saggio breve Galilei - Vargiu - IISSL Einaudi G.Bruno Muravera
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saggio breve Galilei - Vargiu - IISSL Einaudi G.Bruno Muravera
Saggio breve Argomento: l’eredità di Galileo Galilei Titolo: Galileo, cosa ci ha lasciato? Destinazione editoriale: giornale scolastico di Alessia Vargiu classe 4^A Nel Seicento l’uomo credeva che la Terra fosse al centro dell’universo e che tutto le girasse intorno. Questa teoria concordava perfettamente con la visione antropocentrica, che vedeva l’uomo al centro di tutto. Se poi consideriamo che la posizione della Terra e il moto è deducibile da un passo della Bibbia, siamo a cavallo. E’ la verità. Che nessuno si azzardi a dire il contrario, pena la morte. Ma intorno agli anni Trenta del Seicento, alcuni scienziati sentono che il quieto vivere del mondo deve cambiare e decidono d divulgare le proprie teorie, i propri esperimenti pur sapendo che saranno considerati eretici e che moriranno. Questo lo sapeva bene Giordano Bruno che ha preferito bruciare, pur di rinunciare alle sue teorie.Può essere considerato un martire della scienza, è morto per le sue teorie. Dovrebbe essere lodato e sempre ricordato mentre noi, ricordiamo moltissimo colui che ha preferito abiurare pur di non morire: Galileo Galilei. Galileo Galilei giovane pisano affascinato dalle scienze, dalla musica, considerato il padre della scienza moderna, ha abiurato. Ha preferito salvarsi la pelle e morire comodamente a casa, invece che morire per i suoi esperimenti. Questo era Galileo Galilei una persona un po’ controversa, con un grande genio. Colui che ha capito che per interrogare la natura servivano gli esperimenti, che per primo ha utilizzato la matematica per fare tutto, ha abiurato. Galileo Galilei ha apportato qualche leggera modifica alla visione del cannocchiale olandese e ha visto molto: ha visto e messo le basi della scienza moderna. Ha capito che la Terra gira intorno al Sole, che la superficie di Venere è irregolare, che Giove ha dei satelliti, che Saturno ha degli anelli e ha mandato in completa confusione tutto il mondo. È proprio il sentimento della confusione quello che regna sovrano nel Seicento, del resto. Le persone vedono cadere tutti i paletti della loro vita e vanno nel panico poi capiscono che non c’è niente di cui aver paura e iniziano a sperimentare. E con tutto questo sperimentare Galileo inventa ‘il metodo sperimentale’ che lui stesso utilizza per essere certo delle sue teorie. Osserva un fenomeno, lo riproduce, lo annota e poi aspetta che altri riscontrino il suo stesso risultato. Galileo fa anche qualcosa che in quel periodo non faceva nessuno: divulga, comunica. E per quel periodo in cui il sapere era sinonimo di segreto è molto. Il professor Paolo Rossi in una intervista del 2003 su “l’Unità”, afferma: ”Il sapere non è di pochi ma di tutti. Il sapere scientifico è e deve essere praticabile da tutti.” Al giorno d’oggi lo diamo per scontato, ma nel 1600 non era così facile. Galileo comunicava con i suoi seguaci attraverso le epistole, che saranno poi la sua rovina, in quanto saranno utilizzate contro di lui dall' Inquisizione. Il tasto dolente della vicenda di Galileo è proprio questo: il rapporto con la Chiesa. Certamente se Galileo fosse rimasto a Venezia, non sarebbe accaduto tutto ciò, ma ha deciso di avvicinarsi al centro dell’Italia più sottoposto al controllo della Chiesa e ha dovuto comportarsi di conseguenza. La Chiesa di quel periodo cercava di tornare al quieto vivere dopo le diverse riforme religiose e mentre cercava di riacquistare fedeli, e proprio allora arriva Galilei con le sue teorie in contraddizione con la Bibbia. Il pisano non voleva certamente fondare una nuova religione ma far capire che l’interpretazione dei testi Sacri non valeva per la scienza. La scienza non doveva essere interpretata alla lettera. All’inizio la Chiesa tollera la teoria di Galileo ma gli chiede di non divulgarla, poi quando diventa Papa Urbano XVIII, suo amico, Galileo pubblica il ‘Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo’ nel quale sono presenti tre personaggi: Salviati, sostenitore della teoria eliocentrica, Sagredo, giovane scienziato curioso di sapere la verità e Simplicio fedele studioso di Aristotele. La discussione verte sulla ‘Nuova Scienza’ e alla fine Simplicio capisce che Salviati ha ragione. Galileo utilizza il dialogo perché gli permette di non far capire la sua posizione e perché essendo scritto in volgare è comprensibile dalla maggior parte della popolazione. Galileo era sicuro che il Papa avrebbe approvato e diffuso la sua teoria, ma invece, Urbano VIII cambia le sue idee e costringe Galileo ad abiurare e il pisano abiura. Che il mondo lo accetti o no, Galileo, il padre della scienza é un eroe, forse un po' codardo, ma un eroe. È un rivoluzionario che ci ha lasciato moltissimo: la prova della teoria eliocentrica, il cannocchiale, la scoperta dell'infinitamente grande e dell'infinitamente piccolo. Ha gettato le basi della scienza odierna. Se non ci fosse stato lui, saremmo tutti dei piccoli Simplicio: sicuri delle Scritture, attaccati alle nostre certezze teoriche anziché da quelle provate dalle nostre esperienze. Perché Galilei ha anche saputo separare la scienza dalla teologia. Diceva:la scienza serve per capire come funziona il cielo, la fede aiuta ad andare in Cielo. E soprattutto ci lascia progresso. Ci lascia evoluzione. Il termine stesso "rivoluzione" é cambiato grazie a lui: in astronomia significava 'ritorno al punto di partenza', attualmente vuol dire, 'distacco dal passato'. Con la sua rivoluzione scientifica, Galileo, ha cambiato il nostro modo di vivere perché come afferma il Professor Bonera: "la scienza non ci fa soltanto capire il mondo. Farci capire il mondo é un passo per cambiarlo". (Testo tratto da G. Bonera, Galileo oggi, Collana di Storia della Scienza, Università degli Studi di Pavia, Pavia 1995)
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