Reinserimento lavorativo, i primi risultati

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Reinserimento lavorativo, i primi risultati
Incammino
B5170911
Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento postale –70% aut. N° 070085 del 09/10/2007 DCB Parma
Bimestrale del Centro Cardinal Ferrari di Fontanellato
Anno 5 Numero 2 - settembre 2011
Reinserimento
lavorativo, i primi
risultati
Il progetto nato nel 2008 prosegue.
Ad oggi sono 29 i pazienti coinvolti
APPROFONDIMENTO
La riabilitazione dei
disturbi visivi nei
pazienti con GCA
progetti
Come deve essere
una barca a vela
accessiblie
Ausilioteca
Tutto ciò che si deve
sapere sugli ausili per la
vita quotidiana
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In cammino
Settembre 2011
Editoriale
Nuovi progetti, nuovi obiettivi
di Simona Lombardi
Pensare ad un progetto, coinvolgere i pazienti, spiegarne l’utilità, realizzarlo con continuità, eseguire a distanza un follow up per raccoglierne i
risultati in termini riabilitativi.
Mi rendo conto quanto tutto questo sia faticoso, allo stesso modo sono
però consapevole che in altro modo non si possa “andare avanti”.
Tutto quello che abbiamo messo in campo in questi anni ha avuto un ritorno, a volte non immediato (sarebbe troppo facile), ma a lungo termine ci
stiamo accorgendo come spesso siamo stati all’avanguardia, non solo nel
generare l’idea ma anche nel modo di coltivarla e applicarla.
Certo, c’è da migliorare, ma nuovi progetti portano sempre nuovi obiettivi, è così che non ci si ferma mai. Nella riabilitazione non è concesso Simona Lombardi
Direttore
fermarsi, è un cammino continuo, testardo ma senza essere cieco.
Centro Cardinal Ferrari
In questo numero di In cammino ritrovo conferma di quel che dico. Il reinserimento lavorativo, ad esempio, è un progetto nato anni fa, un’iniziativa che stiamo portando avanti, in cui crediamo, nonostante le difficoltà
che si incontrano. Siamo riabilitatori e restiamo tali, ma da sempre siamo
convinti che il percorso dei pazienti non possa essere confinato dentro le
mura della struttura ma debba essere lungimirante, andare oltre. Senza
per questo interferire nelle vite private, ma assecondando laddove possibile i desideri di ognuno.
Si parla poi di disturbi visivi, perchè tutti i deficit di un trauma hanno
la loro importanza, gli esiti dei percorsi danno riscontro del fatto che la
riabilitazione non deve trascurare nessun aspetto.
E perchè no, anche se ancora “in fasce”, costruire una barca, qui nella
bassa parmense, è un po’ come andare oltre, navigare con la mente ancora
prima di essere fisicamente in acqua. D’altronde, avere obiettivi è la molla
che in tutti noi, sani o malati, fa scattare la voglia di fare, di vivere e tornare a vivere.
In copertina:
laboratorio di abilità pratiche
presso il CCF
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In cammino
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Focus
L’analisi funzionale è un punto di partenza, per il futuro si punta a migliorare il follow up
Il progetto di reinserimento lavorativo
Cavatorta: “Va colmato il gap tra dimissione e reintegro del paziente”
“Vorrei riacquisire un ruolo
attivo, sentirmi utile, dimostare a me stesso che sono ancora
capace”. È uno dei desideri che
spesso viene espresso dai pazienti ricoverati al CCF. Da qui
la nascita del progetto sul reinserimento lavorativo che ha
l’obiettivo di delineare un percorso valutativo e riabilitativo
finalizzato al reinserimento socio - occupazionale dopo grave
cerebrolesione. “Il progetto è
nato nel 2008 con la creazione
di un gruppo di lavoro multidisciplinare che vede coinvolti
medico riabilitatore, neuropsicologo, terapista occupazionale ed assistente sociale e con la
creazione di una rete integrata
con il territorio - spiega Sabina
Cavatorta neurologa responsabile del progetto al CCF -. La
presa in carico può avvenire sia
in regime di degenza ordinaria
che di day hospital e i criteri
sono un’età compresa tra i 18 55 anni e punteggio LCF, Level
La partecipazione del CCF al progetto Fenice
Il CCF ha preso parte negli
anni scorsi al progetto Fenice
sponsorizzato
dalla
Regione
Emilia Romagna: un’iniziativa
che si è svolta in parallelo in 5
città con l’obiettivo di costituire
una rete integrata fra i vari servizi
territoriali preposti all’inserimento
al lavoro di persone con disabilità
e svantaggio sociale. Il CCF a
Parma ha collaborato con il servizio inserimento lavorativo di Fidenza
e Cesvip, ente di formazione di Parma. Tre pazienti hanno partecipato
a tirocini formativi remunerati con la prosecuzione allo stesso tempo
di un monitoraggio presso il Centro. Di questi tre, un paziente ha
interrotto il tirocinio per motivi personali, uno ha concluso il tirocinio
con successo ma non ha voluto proseguire, un terzo paziente è stato
assunto al termine del tirocinio aziendale. È stato inoltre condotto
un corso di formazione professionale durato tre mesi e dedicato a
informatica di base ed avviamento al lavoro (stesura curriculum, ricerca
lavoro, simulazione di colloqui) in cui sono stati coinvolti due pazienti.
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In cammino
of Cognitive Function, non inferiore a 6”. La valutazione prevede le seguenti fasi operative:
- presa in carico da parte del
medico referente, generalmente in collaborazione col fisioterapista del paziente, con anamnesi generale e valutazione
neuro funzionale;
- compilazione con il paziente
ed il care giver della scheda sociale che prevede l’approfondimento di informazioni di tipo
socio demografico (es. invalidità, amministratore di sostegno,
precedenti esperienze lavorative);
- esame neuropsicologico secondo il protocollo in uso presso il Centro, finalizzato a definire il profilo cognitivo, emotivo
e comportamentale del paziente con particolare riferimento al
livello intellettivo generale, di
adattamento ed integrazione,
al profilo neurocomportamentale, alle funzioni strumentali
verbali ed extra verbali, attenti-
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I primi risultati, ad oggi 29 i pazienti reclutati
Ad oggi al CCF sono stati reclutati 29 pazienti. Di questi: 5 sono
stati sottoposti all’intero protocollo ma non hanno avuto invio agli
organismi territoriali per vari motivi (scelta personale di attendere
ancora; risultati tali da controindicare la ripresa del lavoro e richiedere
un ulteriore periodo di riabilitazione intensiva; volontà di non perdere
la rendita derivante dall’invalidità civile); 17 sono stati sottoposti
alle verifiche strutturate, sulla cui base è stata redatta una relazione
funzionale inviata agli organismi territoriali competenti; 5 pazienti
sono stati reclutati nel progetto Fenice (vedi box a pagina 4) e hanno
partecipato a tirocini formativi remunerati o a formazione d’aula;
2 soggetti hanno ripreso il proprio lavoro con tempi e mansioni
ridotte rispetto all’epoca precedente l’evento lesivo ed un iniziale
affiancamento con follow up periodico condotto dal CCF.
gina), condiviso con paziente e
famigliari che vengono indirizzati verso la possibile tipologia
di reinserimento. “È una valutazione funzionale, vengono
fornite al paziente e ai famigliari indicazioni operative anche scritte circa i tempi e le modalità consigliati per la ripresa
dell’attività, fornendo la disponibilità a contatti diretti con il
datore di lavoro”, aggiunge
In cosa consiste la relazione clinica finale
Al termine del percorso riabilitativo mirato al reinserimento lavorativo
viene rilasciata una relazione clinica che riporta le indicazioni utili al
datore di lavoro. Informazioni che riguardano: i cenni anamnestici
che sintetizzano la storia del paziente fino alla dimissione ed il quadro
neurofunzionale che descrive eventuali disturbi e deficit residui, le
condizioni di autonomia e comportamentali; le informazioni sociodemografiche, ad esempio se coniugato, con figli, livello di sostegno
famigliare; profilo cognitivo-comportamentale, ad esempio incapacità
di porsi obiettivi, difficoltà di attenzione o di linguaggio; analisi
della domanda e delle aspettative occupazionali, con valutazione
del desiderio del rientro al lavoro e condizioni che lo consentono, ad
esempio supervisione di una persona; valutazione delle competenze
professionali di base, ad esempio precisione nell’esecuzione dei compiti
assegnati. Infine, vengono consigliate in linea generale le condizioni di
lavoro ideali. Si riporta un esempio: “In questa fase dell’evoluzione postlesionale e considerato il buon livello raggiunto sia dal punto di vista
cognitivo che neurosomatico, riteniamo indicato che il sig. xx si metta
alla prova nella propria attività lavorativa. Tuttavia, data la persistenza
di un quadro “disesecutivo”, consigliamo che questo avvenga in maniera
“protetta” ossia con mansioni e tempi concordati preliminarmente,
partendo da mansioni semplici con un periodico monitoraggio”.
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Focus
ve, mnesiche, esecutive;
- valutazione delle competenze
professionali di base da parte del terapista occupazionale
mediante il coinvolgimento
del paziente in prove pratiche
adattate ad uso interno sulla
base delle esperienze maturate
presso la Città del ragazzo di
Ferrara;
- se necessario ci si avvale della
collaborazione di altri specialisti e operatori: ad esempio
neuroftalmologo e ortottista se
presenti disturbi visivi, tecnico
ortopedico per eventuali ausilii. Il neuropsicologo è coinvolto nell’analisi della domanda e
delle aspettative occupazionali
e nel redigere il “Bilancio Competenze cognitivo comportamentali” secondo ICF (Classificazione Internazionale del
funzionamento, della disabilità
e della salute).
Al termine viene stilato dal medico referente un report conclusivo (vedi box in questa pa-
la Cavatorta. Parallelamente,
l’iter riabilitativo prosegue con
obiettivi commisurati alle criticità emerse dalle valutazioni
fatte ed in linea con la tipologia
di reinserimento identificata. è
previsto infine un follow up
a sei mesi - un anno condotto
dall’assistente sociale del Centro. “In letteratura, negli ultimi
trent’anni si registrano interessanti programmi di reinserimento lavorativo di soggetti
con Grave Cerebrolesione Acquisita sia in Italia sia all’estero, in Europa e negli Stati Uniti
- continua la neurologa - ma
restano ancora pochi i percorsi strutturati, non vi è sempre
continuità tra la fase di riabilitazione ospedaliera, intensiva
e/o post intensiva e l’effettivo avvio del reinserimento
- conclude - lo sforzo comune
dovrebbe essere quello di colmare il gap tra dimissione ed
effettivo reintegro, pensando
e programmando il rientro al
lavoro ancora in ambito riabilitativo ragionando in termini di
partecipazione alla vita reale
secondo la filosofia della Classificazione Internazionale del
funzionamento, della disabilità e della salute”.
In cammino
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Approfondimento
Presentati due casi emblematici al Congresso Nazionale della SIRN di Verona
Riabilitazione dei disturbi visivi da GCA
Chiari: “L’ importanza del trattamento del deficit è spesso trascurata”
Come affrontare i disturbi visivi nei casi di gravi cerebrolesioni acquisite. è questa una delle
problematiche che si affrontano
nei percorsi di cura dei pazienti
ricoverati presso il Centro Cardinal Ferrari. Nel recente congresso nazionale SIRN (Società
Italiana di Riabilitazione Neurologica) tenutosi a Verona, il
CCF ha presentato un poster
dedicato proprio ai disturbi
visivi dopo GCA. “Il recupero
della vista, che rappresenta il
più importante sistema sensoriale per l’uomo, è ovviamente
fondamentale, un deficit visivo
in un paziente con GCA può
comprometterne il recupero
motorio, funzionale e cognitivo” spiega Margherita Chiari
oculista del CCF.
Dottoressa Chiari, quali sono
le fasi riabilitative che coinvolgono i pazienti del CCF?
Presso il Centro vengono sottoposti a valutazione oculistica
tutti i pazienti con diplopia o
strabismo, anomalie del movimento palpebrale, fratture
dell’orbita o massiccio facciale,
Tastiera speciale ingrandita
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In cammino
Nella foto la d.ssa Margherita Chiari, oculista del Centro Cardinal Ferrari
lesioni cerebrali con coinvolgimento delle vie visive, emorragia subaracnoidea, Locked-in
syndrome. In caso di rilevamento di disturbi funzionali,
vengono messi in atto interventi terapeutici e/o riabilitativi
personalizzati.
In cosa consiste il percorso di
cura nei casi di disturbi visivi?
Il programma di recupero può
avere differenti scopi: eliminare
una fastidiosa diplopia, stabilire un canale di comunicazione
con il paziente attraverso l’uso
di tavole alfabetiche, sfruttare al meglio un residuo visivo
molto basso per restituire al paziente un’autonomia in ambito
familiare o permetterne il reinserimento lavorativo. Nonostante l’importanza della funzione visiva nel recupero delle
funzioni cognitive e motorie, la
riabilitazione dei deficit visivi
di natura centrale è ancora oggi
spesso trascurata.
è possibile il recupero in un
paziente affetto da GCA?
Con un costante addestramento è possibile fare prendere coscienza al paziente delle aree di
visione residua del campo visivo affinché le sfrutti al meglio
utilizzando i movimenti oculari. L’auspicio è che l’aspetto
visivo possa in futuro essere
sempre considerato nell’ambito di un programma riabilitativo multidisciplinare.
Cosa succede in pazienti con
gravi deficit visivi alla luce
delle attuali conoscenze scientifiche?
Studi scientifici hanno confermato che soggetti con perdita
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Due casi di riabilitazione visiva al CCF.
Si riportano di seguito due casi
di pazienti del CCF che hanno
seguito percorsi di riabilitazione di deficit visivo.
Caso 1: GT, maschio di 26 anni
con trauma encefalico e politrauma da incidente in moto.
TAC cerebrale: aree malaciche
temporo-occipitali mesiali bilaterali, LCF = 7. VOD 1/20, VOS
1/50 con fissazione eccentrica
e grave compromissione del
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Approfondimento
visiva centrale quando fissano
oggetti muovono la testa lateralmente, a destra o a sinistra,
per portare l’oggetto in questione il più vicino possibile ai
bordi dello scotoma dove la visione è migliore. Questa strategia è confermata dalla registrazione dei movimenti saccadici
(movimenti rapidi degli occhi).
Un’altra possibile strategia di
compenso in corso di deficit
visivo di natura centrale è la
costituzione di una via visiva
alternativa (nucleo genicolo-laterale e MT + V5 controlaterale,
connessione cortico-corticale
con MT + V5 bilaterale), come
documentato da studi con
RMN funzionale.
Esistono casi con buon recupero?
Si, nel poster scientifico presentato a Verona, citiamo due casi
in cui la riabilitazione visiva
è stata parte integrante di un
progetto riabilitativo multidisciplinare. Dal punto di vista
medico, riteniamo che il potenziamento delle saccadi sia verosimilmente più influente nel
percorso riabilitativo dei nostri
pazienti, che con un lavoro lungo e metodico hanno preso coscienza del loro scarso residuo
visivo e lo hanno sfruttato al
meglio.
Ambulatorio di oculistica al CCF
Addestramento in ambiente esterno
campo visivo non quantificabile con esami perimetrici strumentali.
Caso 2: SD, maschio di 41 anni
con esiti di folgorazione e secondaria cerebropatia anossica.
RMN cerebrale: in sede occipitale, in prossimità della scissura inter-emisferica presenza di
area a morfologia giriforme,
iperintensa in T2-FLAIR, LCF
= 8. VOO 1/60. Campo visivo: scotoma centrale bilaterale.
PEV da pattern reversal non
evocabili bilateralmente, presenza bilaterale della risposta
da flash, ma di ampiezza ridotta. In entrambi i casi la riabilitazione visiva è iniziata alla stabilizzazione del quadro clinico,
tenendo presenti le reali necessità individuali. Nel primo caso
(paziente non deambulante) si
è proceduto anche all’addestramento con carrozzina elettrica, prima in ambienti protetti
e successivamente all’esterno,
mentre nel secondo caso il paziente ha manifestato l’esigenza
di utilizzare strumenti informatici per occuparsi della gestione
contabile della sua attività lavorativa. I pazienti presentavano
uno scotoma centrale assoluto
che li rendeva incapaci di mantenere una fissazione centrale,
con conseguente gravissima
compromissione dell’acutezza
visiva e incapacità di lettura, di
percepire oggetti, forme, volti.
In entrambi i casi la riabilitazione è consistita di più fasi: esercizi di localizzazione di oggetti
con potenziamento dei movimenti saccadici; addestramento
all’uso del programma ingrandente con sintesi vocale zoom
text 9.1; addestramento alla
gestione delle risorse del computer tramite tastiera ingrandita Mod. Didakeys Helpicare;
utilizzo di programmi specifici
(Word, Excel). La durata del
trattamento è stata complessivamente di quattro anni nel
primo caso e diciotto mesi nel
secondo, con periodi di ricovero intervallati a mesi di esercizi
assegnati a domicilio. I risultati raggiunti sono stati positivi:
nel primo caso l’autonomia di
movimento con carrozzina e la
stesura di un’autobiografia col
pc; nel secondo caso, la possibilità di utilizzare il pc per gestire la contabilità dell’azienda
di famiglia con la supervisione
della moglie.
In cammino
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Progetti
Il CCF ha collaborato ad una tesi di laurea sulle imbarcazioni a vela per disabili
Un barca accessibile tutta da costruire
In futuro un laboratorio che coinvolgerà i pazienti nella progettazione
Nelle foto un paziente con l’unisci e un momento in compagnia in albergo
In alto prove in barca a vela, in basso sul Po con barca accessibile
Costruire una barca a vela accessibile. È uno dei progetti che
il CCF sta pensando di realizzare. A dare lo spunto, la collaborazione ad una tesi di laurea dal
titolo “Progettare una deriva
per disabili” di Annalisa Tomatis. La studentessa nell’ambito
del corso di Laurea Specialistica in Design Navale e Nautico
presso l’Università degli Studi
di Genova ha redatto infatti uno
studio sulla costruzione di una
barca accessibile coinvolgendo
il Centro Cardinal Ferrari per la
sua attività di Terapia Occupazionale. Il percorso della tesi è
in linea con l’esigenza di sviluppare nuove terapie riabilitative
che avvicinino persone colpite
da gravi traumi cranio - encefalici o cerebrolesioni acquisite ad
una vita più normale. Il Centro
Cardinal Ferrari ha già promosso e partecipato ad esperienze
legate alla navigazione accessibile, nell’ambito dei progetti di
terapia occupazionale. Fra queste, una giornata in barca a vela
nel porto accessibile di Savona
con accesso alle barche a vela
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In cammino
tramite sollevatore e una gita
sul Po con barca dotata di rampa e spazi adattati alle esigenze
dei disabili. “Due esperienze
positive che hanno unito due
aspetti importanti della Terapia
Occupazionale, ovvero la possibilità di vivere esperienze fuori
dalle mura protette del Centro
e la sperimentazione di nuove
opportunità - spiega Donatella
Saviola responsabile del Servizio di Terapia Occupazionale
del CCF - i percorsi che proponiamo sono vari, quello che
abbiamo chiamato azzurro ri-
guarda il nuoto e la vela, da qui
la collaborazione con Annalisa
Tomatis per progettare una barca a vela che potesse essere costruita in parte dai pazienti stessi per poi in futuro essere usata
per la riabilitazione in acqua”. Il
progetto consiste nell’allestire
un laboratorio dove si potranno compiere alcune fasi della
costruzione appoggiandosi ad
una figura esperta, che potrebbe
essere anche una falegnameria o
un piccolo cantiere. L’imbarcazione dovrà soddisfare le condizioni di sicurezza necessarie in
mare ed essere accessibile e costumizzabile a tutte le tipologie
di pazienti e disabilità. Dovrà
anche permettere all’operatore
di assistere il paziente durante
la navigazione. Nella collaborazione con la Tomatis il CCF ha
cercato di indicare alcune caratteristiche che deve avere un’imbarcazione accessibile, fino anche all’estetica che ha un ruolo
importante in quanto il paziente
desidera avere una barca come
gli altri.
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Corsi di nuoto nella piscina comunale
Si è concluso con successo il progetto. Sono stati coinvolti tredici pazienti
Si è concluso con successo il
progetto che ha portato tredici pazienti del CCF a nuotare
nella piscina comunale di Fontanellato. Un’iniziativa che ha
preso il via nel mese di giugno
per concludersi a fine agosto.
Per due volte a settimana i pazienti, cinque alla volta, si sono
recati a piedi presso la struttura a poco distanza dal Centro
per sperimentare il nuoto in
ambiente esterno. “L’esperienza in piscina scoperta serve
per verificare e migliorare l’autonomia, resistenza e qualità
del nuoto - spiegano Carolina
Malchiodi e Anna Spotti fisioterapiste del CCF referenti del
progetto - e per permettere ai
pazienti una presa di coscienza
delle loro possibilità ed un reale reinserimento sociale e sportivo - continuano - il ritrovarsi
in un ambiente non protetto ed
in una situazione nuova è un
modo per mettere alla prova
le capacità del paziente - continuano - alcuni ad esempio
hanno provato timore per l’acqua più profonda e più fredda
rispetto a quella della piscina
del CCF e per la maggiore lunghezza della vasca”. L’attività
si è svolta al mattino, per due
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Progetti
L’iniziativa rientra nei percorsi di idroterapia promossi all’interno della struttura
Gerardo Malangone
In alto un gruppo di pazienti nella piscina di Fontanellato, in basso la piscina del CCF
ore dalle 11 alle 13, in corsie
riservate con un numero massimo di 6 pazienti e due fisioterapisti e con addestramento
all’autonomia in spogliatoio e
nell’ingresso in acqua. “L’iniziativa si ripete per il secondo
anno - aggiungono le fisioterapiste - l’obiettivo è non solo
testare l’autonomia ma anche
l’acquisizione della sicurezza
necessaria che servirà quando
rientreranno a domicilio per
continuare e ripetere l’esperiena anche da soli - concludono
- all’avviamento al nuoto che
facciamo durante il ricovero al
CCF segue una presa di contat-
to con le società sportive nella
zona di residenza del paziente
in modo tale che possa continuare la pratica del nuoto, anche a livello agonistico, seguito
da allenatori specializzati, una
volta dimesso dal centro”. Un
passaggio intermedio, quindi,
che mira al reinserimento sociale post dimissione e che si integra con i percorsi già promossi
presso la piscina del CCF. La
struttura è infatti dotata di una
piscina, collocata al piano terra, con spogliatoi per uomini
e donne, attrezzature per i vari
tipi di esercizi. La temperatura
è di 32 gradi adatta ad un ambiente terapeutico, è di una misura sufficiente per consentire
ai pazienti di muoversi e nuotare, ed è dotata di sollevatore
per l’accesso. In acqua a seguire il paziente è sempre presente un fisioterapista. Il paziente
che ha accesso in piscina è infatti una persona per la quale
esiste un piano riabilitativo che
ha valutato i possibili benefici
derivanti dall’acqua.
In cammino
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Punti di vista
Il nuoto è uno degli sport che i pazienti sperimentano anche all’interno del Centro
Andrea racconta un’estate in piscina
Un’esperienza che è piaciuta anche come momento di socializzazione
Il Centro Cardinal Ferrari ha
una piccola piscina coperta
all’interno della quale tutti i pazienti possono prendere confidenza con l’acqua, fare kinesitarapia, imparare a nuotare con il
“nuovo” fisico oppure nuotare
per la prima volta. Tutto questo
è molto importante così come è
stato per me.
Con la bella stagione il Centro
dà la possibilità a chi lo desidera di andare a nuotare con gli
operatori nella piscina pubblica
di Fontanellato, questo oltre che
utile può essere molto bello soprattutto per i pazienti degenti,
in quanto sicuramente le cure
dei medici sono fondamentali
ma può essere ancora più importante lo spirito e la motivazione, ed anche quelle poche
ore in una piscina pubblica con
persone “normali” possono essere un piccolo spiraglio di normalità e, questo, ha un effetto
notevole sul morale perché è
una di quelle cose che danno la
Momenti di nuoto in piscina comunale a Fontanellato
voglia di tornare a nuotare in piscina in modo comune.
Questa esperienza può anche
essere vissuta come un’ulteriore
occasione di rapportarsi con gli
altri, oppure come un migliore
allenamento perché all’interno
di una piscina olimpionica.
Anche da paziente in day hospi-
tal, uscire per affrontare l’attività all’esterno della clinica, mi è
piaciuto molto e mi è sembrato
un ulteriore aiuto del Centro ad
affrontare la disabilità.
Lo consiglio a tutti i pazienti
indipendentemente dal tipo di
ricovero.
Andrea V.
Il torneo di ping pong, un grande divertimento in compagnia
“Sono un paziente del Centro
Cardinal Ferrari ricoverato al
secondo piano e fra le attività
comprese
nel
mio
orario
settimanale, ho partecipato al
torneo di ping pong.
La prima volta che ho giocato
ho vinto contro Stefania che poi
è stata dimessa, quindi la partita
è stata invalidata, tuttavia sono
contento perché questo è uno
sport che mi piace molto anche
se mi rendo conto di non essere
un bravo giocatore, sono un vero
10
In cammino
principiante, infatti già dalla
seconda partita ho perso contro
un forte avversario.
Inizialmente si monta il tavolo da
gioco, poi si scelgono i giocatori
che si devono sfidare a colpi di
racchetta cercando di mandare
la palla nella metà-campo
avversario senza toccare la rete, e
l’altro la deve respingere dopo un
solo rimbalzo.
In questa attività vedo che
i pazienti collaborano e si
divertono, tuttavia alcuni si
impegnano molto, altri meno,
forse a causa dei loro problemi
che li fa stancare presto oppure
perché si sentono in difficoltà in
quanto probabilmente non hanno
mai giocato.
Questa esperienza mi è piaciuta
molto e mi piacerebbe diventare
più bravo nel gioco, mi tiene
in movimento e per questo mi
appassiona stimolando i miei
riflessi.
Fabrizio G.
Settembre 2011
Consigli sul Cous Cous alle verdure
Dal Gruppo Cucina, una buona ricetta per le cene con gli amici
Ingredienti per il couscous: acqua
270 ml circa; burro; 2 noci; couscous
precotto 250 gr; olio extravergine di
oliva 2 cucchiai;sale 1 cucchiaino.
Per le verdure: 2 spicchi di aglio;
basilico (o prezzemolo) qualche foglia; carote 1 media; cipolle 1 media
o 1 cipollotto grande; melanzane 1
media; olio extravergine di oliva 5
cucchiai;peperoncino fresco piccante 1; pomodori ciliegino 8; sale quanto basta; zucchine 1 media.
Per la salsa: panna da cucina; curry,
scaldare leggermente la panna in
padella, in ultimo aggiungere il curry a piacere.
Preparazione
Mettete 270 ml di acqua in una pentola larga e capiente, portatela ad
ebollizione, poi versatevi un cucchiaino di sale, aggiungete il couscous a
pioggia, due cucchiai di olio, mescolate e poi spegnete il fuoco. Livellate
bene il couscous con un mestolo e lasciate riposare 2 minuti in modo che
la semola assorba l’acqua.Trascorso
il tempo necessario, aggiungete due
noci di burro, fate cuocere dolcemente per altri 2 minuti, poi spegnete il
fuoco e, servendovi di una forchet-
Punti di vista
I consigli dei “cuochi” sono raccolti in un ricettario con foto delle fasi di preparazione
Nella foto, uno dei pranzi organizzati nella cucina del CCF
ta, sgranate bene il couscous che lascerete da parte.Lavate, asciugate e
tagliate a tocchetti piuttosto piccoli
la melanzana (che salerete e porrete
in un colapasta per almeno 20 minuti a perdere la propria acqua), la
zucchina, la carota e i pomodorini.
Sbucciate l’aglio, tagliate a pezzettini
il peperoncino e poneteli a rosolare in
una padella capiente assieme a 5 cucchiai di olio. Unite il cipollotto tritato
e, mano a mano, le zucchine, le carote e le melanzane sgocciolate. Fate
stufare a fuoco dolce le verdure per
circa 10-15 minuti, fino a che saranno
leggermente cotte, ma non sfatte, poi
salate e spegnete il fuoco. Appena le
verdure saranno intiepidite, unitele al
couscous; aggiungete i pomodorini e
qualche foglia di basilico spezzettato
(o prezzemolo tritato). Servite il couscous alle verdure guarnendolo con
delle foglie di basilico o prezzemolo.
Novità musicali: il nuovo album dei Miura e due uscite di Caparezza e Fibra
“Salve ragazzi, sono sempre io Illorca. Spero abbiate fatto passi musicali
da gigante! A proposito, i Miura, il gruppo fondato da me e Diego Galeri
uscirà ad ottobre con il nuovo album. Auguro un in bocca al lupo!Iniziamo
coi consigli musicali. Che vi piaccia o meno il rap nostrano, vi segnalo due
nuove uscite: “Il sogno eretico” di Caparezza e “Controcultura” di Fabri
Fibra con le loro rime taglienti ed un linguaggio a dir poco originale. Tra
gli eventi ai quali ho partecipato in veste di ascoltatore fanatico vi voglio
segnalare l’esibizione bresciana dell’immarcescibile Sting in piazza
Loggia a Brescia: un successo preannunciato. L’occasione più ghiotta per
me è però il 14 settembre è il concerto che George Michael (ex leader dei disciolti Wham) terrà all’Arena di Verona
di cui parleremo. Alla prossima!
Rubrica a cura di Carlo Alberto Pellegrini Illorca, nella foto con Diego Galeri
Settembre 2011
In cammino
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News
Lo spettacolo teatrale dei pazienti sarà proiettato al termine della sessione mattutina
I Malati immaginari diventano un video
Le esperienze di Terapia Occupazionale in un convegno nelle Marche
Nelle foto un paziente con l’unisci e un momento in compagnia in albergo
Lo spettacolo “I Malati immaginari” verrà presentato nelle
Marche in un convegno a Porto
Potenza Picena che si terrà il 28
ottobre presso l’Istituto di Riabilitazione Santo Stefano. Dopo
il convegno tenutosi a Fontanellato sulla Terapia Occupazio-
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nale, un nuovo appuntamento
ora nelle Marche per discutere delle esperienze di Terapia
Occupazionale nei vari centri
riabilitativi italiani. A partecipare esperti che metteranno a
confronto i risultati delle attività e presenteranno i progetti in
corso. Fisioterapisti, neurologi,
fisiatri, terapisti occupazionali,
neurologi e figure di riferimento all’interno dei vari percorsi
strutturati. Lo spettacolo teatrale “I Malati immaginari” messo in scena presso il Teatro di
Fontanellato nel maggio scorso
all’interno del convegno sulla
Terapia Occupazionale verrà
proiettato al termine della sessione mattutina. Lo spettacolo
teatrale ha visto la partecipazione dei pazienti guidati da Matteo Corati in collaborazione con
gli attori dell’associazione “Progetti & Teatro” di Parma e rientra nelle attività promosse dal
Servizio di TO del Centro Cardinal Ferrari. Il programma del
convegno è visibile e scaricabile
online sul sito www.sstefano.it.
Torneo di ping pong
Convegno Simfer
In cammino online
Prosegue anche quest’anno
l’iniziativa del torneo di ping
pong. Sedici i pazienti coinvolti
in una gara a 4 gironi. Il torneo
nasce come progetto, elaborato
nel 2006 nell’ambito dei percorsi
di TO, che ha puntato sullo
sport come attività di aiuto alla
ripresa delle proprie capacità
funzionali fisiche e cognitive.
Si terrà a Reggio Calabria il
XXXIX Congresso Nazionale
della Simfer dal titolo “La
Medicina Riabilitativa: dalla
presa in carico al reinserimento
della persona”. Il convegno si
terrà dal 16 al 19 ottobre 2011.
Per maggiori informazioni
consultare il sito della Simfer
www.simfer.it.
In cammino è scaricabile
online
dal
sito
www.
centrocardinalferrari.it. Il sito
del Centro è stato recentemente
rinnovato, l’houseorgan si trova
nella sezione “Media ed eventi”.
Chi preferisse ricevere la rivista
via mail anzichè via posta,
può scrivere a ufficiostampa@
centrocardinalferrari-it
In cammino
Settembre 2011
Gli ausili utili nelle attività quotidiane
Tastiere speciali, pinze prensili,infilacalze. Ecco cosa offre il mercato
La disabilità è una questione
quotidiana. A volte compiere
semplici gesti, come tagliarsi la
barba o mettere le scarpe, può
rivelarsi un’impresa difficile.
Esiste una categoria di ausili,
considerati “minori” in quanto non servono ad assistere le
principali funzioni di mobilità e postura, ma che risolvono
“piccoli-grandi” problemi della
vita di ogni giorno. Sono generalmente a “bassa tecnologia”,
ma specificatamente progettati per assistere l’individuo nei
percorsi di terapia occupazionale oppure in generale nello svolgimento delle attività
quotidiane. Possiamo dividerli
in “sottocategorie” in funzione delle aree di attività che si
prefiggono di aiutare. Tra i più
diffusi vi sono quelli per le funzioni di nutrizione (mangiare e bere). Esistono piatti con
bordo rialzato per aiutare chi
con un solo arto faccia fatica a
raccogliere il cibo, forchette e
cucchiai orientabili per agevolare il gesto del portare il cibo
alla bocca, coltelli “ergonomici” che richiedono una forza e
un’abilità molto minore che un
utensile “standard”. I bicchieri
possono avere una zona tagliata nella quale si inserisce il naso
e che consente una flessione
maggiore dove il capo non lo
consenta. Oppure presentano
beccucci che vengono posti tra
le labbra. Per la preparazione
dei cibi esistono particolari taglieri multifunzione con morsetti che permettono di serrare
vasetti, fette di pane o altri oggetti usualmente utilizzati nelle operazioni in cucina. Alcuni
Settembre 2011
Gerardo Malangone
prodotti molto diffusi aiutano
la operazioni del vestirsi: infilacalze, infila bottoni, calzascarpe
allungati, strip per scarpe che
sostituiscono i laccetti.
Altri agevolano nelle operazioni
di igiene personale: ad esempio
spugne e pettini a manico lungo che permettono di raggiungere con più facilità le parti del
corpo da detergere o pettinare
anche a coloro che presentano
difficoltà nella flesso estensione
del gomito o nelle torsioni della
spalla.Un vasto numero di altri
ausili consente di avere suppor-
to nelle numerose altre attività
quotidiane e nel tempo libero:
ingrossa penne/matite (nella
foto in basso); pinze prensili
lunghe più di 70 cm (una sorta di arto allungato); portacarte
per il gioco laddove sia difficile
sorreggere con una mano un
certo numero di carte (si deve
considerare che nell’operazione è richiesta una manualità
fine); ausili per il giardinaggio;
ausili per la lettura nel letto; ausili per sollevarsi ed uscire dal
letto e così via. Una menzione
va fatta ad alcuni ausili che aiutano nell’utilizzo del Personal
Computer, sempre più utilizzato per fini di lavoro o di svago.
Esistono appoggi ergonomici
per l’avambraccio o mouse dalla forma più “comoda”. Anche le tastiere speciali possono
presentare requisiti (tasti più
grandi o distanziati) o accessori
(scudi di protezione per impedire le digitazioni involontarie)
che le rendono più fruibili ad
un’utenza con esigenze specifiche.
In cammino
Ausilioteca
Dalla preparazione dei cibi al vestirsi, sono tante le soluzioni che aiutano i disabili
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Il medico risponde
Nei pazienti molto gravi l’apertura spontanea degli occhi è un segnale positivo
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Passare dal coma allo stato vegetativo
Importante il passaggio in un centro specializzato per casi complessi
La rubrica Il medico risponde
è anche online, sul sito www.
centrocardinalferrari.it. Per rivolgere domande agli esperti
scrivere a ilmedicorisponde@
sstefano.it. Sul sito si trovano
elencate le domande più frequenti in tema di gravi cerebrolesioni acquisite.
Domanda
“Mio padre è nato nel 1940 e non
è mai andato in ospedale. Venti
giorni fa ha subito la rottura di
un aneurisma cerebrale all’arteria
comunicante anteriore ed è stato
subito embolizzato; in seguito gli
è stato messo un catetere cerebrale esterno per favorire il drenaggio del liquor. Ci hanno detto da
subito che la sua emorragia subaracnoidea è stata molto estesa
e che quindi la prognosi sarebbe
rimasta riservatissima. è entrato
in uno stato di coma classificato GLASGOW 4 perchè l’unica
risposta, dopo 3-4 giorni, è stata quella al dolore con un movimento interno degli avambracci
che i medici hanno indicato come
sintomo di sofferenza cerebrale
(dicevano che decerebrava) abbastanza negativo. La sua pressione
ha cominciato a ballare passando
nel giro di pochi minuti da 25/50
a 90/200 e viceversa; tutto accompagnato da febbre alta forse causata da un’infezione provocata
dal respiratore. Oggi il medico ci
ha detto che la situazione rimane
molto grave ed il suo stato di coma
non è cambiato nè tanto meno la
febbre e gli sbalzi di pressione.
Hanno aggiunto che la sua complicazione è stata l’idrocefalo, che
tutti i ventricoli sono stati invasi
In cammino
dal sangue e devono continuare a
drenare il liquor. Io però ho notato che appena “superficializza”
tiene gli occhi aperti e quando gli
parlo o gli accarezzo le mani la
sua pressione sale repentinamente, tanto che sono costretti ad aumentare la sedazione. Nonostante
questo però i medici continuano
a dire che sono tutti movimenti
involontari e continuano a definirli sintomi negativi; quindi di
fatto continuano a tenerlo sedato
e intubato; stanno cominciando a
parlare di tracheotomìa. Per fortuna il cuore e i reni vanno bene,
mentre la situazione polmonare
sembra più complicata perchè
pare che non scambi ossigeno. La
domanda che le rivolgiamo è se sia
possibile fare qualcosa.
Possibile che l’apertura degli occhi non sia un sintomo positivo?
Può essere saggio trasferirlo in
una struttura specializzata per
aiutarlo a riprendersi o siamo costretti solo ad aspettare?”.
Risposta
“Ho letto le notizie sullo stato di salute di suo padre. Nei
limiti legati al fatto di non disporre di una relazione clinica
o della visione diretta del paziente, le posso dire che sicuramente non si tratta di “aspettare passivamente” ma di fare
un gran lavoro che, in questa
fase, deve essere prevalentemente nelle mani del rianimatore (ad esempio il confezionamento della tracheotomia, il
superamento delle condizioni
infettive, il superamento della instabilità neurovegetativa
e lo svezzamento progressivo
dalla ventilazione meccanica)
e del neurochirurgo (ad esempio per decidere se e come
trattare l’idrocefalo, ovvero se
posizionare una derivazione
dal ventricolo-periotoneale).
Come lei stessa ipotizza l’avvenuta apertura spontanea degli occhi è un segnale positivo
e permette di dire che il paziente sta passando dalla fase
iniziale di coma a uno stato
vegetativo, condizione neurologica sempre molto grave ma,
ad esempio, compatibile con
la sopravvivenza a lungo termine. Sicuramente qualora si
raggiunga una definizione dei
problemi più acuti e una maggiore stabilità clinica diverrà
essenziale offrirgli un passaggio in un centro riabilitativo
attrezzato anche per pazienti
complessi come purtroppo
sembra essere suo padre, per
non lasciare nulla di intentato
e verificare le residue possibilità di recupero funzionale”.
Antonio De Tanti, direttore
medico scientifico del CCF
Settembre 2011
Santo Stefano Riabilitazione opera nella riabilitazione attraverso strutture operative di degenza e
ambulatoriali diffuse sul territorio nazionale, organizzate in base ai bisogni riabilitativi e assistenziali dei pazienti.
•
Centri di Riabilitazione
Istituto di Riabilitazione S.Stefano - Porto Potenza Picena (MC)
Villa Adria - Ancona (AN)
Centro di Macerata Feltria - c/o Ospedale C. Belli - Macerata Feltria (PU)
Centro di Cagli - c/o Ospedale Civile A. Celli - Cagli (PU)
Centro di Ascoli Piceno - c/o Casa di Cura San Giuseppe - Ascoli Piceno (AP)
Villa San Giuseppe - Anzano del Parco (CO)
Ospedale San Pancrazio - Arco di Trento (TN)
Centro Cardinal Ferrari - Fontanellato (PR)
• Residenze Sanitarie e Riabilitative
Abitare il Tempo - Loreto (AN)
Casa Argento - Fossombrone (PU)
Residenza Dorica - Ancona (AN)
Casa di Cura Villa Pini - Civitanova Marche (MC)
Le foto del 19 marzo
L’attività è svolta nei :
La casa di curra è dotata anche di 105 posti letto ospedalieri per acuti
• Rete di Centri Ambulatoriali
diffusi sul territorio della regione Marche
Persone per servire Persone
Santo Stefano Riabilitazione opera da anni per dare risposte riabilitative altamente specializzate, appropriate e complete alle persone con disabilità e
alle loro famiglie. Abbiamo scelto un approccio terapeutico multidisciplinare che garantisce la realizzazione di un progetto riabilitativo personalizzato,
in considerazione del quadro clinico delle esigenze del singolo. Il nostro lavoro è improntato alle più recenti acquisizioni scientifiche, tecnologiche ed
organizzative. L’obiettivo: la massima riduzione possibile della disabilità e la valorizzazione delle abilità residue nel rispetto della dignità della persona.
Istituto di Riabilitazione S.Stefano s.r.l. - via Aprutina, 194 - 62018 Porto Potenza Picena (MC) - Tel. 07336891- Fax 0733688958 e-mail: [email protected] - www.sstefano.it
In Cammino
Bimestrale del Centro Cardinal Ferrari
Anno IV - N. 4 novembre 2010
Autorizzazione del Tribunale di Parma n.
10/2007 del 04/09/2007. Spedizione A.P. –70%
aut. N° 070085 del 09/10/2007 DCB Parma
Editore: Centro Cardinal Ferrari srl
via IV Novembre 21 - 43012 Fontanellato (PR)
Direttore Responsabile: Simona Lombardi
Coordinamento editoriale:
Rosaria Frisina
Settembre
Luglio
2011
2011
Redazione: Antonio De Tanti, Donatella
Saviola, Sabina Cavatorta, Chiara Bertolino,
Iolanda Antonelli, Monica Beghetti,
Rita Comberiati, Stefano Pintelli, Nadia Maradini,
Monica Pizzaferri, Gerardo Malangone,
Stefano Gabelli.
Contatti: tel. 0521.820211
email: [email protected]
Stampa: Tipografia Stamperia Scrl, Parma
Tiratura: 2.800 copie
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