redazionale - AAA Associazione Acquariofili Abruzzese
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redazionale - AAA Associazione Acquariofili Abruzzese
REDAZIONALE Speravamo di uscire con la copertina a colori in occasione del nostro compleanno, ma problemi tecnici ce lo hanno impedito. Pazienza andrà meglio in futuro. Proseguono nel frattempo gli articoli sul Betta splendens, vorremmo che tornasse "di moda" tra i nostri soci come lo era un po' di tempo fa. Siamo infatti in attesa di riorganizzare una mostra concorso. Quindi chi ha un po' di buona volontà è invitato a riprendere la riproduzione di questo bellissimo anabantide. L'altro impegno redazionale che stiamo portando avanti è quello delle interviste ai negozianti. Finora tutti gli interpellati hanno risposto bene consententoci di scrivere pagine sicuramente interessanti per tutti Intanto eccoci qui all'inizio del periodo delle vacanze pronti a partire. Mari o monti non ha importanza, è senza dubbio necessario un po' di riposo dopo tanti mesi di lavoro. Ma.. il vero acquariofilo non perderà l'occasione per osservare gli ambienti acquatici naturali che incontrerà. Che sia un semplice stagno, oppure un fiumiciattolo, una spiaggia affollata o una rada deserta. Ovunque c'è acqua c'è vita. Quindi approfittatene per studiare e se è il caso per riprodurre un piccolo specchio d'acqua in casa. Ovviamente l'ambiente preferito in questo momento è l'acquario marino mediterraneo. E proprio in tale ottica troverete su queste pagine l'esperienza di un socio che l'anno scorso ha provato come dice lui a realizzare un "Mediterraneo piccolo piccolo" se vogliamo imitarlo (e la stagione è propizia) cerchiamo di farne uno un po' meno piccolo: sarà più facile da gestire!!! Comunque nel salutarvi voglio augurarvi un buon periodo di riposo e a risentirci a settembre. Lorenzo Marcucci Pescara, 02 luglio 1998 IN QUESTO NUMERO Redazionale pag. 1 La posta pag. 2 Interviste ai negozianti pag. 3 Novità sul genere Colisa pag. 3 Salmonella pag. 3 Inchiesta sul marino "L'ambiente" pag. 4 Parliamo del Betta splendens: riproduzione selettiva pag. 11 Un mediterraneo piccolo piccolo pag. 16 Proviamo il mediterraneo? pag. 18 Rassegna stampa pag.19 AC Bollettino A.A.A. n.42 Pag. 1 LA POSTA VUOLE COLLABORARE Ho visto in un negozio “Acquariofilia Contemporanea”. Alcuni anni fa, nello stesso negozio. avevo già visto un vostro bollettino. Ebbene: complimenti per la trasformazione della vostra pubblicazione. ora davvero di buon interesse per noi appassionati. Vorrei collaborare anch’io. Vi propongo una scaletta di argomenti che potrei trattare sulla Vostra rivista: a) acquariofilia mediterranea; b) l’acquario olandese; c) malattie dei pesci. Vi chiedo di sapere quali sono le modalità per collaborare e anche se per gli articoli è previsto un seppur piccolo compenso. LETTERA FIRMATA - Pescara Il nostro “Acquariofilia Contemporanea” è solo un bollettino interno all’associazione e tale vuole restare. La collaborazione è libera a tutti i soci e anche a chi, come il nostro interlocutore, socio non è. Non abbiamo “scalette”, come è d’uso nelle riviste rivolte al pubblico. “A.C.” nasce dal contributo libero e volontario (quindi niente compensi, per nessuno) di chi scrive, e ognuno lo fa raccontando Pag. 2 AC Bollettino A.A.A. n.42 le proprie esperienze. Collaborazione libera, insomma, nel senso più pieno del termine. Sta poi ai coordinatori del bollettino, Marcucci e Pavone, scegliere gli argomenti di volta in volta per offrire una pubblicazione che tratti un certo ventaglio di argomenti e che sia la più interessante possibile in relazione ai nostri modesti mezzi. Non siamo però una rivista di acquariofilia e non vogliamo essere trattati come tale. Chi ha voglia di darci una mano ben venga. Chi vuole affermarsi e guadagnare scrivendo articoli, beh, non è al nostro indirizzo che deve rivolgersi. INTERVISTE AI NEGOZIANTI NOVITÀ SUL GENERE COLISA L'inziativa ha riscosso un successo maggiore di quanto sperato dal Direttivo che l'aveva ideata. Tutti i negozianti contattati hanno risposto ben volentieri alle domande rivolte loro e sono saltate fuori idee e teorie spesso ben diverse... Dei tre argomenti previsti (ambiente, filtraggio e fauna) il più gettonato è stato quello relativo all'ambiente. Le risposte sono state tanto numerose e interessanti che buona parte della rivista è stata dedicata loro. Purtroppo non ha trovato spazio sul bollettino la 4a parte della serie "Il neofita entra in negozio" che riprenderà dal prossimo numero. Mi scuso per questa scelta, ma l'argomento trattato era troppo interessante e del resto non aveva senso dividere in due parti l'articolo in questione. Sui prossimi numeri di A.C. troveranno parte le interviste relative agli altri due argomenti (filtraggio e fauna). Se trovate questa iniziativa interessante fatecelo sapere. Ancora meglio proponetecene altre che possano rivelarsi di interessa generale ovvero dateci indicazioni su cosa vorreste vedere trattato su queste pagine. Colisa lalia Le continue manipolazioni effettuate negli anni passati sul Colisa lalia (vari colori nonché animali a pinne lunghe) hanno causato una riduzione della capacità di sopravvivenza di alcune varietà. Per questo, come pubblicato nell'Aqualog News n.5 l'industria acquatica ha deciso di impegnarsi per la rivitalizzazione di questa varietà. Colisa labiosa Saranno tra breve disponibili in commercio nuove varietà di colore: arancio, pescae e rosso scuro. Colisa labiosa x Colisa fasciata Sta per essere commercializzato questo nuovo ibrido del quale per ora non si sa ancora il nome. Sarà identificabile per la testa più grande di quella dei C.labiosa e quindi più simile a quella dell'altra specie, per il corpo striato e per una estensione della pinna dorsale del maschio simile a quella di C.labiosa. (Tratto da HobbyZoo giugno 98) SALMONELLA Dopo il blocco delle importazioni dei pesci dallo Sri Lanka e da Singapore effettuato a febbraio di quest'anno per evitare rischi di salmonella, le autorità italiane ammettono ora solo spedizioni munite di certificato attestante l'assenza di salmonella e provenienti da impianti che attuano una quarantena di almeno 10 giorni prima dell'imbarco senza nutrire i pesci con prodotti naturali. (Tratto da HobbyZoo giugno 98) - Sempre più inquinato il mare! ... AC Bollettino A.A.A. n.42 Pag. 3 L'AMBIENTE Inchiesta sul marino Come preannunciato con questo numero del bollettino inizia la pubblicazione dell'inchiesta svolta tra i negozianti della nostra zona su come si allestisce, si cura eccetera un acquario marino. Le domade rivolte ai negozianti sono state articolate in tre argomenti: A M B I E N T E F I L T R A G G I O F A U N A Iniziamo la rassegna ovviamente con il primo. Nei prossimi numeri vedremo gli altri. 1)Per gestire un acquario marino tropicale é necessario avere avuto prima una certa esperienza con acquari tropicali d'acqua dolce? Acquario Art Certo, altrimenti si rischia di buttare i soldi dalla finestra Arca C'é un detto che recita: l'esperienza insegna. A mio avviso chi vuole allestire un acquario marino dover rivolgersi, per togliersi dubbi e Pag. 4 AC Bollettino A.A.A. n.42 perplessitá, ad un rivenditore che svolge la propria attivitá in modo professionale. Pertanto seguendo i suoi consigli e muniti di un buon libro, si puó facilmente gestire questo hobby così affascinante. Potrá forse impensierire il lato economico, ma la passione non ha certamente limiti. O no? Hobby Acquario No, poiché per il marino, come per l'acqua dolce, é il negoziante che comunque segue il neofita fin dall'inizio, facendolo partire con una corretta impostazione tecnica dell'acquario e con una successivo corretto abbinamento di pesci ed invertebrati. In ogni caso consiglio sempre di leggere qualche libro sull'argomento e regolarmente i clienti disattendono tale consiglio. La scelta tra i due tipi di acquario é fortemente condizionata dal costo dei pesci e non dalla mancanza di esperienza. Passeri Non é indispensabile, comunque se si conoscono elementi fondamentali come filtraggio, valori chimici dell'acqua eccetera é certamente meglio. Splash No, purché si abbia sensibilitá e buon senso, oltre che naturalmente animali sani e quarantenati artificialmente e sono in grado di vivere e riprodursi in acquario. I pesci marini invece vengono catturati negli oceani e spesso vengono sterminati. A volte ne occorrono 1000 per averne uno che vive bene (cioé sopravvive) in acquario europeo o americano. In ogni caso il nostro acquario nonostante tutte le attrezzature che vogliamo metterci (filtri, pompe, lampade UV, eccetera) é sempre una bagnarola in confronto ai luoghi di origine. Mi occupo da trenta anni di acquariologia, prima come appassionato e poi come professionista ed ho capito giá da molto tempo che l'acquario marino é una forzatura che 2) Che tipo di difficoltá presenta un acquario marino tropicale rispetto ad uno d'acqua dolce? Acquario Art Sembra strano, ma un acquario marino é 10 volte piú facile da gestire di uno di acqua dolce. Infatti con il tempo non puó che migliorare sempre di piú, invece l'acquario d'acqua dolce, dopo un inizio felice che dura sei mesiun anno, necessita di maggior manutenzione e piú interventi per non subire un notevole degrado. Anche il filtraggio e tutta la biologia funzionano 10 volte meglio in un acquario marino. La difficoltá vera sta nell'acquisto di pesci quarantenati. Inoltre esistono altri tipi di difficoltá: etica e morale. Infatti la maggior parte dei pesci di acqua dolce viene allevata in cattivitá e spesso sono varietá che non esistono in natura, ma ottenute Gli Amphyprion certamente non sono tra i pesci che hanno spinto a queste considerazioni: spesso sono riprodotti in cattività (foto tratta da L'acquario marino chi ama la natura non dovrebbe accettare. Arca La prima difficoltá per l'acquariofilo marino, anche se esperto, é quella della "salinitá". Sia la flora che la fauna marina richiedono una densitá che varia tra 1022 e 1024. Ne consegue che la preparazione di quest'acqua va effettuata con una certa attenzione. In AC Bollettino A.A.A. n.42 Pag. 5 piú sono necessarie due cose: una conoscenza minima dei principali valori dell'acqua ed un loro frequente controllo, cosa quest'ultima che viene spesso trascurata nell'acquario d'acqua dolce. Bisogna poi porre attenzione all'introduzione e acclimatazione della fauna e dalla flora che, a differenza di quelle d'acqua dolce, risultano essere piú delicate. Per finire occorre avere, rispetto ad un acquario di acqua dolce, una maggiore costanza ed oculatezza nella manutenzione ordinaria della vasca. Hobby Acquario Sostanzialmente uguali. Infatti la stabilitá chimica dell'acqua viene delegata all'impostazione dell'acquario (filtraggio, illuminazione eccetera) ed alla sua manutenzione (cambi d'acqua, aggiunta di integratori eccetera). Ma questo vale sia per il marino che per l'acqua dolce. In entrambi possono presentarsi problemi di conduzione e nella loro risoluzione cambiano solo i valori di riferimento. Le differenze invece si rilevano nell'allevamento dei pesci. L'alimentazione nel marino richiede certamente piú cura e frequenza. Ma in definitiva non richiedono queste cose anche i pesci d'acqua dolce? Oppure é solo perché un pesce costa 100.000 lire che diventa piú esigente di uno che ne costa solo 2.000? Passeri La difficoltá maggiore é rappresentata dall'avere sempre l'acqua con valori biochimici perfetti. Per ottenerla occorre filtrare al meglio, ossigenare, tenere pulito l'acquario. Infatti i pesci marini tropicali hanno un sistema Pag. 6 AC Bollettino A.A.A. n.42 Uno splendido gruppo di Acanthurus leucosternon come questo non può certamente essere ospitato in vasca, di nessuna grandezza!!!! Foto tratta da L'acquario marino Tetra 3) Quali dimensioni minime o ideali dovrebbe avere un acquario marino tropicale? immunitario "elementare"quindi sensibile a sbalzi di valori o accessivi accumuli di sostanze nocive come nitriti o nitrati. Splash Tenere sempre alta la qualitá dell'acqua. Acquario Art E' tutto relativo alle specie ed al numero dei pesci, comunque 100 litri é proprio il minimo. Arca Le dimensioni minime dipendono dalla grendezza e dal numero dei pesci che si vogliono allevare. Un acquario marino non dovrebbe essere inferiore ai 100 litri d'acqua e questo perché l'evaporazione e il deterioramento dell'acqua incidono molto meno in una vasca grande. Da un punto di vista empirico non bisognerebbe tenere in un acquario marino piú di 1 cm di pesce per ogni 75 litri d'acqua. Importante é disporre di almeno una seconda vasca della capacitá di 60 litri per la cura di esemplari malati o per la quarantena di pesci nuovi. Hobby Acquario Quello che detta legge non é la misura della vasca, ma cosa ci si vuole ospitare. In un acquario da 10 litri si possono allevare dei paguri, dei piccoli gamberetti, in uno da 30 litri invece si potrá allevare un solo pesciolino colorato, e cosí via. Va da sé che piú é grande l'acquario piú stabili saranno i valori dell'acqua e (rispettando le esigenze di spazio degli ospiti) piú pesci si potranno allevare. Passeri La vasca ideale é la piú grande possibile. Le misure minime 4) Che tipo di attrezzatura é essenziale in un acquario marino tropicale e quale invece é superflua? sono 100x40x50 (un acquario di circa 200 litri) Splash Circa 300 litri ovvero una vasca 120 x 50 x 50 Acquario Art Una lampada UV ed uno schiumatoio sono utilissimi, ma non essenziali. Arca Elementi essenziali sono: il filtro sotto-sabbia, un idoneo materiale di fondo, un riscaldatore termostatato, un filtro biologico interno o esterno, materiale decorativo, un sale sintetico di buona qualitá, un'illuminazione che preveda, in vasche alte 50 cm almeno 40 w di luce per ogni 40 cm di vasca, un densimetro. Cose superflue possono essere lo schiumatoio, l'ozonizzatore o la lampada a raggi UV. Hobby Acquario Di essenziale vi é solo l'impianto di filtraggio che deve essere piú potente di quello di un'equivalente vasca d'acqua dolce. Poi ognuno puó stabilire come potenziarlo, La lampada ad UltraVioletti serve come germicida e viene posta di norma all'uscita del filtro per reimmettere in vasca acqua sterilizzata scegliendo ed abbinando diverse soluzioni (filtro sottosabbia, percolatore, eccetera). Comunque é necessario un forte movimento. Per quanto riguarda le varie attrezzature in commercio non le definirei superflue, tutto ció che aiuta a migliorare la qualitá dell'acqua o a controllarne i valori (reattori di calcio, pHmetri, eccetera) puó non essere indispensabile, ma non superfluo. Semmai superfluo sará un palombaro di plastica! Passeri I filtri devono essere il cuore dell'acquario. Nel marino occorre almeno il biologico laterale (possibilmente con il percolatore) ed il filtro sottosabbia. Grandissima ossigenazione con il sistema venturi L'utilizzo della sabbia viva si effettua ricorrendo ad un comune filtro sotto-sabbia che garantisce un continuo afflusso di acqua e quindi di ossigeno ai batteri presenti nella sabbia che provvedono a filtrarla. AC Bollettino A.A.A. n.42 Pag. 7 applicato alla pompa del filtro ed un ottimo ossigenatore. Non ritendo che 5) E' necessario usare la cosidetta sabbia viva in un acquario marino tropicale? possa esserci comunque dell'attrezzatura superflua per il marino. Splash Non si puó rispondere in maniera generica: dipende da cosa si ospita, dalla dimensione della vasca eccetera. Acquario Art No, perché quella che viene venduta é meno "viva" di quel che si crede. Lo schiumatoio di proteine serve per e l i m i n a r e dall'acqua, sotto forma di schiuma appunto, le proteine e le albumine che si accumulano in seguito ad e c c e s s i v a alimentazione, eccetera. E' un aiuto per il filtro, ma elimina anche oligoementi utili a pesci ed invertebrati. Il suo utilizzo da alcuni r i t e n u t o indispensabili é osteggiato da altri. 6) E' sempre utile lo schiumatoio nell'acquario marino tropicale? Arca No, al limite la si puó usare se si vuole accelerare la "maturazione" biologica dell'acqua. Hobby Acquario Finora ne ho fatto Pag. 8 AC Bollettino A.A.A. n.42 sempre a meno. Passeri Sicuramente no. Splash Certamente no. Acquario Art E' utile quando un acquario é molto popolato di pesci. Arca In un acquario non densamente popolato e provvisto di un buon filtro biologico il suo uso é superfluo. Hobby Acquario Si, anche se questo strumento elimina insieme alle proteine anche altre sostanze utili come gli oligoelementi. Il vantaggio che se ne ottiene peró é di gran lunga superiore allo svantaggio. Specie se si considera 7)Che problemi presenta un acquario marino tropicale aperto rispetto ad uno chiuso? Quale dei due tipi di acquari é piú facilmente gestibile? che gli oligoelementi possono, anzi si devono, aggiungere periodicamente. Passeri No, peró é bene installarlo ed usarlo quando si rende necessario. Splash Non necessariamente, dipende dal tipo di filtraggio utilizzato. Acquario Art L'eccessiva evaporazione che deve essere integrata con acqua demineralizzata in continuazione. L'evaporazione porta via moltissimi microelementi e quindi costringe anche a cambi d'acqua piú frequenti Arca A mio avviso non sussistono grandi problemi con un acquario marino di tipo aperto. Se ne potrebbero creare per l'illuminazione se l'acquario non fosse molto grande. Per un negoziante un acquario aperto risulta essere piú pratico, in particolare per quanto riguarda gli invertebrati. Hobby Acquario Una vasca aperta ha una maggiore evaporazione e costringe a continue integrazioni di acqua, ma migliora gli scambi gassosi. Una vasca chiusa invece presenta una ridotta evaporazione, ma riduce gli scambi gassosi (che peró possono essere aumentati ricorrendo a pietre porose) In ogni caso lo scambio gassoso dipende piú da come si é impostato l'acquario che dal coperchio. Con un acquario aperto si ha peró anche una maggiore perdita di calore da parte dell'acquario. La cosa va bene d'estate, ma fa lavorare di piú il termoriscaldatore d'inverno. Passeri Credo il tipo aperto sia sconsigliato per il marino, in quanto la grande evaporazione porterebbe ad una eccessiva concentrazione della salinitá 8) Come evaporata? ripristinare tendono sempre a diminuire. I cambi d'acqua, ritenuti da molti indispensabili, a volte vengono considerati quasi superflui e rimpiazzabili con il ricorso all'utilizzo di resine filtranti che riescono ad eliminare le sostanze nocive che si accumulano 9) Ogni quanto tempo é necessario cambiare una parte dell'acqua ed in quale quantitá ? l'acqua a danno della fauna. Comunque il porblema derivante sarebbe il continuo ripristino dell'acqua evaporta. Senza dubbio un acquario chiuso risulta piú gestibile. Splash Una maggiore evaporazione dell'acqua. Ma anche qui per la gestibilitá esistono pro e contro in ognuno dei due tipi di vasca. Acquario Art Come ho giá detto con acqua demineralizzata. Arca Con normale acqua di rubinetto. Hobby Acquario Consiglio acqua di rubinetto perché aggiunge sostanze tampone e sali di calcio che nel marino Passeri Bisogna utilizzare acqua di rubinetto declorata e priva di metalli pesanti. Quando si é ottenuta l'acqua giusta si miscela con i sali marini, possibilmente di ottima qualitá . Nella fase di ripristino bisogna tenere sotto controllo la salinitá che non deve essere né troppo bassa né troppo alta: l'ideale é un valore compreso tra i 1018 e 1020. Splash Con acqua distillata. Acquario Art Ovviamente dipende dal numero dei pesci. Una buona regola comunque prevede il cambio di un terzo dell'acqua ogni mese, negli acquari piccoli, invece di un quarto, un quinto, un sesto mano a mano che si passa ad acquari piú grandi Arca E' necessario sostituire con AC Bollettino A.A.A. n.42 Pag. 9 regolaritá settimanale parte dell'acqua nella quantitá di 1/10 del litraggio della vasca. Hobby Acquario Si potrebbe fare "ad orecchio" ma io consiglio sempre di verificare, tramite un test dei nitrati e dei fosfati, se i nostri cambi d'acqua sono sufficienti o meno. Ritengo difficilmente quantficabile la percentuale del cambio in quanto dipende da molte variabili. Di una cosa sono sicuro: é indispensabile. Potrebbe non esserlo sono nei grandi acquari con pochissimi pesci, molti invertebrati e molte alghe, un grosso schiumatoio di proteine e l'utilizzo di 10) Nel caso si opti per un acquario marino tropicale di tipo chiuso che tipo di lampade fluorescenti vanno usate? E quante? specifiche resine assorbenti, da utilizzare come correttvi in momenti in cui si riscontrano accumuli di certe sostanze. Passeri Almeno il 10 per cento, una volta al mese. Splash In linea di massima consiglierei un 20 per cento al mese, ma molto dipende dalla capacitá della vasca (piú l'acquario é piccolo piú frequenti devono essere i cambi) Acquario Art Sfatiamo subito alcune convinzioni: I pesci in genere non amano troppo la luce, né tantomeno una luce eccessiva. La riprova é che nel mare o nei fiumi preferiscono sostare in zone d'ombra. La luce serve principalmente all'acquariofilo per ammirare i colori dei Pag. 10 AC Bollettino A.A.A. n.42 pesci in tutte le loro sfumature La luce fa crescere le alghe e non ci sono ragioni estetiche o scientifiche per preferire un acquario stracolmo di alghe. Le lampade, meglio se di diverso spettro, possono a volte non bastare solo negli acquari contenenti alcuni tipi particolari di invertebrati. In ogni caso personalmente utilizzo 2 o 3 lampade negli acquari per pesci e lampade HQI in quelle per invertebrati Arca Ce ne sono diverse in commercio. Comunque quelle piú usate sono le Aquastar, le MarinGlo e le Triton. Dipende dalla dimensione della vasca e dal numero e tipo di invertebrati presenti. Hobby Acquario L'illuminazione deve essere molto intensa se si vogliono allevare invertebrati ed occorrono dai 3 ai 5 neon a seconda dell'altezza della vasca, o ancora meglio occorrono lampade HQI a sopsensione. Anche senza invertebrati sarebbe meglio (ma non indispensabile) avere un'intensa illuminazione per permettere la crescita di alghe superiori che A.A.A. costituiscono un'integrazione alla dieta dei pesci. Inoltre con un loro regolare sfoltimento si eliminano anche molte sostanze azotate, fosfati ecc. che hanno assorbito dall'acqua. Passeri Tre lampade: una Gro-lux (luce rosa) una Sun-glo (luce bianca) ed Foto tratta da TropicalFishHobbyst 12/97 PARLIAMO DEL COMBATTENTE Riproduzione selettiva 4a parte di Luciano Di Tizio Cominciamo col dire che la selezione operata dagli allevatori è fondata sulle “mutazioni” del pesce, cioè sulle variazioni che casualmente si verificano in uno o in un gruppo di individui. Per capirci: se in un allevamento di normali combattenti pezzati rosso e blu nascono alcuni pesci pressoché completamente rossi, l’allevatore può, accoppiandoli tra loro, "fissare” quel carattere e avere una linea di discendenza di Betta splendens rossi. Cosa che ovviamente gli sarebbe impossibile senza avere i primi soggetti. La “trasformazione” ha dunque sempre alla base una mutazione diciamo così naturale. Esistono, è vero, anche delle modalità “innaturali” (ormoni o altre sostanze) ma queste sono respinte da ogni vero allevatore e comunque non sembra possano avere un qualche peso veramente importante nella selezione del Betta. Si è partiti dunque dagli esemplari selvatici per avere pesci sempre più davvero, in omaggio al nome scientifico, “splendenti”. Analogamente chi voglia avviare un allevamento selettivo deve scegliere bene i suoi soggetti, tenendo conto di diversi AC Bollettino A.A.A. n.42 Pag. 11 fattori. LA SCELTA DEI RIPRODUTTORI Nel moderno Betta da concorso è diventato di primo piano il concetto di simmetria: il pesce dev’essere “equilibrato nella forma” come del resto ben testimoniano i nostri standard. Circa la colorazione si può dare maggiore spazio alla propria fantasia, sempre però nei rispetti di quanto codificato dagli standard che abbiamo edito in un elegante volumetto e che -Io ricordiamo- può essere Uno stupendo esemplare di Betta.Senza dubbio ottimo per iniziare una riproduzione selettiva Foto tratta da TFH 12/97 richiesto al nostro segretario Lorenzo Marcucci. SELEZIONARE LA FORMA I criteri maggiormente ricercati dagli allevatori stranieri sono simmetria, equilibrio e portamento che deve essere “altero” delle pinne a velo. Per capirci: tracciando una linea immaginaria sul corpo del pesce, dalla testa alla coda, e una seconda linea verticale al centro del corpo dovete ottenere un Betta ben proporzionato nelle sue parti, e questa è appunto la simmetria. La taglia: il corpo di un Betta da concorso dev’essere lungo all’incirca 3,8 cm. Di più è Pag. 12 AC Bollettino A.A.A. n.42 tollerato, e in alcuni concorsi addirittura preferito. Di meno viene considerato inaccettabile. Le pinne, il cui bordo può essere liscio o con frange (ma non un po’ e un po’), vanno portate con eleganza, senza che il pesce dia l’impressione di trascinare le sue appendici. I riproduttori, maschi e femmine, vanno scelti con cura se si vogliono creare Betta da concorso. Per cui le caratteristiche di cui s’è detto vanno esaminate con cura. Un buon consiglio può essere quello di esaminare il futuro riproduttore (o riproduttrice: abbiamo detto che stiamo parlando di entrambi i sessi, perché per un allevamento selettivo le femmine non sono meno importanti dei maschi) mettendolo in un piccolo recipiente e guardandolo da tutti i lati. Ogni eventuale difetto (colonna vertebrale deformata, fronte “a scaletta”, peduncolo caudale malformato, raggi delle pinne ricci e contorti, ecc.) deve indurci a scartare il soggetto in esame. Per avviare una riproduzione selettiva di buon livello si devono per forza scegliere gli esemplari che più somigliano, in quanto alla forma, a quella prevista dagli standard. SCEGLIERE IL COLORE Un po’ diverso è il discorso del colore. Qui entra in gioco infatti il gusto personale: c’è chi alleva i rossi, chi i blu, chi i gialli e chi cerca colori particolari. Un dubbio: meglio il monocolore o i pezzati? Difficili gli uni e gli altri: i primi per le frequentissime impurità di colore che compaiono soprattutto nelle pinne; i secondi perché seguono regole precise. Un “marmorizzato” avrà ad esempio due colori, chiaro e scuro, presenti egualmente selettivo. LA RIPRODUZIONE SELETTIVA Dunque ci siamo: abbiamo una o più coppie con le quali avviare il nostro Foto tratta da PetMagazine 06/98 (al 5O%) sul corpo e sulle pinne. Una via di mezzo è rappresentata dai cosiddetti “bicolore”, con il corpo di un colore e le pinne di un altro. Belli ma pur’essi difficili. A proposito dei bicolore va aggiunta una informazione di carattere, diciamo così, tassonomico: questi i pesci sono indicati prima con il colore del corpo e poi con quello delle pinne: così, ad esempio, un Betta chiaro/scuro avrà il corpo chiaro e le pinne scure. Qualche informazione di carattere generale potrà aiutare nella scelta: il rosso è un colore dominante e lascia quasi sempre sfumature sul monocolore blu. Il giallo è un colore secondario e richiede attenzione per essere mantenuto. Stesso discorso per il turchese, bellissimo, ma che tende a tornare blu. Il “mito” della gran parte degli allevatori, almeno all’estero, è il Betta nero. Ma il gene che porta questo colore è sub-letale e questi pesci vanno continuamente incrociati non tra loro (la prole sarebbe condannata in partenza a una morte precoce) ma con esemplari blu acciaio, pur’essi particolarmente belli. Di colori e selezione parleremo comunque meglio nel prossimo numero di A.C. Per ora basterà notare che ogni colore ha dunque i suoi pregi ma pure i suoi potenziali difetti. Conta il gusto dell’appassionato più di qualsiasi altra cosa. Operata la scelta si deve agire senza esitazioni: i pesci vanno sistemati nella solita vaschetta piccola da... esame e scartati impietosamente (non certo eliminandoli, per carità: basterà non metterli in riproduzione nella linea selettiva) a ogni minimo difetto. Solo i pesci più simili possibile e perfetti dal punto di vista dello standard possono essere riprodotti a scopo allevamento selettivo. Della riproduzione e dell’allevamento degli avannotti abbiamo già detto, in questa serie, e non è davvero il caso di ripeterci. I criteri selettivi, invece, dobbiamo ancora guardarli: a partire dai due mesi. circa, di vita, i primi maschi prendono forma. Vanno isolati, ciascuno in una vaschetta. Le femmine possono stare invece insieme, come è ben noto. Gli uni e gli altri dovranno rispondere perfettamente ai criteri che abbiamo scelto per la nostra selezione. In media su una covata di 2-300 avannotti potremo tenerne non più di 2030: i migliori. O, per meglio dire, quelli che meglio rispondono ai criteri dello standard: la forma del corpo giusta, il colore il più possibile simile a quello che abbiamo scelto. I piccoli dovranno poi essere catalogati e identificati con un codice. Una pratica questa fondamentale in un allevamento selettivo. Il nostro club ha in passato AC Bollettino A.A.A. n.42 Pag. 13 maturato una certa esperienza proprio con i Betta e ha elaborato (grazie soprattutto al lavoro di Amedeo Pardi) un “codice di identificazione” elaborato ma estremamente efficace. Ne parleremo dettagliatamente in uno dei prossimi numeri, forse già nel prossimo, a corredo di questa serie sul combattente del Siam. Si tenga sin d’ora conto, tuttavia, che identificazione e connesso schedario sono indispensabili, per identificare con sicurezza un pesce e per ricostruirne l’albero genealogico. Non fidatevi della memoria: con gli F1, dopo la prima riproduzione (F1 sono in gergo i figli della prima generazione), è magari anche possibile ricordare tutto ma poi, con gli F2 e via di seguito, avere un quadro preciso senza aver predisposto un archivio sarebbe impossibile anche per Pico della Mirandola, la cui memoria è rimasta leggendaria. RIPRODUZIONE E CONCORSI Non si deve mai dimenticare che la riproduzione comporta stress, fatica e possibili danni fisici, in particolare con lacerazioni delle pinne, in uno o entrambi i partner, nei focosi momenti della ricerca del partner e dell’accoppiamento e, poi, nel maschio, durante le fatiche della custodia delle uova e della salvaguardia della prole. Se abbiamo un potenziale “campione” da esporre in una mostra-concorso è allora consigliabile evitargli le fatiche della riproduzione nell’imminenza dell’esposizione. Dopo, semmai, potremo chiedergli di diventare il papà (o la madre) di tanti altri futuri “primi premi”. IL FUTURO Pag. 14 AC Bollettino A.A.A. n.42 In Italia siamo all’anno zero per quanto riguarda le mostre-concorso ma qualcosa si sta muovendo. Dopo i primi pionieristici tentativi del nostro club (rivendiamo con orgoglio il fatto di essere stati i primi a organizzare simili esposizioni e a elaborare standard), si muove qualcosa anche a livello nazionale grazie alla illuminata disponibilità di alcune ditte del settore. Si punta però soprattutto sui Discus, pesci oggi di gran moda. Il Betta è passato insomma un po in secondo piano. Noi invece intendiamo continuare su questa strada e quanto prima - risolti gli eterni problemi di spazio - riproporremo una mostra-concorso. All’estero il Betta invece non conosce pause. E anzi emergono di continuo interessanti novità. Negli ultimi anni alcuni allevatori francesi hanno prodotto, ad esempio, un tipo con un particolare sviluppo della pinna caudale, aperta a 1800: e questo il cosiddetto “Betta mezza luna”. Una nuova sfida per gli allevatori: il carattere infatti non è ancora ben fissato e non basta accoppiare due ottimi mezzaluna per avere F1 dello stesso livello qualitativo. In più questa particolare forma della coda è stata ottenuta per ora solo nei blu per cui in tanti stanno provando a ottenere mezza-luna rossi, blu-gialli, e così di seguito. In Oriente invece si è avuto in un certo senso un ritorno al passato col rilancio della forma selvatica del Betta (quella con le pinne ridotte, quasi come quelle di una femmina, e un colore misto, con prevalenza di blu e rosso) ma con i colori - monocolore blu o rosso o anche giallo, pezzati, bicolore ecc. - del Betta selezionato. A questa forma è stato dato il nome di “Pla-kat”. A.A.A. Foto tratta da Aquarium oggi 04/95 UN MARINO MEDITERRANEO PROPRIO PICCOLO di Renato Di Loreto Un’estate di cinque o sei anni fa, preso da una irrefrenabile voglia di allestire in casa qualcosa che avesse a che vedere con l’acqua di mare, decisi di realizzare in un acquarietto contenente una ventina di litri netti, un mini ambiente marino con pesci e invertebrati delle nostre coste. L’ALLESTIMENTO Innanzitutto sciacquai per benino tutta la vasca utilizzando contemporaneamente uno spazzolino d a d e n t i p e r l e i n c r o s ta z i o n i p i ú ostiche. Successivamente la riempii d’acqua e, aggiungendovi del sale, feci muovere il tutto per mezzo di una p o m pa centrifuga s i s t e m a ta nell’ultimo scomparto del filtro interno. L’illuminazione era garantita da un debole neon a luce bianca da 8 watt inserito in un tubo di plastica trasparente prodotto da una ditta del AC Bollettino A.A.A. n.42 Pag. 15 s e t t o r e , c o m p l e ta v a i l p i c c o l o acquario una pietra porosa collegata ad un aereatore di media potenza. Dopo circa 24 ore svuotai la vasca dell’acqua salata che era servita per d i s i n f e t ta r e i l c o n t e n i t o r e e n e l pomeriggio mi recai sulla spiaggia per prelevare un certo quantitativo di sabbia e dell’acqua di mare. Tornato a casa depositai la prima sul fondo della piccola vasca e vi aggiunsi sopra l’acqua, poi con un po' di lana sintetica e di cannolicchi di ceramica riempii il filtro biologico interno regolando la pompa centrifuga sui 60 litri orari e accesi l’aereatore. Devo dire che ricordo benissimo la prima impressione che ebbi osservando il contenuto del mio primo piccolo acquario marino: un ambiente pa r t i c o l a r m e n t e a ff a s c i n a n t e c o n q u e l l a t i p i c a t r a s pa r e n z a o pa c a dell’acqua di mare resa spumeggiante dalle bollicine molto fini che dalla pietra porosa salivano verso l’alto, quasi diverse ‘fisionomicamente’ dalle stesse prodotte in acqua dolce. Atelecyclus rotundudarus Eriphia verrucosa Palemon xiphias Lysmata seticaudata Disegni tratti da L'acquario mediterraneo flora e fauna Olimpia Pag. 16 AC Bollettino A.A.A. n.42 S e n z a pa r l a r e p o i d i q u e l l ’ o d o r e penetrante e meraviglioso che emanava da quell’acqua, odore che p e n s o s i a s ta t o a l l a b a s e d e l l a decisione di ogni acquariofilo stregato dal mare di passare all’acquariofilia marina. Insomma era tutto pronto per iniziare a procurarsi del materiale vivo, dovevo solo aspettare un paio di giorni affinché i batteri liofilizzati che avevo introdotto in un secondo tempo cominciassero a svolgere il loro lavoro: mai giorni furono piú lunghi di questi ! I PRIMI “ANIMALI” Venne il grande giorno e una mattina mi recai al mio solito litorale dove, attraversando trepidamente lo spazio che mi divideva dagli scogli, raggiunsi la postazione di pesca. Sinceramente pensavo di poter prendere tutto quello che si muoveva in acqua ma ricordandomi faticosamente della capienza del mio acquario mi attenni alla regola di prelevare solo poca roba: il ‘solo’ peró alla fine della mattinata consisteva in una trentina di avannotti di circa un centimetro che nuotavano nell’acqua libera poco distanti dalle rocce (di cui confesso di non sapere a tutt’oggi il nome scientifico), cinque gamberetti (tre Palaemon serratus e due Lysmata seticaudata) ed infine due piccoli granchi. Il tutto venne ospitato, per il viaggio di ritorno, in un bauletto termico contenente in quel momento una decina di litri d’acqua: avrete giá capito che allora, malgrado qualche anno di esperienza passato su un acquario d’acqua dolce, il mio non fu proprio un fulgido esempio di acquariofilia, ma tant’é. Questa varia e interessante comunitá convivette splendidamente per qualche giorno nutrita, data la taglia degli avannotti, con del mangime secco polverizzato e in seguito anche con quello in scaglie, quest’ultimo molto appetito dai gamberetti che venivano a prenderlo sul pelo dell’acqua capovolti. Successivamente cominciai a notare la scomparsa progressiva di un certo numero di parte dei piccoli pesci ad opera presumibilmente dei gamberetti e dei granchi, oppure per le condizioni certamente non ideali che aveva l’acqua dopo un po' di tempo, malgrado la rinnovassi interamente ogni 7/10 giorni. Infine scomparvero nel nulla anche i due piccoli granchi e non riuscii a trovarli neanche per casa: a tutt’oggi i l f a t t o r e s ta a n c o r a u n m i s t e r o . Insomma le cose non erano andate p r o p r i o c o m e m i a s p e t ta v o ( e l o credo, con il senno di poi...), raffreddandomi non poco nel mio entusiasmo da perfetto principiante delle cose di mare e cosí decisi, prima di rinunciare definitivamente all’idea e destinare la vasca ad altri usi a me piú familiari, di riportare gli animali superstiti nel loro ambiente e di catturare questa volta qualcosa di piú facile e meno caotico. LA PICCOLA BAVOSA Mi diressi sui soliti scogli e pensai di Bel primo piano di un esemplare adulto di Blennius pavo. Si vede molto bene la "cresta" gialla che caratterizza i maschi della specie pescare una bavosa che facesse al caso mio cioé abbastanza giovane per stare in un acquario di soli venti l i t r i , c o n s i d e r a ta a n c h e l a s u a proverbiale rusticitá. D o p o u n ’ o r e t ta d i c a t t u r e n o n all’altezza della mia vasca (tutte delicatamente slamate e ributtate in mare) riuscii ad incontrare quella giusta: una simpaticissima e piccola Blennius pavo, volgarmente detta bavosa pavonina. Prima di tornare a casa con il prezioso bottino mi fermai a prelevare, scalzandola attentamente dal suo substrato roccioso, una vistosa Actinia equina o pomodoro di mare: questa volta, pensai, avevo fatto una cosa giusta. Per la piccola bavosa avevo adagiato sulla sabbia un’anforetta di terracotta, mentre per l’Actinia contavo sulla sua AC Bollettino A.A.A. n.42 Pag. 17 adattabilitá a qualsiasi substrato ed infatti poco dopo averla introdotta si stabilí sulla parete del filtro interno vicino alla superficie dell’acqua. La bavosa si ambientó immediatamente prendendo possesso del suo rifugio e uscendone ad ogni somministrazione di cibo dimostrando un ottimo appetito. Li alimentavo entrambi con mangime secco in scaglie insieme a chironomi e artemie congelate, quest’ultime molto gradite al rosso invertebrato. Il mio rapporto con la piccola bavosa si intensificó sempre di piú con il passare del tempo ed era fatto di piccole cose come ad esempio quando essa usciva dalla sua tana al mio apparire nei d’intorni della vasca (ai miei famigliari non era riservato lo s t e s s o t r a t ta m e n t o ) , l o s ta r e a l l o scoperto in un angolo del fondo della vasca per attrarre la mia attenzione verso il suo insaziabile appetito (l’acquario si trovava sul tavolo dove studiavo) e le attente esplorazioni della mia mano allorquando la immergevo nel suo ambiente, non disdegnando alcune volte di assaggiarla: insomma un tipetto veramente “intelligente”. In occasione di una mostra la cedetti a malincuore ad un socio perché, essendo in quel periodo parecchio preso da una ottima e abbondante “ c o v a ta ” d i m i n i S c a l a r i , a v e v o bisogno di quella vasca. Da allora non ho piú avuto alcuna notizia della mia piccola e simpatica bavosa (ed anche della sua tana..!). Spero che nuoti in un grande acquario degno di Pag. 18 AC Bollettino A.A.A. n.42 Proviamo il mediterrraneo? L'esperienza di Renato è stata senza dubbio tentata da molti altri appassionati e molti altri la tenteranno in futuro. Per far si che questi esperimenti non si rivelino solo dei tentattivi o peggio ancora delle piccole camere della morte (come i secchielli che spesso sulle rive dei nostri mari ospitano "prede" sfortunate catturate dai bambini), cerchiamo di pianificare un po' questi tentativi. Come indicato anche dai vari negozianti nell'interviste pubblicate sempre su questo numero di A.C. a proposito di dimensione minima per un acquario marino "20 litri netti" sono pochi. O per lo meno sono pochi se non si ha una certa esperienza e se si tenta di ospitarvi pesci troppo grandi o in grande numero. Nel passato sono riuscito in una vasca di tali dimensioni a seguire il "parto" di un pesce ago, o ad allevare nei primi stadi di vita delle seppioline appena nate. o ancora a seguire la nascita di piccoli Palemon ed altro. Certo per riuscire in questi "esperimenti" ho dovuto lavorare molto (somministrazioni minime di cibo, cambi d'acqua, pulizie del filtro, eccetera), e sicuramente non consiglierei a nessuno di ripeterli. In ogni caso la dimensione minima non dovrebbe scendere sotto agli 80-100 litri. In questo modo si ha la possibilità di ospitare più specie e la relativa grandezza della vasca ridurrà gli effetti negativi degli errori che inevitabilmente RASSEGNA STAMPA dalla rivista: aquarium mag/98 -------------------------------------5a Giornata di Acquariofilia -Rasbora pauciperforata -Un ospite del Kenya:Oreochromis spilurus -Un acquario per Caracidi -Le radici di legno -Tecnica in pratica Va parte -Riproduciamo il pesce rosso -Osserviamo il reef -Le piante nel laghetto -Tritoni dalle gambe corte dalla rivista americana: Tropical Fish hobbyist: mar/98 ---------------------------------Pesci fuor d'acqua:Perioftalmus -marino:Platax pinnatus -marino:Pesci mandarino -L'acquario marino naturale (parte 2a) -Pesci quattrocchi:Anableps -La famiglia dei Polipteridi -Aphyosemion zygaima -Costruiamo uno stagno per Koi -Giardino con acqua -Panama parte 3a -Cosa c'è sul Web stasera? -La durezza dell'acqua -marino:Gamberetti di fuoco dalla rivista : PetMagazine mag/98 ------------------------------------La riproduzione del pesce rosso -Troppi ricambi negli acquari -Ma cosa sono i glucani? dalla rivista americana: Tropical Fish hobbyist: apr/98 ---------------------------------Heterandria formosa -marino:Piccoli angeli perfetti -Luminescenze -Filtraggio nell'acquario di barriera -marino:Gamberi -L'acquario marino naturale (parte 3a) -Coralli molli per l'acquario di barriera -Aphyosemion geryi -Il laghetto in sei fasi -Confessioni di un fanatico di pesci filippino -Betta coccina -Apistogramma dwarf dalla rivista: aquarium giu/98 -------------------------------------Cryptocoryne aponogetifolia -Un piranha vegetariano:Metynnnis h. -Un ciclide a scacchiera:Crenicara filam. -Flagellati nei Discus:prevenzione e cura -Incrocio tra Theraps synspylum e Red parrot -Fai da te:Acqua sempre al giusto livello -Un laghetto in campagna -Vivaci, belli e... buoni: Saraghi -marino:Lysmata amboinensis -marino:Anemonia sulcata in acquario dalla rivista : HobbyZoo giu/98 ------------------------------------Pesci malati? 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