Leonardo Da Vinci - collegio ballerini

Transcript

Leonardo Da Vinci - collegio ballerini
Leonardo Da Vinci
Grandissimi doni si veggono piovere da gli influssi celesti ne' corpi umani molte volte
naturalmente; e sopra naturali talvolta strabocchevolmente accozzarsi in un corpo solo bellezza,
grazia e virtú, in una maniera che dovunque si volge quel tale, ciascuna sua azzione è tanto
divina, che lasciandosi dietro tutti gli altri uomini, manifestamente si fa conoscere per cosa
(come ella è) largita da Dio, e non acquistata per arte umana. Questo lo videro gli uomini in
Lionardo da Vinci.
(Giorgio Vasari)
1
Cenni sull’artista
Leonardo Da Vinci nacque nel 1452 a Vinci, vicino Firenze. Fu uno dei più insigni rappresentanti
del Rinascimento Italiano e uno degli intellettuali più versatili di tutti i tempi. Fu infatti pittore,
scultore, architetto, studioso di ingegneria e meccanica, matematico, anatomista nonché scrittore.
Discepolo del Verrocchio in pittura, fu in tutti gli altri campi autodidatta.
Prestò servizio presso Ludovico il Moro dal 1482; e, dopo la caduta del Duca, peregrinò in varie
città tra cui Mantova, Venezia, Firenze ( 1500 ) e divenne anche ingegnere militare di Cesare
Borgia ( 1501 - 1503 ). Tornato a Firenze dal 1503 - 1506, ripartì alla volta di Milano nel 1506
dove progettò lavori di fortificazione del Naviglio presso S. Cristoforo. Lavorò poi a Roma presso
Giuliano de' Medici e, dal 1517, in Francia alla corte di Francesco I dove morì nel 1519.
Come pittore creò una tecnica 'sfumata', con delicati contrasti di luce e di ombra che fanno sparire i
contorni e creano un'illusione di atmosfera e di vita nella scena rappresentata. Tra le sue opere di
pittura, spesso non completamente
portate a termine, vanno ricordate:
la Gioconda, la Vergine delle
rocce, S. Anna, la Vergine e il
bambino ( tutti al Louvre di
Parigi), l'Ultima Cena ( posto a
Milano nel refettorio di S.Maria
delle Grazie), l'Annunciazione e
l'Adorazione dei Magi ( collocati
entrambi a Firenze agli Uffizi).
Diresse bonifiche idrauliche, costruì opere fortificate, progettò la sistemazione dell'Adda e della
Martesana. Come scienziato Leonardo compì fondamentali ricerche di meccanica fra cui gli studi
sulle leve; di anatomia, come la dimostrazione della funzione dei muscoli, dei meccanismi
dell'occhio e del cuore con il suo funzionamento simile a
quello di una pompa idraulica, inoltre dimostrò che il polso era sincronizzato con il battito
cardiaco; fece anche studi nei campi dell'ottica, della chimica, della geologia e dell'astronomia.
Precursore di molte conquiste della tecnica moderna, spesso ai limiti del divinatorio, progettò
macchine per volare, strumenti nautici, macchine belliche.
Lasciò innumerevoli scritti, anche se frammentari,
dominati dall'entusiasmo di chi, nei misteri della natura
ricerca la traccia del divino, e tracciati, per il suo
mancinismo, con scrittura da destra a sinistra. Alcuni fra
queste opere sono: il Trattato della pittura pubblicato nel
1631, il Trattato del moto e delle misure delle acque
pubblicato nel 1828 e l'edizione diplomatica del Codice
Atlantico che apparve nel 1894 - 1904.
2
Il Codice Atlantico
Il Codice Atlantico è la più vasta raccolta al mondo di disegni e scritti autografi di Leonardo da
Vinci ed è conservato sin dal 1637 presso la Veneranda Biblioteca Ambrosiana di Milano, una
delle prime biblioteche al mondo aperte al pubblico.
Esso è composto da 1119 fogli che abbracciano la vita intellettuale di Leonardo per un periodo di
oltre quarant’anni – dal 1478 al 1519 – spaziando tra i temi più disparati: da schizzi e disegni
preparatori per opere pittoriche a ricerche di matematica, astronomia e ottica, da meditazioni
filosofiche a favole e ricette gastronomiche, fino a curiosi e avveniristici progetti di marchingegni
come pompe idrauliche, paracadute e macchine da guerra.
Le vicende di cui il Codice è stato protagonista nel corso dei secoli sono estremamente complesse e
talvolta perfino avventurose.
Esso venne allestito alla fine del Cinquecento dallo scultore Pompeo Leoni, che era riuscito con
molta difficoltà a recuperare una parte degli studi autografi di Leonardo dagli eredi di Francesco
Melzi, il fedele allievo a cui il Maestro aveva affidato i propri scritti in punto di morte. Il curioso
nome “Atlantico”, che sembra suggerire strani e misteriosi contenuti, gli venne attribuito in realtà
per le sue dimensioni, infatti i fogli su cui Leoni montò gli scritti di Leonardo erano del formato
utilizzato all’epoca per realizzare gli atlanti geografici.
Il Codice venne poi ceduto da un erede del Leoni al Marchese Galeazzo Arconati, che a sua volta
lo donò nel 1637 alla Biblioteca Ambrosiana, garantendone in questo modo la conservazione e la
trasmissione alle generazioni future.
3
Nel 1796 la preziosa raccolta venne requisita e trasferita a Parigi in seguito alla conquista di
Milano da parte di Napoleone e rimase al Louvre per 17 anni, fino quando il Congresso di Vienna
non sancì la restituzione di tutti i beni artistici trafugati dal Bonaparte ai legittimi paesi di
appartenenza. Un curioso aneddoto racconta che l’emissario per la restituzione delle opere d’arte
nominato dalla casa d’Austria avesse scambiato il prezioso volume per un manoscritto in cinese a
causa della tipica grafia inversa del Maestro: fu solo grazie all’intervento del celebre scultore
Antonio Canova, emissario dello
Stato Pontificio, che il Codice
Atlantico fu infine incluso tra i
beni da restituire all’Ambrosiana,
sua sede naturale dove è
conservato ancora oggi.
Nel 1968 il Codice venne
sottoposto a un’imponente opera
di restauro presso il monastero di
Grottaferrata nel Lazio, durante il
quale venne rilegato in dodici
massicci volumi. Questa scelta
comportò diversi problemi
4
conservativi e di studio in quanto, per poter effettuare analisi comparative dei fogli, era necessario
consultare più volumi contemporaneamente oppure dover esaminare più disegni posti in punti
diversi dello stesso tomo.
Per superare queste oggettive difficoltà, nel 2008 il Collegio dei Dottori dell’Ambrosiana
presieduto dal Prefetto Monsignor Franco Buzzi e in sinergia con la Fondazione Cardinale
Federico Borromeo, decide di avviare un’epocale operazione di sfascicolatura dei 12 volumi del
Codice e il posizionamento dei singoli fogli
all’interno di passepartout appositamente
studiati per garantirne la migliore conservazione
e allo stesso tempo per facilitarne l’esposizione.
Contestualmente, viene intrapreso un grandioso
progetto di esposizione dell’intero corpus della
raccolta a sostegno e promozione dei beni e
delle attività della Veneranda Biblioteca e
Pinacoteca Ambrosiana: a partire da settembre
2009 e per sei anni fino al 2015 in occasione
dell’EXPO, i fogli saranno esposti a rotazione in
mostre tematiche della durata di tre mesi. Per
l’evento vengono scelte due sedi d’eccezione: la
Sacrestia del Bramante vero e proprio gioiello di
architettura rinascimentale nel Convento di
Santa Maria delle Grazie, dove si trova anche il'
Cenacolo, e la suggestiva Sala Federiciana della
Biblioteca Ambrosiana, aperta al pubblico per
l’occasione.
5
La Vergine delle Rocce
La Vergine delle Rocce è un dipinto a olio su tavola trasportato su tela (199x122 cm) di Leonardo
da Vinci, databile al 1483-1486 e conservato nel Musée du Louvre di Parigi.
Il 25 aprile 1483 Bartolomeo Scorione, priore della Confraternita milanese dell'Immacolata
Concezione, stipulò un contratto per una pala da collocare sull'altare della cappella della
Confraternita nella chiesa di San Francesco Grande (oggi distrutta) col giovane artista arrivato circa
un anno prima da Firenze. Per Leonardo era la prima commissione che otteneva a Milano, dove era
stato accolto tiepidamente.
La scena raffigura l'incontro tra il piccolo Gesù e Giovanni Battista, un episodio che non è narrato
nei vangeli canonici ma deriva principalmente dalla Vita di Giovanni e, per certi particolari come
l'ambientazione in un paesaggio roccioso, da episodi
tratti da vangeli apocrifi e altri testi devozionali, all'epoca
fonti molto utilizzate per l'elaborazione dei soggetti di
arte sacra.
La scena si svolge in un umido paesaggio roccioso,
orchestrato architettonicamente, in cui dominano fiori e
piante acquatiche, descritti con minuzia da botanico; da
lontano si intravede un corso d'acqua. Al centro Maria
allunga la mano destra a proteggere il piccolo san
Giovanni in preghiera, inginocchiato e rivolto a Gesù
Bambino, che si trova più in basso, a destra, in atto di
benedirlo e con il corpo in torsione. Dietro di lui si trova
un angelo, con un vaporoso mantello rosso, che guarda
direttamente verso lo spettatore con un lieve sorriso,
coinvolgendolo nella rappresentazione, e con la mano
destra indica il Battista, rinviando lo sguardo verso il
punto di partenza in una carambola di linee di forza. La
mano sinistra di Maria si protende in avanti come a
proteggere il figlio, con un forte scorcio.
Due cavità si aprono ad arte nello sfondo, rivelando
interessanti vedute di speroni rocciosi e gruppi di rocce
irte, che a sinistra sfumano in lontananza per effetto della foschia, secondo la tecnica della
prospettiva aerea di cui Leonardo è considerato l'iniziatore. In alto invece il cielo si fa cupo, quasi
notturno, con l'incombere minaccioso della grotta, punteggiata da innumerevoli pianticelle.
Le figure emergono dallo sfondo scuro, con una luce diffusa tipica dello sfumato leonardesco, che
crea un'atmosfera avvolgente, di "pacata Rivelazione". L'opera sembra celare infatti il mistero
dell'Immacolata concezione, con l'arido scenario montuoso, oscuro e simbolico, che evoca, con la
manifestazione delle viscere della natura in cui la Vergine sembra incastrarsi a perfezione, il senso
del mistero legato alla maternità.
6
I colori sono più cupi di quelli utilizzati da Leonardo nella versione successiva, ma la luce è
decisamente più calda di quella, asettica e tagliente, di Londra.
Nel frattempo Leonardo aveva abbandonato Milano, era tornato a Firenze ed aveva visitato
numerose città. La seconda versione della pala, che mitiga alcuni aspetti più rivoluzionari
dell'opera, doveva essere già avviata prima della partenza di Leonardo (1499), venendo poi
completata in occasione del suo secondo soggiorno milanese, nel 1506.
Nella seconda versione la Madonna appare più grande e
maestosa, i due bambini sono più riconoscibili e
soprattutto è sparito l'inconsueto gesto della mano
dell'angelo, che nella prima versione indicava Giovanni, e
il suo sguardo diretto allo spettatore. I classici attributi
della iconografia tradizionale, come le aureole e il
bastone con la croce del Battista, sarebbero stati aggiunti
molti anni più tardi, probabilmente nei primi decenni del
XVII secolo.
Secondo un'ipotesi recente le due versioni della Vergine
delle Rocce sarebbero state realizzate per due diversi
luoghi e committenti nella stessa città di Milano: la prima
per la cappella palatina della chiesa di San Gottardo, e la
seconda per la cappella dell'Immacolata nella chiesa di
San Francesco Grande.
Rispetto alla prima versione si nota una scala più
monumentale delle figure rispetto allo sfondo, con una
chiarificazione dei personaggi tramite aureole e attributi.
La figura più modificata è l'angelo, che non guarda più
verso lo spettatore "invitandolo" nella sacra
rappresentazione, ma ha un ruolo più gregario; non ha il drappo rosso che lo evidenzia e soprattutto
non fa l'insolito gesto di indicare il Battista.
Le espressioni dei volti sono molto studiate e rese abilmente grazie all'uso di luci ed ombre e
all'effetto sfumato; permane la tendenza tipica di Leonardo a rappresentare profili mascolini e
spigolosi. La figura umana, inoltre, non è circoscritta e isolata, bensì fusa armonicamente con il
paesaggio circostante.
Molto diversa è invece l'atmosfera generale, molto più nitida e "asciutta", con una cromia spenta,
basata su un azzurro cinerino e su varie tonalità del bruno, che rimanda alla tradizione lombarda.
Maggiore è il senso plastico delle rocce, con un effetto scenico negli stessi due scorci in cui si
aprono vedute "interessanti": una grotta aperta verso un fiume tra picchi irti a sinistra (sfumati
secondo la prospettiva aerea), e uno sperone roccioso a destra. L'osservatore viene quindi ad essere
condotto progressivamente in lontananza, apprezzando la spazialità dell'opera. L'effetto
tridimensionale dipende quindi dall'effetto atmosferico, in quanto la presenza dell'aria costituisce
un velo che offusca la visione.
I fiori bianchi sotto il Battista potrebbero essere giglio o viole del pensiero, simboli di purezza ed
espiazione, che furono studiati accuratamente dall'artista.
7
Macchine Belliche
BOMBARDA MULTIPLA
Riproduzione della bombarda, secondo i disegni del codice atlantico.
Si tratta di una speciale casamatta capace di
sparare a ripetizione proiettili su più fronti. Dal
disegno si possono ipotizzare varie destinazioni
d’uso: navali e terrestri. Questo modello la
rappresenta nella versione montabile su una
torre. La parte più interessante si trova al centro
della bombarda, dove compaiono una coppia di
pale meccaniche e alcuni ingranaggi a ruota.
Impressionante immaginare la serie di colpi
sparati dai cannoni. La Bombarda, così come
l'aveva progettata Leonardo doveva avere 16
cannoni disposti come dei raggi di una ruota.
PONTE MOBILE
Come riferisce nella sua lettera
di presentazione a Ludovico il
Moro, Leonardo descrive
numerosi ponti girevoli, a
incastro e a cavalletti, spesso con
funzione militare. Questi ponti
dovevano essere edificabili con
materiale facilmente reperibile e
trasportabile. Questo ponte
poteva essere costruito con
barche o botti e, mediante l'uso
di un apposito argano mosso da
terra, poteva essere alloggiato in una nicchia ricavata nell'argine di un fiume. Era un sistema
pensato per fiumi con acque tranquille. Questo particolare mezzo da assalto consente di piombare
improvvisamente, in modo automatizzato, sul nemico che si trova al di là di un fiume e di
procedere anche sotto il fuoco nemico grazie alle paratie mobili.
8
CIRCUMTRONICO
Tra i tanti disegni di Leonardo che presentano fantasiose
macchine belliche, il circumtronico o circumfolgore, mette in
risalto il suo impegno nell’automazione delle armi da fuoco. La
caratteristica principale di questa macchina da guerra è infatti
quella di sparare colpi a ripetizione in due direzioni contrapposte.
L’idea scientifica che sta dietro a questa macchina è quella di
neutralizzare il contraccolpo di un’artiglieria, con una forza
uguale e contraria prodotta per mezzo di un’altra artiglieria che
spara in direzione opposta. Sincronizzando gli spari di due
artiglierie contrapposte, infatti, le forze prodotte nelle esplosioni si equilibrano e vengono
neutralizzati gli effetti devastanti dei contraccolpi che specialmente sulle imbarcazioni creavano
gravi problemi di stabilità. Per quanto sia immaginabile un impiego di questa barca da
combattimento in mezzo a due fuochi contrapposti, non possediamo prove sul suo effettivo utilizzo
e siamo più propensi, quindi, a considerare quest’imbarcazione come un esperimento, frutto di
studi mirati a risolvere il problema dell’istallazione e dell’utilizzo delle artiglierie sulle
imbarcazioni, che costituiva un problema di prima necessità per gli ingegneri militari del
Rinascimento
CARRO ARMATO
Nel 1485 Leonardo da Vinci progettò un carro
coperto, con la forma di testuggine, corredato di
torretta interna per l'osservazione del campo di
battaglia, il fuoco era affidato a delle bocche da
fuoco disposte intorno allo scafo per poter far
fuoco da ogni direzione, la locomozione del
carro era affidata agli otto uomini
dell'equipaggio che potevano muovere il carro
in ogni direzione muovendo gli ingranaggi che
erano collegati alle quattro ruote, Leonardo
riproduzione del Carro Coperto, Amboise (Francia)
pensò anche di utilizzare dei cavalli per la forza
motrice, ma l'idea di rinchiudere degli animali in uno spazio ristretto con il rischio che
s'imbizzarrissero venne accantonata. In realtà i disegni di Leonardo erano realizzati male
volontariamente, per evitare che i suoi progetti potessero finire in mani sbagliate. Il Carro armato di
Leonardo o Carro coperto, come era chiamato da Leonardo, era un progetto per un modello dei
primi carri armati al mondo. Un suo disegno è rintracciabile nel foglio 1030 del Codice Arundel.
9
Fonti
• Cenni storici: www.wikipedia.it
• Codice Atlantico: “I Codici di Leonardo” libro
• La Vergine delle Rocce : ricerca su internet su Wikipedia
e Leonardo3
• Macchine belliche: “Le Macchine di Leonardo”, Editore
Giunti, Collana Atlanti illustrati
Lavoro eseguito da:
• Luca Falbo (rappresentante del gruppo)
• Stefano De Marco (aspetto tecnico e estetico)
• Gioele Rocca (ricerca di fonti e informazioni)
10
Indice
Cenni sull’artista
pagina 2
Codice Atlantico
pagina 3
La Vergine delle Rocce
pagina 6
Macchine Belliche
pagina 8
Fonti e collaboratori
pagina 10
11