Mastite bovina provocata da stafilococchi coagulasi negativi
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Mastite bovina provocata da stafilococchi coagulasi negativi
Biblioteca 3 Startvac® nº Mastite bovina provocata da stafilococchi coagulasi negativi Clara Navarro Sansano Servizi per la qualità del latte [email protected] 1. Introduzione U no dei gruppi di batteri che provocano la mastite prende il nome di stafilococchi coagulasi negativi (SCN). Questi batteri sono oggetto di grande interesse, in quanto sono attualmente i microrganismi isolati più comunemente nelle vacche e nelle vitelle delle mandrie e sono considerati gli agenti patogeni emergenti della mastite bovina (Pyöräla S. et al. 2009). Gli SCN si trovano normalmente sulla cute sana del capezzolo e sulle mani del mungitore. Sono spesso definiti “microrganismi opportunisti”, in quanto vivono in aree dalle quali risulta facile colonizzare il canale del capezzolo e penetrare nei tessuti secretori. Nel corso degli ultimi 30 anni, l’adozione di programmi di controllo per la mastite ha determinato una riduzione dell’incidenza complessiva della mastite clinica nella maggior parte delle mandrie, in alcuni casi, con un calo pari al 90%. Mentre la malattia clinica provocata dai patogeni più importanti quali Staphylococcus aureus e Streptococcus agalactiae è diminuita in modo significativo, patogeni minori quali gli SCN stanno acquisendo un ruolo sempre maggiore. Le vacche e le vitelle possono essere infettate dagli SCN ancor prima della nascita. Durante la lattazione, l’infezione provocata da questi microrganismi è associata a un incremento del conteggio delle cellule somatiche (CCS), che provoca perdite economiche dovute alle penali sul prezzo del latte. La prevalenza della mastite da SCN è più elevata negli animali primipari. Si tratta in genere di infezioni di lieve entità, con presenza di flocculi nel latte dovuti a modifiche locali nella mammella. Molte di queste infezioni guariscono spontaneamente. Alle volte, tuttavia, gli animali con infezioni intramammarie da SCN mostrano sintomi a livello sistemico, proprio come avviene per gli animali con infezioni persistenti, che possono durare per diversi mesi se non vengono adottate misure risolutive. Esistono oltre 50 specie di stafilococchi coagulasi negativi e, probabilmente, è scorretto osservare il loro comportamento come gruppo senza prendere in considerazione le singole specie. Pur non essendo considerati un gruppo di batteri tanto patogeni quanto i principali agenti che provocano la mastite, la loro patogenicità e la loro resistenza ai trattamenti antimicrobici variano in base alle specie di SCN. Benché alcuni ricercatori li considerino agenti patogeni della mammella di importanza secondaria, la portata delle infezioni intramammarie è ancora oggetto di dibattito dato che, in altri lavori, vengono invece considerati fattori molto importanti nell’eziologia delle mastiti cliniche o subcliniche e nell’aumento del conteggio delle cellule somatiche nel latte delle vacche malate. 3 Mastite bovina provocata da stafilococchi coagulasi negativi Clara Navarro Sansano Biblioteca Startvac® | Servizi per la qualità del latte 2. Eziologia ed epidemiologia nº Gli SCN sono cocchi Gram-positivi che popolano l’interno e l’esterno delle mammelle infette. Vengono spesso definiti “flora opportunista della cute”, in quanto possono essere isolati dalla cute del capezzolo, dal canale del capezzolo, dalla vagina, dal mantello e dalle narici. Questo gruppo di batteri comprende oltre 50 tra specie e sottospecie (Pyöräla S. et al. 2009), tra cui quelle che più comunemente vengono isolate da casi di mastite bovina sono Staphylococcus chromogenes, Staphylococcus epidermitis, Staphylococcus hyicus e Staphylococcus simulans. Specie quali Staphylococcus epidermitis, Staphylococcus saprophyticus, Staphylococcus simulans e Staphylococcus warneri fanno parte della normale flora batterica della cute del capezzolo, mentre altre specie, quali Staphylococcus xylosus e Staphylococcus sciuri sembrano provenire dall’ambiente. Staphylococcus chromogenes può colonizzare la cute del capezzolo e altre regioni dell’organismo quali il pelo, la vagina e il canale del capezzolo. Sembra che, tra le diverse specie di SCN, esistano delle differenze in termini di patogenicità studiate mediante tecniche di diagnosi molecolare (Zadoks and Schukken, 2006). Abbiamo individuato delle specie con una diversa suscettibilità antimicrobica e diversi fattori di virulenza tra gli SCN isolati dalla mastite bovina (Taponen S. et al. 2009). Poiché l’incidenza di nuove infezioni è più elevata durante il periodo di asciutta della vacca e prima del parto, la percentuale dei quarti mammari infettati è più elevata al momento del parto. La prevalenza più elevata di SCN si riscontra nelle vacche primipare piuttosto che negli animali maturi. Molti produttori sono purtroppo convinti che le loro mandrie siano sane fino a che non si rendono conto della presenza della mastite che non si osserva fino al momento del parto. La presenza di futuri animali da riproduzione significa anche una futura lattazione e la cura della mammella è essenziale per garantire la redditività delle aziende produttrici di latte. Molte delle infezioni intramammarie provocate dagli SCN guariscono spontaneamente e la prevalenza diminuisce con l’avanzare della lattazione. Anche se le infezioni da SCN sono in genere lievi o subcliniche, è stato dimostrato che possono provocare processi patologici più gravi e persistenti, che determinano un aumento del conteggio delle cellule somatiche e una diminuzione della qualità e della produzione di latte a causa delle lesioni a carico dei tessuti mammari (Taponen S. et al. 2009; Gillespie B.E. et al. 2009). 3. Caratteristiche delle infezioni da SCN • Si tratta in genere di infezioni lievi che provocano casi subclinici di mastite • Aumento del CCS • Possono indurre processi clinici persistenti che non rispondono ai trattamenti antibiotici • L’aspetto del latte è normale, ma possono provocare infezioni intramammarie con alterazioni del latte (flocculi) • Elevata prevalenza negli animali primipari (soprattutto nel periodo che precede e segue il parto) • Maggiore incidenza di nuove infezioni nel periodo di asciutta delle vacche • Lo stato di salute generale dell’animale non viene in genere compromesso e non sono presenti gravi segni a livello sistemico • Tasso elevato di guarigioni spontanee. 4. Diagnosi Dopo aver individuato i quarti mammari con conteggi cellulari elevati o che mostrano segni di mastite clinica, si devono raccogliere campioni di latte utilizzando tecniche asettiche e adeguate per la successiva elaborazione in laboratorio. I test microbiologici sono i più importanti per la diagnosi della mastite nell’ambito dei programmi di controllo. La metodologia prevede le normali tecniche di semina in terreni di coltura specifici per i gruppi eziologici principali, che vengono quindi incubati a 37 °C e sottoposti a letture a 24 e 48 ore. L’agar Baird Parker è un terreno di coltura specifico per gli stafilococchi e consente di eseguire una differenziazione tra SCN e Staphylococcus aureus. L’identificazione delle diverse specie di SCN è importante ai fini della determinazione della loro patogenicità e dello sviluppo di pratiche di gestione specifiche per prevenire la mastite. Il problema è che le procedure per l’identificazione di questo gruppo di organismi sono complesse e costose e, per tale ragione, molti laboratori non inseriscono l’identificazione delle specie di SCN nelle procedure di routine. 5. Trattamento In linea generale, si ritiene che il tasso di guarigione spontanea dalle infezioni da SCN sia elevato. Tali microrganismi rispondono alla terapia antimicrobica molto meglio rispetto a Staphylococcus aureus e molte specie di SCN sono suscettibili agli antibiotici comunemente utilizzati per il trattamento della mastite. Anche se il trattamento mediante terapia intramammaria durante i periodi di periparto e asciutta è efficace per il controllo delle infezioni provocate dagli SCN, non sempre produce i risultati attesi. Secondo il National Mastitis Council (NMC), questi microrganismi vengono classificati come stafilococchi coagulasi negativi sensibili alla novobiocina e stafilococchi coagulasi negativi resistenti alla novobiocina. Trattamento della mastite clinica da stafilococchi coagulasi negativi (SCN) sensibili alla novobiocina: Penicilline e/o penetamato o cefalosporine (via intramammaria e/o parenterale). Trattamento della mastite da SCN resistenti alla novobiocina: Non necessario in quanto la patologia guarisce spontaneamente. Trattamento antibiotico durante l’asciutta: Penicilline e/o penetamato o cefalosporine. Biblioteca Startvac® 6. Misure di controlo Le misure di controllo devono essere utilizzate nelle vacche in lattazione, in asciutta e nelle vitelle da riproduzione. La rifecondazione può rappresentare una fonte di infezioni per un’azienda per la produzione di latte, soprattutto in base agli attuali sistemi di gestione, in cui le vitelle vengono trasportate e mischiate diverse volte prima di arrivare nell’allevamento in cui partoriranno (Oliver and Nickerson). In genere non viene prestata molte attenzione alle vitelle all’interno di un allevamento o alle vacche in asciutta. Se però si considera che le vitelle costituiscono ogni anno circa un terzo della mandria e che, insieme alle vacche in asciutta, rappresentano l’investimento dell’azienda per il futuro, lo stato di salute delle mammelle e le condizioni di vitelle e vacche in asciutta dovrebbero essere una priorità assoluta. L’adozione di misure di controllo dovrebbe ridurre il contatto degli animali con gli agenti che provocano la mastite prima del parto. Gestione • Tenere le vitelle in recinti singoli, in modo da evitare che tentino di succhiarsi reciprocamente i capezzoli: Mastite bovina provocata da stafilococchi coagulasi negativi ciò favorisce infatti la trasmissione di batteri e provoca infezioni persistenti che divengono stabili già in età precoce. • Non dare latte infetto alle vitelle in lattazione per evitare la trasmissione di agenti infettivi dalle vacche adulte a quelle giovani. • Separare le vitelle dalle vacche prima del parto. • Predisporre aree pulite per le vacche partorienti e per le vitelle. Ambiente • Controllo delle mosche: tali insetti possono essere vettori di agenti patogeni e provocare lesioni della punta del capezzolo che consentono a batteri quali Staphylococcus aureus o SCN di stabilirsi sulla cute del capezzolo e penetrare nell’orifizio. • Assicurare un ambiente pulito e asciutto, anche per la rifecondazione. Programma di vaccinazione Non è possibile assicurare una prevenzione e un controllo adeguati della salute delle mammelle di vacche e vitelle di un allevamento senza prendere in considerazione un buon programma di vaccinazione. È importante ai fini della protezione dall’incidenza e dalla gravità della mastite provocata da microrganismi ambientali. L’introduzione sul mercato del primo vaccino registrato a livello mondiale contro gli SCN potrebbe costituire un buon strumento per aumentare l’immunizzazione degli allevamenti. Il protocollo si basa su due applicazioni prima e dopo il parto, per contribuire alla riduzione dell’incidenza e della gravità al momento delle maggiori perdite per l’azienda. Terapia antibiotica durante il periodo di asciutta e misure generali • Somministrare un’adeguata terapia antibiotica durante il periodo di asciutta in base al profilo batteriologico dell’allevamento. • Correggere le procedure di mungitura. Eseguire un’adeguata disinfezione della punta del capezzolo mediante soluzioni disinfettanti prima e dopo la mungitura. • Eliminare gli animali affetti da malattie croniche. • Garantire l’igiene dei trattamenti durante il periodo di asciutta. • Verificare lo stato di cibo e acqua. • Uso e manutenzione adeguati della macchina per la mungitura. • Prestare particolare attenzione alle condizioni di lettiere e passaggi durante l’asciutta e la lattazione. 3 Mastite bovina provocata da stafilococchi coagulasi negativi Clara Navarro Sansano Biblioteca Startvac® | Servizi per la qualità del latte schema di vaccinazione STARTVAC® nº Efficacia nella fase post-parto grazie al suo schema di vaccinazione Grazie alla somministrazione di due applicazioni pre-parto (45 giorni e 10 giorni prima del parto) e ad una somministrazione post-parto (a 52 giorni), è possibile ridurre l’incidenza delle mastiti nel momento di maggior rischio di infezioni e perdite economiche. Riferimenti bibliografici 1. John R.Middleton, Christopher D.Luby, D.Scott Adams, 2009 Efficacy of vaccination against staphylococcal mastitis: A review and new data 2. Schukken, Y.H., et al., 2009 CNS mastitis: Nothing to worry about? 9. A.A. Sawant, B.E. Gillespie, S.P.Oliver, 2008 Antimicrobial susceptibility of coagulase-negative Staphylococcus species isolated from bovine milk 3. Stephen C.Nickerson, 2008 Control of heifer mastitis: Antimicrobial treatment-An overview 10. O.C.Sampimon, H.W.Barkema, I.M.G.A.Berends, J.Sol, T.J.G.M.Lam, 2008 Prevalence and herd-level risk factors for intramammary infection with coagulasa-negative staphylococci in Dutch dairy herds 4. Suvi Taponen, Satu Pyörälä, 2009 Coagulase-negative staphylococci as cause of bovine mastitis-Not so different from Staphylococcus aureus? 11. National Mastitis Council Annual Meeting Proceedings, StephenC. Nickerson 5. Satu Pyörälä, Suvi Taponen, 2009 Coagulase-negative staphylococciEmerging mastitis pathogens 12. 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