La storia - Istituto Statale d`Istruzione Superiore Leonardo da Vinci
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La storia - Istituto Statale d`Istruzione Superiore Leonardo da Vinci
PROGETTO “LA VOCE DELL’ALTRO” Il progetto “La voce dell’altro” ha come finalità l’allargamento dello sguardo sulle culture diverse da quella di paese del Nord del mondo nella quale siamo immersi. Nasce dalla “semplice” osservazione che il numero sempre crescente di studenti stranieri che frequentano il nostro istituto, numero peraltro destinato a crescere, ci pone di fronte ad un necessario allargamento del nostro orizzonte culturale. La presenza di studenti stranieri a scuola infatti, al di là dei problemi di “sostegno linguistico” o più genericamente scolastico, può e deve essere percepita anche come fonte di ricchezza. D’altra parte si pone il problema di garantire in qualche modo a questi ragazzi e ragazze la “cura” delle proprie radici culturali, radici che a volte sono negate per primi da loro stessi in quanto sentite come “incompatibili” con la loro esigenza di “integrazione”. Un ulteriore aspetto riguarda la particolare realtà di Cologno, che storicamente si sviluppa in seguito ad una forte immigrazione prevalentemente dalle regioni meridionali e che si trova oggi ad accogliere i nuovi migranti e a volte a riproporre gli stessi atteggiamenti “razzisti” o di discriminazione subiti in passato. A fronte di questi atteggiamenti è necessario un lungo lavoro culturale di prevenzione, consapevolezza e costruzione di comportamenti differenti. Anno scolastico 2005-2006 Il progetto prevede incontri su diverse tematiche: 1. La migrazione da lavoro - I rifugiati e il problema dell’asilo politico. 2. Letterature e Sud del mondo – Letterature e migrazioni 3. “Eravamo migranti” Più precisamente il progetto si articola in Incontri con stranieri residenti in Italia che hanno vissuto le problematiche di cui sopra, contattati tramite l’ufficio rifugiati del Comune di Milano e il SOCI (Servizio Orientamento Cooperazione Internazionale). Gli incontri sono introdotti dalla Dott.ssa Alessia Basiglio (laurea in Scienze dell’educazione e Master a Torino su problematiche inerenti alle migrazioni). Incontri con scrittori stranieri o che hanno incontrato e si sono occupati di realtà di paesi del Sud del mondo, in particolare - Gianluigi Gherzi autore di “Tuani” sulla realtà dei bambini di strada nicaraguesi - Kossi Komla Ebri autore di “Imbarazzismi” Visione dello spettacolo teatrale “Made in Italy” di Christian Elevati e Giuseppe Scutellà, liberamente tratto da “L’orda, quando gli albanesi eravamo noi” di Gian Antonio Stella. Incontro con 2 ex-studenti del liceo che hanno trascorso un mese e mezzo in Brasile incontrando realtà del luogo e progetti per lo sviluppo e l’educazione. Anno scolastico 2006-2007 Il progetto prevede l’adesione al progetto “Storie di vita a fumetti di immigrati” dell’associazione Punto Sud che prevede un incontro con i docenti e le docenti delle classi che aderiscono alla proposta, per spiegare le finalità del progetto stesso e la distribuzione alle classi che hanno partecipato al progetto dello scorso anno del fumetto di cui sopra. Laboratorio teatrale su “Migranti e diversità” con l’attrice e regista esperta in attività di formazione ed educazione Soledad Nicolazzi. Il laboratorio nasce dalle esperienze dei precedenti anni scolastici nei quali i ragazzi hanno partecipato a due laboratori teatrali, sempre tenuti da Soledad Nicolezzi, di argomento matematico e vuole porsi come ampliamento delle possibilità del linguaggio teatrale all’interno di un lavoro di tutto il consiglio di classe sulle tematiche in oggetto. Anno scolastico 2007-2008 Quest’anno la “voce dell’altro” pone l’attenzione sulle “condizioni”, sulle voci che raccontano storie particolari. Storie individuali, storie di comunità, storie che vengono dal Sud del mondo, storie raccontate con linguaggi spesso diversi da quelli usati a scuola. La scommessa non è solo quella di aumentare la nostra conoscenza e coscienza sul mondo, ma soprattutto vedere come attraverso l’ascolto di quello che questi mondi hanno da raccontarci scopriamo qualcosa sulla nostra condizione, sul nostro modo di essere al mondo, sul bisogno, spesso nascosto anche a noi stessi, di tessere fili col mondo per trovare un senso diverso al nostro essere qui. Non ultimo vuole essere anche uno spunto per riflettere sulla nostra pratica educativa e su come tutto ciò abbia a che fare con studenti e docenti , con la “scuola”, vissuta-subita-odiata e (forse!) amata. Tutti i progetti prevedono l’adesione del consiglio di classe, la presenza di un docente realmente interessato, che si renda disponibile a seguire i ragazzi non solamente durante l’incontro, ma a dedicare un tempo, anche limitato, durante l’anno, in modo da rendere realmente significativo e non occasionale ciò che si “muove” durante l’incontro stesso. Il progetto prevede: “A’ noce” spettacolo teatrale di e con Barbara Apuzzo. E un racconto ironico e toccante, lucidissimo e spiazzante. Attraverso gli occhi di un piccolo animaletto autobiografico, il “pappicio”, la protagonista ci conduce dentro il suo mondo, racchiuso come in una noce nei limiti della disabilità, per spalancarlo alla rivelazione di un modo inatteso di vivere e guardare la diversità, e di pensare il teatro e di come da questo potrebbero venire fuori punti di vista “altri”, sul mondo, sulla sensibilità umana, sulla cosiddetta “normalità” dei “normodotati”. Lo spettacolo ha avuto una menzione speciale della giuria al Premio Ustica 2005. “Fuorigioco” spettacolo teatrale di e con Michele Clementelli Fuorigioco è un monologo sul calcio, ispirato da una storia reale, che racconta l’esperienza sportiva di un allenatore, in un quartiere di periferia, che insegue il sogno di compiere la grande impresa sportiva, uscire dall’umiliazione dell’ultimo posto in classifica occupato dalla sua squadra. Lo spettacolo racconta i giovani calciatori, la loro provenienza, le loro famiglie. Descrive il quartiere fatiscente, che rappresenta tutte le periferie del mondo, del gruppo di adolescenti che diventa un pericolo, del loro linguaggio incomprensibile, che è di chi si sente escluso. Il fare parte di una squadra diventa così una vicenda epica, che ha bisogno di essere raccontata, perché ha bisogno di essere vissuta nuovamente. Un griot si racconta: con Carla Colombo e Diarra Karamoko, detto Baba Il Burkina Faso, è un Paese in Africa Occidentale che non ha sbocchi sul mare, dove vivono più di 60 etnie diverse e ogni etnia ha i propri griots, i depositari per tradizione della cultura orale del proprio popolo, con il ruolo di trasmettere i racconti, le storie e le gesta , chi canta, chi suona e chi danza sempre al servizio della memoria storica della famiglia e della collettività. Baba è un griot musicista, che dà voce alla musica tradizionale dell’antico impero mantenga. L’incontro prevede la presentazione di sé e del proprio ruolo sociale, la proiezione di un breve filmato di un matrimonio nel momento della musica e delle danze che l’accompagnano, la presentazione degli strumenti musicali originali e l’apprendimento di una canzone tradizionale con accompagnamento del balafon, provando a suonare a piccoli gruppi gli strumenti sotto la guida di Baba. Progetto “niños de la calle” Questo progetto nasce dall’incontro in Nicaragua con i ragazzi e le ragazze dell’associazione Los Quinchos. Il progetto Los Quinchos, fondato nel 1991 in Nicaragua dall'italiana Zelinda Roccia, accoglie i niños de la calle, bambini e bambine, che vivono in strada, principalmente a Managua, abbandonati e maltrattati. Arrivano a vivere in strada per fuggire da situazioni di estrema povertà e violenza. La situazione economica sempre più dura che vive il Nicaragua (è il secondo paese più povero dell’America latina dopo Haiti) porta sempre più famiglie ad abbandonare le campagne per cercare condizioni migliori nella capitale. In realtà la mancanza di lavoro, la vita in quartieri degradati e la durezza delle condizioni contribuiscono a creare un clima di violenza in famiglia, dal quale a un certo punto il bambino “decide” di scappare. Di solito i bambini vivono vicino ai mercati, dove si può più facilmente ricercare cibo e sopravvivere svolgendo piccoli lavori, commettendo furti, facendo l’elemosina. La colla da scarpe, inalata, li aiuta a non sentire il freddo, la fame e la paura, anche se ultimamente si sta diffondendo l’uso del crak, i cui effetti sono ben più devastanti sia sul piano delle conseguenze psico-fisiche, sia perché sta distruggendo quel clima comunitario e di “solidarietà” che caratterizzava l’essere in strada, sostituendolo a comportamenti aggressivi e individualisti. L’incontro con i niños de la calle non è però solo l’incontro con una condizione terribile, ma è soprattutto la scoperta di un mondo di una vitalità, forza e profondità che da qui non si riescono a immaginare e richiedono soprattutto di porsi in “ascolto”per scoprire come quella condizione pone delle domande al tuo essere qui, al tuo modo di vivere e sentire le relazioni. E’ anche l’incontro con un progetto educativo ( che a parte la fondatrice, italiana, è interamente portato avanti da nicaraguesi) di un valore straordinario, capace di mettere l’adulto e il bambino in una relazione di trasformazione reciproca, nella quale però il rapporto con il mondo non sparisce, ma diventa un elemento fondamentale della pratica educativa. Il progetto “niños de la calle” si rivolge a singole classi che desiderano lavorare con alcuni dei loro docenti su questo tema, per un tempo non limitato e lungo tutto il corso dell’anno scolastico a partire da novembre, e si articola nelle seguenti fasi: 1. Incontro con lo scrittore Gianluigi Gherzi, autore di “Tuani, i re della strada”, di G. Gherzi e G. Giacopuzzi, libro nato dalla frequentazione dei ragazzi e dei bambini di strada del Nicaragua del progetto Los Quinchos che ne racconta le vite, unendo i linguaggi dell’inchiesta e della narrazione poetica.( Il ricavato dall’eventuale acquisto del libro va totalmente a sostegno del progetto Los Quinchos). 2. Presentazione delle attività dell’associazione Los Quinchos per meglio capire come è strutturato il progetto. 3. Lavoro dei consigli di classe: qui ogni consiglio di classe trova un suo modo di lavorare sul tema. Possibili percorsi possono coinvolgere i docenti di italiano (a partire dalla lettura e rielaborazione di Tuani), scienze (sul tema delle droghe), disegno e storia dell’arte (sui murales e l’arte di strada), storia e filosofia, religione…Il lavoro fatto si concluderà con l'allestimento di una mostra. 4. Incontro nel mese di gennaio con Zelinda Roccia e quattro ragazzi de Los Quinchos, in visita in Italia, preceduto da una cena autorganizzata all'interno della scuola al fine di raccogliere fondi da destinare all'associazione. Per chi volesse seguire gli sviluppi del progetto http://www.losquinchos.it/ Anno scolastico 2008-2009 Il progetto si prende un anno di pausa, ma a gennaio a seguito dell'operazione “Piombo fuso” durante la quale Israele bombarda per più e più giorni consecutivamente Gaza, un gruppo di studenti e docenti decidono di formare un “gruppo di studio” per cercare di capire meglio la storia e lo svolgimento di quei fatti. La finalità è quella da una parte di informare/parlare/riflettere sulla questione palestinese, dall’altra sperimentare un modo nuovo di produrre conoscenza e cultura attraverso l’autoformazione e la condivisione del sapere. I gruppi tematici sono i seguenti: La storia L’uso di armi non convenzionali nell’ultimo conflitto La situazione in Palestina oggi Campi profughi e rifugiati Verranno organizzate due giornate in auditorium aperte a tutte le classi dell'istituto nelle quali gli studenti e le studentesse presentano una lunga narrazione sugli aspetti storici, sulla questione dei rifugiati, sul racconto di testimonianze dirette, sulle armi usate nel conflitto utilizzando letture, proiezioni di materiali video e immagini, racconti. Queste le parole che accompagnano il Cd prodotto: “Il mondo non è umano perché fatto di esseri umani, e non diventa umano solo perché la nostra voce umana risuona in esso, ma solo quando è oggetto di discorso. Per quanto le cose di questo mondo ci colpiscano intensamente, per quanto profondamente esse possano emozionarci e stimolarci, esse non diventano umane per noi se non nel momento in cui possiamo discuterne con i nostri simili…Noi umanizziamo ciò che avviene nel mondo e in noi stessi solo parlandone e, in questo parlare, impariamo a diventare umani. I greci chiamano filantropia questa umanità che si realizza nel dialogo, poiché essa si manifesta nella disponibilità a condividere il mondo con altri uomini. Il suo opposto la misantropia, significa semplicemente che il misantropo non trova nessuno con cui si cura di condividere il mondo, che egli non ritiene nessuno degno di rallegrarsi con lui nel mondo, nella natura e nel cosmo.” Hanna Arendt “Perché non bussate alla cisterna?” E’ la tragica domanda con cui si conclude il romanzo “Uomini sotto il sole” di Ghassan Kanafani, tragica odissea di un gruppo di palestinesi in viaggio per il Kuwait, morti per asfissia prima di arrivare a destinazione. “Bussare alla cisterna per far vedere che esistiamo, per istinto primordiale di sopravvivenza-anche morale, psicologica- e per amore verso il futuro” ha dichiarato in una conferenza dedicata ai traumi di guerra dei bambini palestinesi, Mustafa Qossoqsi, psicologo di Nazareth, chiarendo le ragioni che hanno spinto lui, palestinese, a credere nel valore del dialogo. Ragioni laiche e politiche, che ruotano intorno a due concetti fondamentali, l’identità e la cura. “Tutta la mia vita come palestinese in Israele è stata segnata dal trauma del disconoscimento. Da questo disconoscimento ha preso le mosse la mia ricerca di una identità palestinese, un’identità sana che non può essere fondata sulla negazione dell’identità altrui. Il dialogo poi è un modo per curare ferite, dolori personali, è un modo per liberarsi della propria storia raccontandola. Il dialogo è vita, il monologo uccide.” Viviamo in un mondo globalizzata e interdipendente: ciò che accade in una sua parte coinvolge necessariamente le altre parti e rende tutti attori di un medesimo, comune, destino. Lapidarie ed efficaci le parole di Mustafa a conclusione dell’incontro “Bussate alla cisterna, perché lì dentro ci state anche voi.” Tratto da “Lettere al di là del muro, dai bambini palestinesi dei campi profughi” A cura di Apuzzo, Baldini, Archetti. Anno scolastico 2010-2011 Nel corso di questi anni la questione migratoria ha modificato e ampliato i tratti che l’avevano caratterizzata inizialmente. Infatti accanto alla cosiddetta migrazione da lavoro e alla questione dei rifugiati politici, ha preso sempre più spazio una nuova condizione, specie nelle scuole: quella di ragazzi e ragazze figli di genitori stranieri, ma nati in Italia o residenti in Italia fin dai primi anni di vita e che hanno svolto la maggior parte del processo di scolarizzazione in scuole italiane. Sono le cosiddette “seconde generazioni”, “nuovi cittadini italiani” a cavallo tra due mondi e due culture, spesso privati di diritti. Ci sembra che questo possa essere un buon punto di partenza per la creazione di una nuova cultura “meticcia”, che a partire dalla presenza di migranti sul nostro territorio, sappia creare una risposta culturale che tenga conto e modifichi la loro e la nostra cultura, non “integrando”, ma appunto “meticciando”. Il percorso prevede Laboratorio di videostorie per raccontare le nuove famiglie Il laboratorio è indirizzato a un gruppo di max 20 ragazzi, (verrà privilegiata la presenza di studenti stranieri e/o seconde generazioni, ma il gruppo sarà aperto a tutti) che utilizzando lo strumento del video sappia raccontare le prime generazioni “viste” dalle “seconde”. Prevede un momento di formazione teorico, una fase di interviste, una di girato e poi il montaggio di un video collettivo. Lo strumento per riprendere è il cellulare. (ormai ci sono numerosi esempi sia di film d’autore che di docufilm girati con il cellulare, a tal proposito si può ricordare Pippo Delbono o il recentissimo “Vedo zero” con la regia di Andrea Caccia, realizzato proprio a partire da laboratori condotti nelle scuole). Si prevedono 10 incontri di 2 ore ciascuno in orario pomeridiano, da febbraio a aprile. Il corso è tenuto dalla videomaker Lorenza Salati. P.S. Il video si può vedere anche sul canale youtube nuovegenerazionicologno・ all'indirizzo http://www.youtube.com/user/ragacellutv Laboratorio di lettura scrittura a partire da “Nadia” di Tahar Ben Jelloun Il laboratorio è rivolto a singole classi . Il tema del libro è la storia di Nadia, ragazza algerina di seconda generazione che vive in una banlieu francese e che, senza tradire la diversità delle sue origini, intende riscattare l’emarginazione in un percorso di lotta, innanzitutto culturale, verso un mondo migliore. Il laboratorio prevede un primo incontro tra la regista Silvia Baldini (che ha lavorato sul testo durante lo scorso anno) e le docenti di italiano che intendono lavorare sul progetto, nel quale verranno date indicazioni sul lavoro da svolgere in classe. La seconda fase del progetto si svolge nelle classi con una serie di “esercitazioni” e si concluderà con un incontro tra il regista e le classi di condivisione dei risultati. Incontri con le seconde generazioni Esistono in Italia, ormai da più anni, diverse realtà di ragazzi/e di seconda generazione: un’associazione/rete che si chiama “2g, seconde generazioni” e una rivista on-line che si chiama “Yalla Italia”. Si propongono degli incontri tra un appartenente a una delle due associazioni e le classi . Si richiede agli insegnanti delle classi la preparazione degli studenti agli incontri. Per questo sono disponibili i siti e il materiale da essi scaricabile. Anno scolastico 2011-2012 Nonostante la riduzione delle risorse disponibili, si sono realizzate le seguenti iniziative: 1. sostegno linguistico (attivazione di corsi L2) in rete con l’istituto professionale Falck 2. conseguimento licenza media per gli studenti che ne erano sprovvisti 3. visione del film “Almanya: la mia famiglia va in vacanza” di Yasemin Sandereli, sul tema delle seconde generazioni con preparazione in classe 4. incontro con le donne afghane dell’associazione “Rawa” sui temi della situazione in Afghanistan e dei diritti delle donne 5. incontro con il Comune di Cologno Monzese sui diritti di cittadinanza dei ragazzi e delle ragazze di seconda generazione. Anno scolastico 2012-2013 Il progetto “La voce dell’altro” continuando a ribadire come finalità l’allargamento dello sguardo sulle culture diverse da quella di paese del Nord del mondo nella quale siamo immersi, come necessario allargamento del nostro orizzonte culturale e partendo dal numero sempre crescente di studenti di origine straniera che frequentano il nostro istituto si articola anche quest’anno su due fronti. Da una parte un lavoro sul “sostegno linguistico” ovvero l'attivazione di corsi L2 e sul PEP (piano educativo personalizzato) affinché diventi per i docenti uno strumento, oltre che obbligatorio, utile e condiviso per progettare un percorso per un proficuo inserimento degli alunni di recente immigrazione. D’altra parte si pone il problema di garantire in qualche modo a questi ragazzi e ragazze la “cura” delle proprie radici culturali, radici che talvolta sono negate per primi da loro stessi in quanto sentite come “incompatibili” con la loro esigenza di “integrazione”. Un ulteriore aspetto riguarda la particolare realtà di Cologno, che storicamente si sviluppa in seguito ad una forte immigrazione prevalentemente dalle regioni meridionali e che si trova oggi ad accogliere i nuovi migranti e a volte a riproporre gli stessi atteggiamenti “razzisti” o di discriminazione subiti in passato. A fronte di questi atteggiamenti è necessario un lungo lavoro culturale di prevenzione, consapevolezza e costruzione di comportamenti differenti. QUEST’ANNO Quest’anno abbiamo pensato di proporre un percorso che permetta l’incontro con le condizioni reali che caratterizzano il processo migratorio, sia rispetto al problema più generale della migrazione, che rispetto a quel particolare punto di vista che si vive a scuola, che è quello delle seconde generazioni. Questo attraverso il racconto e l’ascolto di testimonianze dirette. Come bene dice Marco Aime, antropologo “A incontrarsi o a scontrarsi non sono culture, ma persone. Se pensate come un dato assoluto, le culture divengono un recinto invalicabile, che alimenta nuove forme di razzismo. Ogni identità è fatta di memoria e di oblio. Più che nel passato va cercata nel suo costante divenire.” Il cuore del progetto diventa, come peraltro al suo nascere, l’incontro con individui, incontro che permetta, auspichiamo, il formarsi negli studenti e nei docenti un’identità sempre più meticcia e in grado di rapportarsi alla complessità del tempo presente. Pertanto, oltre ai corsi di sostegno linguistico e ai piani educativi personalizzati per gli alunni di recente immigrazione, si propongono le seguenti iniziative: Incontri con rifugiati politici sul tema del diritto all’asilo Gli incontri si svolgeranno presso il centro diurno che accoglie i rifugiati politici del Comune di Milano, gestito dalla Cooperativa Farsi Prossimo: uno dei primi servizi di cui la cooperativa ha assunto la gestione nel 1993 è stato destinato proprio all’accoglienza dei richiedenti asilo. Da allora la cooperativa ha perseguito in modo sempre più mirato e specifico l’attivazione e gestione di servizi di accoglienza residenziale per stranieri, con particolare attenzione a profughi, richiedenti asilo e rifugiati. Incontri con BSA sul tema dei diritti (in particolare campagna “Ingaggiami contro il lavoro nero) Le Brigate di solidarietà attiva sono costituite da una federazione di associazioni dislocate sul territorio nazionale. Nascono nel 2009 dal terremoto dell’Aquila. Hanno gestito il campo di Tempera per la popolazione abruzzese. Nei diversi territori di appartenenza portano avanti progetti di auto organizzazione dal basso ad ampio raggio dal sostegno delle lotte dei lavoratori disoccupati o in cassa integrazione nelle fabbriche, all’accoglienza dei tunisini e delle popolazioni subshariane richiedenti asilo (marzo 2011). La gestione della Masserie Boncuri e la campagna «Ingaggiami contro il lavoro nero» è uno dei progetti nazionali sviluppati negli ultimi due anni. Incontri con COLCE sul tema dei diritti delle donne vittime di tratta All’interno della Cooperativa lotta contro l’emarginazione, l’area immigrazione e tratta nasce formalmente nel 2000, con l´approvazione di due importanti progetti di protezione sociale alle vittime della tratta a scopo di sfruttamento sessuale. A partire dai legami della tratta con l´immigrazione, anche a fronte dei mutamenti che il quadro legislativo nazionale ha prodotto in termini di precarietà per gli immigrati regolarmente soggiornanti, si è intensifica l’attività a favore degli immigrati e delle immigrate con la strutturazione di alcuni progetti a sostegno dell´integrazione socio-lavorativa. Tutti gli interventi hanno come finalità l´esigibilità e la difesa dei diritti delle persone straniere, siano esse regolarmente soggiornanti o clandestine e il cercare di sviscerare e comprendere alcuni meccanismi culturali e non, necessari al processo di integrazione delle persone straniere in Italia. L’intervento nelle scuole è basato sul racconto - testimonianza da parte di operatori, ma soprattutto su un lavoro di riflessione sull’immaginario culturale e di lettura del presente, anche a partire dall’immagine di donna che la nostra società veicola. Laboratorio video proposto dal cineteatro di Cologno. All’interno del progetto “scuola al cinema” è stato realizzato il video “Universi paralleli” (vedi link). ANNO SCOLASTICO 2013-2014 Ottavo anno La commissione intercultura ha lavorato quest’anno su due fronti: • da una parte un lavoro sul “sostegno linguistico” ovvero l'attivazione di corsi L2 (gestiti all’interno del progetto GIO.CA.CI. esteso a tutto il territorio di Cologno), e sul PDP sia nella fase della sua predisposizione sia con la finalità di farlo diventare per i docenti uno strumento, oltre che obbligatorio, utile e condiviso per progettare un percorso per un proficuo inserimento degli alunni di recente immigrazione. • D’altra parte su in fronte più “culturale” in senso lato. Anche quest’anno abbiamo pensato di proporre un percorso che permetta da una parte l’incontro con le condizioni reali che caratterizzano il processo migratorio, dall’altra l’apertura sul mondo, apertura non sempre scontata in scuole “periferiche” non solo per posizione geografica. Questo attraverso il racconto e l’ascolto di testimonianze dirette e l’invito di testimoni/esperti e avendo in mente quel particolare punto di vista che si vive a scuola, che è quello delle seconde generazioni. Ci piace ricordare ciò che dice Marco Aime, antropologo “A incontrarsi o a scontrarsi non sono culture, ma persone. Se pensate come un dato assoluto, le culture divengono un recinto invalicabile, che alimenta nuove forme di razzismo. Ogni identità è fatta di memoria e di oblio. Più che nel passato va cercata nel suo costante divenire.” Il cuore del progetto diventa, come peraltro al suo nascere, l’incontro con individui, incontro che permetta, auspichiamo, il formarsi negli studenti e nei docenti un’identità sempre più meticcia e in grado di rapportarsi alla complessità del tempo presente. Sono state attivate le seguenti attività: 1. Incontro con i rifugiati presso il centro diurno del Comune di Milano e il centro di accoglienza in Viale Fulvio Testi. Gli incontri sono incentrati su una riflessione/introduzione informativa gestita dagli educatori e dagli psicologi che lavorano presso i centri, a partire da un video realizzato dai rifugiati e dagli educatori e sul racconto diretto di testimoni ospiti. Gli studenti hanno svolto un’attività di preparazione in classe gestita da alcuni loro docenti e prodotto un giornalino che raccoglie fotografie, interviste, impressioni, riflessioni. 2. Incontro con Malalai Joya L’incontro delle classi con Malalay Joya è stato preceduto, come ormai nella tradizione del nostro Istituto, da una “Novanta secondi” introduzione teatrale a cura del Prof. Bruno e di alcune studentesse. Malalai Joya è stata una delle poche deputate donna del parlamento afghhano, la Loya Jirga e da sempre si batte per i diritti umani e la giustizia sociale in Afghanistan. Per avere idea della statura del personaggio http://vimeo.com/74119351 “Malalai Joya, 35, first gained international attention in 2003 when she spoke out publicly against the domination of warlords in Afghanistan. She was at that time serving as an elected delegate to the Loya Jirga that was convened to ratify the Constitution of Afghanistan. In 2005 she became one of 68 women elected to the 249-seat National Assembly, or Wolesi Jirga, and was the youngest member of the Afghan parliament. An extraordinary young woman raised in the refugee camps of Iran and Pakistan, Joya became a teacher in secret girls’ schools, hiding her books under her burqa so the Taliban couldn’t find them; she helped establish a free medical clinic and orphanage in her impoverished home province of Farah. In 2007 she spoke out against former warlords and war criminals in the Afghan parliament and was thereupon suspended from the parliament. Since then she has survived six assassination attempts. She travels in Afghanistan with armed guards and has worked tirelessly on behalf of Afghan women and to end the occupation of her country. In 2010, Time Magazine placed Malalai Joya on their annual list of the 100 most influential people in the world. Foreign Policy Magazine listed her in its annual list of the Top 100 Global Thinkers. In March, 2011,The Guardian listed her among the "Top 100 women activists and campaigners." Her widely praised book, “A Woman Among Warlords: The Extraordinary Story of an Afghan Who Dared to Raise Her Voice,” was published 2009 by Scribner in the U.S 3. Incontro con Gabriele del Grande Anche l’incontro delle classi con Gabiele Del Grande è stato preceduta da una “Colpevoli di viaggio” introduzione teatrale a cura del Prof. Bruno e di alcune studentesse. Gabriele De Grande, viaggiatore, giornalista e scrittore, curatore del blog Fortress Europe, autore di “Roma senza fissa dimora”, “Mamadou va a morire” e “Il mare di mezzo”. Recentemente Gabriele Del Grande ha seguito direttamente recandosi sul posto le vicende della cosiddetta Primavera araba e recentemente del conflitto siriano. Il tema dell’incontro è quello del viaggio e del diritto a muoversi liberamente sulla Terra, visto da quattro diversi punti di vista tramite attraverso il rap arabo e i testi dei cantanti della riva sud del Mediterraneo, che da anni cantano l’avventura della traversata verso Lampedusa e verso l’Europa. Partendo da quelle parole, e con un supporto audio video, si sviluppa una riflessione sull’emigrazione, sulle stragi in mare, sui CIE, ma anche sulla memoria dell’emigrazione italiana e sul senso del “viaggio” alla ricerca di migliori condizioni e opportunità di vita e lavoro, che in altro contesto sta diventando realtà anche per tanti delle giovani generazioni italiane. 4. Incontri sui diritti di cittadinanza Incontro con l’avvocatessa Irene Pavlidi dal titolo “Si fa presto a dire cittadinanza”, sul tema della cittadinanza sia dal punto di vista culturale che normativo, al fine anche di rafforzare la consapevolezza dei propri diritti, relativamente alla acquisizione della cittadinanza italiana per i ragazzi di seconda generazione. Incontro ancor più significativo nell’anno in cui il Comune di Cologno ha concesso la cittadinanza onoraria simbolica ai minori residenti a Cologno e frequentanti le scuole del territorio. 5. “Spaesamenti” incontro con il centro interculturale donne, di Cologno Incontro-laboratorio gestito dalle donne straniere e dalle operatrici del centro interculturale donne di Cologno che da anni lavora sul territorio, che simula una giornata in una classe di un ipotetico paese straniero, nel quale studenti e insegnanti possono provare cosa vuol dire sentirsi “stranieri” e come si vive sulla propria pelle la sensazione di spaesamento che ne deriva. 6. Laboratori interculturali Percorso laboratoriale con alcune classi dell’Istituto gestito dalle cooperative aderenti al progetto GIO.CA.CI. a tematica interculturale, in particolare sull’idea di mappa e di mappatura attiva del proprio territorio.