Il valore delle persone - Centro Cardinal Ferrari
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Il valore delle persone - Centro Cardinal Ferrari
Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento postale –70% aut. N° 070085 del 09/10/2007 DCB Parma Bimestrale del Centro Cardinal Ferrari di Fontanellato Anno 3 Numero 1 - Marzo 2009 Il valore delle persone Puntare al reinserimento lavorativo con progetti individuali APPROFONDIMENTO La disabilità cognitivo comportamentale pagina 6 SOLIDARIETÀ Gli amici di Elsa al CCF pagina 11 AUSILIOTECA Il rientro a domicilio pagina 13 2 In cammino Marzo 2009 Editoriale Essere un valore di Simona Lombardi La creazione di valore è l’obiettivo di ogni organizzazione. Il Centro Cardinal Ferrari, come entità e come parte integrante del Gruppo Santo Stefano, è un’impresa che deve creare “valore”. Ma cosa significa “valore”? Non stiamo parlando solo di una questione economica legata alla generazione di utili o di rendimento di capitale investito. Il valore è un concetto pluridimensionale che comprende sia la dimensione economica, sia la dimensione di responsabilità sociale d’impresa. La dimensione economica si riferisce alla capacità dell’impresa di conseguire una redditività allineata alle sue prospettive di crescita, remunerando adeguatamente i mezzi propri (incluse le persone che lavorano per l’impresa) e i mezzi di terzi. La dimensione della Responsabilità sociale d’impresa è l’impegno dell’azienda a perseguire un modello di crescita sostenibile, integrando il rispetto per l’ambiente e la dimensione sociale nelle attività di business e creando valore verso tutti gli stakeholder, ossia di tutti quei soggetti che a diverso titolo sono coinvolti o interessati alla sua gestione Per il Centro Cardinal Ferrari la responsabilità sociale d’impresa è un fondamento del modo in cui interpretiamo il nostro mestiere. I nostri stakeholder sono: i nostri investitori, i nostri ospiti, pazienti e clienti, le nostre persone, i collaboratori, la pubblica amministrazione, i nostri fornitori, la società, la comunità nella quale operiamo. E, come parte di un grande gruppo, il nostro impegno va anche verso la società in senso più ampio, la società globale: i fragili del mondo, i bambini lontani. In questo senso, credo che l’impegno di operatori e pazienti nella realizzazione di un’attività per la raccolta fondi a favore della sezione di Fontanellato e Fontevivo dell’AIDO, sia stato un grande contributo alla creazione di valore. Nella stessa direzione va anche l’integrazione delle ricchezze artistiche del nostro territorio, dal Parmigianino al Correggio, nei nostri corsi di arte terapia o, permettetemi questo salto, il coinvolgimento diretto di tutti gli operatori del centro in attività come la redazione di questo giornale, l’impegno nel promuovere lo sviluppo e la formazione e la trasparenza con cui abbiamo sempre cercato di caratterizzare le relazioni. L’ingresso in Santo Stefano ci ha portato anche a conoscenza di un nuovo progetto al quale CCF potrà contribuire attivamente: il progetto Epsilon. Epsilon è un’associazione Onlus con l’obiettivo di finanziare progetti sociali a sostegno di bambini disagiati nei paesi in via di sviluppo, in particolare in tre aree specifiche di intervento: la sanità, l’educazione e l’alimentazione con la volontà di fare progetti, anche piccoli, ma concreti, tangibili e identificabili. Sono certa che insieme riusciremo ad accrescere il valore che il CCF vorrà e potrà creare. Simona Lombardi Direttore del Centro Cardinal Ferrari Foto di copertina: la statuetta del Cardinale Carlo Andrea Ferrari donata dall’architetto ingegnere Alberto Gardoni al CCF. Marzo 2009 In cammino 3 Focus Per ogni paziente viene definito un progetto individuale mirato alle singole capacità Obiettivo: il reinserimento lavorativo Il percorso è la prosecuzione naturale dell’iter riabilitativo post-acuto Con il termine di trattamento riabilitativo finalizzato al reinserimento socio-lavorativo (vocational rehabilitation) si intende quel processo – parte ulteriore e indissociabile del percorso di riabilitazione iniziato in fase post-acuta – in cui il riabilitatore inizia a confrontarsi con la possibilità di reinserire il paziente in attività socio-occupazionali. Nello stesso ambito è compresa la possibilità di ripresa degli studi primari e secondari. In tale fase al riabilitatore è richiesto un bilancio approfondito e sistematico delle caratteristiche personali e sociali del paziente e delle abilità psicomotorie e comportamentali funzionali ad un possibile reinserimento con due principali finalità: identificare eventuali aspetti ancora passibili di intervento riabilitativo specifico da proseguire all’interno del Centro; indirizzare il paziente, la famiglia e gli organi territoriali preposti alla scelta di una tipologia di reinserimento (la medesima del periodo premorboso, simile ma più semplice nelle richieste procedurali, in ambito protetto ecc.). Stato dell’arte Attualmente presso il Centro Cardinal Ferrari il trattamento riabilitativo finalizzato al reinserimento socio-lavorativo è inquadrato come prosecuzione naturale dell’iter riabilitativo post-acuto ed ogni progetto è strettamente individualizzato sul singolo paziente con tempi, operatori coinvolti, tipo di attività, parametri valutativi non 4 In cammino Attività laboratoriali definiti preliminarmente ma delineati progressivamente nel corso dell’evoluzione. In generale prevede: 1) condivisione della proposta di reinserimento lavorativo o scolastico all’interno dell’audit (psicologo o medico); 2) verifiche specifiche e riabilitazione mirata volta a valutare le capacità del paziente in una ottica di reinserimento (psicologo, eventuale collaborazione con terapista occupazionale); 3) identificato il tipo di reinserimento e le potenzialità del paziente vengono presi contatti diretti con: azienda presso cui il paziente era assunto in epoca premorbosa: datore di lavoro (medico o psicologo) o medico del lavoro (medico); assistenti sociali (attualmente il medico o lo psicologo prendono contatti diretti con l’assistente sociale di residenza del paziente); scuola (preside o coordinatore di classe, medico o psicologo). 4) monitoraggio periodico dell’avvenuto reinserimento trami- te day hospital o visite ambulatoriali (medico o psicologo). Obiettivo Delineare un percorso valutativo-riabilitativo finalizzato al reinserimento lavorativo formalizzando a priori criteri di inclusione-esclusione, fasi operative, operatori e spazi dedicati, strumenti-indicatori di valutazione. Fasi operative 1) Il coinvolgimento del paziente nel Progetto Reinserimento si decide in audit di reparto per pazienti già in carico presso il Centro o in fase di eleggibilità per pazienti esterni. La presa in carico può avvenire sia in regime di degenza ordinaria che in Day Hospital. Criteri di elezione: età compresa tra 15-55 (possibile inserimento anche per pazienti con età compresa tra 55 e 60 anni prevedendo non tanto un reinserimento lavorativo quanto un coinvolgimento occupazionale ad esempio presso cooperativa); Marzo 2009 2) Presa in carico da parte del medico referente con anamnesi generale e valutazione neurofunzionale; scale di valutazione: LCF, DRS, Barthel Index a 100 punti. 3) Parallela presa in carico da parte dell’assistente sociale interna con colloquio conoscitivo e raccolta di informazioni più mirate ad indagare le prerogative socio-demografiche ed occupazionali del paziente: età, scolarità, anamnesi lavorativa (curriculum sintetico), stato di famiglia, occupazione dei famigliari, invalidità riconosciuta, o in corso di riconoscimento, pratica Inail, già in carico ai servizi sociali, patente valida. È prevista a questo proposito una scheda informatizzata. 4) Presa in carico da parte della neuropsicologa per analisi della domanda, colloquio con il caregiver, esame neuropsicologico secondo il protocollo in uso presso il Centro, finalizzato a definire il profilo cognitivo, emotivo e comportamentale del paziente con particolare riferimento alle seguenti aree: funzioni strumentali verbali ed extra-verbali; funzioni attentive; funzioni mnesiche; funzioni esecutive; livello intellettivo generale; profilo neurocomportamentale e livello di adattamento ed integrazione (questionario di autoconsapevolezza). Durata prevista di questa prima parte: una settimana. 5) Presa in carico da parte della terapista occupazionale per Marzo 2009 valutazione delle competenze professionali di base. Le prove, tratte dal protocollo di valutazione delle competenze professionali in uso presso la Città del Ragazzo di Ferrara, sono state pensate allo scopo di evidenziare le performance e le capacità specifiche dei pazienti in attività pratiche attinenti al mondo del lavoro. Le prove sono graduate per difficoltà e distinte in 5 macro aree: Carta e penna: costruzione di scheda di rilevazione dei dati personali, prova della scatola e della tabella. Prassi e manualità fine: costruzione di un cubo, piastra con pioli e viti, uso del denaro. Attività in movimento: biblioteca, riordino di scaffali. Attività d’ufficio: squilla il telefono; crea, salva, elimina files; scontrini; fotocopie. Prove di resistenza: assemblaggio depliants. La prestazione del paziente viene valutata in apposite schede: una per ogni singola prova, utilizzando la classificazione ICF finalizzata al reinserimento lavorativo. Durata prevista: due settimane. 6) Riunione d’equipe per condividere i dati emersi dalle valutazioni e stilare la scheda ICF completa (in costruzione). 7) Formulazione di un progetto di intervento specifico, tailor-designed e differente per operatori e modalità a seconda del tipo di reinserimento prospettabile (produttivo, borsa lavoro, semplice coinvolgimento occupazionale ecc.). Gli operatori coinvolti saranno: neuropsicologa per ripresa degli studi e addestramento relativo a higher level clerical job e/o attività di tipo accademico; terapista occupazionale per training relativo ad attività pratico-manuali, con la collaborazione dell’educatrice per il coinvolgimento del paziente in gruppo. Può risultare necessaria in questa fase la collaborazione di un terapista esperto in ausilii e adattamenti (fisioterapista o ortottista). Durata prevista del training: indicativamente un mese, ripetibile. Focus età scolare relativamente al reinserimento scolastico; LCF non inferiore a 6. 8) Al termine del training viene nuovamente compilata la scheda ICF, seguita dalla stesura di un report conclusivo e comprensivo dell’intero processo da parte del medico referente. 9) Qualora sia prospettabile la ripresa del medesimo lavoro, verranno fornite indicazioni operative circa i tempi e le modalità consigliati per la ripresa dell’attività direttamente a paziente e famigliari, fornendo al contempo la disponibilità di contatti diretti con il datore di lavoro; qualora fosse richiesto un percorso di reinserimento lavorativo diverso, si prenderanno contatti con gli organi territoriali preposti (Inail, assistente sociale di I livello, preliminarmente al Servizio inserimento lavorativo). 10) Follow-up per almeno sei mesi a frequenza mensile che prevede colloqui con paziente e famigliare da parte di medico e/o neuropsicologa e contatti periodici con i servizi territoriali; il follow-up può essere anche telefonico. Sabina Cavatorta neurologa del CCF In cammino 5 Approfondimento Le fasi delle gravi cerebrolesioni acquisite: dal trauma alla presa di coscienza degli esiti La disabilità cognitivo-comportamentale I disturbi nel tempo possono alterare la personalità Con il termine grave cerebrolesione acquisita (GCA) si identificano quelle lesioni cerebrali – a genesi traumatica, emorragica, infettiva, secondaria ad arresto cardiaco - che determinano stato di coma e successivi gravi esiti neuromotori, sensitivo-sensoriali, cognitivo-comportamentali. In particolare, questi ultimi sono ben noti a quanti si trovano a convivere quotidianamente con la realtà della GCA – i pazienti stessi, i famigliari, gli operatori sanitari -, sia perché gravi in quanto tali e per le conseguenti implicazioni personali e sociali, sia perché spesso causa di insufficiente collaborazione da parte del paziente e quindi di impedimento al trattamento di altri deficit eventualmente suscettibili di miglioramento. E non vi sono dubbi circa la dimensione del problema: sono numerosi gli studi che dimostrano come dopo GCA è pressoché la norma osservare turbe cognitivo-comportamentali che, a differenza dei sintomi motori o sensitivi, tendono ad aumentare nel tempo fino ad alterare i tratti caratteristici della personalità del paziente. Inoltre, nel lungo termine sono proprio i disturbi cognitivo-comportamentali a rappresentare i fattori più invalidanti ai fini del reinserimento famigliare, sociale e lavorativo, più di quanto avviene a causa di deficit di altra natura. GCA e 6 disturbi cognitivo- In cammino Attività comportamentali Il primo punto da considerare è che la GCA è caratterizzata da un interessamento diffuso dell’encefalo, diversamente da quanto accade, ad esempio, nella lesione vascolare ischemica che coinvolge un’area circoscritta di tessuto cerebrale; pensiamo ad esempio ai traumi cranici ove la lesione è causata sia dal danno diretto esercitato dalle onde d’urto – che inoltre nel caso della dinamica di accelerazione-decelerazione tipica del grave incidente della strada coinvolgono tutto l’encefalo -, sia dal danno secondario prodotto dalle possibili complicanze quali ipossia, shock, ipertensione endocranica. Di conseguenza vengono facilmente a essere coinvolte strutture critiche per il funzionamento di sistemi complessi e diffusamente rappresentati come quelli che regolano l’affettività, il comportamento, le funzioni cognitive. In più, non tutte le aree cerebrali vengono interessate allo stesso modo: ad esempio, considerando nuovamente il trauma cranico, le aree più colpite corrispondono ai lobi frontali e temporali, specie nelle zone basali a contatto con le salienze ossee del cranio, e alle aree più profonde, cosiddette sottocorticali, esposte agli effetti dell’ipertensione endocranica e delle microlesioni da stiramento-strappamento tipiche del trauma della strada; proprio queste sono le aree che risultano complementari e critiche per la funzionalità attentiva, per la memoria, per il ragionamento, per la programmazione, per l’agire sociale. I disturbi cognitivo-comportamentali dopo GCA In generale – ed in termini volutamente schematici data Marzo 2009 Approfondimento Prove di scrittura la complessità dell’argomento – possiamo suddividere tre diverse fenomenologie cliniche a seconda della fase post-lesionale in cui si viene a trovare il paziente. a) Fase post-acuta. Nel periodo che segue immediatamente la ripresa di contatto con l’ambiente dopo il coma, il paziente manifesta generalmente un quadro cognitivocomportamentale dominato da disorientamento, gravi deficit attentivi e stato confusionale. In termini descrittivi, il soggetto è inconsapevole dello scorrere del tempo, del luogo in cui si trova, di cosa gli è successo; tende ad ignorare quanto avviene intorno a lui o ad analizzarlo in maniera superficiale ed acritica; agisce senza uno scopo preciso, con comportamenti stimolo-reazione; la sua attenzione vaga continuamente da uno stimolo Marzo 2009 all’altro senza intenzionalità ed è marcatamente distraibile; è impulsivo e non consapevole. Tali manifestazioni cliniche possono essere variamente commiste a configurare uno stato confusionale con prevalente agitazione psicomotoria o uno stato confusionale con inerzia, passività ed inibizione comportamentale. Non sono comunque dissimili le conseguenze sul piano pratico: da un lato le alterazioni comportamentali quali inerzia, agitazione ed impulsività, limitano l’acquisizione dell’autonomia nelle più comuni attività della vita quotidiana – lavarsi, vestirsi; dall’altro, la mancata consapevolezza circa la propria persona e l’ambiente – generalmente il reparto ospedaliero – causano spesso atteggiamenti inappropriati (ad es. entrare nelle stanze di altri degenti) o di rifiuto (es. nei confronti delle terapie), o di tipo francamente aggressivo. In questa fase non è neppure possibile sottoporre il paziente ad una valutazione cognitiva formale, in quanto il grado di collaborazione ed attenzione non sono sufficienti. b) Fase intermedia. Questa è la fase in cui – migliorate la focalizzazione attentiva - è possibile sottoporre il paziente ad una valutazione neuropsicologica e quindi verificare in maniera approfondita l’effettiva disabilità cognitivocomportamentale. I profili che si ottengono sono sicuramente variabili da paziente a paziente, e dipendenti da diversi fattori quali sede ed estensione lesionale, gravità del danno, età del paziente, caratteristiche premorbose, ecc., ma sono anche tutti accomunati da una fondamentale caratteristica: data la diffusa distribuzione delle lesioni che è tipica della In cammino 7 Approfondimento 8 GCA, l’esito non è mai un singolo deficit – un disturbo del linguaggio, come può avvenire nella patologia vascolare focale -, né la sommatoria di singoli deficit, quanto piuttosto una globale disfunzionalità che si può in larga parte riassumere in queste tre componenti, sempre presenti dopo GCA: lentezza nell’elaborazione delle informazioni, con conseguente difficoltà di comprensione e di memoria, specie per materiale complesso (es. testi scritti); difficoltà nel programmare, porre in sequenza, organizzare ed eseguire le azioni necessarie per un determinato compito, specie se non abituale (il cosiddetto “problem solving”), per cui il paziente non è in grado di iniziare da solo, chiede aiuto ad altri alla prima difficoltà, persevera nell’errore; infine disturbi del comportamento affettivo e sociale. A questo proposito, si possono identificare differenti turbe comportamentali, a seconda dell’area cerebrale maggiormente coinvolta: comportamenti in “eccesso”, con impulsività, egocentrismo, disinibizione, logorrea, conseguenti al coinvolgimento nelle strutture orbito-frontali; al contrario, comportamenti “in difetto” quali apatia, inerzia, demotivazione, rallentamento ideomotorio, conseguenti a lesioni in aree mediali più profonde. Nei casi più gravi, ad esempio GCA secondaria ad arresto cardiaco, oltre a quanto già esposto, il quadro clinico è caratterizzato anche da “amnesia globale”, cioè una grave compromissione del sistema mnesico per cui il paziente non riesce né a registrare nuove In cammino informazioni né a rievocare i ricordi già archiviati. c) Fase degli esiti. In questa fase bisogna tenere presente che i sintomi possono assumere una prevalente connotazione psico-emotiva. Il mancato avverarsi di avvenimenti che segnano passaggi fondamentali nella vita di un individuo può facilitare l’insorgenza di scompensi emotivo-comportamentali: non aver conseguito un titolo di studio diversamente dai coetanei, non aver trovato una compagna mentre gli amici si sono sposati, non poter lasciare la casa dei genitori, non poter rientrare al lavoro, ecc., sono tutte situazioni che il paziente vive come fallimento esistenziale. E, prendendo progressivamente coscienza di quanto gli esiti – anche in casi non particolarmente gravi - lo limitano nell’autonomia personale e nella propria affermazione, il paziente può manifestare comportamenti inadeguati, ad esempio la tendenza all’isolamento, espressione di depressione reattiva, comportamenti manipolatori – consapevole delle proprie difficoltà, evita compiti che richiedono sforzi eccessivi -, comportamenti regressivi, quali dipendenza dai famigliari, infantilismo, rinuncia a progredire. Tali aspetti possono prevalere a tal punto nel quadro degli esiti da portare a veri e propri disturbi di personalità, con strette analogie con la patologia “psichiatrica”. In tali quadri anche le caratteristiche di personalità premorbose giocano un ruolo rilevante. Contestualmente, la minore efficienza cognitiva – intesa come lentezza ideativa, minore capacità di logica e giudizio, minore efficienza mnesica – rappresenta un effettivo limite nella riacquisizione del ruolo famigliare e sociale e nella ripresa delle attività lavorative e di studio. Conclusioni La disabilità cognitivo-comportamentale assume aspetti molto diversi a seconda della fase evolutiva. Lungo tutto il percorso post-lesionale il paziente può venire inquadrato mediante una scala di valutazione diffusamente utilizzata dai riabilitatori – la scala Levels of Cognitive Functioning (LCF), una scala nominale che descrive 8 quadri comportamentali tipici di questa tipologia di pazienti, dal coma al recupero ottimale. Quando il paziente è inquadrato come livello 5 (confuso-inappropriato), può essere sottoposto ad un’iniziale valutazione testistica, in particolare focalizzata sull’amnesia post-traumatica: esiste un test specifico per questo che si chiama Galverston Orientation and Amnesia Test (GOAT). Solo quando è stabilmente superato il periodo dell’amnesia post-traumatica ha senso sottoporre il paziente ad una valutazione cognitiva approfondita, con anche valutazione dei vissuti emotivi e approfondimento psicologico, gestita da Neuropsicologi esperti nella patologia cerebrolesiva. Sabina Cavatorta neurologa del CCF Marzo 2009 Alla scoperta degli Amici di Elsa L’associazione aiuta i bambini disabili offrendo terapie gratuite Ha sede a Podenzana (MS) in Lunigiana, e ha lo scopo di offrire terapie gratuite ai bambini che soffrono di disabilità. L’associazione Amici di Elsa affonda le radici nella storia di una mamma e dell’amore per la sua bambina, che fin dalla nascita soffre dell’assenza di mielina, la guaina che avvolge le fibre nervose e ne permette la funzionalità. «Il percorso di Elsa è stato lungo – spiega la madre, Manuela Tonelli – l’associazione è di grande aiuto per i genitori che pensano di essere soli; è un modo per stare uniti e aiutarci, il problema di uno è quello di tutti, e soprattutto si capisce insieme che molto si può fare ancora per i nostri figli». L’associazione raccoglie una ventina di bambini affetti da vari tipi di disabilità che gratuitamente seguono tutte le tecniche di riabilitazione con personale specializzato: danza, ippoterapia, laboratorio creativi e musicali, giornate passate a sciare, corsi di barca a vela. «Ci serviamo di una rete di terapisti, organizzando le attività durante la settimana La storia La sede di Podenzana (MS) fulcro di molteplici attività riabilitative con personale specializzato Il calendario dell’associazione Amici di Elsa in luoghi diversi, quelli messi a disposizione ad esempio dal Comune, i risultati sono percepibili – afferma la Tonelli - Vorrei trovare altre mamme in tutta Italia che se la sentano di aprire una sede della nostra associazione in modo da ampliare la nostra esperienza». Elsa è ora in cura al Centro Cardinal Ferrari. «Non conoscevo questa struttura – dice la madre di Elsa – sono stata in una clinica tedesca prima di arrivare qui, ci troviamo bene e ormai, oltre ad Elsa, ci sono già sei bambini della nostra associazione che vengono al CCF”. Una scoperta quella del centro che ha già portato a nuove prospettive per l’associazione, la creazione di un comitato scientifico di cui faranno parte il dott. De Tanti e il dott. Capovilla per analizzare i metodi e i risultati delle terapie. Una novità recente, infine, l’attivazione del nuovo sito internet dell’associazione www.aamiel.org. Ora anche un libro, in un diario il racconto di una vita A fine gennaio, è uscito il libro O.E. Organizzazione Elsa, edito da Milanna Edizioni di La Spezia, in cui viene raccontata, sotto forma di diario, la storia di Elsa. Per informazioni si può contattate Manuela Tonelli al cell. 329.4291757 e, per chi volesse, fare un’offerta agli Amici di Elsa, di seguito i dati: Marzo 2009 Amici di Elsa via Chiesa 3 54010 Podenzana (MS) Coordinate bancarie: BBAN 0340069860 000000314403 IBAN IT9300340069860000000314403 BIC TOSCIT3F650 Conto corrente postale n. 93591170 In cammino 9 Intervista Stefano Pintelli, caposala, infermiere al CCF dal 1985 Area gialla, calma e tenacia per i risultati “Impagabile la soddisfazione di vedere il paziente migliorare” Il CCF ha quattro aree funzionali: la rossa, la gialla, la verde e il day hospital. In cammino ospita su questo numero l’intervento di Stefano Pintelli, che chiude il ciclo di interviste dedicate ai caposala. Lavorare con tenacia e pazienza, costantemente vicino al paziente. E’ questo l’impegno principale del team di infermieri e oss dell’area gialla del Centro Cardinal Ferrari, come spiega Stefano Pintelli caposala del reparto del secondo piano, quello che ospita i pazienti con disturbi cognitivo – comportamentali. «Non ci sono problemi di tipo assistenziale, ma principalmente di genere relazionale – afferma Pintelli-. L’idea dell’ambiente terapeutico completo, dove tutte le figure lavorino insieme, è quella che guida il nostro operato quotidianamente e che punta a mettere il paziente nelle condizioni di acquisire la massima autonomia possibile». Terapista occupazionale, psicologo, fisioterapista, ogni professionalità si affianca alle altre, in un programma delle giornate sempre studiato e valutato in team. «Abbiamo l’audit settimanale sia per la degenza sia per il day hospital – precisa Pintelli -. Si inizia alle sette del mattino, c’è la fase di preparazione della terapia e dalle nove in poi si è 10 In cammino Il gruppo di infermieri e operatori dell’area gialla a disposizione del paziente 24 ore su 24, accompagnandolo nelle attività, rispondendo alle loro esigenze e richieste». Pintelli è infermiere al CCF dal 1999, dal 2004 caposala. «La caratteristica della nostra area è la varietà dei pazienti, i disturbi cognitivi si presentano in forme diverse fra loro, è importante avere molta calma anche quando ci si trova davanti a soggetti ripetitivi nelle azioni e nelle domande, assisterli significa essere sempre presenti». Uno stress psicologico che gli infermieri sanno affrontare anche grazie a corsi di formazione e al confronto continuo. «Accanto alla fatica, ci sono anche grandi soddisfazioni – sottolinea il caposala -. I risultati degli stimoli che diamo in reparto sono spesso tangibili e quotidiani, così come è straordinario monitorare giorno dopo giorno alcuni miglioramenti nei pazienti, ad esempio nel camminare o nell’interazione con gli altri». I progetti che toccano i degenti dell’area gialla sono quelli del reinserimento lavorativo o scolastico, il ritorno alla guida, l’uso della bici a tre ruote, i laboratori creativi, l’arte terapia. «Le attività sono tante e il coinvolgimento è fondamentale – conclude Pintelli -. I famigliari sono una risorsa per il percorso riabilitativo, i medici rilasciano su richiesta permessi di visita anche oltre gli orari, per consentire al paziente di avere vicini i propri cari. Marzo 2009 Il CCF con l’Università per promuovere l’attività motoria dei disabili È stato presentato al CCF il progetto sportell-tutti, nato dalla firma di una convenzione tra l’ Università, il Comune, la Provincia di Parma, il Comitato Regionale Emilia Romagna del CIP (Comitato Italiano Paralimpico) e CUS Parma. Il servizio “Sport-ell-tutti”, che è attivo presso Le Eli-Che, servizio per studenti e studentesse disabili e fasce deboli dell’Università di Parma, si avvale di personale professionalmente competente e si occupa dell’orientamento allo sport per persone disabili, presentando le opportunità offerte dalla città, individuando la disciplina sportiva che meglio si adatta alla persona interessata, motivando alla pratica sportiva e fornendo consulenza psicologica di accompagnamento anche per affrontare e risolvere eventuali nodi critici. All’iniziativa, collaborerà anche il CCF che da anni, ormai, porta avanti iniziative di promozione dello sport come attività riabilitativa che, grazie ad uno staff specializzato, stanno portando a risultati positivi. A presentare il progetto è stata la prof.ssa Emilia Wanda Caronna, Delegata del Rettore per iniziative per studenti disabili e fasce deboli, che in compagnia del suo News Presentato Sport-ell-tutti La presentazione del progetto staff ha illustrato l’attività dello sportello, i risultati e la valenza del progetto ai pazienti del CCF. A seguire, la testimonianza del campione di nuoto Francesco Delpiano, presente all’incontro, che ha raccontato la sua storia di atleta disabile. La partecipazione del centro all’iniziativa rientra nell’idea terapeutica dello sport, anche come occasione di socialità e opportunità per offrire quegli strumenti che consentiranno al disabile che rientra a casa dopo un periodo di cura di continuare un’attività sportiva, cosciente che è in grado di farlo. Francesco Moser a Fontanellato Il ciclista ha fatto visita ad una sua cara amica ricoverata al Centro Francesco Moser ha fatto visita al CCF nei giorni scorsi. Il famoso ciclista italiano, tra i più affermati degli anni Settanta e Ottanta, con 288 vittorie , campione mondiale, con tre vittorie consecutive della Parigi Roubaix, record dell’ora a Città del Messico e a Stoccarda, è arrivato a Fontanellato da Gardolo di Mezzo, in provincia di Trento, dove gestisce un’azienda vinicola, per trovare una sua cara amica ricoverata al CCF. Dopo essere stato in compagnia con la signora , Moser si è intrattenuto coi medici e operatori della struttura, mostrandosi molto interessato all’attività del Centro. Il ciclista, impegnato in iniziative sociali e sportive a favore dei disabili, si è reso disponibile a collaborare con la struttura nell’ambito dei progetti riabilitativi legati ai percorsi di sport terapia messi a punto dagli esperti del CCF. Marzo 2009 Medici e operatori del CCF con Moser In cammino 11 News Ogni persona ha il proprio linguaggio e sentimento nel creare un’opera Arte terapia, si riparte con un nuovo ciclo Il Correggio protagonista delle lezioni rivolte ai pazienti e ai parenti Dal 19 gennaio 2009 sono ricominciate presso l’aula didattica del centro, le attività di Arte Terapia rivolte ai pazienti ospiti della clinica e ai loro famigliari. In continuità con le esperienze passate, la percezione di differenti quadri di epoche e stili diversi, ma di generi comuni, possono stimolare la riflessione personale capace di avvicinarsi alla verità sostanziale del quadro, ovvero a quella “fonte dell’emozione” per usare le parole di Picasso, che spinge l’artista a compiere l’opera e costringe il paziente a scrutare nella sua interiorità alla ricerca di quei sentimenti, di quelle emozioni che poi ognuno di noi vive in caratteri universali nella quotidianità della propria vita. Per i famigliari invece diventa un momento dedicato esclusivamente a loro, all’interno del quale viene offerta l’opportunità di seguire questo straordinario percorso che gli artisti compiono dando spazio alle emozioni, ai loro impulsi talvolta repressi, anche attraverso l’utilizzo di esercizi teatrali. Tutto questo accompagnato dai laboratori pratici frequentati dai degenti del centro, dove mettono in pratica su di loro le esperienze dei pittori di cui si è analizzata l’opera, o meglio il foglio diventa quella superficie ideale su cui si concreta, in un flusso continuo, quell’emozione che ci scuote, ci attraversa, e che successivamente passa per il braccio e da lì si imprime sulla carta. Tutto il resto diventa una questione di linguaggio, ogni persona possiede il proprio, ad alcuni può risultare comprensibile, ad altri meno, ma anche uno scarabocchio può diventare Arrivano i consulenti legali La cupola del Correggio un’opera d’arte pur che ci sia un sentimento, un pensiero che lo motivi, oppure il pensiero che ne indichi per le più svariate ragioni la mancanza di significato di quel segno d’esistenza comunque significativo. All’interno di tutto questo verrà affrontata l’opera di Antonio Allegri detto Correggio che la città di Parma ha appena celebrato con una mostra di successo, affrontando così il tema della pittura capace di elevare allo stato spirituale, di sublimare la figura attraverso una componente semplice che ognuno di noi in forma diversa possiede ovvero la sensibilità. Così come per Correggio non è importante il mezzo, l’artifizio anche se spettacolare o innovativo, o ancora la grande capacità artistica, per compiere l’opera d’arte, quanto la causa scatenante che la muove, che crea moto, e i nostri pazienti di cause scatenanti ne hanno molte e di profondissime, tali da trasformarli ognuno di loro in potenziali grandi artisti. Matteo Corati Operativo lo sportello per fornire assistenza giuridica gratuita ai pazienti È ormai pienamente operativo lo sportello di consulenza legale attivato al Centro Cardinal Ferrari. Collocato al piano rialzato, di fronte alla Direzione, l’ufficio, che si avvale del contributo di professionisti, fornisce risposte relative a problematiche di tipo medico-legale e a percorsi di richiesta di risarcimento per i danni subiti, anche 12 In cammino in caso di procedure già avviate. Lo sportello, che vuole essere un’opportunità in più e un servizio utile per coloro che abbiano bisogno di assistenza giuridica, è aperto il secondo e il quarto venerdi di ogni mese dalle 11.00 alle 13.30 e il primo e il terzo sabato di ogni mese dalle 10.00 alle 12.30. Marzo 2009 Rientro a domicilio La dimissione è un momento cruciale nel percorso riabilitativo Uno dei momenti cruciali nel percorso di riabilitazione di un paziente è il momento della dimissione e del “fatidico” ritorno a casa. Una fase delicata perché è in questo momento che si incrociano da una parte le esigenze del paziente (adattamento del domicilio, assistenza domiciliare, trasporto…) dei famigliari (lavoro….) e le risposte (spesso inadeguate) dei servizi socio sanitari. Il risultato di queste mancate risposte, porta spesso come conseguenza ad un nuovo ricovero in una struttura di lungodegenza che permette al paziente di essere assistito in maniera adeguata, ai famigliari di non essere costretti a perdere il proprio lavoro ed ai servizi socio sanitari di ridurre i costi dell’assistenza domiciliare. Ma il risultato di un ricovero presso una unità riabilitativa deve portare a questo? La mission di una struttura riabilitativa di eccellenza è quella di ottenere (in special modo nella fase acuta) il miglior recupero possibile delle proprie abilità motorie e cognitive compatibilmente con il danno conseguito. Purtroppo non sempre questo corrisponde ad un recupero pieno del paziente che al momento della dimissione può trovarsi in una situazione in cui è necessaria ancora un’assistenza totale o parziale ed è proprio qui che passa una delle nuove frontiere della riabilitazione cioè quella di dare (attraverso le nuove Marzo 2009 Gerardo Malangone tecnologie assistenziali, gli ausili classici ed i nuovi ausili domotici) la maggiore autonomia possibile a questi pazienti per poterli gestire a domicilio. Questa che può sembrare una forzatura diventerà negli anni invece una fonte di notevole risparmio per il nostro sistema sanitario nazionale ed i servizi sociali. Un ricovero in lungodegenza di un paziente può avere costi che variano da 30.000 a 70.000 € annui, dal punto di vista affettivo diventa una sconfitta per i famigliari che hanno dovuto loro malgrado “affidare” il proprio caro a queste strutture , lontano dalla famiglia per poter non essere costretti ad abbandonare il proprio lavoro o per non essere stati in grado di gestire il famigliare a casa. Esistono già in Italia strumenti di misura che consentono una stima preventiva dei costi sociali dei programmi riabilitativi di rientro a domicilio di pazienti che prevedano l’ado- zione di ausili o altri supporti (assistenza personale) per l’autonomia e la qualità della vita (SCAI, Siva Cost Analysis Instrument). Ci si sta quindi convincendo (e lo si vorrebbe dimostrare anche al Ministero del Welfare) che una buona parte di quei pazienti che vengono dimessi dai centri di riabilitazione se venissero dotati di adeguate attrezzature a domicilio, di adeguati mezzi di trasporto, di una maggiore indennità per potersi permettere un’assistenza privata di bassa specializzazione, avrebbero sì un maggiore impatto economico in fase iniziale (20-40.000 euro) ma la spesa potrebbe essere ammortizzata nell’arco di soli 2-3 anni, consentendo alle lungodegenze di liberare posti per pazienti più gravi e alle famiglie di non vedere stravolta la loro vita costringendole a scelte dolorose (ricovero a vita o rinuncia al proprio lavoro con ulteriori sacrifici economici) e alla comunità di avere un risparmio economico. Il Centro Cardinal Ferrari si muove già da alcuni anni in questa nuova ottica riabilitativa, ne sono prova: il progetto di ritorno alla guida per dotare i pazienti di patente; il progetto carrozzina elettronica per dare maggiore autonomia ed indipendenza ai soggetti non deambulanti; l’allestimento di una stanza domotica per poter provare e valutare gli ausili necessari a domicilio. In cammino Ausilioteca TORNARE A CASA Rubrica a cura di Gerardo Malangone 13 Il Medico risponde LE VOSTRE DOMANDE Rubrica a cura di Antonio De Tanti, direttore clinico CCF 14 I segnali del miglioramento Per porre quesiti agli esperti del CCF si può scrivere un’email al seguente indirizzo: [email protected]. La rubrica è anche on line: domande e risposte possono essere consultate sul sito www.centrocardinalferrari.it. Cliccando il tasto presente nell’home page, nel menu di destra, “Il Medico Risponde”. Mio figlio ha avuto un grave trauma cranico ed è stato in coma a lungo. Da qualche giorno i medici mi hanno detto che non è più in stato vegetativo ma in stato di minima coscienza. Mi può spiegare se questa nuova diagnosi è garanzia di guarigione? Il termine “Stato di minima coscienza” è stato coniato dagli autori nordamericani qualche anno fa per identificare una categoria di pazienti che non hanno ancora recuperato appieno la capacità di eseguire ordini semplici in modo costante e di dimostrare in modo certo di avere solida consapevolezza di sé e del mondo circostante, ma che sono comunque in grado di mostrare capacità di elaborare risposte semplici ma differenziate a stimoli esterni. Spesso in modo ritardato, incostante e facilmente esauribile per comparsa precoce di fatica attentiva, questi pazienti riescono, ad esempio, a seguire con lo sguardo una persona che entra nel loro raggio di azione, oppure, se non hanno paralisi completa degli arti, possono mettersi a manipolare un oggetto, dimostrando di avere una pur vaga consapevolezza della sua forma e peso; come nel caso di suo figlio tendono ad avere risposte più pronte quando interagiscono con persone note e significative sul piano affettivo, piutto- In cammino Antonio De Tanti sto che con gli operatori del team ospedaliero. I dati di letteratura dimostrano che il passaggio a questa condizione costituisce un elemento prognostico potenzialmente positivo: i pazienti in questa condizione hanno maggiori probabilità di avere un pieno recupero della coscienza rispetto a pazienti che persistono in stato vegetativo. Occorre però aver ben presente che le stime di cui disponiamo hanno un valore puramente statistico e non possono quindi predire cosa accadrà al singolo paziente che abbiamo davanti. In linea generale, sarà molto importante osservare con attenzione cosa sarà in grado di fare suo figlio nelle prossime settimane/mesi, per capire se la situazione in cui si trova ora costituisce solo una tappa verso una progressiva ripesa della coscienza o se purtroppo ci troviamo di fronte ad una condizione che tende a stabilizzarsi con ridotta capacità di interazione ambientale. Mia madre, dopo un periodo iniziale in cui è stata in coma, è arrivata al reparto di riabilitazione con una vasta piaga nei glutei. È stato consigliato un intervento di chirurgia plastica. È utile e necessario o si potrebbe evitare? Il bilancio dei pro e dei contro di ogni terapia deve essere fatto da chi ha in cura un paziente e dai suoi familiari. In linea teorica il trattamento di chirurgia plastica ripartivo di una lesione da decubito trova indicazione quando le dimensioni e la profondità della lesione fanno prevedere tempi di guarigione di molti mesi, periodo in cui la paziente resta a rischio di infezioni locali, è limitata nelle posizioni che può mantenere nel letto o in carrozzina, necessita di medicazioni lunghe e costose che riducono il tempo disponibile per altre attività riabilitative o ricreative. Occorre ricordare che il tessuto fibroso-cicatriziale che caratterizza il processo di riparazione spontanea, è molto più a rischio di nuove lesioni da decubito, di quanto non sia il lembo “muscolare-cutaneo, con relativa vascolarizzazione e innervazione” che il chirurgo plastico fa ruotare da una area vicina sana e che posiziona a coprire l’area lesa. Marzo 2009 È in distribuzione presso il Centro un questionario per il rilevamento del grado di soddisfazione dell’ospite ricoverato. L’iniziativa servirà ad indicare eventuali disservizi e, quindi, a migliorare la qualità dell’offerta. Per questa ragione la Direzione del Centro invita a compilarlo. Il questionario va imbucato nell’apposito contenitore che si trova al piano rialzato accanto al telefono pubblico, oppure può essere consegnato alla reception, alla segreteria o al caposala. Il CCF sul sito del Gruppo Santo Stefano Il Centro Cardinal Ferrari è ora presente anche sul sito del Gruppo Santo Stefano, la società che è diventata da alcuni mesi ormai proprietaria del centro. Collegandosi al sito, è possibile vedere tutte le strutture sanitarie che fanno parte del gruppo. Cliccando in strutture sanitarie, si apre un menu in cui è presente anche una breve presentazione del CCF. Gli affreschi del CCF Sono di padre Nazareno Confaloni gli affreschi che adornano le pareti di ingresso del Centro Cardinal Ferrari. Il Centro è stato contattato di recente proprio da uno studioso del pittore religioso che ha richiesto le foto dei dipinti, risalenti agli anni ’40. Originario di Grotte di Castro, in provincia di Viterbo, padre Nazareno era un frate domenicano con una grande passione per l’arte. La maggior parte del suo lavoro si trova in Brasile dove visse per molti anni il suo apostolato, riuscendo nel contempo a svolgere la sua attività artistica lasciando opere pittoriche in molte chiese, anche negli Stati Uniti e in molti paesi europei. Come consultare la rassegna stampa Sono consultabili gli ultimi articoli riguardanti il CCF usciti sulla stampa locale e nazionale. La rassegna stampa del CCF, raccolta in ordine cronologico in un contenitore ad anelli, si trova alla reception, sul bancone d’ingresso e liberamente consultabile. Inoltre è possibile leggerla direttamente dal sito, entrando nella sezione “Notizie dal CCF” e cliccando su “Rassegna Stampa”. Un anno di In cammino Partito a dicembre del 2007, la rivista del Centro Cardinal Ferrari, In cammino, ha compiuto un anno. Per chi volesse ricevere tutti i numeri finora pubblicati, la Direzione mette a disposizione alcune copie di arretrati, un pacchetto con le uscite dal dicembre 2007 fino a dicembre 2008. Per richieste, contattare l’ufficio stampa all’indirizzo [email protected] Marzo 2009 Patenti speciali primo corso di formazione il 18 aprile Partirà il 18 aprile 2009 il primo corso di formazione “Patenti Speciali” rivolto ad insegnanti ed istruttori di Scuola Guida. L’obiettivo del corso, totalmente gratuito, è di rafforzare il ruolo degli istruttori nella valutazione fisiologica di persone con deficit cognitivo motori che, in seguito ad un’attenta rivalutazione multidisciplinare, possono vedere soddisfatta un’esigenza che permetta loro un più completo reinserimento sociale e lavorativo grazie al ritorno alla guida di autoveicoli in piena sicurezza. Bacheca Ci interessa la sua opinione Donazione Una statua alta 53 cm in bronzo con basamento in marmo, raffigurante il Cardinale Carlo Andrea Ferrari. È la donazione fatta dall’architetto ingegnere Alberto Gardoni al CCF. Per chi volesse vederla, la statua è esposta nella sala Cardinal Ferrari. Scrivete alla redazione Per suggerire argomenti da pubblicare su InCammino è possibile scrivere alla redazione all’indirizzo di posta elettronica centrocardinalferrari@chiaracomu nicazione.it. La rivista accoglie anche articoli scritti da medici sui temi della riabilitazione e contributi o interventi da parte degli ospiti . Piscina Sono stati eseguiti i lavori di manutenzione della piscina del CCF. La vasca è stata rimessa a nuovo, per rendere più piacevole l’attività riabilitativa dei pazienti. In Cammino Bimestrale del Centro Cardinal Ferrari Anno III - N. 1 (marzo 2009) Autorizzazione del Tribunale di Parma n. 10/2007 del 04/09/2007. Spedizione A.P. –70% aut. N° 070085 del 09/ 10/2007 DCB Parma Editore: Centro Cardinal Ferrari srl via IV Novembre 21 - 43012 Fontanellato (PR) Direttore Responsabile: Simona Lombardi Coordinamento editoriale e progetto grafico: CHIARA Comunicazione - Rosaria Frisina, Francesco Dradi, Luca Patané. Redazione: Antonio De Tanti, Donatella Saviola, Sabina Cavatorta, Chiara Bertolino, Monica Beghetti, Rita Comberiati, Stefano Pintelli, Nadia Maradini, Ivana Moreschi, Gerardo Malangone, Katia Papotti. Contatti: tel. 0521.820218 email: [email protected] Stampa: Tipografia Stamperia Scrl, Parma Tiratura: 2.500 copie Questa rivista è stampata su carta riciclata al 100% In cammino 15 16 In cammino