60 Cronache delle Sezioni e Delegazioni
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60 Cronache delle Sezioni e Delegazioni
LegaNavale.qxp_Lega Navale 24/03/16 10:19 Pagina 1 Sommario Editoriale Paolo Bembo Bembo Paolo Lettere al Direttore Il punto nave Il punto nave Sereni e sicuri verso la meta Sulla sicurezza marittima Ovvero “Il futuro dell’Italia • Il Centro Operativo dipende dal mare” della Marina Militare • Il Mediterraneo di Manuel Moreno Minuto che vorremmo 3 3 4 • • MEDEVAC (evacuazione saniLuna Rossa alla Louis Vuitton taria)nell’aprile da elicottero, sulla(vedi prora Cup del 2007 articolo a pag. 14) classe “Scidi un sommergibile ré” (vedi articolo a pag. 13) • Anno AnnoCXIX CXIX--n.n.3-4 1-2 marzo-aprile 2016 2016 gennaio-febbraio DirettoreResponsabile Responsabile Direttore PaoloBembo Bembo Paolo Redazione Redazione FrancoMaria MariaPuddu Puddu Franco Direzione--Amministrazione Amministrazione Direzione ViaGuidubaldo GuidubaldoDel DelMonte, Monte,54 54 Via 00197Roma Roma 00197 tel.06 06 809159203 809159203-fax 06 809159205 tel. C.C.06post. 30719009 fax 809159205 www.leganavale.it C.C. post. 30719009 e-mail: [email protected] www.leganavale.it [email protected] Registrazione Tribunale di Roma n. 7727 del 24.10.1960 Registrazione Tribunale di Roma n. 7727 del 24.10.1960 Poste Italiane S.p.A. Sped.Italiane in abb. post. Poste S.p.A.- D.L. 353/2003 (conv.ininabb. L. 27/02/2004 46) Sped. post. - D.L.n.353/2003 art. 1 in comma 1 DCB Roma n. 46) (conv. L. 27/02/2004 art. 1 comma 1 DCB Roma Realizzazione Grafica Realizzazione Stilgrafica srl Grafica e Stampa Tipografia srl 31/33 Via IgnazioFacciotti Pettinengo, Vicolo Due Torri, 00159Pian Roma - Tel. 0674 43588200 00146 Roma Tel. 06 55260900 Stampa Tipografia Facciotti srl Vicolo Pian Due Torri, 74 00146 Roma Tel. 06 55260900 La rivista che viene inviata ai soci vitalizi, benemeriti, ordinari e studenti che ne fanno richiesta, rivistapubblicata viene inviata ai soci vitalizi, èLaanche sul sito benemeriti, ordinari e studenti che istituzionale. ne fanno richiesta. Manoscritti fotografie e disegni, Manoscritti fotografie e disegni, pubblicati o no, non si restituiscono. pubblicati o no, non si restituiscono. ISSN 0024-032X ISSN 0024-032X Finito di stampare nel mese di marzo 2016 Finito di stampare nel mese di febbraio 2016 di Ezio Ferrante Luna Rossa Giulio Guazzini • di “Sfiorano le onde nere nella fitta oscuritá…” • Minaccia cibernetica in mare di Paolo Tasca di Claudio Boccalatte • Nel nido del Kaiser di Enrico Cernuschi • “Daar Kom Die Alibama…” di Franco Maria Puddu Inserto 5 5 7 8 14 13 20 21 25 Plimsoll l’amico • Samuel Presidenza Nazionale dei marinai Centri Nautici - Sezioni di Italo Ottonello 33 I-XVI Delegazioni La voce voce del del diportista diportista La • • • • Quando le navi “Chiamatemi Ismaele” di Franco Maria Puddu andavano a vela 26 di Ciro Paoletti 40 Recensioni e segnalazioni 33 Sub Recensioni e segnalazioni • Ambienti per le immersioni (5a parte) Alberico Barbato Sub • Ambienti per le immersioni (6°) 47 37 52 La riforma del codice La tassa sulle unità da diporto: della nautica cronaca di una morte Aniello Raiola 40 annunciata di Aniello Raiola 55 Emergenza sanitaria • Prevenzione: le posizioni • Prevenzione 3 Emergenza Sanitaria Umberto Verna Corso di pesca Corso di pesca • Il galleggiante scorrevole • Terminali morbidi Riccardo Zago e sempre in ordine di Riccardo Zago Cronache delle Sezioni e Delegazioni Cronache delle Sezioni e Delegazioni RICORDIAMOCI RICORDIAMOCIDEI DEINOSTRI NOSTRI FUCILIERIDIDIMARINA MARINA FUCILIERI Mostriamo loro la la nostra solidarieta ̀ Mostriamo loro nostra solidarietà inviando una e-mail inviando una e-mail aa [email protected] [email protected] 41 56 42 57 45 60 LegaNavale.qxp_Lega Navale 23/03/16 16:53 Pagina 2 LegaNavale.qxp_Lega Navale 23/03/16 16:53 Pagina 3 Editoriale Editoriale D A i tanto in tanto, ma più spesso di quanto si potrebbe pensare, il Direttore Responsabile di diche chisono cadedida un sprone palazzonel molto alto: nelva lcuni Rivista recentiriceve editoriali si sonomissive questa delle piacevoli sicuro proseguire tutto bene sino chevenire arrivaincontro al pianoalterra! concentrati, forza di di cose, l’azione in corsoper e nel cercare fare sempre meglio, anchea per gusto Il pianeta è sempre più affollato ed inoltre, sulla situazione in cui verteva l’Asdei lettori. Certo, nel farlo, egli deve tenere conto di alcune altre esigenze, oltre al piacere in questa folla, sezionali cresce lache percentuale sociazione, costretta un angolo di chi legge: essenzialmente due, lain necessità di dare spazio a cronache non sempre di soquelli che vivono la propria vita secondo i da un’errata interpretazione della Legge. Da no di interesse generale, anche se si cerca di dare la priorità a quelle che possano riguardare il magbiechi consumistici, contriquesto punto di evista i problemi sono inalcunipiù gior numero di soci, l’opportunità di inserire articoli che modelli seppure di interesse generale non buendo all’esaurimento sempre più rapido via di soluzione grazie all’impegno profuso sono, contribuiscono a fare “cultura del mare”; questo, non dimentichiamolo, resta uno degli scopi delle risorse e sempre all’immissione nell’ambiente dal Commissario Straordinario a questo statutari dell’Associazione. Ciò, ovviamente, impedisce di soddisfare integralmente tutti ma è di quantitativi sempre più massicci di in-di scopo. Se lui fosse stato l’unico attore in un fatto insito nella natura della Rivista che comunque, mi risulta ottenere ancora il gradimento che abbiamo gli scienziati più accreditati vicenda, ne saremmo già silenziosa. fuori da Colquinanti unaquesta maggioranza a volte anche troppo nuovo anno, dovuto chiedere ai letadditano come i responsabili principali un pezzo. Speriamo davvero che in un prostori più affezionati un aiuto che permettesse di continuare ad inviare a casa la Rivista a chi la desidedelle tecnologicamente disastrose modifiche del clima che simo sotto futuro ciò cartacea; sia una allo realtà e sitempo torni,chi, magari ra avere forma stesso più preparato, desidera sono sotto gli occhi di tutti. Di fronte a come al momento di andare in stampa semavvalersi della sola copia reperibile sul sito dell’Associazione in maniera integrale, a costo zero, può questo degrado,responsabile, è importante non dispebraIn possibile, normalità, concomportamento una Presifarlo. tal modoalla si attua anche un ecologicamente in quanto meno rare, continuare ad agire virtuosamente e denza in carica per un tempo adeguato a carta stampata significa anche meno alberi abbattuti per produrla. È la cosa giusta da fare? Non sapnon smettere di fare sentire la propria voce. svolgere suo mandato. piamo sino efficacemente a che punto. LailPresidenza Nazionale, nell’adottare questo provvedimento, ha voluto Una parola sulla Rivista. Continuano a Nel frattempo, mi sembra il caso di ritorseguire anche il suggerimento pervenuto da vari presidenti di Sezione, volti a maggiori economie. giungere in redazione le senare a parlare anche I fatti dimostreranno se gnalazioni di coloro i quali problemi eradi questa la viadi daben pernon concordano con la altro Personalmente, respiro. correre. scelta di ridurre il nuI soci della LNI per mentalità ed espemero delle copie carsonosono sempre rienza, portato tacee per limitare le stati che a credere spese. Se siete di partico-su la Rivista quest’avviso, larmente carta abbia se ritenete attenti ancora una sua che la Riall’am- validità. molteplice vista su carta cui Dabiente queste in pagine conservi una vivono e quee in varie altre circostanze sua logica comunon cessa ho st’ambiente più volte sollecitato i più di attivi fra nicativa, siete inviessere in pericolo. Nessuno di noi i Soci ad utilizzare le copie eventualmente tati tutti a scriverci, è in grado, lolette, sappiamo, di influire sui inutilizzate o già come materiale promozionale, manifestando il vostro fenomeni globali che lo minacciano, però come tramite per farci meglio conoscere, magari lasciandole dal proprio barbiere o dal proprio medidissenso e i vostri suggerimenti. Vi posso possiamo fare di tutto per adottare e difco dell’ASL. La funzione della Rivista non si esaurisce una volta letta dal suo primo destinatario. Cerassicurare che di essi verrà giusto fondere quei presuppone comportamenti virtuosi carla su Internet il sapere già cheche essa esiste ed effettuare un’azione di tenuto volontàilsuperiore conto.di Grazie da ora per la possono rallentarne il degrado. anche a quella derivante dal ritrovarsela fra leSemani. Un pubblico lettorifin consapevoli sacollaborazione. sicuramente coUn avviso: le Sezioni che avessero bisogno non saremo riusciti a fermare un processo me ottimizzare l’uso di quei fogli di carta che così, svolgendo più funzioni, giustificherebbero anche di un certo quantitativo di riviste degli anni che sembra inarrestabile, avremo forse conl’abbattimento di qualche albero in più. Disciplinatamente faccio mie le disposizioni della Presidenpassati, da utilizzare per la pubblicità il cesso più tempo a quei decisori o za Nazionale ma devo dire che speroche che sono un plebiscito di popolo affermi la volontà generale diedricevolantinaggio, possono in contatto che saranno di adottare i impongono vere la Rivista. Loin so,condizione i tempi che stiamo vivendo dei sacrifici mamettersi spero proprio in una con la Redazione, per stabilire insieme provvedimenti necessari per invertire la tenvia diversa al risparmio, una via che veda magari ogni socio darsi da fare per portare un nuovo socio quante riviste possono e organizzare denza in che atto.arrivare Si perché occorrepiccola nella LNI suicida piuttosto ad non una seppur penalizzazione dellaprelevare nostra azione di diffuil prelievo delle stesse alla prima favorevole essere delle cassandre per rendersi conto sione della Cultura del Mare. Se invece le Riviste dovessero essere usate come carta straccia… beh! occasione. che sono viviamo una situazione analoga a quelladi meno. Allora senz’altro d’accordo: stampiamone Paolo Bembo Paolo Bembo LegaNavale.qxp_Lega Navale 23/03/16 16:53 Pagina 4 Anche per il 2015, la Lega Navale Italiana organizza i corsi estivi di vela, canottaggio e canoa presso i propri Centri Nautici Nazionali di Sabaudia, Ferrara e Taranto, in collaborazione con la Marina Militare Italiana, La Federazione Italiana Vela, la Federazione Italiana Canottaggio e la Federazione Italiana Canoa e Kayak. Sotto la guida di qualificati istruttori della L.N.I., i ragazzi potranno godere di questa esclusiva opportunità di socializzazione con i propri coetanei e formazione negli sport nautici. CORSI 2016 SABAUDIA 130 posti per turno FERRARA 120 posti per turno TARANTO 100 posti per turno CANOA – CANOTTAGGIO – VELA CANOA - VELA CANOA - VELA 1° Turno 13 Giugno – 24 Giugno 14 Giugno – 25 Giugno 4 Luglio – 15 Luglio 2° Turno 27 Giugno – 8 Luglio 28 Giugno – 9 Luglio 18 Luglio – 29 Luglio 3° Turno 11 Luglio – 22 Luglio 12 Luglio – 23 Luglio 1 Agosto – 12 Agosto 4° Turno 25 Luglio – 5 Agosto 26 Luglio – 6 Agosto ---------- 5° Turno 8 Agosto – 19 Agosto 8 Agosto – 19 Agosto ---------- Per ulteriori informazioni, seguici sul nostro sito www.leganavale.it, sulla nostra pagina Facebook, oppure contatta l’Ufficio Scuole della Presidenza Nazionale L.N.I., in via Guidubaldo Del Monte 54/a - ROMA: Responsabile: Signora Sandra FABBRI – Tel.: 06.809159211 – E-mail: [email protected] LegaNavale.qxp_Lega Navale 23/03/16 16:53 Pagina 5 Il punto nave Sereni e sicuri verso la meta Carissimi Soci, riprendo l’aggiornamento della navigazione della L.N.I. nell’approssimarsi ormai del termine del mio mandato e quindi della risoluzione del commissariamento del nostro Sodalizio. Non è ancora tempo di bilanci (che mi riservo di fare in un prossimo futuro), ma ritengo doveroso fare il punto della situazione e, soprattutto, illustrarvi le attività in corso che, auspicabilmente, porteranno presto la L.N.I. al suo assetto definitivo. Come senz’altro saprete, il Rinnovamento nella Tradizione della nostra Associazione si è sviluppato secondo tre tematiche principali: in primo luogo, il superamento delle limitazioni imposte dal c.d. Decreto Madia che di fatto ha impedito per lungo tempo la nomina dei vertici. A questo proposito, sono lieto di confermarvi che, a seguito dei numerosi incontri avuti con il Gabinetto del Ministro della Difesa e con lo Stato Maggiore della Marina, gli ostacoli principali (limite annuale di durata e divieto di rinnovo) sono stati superati per entrambe le cariche di vertice. Entro la fine di giugno, quindi, ci dobbiamo aspettare la nomina di un nuovo Presidente nazionale con un mandato triennale, con la procedura prevista dal nostro Statuto (nelle more di procedere a una sua rivisitazione a conclusione dell’iter di analisi in corso da parte del gruppo di giuristi e successive delibere del nuovo Consiglio direttivo nazionale). Analogamente, sarà altresì possibile la nomina del Vicepresidente nazionale, restituendo così al sodalizio il suo assetto organizzativo statutario. Il tutto è stato possibile senza andare a modificare la natura giuridica del Sodalizio che rimane e rimarrà pubblica. A “di- spetto” di chi vorrebbe divenisse privata, la qual cosa sarebbe prodromo della fine della Lega navale, soprattutto in tempi in cui leggi o direttive come la Bolkestein potrebbero costituire un serio problema per le nostre concessioni. Come ho avuto modo di scrivere in un precedente Punto Nave, la seconda tematica riguarda il consolidamento dell’immagine della Lega Navale Italiana, leggermente offuscata nell’ultimo periodo. Il miglioramento di tale immagine non potrà che passare attraverso un rafforzamento dell’attività delle Strutture periferiche e dei princìpi fondanti dell’Associazione, cercando di risvegliare quello spirito che ne fa un organismo unico nel suo genere e che molti ci invidiano o vorrebbero, per interessi vari, che si sfaldasse o riducesse i suoi ambiti di intervento. È ancora in corso un notevole lavoro di individuazione di quelle attività che caratterizzano la Lega Navale e che sono da perseguire con priorità assoluta. In questo processo, è stato fondamentale il contributo che tutti voi, tramite i vostri Presidenti, avete fornito su diversi aspetti. Ho cercato di valorizzare le idee emerse a Napoli ma anche le proposte e iniziative – tante – che mi sono pervenute direttamente. Ad alcune sono riuscito a dare risposta ad altre non avrei potuto se non appropriandomi il diritto e il potere di stravolgere l’essenza stessa della nostra associazione; in tutta franchezza, però, devo dire che il lavoro è stato decisamente impegnativo, anche se appassionante. Prendendo spunto da alcune osservazioni sorte nel corso della riunione campana ma soprattutto dalle mie personali convinzioni, sono marzo-aprile 2016 5 LegaNavale.qxp_Lega Navale 23/03/16 16:53 Pagina 6 stati presi alcuni provvedimenti attuativi – e questa è la terza tematica del rinnovamento – mirati a snellire l’organizzazione, riducendo i processi burocratici e a razionalizzare le risorse. Non è stato un processo del tutto “indolore”: alcuni provvedimenti, come ad esempio la riduzione del numero dei Delegati Regionali, richiedono un impegno più oneroso, mentre altri, quale la “dura” riduzione delle stampe della rivista Lega Navale, possono essere apparsi come una eccessiva penalizzazione per i Soci e le Sezioni. Molti mi hanno scritto amareggiati e con l’auspicio che venga ripristinato l’invio della Rivista come in passato. Sarà uno dei compiti che dovrà affrontare il nuovo Consiglio Direttivo Nazionale. In entrambi i casi, tuttavia, i risparmi che si dovrebbero conseguire permetteranno di sostenere con maggiore consistenza le iniziative delle Strutture Periferiche, in particolar modo di quelle minori. Prima di chiudere, voglio aprire una breve parentesi. Come qualcuno di voi ha potuto verificare, ho cercato di visitare quante più sezioni possibile, e ancora conto di visitarne da qui alla fine del mio mandato. Ciò mi ha consentito di monitorare i problemi e i bisogni, di verificare le varie iniziative e le attività. Ho complessivamente riportato un’impressione positiva: molto entusiasmo e buoni propositi per il futuro da parte di tutti. Bene, la rotta che voi state percorrendo è quella giusta anche se andrebbe maggiormente accentuato e incentivato l’aspetto formativo e educativo a vantaggio dei giovani e degli studenti, come pure andrebbe dato maggiore impulso alla tutela ambientale e all’aspetto sociale. Proprio a questo proposito, per concludere questo rapido esame delle attività che ho rilevato e che necessitano ancora di essere integrate e aumentate, voglio fare un cenno al grande successo internazionale che sta avendo il film Fuocoammare di Gianfranco Rosi, recente vincitore del Festival di Berlino. In esso vi è un chiaro ed evidente riconoscimento del ruolo sociale della nostra Marina Militare sul problema dei migranti e dei profughi (sono anch’io figlio di profughi giuliano-dalmati), ma vi è anche un riferimento importante allo spirito della gente di mare e in particolare degli abitanti dell’isola di Lampedusa, un popolo che accoglie senza pregiudizi, senza egoismo. Ve ne parlo qui oggi perché mi piacerebbe che nelle nostre sedi nascessero dei tavoli per discutere 6 marzo-aprile 2016 su questo tema e per far comprendere ai giovani che quello è il giusto e vero e più autentico spirito di chi ama il mare e va per mare. L’accoglienza e la solidarietà. Senza rintanarsi dietro una dimensione nazionale. O di chiusura ed erezione di nuovi muri di cui siamo tutti ormai stufi. Ma torniamo ai nostri problemi e al nostro cammino, ormai giunto oltre la sua metà (per la… meta c’è ancora tempo), ovvero al lavoro preparatorio necessario per arrivare alla ricostituzione degli organi statutari, “azzerati” con il commissariamento. Il percorso è in “corto finale” e le relative risultanze saranno proposte al consenso del Convegno consultivo dei Presidenti delle Strutture periferiche, che, come ho avuto modo di comunicarvi nella Lettera ai Soci del 10 febbraio scorso, sarà aperto a Ferrara dal 20 al 22 maggio. L’occasione sarà propizia per procedere all’individuazione dei rappresentanti delle Sezioni in seno al Consiglio Direttivo Nazionale che, in linea con l’avvio da tempo di una democrazia partecipativa che vede sempre di più la base associativa della Lega navale coinvolta e partecipe delle decisioni importanti, saranno scelti tutti e sei dall’assemblea dei soci-presidenti. Il momento dovrebbe così consentire l’insediamento del Consiglio in tempi compatibili con la nomina del Presidente e del Vicepresidente nazionali. Riprendendo, per concludere, la metafora del “viaggio”, la terra è ancora lontana, ma la rotta è quella giusta. Prepariamoci quindi a portare a termine sereni e sicuri la navigazione e nel migliore dei modi; ma soprattutto a passare per consegna a chiunque sarà il prossimo Presidente nazionale un equipaggio coeso, entusiasta e affiatato, scevro da derive indipendentistiche (mai sopite) o atteggiamenti contrari al nostro Statuto. Chi liberamente si è iscritto alla Lega navale sa che deve mantenere un rapporto leale e aperto, costruttivo e propositivo sia nell’ambito della propria sezione, tra soci, sia con la Presidenza Nazionale. Credo sia questa la migliore garanzia di successo per il futuro e per salvaguardare il bene “Lega Navale” che ci è stato affidato più di un secolo fa dai nostri padri fondatori e che noi dobbiamo cercare di salvaguardare e saper perpetuare e tramandare ai nostri figli. Buon Vento! Romano Sauro LegaNavale.qxp_Lega Navale 23/03/16 16:53 Pagina 7 Il Centro Operativo della Marina Militare di Manuel Moreno Minuto L La fucina delle decisioni, delle strategie, dove si pianificano attività che possono raggiungere l’altra parte del globo, si trova in una tranquilla località di campagna a pochi chilometri da Roma e operazioni di soccorso che si susseguono quasi quotidianamente in Mediterraneo da circa tre anni, hanno portato all’attenzione dell’opinione pubblica italiana l’encomiabile impegno degli equipaggi della Squadra Navale e del personale delle componenti specialistiche della Marina Militare. Meno noto è invece il supporto fornito dalle donne e dagli uomini impegnati in prima linea, da parte di un’organizzazione attiva 24 ore al giorno per 365 giorni l’anno: il Centro Operativo Marina Militare. Il Centro, inaugurato il 19 gennaio 2012 all’interno dell’area che già ospitava il Comando in Capo della Squadra Navale (CINCNAV), è un concentrato di uomini e tecnologie che costituiscono uno dei più avanzati strumenti operativi ed informativi a disposizione dei vertici politico-militari italiani. All’interno del Centro, oltre agli uffici del CINCNAV da cui si indirizza la quotidiana attività di approntamento ed impiego delle navi, sono ospitate diverse “sale operative” che lavorano in costante sinergia per la generazione della “Maritime Situational Awareness” (MSA), ovvero la completa conoscenza della realtà marittima che circonda il nostro Paese. La Centrale Operativa della Marina Militare La Centrale Operativa Marina Militare (COMM) può essere considerata a pieno titolo l’erede moderno del famoso comando SUPERMARINA della Seconda Guerra Mondiale le cui funzioni ed organizzazione sono ben descritti negli scritti post-bellici del comandante Marcantonio Bragadin: “Il suo vertice era costituito da un’ampia sala dove, mediante grandi carte geografiche murali, su cui si appuntavano sagomette distinte dal nome di ciascuna nave, era rappresentata la situazione, in mare e nei porti, nostri ed avversari, per le valutazioni e le decisioni dei capi. ... A questa sala giungevano tutti i messaggi sulle mosse del nemico e sullo stato della nostra flotta e di là, in accordo con il Comando Supremo, partivano gli ordini di combattimento e si decidevano le mosse che avrebbero dovuto compiere le unità impegnate”. Queste semplici parole, mutatis mutandis, a distanza di sessant’anni sono ancora attuali e demarzo-aprile 2016 7 LegaNavale.qxp_Lega Navale 23/03/16 16:53 Pagina 8 L’edificio dove ha sede il Centro Operativo della Marina Militare a Santa Rosa, sulla via Cassia, nei pressi di Roma, inaugurato nel gennaio del 2012; in apertura, lo stemma di CINCNAV con il motto “Pro maris securitate” scrivono perfettamente quello che è tuttora il lavoro della moderna Centrale Operativa della Marina Militare, ovvero la conduzione ed il controllo di tutte le operazioni in cui sono coinvolti assetti della Forza Armata. All’interno della “centrale” si concentrano due tipologie di sistemi: quelli che servono a “rappresentare” le informazioni degli assetti d’interesse su mappe geografiche elettroniche e quelli che servono a “comunicare” in maniera rapida ed affidabile. Queste due funzioni, che sono alla base del comando di una qualunque forza militare, possono essere esercitate nei confronti delle unità navali nazionali, di quelle NATO e di quelle impegnate in missione a favore dell’Unione Europea o dell’ONU. In una qualsiasi giornata, sui maxi-schermi della COMM, in virtù delle esigenze tattiche, è possibile tenere sotto controllo la posizione delle nostre unità in Oceano Indiano, delle corvette in addestramento nelle acque della Sicilia o di una nave straniera che transita nel canale di Suez. Queste informazioni possono essere inoltre ar- 8 marzo-aprile 2016 ricchite dalla rappresentazione d’informazioni geografiche, idrografiche e meteorologiche. Qualora la situazione lo richieda, e grazie ai collegamenti su circuiti radio tipo “Link” con le navi, e via rete terrestre con l’Aeronautica Militare, dalla COMM è possibile monitorare anche i cieli del Mediterraneo. Una funzionalità questa rivelatasi particolarmente utile nel coordinamento dei soccorsi susseguitisi al naufragio del traghetto Norman Atlantic nel dicembre 2014. I sistemi di comunicazione tra la “centrale” e gli assetti in teatro operativo (sia esso marittimo o terrestre) sfruttano diverse modalità, dai tradizionali messaggi telegrafici scambiati sulle frequenze radio in banda HF, fino ai modernissimi gateway satellitari nella banda SHF. Il risultato finale è una sviluppata capacità di fornire e ricevere informazioni in tempo reale, sfruttando comunicazioni telefoniche, mail e chat criptate e non intercettabili. Tali capacità “net centriche” permettono di intervenire su più fronti, e non deve stupire se al personale della COMM possa capitare di ge- LegaNavale.qxp_Lega Navale 23/03/16 16:53 Pagina 9 Una delle molte centrali operative che sono in funzione H 24 a bordo e a terra, e garantiscono la sicurezza delle nostre acque e delle nostre rotte stire contemporaneamente un presunto attacco di pirati nel Golfo di Aden (Operazione Atalanta), un soccorso di migranti a sud di Lampedusa con la Capitaneria di Porto, ed il coordinamento con la Protezione Civile per l’impiego di un elicottero antincendio. Nei pressi della Centrale sono inoltre collocate le sale operative per assetti specialistici: la MACA (Maritime Air Control Authority) e la Subopauth (Submarine Operating Authority). La prima gestisce gli assetti dei veivoli della Marina dislocati a terra: elicotteri pesanti EH 101, elicotteri medi SH90 e SH212, velivoli da pattugliamento marittimo BR 1150 Atlantic, velivoli di collegamento Piaggio P180. Questi mezzi garantiscono, oltre ai normali compiti istituzionali, un servizio di allarme H24, a disposizione della Forza Armata e del Comando Operativo Interforze, che viene sovente impiegato a favore della collettività per trasporti medici urgenti o per eventi di disastri naturali (ad esempio l’alluvione di Modena nel gennaio 2014 o una Campagna Antincendi Boschivi). La Subopauth si occupa delle operazioni ed esercitazioni dei sottomarini nazionali, le cui complesse procedure di comunicazione e impiego richiedono la presenza di personale specialista con alle spalle una lunga esperienza d’imbarco. La Centrale Operativa di Sorveglianza Marittima La Centrale Operativa di Sorveglianza Marittima (COSM) è, tra le sale operative, quella che ha conosciuto la più repentina evoluzione tecnologica, e rappresenta probabilmente un “unicum” nel panorama militare italiano. Il compito della COSM è quello di raccogliere, analizzare, filtrare e “rappresentare” in maniera chiara e semplice tutta la massa di informazioni riguardanti le attività marittime nei bacini di interesse nazionale. In altri termini la COSM è responsabile della “Maritime Situational Awareness” italiana. I dati di posizione, rotta e velocità processati dai software presenti in COSM provengono solo in parte da sensori di proprietà della Marina Militare, quali la rete di ricevitori AIS e la marzo-aprile 2016 9 LegaNavale.qxp_Lega Navale 23/03/16 16:53 Pagina 10 Lo Schiebel Camcopter S-100 è un drone ad ala mobile, sviluppato dall'azienda austriaca Schiebel Elektronische GeräteGmbH, in servizio da pochi anni nella Marina Militare, ed è destinato ad essere uno dei punti di forza della componente operativa di avvistamento ed informazione sui quali potrà contare il Centro Operativo Rete Radar Costiera (la rete di ricevitori terrestri AIS della Marina è distribuita lungo tutto il territorio nazionale, mentre la Rete Radar Costiera comprende 11 siti di cui ben 8 in fase di ammodernamento. La capacità di scoperta può arrivare fino a 100 miglia nautiche dalle coste italiane), dato che il vero punto di forza è lo scambio informativo con le altre istituzioni nazionali ed internazionali. Nel corso degli ultimi due anni è stata particolarmente curata la collaborazione con le reti di sensori gestite dal Corpo delle Capitanerie di Porto e dalla Guardia di Finanza. I primi impiegano sia sistemi per il tracciamento dei bersagli nelle aree di maggior traffico marittimo quali AIS e VTS (Vessel Traffic System - Sistema di controllo e gestione del traffico marittimo, basato su radar e sistemi di comunicazione, presente in numerosi porti italiani e nelle zone di maggior pericolo come lo Stretto di Messina), sia sistemi di riporto a lungo raggio da parte delle navi come ARES (Il sistema ARES prevede che tutte le navi mercantili italiane, di stazza lorda superiore a 1.600 t, devono comunicare alla Centrale Operativa delle Capitanerie di Porto, tramite messaggio, alla partenza, il proprio piano di navigazione, ad intervalli stabiliti la posizione e, a destinazione, l’avvenuto arrivo in porto) 10 marzo-aprile 2016 e LRIT (il sistema LRIT istituito dall’IMO nel 2006 prevede la trasmissione della propria posizione alla Capitaneria di Porto ad intervalli regolari (in genere ogni 4 ore) sfruttando i vettori radio satellitari). Il traffico peschereccio in Mediterraneo (non soggetto all’obbligo dell’AIS) viene invece monitorato tramite il sistema Blue Box. La Guardia di Finanza da parte sua, oltre ai sensori imbarcati sui mezzi aerei e navali, impiega una rete di sensori AIS e radar costieri distribuiti lungo le zone d’Italia maggiormente colpite dai fenomeni criminali di competenza del corpo. A livello internazionale la COSM riceve dati dalla European Maritime Safety Agency di Lisbona che gestisce il monitoraggio del traffico mercantile attraverso le reti Safe Sea Net e Clean Sea Net. Il quadro informativo è completato inoltre dalla possibilità di accesso ai numerosi siti web commerciali specializzati nel tracciamento del traffico marittimo. I dati provenienti da tutte le citate reti informative sono costantemente confrontati da un software di proprietà della Marina Militare (SMART - Service oriented infrastructure for MARitime traffic Tracking) in grado di associare in maniera univoca posizione - rotta e velocità dei “target”, ma anche di rivelarne eventuali comporta- LegaNavale.qxp_Lega Navale 23/03/16 16:53 Pagina 11 menti anomali al di fuori dei normali “Pattern Of Life” del traffico mercantile. La rete informativa della COSM è completata dalla possibilità di accedere ad alcune banche dati sulle operazioni commerciali delle navi mercantili. Il Virtual-Regional Maritime Traffic Centre Il Virtual-Regional Maritime Traffic Centre (VRMTC) è un programma avviato dalla Marina Militare nel 2005, che si prefiggeva di condividere con i Paesi amici, e su base volontaria, i dati disponibili sul traffico marittimo mercantile. Questa idea, presentata al Regional Seapower Symposium tenutosi a Venezia nel 2004, nasceva dalla rinnovata consapevolezza dell’indispensabile ruolo di sorveglianza e protezione delle Marine Militari sui traffici marittimi mondiali. Il V-RMTC è basato su una piattaforma di scambio dati web-based, a natura non classificata, e questa semplicità ed economicità di gestione ne ha permesso una rapidissima diffusione in una trentina di Paesi del mondo, anche al di là delle Colonne d’Ercole. Attualmente, sono infatti collegati alla rete il Brasile, l’Argentina, il Sudafrica e Singapore che costituiscono un ampliamento denominato Trans Regional Maritime Network. Il V-RMTC è, inoltre, nel tempo, diventato un potente strumento di dialogo, fiducia e cooperazione tra i Paesi del Mediterraneo che hanno costituito all’interno del network il gruppo denominato 5+5, che permette al nostro Paese di condividere informazioni tra 5 Paesi della sponda Nord del Mare Nostrum (Francia, Italia, Spagna, Portogallo e Malta) e 5 Paesi di quella Sud (Algeria, Marocco, Mauritania, Tunisia e Libia). I dati raccolti tramite il V-RMTC - che riguardano migliaia di navi al giorno - confluiscono in maniera automatica in COSM, rafforzando ulteriormente la MSA a disposizione degli utenti. Il Dispositivo Interministeriale di Sorveglianza Marittima Il Dispositivo Interministeriale Integrato di Sorveglianza Marittima (DIISM) è un progetto che ha avuto una lunga gestazione iniziata nel Luglio del 2007 quando il Nucleo Politica Militare della Presidenza del Consiglio approvò la “Missione del DIISM”, ovvero, quella di integrare tutte le informazioni prodotte dalle di- Un’immagine di oggi che ci riporta però ad altri tempi: l’ingresso della “galleria”, protetto da due pesantissime porte di acciaio corazzato, ora rientrate nelle pareti, dove si trovava il cuore pulsante di SUPERMARINA, durante l’ultimo conflitto verse amministrazioni dello Stato che a vario titolo si occupano di attività marittime. Il DIISM prevedeva la creazione di un’apposita sala operativa denominata Centrale Nazionale Interministeriale di Sorveglianza Marittima (CNISM) la cui sede era prevista presso il Comando in Capo della Squadra Navale, all’epoca situato nella sede protetta di Santa Rosa - la “galleria” che si trova a fianco dell’attuale COMM -. Nel giugno del 2009, la Marina Militare presentò la “Proposta di attuazione del Progetto DIISM” che poneva il CNISM alle dirette dipendenze della Presidenza del Consiglio (al fine di esaltarne il ruolo Inter agenzia) e con il compito di effettuare l’aggregazione dei dati provenienti dalle diverse Amministrazioni. I previsti fruitori di tale database, oltre alla Marina Militare, sarebbero stati: Sala Crisi della Presidenza del Consiglio dei Ministri, Unità di Crisi del Ministero degli Affari Esteri, Sala Operativa del Dipartimento della Protezione Civile, Sala Crisi e Centrale anti immigrazione del Ministero dell’Interno, Centrale Operativa del Comando Generale delle Capitanerie, per conto del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, Centrale del Comando Generale della Guardia di Finanza e Centrale dell’Agenmarzo-aprile 2016 11 LegaNavale.qxp_Lega Navale 23/03/16 16:53 Pagina 12 zia delle dogane in ambito Ministero Economia e Finanze, Centrali Operative dei Carabinieri e della Polizia di Stato, Sale Situazioni dell’Agenzia per la sicurezza esterna (AISE) e di quella per la sicurezza interna (AISI). Oggi, sono permanentemente presenti in Centrale uomini della Guardia di Finanza, delle Capitanerie di Porto e della Marina Militare. La Cooperazioni Internazionale La necessità di conoscere in maniera accurata la realtà marittima, come visto per il V-RMTC, non è un’esigenza sentita solo a livello italiano ma coinvolge i nostri alleati NATO ed europei. In particolare, la Comunità Europea, nell’ambito delle sue politiche tese al controllo dei confini ed alla repressione dei traffici illeciti, considera la sorveglianza marittima uno dei suoi più importanti obiettivi, per i quali ha investito risorse economiche e culturali. Per l’Italia, uno dei principali attori delegati alla gestione dei progetti europei è il COMM, in prima linea nelle seguenti attività di ricerca e sviluppo. BLUEMASSMED (Blue Maritime Surveillance Sy- 12 marzo-aprile 2016 stem Med): lanciato il 15 gennaio 2010 ed ultimato nel 2012, ha visto la partecipazione di 39 autorità marittime di Francia, Grecia, Italia, Malta, Spagna e Portogallo per concorrere alla realizzazione di un’architettura europea di Sorveglianza Marittima, per la creazione di una “picture” marittima comune e condivisa. L’Italia, con la sua Agenzia Spaziale, ha realizzato un nodo interministeriale, il Nodo Primario, in grado di ottimizzare le informazioni raccolte da Ministero dell’Interno, Agenzia Spaziale Italiana, Guardia di Finanza e Marina Militare Italiana, presentandolo come interfaccia per il dialogo tra i partner europei. Le tecnologie sviluppate in ambito BLUEMASSMED sono considerate fondamentali nel percorso di implementazione del CISE (Common Information Sharing Environment for the EU Maritime Domain), progetto lanciato dalla Commissione europea nel 2009 per l’integrazione della sorveglianza marittima tra i 20 paesi partecipanti. L’Italia ha proposto un modello esecutivo di scambio dati che potrebbe essere implementato nel corso del 2016 per vedere poi il culmine nel 2020. MARSUR (Maritime Surveillance): questo progetto è stato lanciato nel 2006 dall’European Defence Agency, allo scopo di creare un network per lo scambio, tra utenti militari, d’informazioni quali identificazione, rotta e posizione delle unità mercantili, ovvero la così detta White Picture. La fase dimostrativa è iniziata nel 2010 con la connessione in rete di Italia, Finlandia, Francia, Spagna, Svezia e Regno Unito. Le attività d’implementazione sono iniziate nel 2014 ed attualmente coinvolgono ben 18 paesi. È prevedibile (ma non ancora realizzata) una sua interconnessione con la rete CISE. Conclusioni La Centrale Operativa della Marina Militare è una realtà viva ed in piena evoluzione tecnica LegaNavale.qxp_Lega Navale 23/03/16 16:53 Pagina 13 e operativa. Ogni giorno, gli uomini e le donne che prestano servizio nelle “sale operative”, insieme alla conduzione e controllo operativo delle attività in mare della Squadra Navale impegnata nell’esecuzione delle missioni assegnate, sperimentano nuove forme di integrazione sensoriale e di networking allo scopo di fornire agli utenti finali – civili e militari - la più completa ed aggiornata Maritime Situational Awareness: strumento indispensabile per operare efficacemente nelle tormentate acque del Mediterraneo e del mondo e garantire al tempo stesso la sicurezza del nostro Paese e dei Paesi europei. Questo impegno che non conosce soste per 365 giorni l’anno, continuato per 24 ore al giorno, è ben rappresentato dal motto della Squadra Navale “Pro Maris Securitate” che si staglia lungo il lato Nord di questa affascinante struttura sita alle porte di Roma. Dalla Centrale Operativa viene mantenuto costantemente il controllo di ogni attività che si svolga nel Mediterraneo (e non solo), dai controlli antipirateria nel Corno d’Africa (a fianco due artificieri di Comsubin controllano una nave sotto ispezione), al soccorso ai migranti (nella pagina a fronte), alle attività antincendio estive gestite, nei momenti di crisi, dalla Protezione Civile (foto in alto) marzo-aprile 2016 13 LegaNavale.qxp_Lega Navale 23/03/16 16:53 Pagina 14 Luna Rossa di Giulio Guazzini S trano destino, per certi versi beffardo, quello che lega con un filo sottile l’avventurosa storia di Luna Rossa, barca delle meraviglie, emblema nel mondo d’eccellenza italiana, diciassette anni dopo, a quella dei marinai neozelandesi di Team New Zealand, velisti intraprendenti, signori del vento e delle onde, che dall’altra parte del mondo rilanciano la sfida. Entrambi, anche se in maniera diversa, in cerca del riscatto, decisi a non mollare! Una storia quella di Luna Rossa e di Patrizio Bertelli in Coppa America che parte da lontano. Proprio dalla terra dei kiwi dove la “Luna”, silver bullet, proiettile d’argento, era sbarcata nel lontano 1999, muovendo i primi passi da protagonista, conquistando nel Golfo di Hauraki, ad Auckland, in Nuova Zelanda, un successo inatteso. In poco tempo, regata dopo regata, ma ben oltre le competizioni, Luna Rossa creatura del team Prada, si era trasformata in sinonimo inconfondibile di stile ed eleganza. Grazie alla febbre della Coppa, insieme alla curiosità del popolo neozelandese e degli altri team, era sopraggiunta l’ammirazione, la simpatia verso i marinai italiani, verso il loro modo 14 di vivere e accettare il confronto, tanto che quella divisa griffata: magliette, giacche, cappellini, anche se esibita involontariamente fuori dalla regata, per strada o al ristorante per esempio, si trasformava in occasione puntuale, sufficiente ad essere presi letteralmente d’assalto! Erano i segnali, insieme ai risultati sul campo di regata con le storiche e indimenticabili vittorie sugli americani di America One di Paul Cayard, di un operazione condotta magistralmente da Patrizio Bertelli, patron dell’iniziativa, anima del progetto. Uomo dal talento istintivo, dal fiuto vincente negli affari e non solo. Capace di grandi slanci, carattere fumantino, in grado di spiazzare chiunque, dagli avversari ai suoi collaboratori più stretti, che nel tempo, per sopravvivere, devono aver imparato la difficile arte di assecondare. Patron Bertelli, in realtà lo conoscevo già da un pezzo, dal tempo delle regate in Tirreno, per quella sua passione manifesta verso le barche d’epoca, sfociata poi in restauri eccellenti come quelli del Linette o del Nyala portati a termine nei cantieri dell’Argentario. Ma, pensandoci bene, era stata una circostanza precisa a farmi capire meglio il personaggio, a farmi capire Questa splendida realizzazione dell’ingegneria cantieristica italiana ha portato in alto il nome della vela nazionale e, con tutta probabilità, continuerà a farlo nel futuro marzo-aprile 2016 LegaNavale.qxp_Lega Navale 23/03/16 16:53 Pagina 15 che tipo d’uomo fosse l’armatore di Luna Rossa. Era il marzo 1999. Arrivo di gran fretta nel quartier generale di Prada, obiettivo: un’intervista esclusiva con Patrizio Bertelli per fare il punto, a quasi un anno di distanza dal via, sull’operazione America’s Cup. Oltre un’ora di disteso colloquio, partendo dagli inizi, dalle prime regate a Castiglione, alle barche d’epoca, all’idea, infine, di prendere parte alla sfida della Coppa America. Con noi, oltre all’operatore, c’era Paolo Martinoni, responsabile dell’ufficio stampa. E’ proprio al termine dell’intervista, in un clima di piacevole conversazione, che Bertelli preso da uno slancio d’entusiasmo, apre il cassetto del mobile bianco accanto alla scrivania e, afferrato un plico, lo apre sbattendo sul grande tavolo i disegni di Luna Rossa, svelando, fra lo stupore generale dei presenti il nome e le caratteristiche della barca che da lì a pochi mesi ci avrebbe rappresentato in Nuova Zelanda. Qualcosa che nessuno di noi si aspettava, qualcosa che gettava in un profondo imbarazzo, oltre me, soprattutto il buon Martinoni, già consapevole forse del difficile compito che da quel momento in poi avrebbe dovuto svolgere. Inevitabile, a Una bella immagine di Luna Rossa dell’edizione 2007 quando ancora era una imbarcazione monoscafo; in apertura, la storica brocca d’argento, originariamente chiamata, dal suo prezzo, “Coppa delle cento Ghinee”, il più antico trofeo sportivo del mondo per cui si compete tuttora marzo-aprile 2016 15 LegaNavale.qxp_Lega Navale 23/03/16 16:53 Pagina 16 continuò per giorni a sfiorarmi. Fortunatamente il 5 maggio 1999, il giorno del varo di Luna Rossa, arrivò presto! Poi, ricordo, incontrai Bertelli a Marina di Ravenna in occasione del Trofeo Trombini di Match Race dove regatava Francesco De Angelis. Seguimmo le regate dal gommone, in compagnia di Matteo Plazzi, navigatore di Luna Rossa. Parlammo a lungo della preparazione del team, degli altri sindacati, e l’immagine che mi diede fu quella di un velista entusiasta, un condottiero pronto al confronto più duro, come del resto sarebbe stato da lì a breve in Nuova Zelanda. Miuccia Prada, con il marito Patrizio Bertelli, presidente di Luna Rossa Challenge A segnare il grande successo di 2013, rompe la bottiglia di champagne al varo della nuova Luna Rossa, un catamarano da 22 metri sceso in mare ad Auckland nell’ottobre del 2012 Luna Rossa in quel lontano Paese erano state le vittorie emozionanti quel punto, la promessa di non dare notizia di ITA45 guidata dal napoletano Francesco De sino alla data dell’annuncio ufficiale. Parola Angelis, detto “il barone” per i suoi modi edudata, un segreto da mantenere, anche se la cati e signorili che lo rappresentavano timotentazione di fare il classico scoop, confesso, niere dallo stile anglosassone, e il racconto L’ammiratissima Luna Rossa, da poco in mare dopo la cerimonia del varo, ad Auckland, nell’incantevole cornice dei festeggiamenti alla luce dei fuochi artificiali 16 marzo-aprile 2016 LegaNavale.qxp_Lega Navale 23/03/16 16:53 Pagina 17 Una immagine che potremmo definire acrobatica ci mostra appieno le straordinarie capacità nautiche che Luna Rossa ha mostrato di possedere, guidata da un superbo equipaggio irripetibile che RAISport era riuscita a mettere in piedi con le famose dirette televisive che nel cuore della notte italiana avevano raggiunto ascolti da record scatenando un tifo da stadio, facendo riscoprire anche velisti un popolo di santi, poeti e navigatori. Uno dei ricordi più belli per il sottoscritto inviato speciale sul campo di regata: quel giorno della vittoria della Louis Vuitton Cup. Il rientro alla base con la Coppa sotto il braccio dopo la premiazione. Quello spuntino fugace con salsicce fatte confezionare rigorosamente in Italia con carni scelte appositamente dal macellaio di Patrizio, cucinate lì per lì alla base e gustate con un bicchiere di vino rosso toscano e un pezzo di pane, mentre tutti si preparavano ad affrontare la conferenza stampa e la festa più attesa, dopo avere raggiunto un traguardo storico per la vela italiana. Momenti unici che non si possono dimenticare. Come invece la sconfitta di Luna Rossa nell’edizione successiva, quella del 2002-2003 sempre ad Auckland, in Nuova Zelanda dove si pagano probabilmente gli errori progettuali ed un ritardo nello sviluppo e nella messa a punto dei mezzi. E’ la Coppa America del trionfo di Alinghi dell’italo-svizzero Ernesto Bertarelli. Luna Rossa incassa un sonoro 3 a 0 nei quarti di finale dagli svizzeri e, in una giornata surreale con delle condizioni meteo che sanno di burla, cede il passo agli statunitensi di One World che si aggiudicano le semifinali. A fotografare un giorno tutto da dimenticare sono le lacrime di “Centu”, Massimo Galli, maestro di Sport, il gigante buono veterano dell’America’s Cup, di uno che cattura il vento scatenando la forza dei muscoli, girando le maniglie dei grinder, avvertendo con la sensibilità di chi è nel cuore del pozzetto il momento per elargire potenza. Il suo viso schietto di marinaio sempre pronto a combattere con la fatica, a rialzarsi dopo il ko e a guardare oltre, chissà dove, forse verso la prossima sfida. Qualcosa che Patrizio Bertelli e il team Luna Rossa riusciranno sempre a raccogliere nel tempo, anche quando a giocare i destini altalenanti dell’America’s saranno prima gli svizzeri di Alinghi, riportando la mitica “brocca d’argento”, dopo 150 anni, in Europa, poi marzo-aprile 2016 17 LegaNavale.qxp_Lega Navale 23/03/16 16:53 Pagina 18 Anche le doti manovriere della nuova Luna Rossa, non sono state assolutamente in secondo piano, come possiamo agevolmente vedere da questa immagine ripresa dall’alto, che ci mostra lo strettissimo raggio d’accostata dell’imbarcazione quando, fra dispute legali e polemiche, saranno invece gli americani di Oracle Racing del miliardario Larry Ellison, guidati da Russel Coutts, a rivoluzionare le regole del trofeo sportivo più antico del mondo. Essi apriranno la strada alla nuova era dei multiscafi, catamarani giganteschi ultratecnologici capaci di volare letteralmente sull’acqua grazie all’adozione di foil e di un’ala rigida al posto della randa, la vela principale, il vero “motore” della barca. A scrivere il nuovo vangelo della Coppa America proprio Russel Coutts, “mister Coppa America”, lui che l’ha vinta, persa e riconquistata più di chiunque altro ed è riuscito anche a riscriverla trasformando la vela in uno sport adatto alla televisione. Uno scenario che solo 10 anni fa, poteva apparire inconcepibile ai benpensanti della vela tradizionale. Uno scenario fatto di campi di regata simili più a circuiti automobilistici, con velisti muniti di caschetti protettivi, simili più a dei piloti, barche che sembrano aeroplani capaci di evoluzioni da circo. Così anche questa volta Luna Rossa decide di 18 marzo-aprile 2016 entrare in gioco costruendo per l’edizione 2013, quella di San Francisco, il gigantesco catamarano Ac 72 tutto carbonio e materiali esotici, tecnologia per lo più aeronautica. La sfida è estrema e la costruzione e messa appunto viene fatta ancora una volta in Nuova Zelanda, ad Auckland, insieme agli avversariamici di Emirates Team New Zealand. I neozelandesi si riveleranno i più forti e preparati nello sperimentare e controllare macchine da guerra come questi catamarani, simili più ad astronavi che a barche a vela. Ma proprio a loro, dopo un’edizione della Coppa rocambolesca, toccherà ingoiare l’amaro boccone della sconfitta, nonostante una condotta di regate impeccabile ed un vantaggio cospicuo acquisito, mantenuto sino all’ultimo che pareva garantirgli, oltre ogni previsione, il successo. Bastava un solo punto ai kiwi per riportare a casa il trofeo ma come in una fiction tv, gli avversari statunitensi di Oracle risorgono, riescono a consolidare progressivamente la loro rivincita, invertendo un risultato apparentemente scontato. LegaNavale.qxp_Lega Navale 23/03/16 16:53 Pagina 19 Luna Rossa è penalizzata dal poco tempo a disposizione nel testare il mezzo, i velisti pradini si battono con onore ma con poche speranze di piazzamento, preferiscono intelligentemente utilizzare l’occasione come esperienza puntando alla prossima edizione, quella del 2017 a Bermuda, con nuove barche, questa volta, da 62 piedi. E’ nella base di Cagliari che Patrizio Bertelli mette in piedi un quartier generale, un polo d’eccellenza tutto nostrano: desiner, ingegneri, tecnici, velisti. Si lavora a ritmi serrati 24 ore al giorno, in poco tempo il team Italiano è il più avanti nella progettazione e nello sviluppo delle tecnologie. Poi la decisione degli americani, come un fulmine a ciel sereno, di cambiare in corso d’opera le carte in tavola, modificare le regole attinenti alla scelta delle barche. La scelta di mezzi da 62 a 48 piedi ( da 19 a 15 metri) per intenderci come passare da una Ferrari a una Cinquecento! Inevitabile di lì a poco la rottura, la decisione shock di Bertarelli di dare forfait. L’annuncio secco e lapidario del Team Luna Rossa di uscire senza riserve dalla competizione. Il cielo azzurro della Coppa perde il suo astro più luminoso creando delusione e sconforto fra i fan e gli appassionati, tra il popolo di tifosi e ammiratori del Bel Paese. Un’eredità che non può e non deve essere dispersa, come sostiene Max Sirena, skipper di Luna Rossa, deluso ma convinto comunque a portare via agli americani il trofeo più antico del mondo. Come? Accettando solo pochi mesi fa l’ingaggio di Team New Zealand. Per la prima volta un elemento non anglosassone viene ammesso nel famoso e plurivittorioso team che partecipa alla Coppa America in rappresentanza dell’intera nazione. Sì perché nella terra dei kiwi la Coppa America vale più dell’uno per cento del Pil nazionale, trasformando l’intera operazione in una sorta di affare di stato. Ancora un’opportunità per i due popoli di lavorare insieme. Ancora un’occasione di livello che riconosce ed esalta il nostro modo d’intendere la sfida, la nostra professionalità. Insomma, la presenza di Max Sirena nel Team Neozelandese, chiamato per la sua esperienza decennale accanto al guru storico del gruppo Grant Dalton, è piena di significati, inorgoglisce e fa pensare. Due filosofie di vita, due modi di lavorare molto diversi forse, ma concettual- Nell’ottobre dello scorso anno, Team Luna Rossa Challenge ha annunciato che Max Sirena, già Skipper e Team Director, integrerà la dirigenza di Emirates Team New Zealand, lavorando con i responsabili dei vari dipartimenti e con la direzione esecutiva mente molto vicini. Un’attaccamento alla squadra, cosa che Luna Rossa ha costruito nel corso degli anni e che i neozelandesi si trovano per cultura. L’America’s Cup anche senza Luna Rossa andrà avanti, ma l’Italia continuerà comunque ad essere rappresentata con Francesco Bruni ex di Luna Rossa ora timoniere del team svedese Artemis e con Max Sirena mente pensante del Team New Zealand. Chissà se nel firmamento dell’America’s Cup si accenderà una nuova luce. Di certo un’affermazione dei Neozelandesi potrebbe azzerare le carte e riportare il Trofeo più antico del mondo nelle acque di casa. Riaprire per noi le speranze, mai sopite, di tornare a partecipare, essere competitivi e perché no a vincere. Ma questa è un’altra storia. marzo-aprile 2016 19 LegaNavale.qxp_Lega Navale 23/03/16 16:53 Pagina 20 Minaccia cibernetica in mare di Claudio Boccalatte I La pirateria convenzionale e il terrorismo sono da tempo una minaccia per la navigazione, ma adesso emerge, all’orizzonte, un altro rischio: la ciberpirateria l terrorismo internazionale, in particolare quello di matrice islamica, ha dimostrato negli ultimi anni di avere la volontà di colpire al cuore i simboli della civiltà occidentale, e di essere in grado di sfruttare al meglio gli strumenti che la tecnologia mette a disposizione, in particolare nel settore dell’informatica e delle telecomunicazioni. Basta pensare a quanto ha fatto fino ad ora l’autoproclamatosi “stato islamico” che ha impiegato lo spazio cibernetico ai fini di propaganda, reclutamento, finanziamento e coordinamento; recentemente, il Califfato e la sua rete di affiliati si sono cimentati in operazioni cibernetiche nel tentativo di ottenere l’accesso a sistemi informatici (hacking) appartenenti a individui o istituzioni considerate nemiche. Un episodio che ha avuto ampio seguito mediatico è avvenuto ad agosto 2015, quando l’Islamic State Hacking Division (ISHD) ha pubblicato online i dati personali di oltre mille militari statunitensi. Anche la Difesa italiana è stata “vittima” delle presunte azioni offensive dello “stato islamico” e della sua galassia di hackers. Nel mag- 20 marzo-aprile 2016 gio 2015, un documento a firma ISHD contenente le informazioni personali di dieci militari italiani è circolato su Twitter fra i seguaci dell’organizzazione terroristica. Questo ha portato ad alzare il livello di attenzione nei confronti di possibili attacchi cibernetici, in particolare per quanto riguarda le grandi infrastrutture e i sistemi di trasporto; rimane però scarsa la consapevolezza della vulnerabilità del settore marittimo, sia tra gli addetti ai lavori (in particolare le compagnie armatoriali), sia tra le agenzie nazionali e internazionali preposte alla difesa della nostra sicurezza. Un settore critico Il trasporto marittimo rappresenta un settore critico per la società moderna. Due diversi trend contribuiscono a rendere la minaccia cibernetica reale e pericolosa in ambito marittimo: l’aumento dell’automazione e delle funzioni operate a livello centrale a terra, e la tendenza al gigantismo navale. Per aumentare la propria competitività, infatti, le compagnie armatoriali già da numerosi decenni hanno abbracciato l’adozione dell’automazione a bordo delle navi e la con- LegaNavale.qxp_Lega Navale 23/03/16 16:53 Pagina 21 Una nave portacontenitori in uscita dal porto di Genova; il continuo aumento delle dimensioni delle navi da carico le rende obiettivi sempre più appetibili per attacchi terroristici, sia di tipo cibernetico che tradizionale; in apertura il documento USCG cyber strategy traccia la strategia della guardia costiera degli Stati Uniti d’America per fronteggiare le minacce di tipo cibernetico seguente riduzione del numero di persone che costituiscono gli equipaggi. In questo modo sono stati ridotti i costi dei trasporti navali, aumentata la sicurezza della navigazione, ottimizzate e velocizzate le fasi di carico e scarico delle merci, migliorate le condizioni di lavoro degli equipaggi e di tutto il personale addetto alle relative infrastrutture terrestri. Le possibili minacce cibernetiche verso obiettivi navali includono il black-out (mancanza di alimentazione elettrica) di una nave, particolarmente critico quando la nave stessa è in fase di manovra, ad esempio entrando o uscendo da un porto o transitando in un canale artificiale, con conseguenze disastrose quali collisioni con altre navi, impatti con strutture occupate da personale, danneggiamento d’infrastrutture critiche (pensiamo ad esempio alle chiuse dei canali e dei fiumi navigabili). È anche ipotizzabile che un hacker possa falsare i dati dei sistemi di navigazione (come ad esempio il GPS), inducendo subdolamente un cambiamento della rotta rispetto a quella prevista; il quadro più preoccupante (ma anche il meno verosimile, almeno per ora) è che un’organizzazione criminale possa prendere completamente possesso del sistema di governo della nave (propulsione e timoneria), guidandola contro un obiettivo. Si ripeterebbe lo scenario delle torri gemelle, ma con un mezzo dotato di una massa (e quindi di una capacità di produrre danni) enormemente superiore, soprattutto nel caso di unità che, come le navi trasporto LNG (Li- quified Natural Gas), trasportano quantità enormi di materiali pericolosi. I moventi di simili azioni possono essere diversi: dal terrorismo alla pirateria, dalla richiesta di riscatto alla volontà di danneggiare un concorrente. Problematiche simili sono oggi all’attenzione delle autorità nazionali e internazionali di sicurezza per quanto riguarda la protezione delle reti dei sistemi di controllo del traffico aereo ATM (Air Trafic Management); in Italia, ad esempio, l’ENAV (Ente Nazionale per l’Assistenza al Volo) è certificato con lo standard ISO 27001, norma di standardizzazione nel campo della sicurezza delle informazioni che denota uno standard di sicurezza piuttosto elevato. In pratica la società italiana ha messo in campo una serie di contromisure a tutela dei propri sistemi, tra cui un Security Operations Center dedicato, misure che darebbero del filo da torcere agli eventuali hackers. L’opinione dell’ICAO In campo internazionale l’ICAO (International Civil Aviation Organisation), agenzia ONU che regola l’aviazione civile, ritiene che le organizzazioni terroristiche siano fra le principali minacce e che vadano prese le opportune contromisure, rafforzando la sicurezza e impenetrabilità delle reti. Sfortunatamente, nel settore marittimo, in particolare presso gli armatori e gli equipaggi, il livello di consapevolezza del rischio della minaccia cibernetica è a livelli bassissimi se non addirittura nullo. Le falle di Cyber Security nell’ambiente marittimo includono la manmarzo-aprile 2016 21 LegaNavale.qxp_Lega Navale 23/03/16 16:53 Pagina 22 L’ingresso del sistema di chiuse collegato alla Diga delle Tre Gole in Cina, visto dal ponte sul fiume Yangtse. Il sistema di cinque grandi chiuse consente a navi aventi dislocamento fino a 10.000 tonnellate di superare un dislivello di 113 metri. Anche queste infrastrutture, il cui blocco causerebbe danni economici enormi, sono fortemente dipendenti dai sistemi informatici e quindi suscettibili ad attacchi di tipo cibernetico cata applicazione di misure minime da parte del personale imbarcato o di quello che opera nelle infrastrutture terrestri. Ricordiamo anche che inserire in un PC collegato a una rete critica una semplice chiavetta, ad esempio per mostrare dei file non inerenti al programma in atto (come delle immagini personali), può permettere a chi ha avuto accesso alla chiavetta di inserire nella rete critica un malware, impadronendosi delle informazioni presenti e addirittura influenzando gli apparati collegati alla rete e causando eventi nocivi. Tra i sistemi per i quali oggi non è obbligatorio nessun sistema di protezione, e che generalmente sono quindi accessibili, vi sono i sistemi di cartografia elettronica (ECDIS), di ausilio alla navigazione (GPS e AIS) e di telecomunicazione, i sistemi di automazione delle macchine, di gestione della sicurezza di bordo e di automazione dei terminal marittimi, che spesso gestiscono generi primari per l’economia d’interi Paesi. Questa situazione è stata recentemente evidenziata in un seminario dedicato alle “Problematiche di security a bordo delle navi” che si è 22 marzo-aprile 2016 tenuto il 30 settembre 2015 alla Spezia, presso il polo universitario “Guglielmo Marconi”. Nel corso del seminario, organizzato dalla locale Sezione, dall’ATENA (Associazione di Tecnica Navale) e dal Polo DLTM (Distretto Ligure per le Tecnologie Marine), si è parlato della sicurezza delle navi nei confronti di azioni ostili volontarie, quell’aspetto della sicurezza che gli anglosassoni indicano con il termine security. Sono stati esaminati vari aspetti del tema, ma la parte del Seminario che ha suscitato la maggiore curiosità è stata quella dedicata alla Cyber Security. Una delle presentazioni di maggiore interesse è stata quella del rappresentante di un Ente che si sta affermando come riferimento nazionale nel settore della difesa cibernetica, cioè la Scuola Telecomunicazioni delle FFAA di Chiavari (GE), comunemente chiamata Stelmilit, la quale organizza annualmente un cyber defence symposium, e, essendo inserita nell’organizzazione della Marina Militare, è istituzionalmente molto attenta alle problematiche marittime. La presentazione si è chiusa con alcune raccomandazioni alla comunità marittima; in parti- LegaNavale.qxp_Lega Navale 23/03/16 16:53 Pagina 23 Il terminal di rigassificazione di gas naturale di Panigaglia (presso La Spezia); un eventuale incidente navale che coinvolgesse infrastrutture di questo tipo avrebbe conseguenze catastrofiche colare, nel medio termine, è stato auspicato lo sviluppo di strategie comuni per “irrobustire” i sistemi ICT di bordo, la sensibilizzazione degli equipaggi e del personale delle infrastrutture terrestri nel campo Cyber e l’aumento del dialogo e dello scambio d’informazioni tra i vari stakeholder del settore marittimo; più a lungo termine, invece, è da perseguire l’addestramento di tutto il personale del comparto marittimo alla Cyber Security, lo sviluppo di standard e leggi internazionali, l’armonizzazione dei requisiti europei e internazionali e la creazione di centri di analisi e di “Information Sharing” a livello internazionale. Queste raccomandazioni cadono, fortunatamente, in un momento caratterizzato già da una certa attività, in particolare nel settore internazionale e negli Stati Uniti d’America. Le conseguenze dell’11 settembre La comunità internazionale, dopo l’attacco terroristico dell’11 settembre 2001, si è rapidamente dotata di uno strumento normativo specifico per la security nel campo marittimo, il codice ISPS (International Ship and Port Secu- rity code), emanato dall’IMO; all’adozione dell’ISPS sono seguite iniziative comunitarie e nazionali; in campo comunitario è da rilevare la creazione dell’Agenzia Europea sulla Sicurezza Marittima (EMSA), basata a Lisbona. In campo nazionale invece è determinante il ruolo delle Capitanerie di Porto nel verificare l’applicazione di tutta la normativa di settore da parte di navi e armatori nazionali ed esteri in transito nei porti e nelle acque nazionali. Il codice ISPS, però, mentre fornisce una serie di misure adeguate per prevenire attacchi di tipo tradizionale, non affronta adeguatamente possibili minacce di tipo cibernetico. Il Codice, infatti, tratta genericamente la protezione dei computer system a bordo, ma tale sistema viene definito in modo ambiguo. Nel 2014 quindi, su richiesta dei Governi Contraenti e in particolare di USA e Canada, il Maritime Safety Commitee dell’IMO è stato incaricato di costituire un gruppo di lavoro per identificare le misure necessarie al fine di prevenire gli attacchi cibernetici contro le navi, i porti, e l’industria marittima in generale, a similitudine di quanto già attuato in campo terrestre. marzo-aprile 2016 23 LegaNavale.qxp_Lega Navale 23/03/16 16:53 Pagina 24 Oggi però qualcosa sta cambiando: L‘Organizzazione Marittima Internazionale (IMO) dell’ONU ha riconosciuto che l’attuale normativa sulla sicurezza marittima ha bisogno di essere integrata nel settore delle minacce cibernetiche, ed ha iniziato a lavorare in questo senso; la USCG (US Coast Guard) ha recentemente pubblicato un documento sulla “cyber strategy” ed anche in Italia cominciamo a dedicare a questo tema la necessaria attenzione, come testimoniato anche dal simposio recenteEd ecco il risultato di quella che potremmo ritenere una disgraziata simulazione di un attacco del termente svolto alla rorismo cibernetico: la torre di controllo del porto di Genova fracassata dall’urto della motonave Jolly Spezia. Speriamo soNero il 7 maggio 2013 la, durante la manovra di uscita dal porto per far rotta su Napoli e poi vari porti lo che il mondo deldel Mar Mediterraneo, del Mar Rosso e ad Abu Dhabi lo shipping non segua, anche per la Negli Stati Uniti d’America la US Coast Guard sicurezza cibernetica, la tradizione che vuole (che è parte del dipartimento della homeland che le convenzioni internazionali sulla sicurezza security) ha recentemente pubblicato la propria delle navi siano adottate solo a seguito d’incidenti “cyber strategy”, un documento nel quale si ricatastrofici. conosce nello spazio cibernetico (cyberspace) un nuovo dominio operativo e s’individuano tre distinte priorità strategiche: difendere il ciberspazio (cioè le reti e tutte le infrastrutture per la trasmissione delle informazioni e dei dati), consentire le operazioni (allo scopo di identificare e sconfiggere gli avversari nel dominio cibernetico, sia all’interno che all’esterno della rete dati della USCG stessa) e proteggere le infrastrutture necessarie per il trasporto marittimo. In tutti questi campi l’obiettivo è identificare i rischi di tipo cibernetico nel settore marittimo e occuparsene. In conclusione, la minaccia cibernetica nel settore marittimo costituisce oggi una minaccia L’andamento degli incidenti cibernetici negli Stati Uniti concreta e sottovalutata, con possibili consed’America tra il 2006 e il 2014 (dal documento USCG “Cyber guenze catastrofiche. strategy” disponibile sul sito internet della USCG) 24 marzo-aprile 2016 LegaNavale.qxp_Lega Navale 23/03/16 16:53 Pagina 25 “Daar Kom Die * Alibama…” di Franco Maria Puddu * “Sta arrivando l’Alabama…” canzone popolare, in afrikaan, composta a Simon’s Town, in Sudafrica, per la sosta del CSS Alabama nel 1863, durante la crociera di guerra che lo portò a circumnavigare il globo fino alle acque della Manica. C ma oggi misconosciuti, corsari. Eppure si tratta di vicende autentiche e documentate, solo che l’oblio del tempo, con l’aiuto di una buona mano di “vernice opaca” passata sulla memoria dei fatti da chi, vinta la guerra, ancora oggi non accetta di riconoscere i danni infertigli da un avversario per molti versi militarmente inferiore, sono riusciti a farle passare in seconda linea. Il cielo degli Stati Uniti all’inizio del 1800 era livido; gli States, con la Guerra di Indipendenza, si erano liberati da dominazioni europee, principalmente inglesi e francesi, ma non erano mai stati molto omogenei fra di loro: in certi Le navi corsare confederate durante la Guerra Civile combatterono la flotta unionista, civile e da guerra, in tutte le acque del mondo he la storia delle guerre sia scritta, alla loro fine, dai vincitori è cosa nota sin dall’antichità, e per questo siamo quasi certi che saranno forse pochi i lettori che, parlando della Guerra di Secessione americana, che negli States continuano a chiamare con amaro realismo “Guerra Civile”, avranno sentito parlare delle gesta della Marina Confederata (la marina degli Stati del Sud), dei suoi sommergibili, mezzi d’assalto, corazzate, mine (tutti mezzi di estrema avanguardia per quei tempi), ma, soprattutto, dei suoi leggendari, Stephen Russell Mallory, ministro confederato della Marina, con pochi mezzi ma tanta intelligenza seppe trasformare la praticamente inconsistente Marina sudista in un organismo che, anche se molti non vogliono ancora riconoscerlo, diede moltissimo filo da torcere ai suoi avversari; in apertura, la Bandiera di Combattimento del CSS Shenandoah, conservata al Museo della Confederazione di Richmond marzo-aprile 2016 25 LegaNavale.qxp_Lega Navale 23/03/16 16:53 Pagina 26 Le radici di una guerra Il “Piano Anaconda”, dal nome del grande rettile acquatico americano; progettato dal generale nordista Scott, avrebbe dovuto portare all’immancabile strangolamento economico della Confederazione States si parlava un arcaico tedesco, o un vecchio olandese; andando al nord si incontravano zone francofone, in Nevada e in Nebraska i mormoni praticavano la poligamia, mentre la setta degli Amish, di origine svizzera, parlando, come oggi, il suo “tedesco di Pennsylvania”, si era ritirata nell’Ohio; altri, come gli immigrati irlandesi, ebrei o ispanici, non perdevano tempo per organizzare “guerre di gang” nelle loro enclave. Sorvoliamo poi sulla sorte toccata ai nativi d’America, dei ghiacci, delle praterie o “chicanos” che fossero. 26 marzo-aprile 2016 Il problema principale, però, era che nell’enorme Paese si era venuta a creare una frattura che aveva contrapposto la dinamica civiltà industrializzata degli Stati del Nord alla benestante, ma tradizionalista e indolente società rurale del Sud. Fra l’altro, la prima era contraria alla schiavitù e, anche se a tutt’oggi si evita di ricordarlo, all’eguaglianza dei diritti fra bianchi e neri; la seconda, invece, non poteva fare a meno della forza lavoro quasi gratuita rappresentata dagli schiavi, mentre non prendeva neanche in considerazione la questione dell’eguaglianza. In una probabile guerra Il comandante Semmes, seduto al centro, assieme agli ufficiali del suo Stato Maggiore, a bordo del suo primo comando sulle vavi corsare, sul CSS Sumter LegaNavale.qxp_Lega Navale 23/03/16 16:53 Pagina 27 civile, che non vedeva contrapposti gruppi omogenei, ma etnie prive di comuni radici, la natura economica delle pulsioni che spingevano al conflitto era evidente, e il primo a preoccuparsene era il Sud che, essendo totalmente privo di industrie, aveva un’economia, basata su monocolture intensive, in quanto tali economicamente pericolose, principalmente del cotone e del tabacco, che ponevaQuesto olio su tela dell’epoca ci mostra l’incrociatore corsaro confederato CSS Sumter che si fa incontro a due possibili prede inalberando, per ingannarle, la bandiera della Marina argentina no l’economia alla mercé dei mercati interne; per questo motivo per quella che esteri. sarebbe divenuta la Confederazione, le proMa questi si trovavano tutti al di là dell’Oceano, spettive erano gravi. e il Sud non aveva neanche una parvenza di La mancanza di una Marina dipendeva da Marina in grado di difendere le sue coste, le molte circostanze: esistevano due soli porti ma rotte commerciali e le importanti vie d’acqua di importanza secondaria, Norfolk, in Virginia, troppo vicino ad una possibile linea del fronte, e Pensacola, in Florida, oltre a pochi altri, minori e senza validi cantieri navali o arsenali. Inoltre, in tutta la Confederazione non c’era una sola industria meccanica in grado di costruire buoni motori navali, di produrre lastre di acciaio per scafi e corazze, e di riparare o rettificare cannoni. Le foreste in grado di fornire legname sufficiente a creare Il captain Raphael Semmess, fu il comandante corsaro dalla più lunga carriera, che catturò, prima con una flotta di medie il Sumter poi con l’Alabama, ben 92 fra trasporti e navi da guerra in servizio per l’Unione marzo-aprile 2016 27 LegaNavale.qxp_Lega Navale 23/03/16 16:53 Pagina 28 Il corsaro Florida, comandato dal capitano John Newland Maffitt (nel riquadrato), nonostante un difficile avvio costellato di contrattempi e inconvenienti sanitari all’equipaggio, mise fuori combattimento ben 58 unità avversarie dimensioni erano molte, ma il legname andava scelto, tagliato e stagionato per tempo. Per quanto riguarda gli equipaggi, esisteva un buon nucleo di capaci ufficiali (la tradizione militare era sviluppata più al Sud che al Nord), ma i sottufficiali e i marinai provenivano quasi tutti dalle flotte pescherecce del Rhode Island, del Massachusetts, del New Ampshire, del Maine, tutti al Nord, che da sempre erano state una sorta di Accademia Navale laica per i mozzi decisi ad andare per mare; e quasi tutti sarebbero tornati ai propri Paesi di origine. Gli Stati sudisti tentarono inutilmente di correre ai ripari fino a che, il nuovo Presidente della Confederazione, Jefferson Davis, e il Congresso approvarono la costituzione del Ministero della Marina, il cui dicastero fu assegnato a un giovane senatore della Florida: Stephen Russell Mallory. Mai scelta fu più giusta: Mallory, nato nel 1813 a Trinidad, nonostante fosse un autodidatta nel campo dei problemi navali, dimostrò di avere una mentalità analitica, spregiudicata e moderna, tanto da precorrere con notevole successo, i tempi e le tecniche che le Marine di tutto il mondo, avrebbero usato molto tempo dopo. Comprendendo che per sopravvivere doveva puntare sulla qualità, la tecnologia, la sorpresa e l’avanguardia, abbandonò i vetusti 28 marzo-aprile 2016 schemi navali e iniziò immediatamente a organizzare la Marina Confederata. Le scelte di Mallory Suddivise la flotta delle acque interne in 8 squadroni territoriali, ma soprattutto riportò in auge una strategia antica quanto la marineria, ossia la pirateria, dandole regolamentazioni cui si era fatto ricorso nel secolo precedente, quando l’ammiragliato britannico l’aveva legalizzata, ponendola agli ordini di Sua Maestà, ed elevandola, trasformando i pirati in corsari. Ideò, quindi una forza autonoma, modesta ma efficiente, composta per lo più da navi convertite per questo scopo, ai cui capitani fu concesso di operare in modo totalmente autonomo per contrastare il cosiddetto “Piano Anaconda”, elaborato dal generale nordista Winfield Scott, per strangolare gli Stati confederati via mare (con un blocco navale) e via terra, con il blocco dei fiumi Mississippi e Tennessee. In realtà questa forza che farà parlare di se e a lungo nelle cronache della guerra, entrò in funzione gradatamente. I primi a scendere in campo, infatti, non furono i corsari, ma i violatori di blocco. LegaNavale.qxp_Lega Navale 23/03/16 16:53 Pagina 29 Subito dopo la dichiarazione di guerra del presidente Abramo Lincoln, il presidente confederato Jefferson Davis, il 17 aprile 1861, aveva emanato un proclama che invitava “…tutti coloro che desiderino, servendo su navi private armate in alto mare, aiutare questo Governo nella resistenza contro un’aggressione così gratuita e malvagia, a fare richiesta di autorizzazione o di lettera di corsa e rappresaglia da concedersi con il sigillo di questi Stati Confederati…”. Molti normali armatori civili avevano accettato i rischi di eludere la vigilanza delle navi da guerra unioniste per esportare o importare clandestinamente materiali strategici, armamenti, ma anche Il CSS Alabama nella seconda metà del 1863 fece scalo a Simon’s Town, Simonstad in afrikaan, in Sudafrica, dove venne accolto con grandi festeggiamenti dovuti alla generi di consumo e di lusso, vifama che l’aveva preceduto. Di lì proseguì il viaggio verso Cherbourg dove lo attenveri, indumenti, con piccole navi deva la fatale imboscata dell’USN Kearsarge; ma la sua visita è stata tramandata fino a noi da una canzone, una polka molto ritmata, che è entrata a far parte della culmanovriere, molto veloci, a vela, tura afrikaan, e che si chiama “Daar komm die Alibama”, come ricorda questa targa a vapore o miste, dotate di capifatta affiggere dall’Historycal Socety di Simon’s Town tani che ne sapevano una più del Ma questi violatori di blocco, importantissimi diavolo e di equipaggi che per i loro comanper il sud, avevano due inconvenienti: erano danti si sarebbero gettati nel fuoco. quasi tutti abbastanza piccoli e in genere non Non erano angeli né eroi, patrioti se vogliamo, armati, e, anche se avessero colto di sorpresa ma anche avventurieri. Correvano grandi riuna nave da guerra unionista, si sarebbero ben schi, e per questo venivano ricompensati con guardati dall’attaccarla: sia per la loro inferioi lauti guadagni che queste crociere consentirità, sia perché non era loro compito combatvano, ma a duro prezzo. Si dovevano confrontere, ma trasportare. L’armamento serviva per tare con navi molto più grandi, potenti e l’ultima difesa; non erano quindi pericolosi armate che avevano libertà di fuoco senza preper i nordisti, ma si limitavano ad attenuare avviso; spesso navigavano al buio totale in l’effetto del blocco; tutto il Sud, infatti, dunotti senza luna e a tutta velocità, con l’unico rante la guerra, pur sopravvivendo decenteausilio di memoria, istinto, capacità ed espemente e ricevendo cappellini di Parigi, pizzi di rienza. Fiandra e vini d’annata, accusò le restrizioni I vapori utilizzavano in genere il costoso cardei generi di importazione. A questo punto, la bon coke, che bruciando emette fumo nero, Marina scese in campo con i suoi corsari. invisibile nelle notti illuni, e che non genera, come quello di legno, vampate di fuoco e fumi rossastri sempre più evidenti man mano che La parola ai corsari aumenta la pressione; una pacchia per le veNon furono molti, venti, forse trenta unità; dette nordiste. navi eterogenee, di tutti i tipi, dimensioni e arI nostri lettori, anche se nella finzione cinemamamenti, dalla goletta Triton, da 30 tonneltografica, conoscono bene uno di questi capilate, armata con un cannone da 18 libbre, al tani: è il Rett Butler di “Via col vento”, piroscafo a ruote laterali V. H. Ivy, da 454 t, magistralmente interpretato da Clark Gable, le con un pezzo da 15 libbre, al bark Matilda, da cui imprese navali, tuttavia, nel film che ha 400 tonnellate, con 6 cannoni, al piroscafo immortalato il celebre romanzo, sono molto Dove, da 1.180 tonnellate, con ben 8 cannoni, sminuite. e tanti altri. marzo-aprile 2016 29 LegaNavale.qxp_Lega Navale 23/03/16 16:53 Pagina 30 Lo scontro a fuoco tra il CSS Alabama e la corvetta unionista Kearsarge, avvenuto nelle acque della Manica al largo di Cherbourg il 19 luglio 1864, si concluse dopo un duro combattimento, con l’affondamento della nave confederata La documentazione sulla attività operativa di molti di loro è lacunosa, o è andata distrutta o volutamente dispersa; non tutte entrarono in servizio o riuscirono ad effettuare regolari crociere di guerra, ma va ricordato che la loro presenza condizionò molto l’efficacia del blocco nordista. Anche se questo, nel corso di tutta la guerra, catturò o affondò un migliaio di navi dirette nei porti confederati (in genere unità di piccolo – medio cabotaggio), i sudisti riuscirono, nello stesso periodo, ad eludere la presenza unionista portando positivamente a termine oltre 8.200 violazioni. Inoltre, entro la durata della guerra, i corsari oceanici affondarono oltre 220 navi unioniste, tra mercantili, militari e baleniere; mentre decine e decine di navi unioniste vennero inviate a caccia di “vascelli fantasma”, distogliendole dal loro servizio nel blocco navale. I principali vascelli corsari che operarono nella Confederate State Navy furono il Sumter, che catturò o affondò 18 navi, il Florida (58 30 marzo-aprile 2016 navi catturate), l’Alabama (64), il Tallahassee (39) e lo Shenandoah (38), mentre altri come il Georgia, il Rappahannock, il Nashville, il Chickamauga, il Clarence, il Tacony, lo Stonewall e l’Olustee non ottennero risultati o furono affondati prima di entrare in azione. Il primo di questi corsari fu il comandante Raphael Semmes, che aveva trasformato un piccolo vapore ad elica da 437 t, il piroscafo già spagnolo Marquis de Habana, nel Confederate State Ship (CSS) Sumter e di cui assunse il comando partendo da New Orleans il 18 giugno 1861; dopo essere sfuggito al blocco nordista, catturò la sua prima preda poco lontano dalla costa. Dopo aver operato attorno a Cuba e alla Martinica fece rotta verso l’Europa catturando in tutto 18 navi fino a che non venne sorpreso, mentre carbonava, da tre navi da guerra unioniste che lo stavano braccando. Nell’impossibilità di combattere contro un nemico così superiore, che d’altronde non poteva colpirlo essendo in porto neutrale, decise di mettere in disarmo l’unità e l’equipaggio tornò in Patria. LegaNavale.qxp_Lega Navale 23/03/16 16:53 Pagina 31 Una bella immagine pittorica dell’incrociatore corsaro confederato Shenandoah, il cui nome, proprio di una regione della Virginia, è derivato da un'espressione dei nativi americani, e significa "Bella figlia delle stelle"; questa nave ebbe una vita operativa tanto lunga, fruttuosa e onorevole da essere ricordata ancora oggi Il CSS Alabama invece, un tre alberi di 67 metri con 8 cannoni e propulsione ausiliaria, fu costruito su ordinazione in Inghilterra e posto al comando dello stesso capitano Semmes; in due mesi di crociera nell’Atlantico catturò o distrusse 20 navi, poi si spostò sui banchi di Terranova intercettando le navi nordiste che trasportavano grano in Europa, quindi si spostò a Port Royal, in Giamaica, poi in Brasile per attraversare lo stretto di Magellano e raggiungere l’Oceano Indiano attraversando il Pacifico e quindi il Mare di Giava, catturando circa 30 prede. “Daar kom die Alibama” Infine, dopo una sosta in Sudafrica a Simon’s Town, tornò nell’Atlantico, raggiungendo il porto francese di Cherbourg per fare carenaggio, ma all’uscita era atteso dalla corvetta unionista Kearsarge che l’affondò in combattimento il 19 luglio 1864. In totale aveva colato a picco o requisito ben 64 navi. Anche il CSS Florida, un incrociatore da 58 metri, anch’esso con 8 cannoni, fu costruito in Inghilterra sotto il falso nome di Oreto, e poi portato alle Bahamas dove venne convertito in incrociatore corsaro, ma ebbe un incredibile numero di gravi contrattempi, a partire da difficoltà di approvvigionamento e trasferimento delle armi, fino ad una letale epidemia di febbre gialla che decimò l’equipaggio riducendolo ai minimi termini. Il comandante John Newland Maffit. un tenente di vascello di 42 anni, anch’egli malato, fu costretto a rientrare in Patria, a Mobile, forzando il blocco, per sostituire l’equipaggio e completare l’allestimento della nave. Quindi tornò nuovamente a passare fra le navi unioniste del blocco per effettuare un raid prima nelle Indie Occidentali, poi sulle coste del Brasile ed infine nuovamente nelle Indie Occidentali; infine attraversò l’Atlantico per la Francia. Tornò quindi nelle Indie Occidentali, per poi raggiungere il Brasile, ancorando a Bahia, dove era presente anche il Wachusett, un grosso sloop a vapore unionista. Confidando marzo-aprile 2016 31 LegaNavale.qxp_Lega Navale 23/03/16 16:53 Pagina 32 nella neutralità del porto, Maffit permise alconsegnarsi agli inglesi per non arrendersi all’equipaggio di recarsi a terra, ma nella notte l’Unione, e il 6 novembre 1865, sei mesi dopo il Wachusett speronò e abbordò la nave confela fine della guerra, lo Shenandoah fece il suo derata, violando i diritti degli Stati neutrali. Il ultimo “ammaina” nel porto di Liverpool. La Florida venne condotto negli Stati Uniti da un sua bandiera di combattimento è oggi conservata, equipaggio di preda eludendo un vascello bracon il dovuto rispetto e ammirazione, nel siliano posto a garanzia della neutralità, ma la museo della Confederazione, a Richmond, in sfacciata violazione fece nascere uno scandalo Virginia. tale che il comandante del Wachusett fu coMolto ci sarebbe da aggiungere sulle appassiostretto a dare le dimissioni, e il Florida venne nanti avventure che questi marinai hanno visrestituito alla Confederazione. suto per la loro causa (non erano violatori di Ma poco lontano, sulla rotta del ritorno, l’atblocco, ma equipaggi militari) in tutti i mari tendeva una nave da guerra unionista che l’afdel mondo, ma quello che importa è ricordare fondò a cannonate. Nella sua carriera aveva che in tutte queste azioni di guerra ci furono catturato 58 navi. (c’est la guerre) alcuni morti e feriti, anche se Il CSS Shenandoah, infine, un tre alberi a propochissimi, però mai nessun equipaggio catpulsione mista di 70 metri, armato con 8 canturato venne abbandonato a se stesso ma noni, fu l’ultima delle navi corsare più famose. venne portato a bordo della nave corsara, cuEntrata in servizio il 20 ottobre 1864, al rato, confortato e poi sbarcato alla prima occomando del tenente di vascello James Waddell, casione, nessuno subì maltrattamenti e la operò inizialmente lungo le coste australiane, stessa mortalità a bordo (dove esisteva un sia dove affondò 6 navi, per poi trasferirsi nel pur minimo ma efficiente servizio sanitario) Pacifico settentrionale, teatro di lavoro delle si limitò ad un numero esiguo di uomini. baleniere dell’Unione, distruggendone 32, ma Spesso, anche se sembra strano, nella guerra a bordo dell’ultima preda venne trovato un emergono sconosciute figure di gentiluomini. giornale che parlava della grave sconfitta sudista Sotto qualsiasi bandiera. di Appomattox; Waddel, però, continuò a navigare fino a che, il 2 agosto 1865, fu informato da una nave inglese della caduta della Confederazione. Benché invitto sul mare, continuare una guerra privata significava varcare la “sottile linea rossa” che divide il corsaro dal pirata, con tutte le sue poco gradevoli conseguenze. Visitatori a bordo del corsaro confederato Shenandoah durante la sosta effettuata da questo nel porto di Melbourne, in Australia (State Library of Victoria, Melbourne) Così decise di 32 marzo-aprile 2016 LegaNavale.qxp_Lega Navale 23/03/16 16:53 Pagina 33 Samuel Plimsoll l’amico dei marinai Modello della prora di un portacontainer con le Plimspll mark di Italo Ottonello U Non era un uomo scaltro, come oratore non era brillante, come scrittore era piuttosto modesto, ma aveva un grande cuore n viaggiatore americano, durante un suo tour europeo nel 1875-76, trascorse alcune settimane a Londra, dove visitò il Parlamento; per una strana coincidenza, durante la sua visita fu testimone di un fatto che lo impressionò molto. Un giorno, vide un membro del Parlamento precipitarsi nell’Inner Lobby (una sala fruibile ai visitatori) in uno stato d’incontenibile eccitazione, agitando le braccia e mostrando i pugni, esplodendo in esclamazioni come “I responsabili li smaschererò, tutti!”, “Imbroglioni!” e “Bugiardi!”. Più tardi apprese che quel deputato era Samuel Plimsoll, infuriato perché il suo progetto di legge sulla Marina Mercantile, era stato appena lasciato decadere da Disraeli, allora Primo Ministro. Era il giorno cosiddetto della Samuel Plimsoll, olio su tela conservato presso il National Maritime Museum di Greenwich, a Londra, collezione Caird “Strage degli Innocenti”, in cui il Governo escludeva tutti i progetti che non sarebbero stati portati all’esame dell’aula in quella sessione. Il progetto di Plimsoll, tendeva a proteggere i marinai dal pericolo di essere mandati in mare su navi inadatte alla navigazione, dato che molto spesso queste navi lasciavano il porto con l’unica prospettiva del premio dell’assicurazione. In questo modo le vite degli equipaggi erano di conseguenza messe a repentaglio, e i poveri marinai non avevano alcun mezzo legale di rivalsa. Il progetto di legge che Disraeli aveva fatto decadere, prevedeva, fra l’altro, che se un quarto dei marinai avesse presentato ricorso contro le qualità nautiche della nave, dovesse essere disposta una perizia, trattenendo la nave stessa fino alla esecuzione di quest’ultima e marzo-aprile 2016 33 LegaNavale.qxp_Lega Navale 23/03/16 16:53 Pagina 34 Il naufragio del mercantile Adonis, da una stampa del XIX secolo; spesso queste tragedie “annunziate” riguardavano vecchie carrette del mare costrette a navigare ad oltranza da armatori senza scrupoli che mandavano così a morte sicura interi equipaggi che, in caso fosse stata giudicata inadatta a navigare o lacunosa nelle dotazioni, gli stessi marinai sarebbero stati esentati da adempiere il loro contratto, salvo non fossero eliminati i difetti riscontrati. In Parlamento, quella sera, si pensò che il comportamento eccitato di Plimsoll avrebbe distrutto la sua reputazione e compromesso la possibilità di far passare il progetto. Al di fuori del Parlamento, tuttavia, l’effetto fu esattamente contrario, attirando presso il pubblico la comprensione dei suoi meriti sostanziali, ed il Governo fu costretto a rimetterlo in calendario per riesaminarlo. L’anno successivo (1876), fu approvata una legge più completa e perfetta, basata sugli stessi principi. Quello che segue è il racconto di come tutto questo accadde. 34 marzo-aprile 2016 La famiglia e gli inizi Samuel, nato a Bristol il 10 febbraio 1824, quarto figlio di Thomas Plimsoll, un distinto uomo d’affari la cui famiglia, per generazioni, era stata benestante; ma una serie di rovesci economici quando Samuel era ancora piccolo, influenzarono la sua prima giovinezza, obbligandolo presto a cercare la propria strada nel mondo. Ancora quindicenne, la sua famiglia si trasferì a Sheffield dove, ultimati gli studi, il ragazzo entrò come apprendista in uno studio legale. In meno di due anni, tuttavia, fu costretto a rinunciare agli studi di legge per questioni economiche e si fece assumere nella birreria di Mr. Birch, il sindaco di Sheffield, dove, per la sua energia e la sua risolutezza, raggiunse posizioni di responsabilità, nonostante la giovane età. Fermo e determinato, si dedicò a molte inizia- LegaNavale.qxp_Lega Navale 23/03/16 16:53 Pagina 35 Il vapore a pale Rothsay Castle, invece, quando affondò al largo del Galles nell’agosto del 1831, aveva il capitano ubriaco, 60 centimetri di acqua in sala macchine, le pompe non funzionanti e nessun mezzo di salvataggio, se non una lancia con una falla e senza remi. Le vittime furono 130 su 153 trasportati tive altruiste e caritatevoli. Mosso dal bisogno di più ampi orizzonti entro cui dare sfogo alle proprie energie, lasciò Sheffield e andò a Londra, impegnandosi, con un piccolo capitale, nel commercio del carbone, ma la sua prima impresa non ebbe successo ed egli vi perse il poco che aveva. Fu allora che, per necessità, dovette andare a vivere in una casa-alloggio per non abbienti. In questi frangenti, Plimsoll osservava attentamente tutto ciò che gli accadeva attorno, per cui apprese molto della vita e del carattere dei lavoratori, imparando a rispettarli, ed anche ad ammirarli. L’epifania dei coniugi Plimsoll Chi era dunque quest’uomo, eccitato ed indisponente, determinato ed empatico, che nelle notti tempestose si commuoveva al pensiero dei marinai nella burrasca? E come riuscì a trascinare una nazione dalla propria parte, e a diventare l’amico dei marinai ? Plimsoll non era un marinaio, né inventò la Marca di Bordo Libero nota come Plimsoll Mark o Occhio di Plimsoll, e forse non aveva neanche il merito per essere identificato come anima della lotta per i diritti dei marinai. Era un commerciante di carbone senza esperienze nautiche che, in seguito, diverrà parlamentare in un collegio elettorale, Derby, oltretutto privo di sbocchi sul mare. Nel suo impegno, godeva del totale appoggio della moglie Eliza, e riconobbe come lei, dopo averlo incoraggiato a farvi fronte, lo avesse appoggiato e seguito in ogni manifestazione. La sua dedizione era tale che fu lei a proporre al marito di vendere la loro casa, quando dovette difendersi dalle accuse di diffamazione dei suoi avversari. Una così ferma determinazione, nasceva da un episodio che vissero insieme sulla spiaggia di Redcar (North Yorkshire), quando la nave con cui Samuel rientrava da Londra, approdò, superando una terribile tempesta in cui molte altre erano affondate. Mentre si trovavano sulla riva, circondati da parenti di marinai in ansia e da vedove di uomini che non ce l’avevano fatta, grati per essersi ritrovati, fecero marzo-aprile 2016 35 LegaNavale.qxp_Lega Navale 23/03/16 16:53 Pagina 36 della protezione dei marinai, lo scopo della loro vita. I suoi contatti d’affari lo condussero ad ascoltare una gran quantità di naviganti, le loro condizioni di vita e le relazioni con gli armatori, accumulando tanti fatti e motivazioni di rimostranze da risolversi a lottare per ridurre le ingiustizie alle quali erano sottoposti questi suoi protetti. Resosi conto dei risultati che aveva ottenuto mandando lettere e documenti ai giornali, Samuel capì che era necessario un appoggio alla Camera dei Comuni. Decise pertanto di entrare in Parlamento e, nel 1865, si presentò come deputato della città di Derby ma non fu eletto. Fu più fortunato nel 1868, ed ottenne il seggio per i Liberali, con una larga maggioranza, principalmente per merito delle classi lavoratrici, che in lui avevano individuato un energico difensore dei diritti democratici. Anche quando la London, una nave mista, affondò con la perdita di quasi 300 anime, tra passeggeri ed equipaggio, l’inchiesta concluse che “dal momento che la nave aveva navigato in quelle condizioni già in precedenza, non c’era alcun colpevole”. In Parlamento Plimsoll ebbe bisogno di tempo per affermarsi come parlamentare; il suo primo progetto di legge sulle ferrovie non ebbe successo. Non solo non trovò appoggi alla Camera dei Comuni, ma fu anche rimproverato di far perdere tempo al Parlamento. Fu allora che egli incontrò il suo uomo, James Hall, un armatore di Tyneside che, già da alcuni anni, promuoveva l’idea di adottare una marca o linea di massimo carico: una riga convenzionale posta sul bagnasciuga, che indica la massima immer- Le accuse agli armatori Gli armatori sovraccaricavano le navi, e lo stesso carbone, imbarcato alla rinfusa, si spargeva sul ponte intasando gli ombrinali. Per poter trasportare un carico sempre maggiore, talvolta ricorrevano perfino ad allungare le navi. Ma una scorrettezza ancor più grave, era la truffa assicurativa delle coffin ships (bare naviganti) che consisteva nel ridipingere e cambiare nome a navi in cattivo stato, per mandarle allo sbaraglio assicurate per un valore eccessivo, lucrando sulla loro perdita. Circa cinquecento marinai annegavano così ogni anno, e nel 1871 un rapporto del Board of Trade riferiva che “856 navi affondarono entro le dieci miglia dalla costa britannica in condizioni meteo non peggiori di ‘vento fresco’ (forza 6 ndr)”. Altro problema era quello dei marinai: se, dopo essersi arruolati, constatavano il cattivo stato della nave e rifiutavano d’imbarcare, erano puniti con tre mesi di prigione, che molti accettavano piuttosto che rischiare la vita. In una di tali occasioni, un intero equipaggio rifiutò di salpare, e gli armatori lo sostituirono con uno di ragazzi d’età inferiore a 17 anni, che morirono tutti, quando la nave affondò, e, trattandosi “solo” di un mercantile, non ci fu una pubblica inchiesta. 36 marzo-aprile 2016 Benjamin Disraeli, rappresentante del partito conservatore e per due volte primo ministro del Regno Unito, fu un acerrimo avversario di Plimsol nella sua tenace lotta in favore della gente di mare LegaNavale.qxp_Lega Navale 23/03/16 16:53 Pagina 37 sione accettabile per un determinato carico (in base alle condizioni climatiche in cui dovrà navigare), come misura di sicurezza per garantire una certa riserva di spinta all’unità, ed evitare tragedie dovute ai sovraccarichi di merci. L’idea di Hall non era nuova; era stata adottata già nel XII secolo sulle navi venete, rappresentata da una croce, e su quelle di Genova, formata da tre linee orizzontali. Ma Plimsoll iniziò a tenere conferenze sullo stato del traffico marittimo e a raccogliere informazioni sui traffici più o meno legali, sentì i marinai, le loro vedove, i capitani, gli armatori, i costruttori e chiunque fosse disposto a parlargli. Con questo bagaglio, nel 1871, presentò al Parlamento il suo primo progetto di legge sul traffico mercantile e l’opposizione venne allo scoperto. Divenne subito chiaro che in una Camera folta di armatori con forti interessi, il progetto non poteva avere un cammino facile. Dopo aver subito una serie di controlli ed ostacoli, Plimsoll si rivolse alla Nazione per supporto, e si ritirò nel Cumberland a scrivere un libro, Our Seamen, An Appeal che diverrà famoso. Stampato nel 1873 in 600.000 copie, condensandovi la sua indignazione e le prove degli abusi che aveva raccolto, fu probabilmente uno dei testi più importanti nella storia della marineria, ampiamente ripreso dalla stampa, ed ebbe tra gli altri, il sostegno del Times. Le denunce di Our Seamen In che cosa tutto ciò sia consistito, si può apprendere delle pagine del suo libro. Egli indirizzò contro gli armatori un terribile atto d’accusa, che fece sussultare l’Inghilterra, riassunto in questo passaggio: “Ci sono molte centinaia di vite perse ogni anno per naufragio e, nella maggior parte, lo sono per cause facilmente prevedibili. Posso anche dire che non sarebbero perse, se la legge riservasse ai marinai le stesse attenzioni che riserva agli altri cittadini. Un gran numero di navi viene regolarmente mandato in mare in condizioni disastrate o con equipaggi talmente insufficienti, che riescono a raggiungere la destinazione solo con tempo buono e molte di esse sono così sovraccaricate che per loro è quasi impossibile raggiungerla, se il tempo è molto brutto. Posso dimostrare che, solo da queste due cause (...) deriva più della metà delle nostre perdite”. Cosa che non preoccupava gli assicuratori, perché la parte di rischio assunta da ciascuno era piccola, essendo ripartita tra più soggetti e di conseguenza le perdite erano modeste, mentre eventuali contestazioni sarebbero state impossibili essendo le navi in oggetto, finite in fondo al mare. Sulle navi a coperta continua i cantieri aggiungevano un altro ponte di carico, appesantendole e innalzandone troppo il centro di gravità. Per imbarcare un carico maggiore, talvolta l’alloggio equipaggio era riempito di merci, obbligando gli uomini a dormire sul carico. I marinai non avevano diritti; il vitto era orribile, ed una volta Plimsoll scoprì un barile di alimenti vecchio più di 40 anni. Ma non tutte le reazioni ad Our Seamen furono favorevoli. Come contromisura, invero piuttosto disperata, un armatore pubblicò un libello dal titolo ”The Plimsoll Sensation – A reply” che ne confutava le tesi. Presso il Governo fu ridicolizzato perché aveva la “colpa” di essere astemio, cosa non vera, e poi fu accusato di follia, per Tardivamente, ma anche il riconoscimento delle autorità cominciò a giungere a colui che tanto aveva essersi fatto influenzare lottato per i marinai; un busto in ricordo di Plimsoll dalla propria moglie, fatto nel porto di Bristol marzo-aprile 2016 37 LegaNavale.qxp_Lega Navale 23/03/16 16:53 Pagina 38 vano raggiunto un punto tale che opporglisi era come associare al proprio nome un marchio d’infamia. Norwood, tuttavia, non smise mai di tentare di vendicarsi. Trionfi tardivi in parlamento Da questo momento l’enorme attenzione della stampa attirò l’entusiasmo su Plimsoll: il Paese non aveva più dubbi sulle sue tesi, ed egli appariva sui giornali e sui periodici dell’epoca, sostenuto dalla gratitudine dei marinai e delle loro famiglie. Il suo libro e l’appoggio che ottenne, riuscirono a conseguire la nomina dell’auspicata Commissione d’Inchiesta Reale ma, le conclusioni a cui la stessa giunse, furono deludenti. Dopo un anno, non solo non era riuscito a far adottare una marca o linea di carico, ma dovette fronteggiare ulteriori difficoltà. Una società di navigazione, lo citò in giudizio per diffamazione, accusandolo di aver fatto circolare dei documenti della Commissione, sul conto di una delle proprie navi, interpretati in senso colpevolista, ma fu fortunato ad uscirne per un vizio di procedura. Plimsoll lottò per le riforme in cui credeva e percorse il Paese perché prendesse consapevolezza del problema, mentre continuava a tenerlo vivo alla Camera. Ma quando, al termine della sessione del 22 luglio 1875, il suo progetto di legge sul traffico marittimo fu rimandato ancora una volta dal premier Disraeli, egli perse il controllo. Dopo il sostegno Una volta adottata la Plimsoll mark, ci fu, tra gli armatori, anche delle masse acclamanti, le tredici accuse di qualche entusiasta che ne fece il logo della propria società di diffamazione, la perdita della propria casa, il navigazione libro, una campagna interminabile, Plimsoll diede sfogo alla sua collera in modo spettacoche ne avrebbe provato l’insanità mentale. lare. Infrangendo il protocollo della Camera, Parecchi armatori, inoltre, compreso Charles secondo cui un solo memNorwood, deputato liberale bro alla volta poteva stare di Hull, lo citarono per diffain piedi, quando Disraeli mazione. Il processo ebbe s’alzò egli rifiutò di sedersi, luogo a Liverpool e Norwood chiamò assassini gli armaperse la causa perché, proprio tori e furfanti i membri la nave sovraccaricata che della Camera che li protegPlimsoll aveva citato nel suo gevano. libro, dovette essere in parte Invitato a lasciare l’Aula urscaricata per poter superare lò, batté i piedi e, agitando la barra sul fiume Tyne. il pugno verso lo Speaker, La sconfitta di Norwood uscì gridando, cosa che colpì spinse molti altri armatori a Anche un notissimo tipo di scarpe da ginnamolto il viaggiatore ameriritirare le proprie azioni legali stica ricevette, come nome del modello, quello cano citato all’inizio. Nelcontro Plimsoll; le cose avedi questo benefattore dei marinai 38 marzo-aprile 2016 LegaNavale.qxp_Lega Navale 23/03/16 16:53 Pagina 39 l’occasione Eliza, dalla “galleria delle dame”, lanciava copie della sua protesta sulle teste dei giornalisti, seduti proprio al disotto. Come ci si attendeva, la stampa fu dalla sua parte, e questo fu il momento più alto della carriera di Plimsoll, anche se una settimana dopo fu obbligato a scusarsi per la sua condotta. Nel 1876 Disraeli non poté più opporsi a che il Progetto provvisorio fosse sostituito da una legge definitiva (Merchant Shipping Act) che stabilì un linea di carico obbligatoria, o Plimsoll Mark, nome con cui fu nota da subito. Ma le difficoltà del riformatore non erano terminate: Norwood, che in precedenza l’aveva trascinato in tribunale, avanzò alla legislazione l’idea di una linea di carico a cura dell’armatore, che lo stesso poteva posizionare a suo piacimento. Un capitano, un gallese di Cardiff, la pose sul fumaiolo della propria nave. La legge fu un trionfo dell’opinione pubblica sugli interessi particolari, ma non una vittoria definitiva. Ci vollero ancora quattordici anni prima che fosse imposta una linea di carico obbligatoria, e Plimsoll si rese conto che c’era ancora da fare. Quando questa divenne operativa, egli rivolse la propria attenzione verso misure atte a regolare i carichi sul ponte e sul trasporto di bestiame. Fino alla sua morte nel 1898, egli rimase un elemento indispensabile per qualsiasi movimento impegnato nella tutela del benessere dei marinai. Cosa sopravvive dell’opera di Samuel Plimsoll Nel frattempo, in Gran Bretagna, molte strade ricevevano il suo nome; nel 1875 Samuel e sua moglie assistettero al varo del Samuel Plimsoll, un clipper della lana dell’Aberdeen Line, che iniziò a trasportare migliaia di emigranti in Australia. La sua polena, raffigurante Samuel in redingote, oggi è conservata nel Maritime Museum australiano di Perth. Oltre alla famosa Marca di Plimsoll, anche il nome plimsolls, dato alle scarpe da ginnastica di tela, fu un omaggio nei suoi confronti; essendo di gomma sotto e di tela sopra, potevano essere immerse in acqua, in sicurezza, fino ad un certo punto, proprio come una nave da carico. C’è ancora un altro riconoscimento: il logo della Metropolitana di Londra, creato quale duraturo tributo a lui ed alle sue lotte per la giustizia. Infine, il riconoscimento che forse più di tutti viene continuamente mostrato ai londinesi: “the Tube”, ossia la metropolitana di Londra, ha adottato la Plimsoll mark come proprio logo Uomo leale, determinato, totalmente dedito agli altruistici scopi che s’era prefisso, combatté la sua grande battaglia a favore dei marinai britannici, contro forze spesso impari, risparmiando a migliaia di uomini una tomba d’acqua, per affermare i diritti del più semplice, coraggioso e sfruttato gruppo di lavoratori della Gran Bretagna. Il che gli valse, oltre ad un posto tra i migliori dei suoi connazionali, il titolo, più onorevole di un rango nobiliare, di Amico dei Marinai. La sua lezione rimane valida anche oggi: la sicurezza in mare è ancora un problema e la vita, non solo e non necessariamente in mare, è a volte ancora sacrificata al profitto, come dimostra la cronaca d’ogni giorno. marzo-aprile 2016 39 LegaNavale.qxp_Lega Navale 23/03/16 16:54 Pagina 40 Quando le navi andavano a vela di Ciro Paoletti T anti si estasiano davanti a quadri e stampe di velieri antichi. Ne sentono il romanticismo, l’aura d’avventura, il fascino… perché non ci hanno mai viaggiato sopra, specie come marinai. E non è che gli ufficiali se la passassero meglio. Puzzolenti, malsane, scomode all’inverosimile, con un vitto pessimo, acqua putrida o salata, turni di lavoro massacranti e igene inesistente… Ma erano sempre le regine dei mari Aria di mare e aria di nave Tutti gli scrittori di marina, medici o no, hanno sempre concordato sul fatto che non vi fosse aria migliore di quella di mare: purissima, generalmente poco umida tranne che nella zona torrida, era generalmente più temperata che a terra, a parità di latitudine. Ma se l’aria marina era pura e asciutta, quella all’interno 40 La spartana sistemazione per il sonno dei marinai, forse non doveva essere la peggiore di tutte, dal momento che, naturalmente in locali adeguati e non tra gli affusti dei cannoni, è stata in uso anche nella Marina Militare fino ai primi Anni ’60 dello scorso secolo; in apertura, marinai britannici pronti alla distribuzione del “grog”, da una stampa della metà del XIX secolo marzo-aprile 2016 della nave era pestilenziale. Fino a quando non iniziò a migliorare a metà Ottocento, la ventilazione, scarsissima, rendeva l’aria all’interno del bastimento, specie nelle parti basse, viziata, umida e calda, un vero attentato alla salute. “De’ gaz pestilenziali, come l’idrogeno sulfurato, l’ammoniaca ecc. prodotti dall’emanazione tanto animali che vegetabili, la respirazione di più centinaia di uomini rinchiusi in un brevissimo spazio, il fetore delle vettovaglie poste in locale privo affatto di ventilazione, e la corruzione delle acque stagnanti nella sentina rendono l’aria interna del vascello la più malsana che si possa.” Da dove venivano i gas pestilenziali? LegaNavale.qxp_Lega Navale 23/03/16 16:54 Pagina 41 La branda intelaiata era di livello leggermente superiore; questa si trova all’interno della Victory, in Inghilterra, e mostra il corredo del suo appartenente, un graduato dei Royal Marines La branda per ufficiali, sempre dalla Victory, era sul tipo di una culla, e quella di Nelson era simile a questa, anche se a vederla non dà l’idea del massimo comfort Bé, in primo luogo dai topi morti. Tutte le navi avevano topi (o ratti, ma per comodità li definiremo tutti topi) e se qualcuno si è mai trovato un topo morto in cantina, sa bene che odore sprigiona. Ebbene, se si pensa a quante migliaia di topi potevano esserci a bordo e a quanti di essi potevano morire nel corso dell’anno, l’aria sicuramente ne risentiva. Aggiungiamoci l’aroma delle loro deiezioni solide e liquide e avremo un profumo indimenticabile. A questa miscela bisogna aggiungere il puzzo dei commestibili che si avariavano regolarmente, quello dell’acqua di sentina, corrotta dal contatto col legno e col catrame, dalle colature d’acqua di mare o di altri liquidi attraverso i ponti, incluso l’olio lubrificante da macchina (che fino alla produzione di massa dei derivati del petrolio era il normalissimo quanto deperibile olio d’oliva) e dall’ossidazione generata dal contatto coi pani di ferro della zavorra e avremo qualcosa che avrebbe fatto invidia a una puzzola. Ultimo tocco, l’odore sprigionato dai corpi male o non lavati di centinaia di uomini dell’equipaggio e dai loro vestiti, altrettanto poco o mal lavati. Chi non ne ha un’idea si ritenga fortunato, chi ce l’ha non ha bisogno di spiegazioni. Certo, ogni mattina l’equipaggio lavava i ponti, con tanta acqua di mare, ripassandoli poi con acqua e sabbia e strofinandoli con delle pietre levigate. Un bellissimo spettacolo di ordine e pulizia, come negarlo? Ma erano pure altre scolature che, se non trovavano subito la via del mare attraverso gli ombrinali, finivano nella sentina. Le innovazioni a partire dagli Anni ’50 dell’Ottocento avevano fatto miracoli per l’aria interna. Era migliorata la ripartizione della stiva, del “covertino”, il copertino (o, alla francese, falso frapponte) e del corridoio rendendo più agevole la circolazione dell’aria. L’adozione delle casse da acqua in lamiera aveva consentito di elevare e spostare verso prora la dispensa, aerandola meglio. L’introduzione delle casse metalliche per il biscotto e i viveri ne aveva ridotto il tasso di marcescenza e di conseguenza il fetore. Infine alcuni cibi della razione erano stati sostituiti da altri, in scatola o meno deperibili, contribuendo così a una diminuzione dei cattivi odori. Più in basso, l’introduzione dei rubinetti da stiva permetteva di far fluire acqua fresca nei canali di sentina, eliminando quella corrotta. L’acqua si scaricava per mezzo delle nuove e più perfezionate pompe e le trombe a vento e i ventilatori (“ventilatoj”) insieme all’introduzione dei portellini nella “covertetta” (l’odierno 2° corridoio o 2ª batteria) che prima ne era priva, consentivano di dare aria e luce a parti che negli antichi vascelli erano abitate, ma buie e a malapena rischiarate da fumosi lumini a olio. Con tutto ciò l’interno d’una nave non era il posto più comodo in cui abitare. marzo-aprile 2016 41 LegaNavale.qxp_Lega Navale 23/03/16 16:54 Pagina 42 Lo spazio abitabile era già molto, perché fino a prima della Rivoluzione Francese, le navi portavano una sola branda per due uomini, perché nell’età della vela metà della ciurma era sempre di guardia, e non c’erano né spazio né tela da sprecare, per cui, fra l’altro, non le si poteva nemmeno lavare e infatti non si lavavano ed erano lerce e puzzolenti da far paura. Ne esistevano tre tipi: l’americana, l’intelaiata e l’inglese. L’intelaiata era riservata ai guardiamarina, ai sottufficiali e agli ammalati e consisteva in un telaio rettangolare di legno, la cui parte centrale era occupata da un pezzo di tela olona su cui si potevano sistemare un materasso e le coperte. La branda inglese, riservata ai soli ufficiali, era simile alla precedente, ma somigliava più a una culla che a una branda vera e propria. La gente invece usava la branda americana, o branda a sacco, definizione, questa, detestata dai puristi. Si chiamava “americana” perché gli spagnoli l’avevano copiata dai caribi, che l’usavano per non farsi mordere dai serpenti e dagli insetti velenosi, e la chiamavano hamacki, per cui era stata introdotta sotto il nome di amaca sulle navi, dalle quali si era poi sparsa in tutte le marinerie. Mentre i francesi l’avevano chiamata hamac e gli inglesi hammock, gli italiani, seguendo, si diceva, Amerigo Vespucci, l’avevano chiamata “branda” dal verbo brandire, che nell’Italiano della fine del Quattrocento significava muoversi (mentre Pascoli quattro secoli dopo l’avrebbe adoperato nel senso sia di tremare che di muoversi in maniera esitante) perché, essendo Esisteva un altro impiego per le brande che, debitamente arrotolate, venivano rizzate in coperta prima del combattimento, fungendo da validi paracolpi alle fucilate dei tiratori nemici accomodati nelle coffe. In sospesa, non staquesto dipinto giapponese vediamo la controplancia della Mikasa, con l’ammiraglio Togo, prima della batva mai ferma e taglia di Tsushima In quest’atmosfera pesante e poco salubre, vivevano ufficiali e marinai e ci stavano anche stretti. Nelle navi, si sa, lo spazio e ridotto; nel passato, prima dell’affermazione del vapore, era ancor più ridotto, per via dei pezzi di rispetto necessari a navigare e, soprattutto, per la gran quantità di marinai necessaria alla manovra. Per citare alcune delle navi più note, la Golden Hind di Francis Drake, era lunga 36 metri (ma solo 31 di scafo) ed aveva una sessantina di uomini d’equipaggio; il Wasa era lungo 69 metri, ma doveva portare 150 marinai e 300 soldati, la Victory, 69 metri tutto incluso, portava 800 uomini, il Re d’Italia, 84 metri, aveva 550 fra ufficiali e marinai. Prendiamo la Victory: ognuno dei tre ponti di batteria, con una superficie non superiore agli 890 metri quadri, dava un metro quadro a testa agli uomini, che però, dividendosi nei tre ponti, potevano usufruire di ben 3 metri quadri per uno. In questo spazio ridotto si ammassavano sia i marinai che i soldati imbarcati, i quali, per dormire, disponevano di brande. Ed 42 marzo-aprile 2016 LegaNavale.qxp_Lega Navale 23/03/16 16:54 Pagina 43 si muoveva secondo le oscillazioni della nave. La branda non in uso restava arrotolata e legata, disposta con le altre nelle impavesate lungo la tolda, perché la ventilazione vi impedisse la generazione di insetti. Quando serviva, cioè a fine guardia o al tramonto, il marinaio la rintracciava grazie al numero dipinto sopra, l’apriva, ne fissava gli estremi alle apposite verghe di La spartana mensa dell’equipaggio, suddivisa per “ranci”, ossia gruppi di marinai e situata sul ponte di ferro messe pabatteria, dove del resto il personale dormiva sulle brande, era uno dei rari luoghi di socializzazione a bordo rallelamente su ciascun baglio cese di solito stavano appena un po’ meglio del ponte e ci si metteva a dormire. dell’equipaggio: il capitano era l’unico ad Sulle navi da guerra della seconda metà delavere una cabina tutta per sé, a poppa, che serl’Ottocento ve ne dovevano essere due per viva a lui da alloggio e a lui e a tutti gli altri da uomo, per poterle lavare frequentemente, nesala nautica, ufficio e sala da pranzo. cessità tanto più sentita da quando, coll’adozione Gli ufficiali di solito avevano una camera in del vapore, era comparso il carbone ad occupare comune tutta per loro, e spesso era l’anticai corridoi, ormai destinati a carbonili. mera della cabina del comandante. Solo nelPer di più il rifornimento di carbone, l’odiato l’Ottocento cominciarono a comparire le “carbonamento” a cui partecipava tutto l’equiprime cabine, moltiplicatesi poi fino ad allogpaggio, non solo sporcava corpo e abiti, ma giare un solo ufficiale superiore o due ufficiali riempiva l’intera nave d’una finissima e onniinferiori, o quattro sottufficiali, mentre l’equipresente polvere nera, che richiedeva un lungo e accurato lavaggio di uomini e cose. paggio continuava a stare in branda nei ponti. L’altro mobile di cui disponevano i marinai, e Rimane un punto: cosa si faceva quando si docomunque non in tutte le Marine, era la taveva sbrigare ciò che nel Medioevo si chiavola, che era decisamente mobile, perché, mava “il mestiere del corpo” e nel Settecento come la branda, non solo era pensile, ma ap“una necessaria occorrenza”? pariva e spariva. Al momento del pasto se ne tiravano fuori i pezzi dagli appositi alloggiaIl viaggio alla toilette menti fra un baglio e l’altro, li si applicavano L’anno di grazia 1741, ai 3 di ottobre, il conte per mezzo di ferri sotto ai bagli delle batterie, Carlo Gozzi, Venturiere nell’Esercito della Sesi avvicinavano degli sgabelli, più o meno di renissima Repubblica di Venezia, in viaggio per fortuna, e si mangiava. Alla fine si smontava Zara al seguito di Sua Eccellenza il Provveditutto e si rimettevano i pezzi nei loro posti. tore Generale Querini sulla galera generalizia Gli ufficiali di prima della Rivoluzione Frandella Repubblica, ebbe un’indispensabile e immarzo-aprile 2016 43 LegaNavale.qxp_Lega Navale 23/03/16 16:54 Pagina 44 mia necessità. Gli chiesi la libertà sulla mia occurenza, guardando mansueto i suoi baffi opportuni, ed egli mi fu clemente lasciandomi oltrepassare. Tra il buio e la premura grande mi calai sullo sperone, tenendomi ben forte ad una corda che penzigliava. Calcai sopra una massa molliccia, che gorgogliò molte volte una voce soffocata, come quella d’un asmatico, la necessità stimolatrice e la tenebrìa non mi lasciarono esaminare quella massa ch’io calpestava. Mi sollevai dal mio peso soperchio, non senza spruzzi marittimi che la galera Ben diversa, anche se non certo estremamente confortevole o lussuosa, era la mensa ufficiali; in corso mandava da’che in genere veniva sistemata nel grande locale poppiero del comandante flutti con della violenza a innaffiarmi. Sollepellente necessità e “il luogo comune per alcune vato e risalito, chiesi alla sentinella che fosse quella indispensabili necessità degli uffiziali soleva essere massa molliccia, che gorgogliò una voce senza aruna panchetta balaustrata sopra all’acqua, vicina ticolazione sotto a’ miei piedi. Mi rispose con al timone della galera. Sperai in quella notte oscusomma freddezza ch’ella era un forzato morto di rissima di potermi ivi sgravare d’una delle soprafebbre maligna, a cui doveva aver calcato il petto; dette necessità. Trovai un ordine tremendo nella ch’egli era stato posto ivi al fresco, sin tanto che voce del timoniere, che nessuno dovesse aver l’ars’approdava nell’Istria per seppellirlo in sul lito.” dire di presentare il deretano a quella panchetta, Sui vascelli la situazione era la stessa: ufficiali perché ella corrispondeva ad una finestrella di a poppa, più che altro perché là erano i loro alsotto della stanza di Sua Eccellenza. Il comando loggi, e gente a prua, sulla cosiddetta “serpe”. mi parve disturbatore, ma ragionevole. Il nome non aveva nulla a che vedere coi serChiesi dove potessi andare, e mi fu risposto che il penti, ma veniva dalla somiglianza che aveva meglio era di calarsi con cautela sullo sperone per con la parte della carrozza su cui sedeva il cocprua della galera. M’avviai veloce, colle brache in chiere e che si chiamava serpa o serpe. mano per la corsia (la passerella centrale che Situata fra il castello di prora e l’estremità del solcava la galera da poppa a prua ed ai lati della tagliamare, al disotto e lateralmente al bomquale, in basso, stavano i banchi dei presso, era “considerato come il posto più ignobile rematori,n.d’A.) verso cotesto sperone per prua, ed della nave, dappoiché vi son collocate le latrine dell’equipaggio.” Nella realtà era forse il posto più ho saliti frettolosamente alcuni gradini, che pulito della nave, perché vi si manteneva “una conducono ad alcuni altri gradini per i quali si dinettezza indefessa per mezzo d’un’apposita tromba, scendeva al da me bramato sperone. Un “chi va là” che attinge l’acqua dal mare” ed era sotto la sorenorme di una sentinella morlacca ivi posta, che veglianza d’un gabbiere o, addirittura, d’un sotmi si presentò col fucile, con un viso tenebroso e tufficiale, chiamato “capo della serpe”. con due baffi spannati, trattenendomi, accrebbe la 44 marzo-aprile 2016 LegaNavale.qxp_Lega Navale 23/03/16 16:54 Pagina 45 E col mare mosso? O molto mosso? In quel caso i marinai avevano a disposizione nei ponti in cui dormivano degli imbuti metallici alla murata, il cui orifizio dava fuori bordo e usavano quelli, a tutto vantaggio della sicurezza personale ma non della salubrità dell’aria circostante. Manca un dettaglio: naturalmente non esisteva riscaldamento a bordo, perciò i viaggi invernali magari nell’Atlantico Settentrionale o nell’Artico erano una vera penitenza, mentre ancora nell’era del vapore la traversata del Mar Rosso e dell’Oceano Indiano, specie d’estate, anche da passeggeri di prima classe sarebbe stata un inferno, figuriamoci per i marinai. Alimenti Come si è già detto, la conservazione delle vettovaglie era il problema principale. Imbarcarne di buone era un conto, riuscire a conservarle in navigazione un altro. Umidità e parassiti, topi inclusi, pesavano molto. La già citata introduzione delle casse metalliche in cui conservare le vettovaglie e l’introduzione dei cibi in scatola a metà Ottocento migliorò molto le cose rispetto al passato. Qualsiasi marinaio medievale o dell’età barocca avrebbe toccato il cielo con un dito davanti alle razioni del 1860. Senza entrare nei particolari, qui basterà dire che tutti erano d’accordo che il vitto dovesse essere il più nutriente possibile, per consentire al marinaio di superare le intemperie a cui ogni viaggio l’avrebbe sottoposto. Disgrazia voleva che i cibi più energetici fossero spesso deperibili e, in un periodo in cui la refrigerazione ancora non c’era e a malapena si era arrivati all’inscatolamento e al sottovetro e bagnomaria, la scelta cadeva invariabilmente su vettovaglie secche e salate. I medici però si erano accorti da tempo d’una differenza fra la navigazione oceanica e quella mediterranea. La prima, più lunga, vedeva spesso lo scorbuto comparire e decimare gli equipaggi, la seconda invece, per quanto lunga fosse, era per forza di cose intervallata da frequenti soste in porto e lo scorbuto quasi non sapeva cosa fosse; la peste o il colera magari si, ma lo scorbuto no. Per caso, nel XVII secolo, gli inglesi si accorsero di ciò che il resto del mondo, specie mediterraneo, più o meno già sapeva: il consumo di limoni riduceva e alla lunga eliminava lo Un’immagina risalente agli inizi dello scorso secolo che mostra un momento del vitale (per la nave a vapore) ma non mai abbastanza odiato (dall’equipaggio) carbonamento scorbuto. Che quest’ultimo dipendesse da carenze vitaminiche lo si sarebbe scoperto solo dopo secoli e grazie ai progressi della medicina, che scomparisse grazie ai limoni invece era chiaro da tempo, perciò, dopo gli esperimenti sistematici condotti a partire dal 1747 dal medico di marina James Lind, le navi di Sua Maestà Britannica cominciarono a distribuire agli equipaggi succo di limone quotidianamente, mischiandolo spesso alla prevista Anche la “sanità” aveva la sua grande importanza; nella foto, tratta dal film “Master and commander”, il medico di bordo esegue una difficile operazione per coprire con una placchetta d’argento una ferita al cranio. Operazione (nel film) fortunatamente riuscita marzo-aprile 2016 45 LegaNavale.qxp_Lega Navale 23/03/16 16:54 Pagina 46 razione di grog (mezza pinta di rum e un quarto di acqua), riducendo così i casi di malattia e facendo guadagnare ai marinai il soprannome di Limey “limoncini”. La cura di Lind non servì affatto alle marine mediterranee, dove da tempo immemorabile gli equipaggi avevano vegetali ogni settimana. Sulle galere genovesi del Seicento il vitto di tutti includeva legumi e fagioli, minestra di fave quattro volte a settimana e cipolla quotidiana. Le galere di Nostro Signore il Papa e quelle del Serenissimo Granduca di Toscana facevano lo stesso, pur prescindendo dalla quotidianità della cipolla. Idem, nel seguente secolo, per le Reali Navi di Sua Maestà Napoletana e Siciliana (Dio guardi) e per le Regie Navi di Sua Maestà Sarda. In definitiva, un po’ per abitudini tramandatesi nella marineria fin dal tempo dei Fenici, un po’ per variare, alla prima sosta si interrompeva la dieta di viveri secchi e salati, scendendo a terra per carne fresca, pollame, frutta e verdura, o, almeno, per gli ufficiali, con qualche bel pescione pescato da bordo. Che poi questa materia prima fosse mal gestita da cuochi ladri e lestofanti, che la cuocevano fino a spappolarla, con pochi grassi e, spesso, troppo sale, rendendola una sbobba immangiabile, bene, questo è un altro discorso. Dopo la vela La comparsa della propulsione a vapore ridusse gli equipaggi, le costruzioni in ferro e i progressi della propulsione navale, aumentarono gli spazi e diedero ai marinai qualche comodità in più, anche se ci volle tempo. Elettricità, dissalatori e frigoriferi resero la vita più pulita e meno dura, il riscaldamento cominciò a comparire sulle navi e infine, molto dopo, arrivò pure l’aria condizionata, almeno in alcuni ambienti. Un bel salto di qualità, che basta a dare un’idea dell’abisso fra la vita di bordo dell’inizio del XXI Secolo e quella sui velieri del XIX o dei primi del XX. Anche questa era la vita di bordo; marinai colpevoli di alcune infrazioni vengono fustigati sul ponte, legati ad un carabottino rizzato, con ufficiali ed equipaggio a presenziare, ed un plotone di Royal Marines in armi a ricordare la disciplina di sua Maestà e a dissuadere qualsiasi tentazione in chi avrebbe potuto non accettarla 46 marzo-aprile 2016 LegaNavale.qxp_Lega Navale 23/03/16 16:54 Pagina 47 Recensioni e segnalazioni Rond e Lucilda Heikell Grecia Egea Ed. il Frangente – Verona 2015 pagg. 430 - € 79,00 Già durante l’estate scorsa i diportisti diretti in acque della Grecia hanno potuto avvalersi della nuova edizione (la quinta) di questa monumentale opera a loro destinata, aggiornata al mese di marzo 2015. L’aggettivo monumentale non è assolutamente ridondante perché la definizione di “guida” sarebbe del tutto limitativa, ma neppure quella di “portolano” risulterebbe adeguata. Si tratta in realtà di un volume nel quale le preziose e salvifiche indicazioni di carattere nautico sono integrate da svariate informazioni di altra natura; pragmatica, culturale e ambientale (per alcune località è indicato anche l’atteggiamento degli indigeni nei confronti dei diportisti). Si potrebbe obiettare che un tale patrimonio informativo è contenuto in numerose opere analoghe (molte delle quali nel catalogo dello stesso Editore), ma in questo caso il discorso approda su un livello differente. Qui l’“io turista” (pur mantenendo intatta la sua centralità) si fonde con l’“io navigante” in maniera molto coinvolgente, offrendo al lettore, che si immagina ormai felicemente giunto all’ormeggio, un esauriente mosaico di nozioni e sensazioni per aiutarlo a capire lo spirito del territorio sul quale si appresta a mettere piede. Ciò avviene perché l’A., australiano di nascita, ma “mediterraneo” di adozione, per anni ha frequentato assiduamente, con la moglie Lucinda, le acque egee, rimanendo affascinato dalla loro bellezza e dal loro passato. Una misura dell’accuratezza della conoscenza in profondità di questo affascinante paradiso è testimoniata della mole del materiale pubblicato: in sintesi oltre 450 (quattrocentocinquanta!) piani, 245 foto e la descrizione di 857 tra porti e ancoraggi . Tale imponente corredo informativo è stato suddiviso in sette sezioni (contraddistinte ciascuna da una colorazione differente) secondo il seguente criterio geografico: Saronico (a noi più noto come golfo di Egina) e Peloponneso Orientale, Cicladi, Eubea e Sporadi Settentrionali, Grecia Settentrionale, Sporadi Orientali, Dodecaneso, Creta. Le sette sezioni sono precedute da una serie di corpose istruzioni per il navigante valide per tutta la Grecia: come arrivare e muoversi in Grecia, servizi per la nautica da diporto, formalità d’ingresso, informazioni generali, approvvigionamenti e gastronomia, inquinamento, profilo storico, meteorologia, previsioni meteorologiche, stazioni costiere, sicurezza e soccorso in mare. Si tratta di un corposo insieme di 40 pagine che il diportista diligente dovrebbe consultare in fase di programmazione del viaggio, perché costituiscono una sicura garanzia contro le sorprese normalmente in agguato nelle crociere in acque estere, traducibili nella maggioranza dei casi in dolorose perdite di tempo, di denaro, per non parlare del logorio del sistema nervoso. A questo punto sia concessa al recensore una sommessa proposta: il grande formato del volume (cm 30 x 21) e la sua mole costituiscono senza dubbio un problema di maneggiabilità per chi naviga su una piccola imbarcazione (non parliamo se si tratta di un natante!), dove lo spazio destinato al carteggio, se pure esiste, è di dimensioni ridottissime. Si potrebbe pertanto rendere più maneggevole il tutto pubblicando separatamente le sette sezioni sopra descritte e la parte introduttiva. In tal modo quest’ultima e le sezioni non interessate potrebbero essere stivate in un posto qualsiasi, mentre la marzo-aprile 2016 47 LegaNavale.qxp_Lega Navale 23/03/16 16:54 Pagina 48 Recensioni e segnalazioni consultazione”sul campo” dei testi, e sopratutto dei piani e delle cartine, verrebbe notevolmente facilitata. Del volume non si può non citare l’ottima resa tipografica, in particolare per quanto riguarda le illustrazioni, tutte a colori, merito della carta patinata e... della Litotipografia Alcione di Lavis (TN). I testi sono stati tradotti dall’originale “Greek Waters Pilot” (Imray Laurie Norie & Wilson Ltd) da Luisa Bresciani e rispettano una corretta terminologia marinaresca. Claudio Ressmann. Gianluca Sabatini SULLE ROTTE DEI ROMANI Ed. Il Frangente – Verona 2015 pagg. 360 – € 25,00 Negli ultimi anni, si sono infoltiti nei cataloghi di molti editori italiani i titoli delle guide nautiche, le migliori delle quali contengono, come 48 marzo-aprile 2016 abbiamo puntualmente informato da queste colonne, oltre alle ovvie notizie nautiche, annotazioni di carattere culturale, collegate con gli itinerari descritti. Dopo tante escursioni nel variegato arcipelago di questa nicchia dell'editoria, lo smaliziato recensore si trova ora tra le mani un elegante volume che non è né una guida, né un portolano e neppure un racconto di viaggi per mare, ma è al tempo stesso tutte queste cose ed anche molto di più. Seguendo gli insegnamenti e l'esempio dell'indiscusso padre del diportismo italiano, il comandante Alberto d'Albertis (per chi non lo ricordasse, nacque a Voltri nel 1896), il quale auspicava che al piacere della navigazione si abbinasse l' interesse per la scienza e la cultura , Gianluca Sabatini ha effettuato il repȇchage dell'Itinerarium Maritimum Antonini Augusti (datato circa III sec. a. C.) che reca come chiarimento la dicitura “ut navigans quae litora tenens nosse debeat aut quae ambire incipiens a Gadibus vel extrema Africa perdocet feliciter”. In altre parole, l' “itinerario marittimo dell'Imperatore Antonino Augusto affinché il navigante che parte da Cadice o dall'estrema Africa sappia dove procedere sottocosta e a quali lidi approdare con successo. Tale infatti è lo scopo dell'itinerarium ritenuto ben a ragione il primo portolano del Mediterraneo, ed è per questo che il suo contenuto ha attratto l'attenzione dell'A., inducendolo a studiare, ordinare e commentare le singole località in esso citate. Allo scopo di far ambientare il lettore nel mondo nautico di 1700 anni or sono, l'A. fa precedere le “schede” relative a ciascuna rotta presa in esame brevi saggi, documentati ed utilissimi, su alcuni argomenti essenziali, come i tipi delle navi dei romani (ne sono citati 24), la rosa dei venti e le unità di misura in uso per gli itinerari terrestri e marittimi, indispensabili per valutare il confronto, effettuato in ogni scheda, tra le cifre fornite dall'itinerarium e quelle calcolate oggi. Segue a questo punto la parte più corposa del volume che comprende ben 158 schede suddivise geograficamente in quattro sezioni, ciascuna delle quali è contrassegnata sul bordo destro di ogni pagina da una dicitura in caratteri bianchi su fondino grigio. La prima sezione va da Corinto a Sousse, la seconda comprende navigazioni varie (delle quali una, sorprendentemente, nella Manica, tra Boulogne e Richborough), mentre la terza considera le rotte tra Roma e Arles. La quarta, infine, esamina 49 isole del Mediterraneo. Ogni scheda fornisce notizie esaurienti sugli aspetti di carattere storico, archeologico e geomorfologico di ciascuna delle località di partenza e di arrivo e sulle condizioni meteomarine, in LegaNavale.qxp_Lega Navale 23/03/16 16:54 Pagina 49 particolare sui venti, che il navigante si troverà a dover affrontare lungo la rotta. Ogni scheda è dotata di una cartina, con indicazioni toponomastiche sia attuali che originali. Dove le distanze sono sempre indicate sia in miglia nautiche, sia nell'unità di misura dell'epoca. La suddivisione della materia in schede così ordinate facilita la consultazione del volume: il diportista attento può facilmente immaginare le sensazioni provate dai marinai di 1.700 anni fa e i loro problemi nautici; forse potrà fare anche tesoro delle loro esperienze come, ad esempio, quelle sul regime dei venti, ancora ovviamente valide. Ciascuna pagina è gradevolmente illustrata: ospita non solo le cartine geografiche (una per ogni scheda), ma anche un grande numero di simboli e figure tratte da documenti dell'epoca, scelti con particolare accuratezza e deciso buon gusto. Il risultato ottenuto premia il lavoro di ricerca e di studio dell'A. il quale ha saputo offrire ai lettori un originale libro odeporico (come lui stesso lo definisce nella sua Nota), cioè un libro basato su un itinerario che offre l'opportunità di compiere viaggi con l'immaginazione a ritroso anche nel tempo remoto. Ancora più validi ed attraenti se sostenuti, come in questo caso, da basi documentali di comprovata solidità. Claudio Ressmann. Luigi Ottogalli UN PORTO UN RACCONTO Dieci avventure nei caraibi occidentali Ed. il Frangente Pagg. 144 – € 16,00 Ma che bel Portolano abbiamo davanti! Sfizioso, ricco, a suo modo geniale! Non si limita a notizie utili per il navigante, di carattere tecnico-marinaresco, meteorologico, sulla natura dei fondali (se buoni tenitori) ecc., quali si trovano negli usuali documenti nautici di dotazione a bordo; ma arricchisce le pagine dedicate a un porto o a un sorgitore con notizie storiche, e, quel che più intriga, con aneddoti e leggende locali. E, ancora, con l’indicazione dei ristoranti dove conviene… approdare. Si vede che l’A., è uno che per mare ci sa andare, e che il mare e le coste se le sa veramente godere. Nel 1988 effettua un primo viaggio ai Caraibi, ma al ritorno il suo vero e proprio innamoramento è per la splendida Pantelleria, dove per qualche tempo, ricordandosi che è un architetto, si mette a restaurare dammusi; ma poi il richiamo delle lontananze lo ha sopraffatto. (Piccola parentesi; ricordo una vecchia, bellissima canzone amburghese: Seemann, lass das Träumen… denn die Ferne ruft dich schon hinaus; marinaio, smetti di sognare, ché la lontananza già ti chiama verso fuori). Non più giovanissimo, ma – ben si avverte – ancora con un animo pieno di spirito di avventura e di curiosità direi anche antropologica, riprende dunque il mare e se ne va in giro con la sua compagna Silvia a bordo del loro Jonathan, a tentare rotte insolite e a scoprire terrae incognitae, quanto meno per i più. Se Pantelleria non si può definire “terra incognita” – ma purtroppo lo è per molti, anche italiani, che ne ignorano l’incredibile bellezza – certo lo sono (almeno, per molti di noi) le isole dei Caraibi, alle quali è dedicato questo libro, dopo coste argentine, e brasiliane, e via così, cui ha dedicato altri volumi. Già i nomi di alcuni dei porti scalati fanno sognare: Île de la Vache (Haiti); Cayo Largo e Cienfuegos (Cuba); Guanaja (Honduras); Portobelo (Panama)… E, per ogni porto toccato, un bel racconto, vissuto o appreso sul posto: come dicevo, questa è forse la parte più intrigante del libro. A mio avviso, la più bella marzo-aprile 2016 49 LegaNavale.qxp_Lega Navale 23/03/16 16:54 Pagina 50 Recensioni e segnalazioni delle storie è Uno strano amore (pag. 103). È quella dell’innamoramento della delfina Elise per il marinaio e sub John, che con il suo Blue Life tornava ogni anno nelle acque di Guanaja: questo scambio d’amorosi sensi durò a lungo, anno dopo anno, rifiorendo ogni volta che il marinaio tornava con la sua barca (e le sue pinne e la sua maschera) in quelle acque. Ma un brutto giorno un tremendo fortunale ebbe la meglio sulla pur grande marinità di John, che non fece più ritorno dalla sua innamorata. Da allora Elise continua ad attenderlo, e qualcuno afferma perfino di aver scorto qualche lacrima spuntare nei suoi occhi … Renato Ferraro Ferdinando Sanfelice di Monteforte Guerra e Mare Conflitti, Politica e Diritto Marittimo Mursia Editore, Milano - 2015 Pagg. 225 - € 20,00 50 marzo-aprile 2016 Conoscendo l’autore ed avendo già recensito sue opere, affrontando la lettura di questa sua ultima fatica sapevo che non sarei rimasto deluso. Il contenuto di essa, però, e anche lo stile mi sono sembrati diversi dal solito; e non lo dico in tono deluso, tutt’altro. Ritengo che questo sia un volume “importante”. Chi fosse un addetto ai lavori lo troverà più che interessante, essenziale. Ma chi non lo fosse, vedrà, per suo tramite, aprirsi un mondo la cui conoscenza era, di massima, riservata agli iniziati. Tutti coloro i quali sono interessati a quello che avviene nel mondo e desiderano approfondire, andare al di là della cronaca per capire anche i perché di ciò che avviene, non saranno insoddisfatti da questa lettura. In una successione di capitoli che ricordano da vicino il susseguirsi di lezioni universitarie, l’A. affronta argomenti niente affatto scontati, come il concetto di guerra. Partendo da elementi di Storia e di Storia del Diritto, egli ci porta per mano a seguire l’evoluzione temporale del concetto sino alle accezioni a noi contemporanee. Lo stesso fa per tutti gli altri argomenti, tra loro più o meno correlati, che affronta da approfondito conoscitore, qual è, di queste materie. Avremo quindi un capitolo sugli spazi sovrani, in cui non verranno lesinati gli esempi. E poi sarà la volta delle guerre del commercio e i neutrali, per arrivare subito dopo al punto in cui siamo con le regole della guerra na- vale. Anche in questo caso, prima di trarre delle conclusioni valide per i giorni nostri l’A. ritiene necessario un excursus storico che ci aiuti a capire i perché dell’evoluzione che ci ha portato sino a dove siamo. I capitoli successivi, relativi al disarmo navale e al Mar Nero e la questione degli stretti, denunciano come l’A. abbia approfondito questi argomenti, studiandoli a lungo in tutti i loro aspetti. Gli ultimi tre, invece, nonostante le origini di essi, almeno per i primi due, sia da noi lontana nel tempo, consentono valutazioni di un’assoluta modernità. Mi riferisco a la pirateria, la tratta degli schiavi, e a le minacce asimmetriche. Su quest’ultime, ormai ogni commentatore televisivo che abbia un minimo di credibilità è preparato a dissertare nei talk show a cui venisse invitato a partecipare, però pochi ne avevano fatto un quadro per ciò che esse hanno significato e significano in ambito navale. Per pirateria e tratta degli schiavi, invece, molti erano convinti che si trattasse di argomenti remoti nel tempo, degni di essere presenti solo nei libri di storia. La cronaca degli ultimi anni li ha riportati alla ribalta in tutta la loro attualità. Merito dell’A. è anche quello di farci capire meglio come questi fenomeni criminali siano arrivati ad influire in maniera pesante sulla nostra vita quotidiana, a cominciare dai dilatati costi di al- LegaNavale.qxp_Lega Navale 23/03/16 16:54 Pagina 51 cune merci che, come quasi tutto ciò che giunge in Italia, devono effettuare un lungo viaggio per mare. Un libro, insomma, di cui mi sento di raccomandare la lettura. Paolo Bembo Paolo Bembo La Storia della Marina attraverso i Dipinti Rodorigo Editore per Ufficio Storico della Marina Roma 2015 pagg. 280 – € 55,00 Siamo un popolo di artisti e di navigatori e c’è un nodo che stringe indissolubilmente queste due nostre anime e lega altrettanto indissolubilmente il mondo dell’arte al mare. Ed è proprio ai pittori di Marina che è dedicato lo splendido volume “La Storia della Marina attraverso i dipinti” - Ufficio Storico della Marina Militare (USMM) / Rodorigo Editore. L’autore, Paolo Bembo, ufficiale di Marina, grande appassionato di mare, autore di numerosi altri saggi su questo tema e grande esperto di questa particolare forma d’arte, ci propone una panoramica estremamente accurata ed approfondita di quei pittori che hanno fatto del mare il loro soggetto privilegiato, non solo per fermare sulla tela l’incanto della sua bellezza, ma soprattutto per documentare avvenimenti storici riuscendo, come solo l’artista può fare, ad unire la precisione del testimone a quella magia e quel pathos che non potranno essere mai trasmessi da una macchina fotografica. L’Opera intende proprio veicolare la cultura marinara attraverso l’immagine iconografica. L’Autore propone una carrellata di artisti nelle cui opere il mare è protagonista assoluto insieme agli uomini di mare ed alle navi: dai grandi velieri, ai brigantini e le golette del XVIII secolo fino alle moderne navi da guerra, le portaerei, i cacciatorpediniere e gli incrociatori dei nostri giorni. I pittori di marina che il volume ci propone, sono stati in molti casi anche pittori di guerra e sono riusciti a documentare, ognuno con le caratteristiche del proprio stile, eventi e mezzi anche in circostanze di estrema difficoltà e di pericolo. Sono circa 650 le tavole a colori che arricchiscono il volume e ci raccontano la storia della nostra Marina; si tratta non solo degli eventi bellici dal periodo pre unitario ai due conflitti mondiali, ma anche di immagini della vita quotidiana a bordo delle nostre navi in tempo di pace. Pittori di marina come Claudus, Cascella, Bucci, Cagli e Crema, le riproduzioni dei cui quadri in tavole anche di grandi dimensioni costituiscono uno dei pregi di questo volume, hanno contribuito non solo a diffondere la cultura del mare attraverso la forza evocativa delle loro immagini, ma trasmetteranno sicuramente un messaggio a tutti coloro che potranno ammirarli attraverso le pagine di quest’opera. L’A. non ha soltanto realizzato un raffinato catalogo d’arte, ma lo ha arricchito inserendo accanto ai contenuti puramente iconografici del testo, tutti i risultati di una lunga e attenta ricerca di documenti storici per potere individuare e collocare nel corretto contesto temporale gli eventi bellici descritti dalle singole opere, arrivando in certi casi a scoprire nel dipinto la verità di circostanze quasi “sfuggite” alla ricostruzione storica. Ecco così che il singolo quadro si trasforma in vero testimone del nostro passato, trasportando fino ai nostri giorni, intatta, la memoria di quegli eventi straordinari che hanno fatto grande la storia della nostra Marina. Anna Mandraffino marzo-aprile 2016 51 LegaNavale.qxp_Lega Navale 23/03/16 16:54 Pagina 52 Sub Ambienti per le immersioni (6 a parte) di Alberico Barbato U lula, il vento ulula maledettamente! Le persiane sbattono e le raffiche insistenti e violente dei turbini d’aria che impattano sui vetri chiusi delle finestre sembrano volerci tirare giù dal letto, ricordandoci che il mare, nonostante la sua furia, ci aspetta. Viene difficile pensare che una giornata come questa, fortemente ventosa e sicuramente di mare molto mosso, ci possa riservare la possibilità di effettuare una bella immersione, ma esaminiamo con calma la questione. Sarebbe un peccato perdere l’opportunità di mettere la testa sott’acqua in un posto che merita la nostra passione per i fondali marini; decidiamo allora che il “gelato in piazza” non debba essere l’unica alternativa a una giornata perturbata. Spesso, anzi quasi sempre, i porti nascono e rimangono nelle zone più riparate per le comunità che li accolgono, ed è sulla base 52 marzo-aprile 2016 Il sogno di ogni subacqueo: un gruzzoletto di monete d’oro da scoprire sott’acqua di questo principio che dobbiamo operare la nostra scelta per la prossima immersione “alternativa”. Il mare appare mosso, ma le zone antistanti il porto sembrano “a ridosso dai marosi”. Fermo restando che le regole delle Capitanerie locali, giustamente imposte per la sicurezza in acqua, siano osservate e rispettate, questa volta la scelta per una bella immersione, privilegia il mare calmo in un sito decisamente inusuale e vicinissimo al porto e al centro abitato. Ma perché proprio lì? Cosa ci induce a decidere di fare un’immersione in un luogo che tutti definirebbero LegaNavale.qxp_Lega Navale 23/03/16 16:54 Pagina 53 L’interessante ricostruzione virtuale del ritrovamento subacqueo di materiale archeologico inopportuno, troppo vicino alla zona portuale e alle case, sicuramente poco naturale e disastrosamente rovinato dal punto di vista ecologico? Andremo alla ricerca dei tesori sottomarini!! Tanti, tanti anni fa, le discariche umane non erano così dannose e subdole come purtroppo sono quelle attuali. Spesso queste zone erano ricettacoli di resti di vettovaglie domestiche rotte e destinate alla spazzatura, e soprattutto le zone portuali o antistanti ai moli d’ormeggio, divenivano depositi di carichi navali persi, o volontariamente gettati fuori bordo come oggetti ormai inutili. Ed è per questo che dedicheremo la nostra giornata subacquea all’affascinante ricerca archeologica sottomarina. Non avete idea di cosa ci possa riservare uno specchio di mare antistante un insediamento abitato da millenni! La moltitudine di oggetti e testimonianze affondate e nascoste dai fondali e dal tempo, ci meraviglieranno nella loro bellezza e con i loro significati. Noi non dovremo fare altro che… osservare, con molta attenzione e con gli occhi ricercatori. Probabilmente tutti quei dettagli che visibilmente non appartengono direttamente alla natura bio-marina, potrebbero fare parte delle ricchezze archeologiche conservate dal mare. Oggetti testimoni di vita, usi e costumi, che nella loro semplicità e umiltà, descrivono e raccontano la storia dei nostri pre- decessori, e spesso sono, come nel caso delle antiche anfore, prove ineluttabili di scambi tra civiltà anche molto distanti l’una dall’altra. Ma guardiamo bene dentro la nostra maschera! Forse, se il sito d’immersione conserva ancora il mare limpido, potremo avere una panoramica più ampia e precisa guardando dal fondo marino l’ambiente che ci circonda e ciò renderà l’immersione ancora più accattivante. Ma anche se l’acqua dovesse essere torbida, potremo ugualmente divertirci e appassionarci. La nostra osservazione del fondale deve essere attenta e sopratutto lenta, l’esame di ogni dettaglio, che a un occhio distratto appare insignificante, può essere determinante per un’afmarzo-aprile 2016 53 LegaNavale.qxp_Lega Navale 23/03/16 16:54 Pagina 54 Sub Un simpatico polpo ha stabilito la propria abitazione all’interno di un’anfora fascinante scoperta. Ecco che vediamo un’insolita gobba di sabbia, la curva dell’oggetto in questione appare troppo precisa per essere una pietra di fondale, e ci sono comunque delle incrostazioni e alghe sopra di essa. Tocchiamo delicatamente quel gomito e scopriamo che ciò che desta il nostro interesse, ha come un basamento sotto la sabbia che lo trattiene. Facciamo un po’ più di forza e ci accorgiamo che il nostro reperto è un bracciolo di terracotta, attaccato a un pezzo di anfora, purtroppo non più integra, ma comunque testimone di affascinanti storie del passato. Probabilmente il pezzo rotto da noi ritrovato, faceva parte di un carico da trasbordare dalla nave alla terraferma, ma l’oggetto rompendosi, ed esaurendo la propria utilità, fu gettato dalla nave, nel mare sottostante, che da quel 54 marzo-aprile 2016 momento lo consacrò testimone della storia dell’umanità. Se con pazienza e senza sollevare troppa sospensione dal fondo, ci dedicassimo a un’ispezione intorno al nostro ritrovamento, è probabile che incontreremmo il resto del manufatto rotto. Molte volte la scoperta di un piccolo reperto è stata il motivo di un grande ritrovamento. Ma ricordiamoci che lasciare ciò che abbiamo trovato esattamente al suo posto, conferisce al reperto un’importanza superiore alla natura dell’oggetto stesso. Il ritrovamento è un indice della sua posizione geografica e del momento storico che gli appartiene, elementi determinanti per una futura analisi più dettagliata. La nostra adrenalina sale! Toccare ciò che probabilmente era stato maneggiato migliaia di anni fa, crea in noi un’emozione forte, un contatto diretto con la storia dei nostri antenati che ha come mediatore il mare. Riconosciamo subito l’importanza dell’elemento acquatico come energia comunicativa della nostra vita. L’immenso blu che ci accompagna nelle nostre avventure, ci fornisce gli spunti necessari per le innumerevoli scoperte che la sua dimensione conserva, e sembra suggerirci sempre dove vedere, come andare, cosa fare, con il buon accorgimento di saperlo ascoltare. Il tempo dell’immersione è volato, ci siamo immersi in un luogo che forse non avremmo mai preso in considerazione, invece, dopo questa insolita discesa, la nostra esperienza subacquea è cresciuta al di là di ogni aspettativa. Abbiamo toccato il passato!! Come in questa storia, mille altri oggetti di ogni tipo raccontano, depositati sui fondali marini, le vicende umane; spesso queste testimonianze si nascondono in luoghi inaspettati e certe volte, come è successo a noi, bastano la passione e una semplice giornata di vento forte a farceli scoprire! LegaNavale.qxp_Lega Navale 23/03/16 16:54 Pagina 55 La voce del diportista La tassa sulle unità da diporto: cronaca di una morte annunciata di Aniello Raiola N el lontano 1976, fu introdotta per le unità da diporto una tassa denominata tassa di stazionamento. La sua definizione quale tassa che gravava sulle unità che “navighino, sostino o siano ancorate in acque pubbliche” aveva sempre indotto ad inquadrarla tra le tasse d’uso e non di possesso (come invece è per il bollo delle auto), anche se in effetti solo i natanti pagavano in ragione del periodo di utilizzo (con un minimo di quattro mesi imposti per legge), mentre le imbarcazioni e le navi pagavano in unica soluzione per l’intero anno solare a prescindere dal loro effettivo uso. La tassa di stazionamento venne soppressa nel 1999 per i natanti, quale misura incentivante per la nautica minore e, poi, anche per le imbarcazioni e le navi nel 2003, in quanto - come si legge nella relazione che accompagnava la legge n. 172/2003 contenente la sua abrogazione - la gestione amministrativa della tassa e del contenzioso che ne derivava, costava allo Stato più del suo gettito complessivo. La tassa tornò in vita con la manovra Monti ovvero con il decreto legge 6 dicembre 2011, n. 201 (decreto salva Italia), convertito in legge 22 dicembre 2011, n. 214 (art. 16) e successive modifiche. Gravava solo sulle imbarcazioni da diporto con scafo di lunghezza superiore ai 14 metri e sulle navi da diporto, possedute o detenute da soggetti residenti o aventi sede legale nel territorio dello Stato, a prescindere dal Paese di immatricolazione dell’unità. La tassa era, quindi, configurata come tassa di possesso e andava versata annualmente in funzione della lunghezza dell’unità, da un minimo di 870 euro ad un massimo di 25.000 euro. Il versamento andava effettuato entro il 31 maggio di ciascun anno ed era riferito al periodo 1 maggio – 30 aprile dell’anno successivo. Colui che alla data del 1° maggio risultava soggetto alla tassa, era tenuto al pagamento nella intera misura annua, entro il 31 maggio. Erano tenuti al pagamento i proprietari, gli usufruttuari, gli acquirenti con patto di riservato dominio o gli utilizzatori a titolo di locazione, anche finanziaria, per la durata della stessa, che fossero residenti nel territorio dello Stato, nonché le stabili organizzazioni in Italia dei soggetti non residenti che possedessero o ai quali fosse attribuibile il possesso di unità da diporto soggette alla tassa stessa. Quindi, la tassa non si applicava ai soggetti non residenti e non aventi stabili organizzazioni in Italia che possedessero unità da diporto (anche se immatricolate nei registri nazionali), sempre che il loro possesso non fosse attribuibile a soggetti residenti in Italia. La tassa aveva determinato, a detta di molti, un notevole danno ad un settore già di per sé in crisi, quale quello della nautica. Perciò, l’atto finale di questo accidentato percorso è rappresentato dalla sua abrogazione definitiva avvenuta con la recente legge di stabilità 2016 (articolo 1, comma 366, della legge 28 dicembre, n. 208). marzo-aprile 2016 55 LegaNavale.qxp_Lega Navale 23/03/16 16:54 Pagina 56 Emergenza sanitaria PREVENZIONE 3: I PARAMETRI VITALI Queste sono azioni che ognuno di noi può e deve saper fare perché sono informazioni fondamentali per il medico che vi deve assistere via radio. Non sottovalutate poi l’importante azione calmante che ha su chi sta male o si è fatto male, il vedervi agire monitorando le sue condizioni di salute base. Per esempio: tenergli il polso e misurargli il battito. Non sono cose difficili ci si può allenare facilmente in casa su se stessi e con i propri familiari. MISURARE LA TEMPERATURA CORPOREA La temperatura corporea è un parametro importante per monitorare lo stato di salute di chiunque, fondamentale per segnalare infezioni, ipotermia o altro. Va ricordato che nella cassetta medica obbligatoria in Italia non è previsto il termometro. VERIFICARE IL RESPIRO GAS: Guardo, Ascolto, Sento La verifica della respirazione consente di appurare se il respiro è presente e in che condizioni è. Il numero di atti respiratori al minuto fornisce un’indicazione dello stato generale del paziente. Un atto respiratorio completo consiste in un’inspirazione e un’espirazione. Se, in seguito a un trauma o per altre cause, si ha la sensazione che un compagno di navigazione non respiri, occorre scoprirne il torace e avvicinare l’orecchio alla sua bocca e al suo naso. Guardando se il torace si espande, Ascoltare gli eventuali sibili dovuti alla respirazione e sentire il calore del fiato espirato sulla propria guancia. Un altro metodo molto efficace e più semplice quando il respiro è molto debole è quello dello “specchietto.” Si pone uno specchietto sotto il naso del paziente e si osserva se vi compare una zona appannata. 56 marzo-aprile 2016 CHIAMA IL MEDICO DEL CIRM! VHF 16 – TEL. +39 06 592 902 63 Fai il corso medico on-line www.emergenzeabordo.it MISURA DEL BATTITO CARDIACO Polso carotideo MISURA DEL BATTITO CARDIACO Polso radiale VERIFICA DEL RESPIRO Tecnica dello specchietto Materiale tratto dal prontuario “PAN -PAN, medico a bordo” www.panpan.it di Umberto Verna MISURARE IL BATTITO CARDIACO Questa azione permette di verificare la presenza della circolazione sanguigna (il funzionamento del cuore). Il numero di battiti al minuto, o frequenza cardiaca, fornisce un’indicazione dello stato generale del paziente (ipotermia: polso debole; ansia o febbre; polso accelerato). La rilevazione della frequenza cardiaca può essere effettuata in varie parti del corpo; l’importante è specificare al medico contattato via radio il metodo di misurazione prescelto: periferico (su ogni arteria di superficie), radiale (polso), carotideo (collo). Polso carotideo: si misura ponendo l’indice e il medio sulla laringe, spostandosi lateralmente sino a intercettare la carotide e premendo per sentire le pulsazioni del cuore. Polso radiale: si misura ponendo l’indice e il medio (mai il pollice) 2 cm prima della piega del polso, dal lato del pollice, all’interno di una piccola sporgenza ossea. ASCOLTARE I “BATTITI” Oltre al numero di battiti al minuto è importante ascoltare i battiti per verificare il corretto funzionamento del cuore: due toni vicini separati da una breve pausa, seguiti da una pausa più lunga. Si tratta di rilevare se i battiti sono tutti uguali o sembrano di diversa intensità, se il ritmo è regolare o mancano alcuni battiti. L’ascultazione si esegue facendo sdraiare il paziente e appoggiando l’orecchio (o il fonendoscopio) lungo il margine sinistro dello sterno. MISURARE LA PRESSIONE Oltre alla verifica della circolazione sanguigna, occorre misurare anche la pressione; questa misurazione deve essere effettuata con lo sfigmomanometro. Ne esistono di digitali automatici che misurano pressione e battito visualizzando i dati su un display, ma non sempre sono precisi in barca. LegaNavale.qxp_Lega Navale 23/03/16 16:54 Pagina 57 Corso di pesca Terminali morbidi e sempre in ordine di Riccardo Zago P escare bene, e soprattutto prendere pesce, non è solo questione di posto o di mezzi ma vi sono tanti, piccoli dettagli che possono fare la differenza tra chi può dire di aver vissuto semplicemente una giornata fortunata e chi, invece, ottiene risultati continui. È la stessa differenza che a volte c’è tra il fare qualche cattura, seppur soddisfacente, e il prendere sempre il massimo numero di pesci possibile in base al posto, alla stagione e alle condizioni meteomarine. Ecco, allora, un piccolo accorgimento che ci sarà molto utile a velocizzare e affinare la nostra tecnica, aumentando l’efficacia della nostra azione di pesca e, di conseguenza, il numero e la quantità delle catture. L’esperienza delle gare Alcuni anni fa, nel mondo delle gare di pesca dalla barca, salì alla ribalta Domenico Salvatori, un garista di Riccione che con un sistema di piccoli dischetti scrisse una pagina nella storia della pesca. Molti seguirono la sua strada, anche se tanti lo snobbarono, con- L’orata è una delle prede che danno maggiori soddisfazioni, sia da riva sia da natante marzo-aprile 2016 57 LegaNavale.qxp_Lega Navale 23/03/16 16:54 Pagina 58 Corso di pesca st’ultimo in cui ha conquistato il titolo iridato ai Mondiali del 2003. Siccome buon sangue non mente, anche il figlio Mauro è stato vicecampione del mondo individuale e campione del mondo a squadre dalla barca, in Inghilterra, nel 2005... Magari proprio grazie anche ai dischi di papà. Un sistema che offre solo vantaggi Finali pronti sui rulli e in ordine nella cassetta tinuando ad avvolgere i terminali sulle vecchie tavolette, mentre addirittura qualcuno lo prese in giro affibbiandogli il nomignolo di “Rullo”. Ma, ben presto, i vantaggi indiscussi del nuovo sistema conquistarono anche i dubbiosi e oggi i rulli porta-terminali sono di uso comune in tutti i tipi di pesca, non solo dalla barca ma anche da riva. I primi dischetti erano in sughero sintetico, acquistato da calzolai o da ditte specializzate e modellati con un semplice trapano. Erano prodotti artigianali, non perfetti ma comunque pratici. Con il tempo, dal trapano a mano si passò a quello a colonna, più preciso, è il risultato fu un articolo ben fatto e rifinito. I perfezionisti, poi, coloravano la superficie del rullo e applicavano etichette adesive con indicato il tipo di lenza. Di qui alla produzione industriale, il passo fu breve anche attraverso l’uso di materiali meno costosi e più pratici del sughero: erano 58 marzo-aprile 2016 nati i porta-finali colorati in poliuretano. Una cassetta davvero speciale Salvatori non si presentò solo con il sistema del rullo singolo per ogni terminale ma ideò anche un grosso disco da 5 centimetri di diametro per oltre 20 di altezza: con una cassetta costruita dall’amico e compagno di pesca Vito Pastore, aveva creato un portafinali intercambiabili per la pesca agli sgombri davvero innovativo. Il grosso rullo era attraversato nel centro da una barra filettata in acciaio inox, fissata su due binari all’interno della cassetta. Con questo sistema, il rullo girava su se stesso e svolgere il bracciolo era un gioco da ragazzi. Oggi il “rullone” è più moderno e, anche se prodotto solo a livello artigianale, è utilizzato da molti pescatori dell’Adriatico. Nel frattempo, Domenico Salvatori è stato uno tra i maggiori agonisti di pesca da riva e dalla barca, un settore que- Una volta, quando tutti i finali venivano messi sulle classiche tavolette di sughero, quando era tolto dal supporto il nylon presentava grosse pieghe proprio nei punti di avvolgimento. L’inconveniente è stato risolto utilizzando i dischetti, perché così il finale non assume nessuna piega. Che dire, poi, della praticità nel disfare il terminale? Basta togliere la spilla di fissaggio, inserire la gassa nel moschettone e lasciare che il movimento del disco disfi il tutto. Un altro vantaggio non indifferente è che quando sui rulli c’è un singolo terminale, lo si prende dalla cassetta per il montaggio senza bagnare gli altri nylon. Chi partecipa alle gare, spesso si fa costruire dischetti porta-finali in base alle proprie esigenze, ma in commercio ci sono accessori di varie misure che soddisfano bene chi pesca per diletto. Nella pesca dalla barca, i dischetti che vanno per la maggiore hanno un diametro di 4,50 centimetri per 1,20 d’altezza, con il bordo liscio, e servono per contenere un terminale completo a due o tre ami. In un dischetto standard, LegaNavale.qxp_Lega Navale 23/03/16 16:54 Pagina 59 con un po’ di pratica, si riesce a mettere una lenza di circa 2 metri. Quando invece occorre conservare lenza madre e braccioli intercambiabili, si usano dischetti di dimensioni maggiori: 10 centimetri di diametro per 2 centimetri di altezza ma con il bordo incavato, più pratici per avvolgere lenze molto lunghe e numerosi braccioli di ricambio. Dalla barca alla pesca da terra Negli ultimi anni anche gli agonisti di canna da riva e di surf casting hanno adottato i porta-finali a disco. Addirittura, per i primi sono stati studiati portafinali specifici: per i terminali a forcella, cioè a due ami, ci sono accessori da 2,60-3 centimetri di diametro, con altezze che variano da 0,60 centimetri per una sola lenza fino a 1-1,2 metri per due terminali. Sono utilizzati pure nella pesca alle grandi prede, dal bolentino di profondità al drifting al tonno, passando per la traina, usando grossi rulli in poliuretano anche di diametro maggiore rispetto a quelli indicati per il bolentino classico. Per le tecniche mirate ai grossi calibri, inoltre, ci sono dischi di plastica molto leggeri. La pratica prima di tutto L’avvolgimento del terminale sul dischetto deve sempre seguire alcune fasi ben precise. Prendiamo per esempio una lenza a tre ami classica da bolentino, con il piombo ter- Domenico Salvatori, l’agonista che ha ideato i dischi portafinali, durante la preparazione delle esche prima di una gara. A sinistra c’è il figlio Mauro che, come il padre, si fregia di un paio di titoli iridati di pesca dalla barca. minale. Va premesso che la zavorra si mette in un secondo momento, dopo avere avvolto il nylon. Per prima cosa mettiamo uno spillo corto sul bordo del disco, per appuntare l’asola del terminale che lo collega alla lenza madre. Poi, iniziamo ad avvolgere la lenza in senso orario: arrivati al primo bracciolo, lo mettiamo sul rullo in senso antiorario fino ad arrivare all’amo che appuntiamo sul bordo del disco. Ripetiamo l’operazione di avvolgimento, orario e antiorario, fino ad attaccare anche gli altri due braccioli. A questo punto terminiamo di avvolgere e appuntiamo con un altro spillo la girella con moschettone che attaccheremo alla lenza prima di svolgere il tutto in barca: basta togliere lo spillo, attaccare il piombo, lasciare ruotare il disco e togliere a mano a mano gli ami appuntati. Nel caso di terminali con amo pescatore, non mettiamo il primo spillo ma appuntiamo direttamente l’amo pescatore e avvolgiamo il tutto. Sui dischi ci sono etichette plastificate per annotare le specifiche dei singoli terminali e alcuni modelli sono venduti già con le scritte. marzo-aprile 2016 59 Cronache delle Sezioni e Delegazioni LegaNavale.qxp_Lega Navale 23/03/16 16:54 Pagina 60 La famiglia marinara saluta nave Maestrale A l termine del suo impegno a Chioggia in occasione dell’ormai tradizionale appuntamento “Ottobre Blu”, nave Maestrale ha fatto rotta verso la base navale di La Spezia, portando a termine quella che è stata la sua ultima campagna navale prima del collocamento in disarmo. In questa sua ultima missione, però, l’unità non è stata sola: ad accompagnarla lungo il periplo della penisola, l’Associazione Nazionale Marinai d’Italia e la Lega Navale Italiana, che con i loro Soci hanno raccolto intorno alla nave tutto l’affetto della grande famiglia marinara. Nei principali porti italiani, le Sezioni LNI hanno contribuito attivamente all’organizzazione delle varie soste e hanno partecipato con i propri soci alle visite a bordo, alle conferenze e anche alle uscite in mare, coinvolgendo soprattutto i giovani in una serie di iniziative a carattere storico, culturale, promozionale e benefico. Di seguito, pubblichia- 60 mo i contributi che sono pervenuti alla Redazione. Sezione di Trieste A Trieste, oltre agli eventi collaterali, tra i quali una conferenza sulla Grande Guerra L’ultima campagna del Maestrale e i porti toccati durante la navigazione Briefing di sicurezza sul ponte di volo prima di un’esercitazione antincendio marzo-aprile 2016 sul mare tenuta dall’amm. Romano Sauro, Commissario Straordinario LNI e nipote dell’eroe, è stata effettuata una breve uscita in mare e alcuni soci hanno avuto il privilegio di continuare la navigazione verso Venezia. In una bella giornata autunnale, mare piatto e vento quasi assente, essi hanno potuto approfondire la visita della nave e la conoscenza delle operazioni che scandiscono la vita di bordo, venendo anche coinvolti attivamente, dopo un rapido indottrinamento, in un’esercitazione di sicurezza antincendio. Emozionante, poi, la cerimonia dell’ammaina bandiera in mare, mentre il Maestrale naviga silenzioso verso Venezia nella livida foschia che, pian piano, ha inghiottito il sole al tramonto. La laguna ha accolto la nave con le luci verdi e rosse dell’ingresso nel canale delle isole di Sant’Erasmo, Lido e Sant’ Andrea. Superata Sant’Elena, entra in Canal Grande e si ormeggia tra due boe di fronte a Piazza San Marco, in un teatro in cui è lei l’attrice protagonista. Al Comandante e a tutto l’equipaggio i nostri doverosi rin- Nave Maestrale ormeggiata nella Riva degli Schiavoni a Venezia graziamenti per la generosa accoglienza e la pazienza dimostrata accogliendo a bordo la nostra “impudente curiosità”. Sezione di Venezia I soci sono stati accolti da alcuni sottufficiali e suddivisi in piccoli gruppi accompagnati ciascuno da un membro dell’equipaggio che ha fatto da cicerone (ognuno bravissimo e preparato). Purtroppo, ponte di coperta e plancia sono state le sole zone della nave visitabili e quindi non è stato possibile accedere all’interno della nave (sala macchine, mense, cucine, locali equipaggio, ecc.). Al termine della visita, il gruppo, rappresentato dal consigliere Tosetto, segretario della Sezione di Venezia, ha consegnato il crest della Sezione al comandante del Maestrale. Nonostante la breve visita, il Gruppo Fotografico “Fotonau- Un gruppo di soci della Sezione di Venezia sul ponte della fregata marzo-aprile 2016 61 Cronache delle Sezioni e Delegazioni LegaNavale.qxp_Lega Navale 23/03/16 16:54 Pagina 61 Cronache delle Sezioni e Delegazioni LegaNavale.qxp_Lega Navale 23/03/16 16:54 Pagina 62 ti” ha potuto realizzare un bel reportage, pubblicato alla pagina “GALLERIE” della Portale della Sezione www.leganavale.it/str utture/venezia/. Sezioni di Ortona e Pescara Proseguendo nella sua navigazione in Adriatico, il Maestrale ha fatto sosta nel porto di Ortona. La Sezione locale, ha partecipato ad una cerimonia che si è tenuta presso la sala consiliare del comune, alla presenza di autorità civili e militari della cittadina, offrendo un rinfresco e un omaggio al comandante dell’unità, che ha contraccambiato con il crest della nave. Il giorno successivo, circa 40 soci hanno partecipato alla conferenza sulla “Sicurezza in mare dei diportisti” Giovani della Sezione di Pescara sul ponte di volo, di fronte all’ingresso dell’hangar organizzata a bordo e, nella mattinata di sabato 31 ottobre, il gruppo sportivo vela, comprendente 10 allievi e i loro istruttori, accompagnati dal presidente della Sezione, ha potuto visitare la fregata in tutte le sue strutture principali e, successivamente, insieme ai ragazzi della squadra agonistica Optimist della Sezione di Pescara, ha vissuto l’emozione dell’uscita in mare nelle acque antistanti il porto di Ortona. Sezione di Bari Foto di gruppo per i giovani soci appartenenti al Gruppo Vela di Ortona 62 marzo-aprile 2016 Per la Sezione è stato un onore essere coinvolta nell’avvenimento. Per l’occasione, i propri soci e gli studenti di diverse scuole della città hanno avuto modo di conoscere da vicino questa unità della Marina Militare italiana, che si è di- stinta in tutti questi ultimi anni in missioni militari e umanitarie. Un positivo e perenne ricordo di questo evento rimarrà in tutti coloro che l’hanno vissuto: dall’ospitalità del comandante, capitano di fregata Rizzi e dell’equipaggio tutto, all’attaccamento del personale di bordo alla nave, fino all’alto livello di professionalità dimostrato dagli ufficiali, dai sottufficiali e dai marinai nelle esaurienti spiegazioni tecniche sul funzionamento delle strutture dell’unità e delle operazioni che scandiscono la vita di bordo. Un particolare ricordo, poi, rimarrà in noi dell’uscita in mare del 16 novembre, nel cor- flettere sul tema, anche alla luce dell’imminente uscita dal servizio di nave Maestrale. Nel suo intervento, l’ammiraglio Sauro ha ribadito l’importanza strategica del settore marittimo in tutti i suoi aspetti, da quello economico, alla protezione dell’ambiente marino, I soci della Sezione di Bari ospitati nel quadrato ufficiali della nave dalla salvaguardia della vita so della quale, oltre Presidenza umana in mare, alla ad assistere ad una Nazionale protezione degli inteesercitazione militare, Durante la sosta a Ci- ressi nazionali, in parsi è vissuto l’emozio- vitavecchia, il Com- ticolar modo per un nante momento della missario Straordinario, Paese come l’Italia, il liberazione in mare di amm. Romano Sauro, cui destino è indissodue testuggini, operato è intervenuto al con- lubilmente legato al con l’assistenza di ope- vegno sulla “Sicurezza mare, evidenziando ratori qualificati del Marittima dell’Italia nel però, una scarsa conWWF. Mediterraneo: impor- sapevolezza della proUn grazie, pertanto, tanza e prospettive”, or- pria “marittimità” da al comandante e a tut- ganizzato dall’Istituto parte dei cittadini. E’ to l’equipaggio per di Alti Studi in Geo- proprio in questo conaverci fatto vivere que- politica e Scienze Au- testo che si colloca la sta bella esperienza. siliarie (ISAG) per ri- “missione” della Lega Personale del WWF a bordo con i soci di Bari libera due Caretta caretta da una lancia del Maestrale Navale Italiana, che con le sue attività parla ai giovani di mare, per avvicinarli ad esso e per introdurli alla cultura che esso rappresenta. Cenni storici Nave Maestrale, che deve il suo nome all’antico vento proveniente da nord-ovest che soffia periodicamente sul Mar Mediterraneo, è stata la prima di otto navi gemelle, la cosiddetta “Classe Venti”, composta dalle fregate Maestrale, Grecale, Libeccio, Scirocco, Aliseo, Euro, Espero e Zeffiro. Si tratta di navi che hanno rappresentato la vera spina dorsale della Squadra Navale, partecipando con successo a numerose operazioni a tutela degli interessi nazionali nei mari del mondo. Più di trenta anni fa, la costruzione e l’entrata in servizio di queste unità rappresentò il rilancio operativo della nostra flotta e testimoniò al mondo l’eccellenza della cantieristica italiana. L’unità è stata progettata e costruita alla fine degli anni ’70 dai Cantieri Navali Riuniti di Riva Trigoso, nei pressi di Genova ed è stata varata il 2 febbraio 1981, unendosi successivamente alla marzo-aprile 2016 63 Cronache delle Sezioni e Delegazioni LegaNavale.qxp_Lega Navale 23/03/16 16:54 Pagina 63 Cronache delle Sezioni e Delegazioni LegaNavale.qxp_Lega Navale 23/03/16 16:54 Pagina 64 1ª Divisione Navale a La Spezia. È la seconda unità nella storia della Marina Militare a portare questo nome che fu in passato del cacciatorpediniere Maestrale. Quest’ultimo, infatti, prestò servizio durante la Seconda Guerra Mondiale nella 4ª Squadriglia Incrociatori e, successivamente, nella 10ª Squadriglia Cacciatorpediniere della Regia Marina. Varato il 15 aprile 1934, il cacciatorpediniere Maestrale prese parte a 157 missioni e navigò nel corso della sua vita operativa per oltre 50.000 miglia. L’odierno Maestrale è stato impiegato in numerose esercitazioni e missioni, sia in ambito nazionale che NATO, tra le quali si ricordano la missione in Golfo Persico nel 1991 in supporto alle operazioni per la liberazione del Kuwait e l’assistenza ai tre cacciamine della classe “Lerici” che hanno effettuato il successivo sminamento della zona. Nel 2002 ha preso parte all’operazione Enduring Freedom nel Golfo Persico, l’anno seguente alla Active Endeavour Strong Patrol. Nel 2005 ha partecipato all’operazione Resolute Behaviour, in supporto alla lotta al terrorismo internazionale. 64 Il Commissario Straordinario LNI, ammiraglio Romano Sauro a bordo durante la sosta a Civitavecchia Nel 2009 da aprile a settembre il Maestrale è stato impegnato in Oceano Indiano sotto la bandiera dell’Unione europea all’operazione Atalanta per il contrasto alla pirateria al largo delle coste della Somalia. Il 5 maggio 2009 (missione dell’Unione Europea Atalanta), ha inseguito e dissuaso tramite il suo elicottero di bordo un barchino veloce che tentava l’abbordaggio della nave gasiera italiana Neverland, durante la sua attività di pattugliamento antipirateria al largo delle coste somale nell’ambito della EUNAVFOR; varie altre analoghe operazioni erano state effettuate nei giorni immediatamente pre- Uno splendido tramonto veneziano per nave Maestrale marzo-aprile 2016 cedenti a protezione di altre unità mercantili di vari paesi che navigavano nell’area. Durante la stessa missione sono state scortate numerose navi del World Food Programme delle Nazioni Unite e della missione dell’Unione Africana impegnata a fornire aiuti umanitari alla popolazione somala. A seguito di questa operazione il Maestrale è stato insignito di un attestato di benemerenza rilasciato dall’Organizzazione Marittima Internazionale (IMO). Infine, dopo essere nuovamente stata presente in Active Endeavour, nel 2014 ha preso parte all’operazione Mare Nostrum a salvaguardia della vita umana in mare. MONOPOLI Trofeo “Città di Monopoli” La Sezione ha organizzato, il 18 ottobre, la veleggiata XVII Trofeo Città di Monopoli, nello specchio acqueo antistante la costa monopolitana. La competizione ha visto 8 barche impegnate per l’assegnazione dell’ambito titolo che ogni anno viene messo in palio per, poi, essere detenuto definitivamente dall’equipaggio che per tre anni consecutivi si è aggiudicato la vittoria. La regata è destinata alla categoria diporto suddivisa in raggruppamenti, tenendo conto della lunghezza dello scafo: scafi fino a 8 metri di lunghezza ft; scafi da 8,01 metri a 10 metri; scafi oltre 10 metri. Sono ammesse anche le barche con certificato ORC 2015, partecipando alla classifica per i monotipi (Platu25, J24, SB20, Surprise) con minimo 3 barche. Le condizioni meteo sono state favorevoli ed hanno consentito agli equipaggi di dare il meglio di sé pur trattandosi di una veleggiata e quindi di un evento prettamente sociale. È risultato primo assoluto il team del nostro socio Tommaso De Bellis Vitti, vice campione mondiale Platu25 per l’anno 2015. L’evento, dedicato alla città di Monopoli è molto atteso da cittadini ed autorità locali che hanno potuto assistere dal lungomare ad una manifestazione che ha riempito il mare di vele e spinnaker multicolori in un bellissimo spettacolo. La veleggiata si è chiusa con successo con un piatto caldo offerto dalla sezione ai numerosi regatanti e ai loro accompagnatori. La Sezione, con le diverse regate dedicate anche al proprio hinterland, intende valorizzare il territorio ed avvicinare tanti giovani alle attività marinare che sono una risorsa fondamentale per la nostra città. Antonio Stoja SESTRI PONENTE Campionato italiano a coppie “Canna da riva 2015” Grazie all’impegno profuso dalla società Amo d’Oro di Torino ed in particolare dal suo neo presidente Massimo Boerio, che tenacemente sta cercando di riportare lo storico campo gara di Genova ai fasti del passato, la meravigliosa diga aeroportuale “Cristoforo Colombo” è tornata ad ospitare a distanza di un anno un evento a carattere nazionale, oggi come allora il campionato italiano a coppie. Trentasette le squadre iscritte, con ovviamente quelle della Liguria a farla da padrone, ma con team di valore assoluto provenienti da Livorno, Cervia, Ravenna e Venezia, oltre naturalmente a quelle della società organizzatrice. Un forte vento di tramontana, che però ha avuto il merito di “spianare” il moto ondoso dei giorni precedenti, ha accolto i concorrenti al loro sbarco via mare sull’imponente manufatto ed ha reso assai difficoltosa l’azione di pesca anche agli stessi genovesi, pur avvezzi a queste avverse condizioni. Scorrendo i vari settori, balzavano immediatamente agli occhi i numerosi scontri diretti tra i box più gettonati tra i possibili vincitori o comunque papabili per la zona podio e questo dava ulteriore “appeal” alla competizione. Per quanto riguarda la condotta di gara, specialmente per questa prima manche, che viene disputata nell’inedito orario del primo pomeriggio, anche alla luce delle prove disputate nei giorni precedenti, molti agonisti non si aspettano pescate clamorose in termini di boghe ed in molti sono pronti anche al- l’alternativa della pesca di fondo. Venendo alla cronaca della gara, nel primo raggruppamento la coppia Moscetti-Lacerenza, fortissima rappresentanza della Sezione di Spotorno, ottiene il secondo posto con 2.910 punti. Nel secondo settore, poverissimo il pescato, con prevalenza di pesce da fondo; vincono Tonacchera-Gabrielli della Sezione di Cogoleto con 1.360 punti. Nel terzo gruppo sono gli inossidabili “senatori” della pesca sulla diga genovese, Branca e Ferrari della nostra Sezione, a vincere con 3.090 punti. Infine nell’altro settore estremo, vittoria per Magni-Predasso, anche loro della Sezione, col 4.960 punti. Il giorno seguente, questa volta nel consueto orario mattutino, le coppie di agonisti, accompagnati dalle immancabili raffiche di vento di terra, si schierano con la speranza che il pesce e le solite boghe in particolare, rispondano in maniera più decisa e con maggiore continuità; in effetti la pescosità risulterà superiore, anche se ben lontana da quella di molte epiche sfide degli anni passati; i motivi di questo calo della quantità di pesce bianco presente nel sottocosta genovese, secondo i vecchi pescatori, vanno marzo-aprile 2016 65 Cronache delle Sezioni e Delegazioni LegaNavale.qxp_Lega Navale 23/03/16 16:54 Pagina 65 Cronache delle Sezioni e Delegazioni LegaNavale.qxp_Lega Navale 23/03/16 16:54 Pagina 66 ricercate nella sempre maggiore presenza di predatori, tra i quali anche esemplari di tonno, che sono stati avvistati fino a poca distanza dalla riva; per altri, invece, si tratta semplicemente di un ritardo della stagione calda, con acque ancora troppo fredde o semplicemente di una di quelle annate che ciclicamente si presentano per cause non troppo conosciute. Venendo alla disamina di questa seconda e decisiva prova, nel settore estremo di ponente la coppia Dini-Dell’Oglio della Sezione di Genova ottiene un piazzamento con 4.330 punti. Alla luce dei risultati, il titolo va meritatamente al duo Giuliano Magni con Maurizio Predasso, l’unico in grado di conseguire due primi mentre il secondo gradino del podio va ai “mitici” Branca-Ferrari, con 1-3, e medaglia di bronzo per Tonacchera-Gabrielli, quest’ultimo al ritorno alle gare dopo diversi anni, sempre con gli stessi piazzamenti, ma con minor peso. Al termine della manifestazione, nella sede del CPSD Multedo, consueto rinfresco degli organizzatori, ben coadiuvati dai soci del sodalizio del ponente genovese; alla premiazione sono intervenuti anche il responsabile FIP- 66 SAS del settore mare Stefano Sarti ed il giudice di gara Massimo Ferrara. Meritatissimi gli applausi per i vincitori, accomunati dal fatto di aver vinto in passato il titolo individuale promozionale, ma che raggiungono con questo titolo il risultato più prestigioso della loro carriera agonistica. Dopo il termine delle premiazioni, i vincitori si sono lasciati andare a qualche dichiarazione: Magni: “sono genovese (ci tiene a dire genoano…), pesco dall’età di 6-7 anni quando andavo per gli scogli a pescare le bavose con i filaccioni innescando le patelle! Ho iniziato a gareggiare nel 1978 fino al 1980, quando per i miei impegni calcistici abbandonai, per poi riprendere nel ’93; attualmente gareggio per la LNI Sestri Ponente”. Predasso, invece, ricorda: “Ho iniziato a pescare all’età di 5 anni e a far gare fin da bambino, ben instradato da mio papà Nicola, anche lui agonista, nelle categorie pulcini, pierini e poi juniores, nella società fondata da mio padre “Nicky Sport”, sia nella canna da riva che nella trota torrente; da più di dieci anni sono nella LNI Sestri Ponente dove mi dedico anche alla canna da natante”. E riguardo la vostra gara? Predasso: “Sabato è stata una gara particolare, soprattutto per l’orario e marzo-aprile 2016 visto che non si vedevano pesci in superficie, abbiamo deciso di partire con la pesca di ricerca al tocco e sono uscite un po’ di boghe di grossa taglia, anche se con ritmo lento, mentre nella seconda parte siamo passati alla bolognese sia con galleggiante fisso che scorrevole. Domenica la gara è stata completamente diversa con boghe di taglia medio-piccola che hanno risposto subito in modo continuo sulle fisse; in seguito abbiamo provato a forzare la pastura per trovare pesci di taglia maggiore e anche questa volta è andata bene, trovando 10-15 pesci di quelli che contano”. Magni: “Beh con la gente che ha partecipato, personalmente non pensavo alla vittoria…. Però questo campionato è stato vissuto con grande impegno assieme al mio amico Maurizio; inoltre la diga mi è sempre stata “amica” in passato ed ammetto che, dopo il primo della gara di esordio, un pensierino ce l’ho fatto, anche visto il sorteggio favorevole del secondo turno che ci vedeva al numero 2 di campo gara!” TRANI La Sezione per il sociale: al via i progetti vela scuola Il forte e radicato impegno della Sezione sul territorio trova piena attuazione con la partenza del progetto vela scuola presentato alla città nei mesi scorsi. Da questo week end e fino all’estate, oltre 1.500 studenti di Trani saranno protagonisti di un’esperienza di conoscenza degli sport velici e della cultura marinara, guidati dall’esperienza dell’allenatore di vela, Michele Ricci, e dell’istruttrice di tavola a vela, Roberta Pugliese. I primi a partire saranno gli studenti del primo anno del liceo scientifico Vecchi. Domenica è in programma nella palestra della scuola un open day dedicato alla vela. Gli studenti potranno toccare con mano le imbarcazioni che verranno studiate durante il corso, ossia la barca a vela Optimist e la tavola da windsurf. Da lunedì in Auditorium via alle lezioni (una al mese). I 20 migliori studenti beneficeranno, al termine, di corsi gratuiti in Sezione, sia per la vela che per il windsurf. Da marzo invece, analoga esperienza vedrà protagonisti gli alunni delle scuole elementari Petronelli e Beltrani. Anche in questo caso i bambini potranno prendere confidenza con tutti gli strumenti di navigazione, con barche Optimist e tavole a vela di tipo techno 293, provando a terra le principali manovre. Trani - L’allenatore di vela Michele Ricci e l’istruttrice di tavola a vela, Roberta Pugliese, davanti ad un Optimist della Sezione Parallelemente a questa attività, la Sezione di Trani ha promosso per gli alunni delle elementari un concorso sul tema del rapporto tra vela ed ambiente. Tutti i bambini potranno presentare un disegno sull’argomento. I lavori più belli saranno premiati con corsi estivi gratuiti di vela presso la Sezione. VILLA SAN GIOVANNI Riflessioni su una tartaruga marina morta La sensibilità di un socio della Lega Navale Italiana villese si rinnova con un triste quanto encomiabile atto di riflessione sulla sfortunata Caretta caretta, rinvenuta spiaggiata, esanime, sulla riva calabra dello stretto di Messina. Un racconto, un appello, fate un po’ voi, una lettura da girare a chi ha ancora orecchie pronte ad ascoltare un sano messaggio. Bella la giornata di oggi, 28 gennaio. Quando di questi tempi si mette al bello… tutti cercano il solicello (così recita una poesia del Giusti che ha studiato in questi giorni mia figlia). E così anche io, questa mattina, prima di inchiodarmi davanti ad una stupida macchina computativa a cercare di farle fare cose, spero sempre, meno stupide di essa, ho deciso di fare una pas- seggiata in Via Marina, davanti alla Trinacria, con il vento di tramontana in faccia, fresco si, ma gradevole ad un passo lungo e sostenuto. E’ sempre bello e diverso, pur essendo sempre uguale, il panorama dello Stretto di Messina da questo lato calabro, nonostante la spiaggia sia piena zeppa di materiali plastici di ogni genere e dimensione (come succede ormai purtroppo in ogni angolo di spiaggia del pianeta, anche il più remoto) . E’ sempre imponente ed affascinante lo spettacolo offerto dalla corrente, che trascina, un altro poco, via pure i pensieri per quanto è forte e poderosa; un po’ come quando si sta davanti al fuoco o ad un acquario. Passeggio così, senza pensieri, e dopo poco incontro vecchi amici, i fratelli Boccaccio (Sottilaro), Aldo e Rocco. Sono lì che armeggiano in una delle loro barche, come al solito, quando Rocco mi fa: “A’ viristi?” (“L’hai vista?”), e con il gesto lungo del braccio, quello del marinaio esperto e navigato, mi indica in mezzo alla risacca, sulla spiaggia, qualcosa su cui stavo gettando lo sguardo lì per lì. E’ una tartaruga, una Caretta caretta, messa in linea orizzontale alla spiaggia con la testa a nord, sembra muovere le pinne, ma è solo la risacca che le fa andare avanti ed indietro, ormai senza costrutto… perché è morta. Ed è triste vederla, ancora bellissimo esempio di geometria esagonale ed ottimizzazione fluidodinamica naturale, ancora piccola (70 cm. circa), ancora giovanissima, stroncata sembra da un colpo ricevuto sul carapace, o da qualcosa che ha ingerito, o dal disposto combinato di tutte e due le concause, o presa in una rete e poi rigettata morta, chissà. Questa specie, che ha eletto proprio le nostre spiagge Joniche per la deposizione delle sue uova, per poi avventurarsi nelle provincie pelagiche dello stesso mare, o passare lo Stretto per lanciarsi nel Tirreno, è sempre più minacciata dalle attività scriteriate della nostra specie su questa unica e marzo-aprile 2016 67 Cronache delle Sezioni e Delegazioni LegaNavale.qxp_Lega Navale 23/03/16 16:54 Pagina 67 Cronache delle Sezioni e Delegazioni LegaNavale.qxp_Lega Navale 23/03/16 16:54 Pagina 68 sola “casa” di noi tutti: il nostro Pianeta. Con la diffusione dei rifiuti plastici in mare, la pesca con le reti o con i palangari (i “consi”) causiamo ingenti danni alla popolazione di questa come di tante altre specie del mare. Ai più forse potrebbe sembrare cosa risibile, non importante; alla fin fine non è manco più una specie edule, non si mangia, non costituisce fonte di reddito, dunque perché preoccuparsene (sia di lei, la Caretta caretta, come delle altre specie non direttamente fonte di un guadagno). Ma tutta la ricerca scientifica sin’ora fatta sulle reti alimentari (cioè lo schema di chi mangia chi e chi è mangiato da chi, in un ecosistema, terrestre o marino che sia) dimostra il contrario: è l’intreccio delle relazioni alimentari tra le specie a far si che (a mano girando, per così dire) si possano mantenere gli stock delle specie che poi possono essere di interesse commerciale, o viceversa, è il prelievo eccessivo di queste specie che ci “conviene” catturare a determinare discrasie, alterazioni e problemi, al resto della rete alimentare, con il conseguente aumento di specie da noi indesiderate, come ad esempio le meduse (di cui per altro Caretta caretta va matta), i batteri delle infezioni cutanee e genitali, le alghe limacciose, ecc., ecc.. 68 Villa San Giovanni - La triste immagine di una Caretta caretta morta, spiaggiata sul litorale calabrese Ho chiamato la Guardia Costiera, son venuti a rilevare il ritrovamento, che va nella casistica, e dopo è venuto il veterinario dell’ASP, così se la portano via per vedere di che probabile morte sia morta. Ma al di là delle “normali” procedure che verranno seguite, come si deve, a me viene in mente lo strano legame che sembra legarmi a questi animali: anni prima, in un viaggio per mare in barca a vela, con un caro amico, da Porto Rosa (in Sicilia) a Tropea (in Calabria), ve- marzo-aprile 2016 demmo, appena arrivati, in una vetrina di Tropea, una tartaruga marina scolpita nel legno che ci colpì molto, poi dormimmo in barca e sulla via del ritorno, strana “coincidenza”, incontrammo una tartaruga in difficoltà (una pinna ingarbugliata in un pezzo di rete) che riuscimmo a salpare e, mantenendola fresca e bagnata per il resto del viaggio, riuscimmo a consegnare alla Guardia Costiera, a Porto Rosa, perché fosse portata al centro di recupero di Milazzo; otto anni fa sono riuscito a “strappare” il numero di telefono ad una ragazza con “la scusa” della schiusa delle uova di tartaruga a Palizzi, e questa ragazza oggi è mia moglie e madre della mia splendida figlia Camilla; quest’anno ho finito un progetto sul palangaro derivante, dove una delle specie di cattura accessoria è proprio la tartaruga di mare Caretta caretta, ed ho conosciuto chi (Giulia Cambiè, ricercatrice italiana, tanto per cambiare, all’estero, in Inghilterra) ha pubblicato ricerche bellissime proprio su Caretta caretta e sul suo disgraziato destino di cattura accessoria; e poi, pochi giorni prima di questo triste ritrovamento, mi aveva telefonato, su suggerimento di un caro amico, un funzionario regionale che voleva un parere sulle soluzioni che verranno adottate sulla costa ionica per far si che l’illuminazione pubblica, soprattutto quella dei lungomari, non interferisca con l’arrivo delle madri gravide di uova che vanno verso le nostre spiagge Joniche per la deposizione. La tartaruga marina sembra essere nel mio “destino”, e se penso cosa essa rappresenti per i popoli che venerano la natura, come sarebbe giusto fare, e cioè la “madre terra”, l’origine del mondo, ciò che connette la terra al cielo, per i polinesiani le pleiadi nel cielo notturno, mi pare ella mi voglia fare foriero di un messaggio, di un grido, di un urlo muto: “cosa fate, cosa state facendo al corpo liquido e vivo da cui tutta la vita, voi inclusi, ha preso forma?”… si, cosa stiamo facendo del Creato che Iddio ci ha dato nelle mani, figli irresponsabili e degeneri, cosa? Per quanto ancora potremo andare avanti spremendo fino alla polpa ogni risorsa naturale di questo pianeta? … Guardando gli occhi chiusi ed anneriti di quei poveri resti di un essere vivente li rigettati sulla spiaggia ormai senza vita mi son venute in mente le parole di una famosa canzone di Lucio Dalla: “Così stanno bruciando il mare, così stanno uccidendo il mare, così stanno umiliando il mare, così stanno piegando il mare”. La tartaruga morta lo diceva, lo dice, lo urla a tutti quelli che… vogliono sentirla. Fortunato A. Ascioti VICO EQUENSE Traversata Marina di Vico - Torre Annunziata Sabato scorso 26 settembre la nostra Sezione ha avuto il piacere di organizzare la partenza della traversata a nuoto da Marina di Vico a Torre Annunziata di Salvatore Cimmino. (www.salvatorecimmino.it) Ingegnere, vive e lavora a Roma, all’età di 15 anni fu colpito da osteosarcoma per cui gli fu amputata una gamba all’altezza del femore, oltre al suo lavoro si batte per un mondo senza barriere perché un disabile può essere una risorsa e non un peso per la società. Salvatore sabato sera, dopo una giornata faticosa e piena di tensione, viene di nuovo a Vico Equense, vuole ringraziare la Sezione per il tempo e l’impegno che abbiamo dedicato a lui e al suo evento. Io giro a tutti voi i ringraziamenti di Salvatore ed aggiungo i miei. Per la loro presenza: ai dirigenti scolastici delle scuole del territorio, ai docenti ed ai 500 ragazzi che già dalle 07,30 scendevano alla marina a piedi. Al sindaco, agli assessori, al nuovo comandante della Guardia Costiera di Castellammare di Stabia e a tutti quelli che sono intervenuti. Naturalmente, un particolare ringraziamento a tutti i soci che hanno collaborato, al comandante Rodolfo Izzo con la sua Aquila, barca appoggio ufficiale. Un evento non solo mediatico ma di grande importanza morale che ci è costato tempo ed impegno ma che onora la nostra Sezione perché anche noi, come Salvatore, lottiamo per un mondo migliore. DAVOLI “Mediterraneo: un mare d’arte e cultura” Per il secondo anno consecutivo, la Delegazione, in collaborazione con l’Istituto Comprensivo Statale di Davoli, ha organizzato la mostra d’arte dal titolo “Mediterraneo: un mare d’arte e cultura” abbinata al concorso d’arte. Inaugurata l’otto gennaio 2016 dal prof Nuccio Ordine, ordinario di letteratura dell’Università della Calabria (CS), all’insegna dell’ossimoro “L’utilità dell’Inutile”, l’arte e la cultura, essenza del Mediterraneo, hanno fatto da cornice per tutto il mese di gennaio alla mostra e concorso d’arte che si è concluso il 29 gennaio con la premiazione delle opere vincitrici del primo e secondo premio. Parafrasando il prof. Giuseppe Roma (Unical, CS), “il Mediterraneo bagna l’Africa, l’Asia e l’Europa ma non è né Africa, né Asia né Europa, è il Mediterraneo” luogo dove si sono sviluppate civiltà millenarie di cui ha consentito anche le contaminazioni e sovrapposizioni. Le contaminazioni tra popoli e culture del Mediterraneo sono state al centro del secondo incontro tenutosi il 15 gennaio e guidato dal prof. Francesco Altimari (Unical, CS), ordinario di lingua e letteratura albanese, che ha fatto apprezzare le caratteristiche salienti della lingua e letteratura delle popolazioni di origine albanese. Grazie al Mediterraneo, queste popolazioni sono giunte nella nostra Regione dove da secoli mantengono un’identità con- marzo-aprile 2016 69 Cronache delle Sezioni e Delegazioni LegaNavale.qxp_Lega Navale 23/03/16 16:54 Pagina 69 Cronache delle Sezioni e Delegazioni LegaNavale.qxp_Lega Navale 23/03/16 16:54 Pagina 70 Davoli - Una bella immagine in posa del Gruppo Folcloristico Arberia con i costumi tradizionali tinuamente rinnovata ed apprezzabile anche attraverso lo splendore degli abiti e dei balli tradizionali delle donne e degli uomini Arbereshe (Gruppo folkloristico “Arberia”), giunti a Davoli accompagnati dal sindaco di Frascineto (CS). La Delegazione ha anche favorito la sigla di un gemellaggio tra i comuni di Davoli (CZ) e Frascineto (CS) finalizzato allo scambio delle reciproche tradizioni e culture anche utili a programmare attività progettuali comuni. Ed ancora, nell’incontro del 22 gennaio le popolazioni del Mediterraneo, con particolare riferimento a quelle di Creta, altre aree geografiche greche, del sud dell’Italia, Marocco, Spagna e Portogallo, sono state rappresentate come il fulcro attorno al quale si muove la 70 curiosità di ricercatori di tutto il mondo. Infatti, moderati dal prof. Sebastiano Andò (Unical, CS), ordinario di patologia e direttore del dipartimento di farmacia, scienze della salute e della nutrizione, i relatori intervenuti hanno documentato come le abitudini alimentari (comprendendone anche lo stile di vita) rappresentano il fondamento dello straordinario ruolo della Dieta Mediterranea nel mantenimento dello stato di salute e longevità. Traccia della Dieta Mediterranea è stata anche custodita nei millenni da reperti archeologici e ciò, accanto al valore culturale e salutistico che essa rappresenta per i popoli del Mediterraneo, ha consentito all’Unesco di definirla patrimonio intangibile dell’umanità. marzo-aprile 2016 L’incontro conclusivo della mostra è stato dedicato alla caratterizzazione del valore antropologico delle abitudini alimentari dei popoli del Mediterraneo, aspetto di primaria importanza per la comprensione del cammino di umanizzazione intrapreso, ed ancora in via di svolgimento, dalle nostre popolazioni. “Il Mediterraneo di oggi è l’oceano di un secolo fa. In gioco non c’è solo il cibo, la possibilità di nutrirsi e di placare la fame – il tema di un’Expo che appare troppo distante da questa sofferenza – ma la nostra idea di convivenza. Un universo che ci interroga, chiedendo risposte a un Occidente smarrito.” Parole tratte da “Fine pasto” del prof. Vito Teti (Giulio Einaudi Editore), antropologo di primissimo piano nel pa- norama culturale nazionale che tanto ha scritto sul cibo nel corso dell’ultimo decennio. Il prof. Teti è ordinario di etnologia presso il dipartimento di studi umanistici dell’Università della Calabria e fondatore del centro di documentazione e ricerca su “Antropologie e Letterature del Mediterraneo”. Quindi, con il poemetto in lingua italiana su Gioacchino Murat è stato spiegato nell’antico modo dei menestrelli medievali o lamentatori (con cartellone al seguito) in un atto unico bitematico, con un tema minore, uno maggiore ed un finale, il viaggio verso Pizzo, sul Mar Tirreno, dell’importante luogotenente di Bonaparte. Scritto in dialetto nel 1998 da Rocco Jenco, sia il testo che la musica sono stati continuamente elaborati dall’autore fino alla versione definitiva, in italiano, del 2015. La prima esecuzione è avvenuta in Puglia, ad Altamura (BA), il 7 novembre del 2015 dove ha riscontrato notevole approvazione. Al termine della serata, una commissione di esperti ha individuato l’opera vincitrice del primo premio, “Calvario” di Vittorio Papaleo, tributo a tutte le vittime dei migranti attraverso il Mediterraneo. L’opera è stata regalata dalla Delegazione all’Istituto Comprensivo Statale di Davoli per farla diventare patrimonio di tutti, specialmente degli studenti del nostro comprensorio. La seconda classificata è stata “Nuove Speranze”, bellissima opera di Luisa Corasaniti ispirata dalla scoperta delle terre emerse ad opera dei grandi navigatori. La mostra ed il concorso d’arte sono stati resi possibili dalla disponibilità dell’Amministrazione Comunale di Davoli che, a titolo gratuito, ha offerto la disponibilità del Centro Polifunzionale della Cultura per tutto il mese di gennaio quale sede della mostra e dei convegni abbinati alla mostra. Inoltre, un ringraziamento doveroso va al sindaco di Davoli, dott. Giuseppe Papaleo, Davoli - L'opera Calvario, di Vittorio Papaleo, cui la commissione di esperti ha deciso di assegnare il primo premio ed al presidente del Consiglio Comunale, dott. Francesco Floro Procopio, che hanno sempre assicurato la loro presenza nel corso dei quattro appuntamenti culturali abbinati alla mostra. Quest’ultima è stata il frutto di una partecipazione molto sentita e spontanea di tutti i soci della Delegazione, mirabilmente guidati dai curatori della mostra a cui va il più vivo ringraziamento e cioè: la prof.ssa Rosanna Basanisi, docente d’arte e immagine dell’ Istituto Comprensivo Statale, Marina di Davoli (CZ), Franco Calabretta, architetto libero professionista, Davoli (CZ), Federica Laporta, studentessa universitaria, Davoli (CZ), Manuela Alessia Pisano, storico dell’arte, Marina di Sant’Andrea (CZ) e Fran- cesco Procopio, dottore in conservazione beni culturali, libero professionista, Davoli (CZ). Un particolare ringraziamento va ai responsabili esecutivi dell’allestimento della mostra: Marcello Mirarchi, Antonio Viscomi, e Nicola Procopio, artigiani di grande valore della nostra comunità. Un sentito ringraziamento va al nostro Chef Giuseppe Viscomi che per tutti gli appuntamenti ha offerto ai partecipanti e visitatori dell’ottimo finger food a tema con l’argomento discusso, rendendo la mostra d’arte una vera meraviglia di cui già si sente la mancanza. Il sottoscritto è personalmente indebitato con tutti i soci ed in modo particolare con il Delegato Regionale, rag. Antonio Nicoletta, che con grande disponibilità e sa- crificio ha voluto partecipare all’attività della mostra esprimendo, come sempre, apprezzamento e parole di elogio per l’attività della Delegazione. Giacinto Bagetta ROCCELLA JONICA Nave Palinuro a Roccella Nella mattinata di mercoledì 4 novembre, il veliero Palinuro, navescuola della Marina Militare, ha accostato e sostato per diverse ore nelle acque antistanti l’abitato di Roccella Jonica. La richiesta in tal senso avanzata dalla Sezione ed accolta dallo Stato Maggiore della Marina, ha fatto sì che questa meravigliosa occasione potesse essere trascritta sul diario sto- marzo-aprile 2016 71 Cronache delle Sezioni e Delegazioni LegaNavale.qxp_Lega Navale 23/03/16 16:54 Pagina 71 Cronache delle Sezioni e Delegazioni LegaNavale.qxp_Lega Navale 23/03/16 16:54 Pagina 72 rico della nave e sulle pagine di storia della cittadina roccellese, da sempre vocata al mare ed alle attività marinaresche. L’unità, al comando del capitano di fregata Gabriele Belfiore, ha ricevuto a bordo dapprima la visita di una delegazione composta dal presidente della Sezione, ing. Ilario Franco, dal sindaco della cittadina Roccellese, prof. Giuseppe Certomà e dal preside del locale Istituto Nautico “Maiorana”, ing. Antonino Morfea, accompagnato da diversi docenti. Dopo aver reso gli onori agli ospiti, il comandante ha concesso la visita a bordo agli studenti e ai soci della Sezione che hanno voluto partecipare alla manifestazione con le proprie barche, defilando intorno alla nave e accostandosi successivamente ad essa. Il Palinuro ha effettuato una crociera addestrativa con partenza da Venezia il 23 ottobre, e arrivo a Salerno, il 12 novembre, organizzata dalla Marina Militare in collaborazione con la Lega Navale Italiana. In tale crociera si è imbarcato un gruppo selezionato di giovani soci, tra cui si trovava anche Luigi Giancotti di Roccella Jonica, alun- no del locale Istituto Nautico. Il comandante, gli ufficiali e l’equipaggio di nave Palinuro hanno calorosamente intrattenuto gli ospiti saliti a bordo con spiegazioni e dimostrazioni, facendo così loro vivere una giornata emozionante proprio nel giorno della Festa Nazionale delle Forze Armate. A coronamento dell’iniziativa e a ricordo della giornata trascorsa a Roccella Jonica, il sindaco Certomà ha voluto far dono al comandante di un prezioso volume illustrativo della storia e della vita di Roccella Jonica e il comandante ha ricam- biato nello spirito della tradizione marinara offrendo alla Sezione e alla città il “crest” del Palinuro che riporta il motto della unità “Faventibus Ventis”. La riuscita dell’iniziativa è stata possibile anche e soprattutto grazie ai soci che hanno messo a disposizione le proprie imbarcazioni per collegare il porto di Roccella con la nave, nonché alla società di diving “Megale Hellas” di Marina di Gioiosa che gratuitamente e con entusiasmo ha trasportato con le proprie imbarcazioni gli alunni dell’Istituto Nautico a bordo del Palinuro. Roccella Ionica - La nave scuola Palinuro durante la sosta effettuata a Roccella con, sullo sfondo, l’abitato del bel centro calabrese 72 marzo-aprile 2016
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RIVISTA L.N.I. - Gennaio - Febbraio 2016
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