N.43 data editoriale 26 novembre 2015
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N.43 data editoriale 26 novembre 2015
Settimanale Nuova serie - Anno XXXIX - N. 43 - 26 novembre 2015 Fondato il 15 dicembre 1969 Comunicato dell’Ufficio politico del PMLI Perché gli attacchi terroristici a Parigi E’ la barbarie dell’imperialismo che genera barbarie PAG. 2 Respingere l’appello di Renzi all’unitA’ imperialista contro lo Stato islamico Lo accolgono invece i riformisti di SEL-Sinistra italiana, che plaudono al “ruolo dell’Italia nella coalizione anti Daesh” La guerrafondaia Pinotti: “Bombardare non è un tabù” No alle misure liberticide “antiterrorismo” L’allerta 2 rende possibile l’impiego dei corpi speciali delle Forze armate PAG. 2 PAG. 3 Barbarie imperialista Da Obama a Hollande, a Putin e Renzi Unanime la voce dei governanti imperialisti contro lo Stato islamico Compresa la voce del papa Via libera degli Usa a una richiesta di Berlusconi di quattro anni fa Renzi arma due droni per renderli “combattivi” PAG. 6 PAG. 6 La Francia bombarda la capitale dello Stato islamico I caccia di Hollande guidati dall’intelligence di Obama PAG. 5 Testo integrale del comunicato dello Stato islamico “Abbiamo bersagliato Parigi perche’ ha colpito i musulmani nella terra del Califfato con i loro aerei da guerra” PAG. 4 Con atteggiamento imperiale e un’atmosfera iper-nazionalista e militarista Hollande: la Francia è in guerra. Distruggeremo l’Is. L’Ue intervenga con noi Il presidente della Repubblica francese chiede al parlamento di estendere per 3 mesi lo stato d’emergenza e di modificare la Costituzione per dare maggior potere al capo dello Stato. Sarà tolta la cittadinanza ai condannati per terrorismo e saranno espulsi gli stranieri ritenuti pericolosi per la sicurezza Discorso di Angelo Urgo, a nome del Comitato lombardo del PMLI, alla celebrazione del 98° della Grande rivoluzione socialista d’Ottobre svoltasi a Milano il 7 Novembre 2015 PAG. 5 Relazione di Antonio Leparulo alla riunione dei marxisti-leninisti della provincia di Modena Radichiamo e La via dell’Ottobre per la conquista dell’Italia unita, rossa e socialista non sviluppiamo il PMLI a puO’ prescindere da una Modena e provincia giusta linea antimperialista PAG. 13 PAGG. 10-12 Comunicato della Commissione giovani centrale del PMLI Angelo Urgo, a nome del Comitato lombardo del PMLI, pronuncia il discorso introduttivo alla celebrazione del 98° della Grande rivoluzione socialista d’Ottobre svoltasi a Milano il 7 Novembre 2015 Banchino di propaganda del 13 novembre Viva le proteste La viva e costante presenza degli studenti! in piazza del PMLI circondata dall’interesse dei modenesi No alla Registrate forti adesioni delle masse. Nuovamente repressione! PAG. 14 a ruba “Il Bolscevico”, sostenuto con libere sottoscrizioni. Critiche a Renzi PAG. 15 2 il bolscevico / attentati a Parigi e lotta all’imperialismo N. 43 - 26 novembre 2015 Comunicato dell’Ufficio politico del PMLI Perché gli attacchi terroristici a Parigi E’ la barbarie dell’imperialismo che genera barbarie I marxisti-leninisti italiani si stringono solidali ai familiari delle vittime incolpevoli degli attentati terroristici a Parigi. Questi attentati, non condivisibili ma comprensibili, sono la diretta conseguenza della criminale guerra che la santa alleanza imperialista, della quale fa parte la Francia di Hollande, conduce contro lo Stato islamico. Ed è facilmente prevedibile che essi continueranno e investiranno tutti i paesi della suddetta coalizione. Per evitarli l’unica strada è quella di cessare la guerra allo Stato islamico. I popoli non hanno alcun motivo per appoggiare questa guerra che fa unicamente gli interessi degli impe- rialisti, cioè del capitalismo e delle classi dominanti borghesi, che per sostenere le loro economie e “spazi vitali” usano le armi per sottomettere i popoli che si ribellano al loro dominio e per depredare le ricchezze, soprattutto il petrolio e le materie prime, dei loro paesi. Attualmente è il Medio Oriente, in particolare la Siria, l’Iraq e la Libia, che fa gola all’imperialismo americano, europeo e russo. Nonostante essi siano in contraddizione e in lotta per l’egemonia in quella regione, ora sono uniti per combattere lo Stato islamico, che rappresenta il maggiore ostacolo per i loro piani di dominio nel Me- dio Oriente. Gli amanti della pace, della libertà e dell’autodeterminazione dei popoli, dell’indipendenza e della sovranità dei paesi, non possono quindi stare dalla parte degli aggressori imperialisti, ma da quella dello Stato islamico aggredito. Il PMLI, nonostante non condivida assolutamente la sua ideologia, cultura, tattica, strategia e tutti i suoi metodi di lotta, azioni e obiettivi, non può non appoggiarlo nella sua lotta contro gli imperialisti. Perché è interesse comune liberare il mondo dall’imperialismo, che è la causa delle guerre, dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo, dell’esistenza delle classi, delle ingiu- stizie sociali, della fame, della disoccupazione, della disparità territoriale e dei sessi, del fascismo, del razzismo, dell’omofobia, dell’emigrazione. È la barbarie dell’imperialismo che genera barbarie. Non esiste un imperialismo buono, quello russo o cinese, e un imperialismo cattivo, quello americano o europeo. Tutti gli imperialismi sono cattivi e nemici dell’umanità. Lottano tra di loro per il dominio sul globo anche a costo di scatenare una guerra mondiale. Devono essere fermati. Il contributo più grande che il popolo italiano possa dare a questa lotta antimperialista universale è quello di opporsi a ogni atto in- terventista e guerrafondaio del governo imperialista del nuovo duce Renzi. Esso è presente in armi in Iraq e Afghanistan, ed è pronto a bombardare con i Tornado e i Droni lo Stato islamico nel territorio che questo ha strappato all’Iraq. Aspetta solo di avere la contropartita a cui tiene tanto, quella della guida della missione militare in Libia. Il popolo italiano deve rifiutarsi di diventare carne da cannone per l’impe__________ rialismo italiano e, nel caso in cui l’Italia partecipasse a una eventuale guerra mondiale imperialista, deve sollevarsi anche in armi, se occorre, per impedirla. Questo governo è una iattura per la sua politica interna ed estera, bisogna cacciarlo. L’Ufficio politico del PMLI 14 novembre 2015, ore 9,04 L’unica voce esistente in Italia fuori dal coro guerrafondaio contro l’IS è il PMLI. Ecco perché non deve essere conosciuta dal popolo italiano. È quanto hanno deciso gli editori e direttori dei media e i loro referenti politici della destra e della “sinistra” borghese, che hanno totalmente ignorato il comunicato dell’Ufficio politico del PMLI sui fatti di Parigi. No alle misure liberticide “antiterrorismo” L’allerta 2 rende possibile l’impiego dei corpi speciali delle Forze armate I sostenitori della guerra imperialista e della repressione che siedono nel governo Renzi, hanno colto al balzo la palla degli attentati di Parigi per imporre alle masse popolari italiane una serie di misure di stampo fascista passate per “antiterrorismo”. La mattina di sabato 14 novembre, il Comitato per l’ordine pubblico e la sicurezza, presieduto da Renzi, si è riunito al Viminale, alla presenza del ministro Alfano e dei vertici delle “forze dell’ordine”. Il risultato della riunione stabilisce che il territorio italiano venga considerato in stato di “Allerta2”: la fase che precede la mobilitazione militare prevista per un attacco in corso. In sostanza Renzi ha imposto agli italiani le prove generali di guerra. Il governo ha chiesto ai prefetti di convocare i comitati provinciali per l’ordine e la sicurezza al fine di avere in “pochissime ore un report” di analisi su tutto ciò che avviene sul territorio italiano al fine di avere un “controllo” militare capillare del territorio. Se ne deduce che in questa mobilitazione preguerra tutto ciò che riguarda riunioni di massa, manifestazioni, appuntamenti politici e religiosi passerà ancora di più al vaglio e alla censura nelle forme e nei contenuti. L’allerta permette l’entrata in azione dei corpi speciali militari dei Gis e dei Nocs, “in assetto operativo”, contro chi e che cosa non viene meglio specificato, che si divideranno le eventuali emergenze con i militari del Col Moschin (parà) e e Comsubin (incursori). In particolar modo preoccupa la militarizzazione della Capitale che, col pretesto di un presunto attacco al Giubileo cattolico, viene soffocata in una morsa militare che ha precedenti solo nel ventennio mussoliniano. Settecento militari in più annuncia Alfano sono già schierati a Roma. Entro novembre vi saranno trasferiti altri 640 poliziotti, 388 carabinieri e 169 finanzieri, Il prefetto di Roma in una sorta di ufficio da super poteri di Polizia “curerà il raccordo operativo tra le amministrazioni dello Stato interessate e gli enti territoriali” applicando sul territorio direttamente le indicazioni del governo non soltanto in merito di Sicurezza, ma entrando con decisioni insindacabili nei settori di gestione civile come Sanità, Trasporti e mobilità, Telecomunicazioni, Servizi essenziali e servizi tecnici di urgenza, Volontariato di protezione civile, Comunicazione, finora gestiti dalle istituzioni borghesi elettive. I prefetti, col pretesto dell’Allerta2, diventano un ulteriore strumento per scardinare le competenze delle istituzioni elettive e per conseguire la politica di accentramento e rafforzamento del potere dell’esecutivo, proprio come al tempo del fascismo. I prefetti dovranno aggiornare il numero degli “obiettivi sensibili”, il che significa maggiore militarizzazione delle zone “a rischio”, intensificazione dell’”attività informativa”, incremento della presenza di militari, polizia in divisa e in borghese per strada, aumento delle “zone rosse”, recinzioni ecc. Non soltanto Roma, ma anche altre grandi città e piazze da Milano a Torino, Venezia, Napoli subiranno un’ulteriore militarizzazione con l’assegnazione di altre unità alle questure di Ancona, Foggia, Padova e Perugia dove si trovano importanti luoghi di culto. La stretta riguarda anche la mobilità interna e da e per l’estero. Come in tempo di guerra, si prevede la blindatura delle frontiere. È quasi certo, poi, che verrà autorizzata anche in Italia l’acquisizione dei dati dei passeggeri del trasporto aereo. Probabilmente entrerà in vigore il Pnr, cioè il codice di registrazione per chi prende l’aereo, che fornisce informazioni riservate sui passeggeri, ma i controlli, ha minacciato Alfano, riguarderanno strade, ferrovie, porti, aeroporti. Si procederà all’identificazione di coloro che viaggiano in treno, sia attraverso l’analisi dei biglietti acquistati via internet o con carte di credito, ma anche con la richiesta dei documenti nelle stazioni e sui convogli, sulle navi, nei porti. In sostanza un progetto di identificazione e schedatura di massa dei viaggiatori. Ma è sulla parte “più debole” e indifesa della società che si concentra il controllo fascista e la repressione. Un intero capitolo riguarda le procedure xenofobiche del controllo dello “straniero”, considerato dal governo alla stregua di un terrorista, di un nemico interno da monitorare. “Sul tema dell’immigrazione - ammette Alfano - sarebbe controintuitivo escludere che ci possano essere delle infiltrazioni. Non abbiamo mai confuso chi spara, che è un assassino, con chi prega, che va difeso se non è colluso. Gli islamici italiani devono sapere che il nostro è un grande Paese che riconosce la libertà di culto che difendiamo. Ma chi sbaglia viene espulso o arrestato”, ha ribadito Alfano, che suona come un messaggio minaccioso aggressivo e minaccioso che pretende, pur dichiarando la discriminante tra chi prega e chi spara, di fare di tutta l’erba un fascio. Ma nel pensiero di Alfano nella caccia al nemico già chi prega, chi esprime un dubbio sul pensiero dominante borghese, chi dice “NO” alla politica imperialista italiana ed europea può diventare un “colluso”. Si intende ovviamente che se si cerca il colluso tutti sono potenziali collusi e le moschee italiane saranno sottoposte ad una vigilanza poliziesca finora mai vista, che possono arrivare a perquisizioni a tappeto. L’atteggiamento qui è da bonifica dei luoghi di culto dei musulmani, dove sarebbe ritenuto maggiore il rischio di proselitismo dell’IS. I provvedimenti per allontanare dall’Italia i sospetti, attenzione che qui si parla di semplici “sospetti” non dovranno più avere una motivazione collegata a un pericolo imminente o a una minaccia concreta. Le autorità di Polizia possono decidere insindacabilmente di espellere sulla base di un semplice indizio, un contatto internet, una parola detta al telefono un profugo o un immigrato. E coloro che ancora sono imbrigliati dall’idea reazionaria di sentirsi tanto più al sicuro quanto più vengono oppressi e tormentati gli stranieri, specie se di religione musulmana, dovranno comprendere che la restrizione delle garanzie e dei diritti sarà un problema generalizzato. Chiunque sulla base di una parola, di una posizione diversa da quella del governo, sulla base dell’espressione di un dubbio sulla politica estera del governo Renzi potrà essere preso di mira dallo Stato fascista in guerra. Il giro di vite a destra prevede anche la bonifica del rischio di proselitismo nelle carceri italiane da parte dell’IS. Per questo il governo ha disposto una intensificazione del monitoraggio e delle norme di vigilanza all’interno delle prigioni con l’ausilio della Polizia Penitenziaria. Sulla base di un censimento della popolazione carceraria sospetta, la polizia verificherà i legami creati, le uscite di chi è stato liberato dopo aver scontato la pena, i suoi legami in Italia e nel Paese d’origine. Ci possiamo solo immaginare a quale regime di restrizioni, a quali soprusi, a quali interrogatori possano essere sottoposti i carcerati di religione musulmana solo sulla base di semplici sospetti di collusione. Renzi fa “appello alla responsabilità di tutti noi per come ci poniamo di fronte a questa nuova sfida che durerà anni”. Significa che misure del genere non sono temporanee, ma strutturali un vero e proprio stato di guerra. Dobbiamo rifiutarle. I popoli non hanno alcun motivo per appoggiare questa guerra che fa unicamente gli interessi degli imperialisti, cioè del capitalismo e delle classi dominanti borghesi, che per sostenere le loro economie e “spazi vitali” usano le armi per sottomettere i popoli che si ribellano al loro dominio e per depredare le ricchezze, soprattutto il petrolio e le materie prime, dei loro paesi. Attualmente è il Medio Orien- te, in particolare la Siria, l’Iraq e la Libia, che fa gola all’imperialismo americano, europeo e russo. Noi ribadiamo, come più volte abbiamo fatto, che la militarizzazione del Paese non produce sicurezza, ma aumenta l’insicurezza e l’arbitrio. Le masse popolari italiane non saranno più sicure, ma solo più oppresse ed esposte a rischi, non soltanto quelli di un’eventuale guerra e di un attacco terroristico, ma quelli dell’uso al di fuori di ogni regola ed in regime di straordinarietà di misure di repressione e controllo. Le masse popolari italiane saranno più sicure solo quando verranno eliminate le cause del conflitto in atto che risiedono nella criminale guerra che la santa alleanza imperialista, della quale fa parte l’Italia di Renzi, conduce contro lo Stato islamico. Per evitare gli attentati l’unica strada è quella di cessare la guerra allo Stato islamico. Dobbiamo rifiutare e rispedire al mittente la propaganda bellicista da stato di emergenza, perché la verità è che quella in cui Renzi vuole trascinarci legati come salami non è la nostra guerra. Questa è la guerra degli imperialisti alla quale dobbiamo sottrarci. Dobbiamo dire “NO”, mille volte “NO” a questo tentativo di Renzi di farci accettare ideologicamente questa guerra attraverso il ricatto del terrore. Questo genera solo terrore e barbarie. Lo stato di Allerta2 va rispedito al mittente come atto guerrafondaio contro le stesse masse popolari italiane e questo governo che è una iattura per la sua politica interna ed estera, va cacciato senza più tergiversare. N. 43 - 26 novembre 2015 attentati a Parigi e lotta all’imperialismo / il bolscevico 3 Respingere l’appello di Renzi all’unità imperialista contro lo Stato islamico Lo accolgono invece i riformisti di SEL-Sinistra italiana, che plaudono al “ruolo dell’Italia nella coalizione anti Daesh” La guerrafondaia Pinotti: “Bombardare non è un tabù” “Chiedo a tutte le forze politiche di avere il massimo della responsabilità. Questo è il tempo in cui bisogna stare uniti”, ha detto subito dopo gli attentati di Parigi il presidente del Consiglio Renzi, rivolgendo ai partiti e al Paese un appello all’unità intorno al governo nella guerra al “terrorismo”. Un appello che ha ufficializzato in maniera istituzionale poche ore dopo nella riunione da lui convocata a Palazzo Chigi con i capi di tutti i gruppi parlamentari di Camera e Senato, alla presenza dei ministri dell’Interno, Angelino Alfano, degli Esteri, Paolo Gentiloni, e della Difesa, Roberta Pinotti, del direttore dei servizi segreti, Mussolo, e dei sottosegretari De Vincenti e Minniti. “Faccio appello alla responsabilità di tutti noi, su come ci poniamo di fronte a questa nuova sfida che durerà anni. L’opinione pubblica è scossa e deve sentire l’Italia unita. Siamo un Paese forte che ha sconfitto terrorismo interno e stragi di mafia. Vinceremo anche questa sfida”, ha detto il nuovo duce rivolto soprattutto ai rappresentanti dell’opposizione parlamentare. E per dare più solennità al suo appello patriottardo, ha sottolineato che “compito di chi governa è quello di dire con chiarezza agli italiani che non abbiamo minacce circostanziate ma l’attacco di Parigi è un cambio di passo della minaccia terroristica in Occidente”. Infine ha annunciato che nella legge di Stabilità saranno stanziate risorse aggiuntive per la sicurezza, dicendosi aperto anche ad altre richieste parlamentari. Al di là di certe distinzioni di tono propagandistico fatte da Lega e Forza Italia, dalle dichiarazioni finali emerge che nel suo complesso questo vertice, alquanto irrituale e dallo svolgimento semisegreto, ha accolto favorevolmente e ha fatto proprio l’appello all’unità di Renzi. Il capogruppo PD alla Camera, Ettore Rosato, ha parlato infatti di una “riunione propositiva”, aggiungendo che “le preoccupazioni sono analoghe in tutte le forze politiche. C’è una sensibilità comune”. Sulla stessa lunghezza d’onda, se non addirittura ancor più esplicito, il giudizio di Arturo Scotto, rappresentante del nuovo gruppo parlamentare SEL-SI, formato dal partito di Vendola e dai transfughi piddini di Sinistra Italiana, che ha definito “molto utile” l’incontro, perché, ha spiegato, c’è stata “una riflessione unitaria tra le forze politiche: ora è il momento della responsabilità, occorre evitare strumentalizzazioni come quelle che sono apparse nel corso delle ultime ore a partire da alcune frasi che sanno di sciacallaggio”. Disponibilità ad accogliere l’appello di Renzi è stata manifestata anche dal Movimento 5 Stelle, che con il suo capogruppo Giorgio Sorial ha chiesto anzi che “vengano ripristinati sin da subito i tagli che il governo ha fatto al comparto della sicurezza e alle forze dell’ordine perché è chiaro che ogni uomo in divisa deve essere messo in grado di compiere il proprio lavoro e difendere i cittadini”. La tattica falsamente “responsabile” di Renzi Da parte sua il premier ha continuato a battere sul tasto dell’unità nazionale anche dal G20 in Turchia, rivolgendosi di nuovo a tutte le forze politiche “perché non ci siano divisioni e liti, ci sono valori fondamentali su cui bisogna stare uniti”. L’unità tra i partiti serve, ha aggiunto con studiato tono drammatico, “ad affrontare una sfida per la quale occorreranno mesi e anni”, e a questo pro- sposta della comunità internazionale deve essere frutto di una strategia, non di una reazione. La reazione ha prodotto disastri come in Libia”; che “non può esserci una reazione di pancia. La reazione deve litare più diretto dell’Italia in Siria e Iraq sul tipo della Francia. Inoltre serve anche ad evitare il più possibile divisioni all’interno del PD e con il M5S, proprio nel momento fra l’altro in cui deve essere approvato il decreto di 15 novembre 2015. La Repubblica, organo ufficioso del governo Renzi, rilancia la sua linea guerrafondaia e imperialista posito ha minacciato il “pugno duro per chi non rispetta le regole del nostro Paese” . Allo stesso tempo faceva sfoggio di “ragionevolezza”, quasi a volersi distinguere dalla reazione visceralmente bellicosa del presidente francese Hollande, che in quelle stesse ore davanti al parlamento riunito a Versailles dichiarava la “guerra totale” con bombardamenti “spietati” allo Stato islamico (IS), annunciando anche modifiche alla Costituzione per ottenere poteri straordinari sullo stato di guerra e interventi armati all’estero. Ed ecco quindi Renzi dichiarare che “la ri- essere di cuore e di testa”; che “bisogna mettere da parte toni che non servono, non c’è bisogno di divisioni ma di unità”, e via di questo passo. Solo una tattica, in realtà, la sua: che da una parte è funzionale alla sua politica di riconciliazione con la Russia di Putin, per tirarla ufficialmente dentro la coalizione imperialista internazionale contro l’IS e far cessare le sanzioni che penalizzano anche le nostre esportazioni, e dall’altra per tenere al riparo il nostro Paese, almeno per la durata del Giubileo, dalle prevedibili rappresaglie dell’IS conseguenti ad un impegno mi- Flebile traccia su web del comunicato dell’Ufficio politico del PMLI sui fatti di Parigi Anche questa volta è passata la parola d’ordine dei media della destra e della “sinistra” borghesi di ignorare la posizione del PMLI a sostegno dello Stato islamico contro la santa alleanza imperialista. rifinanziamento di tutte le missioni militari all’estero, che prevede un aumento da 97 a 118 milioni al mese per tutto il 2016. Anche per questo Renzi ha voluto evitare una votazione sulla posizione del governo sui fatti di Parigi, e ha inviato in parlamento Gentiloni e Alfano solo per un’”informativa” del governo, a cui sono seguite solo brevi dichiarazioni dei capigruppo, peraltro tutte sostanzialmente all’insegna dell’imperante spirito di unità nazionale contro la “minaccia terroristica”. Se non di una vergognosa copertura a sinistra della furbesca tattica renziana, come l’intervento del rappresentante di SEL-SI Claudio Fava, che ha auspicato “una strategia complessiva, una risposta che non sia solo militare” (sic); e “non per un pregiudizio etico” verso i bombardamenti, ha voluto precisare, ma perché serve soprattutto “prevenzione”, un lavoro di “intelligence, e quindi una cooperazione che per adesso non esiste tra le centrali di intelligence in Europa”. Le parole e i fatti Non si deve perciò dare credito alle dichiarazioni “responsabili” del nuovo duce Renzi sulle reazioni da adottare in risposta agli attentati di Parigi. Esse servono solo a mascherare tatticamente un allineamento nella sostanza a quelle guerrafondaie e imperialiste di Hollande, Obama, Cameron e Putin, e l’unità nazionale pelosa che egli invoca è diretta a trascinare col massimo consenso possibile il Paese in una guerra allo Stato islamico, cominciando col capeggiare l’intervento militare in Libia. Le parole non contano, specie quelle di un bugiardo di pro- fessione come lui, ma contano i fatti: e i fatti sono la recente decisione di mantenere e aumentare il contingente Italiano in Afghanistan sulla semplice richiesta di Obama. Sono il conseguente sblocco da parte del Pentagono dei micidiali missili per armare due dei sei droni a disposizione della nostra aviazione militare (e a quale scopo se non per missioni di bombardamento già in preparazione?). Sono il rifinanziamento delle missioni militari per oltre 1,2 miliardi che sta per essere approvato in questi giorni. Sono la dichiarazione di Gentiloni alla Camera, salutata anche dai calorosi applausi di SEL-SI, che nonostante che non partecipi per ora ai bombardamenti in Siria e Iraq, “L’Italia in questo contesto fa la sua parte ed è – e lo dobbiamo dire con orgoglio perché abbiamo centinaia di nostri militari impegnati in questo lavoro – una parte importante nella coalizione anti Daesh”. E i fatti sono anche le dichiarazioni della guerrafondaia Pinotti rilasciate al “Messaggero”, che alla domanda se l’Italia farà la sua parte anche bombardando con i Tornado, ha testualmente risposto: “non abbiamo deciso. Decideremo insieme al Parlamento, occorre la condivisione, il coinvolgimento di tutte le forze politiche. Tutto il paese deve sentirsi unito come in passato negli anni di piombo, in questa sfida terribile del terrorismo. Se l’alleanza di cui facciamo parte decide che quello è l’elemento più utile per mettere in sicurezza la popolazione irachena, i bambini, le donne, i vecchi, e distruggere i depositi di munizioni, può essere uno strumento. Non è un tabù e non è detto che in futuro non lo riterremo necessario”. Occorre perciò che gli autentici antimperialisti e gli amanti della pace, della libertà e dell’autodeterminazione dei popoli, dell’indipendenza e della sovranità dei paesi, respingano al mittente l’appello del nuovo duce Renzi all’unità contro lo Stato islamico, se non vogliono fare il gioco dell’imperialismo e permettere che l’Italia sia trascinata in una guerra sciagurata che esporrebbe il nostro popolo alle inevitabili ritorsioni dei combattenti islamici antimperialisti. Devono resistere all’asfissiante propaganda bellicista e antislamica che sta sommergendo il Paese, e ragionando con la propria testa comprendere, come spiega il comunicato stampa dell’Ufficio politico del PMLI sugli attacchi terroristici a Parigi, che “è la barbarie dell’imperialismo che genera barbarie”, e che il contributo più grande che il popolo italiano possa dare alla lotta universale contro l’imperialismo e la barbarie è quello di opporsi ad ogni atto interventista e guerrafondaio del governo imperialista del nuovo duce Renzi. 4 il bolscevico / attentati a Parigi e lotta all’imperialismo N. 43 - 26 novembre 2015 Gli attentati terroristici a Parigi E LE CAUSE CHE LI HANNO GENERATI Hollande chiede la solidarietà imperialista della Ue che gliela concede “Non dimenticheranno questo giorno, come gli americani l’11 settembre. La Francia manda i suoi aerei ogni giorno in Siria, bombardando bambini e anziani, oggi beve dallo stesso calice”, affermava il canale Dabiq France, la rivista francese dello Stato islamico, assumendo la paternità degli attentati terroristici compiuti attorno alle 21,30 del 13 novembre da un gruppo armato in diversi punti di Parigi. Le ragioni dell’attacco erano successivamente spiegate dal comunicato ufficiale dello Stato islamico dove si affermava che la Francia era soprattutto responsabile di “avere colpito i musulmani nella terra del Califfato con i loro aerei da guerra”. Almeno tre gruppi di militanti dello Stato islamico armati di mitra e di una cintura di esplosivo attaccavano lo Stade de France dove era in corso l’incontro di calcio tra la Francia e la Germania a cui assisteva il presidente Hollande, il teatro Bataclan dove era in corso un concerto e diversi bar nei quartieri circostanti. Il locale Bataclan, che appartiene a proprietari ebrei e ospita conferenze e manifestazioni di organizzazioni ebraiche, era già finito nel mirino del gruppo Jaish al-Islam, nel febbraio 2011. Il bilancio degli attacchi terroristici è di 129 morti e di oltre 350 feriti, tra i quali una novantina in gravi condizioni. È del tutto evidente che questi attentati sono la diretta conseguenza della criminale guerra che la santa alleanza imperialista, della quale fa parte la Francia di Hollande, conduce contro lo Stato islamico, come afferma il comunicato dell’Ufficio politico del PMLI. Che mette in eviden- Qui e sotto recenti immagini dei bombardamenti su Raqqa za come “è la barbarie dell’imperialismo che genera barbarie” e che come dopo gli attacchi dell’11 gennaio sempre a Parigi ripete che per evitare questi attacchi “l’unica strada è quella di cessare la guerra allo Stato islamico”. Allora Hollande decise di continuare la guerra all’Is, il 16 novembre al Parlamento riunito in seduta Comune a Versailles ha affermato che “la Francia è in guerra” e metteva in moto la rappresaglia a colpi di raid aerei, dalle basi in Giordania e Emirati arabi, inviava la portaerei Charles De Gaulle nel Mediterraneo orientale per accrescere la po- tenza di fuoco. Con l’obiettivo di “distruggere i terroristi, senza pietà” chiamava alla guerra anche gli altri paesi dell’Unione europea (Ue) attivando l’articolo 42 del Trattato di Lisbona che prevede l’aiuto degli Stati membri al partner aggredito. “La Francia ha chiesto aiuto e l’Europa unita risponde sì”, rispondeva a tambur battente l’alto rappresentante per gli Affari Esteri, l’italiana Federica Mogherini, annunciando il sostegno “unanime” del Consiglio Difesa all’attivazione della clausola di difesa collettiva prevista dall’art. 42. La direzione opposta a quella da prendere. Hollande trovava appoggio dai colleghi imperialisti riuniti nel vertice del G20 di Antalya in Turchia del 15 novembre cui non poteva partecipare. Oltre a mettere al centro la “guerra al terrorismo” al vertice Obama e Putin provavano a chiudere la questione della crisi siriana riguardo il futuro del regime di Assad che finora li vedeva su fronti opposti; il 14 novembre nel secondo incontro a Vienna i negoziatori avevano messo a punto un piano che va dalla necessità di un immediato cessate il fuoco a quella di una transizione politica che parta da una mediazione dell’Onu tra il regime di Damasco e i rappresentanti dell’opposizione, con Assad che tra due mesi potrebbe lasciare. Se l’intesa va avanti Usa e Russia potranno guidare in piena sintonia la santa alleanza contro lo Stato islamico. Per difendere la “nostra civiltà” contro “i barbari”, come è dipinto il confronto con lo Stato islamico per conquistare il cosenso dei popoli a una guerra che altro non è che la continuazione dell’aggressione imperialista ai paesi della regione. I governanti imperialisti hanno la necessità di tenere ben nascoste le cause che hanno generato gli attentati terroristici a Parigi, maturate nelle condizioni di crisi generate dalle aggressioni militari imperialiste nella regione che da decenni come nel caso del popolo iracheno hanno imposto la “nostra civiltà” a colpi di bombe. Lo mette in evidenza il giudizio di Emergency che, commentando i fatti di Parigi su Facebook, afferma che “vediamo accadere in Europa quello che da anni accade in Afghanistan, in Iraq, in Siria: le nostre scelte di guerra ci stanno presentando il conto di anni di violenza e di distruzione”. Fra le rarissime voci che non partecipano alla crociata contro lo Stato islamico registriamo anche quella dell’oncologo Umberto Veronesi che si dichiarava “contrario all’idea di fare guerra all’Is perché violenza chiama violenza” e aggiungeva che “l’Is va ascoltato, le sue ragioni vanno comprese, perché come altre minoranze in Europa e nel mondo chiede una ‘patria’”. Testo integrale del comunicato dello Stato islamico “Abbiamo bersagliato Parigi perché ha colpito i musulmani nella terra del Califfato con i loro aerei da guerra” Qui di seguito pubblichiamo il testo integrale del comunicato ufficiale dello Stato islamico sugli attentati terroristici a Parigi. Nessun mezzo di informazione della destra e della “sinistra” borghese l’ha fatto. Una riprova che l’oggettività, l’obiettività e il diritto di conoscenza borghese sono pura favola. Del suddetto comunicato hanno riportato solo delle parole che fanno comodo ai loro padroni e alla politica imperialista dei loro governanti. Questa nostra iniziativa darà modo ai lettori de “Il Bolscevico” di conoscere finalmente qual è la vera motivazione dell’intervento armato dello Stato islamico a Parigi. Ovviamente noi consideriamo un errore grave considerare crociati le vittime incolpevoli e innocenti di tale intervento armato. I veri crociati sono i governanti imperialisti francesi con alla testa Hollande che hanno bombardato barbaramente persino la capitale dello Stato islamico. È inutile aggiungere che non possiamo nemmeno condividere gli inneggiamenti religiosi, ma ciò è assolutamente secondario, quello che conta, in questi casi, è l’unità antimperialista. Il comunicato in inglese è stato ripreso dal sito www.ibtimes. com Nel nome del compassionevole Allah – Allah l’Altissimo disse: “e loro credevano che le loro fortezze li avrebbero difesi contro Allah. Ma Allah li raggiunse da dove non se Lo aspettavano e gettò il terrore nei loro cuori: demolirono le loro case con le loro mani e con il concorso delle mani dei credenti” (capitolo 59, versetto 2). I soldati del califfato, possa Allah dare loro forza e vittoria, hanno bersagliato la capitale dell’abominio e della perversione, quella che porta la bandiera della croce in Europa: Parigi. Un gruppo separato dalla vita quaggiù è avanzato verso il nemico, ricercando la morte sulla via di Allah, difendendo la loro religione e il loro Profeta e con la volontà di umiliare i loro nemici. Hanno tenuto fede ad Allah e noi li consideriamo come tali. Allah ha conquistato con la Sua stessa mano ed ha instillato il terrore nei cuori dei crociati all’interno dei loro stessi territori. Otto fratelli con cinture esplosive e armi d’assalto hanno colpito zone scelte meticolosamente nel cuore della capitale francese. Lo stadio francese, durante una partita di due Stati crociati Francia e Germania alla presenza dell’imbecille di Francia Francois Hollande, il Bataclan dove centinaia di idolatri stavano partecipando ad una festa di perversione, oltre ad altri bersagli nel 10°, 11° e 18° arrondissement – tutti simultaneamente. La terra di Parigi ha tremato sotto i loro piedi e le sue strade sono divenute troppo strette per loro. Il risultato di questo attacco è un minimo di 200 crociati uccisi e ancora più feriti. La lode e l’onore appartengono ad Allah. Allah ha aiutato i Suoi fratelli e gli ha dato ciò che speravano. Essi hanno attivato le loro cinture esplosive nel mezzo di questi infedeli dopo avere esaurito le munizioni. Allah li accetterà fra i martiri e permetterà loro di accoglierLo. La Francia e coloro che seguono la sua strada devono sapere che resteranno i principali bersagli dello Stato Islamico e continueranno a sentire l’odore della morte per avere condotto questa crociata, per avere insultato il nostro profeta, per sostenere la lotta all’islam in Francia e per avere colpito i musulmani nella terra del Califfato con i loro aerei da guerra, e che non hanno ottenuto nulla nelle maleodoranti strade di Parigi. Questo attacco è solo l’inizio della tempesta e un avvertimento per coloro che vogliono imparare dai loro errori. Dove è impegnato l’esercito francese La Francia è lo Stato dell’Europa con il più alto numero di militari (20.000) impegnati nelle guerre fuori confine: Afghanistan contro i talibani; Iraq contro i takfiri (1000 soldati che saliranno a 4000); In Africa: Sahel (Opération Barkhane (3500 soldati) che ha sostituito l’Opération Serval in Mali (2800 soldati); Niger Base di Madama 200 militari controllano il passo di Salvador (convergenza di passi e confini di Niger, Libia e Algeria) Ciad (Opération Epervier, 950 soldati); Centroafrica (Opération Sangaris, 1200 soldati + Opération Boali, 410 soldati); Golfo di Aden (Opération Atalante 200 soldati); Costa d’Avorio (Opération Licorne, 450 soldati); Basi permanenti: in Niger Forte Saganne, in Gabon (922 soldati), in Senegal (343 soldati), in Gibuti (1975 soldati), nelle isole dell’Oceano Indiano Mayotte e La Réunion (1277 soldati). N. 43 - 26 novembre 2015 attentati a Parigi e lotta all’imperialismo / il bolscevico 5 Barbarie imperialista La Francia bombarda la capitale dello Stato islamico I caccia di Hollande guidati dall’intelligence di Obama Il presidente Francois Hollande aveva annunciato che sarebbe stata “spietata” la vendetta della Francia per gli attentati del 13 novembre, “decisi e pianificati in Siria, organizzati in Belgio e condotti sul nostro territorio con complici francesi”. E così è stato. Il 14 novembre almeno 30 raid aerei hanno colpito la città di Raqqa, la capitale dello Stato islamico (Is). Secondo il ministero della Difesa francese sarebbero stati colpiti depositi di munizioni, centri di comando, di addestramento e reclutamento. “I raid - spiegava una nota della Difesa francese - sono stati condotti con 10 caccia partiti simultaneamente dagli Emirati arabi e dalla Giordania. Parigi sottolineava che l’operazione era stata pianificata contro obiettivi “identificati in precedenza” dalle missioni di ricognizione condotte dall’aeronautica militare francese e che il blitz era “stato condotto in coordinamento con le forze americane”; l’intelligence di Obama avrebbe contribuito a guidare i caccia sugli obiettivi. Anche se un comunicato dell’Is, citato dalla Bbc, affermava che i raid della Francia avevano colpito “luoghi deserti” e non avevano causato nessuna vittima, solo l’erogazione dell’energia elettrica era saltata in molte zone della città, nulla toglie alla rabbiosa e barbara reazione dell’imperialismo francese. Che continuava nei giorni successivi appoggiato da quello americano che partecipava in prima persona ai raid aerei; la mattina del 16 novembre i caccia Usa distruggevano nella zona dei giacimenti petroliferi di Dei al-Zour, nell’est della Siria presso il confine con l’Iraq, più di 100 camion cisterna che i militanti dello Stato Islamico utilizzavano per il trasporto del greggio. Obiettivo del raid sarebbe stato quello di colpire una delle principali fonti di finanziamento dell’Is, che dalla vendita del petrolio estratto nei territori sotto il suo controllo ricaverebbe ogni giorno 1,5 milioni di dollari. Uno dei bersagli indicati nel comunicato del G20 che si era svolto il giorno precedente a Antalya in Turchia. Hollande non voleva essere da meno del collega imperialista Obama e per intensificare l’attacco militare all’Is disponeva l’invio della portaerei Charles De Gaulle nel Mediterraneo orientale per aumentare il numero dei cacciabombardieri disponibili per i raid presenti e futuri. Uno dei bombardieri francesi decollati per colpire Raqqa, la capitale dello Stato Islamico Con atteggiamento imperiale e un’atmosfera iper-nazionalista e militarista Hollande: la Francia è in guerra. Distruggeremo l’Is. L’Ue intervenga con noi Il presidente della Repubblica francese chiede al parlamento di estendere per 3 mesi lo stato d’emergenza e di modificare la Costituzione per dare maggior potere al capo dello Stato. Sarà tolta la cittadinanza ai condannati per terrorismo e saranno espulsi gli stranieri ritenuti pericolosi per la sicurezza La barbarie dell’imperialismo non genera altro che barbarie, come gridano i 129 innocenti che hanno tragicamente perso la vita nella strage di Parigi. Ma Francois Hollande, gonfiando il petto e sguainando la spada già grondante di sangue della crociata contro l’IS, ha dichiarato che “non ci sarà nessuna tregua e nessuna sosta”. Una vera e propria messa in scena in pieno stile nazionalista e militarista preparata nei minimi particolari, dall’ingresso in pompa magna del capo dello Stato attraverso un corridoio di guardie d’onore con atteggiamento imperiale, al canto corale della Marsigliese in chiusura, ha fatto da sfondo alla seduta straordinaria delle due camere del parlamento francese, l’Assemblea nazionale e il Senato, convocate a Versailles lunedì 16 novembre per ascoltare il discorso di Hollande all’indomani degli attacchi di Parigi. Un discorso che non poteva essere più bellicoso, guerrafondaio e imperialista e che si svolgeva proprio mentre gli aerei da guerra francesi sganciavano una pioggia di bombe su Raqqa, rischiando una nuova strage di civili nella popolata capitale dell’IS. Appena un assaggio di ciò che la Francia si prepara a fare: il presidente della Repubblica ha dichiarato che essa “intensificherà le sue operazioni in Siria” e da giovedì 19 novembre la portaerei “Charles De Gaulle” salperà verso il Mediterraneo orientale per “triplicare le nostre capacità d’azione”. Nascondendo le mani imbrattate di sangue arabo, Hollande ha rovesciato le responsabilità e giocato la parte dell’aggredito, Versailles, 16 novembre 2015. La messa in scena in pieno stile imperiale, nazionalista e militarista preparata dal guerrafondaio Hollande al suo ingresso davanti alle camere riunite definendo gli attacchi di venerdì scorso “un’aggressione contro il nostro Paese, contro i suoi valori, contro la sua gioventù, contro il suo modo di vivere”. Solo ora che la sanguinosa barbarie che gli imperialisti hanno inflitto ai popoli arabi e islamici è stata portata da questi ultimi fin dentro i Paesi imperialisti stessi, il presidente francese ha tuonato che “la Francia è in guerra”. Eppure è dal 2001 che essa è in testa a tutte le aggressioni imperialiste contro l’Afghanistan, l’Iraq, la Libia e la Siria e nella guerra contro la resistenza dei popoli di questi Paesi, per non parlare delle sue ingeren- ze militari in tanti altri Stati africani di cui reclama la paternità nel nome degli ex interessi coloniali. Non è quindi vero, come ha detto Hollande bagnandosi di lacrime di coccodrillo, che l’IS “ci combatte perché la Francia è un Paese di libertà, perché siamo la patria dei diritti dell’uomo”, ma piuttosto perché da quindici anni è un Paese aggressore. Per distruggere lo Stato Islamico, Hollande ha chiesto una “grande e unica coalizione” (leggi santa alleanza imperialista), comprendente anche la Russia. E ha persino riconosciuto di fatto che l’IS non è semplicemen- te un gruppo terroristico ma uno Stato vero e proprio, un’ammissione che gli è tornata utile per invocare l’articolo 42-7 del trattato dell’Unione europea secondo cui, se uno Stato membro è aggredito, tutti gli altri devono contribuire alla sua difesa. Su questo gli ha risposto affermativamente la rappresentante esteri dell’UE, Mogherini, il giorno successivo, vincolando tutta l’Unione a seguire la Francia nella sua avventura imperialista. Hollande non si è lasciato sfuggire la ghiotta occasione per chiedere, fra gli applausi del parlamento, l’estensione dello sta- to d’emergenza per altri tre mesi. Ma non solo: secondo una modifica della Costituzione chiesta dal presidente, lo stato d’emergenza sarà equiparato allo stato d’assedio, dando quindi al capo dello Stato poteri militari speciali come in caso di guerra. Intanto Hollande ha promesso fumosamente che “le condanne saranno inasprite”, che “i magistrati devono avere più ampio accesso ai metodi d’indagine più all’avanguardia” (sottinteso: violando la privacy e le libertà democratiche borghesi), quindi ha annunciato 5mila posti in più nella gendarmeria e nella polizia, 2mila e 500 nella giu- stizia e nessun taglio alla spesa militare, perché “considero che il patto di sicurezza del Paese debba prevalere sul patto di stabilità”. Quando si tratta di lavoro, scuola, diritti e stipendi dei lavoratori non si sgarra e si sforbicia senza pietà nel nome dell’austerity, ma quando c’è da foraggiare l’industria bellica e l’apparato repressivo non si bada a spese. Contestualmente, Hollande ha annunciato che sarà tolta la cittadinanza a chi “rappresenta un rischio dal punto di vista terroristico” e saranno presi provvedimenti per “poter espellere rapidamente gli stranieri che rappresentano una minaccia di particolare gravità per l’ordine pubblico e la sicurezza”. Termini molto fumosi che rischiano di essere usati anche contro semplici sospettati e innocenti, specie ora che la Francia si prepara a blindare le frontiere, perché Hollande ha sì ribadito a parole l’impegno all’accoglienza dei profughi, ma ha poi annunciato una “protezione effettiva delle frontiere esterne” contro chi non avrebbe diritto all’asilo. Non stupisce che l’opposizione di “centro-destra” guidata da Nicolas Sarkozy e persino il Fronte nazionale nazifascista di Marine Le Pen abbiano subito accolto l’appello all’unità nazionale lanciato dal presidente “socialista” francese. Questa guerra è un crimine orribile di cui i guerrafondai imperialisti sono consapevolmente responsabili. Se non verrà fermata, non porterà che altra barbarie, altri lutti e altra distruzione per i popoli arabi che compongono l’IS, che a loro volta porteranno barbarie, lutti e distruzione ai popoli europei. 6 il bolscevico / attentati a Parigi e lotta all’imperialismo N. 43 - 26 novembre 2015 Da Obama a Hollande, a Putin e Renzi Unanime la voce dei governanti imperialisti contro lo Stato islamico Compresa la voce del papa “Quello che è accaduto a Parigi e Saint Denis vicino allo stadio è un atto di guerra e di fronte alla guerra il Paese deve prendere le decisioni adeguate” dichiarava il presidente francese François Hollande nel discorso alla nazione la sera del 13 novembre. “È un atto di guerra commesso da un esercito terroristico, Daesh (lo Stato islamico, ndr), contro i valori che difendiamo e che sono nostri: quelli di un Paese libero. È un atto di guerra premeditato”, affermava Hollande chiamando a raccolta gli altri governanti imperialisti contro lo Stato islamico. Intanto l’imperialismo francese, che avrebbe voluto bombardare la Siria di Assad già due anni fa, trovava il pretesto per finalmente intervenire militarmente nell’ex colonia mediorientale. Questa volta il nemico riconosciuto da tutti è il “terrorismo”, ossia il Daesh. E intanto Hollande invocava la clausola 42.7 del Trattato UE per pretendere la piena e incondizionata solidarietà imperialista dei paesi membri. “Siamo vicini ai francesi nella lotta al terrorismo” rispondeva Barack Obama dalla Casa Bianca. “Quelli che pensano di poter terrorizzare i francesi o i valori che condividono, sbagliano”, aggiungeva il presidente americano sottolineando che “gli attentati in corso a Parigi sono un attacco non solo con- tro il popolo francese ma contro tutta l’umanità e i nostri valori universali. I valori di ‘liberté, egalité e fraternité’ non sono solo condivisi dal popolo francese, ma anche da noi”. “Faremo del nostro meglio” per aiutare la Francia, affermava Obama preannunciando la collaborazione militare con Parigi per colpire lo Stato islamico. “L’Is è il volto del male. Dobbiamo distruggerlo”, aggiungeva Obama nella conferenza stampa al termine del vertice del G20 in Turchia. La cancelliera tedesca Angela Merkel garantiva alla Francia che “combatteremo insieme la battaglia contro coloro che vi hanno fatto quel che non si può concepire”, così come il premier russo Dmitri Medvedev sottolineava come “la tragedia a Parigi spinge noi tutti a unirci nel combattere l’estremismo e dare una risposta ferma e decisa agli attacchi terroristici”. Lo zar Vladimir Putin, che già in Siria fa la sua parte contro l’Is, sollecitava “la comunità internazionale a creare una autentica unità per far fronte al male del terrorismo”. Da Palazzo Chigi, il primo ministro italiano Matteo Renzi dichiarava che “l’Italia piange le vittime di Parigi e si unisce al dolore dei fratelli francesi. L’Europa colpita al cuore saprà reagire alla barbarie”, indicando che la reazione doveva essere Obama e Putin concordano l’intervento armato contro lo Stato Islamico ad Antalya, in Turchia durante il G20 di tutta l’Europa in sintonia con Usa e Russia. E infatti al G20, al termine del colloquio bilaterale con Putin, ripeteva che “abbiamo bisogno di mostrare l’unità. E prima di tutto, questa unità, deve essere mostrata nella lotta contro il terrorismo”. Al coro della santa alleanza imperialista non poteva mancare la voce degli imperialisti sionisti di Tel Aviv, “Israele è al fianco del presidente Francois Hollande e il popolo francese nella guerra comune contro il terrorismo” affermava il primo ministro Benjamin Netanyahu, che definisce terrorismo anche la resistenza palestinese all’occupazione. Non è mancata questa volta anche la voce del Papa. La Santa Sede con una nota del portavoce padre Federico Lombardi il 13 novembre affermava che “in Vaticano stiamo seguendo le terribili notizie da Parigi. Si tratta di un attacco alla pace di tutta l’umanità che richiede una reazione decisa e solidale da parte di tutti noi per contrastare il dilagare dell’odio omicida in tutte le sue forme”. I maggiori paesi imperialisti occidentali si ritrovavano il 15 novembre a Antalya in Turchia per il vertice del G20 che metteva al centro dei lavori la “lotta al terrorismo” indicata nel comunicato finale come “una priorità per tutti i paesi” e si ribadiva tra l’altro “la volontà di collaborare per risolvere i problemi e prevenire e sopprimere qualsiasi atto di terrore attraverso una colla- borazione internazionale e una solidarietà basata su tutti i livelli”. Tanto per avere una idea di cosa si parla il consigliere di Barack Obama per la sicurezza nazionale Ben Rhodes faceva sapere che “gli Usa stanno lavorando con Parigi per intensificare i raid aerei contro l’Isis in Siria e Iraq”. Durante il vertice Obama aveva un incontro bilaterale con Putin per un ulteriore allargamento della santa alleanza imperialista anti IS. Via libera degli Usa a una richiesta di Berlusconi di quattro anni fa Renzi arma due droni per renderli “combattivi” Anche Renzi, come Obama, avrà i suoi droni armati di bombe “intelligenti” per supportare la sua politica interventista nel Mediterraneo e in Nord Africa fulminando dall’alto tutti i “terroristi” che vuole. Lo ha svelato una recente notizia dell’agenzia Reuters, dopo averne avuto conferma da funzionari americani: dopo quattro anni dalla richiesta fatta dall’allora governo Berlusconi, e previo pagamento di 129,6 milioni di dollari, il governo americano ha concesso a quello italiano di armare di tutto punto due dei sei droni “Reaper” di cui dispone, e utilizzati finora solo per missioni di ricognizione. Il Pentagono ha informato infatti il Congresso che non vi sono più ostacoli alla vendita di missili e bombe a guida laser all’Italia per armare i suoi droni, un “privilegio” concesso finora solo alla Gran Bretagna, unico Paese con cui gli Usa si fidavano di condividere la loro tecnologia in quanto loro alleato storico. E così, non appena arriverà il voto quasi certamente favorevole del Congresso, la Defense Security Cooperation Agency è pronta a vendere all’Italia un bel “pacchetto” contenente 156 missili Helfire II, 30 bombe a guida laser Gbu12, 30 bombe a guida satellitare avanzate Gbu-49 e 30 bombe Gbu-54. Come mai proprio ora, dopo aver nicchiato quattro anni, gli imperialisti americani si sono decisi a dare via libera alla richiesta italiana? Alcuni esperti dicono che la General Atomics che produce i droni MQ-9 “Reaper” (falciatrice, ndr) venduti anche all’Italia utilizzano una tecnologia ormai superata, che presto verrà abbandonata in favore di una molto più efficace e avanzata. Cosicché ormai il governo americano non rischierebbe nulla a condividerla, mentre d’altra parte fa comodo all’industria bellica americana continuare a produrre e vendere armamenti obsoleti: come sta avvenendo con gli F-35, insomma, che l’Italia ha cominciato ad acquistare ora a prezzi astronomici, e che sono già tecnologicamente vecchi, oltreché pieni di difetti. Resta la sostanza politica, però, che l’Italia è l’unico altro Paese, oltre alla Gran Bretagna, ad aver avuto questo “pri- vilegio”. Alla Turchia, per esempio, altro importante alleato storico e membro della Nato che aveva presentato analoga richiesta, non è stato ancora concesso. Sembrerebbe quindi che per Obama e il Pentagono l’Italia di Renzi sia ritenuta un alleato più affidabile della Turchia di Erdogan, e probabilmente a fare la differenza è stata la recente decisione del presidente del Consiglio, su richiesta esplicita di Obama, di prolungare praticamente senza scadenza la permanenza del contingente militare italiano in Afghanstan. Lo sblocco della fornitura necessaria ad armare i due droni italiani sarebbe insomma una contropartita alla sollecita risposta di Renzi, nel quadro di una rafforzata alleanza imperialista tra Washington e Roma che non è mai stata così stretta dai tempi di Berlusconi e Bush. Il nuovo duce avrà così i suoi droni “combattivi” per dare più muscoli alla sua politica guerrafondaia e interventista verso il Mediterraneo e il Nord Africa, e in particolare per bombardare, ufficialmente, i “barconi” degli scafisti, ma in realtà i combattenti islamici, nel quadro dell’intervento militare che è pronto a scatenare in territorio libico non appena ne avrà il pretesto legale internazionale. E nello stesso tempo i droni armati gli possono tornare utili anche per supportare i nuovi compiti offensivi e di combattimento sul campo che le truppe italiane rimaste in Afghanistan devono svolgere, ora che il contingente spagnolo che le affiancava è stato ritirato. N. 43 - 26 novembre 2015 attentati a Parigi e lotta all’imperialismo / il bolscevico 7 Tutto il Partito appoggia la linea antimperialista sulla Stato Islamico e il Comunicato dell’UP sui fatti di Parigi Pubblichiamo come esemplificativi di tutti quelli ricevuti da Istanze del Partito alcuni messaggi di appoggio unanime al comunicato dell’Ufficio politico sui fatti di Parigi e alla linea antimperialista del PMLI sullo Stato islamico. Il primo intervento è la risoluzione della Cellula fiorentina sulla 5ª Sessione plenaria del CC del PMLI redatta 2 giorni prima degli attentati nella capitale francese. Cellula “Nerina ‘Lucia’ Paoletti” di Firenze La Cellula “Nerina ‘Lucia’ Paoletti” di Firenze del PMLI dopo aver studiato ed esaminato il saluto del compagno Segretario generale del PMLI, Giovanni Scuderi, e il rapporto del compagno Erne alla 5ª Sessione plenaria del 5° CC del PMLI, esprime il proprio pieno appoggio alla linea politica emersa. Una Sessione plenaria sulla politica estera unica nel suo genere nella storia del PMLI. Ringrazia, inoltre i compagni per il mirabile contributo dato allo sviluppo e al radicamento del Partito e alla causa del proletariato nazionale e internazionale. Ringraziamo il compagno Scuderi per la sintesi chiara ed efficace del suo saluto che delinea un Partito sano, vitale ed in pieno sviluppo su fronti di lavoro determinanti e strategici come quello sindacale, studentesco ed ecologico, curati da compagni validi e politicamente preparati. Emerge, inoltre, con chiarezza la posizione antimperialista del Partito e le motivazioni per cui appoggiamo lo Stato islamico in contrapposizione alla santa alleanza imperialista, di cui fa parte anche l’Italia del nuovo duce Renzi, nata per combatterlo e distruggerlo. In ultima analisi siamo assolutamente concordi e ci impegnamo a mettere in pratica e rispettare l’indicazione del Segretario generale Scuderi di curare la vita interna del Partito a tutti i livelli. “Chiarirci prima all’interno per poterci chiarire all’esterno, per portare al proletariato, alle masse e alle nuove generazioni messaggi proletari rivoluzionari e marxisti-leninisti chiari e convincenti” Ringraziamo il compagno Erne che con il Rapporto dà un quadro preciso e chiaro dell’attuale situazione internazionale sulle lotte dei popoli oppressi dagli Stati imperialisti, in particolare nella zona nordafricana e mediorientale, evidenziando il carattere della contraddizione principale tra paesi imperialisti e popoli e stati arabi e islamici. Un’analisi approfondita che mette l’accento su temi importanti come le divisioni esistenti nel mondo islamico, le contraddizioni presenti tra paesi imperialisti, le responsabilità degli stessi nei confronti dei paesi più poveri e il ruolo antimperialista del PMLI. Condanniamo con forza la campagna mediatica contro il nostro Partito tesa a confondere le masse e schierarle in chiave anti-PMLI. Esprimiamo fraterna solidarietà al compagno Scuderi e ai compagni romani e napoletani per le minacce, le provocazioni e le aggressioni subite. Ci impegnamo fin da subito ad alzare la vigilanza rivoluzionaria e a propagandare e diffondere, con le dovute forme, la posizione antimperialista del Partito tra le masse popolari, gli operai e gli studenti cominciando dai simpatizzanti attivi ed amici. Siamo convinti che, come già successo in passato, la storia ci darà ragione. Organizzazione di Savona del PMLI Un militante, un vero marxista-leninista non può che condannare l’atto terroristico e con la mente rivolgersi alle innocenti vittime e parenti degli stessi, ma è compito chi ha propri gli insegnamenti nei maestri nell’ora calda del cordoglio e delle domande porre la mente sul significato degli attentati. In una situazione tesa in cui le forze capitalistiche spingono verso la recrudescenza della guerra in Medio-oriente il subire un attentato non fa altro che permettere agli Stati membri della cosiddetta coalizione di innalzare il livello dello scontro e di sentirsi parte lesa e quindi accentuare la spirale di guerra e violenza. Un marxista-leninista urla il suo basta a tale mentalità e sistema di politica. L’imperialismo si sente sempre parte lesa a prescindere da cosa accada. Esso non può più continuare a perseguire una guerra per esportare con la forza i suoi principi economici e sociali in tutti i paesi del globo. L’odio genera odio e l’artefice di tale odio è la cricca capitalistico-borghese occidentale (USA, Gran Bretagna, Francia e Germania in testa). E’ inutile chiedersi il perché di tali attentati. Appare chiaro come sia un allentamento dei sistemi d’intelligence mirato al poter avere il pretesto per inviare più truppe nei paesi in fiamme; sottrarre, quindi, risorse al sociale negli stessi paesi e con future nuove leggi perseguitare le minoranze e il proletariato. Compagni, uniamoci sotto la bandiera rossa del PMLI, facciamo sentire la voce di chi ha la mente libera e pronta a denunciare la propaganda capitalistica guerrafondaia e colonialista dell’occidente. Organizzazione di Taurianova del PMLI L’Organizzazione di Taurianova (Reggio Calabria) del PMLI vuole esprimere tutto il sostegno alla linea politica internazionale del Partito a sostegno antimperialista dello Stato Islamico (IS). Noi siamo rimasti contenti di come il Partito ha ribadito il suo appoggio all’IS, in un momento come questo, alla luce dell’attacco terroristico avvenuto nella capitale francese il 13 novembre scorso, che ha di fatto avvalorato ancora di più l’analisi del PMLI sull’attuale situazione internazionale, e specialmente, sull’imperialismo selvaggio che infuria in Siria. Il nostro amato Partito è l’unico ad aver capito la situazione siriana, sostenendo un movimento bollato da tutti i falsi comunisti e i complottisti come un’organizzazione creata dagli stessi imperialisti come mezzo per potersi espandere in Siria. Ma questi non sanno che le vere organizzazioni finanziate dagli imperialisti sono gli altri gruppi che combattono contro Assad, e guarda caso, quest’ultime combattono contro l’IS! Noi seguiremo la stessa linea adottata dopo gli attentati dell’11 settembre 2001: non partecipare a nessun intervento militare in Oriente. Noi, appoggiamo i gruppi islamici antimperialisti, non ne condividiamo l’ideologia, cultura e metodo di lotta, ma la causa sì. Parafrasando il compagno Scuderi dopo gli attentati del 13 novembre, Renzi ci pensi sette volte prima di intrapren- dere un’azione militare in Siria. Morte all’imperialismo! Viva l’antimperialismo! Coi Maestri e il PMLI vinceremo! Organizzazione di Rufina (Firenze) del PMLI Care compagne e cari compagni, abbiamo trovato ottimo il comunicato e, siamo certi, la sua prontezza, la sua forma ed i suoi contenuti, non potranno fare altro che chiarire meglio a tutti la questione. Saluti marxisti-leninisti. Organizzazione isola di Ischia del PMLI Cari compagni, l’Organizzazione isola d’Ischia (Napoli) del PMLI ha condiviso e commentato il comunicato stampa del Partito che si schiera dalla parte dello Stato islamico antimperialista. Ha condiviso anche l’ultimo comunicato su quanto accaduto a Parigi. La pubblicazione dei documenti e relativi commenti sulla stampa locale, sta facendo emergere interessanti confronti. A questo punto, si ritiene possa essere utile pubblicare su “Il Bolscevico”, documenti, prese di posizione, interventi che attestino l’indirizzo antimperialista dell’IS. Saluti marxisti-leninisti. Sostegno al comunicato dell’UP del PMLI sui fatti di Parigi Pubblichiamo alcuni messaggi di sostegno da parte di simpatizzanti e amici del PMLI sul comunicato dell’Ufficio politico del PMLI a proposito dei fatti di Parigi. Cari compagni, Ottimo il comunicato dell’UP sugli attentati terroristici a Parigi, chiaro e tempestivo. Un binomio perfetto che contraddistingue il Partito. Mario – Piemonte Totalmente d’accordo con il bel comunicato stampa del mio Partito, che ritengo chiarisca molto bene, a scanso di equivoci (che peraltro sarebbero pretestuosi) la nostra posizione contro ogni imperialismo, come anche la netta dissociazione da ideologia, strategia, tattica, metodi d’azione, ecc. “Attentati non condivisibili, ma comprensibili”, è scritto nel comunicato stampa. Per combattere l’imperialismo/gli imperialismi, non bastano certo dichiarazioni di principio quali “la migliore società non è certo quella che accumula la maggior quantità di beni, ma quella che ottie- ne la maggiore felicità per i propri membri” (Enrique V. Iglesias, già presidente della Banca interamericana dello sviluppo, presidente della fondazione Astur in “Supplément ‘Réflexions sur le progrès’”, “Le Monde diplomatique”, Ottobre 2015, p. III). Una prospettiva, in altri termini, “buonista”, umanitaristica, che è certamente tanto ispirata dal solidarismo quanto lontana dal marxismo-leninismo-pensiero di Mao, che cioè ignora o vuol ignorare che “la storia è storia della lotta di classe” (Marx-Engels, “Manifesto del Partito comunista”), che l’imperialismo è la fase più avanzata del capitalismo, ossia che il capitalismo diventa monopolistico per accaparrarsi il dominio economico e politico in varie parti del mondo (Lenin), che “la contraddizione tra proletariato e borghesia, tra via socialista e via capitalista: questa è oggi, senza il minimo dubbio, la contraddizione principale della nostra società” (Mao, “Essere di stimolo alla rivoluzione”, in vol. V, Opere scelte di Mao, Torino, Einaudi, p. 675). Ignorare le pesanti ingerenze imperialistiche di tutti gli Sta- ti europei e degli USA dall’epoca del colonialismo in poi è assurdo quanto dimostrazione palese dell’incomprensione della storia (passata e presente) da parte di chi ritiene che si viva semplicemente in una condizione di “pace perpetua” oppure di antitesi tra “bontà” e “cattiveria”, di lotte puramente morali, ignorando (e in questo senso gli attacchi parigini sono “comprensibili”, appunto) la realtà dello sfruttamento prima coloniale e poi imperialistico da parte della Francia, nell’area del “Vicino Oriente”. Eugen Galasso - Firenze Care compagne e cari compagni del PMLI, grazie per avermi inviato il comunicato stampa sui fatti di Parigi, che ritengo molto significativo e che condivido pienamente. Un caro saluto, coi Maestri e il PMLI vinceremo! Andrea, operaio del Mugello (Firenze) Sono d’accordo col comunicato dell’Ufficio politico del PMLI sugli attentati terroristici a Parigi. Grazie. Nicola Spinosi – Firenze Stiamo in cordata stretti l’uno all’altro sostenendoci reciprocamente tenendo ben alta la bandiera dell’antimperialismo Con i Maestri e il PMLI vinceremo! 8 il bolscevico / attentati a Parigi e lotta all’imperialismo Opinioni N. 43 - 26 novembre 2015 sulla posizione del PMLI sull’imperialismo e lo Stato Islamico Questa rubrica sull’imperialismo e lo Stato Islamico è a completa disposizione dei simpatizzanti e degli amici del PMLI e dei sinceri antimperialisti, nonché di chiunque, a parte i fascisti dichiarati, voglia farci conoscere la sua opinione sul saluto del Segretario generale del PMLI, compagno Giovanni Scuderi, dal titolo “Appoggiamo lo Stato Islamico contro la santa alleanza imperialista”, alla quinta Sessione plenaria del 5° CC del PMLI tenutasi a Firenze l’11 ottobre scorso e sul Rapporto del compagno Erne alla stessa Sessione plenaria. Naturalmente pubblicheremo sia gli interventi a favore che quelli contrari. L’importante è discutere una fondamentale questione di attualità. Nell’interesse esclusivo della lotta antimperialista in Italia e nel mondo. Grazie anticipate a tutti coloro che parteciperanno al dibattito. Bisogna impedire con qualunque mezzo che il popolo italiano venga trascinato da Renzi e reso complice della guerra imperialista “L’imperialismo è un particolare stadio storico del capitalismo. E questa particolarità è triplice: l’imperialismo è 1) Capitalismo monopolistico; 2) Capitalismo parassitario e imputridente; 3) Capitalismo morente”. Da queste tre fondamentali definizioni del grande Maestro Lenin, deve partire l’analisi marxista-leninista nell’analizzare e condannare l’imperialismo odierno contro lo Stato islamico e i suoi metodi subdoli appoggiati dalla borghesia mondiale moderna di destra e di sinistra che possiede il controllo della totalità dell’informazione e di internet, e che la usa regolarmente per rovesciare la verità su chi sono realmente gli aggressori e gli aggrediti, gli oppressi e gli oppressori, demonizzando ciclicamente il nemico da distruggere, esaltando la superiorità del sistema e dei valori occidentali per giustificare i loro intenti guerrafondai. Questa manipolazione mediatica come al solito trova l’appoggio superficiale dei trotzkisti, falsi comunisti e ultrasinistri che, riempiendosi la bocca con frasi e opinioni dei gloriosi 5 Maestri, si schierano in questa fase storica mondiale da una parte o dall’altra, appoggiando di fatto le brutali azioni militari imperialiste contro quei popoli islamici che realmente combattono per la propria indipendenza, autodeterminazione, emancipazione e che dovrebbero essere lasciati liberi e autonomi di risolvere le proprie contraddizioni interne. Vengono invece sfruttate storicamente, subdolamente e tatticamente le molteplici diversità e contrapposizioni religiose, l’“oppio dei popoli” anche del mondo arabo, armando e strumentalizzano sia sciiti che sunniti a seconda dell’interesse geopolitico imperialista del momento e, nel caso si oppongano ai dettami imperialisti, tacciandoli immediatamente come terroristi. Il tutto con l’appoggio della Nato, che da 66 anni ha sempre agito per la tutela degli interessi imperialisti e per mantenere l’egemonia strategica del capitalismo occidentale contribuendo alle politiche di rapina dell’ambiente e del territorio dei Paesi da colonizzare. I media di regime vogliono farci credere che la contrapposizione e la guerra tra l’occidente e i popoli islamici sia di carattere religioso e di civiltà quando, in realtà e basandosi sui fatti, le motivazioni sono solo di carattere politico, economico e militare. Esempio eclatante ne è l’appoggio e le giustificazioni alle azioni militari del nuovo zar Putin contro lo Stato islamico in Siria in questi giorni, come se fosse il salvatore che si oppone all’imperialismo Usa e Ue, quando in realtà il fine comune dell’imperialismo è di garantire alle multinazionali di qualsiasi potenza mondiale di espandersi sempre più garantendogli l’appropriazione e l’espropriazione con qualunque mezzo (attacchi economici, finanziari, commerciali, politici e infine militari) dei beni, delle risorse economiche ed energetiche di altri stati sovrani per poi controllarli con governi fantoccio e colonizzarli; non ha caso la Siria, la Libia, l’Iraq, per fare degli esempi recenti, erano Paesi sovrani con banche e risorse proprie. Siamo di fronte ad una rottura degli equilibri all’interno dell’imperialismo a causa dello sviluppo ineguale dei Paesi capitalisti e alle contraddizioni dovute da contrapposti interessi economici, finanziari, commerciali, politici e militari. I Paesi imperialisti sono uniti quando c’è da depredare le ricchezze del mondo e nel soggiogare i relativi popoli, ma poi litigano quando c’è da spartirsi il bottino, con il rischio alla fine di generare l’ennesima guerra mondiale imperialista. Capitalismo parassitario imputridente! Quale miglior defini- INIZIATIVE DEL PMLI ➥ MODENA Portico Via Emilia Centro tra Via Scudari e Piazza Ova Banchino di propaganda dalle ore 16 alle 18 ● Mercoledì 25 novembre 2015 ● Martedì 1 dicembre 2015 ● Domenica 13 dicembre 2015 ● Sabato 19 dicembre 2015 ● Giovedì 31 dicembre 2015 ● Sabato 9 gennaio 2016 zione? Ma di fronte a questo scenario che lascia esterrefatti i sinceri marxisti-leninisti, il PMLI unico nello scenario politico italiano, ha finalmente fatto chiarezza analizzando e mettendo alla luce tutte le contraddizioni ne “Il Bolscevico” del 22 ottobre scorso. Da sinceri marxisti-leninisti italiani bisogna ribadire forte e chiaro da che parte stare e cioè dalla parte dei combattenti islamici antimperialisti e della loro lotta per l’indipendenza per la sovranità nazionale per la liberazione da ogni forma di occupazione e di rapina di tipo egemonico; essi vanno lasciati in pace e in condizione di autonomia per risolvere le loro contraddizioni interne invece di fomentare ulteriori guerre imperialiste che stanno generando l’ennesimo disastro umanitario. Va comunque presa distanza come il PMLI ha sempre sostenuto, nei confronti della concezione del mondo e l’organizzazione sociale reazionaria e oscurantista di tipo feudale di cui lo stato islamico ne è portatore. Ma ne va anche riconosciuto il carattere rivoluzionario come ci insegna il Maestro Stalin quando ci spiega che anche la lotta dell’emiro afgano nonostante non avesse elementi proletari al suo interno era oggettivamente una lotta rivoluzionaria contro l’imperialismo malgrado il carattere monarchico delle concezioni dell’emiro e dei suoi seguaci. L’imperialismo che è presente dappertutto con i suoi capitali, le sue banche, le sue multinazionali, le sue fabbriche, le sue merci, la sua tecnologia, la sua cultura borghese reazionaria e la sua potenza militare, sta generando l’ennesimo disastro umanitario, è la causa principale delle paurose disparità economiche tra i popoli della terra, la fame, la miseria e la conseguente immigrazione biblica che si sta riversando nei Paesi capitalisti e imperialisti dove gli immigrati vengono trattati come bestie diventando vittime dell’ennesimo traffico di vite umane, dell’ennesimo sfruttamento da parte dei padroni che li usano ricattandoli come manodopera a bassissimo costo. Significativi sono i dati che confermano che ogni anno il mondo spende un trilione di dollari in difesa, 325 miliardi per l’agricoltura e solo 60 miliardi in aiuti allo sviluppo. Per ogni dollaro speso in cooperazione allo sviluppo, 10 dollari sono spesi per gli armamenti. Per ogni dollaro di sussidio ricevuto i Paesi in via di sviluppo spendono 13 dollari per ripagare il debito. Sette milioni di bambini muoiono a causa della crisi del debito pubblico del loro Paese. Le tre persone più ricche del mondo hanno una ricchezza complessiva superiore al prodotto interno lordo dei 48 Paesi più poveri. Capitalismo morente! Quale miglior definizione? Solo un mondo che abolisca lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, dove la proprietà della terra, delle fabbriche e dei mezzi di produzione e di scambio è pubblica, e a ogni individuo è garantito il diritto al lavoro, alla casa, all’istruzione e all’assistenza sanitaria pubblica e gratuita; dove l’eguaglianza dei diritti economici, sociali, culturali e politici è garantita a tutti senza discriminazioni nazionali, religiosi o razziali, e indipendentemente dalla condizione, dall’origine, dal sesso, dal lavoro svolto; dove vi è la garanzia, sulla base del principio della democrazia popolare, non solo dei diritti per tutti ma anche dei mezzi necessari all’esercizio di questi diritti. Dunque solo il socialismo potrà abolire una volta per tutte le catastrofi umanitarie che l’imperialismo genera ciclicamente. Bisogna da sinceri marxistileninisti appoggiare la linea del PMLI. Bisogna impedire con qualunque mezzo che il popolo italiano venga trascinato dallo zerbino Renzi e reso complice delle infamie dell’imperialismo e ad una conseguente guerra mondiale. Abbasso l’imperialismo e la guerra imperialista! Viva la guerra di liberazione dei popoli e delle nazioni oppresse! Appoggiamo i movimenti islamici antimperialisti!! Viva l’internazionalismo proletario! Cacciamo il governo interventista e imperialista del nuovo duce Renzi! Viva la politica antimperialista del PMLI! Con i Maestri e il PMLI vinceremo! Massimo – Pontassieve (Firenze) I media borghesi sono asserviti alla santa alleanza imperialista contro lo Stato islamico In merito all’abbattimento dell’aereo russo rivendicato dallo Stato Islamico (IS) dove sono morte 224 persone c’è da dire che la tv di Stato italiana, quelle private e tutti i quotidiani asserviti al regime neofascista e imperialista e al governo Renzi con un coro unanime sono impegnati da giorni e giorni a propinare tale notizia a tutti gli italiani, per convincerli di quale crimine umanitario si sono macchiati coloro che combattono la causa dello Stato Islamico e per indurre all’odio contro costoro tutti i cittadini italiani. Come se la guerra santa anti IS voluta e sostenuta dall’imperialismo americano ed europeo sia una guerra giusta e indolore per chi sta dall’altra parte della barricata, cioè l’IS, che serve per difendere la pace, la democrazia dal terrorismo islamico sanguinario... Insomma tutto l’apparato dell’informazione sia pubblica che privata ci parla solo della morte di vittime innocenti causate dagli attentati dei jihadisti che combattono per l’IS... mentre quelli che sono stati massacrati e uccisi (che sono migliaia) dai bombardamenti dei droni (aerei senza pilota) della coalizione imperialista, tra cui l’ospedale in Siria dove sono morti anche alcuni medici di “Medici senza frontiere” in barba ai divieti della Convenzione internazionale, scom- paiono subito dalle cronache. Ebbene queste migliaia di vittime soprattutto civili per i nostri giornalisti non contano. Sono solo dei numeri e non persone in carne ed ossa. Purtroppo tanti ascoltatoti e lettori bersagliati continuamente da queste notizie unilaterali (omologate al regime) e ipocrite, se non c’è nessuno che apre loro “occhi e orecchie per farli ragionarle con la logica della loro testa, finiscono in balia della propaganda imperialista. Di fronte a questa perversione dell’informazione imperialista occorre che noi marxisti-leninisti facciamo in modo di fare ragionare queste persone (anche se è un compito un po’ difficile). Bene ha fatto il PMLI attraverso “Il Bolscevico” a prendere la giusta posizione politica in merito a questa questione, a fare chiarezza e dare le giuste indicazioni di lotta politica a tutti i compagni (membri e simpatizzanti) sulla questione internazionale riguardante l’IS. Da parte mia mi trovo d’accordo su quanto ha affermato il nostro amato Segretario generale del PMLI, Giovanni Scuderi, in apertura della 5ª Sessione plenaria del 5° Comitato centrale del PMLI tenutasi a Firenze l’11 ottobre scorso sul fatto di appoggiare lo Stato Islamico contro i suoi e nostri nemi- ci, la santa alleanza imperialista. Perché è giusto che ogni paese sia sovrano, libero e indipendente di potere affrontare e risolvere (senza l’ingerenza militare e politica di altri Stati le sue contraddizioni e questioni interne). “Tra noi e lo Stato Islamico esista un abisso incolmabile dal punto di vista ideologico, culturale, tattico e strategico, e non condividiamo tutti i suoi metodi di lotta, atti e obiettivi. Ma un punto fondamentale ci accomuna, quello della lotta senza quartiere all’imperialismo” (parole pronunciate da Scuderi). Pertanto come marxista-leninista oltre a condividere e difendere a spada tratta la posizione assunta dal Partito, non posso che esprimere la mia piena solidarietà al nostro caro combattivo e coraggioso Segretario generale Giovanni Scuderi per tutti gli attacchi spregiudicati e vili pervenutigli attraverso la canea di alcuni giornali borghesi che invitano financo la magistratura a perseguire Scuderi e il PMLI con l’accusa di istigazione al terrorismo. Appoggiamo la lotta antimperialista per la sovranità nazionale, l’indipendenza, l’autonomia e la libertà dei popoli. Per il socialismo. Uniti coi Maestri e il PMLI vinceremo! Francesco Campisi Belpasso (Catania) SOTTOSCRIVI PER IL PMLI PER IL TRIONFO DELLA CAUSA DEL SOCIALISMO IN ITALIA Conto corrente postale 85842383 intestato a: PMLI - Via Antonio del Pollaiolo, 172a - 50142 Firenze attentati a Parigi e lotta all’imperialismo / il bolscevico 9 N. 43 - 26 novembre 2015 La Francia paga con un tragico bagno di sangue le sue guerre in Africa e Medio Oriente di Antonio Mazzeo Profondamente addolorati per le sanguinose stragi terroristiche in Francia, nell’esprimere vicinanza e solidarietà alle vittime è però necessario riportare alla memoria alcune gravi vicende belliche che hanno visto protagoniste, recentemente - in medio Oriente e Africa - le forze armate francesi. Non fosse altro che da più parti è già stata invocata vendetta contro i terroristi islamici, Ue, Usa e Nato annunciano di voler intensificare raid e bombardamenti in Iraq e Siria e le forze politiche ultrarazziste del continente si preparano a nuovi pogrom contro rifugiati e immigrati. Poco meno di una settimana fa, due cacciabombardieri Mirage 2000 dell’Aeronautica militare francese, decollati da una base della Giordania, avevano distrutto un sito per la produzione e il rifornimento petrolifero nella zona sud-orientale siriana di Deir ezZor. L’infrastruttura, secondo le autorità di Parigi, era sotto il controllo dell’Isis ed era utilizzata per l’approvvigionamento di carburante per i mezzi impiegati dallo Stato islamico. Per intensificare l’offensiva francese contro l’Isis, il 7 novembre il presidente Francois Hollande aveva annunciato lo schieramento della portaerei a propulsione nucleare “Charles de Gaulle” al largo delle coste siriane. Imponente il dispositivo bellico a bordo della grande unità navale: 12 caccia Dassault Rafale e 9 Super Etendard, più 4 elicotteri. Essi si aggiungono ad i 6 caccia Rafale già schierati dai francesi negli Emirati Arabi Uniti, ai 6 cacciabombardieri Mirage in Giordania, a un aereo da pattugliamento marittimo Atlantique 2 e a un aereo cisterna C-135. Questi velivoli e più di 700 militari sono impegnati da un anno nell’ambito dell’Opération Chammal in Iraq (1.285 missioni aeree con 271 bombardamenti e la “distruzione di 459 target” secondo i dati forniti a fine ottobre dal ministero della difesa francese). Ai raid in Iraq, dal 27 settembre si sono sommati quelli in Siria, giustificati da Hollande con la “necessità di colpire terroristi che preparavano attentati contro la Francia”. I bombardamenti erano stati proceduti da decine di missioni ISR (Intelligence Surveillance and Reconnaissance) di ricognizione aerea e individuazione di obiettivi sul territorio siriano. A settembre, inoltre, secondo l’agenzia Associated Press, Parigi aveva avviato la fornitura di apparecchiature e di denaro a favore dei ribelli in lotta contro il regime di Bashar Assad che controllano cinque città siriane. Ufficialmente gli “aiuti” riguarderebbero attrezzature necessarie a ricostruire “pozzi d’acqua, panifici e scuole”, ma una fonte diplomatica del governo francese non ha escluso la consegna di sistemi radio e comunicazione e altre apparecchiature “non letali”. La Francia ha pure sottoscritto un accordo di cooperazione militare con le forze armate libanesi per la consegna entro il 2018 di sistemi d’arma (caccia, navi, veicoli blindati e pezzi di artiglieria da 155 millimetri) per il valore di tre miliardi di dollari. Nel quadro dell’intesa, la Francia invierà in Libano anche 60 militari per addestrare le forze libanesi all’uso degli equipaggiamenti consegnati. CALENDARIO DELLE MANIFESTAZIONI E DEGLI SCIOPERI novembre 20 il Burkina Faso e la Mauritania. A febbraio, nel corso di un’offensiva nel nord del Mali, le forze terrestri francesi hanno ucciso una dozzina di “miliziani islamici” tra Boureissa e Abeissa, a circa 120 km dalla città di Kidal, una roccaforte dei ribelli separatisti Tuareg. A metà maggio, sempre nel nord del Mali, le forze speciali appartenenti al 1° Reggimento paracadutisti della fanteria di marina hanno ucciso quattro presunti dirigenti di al-Qaeda, sospettati di essere coinvolti nella morte di alcuni cittadini francesi, tra cui i giornalisti di Radio France International, Claude Verlon e Ghislaine Dupont (2013). “I terroristi dovrebbero ricordarsi che la Francia ha la memoria lunga”, aveva commentato allora il ministro della difesa Laurent Fabius. “Noi non dimentichiamo e colpiremo anche tra cento anni, ma raggiungeremo tutti quelli che hanno fatto del male alla nostra nazione”, aveva concluso Fabius. Secondo Analisi Difesa, l’operazione Barkhane viene condotta da dieci basi diverse: la principale ha sede a N’Djaména, in Ciad, con 800 militari. Altri 600 soldati sono stati stanziati nella base di Niamey, in Niger, mentre nella base di Gao (Mali) sono rischierati altri 1.000 soldati. Da Niamey, in particolare, operano tre droni General Atomics MQ-9 Reaper in forza allo squadrone aereo di Cognac che dal dicembre 2013 hanno compiuto missioni d’intelligence per oltre 4.000 ore nell’Africa sub-Sahariana. Il comando delle forze speciali francesi è rischierato nella base di Ouagadougou, Burkina Faso. Altre installazioni militari francesi a Tessalit (Mali), Fort de Madama (Niger) e FayaLargeau (Ciad). Oltre ai Reaper, la Francia schiera nell’area 2 droni EADS Harfang, 4 caccia Dassault Rafale, 4 Mirage 2000, 10 velivoli da trasporto, una ventina di elicotteri, 200 veicoli logistici e 200 tank. Dal gennaio di quest’anno, Parigi ha pure rafforzato la propria presenza in Costa d’Avorio (operazione Licorne): il paese ha assunto il ruolo di “base militare operativa avanzata” per consentire alle forze d’élite un dispiegamento rapido contro-terrorista nell’Africa sub-sahariana. Come se non bastasse, a conclusione del summit delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile, il presidente francese Holland ha annunciato che a partire del prossimo anno e sino al 2020 la Francia addestrerà più di 100.000 militari africani per “contribuire a garantire la sicurezza del Continente e preparare forze in grado di sostenere missioni di stabilizzazione”. Gli addestratori giungeranno in buona parte dal contingente di 1.900 unità che le forze terrestri, navali ed aree francesi dispongono nella grande base di Gibuti, in Corno d’Africa. Una controffensiva neocoloniale che oggi Parigi paga con un tragico bagno di sangue. Per una mobilitazione internazionale il 29 novembre APPELLO DEI GIOVANI PALESTINESI A SOSTEGNO DELL’INTIFADA Riceviamo e volentieri pubblichiamo. Noi, Giovani Palestinesi in esilio, chiediamo a tutti i Palestinesi e alle persone solidali con la nostra causa di difendere la nostra terra e sostenere la resistenza e la determinazione del nostro popolo in Palestina. Da settimane la moschea di Al Aqsa è vittima di assalti brutali mentre i coloni e l’esercito sionista compiono omicidi arbitrari e arresti di massa in tutta la Palestina. In risposta alla violenza sionista, dobbiamo ribadire che la resistenza è una strategia necessaria e obbligatoria per sopravvivere alla re- alizzazione del progetto di pulizia etnica ai danni dei Palestinesi. La repressione militare sionista e le inaccettabili violazioni dei coloni, insieme ad una leadership Palestinese collusa che agisce ormai come garante dell’occupazione e non più come guida del progetto di liberazione, tentano di garantire la liquidazione totale della resistenza Palestinese e l’accelerazione della pulizia etnica. In questa lotta sbilanciata tra un’ideologia razzista e istituzionalizzata, e l’eroica resistenza del popolo Palestinese, Israele gode ancora del sostegno dei suoi alleati internazionali, che noi riteniamo parimenti responsabili di questi crimini. Noi giovani Palestinesi dobbiamo assumerci la piena responsabilità e il diritto di difendere il nostro popolo e la nostra terra e mobilitarci ovunque ci troviamo. La lotta in corso in tutta la Palestina è nostra: è una lotta per far prevalere la giustizia su un progetto coloniale, è una lotta contro il colonialismo in tutte le sue forme e manifestazioni. Questa è la rivolta di una nuova generazione di Palestinesi, uniti ovunque essi siano, intorno a principi di dignità, di ritorno e di liberazione di tutta la Palestina! Condividiamo la voce della resistenza Palestinese. Denunciamo i crimini sioni- sti e la complicità dei loro alleati. Rompiamo l’isolamento dei Palestinesi sotto occupazione. Ci appelliamo a tutti i Palestinesi in esilio, i movimenti di solidarietà e tutte le persone che credono nella giustizia, aproseguire gli sforzi di mobilitazione e ad unirsi a noi nel sostegno alla resistenza Palestinese che culminerà con una mobilitazione internazionale il 29 Novembre 2015 e continuerà fino a che la Palestina non sarà libera. Per sottoscrivere questo appello manda una email a: [email protected] Il PMLI ha aderito all’appello Usb Pubblico Impiego – Sciopero Pubblico Impiego Compreso il Comparto Scuola Usb Lavoro Privato – Sciopero aziende a capitale pubblico, a capitale misto, appaltatrici servizi pubblici, escluso i Trasporti Usb Vigili del Fuoco - Sciopero 21 23 Fiom - Manifestazione nazionale a Roma contro la legge di stabilità 24 Filt-Cgil, Fit-Cisl, Uiltrasporti, Ugl-T/A – Sciopero Trasporto Aereo Aviapartner Handling, Aviation Handling - Aeroporti di Fiumicino e Ciampino Enav - Anpcat – Fata – Sciopero dipendenti Enav SpA - Controllore Traffico aereo, Assistenza al Volo e Meteorologo 26 28 In vista del potenziamento del proprio dispositivo bellico principalmente nello scacchiere mediorientale e nel continente africano, il 13 novembre le forze armate francesi hanno ottenuto dal Dipartimento di Stato Usa l’autorizzazione ad acquistare 4 aerei C-130J per il trasporto truppe e il rifornimento in volo, più relativi equipaggiamenti e ricambi, missili, sistemi radio, di contromisure elettroniche e radar per un valore complessivo di 650 milioni di dollari. Qualche mese prima, il Dipartimento di Stato aveva autorizzato il trasferimento alla Francia pure di 200 missili AGM-114K1A Hellfire (costo stimato di 30 milioni di dollari). Dall’agosto 2014, la Francia è impegnata con oltre 3.000 militari in una campagna globale contro il “terrorismo di matrice islamica” in Africa (operazione Burkhane). L’intervento si sta sviluppando in una vasta area compresa tra il Ciad orientale, il Niger, il Mali, Unione Nazionale Giudici di Pace, Associazione Nazionale Giudici di Pace - Sciopero Magistrati Ministero della Giustizia Usb – Cub – Cat - Sciopero 24 ore personale F.S. SpA, Trenitalia SpA, Rfi SpA, Trenord Srl Cgil – Cisl – Uil – Manifestazione nazionale a Roma lavoratori pubblico impiego Il 21 novembre alla manifestazione nazionale promossa dalla Fiom TUTTI A ROMA CON IL PMLI Piazza Esedra, ore 9,30 - Piazza del Popolo, ore 12 Cacciamo Contro il governo del La legge di stabilità, Jobs Act, “Buona scuola”, capitalismo nuovo duce Renzi Per il potere politico Per al proletariato e Lo sciopero generale, lavoro, rinnovo dei contratti di lavoro il socialismo 10 il bolscevico / Rivoluzione d’Ottobre N. 43 - 26 novembre 2015 Discorso di Angelo Urgo, a nome del Comitato lombardo del PMLI, alla celebrazione del 98° della Grande rivoluzione socialista d’Ottobre svoltasi a Milano il 7 Novembre 2015 La via dell’Ottobre per la conquista dell’Italia unita, rossa e socialista non può prescindere da una giusta linea antimperialista Oggi, 7 Novembre, cade il 98° Anniversario della Grande rivoluzione socialista d’Ottobre diretta da Lenin e da Stalin. Il Comitato lombardo, come tutte le istanze e tutti i militanti del PMLI celebrano con spirito rivoluzionario e militante questo anniversario della prima rivoluzione proletaria vittoriosa che, imparando la lezione della Comune di Parigi del 1871, ha spazzato via dal potere lo zarismo e la borghesia, sbaragliato l’intervento armato delle forze imperialiste internazionali e realizzato il potere dei Soviet, ossia la dittatura del proletariato, e quindi il socialismo. In questa occasione vogliamo ribadire l’importanza storica della Rivoluzione d’Ottobre, esaltarne gli insegnamenti universali tuttora interamente validi, farla conoscere ed apprezzare alle nuove generazioni e indicare alla classe operaia e alle masse sfruttate e oppresse italiane che questa è la sola via che la storia abbia dimostrato valida e praticabile per abbattere il capitalismo e conquistare il socialismo. Vogliamo al contempo respingere le calunnie e le deformazioni dell’imperialismo, della imperante reazione neofascista nostrana che unifica tutte le fazioni della grande borghesia italiana, dei rinnegati del comunismo e dei falsi comunisti, di tutti i detrattori della Rivoluzione d’Ottobre che la considerano fallita, oppure superata dagli avvenimenti e dalla verifica della storia quando superato è ormai proprio il loro capitalismo, com’è ormai sempre più chiaro dal 2008 con l’inizio della crisi globale di questo obsoleto sistema sociale ed economico che ormai è capace solo di concentrare ricchezza per un’infima minoranza della popolazione mondiale mentre per la sua stragrande maggioranza riserva sempre più misera, malattie, inquinamento, fame, terrore, guerra, disperazione e morte! La difesa ideologica e politica della Rivoluzione d’Ottobre costituisce da sempre uno spartiacque tra marxisti-leninisti e progressisti da una parte e borghesi, reazionari, socialdemocratici e falsi comunisti dall’altra. L’importanza storica e gli insegnamenti della Rivoluzione d’Ottobre Celebrare la Rivoluzione d’Ottobre significa capirne l’ideologia, la strategia e la tattica, i contenuti, gli scopi, i metodi e lo spirito, e metterli in pratica, agire conseguentemente e coerentemente nel proprio Paese per abbattere il capitalismo e realizzare il socialismo e per sostenere attivamente i popoli e le nazioni oppresse nella lotta di liberazione nazionale e antimperialista. Non si può avere il cuore con la Rivoluzione d’Ottobre e il corpo con i falsi comunisti. I rivoluzionari italiani devono seguire l’esempio dei marxisti-leninisti che non hanno avuto e non hanno paura di rimanere isolati per un lungo periodo e di affrontare da soli la canea reazionaria, che non si sono demoralizzati, smarriti e dispersi davanti alle difficol- 7 Novembre 1917- 2015 98° Anniversario della Rivoluzione Socialista Sovietica Giovanni Scuderi dal Rapporto politico al 2° Congresso nazionale del PMLI “Avanti sulla Via dell’Ottobre” Gli insegnamenti della Rivoluzione d’Ottobre brillano come delle stelle Il secolo XX è marcato indelebilmente dalla Rivoluzione d’Ottobre. I revisionisti sovietici ne hanno fatto scempio e i revisionisti dei vari paesi cercano di oscurarla, minimizzarla, eppure i suoi ideali, i suoi insegnamenti, le sue proposte rimangono intatti e brillano come delle stelle. Finché in un solo angolo della Terra vi sarà l’imperialismo e lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo la via dell’Ottobre avrà ancora qualcosa da dire, sarà essa che squarcerà le tenebre e guiderà il proletariato verso la luce. PARTITO MARXISTA-LENINISTA ITALIANO stampato in proprio Sede centrale: Via Antonio del Pollaiolo, 172a - 50142 FIRENZE Tel. e fax 055.5123164 e-mail: [email protected] www.pmli.it Angelo Urgo, a nome del Comitato lombardo del PMLI, pronuncia il discorso introduttivo alla celebrazione del 98° della Grande rivoluzione socialista d’Ottobre svoltasi a Milano il 7 Novembre 2015 tà e alle prove della lotta di classe, che non hanno capitolato di fronte all’offensiva dell’imperialismo italiano e internazionale e al tradimento storico dei revisionisti moderni russi, cinesi e italiani. Fare come i marxisti-leninisti vuol dire cominciare a “fare come la Russia” di Lenin e Stalin. “La Rivoluzione d’Ottobre come ha rilevato Mao nel 1948 - ha aperto ai popoli del mondo ampie possibilità e vie efficaci per la loro liberazione”1. È solo per colpa dei revisionisti se il proletariato mondiale è ancora sotto la schiavitù salariata e il dominio capitalistico. Fatti i dovuti bilanci storici occorre prendere definitivamente coscienza della natura e degli inganni della socialdemocrazia e del revisionismo. È ora che gli sfruttati e gli oppressi riscoprano la Rivoluzione d’Ottobre e capiscano che essa è la via della loro emancipazione. Nel cammino del genere umano verso il progresso e l’emancipazione, la Rivoluzione d’Ottobre rappresenta un avvenimento straordinario e incancellabile che ha aperto una nuova era nella storia del mondo: quella del declino del capitalismo e dell’imperialismo, della vittoria della rivoluzione proletaria e dell’avvento del socialismo. Essa costituisce una svolta radicale rispetto alle rivoluzioni sociali conosciute fino ad allora. Le rivoluzioni del passato fino a quella della borghesia, infatti, poiché si proponevano solo di sostituire al potere una classe sfruttatrice con un’altra classe sfruttatrice, avevano l’obiettivo non di eliminare la proprietà privata dei mezzi di produzione e abbattere la vecchia macchina statale, bensì di riformarle e adeguarle alle necessità della nuova classe dominante. La Rivoluzione d’Ottobre invece ha dato il potere politico al proletariato e ai contadini poveri, ossia alla maggioranza del popolo, ha demolito e distrutto l’apparato statale capitalistico e al suo posto ha edificato lo Stato socialista basato sulla dittatura del proletariato e l’autogoverno del popolo, che ha portato la democrazia a un livello molto più alto rispetto alla falsa e angusta democrazia borghese; ha soppresso la proprietà privata dei mezzi di produzione e delle risorse del paese e lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, per instaurare la proprietà socialista dei mezzi di produzione a beneficio del popolo e non di una ristretta minoranza di privilegiati. La Rivoluzione d’Ottobre ha messo in pratica l’insegnamento di Marx, Engels e Lenin secondo cui il proletariato per liberarsi dalla schiavitù salariale non può servirsi delle vecchie istituzioni capitalistiche sfruttatrici ma deve procedere a smantellare tutto ciò che storicamente ha contribuito a determinare il sistema sociale basato sullo sfruttamento, a livello economico, ideologico, politico e così emancipare tutta la società. La Rivoluzione d’Ottobre, e Lenin che ne è stato il principale artefice e dirigente, la mente e l’anima, ha fornito al movimento operaio e progressista internazionale un contributo teorico e pratico di incommensurabile valore. Ha dato pratica attuazione al socialismo scientifico elaborato da Marx ed Engels e preconizzato nel “Manifesto del Partito comunista”. Con ciò dimostrando concretamente che la classe operaia e le classi ad essa alleate possono strappare il potere alla borghesia e abbattere il capitalismo per realizzare una nuova società; possono strappare ai capitalisti i mezzi di produzione, il capitale, la terra, le risorse naturali per trasformarli in proprietà collettiva. Ha demolito così il dogma borghese secondo cui la proprietà privata è sacra e inviolabile. Nella conduzione vittoriosa della Rivoluzione d’Ottobre e nella instaurazione del potere dei Soviet degli operai, dei contadini e dei soldati, Lenin e Stalin applicano magistralmente la dottrina di Marx ed Engels e la sviluppano ulteriormente risolvendo i numerosi compiti posti dalla rivoluzione nell’epoca dell’imperialismo. “Il leninismo - spiegava Stalin - è il marxismo dell’epoca dell’imperialismo e della rivoluzione proletaria. Più esattamente: il leninismo è la teoria e la tattica della rivoluzione proletaria in generale, la teoria e la tattica della dittatura del proletariato in particolare”2. Nelle opere fondamentali di Lenin: “L’imperialismo fase suprema del capitalismo” e “Stato e rivoluzione”, si trovano infatti le premesse teoriche e politiche della Rivoluzione d’Ottobre. Nell’analizzare lo stadio monopolistico del capitalismo, Lenin può affermare che il capitalismo è giunto alla sua fase suprema, l’imperialismo, la cui fame insaziabile di mercati e di profitti porta inevitabilmente alle guerre coloniali di rapina e alle guerre tra paesi imperialisti per la spartizione del mondo, e allo stesso tempo suscita la rivoluzione del proletariato e dei popoli oppressi. L’imperialismo è la vigilia della rivoluzione socialista, giacché le guerre di aggressione generano inevitabilmente ribellioni e insurrezioni, ma soprattutto perché il capitalismo monopolistico di Stato è la migliore preparazione economica e materiale all’avvento del socialismo: “è la sua anticamera - dice Lenin - è quel gradino della scala storica che nessun gradino intermedio separa dal gradino chiamato socialismo”3. L’imperialismo accentua notevolmente lo sviluppo ineguale del capitalismo e tale legge si traduce in uno sviluppo ineguale della lotta e delle contraddizioni di classe. Pretendere, dunque, che il socialismo riesca ad affermarsi simultaneamente in tutti i paesi è pura follia, è nient’altro che un pretesto opportunistico cui ricorrono Trotzki, i menscevichi e la socialdemocrazia per rimandare sine die lo scoppio della rivoluzione. Per contro Lenin sostiene la possibilità che la rivoluzione proletaria vinca in uno o più paesi, pur continuando a dominare la borghesia per un tempo imprecisato negli altri paesi. La Russia zarista, anello più debole della catena dei paesi capitalistici, diventa teatro della prima rivoluzione socialista vittoriosa. Ma il proletariato russo non avrebbe potuto mantenersi a lungo al potere se Lenin non avesse fatto tesoro dell’esperienza della Comune di Parigi repressa nel sangue, e ripreso e sviluppato la dottrina marxista sullo Stato, se non avesse elaborato la teoria della dittatura del proletariato e quindi proceduto alla edificazione di una macchina statale completamente nuova, sulle macerie di quella capitalistica, adatta a costruire, rafforzare, difendere il socialismo. “Tutto il potere ai Soviet”: agitando questa parola d’ordine il proletariato russo si eleva a classe dominante. I Soviet che durante la fase di preparazione della rivoluzione avevano svolto un ruolo fondamentale nella mobilitazione e organizzazione delle masse, debitamente trasformati diventano, su indicazione di Lenin, nell’insurrezione contro il potere della borghesia e il governo Kerenski il nuovo apparato del nuovo Stato proletario. I Soviet possiedono, infatti, tutte le caratteristiche già sperimentate dalla Comune di Parigi, per fondare la società socialista, per realizzare la democrazia proletaria, per avanzare verso il comunismo. Le caratteristiche fondamentali dei Soviet sono: unificare negli stessi organismi le funzioni legislative ed esecutive in modo da dare pratica attuazione alle decisioni prese e allo stesso tempo ridurre drasticamente la gigantesca burocrazia parassitaria tipica dello Stato borghese; dotare le masse operaie e popolari di una forza militare strettamente legata ad esse nella difesa del socialismo; allargare enormemente la democrazia attraverso il sistema della eleggibilità diretta dei rappresentanti del popolo e della loro revoca ogniqualvolta gli elettori non si sentono adeguatamente rappresentati e tutelati. Solo così la direzione del socialismo rimane affidata ai figli migliori del popolo, risulta stimolata e incoraggiata la partecipazione diretta alla vita politica, al governo del paese, delle classi sfruttate e oppresse nel vecchio regime e sono rispettati effettivamente la loro volontà e i loro bisogni. “Rispetto al parlamentarismo borghese - ebbe a dire Lenin a proposito dei Soviet alla vigilia della rivoluzione - ciò rappresenta, nello sviluppo della democrazia, un tale passo avanti da avere un’importanza storica mondiale... Se il genio creatore popolare delle classi rivoluzionarie non avesse creato i Soviet - continuava - la rivoluzione proletaria in Russia sarebbe stata un’impresa disperata, perché, col vec- SEGUE IN 11ª ë Rivoluzione d’Ottobre / il bolscevico 11 N. 43 - 26 novembre 2015 ë DALLA 10ª chio apparato, il proletariato non avrebbe potuto certamente mantenere il potere, e creare di colpo un nuovo apparato”4. La Rivoluzione d’Ottobre è resa possibile dal maturare delle condizioni oggettive esterne e interne alla Russia e delle condizioni soggettive, politiche e organizzative tra la classe operaia e le masse contadine. Il disastroso conflitto bellico con la Germania iniziato dallo zar e continuato dalla borghesia dopo la rivoluzione democratica del febbraio 1917, che provoca lutti e miseria crescenti tra le masse; la borghesia che salita al potere non rispetta nessuna delle promesse fatte sulla pace, sulla confisca delle terre e la redistribuzione ai contadini che la lavorano, sulle riforme democratiche, e usa il pugno di ferro contro ogni opposizione, in particolare verso i bolscevichi che di questa opposizione rappresentano la punta di diamante. L’insieme di questi fattori aveva creato una situazione rivoluzionaria, prontamente colta dal partito di Lenin e Stalin. Lenin aveva già individuato in precedenza quali erano i sintomi principali di una crisi rivoluzionaria in assenza della quale è impossibile guidare vittoriosamente le masse all’insurrezione, cioè: un’acuta crisi politica della classe dominante accompagnata dallo scontento e dalla rabbia delle classi oppresse, l’incapacità della borghesia a conservare il dominio con le vecchie forme politiche. In altri termini una situazione in cui gli oppressi e gli sfruttati non vogliono più vivere come prima e sono disposti a battersi con le armi in pugno per liberarsi dalla schiavitù salariata e gli oppressori e gli sfruttatori non possono più governare con i vecchi metodi e non riescono ad avere il consenso per via pacifica e parlamentare delle classi subalterne. Elemento di non secondaria importanza, che ha assicurato la vittoria della Rivoluzione d’Ottobre, è l’aver considerato e preparato l’insurrezione come un’arte. Una raccomandazione, questa, formulata a suo tempo da Marx. Si tratta in sostanza di: non giocare con l’insurrezione, ma una volta iniziata, andare fino in fondo; nel momento e nel luogo decisivo concentrare forze molto superiori a quelle del nemico che è meglio preparato e organizzato; agire con grande determinazione e passare decisamente all’offensiva; dividere il nemico dai suoi alleati, prenderlo alla sprovvista, cogliere il momento in cui le sue truppe sono impreparate; riportare continuamente dei successi, anche piccoli, per mantenere alto il morale delle masse. A ispirare un tale capolavoro di strategia e tattica sono le famose “Tesi di aprile” (1917) dove Lenin fissa nel suo complesso la linea rivoluzionaria del Partito bolscevico e ne stabilisce i compiti. Troviamo in quelle tesi l’analisi della natura di classe e dei limiti del nuovo potere borghese sostituitosi allo zar con la rivoluzione di febbraio, la denuncia della politica estera imperialista del governo Kerenski che si esprimeva nella continuazione della guerra a fianco delle potenze imperialiste, Inghilterra e Francia, l’esortazione a uscire da una situazione di dualismo di potere (tra il governo borghese e i soviet degli operai e dei contadini) a favore del proletariato e a creare una grande alleanza con la massa sterminata dei contadini poveri. Gli altri punti riguardano la necessità di procedere tempestivamente verso l’insurrezione pro- letaria, mettere fine alla guerra devastante con la Germania, dare vita al nuovo Stato sovietico, attuare la riforma agraria e la nazionalizzazione delle banche e dei mezzi di produzione, criticare l’Internazionale socialista scivolata sul terreno del nazionalismo e dello sciovinismo e la proposta di creare l’Internazionale comunista e infine cambiare nome al Partito, da socialdemocratico a comunista. I primi atti del governo operaio e contadino furono, non a caso, il decreto sulla pace per proporre ai governi belligeranti l’immediato inizio di trattative per giungere in breve tempo a una pace giusta (anche se poi il trattato di BrestLitovsk sarà ipotecato dalle esose pretese dell’imperialismo tedesco) e il decreto sulla terra. Questo decreto abolisce la proprietà privata della terra, confisca le terre demaniali, le tenute, le fattorie, gli allevamenti del bestiame della famiglia imperiale, della corona, dei monasteri e della Chiesa, dei proprietari fondiari (sono esclusi i piccoli contadini) per trasferire tutto ciò allo Stato, alle comunità contadine, a chi lavora la terra. Nazionalizza le ricchezze del sottosuolo minerali ed energetiche, così pure le foreste e le acque. La Rivoluzione d’Ottobre ha avuto un carattere internazionale “Le salve della Rivoluzione d’Ottobre - sostiene Mao - ci portarono il marxismo-leninismo”, essa “aiutò i progressisti cinesi e quelli di tutti i paesi ad adottare la concezione proletaria del mondo come strumento per studiare il destino della propria nazione e per esaminare daccapo tutti i loro problemi. Seguire la strada dei russi, questa fu la loro conclusione”5. Pertanto anche le rivoluzioni di nuova democrazia, antifeudali e antimperialiste diventano “parte della rivoluzione socialista proletaria mondiale”6. La Rivoluzione d’Ottobre è una grande vittoria storica del marxismo-leninismo sul revisionismo, il riformismo, il parlamentarismo e il pacifismo, in particolare nei confronti dei partiti socialdemocratici della II Internazionale che fino allora si mascheravano dietro il marxismo svuotandolo di ogni contenuto rivoluzionario. Dopo l’esempio russo, la tesi riformista secondo cui sarebbe possibile nell’era dell’imperialismo giungere al socialismo per via pacifica e parlamentare e nel rispetto della democrazia borghese, si svela per quello che è, un sofisma borghese tendente a tenere schiave le masse nel capitalismo. Agli scettici Lenin diceva: “poteva sembrare che le immani differenze esistenti tra la Russia arretrata e i paesi progrediti dell’Europa occidentale avrebbero reso la rivoluzione del proletariato in questi paesi assai poco simile alla nostra”. L’esperienza invece ha dimostrato, continua, che “alcune caratteristiche fondamentali della nostra rivoluzione non hanno un significato locale, specificamente nazionale, esclusivamente russo, ma un significato internazionale. E non parlo qui di significato internazionale nel senso lato del termine: non alcuni ma tutti i tratti fondamentali e molti tratti secondari della nostra rivoluzione hanno un significato internazionale nel senso che questa rivoluzione esercita un’influenza su tutti i paesi. Mi riferisco qui al senso più stretto del termine: se per significato internazionale si intende la portata interna- Milano, 7 Novembre 2015. Un momento della celebrazione della Grande rivoluzione socialista d’Ottobre tenutasi presso la sede del PMLI zionale o l’inevitabilità storica che si ripeta su scala internazionale ciò che è avvenuto da noi, bisogna riconoscere un tale significato ad alcune caratteristiche fondamentali della nostra rivoluzione”7. La Rivoluzione d’Ottobre non è stata certamente tutta rose e fiori. Prima, durante e dopo il suo trionfo, ha dovuto superare immensi ostacoli materiali, economici e sociali e di organizzazione dello Stato e della società, e ha dovuto combattere all’interno e all’esterno della Russia acerrimi nemici del socialismo. Il Partito bolscevico di Lenin e Stalin e il proletariato russo, per rovesciare lo zarismo e la borghesia, per instaurare e difendere la dittatura del proletariato, hanno dovuto contrastare e sconfiggere gli attacchi degli opportunisti come Trotzki, Zinoviev, Kamenev, Rikov, Bucharin. I quali, nei momenti decisivi della rivoluzione si sono collocati sempre all’opposizione, sono ricorsi al frazionismo all’interno del Partito e hanno organizzato azioni controrivoluzionarie. Costoro sono stati degli antileninisti per eccellenza. Non avevano fiducia che si potesse conquistare il socialismo in un solo paese, in particolare Trotzki sosteneva che si doveva aspettare lo scoppio simultaneo della rivoluzione in tutti i principali paesi dell’Europa. Erano contrari a lanciare l’insurrezione dell’Ottobre del ’17 poiché ritenevano non matura la crisi rivoluzionaria, un dissenso che assunse il carattere del sabotaggio ad opera di Kamenev e Zinoviev alla vigilia dell’azione insurrezionale di Pietrogrado. Ritenevano immaturo il proletariato per dirigere lo Stato socialista e costruire la nuova società, e allo stesso tempo si opponevano all’alleanza tra gli operai e i contadini, ritenendo quest’ultimi indistintamente reazionari. Non capivano niente della tattica, della necessità in determinate condizioni di compromessi e temporanee ritirate, cosicché criticarono da una posizione “ultrasinistra”, ma in realtà di destra, la pace di Brest-Litovsk e successivamente la politica della NEP (Nuova politica economica). In sostanza non sopportavano la direzione del Partito comunista e la dittatura del proletariato, erano degli intellettuali che rappresentavano politicamente la borghesia rovesciata e quei nuovi elementi borghesi che si formavano durante la NEP ed illegalmente tra i quadri economici del socialismo. Sconfitti politicamente dal Partito - con la trionfale edificazione socialista dei piani quinquennali - trotzkisti, zinovievisti e buchariniani cominciarono a fare buon viso a cattivo gioco, trasformarono i loro aperti dissensi in occulto conflitto cruento, la dialettica ideologica e politica in cospirazione controrivoluzionaria, perseguirono il sabotaggio industriale e scatenarono la sovversione e il terrorismo antisovietico, fino a diventare strumenti di quella quinta colonna che i servizi segreti hitleriani e degli altri paesi imperialisti infiltravano nell’URSS per espugnare la fortezza socialista dall’interno. Ecco perché si arrivò alla repressione dei controrivoluzionari e ai processi degli anni Trenta, che sradicando un così infimo nemico interno prepararono l’URSS ad affrontare la durissima prova dell’aggressione e invasione della belva nazifascista che venne alfine sconfitta ed annientata. Gli insegnamenti di Lenin e Stalin sono alla base della linea antimperialista del PMLI Come s’è detto perché si arrivi allo scoppio della rivoluzione proletaria socialista occorrono che maturino preliminari contraddizioni politiche e sociali sia a livello nazionale - principalmente fra capitale e lavoro – sia su scala internazionale, come quelle tra potenze imperialiste e quelle tra quest’ultime ed i popoli e le nazioni che opprimono e sfruttano in tutti i continenti. Da queste contraddizioni esterne dei Paesi imperialisti nascono le guerre di aggressione che inevitabilmente generano ribellioni e insurrezioni. I popoli e le nazioni oppresse che insorgono contro l’imperialismo sono già oggettivamente antimperialisti ancor prima che maturino una coscienza politica antimperialista sia dal punto di vista strategico che da quello tattico. Sintetizzando magistralmente gli insegnamenti del grande Maestro Lenin, nell’opera “Principi del Leninismo” Stalin ci spiega chiaramente che “Il carattere incontestabilmente rivoluzionario dell’immensa maggioranza dei movimenti nazionali è altrettanto relativo e originale, quanto è relativo e originale l’eventuale carattere reazionario di alcuni movimenti nazionali singoli. Nelle condizioni dell’oppressione imperialistica, il carattere rivoluzionario del movimento nazionale non implica affatto obbligatoriamente l’esistenza di elementi proletari nel movimento, l’esistenza di un programma rivoluzionario o repubblicano del movimento, l’esistenza di una base democratica del movimento. La lotta dell’emiro afghano per l’indipendenza dell’Afghanistan è oggettivamente una lotta rivoluzionaria, malgrado il carattere monarchico delle concezioni dell’emiro e dei suoi seguaci, poiché essa indebolisce, disgrega, scalza l’imperialismo, mentre la lotta di certi ‘ultra’ democratici e ‘socialisti’, ‘rivoluzionari’ e repubblicani dello stampo, ad esempio, di Kerenski e Tsereteli, Renaudel e Scheidemann, Cernov e Dan, Henderson e Clynes durante la guerra imperialista, era una lotta reazionaria, perché aveva come risultato di abbellire artificialmente, di consolidare, di far trionfare l’imperialismo”. “La lotta dei mercanti e degli intellettuali borghesi egiziani per l’indipendenza dell’Egitto prosegue Stalin - è, per le stesse ragioni, una lotta oggettivamente rivoluzionaria, quantunque i capi del movimento nazionale egiziano siano borghesi per origine e appartenenza sociale e quantunque essi siano contro il socialismo, mentre la lotta del governo operaio inglese (del partito laburista) per mantenere la situazione di dipendenza dell’Egitto è, per le stesse ragioni, una lotta reazionaria, quantunque i membri di questo governo siano proletari per origine e appartenenza sociale e quantunque essi siano ‘per’ il socialismo. E non parlo del movimento nazionale degli altri paesi coloniali e dipendenti, più grandi, come l’India e la Cina, ogni passo dei quali sulla via della loro liberazione, anche se contravviene alle esigenze della democrazia formale, è un colpo di maglio assestato all’imperialismo, ed è perciò incontestabilmente un passo rivoluzionario”. Per concludere questo importante argomento sull’aspetto oggettivo dei movimenti antimperialisti Stalin sottolineava che “Lenin ha ragione quando afferma che il movimento nazionale dei paesi oppressi si deve considerare non dal punto di vista della democrazia formale, ma dal punto di vista dei risultati effettivi nel bilancio generale della lotta contro l’imperialismo, cioè ‘non isolatamente, ma su scala mondiale’”8. Come ha già da tempo ben chiarito il compagno Giovanni Scuderi, Segretario generale del PMLI – è certo che “il piccolo borghese ultrasinistro non può certo capire tali indicazioni ideologiche, politiche e tattiche di Stalin perché egli sogna un movimento di liberazione nazionale ‘puro’ e ‘tutto proletario’ che non esiste e non potrebbe esistere nella realtà. Ma noi marxisti-leninisti abbiamo certamente imparato la lezione di Stalin e la stiamo mettendo in pratica”9. I Paesi e i popoli oppressi dall’imperialismo sono le vittime ed essi vanno appoggiati nella loro lotta di liberazione per l’indipendenza nazionale. Nella loro sacrosanta lotta i popoli oppressi vanno appoggiati indipendentemente dalla loro religione, dal loro ordine di valori e dalla politica delle formazioni che li guidano e che godono della loro fiducia. Indipendentemente dalle concezioni politico-religiose espresse dai loro leader e dai loro combattenti. Tale appoggio non deve ovviamente essere incondizionato ma gestito in modo tattico, applicando correttamente la linea del Fronte unito antimperialista del Partito. I popoli oppressi devono liberarsi dall’imperialismo che li opprime ed i loro Paesi devono conquistare la piena sovranità politica, economica e giuridica. Ottenuta l’indipendenza saranno i popoli interessati a risolvere le loro contraddizioni interne ed a fare i conti con le proprie classi sfruttatrici. Capito questo basilare principio del marxismo-leninismo-pensiero di Mao dobbiamo quindi applicarlo all’attuale realtà politica nazionale ed internazionale partendo, per dirla come Lenin, dalla “analisi concreta della realtà concreta”10. È proprio da questa analisi scientifica che il PMLI, a partire dal Comunicato dell’UP sull’attentato di Parigi al settimanale satirico islamofobico “Charlie Hebdo”, ha aggiornato la sua linea politica internazionale antimperialista. Un aggiornamento che ha avuto la sua articolata realizzazione durante la storica 5ª Sessione plenaria del 5° Comitato centrale del PMLI, svoltasi a Firenze lo scorso 11 ottobre, dove il compagno Scuderi ha detto: “Una santa alleanza imperialista è nata per combattere e distruggere lo Stato islamico che si oppone all’imperialismo. Ovviamente il PMLI non può farne parte. Il nostro posto naturale è al fianco di chi combatte l’imperialismo che è il nemico comune di tutti i popoli del mondo. Lo Stato islamico non vuole che l’imperialismo sia il padrone dell’Iraq, della Siria, del Medioriente, dell’Africa del Nord e centrale, dell’Afghanistan e dello Yemen. Nemmeno noi lo vogliamo, quindi non possiamo non appoggiarlo”. Ed ha aggiunto: “Tra noi e lo Stato islamico esiste un abisso incolmabile sui piani ideologico, culturale, tattico e strategico, e non condividiamo tutti i suoi metodi di lotta, atti e obiettivi. Ma un punto fondamentale ci accomuna, quello della lotta senza quartiere all’imperialismo. È un punto che supera al momento ogni e qualsiasi altra divergenza, ed è il perno della nostra alleanza antimperialista di fatto”. Inoltre: “L’Italia del nuovo duce Renzi fa parte della santa alleanza imperialista, è presente in armi in Iraq e Afghanistan, ed è pronta a bombardare con i tornado lo Stato islamico nel territorio strappato all’Iraq. Aspetta solo di avere la contropartita cui tiene tanto, quella della guida della missione militare in Libia… Dobbiamo convincere il nostro popolo a rifiutarsi di fare da carne da cannone dell’imperialismo italiano. E in caso di partecipazione dell’Italia a una eventuale guerra mondiale di sollevarsi anche in armi, se occorre, per impedirlo” 11. Nella suddetta Sessione plenaria del CC l’arduo compito di analizzare nel dettaglio le novità della situazione internazionale e della lotta antimperialista è stato svolto in maniera esemplare dal prezioso rapporto tenuto dal compagno Erne, atteso e studiato con molta attenzione da tutto il nostro Partito. Un rapporto rosso, ben documentato, ricco di dati e dialettica, di respiro congressuale, che fotografa con assoluta chiarezza e semplicità la mutata situazione internazionale, va a fondo in tutte le sue contraddizioni e aspetti più complessi e traccia la conseguente politica estera del PMLI sul solco del marxismo-leninismo-pensiero di Mao, dell’internazionalismo proletario e dell’antimperialismo. I suoi passaggi principali vanno da quello a sostegno del diritto dei popoli di decidere il proprio destino al sostegno alla lotta del popolo palestinese, dalla richiesta che l’Italia si ritiri senza indugi dalla guerra all’Is alla condanna del razzismo e alla richiesta di spalancare le porte a immigrati e poveri, alla riaffermazione che fame e povertà potranno essere eliminate solo nel socialismo con la distruzione del capitalismo e dell’imperialismo. Il PMLI ha quindi avuto il merito di chiarire le idee ai sinceri comunisti ed antimperialisti tra i quali imperversa una propaganda fatta di fandonie che vuol fargli credere che lo Stato islamico sia addirittura creato dall’imperialismo USA, una grossolana balla che ha il fine provocatorio di garantire a SEGUE IN 12ª ë 12 il bolscevico / Rivoluzione d’Ottobre ë DALLA 11ª - all’intera Santa Alleanza imperialista antiIS - la loro più scarsa opposizione alla sua guerra di aggressione o addirittura ottenere la loro conversione guerrafondaia alla “santa causa” imperialista. Sulle vere creature dell’imperialismo occidentale operanti in Siria è evidente la confusione con il sedicente “Esercito Libero Siriano” nato come creature dell’imperialismo USA, UE e turco, e affiancato dal “Fronte islamico” promosso e finanziato dalle reazionarie monarchie della penisola araba, per abbattere il regime antipopolare di Assad al fine di sostituirlo con uno Stato fantoccio dell’imperialismo targato Nato che si apprestava ad intervenire direttamente per l’ultimo atto definitivo. Evidentemente però lo Stato islamico è un’altra cosa; sarebbe tra l’altro assurdo che gli imperialisti occidentali bombardassero una “loro creatura”! Il PMLI è forte di una linea autenticamente antimperialista Va inoltre specificato che l’opposizione all’imperialismo USA e UE non giustifica alcun appoggio all’imperialismo russo del nuovo zar Putin (impadronitosi del regime di Assad divenuto ormai suo vassallo) e al socialimperialismo cinese. Per questo riteniamo che sia un gravissimo errore da parte di certe forze politiche e movimenti italiani che si definiscono “comunisti” o di sinistra l’appoggio diretto o indiretto all’imperialismo russo atteggiandosi ad “antimperialisti” a senso unico contro il solo imperialismo americano. Alcune di queste organizzazioni si sono lanciate anima e corpo contro il PMLI e la sua autentica linea antimperialista ma trovandosi a corto di valide argomentazioni preferiscono mettersi a fare i pappagalli isterici della propaganda di guerra dell’imperialismo, ripetendo ogni sua sensazionale e infondata calunnia: “l’ISIS stermina i cristiani, stupra le donne, decapita i bambi- ni e infibula le bambine!” ci strillano dietro, senza voler nemmeno discutere, accusandoci di essere complici di tali mostruose barbarie. Abbiamo più volte detto che dello Stato islamico non condividono taluni metodi di lotta, atti e obiettivi. Soprattutto non condividiamo gli atti terroristici contro incolpevoli e innocenti civili e inoltre riteniamo un grave errore l’aggressione contro gli autonomisti kurdi di Rojava che non ha fatto altro che spingerli nell’abbraccio peloso dell’imperialismo USA. Ma detto questo non possiamo far nostre le calunnie guerrafondaie dell’imperialismo! Ci sono poi i falsi comunisti, all’interno di Rifondazione, “Rete dei comunisti”, partiti e gruppi nominalmente “comunisti”, “autonomi”, “ultrasinistri” trotzkisti vari che sognano sempre di poter estromettere il PMLI dalle manifestazioni, intimidirlo, tappargli la bocca e impedirgli di far giungere alle masse la propria voce antimperialista che si oppone alla loro campagna interventista a favore dell’imperialismo russo che in ultima analisi finisce per sostenere quella di tutta la santa alleanza imperialista contro lo Stato islamico. L’hanno cominciato a fare a Napoli e a Roma aggredendo verbalmente e fisicamente i nostri compagni, strappando, derubando e sputando sopra le nostre bandiere rosse, svelando così la loro reale natura anticomunista di squadristi falsi comunisti, perché mai e poi mai un comunista autentico può sputare su una bandiera rossa con impressa la falce e martello e l’effige di Mao. Questi interventisti filo-imperialisti e falsamente antimperialisti convergono oggettivamente e fanno il gioco della destra imperialista italiana, con alla testa il quotidiano fascista “Il Tempo” di Roma e l’organo berlusconiano “Il Giornale” di Milano, che a proposito del comunicato dell’Ufficio stampa del PMLI dal titolo “Il PMLI appoggia l’IS contro la santa alleanza imperialista”, hanno violentemente attaccato il Partito e istigato la magistratura a reprimerlo. Onore a voi compagni napoletani e romani! A voi la nostra più sentita e fraterna solidarietà per le aggressioni politiche e fisiche che avete subito per aver coraggiosamente diffuso e difeso la posizione coerentemente antimperialista del PMLI! Per portare il popolo a sposare la propria politica imperialista i guerrafondai devono giocoforza esaltare la superiorità del sistema politico e dei “valori” occidentali in contrapposizione alla “barbarie” dei combattenti islamici antimperialisti, devono demonizzarli come “tagliagole assetati di sangue”, responsabili dei più efferati e gratuiti crimini ai danni di bambini, donne e innocenti senza mai far emergere le loro ragioni, i loro programmi politici, i contenuti delle loro denunce. Devono rovesciare verità e menzogna. Ecco perché non fanno mai chiarezza su chi sono gli aggressori e invasori e chi invece gli aggrediti e vittime. Nessuno deve sapere le ragioni vere della guerra in atto, qual è la contraddizione principale, che è tra imperialismo e paesi e popoli islamici oppressi. La demonizzazione dello Stato islamico e degli islamici antimperialisti ricorda da vicino quelle dell’imperialismo britannico contro il movimento islamico di liberazione del Sudan guidato dal “Mahdi” Muhammad Ahmad alla fine dell’Ottocento, o quelle dell’imperialismo fascista italiano contro il movimento islamico di liberazione libico della Cirenaica guidato dal “Leone del Deserto” Omar al-Mukhtar negli anni ’20 del secolo scorso. Credere acriticamente alla campagna mistificatoria e islamofobica dell’imperialismo internazionale contro lo Stato islamico significa, in definitiva, non conoscere i precedenti storici sull’argomento per capire come l’imperialismo ha sempre agito in campo propagandistico nel cercare di convincere le masse ad appoggiare le sue guerre di aggressione e di rapina. O l’imperialismo o i popoli islamici antimperialisti, non esiste una terza scelta davanti a noi. Che ci piaccia o no i movimenti antimperialisti non potranno mai conformarsi ai nostri desideri e speranze soggettivi perché essi sono il frutto delle contraddizioni e della situazione internazionale attuale, dove l’ideologia e la politica N. 43 - 26 novembre 2015 che si richiamano al socialismo non riescono a esercitare alcuna influenza come invece avveniva in passato, quand’era vivo Mao ed esisteva un campo socialista. Il livello di coscienza dei popoli sfruttati e delle nazioni oppresse è regredito al periodo precedente la Rivoluzione d’Ottobre, una rivoluzione proletaria e socialista che trionfò grazie alla guida del Partito bolscevico di Lenin e Stalin ed alla sua giusta linea ideologica e organizzativa, in primis, ed alla sua conseguentemente corretta linea politica nazionale ma anche internazionale coerentemente antimperialista in un contesto in cui la maggioranza dei movimenti antimperialisti erano tali solo oggettivamente e non ancora soggettivamente. “La Rivoluzione d’Ottobre - disse Stalin - ha scosso l’imperialismo non soltanto nei centri del suo dominio, non solo nelle ‘metropoli’. Essa ha anche colpito l’imperialismo nelle retrovie, alla sua periferia, scalzando il dominio dell’imperialismo nei paesi coloniali e nei paesi dipendenti”12. La via dell’Ottobre per la conquista dell’Italia unita, rossa e socialista non può quindi prescindere da una giusta linea antimperialista. L’imperialismo è nemico di tutti i popoli e quindi deve essere combattuto da tutti gli antimperialisti del mondo, non solo dai popoli direttamente interessati. Il contributo più grande che può dare il popolo italiano è quello di combattere il proprio imperialismo. Occorre lottare contro l’Unione europea imperialista e contro il governo del nuovo duce Renzi, che è in prima linea sul fronte dell’interventismo militare imperialista. L’Italia deve uscire dall’Unione europea e dalla Nato, chiudere tutte le basi Usa e Nato che sono nel nostro Paese, ritirare i suoi soldati da tutti i Paesi in cui sono attualmente presenti, coerentemente all’articolo 11 della Costituzione, rinunciare a ogni intervento armato all’estero, anche se con l’elmetto dell’Onu e aprire le frontiere ai migranti. Inoltre così eviteremo che gli islamici antimperialisti tocchino il nostro Paese e il nostro popolo con rappresaglie terroristiche. La lotta al governo Renzi, e contro il regime neofascista che sta completando secondo i dettami piduisti, rientra in quest’ottica, come si inserisce appieno nella nostra strategia della via universale rivoluzionaria dell’Ottobre per la conquista del socialismo in Italia! Si tratta di scegliere tra ideologia borghese e il marxismoleninismo-pensiero di Mao; tra imperialismo e le nazioni ed i popoli sfruttati ed oppressi; tra i partiti omologati alla vigente dittatura della borghesia neofascista garante del capitalismo e il partito rivoluzionario che vuole instaurare la dittatura del proletariato fautrice del socialismo. Furono queste le tre scelte fondamentali che portarono alla vittoria il proletariato russo. Queste sono le scelte che deve fare oggi il proletariato italiano se vuol dare una svolta rivoluzionaria alla lotta di classe ed aggiungere, alle crescenti condizioni oggettive scaturite dalla crisi globale del capitalismo, tutte le condizioni soggettive per la vittoria della rivoluzione socialista italiana. Lo sviluppo nazionale del PMLI dipenderà molto dalla quantità e dalla qualità di operai e rivoluzionari che compiranno oggi e nel prossimo futuro queste tre grandi scelte ideologiche, politiche e organizzative. Gli insegnamenti della Rivoluzione d’Ottobre brillano come delle stelle e non si spegneranno mai, prima o poi attireranno il proletariato italiano e gli daranno la forza e il coraggio per la grande scalata al cielo. Il socialismo si può conquistare ed è già lì che attende alla prova le giovani generazioni di lavoratori, di studenti, di precari e di migranti. Come ebbe a dire il compagno Scuderi: “Finché in un solo angolo della Terra vi sarà l’imperialismo e lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo la via dell’Ottobre avrà ancora qualcosa da dire, sarà essa che squarcerà le tenebre e guiderà il proletariato verso la luce” 13. Impariamo da Lenin, da Stalin e dai bolscevichi russi! Avanti con forza e fiducia sulla via dell’Ottobre verso l’Italia uni- ta, rossa e socialista! Abbasso l’imperialismo e la guerra imperialista! Onore ai compagni che hanno tenuto testa ai falso comunisti sostenitori dell’imperialismo russo! Non un passo indietro nel sostegno ai popoli in lotta contro l’imperialismo! Viva la guerra di liberazione dei popoli e delle nazioni oppressi! Appoggiamo i movimenti islamici antimperialisti! Viva l’internazionalismo proletario! Viva la politica antimperialista del PMLI! Teniamo alta la bandiera del PMLI quale vessillo dei sinceri e coerenti antimperialisti italiani! Cacciamo il governo interventista e imperialista del nuovo duce Renzi! Al servizio del Partito! Coi Maestri e il PMLI vinceremo! Note: 1 - Mao Zedong - Forze rivoluzionarie di tutto il mondo unitevi, per combattere l’aggressione imperialista - novembre 1948. 2 - G. Stalin - Principi del leninismo aprile 1924 3 - V.I. Lenin - L’imperialismo fase suprema del capitalismo - luglio 1916 4 - V.I. Lenin - Potranno i bolscevichi conservare il potere statale? - settembre 1917 5 - Mao Zedong - Sulla dittatura democratica popolare - 30 giugno 1949 6 - Mao Zedong - Sulla Nuova Democrazia - gennaio 1940 7 - V.I. Lenin - Estremismo, malattia infantile del comunismo - 27 aprile 1920 8 - G. Stalin - Principi del leninismo aprile 1924 9 - G. Scuderi - Rapporto dell’UP al 3° Congresso nazionale del PMLI - 27 dicembre 1985 10 - V.I. Lenin - Comunismo - 12 luglio 1920 11 - G. Scuderi - Saluto alla 5ª Sessione plenaria del 5° CC del PMLI - 11 ottobre 2015 12 - G. Stalin - Il carattere internazionale della Rivoluzione d’Ottobre - 7 Novembre 1927 13 - G. Scuderi - Rapporto dell’UP al 2° Congresso nazionale del PMLI - 6 novembre 1982 Parole d’ordine del PMLI per la manifestazione nazionale promossa dalla Fiom Roma, 21 novembre 2015 1) Lavoro / lavoro / lavoro 2) Contratto / contratto / contratto 3) Sciopero / sciopero generale / sotto Palazzo Chigi / a manifestare 4) Italia / in guerra / No / Italia / in guerra / No / Italia / in guerra / No 5) Col nuovo duce / non c’è democrazia / governo Renzi / spazziamolo via 9) Contratto nazionale / da preservare / mai lo faremo / cancellare 17) La “Buona scuola” / è da bocciare / vuole solo / privatizzare 19) Contro capitalismo / e imperialismo / tutti uniti / per il socialismo 10)Articolo 18 / che hanno cancellato / con la lotta / va ripristinato 18) No / trivellazioni / No / trivellazioni / No / trivellazioni 20) Il proletariato / al potere / per l’Italia unita / rossa e socialista 11)Diritto di sciopero / non si tocca / lo difenderemo / con la lotta 12)Senato / e Italicum / controriforme vere / nere leggi / da abrogare 13)Il lavoro ai giovani / che va garantito / è quello stabile / e ben retribuito 6) Legge stabilità / non deve passare / piace ai padroni / è antipopolare 14) Abolire / il precariato / tutti a tempo / indeterminato 7) Non stangare / masse e lavoratori / colpire rendite / ed evasori 15) Né flessibile / né precario / lavoro a tutti / pari salario 8) Il Jobs Act / è da affossare / questo governo / è da cacciare 16) Contratti pubblici / da rinnovare / basta rinvii / basta imbrogliare Questa mattina, mi sono alzato, o bella ciao bella ciao, bella ciao ciao ciao questa mattina mi sono alzato e ho trovato l’invasor O partigiano portami via o bella ciao bella ciao, bella ciao ciao ciao o partigiano portami via che mi sento di morir E se io muoio da partigiano o bella ciao bella ciao, bella ciao ciao ciao e se io muoio da partigiano tu mi devi seppellir E seppellire lassù in montagna o bella ciao bella ciao, bella ciao ciao ciao BELLA CIAO e seppellire lassù in montagna sotto l’ombra di un bel fior E le genti che passeranno o bella ciao bella ciao, bella ciao ciao ciao e le genti che passeranno e diranno: “o che bel fior” E’ questo il fiore del partigiano o bella ciao bella ciao, bella ciao ciao ciao è questo il fiore del partigiano morto per la libertà Ed era rossa la sua bandiera o bella ciao bella ciao, bella ciao ciao ciao ed era rossa la sua bandiera come rosso era il suo cuor. PMLI / il bolscevico 13 N. 43 - 26 novembre 2015 Relazione di Antonio Leparulo alla riunione dei marxisti-leninisti della provincia di Modena Radichiamo e sviluppiamo il PMLI a Modena e provincia Qui di seguito la relazione quasi integrale – presentata dal compagno Antonio Leparulo, Responsabile dell’Organizzazione di Modena del PMLI, alla riunione dei marxisti-leninisti di Modena che si è tenuta il 1° novembre 2015 e per la cui cronaca rimandiamo a “Il Bolscevico” n. 41. Cari compagni, benvenuti alla riunione politico-organizzativa dei militanti e simpatizzanti della provincia di Modena del PMLI per fare un bilancio delle attività svolte sinora dalle organizzazioni e per fare un bilancio della propria militanza e, riguardo ai simpatizzanti, del loro lavoro al fianco del Partito che è fondamentale, soprattutto per i più attivi ed inoltre per organizzare il lavoro politico futuro rispettando il centralismo democratico, elemento fondamentale del marxismo-leninismo. Purtroppo, per eventi imprevisti dalla volontà dei componenti, l’Organizzazione di Modena ha “rallentato” leggermente il lavoro, ma ha comunque rispettato i propri impegni fissati in precedenza, come la costante presenza tra le masse popolari con banchini di propaganda oltre a varie manifestazioni dove il Partito è stato sempre in prima linea riscontrando successi. Riunioni come quella di oggi, la seconda a livello provinciale dopo quella dell’agosto scorso, sono essenziali per fare il punto della situazione, scambiarci le idee, dividerci i compiti e stilare precisi piani di lavoro. Nonché per studiare le ultime novità politiche a livello nazionale e locale. In futuro dobbiamo dedicare ancora più cura a questi incontri, compatibilmente con il tempo che ci resta a disposizione una volta assolti gli impegni professionali, famigliari e così via. Come ha detto il compagno Scuderi alla recente 5ª Sessione plenaria del 5° Comitato centrale: “La vita interna del Partito a tutti i livelli, dal vertice alla base, è di fondamentale importanza a questo proposito. Essa va privilegiata rispetto a qualsiasi altro impegno esterno. Chiarirci prima all’interno per poterci chiarire all’esterno, per portare al proletariato, alle masse, alle nuove generazioni messaggi proletari rivoluzionari e marxisti-leninisti chiari e convincenti”. Le dieci citazioni di Mao sui marxistileninisti Le dieci citazioni del maestro Mao pubblicate su “Il Bolscevico” sono fondamentali per ogni vero marxista-leninista e per il lavoro politico locale. Fondamentale è la frase “Un comunista deve essere franco, leale e attivo, deve mettere gli interessi della rivoluzione al di sopra della sua stessa vita e subordinare gli interessi personali a quelli della rivoluzione; sempre e ovunque, deve essere fedele ai principi giusti e condurre una lotta instancabile contro ogni idea e azione errata, in modo da consolidare la vita collettiva del Partito e raf- forzare i legami tra il Partito e le masse; deve pensare più al Partito e alle masse che agli individui, più agli altri che a se stesso. Solo così può essere considerato un comunista” per cui ci deve essere lealtà tra i compagni e rispettare le indicazioni delle istanze superiori, il centralismo democratico e consolidare la vita interna del Partito, studiando e rispondendo ai documenti e compilando i rapporti mensili che sono importanti poiché sono l’unico strumento che ha il Partito per capire le situazioni delle Organizzazioni locali e se nel caso intervenire affinché il nostro lavoro proceda secondo la linea del Partito e serenamente. Riguardo al radicamento locale, altro elemento fondamentale, citando Mao “Noi comunisti siamo come i semi e il popolo è come la terra. Ovunque andiamo, dobbiamo unirci al popolo, mettere radici e fiorire in mezzo al popolo”. Quindi sono fondamentali i rapporti con i comitati popolari locali, interagire e collaborare con essi anche se all’interno ci possono essere elementi che possono essere diversi per ideologia e posizione, non dobbiamo assolutamente esserne dipendenti, dobbiamo comunque portare avanti la nostra linea e lottare per il bene comune conquistando l’appoggio delle masse e contare su di loro, infatti Mao disse: “I comunisti devono essere i più lungimiranti, i più capaci di abnegazione, i più risoluti e i meno prevenuti nel valutare una situazione e devono fare assegnamento sulla maggioranza delle masse e conquistare il loro appoggio”. Nel modenese, i compagni hanno capito perfettamente la strategia, come la partecipazione attiva nei comitati STOP-TTIP, dove hanno raccolto firme e nel movimento contro la privatizzazione dell’acqua appoggiando tali comitati nelle lotte. Altro elemento fondamentale è la condanna dell’individualismo e dell’egoismo dei compagni: “Mai in nessun momento e in nessuna circostanza, un comunista deve mettere al primo posto i suoi interessi personali; deve invece subordinarli agli interessi della nazione e delle masse. Perciò l’egoismo, la pigrizia sul lavoro, la corruzione, la smania di mettersi in vista e via dicendo sono di quanto più spregevole esista; mentre l’altruismo, l’ardore nel lavoro, la completa dedizione al dovere pubblico e l’assiduo lavoro impongono rispetto”. Citando Mao, tutti i compagni devono collaborare serenamente tra di loro, senza che l’uno sopravalga sull’altro e senza mettersi in mostra, devono avere rispetto l’uno dell’altro e non devono fermare il lavoro politico, anzi devono contribuire secondo le loro capacità e le loro doti non dimenticando mai di migliorare la loro qualità. Un vero marxista-leninista deve sapere coltivare queste qualità e lavorare su se stesso, con lo studio e l’azione rivoluzionari. La rivoluzione non è una gara di velocità ma di resistenza. Solo se sapremo rispecchiare le qualità che Mao ha individuato come essenziali potremo resistere agli attacchi della Modena, 7 Novembre 2015. Il banchino realizzato dall’Organizzazione di Modena del PMLI nel centro della città dedicato al 98° Anniversario della Rivoluzione d’Ottobre. Con la maglietta del Partito si nota il compagno Antonio Leparulo, Responsabile dell’Organizzazione di Modena (foto Il Bolscevico) borghesia. Un marxista-leninista deve essere leale, altruista, sincero, vigoroso e pronto a sacrificarsi per il Partito e la causa. Un marxista-leninista non scansa le fatiche dell’impegno rivoluzionario e i compiti e i lavori rivoluzionari più duri, ma anzi è il primo a mettersi a disposizione del Partito. Come afferma Mao: “Un lavoro duro è come un fardello posto davanti a noi: è una sfida a caricarcelo sulle spalle. Certi fardelli sono leggeri, altri pesanti. Alcuni preferiscono fardelli leggeri a quelli pesanti; prendono i primi e lasciano i secondi agli altri. Questo non è un atteggiamento corretto. Alcuni compagni si comportano diversamente: lasciano le comodità agli altri e si caricano dei fardelli più pesanti; sono i primi ad affrontare le privazioni e gli ultimi a godere delle comodità. Essi sono buoni compagni. Dobbiamo tutti imparare dal loro spirito comunista”. Altro aspetto è che ogni compagno deve camminare con le proprie gambe. Parafrasando una importante indicazione di Mao: “Noi sosteniamo che bisogna contare sulle proprie forze. Noi speriamo di ricevere un aiuto dall’esterno, ma non dobbiamo farcene dipendenti; noi contiamo sui nostri sforzi, sulla forza creativa di tutto il nostro esercito, di tutto il nostro popolo”, per quanto riguarda Modena, i marxisti-leninisti, sono riusciti in poco tempo ad organizzarsi autonomamente, riescono a produrre il materiale necessario per la propaganda, riescono ora a stampare “Il Bolscevico” dopo la dolorosa sospensione cartacea anche se questo richiede un enorme sacrificio economico ma l’entusiasmo proletario per la causa ai modenesi non manca. Camminare con le proprie gambe significa anche studio individuale per migliorare la propria concezione proletaria del mondo e qualità nella lotta contro il capitalismo per il il socialismo, camminare con le proprie gambe significa anche seguire le vicende delle istituzioni borghesi locali per poi colpirle al momento opportuno. Infine ogni marxista-leninista deve essere maestro e allievo delle masse e deve avere fiducia nel Partito, se dubitiamo di questi principi non saremo in grado di realizzare nulla. Situazione e compiti prioritari delle Organizzazioni locali Le Organizzazioni contano su elementi, tutti fondamentali, per il lavoro politico nel territorio modenese: chi per elevate doti intellettuali e chi per generosità e sacrificio proletario-rivoluzionario, sul piano pratico (partecipazione costante a banchini, manifestazioni, volantinaggi, ecc.) e sul piano economico attraverso donazioni che sono sempre importantissime e per le quali li ringraziamo infinitamente, nonostante tutto ogni elemento deve comunque migliorare la propria qualità affinché il Partito sia un punto fondamentale oltre che guida delle masse popolari ricoprendo il ruolo di avanguardia sia all’interno del Partito sia al di fuori. Come ci insegna Stalin: “Bisogna ricordare una volta per sempre che la forza e il peso specifico di un partito, soprattutto di un Partito comunista, non dipendono tanto dal numero degli iscritti, quanto dalla loro qualità, dalla loro fermezza, dalla loro devozione alla causa del proletariato”. Inoltre, è fondamentale il rapporto che il compagno Dario Granito, Responsabile della Commissione per il lavoro di organizzazione del CC del PMLI, ha presentato alla riunione plenaria della Commissione tenutasi il 13 dicembre 2014 ha spronato militanti e simpatizzanti ad approfondire la conoscenza della linea politica e organizzativa del Partito, legandosi ai problemi concreti che occorre affrontare dove siamo presenti e secondo le priorità indicate dal Partito studiando il marxismo-leninismo-pensiero di Mao, con metodo, regolarità e impegno. Come dice il compagno Scuderi “Studiare costa tempo, fatica e rinunce, specie agli operai e ai lavoratori che concludono la giornata spremuti come limoni dai capitalisti. Eppure bisogna studiare, costi quel che costi per essere sempre in prima linea nella lotta di classe e con posizioni d’avanguardia marxiste-leniniste” per questo tutti dobbiamo armarci di spirito di sacrificio rivoluzionario se si crede veramente nella causa del socialismo e per la liberazione del proletariato e delle masse popolari dall’oppressione borghese e capitalista. Non basta solo leggere le cinque opere fondamentali marxiste-leniniste ma studiarle e capirle, studiare i documenti del CC e studiare le esigenze delle masse, bombardando e criticando innanzitutto le istituzioni borghesi locali ed indirizzare tutte le lotte contro il governo del nuovo duce Renzi ricoprendo il ruolo di una qualitativa e combattiva avanguardia proletaria guidata dal marxismo-leninismo pensiero di Mao, infatti come ha sottolineato il Segretario generale, Giovanni Scuderi, “Non potremo mai avere una concezione proletaria del mondo se non studiamo e applichiamo il marxismo-leninismo-pensiero di Mao. Anche se fossimo dei bravi organizzatori, oratori, trascinatori, scrittori ma non studiamo e applichiamo il marxismo-leninismo-pensiero di Mao non faremo nemmeno il solletico alla borghesia e ai falsi amici del proletariato e delle masse”. Come ci ha ricordato il compagno Denis Branzanti, Responsabile del PMLI per l’Emilia-Romagna, durante l’undicesima riunione regionale dei marxisti-leninisti tenutasi a Torre Pedrera il 26 luglio 2015 con la partecipazione attiva e militante delle Organizzazioni della provincia di Modena, oltre ad elogiare il lavoro svolto finora dai compagni modenesi ha puntualizzato “La situazione generale e quella del Partito ci impone di migliorare laddove siamo carenti, non possiamo permetterci di ‘vivere alla giornata’, svolgendo il ‘compitino’ che ci viene affidato, occorre avere spirito di iniziativa e mantenere sempre l’entusiasmo proletario rivoluzionario di chi combatte per la causa più grande, più giusta, più utile che via sia, il progresso sociale e l’emancipazione del proletariato e dell’intera umanità, mantenendo inalterata la nostra fiducia nel marxismo-leninismo-pensiero di Mao, nel socialismo, nel Partito, nelle masse e in noi stessi”. Questo è un invito per tutti ma soprattutto per spronare i compagni che sono rimasti indietro e contemporaneamente ad impegnarsi tutti con spirito di collaborazione e d’iniziativa. Altro lavoro da migliorare e curare me- glio è il radicamento locale, citando sempre il compagno Branzanti “Nel lavoro locale dobbiamo puntare tutto sul radicamento, che è la questione principale che dobbiamo risolvere, la priorità delle priorità. Il radicamento passa essenzialmente dalla nostra presenza attiva, combattiva e propositiva negli ambienti di lavoro, di studio e di vita. Il che significa che le istanze intermedie e di base si devono occupare dei problemi concreti e immediati delle masse di quegli ambienti e aiutarle a risolverli. Significa bombardare senza soluzione di continuità le giunte comunali e regionali mettendo a nudo le loro malefatte. Occorre stringere un legame forte e solido con le masse delle nostre città, quartiere, provincia, regione e luogo di lavoro e di studio, conoscendo e occupandoci dei loro problemi immediati, dal lavoro all’istruzione, dalla sanità all’ambiente, alla riqualificazione delle periferie e così via, appoggiando le loro rivendicazioni, proponendo parole d’ordine e metodi di lotta atti a risolverli, bombardando senza soluzione di continuità le giunte comunali e regionali mettendo a nudo le loro malefatte, entrando nei movimenti di lotta, facendo tesoro del Programma d’azione del Partito, legando sempre il generale al particolare, concentrandosi soprattutto nel movimento operaio e sindacale e in quello studentesco”. Quindi, oltre al radicamento nei propri posti di lavoro, di studio e di vita come citati prima sul fronte sindacale, studentesco e sulla situazione locale con la denuncia delle istituzioni locali, dobbiamo essere i protagonisti della propaganda, dobbiamo essere presenti davanti alle fabbriche più combattive con volantinaggi mirati in modo da non disperdere tempo e fatica, cercare di parlare o di intervistare gli operai o gli studenti più interessati ed ora che l’organizzazione modenese riesce in autonomia a stampare “Il Bolscevico” portarlo sempre nelle occasioni più proficue e consegnarlo agli elementi più interessati, spronandoli a scrivere per il giornale dei loro problemi e denunciando le malefatte dei padroni, facendogli sempre presente che “Il Bolscevico” è l’unica vera voce delle masse popolari a discapito delle testate giornalistiche e dei mass media succubi e servi del capitalismo e della borghesia. Tra gli obiettivi più importanti ci sono sicuramente la Maserati di Modena insieme alla New Holland e alla Ferrari di Maranello, le grandi fabbriche che hanno in comune lo sfruttatore, il nuovo Valletta Sergio Marchionne, il quale oltre a far arretrare la classe operaia, sta cercando in tutti i modi di delocalizzare le fabbriche all’estero alzando di gran lunga la disoccupazione e contribuendo così alla miseria di migliaia di operai. Per i volantinaggi bisogna creare un itinerario preciso ed essere presenti spesso davanti a fabbriche e scuole, altrimenti il nostro lavoro sarà inutile e dispersivo. Riguardo alla propaganda per il prose- SEGUE IN 14ª ë 14 il bolscevico / PMLI ë DALLA 13ª litismo e in occasione delle commemorazioni dei Maestri, oramai i compagni si stanno facendo le ossa, durante tutto l’anno hanno organizzato banchini e i risultati sono stati eccellenti, alimentando i contatti e distribuendo opere dei Maestri e gli opuscoli di Scuderi sotto l’interesse di molti modenesi. I banchini proseguiranno fino a gennaio, toccando le date più significative, come ad esempio il 7 Novembre in occasione dell’anniversario della Rivoluzione d’Ottobre e il 9 gennaio in ricordo dell’eccidio delle Fonderie Riunite di Modena, avvenuto nel 1950, dove si terrà un presidio in cui il PMLI non mancherà. Per la denuncia alla giunta, oltre a seguire le vicende sui media locali, sul sito del comune sotto la voce “il governo della città” si può assistere anche in diretta streaming alle sedute del Consiglio comunale, inoltre sono presenti i comunicati stampa del comune. Come ha sottolineato il compagno Scuderi all’ultima Sessione plenaria del CC, non possiamo accontentarci di avere le notizie solo dai media, dobbiamo andare alle fonti del nemico per poterlo poi criticare. Fronte sindacale Dobbiamo lavorare in CGIL per costruire il sindacato delle lavoratrici e dei lavoratori, dei pensionati e delle pensionate (SLLPP). Questo progetto sarà possibile solo quando ci creeranno le condizioni. Il nostro compito è quello di divenire un punto di riferimento della classe operaia, avere un ruolo d’avanguardia all’interno della RSU o nelle RSA, coinvolgere i lavoratori nella vita sindacale, farli sentire protagonisti delle lotte, dei risultati e delle vittorie, noi siamo dei lavoratori e non dobbiamo avere un atteggiamento di superiorità rispetto ai lavoratori che ci hanno eletti e che ci danno fiducia. Dobbiamo essere noi ad alimentare la loro coscienza di classe, denunciando le contraddizioni padronali e lo sfruttamento che subiscono quotidianamente. Alcuni compagni lavoratori, iscritti alla CGIL, stanno duramente costruendo un fronte unito all’inter- no dei propri posti di lavoro, è un lavoro difficile poiché è un dato di fatto che i padroni a braccetto con i sindacalisti borghesi tendono ad anestetizzare le masse lavoratrici, il nostro compito è quello di svegliarli senza perdere coraggio. Nello specifico, nei luoghi di lavoro dove i compagni lavorano, non esiste democrazia diretta all’interno delle organizzazioni sindacali e più specificatamente all’interno della CGIL, i delegati RSA vengono scelti da CGIL senza la votazione dei lavoratori e vengono scelti individui che fanno solo gli interessi dei padroni, a questo punto è evidente che sindacati e padroni hanno stretto un compromesso a danno di quegli operai inermi di fronte ai loro problemi e che perdono fiducia nella lotta di classe. Gli elementi più combattivi hanno comunque denunciato questa soppressione dei diritti democratici al provinciale CGIL, scavalcando le RSA, nella denuncia abbiamo notato una leggera apertura del sindacato, il quale ha riferito che se si creasse un’eventuale opposizione degli iscritti alle RSA, il sindacato sarebbe il primo a revocargli la nomina, quindi quale opportunità migliore per creare un fronte operaio unito che si oppone al sindacalismo borghese spazzando via i falsi delegati sindacali e i falsi capi operai facendoci eleggere democraticamente? Chiaramente bisogna diventare avanguardia e farsi carico dei problemi comuni degli operai, uno tra i tanti la costante dittatura padronale che impone ai lavoratori obblighi e nessun diritto, la mancanza della sicurezza sul lavoro sia a livello di strumenti sia a livello di orari. Inoltre un altro punto è la divisione degli operai ad opera dei padroni, dei falsi capi operai con la complicità dei servi del padrone, citando Lenin “Per abbattere i padroni, prima bisogna eliminare i loro servi, cioè quella massa di gente senza idee e senza principi” ed inoltre sempre sotto l’insegnamento di Lenin riuscire ad eliminare la condizione di schiavo che armeggia nelle coscienze degli operai: “Uno schiavo che non ha coscienza di essere schiavo e che non fa nulla per liberarsi, è veramente uno schiavo. Ma uno schiavo che ha coscienza di essere schiavo e che lotta per liberarsi già non è più schiavo, ma uomo libero”. Chia- N. 43 - 26 novembre 2015 Modena, 25 Aprile 2015. Le bandiere del PMLI sventolano in piazza alla manifestazione per il 70° della Liberazione dal nazifascismo (foto Il Bolscevico) ramente senza condannare l’operaio che non ha coscienza, siamo noi che dobbiamo lavorare affinché ci sia una presa di coscienza per una svolta rivoluzionaria della lotta di classe. Fronte studentesco Importante è studiare il discorso del compagno Federico Picerni, Responsabile della Commissione giovani del CC del PMLI, tenuto a nome del CC il 6 settembre scorso alla commemorazione di Mao a Firenze e propagandarlo nelle scuole e nelle università. I compagni modenesi già hanno avviato il lavoro di propaganda partecipando attivamente alla mobilitazione studentesca del 9 ottobre contro la “Buona scuola” riscontrando interesse tra le masse studentesche. Il suo discorso è importante poiché ricollegato con naturalezza alla situazione attuale dell’istruzione in Italia, analizzandone a fondo e mettendone in luce il carattere capitalista borghese, denunciando la mercificazione dell’istruzione e lo stato disastroso della scuola e della ricerca. Nonostante che a Modena siamo prevalentemente lavo- Comunicato della Commissione giovani centrale del PMLI Viva le proteste degli studenti! No alla repressione! Il Partito marxista-leninista italiano (PMLI) si congratula con le studentesse e gli studenti che sono nuovamente scesi in piazza oggi contro la “Buona scuola” e la legge di stabilità del governo Renzi, a fianco degli insegnanti chiamati dai Cobas allo sciopero generale. Condanniamo le violente cariche delle “forze dell’ordine” a Napoli e Roma, esprimiamo la nostra solidarietà militante ai feriti e chiediamo con decisione il rilascio di tutti i fermati. Ormai è chiaro che il nuovo duce Renzi risponde alla protesta solo con la repressione neofascista. Il suo governo del manganello va cacciato via prima che possa fare ulteriori danni ai diritti degli studenti, degli insegnanti, dei giovani, delle masse lavoratrici e popolari. Urge lo sciopero generale di tutte le categorie con manifestazione nazionale sotto Palazzo Chigi. Le studentesse e gli studenti hanno il sacrosanto diritto di rispondere alla repressione occu- pando le scuole e le università e di impiegare ogni forma di lotta, purché di massa, per ottenere il ritiro della “Buona scuola” e raggiungere i loro obiettivi. Tutti a Roma il 21 novembre alla manifestazione promossa dalla FIOM! La Commissione giovani del Comitato centrale del PMLI 13 novembre 2015 ratori non dobbiamo tralasciare il fronte studentesco: “È necessario che la classe operaia assuma la direzione dell’educazione” e “La cultura rivoluzionaria è per le masse popolari una poderosa arma rivoluzionaria. Prima della rivoluzione, essa prepara ideologicamente il terreno, e, durante la rivoluzione, è un settore necessario e importante del fronte generale rivoluzionario”, citando Mao. Dobbiamo aiutare le studentesse e gli studenti a conquistare il potere politico nelle scuole e nelle università e lavorare affinché le ragazze e i ragazzi di sinistra apprezzino e applichino la linea del PMLI sull’istruzione e nel movimento studentesco. Quello che possiamo fare è individuare le scuole e le facoltà più combattive, magari quelle in mobilitazione, in autogestione, in assemblea, e trovare del tempo per effettuare dei volantinaggi mirati e cercare di non mancare alle principali manifestazioni studentesche che si terranno. Al momento non possiamo fare molto, non avendo ancora militanti o simpatizzanti studenti, perciò il nostro lavoro su questo fronte deve essere principalmente rivolto a conquistarne. Fronte antifascista e antimperialista Sul fronte antifascista il terreno è fertile, come del resto su altri fronti, ricordiamo i successi della presenza del PMLI a diverse manifestazioni, in particolare quella del 18 aprile a Montefiorino, ma anche al corteo di apertura della festa nazionale dell’ANPI a Carpi del 30 maggio, in entrambi i casi le masse antifasciste hanno accolto calorosamente la delegazione marxista-leninista riconoscendola come punto di riferimento antifascista, dimostrando che vi è apertura verso il nostro Partito, perlomeno da parte delle masse più avanzate e combattive, e che occorre insistere a lavorare tra di esse per migliorare il nostro rapporto con loro e conquistarle alla nostra causa. La base dell’ANPI in molti casi è contraria alla dirigenza, questo è il frutto del compromesso fra ANPI e PD, per esempio, l’ANPI al tempo stesso condanna il governo ma ci collabora, quindi potremmo coinvolgere l’associazione ad eventuali discussioni e invitandola a costruire un fronte antifascista insieme ad altri movimenti antifascisti. Sul fronte antimperialista, le organizzazioni modenesi, sono d’accordo sulla linea del Partito in politica estera come è stata delinata dal discorso di saluto del compagno Scuderi e dal rapporto del compagno Erne alla 5ª Sessione plenaria del 5° Comitato centrale, svoltasi a Firenze l’11 ottobre scorso. La posizione del Partito di appoggio l’IS contro la santa alleanza imperialista nell’interesse della lotta antimperialista comune ai popoli di tutto il mondo, nonostante l’abisso che ci divide dallo Stato Islamico sui piani ideologico, culturale, politico, strategico e tattico, e pur non appoggiando tutti i suoi atti, è un chiaro segnale antimperialista che tutti i sinceri comunisti dovrebbero seguire coerentemente con quanto insegnato dai Maestri del proletariato internazionale e coerentemente con la linea marxista-leninista, internazionalista e antimperialista del Partito. Situazione a Modena Le istituzioni borghesi locali sono il nostro nemico principale a livello locale, dobbiamo bombardare senza soluzione di continuità le giunte comunali e regionali mettendo a nudo le loro malefatte e le loro contraddizioni. La giunta del comune di Modena capitanata dal neopodestà Gian Carlo Muzzarelli (che è pure a capo dell’intera provincia) non si sta occupando dei problemi reali delle masse popolari, è un dato di fatto che ha speso soldi pubblici per la “riqualificazione” del capoluogo senza affrontare in concreto le situazioni sempre più povere dei modenesi. Egli ha contribuito a far sì che la borghesia locale prendesse più potere, come è successo in occasione dell’EXPO dove il neopodestà ha occupato, per tutta la durata dell’evento, da maggio a settembre, i giardini pubblici e nello specifico la palazzina Vigarani dove sono stati invitati i big della borghesia non solo a livello modenese ma anche nazionale. Di certo non si sono interessati delle masse popolari ma solo del loro profitto andando così a braccetto con il capitalismo. I marxisti-leninisti di Modena denunciarono la presenza dei neofascisti di Forza Nuova sul territorio senza che Muzzarelli prendesse alcun provvedimento, andando contro i valori della Costituzione nata dalla Resistenza partigiana, facendo scorrazzare le fecce fasciste e creando il caos. Nel contempo la giunta comunale sta alimentando i magnati del capitalismo, come COOP ed HERA. Nel caso di COOP, ormai diventata un monopolio locale, la giunta non si è espressa, chiaramente per i legami politici che ci sono tra loro, come una sorta di mafia piddina, oramai COOP ha il controllo su tutto addirittura anche sulla sanità prendendo il potere sulle farmacie comunali, comunali solo di nome ormai. Nel caso di HERA la giunta, nonostante i comitati popolari per l’acqua pubblica abbiano più volte denunciato e manifestato contro la violazione del referendum del 2011, ha alimentato il potere della multiutility seguendo le orme del collega bolognese Merola a discapito delle masse lavoratrici sempre più spremute e sempre con l’incertezza di un posto di lavoro fisso, soprattutto in COOP i contratti sono ancora a livello determinato con scadenza a 3-6 mesi “rinnovabili”, nonostante Renzi si faccia bello con il suo Jobs Act. Insomma, le istituzioni borghesi locali, stanno alimentando solamente il capitalismo, la disoccupazione è all’8%. Le masse popolari, durante i nostri banchini, hanno continuamente contestato la giunta comunale, denunciando le loro situazioni difficili e di estrema povertà. Dobbiamo assolutamente fermare questa macelleria sociale, dobbiamo con tutte le nostre forze che le masse popolari capiscano che solo il socialismo può dare potere al proletariato e alle masse spazzando via il marciume che il capitalismo ha prodotto. Ricordiamo sempre che già il PMLI a Modena ha colpito la borghesia locale in modo incisivo scatenando quel famoso ordine del giorno del 22 gennaio 2015, dove all’unanimità, il Consiglio comunale condannò le tesi rivoluzionare del Partito e la presa di potere da parte del proletariato, dopo la provocazione poliziesca di stampo fascista il cui mandante è stato il consigliere comunale di Forza Italia Adolfo “Adolf” Morandi, è evidente che la borghesia ha paura della costante propaganda marxista-leninista sotto al portico del comune di Modena, “Essere colpiti dal nemico non è un male, ma un bene”, spiegava Mao. Vogliamo elogiare i compagni che hanno saputo tener testa e hanno difeso le bandiere del Partito, con coraggio proletario-rivoluzionario, alle provocazioni fasciste successive senza creare scontri fisici; un elogio particolare va al compagno Stefano che già nel giugno dell’anno scorso tenette testa, da solo, ad uno spiegamento di agenti Digos, forse il primo della sequela di azioni provocatorie e repressive nei nostri confronti. La borghesia è impaurita dal fenomeno dell’astensionismo elettorale, propagandato con successo dai marxisti-leninisti modenesi durante la campagna elettorale sia comunale che regionale dove ha vinto largamente, ossia il rifiuto del sistema partitico borghese, dobbiamo solo fare attenzione che le masse non cadano nel qualunquismo e nel populismo, schierandosi ad esempio con il M5S o con nuovi progetti di “sinistra” senza più ideologia, dobbiamo lottare e lavorare tenendo in pugno l’iniziativa politica come PMLI affinché le masse popolari ci riconoscano come guida ed unica soluzione per abbattere il potere borghese. I compiti dei simpatizzanti Il Partito a livello provinciale ha visto formarsi nel tempo un gruppo affiatato e combattivo di simpatizzanti, sui quali sa di po- SEGUE IN 15ª ë PMLI / il bolscevico 15 N. 43 - 26 novembre 2015 Banchino di propaganda del 13 novembre La viva e costante presenza in piazza del PMLI circondata dall’interesse dei modenesi Registrate forti adesioni delle masse. Nuovamente a ruba “Il Bolscevico”, sostenuto con libere sottoscrizioni. Critiche a Renzi Dal corrispondente dell’Organizzazione di Modena del PMLI Continua con successo la propaganda marxista-leninista a Modena. Nel banchino tenuto in centro città venerdì 13 novembre – uno dei numerosi già programmati fino ad inizio 2016 - sono stati distribuiti centinaia di volantini, tutti esauriti, autoprodotti dall’Organizzazione locale del Partito, contro il governo del neoduce Renzi. Le masse popolari continuano a contestare il governo in carica, si è avuto modo di parlare con dei lavoratori che ci hanno ë DALLA 14ª ter contare. Per noi i simpatizzanti vanno coinvolti in tutto, tranne ovviamente la vita interna di Partito; sono protagonisti attivi e non manovali passivi, ricerchiamo le loro opinioni e la loro partecipazione, al contempo però chiediamo loro di contribuire come possono alla causa, meglio sarebbe se accettassero una precisa divisione di compiti, senza demandare tutto ai militanti che sono già oberati di lavoro e ovviamente non possono fare tutto. È quindi il momento di fare un bilancio critico e autocritico del lavoro dei simpatizzanti locali del Partito. Diciamoci le cose francamente e senza riserve, cari compagni, l’obiettivo anche delle critiche deve essere crescere tutti insieme e migliorare la nostra coscienza politico-ideologica e il nostro lavoro pratico. Un compagno da tempo ha chiarito che apprezza il Partito e ne sostiene la linea generale ma vuole restare simpatizzante perché fatica ad accettare il centralismo democratico, la sua volontà va rispettata ma gli ribadiamo l’invito a riflettere su quanto questo suo limite possa essere superato con lo studio più attento del marxismoleninismo-pensiero di Mao e della linea del Partito e con un bilancio autocritico della sua crescita politica e organizzativa, tanto più che nei fatti si comporta spesso come un militante, ricordiamo il suo prezioso contributo al picchetto, raccontato le loro situazioni difficili, di estrema povertà e precarietà causate dalle “riforme” renziane e hanno dato ragione alle tesi rivoluzionarie del PMLI per abbatterle. La nostra viva e costante presenza in piazza tra le masse popolari modenesi con dibattiti e discussioni è uno tra gli elementi fondamentali per la propaganda marxista-leninista, dobbiamo interagire con esse e ascoltare le loro problematiche ed invitarle anche a scrivere per Il Bolscevico, che tra l’altro è andato nuovamente a ruba. Abbiamo ricevuto consistenti donazioni dai mode- nesi che si interessano sempre di più alle attività del nostro Partito. La settimanale stampa de Il Bolscevico a cura delle Organizzazioni di Modena e di Castelvetro, nonostante richieda un sacrificio economico, trova riscontro nelle spontanee sottoscrizioni dei modenesi, le casse del Partito migliorano e danno modo di proseguire con serenità le attività. Questo è un ottimo segnale di fiducia delle masse popolari nei confronti del PMLI, il quale è l’unico ad essere sempre presente in piazza, i partiti pseudocomunisti e di altro genere sono praticamente assenti. con le insegne del Partito, sotto la Confindustria di Modena per la vicenda dei licenziamenti del Consorzio euro 2000 dove lavorava, oltre alla partecipazione ai banchini, alle manifestazioni come quella del 25 Aprile e la presenza al presidio del 5 luglio per il popolo greco dove ha coraggiosamente difeso le bandiere di Partito contro l’arroganza di alcuni componenti di ACT! che avevano organizzato l’evento condannando in qualche modo il qualunquismo politico, inoltre contribuisce spesso alle corrispondenze per “Il Bolscevico”. Recentemente il compagno ha espresso dei dubbi rispetto alla posizione del Partito sullo Stato Islamico, è questa l’occasione giusta per cercare di risolverla attraverso il confronto con i compagni. Un altro compagno è molto promettente, ha elevate doti intellettuali, di critica e di autocritica, è un compagno generoso e ha molte conoscenze nei vari movimenti e comitati date le sue precedenti esperienze politiche, quindi potrebbe seguire le vicende della giunta e seguire i comitati diventando di fatto una sorta di corrispondente per l’organizzazione. Non per sua volontà purtroppo come sappiamo, il suo lavoro è regredito, il compagno è invitato ora che ha più tempo libero a rimettersi in prima linea e a riflettere seriamente sul suo impegno politico, perché pur essendo un simpatizzante attivo si comporta spesso come un militante ed ha avuto una crescita ideologica, politica, orga- nizzativa e giornalistica notevolissima rispetto a quando prese il contatto con il Partito per la prima volta, parliamo di febbraio 2013. Con una soddisfazione del tutto particolare abbiamo visto lo stile di lavoro e di esposizione del compagno, che era inizialmente di tipo piccolo-borghese, conformarsi gradualmente allo stile marxista-leninista del Partito. Ora si tratta di mettere a frutto tutto questo nella lotta di classe e nel lavoro di Partito. Purtroppo il compagno inspiegabilmente non ha assolto il compito che gli era stato richiesto, e che aveva accettato, alla riunione di agosto, ossia di seguire le questioni modenesi per “Il Bolscevico” né ha rispettato la scadenza concordata per l’invio del suo parere sul discorso del compagno Picerni alla Commemorazione di Mao. Speriamo che corregga questi difetti della sua attività e apra una fase ancora più avanzata del suo rapporto col Partito. Infine, ricordiamo al compagno che nonostante la sua estrazione sociale piccolo-borghese, non deve farsi problemi per un’eventuale militanza, al Partito interessa la concezione proletaria del mondo degli individui e il compagno ha dimostrato in più occasioni di possederla. Un compagno lavoratore è molto generoso, dona mensilmente un contributo economico alla Sede centrale del PMLI e contribuisce alla realizzazione del materiale che occorre all’Organizzazione per la propaganda (manifesti, Continuiamo con forza e fiducia nella lotta contro il capitalismo e l’imperialismo, per il socialismo! Lavoriamo nelle nostre città per radicare un forte e grande PMLI che spazzi via le giunte comunali e il governo del nuovo duce Renzi affinché il proletariato arrivi alla conquista del potere politico! Modena, 13 novembre 2015. Interessanti discussioni intorno al banchino di proganda del PMLI, a cui ha partecipato il compagno Federico Picerni, Responsabile della Commissione Giovani del CC del PMLI (foto Il Bolscevico) volantini, ecc.) oltre alla presenza alle attività esterne del Partito. Non finiremo mai di ringraziarlo per tutto questo, al contempo vogliamo però essere assolutamente schietti con lui nell’interesse soltanto della sua crescita politica, ideologica e organizzativa. Il suo è un gran contributo, ma non basta, dato che egli stesso pochissimi mesi dopo aver conosciuto il Partito voleva fare la domanda per la militanza, cosa che tuttora non è possibile in quanto ci sono delle contraddizioni. Innanzitutto deve studiare le cinque opere fondamentali dei cinque Grandi Maestri del proletariato internazionale per avere una corretta concezione proletaria del mondo, contribuire in qualche modo alle corrispondenze per il giornale sulle questioni soprattutto riguardanti il suo posto di lavoro, in questo modo si farebbe conoscere meglio anche dall’intero Partito, potrebbe seguire le vicende sindacali ed aiutare l’altro compagno collega di lavoro, al fronte unito operaio e lavorare nella CGIL, ricordandogli che l’iscrizione alla CGIL non comporta l’ammissione come membro di Partito ma serve, anche se ancora inconcepibile per lui, a fare lavoro di massa fra gli operai e i lavoratori nell’organizzazione sindacale in cui sono maggiormente presenti, per poi arrivare strategicamente alla creazione del SLLPP. Ricordiamo al compagno che l’SLLPP non si può creare così di punto in bianco ma richiede un lungo e pa- Accade nulla attorno a te? RACCONTALO A ‘IL BOLSCEVICO’ Chissà quante cose accadono attorno a te, che riguardano la lotta di classe e le condizioni di vita e di lavoro delle masse. Nella fabbrica dove lavori, nella scuola o università dove studi, nel quartiere e nella città dove vivi. Chissà quante ingiustizie, soprusi, malefatte, problemi politici e sociali ti fanno ribollire il sangue e vorresti fossero conosciuti da tutti. Raccontalo a “Il Bolscevico’’. Come sai, ci sono a tua disposizione le seguenti rubriche: Lettere, Dialogo con i lettori, Contributi, Corrispondenza delle masse, Corrispondenze operaie e Sbatti i signori del palazzo in 1ª pagina. Invia i tuoi ``pezzi’’ a: Via A. del Pollaiolo 172/a - 50142 Firenze Fax: 055 5123164 - e-mail: [email protected] ziente lavoro fra le masse operaie e lavoratrici, come precisato nel punto sul fronte sindacale. Inoltre il compagno deve avere più rispetto per i responsabili e per le decisioni prese sul lavoro politico e di eventuali decisioni sul piano logistico, non bisogna battere i piedi ma rispettare le decisioni prese e andare con esse e non controcorrente, si rischia in questo modo di rallentare il lavoro politico per questioni inutili e secondarie. In particolare, quando su certe questioni sorgono delle contraddizioni, come sul sindacato, è necessario confrontarsi con il responsabile dell’Organizzazione e durante le riunioni come questa per cercare di risolvere tali contraddizioni, ma se ciò non è possibile, bisogna voltare pagina e andare avanti sulle cose che si condividono, senza insistere ossessivamente su tali contraddizioni se per il momento, dopo le dovute spiegazioni, si è capito che non sono risolvibili. In conclusione, gli si chiede di stabilire insieme al Partito che tipo di impegno è disposto a dare sia nel lavoro politico generale, sia soprattutto nel lavoro sindacale. Il compagno ha espresso la volontà di essere semplicemente un “manovale”, il Partito rispetta tutte le volontà di ogni singolo individuo ma allo stesso tempo sprona i propri componenti ad una collaborazione più attiva e collaborativa per aiutare i compagni nel lavoro politico, quindi oltre che “manovale” si sprona il compagno ad interessarsi, come citato prima, delle questioni sindacali ed iniziare un lavoro di cronaca e denuncia. Si precisa che tutte le mansioni assegnate ai compagni sono “mansioni di tutti” nel senso che ogni compagno ha un compito ben preciso ma non deve sentirsi solo nel lavoro che svolge, i responsabili di organizzazione oltre a guida- re il lavoro devono essere complici e di aiuto attivo, così come ai simpatizzanti si chiede non di essere “manovali” o spettatori, bensì protagonisti della lotta di classe e del radicamento del Partito, prendendo esempio dalle fondamentali parole del compagno Scuderi, pronunciate durante la citata Sessione plenaria del CC, per una serena vita interna del Partito: “Se si manca di sincerità, di lealtà e di franchezza, e se non si dice tutto quello che abbiamo in testa e abbiamo nel cuore poi alla fine finiamo per non capirci o creare delle riserve e delle problematiche. Quindi tutti noi di fronte al CC, di fronte al Partito dobbiamo essere delle menti aperte e dei cuori aperti e mai avere delle riserve. Sputare fuori tutto quello che vogliamo dire, a quel punto ci aiutiamo l’uno all’altro, perché nessuno ‘nasce imparato’, perché nessuno è perfetto, tutti, compreso il Segretario generale, abbiamo bisogno dell’uno e dell’altro”. Come ci ricorda spesso il compagno Scuderi, non c’è nulla al mondo più bello, più utile e più appagante per il progresso sociale e l’emancipazione del proletariato e dell’intera umanità che donare la propria vita alla causa del socialismo. Buon lavoro marxista-leninista allora a tutti noi. Radichiamo e sviluppiamo il PMLI a Modena e provincia! Spazziamo via il governo del nuovo duce Renzi! Mettiamocela tutta, ciascuno al proprio posto di combattimento in base ai compiti che ci ha assegnato il Partito e concentrati sulle priorità, per dare al PMLI un corpo da Gigante Rosso affinché trionfi il socialismo e il proletariato conquisti il potere politico! Uniti e combattivi, coi Maestri e il PMLI vinceremo! Direttrice responsabile: MONICA MARTENGHI e-mail [email protected] sito Internet http://www.pmli.it Redazione centrale: via A. del Pollaiolo, 172/a - 50142 Firenze - Tel. e fax 055.5123164 Iscritto al n. 2142 del Registro della stampa del Tribunale di Firenze. Iscritto come giornale murale al n. 2820 del Registro della stampa del Tribunale di Firenze Editore: PMLI chiuso il 18/11/2015 ISSN: 0392-3886 ore 16,00 2 il bolscevico / documento dell’UP del PMLI N. 3 - 22 gennaio 2015
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