Dicembre 2010 - Insider Magazine
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Dicembre 2010 - Insider Magazine
Anno 2 • • Copia omaggio "3."/*$0--&;*0/*r#"--"/5:/&r#-"6&3r#36/&--0$6$*/&--*r$0"45r$:$-&r%0/%61r'":r'*03&/5*/*#",&3r(05*r(6/&9 )0("/r*/$05&9r*5"-*"*/%&1&/%&/5r+"$0#$0)&/r+&$,&340/r+6$$"r-"."35*/"r."630(3*'0/*r.0/$-&3r/0-*5"r1"6-4.*5) 1*/,0r10-03"-1)-"63&/r3&1&550r4&&#:$)-0°r50%4 Numero 18 #SVOFMMP$VDJOFMMJ • Dicembre 2010 1JB[[BMF'JMJQQPJM.BDFEPOFr$FOUSP$PNNFSDJBMFi-F5FSSB[[Fi 3PNB$BTBMQBMPDDPr5FMrGBY 7JB%BMNB[JBr$JBNQJOP3PNB r5FMrMMHTSM!ZBIPPJUrXXXCMVrCBTJDDPN The Reality Of Luxury Real Estate R.T. HARRIS & R.R. BOLLIGER Capri Roma Sicilia TAORMINA SICILY World Real Estate Immobiliare +39 348 3528083 mobile [email protected] www. worldrealestate.it Insider 2 3 Insider 5 Editore Insider Srl Largo Messico, 15 - 00198 Roma +39 0698353089 direttore editoriale Mariela A. Gizzi [email protected] SO DI C M E M M BR ARIO E 2 0 1 0 direttore responsabile Francesca d’Aloja [email protected] AMMINISTRAZIONE Raimondo Cappa [email protected] In copertina Edra, prodotti: Flap by Francesco Binfaré; Cabana by fratelli Campana; Sponge by Peeter Traag Foto: Emilio Tremolada redazione [email protected] Laura Pagnini (coordinamento) [email protected] progetto grafico e impaginazione Insider Srl [email protected] hanno collaborato Alberto M. Castagna Alessandra Vittoria Fanelli Angelo Troiani Antonella De Santis Antonella Pirolli Aura Gnerucci Carlotta Miceli Picardi Delfina Giannattasio Enrico Tonali Fabrizio Lodi Francesca Monzone Francesco Mantica Giorgio Caruso Laura D’Ambrosio Laura Mocci Luisa Espanet Marco Callai Maria Laura Perilli Monia Innocenti Paolo Brandimarte Roberto Volterri Valentina Falcinelli Vittoria di Venosa stampa Fotolito Moggio [email protected] distribuzione Clodia Service +39 0695218700 [email protected] Le Richemond resort 8 carlo verdone intervista 24 LA villa medicea di poggio a caiano Dimore storiche capodanno fashion 14 16 il mondo del design premia la nautica nautica medaglie... in voga sport 34 36 ANNO 2 - NUMERO 18 Periodicità mensile dicembre 2010 Registrazione presso il Tribunale di Roma al n. 58/2009 del 25/2/2009 Iscrizione del marchio presso l’Ufficio Italiano Marchi e Brevetti è vietata la riproduzione anche parziale di testi, grafica, immagini e spazi pubblicitari realizzati da: INSIDER Srl Ricerchiamo persone o aziende di elevata professionalità, specializzate nella vendita di spazi pubblicitari I candidati interessati come Agenti o Rappresentanti sono invitati a spedire il proprio curriculum vitae inviando una e-mail a [email protected] Area di lavoro: Roma, Viterbo, Rieti, Frosinone grandi donne vincono sport tunnel solare architettura design sotto l'albero design 40 84 88 Thanks to www.insidermagazine.it www.vanni.it www.palombini.it Via Veneto, 125 - Roma Via Natale del Grande, 4 - Roma Formello - Zona Industriale Via Cassia, 1801 (La Storta) - Roma Corso Italia, 68 - Viterbo Prenota lo spazio per la tua pubblicità 335 8023548 [email protected] Piazza della Balduina, 10 - Roma Olgiata Verde Shopping Plaza www.caffeschenardi.com Insider Insider Immobiliare 6 7 Berlino regina del mercato immobiliare europeo La crisi economica degli ultimi tempi ha investito molti settori in tutto il mondo. C’è però un paese, la Germania, che nonostante tutto è sulla cresta dell’onda nel mercato immobiliare C C Valerio Simonato, Fondatore e Manager LaPrestige RE e ne parla Valerio Simonato, Manager de LaPrestige RE, Divisione Estero dello Studio Immobiliare Lei Casa. Per quali motivi si sente di consigliare un investimento immobiliare a Berlino? Questo è il momento giusto per investire nella capitale tedesca. Attualmente a Berlino il prezzo medio per un appartamento è del 40% più basso rispetto alle altre capitali europee come Londra o Parigi, che superano i 5.000 €/mq ca. Con questi numeri è facile comprendere il potenziale di crescita del mercato berlinese, ma c’è di più. Al contrario di alcune città, come Roma per esempio, nella città tedesca esiste un mercato della locazione molto avanzato. L’80% della popolazione infatti preferisce non possedere immobili di proprietà, ma vivere in affitto. Negli ultimi 10 anni, inoltre, i canoni di locazione sono cresciuti in media del +3% l’anno e le rendite annuali oscillano tra il 5% e l’8% netti. Infine, a Mitte, pieno centro di Berlino, negli ultimi 5 anni si è avuta una rivalutazione immobiliare media del 6% annua. Cosa distingue, secondo lei, una città come Berlino dalle altre in termini di potenzialità? Cuore Economico d’Europa e suo centro pulsante, Berlino attira ogni giorno milioni di turisti e investitori da tutto il mondo. È una città cosmopolita, ricca di fascino, arte, storia, cultura ed eventi. Offre un livello di qualità della vita molto alto ed è considerata una delle città più sicure e stabili per gli investimenti immobiliari. Le previsioni per il mercato berlinese sono positive, supportate da una crescente domanda, una bassa attività costruttiva, e un’economia in crescita. Inoltre, la sfavorevole congiuntura economica globale contribuisce ad attrarre quote crescenti di capitale straniero. Sempre più investitori di diverse nazionalità acquistano, infatti, proprietà a Berlino come investimento sia a breve termine per l’alta redditività, sia a lungo termine per la forte rivalutazione. Nel 2010 il mercato immobiliare tedesco é cresciuto in media del +8,5%. A proposito di investimento, di quali cifre parliamo per un immobile a Berlino? A Mitte proponiamo appartamenti bilocali da 45 mq arredati e corredati, a partire da € 145.000 che garantiscono una rendita del 7% annua ca. I materiali utilizzati sono tutti di massimo pregio e lusso. Nell’arredo sono inclusi, ad esempio, Plasma Tv da 42 pollici Philips, infissi Schȕco, elettrodomestici Bosch. Sempre a Mitte, dove abbiamo diversi progetti in portfolio, proponiamo appartamenti bilo e trilocali da 90 mq a salire, con prezzi che partono da € 327.000. Al fine di offrire un servizio “All Inclusive” ai ns. clienti, tramite la nostra agenzia partner di Berlino, siamo in grado di fornire la consulenza per la gestione totale della locazione ◆ Insider 9 Insider Resort LE RICHEMOND, fascino italiano nella cosmopolita Ginevra Ginevra, capitale finanziaria internazionale e una delle città più affascinanti europee nonché sede delle Nazioni Unite e di uno dei più noti Musei d’Arte Moderna e Contemporanea (Mamco), già famosa per la sua storia di tolleranza e individualismo che inizia con la Riforma della Chiesa Protestante attrae, oltre che per il suo fascino cosmopolita, per un hotel a cinque stelle dal fascino italiano: Le Richemond Terrazza Amdleder Lobby di Alessandra Vittoria Fanelli L L Deluxe room e Richemond, dopo una chiusura di oltre 21 mesi per una attenta ristrutturazione ad opera di Olga Polizzi, design director di The Rocco Forte Collection, che ha collaborato con John Stefanidis, famoso interior designer nato in Egitto ma cresciuto e residente in Inghilterra, nel 2004 entra a far parte del marchio Rocco Forte Collection. Riaperto nel 2007 Le Richemond diventa membro del The Leading Hotels in The World, esclusiva catena di hotel di lusso a cinque stelle. Situato strategicamente sul lago di Ginevra, a pochi passi dai quartieri storici della Città Vecchia, Le Richemond si affaccia sui famosi Giardini Brunswick, e sul ‘Jet d’eau’, il il perlage di fine anno a Le Richemond ‘getto d’acqua’ più alto del mondo considerato praticamente il simbolo della città. L’hotel completamente ristrutturato ha mantenuto il fascino tradizionale dell’edificio storico che si contraddistingue per la sua elegante facciata Art Déco. Tutti gli ambienti interni,invece sono stati ristrutturati in stile contemporaneo e arredati con la classica esperienza di Olga Polizzi, sorella di Sir Rocco Forte, fondatore della Rocco Forte Collection, due personalità che si contraddistinguono per le loro origini siciliane e cosmopolite allo stesso tempo. Due ‘segni’ che caratterizzano tutti gli hotel della The Rocco Forte Collection: armonie di colori siciliani e imprinting internazionale per offrire ai propri ospiti alta professionalità abbinata a rarefatte atmosfere. Insider Resort 10 La Spa L’hotel dispone di 109 camere, di cui 26 suite. Tutte le camere sono arredate in modo ricercato con televisori al plasma e con accesso veloce a internet per gli uomini d’affari che soggiornano a Le Richemond. All’ultimo piano, da cui si gode una strepitosa vista sul lago, si trova la Amdleder suite, il fiore all’occhiello dell’hotel: in pratica una meravigliosa living room di oltre 230 metri quadrati decorata in oro con le pareti rivestite da mosaici e pavimenti in parquet. La royal suite è circondata di due ampie terrazze che si affacciano sulla catena alpina dello Jura, sullo scenografico lago di Ginevra e sulla Città Vecchia. Le Richemond dispone di un’area lounge, di un raffinato ristorante, di un vivace coffe-bar e di una esclusiva Spa, unico centro benessere che si avvale della collaborazione della nota azienda di bellezza Shiseido. All’ingresso situati ai due lati della sontuosa hall si trovano a sinistra, Le Bar, ideale per un aperitivo o un light lunch e a destra la lounge che si apre su Le Jardin, esclusivo ristorante dal gusto italiano. Il valore aggiunto de Le Jardin, elegantemente arredato e rivestito alle pareti da un tessuto di seta rosso intenso, è che i menu proposti, praticamente un ‘taste of Italy’ in terra Svizzera, sono il risultato della collaborazione tra Fulvio Pierangelini, votato best chef in Italia con due stelle Michelin e di Roberto Benvegnù, nuovo executive chef de Le Richemond, entrambi raffinati esperti della cultura culinaria italiana. Il tutto sapientemente coordinato dal direttore di sala Fabrizio Zavattini. Sia Le Bar che Le Jardin hanno una terrazza esterna che discretamente si affaccia sulla strada. Luoghi perfetti per trascorrere le serate all’aperto per cenare o per un dopocena sorseggiando cocktail. In inverno i dehor sono godibili perché vengono attrezzati da pratici ‘funghi’ che riscaldano Suite Amdleder l’ambiente esterno. Un piacevole modo per godere del fresco vento proveniente dallo Jura e poter stare all’aperto anche nei mesi più freddi. A Le Richemond il relax è un’altra esclusiva dell’hotel ginevrino grazie alla nuova Spa, una struttura che include tre sale per trattamenti individuali, una sala per trattamenti di coppia, una doccia Vichy, una sauna, un bagno turco, un centro fitness dotato di attrezzature all’avanguardia e di una distensiva zona relax. Considerato che Ginevra è sede delle Nazioni Unite, Le Richemond è ideale per organizzare eventi di prestigio, grazie ai suoi tre eleganti saloni: The Ballroom, The Paul Klee Room & Gallery e The Chambery and Coppet Room. The Ballroom, completamente rinnovata, ha nuovi decori trompe-œil, superbi lampadari in vetro di Murano, pareti rivestite a specchio e innovative attrezzature. Perfetta per organizzare cene di gala. The Paul Klee Room & Gallery, collegata con Le Richemond da una galleria interna contraddistinta da un soffitto in vetro, è arredata con mobili di design contemporaneo e può ospitare oltre 200 ospiti per cene placée o feste da ballo. Infine The Chambery and Coppet Room, collegate a The Ballroom da quattro magnifiche doppie porte che impressionano per la loro altezza, viene principalmente utilizzata, grazie al suo bancone-reception attrezzato per la registrazione degli ospiti, per meeting e convegni più orientate al business. E in attesa di festeggiare le festività di fine anno in una di queste eleganti atmosfere, Le Richemond propone pacchetti esclusivi per dare il benvenuto ad uno spumeggiante 2011. Bienvenue à Le Richemond! Et bienvenue à Genève! ◆ Info: www.roccofortecollection.com La Vergine Nera CHATEAU D’ANJONY Museo storico Il Castello d’Anjony, ora adibito a museo, racconta l’affascinante storia del casato francese dei D’Anjony C di Alessandra Vittoria Fanelli ph Nando Carrega e Archivio Chateaux d’Anjony J.M.P. C ostruito nel 1439 per ordine del re Carlo VII, il torrione-fortezza fu il premio che Louis d’Anjony II, noto condottiero che aveva combattuto a fianco di Giovanna d’Arco nella guerra dei Cent’anni, ricevette dal re in modo che gli fosse riconosciuta la sua autorità nella regione dell’Alvernia e più specificatamente nel dipartimento di Cantal. Il Castello, costruito su un promontorio roccioso che domina la vallata di Tournemire è stato adibito a Museo Storico dopo importanti e significativi lavori di consolidamento, di restauro e di ammodernamento sia sulle strutture esterne (facciate, ingressi, camminamenti) che interne (fissaggio dei pavimenti originali, riparazione degli arazzi, restauro degli affreschi), voluti da Henri e Edith de Léotoing d’Anjony, ultimi discendenti del casato d’Anjony. Tutti gli arredi, i mobili, gli arazzi, gli affreschi, le tappezzerie, gli oggetti religiosi e non, tuttora presenti, sono rimasti intatti attraverso i secoli perché il maniero è sempre stato abitato dai discendenti del casato fino agli inizi del XIX secolo mentre Affreschi nella sala dei Prodi gli attuali eredi risiedono nella dependance situata di fianco al castello. Arrivando al Castello, perfettamente isolato dal resto del borgo Tournemire si è subito impressionati dai 40 metri della sua altezza. Il fortino, rispetto alla sua larghezza, è infatti sviluppato su cinque piani raggiungibili dall’unica e originale scala a chiocciola in legno. L’architettura è molto semplice: un corpo rettangolare centrale di tre piani più altri due da dove si raggiunge il camminamento esterno che all’origine serviva ai militari per presiedere il maniero e i loro alloggi. Il primo piano ospita la ‘camera bassa’ dove i servitori e gli scudieri dormivano. L’ampio camino di grande pregio serviva sia per scaldare l’ambiente sia per sorvegliare l’esterno grazie ad apposite feritoie nascoste dietro le finestre. All’interno della torre, di fianco alla ‘camera bassa’, si trova una cappella completamente affrescata sulla volta dove si possono ammirare, sapientemente illustrate, le diverse apparizioni di Gesù dopo la Resurrezione. In una piccola nicchia della cappella è installata una statua di legno che raffigura una Vergine Nera del XVI secolo. È la ‘Nostra Signora d’Anjony’ seduta in posizione di ‘in maestà’ (ovvero, mentre presenta il bambino con il volto rivolto all’esterno). Il secondo piano del castello-museo si trova il salone dei ‘Nove Prodi’, contraddistinto ai due lati del camino, dai ritratti rappresentanti Michel d’Anjony e della sua sposa Germaine de Foix datati 1557, l’epoca del loro matrimonio. I muri della sala dei ‘Nove Prodi’ sono totalmente ricoperti da affreschi (anch’essi databili tra il 1560 e il 1580), che rappresentano la leggenda dei ‘Prodi’, tema molto popolare nel Medioevo. I ‘Prodi’ avevano tre virtù: fede, coraggio e lealtà e fungevano da modello ai cavalieri. In questa salone sono rappresentati i tre Prodi ebrei (Giosuè che condusse gli ebrei nella Terra Promessa, Giuda Maccabeo e Davide che uccise Golia); i tre Prodi cristiani (Re Artù della Tavola Rotonda, Carlomagno e Goffredo di Buglione che liberò Gerusalemme dai Saraceni) e i tre Prodi pagani (Ettore di Troia, Alessandro il Grande e Cesare, il cui affresco però è stato abbattuto a causa dell’apertura di una finestra nel XVIII secolo). Il terzo piano ospita la Sala delle ‘Audienze’ sottolineata da un imponente arazzo di Bruxelles che raffigura il generale Bélisaire che cattura Gillmer, re dei Vandali che con le sue orde stava invadendo l’impero di Giustiniano. Infine, per i più curiosi e sportivi, si accede attraverso una rampa strettissima di scale, ai due ultimi piani che si apre sul camminamento esterno che serviva alle ronde a presidiare il che gira tutt’attorno alle quattro torri del castello e sugli gli alloggi destinati ai militari. Le visite al Castello si possono effettuare solo su prenotazione e dopo la chiusura invernale (non dimentichiamo che siamo a circa mille metri d’altezza) ai primi di marzo un’esperta e vivace guida accoglie i visitatori per raccontare, con particolare dovizia e aneddoti curiosi, l’intrigante storia dei nobili d’Anjony ◆ Info: www.anjony.com - www.franceguide.com Insider Dimore storiche 14 15 La villa medicea di Poggio a Caiano di Aura Gnerucci L L a villa medicea di Poggio a Caiano, emblematica della tipologia della villa suburbana, fu costruita per volontà di Lorenzo de’ Medici, che intorno al 1480 per scegliere l’architetto a cui affidare l’opera, bandì un concorso, vinto da Giuliano da Sangallo. L’influenza dell’Alberti e dei suoi trattati, nei quali si delineano le caratteristiche della villa suburbana facendone riscoprire il ruolo di luogo di piacere e di svago, porta a pieno titolo anche la casa di campagna tra i compiti dell’alta architettura. La lezione albertiana è evidente non solo per le scelte formali e funzionali, ma anche per la scelta del luogo su cui la villa sorge: un poggio, che dà il nome al paese, dal quale si godono splendide vedute sulle città di Firenze, di Prato, sulla pianura che si estende fino a Pistoia, sulla piana ph Candida Höfer dell’Ombrone e del Bisenzio. L’impianto planimetrico, frutto delle ricerche formali volte a rendere simmetrico l’intero corpo della costruzione, fa riferimento all’antico, in particolare alla casa vitruviana dotata di vestibulum, atrium, perystilium ed hospitalia. Il piano nobile poggia su un podium villae, una piattaforma sorretta da archi, alla quale si giunge attraverso due scalinate gemelle ricurve, progettate da Pasquale Poccianti nel primo quarto del 1800, che differiscono da quelle inizialmente disegnate dal Sangallo, dritte e perpendicolari al corpo della villa. Con chiari riferimenti alla sequenza d’ingresso della villa antica, si accede al piano nobile attraverso un vestibulum, sormontato da una volta a botte finemente decorata a rilievo e da un frontone che presenta in corrispondenza dell’architrave un fregio in terracotta invetriata, attribuito al Sansovino; si tratta però di una copia, l’originale, finito di restaurare nel 1986, è esposto all’interno della villa. Elemento centrale della villa, attorno al quale si distribuiscono gli altri ambienti in modo simmetrico rispetto all’asse, è il grande salone decorato, che si sostituisce al cortile, cuore dei palazzi patrizi fiorentini. Questo ambiente che prende il nome di salone Leone X, è caratterizzato dalla presenza di una volta decorata che secondo il Vasari sarebbe opera solo in parte del Sangallo. La decorazione pittorica delle pareti, che raffigura avvenimenti di storia romana che alludono a fasti di personaggi medicei, è da attribuirsi ad Andrea del Sarto, al Pontormo e al Franciabigio che vi lavorarono nelle prima metà del 1500 ed ad Alessandro Allori, che vi lavorò nella seconda metà del 1500. I quattro appartamenti che occupano gli ambienti d’angolo, secondo Christoph Luitpold Frommel, provano la discendenza della villa suburbana dal castello cittadino, rimandando alle quattro torri angolari; fatta eccezione per questi elementi, la villa, come suggerito dall’Alberti, viene liberata da tutti gli elementi di fortificazione. Le scelte progettuali del Sangallo e la sua capacità di rielaborare in modo innovativo i modelli classici, sono dovuti alla profonda conoscenza dei monumenti dell’antichità acquisita durante il suo soggiorno a Roma. Giuliano da Sangallo fu uno dei primi architetti fiorentini a recarsi a Roma, e questa importante esperienza lo avvantaggiò sicuramente rispetto ai suoi contemporanei al momento del suo ritorno, intorno al 1470, a Firenze ◆ Insider Dimore storiche Insider fashion Capodanno, l’abito oltre l’immaginazione Pizzo, piume, Swarovski, argento e oro: le fantasie degli stilisti per il debutto del 2011 L di Luisa Espanet L Dolce & Gabbana Rizieri Jo No Fui Louis Vuitton ungo, ampissimo con ruches e volant da caramella. O aderente, da sirena, con spacchi mozzafiato in colori shock. O nero, diritto, minimalista. Nude look ipersexy o smoking di velluto lesbochic? Qual è il diktat per le feste di fine anno? Sarebbe meglio dire cosa non si indosserà, perché tutto è previsto. Dal revival al futuribile, dalla rivisitazione al vintage. Con qualche tendenza più sentita. Come il pizzo, ad esempio. Gli stilisti l’hanno contemplato per la sera e non solo negli abiti. A cominciare da Dolce & Gabbana con il miniabito sottoveste in pizzo che spunta dal blazer nero sciancrato, per continuare con il completo gonna e spencer in pizzo macramé da portare sulla camicia coordinata, o ancora l’abito nude look in chiffon nero indossato sul bustier di pizzo. Roberto Cavalli ha creato un pizzo con motivi damascati ricamati su una base di tulle per i lunghi abiti argentei. Pizzo lavorato effetto pitone per la schiena dell’abito di Gucci. Cesare Paciotti ha proposto addirittura un sandalo d’oro con suola di pizzo. L’elenco potrebbe continuare all’infinito. Sempre sulla cresta dell’onda le applicazioni preziose. Si va dalla pioggia di medaglie argentee sull’abito di tulle di Jo No Fui ai festoni in micro perline per il cappottino di Prada, alle applicazioni di perle e cristalli per VDP Via delle perle. Frida Giannini per Gucci dà glamour al tubino nero con una bandoliera di piume sul corpino. Sempre attuale il velluto. È bordeaux quello del bain de soleil di Dolce e Gabbana con spilla-charme sul punto vita. Wunderkind Armani 19 È di velluto la gonnellina svasata di Armani abbinata alla giacca con frange spruzzate di cristalli Swarovski. O portata con i top asimmetrici effetto scultura, rosso o arancio. Chi è alla ricerca di nuovi materiali non ha che l’imbarazzo della scelta. Dalla versione in piumino del tubino nero, con ricamo allo scollo, creato da Ermanno Scervino al lungo damascato con gonna importante di Louis Vuitton. Fino addirittura all’abito in pelliccia rasata con grande scollo sul dietro, firmato Gabriele Colangelo. Consigliati a chi vuole sedurre, perché particolarmente donanti, gli abiti, soprattutto lunghi, in tessuti fantasia morbidi e fascianti. Da quelli a maniche lunghe di Emilio Pucci a quello dal taglio vagamente Direttorio sui toni del turchese di Enrico Coveri, all’abito con stampe floreali impressioniste e giochi di drappeggi di Fuzzi. Il nero, come si è visto, continua a tenere salda la sua posizione da coprotagonista, soprattutto nella versione tubino, dal modello classico alle varianti più innovative. Ma anche il rosso e l’oro continuano a dominare la scena. Spesso proposti in abbinamento. Come nel caso dell’abito in seta e pizzo di Wunderkind. Decisamente in pole position, come nelle migliori tradizioni, la scarpa rossa, come il sandalo di Arfango con motivo di voile sul davanti o la decolletée con plateau di Elisabetta Franchi Celyn in raso. O anche la scarpa dorata come quella di Rizieri in pelle con inserti damascati ◆ Piazza del Parlamento, 8 - 00186 Roma Tel\fax +39 0668192661 - Cell +39 3927883245 [email protected] - www.sartoria-al-corso.roma.it Insider Louis Vuitton 20 Pignatelli L’uomo che ama osare P Moda per la sera, oltre al classico tante proposte per sbizzarrirsi di Luisa Espanet P er la sera l’uomo non si può certo sbizzarrire molto, a meno che non sia abituato ai red carpet o sia naturalmente portato a osare. In quel caso può scegliere lo smoking bianco come quello che Dolce e Gabbana avevano fatto sfilare sotto la tuta da sci, stile James Bond. O, come propone John Richmond per le sue rock star, la giacca del frac da accostare al cinquetasche, entrambi neri. Oppure, sempre come hanno fatto D e G, abbinare la giacca-tuxedo di velluto ai jeans stracciati. Se invece non ci si diverte a “shockare”, la stessa giacca la si può indossare con un pantalone nero più tranquillo. Il velluto, anche per l’uomo, è uno dei tessuti più d’attualità per la sera, soprattutto per le giacche. Lo propone bordeaux Bottega Veneta, midnight blu e nero Giorgio Armani. È in ottoman ma con risvolti in velluto la giaccatuxedo di Haute. Sempre perfetto il completo scuro, proposto da moltissimi marchi. Oltre la cravatta, ora per la sera c’è un’altra “oasi-palestra” di creatività per l’uomo formale. È la scarpa. Dalla classica stringata ma in vernice di Testoni al mocassino in camoscio rosso con nappina incisa di Arfango, alla stringata con strass di Carlo Pignatelli ◆ Ermanno Scervino Insider 22 Miss Blumarine Insider Fashion bimbi in festa TRUE LOVE shop Camicia Aglini Salopette Dondup Tempo di Natale, occasione giusta per vestire i più piccoli in modo elegante Cardigan Paolo Pecora Milano Camicia Aglini Pantalone M.Grifoni Scarpa Donna Palladium Cappotto Poems Abito Aglini Scarpa Uomo Red Wing N di Luisa Espanet Parrot N atale e in qualche caso anche la notte di S.Silvestro sono le uniche occasioni istituzionalizzate dove i bambini possono vestirsi “per le feste”. Stabilito che certi classici come gli abiti in taffetà scozzese piuttosto che quelli con il punto smock sono degli evergreen per le bambine, non mancano le proposte per chi vuole essere al passo con le tendenze moda. Per le più romantiche ci sono gli abiti di Miss Blumarine, in velluto e chiffon con ruches, applicazioni di rose in una prevalenza di toni pastello, perfettamente in linea con il look della donna, voluta dalla stilista Anna Molinari. Anche la maglieria può essere “da festa” come nel caso del lungo pull bianco con collaretta di Parrot. Per il maschio la scelta è meno ampia, soprattutto non esistono capi specifici per la sera a meno che si accetti l’idea dello smoking al limite del caricaturale. Meglio è vestirlo con pantaloni, anche di velluto se è piccolo, e un bel pullover, magari rosso per dargli l’aria più natalizia ◆ Giubbino Pelle Gold Bunny Camicia Aglini Pantalone Grifoni Abito Mina Uk Cardigan Paolo Pecora Milano Camicia Aglini Jeans Dondup Scarpa Fred Perry VIA SEGGIANO 33/35, CAP.00139 ROMA - TEL.06 8103711 - E-MAIL: [email protected] PAGINA FACEBOOK: HTTP://WWW.FACEBOOK.COM/PAGES/ROME-ITALY/TRUE-LOVE-SHOP/137408512950577 25 La posa della prima pietra La base della scuola Lavori in corso La scuola terminata l’organizzazione, presieduta da Fabrizio Frinolli Puzzilli e con i giovani eccezionali che lo affiancano nell’impegno umanitario. Me ne ha parlato, con grande partecipazione emotiva. Da qui l’idea dello spettacolo che prevedeva, oltre al biglietto, un’offerta libera, i cui proventi andassero alla causa. La Warner Bros. ha messo immediatamente a disposizione la sala. Nel mese di marzo è stata posata la prima pietra dell’ istituto e ad agosto sono state consegnate le chiavi al capo-villaggio. In ottobre, poi, l’inaugurazione con il taglio del nastro bianco: una soddisfazione incredibile anche per noi”. una quattordicenne non si sposerà, come adesso accade, ma continuerà il suo cammino in una diversa direzione”. Un figlio e una figlia, li ha anche lei: il compito di un genitore? “Essere presente e farsi tante, tante domande per riuscire a capirli, con i loro caratteri più o meno complicati, con le resistenze che oppongono. Fornire gli strumenti intellettuali per affrontare qualunque strada vogliano percorrere”. Incontro con Carlo Verdone Sotto l’albero, una cartolina dall’Africa: SIKU NJEMA, CARLO! Buone feste! C di Carlotta Miceli Picardi C L'equipe che ha lavorato alla costruzione i sono cinque minuti determinanti per chi fa il mio lavoro: quelli irrinunciabili dell’attesa, durante i quali, con un pizzico di fortuna, rimani meravigliosamente solo in una stanza della casa di colui o di colei che intervisterai. Quelli per cui ti auguri che ci sia qualcun altro ad aprire la porta, consentendoti di sfogliare il catalogo delle emozioni, delle passioni e degli avvenimenti che scrivono la storia del personaggio stesso. Nei pochi attimi che separano dall’incontro puoi cogliere i dettagli che servono al racconto in una utilissima forma visiva di cleptomania , ‘rubandoli’ dagli scaffali delle librerie, dai piani dei mobili, dalle pareti. Così, oggetti accostati in una determinata disposizione scenica, sorprendentemente centrali in un ambiente pur nella loro estraneità ad ogni logica di interior design, spiegano molto di chi avrai tra poco di fronte. Più ancora di quanto vorrà dirti. Carlo Verdone, appena rientrato dal set del film ‘Manuale d’amore 3’, di Giovanni Veronesi, si sta cambiando. Lo aspetto nel salone dove, non distante da una sofisticata batteria elettronica, la Fender Stratocaster blu dritta sul suo sostegno, sembra non essere soltanto una straordinaria chitarra, bensì un piccolo monumento al rock, che cattura tutta l’attenzione e si appropria dello spazio circostante... Finché, improvvisamente, dalle vetrate panoramiche, è Roma a invadere ogni angolo con i suoi profili disegnati dalla luce del tramonto. Il sole arancio, rimbalzando sul cristallo del tavolo da pranzo, va ad accendere la statuetta dorata del David di Donatello. Accanto, una bella fotografia di Sergio Leone e l’immagine di un particolare edificio con una porticina rosa, in un contesto paesaggistico tipicamente africano. Mentre la osservo con una certa curiosità arriva Verdone, sorriso da ragazzo, pantaloni grigi e pull-over nero, indossati sui suoi magnifici sessant’anni nuovi di zecca: li ha compiuti da pochi giorni. “È la scuola del villaggio di Mose, nell’area di Lubumbashi,” - mi informa, anticipando una mia eventuale domanda “progettata dall’architetto Valentina Frasghini, volontaria dell’AMKA onlus, che opera in Congo.” “Il mio amico Pierluigi Ferrari ed io abbiamo contribuito alla costruzione, unitamente alla Warner Bros., devolvendo il ricavato della serata-evento al cinema Moderno, il 4 febbraio 2010, con proiezione speciale di ‘Io, loro e Lara’”. Com’è nata la collaborazione con l’AMKA? “Per una serie di coincidenze. Mi accingevo ad iniziare le riprese del film, in cui interpreto il ruolo di un missionario italiano destinato ad una zona sperduta dell’Africa, quando Pierluigi Ferrari (presente nel cast nella parte dell’avvocato Arnaldo Panbianco, ndr) ha conosciuto casualmente il responsabile formazione e comunicazione della onlus, Alessandro Di Battista. Si è interessato ai programmi di sviluppo, venendo poi a contatto con Carlo Verdone e Pierluigi Ferrari E in tempi brevissimi!... “...Grazie alla professionalità dell’equipe di ingegneri congolesi e all’impiego di materiali totalmente reperibili sul luogo, quali i mattoni impastati dalla popolazione, per esempio, o il legno, per la piena sostenibilità del progetto. Ora, bambini che erano semplicemente ‘mano d’opera’, possono accostarsi a quell’immensa occasione di libertà che è la cultura”. Chi svolge le lezioni? “Insegnanti con una precisa formazione pedagogica, che applicano un sistema educativo in armonia con le abitudini e le tradizioni del luogo, utilizzando come testi dispense in francese e in lingua swahili”. Quanti sono gli alunni, attualmente? “Circa quattrocento, di età variabile. Spesso fanno decine di chilometri a piedi per raggiungere le classi. Alcuni indossano divise cucite dalle mamme con ago e filo. Punto dopo punto, per un figlio o una figlia che forse vivranno una vita migliore, in un paese pieno di energia e di potenzialità. Dove magari Ce l’ha fatta con Giulia e Paolo? “Ci ho sempre provato. Credo che l’abbiano apprezzato, che si siano accorti di rappresentare la mia priorità assoluta”. Ritiene che l’Italia sia un luogo adatto al loro avvenire? “Se ci fosse un maggior senso delle istituzioni e della moralità. Amo questo paese, ma ultimamente mi capita di pensare al momento politico che attraversiamo con amarezza e distacco. Provo fastidio per la confusione e le continue dichiarazioni di inconciliabilità delle posizioni ideologiche”. Cos’altro la innervosisce? “Mi mandano al manicomio le telefonate durante la partita di calcio e... i ritardatari congeniti!” - esclama, per sdrammatizzare - “Gli amici che lo sanno, si presentano puntuali agli appuntamenti e non chiamano se i giallorossi sono già in campo”. Che tipo di amici ha? “Li dividerei in due categorie: ‘storici’ e ‘istituzionali’. Con quelli istituzionali sono più contenuto, con quelli storici vado a ruota libera, mi aiutano a non crescere”. Insider Intervista 26 La campagna in città il corvo allegro Insider Intervista L’inaugurazione L’inaugurazione Teme il passare degli anni? “No. La vecchiaia fa parte dell’ordine naturale delle cose. Mi spaventano le malattie, invece, perché ti aggrediscono all’improvviso, ti spiazzano, cogliendoti impreparato. Al primo sintomo sospetto, corro a fare un check-up completo. È abbastanza risaputo. Ormai sono considerato perfino un valente diagnostico: ho meritato sul campo una laurea honoris causa in medicina!” Ho un po’ di mal di gola, dottor Raniero... - scherzo“Potrebbe trattarsi di una para-influenza, data la stagione” - risponde, stando al gioco, con la voce petulante del suo celebre personaggio - “Mi prenda tre volte al giorno della propoli, che ha proprietà antimicrobiche e batteriostatiche”. A proposito di stagione, siamo quasi a Natale: da chi le piacerebbe ricevere un inatteso biglietto di auguri? “Venga: me ne è appena arrivato uno speciale!” Lo seguo nello studio, una piccola sala di musica e tecnologia: strumenti, manifesti di concerti, istantanee che lo ritraggono insieme ai Led Zeppelin, poster con la dedica dei Pink Floyd. Mi indica il computer: dallo schermo sorride la faccetta di un monello dalla pelle scura. Calzoncini un po’ calati, solleva la maglietta, a scoprire l’ombelico circondato da una stella dipinta di azzurro. Sul torace, ancora due stelle e una scritta in giallo: TANTI AUGURI. Eh sì, tanti auguri di cuore! ◆ A ttraversare la campagna irrigidita dal gelo delle sere d’inverno per tuffarsi nel calore e nell’allegria di un locale informale e intimo, dominato dai toni del legno e dalle grandi finestre che si affacciano sul parco. Occorrono pochi minuti di macchina dopo l’ufficio per giungere a destinazione e godere delle ultime ore di luce immersi nella natura. Basta dare uno sguardo al parco: otto ettari rigogliosi in ogni stagione, abitati da daini, papere, porcellini e cigni, rallegrati dal canto dei molti uccelli e dal gracidare delle rane. In un tale scenario è impossibile non ritrovare immediatamente il buonumore, confortati da sapori veri, con un menu che è un inno alla grande tradizione della cucina italiana, dove emergono con forza i sapori di una materia prima scelta con cura ed elaborata con semplicità. Pri- mi piatti e pesce freschissimo, verdure e tanta carne cotta alla griglia, senza tralasciare una bella scelta di dolci, un goloso carosello che non poteva certo dimenticare la pizza cotta nel forno a legna. Un menu che riesce a soddisfare anche i palati più capricciosi, mettendo d’accordo grandi e piccini, che troveranno qui tutto l’occorrente per trascorrere feste di compleanno in allegria, con giochi gonfiabili, animazione e intrattenimento musicale. Il Corvo Allegro, infatti, unisce alla sala con la grande veranda da cui godere una strepitosa vista sul parco, anche uno spazio disco pub, perfetta scenografia per le feste pomeridiane dei bimbi e quelle serali dei più grandi, che ospiterà, nella serata di San Silvestro, musica e intrattenimento per festeggiare insieme l’arrivo del nuovo anno, in una serata all’insegna del buon cibo e divertimento. Il corvo allegro Seven Hills Village Via Cassia, 1216 al km 13 Tel. +39 0630362751 (provenendo dal Raccordo, uscita n. 3) La Giustiniana Domenica aperto anche a pranzo www.ilcorvoallegro.it, [email protected] Insider Arte 28 Moijca Sostero, quando l’arte diventa audace A di Maria Laura Perilli A ndrea Sostero, giovane artista laureato all’Accademia di Belle Arti di Roma, è certamente una figura promettente nel panorama dell’attuale figurazione. Di lui ebbe a dire Anna Maria Polidori: “reinterpreta il figurativo in una chiave audace, che fa sì che l’artista, partendo dal confronto con dei giganti come Egon, Schiele e Francis Bacon, arrivi a soluzioni di dilatamento della figura umana strattonandola fino a fonderla con strati nebbiosi e magmatici del fondo atmosferico”. Una lettura ampia che non si limita, però, all’analisi del linguaggio dei grandi, ma evolve anche verso tematiche attuali quali l’ecologia, laddove è pregnante il ricorso al dipinto della rana con tutte le implicazioni filosofiche che essa rappresenta. Lo sguardo verso Schiele è presente particolarmente nei disegni, ma il segno di Sostero si personalizza abbandonando le forti sinuosità del grande maestro dell’arte contemporanea City per sostituirle con un tratto più segmentato, nervoso, quasi pronto a tramutarsi in una incisione su lastra. Anche la lettura di Bacon è fortemente filtrata; se i volti e i corpi del maestro sembrano cere che si dissolvono nel colore di un dramma, in Sostero rimangono i colori di Bacon, ma la dissolvenza è sostituita da atmosfere, da un’aura magica che circonda ogni corpo e ne risucchia i confini. La rana è un tema molto caro a questo artista: “le rane e i rospi, membri della medesima famiglia di anfibi anuri, sono accomunati nel simbolismo tradizionale dal fatto di essere collegati agli strati embrionali della vita, alla fertilità e ai processi pregni di acqua come quello della nascita e della pioggia”. L’infinita variabilità di questi esseri è colta dall’artista con colori violenti, con un’attenzione al particolare che emergendo rende visibile tutta la plasticità dei loro corpi, quasi tramutandoli in scultura’ ◆ 31 Il tuo gioiello su misura Via Chiana, 55a/55b - 00198 Roma - Tel. +39 068841937 w w w . c a s t a l d i g i o i e l l i . i t Insider Insider Motori 32 33 Himiko, la spider giapponese che si veste come un lord di Francesco Mantica Il nuovo modello sportivo della Mitsuoka è uno strano mix retrò tra la celeberrima Morgan e la scuola nipponica. Veloce e affidabile, ma dal look particolare, prende il nome da una antica regina giapponese che aveva arti magiche, metafora di una automobile rara e un po’ misteriosa P P rendete due culture, quella samurai e quella della Regina, e mettetele insieme. Shakerate bene il tutto, e poi applicate il risultato al mondo delle automobili. È quanto ha fatto l’azienda nipponica Mitsuoka, ottendendo così la Himiko, un miscuglio tra l’icona sportiva britannica, la Morgan, e la Mazda Mx-5, con evidenti richiami all’attuale Morgan Aero 8. Design decisamente retrò, da macchina di “vecchia scuola”, la Himiko è un’automobile innovativa ma che allo stesso tempo manda a memoria i vecchi tempi: parte anteriore allungata, fanali di grossa dimensione, quest’auto coniuga perfettamente l’affidabilità di un’auto solida con la leggerezza richiesta a una vettura sportiva. La combinazione di una piattaforma solida e indeformabile, di un avanzato telaio di alluminio, di una struttura altamente aerodinamica e di una perfetta distribuzione dei pesi dà vita a una spider con eccezionali doti di agilità, di risposta allo sterzo e di tenuta di strada. L’assemblaggio del sistema di sospensioni indipendenti comporta la presenza di “bracci trasversali” piuttosto lunghi che, abbinati a un eguale distribuzione del peso tra la parte anteriore e quella posteriore, a un basso centro di gravità e a un basso peso non sospeso elasticamente, contribuiscono a mantenere in curva la massima estensione della superficie degli pneumatici a contatto con il piano stradale. La nuova spider, disponibile in varie personalizzazioni e allestimenti, utilizza 2 litri 170 cavalli, cambio manuale o automatico a 6 rapporti con un peso che raggiunge circa i 1280 Kg, senza nulla togliere alle prestazioni rispetto alla tradizionale spider d’origine, pur utilizzandone la caratteristica del tettuccio rigido ripiegabile a scomparsa. L’immissione del veicolo sul mercato della terra del Sol Levante sarà caratterizzata da prezzi di vendita al pubblico a dir poco proibitivi: 60.000 € a esemplare. Infine, una curiosità sul nome scelto per la vettura: Himiko (175 circa - 248) era una regnante donna di un antico regno situato nell’attuale regione di Yamato, nel nord dell’isola Kyushu. Tracce su questa regina si trovano nel Wei Chih (Storia di Wei), una storia cinese dove facendo riferimento al più forte dei cento regni della Terra di Wa, ossia l’attuale Giappone, si parla di questa regina sciamana nubile. La sua figura è attorniata dal mistero e nel Wei Chih si afferma che si occupava di magia e stregoneria e che dopo anni di guerre era riuscita ad ottenere il potere. Era sorvegliata da cento uomini e servita da mille donne e da un solo servitore, grazie al quale comunicava con il mondo esterno. Insomma, un personaggio particolare, certamente originale. Un po’ come l’automobile che ne prende il nome ◆ Insider Insider Nautica 34 Arcadia 85 Arcadia 85 Arcadia 85 Amer 116 Dream Wally 130 IL MONDO DEL DESIGN PREMIA LA NAUTICA L’eccellenza della nautica italiana è stata premiata con il Nautical Design Awards, premio nato dalla collaborazionE tra Yacht & Sail e ADI Associazione per il Disegno Industriale di Alessandra Vittoria Fanelli Ocean Emerald Montecarlo Yacht MCY 76 Dream Wally 130 L L o scorso ottobre a Milano un evento dedicato al meglio del design nautico ha interessato il grande pubblico che ha potuto ammirare, tramite la vividezza delle immagini dei televisori TV LED 3D di Samsung, le dieci categorie delle imbarcazioni vincitrici del premio Nautical Design Awards. Per il design non poteva mancare la partecipazione di ADI, Associazione per il Disegno Industriale, che tramite la sua presidente, Luisa Bocchietto, intende creare un legame più stretto con la nautica, settore molto significativo per la qualità dei cantieri e dei progettisti italiani ma anche per promuovere ulteriormente l’immagine dei principale protagonisti del Sistema del Design Italiano nel mondo. Il concorso ad inviti ha assegnato dieci premi dedicati alla vela, al motore e agli accessori tra cui due riconoscimenti speciali: uno per le imbarcazioni a basso impatto ambientale e l’altro per quelle progettate e costruite al’estero. Tra le dieci categorie premiate configurano i più importanti armatori di yacht a motore e a vela i quali hanno proposto imbarcazioni ad alto contenuto industrial design con particolare attenzione sia al contenimento dei costi sia al corretto sfruttamento degli spazi interni. Diversi gli studi di design coinvolti anche se molti produttori di imbarcazioni hanno all’interno del proprio cantiere un Greenline Hybrid team di progettisti e designer che sviluppano la propria filosofia industriale. Per la categoria Interior Design yacht a motore ha vinto Arcadia 85, prodotta nel 2010 da Arcadia Yacht (design interno) per la ricercata e raggiunta trasparenza ottenuta attraverso la tuga ampiamente vetrata e per la continuità tra interno ed esterno che permette un’utilizzazione degli spazi protetti in sintonia con l’ambiente circostante. Tra i finalisti di questa categoria viene annoverato il magnifico Ocean Emerald, realizzato dai cantieri navali Rodriguez di Sarzana progettata completamente da Norma Foster, pardon da Sir Norman Foster: praticamente un superyacht di 41 metri di lunghezza con lo scafo pensato come un’opera d’arte in alluminio e con interni disegnati sempre dall’archistar e baronetto inglese. Vincitore per la categoria Yacht a Motore fino a 24 metri è risultato il Montecarlo Yacht MCY 76, prodotto da Benetau i cui interni sono stati disegnati dallo studio Nuvolarei/Lenar i quali si sono concentrati per ottimizzare al meglio gli spazi interni. Per gli Yacht a Motore da 24 a 40 metri la giuria ha premiato Amer 116, prodotto da Permare nel 2009, uno yacht dalla linea accattivante il cui valore aggiunto, pensato dai progettisti interni al cantiere, è la produzione customizzata di alto livello. Vitruvius Exuma Prodotta nel 2010 da Picchiotti è Vitruvius Exuma, vincitrice della categoria Yacht a Motore di oltre 40 metri, premiata per la particolare progettazione dello scafo che il designer austrialiano P. Briand Yacht Design ha recuperato dalle linee delle navi da crociera degli anni Trenta. Per la categoria Interior Design Vela la giuria ha assegnato il premio a Thalima SW 110 RS, prodotta da Southern Wind nel 2010. Progettata da Nauta Yacht l’imbarcazione, concepita per le lunghe navigazioni, è stata premiata per la qualità esecutiva e per la sua coerente impostazione marina. Inaugurata nel 2009 da German Frers per i cantieri nautici Nautor è risultata vincitrice Swan 60, un’imbarcazione a dimensione a misura d’uomo, premiata sia per la sua qualità performante che per le qualità estetiche garantite da Nautor, un cantiere di grande esperienza. Per la categoria Yacht a Vela oltre 24 metri è invece risultata vincitrice Dream Wally 130 prodotta nel 2009 da Wally Yacht di Luca Bassani e progettata dal designer argentino Javier Soto Acebal che unisce alla linea sportiva e performante, un design altrettanto performante grazie alle sue innovative soluzioni. Particolare l’attestato dedicato agli Accessori e Tecnologie che ha visto premiata la lampada trasportabile Halley prodotta e disegnata dal Centro Stile di Foresti & Suardi. Thalima SW 110 RS Thalima SW 110 RS Una risposta funzionale e intelligente per avere, con praticità, la luce sopra e sotto coperta e per la facilità di poterla posizionare in più punti dello yacht sia all’interno che all’esterno. Molto significativo il premio dedicato alla categoria Yacht a basso impatto ambientale che ha premiato la Greenline Hybrid, prodotta da Seaway Technologies e progettata nel 2010 da J&J Design. La barca di dimensioni contenute, di peso ridotto e di potenza non elevata, permette di navigare con bassissime emissioni. La Giuria ha tenuto conto anche del significativo costo volutamente contenuto. Infine il premio Innovazione per imbarcazioni a vela o a motore costruite e progettate all’estero ha premito la barca JP 54 prodotta nel 2010 da Absolute Dreamer e progettata dal team Jean-Pierre Dick e Guillane Verdier con Stéphanie Marin che si distingue per il design complessivamente innovativo e in particolare per le soluzioni adottate negli interni dove l’intero blocco mobile cucina funge anche da zavorra. Una soluzione pensata e riservata per la produzione di una barca da crociera veloce. Un premio, questo promosso da Y&S in collaborazione con ADI, che intende valorizzare il design nautico indicando i nuovi modi di vivere, sì il mare in libertà, ma con le altrettante comodità di una casa arredata con gusto e stile ◆ Insider Sport 36 37 Bertini e Luini, secondi nel doppio pesi leggeri I giovanissimi Fossi, Paonessa, Capelli e Palmisano, sesti nella finale del quattro senza Medaglie in… voga Finisce bene l’avventura azzurra ai mondiali di canottaggio in Nuova Zelanda: nella terra dei Maori gli equipaggi azzurri salgono sette volte sul podio, dall’argento del 4 di coppia all’oro del singolo pesi leggeri di Marcello Miani ’ C di Marco Callai C ’ è un’Italia che sogna, lotta ed alza i pugni al cielo in Nuova Zelanda. È l’Italia dei canottieri, volata dall’altra parte del mondo a fine ottobre e rientrata da Karapiro a novembre con un carico di sette medaglie dopo i Mondiali Assoluti, Pesi Leggeri e Adaptive. Nella lingua locale, Karapiro vuol dire “pietra maleodorante” ed è strano perché, in un Paese dove il clima cambia radicalmente e repentinamente giorno dopo giorno, è il verde il colore predominante. Dal bacino artificiale creato nel 1947 sul fiume Waikato, vicino alla città di Cambridge, fuoriescono nuove storie. C’è quella di Lorenzo Bertini, 34 anni di Pontedera e tesserato per le Fiamme Oro: l’argento nel doppio pesi leggeri, strappato con i denti insieme a Elia Luini (Aniene), è il riscatto di chi insegue nuovamente i cinque cerchi olimpici dopo il bronzo nel quattro senza di Atene 2004. La dedica è speciale e, allo stesso tempo, commovente. Alla figlia Camilla e al papà colpito da ictus tre giorni prima della partenza per il Mondiale. Lo stringe forte a sé il compagno di barca che in questa specialità una medaglia olimpica l’ha conquistata in una città non molto lontana da Lake Karapiro: Sydney 2000, l’argento della giovinezza vinto a soli 21 anni. Dopo una bruciante eliminazione in semifinale (Atene 2004) e un beffardo quarto posto (Pechino 2008), il biondo e potente Elia esige ora il metallo della maturità. Risorge il quattro di coppia: due anni di stenti, dall’argento di Pechino, prima dell’ultimo grande abbraccio al termine di una finale che vede i finanzieri Simone Raineri, Matteo Stefanini, Simone Venier e Luca Agamennoni cedere il posto Raineri, Stefanini, Venier e Agamennoni solo ai virgulti croati (tutti under 23) negli ultimi 500 metri. Che forza e che carisma Raineri, capovoga che sconfigge una debilitante febbre a poche ore dalla finale. Il trentatreenne di Casalmaggiore veste i panni del trascinatore, Stefanini e Venier generano energia per illuminare il centrobarca e il capolavoro si completa con la tecnica e l’equilibrio di Agamennoni. Nella terra dei Maori ci sono anche da applaudire quattro giovani che si caricano sulle spalle un compito molto arduo e lo portano a termine: è il giovane quattro senza di Mario Paonessa e Francesco Fossi (Fiamme Gialle), Vincenzo Capelli e Andrea Palmisano (Aniene). Campioni mondiali under 23, superano l’esame dei grandi raggiungendo la finale (finiranno sesti) dopo un recupero mozzafiato. Vincenzo e Andrea sono amici per la pelle anche se il primo tifa Lazio e il secondo “gufa” gli aquilotti dalla sua abitazione di Formello essendo un romanista sfegatato. Francesco è un colosso fiorentino di circa due metri che ama l’arte e la lettura, Mario è il ventenne napoletano che preferisce i fatti alle parole. L’Everest non è irraggiungibile per loro. Il Mondiale neozelandese scorre via felice anche per l’oro di Marcello Miani, ventiseienne singolista leggero di Ravenna che ama render semplici le cose complicate e rilancia la sua candidatura per le barche olimpiche un anno dopo il bronzo nel doppio pesi leggeri assieme a Elia Luini. Vincitori della medaglia d’argento nel quattro di coppia Dietro il volto e i modi gentili di Laura Milani, c’è un’atleta che ha fame e voglia di arrivare in alto con il massimo della determinazione: vedere la seconda medaglia consecutiva nel singolo pesi leggeri, dall’argento di Poznan al bronzo di Lake Karapiro, per capire di che pasta è fatta la ventiseienne milanese laureata in Ingegneria Matematica. L’argento del ‘due con’ e del ‘quattro con’ Adaptive (disabili intellettivi), il bronzo dell’otto pesi leggeri, il podio sfiorato dal due senza: altre “chicche” per concludere una bella storia italiana. La storia di chi ogni giorno si alza alle 5 della mattina per il primo allenamento, va all’Università alle 8, torna ad allenarsi alle 16, riapre i libri alle 21. La storia di chi sogna, lotta e poi alza le braccia al cielo ◆ Insider Sport Aquaniene, dimensione sport di Francesca Monzone C’ C’ è un modo nuovo di fare sport a Roma, in un edificio straordinario,immerso nella natura. All’Aquaniene, alle pendici di monte Antenne, vicino a Villa Ada, il polmone verde di Roma, si può nuotare nelle belle vasche del club - due coperte da 25 metri e una, scoperta e utilizzata nella bella stagione, da 50 metri - andare in palestra, seguire tante lezioni dalla mattina alla sera tardi (fino alle 22) e, per chi ama la corsa, scegliere uno dei mille percorsi che la zona propone, dallo stupendo giro dei ponti - un classico per i podisti romani - ai sentieri di Villa Ada, belli e selvaggi, dove ogni volta sembra di fare un salto nel passato. Casa dello sport per tutti, l’Aquaniene, dai grandi ai piccini per i quali vi è un’efficiente scuola di nuoto, con istruttori preparati in grado di capire le esigenze di ogni allievo. Non è un vero circolo, l’Aquaniene. Non lo è solo per chi cerca il classico circolo dove si può andare per rimanere una giornata intera, per fare un po’ di sport e poi per giocare a carte, parlare con gli amici, leggere il giornale o un bel libro. Certo, tutto questo lo si può fare anche all’Aquaniene, ma in maniera diversa: diremmo un po’ mordi e fuggi. Il club del resto è fatto su misura per chi ama lo sport, per chi vuole praticarlo al massimo, impegnandosi non solo nel nuoto, ma anche seguendo i corsi acquatici di aqua bike, di gym nuoto, di aqua step, di aqua pilates e, nella palestra attrezzatissima, dallo stretching alla danza del ventre, dalla prepugilistica alla toning zone, dal corpo libero alla tonificazione, ma non solo. Chi vuole lavorare singolarmente ha la possibilità si essere seguito da istruttori che consigliano un allenamento personalizzato. L’estate scorsa non è stata felice per Acquaniene, finita nel mirino della Procura per vicende relative a permessi. Tutto è stato risolto, anche perché nulla di illegale era stato commesso. Il club adesso funziona ed è una grande risorsa per la città. Dotato di ampi parcheggi, collegato con il treno della Roma nord, rappresenta un ideale punto di incontro per praticare lo sport, sia per finalità agonistiche sia per mantenersi in forma anche con la sala cardio isotonica e lo studio fitness, chiudendo l’allenamento con una sauna o un bagno turco prima di consumare uno spuntino all’AquaCafè. Per i piccoli, poi, è anche l’occasione per nuotare con i genitori ◆ Un assalto di fioretto, nell’affascinante cornice del Grand Palais di Parigi 40 Lo sciabolatore azzurro Diego Occhiuzzi (a sx) in difesa acrobatica sull’attacco dell’avversario russo nell’assalto di finale della prova a squadre Grandi donne vincono Sette medaglie, quattro azzurre d’oro, leadership consolidata ai mondiali di scherma che si sono svolti a parigi di Giorgio Caruso - ph Bizzi S S e è vero che sono i numeri a dare contezza alla realtà, allora la scherma italiana non può non guardare a quanto è emerso dalle pedane dei Campionati del Mondo di Parigi. Sette medaglie: due d’oro, tre d’argento e due di bronzo. È questo il bottino degli atleti azzurri che permette all’Italia di primeggiare nel medagliere e di vincere la speciale classifica per Nazioni. Ciò significa che l’Italia, a Parigi, ha ribadito la leadership a livello internazionale. La scherma italiana, oltre ad essere la disciplina più medagliata dello sport italiano, rappresenta dunque la guida dell’intero movimento schermistico internazionale. Parigi non ha fatto altro che ribadire quello che, oramai da anni, è un dato risaputo per chiunque inizi a tirare di scherma, in qualunque parte del globo terraqueo. A portare in dote le sette medaglie sono state, soprattutto, le donne. Le fantastiche donne azzurre: l’artista, la Regina, la “scapigliata”, la “principessa” ed il “dream team”. L’artista è la spadista Nathalie Moellhausen. Italiana di Milano, trasferita a Parigi per studiare filosofia e respirare “arte”, conquista la medaglia di bronzo nella prova individuale, riuscendo a preparare l’appuntamento iridato ed intanto seguire, col ruolo di regista, le prove per la cerimonia di apertura dei Mondiali. La Regina del fioretto è Valentina Vezzali. Non c’è atleta che abbia vinto più o quanto lei. Non c’è altra donna capace di vivere lo sport come lei. Da Parigi torna con un’oro, conquistato nella prova a squadre di fioretto, ma con un bronzo, frutto della prova individuale, che lascia qualcosa in più che il “solito” amaro in bocca. Soprattutto perché giunto per mano della “Principessa”, Arianna Errigo, artefice dello “scacco alla Regina” nell’incontro di semifinale. La Errigo è l’erede designata al trono della Vezzali. Ha carattere, forza e sorriso dilagante. A Parigi la consacrazione? È ancora presto per dirlo, ma la cattedrale di Notre Dame non era poi così lontana dallo scenografico Grand Palais che ha ospitato gli assalti iridati. È stato poi il Mondiale della “scapigliata” Elisa Di Francisca. La jesina che dice di amare il vino, la buona tavola e gli amici, quanto la scherma, si è laureata Campionessa del Mondo di Sciabola maschile argento: da sx Diego Occhiuzzi, Luigi Samele, Gigi Tarantino, Aldo Montano Elisa Di Francisca Una stoccata vincente del fiorettista azzurro Andrea Cassarà Sport Nathalie Moellhausen Insider fioretto individuale, ai danni della “Principessa” Errigo, e poi ancora Campionessa del Mondo a squadre. Vezzali, Errigo e Di Francisca compongono, assieme ad Ilaria Salvatori, il “dream team” della scherma italiana: la Nazionale di fioretto femminile. Un solo assalto perduto dall’indomani delle Olimpiadi di Pechino 2008 ad oggi. Un dominio consolidato, riconosciuto, ribadito e per nulla scalfito. A Parigi erano le favorite ed hanno confermato le attese. E gli uomini? Le lame maschili portano in valigia due argenti, entrambi da prove a squadre. Nell’individuale gli attesi Montano, Baldini, Tagliariol e Cassarà soffrono un calo psicologico. A squadra la Nazionale di sciabola e quella di fioretto si fermano a poche stoccate dall’oro, dopo aver dominato gli assalti di finale. Se, dunque, le donne si confermano, gli uomini attendono i prossimi appuntamenti per soddisfare la “sete di rivalsa”. Il prossimo sarà il Mondiale dell’Italia, almeno nell’organizzazione. Sarà infatti Catania ad ospitare, dal 8 al 16 ottobre 2011, il mondo della scherma internazionale. Un mondo che, almeno fino ad allora, vedrà l’Italia al vertice ◆ Fioretto oro: da sx Elisa Di Francisca, Arianna Errigo, Valentina Vezzali, Ilaria Salvatori Fioretto maschile argento: da sx Andrea Cassarà, Valerio Aspromonte, Andrea Baldini, Stefano Barrera Insider Sport 42 43 LA GIOVANE PROMESSA DIVENTA PROF Andrea Pavan, 21enne romano, laureando in Economia presso l’Università del Texas, è entrato da poco nel circuito professionistico del golf, dopo una brillante carriera da dilettante di Francesco Mantica A A ndrea Pavan, il nome forte su cui gli addetti ai lavori e non solo puntano per la stagione 2011 è quello di un ragazzone cresciuto golfisticamente al circolo di golf Parco di Roma e poi emigrato in Texas, luogo in cui ha affinato le sue doti: Andrea Pavan. Nonostante il suo cognome veneto, Pavan è un romano verace e, soprattutto, un talento precoce: nel 2005, a sedici anni da poco compiuti, allenato dal maestro Filippo Del Piano, aveva già vinto tre titoli italiani – pulcini nel 2003 e cadetti e dilettanti medal nello stesso anno. Un anno dopo era già diventato uno dei pilastri della nazionale e ha stupito tutti, persino se stesso, vincendo il 67° Campionato Nazionale Omnium, che riunisce dilettanti e professionisti. Dopo il diploma alla scuola francese San Dominique, è volato in Texas per studiare e giocare a golf con i più grandi campioni della disciplina. Lì è stato membro della squadra che ha vinto nel 2009 il campionato Ncaa. Dopo un ottimo 2010, durante il quale è stato numero 5 mondiale, numero 2 europeo e primo nel ranking italiano, ecco l’approdo nel mondo del grande golf, accanto ai fratelli Molinari e Matteo Manassero. Il 21enne ha firmato con la 4Sports and Entertaiment, la società svizzera di management sportivo che cura gli interessi di Edoardo Molinari e di altri 150 atleti professionisti provenienti dal mondo dell’hockey su ghiaccio, calcio, golf, sci e snowboard. “Sono molto felice per questo esordio e felice di far parte della scuderia di Edo, la cui carriera per me è uno stimolo e un modello”, ha dichiarato recentemente. Ragazzo semplice, laureando in economia, Andrea Pavan ama giocare a calcio, allenarsi in palestra e frequentare gli amici. Fa parte anche lui, insomma, di quelle giovani promesse del mondo del golf e non solo, cui il rapido successo non dà alla testa, ma costituisce invece uno stimolo per migliorarsi e crescere. La decisione di Pavan di diventare professionista segue le ottime prestazioni ottenute dal 21enne durante il World Amateur Team Championship, il mondiale a squadre della categoria amatoriale, disputato a Buenos Aires assieme a Nino Bertasio e Niccolò Quintarelli ◆ Insider Insider 44 45 foto © Leonardo Scorza Sport Sport e Benessere L’ L ’ Olgiata Sporting Club ha iniziato la sua attività, sotto la direzione del Club Manager Fabrizio Greco, in strutture all’avanguardia immerse in un’oasi naturale, animato da uno staff altamente qualificato e ben motivato a mantenere alto l’entusiasmo e lo spirito dei soci imprenditori, che hanno dato vita all’ambizioso progetto e alle aspettative di quanti desideravano da tempo la sua realizzazione. Un’importante realtà, quindi, un polo di servizi sportivi e ricreativi dal notevole potenziale che consente di migliorare il nostro stile di vita. Nel Club è possibile praticare oltre a tutte le attività del fitness coordinate da Carlo Bilardo (responsabile della sala cardiofitness) ed Erasmo Scipione (pilates, tone up, gym tone, total body, posturale, ashtanga yoga, macumba, port de bras...), della danza con la direzione artistica di Gabriella Labate, della Energy di Paola Caruana, la scuola calcio con la direzione di Guerrino Gottardi, il tennis con il maestro Tonino Zugarelli, lo spinning e la scherma (con il maestro alle tre armi Giovanni Ferranti). Punto di forza il bellissimo Stadio del Nuoto con le due piscine dove, oltre alla scuola nuoto, si svolgono le varie attività coordinate da Fabio Montanari, tra le quali la pallanuoto, il syncro, l’acquagym, l’hydrobike, i nuoto pre-neo natale... Sono presenti oltre ai servizi primari (lounge bar, ristorante) una agenzia di viaggi e il mini e junior campus doposcuola, per l’intrattenimento dei bambini da uno a dieci anni, un ambiente fertile di giochi, arte e musica. Il 4 novembre scorso, in accordo con il dirigente scolastico dott.ssa D’Auria è stata firmata la convenzione con l’istituto Soglian che prevede l’utilizzo delle strutture sportive da parte dei bambini e dei parcheggi per i genitori. Inoltre l’Olgiata Sporting Club, sensibile ad iniziative sociali, contribuirà con una quota annuale a favore dei bambini extracomunitari, per l’insegnamento della lingua italiana. L.S. OLGIATA Sporting Club Via Cantini snc 00123 Roma - Olgiata tel.06 83393839 [email protected] Insider Tutto l’amore per il cavallo di una visitatrice a Verona BCN van Grunsven Simon (in sella l’olandese Jeroen Dubbeldam) vince la finale della tappa italiana della Coppa del Mondo Uno sbrancamento Western Style a Fieracavalli L L Cavalli, amore a prima vista Alla 112a Fieracavalli di Verona scoppia la grande passione: un italiano su sei sogna di essere il pistolero Tex Willer, il fantino di Ribot o il driver di Varenne di Enrico Tonali - ph Stefano Grasso a terra promessa è Verona e almeno una volta chi possiede un cavallo (o vorrebbe averlo) dovrebbe recarsi, quando inizia novembre, nella città scaligera a fare una spettacolare full-immersion in tutto quello che sa di criniere, zoccoli, redini e stivali. In Italia - assicura l’ISPO, Istituto per gli Studi sulla Pubblica Opinione - i cavalieri assidui sono 2 milioni e mezzo, gli appassionati 10 milioni: una persona su sei intorno a noi sogna di cavalcare nelle praterie come Tex Willer, salire in sella a Ribot o guidare Varenne. Un mese fa nella 112a Fieracavalli (è nata nel 1898 come mercato equini e agricolo) sono entrati 153 mila visitatori, uguagliando il record storico del 2009 e non è poco con la crisi economica che bussa a tutte le porte. Per la prima volta, gli oltre 4 mila biglietti per la finale della tappa italiana della Coppa del Mondo di salto ostacoli si sono esauriti dal giorno d’apertura della Fiera e l’assalto ai 35 ettari di esposizione e ai 700 stand (di 25 Nazioni, d’altronde la presenza degli stranieri ai botteghini d’ingresso è aumentata del 19% dal 2009) è stato senza soste per i quattro giorni di apertura. Imponente la presenza di 2.500 cavalli di ben 60 razze, una vetrina che ha ridato entusiasmo a pazienti e misconosciuti allevatori di tipologie al limite dell’estinzione e che invece sono fondamentali per la storia di questo grande ed utile amico (nel tempo libero), collaboratore (nel lavoro) e partner (nello sport) dell’uomo. Se è stata molto seguita la finale di tappa di Coppa del Mondo - vinta da Van Grunsven Simon con in sella la medaglia d’oro olimpica di Sydney 2000, l’olandese Jeroen Dubbeldam - i puristi del salto si sono affollati alla gara del Salto in Libertà organizzata dall’UNIRE, l’ente statale che sovrintende all’Italia dei cavalli. Ai primi due posti si sono classificati i consanguinei - per parte di padre, lo stallone Come On - il maschio Comenius e la femmina Roxana Dei Folletti, che già avevano concluso in testa, nell’ordine, le qualificazioni. Quella per i cavalli è una passione che attira pure molti calciatori di grido. Dopo il bomber polacco Zibi Boniek - abile driver e proprietario di trottatori - ottimi soggetti da salto ostacoli sono stati affidati, di recente, a cavalieri quali l’argentino Hernàn Crespo e l’emiliano Salvatore Bagni ◆ 48 49 C.O.N.I. F.I.S.E. Il Roma, Premio che dà spettacolo A Capannelle anche quest’anno grande galoppo, torre di lancio di purosangue e fantini verso gli ultimi dorati appuntamenti 2010 in Estremo Oriente, Tokyo e Hong Kong C.I. Casale San Nicola di Enrico Tonali Società Sportiva Dilettantistica a R.L. Scuola Cavalli Scuola Pony Pony games a partire dai 4 anni con Animatori Pony qualificati con Istruttori Federali principianti preagonistica e agonistica 2 campi coperti illuminati Via del Casale di San Nicola, 232 - 00123 Roma t Tel. 06 30892884 - Tel. e Fax 06 30892990 www.casalesannicola.com - [email protected] [email protected] - Tel. 348 6577889 F F accio il Roma e poi volo. La grande corsa di galoppo dell’autunno capitolino ha confermato anche quest’anno la sua vocazione a pista di lancio per una chiusura di stagione in Estremo Oriente, verso i ricchi ippodromi dell’Asia dove sono in attesa montepremi da Superenalotto e spettatori da Maracanà. Capannelle ha mandato in scena i primi di novembre un 96° Premio Roma di notevole caratura, tanto che - oltre ai migliori specialisti italiani del doppio km - sono scesi in pista due purosangue del mega-team Godolphin, premiata scuderia di Mohammed bin Rashid Al Maktoum, sessantenne vicepresidente e primo ministro dell’United Arab Emirates e governatore dell’Emirato del Dubai. Solitamente basta una giubba blu (il color mare di Godolphin) per dare spessore a un appuntamento, stavolta nelle gabbie romane sono addirittura entrati il possente sauro Rio De La Plata con in sella Lanfranco Dettori e l’elegante baia Flying Cloud, montata da Ted Durcan, che hanno pilotato il plotone degli ospiti stranieri, ben sette (su quindici partenti) compreso il derbywinner 2008 Cima De Triomphe ora con casacca nipponica. Rio e Frankie (come viene chiamato Dettori oltre Manica, dove risiede) hanno fatto tombola centrando la corsa dedicata alla Città Eterna e le cento vittorie in gruppo 1 (la serie A del galoppo) del top-jockey milanese in mise Godolphin - che indossa dal 1994 - con un totale di 327 vittorie “pattern”, più 210 secondi posti e 192 terzi. Insomma, in metà delle corse che contano Dettori ha portato allo sceicco almeno un piazzamento (e relativi conquibus). Al secondo posto nel Premio Roma un altro campione a quattro gambe, il lombardo Voila Ici con in sella Mirco Demuro che è di Marino, quello della Sagra dell’Uva. Nel 2009 avevano vinto, questa volta i due km sulla pista di Mastery e Lanfranco Dettori vincono il Derby 2009 a Capannelle - ph Grasso Via Appia sono serviti per ottenere la seconda moneta e da allenamento per il grande balzo di fine novembre a Tokyo, dove la scuderia Incolinx (il nome viene da un’agenzia di investigazioni commerciali che aveva il proprietario Diego Romeo) vuole chiudere con un piazzamento di Voila Ici nella Japan Cup (120 mila spettatori previsti) un annata d’oro. Dettori invece ai primi di dicembre sarà nella mecca dello shopping, Hong Kong, assieme ad un altro vincitore del Derby Italiano - Mastery, sempre un Godolphin - che lo centrò (with Frankie of course) nel 2009. Una vittoria la quale - abilmente fotografata da Stefano Grasso - quest’anno è apparsa sui maxi-tabelloni di tutta Roma per pubblicizzare il Nastro Azzurro dello scorso maggio e che vi riproponiamo in questa pagina. Nell’insonne metropoli cinese, Mastery e Dettori saranno al via nelle Cathay Pacific International Races, ultimo grande appuntamento dell’anno disputato nell’ippodromo di Shatin, impianto tanto funzionale da aver ospitato le competizioni equestri dei Giochi Olimpici di Pechino 2008. Purosangue di tutto il mondo arriveranno a Hong Kong nel massimo confort, Cathay Pacifc è infatti un vettore specializzato nel benessere in volo dei cavalli ◆ Rio De La Plata, in sella Dettori, conquista il Premio Roma 2010 battendo Voila Ici con Mirco Demuro - ph HippoGroup Capannelle Insider Sport Insider Viaggi 50 51 L’Isola dell’oro A cavallo fra le onde e sulle spiagge del Nuovo Mondo scoperto da Cristoforo Colombo: Yamaye, la Giamaica di Enrico Tonali L L a sera di domenica 6 gennaio 1493, giorno dell’Epifania, l’ammiraglio del re di Castiglia, Cristoforo Colombo, vergò una lunga nota sul giornale di bordo della “Santa Maria” ancorata davanti all’isola di Spagnola (oggi Hispaniola) nel Nuovo Mondo. Per tutto il giorno il navigatore genovese aveva bordeggiato avanti e indietro per la costa e poi aveva avuto un lungo e difficile colloquio con Martin Alonso Pinzon, il comandante della “Pinta” che era andato girovagando a lungo (senza il permesso di Colombo) per le Antille a caccia d’oro. L’isola su cui c’era grande abbondanza del pregiato metallo - “pezzi d’oro grossi come fave” - veniva chiamata Yamaye, Giamaica. Situata a 180 km da Hispaniola e a 630 dalla terraferma (l’America del Sud) al centro del Mar dei Carabi e nell’arcipelago delle Grandi Antille, oggi la Giamaica è uno Stato indipendente con oltre 2 milioni e mezzo di abitanti distribuiti su un’isola che misura 85 km da Nord a Sud e 240 da Est a Ovest, con un massiccio - le Blue Mountains, alte fino a 2.256 m - nella parte orientale, quella verso l’Atlantico e l’Europa. Dei primitivi abitanti incontrati da Colombo, i Taino, secondo alcuni studiosi ne sopravvive qualcuno, ma in realtà la popolazione attuale discende dai neri che fin dal 1501 gli spagnoli condussero schiavi dall’Africa. Agli ultimi Giochi Olimpici di Pechino 2008 fu proprio un giamaicano di colore, Usain Bolt, il grande protagonista dell’atletica leggera con il successo sui 100 m in 9”58. Conquistata nel 1655 dai britannici, l’inglese è la lingua ufficiale dei giamaicani pur se la maggior parte di loro parla un dialetto misto creolo-inglese. La Giamaica è anche la patria di James Bond. Il primo film sul fascinoso Agente 007 fu girato tra le spiagge immacolate e gli hotel immersi nel verde dell’isola del rhum, uno dei prodotti tipici giamaicani assieme allo zucchero. Sui bagnasciuga lambiti dal mare e tra la vegetazione lussureggiante (il clima è tropicale) che circonda gli alberghi è possibile andare a cavallo, sport ormai tra i più richiesti ovunque si vada in vacanza. La Giamaica offre agli appassionati della sella escursioni uniche sulle spiagge e la possibilità di fare il bagno rimanendo in groppa, perché i cavalli sono abituati a rinfrescarsi in acqua: uno dei pochi posti in cui si può galoppare indossando solo il costume. Half Moon - un incantevole resort di 160 ettari, 3 km di spiaggia, 398 camere e 33 ville che nel 1954 un gruppo di imprenditori ha creato su una baia a forma di mezzaluna ha un proprio centro ippico che organizza gite o svolge lezioni in campo, anche di dressage. L’Half Moon (sette ristoranti, compreso uno italiano, Il Giardino) si trova in una località storica della Giamaica, Montego Bay, a pochi minuti dall’aeroporto internazionale Sir Donald Sangster. Nel 1982 qui fu firmato un trattato fondamentale per la convivenza civile, la Convenzione ONU dei Diritti del Mare e della Navigazione in acque extraterritoriali, entrata in vigore nel 1994 ◆ Insider Viaggi 53 SLEDDOG Saranno gli Appennini abruzzesi lo scenario dei prossimi Campionati Europei di Fabrizio Lodi S S Giulia Rossetto, Campo Felice Piacentini, Campo Felice arà un momento importante per lo sleddog italiano e in particolare per quello abruzzese. Dal 4 al 6 febbraio, per la prima volta, i Campionati Europei di Sprint con slitte trainate da cani si svolgeranno sugli Appennini e nel punto più a sud finora mai toccato: L’Aquila e Campo Felice. Le montagne aquilane saranno protagoniste di un evento unico: è un riconoscimento all’attività di oltre 20 anni nel panorama nazionale con l’organizzazione di circa 15 gare e due campionati italiani. Saranno in pista oltre 200 team, formati da uno fino a dodici cani per equipaggio, per l’impressionante numero di circa 1000 esemplari appartenenti, rigorosamente, alle quattro razze nordiche riconosciute dalla Federazione Internazionale della Cinofilia (quindi siberian Husky, Alaskan Malamute, Samoiedo e Groenlandese). In pista i più titolati campioni di sleddog, dal polacco Mateusz Surowka al francese Patrick Logeais, dall’olandese Roderick Glastra al ceco Stephan Krkoska fino alla biondissima svedese Lisa Lindblom, senza dimenticare i migliori italiani come il più volte iridato, il toscano Massimo Martini, l’ex iridato, il pugliese Gianni Sabella e la campionessa italiana junior, l’aquilana Giulia Rossetto. L’evento è stato fortemente voluto da tutte le federazioni europee che hanno votato, praticamente all’unanimità, L’Aquila e Campo Felice preferendola ad Oslo e Hammar (Norvegia). Per l’aquilano Fabrizio Filoni, da 20 anni pioniere di questo sport in Italia, è il coronamento di un sogno coltivato da sempre: «Ho intenzione di portare l’attenzione nazionale ed internazionale sulle potenzialità delle montagne aquilane che, per esperienza e convinzione personale, nulla hanno da invidiare alle Alpi o addirittura ai territori della Scandinavia. È una scommessa - aggiunge il musher Filoni - in cui si cercherà di coinvolgere tutte le istituzioni del territorio, e non solo, affinché veramente L’Aquila e la sua provincia tornino di nuovo a volare» ◆ Info: www.campofelice2011.it, [email protected] Insider Insider 54 55 $OTT 0AOLO 3ERAÚNI -EDICO SPECIALISTA IN #HIRURGIA Plastica, Ricostruttiva ed Estetica RINOPLASTICA SECONDARIA GLI INTERVENTI DI REVISIONE &OCUSSUINUOVIINTERVENTIDIREVISIONERINOPLASTICATRADIFÚCOLT¸ESAMISTRUMENTALIEGIUSTIACCORGIMENTI4ENDENZEECASISTICA SECONDOIL$OTT0AOLO3ERAÚNIn'LIERRORIPIÑGRAVIEFREQUENTIINTERESSANOLAPUNTADELNASOo di Paolo Brandimarte $OTT3ERAÚNIQUALISONOLESPECIÚCIT¸EGLIASPETTIPECULIARI DELLARINOPLASTICASECONDARIA “La chirurgia estetica e funzionale del naso (rinosettoplastica n.d.r.) è forse la procedura chirurgica più impegnativa, che non sempre conduce a risultati ottimali. Per questa ragione, vi sono nasi esteticamente non gradevoli, spesso sproporzionati rispetto alle fattezze del viso, sui quali è opportuno reintervenire chirurgicamente: l’obiettivo è anche quello di risolvere eventuali complicanze di tipo respiratorio”. 1UALIINSIDIESICELANODIETROUNINTERVENTODIREVISIONE n,A DIFÚCOLT¸ DI UN TRATTAMENTO DI REVISIONE DIPENDE DALLA GRAVIT¸ DEGLI INESTETISMI PRODOTTI DAL PRIMO INTERVENTO /CCORRE UNA PROFESSIONALIT¸ SPECIÚCA IN GRADO DI OPERARE IN SICUREZZA E TRANQUILLIT¸ MEDIANTE LmUTILIZZO DI TECNICHE all’avanguardia, come gli innesti multipli di cartilagine, di osso e più raramente di materiali alloplastici”. )NDUBBIAMENTEUNABELLARESPONSABILIT¸PERLOSPECIALISTA “Il chirurgo, dovendo intervenire sull’operato altrui, si assume UNA GRANDE RESPONSABILIT¸ )NNANZITUTTO DEVE VALUTARE CON ESATTEZZALmENTIT¸DELDANNOINDIVIDUANDOLEMALFORMAZIONI estetiche sulle quali incentrarsi. Va poi condotta una diagnosi accurata, abbinata allo studio della piramide nasale, sia dal punto di vista endoscopico che da quello estetico”. 1UALIGLIESAMIDAESEGUIREPERUNACORRETTADIAGNOSI “La revisione rinoplastica passa per la rinoscopia, l’esame della cute, delle cartilagini alari e del dorso del naso. Statisticamente parlando, gli errori più gravi e frequenti interessano la punta del naso”. 1UALECONSIGLIOSISENTEDIDISPENSAREAILETTORI “Quello di rivolgersi a specialisti di provata esperienza, in modo da evitare il disagio di un intervento di revisione. AnCHE NEL CASO DI UNA PRIMA OPERAZIONE BISOGNA AFÚDARSI AD UNPROFESSIONISTAQUALIÚCATO)NQUESTOMODOSISCONGIURAIL rischio di doversi sottoporre ad un nuovo intervento, con i fastidi e lo stress che esso comporta”. Insider Insider Itinerari 56 57 Insider Itinerari Praga FRANCIA L L a festività del Natale è certamente quella più sentita e come ogni anno vengono organizzati moltissimi e bellissimi mercatini nelle principali città italiane ed europee, dove non solo si possono trovare oggetti da regalare, ma soprattutto ci si può immergere in un mondo pieno di fascino, fatto di addobbi colorati, luci, canti di Natale, concerti, spettacoli itineranti, giochi e intrattenimento. GERMANIA La Germania può essere definita la patria dei mercatini di Natale. Il più antico è quello di Dresda, nato intorno al 1434, dal quale ha preso il via la tradizione dei “Weihnachtsmarkt” (mercato di Natale) o “Christkindlsmarkt” (mercato di Gesù bambino) che in seguito si è diffusa in tutto il mondo. Oggi ogni sua città ne ospita uno e in particolare i mercati di In questo periodo, soprattutto nella regione dell’Alsazia, ogni città si decora a festa. Celebri sono il mercato di Strasburgo, che con oltre 500 anni di storia è il più antico di Francia e quello di Colmar, dove è possibile gustare i Bradala, i tradizionali biscotti natalizi alsaziani. E poi, da non dimenticare assolutamente è Parigi, con i mercatini della Defense, di Notre Dame de Paris, di Montparnasse, di Boulevard Saint Germani e di Saint Suplice e ancora i negozi degli Champs-Elyséees, nella via della moda e dello shopping o Les Galeries Lafayette. Da vedere inoltre è anche il mercatino di Eurodisney. REPUBLICA CECA Colmar Norimberga e Berlino attraggono milioni di visitatori, come anche quelli di Stoccarda e Monaco dove, tra le offerte gastronomiche locali, si può assaggiare il famoso Gluhwein (vin brulé). AUSTRIA I mercatini di Vienna e Salisburgo si distinguono per l’atmosfera creata dalle meravigliose musiche di Mozart che si possono ascoltare mentre si passeggia tra le bancarelle. Inoltre, nella splendida cornice del castello di Shönbrunn, è possibile ammirare i prodotti esposti dai migliori artigiani e artisti di Vienna e dintorni. Quest’anno poi sono previsti giochi interattivi e laboratori di tutti i generi, dalla cucina all’informatica. Da non perdere è anche il mercatino più vecchio e più autentico di Vienna, vicino alla chiesa Schottenkirche. Anche quest’anno suggestivi mercatini animeranno piazze, castelli e musei della Repubblica Ceca, offrendo la possibilità di fare shopping, ascoltare concerti, assistere alle originali rappresentazioni della natività, ammirare i costumi locali e degustare le specialità gastronomiche della tradizione. Famosi sono soprattutto i mercatini di Praga. TRENTINO-ALTO ADIGE Gli antichi legami storici e culturali con le città tedesche sono all’origine dei molti mercatini di Natale che ogni anno si allestiscono nelle piazze delle città della regione italiana del Trentino-Alto Adige. Tra questi il più antico è quello di Bolzano. Famosi inoltre per i prodotti tipici e le locali specialità gastronomiche proposte sono i mercatini di Trento e dei suggestivi paesi del Sud-Tirolo. SVEZIA Tra le brillanti decorazioni natalizie ci si immerge nello shopping e nella degustazione del classico buffet natalizio svedese. Nei mercatini di Stoccolma e Goteborg è possibile acquistare oggetti d’artigianato, dolci tradizionali e glogg (vin brulé). Vienna SVIZZERA Nel periodo prenatalizio le piazze si trasformano con decorazioni, luminarie e alberi di Natale che creano un’atmosfera unica. Musiche natalizie, profumo di spezie e vin brulé si diffondono nei mercatini di Zurigo, Basilea e Berna. BELGIO Luogo d’incontro di tutte le culture dei paesi dell’Unione Europea, il Belgio offre mercatini dove vengono proposti spettacoli e prodotti tipici delle varie tradizioni natalizie. Quello della capitale Bruxelles è un mercatino emergente e moderno molto apprezzato a livello internazionale. UNGHERIA La festa di Mikulàs (Santa Klaus), la preparazione del calendario dell’Avvento di Gerbaud, delle decorazioni natalizie e delle specialità gastronomiche, sono antiche usanze che si ritrovano ancora oggi. In particolare il mercatino della capitale Budapest si svolge nell’atmosfera magica di piazza Vörösmarty, tra le luci colorate del grande albero di Natale, i concerti e le mostre di alto livello. DANIMARCA Da non perdere assolutamente è il mercatino di Copenhagen, dove passeggiare, ascoltare musiche e degustare il glogg (vin brulé) o la Julebryg (la birra di Natale) ◆ percorsi del buon gusto Tra vecchio e nuovo, il freddo accompagna il passaggio tra l’anno che passa e quello che arriva, con la voglia di festeggiamenti che lo scoccare della mezzanotte porta con sè. Giochiamo anche noi di Insider con il vecchio e il nuovo: segnalando due ristoranti dove salutare il nuovo anno, locali di recentissima apertura, ma che vedono ai fornelli due vecchie conoscenze del mondo della ristorazione... Iolanda... finalmente Se ne parlava da mesi: Iolanda avrebbe riaperto in uno spazio più centrale, un’area verde ricca di storia, dove qualche stagione fa sarebbe dovuto approdare Fabio Baldassarre. Poi per Baldassarre non se ne è più fatto niente (e qui voci hanno cucito e ricucito storie diverse) e oggi ha aperto finalmente Os Club. Qui, immersi nell’area archeologica delle Terme di Traiano, Catia Sulpizi e Davide Cianetti firmano la cucina di un locale dall’impronta cosmopolita, spazio polifunzionale per eventi culturali, mostre, concerti, che propone una formula diversificata di ristorazione. Hostaria con piatti romani (pur rielaborati) e gourmet, breakfast, brunch e tea break, spazi verdi e interni design, architettura ecocompatibile e pezzi pregiati, lounge bar e tavolo esclusivo per cenare “vista chef”, che servirà 8 fortunati ospiti illustrando personalmente i piatti. Gli spunti sono molti, tutti da provare per scoprire un luogo davvero sorprendente. Pescando qua e là dal menù gourmet si trovano raffinati virtuosismi: dal 9 volte carciofo, proposto in 9 cotture, dalla spuma, al gelato, al distillato per la granita di mojto, e il poker di foie grass, con due versioni dolci e due salate: cornetto algida e diplomatico, scaloppa alla papaia e pralina in crosta di pistacchi. Uno sguardo a Roma nel Cacio e pepe che incontra l’amatriciana, e alle tradizioni montane nel filetto di cervo farcito di castagne con porcini e fonduta di cioccolato. Tra i dolci, ricordi d’infanzia con Leonardo, a base di diversi tipi di latte: capra, bufala, mucca, ma anche cocco e mandorle, dedicato al piccolo della famiglia. In cantina diverse proposte, selezionate da Alessia Meli, (sommelier dell’anno 2009 secondo L’Espresso): disinvolta e facile nell’Hosteria, centrata sul legame vitigno terroir nel Gourmet. Servizio pic nic, catering e cene a domicilio completano un’offerta davvero ricca. Iolanda c/o Os Club Via delle Terme di Traiano, 4a - Tel. 06.48930379 www.osclub.it Un Natale e un Capodanno all’insegna della particolarità e del buon gusto gourmet Ristorante che vai, anno nuovo che gusti Mefamorfosi Per molti Roy Caceres è un volto noto, per chi la passata stagione si è imbattuto nella sua cucina da Pipero ad Albano (e prima ancora nella stellata Locanda Solarola). Il passaggio nell’ottimo locale dei Castelli è stato breve, ma l’esperienza significativa. Da lì, dopo una piccola pausa, il trasferimento a Roma. Freschissimo di apertura Metamorfosi è già al centro dell’attenzione di tanti appassionati della buona tavola, per la tecnica dello chef e la sua filosofia di cucina che punta sulle emozioni. Emozioni che nascono con e dentro i piatti, sapori, aromi, consistenze e suggestioni che guardano all’ospite. Nei piatti di Caceres si scopre la bellezza della natura e dei frutti delle stagioni, il gusto per cibi robusti elaborati con grazia, ma anche l’attenzione verso chi quei piatti li mangerà, il desiderio di svegliare ricordi e stimolare domande. Dal viaggio in Piemonte del crudo di fassona piemontese con pasta di nocciole, tartufo bianco e funghi, all’esperienza dell’uovo cotto a 65° virtuosistica semplicità accompagnata da spuma di cavolfiore e altre uova, quelle del caviale iraniano Kaluga. I maccheroni Masciarelli con spalla di coniglio saltata con porcini e spuma di pecorino gratinato portano dritti ai sapori contadini, mentre tra i secondi il manzo cotto in barattolo mescola le carte con l’aroma del sesamo nero tostato, le puntarelle e la maionese di alici. Morbido-croccante in chiusura: mousse di cioccolato bianco, banane caramellate e crumble di noci sabbiate, col tocco di un’affumicatura di legno di noci. Due proposte semplificate per il pranzo e due degustazioni per la cena: Gustando il territorio, e Assaporando, per chi vuole scoprire la linea gastronomica attraverso 8 creazioni da abbinare ai vini in carta, dove si gioca la partita Italia-Francia. Mefamorfosi Via Giovanni Antonelli, 30/32 - Tel. 06.8076839 www.metamorfosiroma.it Antonella De Santis E legante e raffinato, caldo ed esclusivo: il calore di una casale di campagna, dove il legno, la pietra antica, i dettagli d’epoca regalano una sensazione intima e avvolgente. Un rifugio perfetto per lasciarsi alle spalle freddo e pioggia, circondati da dettagli e attenzioni speciali. Come fermi in un mondo incantato, dove ogni particolare racconta una storia di eleganza e intimità, dove una calda ospitalità si respira nei molti angoli del locale: il salottino in cui fermarsi a conversare, la sala con il camino da cui guardare i pellicani sornioni nel cortiletto, la stanza con il pianoforte, la veranda affacciata sul parco, uno spazio ricco di piante che ne fanno un giardino segreto e infine la saletta privata, riservata solo per due. Un po’ ovunque sono sparsi, con apparente casualità, lampade, foto d’epoca, oggetti antichi, ricordi e tocchi personali che circondano ogni ospite di intimità e calore, per accompagnarlo in una cena raffinata, in cui la semplicità della realizzazione sposa la qualità della materia prima e la grande tecnica artigianale: pane, dolci, grissini, carne essiccata, pasta fresca e secca, tutto viene realizzato dallo chef. Un continuo omaggio alla cultura gastronomica italiana che non teme qualche spunto creativo. Si passa così ai prodotti di terra: filetto di maiale in camicia di provolone di bufala; ai prodotti di mare: gamberoni al vapore con carciofi all’arancio; infine ai dolci: fazzoletto croccante al limone con salsa allo smeraldino di brandy. Una scelta di piatti raffinati da accompagnare a una delle 500 etichette della bella cantina, scelte da un sommelier sempre presente per consigliare e seguire ogni ospite con professionalità e discrezione, occupandosi del rito del servizio del vino fino all’uso spettacolare della sciabola, per chi preferisce il rito più suggestivo per lo champagne. Nel salotto dei distillati, la possibilità di trascorrere ancora momenti di delizioso relax. Un’ospitalità che nei giorni di festa si fa ancora più raffinata, con un menù esclusivo pensato per il cenone di Capodanno, fatto di cibi pregiati: astice, gamberi rossi, tartufi e funghi, per piatti che uniscono sapori di terra e di mare. Come nei maccheroncini al nero mantecati con gamberi rossi tartufati e pendolini infornati, o nel mambrè di astice e polpo al pesto di barbabietola e germogli di soia. Una sequenza di portate proposte in abbinamento con vini raffinati e completi del tradizionale piatto ben augurante che sancisce la fine del vecchio anno e l’inizio del nuovo. Il PICCHIO ROSSO Via Cassia Km 13, Via Italo Piccagli, 101 (provenendo dal Raccordo, uscita n. 3) Tel. +39 0630366468 Ambiente Climatizzato, aperto solo la sera, chiuso la domenica. Piano bar venerdì e sabato. Si accettano tutte le carte di credito. Parcheggio custodito www.ilpicchiorosso.it, [email protected] 61 Insider dal 1929 dolce natale di Antonella De Santis T T anto per esser chiari: dolci romani di Natale non esistono. Non per mancanza di ricette, ma perché la tradizione capitolina è molto più antica del Natale. Quelli che oggi (purtroppo sempre più raramente) si preparano alla fine di dicembre, non sono altro che l’adattamento di quelli delle feste dell’antica Roma: matrimoni o ricorrenze pagane, prima tra tutte quella legata al solstizio d’inverno, la Festa del Sole o del Dio Mitra, anche chiamata Giorno del Pane, che si onorava preparando dolci a base di farina arricchiti con gli ingredienti locali, che a Roma L’arte del pane, tra tradizione e innovazione avevano un aspetto dorato, da cui sembrerebbe derivare il nome pangiallo. Solo dopo Costantino il 25 dicembre coincise con la nascita di Gesù. Nuova religione e nuove feste da celebrare? Et voilà! Ecco dunque arrivare sulle tavole natalizie, uno dietro l’altro, pangiallo, panpepato, mostaccioli, torrone. Dolci semplici, ma ricchissimi di aromi: impastati con frutta secca, nocciole, mandorle, miele, spezie, che hanno percorso i secoli e sono giunti fino a noi pur con modifiche e adattamenti, come l’aggiunta del cioccolato nel panpepato, che gli conferisce il colore bruno e ce lo rende più familiare. Il rococò napoletano, la frutta martorana, il buccellato e la cassata siciliana, il parrozzo abruzzese, lo zelten altoatesino, i ricciarelli senesi sfornati ogni mattina e ancora più in là, spingendosi verso gli alberelli danesi di anelli di marzapane sovrapposti e lo strudel polacco con i semi di papavero oppure, più vicino a noi, il pangiallo del Ghetto o il panpepato, tipico di Roma e di tutto il centro Italia. Sono i dolci tradizionali del periodo natalizio, quelli che in ogni regione e in ogni paese si preparano per festeggiare insieme nel modo più goloso. Panella è il luogo dove la cultura del pane si fa proposta irresistibile, offerta raffinata e deliziosa. A dicembre non possono mancare panettoni e pandori artigianali, piccoli gioielli di lievitazione naturale, con burro buono e tante uova, così come i torroni: morbidi o croccanti, con mandorle o nocciole, preparati in grandi caldai di rame; o il golosissimo cioccolatone ripieno di crema al cocco, gianduia al rum, caffè o marroni. La proposta unisce ricette vecchie e nuove, attenta selezione degli ingredienti, per dolci di pregio confezionati a mano con cura ed eleganza. La stessa cura riservata alle confezioni di specialità gastronomiche: formaggi, tartufi, ostriche e champagne, blinis e caviale, paste artigianali, salmone, presentati nei bei cesti di pane, perfetti per donare bontà ed eleganza. Da Panella il pane è al centro di un universo di gran gusto: qui si possono ordinare piatti già pronti, da cuocere o già cotti, per una cena su misura. Dal tacchino ripieno al pesce al forno o al vapore, dal capitone alle fritture, dai primi agli antipasti. Per chi vuole festeggiare senza però passare l’intera vigilia dietro ai fornelli. 00185 Roma J Via Merulana, 54 - 55 - Largo Leopardi, 2-10/A J Tel. 06 4872344 - 06 4872435 - 06 4872651 J Fax 064872344 www.panella-artedelpane.it APERTO LA DOMENICA DALLE 8.30 ALLE 13.30 Insider Gusto 62 63 Se oggi questi dolci appaiono un po’ rustici, bisogna pensare che affondano le loro origini nella storia antica: ben prima che la Coca Cola vestisse il Natale di bianco e rosso, prima dell’invasione dei panettoni dagli incarti colorati, e dell’incursione della pubblicità nelle scelte gastronomiche delle famiglie. Si trattava di portare in tavola una leccornia beneaugurante, segno di prosperità e letizia. Tra questi, anche un antesignano del torrone, una stecca di frutta secca (una forma di ispirazione fallica quindi auspicio di prolificità), in origine destinato a ingraziarsi le divinità domestiche, e i mostaccioli, impastati col mosto, utilizzati alla stregua dei nostri confetti. Per siglare un Natale all’insegna della tradizione capitolina, dal capitone al pangiallo, consigliamo di munirsi di un buon ricettario, di tutti gli ingredienti e di tanta pazienza, senza perdersi d’animo se il primo tentativo non è riuscitissimo. Se invece cercate una scorciatoia, vi segnaliamo due indirizzi in cui trovare queste specialità: Valzani a Via del Moro, una delle più antiche pasticcerie della città, attivo sin dal 1925, quando Trastevere era un quartiere periferico. Vero tempio della tradizione, Valzani difende ricette e metodi di lavoro dell’epoca, per garantire un tuffo nella cultura gastronomica romana, pur arricchendola di sfizi contemporanei, cioccolatini e praline. Legato alla cultura del pane è invece Panella, a Via Merulana: tutto quanto ruota intorno ai prodotti da forno, dal pane, alla pizza, alla gastronomia, anche con ricette dell’antica Roma, da Panella c’è, e nel periodo delle feste, insieme ai classici di oggi, si possono trovare dolci di ieri ◆ Valzani Via del Moro, 37b - tel. 06.5803792 Panella Via Merulana, 54 - tel. 06.4872651 www.valzani.it Insider Inverno nel west wild west Il delizioso, natalizio “Pan de Toni” ...e altre storie... di Roberto Volterri Narrano antiche cronache... U U n giorno qualsiasi di dieci secoli or sono... “Mille e non più mille”? Si avvicina la fine del mondo con il Giudizio Universale? Ha ragione l’Apocalisse di San Giovanni che sentenzia “Dopo Mille anni Satana sarà disciolto”? In questi secoli bui, in moltissime famiglie contadine, queste angosciose, filosofiche domande lasciano il tempo che trovano. Esse hanno altro da fare nei campi e, appena superata senza drammi la ‘fatidica data’, si rincuorano facilmente e attendono con ansia le maggiori festività religiose in cui - dopo aver devotamente… elevato lo spirito - allietano con il cibo il corpo martoriato da lunghi mesi di lavoro nei campi. A Natale il capofamiglia versa un po’ di vino sui ceppi di quercia accesi nel grande camino, vi getta sopra delle bacche di ginepro che spandono nell’aria un gradevole profumo, incide una croce su una grande pagnotta, la spezza e ne distribuisce abbondanti porzioni a tutti i membri della famiglia, non prima di aver gettata una moneta tra le fiamme e averne data una ad ogni membro della famiglia stessa, come rito beneaugurante e di prosperità. Questa semplice ma suggestiva cerimonia diviene così il simbolo degli stretti legami familiari e trova subito ampia diffusione. Passano gli anni e prende piede l’usanza di preparare un vero e proprio pane per le festività del Natale, usando solo pregiatissima farina bianca di frumento, la qual cosa trasforma il ‘pane natalizio’ in un “pan de ton”, in un “pane di lusso”, insomma… in un “panettone”! Hanno ragione le ‘antiche cronache’ a sostenere questa tesi? Oppure il nome di “panettone” deriva da quello di un garzone di cucina che si diletta di ‘gastronomia minimalista’ alla corte di Ludovico il Moro, in una Milano della fine del XV secolo? È la notte di Natale, l’altezzoso chef di corte si distrae e ha la sventura di bruciare i dolci da servire a tavola all’iracondo padrone e ai suoi ospiti. Interviene provvidenzialmente il ‘Toni’ che a tempo perso si è dilettato nel creare un suo personalissimo dolce usando farina, burro, canditi e altri avanzi del giorno prima. In realtà, il Toni desidera soltanto mangiare in santa pace quel suo strano, dolcissimo ‘intruglio’ ma si sa che è sempre la ‘ragion di Stato a trionfare e lo chef di corte - ad evitare il peggio… - si azzarda ad infilare nel forno quella specie di ‘pane’ e lo porta in tavola. Dove, inaspettatamente, il ‘pan de Toni’ riscuote un successo strepitoso e, a gran richiesta, viene servito in tutti i successivi banchetti natalizi. È nato il ‘panettone’! Sarà questa la vera origine del milanesissimo ‘panetùn’? O vogliamo credere ad un’ulteriore versione leggermente più ‘mistica’ che vedrebbe tale suor Ughetta, cuoca in un qualsiasi convento, intenta a mescolare uova, farina, zucchero, uva passa e canditi in un gran calderone, mettere il tutto in forno e portare il dolce in tavola, munito di ‘regolamentare’ croce beneaugurante? “Pan de ton”, “Pan de Toni” o suor Ughetta, quel che è certo è che il tradizionale “Panettone”, tra qualche giorno, non mancherà di certo sulla tavola di tutti noi! ◆ C om’è l’inverno nel lontano west? La natura si addormenta. gli alberi si spogliano e la terra si prepara alla nuova vita. Ci si stringe intorno al fuoco, si approfitta del caldo delle case e dell’atmosfera allegra che accende lo spirito. Sembra un’immagine lontana, che guarda ai pionieri e praterie della frontiera leggendaria, ma è a un passo dalla città. Qui infatti una distesa verde, con un bosco naturale e graziosi laghetti, ospita Wild West: un angolo di quel lontano mondo dei nativi d’america e dei pionieri, di frontiera e d’avventura. Ci si arriva per un aperitivo al tramonto, si rimane per la cena, ascoltando l’ottima musica di sottofondo, affascinati dall’atmosfera da film e dalla bellezza sorprendente di questo parco appena fuori dal caos della città. Un cancello segna il confine verso l’ovest, con un toro a grandezza naturale che accoglie gli ospiti in questo piccolo viaggio oltre frontiera. All’interno, la sala che ricostruisce perfettamente la scenografia dei film di cow boy: la banca e la prigione (che ospita un tavolo per piccole comitive) e ovunque selle, vecchie Colt, cinturoni, frecce, totem, targhe, tutti pezzi originali che accompagnano in questo viaggio che parte dalla buona tavola. Il menu, naturalmente, non può che cedere al richiamo della carne, con una vasta selezione italiana e straniera da cucinare sulla griglia a legna: fiorentina danese, scottona irlandese, entrecote del Nebrasca, bisonte canadese, carne argentina, bistecca fiorentina DOC, alette e coscette di pollo. Una cucina robusta e saporita che non dimentica antipasti Tex Mex, insalate, contorni gustosi come le bucce di patate fritte e le verdure grigliate, e il sabato e la domenica a pranzo anche primi piatti, da accompagnare con vini e birre. Si chiude in dolcezza, con cro- statine e dolci caldi dello Chef, scaldati dalla stufa al centro dalla sala o ospitati dall’ampio spazio all’aperto, da cui osservare i tanti animali: papere, cigni, daini, maialini, che faranno la gioia dei più piccoli. Per chi non resiste al vizio del fumo, una sala riservata da cui godere della vista incantevole del parco. wild west - Steak House Via della Giustiniana, 906 Tel. +39 0630207222 Aperto tutti i giorni dalle 19, sabato e domenica anche a pranzo Chiuso il lunedì www.wildweststeakhouse.it 67 Il dolcissimo “Turun” arabo ...e dintorni ’ C di Roberto Volterri Narrano antiche cronache... C ’ era da aspettarselo! Lo avrebbero inventato i ‘soliti’ cinesi! E gli arabi se ne sarebbero appropriati in seguito, portandolo dapprima in Spagna, poi in Sicilia e infine a Cremona, storico porto fluviale del Po, dove il ‘Turun’ pone infine imperiture radici. ‘Turun’? Ebbene sì, stiamo parlando proprio del ‘Torrone’ che in questi giorni attenta alla nostra già precaria ‘linea’ con le sue innumerevoli ‘calorie’! Ma poiché “semel in anno licet insanire”, poiché almeno una volta all’anno è consentito ‘impazzire’ un po’ per tutto quel ben di Dio che compare sulle nostre natalizie tavole, per qualche giorno distogliamo lo sguardo dalla bilancia e gustiamoci questo irresistibile dolce le cui radici affondano sul serio nella notte dei tempi. Può darsi, infatti, che gli onnipresenti Cinesi si siano limitati a mille altre invenzioni - dal gelato agli spaghetti e… ben oltre - ma che il ‘torrone’ sia frutto dell’inventiva culinaria di noi ‘Romani de Roma’ o, meglio, dei Romani vissuti alla fine del II secolo a.C., quando Marco Terenzio Marrone, detto il Reatino, descrive con l’acquolina in bocca, ne siamo certi! - virtù e delizie del delizioso ‘Cuppedo’, nome dato da poeti e letterati latini ad un dolce che essi gustano percorrendo la via Appia, nell’area avellinese, prima di recarsi nei porti di Taranto o di Brindisi. In onore del dio dell’amore, Cupido, lo avrebbero infatti chiamato ‘cuppedo’ e, non a caso, in alcune zone dell’Italia meridionale il torrone è ancora denominato ‘cupeto’, dolce preparato con nocciole, miele e bianco d’uovo. Fate un salto nel graziosissimo borgo medievale di Ospedaletto d’Alpinolo, alle pendici di Montevergine, tra magnifici boschi di faggi e castagni, a pochi chilometri da Avellino e… ne riparleremo! ‘Turun’ o ‘Cuppedo’, nel XII secolo Gerardus Cremonensis ben noto per aver tradotto l’Almagesto di Claudio Tolomeo dai testi arabi reperiti a Toledo e al quale si riconosce il merito di aver fatto giungere fino a noi le scienze arabe della medicina e dell’astronomia - traduce il De medicinis et cibis semplicibus, opera del medico Abdul Mutarrif, in cui si esaltano le delizie del miele e di molti altri ingredienti contenuti nel dolcissimo ‘turun’. Ma una versione ben più romantica ci attende… È il 25 ottobre dell’Anno del Signore 1441 e fervono i preparativi per le nozze di Bianca Maria Visconti e del giovane rampollo Francesco Sforza. I pasticceri di corte hanno la brillante idea di realizzare un curioso dolce a forma del celebre ‘Torrazzo’ di Cremona, città che la gentil pulzella portava - tutta intera, compreso appunto il ‘torrazzo’, il campanile più alto d’Italia… - in dote. A quei tempi non si badava a spese in certi ambienti! Da ‘torrazzo’ a ‘torrone’ il passo è breve… Passa qualche secolo e il natalizio dolce, nel XVIII secolo, in alcune zone d’Italia assume diverse fisionomie e ben diversi gusti: dal Perfetto Amore, rivestito di cioccolato, limone o caffè, all’Ingranito, ricoperto di confetti cannellini, per finire con il bianco e tenero Torrone del Papa, prodotto a Benevento e dedicato oltre che al ‘biancovestito’ e ‘tenero’ Santo Padre, anche al golosissimo Carlo Ferdinando Conte d’Artoys, duca di Berry - ma per gli amici solo Carlo di Borbone - e alla sua consorte Maria Carolina Ferdinanda Luisa, Principessa delle Due Sicilie, la quale, a dispetto delle nobilissime origini, non disdegna affatto di far man bassa di ogni dolciume natalizio che le capiti a tiro! ◆ Insider 69 FEUDI DI SAN GREGORIO, DIAMANTE DELL’IRPINIA L’azienda campana, oltre 4 milioni di bottiglie l’anno, è un gioiello di innovazione e tradizione che da oltre 20 anni lavora per rivalutare la propria terra S S di Monia Innocenti - ph. Luca Vignelli ono arrivata a Sorbo Serpico dopo quasi tre ore di pioggia a dirotto. Ho attraversato paesi che sembravano nati ieri: perfetti, curati, quasi finti. E sono davvero nati ieri: dopo più di 20 anni dal terremoto, l’Irpinia è stata ricostruita. E in cima a tutto questo, oltre al sole che finalmente si faceva vivo, c’era Feudi di San Gregorio. Un posto impensabile che si nasconde oltre le colline e, come per magia, produce vini fra i più buoni d’Italia. Non è magia però: è passione. È volontà, convinzione, coraggio, innovazione, genialità, pazienza, sfida. Feudi nasce nel 1986 proprio per una grande sfida: riscrivere la storia vitivinicola del Sud Italia, salvaguardare la tradizione cercandone tutte le potenzialità inespresse. C’è soprattutto un profondo orgoglio e una forte volontà di riscatto per tutto il territorio irpino, luogo dove le pietre preziose sono rare ma eccellenti. La cantina di Feudi è stupore dall’entrata: l’architetto giapponese Hikaru Mori vi ha creato una sorta di giardino zen e in Irpinia davvero non te lo aspetti; gli interni sono di Massimo e Lella Vignelli, simboli del design italiano. Tradizione ed innovazione, conoscenza e continua ricerca: la cantina esprime il contributo tecnologico ed innovativo al processo produttivo ed è capace di dare più consapevole coscienza del vino, superando la contraddizione, anche visiva, della cantina tradizionale. Esempio ne è la sbalorditiva sala degustazione trasparente, con vista sulle botti. Innovativi anche i prodotti. Feudi crea nel 2004, con coraggio, il progetto Dubl, sviluppato con il noto champagnista francese Anselmo Selosse, che permette la realizzazione, dai vitigni autoctoni di Falanghina, Greco e Aglianico, di 3 spumanti metodo classico. È l’unico caso nel Sud Italia. Il Dubl Aglianico è la novità che cercavamo per le feste natalizie, un sapore in grado di lasciare davvero il segno. Non poteva essere altrimenti vista la grande tradizione di questa uva e l’importanza che ha fra i vitigni del sud. Una nota per le persone di Feudi, in grado di trasmettere tutto il bello della loro terra, la forza e la gioia che si ha quando ci si prodiga per qualcosa che si ama davvero. Dal giovane AD Antonio Capaldo al maitre del ristorante Marennà Angelo Nudo; dallo chef Paolo Barrale al fattore che mi ha accompagnato a scoprire i vigneti, arrampicandosi per strade davvero improponibili pur di farmi vedere la vite più vecchia della proprietà. Se non è amore questo… Buone feste! ◆ Ristorante Marennà, luogo di incontro, confronto e provocazione. Qui l’ospite incontra la tradizione gastronomica irpina in un ambiente dove si percepisce subito l’attenzione di Feudi per ogni dettaglio. Cucina a vista, lini pregiati, texture della pelle, colori intensi si alternano ai profumi e sapori di una cucina tradizionale e creativa allo stesso tempo. Wine Bar, situato all’interno del “Vulcano Buono” di Renzo Piano a Nola. Il wine bar non è un semplice punto di degustazione ma l’interpretazione di una raffinata civiltà del bere all’interno di un’architettura firmata sempre dai Vignelli. Artigianato ed innovazione sono di nuovo i punti focali: acciaio ma anche pareti e tavoli dello stesso legno delle barriques, vetro, luci e colori. Info: www.feudi.it Insider Enogastronomia Insider Intervista 70 71 Laura Tonatto L L aura Tonatto un naso. Così vengono chiamati i creatori di profumi, coloro che immaginano, mescolano e dosano le essenze per far nascere nuove fragranze. Che sanno come si trasformano, e creano paesaggi odorosi che si sviluppano col passare delle ore. Torinese, ma cittadina del mondo, Laura Tonatto uno dei più rinomati creatori di profumi, tra i suoi clienti, alla ricerca di un profumo personalizzato, nomi del mondo dello spettacolo e della moda, perfino la regina d’Inghilterra, che l’ha cercata perché creasse un profumo per Buckingam Palace. Sperimentatrice e studiosa, entusiasta e appassionata, ha dato una voce aromatica a opere d’arte, personaggi ed eventi lontani nel tempo o nello spazio, creando installazioni odorose che riproducono un quadro, l’ambientazione di un film o un libro, oppure le fragranze usate da personaggi della storia, come Napoleone o Cleopatra, attraversando i secoli grazie ai profumi costruiti sulla base di testi antichi. Laura Tonatto è infatti una studiosa della vita e della storia degli uomini attraverso il senso più misterioso e primitivo, quello che si collega all’ipotalamo, sede di stimoli istintivi e primari, di una memoria emotiva e involontaria. Si tratti Esiste un profumo ideale? È diverso per ognuno, quello che ci fa stare bene e ci rappresenta. Il profumo comunica la presenza di una persona in uno spazio olfattivo, ha una valenza quasi mistica. Nulla è peggio che sbagliare fragranza: diventa fastidiosa, repellente. Bisogna sceglierla in modo molto semplice e istintivo, non affidandosi a quello portato, per esempio, da un’amica, ma seguendo un’attrazione spontanea. Ci sono moltissimi profumi, commerciali e non. Moda, marketing, prezzo orientano il mercato? Il pubblico è un buon giudice, sempre più preparato ed esigente. Cerca il proprio profumo, unico, raffinato, elegante, ottenuto magari mescolando due fragranze. di un profumo senza alcol per i bambini, di profumi per la casa, i tessuti o per la persona, quella di Laura Tonatto è un’attività di ricerca e studio sull’uomo, una riflessione sull’olfatto e la sua capacità conoscitiva ed evocativa che si realizza in Naso e Parnaso, un laboratorio culturale che spinge l’arte profumiera in diverse direzioni: creare un aroma speciale per alberghi, inchiostri pregiati, automobili (o meglio la regina della auto, la Rolls Royce), ricordi del bel paese e delle sue ricchezze gastronomiche. Fino a dare l’opportunita a ognuno, di creare un proprio profumo. Dove nascono i sui profumi? Le ispirazioni sono ovunque: arte, letteratura, idee, immagini che si incontrano. In base alla qualità della materia prima e alla creatività del naso nascono i blend. Ognuno ha il proprio stile, riconoscibile. I profumi nascono nella testa, a volte sono creazioni immediate e istintive, altre impiegano anni per svilupparsi. Come è strutturato un profumo? La classica struttura: note di testa, cuore, fondo, si va perdendo. Il grande profumiere Guy Robert sostiene che per far un profumo bastano due componenti, e uno è la rosa. C’è un profumo che avrebbe voluto creare? Molti dei profumi di Coty, e Mitsouko di Guerlain. È un profumo con una storia e materie prime straordinarie. Racconta di fascino, passione e di un amore impossibile. Dal 1919 è ancora in commercio. Escono circa 600 profumi l’anno, ma pochissimi sopravvivono: sono senza una vera ispirazione, mendaci, come quelli ispirati a ricette del ‘700 realizzati con molecole che all’epoca non esistevano. Come sono cambiati negli anni i profumi? Ogni periodo storico ha i suoi, legati all’immagine femminile: nell’ottocento era fragile e da proteggere. Nel 1921 Chanel volle un profumo che sapesse di donna. Nacque il N.5, una vera rivoluzione, sia per gli odori intensi e sensuali, sia perché per la prima volta si usarono tre molecole di sintesi. Le sue creazioni nascono spesso dalla collaborazione con altre arti. Può raccontarci queste esperienze? In questo caso porto a galla quello che è già presente nell’opera, in modo filologico. Per La Venere di Botticelli a Tokio, o Il suonatore di Liuto di Caravaggio all’Ermitage le istallazioni odorose ricreavano l’ambiente e l’atmosfera dei quadri, nel Flauto Magico di Mozart ho pensato per la regina della notte un odore nuovo, freddo e sconosciuto. Filippo La Mantia E con la cucina? Olfatto e gusto sono strettamente collegati. Ho avuto un’esperienza magnifica dai fratelli Rocha a Girona. Ora sto lavorando con Filippo La Mantia, penso che abbia un olfatto molto attivo, racconta luoghi rifuggendo da aromi ruffiani, come aglio e cipolla, ma concentrandosi su sapori veri. La sua è una filosofia forte, che cerca il sapore puro, perfino nella proposta degli spaghetti al pomodoro. Abbiamo preparato due cene, a Torino e a Roma per far incontrare i nostri campi di lavoro alla pari. Quale profumo porta? Amir: ambra e mirra in proporzione variabile ◆ A.D.S. Insider Intervista 72 Narrano antiche cronache... 73 Lavati va bene, ma non è il massimo dell’eleganza! Lavatrice d’epoca Cultura Donne di ieri - Franca Bassi Insider U “U PiÙ bianco non si puÒ! O forse sÌ... di Roberto Volterri n bianco che più bianco non si può!” gracchiava, anni fa, l’altoparlante del nostro televisore quando andava in onda un noto spot di un’ancor più nota marca di detersivo per lavatrici, facendoci venire atroci dubbi su quel fantomatico, quasi iridescente ‘bianco’ che avrebbe fatto impazzire qualsiasi pittore che lo avesse voluto riportare sulla sua tela. Persi subito la speranza di poter indagare a fondo sul misteriosissimo ‘bianco che ecc.’, ma qualche curiosità mi venne in mente riguardo all’invenzione della lavatrice... I marinai di tutto il mondo che avevano necessità di lavare i loro panni, non avevano di certo alcun problema: mettevano la biancheria sporca in un sacco di tela resistente, lo gettavano fuori bordo e lo lasciavano trascinare, per ore e ore, dalla nave su cui viaggiavano. L’acqua che passava, forzatamente, attraverso gli abiti, asportava, soltanto per azione meccanica, lo sporco e restituiva i capi... come nuovi. O quasi... Passarono i secoli e a qualcuno venne in mente di utilizzare lo stesso principio - magari in acqua dolce che è meglio! mettendo gli abiti sporchi in una sorta di tinozza in cui una ‘spatola da bucato’ colpiva ripetutamente i capi di vestiario, strizzandoli ma consentendo poi all’acqua di filtrare di nuovo tra le fibre per lavarle un’altra volta, e così via. Non era proprio la ‘lavatrice’ ma ci si avvicinava... Verso il 1800 a qualcun altro venne in mentre di introdurre la biancheria in una scatola di legno, rotonda, e di farla girare – ovviamente a mano - ripetutamente. Madri e volenterose figlie si davano il cambio per fare girare il manico della ‘lavatrice’. E questo per ore e ore! No, non ci eravamo ancora... Poi un certo monsieur Pochon realizzò uno strano aggeggio in cui la biancheria, prima lavata come appena abbiamo visto e poi strizzata a mano, veniva introdotta in un cilindro metallico pieno di piccoli fori e fatto girare, tramite la solita manovella, sopra... un fornello! Era nato la ‘centrifuga asciugatrice’ che riempiva di fuliggine le camicie del gentiluomo di turno. Quando non le bruciava! Bisogna attendere il 1915 quando in America un motore elettrico fece ruotare un cestello metallico, riempito a mano con acqua e detersivo. Era quasi stata inventata la ‘Lavatrice’ anche se gli indumenti venivano tolti zuppi d’acqua e il ‘ciclo di lavaggio’ finiva solo quando la paziente massaia toglieva la spina! Soltanto dopo il 1939 si può parlare di vere e proprie ‘Lavatrici automatiche’, in cui una sorta di timer elettromeccanico - il ‘transistor’ nacque solo sei anni più tardi - stabiliva i tempi di lavaggio, i cicli e i livelli dell’acqua. Sì, almeno questa volta la buona signora di casa veniva aiutata in una delle faccende domestiche più pesanti e meno divertenti che ci siano. Non era ancora l’optimum, ma, si sa, bisogna aver pazienza perché non tutto si può avere subito! G G li abiti lisci, senza disdicevoli, casuali spiegazzature, da sempre sono apparsi come una sorta di status symbol, di pulizia, raffinatezza, eleganza. Caratteristiche queste che designano però anche il possesso di un guardaroba ricco, raffinato, elegante e adornato da... mille, ben studiate pieghe. L’umano ingegno si è allora impegnato, sin dai tempi più antichi, a risolvere l’importantissima questione. Già nel IV secolo a.C. , nella Grecia antica, gli abiti venivano lavadacasa.it lavanderia a domicilio Prenota subito, il ritiro è gratuito adornati di studiatissime ‘pieghe’ mediante una barra metallica, cilindrica riscaldata. Era insomma una sorta di matterello che veniva passato sulla tela proprio per dare origine, nella stoffa, a quelle belle, eleganti ‘variazioni sul tema’ che erano più che certa testimonianza del fatto che chi indossava quella veste aveva di certo a disposizione un gran numero di servitori adibiti al delicatissimo incarico. I contadini, le classi meno abbienti non avevano certamente né tempo ne energie per creare innumerevoli ‘pieghe’ su un abito destinato a venire indossato per giorni e giorni, magari durante la semina o il raccolto. Cose da ‘ricchi’ insomma! Risalendo velocemente il ‘fiume del tempo’ arriviamo al XV secolo dove le dimore più sfarzose disponevano del cosiddetto ‘ferro a scatola calda’, contenente carbone incandescente, oppure un mattone preventivamente riscaldato nel fuoco del camino.I più poveri si accontentavano del ‘ferro piatto’, ovvero un pezzo di metallo, munito di un semplice manico, che veniva periodicamente riscaldato sul fuoco e poi passato sulle vesti, soprattutto per stirarle e lasciare sugli abiti… tutta la fuliggine raccolta sul fuoco! Nel XIX secolo le abitazioni iniziarono a venire illuminate mediante lampade a gas: ovvia conseguenza fu quella di pensare di trasferire tale innovativo know-how anche i ferri da stiro. Mai idea fu più infelice: fughe di gas, incendi ed esplosioni suggerirono subito di evitare le agognate pieghe o gli abiti ben stirati, in attesa di migliore invenzione! ‘Migliore invenzione’ che venne alla luce il 6 giugno del 1882 quando il newyorkese Henry W. Weely ebbe l’idea di introdurre una resistenza elettrica in un ‘ferro da stiro’ che si riscaldava solo quando era posto su un apposito supporto. A parte il fatto che le massaie dell’epoca passavano gran parte del loro tempo a riscaldare il rudimentale elettrodomestico, il successo tardò ad arrivare perchè l’energia elettrica arrivava solo in pochissime abitazioni: quelle dei più ricchi, ovviamente. E tutto ciò solo per poche ore al giorno: dal tramonto all’alba. Insomma, il ‘ronzio della tecnologia’ veniva zittito dal ‘sole nascente’! Fu solo vari anni più tardi che tale Earl Richardson, impiegato in un’azienda che distribuiva elettricità, convinse gli azionisti ad allungare gli orari di fornitura dell’energia e le solerti massaie a provare i ferri da stiro da lui realizzati. Era nato… il ‘progresso’! ◆ Insider Cultura CUBATEA PRESENTA DONNE CHE VOGLIONO TUTTO di Rosario Galli Dal 30 novembre al 19 dicembre 2010 Teatro dell’Orologio - Sala Grande con Rosario Galli, Pia Engleberth, Patricia Vezzuli, Gabriele Galli, Danila Stalteri Regia Luigi Russo Costumi Nicoletta Sammartano Scenografia Giovanni Receputi Disegno luci Stefano Blasi Foto di scena Alberto Martinangeli Organizzazione Carlo Dilonardo Ufficio Stampa Maura Bonelli per D-MOOD N “Donne che vogliono tutto” è soprattutto una storia di donne, di certe donne, indomabili e in delirio di onnipotenza, come alcune del mondo dello spettacolo, paladine e fiere sostenitrici del “figlio a tutti i costi”… Con la regia di Luigi Russo tornano a far ridere sul palco i personaggi creati da Rosario Galli. Tutto quello che si può avere, che si può prendere al volo, senza lasciarsi sfuggire le occasioni che la vita ti offre. E quando non te le offre? Cercarsele! Ma lo spettacolo è anche una storia di uomini che, al contrario, perdono il loro tempo a parlare solo di… Beh, per scoprirlo venite a teatro a vedere lo spettacolo… Info e prenotazioni 06 6875550 http://cubatea.blogspot.com IL PERIODO CHE VA DA METÁ DICEMBRE ALL’EPIFANIA È DA SEMPRE IL PIÚ PROPIZIO PER L’ESERCIZIO CINEMATOGRAFICO. ANCHE QUEST’ANNO SARANNO LE COMMEDIE ITALIANE A DOMINARE LE SALE MA NON MANCHERANNO LE PROPOSTE INDIRIZZATE AL PUBBLICO PIÚ GIOVANE di Alberto M. Castagna N on se la passa poi così male, il cinema, nonostante i tagli alla cultura e le conseguenti proteste che hanno suscitato tra gli operatori del settore, con tanto di serrata delle sale (e dei teatri) il 22 novembre scorso. I dati di ottobre parlano di una crescita degli spettatori del 36% in più rispetto allo scorso anno con conseguente aumento degli incassi. Sarà tuttavia il periodo delle feste natalizie il vero banco di prova per gli esercenti, per i quali gli incassi tra dicembre e gennaio rappresentano una fetta consistente degli introiti dell’intera stagione. Da metà dicembre e fino all’Epifania, si recherà al cinema anche chi non vi ha mai messo piede durante l’anno e dunque i distributori non possono e non debbono sbagliare, pianificando con largo anticipo le uscite che possano accontentare il pubblico cosiddetto “popolare”. Che non mancherà, anche quest’anno, di riversarsi nelle sale dove è in programma il tradizionale “cine-panettone” con Christian De Sica che quest’anno si chiama Natale in Sudafrica e nel cast include, oltre all’attore romano, anche Giorgio Panariello, Belen Rodriguez e Laura Esquivel, quest’ultima beniamina dei giovanissimi telespettatori che non si perdono una puntata della soap opera argentina della quale è protagonista “Il mondo di Patty”. A contrastare la corazzata di Aurelio De Laurentiis, almeno per quanto riguarda il cinema italiano, ci saranno però anche Aldo, Giovanni & Giacomo con il loro La banda dei Babbi Natale, Silvio Muccino con Un altro mondo e persino Sergio Castellitto, tornato alla regia a sei anni da “Non ti muovere” per una commedia scritta insieme alla moglie Margaret Mazzantini, La bellezza del somaro. Non mancheranno, naturalmente, pellicole internazionali di generi diversi, per accontentare tutti i gusti e tutte le età. Quelle dei bambini, soprattutto (vedi sotto) che tra richieste di popcorn, bevande e gadget vari sono gli ospiti più graditi… IL NATALE DEI PIÚ PICCOLI (E GENITORI ANNESSI) Fino a qualche anno fa c’era solo la puntuale riedizione di un classico Disney ad intrattenere il pubblico dei più piccoli durante le festività natalizie. Ma ora che i bambini sono diventati tra gli spettatori più assidui (e redditizi) delle sale cinematografiche, le offerte del periodo si sono ovviamente moltiplicate. Il Natale in 3D, quest’anno, sarà ad esempio Megamind, il nuovo film d’animazione targato Dreamworks che esce prudentemente qualche settimana dopo il disneyano Rapunzel – L’intreccio della torre, ad evitare uno scontro rischioso per entrambi. Come Megamind uscirà lo stesso 17 dicembre anche il terzo episodio delle Cronache di Narnia, Il viaggio del veliero mentre una settimana dopo, il 22 dicembre, sarà il turno del film di animazione belga Le avventure di Sammy – Il passaggio segreto, che segue la lunga e avventurosa vita di una tartaruga marina dal 1959 ad oggi ◆ Enrico Camerini Sala Baldini - P.zza dei Campitelli, 9 (Teatro di Marcello) Domenica 12 Dicembre 2010 ore 11 Mozart - Sonata K.331”Alla Turca” Beethoven - Sonata op.27 n.2 “ Chiaro di Luna” Mendelssohn - Romanze senza parole Variations sérieuses Introduzione all’ascolto di Alexandra Solea Informazioni Tel. 06 35453120 M usica appuntamenti Teatro appuntamenti A NATALE, OGNI FILM VALE 77 Leggiamo in dolce relax ...per il periodo delle feste ecco dei libri piacevoli da leggere e sfogliare rilassati, magari con una tazza di te speziato e una bella musica di sottofondo… per regalare e regalarci dei momenti piacevoli lontani dalla fretta con le persone che amiamo o con noi stessi... AUGURI l’uomo che inventò se stesso LA PAZZIA DI DIO Autore: Luigi De Pascalis Autore: Emilio Ravel Merry Christmas Csaba dalla Zorza ci racconta le idee e lo stile per vivere il Natale, il momento più coinvolgente dell’anno. Organizzato in sei capitoli, dalle ricette alle decorazioni, al modo in cui ricevere e far sentire gli ospiti a proprio agio, Merry Christmas è un libro piacevolissimo da sfogliare ma anche da regalare come gradito pensiero. Tutto il sapore e le tradizioni dell’inverno nordico racchiusi in un libro. Per celebrare la stagione più fredda dell’anno, tante idee curiose e suggerimenti originali, che riscalderanno la casa e permetteranno di “colorare” e rendere unici i momenti trascorsi con parenti ed amici tra le confortevoli mura domestiche. Ma, soprattutto, innumerevoli spunti per festeggiare il Natale in modo creativo con candele, fiori, centrotavola, profumi e biglietti di auguri. Un libro dedicato alla tavola delle feste, con oltre 350 ricette e 150 fotografie, per cucinare e far assaggiare tante cose buone…. perché anche il cibo è un dono. Autrice: Csaba dalla Zorza Casa editrice:Luxury Books se un giorno dovessi sparire Paola Dallolio è nata a Singapore. Vive e lavora a Milano. “Se un giorno dovessi sparire” è il suo primo romanzo. “Tutto, in realtà, mi appariva strano, quell’atmosfera fantasma in cui eravamo immersi ormai da giorni mi sembrava strana, nessuno era più passato a trovarci; nebbia, ovunque mi girassi c’era nebbia, era sconfortante, no, era emozionante, non avrei dovuto più lamentarmi; Gustave diceva che non bisognava mai lamentarsi, qualunque istante della giornata era il migliore istante possibile, bisognava accettare con il sorriso sulle labbra tutto quel che ci veniva dato, amare la nebbia quanto il sole, bisognava smettere di pensare, bisognava sempre e solo gioire. E io, in vita mia, non avevo mai gioito tanto. Qualcosa tuttavia mi sfuggiva...” Autore: Paola Dallolio Editore: La Tartaruga di Laura D’Ambrosio Insider Libri Mostre 78 TERRE VULNERABILI A GROWING EXHIBITION Paesaggio montano Milano - HangarBicocca 22 ottobre 2010 - 22 gennaio 2011 resort Insider Nei rinnovati spazi di HangarBicocca in via Chiese, 2 (ricavati dall’ex edificio industriale Ansaldo) riaperti dopo un’ulteriore ristrutturazione e ora dotati anche da un bistrot e un art book, il visitatore viene accolto dalla monumentale installazione Sequenza di Fausto Melotti che fa da quinta teatrale all’ingresso di questo ampio hangar destinato alle grandi mostre. Da ottobre si può ammirare la prima mostra del progetto Terre Vulnerabili, una growing exhibition che segna la direzione artistica di Chiara Bertola all’HangarBicocca. Una mostra fortemente innovativa, sia per le opere realizzate site specific sia per la modalità di esposizione che sarà seguita da altre tre mostre che si svilupperanno su un periodo di otto mesi, su quattro fasi come quelle lunari, per un totale di trenta artisti internazionali ed altrettante opere. L’ultima ‘fase lunare’ della mostra chiuderà il 22 maggio 2011. Info: www.hangarbicocca.it MOSTRE di Alessa n dra Vitto ria Fanell i PENSARE SENZA TESTA Milano - Farahzadart Gallery fino al 31 dicembre 2011 L’artista Behnam Ali Farahzad di origine persiana ma da tempo residente in Italia, ha aperto a Milano nell’elegante area di piazza della Repubblica, un proprio spazio d’arte con proposte che sembrano perdersi tra segni e immagini come questa scultura ‘Pensare senza Testa’ rivestita da specchietti asimmetrici originali utilizzati in Iran per le loro architetture, in esposizione fino al 31 dicembre 2010. ‘Pensare senza testa’ è nell’animo dell’artista un pensiero costante; la toglie e la rinchiude metaforicamente nell’armadio per sentire il corpo più leggero così che possa riprendere il suo cammino da solo sgombro da ogni pensiero: un corpo finalmente libero ‘dalla testa’ che ha trovato la pace e che riprende tranquillamente il suo cammino al d fuori dai sensi, dalle emozioni e dalle sovrastrutture. Stimolante punto d’incontro di artisti e critici d’arte multietnici Farahzadart Gallery è aperta a tutte le forme espressive d’arte con proposte multiculturali e performance live che hanno sempre come comune denominatore ‘il viaggio’, una specie di zona franca tra vita reale e realtà del sogno. Info: www.farahzadart.com reGENERATION. Fotografi di domani Milano - Galleria Carla Sozzani fino al 9 gennaio 2010 La Galleria Carla Sozzani, un concept store situato in corso Como 10, fondato e diretto da Carla Sozzani, una celebrity di spicco nel mondo del fashion internazionale di moda, fotografia, arte, musica e design, festeggia i suoi primi 20 anni con un’interessante mostra di giovani fotografi provenienti dalle scuole di fotografia più prestigiose del mondo. Quale sarà il futuro della fotografia? Quali tendenze saranno vincenti e le nuove generazioni che idee proporranno? Rivoluzione o restaurazione? Con reGeneration si cerca di dare una risposta a queste domande e di far emergere il talento dei fotografi delle nuove generazioni. In reGeneration non vi è discriminazione di generi, di attitudini, di scelte, di tecniche e processo, piuttosto il complesso delle opere esposte in galleria rappresenta una significativa panoramica del fare fotografia oggi per il domani, dove ogni autore si distingue per l’originalità della propria analisi e per la capacità di risolverla visualmente. Info: www.galleriacarlasozzani.org L a calda atmosfera di un cottage in cui trascorrere le fredde serate invernali, un riparo intimo e confortevole da cui guardare la campagna romana che si trasforma e si prepara ai mesi più rigidi. Come in un rifugio di montagna, ma a un passo dalla città, nel silenzio di un paesaggio suggestivo immerso nella natura. Sembra un miraggio per chi vive giorno dopo giorno una quotidianità fatta di ufficio e traffico cittadino. Ma non lo è: nel parco di Veio, un residence ospita 46 appartamenti perfetti per chi ha bisogno di una sistemazione temporanea, durante un trasloco o una ristrutturazione, o per chi si trova in città solo per qualche settimana magari per lavoro, ma ideali anche per per una vacanza appena fuori porta o chi decide che, pur non volendosi allontanare completamente dalla propria rete di amicizie, impegni e abitudini, preferisce svegliarsi nella natura, tra animali, laghetti incontaminati e il fruscio degli alberi che circondano questi piccoli casali dal sapore inglese. Pensati per assicurare comfort e tecnologia con wi-fi, climatizzatore, allarme, fax, parcheggio, lavanderia, servizio di recapito posta... e un giardinetto privato davanti all’ingresso, dove godere di una dose extra di relax e serenità, che nella bella stagione si arricchisce anche di una piscina in cui si rispecchia una vegetazione rigogliosa. Sono piccoli cottage carattarizzati da una rustica eleganza, a pochissimi chilometri dalla città, collegati anche mediante una navetta che porta alla stazione che dalla Giustiniana arriva a San Pietro e assicura un trasporto lampo: solo venti minuti per arrivare in centro. Intorno agli appartamenti solo quiete e l’offerta della struttura: bisteccheria, ristorantepizzeria, e l’eleganza del ristorante Il Picchio Rosso. Per un soggiorno indimenticabile. veio residence resort Via della Giustiniana, 906 Tel. +39 0630207264 - +39 0630361782, Fax +39 0630363148 [email protected] www.veioresidence.com LA STORIA DEL PRESEPE Piazza di Spagna; scalinata Santa Maria Maggiore; cappella Sistina; Santa Maria del Popolo; Sala del Bramante, Mostra dei 100 presepi; Piazza San Pietro Associazione Italiana Amici del Presepio, www.Presepio.it Il presepe, rappresentazione figurata della Natività del Cristo, affonda le sue radici nella notte dei tempi. Sulla scia della narrazione degli evangelisti, scene raffiguranti la natività comparvero dal III secolo in poi nelle catacombe, sui paliotti d’altare, nei rilievi, nei mosaici e nei dipinti. Alle figure della Madonna e di San Giuseppe adoranti il Bambino, vennero affiancati il bue e l’asinello, simboli dei popoli pagano e ebraico, e i Magi, tre re orientali che dai tempi di papa Leone Magno, simboleggiano le tre età dell’uomo o le tre razze in cui, secondo la Bibbia, si divide il genere umano (semita, giapetica,e camita). A Gesù, i Magi portano incenso, mirra e oro per la sua natura di dio, uomo e re . Ambientata in una grotta o in una capanna (Giuseppe e Maria trovano rifugio in una stalla) la scena della natività è dominata dalla mangiatoia nella quale è adagiato il Bambino: intorno i pastori simbolo dell’umanità intera. Fu Francesco d’Assisi a realizzare il primo presepe vivente, quello a cui si ispirano i presepi nelle nostre case. La notte di Natale del 1223, in un bosco presso Greccio, riuscì a far rivivere l’emozione della nascita del Cristo, portando personaggi reali in una grotta, coinvolgendo tutti nella rievocazione dell’antico fatto. E quel presepe divenne fonte d’ispirazione per gli artisti tra Due trecento da Giotto ad Arnolfo di Cambio. Diffusasi prima in Toscana, l’usanza di raffigurare la natività nelle chiese arrivò nel regno di Napoli grazie a Carlo III di Borbone. La scena si arricchì di notazioni naturalistiche, vennero inseriti scorci cittadini con personaggi e scene di vita quotidiana. Le statue vennero impreziosite da elementi decorativi e presero vita grazie a marchingegni meccanici. In legno, in cartapesta con l’anima di ferro, in gesso, in terracotta o porcellana i personaggi del presepe sono di cera nel Settecento siciliano. Con l’Ottocento il presepe si diffonde nelle case divenendo, in alcuni occasioni, motivo di competizione, come a Roma, dove i Forti lo realizzeranno sulla Torre degli Anguillara o i Buttarelli in Via de’Genovesi. MOSTRE Il mondo dei bambini a portata di mano M di Laura Feste a tema in costume, Baby Park, Magia Bimbi, Teatrino Burattini, Truccabimbi, Ballon Art, Dj e Baby Dance, Gruppo Musicale per bambini, Ambientazioni di Eventi IL “BIANCO” A TAVOLA LA MAIOLICA ITALIANA TRA 1500 E 1600 Noleggio Gonfiabili per interno ed esterno, macchine per POP CORN, zucchero filato e crepes, neve, fumo e bolle di sapone Musei Capitolini Via Santa Cornelia, 5/A - Formello (zona industriale) tTel. 069075339 twww.videomartin.it t [email protected] [email protected] 20 ottobre 2010 - 16 gennaio 2011 Bella e interessante la mostra che ai Musei Capitolini racconta la storia della maiolica italiana tra XVI e XVII secolo, famosa per i “bianchi” di Faenza, prodotti innovativi per la forma, il tipo di smalto e la decorazione a pennellate rapide e sintetiche. Nota in Europa con il nome faïence per il suo luogo d’origine, questo tipo di maiolica è caratterizzato da una superficie bianca, coprente dovuta all’uso di uno smalto corposo e più bianco rispetto a quello usato in passato, una vernice capace di coprire completamente il biscotto (la forma in terracotta) appena uscito dal forno e dare alla maiolica brillantezza e luminosità uniche, oltre che garantire un maggior senso di pulizia. La mostra, che raccoglie circa 130 maioliche provenienti dai maggiori musei e da collezioni private, è ordinata in sezioni legate alla distribuzione geografica delle aree di produzione italiana, prima fra tutte quella dell’Emilia Romagna con Faenza. Concentrate nell’Italia centrale nel XVI secolo, le officine di produzione si diffusero in molte altre regioni italiane con caratteristiche decorative autonome. Accanto a opere di celebri botteghe e di famosi maestri, sono esposti lavori meno noti, ma utili a documentare la capillare diffusione dei bianchi in Trentino, Lombardia, Veneto, Liguria, Marche, Toscana, Umbria, Lazio, Abruzzo, Puglia, Campania, Calabria, Molise, Basilicata, Sicilia e Sardegna. o c ci Insider 82 AGRIFOGLIO L’albero di Natale alternativo di Angelo Troiani G G PUNTI VENDITA SUPERCOSE Via Cassia, 2019 - Tel. 0630884600/9 Via A. G. Bragaglia, 100 (zona Olgiata) - Tel. 0630888390/3 www.supercose.it enere che comprende oltre 400 specie di alberi, arbusti sempreverdi e decidui, originari dei boschi delle regioni tropicali, sub tropicali e temperate, coltivati per le foglie particolarmente eleganti e gradevoli alla vista e per le bacche vivacemente colorate, fioriscono nella tarda primavera e mantengono la fioritura fino a metà estate, singolarmente o a mazzetti. Generalmente di colore bianco o crema, i fiori si differenziano in maschili e femminili e sbocciano in piante separate, entrambi necessari per la fruttificazione. In climi temperati fruttificano in tardo autunno. Le bacche sono rosse o nere, talora bianche, arancio o gialle. Questo arbusto tipicamente invernale è uno dei simboli del Natale e delle feste di fine anno. Il nome scientifico è ilex aquifolium e la famiglia di appartenenza è quella delle aquifoliacee. Ha foglie coriacee, con contorno spinoso, lucide e cerate nella parte superiore, opache e verde chiaro in quella inferiore. Preferisce una esposizione soleggiata. Il suo frutto è una drupa carnosa colorata, gradita agli uccelli. Il suo legno è usato per delicati lavori di artigianato. Adoperata per le composizioni natalizie oggi è annoverata tra le specie protette. Molte sono le leggende che riguardano questa pianta, provenienti specialmente dai paesi nordici. La più conosciuta è quella che narra di un bambino che andando nei boschi per raccogliere della legna, un giorno inciampò in una piantina con le foglie irte di aghi, cadde a terra e si punse in diverse parti della mano. Poiché provava un dolore fortissimo egli si mise a pregare il Dio del bosco, il quale gli mandò un elfo per curarlo e per riconoscenza delle sue preghiere gli fece trovare sulla pianta che lo aveva punto delle meravigliose bacche rosse. Ancora oggi quel bosco è meta di visite. In antichità inoltre veniva utilizzata come pianta scacciaguai ed era solito trovarla presso gli ingressi delle abitazioni. Nel sud america con una specie di agrifoglio si ricava un ottima bevanda chiamata “mata”. Le specie più conosciute sono ilex aquifolium amber, con bacche gialle; ilex aquifolium new Silver, con fogliame giallo/verde e bacche rosse; ilex crenata, con foglie verdi e bacche nere e ilex aquifollium Ivory, con foglie verdi e bacche bianche ◆ [email protected] 85 SOLE, ANCHE IN UNA STANZA SENZA FINESTRE Che ne direste di illuminare una stanza buia, senza finestre, con una bella luce senza utilizzare nemmeno una lampada? Ce la possiamo fare, se utilizzeremo il “Tunnel Solare” creato da Ross Lovegrove di Antonella Pirolli - ph Velux Il sole arriva quindi in una stanza della casa o dell’ufficio, anche dove non ci sono finestre. Un vero e proprio lampadario senza lampada, quasi una scultura organica, morbida ed essenziale, ed oltretutto bio-inspired, secondo i canoni più cari a Lovegrove. Il “Tunnel Solare” è costituito da una canalizzazione altamente riflettente, ricoperta internamente di “Miro-Silver”, un materiale che aumenta la capacità di diffusione della luce di oltre il 98% , anche con un qualsiasi angolo di incidenza dei raggi solari. Esso convoglia i raggi dal tetto e li restituisce come luce all’interno della casa. La luce naturale viene distribuita nell’ambiente grazie al particolare diffusore a goccia che può essere regolato a piacere in modo da modificare l’intensità luminosa. All’esterno si presenta come una qualunque finestra o cupolino Velux; l’installazione è semplice e non richiede più di poche ore. S S i tratta della prima lampada a luce naturale, disegnata per la “Velux” da uno dei più grandi esponenti del Green Design . È un nuovo tipo di illuminazione, che utilizza magistralmente la luce solare, creata dal celebre e innovativo designer britannico, Ross Lovegrove appunto, che ci stupisce ancora una volta con il suo ultimo e affascinante progetto. Non ci sono pannelli fotovoltaici, non c’è la presenza di led o di altri elementi che richiedono consumi energetici, ma un dispositivo estremamente semplice: un vero e proprio tunnel-percorso, capace di trasportare la luce naturale del sole direttamente all’interno della casa, esattamente dove più serve. E inoltre è un elemento di arredo elegante e d’effetto, facilmente utilizzabile in tutti gli ambienti. Ross Lovegrove Questo particolare sistema di illuminazione ha ricevuto il prestigioso Red Dot Award 2010 nella categoria Best of the Best 2010!! Esposto al Fuorisalone, ha ricevuto ovazioni da tutti, affascinati dall’effetto naturale e intenso che regala. Lovegrove non ha inventato nulla di nuovo, ma ha donato poesia ed unicità ad un sistema ancora poco conosciuto; inoltre, l’uso consapevole e tecnologicamente avanzato della luce naturale, aiuta notevolmente a migliorare le qualità energetiche e ambientali degli edifici. Infatti, la luce naturale ha un ruolo fondamentale nella definizione degli spazi: aiuta a percepire volumi e arredi in modo corretto, ma soprattutto contribuisce al benessere di chi usufruisce di quegli spazi. La luce naturale ha infatti effetti positivi sul fisico e sullo stato d’animo delle persone e garantisce uno spettro luminoso completo. La luce artificiale invece spesso provoca un’alterazione nella percezione dei colori ed un affaticamento della vista. Per questo la qualità luminosa di una stanza è determinata dalla luce solare che riceve ◆ Insider Architettura 87 PERGOLE E STRUTTURE PER ESTERNI Via di Santa Cornelia, 5 - Zona Industriale Formello (RM) Tel. 06 90400430 - Fax 06 90405016 [email protected] - www.sunshop2.it Brazil, scultura che passione di Delfina Giannattasio D D al 1995, un certo numero di esposizioni dell’opera dello scultore francese Rodin si trovano in Brasile a Rio de Janeiro, Sao Paulo, Recife e Salvador de Bahia. Il loro successo presso il pubblico ha portato a istituire un progetto più ambizioso: la creazione di un museo RodinBahia. Questo accordo di cooperazione si iscrive nel quadro di una politica di decentralizzazione culturale a livello internazionale. Il governatore dello stato di Bahia, sceglie il Palacete das Artes di Salvador come residenza del futuro museo. Sono 62 le sculture selezionate, tra le quali Le Baiser et Le Penseur, che sono state date a disposizione per la durata di tre anni allo stato di Bahia. Il museo Rodin di Parigi ha preso carico del restauro dell’insieme delle sculture, mentre lo stato di Bahia ha assicurato il restauro del parco e del palazzo destinato a ricevere la collezione, l’allestimento museografico e il funzionamento del museo. Inoltre l’acquisto di diverse repliche in bronzo del museo Rodin di Parigi, ha permesso di trasformare il giardino in un parco di sculture. La modernità del giardino e dell’estensione del museo mantengono il carattere innovativo dell’opera di Rodin, che si sposa perfettamente al luogo e all’architettura. A ricevere il visitatore all’ingresso del museo è una delle sculture più famose dello scultore francese: Le Baiser. Partendo dalla coppia di innamorati, è possibile conoscere una parte importante delle studio sulla Porte de l’Enfer, opera che lo scultore lasciò incompiuta, ma che generò altre opere importanti come Le Penseur e La Meditation, anch’ esse esposte al Palacete das Artes. Una tappa decisamente immancabile ed unica: un insieme di arte, verde, scultura, architettura, nel cuore di una città magnifica come è Salvador ◆ rivenditore autorizzato La ditta Sun Shop dal 1987 opera nel settore delle tende da sole, strutture per esterno in legno, ferro e alluminio, tende tecniche e arredo per esterni. Maturata grande esperienza, sempre alla ricerca di soluzioni innovative, è oggi in grado di proporre e consigliare i migliori prodotti del mercato, in quanto affianca all’alta qualità, la sicurezza e la durata nel tempo. Valutando le vostre esigenze e le dimensioni degli ambienti da proteggere, riesce a trovare la soluzione più soddisfacente, tenendo conto che alla cura dei rapporti esterni è addetto personale qualificato. Insider 89 Insider Design Barovier & Toso modello Exagon Visionnaire modello Atlantis Edra modello Flap T DESIGN SOTTO L’ALBERO Se i sogni son desideri sotto l’albero l’arredo delle feste diventa luminoso di Alessandra Vittoria Fanelli T rasparenze, cristalli, rivestimenti dorati, volumi importanti, linee morbide, tutto concorre a celebrare il periodo per noi più importante dell’anno: il Natale e il Capodanno. Un’occasione che molte aziende dell’arredo contemporaneo colgono al volo per proporre soluzioni di design tutte orientate a rendere più luminoso e affascinante questo periodo. Swarovski E sotto l’albero allora allunghiamoci su Flap, splendido divano che non può mancare in una casa votata all’accoglienza. Pensato da Francesco Binfarè per Edra, una delle più note aziende di design contemporaneo, Flap, ora rivestito per i giorni di festa in pelle dorata, grazie ad un meccanismo che offre ben sei differenti posizioni può diventare, completamente aperto, un enorme letto di strana forma mentre con le varie inclinazioni può essere una chaise longue da conversazione e ovviamente ideale per aprire i pacchetti posti sotto l’albero, anzi sotto lo sfavillante alberello di cristallo Swarovski. Ha invece il fascino e il richiamo magico della notte il divano barocco Butterfly rivestito in velluto di Visionnaire. Morbido e avvolgente Butterfly ci invita a sognare, non dopo aver cenato sull’elegante tavolo Atlantis, dal ripiano trasparente e luminoso, sempre prodotto da Visionnaire. E ancora, per rendere più luminose le giornate di festa ecco il prezioso lampadario a soffitto Exagon di Barovier & Toso realizzato da foglie di loto trasparenti e impreziosite da piccole scaglie d’oro che fluttuano nello spazio illuminate da led che ne evidenziano il profilo. Ma anche nella sala da bagno, con la collezione Chérie firmata Cisal, realizzata con le finiture cromo e oro si percepisce il senso delle feste. Chérie è infatti un nuovo programma per l’ambiente bagno completo e interpretato in chiave moderna: praticamente una collezione che unisce ad un nuovo linguaggio espressivo elementi di design e dettagli di gusto neoclassico. Cisal collezione Chérie Visionnaire Butterfly Living Room Insider Design 90 91 Christofle Pleat ecal Delphine Frey Per i più piccoli invece si gioca con il colore attraverso un guardaroba pensato per loro dal titolo romantico, La Casa Lungo il Fiume progettata dallo Studio Salvati di Milano e realizzata da Atelier Zav. Un’intrigante “frottage poetico cromatico” elaborato da segni infantili per una collezione di arredo e complementi d’arredo molta allegra e pensata per un viaggio magico. Con La Casa Lungo il Fiume i bambini possono giocare a nascondino in attesa che arrivi Babbo Natale con un pacco di doni. Invece per appendere i propri abiti ecco Caccia Grossa che reinterpreta i trofei dell’ultimo safari, divertenti e originali per una casa spiritosa. Realizzati in acciaio inox lucido con retro in metacrilato Caccia Grossa, progettata da Habits composta da due giovani designer under 33 Innocenzo Studio Salvati AtelierZav-La casa lungo il fiume Christofle Extra Large Champagne Bowl Belle Epoque Rifino e Diego Rossi, fanno parte Gspot, una nuova società che lavora con le più importanti griffe internazionali dando vita a oggetti di design e complementi d’arredo non convenzionali, inediti e rigorosamente Made in Italy. Ma per festeggiare brillantemente il nuovo anno come non brindare con una bottiglia di champagne della maison Perrier Jouet immersa nel raffinato portabottiglie in argento realizzato da Christofle, simbolo del lusso e dell’eleganza per la tavola e la casa? Un concetto di ‘Art de Vivre’ che ben si addice alle nuove proposte di questo marchio prestigioso che nella sua boutique situata nella centralissima via Bocca di Leone 72 a Roma presenta le ultime proposte della raffinata maison francese. E quindi brindiamo con le bollicine dando il benvenuto al 2011 ◆ Gspot modello Caccia Grossa Insider Insider Design 92 ARKIANE www.arkiane.fr Le forme senza tempo di Kephren Una forma senza tempo, un nuovo modo di concepire il camino, senza canna fumaria. Con “Kephren” potrete godere della bellezza e del calore del fuoco, evitandovi il fastidio del fumo. Questo grazie a un meccanismo di aspirazione formato da quattro tubi nascosti. Icoya, la farfalla di fuoco Gli antichi Inca veneravano la dea della natura Icoya, regina di rinascita e bellezza simboleggiata dalla farfalla. Proprio a questo personaggio e all’animale che lo rappresenta, Arkiane ha dedicato il camino “Icoya”, disponibile nelle versioni da incasso e da parete. L’antico fuoco di Yàn-Li Una fiamma stilizzata che evoca in tutto e per tutto la magia del fuoco, la sua plasticità e il suo fascino mistico. Il design di “Yàn-Li” è dato dall’unione di tre forme, ciascuna rappresentata da un materiale e da un colore differente, che vanno a intrecciarsi tra loro. Yàn-Li Lantern Icoya Tulip Nuovi camini per Babbo Natale ECOSMART FIRE Tecnologici, innovativi e raffinati: i camini di design sono belli da vedere, Forse solo un po’ difficili da discendere... Q di Valentina Falcinelli Q Tower uest’anno ricordatevi di lasciare una finestra aperta, altrimenti Babbo Natale non saprà proprio come entrare in casa vostra per lasciarvi i regali. Sì, perché se avete deciso di cambiare camino e al classico modello, cornice in pietra e generosa canna fumaria, ne preferite uno di design, innovativo nelle forme e nelle funzionalità, non avrete altra scelta. Una finestra aperta nottetempo poi, con il caldo sprigionato da uno dei caminetti che vi proponiamo in questo numero, non vi distoglierà in alcun modo dal tepore del vostro letto. Reflex BIÒ FIREPLACE www.biofireplace.it Linea Quadra: una vera opera d’arte Il fuoco come un’opera d’arte, il camino come il quadro che la incornicia esaltandone il prestigio. “Quadra” è una collezione da parete che punta tutto sulla varietà di colori e finiture. Tulip, il caminetto che sboccia Disegnato da Matteo Ragni e ispirato alla natura, “Tulip” ha tutte le carte in regola per diventare il fiore all’occhiello di ogni ambiente. Le sue forme morbide e delicate lo rendono una sorta di scultura che sboccia dal pavimento. Le impalpabili trasparenze di Reflex Illusioni ottiche, trasparenze, geometrie pure e giochi di volumi, in una sola parola: “Reflex”. Anche questo modello è stato progettato dal designer Matteo Ragni. La linea Light e tutto il dinamismo del fuoco “Cerchio”, della linea “Light”, è un camino dallaspetto leggero che permette di ammirare il fuoco in tutto il suo scoppiettante dinamismo da più punti di vista. Personalizzabile nei colori e nelle forme della cornice in vetro temperato, questo modello porta la firma di Michele Alcool. HORUS www.horusbio.com Il gioco di incastri di Tetris “Tetris” è molto più di un biocamino: è un tavolino avandivano, un oggetto d’arredamento, l’anima del focolare domestico. Realizzato in acciaio inox è caratterizzato da una struttura a piani sfalzati, ruotabile e personalizzabile. LCD e lo spettacolo della fiamma Mettetevi comodi sul vostro divano, abbandonate il telecomando e sintonizzatevi su un vero, meraviglioso spettacolo: quello che arde all’interno dell’anima di “LCD”. Questo caminetto da parete in acciaio inox si compone di corpo bruciatore e lastra di vetro che protegge la fiamma. Flower e i suoi petali di lamiera Il fuoco che arde, il fuoco che plasma le forme. Come quelle della lamiera di acciaio che compone la cornice di “Flower”, caratterizzata da petali ritorti e disponibile nei colori rosso, fucsia e bianco a contrasto tra interno ed esterno ◆ www.ecosmartfire.com Tower, una moderna “padella romana” All’epoca della Roma Antica, fuori dalla case nobiliari spesso venivano apposte delle luci, le “padelle”, che simboleggiavano lo status delle famiglie che vi abitavano. I designer Celeste dell’Anna e Simona Righi, riprendendo quelle stesse forme, hanno progettato per EcoSmart Fire “Tower”, un camino da esterni a dir poco meraviglioso. Tutto il design, dalla A a... Zeta Vincitore del Design Award 2009, Zeta è un prodotto dall’estetica di forte impatto. Questo originale camino è stato progettato da John Dimopoulos e nasce dalla ben riuscita fusione tra legno, cuoio e acciaio inox. Come tutti gli altri camini EcoSmart, Zeta è alimentato a bioetanolo liquido, un biocarburante rinnovabile. Lantern, la lanterna a intaglio Lanter è la lanterna da esterni progettata da Marc Philipp Veenendaal, realizzata con una particolare tecnica a intaglio che gli dona un’immagine altamente “drammatica”. Questo particolare caminetto, perfetto per animare pool party, si alimenta a etanolo denaturato. LCD Tetris Insider 94 95 DESIGNER A DOPPIO SENSO 2 D Continua il nostro viaggio nel mondo del design con gli artigiani EMILIANO BRINCI E FRANCESCA SOLUZIONI di Valentina Falcinelli FALEGNAMERIA ARTIGIANALE elementi d’arredo francesco amoroso artigiano DI.EFFE Arredamenti Srl 7JB(.5FSSFOJ3PNBrtrfrcrGSBODFTDPBNPSPTP!NPOEPRVCPJU WWW.MONDOQUBO.IT D a cosa nasce la tua passione per il design? Da bambino, quando mio nonno mi disse: “Se hai bisogno di qualcosa costruiscitelo”, ho capito che individuare un bisogno e trovare la soluzione per risolverlo era quello che avrei voluto fare nella vita. Qual è stato il tuo percorso formativo? Io e Francesca siamo il corpo e l’anima dell’Atelier Designtrasparente, nato dall’esigenza di unire le nostre due menti curiose in un progetto comune. Ci siamo conosciuti nel 2004, quando per motivi di lavoro abbiamo cominciato a collaborare sporadicamente. Io progettavo stand per un società di Roma, Francesca aveva invece aperto da poco il suo laboratorio di lavorazioni di materie plastiche. Due percorsi progettuali diversi, ma con molti punti in comune. Abbiamo capito di essere due artigiani/designer per via della nostra doppia personalità: una creativa e libera da vincoli di ogni tipo, contrapposta all’altra più pratica, che ci obbliga a sottostare a regole precise e severe che sono quelle del mondo produttivo. Quale personaggio del mondo del design ha “influenzato” i tuoi lavori e il tuo modus operandi? Penso che Bruno Munari sia uno dei personaggi chiave del nostro approccio progettuale, insieme ovviamente ai grandi maestri come Mies van der Rohe, Le Corbusier, Charles Eames, Rietveld e i più contemporanei Starck, per il suo approccio “giocoso” al design e il modo tutto nuovo di comunicare la sua immagine di designer; Sottsass, per la sua propensione all’inserimento dei colori nell’arredamento e Gaetano Pesce, la cui sperimentazione sui materiali è davvero lodevole. Insider Design Insider Design 96 Quali materiali prediligi e perché? Assieme a Francesca, abbiamo sempre avuto un interesse particolare per le materie plastiche; ci affascinano le forme rigorose che si possono realizzare grazie a semplici lavorazioni, contrapposte alla vivacità dei colori e ai vari gradi di trasparenza disponibili. Tutte caratteristiche, queste, intrinseche del metacrilato e delle altre materie plastiche. In realtà però non ci poniamo alcun limite all’utilizzo dei materiali, proprio perché ognuno di essi ha la sua affascinante peculiarità. Scopri l’eleganza e la magia del casinò Qual è il progetto a cui sei legato di più e perché? Il progetto della lampada Booklight ha aiutato sia me che Francesca a capire che tra di noi poteva esserci di più di un semplice scambio di idee o di esperienze. Abbiamo compreso che le nostre due figure erano compatibili e si completavano alla perfezione. Booklight è stato il primo progetto sul quale abbiamo lavorato insieme ed è da questa lampada che è nato il nostro atelier. Hai un blog o un sito personale? Trovate me e Francesca, e quindi Designtrasparente, nei nostri due blog: www.designdigitale.blogspot.com, dove parlo di exhibition e production design, e www.designtrasparente. blogspot.com, uno spazio dove cerchiamo di far conoscere meglio le materie plastiche e i designer artigiani che come noi progettano e autoproducono i loro pezzi. Abbiamo anche un sito, www.designtrasparente.com, la nostra ultima “creatura” virtuale. Quali sono i tuoi progetti per il futuro? Bè, ormai lo sanno tutti: diventare più famosi di Philippe Starck! ◆ www.designtrasparente.com Via Cassia, 2040 - 00123 Roma Olgiata
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