare a galla le soluzioni più idonee per affrontare le dinamiche mondiali.
Ritengo che il sistema lattiero caseario nazionale debba porsi alcune riflessioni. Le Dop sono un grande
valore, raccontano la storia e l’unicità del Made in Italy, ma sono sufficienti per un confronto mondiale? Se
il 28% in valore, dei formaggi Dop è venduto in promozione, siamo sicuri che le denominazioni d’origine
possano – da sole – costituire l’ancora di salvezza per gli allevatori italiani?
Siamo poi così sicuri che i paesi che maggiormente stanno potenziando i consumi interni sul fronte lattiero
caseario conoscano e apprezzino le Dop? Se invece fosse meglio affermare il Made in Italy attraverso altri
prodotti?
Se all’estero le cooperative si aggregano, anche a livello internazionale, per poter contare su numeri più
grandi, maggiore efficienza produttiva, per accrescere le capacità di penetrare i mercati esteri, non è
forse il caso che anche le nostre cooperative percorrano la via del rafforzamento? E se anziché essere
due o tre o quattro cooperative si costruisse un’alleanza fra mondo cooperativo e industriali, sarebbe così
scandaloso?
I futures e il Global Dairy Trade sono strumenti per contrastare (e non per eliminare) la volatilità dei
mercati. Sono potenzialità anche per il mercato italiano? Se sì, a quali condizioni?
Solo alcune domande di un cronista agricolo curioso. Le risposte le lascio agli imprenditori, naturalmente.
Mantovalleva Magazine • www.apa.mn.it • 33
LUCIO MINGHELLI
Quote latte addio, si volta pagina
Dibattito ama
”
“Primo aprile 2015. Una data che incrocia l’economia
con la storia. Esattamente come il 25 marzo 1957,
che con il Trattato di Roma porta alla nascita della
Comunità economica europea (antesignana dell’Ue),
o come l’1 gennaio 2002, che coincide con l’entrata in
circolazione dell’euro, moneta dell’Europa unita e di
19 dei 28 Stati Membri.
Dopo 21 anni, il 1° aprile di quest’anno ha sancito
l’inizio del regime di libera produzione del latte nelle
stalle europee. Il giorno prima, il 31 marzo, è stato
l’ultimo giorno del regime che ha imposto un tetto
produttivo agli Stati dell’Unione europea, in base a
una quota stabilita in sede comunitaria.
Una data che l’Associazione mantovana allevatori ha
voluto celebrare con un convegno nella propria sede,
invitando a confrontarsi il professor Ermanno Comegna
(economista agrario), il presidente dell’Ama, Alberto
Gandolfi, il presidente di Coldiretti Mantova, Paolo
Carra, il vicepresidente di Confagricoltura Mantova,
Alberto Cortesi, il direttore di Cia Lombardia Est, Mario
Lanzi. Con una relazione di Angelo Rossi, fondatore
di Clal, portale di riferimento per il mercato lattiero.
caseario, seguito in oltre 180 Paesi.
La fine delle quote latte, che nei Paesi Bassi, nazione
34 • Mantovalleva Magazine • www.apa.mn.it
fortemente vocata alla produzione lattiera e alle
esportazioni, hanno ribattezzato da tempo il 1° aprile
2015 come “Liberation Day”, festa della Liberazione.
Le quote latte sono state un provvedimento che
l’assessore all’Agricoltura della Lombardia, Gianni
Fava, ha definito “una sciagura per il sistema, che
non ne ha tratto alcun beneficio, e ha penalizzato gli
allevatori, qualunque atteggiamento abbiano tenuto
nei confronti di un obbligo insensato come quello
di distogliere risorse dallo sviluppo aziendale per
acquistare diritti cartacei a mungere”.
In effetti, non serve un economista per scoprire che
se un allevatore è costretto, per rispettare una regola,
a investire in quote di carta (comprarle o affittarle, a
seconda dei prezzi del mercato) anziché in tecnologie,
strutture, know how, dipendenti, terreni, animali,
qualcosa non quadra.
La fine delle quote latte, che nei Paesi Bassi, nazione
fortemente vocata alla produzione lattiera e alle
esportazioni, hanno ribattezzato da tempo il 1° aprile
2015 come “Liberation Day”, festa della Liberazione.
Le quote latte sono state un provvedimento che
l’assessore all’Agricoltura della Lombardia, Gianni Fava,
ha definito “una sciagura per il sistema, che non ne
Primo Aprile 2015 inizio del regime
di libera produzione del latte nelle
stalle europee”
Prof. Ermanno Comegna economista agrario
ha tratto alcun beneficio, e ha penalizzato gli allevatori,
qualunque atteggiamento abbiano tenuto nei confronti
di un obbligo insensato come quello di distogliere
risorse dallo sviluppo aziendale per acquistare diritti
cartacei a mungere”.
In effetti, non serve un economista per scoprire che
se un allevatore è costretto, per rispettare una regola,
a investire in quote di carta (comprarle o affittarle, a
seconda dei prezzi del mercato) anziché in tecnologie,
strutture, know how, dipendenti, terreni, animali,
qualcosa non quadra.
“Quando vennero adottate – racconta il professor Holger
Thiele dell’Università di Kiel – l’obiettivo era stabilizzare
i prezzi e, teoricamente, il sistema delle quote latte può
essere visto come un modello di gestione dell’offerta.
Le quote avrebbero potuto portare a un aumento dei
prezzi del latte, ma ottenere un simile risultato avrebbe
comportato un’applicazione restrittiva del sistema, con
dazi molto elevati, protratti nel tempo per molti anni
e attraverso l’imposizione di barriere nei confronti dei
mercati mondiali”.
Una ricetta inapplicabile per l’Europa, come ribadisce
Thiele: “Per noi è necessario esportare e non possiamo
frapporre barriere. Ecco perché il sistema delle quote
non può funzionare: è troppo costoso e inadatto alla
natura stessa dell’Ue”.
E questo senza fare riferimento alla gestione italiana del
regime, che ha avuto così tanti inciampi che è meglio
stendere un velo pietoso e proseguire, pur schierandosi
sempre nella legalità.
A questo punto, secondo Fava, “ha ragione il presidente
dell’Associazione mantovana allevatori, Alberto
Gandolfi, quando raccomanda di guardare ormai avanti,
perché quella delle quote latte è una pagina chiusa”.
Intanto, la produzione di latte per l’annata 2014/2015
ha visto un aumento della quota nazionale produttiva,
nonostante la frenata del primo trimestre dell’anno.
I dati Agea, elaborati da Coldiretti, parlano di un
incremento di 2,409 milioni di quintali, il +2,23%
rispetto alla campagna precedente.
“L’Europa fa poco o nulla per placare le inquietudini dei
produttori di latte – dice Comegna -. L’Ue continua a
ripetere che è tutto sotto controllo, proprio mentre si
accinge a incassare 900 milioni di euro per multe latte
dell’anno 2013-2014”.
Quanto alla cosiddetta “safety net”, la rete di sicurezza
a tutela degli allevatori, ricorda Comegna, “il paletto
al di sotto del quale scatta il sostegno è stato fissato
da Bruxelles a quota 21,7 centesimi al litro. Nel 1983 il
prezzo garantito del latte doveva essere 30 centesimi”.
Una modifica deteriore, par di capire. E un futuro
ancora incerto, dal momento che fino al 2024 i prezzi di
sostegno agli stock rimarranno invariati.
A conti fatti, analizza Comegna, “la fine delle quote si
rivela un danno per gli allevatori, che hanno investito
per acquistare le quote e si ritrovano con un pugno di
mosche in mano, perché il loro valore è zero”.
Angelo Rossi e Matteo Bernardelli
Mantovalleva Magazine • www.apa.mn.it • 35
Da sinistra Mario Lanzi, Alberto Cortesi, Paolo Carra e Alberto Gandolfi
Paolo Carra, presidente di Coldiretti Mantova, si
definisce ottimista. “Abbiamo le opportunità di
crescere in un mercato libero – sottolinea – ma
abbiamo bisogno allo stesso tempo di alcune regole,
perché un sistema selvaggio non offre garanzie e
le produzioni Dop per le quali destiniamo il 51% del
nostro latte non può competere con i formaggi generici
o le polveri del Centro-Nord Europa o con le economie
di scala dell’Oceania”.
Non serve, secondo Carra, “appesantire la filiera
nazionale con nuove regole, ma aumentare la tutela e
le sinergie fra le Dop, a partire dai due prodotti a pasta
dura, Grana Padano e Parmigiano-Reggiano”.
Inoltre, Carra prevede che l’Italia “scivoli verso una
produzione di 79-80 milioni di quintali di latte”.
Per il vicepresidente di Confagricoltura Mantova,
Alberto Cortesi, “se fossimo stati in un regime protetto
come quello del Canada, che ha un sistema di quote
produttive più efficiente, avremmo un prezzo del latte
superiore. Si trattava di essere in grado di cogliere
delle opportunità, con l’aiuto di un sistema di filiera
strutturato per penetrare sui mercati esteri. Così,
purtroppo, non è stato”.
La strategia per il futuro, secondo l’opinione di Mario
Lanzi, direttore di Cia Lombardia Est (Mantova,
Brescia, Cremona), “va indirizzata per accrescere la
competitività, a partire dalle strutture produttive,
comprese le stalle”.
“Purtroppo paghiamo l’atteggiamento tenuto nel
corso di questi anni – prosegue – perché sulle quote
abbiamo sempre avuto un atteggiamento laico: ce
le hanno assegnate e nessuno le ha mai applicate.
E così, anziché programmare autonomamente e
responsabilmente, abbiamo dato questo potere allo
Stato. Con il risultato che ora le programmazioni le
faranno gli industriali”.
36 • Mantovalleva Magazine • www.apa.mn.it
Gandolfi (Ama): “Creare valore
aggiunto da Dop e Made in Italy”
“Il sistema delle quote, negli ultimi 18 anni in
particolare, ha decimato il nostro mondo. Avrebbe
dovuto dare un sostegno ai produttori, alla filiera
e ai consumatori, nell’ottica dell’Europa, ma non
lo ha fatto”. Così Alberto Gandolfi, presidente
dell’Associazione mantovana allevatori, commenta
le quote.
Il futuro, per i produttori italiani, si gioca sul campo
della qualità. Anche grazie all’Ama. “Siamo la casa
di tutti gli allevatori – ribadisce – e abbiamo una
missione, oggi più che mai, da affrontare: creare
valore sulle produzioni tipiche e sugli elementi
intrinseci del nostro valore, che passa anche
attraverso la nostra genetica”.
Qualità e tipicità si identificano anche con l’italianità
delle produzioni. “Da Mantova siamo stati i primi
a partire con Italialleva, marchio che identifica il
100% Made in Italy – prosegue Gandolfi -. E questo
perché il consumatore chiede prodotti italiani, in
quanto riconosce a carne e latte di casa nostra
garanzie superiori”.
Un’idea supportata anche dal fatto che l’Italia non
ha avuto scandali che hanno minato la credibilità
del comparto allevatoriale, a differenza di altre
situazioni in Europa e nel mondo.
Per il settore lattiero caseario, Gandolfi è netto:
“Il futuro è rappresentato dalle Dop, vera leva di
competizione per la filiera, in grado di coniugare la
sostenibilità economica e ambientale con un valore
aggiunto superiore rispetto alle commodity”.
Lombardia e Mipaaf
impegnate per il rilancio
del settore
Anche le istituzioni si muovono per sostenere la filiera e garantire un futuro al latte italiano. Azioni forti
per contrastare un fenomeno diffuso: la chiusura
delle stalle e il conseguente abbandono dei territori.
“Senza un presidio efficace – spiega l’assessore
all’Agricoltura della Lombardia, Gianni Fava – il rischio
è che si ripetano i disastri legati all’incuria, con conseguenti episodi di dissesto idrogeologico, sinonimo
purtroppo molto spesso di tragedie”.
I numeri di questa discesa negli inferi sono tutt’altro
che confortanti. Dall’inizio della crisi, infatti, in Italia
hanno chiuso oltre 10.000 stalle da latte, oltre il 60%
delle quali si trovava in montagna. Dati alla mano
(fonte: Coldiretti) sono sopravvissute appena 35mila
stalle che hanno prodotto nel 2014 circa 110 milioni
di quintali di latte, mentre sono circa 86 milioni di
quintali le importazioni di latte equivalente.
Questo significa mettere a rischio c’è un settore che rappresenta la voce più importante dell’agroalimentare
italiano, con un valore di 28 miliardi di euro e quasi
180.000 occupati nell’intera filiera.
La Lombardia. Sul fronte del prezzo del latte, sono
in corso i Tavoli a Milano, convocati da Regione
Lombardia. La proposta dell’assessore Fava, allo studio anche da un parallelo comitato tecnico, supportato
da Smea-Università Cattolica, punta all’indicizzazione
del prezzo, prendendo anche come riferimento i
mercati delle principali Dop casearie: Grana Padano
e Parmigiano-Reggiano.
Il Mipaaf. Piano di azioni anche dal ministero delle
Politiche agricole.
“Con il decreto di fine aprile – afferma il ministro
Maurizio Martina - abbiamo dato le prime risposte
urgenti con l’attuazione della decisione comunitaria
per rateizzare in 3 anni, senza interessi, le multe Ue
dell’ultima campagna e l’ampliamento delle possibilità di compensazione tra produttori. La nostra priorità è la tutela del reddito degli allevatori”.
“Il decreto latte – prosegue Martina - dà un segnale
chiaro in questo senso, introducendo strumenti nuovi
in un sistema che affronta una fase cruciale come
la fine delle quote. Vogliamo accompagnare il settore verso la ripresa e con nuovi rapporti di filiera.
Per questo abbiamo previsto per la prima volta un
organismo interprofessionale che possa decidere,
così come abbiamo chiarito che i contratti di vendita
devono avere una durata minima di 12 mesi. Allo
stesso tempo rafforziamo il ruolo dell’Antitrust per
contrastare pratiche sleali e monitorare l’andamento
dei costi di produzione. I nostri allevatori meritano
di veder riconosciuto il grande lavoro che fanno sul
fronte della qualità”.
Campagna di comunicazione. “Puntiamo a far crescere i consumi interni - spiega il ministro - attraverso
una campagna straordinaria di comunicazione sulle
qualità nutritive del latte fresco e con operazioni
mirate di promozione dei prodotti Dop e Igp nella
grande distribuzione organizzata che partiranno a
breve”.
Internazionalizzazione. “Sul fronte dell’export – precisa Martina - i grandi formaggi Dop italiani saranno
protagonisti assoluti del Piano di internazionalizzazione del Made in Italy che stiamo portando avanti
con il ministero dello Sviluppo economico. Vogliamo
andare oltre la quota di 2,2 miliardi di euro del 2014
e consolidare la nostra presenza su mercati strategici,
andando all’attacco dei prodotti Italian sounding. E,
per il sostegno operativo e finanziario alle esportazioni dei prodotti 100% italiani, anche l’Isa rafforzerà
il suo impegno nelle aziende del settore. Abbiamo
tanto lavoro da fare anche sul fronte della promozione ed Expo deve servire proprio a mettere a fattor
comune gli elementi di forza che abbiamo. Fuori dai
nostri confini c’è una grande domanda di Italia, dobbiamo saperla intercettare con i nostri straordinari
prodotti lattiero caseari”.
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LE AZIONI DEL MIPAAF PER IL SETTORE LATTIERO
CASEARIO
1. Decreto latte
Le azioni previste in materia dal decreto approvato lo
scorso aprile dal Consiglio dei Ministri sono:
a) Attuazione rateizzazione 3 anni senza interessi per
le multe ultima campagna
La norma prevede l’attuazione della disposizione
comunitaria per il pagamento delle multe per l’ultima
campagna lattiera in 3 anni e senza interessi. Gli allevatori interessati potranno presentare domanda
all’AGEA entro il 31 agosto 2015.
b) Compensazione quote ultima campagna
Per non gravare ulteriormente sugli allevatori che
devono confrontarsi con un mercato in difficoltà, con
la norma si amplia la possibilità di compensazione
tra produttori, nell’ambito della quota nazionale, per
l’ultima campagna consentendo a chi ha superato
le quote fino al 12% di compensare fino al 6%, cosa
che prima non era prevista e che vedeva scattare la
sanzione sull’intera percentuale di splafonamento.
c) Contratti di vendita del latte scritti e con durata
minima di un anno
Con il decreto viene ribadita la necessità del contratto scritto come previsto dall’art. 62 del decretolegge n. 1 del 2012, ma si introducono delle decisive
novità:
- la durata minima è fissata a 12 mesi;
- il contratto deve espressamente contenere il prezzo
da pagare alla consegna che può essere fisso o legato
a fattori stabiliti nel contratto, come indicatori di
mercato, volume consegnato e qualità o composizione del latte crudo consegnato;
d) Creazione dell’Interprofessione del latte per organizzare la filiera
Per superare le debolezze strutturali della filiera si
sancisce:
- la creazione di un unico organo interprofessionale,
che potrà prendere decisioni valide “erga omnes”
come accade in altri Paesi europei come la Francia;
- che l’Interprofessione ha un campo d’azione che
comprende le regole di produzione, la commercializzazione, la promozione, i contratti tipo, la tutela
ambientale e la ricerca.
e) Rafforzamento del contrasto alle pratiche di mer-
cato sleali con Antitrust
Viene rafforzato il livello di tutela degli allevatori
e dei produttori di latte, attraverso una riforma
dell’art. 62 che prevede:
- monitoraggio dei costi medi di produzione del latte
crudo da parte di Ismea, secondo le metodologie
stabilite dal Ministero delle politiche agricole. I
dati verranno elaborati mensilmente e, come chiarito dalla stessa Autorità garante della concorrenza,
costituiranno un benchmark ai fini delle segnalazioni
all’Antitrust ai sensi dell’articolo 62;
- inasprimento delle sanzioni per violazioni delle prescrizioni dell’art. 62 con multe che vengono innalzate
da 3 mila fino a 50 mila euro;
- l’Ispettorato repressione frodi del Mipaaf (ICQRF)
potrà segnalare all’Antitrust le presunte violazioni
dell’articolo 62.
2. Campagna di comunicazione sul latte fresco
Per contrastare il calo dei consumi di latte fresco in
Italia, è prevista la realizzazione di una campagna di
informazione sulle qualità nutritive e sui benefici del
consumo di latte.
3. Campagna di promozione dei prodotti Dop e Igo
nella Gdo italiana
All’interno dei punti vendita della grande distribuzione organizzata a livello nazionale saranno realizzate iniziative di promozione e informazione che
valorizzino i prodotti Dop e Igp attraverso spazi e
percorsi dedicati, insieme a un’azione di promozione
che li supporti.
4. Piano internazionalizzazione del Made in Italy
con progetto grandi formaggi Dop italiani
I grandi formaggi a denominazione italiani saranno
assoluti protagonisti del Piano del Governo a supporto delle esportazioni agroalimentari. Tra le azioni
previste, infatti, ci sono partecipazioni a fiere internazionali, azioni sulla Gdo e campagne di contrasto
all’Italian sounding.
5.
Sostegno alle esportazioni di prodotti 100%
italiani
L’Istituto sviluppo agroalimentare rafforzerà
l’impegno e gli investimenti a sostegno di azioni a
supporto di export produzioni lattiero casearie italiane, attraverso l’ingresso nel capitale delle società
e con altri strumenti di supporto finanziario.
Mantovalleva Magazine • www.apa.mn.it • 39
Il “campo prove” anche
quest’anno presso l’azienda
Belletti di san martino dell’argine
PROVE DI CAMPO 2015 per i cereali
Lunedi 14 maggio si è svolta la consueta giornata
dimostrativa delle prove di campo riguardanti gli erbai
autunno-vernini. Anche quest’anno l’azienda Belletti
di San Martino dell’Argine, si è prestata per adibire il
“ campo prove “. Un doveroso ringraziamento va dato
a loro per l’eccezionale lavoro svolto, che ha potuto
mettere a disposizione dei partecipanti all’incontro una
visione ottimale dei materiali. Purtroppo quest’anno,
alla qualità dei foraggi e della cura e perizia nella
preparazione della giornata, ha fatto da contraltare la
scarsità di partecipazione. Un appuntamento tecnico in
40 • Mantovalleva Magazine • www.apa.mn.it
definitiva molto interessante più per le ditte sementiere
che hanno visto i materiali a confronto, che non per
gli allevatori, i veri fruitori. Merito quindi ai pochi ma
qualificati allevatori e tecnici agronomi di altre APA
della Lombardia che hanno partecipato.
I porcelloni misuravano 163 metri di lunghezza e 4,30
di larghezza per una superficie complessiva di 722,40
mq ciascuna.
I quattro mezzi adoperati per la raccolta sono stati
pesati per l’individuazione della tara.
marco bellini e enea guidorzi
li autunno-vernini da foraggio
Le operazioni colturali eseguite sono qui riassunte:
OPERAZIONI ESEGUITE
liquamazione + aratura
fine ottobre
semina
OPERAZIONI ESEGUITE
LIQUAME BOVINO 75 m3 / ha
QUANTITA’ DI SEME
CONSIGLIATO DALLA DITTA
fine marzo
concimazione in copertura
NITRATO AMMONICO (27% N) 300 kg/ha
3a decade aprile
trattamento fungicida
ZANTARA (1,5 litri/ha)
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Nel riquadro sotto riportato, sono elencati i materiali seminati e le ditte di appartenenza.
C A M P O D I M O S T R A T I V O F O R A G G E R E 2 0 1 5 ( AZ. BELLETTI )
superficie da seminare per ciascuna varietà = m2 1000 circa
VARIETA'
HYT MAX
KULULA
ORVAL
COLLEGIAL
EL PASO
TRITIKON
HYTPRIME
ATENON
PAJERO
ARABELLA
ETHIC
HYMACH
HYSTAR
LUDWIG
NORENOS
ALKOR
MACISTE
ERCOLE
CAP MIX TORRAZZO
DRY-FEED
DRY-FEED + PIS FOR
MANTOVA PRO
silopro
42 • Mantovalleva Magazine • www.apa.mn.it
DITTA
SPECIE
SEMFOR
APSOVSEMENTI
BUNDESAMT CUCCHI
CARLA-IMPORT sem
SEMFOR
APSOVSEMENTI
SEMFOR
TRITICALE
ORZO
APSOVSEMENTI
RENK VENTUROLI
frumento
BUNDESAMT CUCCHI
SEMFOR
farro
ECO SYSTEM
CAP CR
SEMFOR
APSOVSEMENTI
erbaio
I rappresentanti e responsabili tecnici di queste si sono avvicendati nella descrizione delle varietà
proposte, soffermandosi sulle peculiarità delle stesse, sullo stadio fenologico al momento della visita
in relazione anche all’influenza, sulle stesse, dell’andamento climatico.
Ne è derivato un utile confronto tra tecnici ed allevatori in relazione alle migliori destinazioni d’uso
(fieno, insilato), sulle più convenienti epoche di taglio e caratteristiche nutrizionali (di estrema
importanza per il ruolo di questi foraggi nei piani di razionamento delle lattifere e della rimonta).
Circa 10 giorni dopo la visita guidata, al momento della raccolta, abbiamo effettuato il campionamento
dei materiali che sono stati analizzati presso il laboratorio dell’Ersaf al centro aziendale della
“Carpaneta“ di Bigarello. Contestualmente sono stati rilevati i pesi dei materiali che, alla luce delle
analisi successive hanno potuto dare delle indicazioni precise sulle produzioni di sostanza secca per
ettaro.
I parametri scelti per le analisi sono quelli che più interessano nella formulazione dei piani di
razionamento e riguardano in particolare oltre alle proteine, l’analisi delle frazioni fibrose e degli
zuccheri.
Il lavoro sopra descritto curato dai Dottori Agronomi Enea Guidorzi e Gabriele Caleffi, del Servizio
di Consulenza dell’Apa di Mantova, ha prodotto la mole di dati di seguito proposta nella tabella nella
pagina seguentec e che vorremmo brevemente commentare per stimolare qualche riflessione.
1. la predisposizione all’allettamento di alcune specie (indicate con l’asterisco) suggerisce cautela
sulla loro scelta di coltivazione per i problemi relativi alla raccolta ed alla sanità del prodotto finale;
2. la media del contenuto di ss dei foraggi raccolti, discretamente bassa, indica che le colture non
avevano raggiunto una sufficiente maturazione, e di conseguenza le produzioni di ss per ha
avrebbero potuto essere maggiori;
3. tutti i triticali hanno superato la media di campo per quanto riguarda la produzione di ss, tranne il
n° 13 che, per contro presenta le migliori caratteristiche qualitative;
4. tutti i triticali evidenziano buoni valori nutrizionali per quanto riguarda NDF,ADF E ADL e % di
amido, non assecondati tuttavia dal contenuto proteico (inferiore alla media di campo);
5. a conferma dei rilevamenti del 2014 le maggiori percentuali di PG sono state registrate nei miscugli
contenenti leguminose (campioni n° 3-5-6-7), non confortate peraltro da soddisfacenti produzioni
di ss;
ADATTABILITÀ AL METODO DI RACCOLTA E CONSERVAZIONE
Le osservazioni di campo permettono di classificare gli erbai foraggeri in funzione della loro adattabilità
ai due principali metodi raccolta e conservazione:
• la trinciatura diretta e l’insilamento permette di conservare appieno il patrimonio di proteine
contenute nelle foglie delle essenze leguminose degli erbai misti , che viceversa verrebbe dissipato
con i ripetuti rivoltamenti imposti dalla fienagione;
• la medesima tecnica sarebbe indicata anche per le essenze caratterizzate da spighe aristate per
prevenire possibili problemi dovuti alla presenza di spighe integre nel foraggio affienato;
• la tecnica della fienagione per contro si addice in particolar modo ai frumenti, sia in purezza che
in consociazione con avena e/o loiessa.
La mattinata, si è conclusa con il sapiente intervento curato dallo chef Fabrizio Sanfelici, che ancora
una volta non ha tradito le attese dei convenuti.
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SP
EC
N°
IE
CAMPO DIMOSTRATIVO FORAGGERE 2015
Azienda BELLETTI
produzione q / ha tal quale
sost. produzione q secca / ha s.s.
%
NDF %
1
506,64
28,60%
144,90
63,51
2
451,27
26,50%
119,59
520,49
22,60%
512,18
Ceneri Proteina Ceneri ADF % ADL % ADF‐ADL CSA %
NDF %
%
%
1,56
37,30
7,77
2,66
7,60
16,68
63,46
1,22
36,62
6,44
1,86
8,52
13,46
117,63
60,80
0,87
37,72
7,46
1,57
11,32
9,95
25,50%
130,61
66,34
1,13
39,63
6,76
1,97
6,85
12,55
562,02
20,30%
114,09
64,39
1,14
40,69
7,56
2,41
9,97
8,51
6*
564,78
19,20%
108,44
56,99
0,77
37,45
8,02
1,76
14,74
7,23
7*
514,95
22,40%
115,35
58,60
1,21
38,29
7,81
1,27
14,55
7,69
8
550,94
25,90%
142,69
59,20
1,04
40,26
7,04
1,63
7,86
13,94
517,72
29,80%
154,28
63,02
0,63
37,68
6,50
1,53
6,22
17,35
495,57
28,50%
141,24
63,86
0,44
41,04
7,50
2,23
6,65
17,42
581,40
24,90%
144,77
63,27
0,86
40,13
6,37
1,67
8,33
12,79
476 19
476,19
27 70%
27,70%
131 90
131,90
63 06
63,06
1 11
1,11
39 04
39,04
6 54
6,54
1 56
1,56
7 22
7,22
17 18
17,18
467,88
25,90%
121,18
60,19
0,51
36,11
6,52
1,43
10,04
16,12
570,32
27,70%
157,98
61,15
0,55
37,82
6,83
1,66
8,22
17,13
506,64
27,10%
137,30
65,82
1,68
35,03
7,65
2,39
7,68
6,46
462,35
26,60%
122,98
66,33
1,03
41,20
7,77
2,26
8,42
11,29
492,80
29,40%
144,88
65,74
0,90
40,97
7,71
2,22
7,01
12,86
437,43
28,70%
125,54
59,19
1,12
35,50
7,38
2,52
8,07
18,79
337,76
27,60%
93,22
63,53
0,86
38,61
7,07
2,32
7,89
15,12
395,90
29,80%
117,98
57,99
0,97
35,15
7,10
2,54
8,16
19,03
526,02
26,50%
139,40
64,81
1,03
38,78
6,75
1,93
10,62
12,18
506,64
24,10%
122,10
66,17
0,72
40,92
7,47
2,18
9,04
10,81
23* FARRO
562,02
22,20%
124,77
69,08
0,63
42,28
8,52
2,71
9,08
6,51
valori medi
500,87
25,98%
129,25
62,89
0,95
38,62
7,24
2,01
8,87
13,09
3*
4
5*
9
10
11
12
13
E
R
B
A
I
O
T
R
I
T
I
C
A
L
E
14
15* ORZO
16
17
18
19
20
21*
F
R
U
M
E
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O
22
* PARCELLE ALLETTATE
NB
LE CELLE IN VERDE EVIDENZIANO VALORI POSITIVI OLTRE LE MEDIE DI CAMPO
LE CELLE IN ROSSO EVIDENZIANO L'INCOMPLETA MATURAZIONE 44 • Mantovalleva Magazine • www.apa.mn.it
IL CAITPR, LA SUA STORIA
E LA SITUAZIONE ATTUALE
La storia della razza Cavallo Agricolo Italiano da
Tiro Pesante Rapido inizia ufficialmente nel 1927
con la nascita della prima generazione di puledri
delle “Stazioni di fecondazione selezionate” istituite
per legge nel 1926. In realtà l’origine di questo
ceppo equino risale ai decenni precedenti. Infatti,
l’Italia non ha mai storicamente annoverato nel suo
patrimonio equino alcuna razza da tiro pesante.
Tuttavia, dopo l’unità (1860), lo sviluppo in senso
sempre più imprenditoriale dell’agricoltura della
pianura padana e le esigenze dell’Esercito, con
particolare riferimento all’artiglieria, rendevano
sempre più evidente la necessità di una consistente
e qualificata produzione nazionale di cavalli da tiro.
Dopo numerose prove d’incrocio della popolazione di
fattrici della pianura padana con le più rinomate razze
da tiro europee, le aziende della pianura orientale,
che ricadevano sotto la giurisdizione del Deposito
Stalloni di Ferrara (diretta emanazione operativa del
Ministero della Guerra), si orientarono con decisione
verso gli stalloni bretoni di tipo Norfolk-bretone.
Le prime importazioni di tali stalloni, sollecitate in
modo particolare da alcuni allevatori del veronese,
ebbero luogo nel 1911 e proseguirono sempre più
diffusamente sino alla metà degli anni ‘20 malgrado le
difficoltà ed il rallentamento imposto dalla 1^ Guerra
Mondiale. Questi riproduttori operarono su fattrici di
diversa origine tra le quali spiccavano le derivazioni
Hackney, ma non erano infrequenti origini Percheron,
Bretoni o Belghe/Ardennesi.
I risultati furono considerati molto positivi, in quanto
l’incrocio dava origine a soggetti robusti di mole mediopesante e dotati anche di brillantezza di movimenti
e di eleganza che risultavano particolarmente idonei
agli scopi dell’artiglieria da campagna, ma anche per
i trasporti medio pesanti civili e per i lavori agricoli
complementari nelle grandi aziende (fienagione,
semine, erpicature ecc..).
Nel 1926 iniziarono ad operare le “stazioni
selezionate” individuando i gruppi di fattrici che
andarono a costituire la base materna originaria
della razza; nel 1927 nacque la prima generazione
ufficialmente controllata e prese avvio la
costituzione delle famiglie italiane del tipo “agricolo/
artigliere“(altrimenti
inizialmente
denominato
“derivato bretone”). Il bacino geografico di
produzione era rappresentato dalla pianura veneta,
dalla provincia di Ferrara e dalla pianura friulana.
Sin dalle prime generazioni, oltre alle giovani femmine,
vennero scelti dei giovani maschi che andarono
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progressivamente ad affiancare i loro genitori bretoni.
Si provvide inoltre ad istituire dei concorsi morfologici,
prevalentemente dedicati ai giovani maschi ma a cui
aderivano numerosi allevatori presentando anche le
loro giovani fattrici e puledre; tra questi concorsi iniziò
ad affermarsi quello di Verona che ebbe il suo inizio
nel 1934. Furono inoltre realizzate prove funzionali
per i giovani stalloni di 3 e 4 anni che prevedevano
l’effettuazione di determinati percorsi con carico
prestabilito ed entro tempi massimi ben precisi da
percorrere al passo o al trotto.
Tutto ciò testimonia dell’interesse che si andava
concretizzando verso questo nuovo (per l’Italia) tipo
di produzione ippica e del buon successo che esso
aveva incontrato. Infatti, le fattrici iscritte alle stazioni
selezionate crebbero progressivamente dalle circa
50 iniziali sino a toccare le 250 unità alla fine degli
anni ‘30. Ogni anno la razza dava origine a circa 50
giovani stalloni di cui, una parte veniva reimpiegata
dal Deposito di Ferrara per la produzione selezionata,
mentre la maggior parte veniva acquistata da stallonieri
privati della zona d’origine o veniva destinato alle
zone gestite da altri Depositi Stalloni. Infatti, già dalla
metà degli anni ‘30 si iniziò a registrare l’acquisto
di giovani stalloni “derivati bretoni” da parte del
Deposito Stalloni di Crema (Italia nord occidentale),
di Reggio Emilia (Emilia Romagna e Marche) e di Pisa
(Italia Centrale).
La 2^ Guerra Mondiale portò ad un arresto di questo
processo evolutivo che però, pur tra tante difficoltà,
riprese nell’immediato dopoguerra. Malgrado il
venir meno dell’interesse militare, l’agricoltura (e
specialmente le aziende di medio-piccole dimensioni)
era ancora interessata alla trazione animale per i
trasporti aziendali ed ai lavori complementari con
cui integrare e affiancare le macchine che andavano,
peraltro, sempre più diffondendosi. Gli anni ‘50 furono
così un periodo di forte ripresa d’interesse per il CAITPR
e di diffusione di riproduttori maschi in aree sempre
più vaste e diversificate che coinvolgevano, oltre alla
zona storica, la Lombardia, l’Emilia Romagna, l’Italia
Centrale, ma anche l’Abruzzo, la Puglia e la Sardegna.
Come si è rilevato, finalmente si è denominata la razza
con il suo nome attuale (Cavallo Agricolo Italiano da
Tiro Pesante Rapido - CAITPR) perchè è del periodo
fine anni ‘40 inizio anni ‘50 l’ufficializzazione di
questa denominazione che sanciva per questo tipo di
produzione equina l’acquisizione ed il riconoscimento
dello standard di razza autonoma. Sul finire degli anni
‘50 venne inoltre istituito il Libro Genealogico che
46 • Mantovalleva Magazine • www.apa.mn.it
andava a sostituire il precedente controllo selettivo
della produzione attivato dal 1927.
Dopo il periodo di espansione degli anni ‘50, il
successivo decennio segnò l’inizio di una forte crisi
per la razza che si protrasse sino alla fine degli anni
‘70. Molti allevatori storici, specialmente i più grandi,
cessarono l’attività non trovando ormai più motivo
economico nell’allevamento equino in un contesto
aziendale sempre più proteso alla meccanizzazione
ed alla specializzazione produttiva. Tuttavia, un
buon nucleo di soggetti continuò ad essere allevato
nelle piccole aziende famigliari che sostituirono
progressivamente i grandi nuclei; inoltre, l’interesse
per la razza nel centro-sud Italia andava man mano
confermandosi. Ciò permise di evitare al CAITPR il
triste destino cui andò incontro il derivato belgaardennese che, in Italia, sparì come realtà organica
di allevamento e di selezione. Tuttavia, va rilevato
che lo scopo economico della razza andava mutando,
trasferendo l’interesse degli allevatori dall’impiego
per il lavoro alla produzione della carne. Al di là di
ogni opinione circa l’ippofagia e la destinazione della
specie equina per la produzione della carne, il fatto
che l’Italia sia un paese a consolidata tradizione
ippofaga (almeno in alcune sue zone) ha garantito la
sopravvivenza del CAITPR e di altro razze non sportive.
E’ questo un fatto incontestabile come dimostra invece
la fortissima riduzione cui sono andate incontro negli
ultimi decenni molte razze da tiro allevate in paesi
non ippofagi. Alla fine degli anni ‘70 la gestione del LG
passò dall’Istituto d’Incremento Ippico di Ferrara (ex
Deposito Stalloni militare) all’Associazione Nazionale
Allevatori del Cavallo Agricolo Italiano da TPR che
lo gestisce tuttora su delega e sotto il controllo del
Ministero per le Politiche Agricole e Forestali. Questo
passaggio, sancito dalle nuove normative in merito ai
Libri Genealogici delle specie zootecniche, consentì
un fatto importante, in quanto l’Associazione, per
il tramite dei suoi Soci - le Associazioni Provinciali
Allevatori - poteva operare su tutto il territorio
nazionale. Ciò permise di allargare il controllo
selettivo al di fuori della zona storica. Infatti, grazie al
continuo flusso di riproduttori che sin dagli anni ‘30
uscivano dal bacino storico per andare ad operare in
incrocio su popolazioni locali di molte altre aree del
territorio italiano, si era ormai venuta costituendo una
base di popolazione CAITPR che venne, man mano,
assorbita dal LG. I precursori in questo senso furono
gli allevatori pugliesi che iniziarono la loro attività
ufficiale di selezione già sul finire degli anni ‘70.
Questo processo di affiancamento tra nuovi allevatori
dell’Italia centro-meridionale e allevatori dell’area
storica prese inizio nei primi anni ‘80 ed è proseguito
sino ad oggi ed ha permesso quell’allargamento della
base selettiva su cui si fonda attualmente il LG.
Situazione attuale e prospettive
Attualmente il CAITPR può vantare oltre 6.500 capi
iscritti, di cui circa 3000 fattrici, presenti in circa 900
allevamenti distribuiti in 16 diverse Regioni. Le zone
con maggior presenza sono il Veneto, l’Emilia Romagna,
l’Umbria, il Lazio, l’Abruzzo e la Puglia; discrete
presenze si hanno anche in Friuli, nelle Marche, in
Toscana, in Molise e in Campania. Allevamenti più
isolati ma molto attivi dal punto di vista selettivo
sono infine ubicati in Piemonte, Lombardia, Trentino
e Basilicata. Il CAITPR può quindi vantare una realtà
ormai ampia e diffusa pressochè in tutto il territorio
nazionale. Inoltre, va sottolineato il buon esito del
processo di adattamento che la razza ha subito negli
ultimi decenni, passando da una forma d’allevamento
stallino, tipica della zona storica, al semi-brado o al
brado integrale che sono le forme d’allevamento più
diffuse della dorsale appenninica. L’attuale obbiettivo
di selezione prevede la produzione di soggetti con
peso vivo compreso tra 700 e 900 Kg caratterizzati
da equilibrio tra diametri trasversi, masse muscolare,
sviluppo e distinzione, brillantezza di movimenti e
correttezza; la statura orientativa per gli stalloni adulti
è compresa tra 155 e 160 cm mentre le femmine è di
150-158 cm. Si tratta quindi di soggetti di mole mediopesante che abbinano alle caratteristiche tipicamente
dimensionali delle razze da tiro (diametri, sviluppo,
profondità) anche quelle doti di finezza e di correttezza
necessarie a garantire alla razza una polivalenza
attitudinale. Infatti, se gli anni ‘70 e ‘80 avevano visto
il CAITPR nel ruolo di razza pressochè totalmente
vocata alla produzione della carne, gli anni ‘90 hanno
segnato un’importante evoluzione con il ritorno
d’interesse per gli attacchi amatoriali, per l’impiego
in attività di turismo ambientale (visite con carri in
parchi e riserve che si stanno diffondendo anche in
Italia) e, infine, nel lavoro agricolo, specialmente in
aziende del circuito biologico o biodinamico, o nel
lavoro boschivo in particolare nelle aree a più delicato
equilibrio ambientale. La domanda per questo tipo
di iniziative è ancora limitata ma va innegabilmente
crescendo di anno in anno. Oltre ai diversi sbocchi
attitudinali la selezione opera per mantenere anche la
capacità d’adattamento della razza a diverse tipologie
d’allevamento (dallo stallino al brado) sempre
VETRINA CAITPR
a Gonzaga (MN)
5-6 settembre 2015
comunque assicurando il minimo impatto ambientale;
del resto, questa particolare propensione è stata
l’elemento principale che ha consentito la diffusione e
la presenza del CAITPR a livello nazionale.
L’insieme di queste caratteristiche morfologiche
e di adattamento sono gli elementi principali per
garantire un futuro ad una razza che va sempre
più configurandosi come uno strumento per lo
sfruttamento sostenibile delle risorse agricole e per
la salvaguardia ambientale con minimo impatto per i
delicati equilibri specialmente di molte aree collinari e
montane. Del resto, anche in ambienti ad agricoltura
intensiva, la presenza di un’attività zootecnica
che richieda ridotti investimenti e una modesta
riorganizzazione aziendale, è una via per assicurare
un minor impatto ambientale, in quanto comporta
l’inserimento di superfici a foraggio negli ordinamenti
aziendali e la disponibilità di concimi organici con i
quali sostituire almeno in parte l’apporto di fertilizzanti
chimici.
Il CAITPR diviene in questo modo una delle componenti
che possono entrare a pieno titolo nelle politiche
agro-ambientali Nazionali e Comunitarie orientate
a ridurre gli impatti ambientali incentivando attività
agricolo-zootecniche sostenibili ed eco-compatibili
e stimolando contemporaneamente lo sviluppo di
opportunità di reddito alternative ed integrative per
l’agricoltore.
Molte Amministrazioni Pubbliche italiane (ci riferiamo
specialmente alle Regioni) hanno colto queste
opportunità riservando attenzione al CAITPR ed ai suoi
allevatori. L’auspicio è che ciò trovi ulteriore sviluppo
garantendo alla razza un sicuro futuro.
Tratto dal sito web
Mantovalleva Magazine • www.apa.mn.it • 47
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