indice - Centre Pompidou
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INDICE Introduzione p. 3 CAPITOLO I : L’attività di Pierre Restany 1. Pierre Restany 1.1.1. Le gallerie e la critica 1.1.2. I viaggi p. 8 p. 9 p. 13 1.2. Il decennio ’60 - ’70 tra Parigi e Milano 1.2.1. Nuove avventure : il Nouveau Réalisme e la Mec Art 1.2.2. In costante dialogo con l’Italia 1.2.3. La collaborazione con le riviste in Francia e in Italia p. 14 p. 14 p. 22 p. 29 CAPITOLO II La collaborazione con Domus 2.1. Restany e Domus p. 32 2.2. I temi e il pensiero 2.2.1. Arte e internazionalismo, la situazione in Italia 2.2.2. Arte e realtà 2.2.3. Arte e Critica. Arte e Mercato 2.2.4. Astrazione e figurazione: il dibattito a Parigi 2.2.5. Arte globale 2.2.6. La nuova avanguardia artistica p. 36 p. 43 p. 49 p. 53 p. 58 p. 62 2.3. Il ruolo di Restany a Milano negli anni ’60 2.3.1. A Milano 2.3.2. La novità di Pierre Restany p. 68 p. 71 CAPITOLO III: L’attività a Parigi 3.1. La collaborazione con le riviste francesi 3.1.1. Combat e i settimanali 3.1.2. Cimaise 3.1.3. Planète e Plexus 3.2. I temi, il confronto, le idee 3.2.1. I temi 3.2.2. Lo sguardo sull’Italia 3.2.3. La denuncia 3.2.4. L’arte come conoscenza: l’avventura per Planète p. 76 p. 78 p. 79 p. 80 p. 83 p. 89 p. 94 1 3.3. La singolarità dell’attività critica di Pierre Restany 3.3.1. La multiforme attività parigina 3.3.2. La visione dell’arte tra poesia e rinascenza Bibliografia p. 97 p. 102 p. 107 2 Introduzione L’ipotesi di realizzare la mia tesi di laurea su un personaggio della seconda metà del Novecento, appartenente al panorama d’arte italiano e francese, è stata al centro di un dialogo con il professor Caramel, che non ha avuto dubbi nel suggerirmi di approfondire, essendo questi figura di rilievo, quella di Pierre Restany. Ho studiato Pierre Restany attraverso i suoi articoli nel decennio ’60 ’70. Ho deciso di soffermarmi su questo decennio poiché connota il processo di riflessione critica di Restany. Tale periodo, che pur corrisponde all’inizio del suo pensiero, ne pone, al tempo stesso, le fondamenta . L’obiettivo del mio lavoro è stato di evidenziare le idee e il pensiero critico di Restany così come sono emersi nei suoi interventi sulle riviste del tempo. Ho considerato le testate per le quali Restany collabora nella redazione: “Domus” per l’Italia, “Cimaise”, “Planéte” e “Plexus”, “Combat”, “Arts Loisirs” e “Art et Spectacle” per la Francia. In questi anni, tuttavia, Restany scrive articoli anche per altre riviste come “14 Soli” , “D’Ars”, “Le Monde”, “La Galerie des Arts”: contributi saltuari e non regolari. Ho proceduto, prima di tutto, a comprendere l’originalità del critico così complesso come persona e come studioso. Ho preso parte, presso L’Institut National d’Histoire de l’Art di Parigi, al Convegno di Studi interamente dedicato a Pierre Restany (Le demi siècle de Pierre Restany. Colloque. Institut National d’Histoire de l’art. Paris, 30 novembre - 1 decembre 2006) . Le giornate del congresso mi hanno consentito di avere una significativa panoramica su tutte le attività svolte da Pierre Restany . Importanti, a tal riguardo, si sono rivelate le testimonianze di persone a lui molto vicine. Mi sono documentata, inoltre, circa gli scritti di Restany: cataloghi di mostre saggi e antologie d’arte. 3 In una seconda fase ho ricercato i suoi interventi relativi al quarantennio (1963- 2003) di collaborazione con “Domus” presso la Biblioteca della Triennale di Milano e presso la Civica Emeroteca della Biblioteca d’Arte del Castello Sforzesco di Milano e ne ho analizzato e studiato le peculiarità. Ho inteso soffermarmi sul primo decennio (’63- ’70) che ne rivela un pensiero fortemente autonomo e ricco di fervide idee. Parallelamente al lavoro di ricerca per “Domus”, mi sono interessata al contesto storico e storico artistico che si riferiscono alla speculazione di Restany. In una terza fase ho deciso di ampliare lo studio analizzando gli articoli scritti durante lo stesso decennio a Parigi. Mi sono recata in Francia, dove ho avuto modo di approfondire le mie ricerche svolte in parte a Parigi e in parte a Chateaugiron, nei pressi di Rennes, in Bretagna: qui è conservato, presso l’Archive de la critique d’Art Contemporain, il Fondo Restany. Il Fondo, articolato in dossier, comprende tutti gli scritti autografi, le bozze edite, la corrispondenza originale, i ritagli appunti personali di Pierre Restany: e gli è apparsa la ricchezza del suo mondo interiore e la sua vasta curiosità nel suo modo di vedere l’arte. Ho reperito una notevole quantità di materiale molto utile per comprendere il suo carattere, per conoscere le sue posizioni e il suo pensiero e per ricostruire i suoi contatti e le sue amicizie. La ricerca degli articoli nelle molteplici riviste francesi è avvenuta sia presso l’archivio bretone, dove ne era conservata la maggior parte , sia presso la Biblioteque Kandinsky del Centre George Pompidou a Parigi. In particolare, per il recupero di alcune riviste (“Art et Loisir” e “Combat”), mi sono recata a Parigi alla Biblioteque Historique de la ville de Paris, e alla Biblioteque Publique d’Information, presso il Centre George Pompidou. La tesi vuole essere un percorso di lettura del pensiero di Restany attraverso gli articoli scritti negli anni ’60 e, parallelamente , vuole illustrare le molteplici attività da lui svolte. 4 E’ stato possibile individuare le tematiche principali sulle quali il critico insiste ed è stato agevole confrontarne la speculazione tra Italia e Francia. In Italia si sofferma sulla condizione dell’arte italiana , non tralasciando, tuttavia, quella francese. In Francia l’occhio di Restany è rivolto alla crisi dell’arte francese, ma non mancano costanti riferimenti alla realtà italiana, che ben conosce. Restany risulta essere al centro dei dibattiti più importanti concernenti l’arte astratta in Europa e oltre . E’ sempre presente alle Biennali di Venezia, così come agli appuntamenti espositivi a Parigi e non ha dubbi quando difende l’arte della nuova realtà. In Francia e in Italia si lega agli ambienti galleristici per promuovere l’arte e la sua idea di arte. E’il padre del Nouveau Réalisme e porterà sempre avanti l’anima di questo movimento che si propone come chiave di lettura dell’arte e del mondo di quegli anni. Negli ultimi anni del decennio, durante il periodo della contestazione del ‘68, Restany, coerente al suo credo, si batte a favore di un rinnovamento della società e soprattutto delle Istituzioni culturali. Vorrei che fosse emersa, da queste pagine, la complessità del mondo interiore, della persona e del pensiero di Pierre Restany, che risulta, perciò, difficile definire. Egli si dedica intensamente a svariate attività, rivelando di essere un portavoce e un protagonista della società moderna. Le sue idee non hanno un’unica chiave di lettura ma si prestano a più riflessioni a seconda del punto di vista. La sua speculazione si rivolge all’arte in generale, ma anche alla critica e alle istituzioni. Nella concezione dell’arte di Pierre Restany sono racchiusi il suo essere più profondo, il suo amore per le lettere, la sua vena spiritualista e, soprattutto, la sua ricerca costante per la comprensione della contemporaneità. Lucrezia De Domizio Durini lo definisce un “animale urbano”. La definizione, probabilmente, si riferisce, seppur troppo sinteticamente per un uomo come Pierre Restany, alla sua personalità: un uomo errante alla 5 ricerca della verità nella realtà urbana, che è la realtà che la Storia ci impone come la più contemporanea. Per questo il suo pensiero è fortemente calato negli avvenimenti storici e politici dell’Europa e del mondo , perché l’arte, secondo Restany, è frutto anche della Storia. Dal Giappone agli Stati Uniti, dal nord Europa al Medio Oriente, dalla Russia al Sud America, gli innumerevoli viaggi hanno contribuito all’appellativo di un Restany globe- trotter infaticabile e sono stati linfa vitale per le sue idee, confermandone la peculiarità di critico “globale”. Le sue attività si svolgono prevalentemente tra Parigi e Milano, sedi in cui lavora per le riviste e per le gallerie. Senza Parigi non ci sarebbe Milano e viceversa, Pierre Restany si compone dell’anima di queste due città europee, pur conservando francese il suo io più profondo . La vita e l’arte di quest’uomo sono pervasi di globalità. A conclusione di questa premessa, voglio ricordare la definizione di Stefano Casciani per Pierre Restany “critico come artista” (Pierre Restany, il critico come artista. Editoriale Domus, Milano 2004). L’appassionato legame di Pierre Restany con gli artisti è parte integrante e fondante del suo lavoro critico che procede non secondo i canoni della critica accademica ma in maniera anticonformista. Il suo essere studioso e critico è una vocazione libera ma metodica. Come un uomo del Rinascimento, la poliedricità è la caratteristica principale del suo carattere. I suoi articoli sono riflesso della realtà degli anni ’60 e di una elaborazione mai scontata, di una visione significativa dell’arte e degli artisti. Gli articoli, qui indagati, sono la panoramica oggettiva di un periodo dell’arte ma anche, e soprattutto, lo specchio della vitalità del pensiero sempre attuale di uomo libero che è Pierre Restany. 6 Pierre Restany nel suo studio ( Fondo Pierre Restany. Archives de la critique d'art. Chateaugiron) 7 1. L’attività di Pierre Restany 1.1. Pierre Restany Risulta arduo definire Pierre Restany collocandolo in un unico ambito poiché nella sua vita si occupa di molteplici attività dalla curatela alla critica, dal giornalismo all’insegnamento. Le testimonianze di colleghi e artisti convergono nel ritrarre un personaggio dinamico e curioso, dalla personalità singolare. Claude Bellegarde lo ricorda come sensibile alle manifestazioni artistiche e come grande ascoltatore, profondamente umano.1 Lucrezia De Domizio Durini, invece, traccia un’immagine di Restany come uomo dai mille interessi, pervaso da un senso filosofico che lo induce ad una personalissima visione della vita e soprattutto mai stanco di mettersi in gioco e di lottare per l’arte. Pierre Restany è critico, storico, giornalista ma anche globe trotter infaticabile, qualità che gli ha permesso di dar vita ad importanti iniziative in tutto il mondo come quella del Naturalismo Integrale, movimento che nasce da una singolare esperienza, quella della navigazione di un affluente del Rio delle Amazzoni, e che propugna un ritorno alla natura nelle arti e nella società. Questo è solo uno degli esempi di come Restany non sia stato mai stanco di cercare nell’arte di tutto il mondo l’autenticità e l’originalità del momento artistico. La maggior parte delle sue speculazioni hanno luogo a Parigi e a Milano, le due città dove sceglie di vivere alternando mesi di lunghi viaggi sia in Europa sia negli Stati Uniti, in Giappone e in tutto il mondo. Una fitta rete di attività e relazioni connotano la sua vita, distinguendone non solo i suoi primi appassionati anni di speculazione (’50- ’60) , ma anche e soprattutto gli intensi anni centrali (’60-’80) e infine gli ultimi due decenni della sua vita. 1 Claude Bellegrade è intervenuto in occasione delle giornate di studio su Pierre Restany tenutesi a Parigi, presso l’INHA, il 30 novembre e il 1 dicembre 2006 8 1.1.1: Le Gallerie e la Critica. Prima come curatore poi come gallerista, Pierre Restany si avvicina all’arte contemporanea fin dagli inizi degli anni ’50. Dopo una serie di viaggi e soggiorni tra l’Italia e l’Irlanda, mosso dalla curiosità per lo studio della storia dell’arte, si stabilisce a Parigi presso l’hotel Saint Julien le Pauvre e inizia a maturare un vivo interesse per l’arte contemporanea. Scrive per la rivista “Libres propos”, dove emerge come in questi anni gli intenti artistici di Pierre vadano configurandosi a favore di un’arte nuova, “informale” ma soprattutto calata nella realtà. Nel dibattito parigino tra l’arte di Dubuffet e Fautrier, Restany si schiera con il secondo. Sostiene , quindi, l’arte di Fautrier perché più vicino al gesto astratto e non figurativo. Frequentando le gallerie di arte contemporanea come la galerie de France, la galerie Jean Larcade o la galerie Drouin, Restany si lega ai galleristi e ai mercanti. Secondo Restany l’arte più moderna, infatti,deve essere esposta nelle gallerie e deve essere fruibile al pubblico. Cura le mostre del gruppo Espace Imaginaires che coinvolge Bertini, Bellegarde, Bryen e Mathieu. Tramite Bertini, conosce Yves Klein diventandone il primo curatore delle sue mostre nonché intimo amico e confidente . Nel 1951 si colloca la prima mostra di Yves Klein a Parigi presso la galleria Colette Allendy. Nel 1956 Yves Klein espone alla galleria Apollinaire di Milano. Restany stringe una forte amicizia e una solida collaborazione lavorativa con Guido Le Noci, direttore artistico della galleria. Pierre Restany crede profondamente in un nuovo tipo di rappresentazione artistica che trascenda la rappresentazione realistica e che vada oltre l’oggettualità a favore di una manifestazione che sia piuttosto interiore ad ogni artista. Egli ricorda “Mi resi conto della diversità delle mie sensazioni, delle mie idee riguardo l’arte…io vedevo ormai concluso il 9 capitolo della storia post bellica, e credevo che fosse giunto il momento che l’arte esprimesse il segno di una svolta significativa”2. La Galleria Apollinaire a Milano, e le molteplici gallerie parigine (Colette Allendy, Drouin, Larcade, Charpentier) diventano punti di riferimento per la nuova arte astratta. Restany cura sia le esposizioni di Yves Klein sia quelle degli artisti degli Espaces Imaginaires, iniziando a maturare la possibilità di un’arte della nuova realtà. Nel 1960 Restany da vita a Milano al movimento del Nouveau Realisme al quale aderiscono: Arman, Cesar, Dufrene, Hains, Klein, Raysse, Rotella, Tinguely, Villeglé e poco più tardi Niki de Saint Phalle e Christo. Il manifesto propone “un nuovo realismo della sensibilità pura”3 una nuova occasione di rappresentazione originale della realtà, collegandosi alle precedenti speculazioni degli artisti degli Espaces Imaginaires. Michel Ragon descrive il movimento come esaltazione del soggetto, dell’aneddoto ricollegandosi alla tradizione figurativa ma dimenticando l’apparato descrittivo a favore dell’astrattismo.4 Durante gli anni ’60 Pierre Restany cura tutte le mostre tra l’Europa e gli Stati Uniti del movimento nonché due festival a Nizza e a Monaco. Nel 1961 fonda a Parigi,con Jeannine de Goldschmidt, sua compagna, la Galerie J .per permettere all’arte del Nouveaux Réalisme. di potersi esprimere al meglio. “A 40° au dessous du Dada”è il titolo del secondo manifesto del Nouveau Realisme presentato in occasione della mostra del movimento alla Galerie J. nel 1961. Restany da curatore diventa gallerista e promotore di importanti e significative iniziative nella sua galleria, in linea con il suo pensiero. Un fil rouge lega il critico- curatore ai suoi artisti. A partire dal 1963 Restany si interessa anche alla Mechanical Art o Mec Art: un’arte che celebra la rappresentazione della realtà attraverso 2 L. De Domizio Durini Pierre Restany. L’eco del futuro, Silvana Editoriale , Milano 2005 p 32 3 Primo Manifesto del Nouveau Réalisme I Nouveau Réalistes Edizioni Apollinaire , Milano 1960 4 “On exalta, le sujet, l’anedocte”, M.Ragon Vingt cinq ans d’art vivent,Casterman, Paris 1969 p. 242 10 l’utilizzo di nuovi media . Uno dei protagonisti della Mec Art è Mimmo Rotella che lavora sui collage per mezzo di fogli di giornale e fotografie. Il 1970 è l’anno del decimo anniversario del Nouveau Realisme e Restany organizza la celebrazione dell’anniversario a Milano: tre giorni di installazioni, performance ed esposizioni degli artisti del Nouveau Réalisme ad eccezione di Yves Klein che muore nel 1963, prematuramente. Per tutto l’arco degli anni ’80 e ’90 , Pierre Restany mantiene la sua attività di curatela non solo in Europa ma anche in tutto il mondo. Oggetto delle mostre è ancora il Nouveau Réalisme nelle sue forme di sviluppo e nella sua eredità. Inoltre, Restany si avvicina ai movimenti naturalisti, sostenendo esposizioni di un arte di equilibrio tra uomo e natura. Il lavoro critico si inquadra attraverso le analisi degli articoli della rivista italiana e di quelle francesi. Per “Domus” Restany scriverà per circa quarant’anni, per “D’Ars”la sua collaborazione effettiva si colloca dagli anni ’80. In Francia scrive per numerose testate, sia per i quotidiani come “Combat” e “Le Monde” sia per settimanali e periodici di settore come “Cimaise” e “Planète”. L’attività critica di Pierre Restany del primo periodo di speculazione trova espressione in due saggi: nel 1968 pubblica Le livre rouge de la revolution picturale e nel 1969 Le livre blanc con l’aiuto di Guido Le Noci che fa da editore (Edizioni Apollinaire). Il decennio ’70-’80 è segnato dalla costante collaborazione di Restany con la rivista “Domus” per la quale scrive regolarmente la rubrica Forum. Il 1973 è dedicato alla redazione di una storia dell’arte del dopoguerra fino agli anni contemporanei attraverso interventi mensili nella rubrica “Forum”. Tale riflessione prende il nome di L’altra faccia dell’arte:una lettura singolare ed illuminante dell’arte italiana a partire dalla seconda metà degli anni ’40. Nel 1974 Restany è tra gli organizzatori della esposizione dei quarant’anni di “Domus” al Musèe 11 des Arts Decoratifs di Parigi .Egli si occupa non solo dello studio delle opere ma anche dell’allestimento. Durante gli anni ’70 Restany si avvicina alle nuove correnti artistiche che si diffondono in ambito europeo e internazionale come la Body Art e all’arte sociologica. La riflessione critica, inoltre, si volge verso la speculazione sull’equilibrio tra natura e cultura che culmina con la redazione del manifesto di Rio Negro e del Naturalismo Integrale nel 1978. Nel 1979 fonda a Milano con Carmelo Strano la rivista “Natura Integrale”che approfondisce i temi del naturalismo in linea con le speculazioni degli ultimi anni. A partire dal 1983 Pierre Restany ,dopo anni di collaborazione, diviene direttore della rivista milanese “D’Ars”. Durante questi anni il critico globe trotter continua a mantenere relazioni e rapporti nel mondo. A Milano, contemporaneamente alla sua attività a “D’Ars”,scrive su “Domus” e ,su invito di Maria Grazia Mazzocchi (della redazione di Domus) , prende parte alla fondazione della Domus Accademy,una accademia privata gestita dal gruppo Domus che si occupa di formare i giovani alla moda e al design; Restany diviene uno degli insegnanti. Gli anni ’80-’90 vedono Restany ripiegarsi su una serie di riflessioni più intimiste ma sempre attente al contesto storico-artistico internazionale del tempo. Negli gli anni Ottanta, la sua riflessione sulla cultura postmoderna lo porta alla pubblicazione di un’opera intitolata Les Objets Plus et leurs présentations informationnelles.5 Dal 1999, fino all’anno della sua morte, è presidente del Palais de Tokyo a Parigi, luogo totalmente deputato all’arte contemporanea, strettamente intesa, e dedicato ad incentivare la creazione artistica. 5 P.Restany Les objet-plus et leurspresantations informationelles , Ed. De la différence, Paris 1989 12 1.1.2. I viaggi Il viaggio è momento fondante della vita e della speculazione di Pierre Restany. A partire dalla sua formazione, a cavallo tra il Marocco e la Francia e , in seguito, tra la Francia e l’Italia, Pierre Restany guarda al viaggio come possibilità unica di conoscenza e soprattutto di scambio. Pierre Restany vive tra Parigi e Milano, assorbendo le due culture dei paesi confinanti . Si muove continuamente nel vecchio continente e apprezza, particolarmente, l’arte e la museologia delle nazioni nord europee. Indaga, inoltre, la condizione dell’arte nei paesi scenario della guerra fredda come la ex Cecoslovacchia e la Russia. In territorio extra-europeo la partecipazione alle Biennali di San Paolo, in Brasile, si registra a partire dalla fine degli anni ’50 e l’esposizione, di anno in anno, diventa un appuntamento imperdibile per Pierre Restany, il quale mantiene i rapporti con la critica e gli artisti sudamericani. Negli anni ’70 , la risalita del Rio delle Amazzoni testimonia il profondo legame tra Restany e le regioni sudamericane. La tensione di Restany per il viaggio lo porta agli inizi degli anni ’60 in Estremo Oriente. Grazie ad un amico, il giovane critico giapponese, Tono Yoshiaki, Restany è invitato a trattenersi a Tokyo per qualche mese per insegnare all’Università. I contatti con l’Oriente si intensificano, tuttavia, dagli anni ’80 quando Restany è incaricato dal governo della Corea del Sud a coordinare le Olimpiadi di Seul dell’88. In quell’occasione, il critico organizza un’enorme mostra di pittura e un vasto progetto di scultura. Secondo Restany la situazione dell’arte contemporanea in Estremo Oriente non si presenta facile poiché in questi paesi sussiste una grande dicotomia tra tradizione e modernità. Nonostante tutto Pierre Restany si impegna nell’individuazione dei fermenti artistici moderni : Nam Jun Paik,Shirno Ottake e Hi Mihai sono gli artisti sostenuti da Restany perché esponenti di un’arte totalmente contemporanea. Infine , tra i maggiori legami con territori extraeuropei è da segnalare quello con gli U.S.A.. New York è la prima meta ad essere favorita 13 perché teatro dei maggiori cambiamenti. Fin dagli anni ’60 il critico si muove alla volta della Grande Mela sia per curare le mostre dei Nouveaux realistes sia per cogliere da vicino le dinamiche artistiche statunitensi. Da allora la presenza di Restany negli Stati Uniti è pressoché costante poiché il critico è conscio dell’enorme potenziale che l’America possiede nel muovere il mercato d’arte, allo stesso tempo, gli artisti americani sono tra i principali attori di una nuova arte e per questo da studiarsi. 1.2. Il decennio ’60-’70 : tra Parigi e Milano L’attività di Pierre Restany diventa febbrile, durante questi anni il critico consolida relazioni e contemporaneamente si lancia verso nuove avventure. Grazie alle sue doti di fabulatore, di uomo di grande eleganza e raffinatezza e alla sua sensibilità artistica , la sua figura si impone nello scenario della critica d’arte contemporanea a Parigi e Milano e poi, negli Stati Uniti. Pierre Restany è una presenza costante in Italia, in breve tempo sarà un punto di riferimento;la sua partecipazione alle Biennali di Venezia avrà sempre più peso. Restany abbandona definitivamente il suo impiego istituzionale di funzionario ministeriale a Parigi per dedicarsi completamente all’arte. 1.2.1. Nuove avventure: Il Nouveau Réalisme e la Mec Art …Assistiamo oggi all’esaurimento alla sclerosi di tutti i vocaboli stabiliti,di tutti i linguaggi,di tutti gli stili. A questa carenza -per esaustione - dei mezzi tradizionali, si oppongono delle avventure individuali sparse in Europa e in America,che tendono tutte,qualunque 14 sia l’apertura del loro campo investigativo, a definire basi normative di un’espressività nuova. Non si tratta di una ricetta supplementare per l’uso del colore a olio o di una vernice. La pittura da cavalletto (come qualsiasi altro mezzo espressivo classico nel campo della pittura o della scultura) ha fatto il suo tempo .Vive in questo momento gli ultimi istanti,talvolta ancora sublimi di un lungo monopolio. Ci viene proposto d’altro canto?L’appassionante avventura del reale colto in sé e non attraverso il prisma della trascrizione concettuale o immaginativa….. Eccoci nel bagno dell’espressività diretta , fino al collo e a 40 gradi dallo zero dada, senza complessi di aggressività,senza volontà polemica caratterizzata senza altra voglia di giustificazione che è il nostro realismo. E ciò lavora positivamente. L’uomo se arriva a reintegrarsi nel reale, l’identifica con la sua propria trascendenza, che è emozione,sentimento e infine poesia,ancora.” 6 Pierre Restany rivendica un’arte per una nuova oggettività. Dopo l’esperienza degli Espaces Imaginaires il critico matura la possibilità di un’arte che vada oltre Dada e oltre l’Informale e la chiama Nouveau Realisme riferendosi alla necessità di rappresentare la realtà senza evaderla ma attraverso l’utilizzo di nuovi mezzi, nuove forme che nascono dall’individualità di ogni artista. Pierre Restany frequenta da anni Yves Klein, Rotella, Villeglè, Hains, Cesar, Tinguely e la sua compagna Niki de Saint Phalle, Arman e Bertini: essi sono tutti artisti che propongono una lettura del mondo circostante personale ma allo stesso tempo parallela. Gli artisti sono portatori di nuove forme: dall’happening alla lacerazione, dalla compressione alla body art, espressioni di come nuove forme d’arte possano imporsi e avere un loro valore e significato. Pierre Restany trova il fondamento di questa nuova arte del reale nella sociologia e non nella storia. Il movimento del Nouveau Réalisme nasce a Parigi il 27 ottobre 1960. Restany convoca tutti gli artisti di cui è amico e sostenitore a casa di Yves Klein in rue Campagne Première: “le jeudi 27 octobre 1960, les nouveaux realistes 6 Manifesto del Nouveau Réalisme, Edizioni Apollinaire Milano 1960 15 ont pris conscience de leur singularité collective. Nouveau Realisme = nouvelles approches prospectives du réel”7. Gli artisti sono invitati a partecipare a questa “presa di coscienza” e firmare il manifesto. Ufficialmente il testo del manifesto è pubblicato precedentemente a Milano da Guido Le Noci editore e direttore delle edizioni e della galleria Apollinaire, nonché grande amico e collaboratore di Pierre Restany. Il movimento nasce con l’auspicio di portare avanti l’ideale di una nuova arte in Francia e nel mondo. Pierre si impegna fortemente al sostegno di questo gruppo di cui è il padre spirituale e ideologico. Nel 1961 Restany e la sua compagna Jeannine de Goldschmit Rothshild fondano la Galerie J. Jeannine ha esperienza al fianco di galleristi importanti in ambito parigino come Drouin e si lancia in questa nuova avventura con Pierre convergendo le loro esperienze e conoscenze. L’obiettivo primario della galleria è quello di esporre e promuovere l’opera dei nouveaux realistes. All’attività della Galleria J. a Parigi si affianca quella di gallerie come Iris Clert o Larcade. In Italia, parallelamente, Pierre Restany può contare sul sincero appoggio di Guido Le Noci e della sua galleria che crede fortemente nelle speculazioni di Pierre e nell’arte dei nuoveaux realistes. Presso la galleria Apollinaire si tiene una delle prime mostre del Nouveau Realisme nel maggio 1960. Il critico è in costante movimento tra Francia e Italia ma anche Germania e Svizzera dove trova appoggi. Inizia, tuttavia, anche ad intrattenere nuovi rapporti con galleristi americani. Leo Castelli e Sidney Janis sono le figure a cui si riferisce Restany durante i suoi viaggi a New York. Nello stesso anno è pubblicato il secondo manifesto del movimento. Dada è una farsa,una leggenda ,uno stato d’animo,un mito…I nouveaux réalistes considerano il mondo come un quadro, la grande opera fondamentale della quale si appropriano di frammenti dotati di significato universale. E tramite queste specifiche immagini è l’intera 7 Colloqui con Pierre Restany in Pierre Restany,l’alchimiste de l’art di H.Perier , Le Cercle d’art, Paris 1998 p.72 16 realtà sociologica,il bene comune dell’attività degli uomini,la grande repubblica dei nostri scambi sociali, del nostro commercio in società, che è convocata a giudizio… Dopo il no e lo zero ecco una terza posizione del mito: il gesto anti-arte di Marcel Duchamp si carica di positività. Lo spirito Dada s’identifica con un modo di appropriazione della realtà esterna del mondo moderno. Il ready made non è più il colmo della negatività o della polemica ma l’elemento base d’un nuovo repertorio espressivo. Questo è il nuoveau réalisme: un modo piuttosto diretto di rimettere i piedi in terra,ma a quaranta gradi sopra lo zero dada e a quel livello in cui l’uomo,se giunge a reintegrarsi nel reale,lo identifica con la sua propria trascendenza che è emozione,sentimento e infine poesia,ancora.8 Pierre Restany evoca ancora una volta, nel secondo manifesto del Nouveau Réalisme, il valore della poesia, che è data dalla capacità dell’artista di saper reintegrarsi nel reale. Il manifesto giunge, dunque, come una conferma del primo, ma con un riferimento preciso del Nuoveau Réalisme in rapporto con il Dadaismo. Il 1961 segna l’affermazione del movimento. Nell’aprile Arman e Raysse espongono presso la galleria di Arturo Schwartz a Milano. Seguono esposizioni del gruppo a Parigi alla la Galerie J. e alla Galerie Rive Droite. “Il nouveau réalisme a Paris e a New York”: la mostra presso la Galerie Rive Droite pone gli artisti del movimento in dialogo con la realtà artistica d’oltreoceano. Molti nouveaux réalistes hanno già esposto a New York e sono venuti in contatto con l’avanguardia statunitense che prende forma con il nome di Pop Art. La mostra si propone dunque di guardare alle due realtà in parallelo. Nel mese di luglio Pierre Restany organizza un festival del movimento a Nizza dove partecipano tutti gli artisti. Durante il 1962 numerose esposizioni del gruppo sono organizzate a Parigi. Un’altra mostra, tuttavia, prende corpo. E’ a New York presso la galleria Sidney Janis. 8 P.Restany A quaranta gradi sopra Dada, Edizioni Apollinaire, Milano 1961 17 Pierre Restany, a partire dai primi anni Sessanta, mantiene solidi rapporti con il gallerista italiano a New York Leo Castelli e con lui prepara la seconda mostra a New York. L’intento è nuovamente quello di porre in parallelo le nuove tendenze dell’arte europee e quelle statunitensi. Giunto a New York, tuttavia, Pierre Restany si rende conto di trovarsi davanti ad una mostra, quasi già allestita, dove predominano gli artisti pop. Inizialmente il curatore prova sconcerto,in un secondo momento, tuttavia, comprende che la mostra può offrire la possibilità di vedere come il Nouveau Réalisme abbia influenzato l’avanguardia americana, ispirandola e completandola. Restany si rende conto che se la pop art nutre solidi appoggi nell’ambiente artistico americano grazie alla presenza di potenti galleristi,il Nouveau Réalisme si poggia sull’ambiente artistico parigino più dilaniato e meno influente sia economicamente sia politicamente. Il 1962 è anche un anno triste:Yves Klein muore a Parigi per infarto. L’artista amato da Restany e protagonista del movimento lascia un enorme vuoto. Nel febbraio del 1963 ha luogo a Monaco il secondo festival del Nouveau Réalisme. In questa occasione viene redatto il terzo manifesto del gruppo. In generale. Il nouveau réalisme è dada? E’ una questione alla quale si è attribuita troppa importanza : tranne l’arte per l’arte,o poche altre cose,tutto oggi è più o meno dada. Sarebbe meglio ribaltare il problema: i nuoveaux réalistes ci obbligano a considerare dada da un punto di vista capovolto,tale che ci si domanda se dada esiste ancora tanto ha cambiato colore, contenuto e tono…Questi nouveaux réalistes considerano il mondo come un quadro,la grande opera fondamentale della quale si appropriano di frammenti dotati di significato universale… Dopo il no e lo zero, ecco una terza posizione del mito: il gesto anti-arte diventa comportamento funzionale,un modo di appropriazione della realtà esterna del mondo moderno, l’elemento base di un nuovo repertorio espressivo….Lo spirito più assoluto del movimento resterà Yves Klein. La sua morte prematura nel giugno 1962 a 34 anni non 18 segna solo la fine di un’esistenza della traiettoria meteorica, ma anche certamente quella di un’avventura collettiva all’elaborazione della quale aveva fortemente contribuito. Tocca a ognuno di loro trarre insegnamento da una situazione storica e incarnarne le idee nei fatti. Più che un gruppo, e meglio di uno stile,il nouveau réalisme europeo appare oggi una tendenza aperta.9 Il terzo manifesto del movimento si pone anche come una dichiarazione della morte stessa del Nuoveau Réalisme. Pierre Restany indica come ragioni della fine da un lato la morte di Yves Klein al quale è stato fortemente legato per intenti, dall’altro il continuo rinnovarsi delle arti e degli artisti stessi che ,seppur portando avanti gli ideali fondamentali di questa nuova oggettività, si rinnovano sperimentando ancora. Gli artisti del movimento conoscono grande fama nella seconda metà degli anni ’60 grazie alle mostre allestite in giro per il mondo. Pierre Restany nel ’63 è convinto che il nuoveau réalisme abbia aperto la strada a riflessioni fino ad allora inconsuete nell’arte e ,pertanto, continuerà a sostenere gli artisti e tutto ciò che si presenta vicino alla tendenza nouveau réalsime. La sua è una dichiarazione di fede che manterrà per tutta la vita. Dopo il festival a Monaco ha luogo a San Marino la IV Biennale intitolata Oltre l’informale dove il gruppo dei nuoveaux réalistes è protagonista della manifestazione come simbolo di una proposta artistica che è riuscita ad andare oltre le rappresentazioni racchiuse nella stagione dell’Informale. Nella seconda metà degli anni ’60 si susseguono le mostre del gruppo in Europa e negli Stati Uniti. L’arte di Pierre Restany non conosce confini. Nel 1964 alla Biennale di Venezia il premio della critica va a Robert Rauschenberg, artista americano e protagonista dei combine paintings 9 P.Restany Il nouveau réalisme:cosa dobbiamo pensarne?, in [Archive de la Critique d’Art contemporain] Chateaugiron 19 nonché della stagione pop d’oltreoceano. Pierre Restany è sempre più convinto che la Pop Art stia diventando un fenomeno a livello internazionale. Vivere moderni significa vivere all’americana: l’american life style diventa un modello di riferimento per l’Europa sia per ragioni politiche ed economiche sia per ragioni socio-culturali. Gli Stati Uniti vogliono imporsi nell’Europa del boom economico sostenendo un’economia capitalistica e una politica anti-comunista. La guerra fredda, pertanto, arriva ad influenzare anche le vicende artistiche. Pierre Restany conosce in questi anni l’arte di Alain Jacquet. La genesi del movimento Mec Art si colloca una mattina di maggio del 1964, Restany è in una delle proprietà di campagna della moglie Jeannine Rotschild e aspetta un artista francese: Alain Jacquet. L’artista vuole realizzare una versione moderna dei temi bucolici da Giorgine a Manet e chiede ai due padroni di casa di spogliarsi e comporsi per una foto.Così, Alain Jacquet realizza la prima pittura foto-meccanica intitolata Le dejeuner sur l’herbe. L’opera è una proposizione del quadro noto di Manet, Jaquet lavora sulle figure e sui gesti non dipingendo ma fotografando donando all’opera la riproducibilità.10 Il manifesto del movimento è pubblicato nel 1965 a Parigi e trova appoggio nella critica di Restany. Gli artisti del movimento sono Alain Jacquet, Pol Bury, Serge Béguier, Nikos, Mimmo Rotella, Bertini e più tardi Nei man. In occasione della presentazione del manifesto gli artisti coinvolti in questa nuova avventura espongono alla galleria J.,laboratorio aperto a tutte le sperimentazioni, con una mostra 10 Restany scriverà più tardi: “Jacquet est sensibile aux changements du climat culturel. Il n’a pas envie de rater son virage…Il peint une pompe à essence sur la Vénus de Botticelli où le chien au gramophone de la voix de son Maitre sur les Stars and Stripes de Jasper Johns.Utiliser en peinture le procedé du report photographique en 1964 n’avait rien d’original en soi…Mais il y avait chez Jacquet la trame ,et le processus de re-lecture,de decompositiion et de recomposition de l’image..Jacquet considére l’imageobjet comme le point de départ et non comme le point d’arrivée. Grace a la Mec Art ,Alain Jacquet avait trouvé un code personnel de la vision, avec une clé et des combinations variables à l’appui…revendique d’emblée le monopole de la quantité” in P. Cabanne P. Restany L’Avant Garde au XXe siécle Balland 1969 Paris p.103 20 intitolata L’Hommage à Nicéphore Niepce curata da Pierre Restany. I massimi esponenti del gruppo sono Mimmo Rotella, che dopo essersi legato al Nouveau Réalisme si unisce a queste nuova arte “meccanica”, e Alain Jacquet. Restany afferma che le loro ricerche propongono l’utilizzo di processi fotomeccanici inseriti nella forma dell’immagine piana 11. La pittura meccanica utilizza tecniche come la serigrafia industriale, la stampa su tessuto,il riporto fotografico su tela. Le forme proposte dalla Mec Art sollecitano un confronto con le forme e i mezzi della pop art americana di Rauschenberg e Warhol. I due statunitensi lavorano sull’oggetto ma come punto d’arrivo e utilizzano mezzi differenti. Restany difende la Mec Art come indipendente alle sperimentazioni d’oltreoceano e per alcuni versi anteriore. L’esposizione alla galleria J. ha enorme successo. Non tutta la critica francese, tuttavia, apprezza l’iniziativa artistica della Mec Art. Tra il 1963 e il 1964 l’asse della bilancia dell’arte va spostandosi dall’Europa all’America. Parigi va abbandonando anche il ruolo di centralità nella vita artistica europea scavalcata dalle iniziative tedesche,inglesi e italiane. Il clima culturale francese è stagnante, taluni critici cercano di riproporre un tipo di arte figurativa boicottando le iniziative di Restany. Il critico rileva maggiore apertura e disponibilità nell’ambiente italiano dove a partire dal 1963 si è sviluppata l’esperienza della creazione collettiva programmata, anche detta estetica di gruppo che prevede delle sperimentazioni tecnologiche coinvolgendo artisti e architetti. La Mec Art troverà una spiegazione sul piano teorico qualche anno più tardi, nel 1968 quando Pierre Restany scrive Le livre blanc,objet blanc edito dalle edizioni Apollinaire. In questo saggio il critico, in luce delle rivolte e delle “rivendicazioni” studentesche, delinea gli elementi che fanno l’arte un’arte totale e per tutti. Il Nouveau Réalisme e la Mec Art trovano così una teorizzazione configurandosi come movimenti artistici che rompendo con la tradizione si pongono nella contemporaneità e parlano della contemporaneità con messaggi fatti di gesti e forme che giungono al pubblico più vasto. 11 H.Perier Pierre Restany,l’alchimiste de l’art Le Cercle d’art. Parigi 1998 p. 253 21 Pierre Restany non abbandona, tuttavia, il sostegno del Nouveau Réalisme per quanto lo consideri già morto. Intanto, nel novembre del 1970, il movimento è festeggiato a Milano in occasione del decimo anniversario della fondazione: una serie di rappresentazioni da parte degli artisti protagonisti animano la città per tre giorni. Pierre Restany continuerà a difendere il movimento e gli artisti scrivendo monografie e partecipando all’allestimento di numerose mostre per tutto l’arco della sua vita. 1.2.2. In constante dialogo con l’Italia Tra la seconda metà degli anni ’50 e gli inizi degli anni ‘70 in Italia il panorama artistico presenta nuove riflessioni: a Milano nel 1959 si costituisce la rivista “Azimuth” fondata da Piero Manzoni e Enrico Castellani. L’incontro tra i due,come afferma Castellani, nasce dalla comune esigenza di sperimentare e di percorrere “itinerari meno scontati”12. Il primo numero di “Azimuth” è a carattere cognitivo sulle teorie e sugli artisti contemporanei con un indirizzo anti-informale. Due orientamenti contrastanti animano la rivista: l’uno improntato verso le sperimentazioni sul vuoto (sottrazione assoluta), sulla monocromia e sulla liberazione della superficie, l’altro improntato sul filone new dadaista per l’utilizzo di materiali inusuali come nuovi media per la realizzazione dell’opera pittorica. Nello stesso anno si inaugura la galleria Azimuth che nasce come espressione diretta delle linee teoriche della rivista. Se “Azimuth” si prefigura come un momento fondamentale sulla scena artistica milanese e italiana così gli esponenti dei gruppi T, N e Zero si affiancano a tale scenario. La galleria Deposito di Genova presenta come mostra, nel 1963 , 16 quadri blu e coinvolge artisti tra i quali Bigli, Cagli, Caporossi e Fontana. Si presenta come una mostra non di tendenza ma neanche “aperta a ogni tendenza”(A. Zevi) nel senso che guarda ad artisti impegnati in sperimentazioni sul segno. A Roma si 12 A.Zevi Peripezie del dopoguerra nell’arte italiana, Einaudi ,Torino 2006 pp. 154 210 22 guarda a molteplici realtà. La capitale osserva, fin dalle origini la storia della pop art americana nonché ai precedenti della stessa quali l’action painting e il new dada. La conoscenza e l’analisi di tali avvenimenti d’oltreoceano inseriscono la critica italiana nell’annosa questione di un’eventuale declinazione italiana della pop americana. Lo scenario romano, tuttavia, è ancora fortemente legato ad altre realtà preesistenti e tutte ancorate alla tematica realista. L’attenzione si rivolge alla vicenda di Angeli, Festa, Schifano, Lo Savio e Uncini protagonisti a partire dal 1959 e riuniti nelle collettive della galleria L’Appunto. A partire dal 1965 Roma guarda alle meditazioni artistiche proposte da Pino Pascali e Mario Ceroli che si configurano come Arte Povera, corrente sostenuta teoricamente da Germano Celant. Pierre Restany è molto legato all’Italia: dopo l’esperienza di studio a Pisa si avvicina all’ambiente milanese e romano. Si stabilisce a Milano per lunghi periodi durante i quali risiede all’Hotel Manzoni. Se gli anni ’50 sono anni in cui a Parigi inizia ad affermare la sua attività di critico e curatore e conosce a Milano Guido Le Noci,proprietario della Galleria Apollinaire in via Brera, per tutto il decennio seguente Pierre Restany intraprende un sodalizio duraturo e una collaborazione regolare con il gallerista . Le Noci si affida a Pierre Restany e allo stesso tempo si mostra agli occhi del critico come un gallerista aperto alle nuove tendenze dell’arte italiana e internazionale presentando il proprio spazio espositivo come uno dei poli di maggiore importanza nella capitale meneghina. Milano è dunque per Pierre Restany una città dove trova appoggio alle sue idee. Il carteggio tra Restany e Le Noci dimostra un’intensa collaborazione tra i due 13 . Nel 1953 i due organizzano la prima mostra insieme a Milano : è l’ esposizione dedicata agli artisti di Espaces Imaginaires. Al 1956 risale la prima mostra di Yves Klein, occasione che consacra Klein al pubblico italiano. Le tele monocrome dell’artista Nizzardo, esposte in via Brera, creano scompiglio. Gli intellettuali e la critica apprezzano le opere nonostante non poco clamore. 13 [Archives de la Critique d’art contemporain] Chateaugiron.France Dossier Italie, Fond Restany. 23 Tra gli acquirenti di Klein c’è anche Lucio Fontana. La mostra ha comunque enorme successo e testimonia come la città milanese si ponesse al centro dei dibattiti sull’avanguardia artistica internazionale. Pierre Restany afferma : “Ebbi quindi diversi stimoli da Milano negli anni ’50. Era una città veramente europea molto più di Parigi. Milano era l’unica città uscita dall’incubo postbellico della ricostruzione, nella quale fossero già avvertibili i sintomi del boom economico”. 14 A Milano, nel decennio successivo, la Galleria Apollinaire rimane una dei principali luoghi di esposizione e di visibilità per il gruppo nouveaux réalistes.Nel 1960 il manifesto del movimento del Nouveau Réalisme ,stilato da Pierre Restany, viene pubblicato dallo stesso Le Noci per conto della propria casa editrice. Per l’intero decennio esposizioni dedicate ai Nouveaux réalistes si susseguono presso la galleria di Le Noci, regalando visibilità e successo al gruppo a Milano e in Italia. Pierre Restany, d’altra parte,intrattiene rapporti con importanti collezionisti italiani come il conte Panza di Biumo che appoggerà l’arte del Nouveau Réalisme acquistando opere. Ogni viaggio a Milano è per Restany l’occasione per incontrare collezionisti e galleristi con i quali tessere accordi e instaurare relazioni. Le edizioni Apollinaire già dal 1958 sostengono l’attività di Pierre Restany come critico, in questo anno, la casa editrice pubblica Lyrisme et Abstraction. Il testo è significativo del pensiero di Restany: egli ripercorre la gestazione dell’arte astratta definendola come un’arte non oggettiva,un’opera non oggettiva è quella che ignora il concetto dell’oggetto e la lettura della tela diviene un’avventura personale se è veramente mossa da autenticità. L’astrazione in pittura si origina con Monet e le serie delle Ninfee, afferma Restany, continua poi, con Delaunay, Kandinsky fino a giungere a Fautrier, il quale è l’iniziatore della mistificazione del segno pittorico. Il mito del segno appare, dunque, come l’ultima rivalsa sul formalismo classico. Queste speculazioni 14 L. De Domizio Durini Pierre Restany, l’eco del futuro, Silvana Editoriale Milano 2005. p. 62 24 trovano appoggio nell’arte di Bertini, Bellegarde Loubié ma anche da parte di tutto il gruppo dei nouveaux réalistes. Il Restany teorico si accompagna sempre a quello di curatore e critico che cerca di portare avanti un tipo di arte nuova che vada oltre l’accademismo e il formalismo e che sia sempre più un’arte che rifletta la realtà del boom economico e della ripresa culturale, ma che allo stesso tempo non sia un’arte sociale ma indipendente e individuale. Il terreno artistico italiano si presenta a Restany come fertile nella ricezione di tali elaborazioni, alle volte meno ostile di quello francese dove la critica tradizionalista osteggia l’attività del critico. Le concezioni di Lyrisme et Abstraction si ritrovano in forma matura in altri due testi scritti da Pierre Restany : Le livre rouge de la revolution picturale e Livre blanc,objet blanc. Questi due saggi sono altresì editi dalla casa editrice Apollinaire. Le speculazioni di Restany a dieci anni di distanza risentono delle vicende artistiche da lui esperite ma soprattutto degli avvenimenti della primavera del ’68. Le rivolte studentesche della primavera del ’68 dilagano in tutta Europa e accomunano le vicende di Italia e Francia, così quelle di Pierre Restany “a cavallo” tra i due paesi. Il critico partecipa attivamente alle rivolte a Parigi e ritrova una comunanza tra le sue posizioni e quelle degli studenti. Agli studenti rivoltosi si aggiungono gli artisti. Pierre Restany afferma l’urgenza di un ribaltamento delle istituzioni culturali. Nei due saggi, il primo edito nel ’68 ,il secondo nel ’69 il teorico delinea le caratteristiche dell’arte del domani: l’arte del futuro è basata sul connubio di creazione e produzione e si serve dei nuovi mezzi offerti dalla tecnologia. L’opera d’arte inizia quindi a comprendere nuovissimi mezzi che portano a forme inedite come l’happening o come la land art, forme di arte sensazionali che combinano sensi e spirito o che coinvolgono lo spazio circostante (nel 1967 Christo dopo aver realizzato il suo primo store front in rue Bonaparte a Parigi ne realizza uno Philadelphia). Scardinati i principi dell’arte formalistica tradizionale e borghese si va verso un’arte viva che presuppone la nascita di musei viventi. Restany afferma nel libello bianco: “l’art descend dans la rue,les musées deviennent des centres d’information et de maison de production,les academies des laboratoires, aux monuments durables et 25 aux ruines-fetiches succèdent les métamorphoses multiples, l’espace planétaire est le lieu de la fete” 15. Rileva,inoltre la presenza in Italia di speculazioni artistiche significative che rispecchiano il suo punto di vista. Si riferisce all’estetica di gruppo o esperienza collettiva programmata che ha luogo in Italia a partire dal 1963 e che coinvolge architetti e artisti. In linea con la XIV Triennale di Milano gli architetti Casati e Ponzio con gli artisti Marotta e Castellani concepiscono un progetto intitolato Nuovo Paesaggio. Il progetto coinvolge l’iniziativa di trentacinque artisti chiamati a scegliere un luogo del paese per strutturare uno spazioambiente originale. Tale avvenimento è simbolico di come si stia procedendo in Italia in direzione di una fusione di intenti e “prodotti” tra artisti e architetti o designer che divengono tutti creatori alla luce di nuove forme di arte legata alla tecnologia da un lato e al territorio dall’altro. Un anno prima delle rivoluzioni del ’68, Pierre Restany scrive il manifesto della mediocrità affidandosi, ancora una volta, alle edizioni Apollinaire, dove denuncia già lo stato della critica d’arte istituzionale legata e riflette lo sviluppo del pensiero del critico nel corso degli anni ’60 anticipando le riflessioni dei due saggi successivi. Pierre Restany scrive: la mediocrité de la soi-disant figuration narrative est à l’exacte mesure de ses protagonistes e de son public. La croissance de cette industrie bassement figurative reflète la proliferation d’une internazionale de la mediocrité soucieuse avant tout de preserver son confort intellectuel….Le devenir de l’art est d’ailleurs loin de s’identifier au pur et simple destin de l’image plane. La caméra, la presse electrique, le laser et le computer remplacent la toile et le pinceau 16 Nel 1970, nella capitale meneghina, il decimo anniversario del movimento del Nouveau Réalisme è celebrato con una serie di manifestazioni singolari che rimarranno per sempre nella memoria storica della città e nelle maggiori rappresentazioni “viventi”degli artisti del movimento. Pierre Restany e Guido Le Noci sono gli organizzatori 15 16 P.Restany Le livre blanc,objet blanc. Edizioni Apollinaire, Milano 1969 pp .66-67 H.Perier Pierre Restany,l’alchimiste de l’art. Cercle d’Art. Paris 1998 pp. 285-286 26 dei festeggiamenti dell’anniversario. Milano è la città designata poiché si mostra favorevole ad accogliere tale manifestazione. Le lettere tra Restany e Le Noci e tra i due e l’assessore alle attività culturali meneghine Pillitteri mostrano le fasi preparative dell’evento e non pochi problemi riguardanti l’allestimento. I costi sono alti e molto spesso l’assessore cerca di convincere i due organizzatori a contenere le spese. Pierre Restany con grande diplomazia ed eleganza riesce ad ovviare le incomprensioni. Lo stesso critico contatta e riunisce gli artisti e progetta le giornate. Il Festival si svolge 27 al 29 novembre. Il giorno dell’inaugurazione quindicimila persone assistono alla accensione della fiamma di Yves Klein alla rotonda della Besana in onore all’artista, più tardi Arman ha realizzato delle mini “accumulazioni”. Il giorno seguente Cesar ha realizzato tre super espansioni al centro della galleria Vittorio Emanuele mentre Tinguely presenta il suo monumento effimero alla fecondità eretto in piazza Duomo. Raysse riprende l’autodistruzione del monumento e la banda comunale esegue“O sole mio”. Domenica 29 Niki de Saint Phalle si cimenta con uno dei suoi tiri in Galleria, realizzando un rilievo-bersaglio, Rotella nel momento di realizzare delle lacerazioni ha trovato il pannello con delle scritte protestatarie di sinistra e ha desistito dal compiere il gesto approvando le scritte di protesta .A conclusione delle manifestazioni Spoerri ha organizzato L’Ultima Cena, funerale del Nouveau Réalisme,al ristorante Biffi: una cena in cui ogni artista ritrovava sottoforma di cibo un esempio di opera. Christo ha impacchettato prima la statua equestre di Vittorio Emanuele poi quella di Leonardo Da Vinci sollevando non poche proteste. Parallelamente ai “gesti” performativi dei protagonisti del movimento una mostra sulla storia è stata allestita alla Rotonda della Besana. Il Festival riscuote grande successo ma anche polemiche. Il Nouveau Réalisme è dichiarato ormai morto ma sempre vivo negli ideali. A Milano alla galleria Apollinaire,durante anni ’60, si affianca quella diretta da Arturo Schwartz. Alla galleria Schwartz Pierre Restany organizza esposizioni dei nouveaux réalistes e ne realizza i cataloghi. Nel 1961 la galleria ospita l’esposizione di Arman e Raysse Al 1963 risale la 27 mostra di Rotella, Dufrene, Hains e Villeglé che operano sulla tecnica del decollage. Questi artisti lavorano tra Parigi e l’Italia e rispecchiano il dialogo costante tra i due paesi. Restany afferma “che il loro sguardo si posi su dei manifesti elettorali parigini e sui ritratti delle stelle di cinecittà,la qualità è sempre là, irresistibilmente poetica, in una parola, pienamente pittorica”17 Nel 1970 nella stessa galleria Restany organizza una mostra di Cesar, l’artista incarna le qualità dell’homo faber e dell’homo ludens. Cesar riesce a lavorare la materia come un artigiano e a combinarla come un artista, nel 1970 l’artista è nel pieno del suo lavoro e presenta lavori di compressioni metalliche e di espansioni in poliuretano. Anche a Roma Pierre Restany intrattiene rapporti. Nella capitale collabora con le gallerie La Tartaruga e La Salita per l’allestimento di mostre, come ci dimostra la corrispondenza tra il ’63 e il ’65. L’artista sul quale Restany volge l’attenzione è Mimmo Rotella. Questo artista romano operava isolato nell’ambiente capitolino ma Restany, apprezzando il suo lavoro, decide di sostenerlo e alla fine degli anni ’50,Rotella si trasferisce a Parigi. Il lavoro di Mimmo Rotella è incentrato sui décollage e sulle lacerazioni dei manifesti ma nello stesso tempo l’artista attua una riflessione sulla parola con la composizione di veri poemi fonetici. Mimmo Rotella con Dufrene, Hains,Villeglé, che operano le stesse lacerazioni, fanno parte del gruppo dei nouveaux rélistes. Pierre Restany afferma, tuttavia, che il clima artistico romano, pur aperto alle nuove esperienze americane, portava con sé la mancanza di “coscienza di una ricerca”18 e gli artisti sono ancora legati alla tradizione realista rappresentata dal gruppo degli Otto sostenuto da Lionello Venturi. Pierre Restany preferisce pertanto l’atmosfera milanese, più distaccata e aperta alle nuove proposte artistiche europee ed internazionali. 17 P.Restany Rotella, Dufraine,Hains,Villeglé cat.mostra (Galleria Schwartz, Milano, 10 Aprile 3 Maggio 1963) Edizioni Schwartz, Milano 1963 18 L. De Domizio Durini Pierre Restany, l’eco del futuro Silvana Editoriale, Milano 1998. p.62 28 1.2.3 La collaborazione con le riviste in Francia e in Italia Durante il decennio ’60-’70 Pierre Restany collabora attivamente e, in maniera costante, con numerose riviste in Francia e con il mensile Domus in Italia. “Cimase” è tra le prime riviste con cui Pierre Restany inizia ad avere contatti. Questo giornale mensile parigina accoglie regolarmente gli articoli del critico a partire dal 1959 fino al 1963. L’attenzione di Restany si volge sulla situazione artistica francese e italiana. In questo periodo a cavallo degli anni ’50-’60 Restany è impegnato intensamente non solo nel tessere rapporti con artisti e gallerie parigini ma anche con gli ambienti culturali italiani. Gli articoli della rivista rispecchiano questo duplice interessamento alla situazione artistica francese e italiana. Dal 1963 Pierre Restany scrive su “Planète”. Il critico interviene fin dalla nascita di questo mensile, pubblicato a Parigi , e il suo primo articolo intitolato Notre actuelle avant gard è una celebrazione dell’arte astratta dal dadaismo al Nouveau Réalisme.La partecipazione di Restany a questa rivista singolare, incentrata sui temi della natura, di antropologia e di scienza, si colloca nella proposizione di tematiche d’arte in qualche modo legate all’avanguardia, alla scienza e in generale alla contemporaneità. La rivista “Plexus” nasce nel 1965 ed è edita dalle edizioni Planète,nasce infatti come un mensile satellite a Planéte che si occupa della vita sessuale attraverso testimonianze e studi di medicina. Restany collabora anche con Plexus legando l’esperienza di alcuni artisti alla sessualità. Il Restany - giornalista volge l’attenzione, in questi anni, alla critica artistica parigina e la confronta con l’attualità negli altri paesi, le sue analisi sono attente e costanti anche nei quotidiani come “Combat”. Dal 1965 al 1967 Pierre Restany collabora anche con la riviste settimanali “Arts Loisir” e “Art et Spectacle” dove è particolarmente coinvolto nei dibattiti parigini sulla condizione della critica e dell’arte contemporanea. Non mancano tuttavia articoli di riferimento a 29 manifestazioni artistiche in Italia 19 o alla diffusione delle opere dei nouveaux réalistes negli Stati Uniti. Attraverso uno studio attento degli articoli è possibile rilevare da un lato lo sviluppo del pensiero teorico e critico di Restany, dall’altro i suoi rapporti,le sue opinioni nei riguardi dell’Italia ed in particolar modo della condizione dell’arte a Milano. Si legge,infatti, una corrispondenza tra gli articoli scritti per le riviste francesi e quelli per la rivista milanese “Domus”. A partire dal 1963, anno in cui si congeda dalla rivista francese “Cimaise” Pierre Restany è chiamato a scrivere per “Domus”, mensile milanese di architettura,arte e design. Pierre Restany incomincia a lavorare per “Domus” dopo aver conosciuto Giò Ponti, fondatore della rivista. Al 1963 la rivista ha come editore Gianni Mazzocchi e come presidente Gio Ponti. La rivista si presenta molto aperta alle novità nell’architettura e pronta ad accogliere la rivoluzione del design italiano che si origina con il boom economico degli inizi degli anni ’60. Inizialmente la collaborazione di Pierre Restany non è regolare ma assume piuttosto la forma di un corrispondente free lance. I suoi articoli appaiono comunque sulla rivista con una certa cadenza. Pierre Restany ammira l’attività di Ponti e ne stima l’opera, la rivista si configura come continuatrice delle idee in architettura di Ponti. All’internazionalismo e all’apertura del mensile Pierre Restany apporta una componente francese. I suoi interventi si focalizzano sulla condizione dell’arte in Francia, sulle nuove figure di artisti, sui movimenti nascenti. Si mostra particolarmente distaccato nei confronti della critica parigina che troverà ostile alle sue proposte, apprezza ,invece, i consensi e gli appoggi del clima meneghino. Il sodalizio con “Domus” durerà tutta la vita e lo coinvolgerà in una serie di iniziative che troveranno sempre costante appoggio nella casa editrice: dalla mostra dei quarant’anni della rivista nel 1973 fino all’avventura della Domus Academy. 19 P.Restany Ils peignent au LSD in “Arts Loisirs” n.82, Parigi 1967. pp. 34-39 30 Dagli anni ’60 Pierre Restany partecipa anche alla redazione di articoli per una rivista d’arte milanese “D’Ars”. La rivista fondata da Oscar Signorini, costituisce un’ ulteriore occasione di visibilità delle ideologie e dei pensieri del giovane critico. La collaborazione con “D’Ars” si presenta sporadica , solo a partire dal 1983 Pierre Restany entra effettivamente nella redazione assumendo la direzione della rivista. 31 2. La collaborazione con Domus 2.1. Restany e Domus L’inizio della collaborazione di Pierre Restany con Domus segna un momento di ulteriore apertura della rivista verso le tendenze artistiche d’oltralpe, in linea con il globale indirizzo, e, allo stesso tempo, diventa occasione di inserimento negli ambienti culturali milanesi in toto. Pierre Restany ha la possibilità di esporre le sue idee e di farle penetrare al grande pubblico o almeno al pubblico della critica. In Restany il pensiero di un’arte per il pubblico è una costante delle sue elaborazioni nel più ampio dibattito della fruizione d’arte. Pierre Restany si batte per una proposta artistica che si avvicini al pubblico e che sia compresa dalla maggior parte. Il ruolo di giornalista è concepito secondo quest’ottica e cioè con l’obiettivo di comunicare gli intenti dell’arte attraverso gli artisti e le loro opere o attraverso la cronaca dell’arte. Domus è una rivista che nasce con il principale obiettivo di trattare di architettura. Il mensile nasce per volontà di Giò Ponti, designer e architetto milanese noto anche a Parigi. Fin dall’inizio l’orientamento della rivista è a favore dell’internazionalità in architettura, è per un’architettura aperta agli influssi europei e mondiali secondo gli stimoli dettati dalla società e dall’arte . Domus si distingue dalla “rivale” Casa Bella proprio per la sua anima sperimentale e innovativa. Con il passare degli anni Domus si arricchisce di nuove tematiche quali l’arte contemporanea e il design. Giò Ponti, primo direttore della rivista, conosce Pierre Restany all’inizio degli anni ‘60 , entrambi condividono gli obiettivi della rivista con la visione di un’architettura che dialoghi con l’arte attraverso la ricerca di nuove forme di design che interagiscano con l’ambiente, che siano funzionali e che siano,al tempo stesso, meditate esteticamente. Pierre ha 32 grande stima di Giò Ponti che definisce “ le commissarie du peuple à la lumiere”20. Si va configurando l’idea di un connubio tra architettidesigner e artisti-inventori per un’arte totalizzante della realtà e dell’ambiente. Esplode il boom del design italiano e inizia una serie di sperimentazioni, prevalentemente nell’area milanese, che continuano per tutto il decennio (’60- ‘70 )una delle esperienze che si concretizzano è quella del “Progettismo” teorizzata da G.C.Argan.21 Nel 1963 Pierre Restany inizia a collaborare con Domus, invitato da Gianni Mazzocchi editore e presidente della rivista in quegli anni. Nel primo decennio il contributo di Restany si costituisce di articoli sulla situazione dell’arte in Francia, sull’analisi di importanti figure di artisti (soprattutto gli esponenti del Nouveau Realisme, movimento di cui ne fu teorico), su racconti di viaggio. Negli anni ’70 gli articoli si soffermano soprattutto sulla critica costante della situazione artistica francese nonché sull’analisi dell’arte americana contemporanea e sullo stato dell’arte nel mondo. Non abbandona l’analisi di artisti e a partire dal 1979 sarà presente con la rubrica di discussione Forum che continuerà per parte degli anni ’80. Un momento culminante per la vicenda di Restany e la storia di Domus è la celebrazione dei quaranta cinque anni della rivista nel 1973, Pierre partecipa attivamente nella curatela e nell’allestimento della mostra commemorativa che ha luogo al Musée des Arts Decoratives di Parigi. Pierre scrive “..Domus reflète le terroir culturel qui a donné naissance à l’architecture, au design et à l’art contemporain”22come introduzione alla mostra di anniversario e per il comunicato stampa. Gli organizzatori della mostra sono gli stessi redattori della rivista che elaborano un concetto di mostra attraverso un percorso prima di tutto cronologico. L’esposizione si divide in cinque diverse sezioni indicanti i principali periodi: 19281940 l’avant guerre, 1940-1945 la guerre, 1945-1955 l’après guerre, 1955-1965 le XXème siècle dans sa maturité e 1965-1973 notre époque 20 H.Perier Pierre Restany,l’alchimiste de l’art , Le Cerle d’art, Paris 1998 p. 229 G.C.Argan Progetto e Oggetto. Scritti sul design Medusa Edizioni, Milano, 2003 22 Dossier Domus, Fonds Restany [Archive de la critique d’art contemporain] Chateaugiron 21 33 dans sa pleine virtualité. Ogni periodo è contraddistinto da un certo numero di oggetti-simbolo di architettura, arte e design che, ricreando un ambiente concreto e significativo, ne evocano un periodo storico definito e collocano la rivista nello spazio e nel tempo e , contemporaneamente, in rapporto con l’ambiente italiano e internazionale. Tutti i periodi, inoltre, sono allestiti con un sottofondo musicale che è espressione dei gusti del momento preso in considerazione. Per Restany una tale manifestazione diventa testimonianza di una cultura vivente e moderna, quella incentivata dalla rivista, che si preoccupa sia delle esigenze pratiche del design sia delle avanguardie artistiche che determinano il nostro mondo e la nostra epoca. Lo spettatore diviene partecipe di un viaggio nel tempo in cui è profondamente coinvolto e interagisce con gli spazi stessi attraverso la musica e gli articoli che può scegliere per leggerli. I grandi periodi della rivista si raggruppano in quattro sezioni: nella hall del museo si sviluppa un centro di documentazione che raccoglie le immagini su microfilm permettendo la consultazione visuale o la fotocopie delle pagine di interesse, un’introduzione all’esposizione documenta la politica intrapresa dalla rivista durante i 45 anni con i metodi di lavoro e di ricerca , attraverso le sue iniziative culturali e promozionali che hanno portato la rivista a espandersi in tutto il mondo, l’esposizione cronologica con gli oggetti simbolo e una sezione con la storia di quarantacinque anni in immagini di grafica pubblicitaria con i loro messaggi. Alla metà degli anni ’70 Domus si colloca come una delle riviste riferimento per le arti (architettura arti visuali e design) in tutto il mondo trasmettendo il costume italiano e al contempo un’anima internazionale. Pierre condivide gli ideali, i progetti e le prospettive del giornale dimostrando sempre una vivace partecipazione alla vita della rivista. Dagli anni ’80 l’attività si concentra sulla rubrica Forum toccando varie tematiche. Non tralascia tuttavia i diari di viaggio e lo studio di artisti. Nell’ultimo decennio la partecipazione del teorico si dirada ma rimane presente. 34 Il contributo di Pierre si inquadra attraverso le sue teorie sempre espresse con estro e vivacità. La lettura dell’arte, secondo Pierre, avviene con l’analisi dell’attività degli artisti, con l’occhio critico e attento nei confronti dell’atmosfera negli ambienti d’arte e con l’acuta descrizione delle Biennali e delle esposizioni internazionali. Gli elementi di novità apportati da Restany si rintracciano sia nel suo stile singolare e coinvolgente sia per le tematiche affrontate. Ogni articolo si presenta al lettore interessato un’occasione di apertura e riflessione su nuove realtà dell’arte e della critica d’arte. In che direzione va l’arte ? Con questo quesito Pierre coinvolge il lettore: a volte si adira con la critica, altre volte elogia o altre ancora si limita a racconti di cronaca. Il suo stile non è mai banale ma immediato e efficace perché legato a un suo intimo credo al valore dell’arte. Onnivoro e onnipresente , Pierre, spinto dalla sua curiosità, si lancia nello studio più acuto e attento sui panorami dell’arte della sua quotidianità focalizzando l’attenzione sulle vicende italiane e soprattutto sulle vicende francesi. Per la rivista la sua presenza si inserisce in un momento di cambiamento e di arricchimento verso nuovi orizzonti : in primis quello dell’arte visiva e in secondo luogo quello di uno sguardo verso l’estero. Il titolo di un articolo comparso su “Le monde” in occasione dell’anniversario della rivista nel ’63 è Domus l’art d’etre une revue d’art, racchiude l’essenza poliedrica della rivista e l’essere una rivista a largo raggio nel suo ambito si accomuna alla personalità di Pierre Restany che spazia, nel suo interesse, in ogni campo dell’arte Domus si caratterizza sempre più come una rivista di respiro europeo pronta ad accogliere proposte e teorie inedite accanto all’obiettivo di diffusione del pensiero italiano e del design. Dalla lettura degli articoli di Pierre dal ’63 al ‘70 ne scaturisce un complesso quadro-panoramica dell’arte realizzato con l’occhio di un uomo che si batte a favore di un’arte viva, globale e democratica. 35 . 2.2. I Temi e il Pensiero 2.2.1. Arte e Internazionalismo: la situazione in Italia Se la Biennale è la bilancia dell’arte nel mondo, Pierre non solo legge l’andamento dell’arte a livello globale ma analizza anche come l’Italia si pone nell’organizzazione di un evento di tale calibro. La Biennale di Venezia durante gli anni ‘60 si impone come momento cardine per l’arte. A seguito della guerra il ruolo di Venezia doveva essere riconfermato e nel decennio del boom la Biennale ritorna ai tradizionali splendori. Ogni due anni , per circa un semestre i giardini della Biennale diventano un’enorme esposizione di arte contemporanea proveniente da tutto il mondo. Una commissione costituita da critici e studiosi provvede poi a conferire un premio ad un’opera, quella che rispecchia maggiormente l’anima del contemporaneo. Pierre è una presenza costante alla Biennale. La XXXII Biennale del 1964 gli appare come una biennale della irregolarità. Secondo Restany la Biennale del dopo guerra è una mostra dei musei. Si espone l’arte contemporanea che è già nei grandi musei, le opere d’arte contemporanee sono riconosciute come segnali di una visione della realtà. Il carattere della Biennale si presenta informativo: un quadro dell’arte contemporanea . Se da un lato, tuttavia, la Francia sembra essere ancorata a dei parametri figurativi arcaici e poco attuali, la partita alla Biennale del ‘64 è interamente giocata tra Italia e Stati Uniti e precisamente tra Roma e New York. L’asse tra le due città è simboleggiato dalla presentazione di due artisti fondamentali per i due paesi: Lucio Fontana per l’Italia e Robert Rauschenberg per gli Stati Uniti. Tale segno è significativo di un’affermazione della pittura di rottura. Gli anni ‘60 si votano dunque al post Informale e alla Pop Art ma la Francia ne è tagliata fuori. “L’annata ’64 sarà quella della cattiva pittura. Di una pittura che è difficile 36 rintracciare, soffocata, perduta nelle ultime riprese tachistizzanti o nelle ambiguità neo figurative. Il padiglione francese illustra bene questa distorsione fra i generi.”23 Il Padiglione francese non si unisce alle voci corali di una nuova arte ma rimane legata all’idea di una nuova stagione figurativa. L’Italia espone esempi concerti delle sue energie creatrici e dei suoi tentativi sperimentali, presenta opere di Fontana, Calvesi, Festa, Angeli, Schifano, Giosetta, Fironi, Baj e Cavaliere muovendosi tra la scuola romana e i gruppi neogeometrici senza tralasciare i manifesti lacerati di Rotella. Il gran premio della pittura è assegnato a Robert Rauschenberg, anima, secondo Restany dell’arte visiva della società urbana e capitalista. Il bilancio della XXXII Biennale è comunque positivo, Restany ritiene che l’esperienza veneziana del ‘64 presenti una grande forza e una grande volontà di portare avanti l’informazione sull’arte contemporanea. La Biennale si colloca come un centro di riferimento per l’arte e Pierre come grande foro dell’attualità internazionale e non più come accademia di consacrazione. Venezia si pone come una città di fondamentale importanza per gli addetti d’arte, è l’isola felice della Biennale ,luogo di studio e di incontro e Pierre ripone grandi speranze nella funzione di questa città e della sua esposizione. La XXXII Biennale sembra affacciarsi timidamente al ruolo di moderatrice dell’arte della quotidianità, la XXXIII Biennale lo afferma, è l’edizione dell’attualità. Ad una nuova concezione di arte e di artista si lega il giudizio del critico . L’arte ha cambiato volto: cambia il mondo con cui l’arte si esprime servendosi di altri mezzi poiché ha nuovi fini. L’artista d’altra parte si allontana dalla tradizione romantica facendo propria una rinnovata visione della realtà,calandosi nella società e privilegiando l’interesse per la scienza e la tecnica. Il confronto antichi – moderni, in questa Biennale, è costruttivo e non nostalgico perché permette allo spettatore di rendersi 23 P.Restany La XXXII Biennale di Venezia, in “Domus” n. 417 agosto 1964, p. 27 37 conto dei cambiamenti nei fini e nei mezzi. L’arte diventa mezzo di comunicazione del reale e l’artista ne è pienamente consapevole. Homo faber e homo ludens sono le due accezioni chiave dell’artista, come si presenta alla metà del decennio ‘60-’70, l’homo faber è l’artista che crea e produce forme, è l’artigiano creatore , l’homo ludens, che prevale nella Biennale del ’66, è l’artigiano creatore che propone opere che invitano al gioco e che si immergono in un’atmosfera ludica e festosa. Queste opere stimolano i sensi ma anche gli affetti e nello stesso tempo non si discostano dal fine principale dell’arte di questi anni. Il gioco e la tecnica, le due caratteristiche viaggiano insieme nelle opere di Bruno Munari, I polariscopi , nelle sfere del Giardino di Narciso di Yayoi Kusama e soprattutto nelle macchinette di Julio Le Parc, del groupe de recherche d’Art Visual,che celebrano un festival del gioco tecnicoottico24. Massima espressione della tecnica è la SPCE, struttura policiclica a controllo elettronico di Eugenio Carmi. Il gioco nella pop art si esprime nei comic - strips di Roy Lichtenstein,nel padiglione americano, dove vince l’ironia sulla realtà in una dimensione quasi fumettistica. L’homo faber, tuttavia, trova una sua rivalsa nell’ambito della scultura dove emerge una ritorno all’essenzialismo con le opere del danese Jacobsen , di Cascella e il francese Etienne- Martin. La Biennale XXXIII si denota come il luogo di scontro o dialogo tra homo faber e homo ludens dove si esprime l’eterna contraddizione dell’evento veneziano: da un lato il legame con il passato, dall’altro la spinta verso la sperimentazione. Restany afferma : “Questa Biennale della gioia di vivere e dell’arte gioco , dell’homo ludens contro l’homo faber non risolve certamente niente: constata un certo numero di fatti nuovi e li considera come fatti acquisiti. Tiene conto di ciò che sta avvenendo nel mondo ed in ciò è viva”25. Secondo Restany, Venezia potenzialmente si offre come occasione di sperimentazione e innovazione ma non ancora si presenta convinta della sua offerta: il legame con il passato tanto è forte 24 P.Restany La Biennale vista da Pierre Restany. “L’homo ludens contro l’homo faber” in “Domus” n.441 agosto 1966 25 Ibidem p. 40 38 quanto più la commissione delle Biennali è rappresentata da critici e studiosi poco inclini alle novità e radicati nelle loro convinzioni.26 L’esperienza della Biennale negli ‘60 culmina con l’edizione del ‘68. L’Europa è scossa dalle rivolte studentesche e il mondo della cultura e dell’arte è in agitazione. La posizione del critico, in questi anni , è fortemente vicina agli ideali che agitano le rivolte: smuovere la società e i sistemi che la reggono a partire dall’ambito della cultura e dell’arte. Pierre Restany partecipa più volte alle contestazioni, a favore di un’arte meno aristocratica e più radicata tra la gente. La sua azione più nota è l’occupazione del Museo Nazionale d’Arte Moderna di Parigi: Pierre si scaglia contro la politica ministeriale, il museo è occupato, è chiuso “per causa di inutilità”27. Il critico annuncia la sopraggiunta maturità politica dell’artista fino ad allora sottovalutata, l’artista vero è colui che sente realmente la necessità di una frattura con il sistema e non chi si definisce “impegnato” solo perché legato ad un partito. Il credo di Restany è vivo e profondo e si proclama forte, a volte veemente, perché sentito e meditato negli anni: egli è probabilmente tra i primi critici degli inizi degli anni ’60 che intravedono la necessità di uno stravolgimento che coinvolga anche l’arte e che inizia a presentarsi in forma estesa nel ’68. La rivolta in Italia dilaga ma a Venezia sembra essere attutita. Alcuni artisti non concordano con gli ideali sessantottini, altri padiglioni, invece, sono chiusi per protesta. L’esperienza veneziana per Pierre non si presenta esaltante ma piuttosto fiacca. L’unica proposta sorprendente è il gesto di Uriburu: Venezia, per un giorno, si tinge di verde. L’artista argentino, il giorno prima dell’inaugurazione della Biennale , cosparge i canali della città di una polvere chimica verde creando un’atmosfera fantastica. Tale gesto si presenta per Restany come unico e significativo poiché, rievocando i monocromi di Klein, propone un cambiamento oggettivo della realtà servendosi di un mezzo chimico e comunicando 26 Correspondences, 1963-1969 in [Archive de la Critique d’art contemporain],Chateugiron, Dossier Italie PREST.XSIT52, Fonds Restany 27 Pierre Restany durante l’occupazione del Museo Nazionale d’Arte Moderna scrisse sulle porte d’ingresso dell’edificio “Musèe d’Art Moderne FERME’ (pour cause d’inutilitè)”, come riportato nell’opuscolo stampato da Alex Minarcik , Parigi 1968 in [Archive de la critique d’art contemporain] Chateaugiron , Dossier France, Fonds Resatny 39 una sensazione di allegria e pacificazione. La Biennale appare mutilata, non completa nella proposta,ancorata alla Storia e distante dalla rivoluzione. Nell’ “Internazionale della mediocrità” 28 emerge il clima di fiacca e allo stesso tempo di rivolta che anima una parte della critica. Restany attacca la nuova figurazione e i relativi sostenitori perché sono i concreti oppositori dell’ideale d’arte da lui proposta. La mediocrità è quella della pittura che ricalca l’impressionismo,il romanticismo e che trova comunque appoggio nella critica. Contro la mediocrità il critico elabora una concezione 29 che trova appoggio nelle contestazioni della primavera sessantottina, espressa prima nel Livre rouge de la revolution picturale e poi nel Livre blanc,objet blanc. I due libelli, editi da Guido Le Noci per le edizioni Apollinaire a Milano, riportano le elaborazioni di Restany di un decennio. Il pensiero rivoluzionario che anima la riflessione di Pierre per tutto il ‘68 e che si rivolge alle istituzioni sia italiane e sia francesi trova ulteriore sconforto nell’edizione della Biennale del 1970. La XXXV Biennale appare malata , affettata dai mali temuti precedentemente. L’esposizione è fiacca, poco incisiva. I critici si dividono in due gruppi: gli illusi e i testimoni deboli. L’ambiente veneziano del ‘70 non si mostra stimolante ma piuttosto offre un panorama di desolazione. La Francia non si impone, il suo padiglione è affidato ad un architetto che non brilla per qualche particolare proposta. Anche gli Stati Uniti appaiono piegati ad una certa reticenza che coinvolge le amministrazioni. Il male della Biennale è proprio in questa reticenza diffusa, nella confidenza che aleggia in primis tra i critici che di conseguenza non incoraggiano gli animi degli artisti. La Biennale risulta uscire sconfitta dall’ondata contestataria poiché, contrariamente alle aspettative, non ha saputo accogliere le istanze organizzative della 28 Manifesto Contro l’Internazionale della Mediocrità, Edizioni Apollinaire, Milano 1967 29 “Dans une societé qui s’apprete a vivre sa Seconde Revolution Industrielle…l’art a changé de fonction.Il est catalysateur de la sensibilité collective,le cristallisateur de l’esprit au sein du corps social. Concu par des poètes du temps libre et des spécialistes de la sensibilité urbane, l’art de demani sera un art total correspondent à une esthétique populaire géneralisée” Pierre Restany in Manifesto Contro l’Internazionale della Mediocrità, Edizioni Apollinaire, Milano 1967 40 politica, le più innovative. Agli inizi degli anni ‘70 , Pierre Restany cessa di avere fiducia nell’istituzione veneziana. La Biennale è, per Restany, il punto di partenza nell’analisi e nel giudizio dell’arte in Italia . L’attenzione del critico tuttavia si volge anche verso le istanze galleristiche e museali e le pubblicazioni poiché crede fermamente nella proposta artistica italiana. A Milano le gallerie che presentano qualità e un’offerta significativa sono la galleria Schwarz e la galleria Apollinaire : le due , direttamente seguite da Pierre Restany, sono al centro del dibattito sull’arte in Italia e nella Milano sperimentale , i loro artisti sono i nouveau réalistes e i mec artisti. La Tartaruga , a Roma, e Notizie, a Torino, sono maggiormente impegnate sull’andamento post-informale, legate all’astrazione lirica da Tapiés a Pollock e donano un’idea precisa della situazione storica del mercato d’arte in Italia. Partecipando agli eventi e alle mostre mercato Pierre Restany ritiene che l’arte in Italia ha una buona visibilità perché presenta opere di valore ma manca di internazionalismo30. L’internazionalismo è una delle tematiche maggiormente trattate in questi anni di elaborazione : la ricerca di una visibilità quanto più ampia e internazionale deve essere un fattore fondamentale per le esposizioni e le fiere d’arte contemporanea. L’internazionalizzazione deve coinvolgere l’offerta italiana che rischia di rimanere fuori dalle dinamiche mondiali. Sia la Biennale sia le esposizioni, con alcune eccezioni, sembrano invece legate esclusivamente alla realtà italiana. Internazionalismo e globalizzazione diventano dei leit motif dell’arte contemporanea: il boom economico dell’occidente filo-americano influenzano la produzione artistica e talvolta l’offerta americana si impone sulle altre. L’attenzione del critico si volge, inoltre, verso la pubblicazione di testi d’arte e, in particolare, lavora per le recensioni di alcuni saggi di Guido Ballo. Il primo libro ad esser commentato è una monografia su Boccioni31: Pierre Restany32 evidenzia come l’opera di Ballo colmi una 30 Pierre Restany A proposito della II mostra nazionale d’arte contemporanea in “Domus” n. 415giugno 1964, Milano 31 G.Ballo Boccioni, Il Saggiatore, Milano 1964 41 lacuna nella storia della critica d’arte del futurismo. Lo studioso italiano, professore all’Accademia di Brera, ha il merito di aver realizzato uno studio scientifico attraverso la contestualizzazione puntuale di Boccioni nel milieu artistico italiano e, in un secondo momento, con la redazione sistematica delle opere dell’artista. L’articolo, pubblicato su “Domus”33, è esteso e esaustivo e comprende non solo un giudizio positivo sull’opera di Ballo ma anche una lettura critica dell’attività di Boccioni, lasciando emergere il grande interesse di Restany per quello che lui considera il solo artista futurista italiano. Boccioni è infatti tra gli artisti italiani che si sono trasferiti a Parigi e hanno contribuito alla formazione di un futurismo europeo allontanandosi dal provincialismo. Il secondo libro che Pierre Restany recensisce è un testo sulla storia moderna dell’arte italiana34. Il testo di Ballo delinea le prospettive dell’arte in Italia nel dopoguerra evidenziando l’esigenza di ricostruzione. Restany presenta l’opera come un approfondimento oggettivo e piuttosto completo ma è deluso dall’ultima. Dopo un excursus attento dell’andamento dell’arte fino agli anni sessanta, Ballo raffigura l’arte italiana quasi priva di slanci vitali e soprattutto il suo punto di vista rimane esclusivamente “italianizzante”. Con tono critico ma pur sempre elegante, scrive: “…Ballo,limitant son étude a la perspective strictement italienne,fait un peu trop abstration de cet élement fertilisant des contact set d’échanges pour n’etudier que les biographies individuelles de ses compatriotes…”35. Ancora una volta Pierre Resatny denuncia come la critica italiana rischia di limitarsi richiudendosi su un’unica visione evitando dei confronti con gli artisti e i movimenti d’oltralpe. Agli inizi degli anni sessanta il panorama artistico italiano risulta, secondo il critico, interessante. Roma e Milano sono le città nelle quali si 32 P.Restany Boccioni,l’homme et l’oeuvre: un ouvrage definitif in [Archive de la critique d’art contemporain], Chateaugiron, Dossier France PREST.XSF1612 ,Fonds Restany 33 P.Restany Enfin.le livre sur Boccioni ! in “Domus” n.424, maggio 1965 p.46-48 34 G.Ballo La linea dell’arte italiana, Ed.mediterranee, Roma ,1964 35 P.Restany Storia moderna dell’arte italiana in “Domus” n.427 giugno 1965 pp.49-50 42 concentrano le dinamiche della critica e dove importanti gallerie giocano un ruolo fondamentale nella diffusione dell’arte italiana e internazionale. Milano appare aperta ai movimenti francesi e internazionali ed è, soprattutto, la capitale del design italiano. Gio Ponti, Bruno Munari, i fratelli Castiglioni sono i protagonisti di questa stagione vivace che vede combaciare gli intenti di design e arte visuale. Le Triennali sono una occasione di visibilità di notevoli sperimentazioni come quelle dell’estetica di gruppo. Il clima milanese è favorevole e per questa ragione Restany organizza il festival del decennale dalla fondazione del movimento del Nouevau Réalisme a Milano nel 1970. Questa città infatti, ha visto i natali del movimento. Milano accoglie una serie di importanti eventi che trascinano la collettività, questi diventano il segno di una totale apertura della città e degli ambienti artistici che accettano entusiastici un esperimento di arte che si offre alla cittadinanza senza barriere. A Roma invece si legge un dialogo diretto e costruttivo con New York e allo stesso tempo con i postumi della stagione dell’Informale. L’arte italiana rischia tuttavia di non avere un respiro internazionalista. 2.2.2 Arte e Realtà Gli anni sessanta segnano l’inizio del boom economico in Europa e negli Stati Uniti: fattore economico che investe ogni ambito della società e coinvolge pienamente anche quello dell’arte. Pierre Restany, dopo anni di osservazione e speculazione sull’arte del dopoguerra e sulla stagione dell’informale, fonda nel 1961 il movimento del Nouveau Réalisme. E’ l’alba dell’arte della nuova realtà e, perciò, dell’appropriazione del reale. Gli artisti del Nouveau Réalisme lavorano con l’intento di presentare l’opera d’arte come una rilettura della società e si servono sempre più frequentemente di gesti (happening,serate) esplicativi di una loro riflessione. I protagonisti di questi gesti, nell’ambito Nouveau Réalisme, sono Tinguely e la sua compagna Niki de Saint Phalle, Christo, Cesar, Arman, 43 Mimmo Rotella e Yves Klein. Non solo i gesti ma anche oggetti e ready made fanno parte del lavoro di questi artisti. Al di là del gesto e del ready made l’arte nouveau realiste è veicolo di un concetto. Alla base della lettura della realtà che anima le loro opere c’è il gusto per l’ironia, per il contraddittorio, per l’assurdo e a volte per il grottesco. Gli impacchettamenti di Christo o le compressioni ed espansioni di Cesar sono simboliche di come si può “distorcere” la realtà, appropriandosene. Yves Klein introduce una riflessione sul colore,sul contrasto pieno e vuoto (dialoga con Arman in quest’ottica, come riportano le due esposizioni alla galleria Iris Clert)36 e sul rapporto corpo colore, sono esemplari le serie del pinceaux vivants e delle Anthropometries, primordiali forme di body art. L’arte proposta dai nouveaux réalistes e da Pierre Restany è un’arte di rottura che irrompe nella Ville Lumiére come a Milano, destandole e riproponendo un’ atmosfera dadaista. Pierre Restany difende l’ideale di questo tipo di arte in nome della poesia, termine che ricorre nella chiusura dei manifesti del movimento. La nuova oggettività è nell’integrazione nel reale, un’immersione positiva e poetica, piena di entusiasmo che regala all’artista piena individualità e spirito di iniziativa senza l’imposizione di forme o modelli. E’ l’arte della libertà di forme e di mezzi e per questo nuova e sperimentale. Nel terzo manifesto, infatti, Restany rivendica l’arte del Nouveau Réalisme come una tendenza e non semplicemente come un movimento. Secondo Restany questa è la tendenza da seguire affinché l’artista sia sempre più se stesso e cosciente del suo quotidiano per trasmetterlo.37 In un ottica simile a quella del movimento, supportato da Restany, cominciano a muoversi alcuni artisti statunitensi che si raggruppano sotto le tendenze di New Dada e Pop Art. Lo sguardo del critico è ben attento su queste nuove espressioni d’oltreoceano . 36 Presso la Galleria Iris Clert a Parigi si tennero due esposizioni significative per il movimento : nel 1958 L’exposition du vide di Yves Klein e, in risposta, nel 1960 L’exposition du plein di Arman. 37 “Tocca a ognuno di loro trarre insegnamento da una situazione storica e incarnarne le idee nei fatti” da Pierre Restany in Terzo Manifesto del Nouveau Réalisme, Edizioni Apollinaire, Milano, 1963 44 Alla base della pop art c’è l’assunzione da parte degli artisti di un linguaggio visivo che è ripreso dai nuovi mezzi di comunicazione di massa, come televisione,cinema,manifesti pubblicitari,giornali, e rielaborato . Il termine pop, vuol dire popolare, di massa e si riferisce a questi nuovi oggetti di comunicazione largamente diffusi nella società americana . La tendenza nasce negli Stati Uniti ma si diffonde anche in Inghilterra. I protagonisti di questa tendenza sono : Warhol, Lichtenstein, Hamilton,i quali lavorano su figure e oggetti della quotidianità e li fanno opere d’arte. Le figure in serie, il fumetto,la fotografia sono le forme dell’arte pop scelte da Warhol e da Lichtenstein e diventano velocemente simbolo della società capitalistica dove trionfa il consumismo. Il successo della pop art è stato largo e ha influito fortemente sul costume delle nazioni occidentali filo americane38. Con le scatolette Campbell’s e le foto in serie di Jacqueline Kennedy, Warhol diventa la figura più eccentrica e originale del movimento e diventa amico di Pierre Restany. Pierre Restany, recandosi più volte a New York, patria della pop, ha di frequente incontri con Warhol che ogni volta lo catapulta nel mondo underground newyorkese, attraente e stimolante. In breve tempo questi si rende conto che la pop art è l’altra faccia della medaglia del Nouveau Réalisme. Le due forme di espressione si inseriscono in un’atmosfera più ampia di desiderio di sperimentazione e di innovazione, distaccandosi dalla tradizione strettamente figurativa e guardando piuttosto alle speculazioni del ventennio procedente come l’espressionismo astratto e l’informale. Il gruppo di Fluxus medita quasi contemporaneamente ai nouveaux réalistes sulla possibilità del gesto artistico,il pensiero di Fluxus, infatti, veicola proprio attraverso l’happening. Il minimalismo americano, d’altra parte si serve del motivo della serie geometrica per dar origine ad un concetto. Le forme si incrociano in un clima comune di intenti tuttavia differenti. 38 P. De Vecchi, E. Cerchiari Arte nel Tempo,vol. 3 II, Bompiani, Milano, 1991 45 Restany registra dai primi anni sessanta il dilagare del sentimento pop e ne osserva acutamente le caratteristiche. Le radici del Nouveau Réalisme del New Dada e della Pop Art affondano nella stagione dadaista. Pierre Restany più volte afferma di voler andar oltre dada (“a 40 gradi dallo zero dada”39) ma il punto di partenza rimane sempre Dada. A cinquant’anni dalla nascita Pierre Restany ne ripercorre le tappe fondamentali in due articoli40. Dada nasce in un clima di profonda crisi ,nel contesto della Grande Guerra grazie allo spirito che unisce Picabia e Duchamp, i due non si sentono parte né del cubismo, né del futurismo e ricercano la modernità attraverso l’assimilazione dell’oggetto che li conduce verso il ready-made e i collages. Rapidamente Dada dilaga da Parigi a Zurigo agli Stati Uniti, in ogni luogo il movimento si colora di proprie peculiarità diventando sempre più unico e originale. Dada celebra l’anti-arte, la non arte, la confusione. Negli anni sessanta tuttavia Dada è più vivo che mai, nonostante le speculazioni teoriche siano ufficialmente passate, tutta l’arte risente dell’eco dadaista. Scrive “..du lettrisme et de la poésie phonétique à la musique concrète, de l’art d’assemblage aux notions d’enviroment, de happening ou de modern dance,du tableau piége au théatre total,les réalisations les plus achevées de notre avantgarde ont un point de depart dadaiste.”41 Christo, Arman, Oldenburg, Rauschenberg, ereditieri del “patrimonio” dadaista, lo superano. All’indomani dell’astrazione lirica, dell’espressionismo astratto post guerra ritorna la necessità di soffermarsi sugli oggetti della modernità allorché la lezione dadaista rende possibile tutto. L’oggetto però non è più feticcio della società industriale ma diventa un linguaggio, cioè il punto di partenza del lavoro. L’arte diventa quindi parte della società e dell’economia, i sistemi che reggono il mercato mutano risentendo della globalizzazione dell’arte e della nuova coscienza dell’artista. 39 I Nouveaux Réalistes Manifesto, Edizioni Apollinaire, Milano, 1961 P.Restany L’Esprit du XXème siécle in “Domus” n.444 novembre 1966, pp 49-53 41 Ibidem, p.53 40 46 Restany guarda entusiasticamente alla follia pop, nell’estate del 1964 registra l’affermazione di questi nuovi canoni a Parigi . Se la figurazione del 1954 era Informale, nel 1964 Restany celebra la figurazione pop e inaugura l’inizio ufficiale dell’era del “nuovo realismo”. Egli ritiene che tali eventi siano l’effetto di una maturazione nella visione dell’arte e afferma “non è tanto la pittura che è cambiata quanto il nostro modo di vederla, e la nostra visione delle cose”42. I cambiamenti nell’arte si inscrivono in un contesto più ampio di sconvolgimenti che trovano appoggio anche nelle speculazioni filosofiche. Adorno nella Teoria estetica delinea il concetto di opera d’arte come qualcosa che rischia di essere sostituita dalla tecnologia,temendo in qualche maniera la rivoluzione industriale e tecnologica dell’occidente, ma che è anche la rivelazione di ciò che noi non vediamo e della realtà come dovrebbe essere. Heidegger e Sartre, piuttosto, presentano un’idea di arte vicina al valore dell’ermeneutica: l’opera d’arte svela la comprensione di qualcosa che è celato, e per questa ragione può avere sempre nuovi significati.43 Secondo Pierre Restany, New York ha iniziato a giocare un ruolo di preminente importanza e i fatti lo dimostrano. La grande mela è diventata un vivo centro di ricerca artistica e di creazione. “la metropoli spirituale del continente nord –americano”44, è la città-guida nell’arte e nei costumi e si sta velocemente imponendo sulla “vecchia” capitale dell’arte moderna: Parigi, lontana dal fervore di creazione artistica. A New York si costituiscono i gruppi new Dada e Pop, da Robert Rauschenberg a Warhol, si esalta lo spirito americano, il suo “folklore urbano”45 e l’anima più intrinseca attraverso questi nuovi artisti. 42 P.Restany Estate 1964:la nuova figurazione è pop in “Domus” , n 420 novembre 1964 p.37 43 L.Cortella,M.Ruggenini,A.Bellan Adorno e Heidegger, Donzelli Editore, Roma 2005 pp. 267-306 44 P.Restany La raz de marée realiste aux USA in “Domus” n.399 febbraio 1963 , p.34 45 ibidem 47 Le nuove tendenze americane indagano l’avventura dell’oggetto: gli artisti studiano come trovare una connessione tra l’oggetto e la realtà esteriore, come coinvolgere e coinvolgersi nel mondo dell’oggetto. L’avanguardia americana sfiora per intenti e modalità quella europea ma il critico ribadisce l’anteriorità delle speculazioni europee su quelle americane.46 Questa anteriorità non sminuisce il valore del lavoro statunitense. I nouveaux réalistes francesi lavorano in maniera differente, si mostrano rigorosi nella logica rappresentativa , diretti nella 47 rappresentazione della realtà , i pop artisti invece presentano un’immagine più edulcorata, dai toni a volte barocchi e romantica. Il ritorno alla riflessione sulla realtà in una dimensione più sociologica contraddistingue i nouveaux réalistes dai pop che invece si legano maggiormente all’idea dell’opera feticcio, culto. Da un lato riflessione critica e ironica della società dall’altra esaltazione feticista. La mostra dei Nouveaux Réalistes , a New York, presso la galleria Sidney Janis (1962) pone le due tendenze per la prima volta a confronto su territorio americano48 . L’occasione induce a importanti considerazioni. In primo luogo Pierre Restany attesta l’effettiva anteriorità di speculazione dei nouveaux réalistes sia per data sia per mezzi. In secondo luogo riflette su come il mercato d’arte americano stia ampiamente influenzando quello europeo. L’economia americana, a cui si piega quella europea negli anni della ripresa post guerra con il piano Marshall, rende i mercanti statunitensi con un maggiore potere d’acquisto, di conseguenza l’arte americana circola di più e più facilmente di quella europea che non trova ingenti sostenitori. Inoltre Pierre attesta come negli Stati Uniti ci sia una predisposizione favorevole, soprattutto da parte dei critici e dei galleristi, 46 La posizione di Pierre Restany è controversa. Gillo Dorfles afferma che il Nouveau Réalisme è da considerarsi un’appendice della Pop Art. in Ultime tendenze nell’arte di oggi di G.Dorfles, Feltrinelli Milano, 2006 47 “Plus rigoreux dans leur logique quantitative du réel ,plus simple, et plus precis dans leur presentation,plus directement apprpriatifs dans leur démarches,les européens pour la plupart demeurent à toute le sens du terme des nouveaux réalistes” P.Restany in “Domus” n.399, Milano, 1963, p.35 48 La stessa mostra era stata presentata nel 1960 a Parigi presso la galleria Rive Droite Nouveau Réalisme à Paris et à Nesw York 48 alla diffusione di nuove forme e tematiche nell’arte anche grazie ad una mirata politica culturale. Infine la distinzione tra i due gruppi appare dunque evidente anche se non ovvia. I due termini di riferimento non sono casuali: nouvaux réalisme è la rappresentazione di una nuova coscienza nei confronti dell’oggetto e della società, la pop art è l’espressione dell’oggetto reale, “popolare”e quindi simbolo di una nuova realtà. 2.2.3 Arte e Critica. Arte e Mercato. La critica contemporanea è in crisi di fronte ai mutamenti dell’arte49. L’affermazione, espressa da Restany, denuncia la situazione della critica d’arte e introduce alla complessa dinamica del mercato d’arte, anch’esso in crisi alla metà degli anni ‘60. La crisi si legge nelle differenti organizzazioni politico-culturali dei paesi europei e degli Stati Uniti. Il dominio della critica d’arte è labile poiché fluttua tra la filosofia, estetica, e la storia, tali ambiti di studio sono solitamente appannaggio dei professori universitari o comunque di accademici che , non a caso, fino ad allora hanno costituito la maggioranza dei critici. Il palcoscenico artistico di inizio decennio, tuttavia, impone dei cambiamenti sia nella definizione della figura del critico, sia negli ambiti scelti per l’analisi critica. Il critico diviene sempre più spesso un giornalista o uno scrittore attento alle dinamiche dell’arte. Questa giovane categoria di critici, più aperti e propensi ad accogliere le sperimentazioni, sono molto spesso legati e condizionati dai pensieri dei “grandi critici”, gli intellettuali, gli accademici, i nomi indiscutibili della storia della critica. Questo è il primo dei fattori dell’attuale crisi delle speculazioni critiche. L’influenza esercitata dai professori universitari o “grandi critici” è una realtà ampiamente diffusa in Italia, in Germania e in Francia. In Italia una 49 P.Restany Panorama international de la critique d’art contemporain in “Domus”n. 401 aprile 1963 49 gerarchia di critici modera i dibattiti sull’arte , Giulio Carlo Argan è una figura di riferimento assoluta, dopo l’epoca di Lionello Venturi, all’Università romana de La Sapienza, e le sue teorie sono indiscusse benché valide e le più attuali nel panorama italiano. Pierre Restany considera Argan il più avanguardista dei critici, affiancato da Dorfles. Manca, tuttavia, una generazione giovane che può potenzialmente sentire più da vicino gli eventi artistici. Più volte Restany si scaglia contro la critica italiana dei seniores che non comprendono le manifestazioni sperimentali.50 La situazione in Germania è ben più grave : gli storici dell’arte e i critici si affacciano solo timidamente all’arte più strettamente contemporanea anche perché sono pochi gli artisti portatori di una nuova arte. In Francia si registrano due diversi gruppi di critici: un primo gruppo conservatore, dei tradizionalisti, legati alla raffigurazione la più canonica e francese, il secondo gruppo (nel quale si colloca lo stesso Restany) di giovani impegnati e attenti alle dinamiche dell’arte non solo in Francia ma a livello globale. I gallicani e i cosmopoliti francesi animano i dibattiti parigini e solo a Parigi, dato che la maggior parte delle attività culturali e politiche si svolge nella capitale in un’ottica di centralizzazione difficilmente sradicabile; il resto della regione francese ne rimane fuori. Un secondo fattore di crisi è nel nazionalismo e cioè nell’esaltazione e considerazione “nazionalista” dell’arte. Questo approccio si determina non solo in Europa51 ma va diffondendosi anche negli Stati Uniti. La critica d’arte statunitense ha una storia relativamente recente, di circa quarant’anni, e solo nell’ultimo quindicennio ha vissuto un exploit nella produzione artistica52 con i new dadaisti e la pop art. La posizione della critica statunitense è quanto mai a favore della produzione interna e della relativa diffusione. I critici americani, per lo più giornalisti e professori, attuano una vera e propria critica di propaganda. La critica internazionale 50 [Archive de la critique d’art contemporain ] Chateaugiron, Dossier Italie , Fonds Restany 52 P.Restany La raz de mare realiste aux USA in “Domus” n. 399, febbraio 1963 p.33 50 soffre, quindi, da un lato dell’adagiamento dei critici europei, dall’altro del “patriottismo” dei critici americani e questo porta la critica in una condizione di squilibrio. Pierre Restany ritiene comunque che qualsiasi critico, in quanto testimone del suo tempo, può sbagliare. Parallelamente alla crisi della critica , si registra una crisi del mercato dell’arte.53 All’interno della macchina del mercato dell’arte si segnano degli elementi di crisi: in primis la psicologia degli attori di questa macchina coinvolti in un turbine speculativo economico e culturale, in secondo luogo la confusione tra stili e generi che ha portato ad una “fluidità dei valori”54. Per comprendere tali elementi di crisi bisogna guardare ai ruoli delle figure coinvolte. L’artista, in primo luogo, con l’avvento del capitalismo ha una sua individualità e una sua indipendenza d’azione, la società capitalista, d’altra parte, richiede all’artista di avere relazioni di tipo politico ed economico all’interno della società per poter vivere e vendere le sue opere. Nella realtà capitalista novecentesca non è più lo Stato il maggiore committente di opere ma intervengono i privati, coloro i quali hanno i mezzi e gli strumenti per poter capire e acquistare l’arte. Essi sono, cioè, i rappresentanti della borghesia imprenditoriale. Tale concezione era stata già espressa da Karl Teige negli anni trenta .55 In questo contesto l’artista necessita del mercante d’arte, di colui il quale conosce l’arte e allo stesso tempo intrattiene le relazioni con i possibili acquirenti di opere: i collezionisti. Il mercante si inquadra come una figura che , da un lato è mosso da una vera passione per l’arte, dall’altra si inquadra come un uomo d’affari legato alle pratiche speculative indispensabili per poter vendere un’opera. Spesso i mercanti più appassionati fondano delle gallerie che diventano punto di riferimento per artisti o movimenti: ad esempio Drouin o Larcade a Parigi che hanno creduto nella forza delle avanguardie o Maeght a Saint Paul de Vence o la galleria Apollinaire a 53 P.Restany La crisi del mercato d’arte, in “Domus” n. 413 aprile 1964 pp 51-58 Ibidem 55 K.Teige Il mercato dell’arte, Einaudi, Torino, 1973 54 51 Milano. I nomi di mercanti-galleristi diventano simbolo di una città. L’altra faccia del mercante, tuttavia, spegne l’anelito romantico alla passione, l’uomo d’affari infatti non guarda al coinvolgimento empirico e spirituale ma si interessa al profitto e cerca di seguire le tendenze del momento per poter essere certo di vendere le opere. Dall’altra parte del filo teso dal mercante c’è il collezionista. Il collezionista è solitamente un uomo mediamente colto interessato all’arte,ma anche in questa figura attrice c’è una seconda faccia. Il collezionista è anche un affarista interessato ad acquistare le opere che poi si rivaluteranno in termini economici. Essi girano per gallerie, si fanno riconoscere nel milieu artistico e giocano rischiando, molto spesso infatti si fanno coinvolgere dall’artista, dal movimento e per questo sono liberi da qualsiasi pregiudizio estetico. Nel quadro del mercato d’arte contemporaneo si presentano dei segnali significativi per comprendere la crisi. Il fattore determinante è lo scompenso economico tra Europa e Stati Uniti. Ancora una volta si legge la “rivalità” tra le due nazioni. Il mercato europeo, pur essendo più versatile di quello americano, risente della presenza di una clientela negli Stati Uniti a forte potere d’acquisto. La contrapposizione che legge Restany e,chiave della crisi è tra Parigi e New York, le due città sembrano essere coinvolte in una sorta di guerra fredda delle avanguardie. Parigi fino agli albori degli anni ’60, non accetta la galoppante influenza di New York sul contesto europeo. Nel momento in cui Parigi si apre all’arte americana, un flusso di opere tra il nuovo continente e il vecchio si è istituito. Il periodo di questo riequilibrio coincide con l’esplosione economica e con la rivalutazione dei movimenti d’avanguardia chiusi e di quelli nascenti. Poiché New York è luogo di arte viva e di mercanti danarosi, facilmente si è imposta sul mercato decretando l’innalzamento dei prezzi delle opere americane. L’impresa americana si basa su un complesso network che vede coinvolti non solo i mercanti ma anche le gallerie, le fondazioni, i privati, tutti interessati a investire in arte. Parigi non riesce a seguire il 52 passo americano perché l’arte è retta dalle istituzioni e non dai privati. Così l’Italia, che con la Biennale di Venezia, dovrebbe giocare un ruolo dominante, si richiude in se stessa. Tale situazione tuttavia, secondo Pierre Restany, può mutare. Il suo idillio56 è quello di creare un’Europa unita nel mercato d’arte,che potrà esserci solo quando sarà terminata la stabilizzazione economica di tutti i paesi usciti dalla guerra e ci sarà una completa riorganizzazione dell’assetto politico culturale. Le elaborazioni di Restany del ‘64 sembrano preannunciare le rivoluzioni del ‘68: il suo pensiero inizia a maturare la volontà di un cambiamento nelle istituzioni , necessario. 2.2.4. Astrazione e Figurazione: il dibattito a Parigi A Parigi, nel corso del decennio, le tendenze artistiche si mostrano varie e in continuo cambiamento. Lo sguardo del critico sulla sua nazione è acuto e costante, ogni giorno è coinvolto dalle vicende della sua città d’adozione e combatte sempre a favore di un rinnovamento delle arti. Pierre Restany pensa che la trasmissione dell’arte in Francia passi sia attraverso i consueti canali (salon e biennale), e si muove al fine di una riorganizzazione degli stessi, sia attraverso le gallerie e gli spazi espositivi privati. L’analisi dei suoi scritti nel decennio ci pone davanti ad una strenua osservazione degli eventi culturali parigini anno per anno e ci conduce attraverso lo sviluppo dell’arte e del pensiero di Pierre di fronte ai cambiamenti. A volte entusiasta, altre volte demoralizzato il critico francese non abbandona mai il mito di una rivoluzione delle arti. 56 Pierre Restany scrive : “..D’immense zones de la terre passeront d’emblée a ce stade de la promotion artistique sans avoir connue la mercantilisation capitaliste de l’art…l’évolution même de la notino d’Etat permetta d’éliminer les vices rédhibitoires du controlpolitique sur la création d’art tout ranger de <<stabilisation>> de la peinture. Les marchands deviendront fonctionnaires ou poetes ,les galeries des clubs ou des musées,les artistes formeront l’opinion publique dans le sens du bien être et du mieuxvivre..” in “Domus” n. 413, aprile 1964, p.58 53 Parigi conosce alti e bassi nel corso degli anni sessanta, tra tendenze sperimentali e ritorno di tendenze figurativiste. Il Salon è la prima forma di esposizione d’arte,nasce nel XVIII secolo come fenomeno borghese e si apre all’arte “rivoluzionaria” nel 1791 ma non sempre accoglie le tendenze più innovatrici, nell’ ‘800 si ha un exploit dei Salons per accogliere ogni tipo di arte e ogni gruppo di artisti. La formula del Salon tuttavia ha conosciuto un declino a partire dalla fine della seconda guerra mondiale. Il Salon ha lasciato spazio ad altre due grandi esposizioni : il Salon de Mai, Comparaisons e Réalités Nouvelles. Tre nuove grandi esposizioni deputate all’arte contemporanea. Nessuna delle tre, tuttavia, alla metà degli anni ’60 si pone come occasione di reale innovazione e interesse57. Secondo Restany tali esposizioni rifletterebbero le condizioni delle Istituzioni francesi poiché effettivamente legate al ministero della Cultura francese. D’altra parte egli ben conosce gli ambienti ministeriali e l’enorme macchina burocratica necessaria per il loro funzionamento e si mostra scettico nei loro confronti58. La Biennale, ultima nata nel 1959, tuttavia, si mostra come una possibilità di riscatto nei confronti di una situazione impaludata, si volge al pubblico come momento di sperimentazione e accoglie i giovani di massimo 35 anni. Nel 1964, infatti, la Biennale è l’unica esposizione parigina ad apportare elementi di novità. L’edizione successiva , però, tradisce le aspettative di Pierre Restany. Dopo l’esaltante 1965, anno in cui le Salon de Mai si mostra come “voie ouverte”59a molteplici espressioni artistiche come la pittura geometrica, l’astrazione lirica e l’arte di sintesi, la Biennale dell’anno seguente è ampiamente deludente. In questa edizione i giovani artisti si mostrano portatori di una nuova figurazione. La stagione della nuova figurazione è cominciata sul finire del 1965 e nell’agosto 1966 si mostra come una realtà artistica consolidata. Questi 57 P.Restany Faut il tuer les salons? In “Domus” n.415 ,giugno1964 p. 50 Pierre Restany racconta di aver lavorato, dopo aver lasciato l’università, presso il Ministero degli Esteri francesi. Colloqui con Pierre Restany in Pierre Restany, l’alchimiste de l’art di H.Perier, Le Cercle d’art. Paris 1998 p. 223 59 P.Restany XXI Salon de Mai, ou est Paris en 1965? In “Domus” n.429, agosto 1965 p.48 58 54 giovani artisti guardano all’arte del passato e la ripropongono senza particolari slanci: non c’è elaborazione di nuovi linguaggi. Lòrànd Hegyi, studioso del gruppo della Nouvelle Fifguration o Figuration Narrative, a proposito del movimento, scrive:60 “..un gruppo di giovani artisti radicali organizzò una serie di mostre tematiche collettive che dovevano esprimere le posizioni politiche ed estetiche di una giovane generazione votata all’arte oggettiva e percorsa da una forte motivazione critica verso la società contemporanea…I pittori radicalmente figurativi miravano alla trasformazione del concetto di arte e soprattutto a una nuova definizione dlele sue funzioni: volevano dar vita ad un’arte che esercitasse un ruolo critico verso la realtà, che fosse parte attiva nel processo di trasformazione sociale e che risvegliasse , per mezzo di un ironico e scioccante confronto tra immagine convenzionale e cruda realtà…” Pierre Restany definisce questa tendenza un “fuoco di paglia”61, sostenuto strenuamente da qualche critico conservatore che osteggia la sperimentazione. Il critico lancia, dunque, un allerta davanti ad una Biennale di giovani che sembra invece di vecchi artisti. Le esposizioni del ‘67 e soprattutto del ‘68 sembrano tuttavia aprirsi a segnali positivi. A partire dal ‘66, tuttavia, a Parigi è sempre più evidente la spaccatura tra arte ufficiale, cioè quella proposta negli spazi istituzionali, e arte reale, cioè quella delle gallerie dei privati, più viva perché più vicina alle contemporanee dinamiche dell’arte. Le esposizioni del 1969 sembrano confermare questa scissione dell’arte parigina. Il clima appare pesante, l’arte ancora divisa. Pierre Resatny esordisce così in un articolo : “ Rien ne vaut un musée vide de visiteurs pour bien voir une exposition. L’indice de fréquentation des musées parisiennes est particulièrment propice aux parcours solitaires”62 L’arte parigina oscilla tra stagioni entusiasmanti e momenti bui. La stagione ’65 appare fervente agli occhi di Restany. Due grandi mostre di naifs animano la ville lumiére e soprattutto il Group International 60 L.Hegyi Aspetti della pop art europea nel contesto della sua narratività in W. Guadagnini (a cura di) Pop Art 1956-1968 , Silavana Editoriale, Milano, 2007 pp. 37-55 61 P.Restany Parigi: Delusione alla Biennale dei giovani in “Domus” n. 434, gennaio 1966, p.47 62 P.Restany Parigi in “ Domus” n. 473 marzo 1969, p. 50 55 d’Architecture Prospective63. Il GIAP nasce con l’intento di riflettere sull’integrazione spaziale e l’architettura prospettiva , il gruppo è formato da un critico d’arte, Michel Ragon, tre architetti, Yona Friedman, Paul Maymont, Ionel Schein , un’estetico, Georges Patrix e uno scultore, Nicolas Schoffer. L’attività del GIAP si lega agli intenti tipici dell’estetica di gruppo, modalità di approccio all’opera d’arte fortemente incoraggiata da Pierre Restany e teorizzata tre anni dopo nel Livre Blanc, Objet Blanc64. Contemporaneamente a queste sperimentazioni, Parigi nel ’65 presenta una mostra di proposte di architettura e decorazioni di interni al Museo Galliera, intitolata Babel. L’esposizione è un’ulteriore momento di studio di pittori e scultori di forme artistiche architetturali in connubio con lo spazio. Il GIAP, Babel, e, parallelamente il movimento della Mec Art, fondato da Pierre Restany l’anno precedente, sono espressione delle tendenze artistiche, le più innovative, che si registrano a Parigi alla metà degli anni ’60. Esse si propongono già oltre il Nouveau Réalisme che viene dichiarato morto già nel 1963, in occasione del terzo festival del gruppo a Monaco. Le tre tendenze del ’65 portano avanti sia gli intenti del Nouveau Réalisme, sia l’idea di un’arte in dialogo con lo spazio e vicina all’architettura, l’arte che maggiormente si relazione allo spazio. Il 1968 è l’anno delle rivoluzioni, che inevitabilmente hanno una ricaduta nell’ambiente dei creativi. “Paris bouge!”65:così annuncia il critico, entusiasta e coinvolto degli eventi culturali dell’anno rivoluzionario, la città sembra respirare, gli spazi culturali e le istituzioni appaiono di fronte ad una svolta. Distinguendo in due generazioni di artisti, quelli del dopoguerra e quelli degli inizi del decennio (i nouveaux réalistes), Restany lancia la terza generazione che definisce la 3ème vague. Questi giovani artisti lavorano costantemente a contatto con i nuovi mezzi di comunicazione e si sentono naturalmente integrati al paesaggio industriale urbano. Pierre ripone speranze proprio in questa generazione 63 P.Restany A Parigi, La “Prospective” en plein essor les ingegnieurs-poetes de l’espace in “Domus” n 431, ottobre 1965 p.2 64 P.Restany Livre Blanc, Objet Blanc, Edizioni Apollinaire, Milano, 1969 65 P.Restany Paris Bouge in “Domus” n.460 marzo, 1968 p. 54 56 che possa essere apportatrice di uno sviluppo dei linguaggi artistici, frutto di una mentalità diversa. In parallelo si muove, strenuamente e con veemenza, contro le istituzioni, battendosi affinché la fruizione dell’arte contemporanea sia accessibile a un vasto pubblico. Parallelamente a questi fermenti , tuttavia, si evidenziano lassismi negli organi ministeriali e proposte artistiche poco esaltanti come quella della nouvelle figuration. La nuova figurazione narrativa presenta artisti quali Bernard Rancillac,artista e teorico del gruppo, Arroyo, Recalcati, Valerio Adami, Peter Klasen che sviluppano non solo un linguaggio astrattista geometrico o lirico ma anche un una riflessione sulla società servendosi del mezzo narrativo. Alle soglie degli anni ’70 la situazione a Parigi sembra, in parte migliorare, la Biennale del 1970 è dedicata a un nuovo gruppo di giovani artisti che si raggruppano sotto il movimento denominato dal suo teorico Germano Celant “Arte Povera”. Questi artisti sono per lo più italiani come Ceroli, Pascali e Marotta e lavorano attuando una riflessione sull’oggetto e sull’ambiente in cui è inserito. L’aggettivo che denota il movimento si riferisce all’utilizzo di materiali poveri impiegati al fine di esprimere i valori della società ma come strumenti quotidiani, quasi banali. In seguito il movimento acquisisce una vena polemica nei confronti della società capitalistica e, di conseguenza, in risposta ai movimenti che la celebrano (pop art). Restany non appoggia questo movimento, lo considera poco innovativo e artificioso negli intenti. Il pensiero di Pierre Restany si snoda lungo l’arco degli avvenimenti parigini. Il critico si pone in forte contrasto con gli ambienti “tradizionali” dell’arte che sostengono, inoltre, la nouvelle figuration. L’invettiva mossa da Restany nel manifesto Contro l’internazionale della mediocrità è significativa di come il critico non accetti, in primis, la politica culturale intrapresa che non incoraggia la fruizione dell’arte e che allontana il pubblico dall’arte contemporanea. In secondo luogo non ammette il sostegno di questi ambienti nei confronti di un movimento falsamente innovativo che invece si radica sulla tradizione. Tale situazione lo porta ad elaborare nuove posizioni. In relazione alla 57 problematica degli spazi espositivi, Pierre Restany si schiera al fianco delle gallerie e poi a favore di un’arte quanto più libera e indipendente dai dettami del mercato (è l’idillio di Restany che ritorna sovente anche nella corrispondenza)66, dopo aver constatato che la divisione tra arte ufficiale e arte reale non giova al pubblico. Circa la condizione dell’arte e dunque delle tendenze artistiche, Pierre si mostra tuttavia speranzoso poiché nonostante gli alti e i bassi nelle proposte artistiche parigine, intravede con fiducia la possibilità di una ripresa totale . Restany parla di una nuova stagione di umanesimo tecnologico, in linea con le più recenti speculazioni. 2.2.5. Arte Globale Fin dalle origini del suo studio sull’arte e sulla diffusione dell’arte, Pierre Restany considera il fattore dell’internazionalismo artistico, presupposto fondamentale per l’affermazione di un’arte globale. Tale predisposizione è risultato dei continui spostamenti del critico nell’età della formazione che lo portano dal Marocco alla Francia e all’Italia, la grande facilità di movimento è, poi, una regolare prerogativa di Restany durante tutta la sua vita. Lo spirito internazionalista lo porta ad elaborare un’idea di arte che sia senza confini, dove ci sia dialogo tra le esperienze artistiche dei vari paesi. Le esperienze sono preziosa occasione di confronto e stimolo per i vari paesi. Prima e durante la costituzione dei due blocchi della guerra fredda, le gallerie europee furono sollecitate da parte del governo americano ad esporre opere di artisti statunitensi. A partire dagli inizi degli anni quaranta la CIA interviene nelle vicende artistiche americane e, di conseguenza, europee. Stonor Saunders scrive : “..per promuovere l’accettazione dell’arte prodotta in democrazia e vantata come un’espressione della democrazia, si doveva eludere il 66 In un carteggio di lettere tra il ’68 e il ’69 tra Pierre Restany e Guido Le Noci, compare più volte l’iniziativa della “morte delle gallerie”, per l’abolizione di spazi precostituiti per l’arte e a favore di spazi liberi. in [Archive de la critique d’art contemporain. Chateaugiron] Dossier Italie Corrispondences ’68 ’69. PREST.XSIT52/96 .Fonds Restany 58 processo democratico…”67 L’autore fa riferimento a una serie di operazioni svolte dall’Agenzia americana, e oggi scoperte, dopo che i report dell’Intelligence sono stati resi noti. Gli Stati Uniti cercano di imporre la loro politica e la loro economia contro i regimi comunisti anche attraverso la produzione artistica. Durante questi decenni la CIA in primis è penetrata nelle grandi istituzioni artistiche americane e , in secondo luogo, è entrata in contatto con gli ambienti culturali europei. A New York i grandi musei di arte contemporanea, come il MoMa e i mecenati privati sono indotti a esporre e a far circolare solo quell’arte che rafforzasse l’identità della democrazia americana e a tralasciare,invece, le opere che potevano essere considerate, anche vagamente, di sinistra. Gli interventi dell’Intelligence si estendono anche oltreoceano. Gran parte dell’arte americana cominciava a filtrare in Europa sebbene con delle eccezioni. Parigi operò una chiusura serrata nei confronti dell’arte americana fino agli inizi degli anni sessanta. La situazione, probabilmente poco evidente all’epoca, porta Restany a considerare l’ipotesi di uno scambio equo di arte tra le varie nazioni. Dall’altra parte il critico ritiene di grande importanza osservare ciò che avviene al di fuori della Francia , e anche dell’Italia . L’attenzione cresce nel corso del decennio, soprattutto intorno alla metà degli anni sessanta, per poi diventare un’abitudine che porterà il critico a sconfinare in Giappone per tenere delle lezioni68 all’università e a conoscere nuove esaltanti avventure nei decenni seguenti. Lo sguardo di Pierre Restany si posa ,prima di tutto, sulla Biennale di San Paolo in Brasile. La Biennale di San Paolo è vista come la cugina australe di Venezia e quindi bilancia dell’arte sudamericana ma anche internazionale69. L’esposizione brasiliana è senza dubbio quella di maggiore importanza e 67 F.Stonor Saunders Gli Intellettuali e la Cia. La strategia della guerra fredda culturale. Fazi Editore Roma , 2007 pp. 226-249 68 L. De Domizio Durini Pierre Restany, l’eco del futuro Silvana Editore, Milano 2002, p.65 69 P.Restany L’ottava Biennale di San Paolo in “Domus” n.432 , novembre 1965 pp 4749 59 rilievo dell’America Latina. Parallelamente alla ricostruzione architettonica del Brasile , si situa l’affermazione della biennale d’arte; ambedue gli avvenimenti sono simbolo di una forte ripresa culturale in Brasile. La Biennale costituisce, un momento educativo importante: sia per conoscere i contemporanei artisti latino-americani sia per avvicinare il pubblico brasiliano all’arte contemporanea. Al contempo, una esposizione di tale portata , è occasione per gli artisti locali, di scambio e apprendimento di fronte a capolavori o grandi artisti europei. La Biennale brasiliana è un’importante finestra sul mondo dell’arte , tuttavia, non si mostra ancora come un’autorità al pari di Venezia poiché in Brasile non è ancora maturata una coscienza critica da un lato, e una maturazione artistica dall’altro. Pierre Restany guarda alla Biennale di San Paolo come ad un evento che potrebbe crescere e fare da contrappeso a quello veneziano. In questo senso si fa spazio l’idea di un’arte globale. Un’altra importante occasione di incontro-scambio di opere di tutto il mondo è la quinquennale Documenta a Kassel, in Germania. L’analisi della situazione artistica in Germania è significativa di come , negli anni della guerra fredda, le tendenze artistiche si sviluppino nella parte ovest che lentamente si avvia verso la ripresa. Non ci sono testi di riferimento della condizione artistica nella Germania est. Restany legge nella Germania l’ opportunità di riscattarsi a partire dalla seconda metà degli anni ’60. Il paese inizia a riprendersi dopo un periodo di “anestetizzazione”70 totale alla cultura e alle arti a causa prima della guerra mondiale e poi della divisione in blocchi e i primi segnali si scorgono grazie all’individuazione di una seconda generazione di artisti del dopo guerra. Tra i maggiori esponenti c’è Hans Hartung, simbolo delle speculazioni della stagione dell’ Informale. Oltre l’Informale si colgono, tuttavia, le speculazioni di un’arte della realtà , realizzate da Peter Bruning e poi, soprattutto le sperimentazioni del gruppo di Fluxus. La Galleria Schmela a Dusserdolf si presta come punto di riferimento per l’arte contemporanea più viva, in risposta ad una politica culturale delle istituzioni ancora congelata e poco organizzata. 70 P.Restany 1966: L’Allemagne à la seconde année zero in “Domus” n.437, aprile 1966 pp 35-40 60 Una notevole attenzione è rivolta da parte del critico agli eventi artistici dei paesi dell’Europa settentrionale che si presentano come i più avanguardisti: Svezia, Olanda e Belgio. I tre paesi sono liberali, indipendenti e sperimentali e propongono un’accurata politica di valorizzazione e diffusione dell’arte contemporanea. Nel 1966 una retrospettiva di Yves Klein tocca i tre principali musei del nord Europa: il Moderna Museet a Stoccolma, lo Stedelijk Museum ad Amsterdam e il Palais des Beaux Arts a Bruxelles. Questi musei sono il simbolo di una nuova museografia e si oppongono alla più passatista forma museografica di cui è esemplare il Louvre . Dagli articoli emerge come una nuova museologia sia necessaria, prendendo a modello questi tre musei. Parlare di museografia introduce al problema sociale dell’arte, fortemente sentito da Restany. Si fa strada l’idea di un museo vivo in contrapposizione con il museo-tempio. Il museo vivo per l’arte viva: un luogo in cui concepire e fare arte e non esporla solamente. L’analisi di Pierre Restany giunge alle zone dell’est della guerra. Egli guarda sia alla Russia e poi alla Cecoslovacchia notando come la produzione artistica sia effettivamente significativa: da un lato si riscontra la volontà di avere contatti con l’estero, dall’altra le restrizioni imposte dal governo comunista. La tendenza ufficiale a Praga è il “modernismo ceco”71. La realtà politica comunista impone una celebrazione dell’arte nazionalista e il modernismo ceco ne è d’esempio. La produzione artistica trova difficoltà di espressione ai massimi livelli ma è tuttavia presente. Inoltre Restany intensifica i suoi viaggi in Medio Oriente. Riflette sulla produzione artistica in Israele. I giovani artisti israeliani si formano nelle due grandi metropoli dell’arte occidentale New York e Parigi e si allontanano dall’anima dell’arte nazionale, affascinati dalla società capitalistica occidentale. L’unica eccezione è presentata dall’opera di Ygael Tumarkin, artista israeliano che ha vissuto nell’Europa occidentale e che sviluppa l’integrazione dell’opera con il suo ambiente, attraverso la 71 P.Restany Prague in “Domus”n. 450 maggio 1967, p.50-53 61 riflessione di arte e spazio. Tumarkin, pur padroneggiando i linguaggi occidentali, nelle sue opere non dimentica la sua terra e nei progetti di integrazione considera la natura locale.72 Nella concezione di arte globale, il critico non rifiuta l’elemento locale e nazionalista ma ne prevede l’inserimento . Se da un lato i paesi comunisti esaltano quasi esclusivamente la tradizione e l’arte locale, l’Israele, dall’altro, quasi rifugge le radici , se non nella produzione religiosa, e si muove in dipendenza dell’arte europea o statunitense. I due casi, agli antipodi, presentano uno spunto di riflessione sull’idea di arte globale. La proposta di Restany è quella di una produzione artistica che non dimentichi la provenienza dell’artista , né la sua formazione ma allo stesso tempo che non trascuri il dialogo con gli altri paesi . L’arte globale è un’arte inserita nella società, la più moderna, ma che non disperde la propria essenza nazionalista. Questa concezione inevitabilmente si lega all’originaria proposta di internazionalismo della critica e della produzione artistica. Pierre Restany si muove nel corso del decennio, dall’internazionalismo all’arte globale, elaborando l’idea di un’arte profondamente inserita nella società e pensata per la società dove il ruolo del museo diventa di incentivazione all’arte sia nella creazione sia nella produzione. Nelle speculazioni di Restany di fine decennio arte globale e arte democratica si legano inevitabilmente, i suoi viaggi e le sue iniziative lo provano. 2.2.6. La nuova avanguardia artistica Parallelamente all’impegno su più fronti dalla politica alla critica, Pierre Restany è curatore di esposizioni nonché di monografie d’artisti. Tra le pagine di Domus è sovente la presenza di recensioni dedicate a importanti personalità artistiche. Il critico-curatore si sofferma soprattutto 72 “…Les élements secondaires , dont le role est de realiser une plus complete integration du corps central a son environnement s’ispirent directement de la nature locale…” da Pierre Restany Arte e Spazio in Israele in “Domus” n.411 febbraio 1964 p.13 62 su quegli artisti che secondo lui sono espressione della nuova arte, forse dell’anti arte (come per i dadaisti) ma sicuramente possono essere definiti dei nuovi avanguardisti. In primis egli considera e cita in numerose occasioni Yves Klein,la sua opera e il suo genio. Probabilmente se non ci fosse stato Restany non ci sarebbe stato Klein e viceversa. I due si completano a vicenda grazie alle loro qualità e abilità. Yves Klein scrive sul ruolo di Restany: “Quel été le rôle de Pierre Restany?Pierre Restany est certainement le critique le plus important de notre génération dans le sens que sens lui bien des choses ne se seraient pas passe, ceci dit dans un sens a la fois positif et négatif…Restany a vu le cote pratique , si l’on peut dire, de l’inscription historique du mouvement dans notre époque, et dans ce cadre que réside notre désaccord. Il a voulu nos situer par rapport a la révolution DADA…”73 Il disaccordo tra i due nasce poiché Yves Klein non accetta un confronto diretto con il movimento dadaista. L’artista sostiene che sebbene ci siano delle forme che rievochino Dada nel lessico e nel messaggio si discostano. Pierre Restany, tuttavia, cerca di “storicizzare” il movimento legandolo al Dada e rimane fermo nelle sue convinzioni, conscio delle profonde differenze che ci sono tra i due movimenti. Alla base della grande intesa tra il critico e l’artista c’è la comune passione e appartenenza al mondo delle lettere e della poesia che permea sia nel lavoro del critico sia in quello dell’artista. Sconvolto dalla morte prematura dell’artista il critico ne assume le idee alla base dell’attività come fondamenti della sua speculazione, per lo meno dei primi anni sessanta. Pierre Restany è, senza dubbio, uno dei massi studiosi e teorici dell’attività di Klein.Egli reputa Yves Klein un genio dell’arte della nuova realtà e ricorda di aver riflettuto che una tale morte è solitamente per un mito, per un genio74. La produzione di Yves Klein si basa sulla riflessione del colore monocromo e sul rapporto colore-oggetto e colorecorpo umano. Il lavoro di Klein si caratterizza per l’elemento spirituale 73 74 N.Charlet Les ecrits d’Yves Klein, Transedition, Paris ,2005 p. 182 H.Perier Pierre Restany,l’alchimiste de l’art, Le cercle d’art, Paris 2001, pp.210-220 63 che lo anima e per lo slancio emozionale che comunica. In questi termini si legge nell’attività di Yves Klein quella appropriazione del tutto singolare e originale della realtà, attraverso una visione individuale e personalissima della società, quasi sognante e mitizzata. Per questo Yves Klein si discosta della sperimentazioni dadaiste e si distingue dai nomi del movimento perché egli si colloca già come un nuovo mito nell’arte, un nuovo punto di riferimento, l’anima di una nuova avanguardia. Accanto alla figura di Yves Klein si pongono gli altri protagonisti del Nouveau Réalisme, ampiamente trattati da Pierre nella pagine della rivista. Cesar è uno scultore, anch’egli come Yves Klein è della Francia del sud. Questo artista un po’ artigiano, un po’ creatore si cimenta nella realizzazione di compressioni e di espansioni. Nelle compressioni utilizza ferraglie e resti di macchine ed opera delle compressioni con un intenso lavoro di saldatura del ferro. I mezzi utilizzati sono gli “scarti”della società industriale, il linguaggio si avvicina a quello del ready made dadaista. Nelle espansioni, più tarde, Cesar si abbandona all’utilizzo di una sostanza chimica, il poliuretano, che getta liberamente su una superficie attendendo la solidificazione e la creazione di un solido che può essere un oggetto reale o un solido amorfo. Restany parla di “appropriazione diretta della materia” che avviene prima attraverso un “linguaggio quantitativo meccanico”, poi attraverso un “linguaggio quantitativo chimico”75. In Cesar convergono le figure di homo faber e homo ludens. Egli cerca una strutturazione del reale diretta e per questo si colloca tra gli esponenti del Nouveau Réalisme nonché di una nuova generazione di artisti. Il suo linguaggio è sicuramente nuovo poiché coinvolge materiali inediti e simbolici di una società che vive con le macchine e con l’industria, è una società che sperimenta nuovi materiali come la plastica. La sua è anche , dunque, un’altra maniera di appropriazione del reale. La riflessione sulla quantità è condotta anche da un altro dei nouveaux réalistes: Arman. L’artista nizzardo comincia a lavorare con la pittura ma 75 P.Restany Cesar en expansion in “Domus” n. 450 maggio 1967, p. 60 64 alla fine degli anni cinquanta si colloca la svolta verso forma e linguaggio differenti. “Les poubelles” del 59-60 simboleggiano la riflessione di questo artista: esse sono la celebrazione della quantità e dell’oggetto “rifiuto”, anch’esso scarto della società. A proposito de “les poubelles” Restany scrive:” ..concretisent enfin l’affirmation de la volontè directement appropriative du réel..”76 Arman celebra l’oggetto e lo innalza ad una espressività maggiore,la presentazione dell’oggetto viene realizzata da Arman attraverso la più banale semplicità, l’accumulazione , ma assolutamente efficace. Se per Duchamp l’objet trouvè era puro feticismo industriale in Arman quell’oggetto ha una valenza espressiva superiore. Tra gli esponenti del movimento sostenuto da Pierre Restany c’è Jean Pierre Raynaud, anch’egli recensito nelle pagine di Domus . Jean Pierre Raynaud lavora sviluppando un linguaggio che lo porta a realizzare oper completamente immerse in un ambiente. Le opere di Raynaud coinvolgono i sensi ma anche l’intelletto, è per questo motivo che Resatny le definisce “psycho-objets”. Le chiavi di lettura dell’attività di Raynaud sono quella sensibile e quella psichica. L’esperienza che si produce nell’osservare le opere può definirsi psico-sensoriale. Raynaud realizza delle installazioni che si immergono nella realtà di tutti i giorni ma che allo stesso tempo si intersecano alla realtà mentale di ognuno degli spettatori. Gli psycho-objets di Raynaud entrano a pieno titolo nell’ambito di una nuova avanguardia poiché si servono di mezzi e forme nuove con un linguaggio polisensoriale e psichico penetrando la realtà interiore. Nel gruppo dei “nuovi realisti” si inserisce, seppur in forma differente , l’attività di Christo e della sua compagna Jeanne Claude. Nel 1962 Christo realizza i primi store front a Parigi . Nel 1963 l’artista bulgaro entra a far parte del gruppo dei Nouveaux Réalistes prendendo parte al III festival del movimento a Monaco. Da questo momento Pierre Restany e Christo diventano fortemente legati tanto che il critico è chiamato ad 76 P.Restany Arman: un regard toujours neuf sur le monde in “Domus” n. 451 giugno 1967, pp. 52-53 65 essere testimone di nozze di Christo e Jeanne Claude. Gli store front in rue Visconti, primo periodo di speculazione della coppia , si costituiscono di un muro di barili collocati al centro di una strada con lo scopo di bloccarla. Il lavoro di Christo si pone, fin dall’inizio, in stretto rapporto con lo spazio che diventa parte dell’opera stessa. L’artista riflette sulla possibilità di mutare lo spazio e dunque di proporre una nuova visione temporanea del reale. Il lavoro di Christo prevede l’utilizzo di barili di petrolio, emblema della società delle macchine, ce bloccano lo spazio servendosene. Dopo gli store front l’artista si cimenta con gli “impacchettamenti” che troveranno spazio in tutto il mondo. Per il festival dei dieci anni del Nouveau Réalisme, Christo, realizza i controversi impacchettamenti prima della statua di Vittorio Emanuele e poi di quella di Leonardo da Vinci, scatenando non poche polemiche ma lasciando un segno indelebile del suo far arte. Anche nell’opera di Christo si legge l’avvalersi del reale e la riflessione sullo spazio. Nell’ambito pop Pierre Restany elogia il lavoro di Claes Oldenburg. Con l’attività dell’artista americano si giunge ad una reale apoteosi della pop art. Oldenburg lavora attraverso l’impiego di tre mezzi fondamentali: il colore, la materia e le proporzioni dando vita a un linguaggio diretto riferito all’oggetto. L’oggetto su cui sofferma l’attenzione scaturisce dall’osservazione del quotidiano, dell’oggetto della massa. Il modo con il quale si rapporta all’oggetto è quello di un occhio fotografico che Pierre definisce appunto “camera eye”77che gli permette di essere il più oggettivo possibile. Oldenburg opera sulle dimensioni dell’oggetto, stravolgendone le proporzioni, e sul colore esaltandone i toni. L’effetto e di grande impatto,egli non si appropria dell’oggetto in una modalità qualitativa o quantitativa ma lo ripropone nella sua totale oggettività ottenendo al contempo grande incisività. E’la celebrazione dell’oggetto della quotidianità, il più banale, il più scontato ed è resa in maniera diretta senza ambiguità. In questa maniera l’artista de-mitizza la realtà , rendendola evidente ma allo stesso tempo troppo colorata, troppo perfetta, troppo finta per essere reale. Il lavoro di Oldenburg si affianca 77 P.Restany Claes Oldenburg 1965 e i disegni di “monumenti giganti” di New York in “Domus” n.435 dicembre 1965 pp. 50-54 66 tuttavia a quello dei suoi contemporanei europei e si situa nella generazione nuova, che dona speranze che propone una lettura comunque critica della realtà. Tra gli artisti italiani annoverati da Pierre Resatny come esponenti della nuova avanguardia a artistica c’è Emilio Vedova. Il pensiero di Restany nei confronti di questo artista, già noto e affermato in Italia , si mostra positivo: l’attività di Vedova coglie la contemporaneità dell’arte visiva realizzando delle forme inedite con un linguaggio nuovo. Restany si riferisce,in un articolo realizzato per Domus, alla serie dei Plurimi, presentati a Kassel nel 1964. L’opera di Vedova si costituisce di una serie di pannelli dipinti assemblati e mobili. I “plurimi” evocano una scenografia , un’idea di decorazione interiore , essi definiscono lo spazio. Il tentativo dell’artista di creare una sintesi spaziale risulta bene riuscita: materia e spazio risultano integrati. Allo stesso tempo i dipinti espressionisti ,montati su delle corde dai pannelli, creano due angoli di visione allo spettatore: uno dal piano di calpestio, un altro da un piano intermedio. L’esperimento di Vedova è quello di un happeningperformance geometrica, scandita da un installazione che non è né scenografia, né schermo. L’opera rientra nell’ambito dei più arditi ma riusciti tentativi di sintesi spaziale attraverso un linguaggio nuovo che, in Vedova, è di tipo espressionista- geometrico. Tale linguaggio si presenta tuttavia riletto in senso nuovo, in esperienza polisensoriale dove lo spazio ne è un protagonista. In ambiente francese Pierre Restany riconosce, a partire dalla metà degli anni ’60, artisti che propongono un’interessante maniera di fare arte, sviluppando mezzi e forme già note ma in chiave differente. Tra questi artisti c’è Lourdes Castro, l’artista utilizza plexigass per la realizzazione di silhouettes. L’effetto delle opere è di perfetta osmosi tra interno ed esterno realizzato grazie alla trasparenza del materiale. Lourdes Castro gioca con gli effetti ottici, ingannando lo sguardo. Le opere di Lourdes Castro richiamano la poesia attraverso l’ambiguità delle figure e delle forme che sembrano fluttuare e confondersi nel vuoto. 67 Happening e performance caratterizzano, inoltre, gli eventi artistici parigini. Tra questi Pierre Restany segnala un happening musicale che ha luogo a Parigi nel 1964 presso il Museo per le Arti decorative78. L’evento è messo in atto dai fratelli Baschet e si costituisce della sperimentazione di strumenti del XVIII secolo che riproducono composizioni musicali del XX. I due fratelli indagano le possibilità e le proprietà del suono in maniera originale: utilizzano infatti, non solo, strumenti antichi ma aggiungono anche nuovi elementi che contribuiscono al suono. Le opere, per questa ragione, possono essere definite sculture sonore. L’arte investe i sensi, l’udito e la vista e l’happening dei fratelli Baschet contribuisce alla determinazione dell’idea di un’arte polisensoriale. Nel lavoro di curatore e critico di artisti si colgono le idee di Restany sull’arte e soprattutto il suo modo di produrre arte stando a stretto contatto con gli artisti. L’elaborazione avviene, perciò, attraverso una comprensione diretta degli artisti senza intermediari, il critico devoto è solito recarsi negli atelier degli artisti per cercare di capire come evolve l’opera e il suo significato. Solo dopo un studio attento del lavoro dell’artista e del contesto Pierre Restany giunge ad una sua personale analisi dell’arte. 2.3. Il ruolo di Pierre Restany nella Milano degli anni ‘60 2.3.1. A Milano “…J’en passe : le rythme de Milan s’accélère,le galeries prolifèrent, la peinture se montre, s’achète, se défend, s’attacque, bonne ou mauvaise, dans les saines et fort louables proportions”79 78 P.Restany Un happening musicale in “Domus” n.416 luglio 1964 p .40 P.Restany Notes Milanaises in Dossier Italie PREST.XSIT04 Ecrits de Pierre Restany, Fonds Restany, Archive de la critique d’art contemporain, Chateaugiron. 79 68 La Milano dell’arte si muove. Le gallerie fervono davanti a interessanti proposte degli artisti. La capitale meneghina alle soglie del decennio ‘60‘70 presenta interessanti riflessioni. Il panorama artistico italiano è diviso tra molteplici tendenze artistiche. In primis si diffondono movimenti di arte neoconcreta : concretismo o astrazione geometrica e astrattismo o astrazione lirica (da abstraction lyrique in Francia), arte cinetica e Op art. Parallelamente si assiste alla diffusione della pop art e del nouveau Réalisme80. Infine c’è la tendenza di Nuovi figurativi come il gruppo Cobra. Le tendenze neocroncrete nascono con l’esigenza di superare l’Informale. In tale contesto a Milano si ascrivono gli esperimenti di Enrico Castellani e Piero Manzoni, i quali, attorno alla rivista “Azimuth”, fondata nel 1959, si propongono di sperimentare vie diverse81 e di avvicinarsi alla riflessione sul concetto d’arte. L’esperienza di Azimuth si lega a quella del “gruppo T” e del “gruppo N” che si pongono nell’ambito degli esperimenti di arte cinetica. Il gruppo T, milanese, e il gruppo N , padovano, hanno come esponenti Anceschi, Boriani, Colombo, De Vecchi per il gruppo T e Biasi, Landi , Massironi per il gruppo N. Vicinia questi esperimenti sono Enzo Mari, Bruno Munari e Nanda Vigo, i quali lavorano sui concetti di arte e spazio, arte e movimento inserendosi nelle speculazioni neoconcrete di ambito milanese. Le gallerie che partecipano attivamente a questo clima sono la galleria Blu di Palazzoli, la galleria Apollinaire di Le Noci e la galleria Schwartz. L’atmosfera è stimolante non solo nell’ambito dell’arte visiva ma anche architetturale come dimostrano le Triennali milanesi di architettura. L’ambiente galleristico si presenta propositivo e accogliente nei confronti sia degli artisti sia dei curatori i più innovatori, tra questi Pierre Restany che trova a Milano i presupposti per poter comunicare la sua visione di fare arte sia attraverso Domus, sia attraverso le mostre curate nelle gallerie. Pierre Restany partecipa attivamente alla vita artistica milanese, sottolineando il carattere stimolante e moderno della città. Pierre Restany 80 81 G.Dorfles Ultime tendenze nell’arte di oggi Feltrinelli, Milano, 2005 pp.78-114 A.Zevi Peripezie nel dopoguerra dell’arte italiana, Einaudi, Torino, 2005 pp.154-155 69 si lega ideologicamente a Guido Le Noci con il quel condivide molteplici avventure editoriali e di curatela. Pierre stima profondamente quest’uomo venuto dal sud e ne apprezza le qualità di uomo attento alle vicende artistiche contemporanee e pronto al rischio di accogliere anche le richieste più improbabili e nuove. Questo fil rouge unisce profondamente i due uomini. Pierre Restany è vulcanico, propone e cura le mostre, Guido Le Noci è audace nell’appoggiare le richieste e lo fa poiché ci crede. I due si pongono con un nuovo modo di comunicare l’arte a 360 gradi attraverso mostre, libri o festival. Restany è vicino alla classe della critica ma ne prende le distanze per seguire e sostenere le sue ideologie non facendosi influenzare. Nell’ambiente artistico italiano trova, tuttavia, appoggio alle sue speculazioni. Sia in ambito galleristico sia in quello affaristico. Oltre allo stretto rapporto con Guido Le Noci, Restany intrattiene rapporti con Arturo Schwartz e con Palazzoli82. I contatti italiani del critico si estendono anche all’estero, è fondamentale la sua amicizia con Leo Castelli. Questo gallerista triestino83 lavora prima a Milano poi si trasferisce a New York dove favorisce la pop art e il Nouveau Réalisme. Pierre è molto amico di Castelli così come della sua compagna Ileana Sonnabend che mantiene in equilibrio i suoi contatti tra Milano e New York. Tali conoscenze appoggiano il lavoro e il pensiero di Restany il quale trova, nell’atmosfera italiana, maggiore facilità di espressione e di comunicazione. Tra i collezionisti, Pierre Restany è intimamente amico del conte Panza di Biumo, uomo nobile dalle mille risorse e amicizie. La sua presenza è fondamentale poiché è un ponte tra l’arte e il mercato. Gli ambienti aristocratici e borghesi sono quelli che accolgono più apertamente le opere introdotte dal critico francese e sono figure necessarie affinché il 82 P.Restany Notes Milanaises Restany[ Archive de la critique d’art contemporain], Chateaugiron. in Dossier Italie Ecrits de Pierre Restany, PREST.XSI04, Fonds Restany 83 A.Jones Leo Castelli.L’italiano che inventò l’arte in America.Edizioni Castelvecchi, Roma, 2007 70 mercato dell’arte dell’appropriazione del reale possa avere visibilità e fortuna. 2.3.2. La novità di Pierre Restany In una serie di manoscritti84 di si legge l’amore e l’attaccamento di Pierre Restany per la città meneghina. Milano è luogo di speculazione e di conoscenze. Nell’arco di un decennio le elaborazioni sull’arte e sulla critica di Restany subiscono uno sviluppo e apportano degli elementi di novità nel panorama artistico italiano e soprattutto milanese. Alla base delle speculazioni c’è la riflessione sul rapporto tra arte e realtà. A partire dalla fine degli anni cinquanta, studia a favore di un’arte che sia quanto più vicina alla realtà, non in termini figurativi quanto più in senso concettuale. Probabilmente si può leggere negli esperimenti di Yves Klein come in quelli di Arman o Cesar delle primordiali forme di arte concettuale. Il concetto muove l’opera e l’oggetto che la caratterizza e il significato dell’opera è legato alla sfera della realtà di una società industrializzata. Le lamiere di macchine compresse di Cesar o le accumulazioni di spazzatura di Arman rievocano a panorami urbani, essi lo propongono appropriandosene. Il lavoro di Klein è più spirituale ma è sempre una riflessione sull’attuale, sul contingente. In questo senso vanno lette le tele monocrome o la serie dei pinceaux vivants dove il corpo umano “entra” nell’opera perché si “scontra”con la tela. Le proposte dei nouveaux réaliste partono dall’osservazione delle opere dell’abstraction lyrique di Fautrier e Mathieu, del periodo precedente, portando avanti il linguaggio astratto. Dall’avventura del Nouveau Réalisme, Pierre Restany passa a quella della Mec Art nel ’64. Lo studio continua in questi anni e la sua presenza costante a Milano lo coinvolge nell’ interesse verso le opere di arte cinetica , neoconcreta. La mostra Arte Programmata di Bruno Munari nel 1962 lo introduce all’idea di un’arte astratta in relazione con lo spazio e con la tecnologia. . Arte e 84 [Archive de la critique d’art contemporain], Chateaugiron. Dossier Italie. 71 spazio e arte e tecnica diventano i concetti più innovativi che Pierre sviluppa e che portano alla formulazione degli intenti della Mec Art. Gli esperimenti della Mec Art coinvolgono Pierre Restany nel dibattito sull’impiego di mezzi tecnologici nell’arte e sulla proposizione di opere sempre più tecnicamente progettate. Alla metà degli anni ’60 il critico condivide le sperimentazioni e i progetti dell’estetica di gruppo. Incoraggia un tipo di arte polivalente che coinvolge più ambiti e che richiede l’unione di più personalità, come nel caso del GIAP85 o dell’estetica di gruppo. Il contributo critico di Restany appare fondamentale grazie alla sua attività giornalistica su Domus e a Parigi. Sul finire del decennio inizia ad abbracciare l’ipotesi di un’estetica generalizzata che parta dalla produzione e giunga alla fruizione. Nel Livre blanc parla di arte totale. E’l’arte polisensoriale che connette spazio e tempo, Restany scrive nel giugno ‘7186: “…une esthetique prospective lièe aux problemes fondamentaux de l’art total, la communication psycosensorielle et l’organisation de l’espace. Le but de l’esthetique prospective est de faire descendre l’art dans la rue..”L’obiettivo dell’arte totale è quella di “scendere per la strada”. In questi anni si legge sempre più forte la volontà di avvicinarsi ancora di più al pubblico, e tale obiettivo si rende possibile attraverso un’attività artistica che si porti verso il pubblico e cioè anche con manifestazioni per la città. Quando Restany scrive il Festival per il decennale del nouveau Réalisme ha già avuto luogo a Milano decretando enorme successo. Reduce di questa esaltante esperienza Pierre Restany predica l’idea di “art dans la rue”. L’arte penetra inesorabilmente negli occhi della gente comune, il messaggio artistico arriva diretto e in maniera totale. L’arte totale, tuttavia, non passa solo attraverso un rinnovamento del modo di fare arte da parte degli artisti ma anche attraverso la critica. 85 P.Restany A Parigi, La “Prospective” en plein essor les ingegnieurs-poetes de l’espace in “Domus” n 431, ottobre 1965 p. 2 86 [Archive de la critique d’art contemporain], Chateaugiron Dossier Italie, Fonds Restany, 72 Restany lavora strenuamente per un rinnovamento della classe accademica dei critici italiani. Si scaglia contro le gerarchie dei professori universitari italiani che mantengono saldo il loro potere. La critica italiana appare impaludata e arroccata a opinioni nazionaliste, sebbene ci sia una predisposizione verso le nuove tendenze sia statunitensi, sia europee. Pierre Restany si inquadra come una figura diversa dai critici italiani: egli è un appassionato, un curatore, un intellettuale ma non appartiene alla classe dei critici, nonostante tutto si impone sul palcoscenico italiano gettando scompiglio. Le sue idee e la sua arte portano ad uno slancio efficace dell’arte,soprattutto a Milano. Le sue iniziative sono sempre innovative e piene di entusiasmo da quando è una presenza stabile in Italia. Egli lavora per dar voce all’arte, per comunicare non secondo la consuetudine degli accademici:dalle prime mostre evento nella galleria Le Noci al Festival del Nouveau Réalisme che chiude il decennio e poi negli anni ’70 con l’operazione Vesuvio. Le proposte per una critica e una museologia nuova a Milano prevedono un coinvolgimento maggiore di nuove personalità che possano alternarsi a quelle accademiche e la necessità di una concreta apertura a livello internazionale sia nelle elaborazioni critiche , sia nelle esposizioni d’arte a partire dalla Biennale di Venezia. Per questi motivi a volte Restany risulta osteggiato. La sua visione, d’altra parte, è distaccata perché è quella di un intellettuale non italiano e che non si sente pienamente coinvolto nelle dinamiche e nella forma mentis degli ambienti accademici, ma, allo stesso tempo, conosce bene la realtà italiana. Il suo punto di forza si ritrova nel suo essere straniero ma al contempo cosciente della situazione e il suo ruolo risulta inedito nella Milano del decennio ’60- ’70. Pierre Restany si mostra fortemente legato a Milano e crede fermamente nella possibilità di crescita di questa città ed è per questo che vi rimane. Egli descrive la città meneghina come una piccola Parigi dove gli avvenimenti culturali sono di notevole qualità e scrive : “ Milan n’est pas Paris, mais c’est plus qu’une ville de province, une sous-capitale dynamique, industrielle e moderne: cette concentration géographique des 73 galeries a aussi ses inconvenient.On y voit beaucoup trop des choses en même temps, on y rencontre tout le monde…”87 Il paragone tra Parigi e Milano è una costante ma significativa di come Pierre veda e percepisca Milano. Milano è la città dove si respira il design, dove le gallerie riscaldano i vicoli di Brera e dove l’architettura ha una marcia in più, Resatny percepisce la città come una capitale della cultura a misura d’uomo. La funzione svolta da Milano nel campo dell’arte in Italia è fondamentale: qui giungono le più svariate proposte dal nord Europa e da Parigi, mercanti e ricchi collezionisti gravitano attorno alle gallerie e l’intelligentia cittadina non si nega a incrementare la diffusione dell’arte. A volte il critico rischia di offuscare l’oggettività delle sue opinioni a causa di una liason forte con Milano. In conclusione la novità di Pierre Restany si legge nella sua figura globale. In primo luogo come critico-curatore- giornalista, ruolo inedito a Milano. In secondo luogo per le sue speculazioni sull’arte e sulla critica. Le teorie artistiche di questi anni hanno segnato un decennio e hanno continuato a svilupparsi nei decenni seguenti seppur non con l’iniziale slancio. L’attacco alla critica è un momento significativo dell’elaborazione che si coniuga con la sua adesione alle idee sessantottine, già preannunciate, e si inquadra nel personaggio di Restany da sempre combattente per l’arte pubblica. E’ un attacco alla storia che non vuole dimenticare il passato ma che si propone il superamento in linea con la modernità. Inoltre il suo ingresso a “Domus” segna indiscutibilmente l’occasione di entrare a contatto con nuovi ambienti (quello dell’architettura e del design) che influenzeranno le sue elaborazioni sull’arte e dall’altra parte l’apporto di Restany diventa per la rivista fondamentale poiché è un respiro ampio e profondo di un uomo che ricerca l’oggettività e non si lascia intimorire dalla critica. Infine, stile giornalistico e il linguaggio del critico francese si rendono singolari. Ogni articolo è strutturato secondo il soggetto con un’introduzione solitamente relativa al contesto o storica , una 87 P.Restany Capo d’anno milanese in,[ Archive de la critique d’art contemporain] Chateaugiron. Dossier Italie, PREST.XIT04 Ecrits de Pierre Restany, Fonds Restany 74 descrizione (per le Biennali Resatny solitamente si dilunga nell’esposizione dei vari padiglioni) e una conclusione molto personale. Gli articoli presentano sempre una chiusura dove l’autore esprime un’invettiva o una riflessione dove lascia emergere un chiaro messaggio, come alla fine di molti componimenti poetici. Lo stile di Restany è poco cronachistico e molto più poetico. Negli articoli vi si legge, prima di tutto, la passione e la dedizione dell’autore per le lettere,egli è uno scrittore88 . Il linguaggio attiene ad un registro elevato, Pierre Restany utilizza spesso figure retoriche come metafore e iperboli. L’autore è solito evocare immagini nelle immagini. Nonostante egli utilizzi un registro alto e vicino alla letterarietà, i temi sono presentati in maniera chiara, efficace e diretta. Pierre Restany collaborerà con Domus fino alla sua morte, testimoniando la grande passione per l’arte e il suo credo nella missione delle lettere. 88 Pierre Restany , prima di entrare nel mondo dell’arte,scrive componimenti di svariato genere e anche di tipo poetico. 75 3 . L’attività a Parigi 3.1. La collaborazione con le riviste francesi 3.1.1. “Combat” e i settimanali Durante il decennio ’60-’70 , Pierre Restany, parallelamente alle sua attività in Italia , lavora a Parigi collaborando con importanti testate. A differenza della sua partecipazione costante per la rivista “Domus” a Milano, a Parigi l’opinione di Restany è comunque presente, ma sulle pagine di differenti giornali. Pierre Restany è nelle redazioni di settimanali come “Art et Loisir” e “Arts Spectacles” e nella redazione del quotidiano militante “Combat”. Il critico intrattiene un rapporto differente con la riviste “Planète” (e “Plexus”) e “Cimaise”. La sua presenza sulla stampa francese è significativa di come egli creda al potere della parola e dell’informazione e, come per “Domus”, così per le riviste francesi contribuisce alla diffusione delle idee sull’arte a lui contemporanea. “Combat” è un quotidiano militante. Pierre Restany entra a far parte della redazione nel 1968 , contemporaneamente alle agitazioni e ai fermenti culturali che si consumano nella primavera di quell’anno. Il quotidiano parigino nasce come clandestino durante la seconda guerra mondiale. L’ideologia politica che muove il giornale è vicina ai movimenti gaullisti, ai quali lo stesso Restany si lega fin dalla gioventù.89 Durante i decenni che seguono alla sua fondazione, Combat si propone a favore di posizioni di sinistra e progressiste, non marxiste. Restany condivide l’ideologia del giornale e nei suoi interventi non si preoccupa di celarla. Il pensiero e l’ideologia del critico trovano un campo fertile nelle finalità e negli intenti della rivista, il suo è uno sguardo attento, e spesso di denuncia, sulla situazione culturale parigina e francese. L’apporto del critico è incisivo poiché egli non solo denuncia ma 89 H.Perier Pierre Restany, l’alchimiste de l’art, Le Cercle d’art, Paris, 1998 76 propone anche dei cambiamenti, attraverso dei confronti con altre culture a altri paesi. Il pubblico della rivista è attento e partecipe alle invettive del quotidiano, costituendosi come un’utenza schierata politicamente e dunque sensibile alle discussioni sollevate. Pierre Restany partecipa attivamente alla redazione culturale del quotidiano “combattente” tra il 1968 e il 1969 e il 18 maggio 1968, dalle pagine del quotidiano “Combat”, chiede le dimissioni del Ministro degli affari culturali Andrè Malraux e del Ministro dell’educazione nazionale Alain Peyrefitte e annuncia l’occupazione del Museo di Arte Moderna di Parigi per mettere in evidenza la sua inutilità e la necessità della sua chiusura. Il quotidiano assume così un valore più alto rispetto a quello di semplice strumento di informazione, diventando, piuttosto, il punto di partenza di una lotta politica. “Art et Spectacle” e “Arts Loisirs” sono due riviste settimanali di cultura. La collaborazione di Pierre Restany è costante tra il 1964 e il 1967. “Art et Spectacle” è un settimanale parigino che si occupa dell’attualità culturale comprendendo letteratura, teatro, cinema e belle arti con un particolare attenzione per gli eventi e gli avvenimenti a Parigi. Questo settimanale di grande formato (ricorda quello dei quotidiani) è un obiettivo puntuale della quotidianità artistica occupandosi di mostre, eventi galleristici e opinioni degli intellettuali parigini. Pierre Restany è presente tra il 1964 e il 1965, nella redazione lavora con Michel Ragon, suo collega anche in quella di”Cimaise” e con Pierre Cabanne, storico francese con il quale scrive L’avant garde au XXéme siécle90, un excursus dei principali movimenti e delle maggiori personalità che hanno caratterizzato l’avanguardia europea e internazionale. Il contributo di Restany per la rivista si inquadra nell’ottica di un report puntuale degli avvenimenti di arte contemporanea parigina e internazionale. Come sempre lo sguardo del critico non è mai limitato alla situazione francese ma si allarga.91 90 P.Cabanne, P.Restany L’avant garde au XXéme siécle Editions André Balland, Paris 1969 91 P.Restany A Venice la France mise sur la nouvelle figuration in “Art et Spectacle”, n. 960, 1964 77 Per “Arts Loisirs” , Pierre Restany scrive dal 1965 al 1967. La rivista è un raccoglitore di attualità culturale , destinata, tuttavia, ad un pubblico meno intellettuale. Il direttore delle pagine dedicate all’arte è Pierre Cabanne che chiama al suo fianco Pierre Restany. Gli articoli che scrive per questo settimanale si soffermano soprattutto sullo stato dell’arte a Parigi. Le sue opinioni, pertanto, si concentrano non tanto sugli avvenimenti quanto sull’analisi precisa della condizione dell’arte, a favore del rinnovamento delle proposte artistiche. Anche se sporadici, i riferimenti alla condizione dell’arte italiana sono presenti sui settimanali. 3.1.2. “Cimaise” L’avventura con il bimestrale parigino “Cimaise” si colloca a partire dal 1956 fino al 1963. Pierre Restany scrive regolarmente per questa rivista diretta da Jean Robert Arnaud. L’inizio della collaborazione cade nel periodo in cui Restany incomincia a partecipare attivamente alla vita artistica di Parigi. Durante la seconda metà degli anni ‘50 conosce la maggior parte degli artisti che rientreranno qualche anno dopo nel movimento del Nouveau Réalisme. Chiamato da Arnaud, Restany inizia a scrivere per “Cimaise” che gli offre la possibilità di esprimere le sue opinioni sull’arte contemporanea in quanto la rivista si pone come una finestra sull’arte di quegli anni. Il pubblico di tale rivista è attento, colto e sensibile ai movimenti e ai temi di cultura e arte. Il critico, pertanto, sceglie di proporre differenti spunti di riflessione: dalle monografie d’artista alla cronaca artistica. Lo sguardo più interessante, tuttavia, è quello nei riguardi dell’arte in Italia. Dal ‘59 al ‘63 la collaborazione di Restany si allarga alla redazione della Section Italie. Con l’occhio di un francese, il critico legge le vicende artistiche del belpaese confrontandole con quelle della Francia. Il quadro riportato si mostra interessante e stimolante, in quanto negli stessi anni Pierre Restany lavora in Italia, conoscendola sempre più da vicino. Il giudizio che ne scaturisce è bivalente: di francese- esterno e di collaboratore e partecipe-interno. 78 L’attività per Cimaise si incrina bruscamente nel 1963 allorché la rivista inizia a presentarsi più conservatrice. Pierre Restany e Michel Ragon , con una lettera, porgono le loro dimissioni dal mensile. I due , infatti, non accettano di piegarsi alle nuove direttive del giornale e scrivono al direttore chiedendo di pubblicare la loro lettera di dimissioni ove sono specificate le ragioni del loro gesto.92 3.1.3. “Planète” e “Plexus” Planète è una rivista che nasce con esiguità di mezzi nel 1963 e si propone come scopo essenziale quello della Conoscenza. Il direttore e fondatore è Louis Pawels, coraggioso e pienamente convinto di voler fondare una rivista diversa. I temi e gli argomenti trattati spaziano dalla sociologia all’antropologia ma comprendono anche la storia, la tecnologia e l’arte. Planète si occupa di “chronique de notre civilisation, histoire invisibile, ouvertures de la science, grands contemporains, monde futur, civilisation disparues”93 L’obiettivo è di offrire Conoscenza sul mondo e sul futuro del mondo attraverso argomenti e temi appartenenti a differenti ambiti disciplinari. Il contributo di Pierre Restany si inquadra nelle scelte editoriali della rivista in quanto capace rapportare l’arte alla conoscenza del mondo: l’arte contemporanea, secondo suo credo e pensiero, è, senza dubbio, un metro di conoscenza e di indagine del mondo in cui viviamo. La collaborazione si presenta, quindi, in linea con la tendenza della rivista. I temi affrontati da Pierre Restany per “Planète”, e poi per “Plexus”, una rivista satellite di “Planéte” nata nel 1966, guardano a come l’arte e alcuni artisti contemporanei contribuiscano ad avere cognizione 92 “A l’occasion de la suppression de nos noms du comitè de redaction de “Cimaise” nous aimerion que soit prècisée la raion de notre démission. Ce geste a été motivé par le désaccord profond qui nous oppose à toi et qui porte notamment sur l’interpretation à donner aux phénomènes évolutifs récent de l’art contemporain. A l’avenir et vis-à-vis des lecteurs de “Cimaise” nous tenons à ce que soit dégagée définitivament nous responsabilité dans l’élaboration de la revue et le choix des articles. Nous te serions obligés des bien vouloir publier intégralmente t en place de l’en-tete habituel le texte de la présente lettre” in [Archive de la critique d’art Contemporain], Chateaugiron, Dossier France, Fonds Restany. 93 “Planète”n. 1 gennaio-febbraio 1963 p. 2 79 dell’universo umano e del mondo. Lo sguardo continua a posarsi sulle rappresentazioni artistiche ma attraverso una chiave di lettura ancora una volta differente: non c’è intento cronachistico, né uno critico ma il desiderio di trasmettere l’arte come esempio di visione della realtà. Il mensile di “Plexus”, nato a seguito del successo di pubblico di Planéte, ha un indirizzo espressamente medico e sociologico, in particolar modo approfondisce tematiche inerenti al rapporto con il corpo e alla sua conoscenza. Pierre Restany partecipa alla vita di questa rivista attraverso articoli inerenti al dialogo con il corpo che si verifica in talune manifestazioni artistiche e sulle metafore che ne scaturiscono94. La conoscenza del corpo si lega alla rappresentazione del corpo stesso come forma d’arte, evocando un significato intrinseco e la straordinarietà del funzionamento umano. Il lavoro di giornalista per “Planète” e “Plexus” esula dalle sue consuete trattazioni riguardo la quotidianità artistica tra Italia e Francia, approdando ad un nuovo metro di valutazione dell’arte stessa. 3.2. I temi, il confronto, le idee 3.2.1. I Temi La lettura degli articoli redatti da Restany per le riviste francesi permettono di ricostruire l’andamento del suo pensiero e della sua speculazione in linea di continuità e in parallelo con la sua attività per “Domus” , negli stessi anni in Italia. I temi scelti da Restany trattano la diffusione e le caratteristiche del Nouveau Réalisme e la riflessione dello stato dell’arte a Parigi. I due argomenti risultano connessi poiché per il critico la nuova arte, e dunque quella del reale, è da considerarsi il punto di partenza per una rinnovata concezione dell’arte e delle sue manifestazioni. L’arte parigina è 94 P.Restany Neiman, des images de la chair belles comme l’amour in “Plexus” n.5 dicembre gennaio 1966-67 p. 133-141 80 continuamente indagata e osservata alla luce delle nuove tendenze e, in particolar modo, di quelle favorite da Restany. L’analisi del critico si estende alla comparazione con altri paesi. Il nucleo del pensiero di Restany nel decennio ’60-’70 si concentra proprio attorno alle riflessioni riguardo l’arte nel suo rapporto con la realtà e con la società. L’elaborazione circa il Nouveau Réalisme abbraccia sia le monografie degli artisti protagonisti del movimento , sia speculazioni più ampie concernenti il rapporto tra arte e modernità e di conseguenza quello con la pop art americana, analizzata nei suoi aspetti più peculiari. Pierre Restany, in quanto padre putativo nonché teorico del movimento, si assume il compito di comunicare ed esprimere l’anima del movimento dalle pagine dei giornali culturali parigini. “Arts Loisirs” presenta tra il ’65 e il ’67 molteplici recensioni sugli artisti, nouveaux réalistes, che espongono a Parigi e sul significato del movimento. Appare evidente un approccio quasi didattico di Restany per questa rivista di informazione e divulgazione degli avvenimenti culturali, largamente intesi. Restany propone il Nouveau Réalisme come un movimento di rottura con la tradizione attraverso il quale si può leggere l’ideale di un’arte che si cala nella realtà senza frontiere. 95 Il movimento è quindi presentato come universale, il suo obiettivo si estende alla comprensione oggettiva di tutti, o per lo meno di coloro i quali vivono immersi nella società del capitalismo del dopo guerra. Il movimento si spinge oltre oceano e si “scontra” con gli artisti pop. Pierre Restany legge gli avvenimenti e li ricostruisce senza dare, tuttavia, un approfondimento concettuale e teorico che invece è presente nelle riviste specialistiche (come “Domus” e “Cimaise”). Si mostra, invece, più attento e analitico nelle pagine del settimanale per trasmettere la condizione e le vicissitudini dell’arte contemporanea e non a Parigi. A partire dalla seconda metà degli anni ’60 Restany rileva una debolezza nella proposta artistica a Parigi: la ville lumière non è più la capitale dell’arte ma è sempre più sottomessa a nuovi e importanti centri, in primis New York. Il critico, tuttavia, pur denunciando, non abbandona il ruolo di 95 P.Restany Les Nouveaux Réalistes au monde,pourquoi des tableaux? In “Arts Loisirs” n. 46 ,10-16 agosto 1966 pp. 32- 33 81 missionario dell’arte francese. Elogia l’attività delle gallerie tra Montparnasse e Saint Germain des près, sottolinea come Parigi sia potenzialmente il centro di riferimento dell’arte in Europa. Anche per “Art et Spectacle” il contributo di Pierre Restany appare incentrato sulla realizzazione di articoli-commento di mostre ed eventi parigini tra il 1964 e il 1965 , talvolta si allarga alla critica degli avvenimenti d’oltralpe pur sempre in relazione all’arte francese.96 La critica e la riflessione sull’arte della nuova realtà è tralasciata a favore degli eventi, dell’attualità strettamente intesa. Appare, dunque, non esserci spazio per la speculazione e la concettualizzazione poiché il settimanale ha l’unica finalità di comunicare, informare e recensire. Parallelamente alla Section Italie Pierre Restany cura per la rivista “Cimaise” la Section France dove non perde occasione di scrivere circa la condizione dell’arte nel suo paese. L’analisi puntuale di Restany si sofferma sull’esposizione Antagonisme , che ha luogo a Parigi nel 1960. La mostra si propone di “antologizzare” l’arte dal dopoguerra, fino agli esordi degli anni ’60. Il tentativo, secondo Restany, è ben riuscito grazie alla curatela di Alvard che dimostra di saper trarre le conseguenze di un quindicennio, attraverso la considerazione di più movimenti artistici e comprendendo le varie tendenze. Così dopo due anni Pierre Restany commenta, sempre dalle pagine di “Cimaise”, Antagonisme 2, mostra che continua la precedente secondo un filo conduttore. Nel 1962, tuttavia, il tema centrale diventa l’oggetto come espressione di un nuovo modo di fare arte, in linea con l’ideologia mossa da Restany che trova concretizzazione nel Nouveau Réalisme prima, e nella Mec Art due anni più tardi. Negli articoli di “Cimaise” Pierre Restany mostra di poter sia comunicare e informare, sia poter donare un giudizio critico. La critica della condizione dell’arte francese, legata agli eventi, diventa occasione di espressione delle idee sull’arte e sul nuovo modo di fare arte. Contemporaneamente alla redazione della cronaca artistica parigina, costante nelle varie collaborazioni, Pierre Restany si occupa anche delle monografie d’artisti. Gli artisti che il critico sceglie di recensire sono gli 96 P.Restany A Venice. La France mise sur la nouvelle figuration. In “Art et Spectacle” , n. 960 29 aprile 5 maggio 1964 p.9 82 esponenti del Nouveau Réalisme e spesso i grandi nomi delle avanguardie presenti e passate. Se i nouveaux réalistes e i nuovi avanguardisti, da Cèsar a Tobey, sono celebrati per una nuova idea che muove la loro arte e quindi la loro attività, i maestri del passato sono considerati come esempi. Da Picasso ai dadaisti, Pierre Restany legge nella loro opera una speculazione significativa e portante dell’arte attuale, solo dopo aver colto lo spirito Dada è possibile riconoscere, ammettere e comprendere il nuovo realismo o l’arte della realtà che diventa sempre più penetrante e pregnante della nostra società. Il lavoro di speculazione di Pierre Restany per le differenti riviste si situa a cavallo della sua elaborazione personale sull’arte in generale e su quella francese in particolare. Nelle pagine di “Combat” il giudizio di Restany diventa grido. In quelle di “Planète” diventa momento di conoscenza e filosofia. In tutta la sua attività si intravede il carattere: poliedrico,curioso e critico, come le pagine ci testimoniano. 3.2.3. Lo sguardo sull’Italia L’esperienza maturata durante la collaborazione con “Cimaise” risulta significativa in quanto offre uno sguardo sul pensiero e sul giudizio di Pierre Restany nei confronti dell’arte in Italia. Section Italie è, infatti, la rubrica curata dal critico francese per il mensile parigino. Le tematiche trattate in questa sezione riguardano gli artisti, l’attualità nonchè l’evento della Biennale di Venezia del 1960 e del 1962. Gli artisti italiani sui quali egli si sofferma sono Alberto Burri e Mattia Moreni. Grazie alle serie dei sacchi e del legno, Alberto Burri si è conquistato nei decenni una fama senza pari. Gli esordi , tuttavia, non sono facili : l’artista non trova appoggi in Europa ma negli ambienti Statunitensi. Venezia e Parigi alla fine degli anni cinquanta sembrano quasi ignorarlo. Pierre Restany ripercorrendo la fortuna e le caratteristiche dell’opera di questo artista italiano ne celebra l’originalità e ne ribadisce l’unicità. 83 L’opera di Burri si costituisce di materia viva: di sacchi e di legno. La materia diventa per l’artista oggetto di riflessione e di indagine concreta. La plastica così come il legno e lo juta si mescolano alla combustione generando delle forme inusuali: la materia è indagata e sperimentata. G.C. Argan, uno dei massimi studiosi di Burri, ne sottolinea la componente intellettuale e psichica che lo contraddistingue e che rende l’opera di concetto. All’indagine della materia si associa un’elaborazione mentale che porta Burri a creare delle forme nuove o a “nous donner à voir des images nouvelles”97. L’obiettivo della forma inconsueta attraverso un mezzo nuovo, tuttavia, non è lo choc né lo stupore. Burri non lavora sull’oggetto in maniera aggressiva,come i neodadaisti americani che partono dalla mera riflessione feticista dell’oggetto, ma la sua è una pura riflessione della materia. L’obiettivo è dunque quello di far parlare la materia. Geometria e colore si combinano per una resa essenziale. Restany ne ribadisce un ruolo essenziale nella storia dell’arte occidentale e lo erge a padre dell’opera di Robert Rauschenberg. Alberto Burri giunge precedentemente alla speculazione sulle geometrie e sulla composizione artistica, ispirando l’artista americano che ,pur utilizzando procedimenti affini, si volge verso altri obiettivi. Burri evita che la sua opera venga letta come un combine di oggetti ma mira alla costruzione di un’immagine “oggettiva”(per mezzo di oggetti). Si discosta, per tanto, dalle finalità espresse dai movimenti neodadaisti europei e americani degli inizi degli anni ’60. Burri si distingue, restando “inimitabile , solitario e unico”, un personaggio punto di riferimento. La sua originalità è riconosciuta tardi, Pierre Restany evidenzia la cecità dei grandi dell’arte italiani e francesi con le dovute eccezioni: G.C. Argan in Italia e M.Tapiè in Francia che con un occhio attento, al pari di Restany, lo riconoscono come “padre” di una nuova avanguardia della seconda metà del Novecento. Al pari di Burri , Mattia Moreni è degno di nota tra le pagine del mensile intellettuale parigino perchè uno dei protagonisti dell’Informale italiana. Tra gli esponenti del Gruppo degli Otto, Mattia Moreni elabora una 97 P.Restany Alberto Burri in “Cimaise” n.59 , maggio giugno 1962 pp. 12- 25 84 proposta artistica incisiva: una figurazione che guarda al neocubismo e all’espressionismo. Servendosi di materiali differenti, tutti tratti dalla contemporaneità l’artista affronta temi che riflettono la condizione dell’uomo moderno . Le tele sono cariche di segni decisi, la gamma cromatica appare distorta, l’effetto creato suggerisce l’idea di un continuo contrasto di forme e di colori che non è fine a se stesso ma che sottintende un messaggio grave. Le opere di Moreni riflettono l’angoscia esistenziale, la decadenza dell’uomo. Il gesto pittorico dell’artista assume, secondo Pierre Restany, valore di grido di dolore e allo stesso tempo comunica un messaggio di umanità profonda. Restany riconosce, quindi, nell’informale italiano, una proposta artistica di grande interesse e novità. La sua attenzione, agli inizi degli anni ’60, si volge verso questo gruppo di artisti per poi associarsi, qualche anno dopo, ai gesti di Fontana e alle azioni di Vedova. La voce di Restany passa, dopo l’esperienza di Cimaise, che si esaurisce all’inizio del decennio, attraverso i settimanali d’arte e soprattutto grazie alla sua assidua collaborazione con “Domus”. L’Italia è territorio fertile per le arti. La stagione dell’Informale ha inaugurato una tendenza che si porterà avanti con altre forme per tutto il decennio seguente. Dalle pagine di “Cimaise”, il pensiero di Restany sugli artisti italiani vuol dire condividere la proposta e darne esempio al pubblico francese. Gli artisti e i movimenti italiani sono all’alba di un nuovo 98 Rinascimento . Pierre Restany intravede nella “scuola italiana” la possibilità di un rinnovamento totale e significativo dell’arte italiana. Il 1952 è considerato un anno cerniera : a Roma il clima si orienta verso ricerche artistiche strutturaliste e formali attraverso il segno e il colore ( Dorazio, Perilli, Scaloja, Sanfilippo) e Caporossi e Burri raggiungono la fama, a Milano si celebra lo spazialismo con Fontana . L’ambiente artistico milanese si presenta stimolante e vivo grazie all’attività di gallerie sensibili alle tendenze d’avanguardia del dopo guerra. Tra queste Restany cita le gallerie del Naviglio e Apollinaire. Tra la fine degli anni ’50 e gli inizi degli anni ’60 si evidenzia una crisi 98 P.Restany Les artistes italiens sont à l’aube d’une deuxième renaissance in “La Galerie des arts “n.14 marzo 1964 85 dell’espressionismo astratto contemporaneo, e dunque della fortunata stagione dell’Informale, in Italia. Le conseguenze di questa crisi si leggono nella nascita di nuovi movimenti e tendenze: a Roma l’attenzione delle gallerie si sofferma sugli artisti della scuola di New York, Milano è invece aperta agli influssi europei new dadaisti. Inoltre l’Italia presenta nuove sperimentazioni nell’ambito dell’estetica di gruppo. Gli eventi, così descritti da Restany, danno testimonianza di un grande fermento artistico. L’Italia dimostra di aver colmato un ritardo culturale e di stare affrontando apertamente e concretamente le proposte più contemporanee. Se negli ultimi vent’anni l’Italia non ha prodotto un movimento del calibro del Futurismo questa ha, comunque, attuato una profonda riconversione artistica e culturale che lascia presupporre una sempre maggiore apertura. Tra tradizione e innovazione, l’Italia va maturando una seconda rinascita. Nella Section Italie il critico francese volge la sua attenzione nei confronti della Biennale di Venezia del 1960. Come in “Domus” anche in “Cimaise” l’evento veneziano si presenta interessante poiché bilancia degli avvenimenti dell’arte contemporanea internazionale, sebbene per la rivista francese assuma un altro punto di vista. In primis Pierre Restany rintraccia gli elementi caratterizzanti della mostra e ne delinea il ruolo al fine di presentarla ad un pubblico “straniero”. La Biennale di Venezia è un’istituzione internazionale preminente in tutto il mondo, nessun altra manifestazione può considerarsi al suo livello, ad eccezione della Biennale di Sao Paolo che si costituisce come uno suo specchio dell’altra metà del mondo. L’esposizione veneziana è un evento storico che ha per obiettivo la presentazione della pittura e della scultura contemporanea di tutto il mondo. Essa si presenta da un lato come una serie di “saloni simultanei” 99, dall’altro come un museo vivente con delle retrospettive di movimenti e artisti di rilievo del XX secolo. La trentesima Biennale segna un anno cerniera per l’arte e per se stessa perché la prima edizione dopo un periodo di crisi che l’ha coinvolta dall’inizio del conflitto mondiale fino a tutti gli anni ’50. Al 99 P.Restany La XXXème Biennale de Venise in “Cimaise” n. 50 ottobre dicembre 1960, p. 46 86 pari delle altre edizioni degli anni ’60, anche la trentesima si pone come una scommessa sul suo ruolo, come scriverà Restany più tardi in “Domus”, continuando una sorta di fil rouge con la rivista francese della cronaca artistica veneziana. Il quesito di Pierre Restany è: l’esposizione veneziana del 1960 è alla sua altezza?. In secondo luogo Pierre Restany, quindi, presenta l’edizione del 1960: la Biennale si mostra riformata. Il padiglione italiano si divide tra un retrospettiva sui futuristi e delle sale destinate Spazzapan, Birolli e Brancusi, per la scultura. I futuristi sono ben presentati, la retrospettiva risulta avere un’ottima riuscita didattica. Restany critica, tuttavia, il padiglione italiano che soffre del suo provincialismo. La Francia celebra Hartung, Schwitters ma soprattutto Fautrier. Il padiglione americano espone il suo espressionismo, nascondendo , secondo Restany, l’effettiva nuova arte. La proposta della scultura è debole. Il rinnovamento della Biennale passa anche attraverso una riorganizzazione degli organi . Il Comitato Internazionale degli Esperti ha messo in atto una riforma strutturale che ha portato una ricomposizione della giuria dei premi: sette membri, due italiani e cinque stranieri. I membri stranieri sono nominati dalla Presidenza della Biennale. In questa modalità la Biennale si apre maggiormente ad un giudizio internazionale. Attraverso l’analisi descrittiva dell’arte esposta alla Biennale, si coglie un consenso di Restany nei confronti di questa istituzione che, seppur con delle debolezze, riesce ad imporsi nel panorama dell’arte attuale100. La XXI Biennale di Venezia è analizzata in rapporto alla Scuola di Parigi. Dal 1948 al 1960 la Scuola di Parigi, se così può esser definita, occupa un posto di notevole importanza e la mostra veneziana ne rende atto. Il termine inizia ad essere riconosciuto nel momento in cui si affaccia al panorama dell’arte contemporanea la Scuola di New York. In contrapposizione viene affermata storicamente quella parigina. La scuola di Parigi viene ad esser definita come l’insieme di quegli artisti per lo più stranieri che si formano e operano nella capitale francese. La Biennale ne 100 “.. La Biennale de Venise a demontrè en 1960 qu’elle était une istitution libre, efficace, active. La Biennale vit.” P.Restany La XXXème Biennale de Venise in “Cimaise” n. 50 ottobre dicembre 1960 p. 84 87 fa onore, consacrando ufficialmente il trionfo di una generazione di artisti. L’articolo segue da un lato le tappe della scuola di Parigi, dall’altro parallelamente quelle della Biennale. La recensione di Restany mira soprattutto alla ricostruzione della fama degli artisti francesi e del loro successo, nel 1962, a Venezia di fronte al mondo dell’arte. Non perde occasione tuttavia di allargare la sua posizione allo stato dell’istituzione italiana. Nel 1962 la Biennale appare “passatista”: in linea di continuità con quella precedente, Restany ne riconosce la centralità ma ne sottolinea la mancanza di contemporaneità, poiché resta ancora legata al passato. Un accostamento delle recensioni, circa le Biennali, presenti su “Domus” illustra come Pierre Restany si ponga nei confronti di un pubblico diverso e in che modo esprime il suo pensiero. La Biennale sul bimestrale parigino è presentata nei minimi dettagli senza lasciar nulla di inespresso. La descrizione degli eventi delle due edizioni è accurata al pari di quelle che Restany propone su “Domus”. Da “Cimaise” a “Domus”una linea cronologica delle edizioni della Biennale può essere tracciata attraverso gli articoli di Restany. Una maggiore vena critica, tuttavia, traspare nei confronti dell’arte italiana: l’esposizione dei Futuristi non è esaltata, ma ne viene sottolineata la dipendenza del movimento con le contemporanee avanguardie francesi. Nella descrizione della XXXI edizione inoltre il punto di vista appare sbilanciato, spostato esclusivamente sulla presentazione dell’arte francese. L’introduzione storicista della mostra veneziana è, infine, più estesa e particolareggiata di quanto non sia nelle cronache di “Domus”. Il pensiero di Restany circa la Biennale come istituzione e nella particolarità delle sue edizioni rimane comunque coerente alla sua linea di speculazione a favore della comunicazione dell’arte contemporanea ad un livello internazionale. Lo sguardo sull’Italia della Biennale si mostra, allora, come motivo di riflessione e di esempio. L’attualità artistica in Italia vissuta da Pierre Restany coinvolge anche la descrizione del Premio Lissone. Nessuna manifestazione “paternalista”, afferma Restany può essere paragonata a quella di Lissone: originalità e 88 prestigio la caratterizzano . L’originalità si pone già nei parametri di selezione degli artisti che partecipano alla competizione, gli inviti sono stabiliti su una duplice scelta. La prima è la raccolta di informazioni filtrata da più competenti dagli storici ai mercanti d’arte. La seconda valuta l’opera e l’artista per le proprie peculiarità. Secondo Restany questi parametri creano una selezione di qualità tecnica e concettuale ineccepibile. Il prestigio di questo Premio si rintraccia esattamente nella qualità che scaturisce de un’accorta selezione degli artisti. Pur denunciando il provincialismo italiano più volte, Pierre Restany riconosce al il Premio Lissone un momento di confronto tra gli artisti eludendo l’individualismo artistico e portando avanti l’ideale di un arte italiana come destino collettivo. L’attenzione che Restany dedica all’Italia nelle pagine di “Cimaise”è indicativa della sua elaborazione degli anni a cavallo tra ’50 e ’60 che è influenzata sia dagli avvenimenti francesi, sia da quelli italiani che vive in prima persona perché spesso presente a Milano e in Italia101. Agli occhi dei francesi e di Restany le vicende artistiche italiane appaiono motivo di approfondimento e di dialogo con le realtà francesi. Restany porge a un pubblico francese, colto e interessato all’arte, quale quello di “Cimaise”, gli avvenimenti di maggior rilievo in Italia :la Biennale e il Premio Lissone. Vi aggiunge, poi, le monografie d’artisti, perché sono gli artisti, secondo Restany, ad essere il simbolo della stagione dell’arte e quindi espressione della dinamicità di un paese. 3.2.3. La denuncia Tra il 1968 e il 1969 la critica di Pierre Restany si acuisce prendendo forma di denuncia . Dalle pagine del quotidiano “Combat” il pensiero e la posizione di Restany risultano chiari e articolati in toni veementi durante i due anni di lotte e proteste che si estendono a macchia d’olio in tutta 101 Il 1956, anno in cui Restany inizia la collaborazione con “Cimaise”, segna l’incontro e il sodalizio tra il critico e Guido Le Noci (Galleria Apollinaire a Milano) in H.Perier Pierre Restany,l’alchimiste de l’art, Le Cercle d’art, Paris, 2003 pp. 70-71 89 Europa e che coinvolgono la classe intellettuale e riformista che si batte per un capovolgimento della politica sociale. Il grido di Pierre Restany è fortemente legato alla politica nonché alla società e alla storia, la sua figura è da sempre vicina ai movimenti progressisti e il suo pensiero matura nel corso degli anni fino a trovare un momento di espressione dichiarata con i movimenti sessantottini. Il credo di Restany parte dell’analisi della condizione dell’arte ma sconfina in una più ampia concezione di rinnovamento della società. Per quel che concerne l’arte, Restany ritiene fondamentale un cambiamento dei protagonisti del palcoscenico dell’arte: gli artisti, i critici, le istituzioni. Il vero artista è un marginale, “nous sommes des marginaux”102 afferma Restany: chi opera autonomamente senza dipendenze politiche seguendo le sue convinzioni e andando anche contro gli assetti precostituiti è un artista della modernità ma un marginale agli occhi della società tradizionale. Da tale affermazione ne consegue un dibattito sulla figura dell’artista. Pierre Restany denuncia l’asservimento o comunque il condizionamento di alcuni artisti alle istituzioni politiche, si batte dunque affinché la produzione artistica sia sciolta e indipendente e che abbia il coraggio di contestare e di sconvolgere le stesse istituzioni. Solo così l’arte può essere veramente libera. In questa direzione il critico muove l’attacco anche nei confronti delle gallerie in nome della “autocontestazione”103 del mercato dell’arte: il sistema dei musei e delle gallerie risulta superato perché sono strutture che, nel loro essere, inevitabilmente influenzano l’arte. Pertanto, chiede Restany, è d’obbligo una maturazione del ruolo dello Stato e dunque delle istituzioni che , date le condizioni attuali,di crisi, sono da cambiarsi. Non emerge come si articoli la proposta di Restany per un cambiamento realistico tuttavia ne Livre blanc,objet blanc Restany espone chiaramente la sua opinione: la riorganizzazione della società deve passare da un lato, attraverso un nuovo approccio dell’insegnamento che stimoli alla creazione, e, dall’altro, attraverso programmi di incentivazione alla produzione creativa libera. 102 103 P.Restany L’artiste, un marginal ? in “Combat”n.7480 venerdì 2 agosto 1968 p. 6 Idem 90 I musei, intanto, gestiti dallo Stato, soffrono di un totale impaludamento. Il secondo fronte su cui si muove Restany, dopo la riflessione sulla libertà dell’artista, è lo spazio per l’artista e cioè la condizione attuale e il ruolo dei musei. Nel maggio del ’68 le rivolte studentesche dilagano e Pierre Restany si lega a studenti e artisti per rendere concreta la denuncia contro le istituzioni culturali: il Museo d’Arte Moderna di Parigi è occupato a causa della sua inutilità. L’annuncio è reso noto dal quotidiano militante. Un articolo del 18 maggio è un’invettiva : Pierre Restany invita a occupare il Museo perché non svolge più la sua di centro di divulgazione culturale vivo, solo occupandolo si può dimostrare alle autorità il bisogno repentino di una nuova organizzazione dei musei e delle gallerie. Questi necessitano in primis di rompere con il passato e con i vecchi metodi museologici e quindi aprirsi a nuovo modo di fare arte: “l’art du demain serat celui de la metamorphose, de la tecnologie de l’esthetique generalizée a niveau du peuple”104 La politica francese, afferma Restany, mostra uno disinteressamento alle questioni culturali e soprattutto artistiche, tanto che il Ministero della cultura è l’ultimo di cui lo Stato si occupa. Il tono di Restany è duro, ironico e incisivo. I circuiti di informazione e diffusione dell’arte risultano essere carenti e mal organizzati, prodotto, appunto, di una politica disattenta. La soluzione proposta da Restany sta nelle riforme a favore di musei e gallerie che si definiscano viventi, pronti ad accogliere la sperimentazione e la totale libertà di espressione a tutti livelli e in ogni forma. Il ruolo del Museo non sarà più solo quello di raccolta ed esposizione d’arte al pubblico ma anche di coinvolgimento dello stesso. Anche dalle pagine di “Planéte” il “J’accuse” di Restany è energico . Nonostante sulla rivista antropologica Restany sia solito soffermare l’attenzione su temi differenti, le idee politiche trovano modo di manifestarsi. Nelle rubriche che curano l’attualità artistica francese Pierre Restany, ancora una volta, si scaglia contro la politica assopita nei 104 P.Restany Un autre bataille à abattre le Musée d’art modene in “Combat”n .7415 sabato 18 maggio 1968 p. 16 91 riguardi della cultura e dell’arte105: appare sempre più evidente il divorzio tra l’arte ufficiale e quella definita vivente. Lo Stato , tuttavia, non sembra preoccuparsi della situazione, piuttosto Restany dichiara lo sciopero morale della Cultura contro lo Stato come primo passo verso la presa di coscienza di un nuovo umanismo rivoluzionario, preannunciando l’azione al Museo d’arte moderna. “Il faut ouvrir la voie de la seconde renaissance”106 tale è il fine espresso da Restany, al quale bisogna mirare scuotendo gli animi dei politici. Solo grazie ad azioni radicali si può permettere all’arte di rigenerarsi. L’azione indetta da Restany unisce artisti e studenti che sono accomunati dai medesimi obiettivi. La situazione creatasi nella primavera del ’68 induce Restany a riflettere sulla maturità politica dell’artista: egli afferma che non tutti gli artisti si sono mostrati pronti alla contestazione, coloro i quali, tuttavia, hanno preso parte attivamente alle manifestazioni dimostrano di aver elaborato una concezione di arte strettamente connessa alla società e alle dinamiche politiche che la influenzano, sviluppando una personale posizione. Restany riprende l’ideologia marcusiana di “presa di coscienza della libertà morale” alla quale si deve tendere. Il percorso che porta all’affermazione di questo grido e allo stesso tempo all’elaborazione alla fine degli anni sessanta di una precisa concezione sull’arte affonda le sue origini alla fine degli anni cinquanta. Durante il soggiorno a Parigi da studente prima, e da funzionario poi, Pierre Restany si lega ad associazioni studentesche di stampo gaullistasocialista a favore di riforme nella società francese. La matrice politica in Restany si lega rapidamente alle sue aspettative nell’ambito artistico. Nella seconda metà degli anni cinquanta Restany, avvicinandosi agli ambienti galleristici parigini e milanesi , è interessato all’arte nuova che rompa definitivamente con il passato. La rottura nella politica e nella società è alla base delle speculazioni di Restany: tale rottura non è da intendersi in senso nichilista ma in 105 P.Restany Je vote la greve de la culture contre l’Etat in “Planéte” n .40 maggio giugno 1968 106 Idem p.165 92 un’ottica di formazione di nuovi assunti ed intenti, soprattutto nell’arte, essendo ben consci di ciò che è avvenuto in precedenza. Agli inizi degli anni’60 l’interesse di Pierre Restany nei confronti della produzione e dell’esposizione d’arte è ormai totale. In questi anni inizia a pensare ad una nuova proposta per la critica e per il mercato in linea con i cambiamenti nella società europea capitalistica, post bellica. Gli articoli comparsi su “Domus”circa la condizione della critica e del mercato sono testimonianza di come Restany costruisca nuove convinzioni. In parallelo le pagine sia della rivista italiana sia di quelle francesi sono espressione della perplessità del critico nei riguardi della politica culturale francese che non si cura dell’arte. La quinta repubblica francese è retta,nel corso degli anni ’60, dal presidente Charles de Gaulle che chiama al suo fianco come Ministro della Cultura Andrè Malraux. La politica adottata nel secondo periodo di attività di de Gaulle, dopo gli entusiasmi di France Libre nel secondo dopoguerra, è incentrata sulla restaurazione della Francia, indipendente sia dalle influenze statunitensi sia da quelle comuniste. La Francia gollista si mostra autonoma politicamente ed economicamente. In ambito culturale Malraux adotta una politica di "grandeur" e di opere sociali. La proposta culturale è scarna e non va oltre la celebrazione della tradizione francese, l’effetto prodotto nelle arti e nella cultura in genere è quello di un deserto dove si intravedono pochi stimoli. Le rivoluzioni del ’68 sono lette da de Gaulle e Malraux come momento di crisi di civiltà. Pierre Restany , pur essendosi inizialmente legato alle ideologie gaulliste, sul finire del ’68 si schiera a favore della cultura e dell’arte, in aperta contestazione con i programmi di Malraux e de Gaulle. Accanto a lui Michel Ragon, con il quale condivide le ideologie. Anche Ragon si batte per una democratizzazione dell’arte 107. Gli ideali progressisti e riformisti trovano la loro teorizzazione negli scritti di Restany 108 degli anni 1967 e 1968. Considerato la stato della critica d’arte e la funzione dell’artista nella società, Pierre Restany 107 M.Ragon Vingt-cinq ans d’art vivant Casterman Paris, 1969 p. 355 Le Livre rouge de la revolution picturale e Le Livre blanc, objet blanc sono due pamphlet, editi dalle edizioni Apollinaire nel ’67 e nel ’68, che rispecchiano le posizioni maturate da Restany nell’arco di un decennio. 108 93 afferma che la società ha bisogno sia di critici sia di artisti assolutamente liberi e slegati da qualsiasi influenza e che possano sviluppare un’opinione. La proposta artistica che si elabora , quindi, alla fine degli anni sessanta è un’arte per tutti e cioè quella che Restany definisce “arte totale”. 109 Le caratteristiche dell’arte del domani, e cioè dell’arte totale sono: la creatività connessa alla produttività, la ludicità, l’esaltazione sensitiva e le forme nuove (happening e ready made).L ‘arte totale si configura in antitesi con l’arte borghese tradizionale “da cavalletto” e, di conseguenza, si propone per degli spazi espositivi vivi e dinamici che basano la loro esistenza su un servizio pubblico di informazione costante sull’arte . Per Restany l’arte del domani non è quella dei musei fissi ma quella che può aver luogo ovunque,nello spazio. Il ruolo del museo vivente diviene allora quello di assecondare l’arte totale ed esporla. 3.2.4. L’arte come conoscenza: l’esperienza per “Planéte” Gli intenti di Planéte si mostrano di grande stimolo e curiosità per l’attività giornalistica di Restany. La chiave di lettura dell’arte, proposta da Restany, si lega agli obiettivi dell’editore: l’arte è metro di conoscenza di noi stessi e del mondo. L’indagine sulle manifestazioni artistiche assumono un carattere antropologico e sociologico, così che Pierre Restany non si sofferma esclusivamente sull’attualità artistica e sulla critica ma la riflessione investe l’Arte in generale comprendendo anche manifestazioni passate. I temi trattati da Restany per Planéte spaziano dagli avvenimenti attuali, alle monografie d’artista a riferimenti all’arte antica. La collaborazione inizia nel 1963 con un articolo celebrativo del Nouveau Réalisme e delle tendenze new dada110. Pierre Restany definisce queste tendenze come la novella avanguardia: esse sono 109 Restany scrive : “ Un art dont on peut prouver dans la nature de l’existence ou la non existence devient une chose parmi s’autres dans un univers des choses qui existent tout au plus on peut affimer que la nature moderne est le stimulant infini de notre urgence espressive esthetique generalisée, elle est la mere de tous les langages” in Le Livre blanc ,objet blanc, Edizioni Apollinaire, Milano 1968 p.31 110 P.Restany Notre actuelle avant-garde in “Planéte”n 1. gennaio febbraio 1963. 94 portatrici di una cultura diversa, nuova. Un excursus storico regala un quadro completo delle vicende dadaiste e surrealiste e ricostruisce il sentimento che porta l’artista a una tale produzione. L’artista fugge dal concreto per rifugiarsi nel nonsense e poi nel surreale, che è il suo essere più profondo e celato. Il secondo dopoguerra genera, tuttavia, una profonda crisi nelle arti che sfocia nella stagione dell’astrazione lirica: l’uomo non si pone più al centro del mondo e non è più artefice del suo sistema ma è schiavo dello stesso. L’astrazione lirica simboleggia il bisogno, da parte dell’artista, di rinchiudersi nella sua intimità, negli affetti, nelle sensazioni , egli si sente Tutto e allo stesso tempo parte del Tutto, poiché parte dalla sua percezione. Ultima tappa del percorso che decreta la nascita della nuova avanguardia è la stagione del Nouveau Réalisme. L’artista è cosciente dei cambiamenti del mondo, delle conquiste della tecnica,del progresso scientifico e se ne appropria indagandolo. Comprendere la realtà vuol dire percepirla e al contempo percepire la realtà significa comprenderla. L’elemento sensitivo ricopre una funzione fondamentale poiché è la chiave da un lato, di intuizione e dall’altro, di trasmissione dell’opera. In un articolo Pierre Restany sofferma interamente la sua attenzione sulla spiegazione dell’arte della nuova avanguardia, dopo l’astrazione lirica, affinché possa essere capita111. L’incontro con il Nouveau Réalisme si caratterizza sia come scoperta di una natura moderna, urbana, sia come appropriazione della stessa realtà attraverso quegli oggetti-simbolo della società industriale e capitalista. L’astrazione lirica, d’epoca immediatamente precedente, è guardata con una certa ironia: la produzione della nuova avanguardia è astratta ma immersa nel reale e con la volontà di rappresentarlo. L’avanguardia è , secondo Restany, ottimista nei confronti della società, non la evita ma vi partecipa. I nouveaux réalistes sfruttano il mondo moderno e al contempo lo indagano. Il gesto dei nuovi avanguardisti si distacca dagli astrattisti lirici per caricarsi di un significato profondo e cioè quello di indagine della quotidianità, che passa anche attraverso il costume. 111 P.Restany Après l’art abstrait, quoi? In “Planéte”n. 21 marzo aprile 1965 pp. 104 119 95 Il percorso svolto da Pierre Restany nel delineare i momenti topici dell’arte degli anni sessanta al fine di dimostrare come la conoscenza sensibile e intellettuale di una società sia dipendente all’esperienza artistica culmina con la definizione dell’arte totale. La concezione di arte totale, intimamente legata non solo alle speculazioni teoriche ma anche al pensiero circa i rapporti tra arte e mercato e istituzioni, investe gli ultimi anni del decennio. Nelle pagine di Planéte, Pierre Restany spiega la funzione dell’ “homo ludens”112, dell’ artista che gioca con la sua attività e la comunica. L’artista diventa una figura che lavora al passo con i cambiamenti , integrandosi e servendosi sempre più di nuovi mezzi. L’arte diviene ogni giorno da rileggere e sempre più attuale. “L’artiste sera l’ingénieur de la métamorphose technique”afferma Restany. Muovendosi a favore di un’idea di arte che comprende la scienza e la tecnologia senza rifiutarle in nome dell’umanesimo dell’arte ma essendo coscienti del valore che hanno nella società moderna. Così come la lettura dell’arte moderna suggerisce un metro di conoscenza, anche il riferimento all’arte passata è occasione per misurarsi con forme artistiche antiche. Pierre Restany redige un articolo in cui analizza l’arte di Baccelli, artista fiorentino del ‘600. La sua attenzione ricade sulla maniera rappresentativa di questo artista: le sue forme ricordano le stilizzazioni e le deformazioni cubiste o futuriste. L’impressionante modernità delle immagini di Baccelli fa considerare come anche all’epoca taluni artisti riflettessero sul rapporto uomotecnica, in un’epoca poi, quella del Baccelli, di grandi mutamenti: Galileo e Keplero sono portatori di teorie che stravolgono quelle precedenti. L’analisi dell’opera Baccelli induce a riflettere sull’intelletto dell’uomo, sulla conoscenza e su come l’arte sia espressione di una visione del mondo. Nell’elaborazione dei testi per la rivista “Planéte” si coglie una parte importante della personalità e dello spirito di Pierre Restany. Lucrezia De Domizio Durini parla di “un uomo che ha toccato i vertici dell’arte in 112 P.Resatny Art total, art pour tous in “Le nouveau Planéte”, n. 3 dicembre gennaio 1968 p. 85 96 simbiosi con la vita”113 riferendosi a come il suo lavoro di intellettuale , curatore, esperto d’arte si fonda sulle sue convinzioni e sul suo essere più intimo. In Restany si rintracciano delle tensioni del suo essere e del suo carattere che diventano elementi da ritrovare nell’arte : in primis la ricerca della verità. La ricerca della verità è significativa di come Restany si connoti come un uomo assolutamente libero e coerente a se stesso, intento nel rintracciare la parte più vera delle cose. Tale ricerca si incentra sul tempo presente, è sulla quotidianità, è nel ciò che viviamo che bisogna scovare la parte interiore e viva che è la verità. In secondo luogo Pierre Restany guarda ad una rivoluzione della verità, proponendo una nuova lettura della realtà attraverso una sensibilità inedita che preveda un rinnovamento percettivo. Il concetto di bello, afferma , si è sostituito a quello del vero ma la bellezza è solo l’effetto indiretto dell’intuizione del vero. Nell’arte del Nuoveau Réalisme o nella Mec art si ritrova l’obiettivo di sviluppare un ribaltamento iconografico e una nuova dimensione della sensibilità. Per questa ragione la tecnologia e le macchine entrano a far parte dell’arte perché essenza del presente. La conoscenza e l’arte, l’arte e il presente, il presente e l’uomo: i concetti su cui si muove il pensiero di Restany sembrano chiudersi in un cerchio , amalgamandosi ai caratteri e ai fini di una rivista interdisciplinare e sui generis, quale è “Planéte”. 3.3.La singolarità dell’attività critica di Pierre Restany 3.3.1. La multiforme attività parigina Nella sua città di adozione, Parigi, Restany si divide tra la curatela della sua galleria e l’attività di giornalista-reporter-critico, voce di riferimento nell’ambito artistico. 113 L.De Domizio Durini Pierre Restany. L’eco del futuro Silvana Editoriale Milano 2005 p. 85 97 Gli anni ’60 sono per la Francia, e per Parigi, anni di assestamenti e di mutamenti sia nella vita politica sia in quella culturale. Se l’affermazione del governo di de Gaulle segna una svolta conservatrice nella politica francese, gli ambienti culturali, pur risentendone, mostrano una certa vitalità. Gli inizi del decennio sono scanditi da un lato da esposizioni dei protagonisti dell’astrazione lirica e geometrica, della prima e della seconda generazione (da Fautrier a Hartung), dall’altro da manifestazioni dei nuovi figurativi astratti, come i nouveaux réalistes, e gli artisti della nouvelle figuration (Arroyo, Erro, Rancillac..) Tra il ’61 e il ’64 il mercato d’arte è colpito da una profonda crisi come testimonia anche Pierre Restany, dalle pagine di “Domus”,114 e Michel Ragon115. La crisi del mercato d’arte europeo è scatenata da una crisi economica di portata internazionale, dovuta ad un crollo della borsa statunitense. Sono anni in cui il sostegno economico americano all’Europa è ancora forte e, di conseguenza, l’andamento europeo risente delle vicissitudini americane. Le vendite sono irregolari e forzate, se ne registra un crollo. Parigi presenta un debole potere d’acquisto. La crisi economica è accompagnata da una più ampia rivalutazione circa l’estetica che porta ad un rinnovamento nelle arti. La grande novità degli inizi di questo decennio , frutto della crisi , è la nascita del Nouveau Réalisme e della Pop Art,nonché di tutte le rappresentazioni definite come neodadaiste. Dal 1964 il panorama artistico parigino sembra delinearsi tra una nuova estetica, di cui è portavoce Restany, e la rivoluzione della Nuova Figurazione narrativa, invece fortemente criticata dallo stesso. L’esperienze neo dadaiste si legano , contemporaneamente, alle speculazioni del gruppo Fluxus che, partito dalla Germania, si diffonde in tutta Europa e in America. Alcuni artisti del Nouveau Réalisme (Arman, Cesar e Spoerri) confluiranno, infatti, nel gruppo tedesco. 114 115 P.Restany La crisi del mercato d’arte, in “Domus” n. 413 aprile 1964 M.Ragon Vingt-cinq ans d’art vivant Casterman Paris, 1969 p.325 98 Il 1965 è segnalato come l’anno della op art : una rivoluzione nell’astrazione geometrica si impone a Parigi con le creazioni di Vasarely e Calder. Le manifestazioni artistiche della metà degli anni ’60 sono accomunate, in primo luogo, dal tentativo di sperimentare nuove forme attraverso strumenti differenti ed evocando anche esperienze di tipo sinestetico . Pierre Restany descrive a tal proposito due performance di cui è profondamente colpito: la prima ad opera di alcuni artisti italiani che decidono di dipingere sotto l’effetto di sostanze stupefacenti a Milano (essi sono Riccardo Emma, Livio Marzot e Edival Ramosa) 116 , la seconda è l’happening musicale dei fratelli Baschet che prende vita a Parigi presso il Musée des Arts Décoratifs 117 . In secondo luogo, le tendenze che vanno sviluppandosi prevedono una concezione del gesto artistico in gruppo: si parla per tanto di estetica di gruppo. Il momento della progettualità diventa occasione di incontro e scambio di idee. Terzo elemento che rende i nuovi movimenti vicini nei loro intenti è la volontà di produrre un’arte quanto più comprensibile ad un vasto pubblico e non “aristocratica”. Tale impulso è stato definito democratizzazione dell’arte: l’arte d’avanguardia si introduce nella società e nella vita quotidiana assai rapidamente attraverso simboli e riferimenti chiari alla gente. Si rintraccia un forte desiderio di integrazione tra giovani artisti e di una loro fusione con la società. Gli obiettivi dei nuovi movimenti di questi anni sono connessi alla nascita di una figura dell’artista totalmente mutata e sostenuta dallo stesso Pierre Restany nelle speculazioni della fine degli anni ’60. Parigi diffonde questi fermenti, sebbene non tutti gli intenditori d’arte si mostrano favorevoli. Sul finire degli anni ’60 i progetti artistici guardano sempre più ad una sintesi delle arti, concezione in linea con le elaborazioni degli anni immediatamente precedenti. Pierre Restany lavora strenuamente per la nuova avanguardia lanciando nuove ed esaltatati esposizioni presso la sua galleria. La galleria J è al 116 P.Restany Ils peignent au LSD in “Arts Loisirs”n. 82 19-25 aprile 1967 pp.34-39 117 P.Restany Un happening musicale in “Domus” n.416 luglio 1964 p .40 99 centro del dibattito parigino sulle forme d’arte più moderne. Gli artisti del Nouveau Réalisme e della Mec Art incontrano notevole successo a Parigi e in Europa grazie alla curatela delle loro mostre presso la galleria J e le gallerie Iris Clert e Larcade. La pop art americana invade Parigi a partire dal ’64 ed è, invece, esposta alla galleria Sonnabend. Queste si configurano come i luoghi d’arte più avanguardisti. Tra l’area di Saint Germain e Monparnasse sulla rive gauche, e i primi arrondissment sulla rive droite, si concentra la vita artistica parigina. Accanto alle gallerie, l’arte più moderna è esposta anche presso i musei della città, in particolar modo il luogo deputato alla contemporaneità è il Musée d’Art Moderne. Nel 1968 la protesta degli artisti, in maggio e giugno, corre parallela a quella degli studenti e caratterizza gli avvenimenti di un intero anno. La contestazione è globale: dal mercato d’arte alla critica, dall’insegnamento alla funzione delle istituzioni. I movimenti inducono, inoltre, ad un ripensamento dell’arte nel suo essere più profondo. A seguito del ’68 gli ambienti culturali e artistici cercano una ridefinizione del ruolo delle lettere e della cultura. In ambito artistico una nuova figura di artista è disegnata. L’arte è scesa per la strada e penetra ormai la società. Nuovi orizzonti si intravedono nelle manifestazioni artistiche. Pierre Restany contribuisce all’andamento della vita artistica della ville lumière da protagonista. Nel 1961 fonda la galerie J con la sua compagna Jeannine de Goldsmith, la galleria si situa nella zona di Saint Germain vicino agli atelier degli artisti del movimento da lui fondato. La galleria si impone rapidamente negli ambienti, diventando un luogo di riferimento per i curatori e i mercanti interessati all’arte della nuova avanguardia. Contemporaneamente Restany mantiene saldi i rapporti con Iris Clert. Gallerista spregiudicata e affarista, Iris Clert si fida di Restany e accoglie i Nouveaux Réalistes promuovendone le loro opere. Con Yves Klein, Iris Clert organizza l’exposition du vide decretando un successo inaspettato per la galleria. Gli inviti dell’evento sono stampati su un 100 piccolo foglio con un timbro di colore blu Klein (IKB)118 Oltre tremila inviti sono spediti, il vernissage registra un tale partecipazione di pubblico che all’interno della galleria non ci si riesce a muovere, un cocktail color blu è servito in armonia con il vuoto e il blu mistico di Klein Così nell’ottobre 1960, in risposta al “vuoto” di Klein, Iris Clert con Arman organizza l’exposition du plein : è l’esaltazione del paradosso del reale. La collaborazione tra il padre dei nouveaux réalistes e Iris Clert è intensa, fin quando il temperamento difficile della gallerista porterà alla rottura tra i due. Il clima artistico parigino è tuttavia spesso ostile a Pierre Restany che spesso si rivolge all’amico italiano Guido Le Noci per diffondere e concretizzare le sue idee. Le giornate nella ville lumière corrono veloci tra colloqui con artisti, pranzi con galleristi e mercanti e inaugurazioni serali. Pierre Restany ama la vita mondana, immergersi nella gente, ascoltare e vivere intensamente la realtà. L’attività di gallerista non gli impedisce di continuare le sue riflessioni sull’arte che trovano espressione negli articoli. Tra i critici più vicini a Pierre Restany ci sono Michel Ragon e Pierre Cabanne con i quali collabora per alcune riviste e nella stesura di testi. I loro pensieri si fondono in nome di un’arte libera. Pierre Restany è fortemente legato a Parigi: fulcro della vita culturale mondiale della prima metà del Novecento, la città , agli inizi degli anni ’60, inizia a conoscere il declino. Per questa ragione il critico lotta affinché la ville lumière possa continuare ad imporsi. L’attaccamento sentimentale è così forte che porta Restany ad assumere toni tragici e radicali. Pur constatando un rallentamento dell’arte francese , Restany non smette di battersi per risollevarla. L’intensa attività parigina è, tuttavia, indissolubilmente accompagnata dall’esperienza milanese. Nel decennio ’60-’70 il credo di Restany si 118 Pierre Restany scrive sull’invito: Iris Clert ti invita ad onorare, con la tua presenza , l’evento di un certo dominio della sensibilità. Questa dimostrazione di sintesi percettiva sancisce il proposito di Yves Klein di comunicare un’emozione estatica e immediate.(Apertura 3, rue des beaux arts, Lunedì 28 Aprile 1958 21.00 -24.00) in [Archive de la critique d’art contemporain] Chateaugiron, Fonds Restany. 101 forgia grazie al dialogo tra Parigi e Milano, grazie alla sua poliedricità e alla sua curiosità che gli permettono di constatare, osservando, le dinamiche dell’arte e di elaborarle. 3.3.2. La visione dell’arte tra poesia e rinascenza Tra gli elementi che denotano l’unicità e la singolarità di Pierre Restany c’è la visione dell’arte. Il pensiero di Restany sull’arte, e in particolar modo sull’arte astratta, è articolato e intriso del carattere di un uomo mai stanco di conoscere. Il suo percorso di studio della storia dell’arte comincia piuttosto tardi dopo che Restany si rende conto di non esser portato per la giurisprudenza. Intraprende, quindi, gli studi in Lettere. L’avvicinamento all’arte è empirico, quasi da autodidatta. Dopo gli studi in Marocco e in Francia trascorre un lungo periodo in Italia per approfondire l’arte antica. Si sente, tuttavia, attratto dalle manifestazioni artistiche più recenti e contemporanee. Attraverso le conoscenze parigine e una frequentazione assidua delle gallerie, Pierre Restany agli inizi degli anni ’50 comincia a maturare il suo credo artistico. Lyrisme et Abstraction119 è un saggio dove risulta chiara la propensione di Restany verso un’arte astratta. L’astrazione nasce come volontà di rottura, di capovolgimento dei piani della percezione dove al centro dell’atto artistico c’è l’interiorità, al fine di suggerire una chiave di lettura nuova. Dopo gli esperimenti delle avanguardie della prima metà del Novecento, a partire dal 1947, Parigi conosce le manifestazioni collettive astratte di Wols, Hartung, Bryen e Mathieu. Questi artisti sono gli esponenti dell’astrazione lirica e geometrica . Le loro rappresentazioni sono il frutto della spontaneità pura ma meditata dove la sensibilità diviene il fulcro del lavoro. Queste rappresentazioni, afferma Restany, non sono tuttavia calate in un contesto storico e sociale e non hanno rapporto con l’oggetto. Restany appoggia piuttosto un’arte astratta 119 P.Restany Lyrisme et Abstraction, Edizioni Apollinaire, Milano 1956 102 dell’oggetto, oggettiva , più vicina agli esperimenti dadaisti. Si pone dunque la questione circa il rapporto soggettività-oggettività nell’opera astratta. Restany parla di “fondamentalsime subjectif”120 dell’opera d’arte, e cioè un lavoro dove il gesto è mosso dal soggetto – artista che offre una lettura personale e al contempo universale: la lettura dell’opera diviene un’avventura personale se è veramente mossa da autenticità. La liricità si legge nella mistificazione del segno. Il segno, il tratto sulla tela è l’espressione del gesto che proviene dall’intimo. Tali elaborazioni convergono nella fondazione del gruppo Espaces Imaginaires, costituito da Bertini, Bellegarde,Bruniing, Hundertwasser, sostenuto da Restany. La maturazione dell’esperienza del soggetto, nell’atto artistico, giunge con la nascita del Nuoveau Réalisme. Restany riunisce alcuni artisti con i quali condivide l’intento artistico e decreta la nascita del movimento. L’arte del Nouveau Réalisme è quella della celebrazione dell’oggetto da parte di una personale visione dell’artista-soggetto. La realtà è definita nuova perché si riferisce alla particolare percezione dell’artista che, tuttavia, è comprensibile al pubblico. L’oggetto è il punto di partenza del lavoro di questi artisti che riflettono sul suo potere. Esso è catturato dalla quotidianità e riproposto in modo inedito e unico. Se Klein medita sulla forza visiva del colore, Cèsar si cimenta con la tattilità delle ferraglie o del poliuretano. La stimolazione dei sensi è legata ad una percezione più profonda, quella intellettiva che invita il pubblico alla meditazione sulla società che lo circonda. L’appropriazione del reale è il meccanismo che l’artista crea ed è la stessa azione alla quale lo spettatore è invitato a prendere parte. Il gesto anti-arte dadaista assume un significato nuovo di assunzione della realtà, che è l’obiettivo. Restany, nei manifesti del movimento, rivendica il valore della poesia: come le parole così il segno artistico invitano l’andar oltre l’emozione e il sentimento. Non solo l’artista ma anche lo spettatore, nella percezione dell’opera, si reintegrano nel reale. Allora, l’opera come la poesia è 120 Idem p.23 103 portatrice di un messaggio valido nella contemporaneità come nel futuro. Nella poesia è racchiuso il potenziale dell’arte. L’elaborazione di un’arte della nuova realtà è fortemente impregnata delle “lettere” di cui Restany è un seguace da sempre. Accanto alla poesia , la filosofia ricopre una funzione importante nella speculazione del critico. Restany riflette sulla conoscenza estetica e , quindi, su come avviene la percezione dell’opera d’arte. La percezione è il fulcro della comprensione, non ci può essere una funzione intelligibile senza uno stimolo sensibile. Avvicinandosi al pensiero di Sartre che specula sul senso dell’esistenza umana, Pierre Restany afferma che nell’arte si realizza la libertà dell’uomo e della sua esistenza. Nel Nouveau Réalisme si sintetizza : l’approccio ad un metodo di percezione e comunicazione sensibili al servizio di un’intuizione cosmica, la volontà di integrare la tecnica industriale alla metamorfosi del quotidiano, la preoccupazione di recuperare poeticamente le forme più correnti d’esplosione dei linguaggi visivi organizzati : manifesti,pubblicità, mass media121. Tutto il lavoro dei nuoveau réalistes si può riassumere come una rivoluzione dello sguardo e dello spirito, che è l’essenza del messaggio delle opere di Yves Klein. Dopo l’esperienza del Nouveau Réalisme, Pierre Restany rimane vicino alle idee del movimento continuando a portarle avanti strenuamente. L’esperienza dell’integrazione nel reale ritorna anche nella proposta artistica della Mec Art. Il movimento prevede l’utilizzo della tecnologia applicata all’arte. L’oggetto rimane il protagonista della produzione mec artistica ma i mezzi cambiano. Così Restany è particolarmente attratto anche da tendenze prossime alla Mec Art come gli esperimenti di Bruno Munari in Italia. Bruno Munari lavora sui concetti di spazio e tempo e sulla combinazione di tecnologia e arte, sposando l’architettura al design, l’arte pittorica a esperimenti scientifici. L’opinione di Restany incomincia a annoverare la possibilità di una sintesi tra le arti. In Italia si sviluppa l’estetica di gruppo: alcuni artisti si uniscono e si occupano di percorsi attraverso strutturazioni luminose e 121 L. De Domizio Durini Pierre Restany, l’eco del futuro , Silvana Editoriale, Milano 2005 p.266 104 animate con oggetti che condizionano lo spettatore e lo incitano ad una partecipazione attiva. L’arte si avvicina sempre di più all’ambiente , allo spazio, imponendosi. Alla fine degli anni ’60, si fa avanti la concezione di un’arte polisensoriale e polivalente. Restany celebra, pertanto, la figura dell’artista come homo ludens e cioè come colui il quale sperimenta giocando con gli oggetti nello spazio. Si confonde il ruolo dell’artista , dell’architetto e del designer. La ludicità dell’opera d’arte inizia ad essere accompagnata dall’idea di un’arte che si avvicini ad un pubblico ampio. Attraverso il gioco, lo spettatore fruitore è invitato a prender parte al grande “gioco dell’arte”. L’opera è divenuta poliforme, abbraccia differenti modi di manifestazione: dall’happening alla performance, dall’installazione alle forme più canoniche. Restany postula l’idea di un’arte che sia un’esperienza totalizzante. L’arte totale è la rappresentazione d’arte poliforme e polisensoriale , destinata e comprensibile alla più parte della gente. L’arte totale è dunque il preludio alla democraticizzazione dell’arte. Le idee e le concezioni sull’arte si fondono al tessuto storico e sociale di quegli anni, sviluppandosi e concatenandosi. Gli intenti del Nouveau Réalisme non sono mai smentiti ma ampliati e riletti in luce dei mutamenti storici che devono necessariamente essere considerati poiché l’arte della realtà è quella della contemporaneità e della società di ogni giorno. Gli avvenimenti storici testimoniano i cambiamenti e influiscono sulle dinamiche creative. Nella lucida e complessa visione dell’arte di Pierre Restany un ultimo elemento va considerato. Il suo impegno nei confronti dell’arte ha come fine ultimo quello di un “rinascimento” delle arti. Il termine rinascimento è spesso richiamato negli scritti del critico, sia in riferimento alla situazione artistica italiana, sia a quella francese. Restany intravede la possibilità di una rinascita delle arti dopo un periodo difficile, quello del dopo guerra, che può avvenire grazie ad una rivoluzione globale dell’arte. Tale stravolgimento è dovuto ad un rinnovamento della concezione dell’arte stessa e ad una riorganizzazione delle istituzioni. 105 Il rinascimento è lo spiraglio dell’arte in Francia e in Italia, teatri di una probabile nuova epoca dell’arte. Come nel periodo dell’Umanesimo così in un prossimo futuro l’uomo, conscio del suo essere, può porsi nuovamente al centro della società in armonia con essa. 106 BIBLIOGRAFIA : P.Restany Espaces Imaginaires , Ed. Kramer, Paris 1957 P.Restany Lyrisme et abstraction Edizioni Apollinaire, Milano 1958 P. Restany Rotella, Dufrene, Hains, Villeglé cat. Mostra (Galleria Arturo Scwartz Milano, 10 Aprile- 3 Maggio 1963) Edizioni Schwartz, Milano 1963 P.Restany Les artistes italiens sont à l’aube d’une deuxième renaissance in “La Galerie des arts “n.14 Parigi 1964 G. Ballo Boccioni, Il Saggiatore, Milano 1964 G. Ballo La linea dell’arte italiana , Edizioni Mediterranee , Milano 1964 W. Benjamin L’opera d’arte nell’ epoca della sua riproducibilità tecnica, Einaudi, Torino 1966 P. Restany Contro l’Internazionale Apollinaire, Milano 1967 della Mediocrità, Edizioni P. Restany Le livre Rouge de la revolution picturale Edizioni Apollinaire, Milano 1968 P. Cabanne, P.Restany L’avant garde au XXéme siécle Editions André Balland, Paris 1969 P.Restany Mec Art in « D’Ars » n.41 anno IX, Milano 1968 P.Restany Livre blanc,objet blanc Edizioni Apollinaire, Milano 1969 M.Ragon Vingt-cinq ans d’art vivant Casterman, Paris 1969 P. Restany Cesar cat. 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Fazi Editore Roma , 2007 Riviste ( articoli di Pierre Restany) : “Domus” La raz de marre realiste aux USA n. 399 febbraio 1963 Panorama internazionale della critica d’arte contemporanea n. 401 aprile 1963 Arte e Spazio in Israele n. 411 febbraio 1964 La crisi del mercato d’arte n. 413 aprile 1964 I Salons a Parigi n. 415 giugno 1964 A Parigi in primavera n. 416 luglio 1964 La mostra dei fratelli Baschet a Parigi n. 416 luglio 1964 La XXXII Biennale di Venezia n. 417 agosto 1964 Kassel n. 418 settembre 1964 Estate 1964 n. 420 novembre 1964 Un mystére à la mode,le naifs n. 423 febbraio 1965 I plurimi di Emilio Vedova n. 424 marzo 1965 Enfin le livre sur Boccioni n. 424 marzo 1965 La prehistoire du op art n. 425 aprile 1965 Buenos Aires et le novel humanisme n. 425 aprile 1965 Boccioni,l’homme et l’oeuvre: un ouvrage definitif n. 427 giugno 1965 L’avventura di Yves Klein n. 428 luglio 1965 XXI Salon de Mai n. 429 agosto 1965 La perspective en plein essoir n. 431 ottobre 1965 La Biennale di San Paolo n. 432 novembre 1965 Claes Oldenburg ’65 n.433 dicembre 1965 L’autunno a Parigi n. 434 gennaio 1966 Le store front de Christo n.435 febbraio 1966 La Germania al secondo anno zero n. 437 aprile 1966 A Stoccolma n.438 maggio 1966 109 XXXIII Biennale di Venezia n. 441 agosto 1966 Paris nel 1966 n.442 settembre 1966 Arte Negra n 443 ottobre 1966 Dada et l’esprit du XXème siècle n. 444 novembre 1966 Dada a Parigi n. 445 dicembre 1966 Breve storia dello stile yè-yè n.446 gennaio 1967 Mostre a Parigi n. 447 febbario 1967 Uriburu alla corte di Francia n. 449 aprile 1967 Prague n. 450 maggio 1967 Arman n.451 giugno 1967 Paris bouge n.452 luglio 1967 Per una museologia moderna n.453 agosto 1967 Palais des beaux arts di Bruxelles n 453 agosto 1967 Il moderna Museet di Stoccolma n.459 febbraio 1968 A Parigi n.460 marzo 1968 Le musèe d’art moderne de Lodz Pologne n. 461 aprile 1968 Lourdes Castro, Cesar, Jean Pierre Reynaud n. 462 maggio 1968 La Biennale di Venezia n. 466 settembre 1968 Le livre blanc de l’art total n.468 dicembre 1968 Yves Klein au Louvre n.472 marzo 1969 Paris : crise et critique du langage n.475 giugno 1969 L’Anti carrière ou les speculations sur la culture possible n.478 settembre 1969 Pauvre Jeunesse n.482 gennaio 1970 Crise de coscience sud americaine n. 486 maggio 1970 La lutte contre la montre n. 487 giugno 1970 L’art compte ses points n.491 ottobre 1970 Nouveau Réalisme a Milano n.493 dicembre 1970 “Cimaise ” : L’actualitè en Italie n.47 gennaio marzo 1960 Après la première Biennale de Paris n.47 gennaio marzo 1960 110 Antagonisme n.48 aprile giugno 1960 La XXème Biennale de Venise n. 50 ottobre dicembre 1960 Notes de voyage n. 51 gennaio febbraio 1961 Mathieu et l’incarnat des signes n. 52 marzo aprile 1961 Un nouveau rèalisme en sculpture : Cesar n.55 settembre ottobre 1961 Mattia Moreni n. 55 settembre ottobre 1961 Mark Tobey,le pragmatisme en calligraphie n. 56 novembre dicembre 1961 Biennale de Paris n. 56 novembre dicembre 1961 Joseph Sima n. 57 gennaio febbraio 1962 Louis Feto et le lyrisme castillan n.58 marzo aprile 1962 J.F. Kooning et le lyrisme de l’entendue n. 58 marzo aprile 1962 Antagonisme 2 n. 59 maggio giugno 1962 Alberto Burri n. 59 maggio giugno 1962 L’ecole de Paris à la Biennale de Venise n. 61 settembre ottobre 1962 “Planéte”e “Noveau Planéte ” : Notre actuelle avant-garde n.1 gennaio febbraio 1963 Ces dessins ont 340 ans n. 14 gennaio febbraio 1964 Le merveilleux et meconnue Gustave Moreau n. 16 maggio giugno 1964 Apres l’art abstrait, quoi ? n. 21 marzo aprile 1965 La peinture devient industrielle n. 23 luglio agosto 1965 Ce qui bouge en Amerique n.24 settembre ottobre 1965 Un personnage extraordinaire n. 28 maggio giugno 1966 Le domain enchanté de Magritte n. 31 novembre dicembre 1966 Lamy, il peinte l’attente d’un monde a naitre n. 33 marzo aprile 1967 Le Biennales arrivent a l’age critique n.38 gennaio febbraio 1968 Les artistes et la contestation globale n.1 settembre ottobre 1968 Ou en est la critique d’art aujourd’hui ? n.2 ottobre novembre 1968 Art totale, art pour tous n.3 dicembre gennaio 1968- 1969 La grande saison du centre national d’art contemporain n.4 febbraio marzo 1969 111 Beaux arts électronique n.6 aprile maggio 1969 Hyper avant-garde n.9 luglio agosto 1969 Les artistes et l’anti carrière n.11 ottobre 1969 Sixième Biennale de Paris n.12 novembre 1969 “ Plexus ” : Neiman des images de la chair belles n. 5 dicembre gennaio 1966- 1967 Le nu moderne n.7 aprile maggio 1967 Entretien avec Lo Duca n.9 agosto settembre 1967 La confession anonyme n.11 dicembre gennaio 1967- 1968 Entretien avec Cesar n. 15 agosto settembre 1968 “ Art et Spectacle ” : Les artistes chasseés su Grand Palais n.945 15 - 21 gennaio 1964 Max Ernst, romancier en images n.947 29 gennaio 4 febbraio 1964 Une ciglante lecon à l’Etat n.950 19 - 25 febbraio 1964 Bryen , je peins pur ne pas écrire n.951 25 febbraio 3 marzo 1964 Le Salon de Mai se rajeunt par le reportage et le folklore n.963 20 - 25 maggio 1964 Rauschenberg, Tinguely, Klein, Hundertwassr,Arnal. n.1011 23 giugno 6 luglio 1965 “Arts Loisirs ” : Fautrier, le classique de l’Informel n.958 15- 21 aprile 1964 A Venise, la France mise sur la Nouvelle Figuration n. 960 29 aprile 5 maggio 1964 Documenta III n. 972 16-22 settembre 1964 Yves Klein, le jaillisment du futur n.1011 23 giugno 6 luglio 1965 Un folklore de l’ère technique n.1014 22-28 settembre 1965 Vers une conscience planètaire n.1014 22-28 settembre 1965 112 Venise, une choix ambigu n.13 22- 28 dicembre 1965 Klein interdit à Paris n. 25 16-22 marzo 1966 Une lecon de peinture n.28 6-12 aprile 1966 On demande des specialistes n. 29 13-19 aprile 1966 Quand l’art descende dans la rue n.31 27 aprile 3 maggio 1966 Je crois au nouvel ordre de l’art n.32 4-10 maggio 1966 Le nu moderne n.33 11-17 maggio 1966 Montparnasse pas mort ! n. 42 12- 19 luglio 1966 Arman, l’archeologue de l’objet n. 44 27 luglio 2 agosto 1966 Les Nouveaux Réalistes face au monde n.46 10-16 agosto 1966 César le voyeur n. 47 17-23 agosto 1966 Il a assassinè lui-même son art n. 60 16-22 novembre 1966 Ils ont donnè au siècle son seconde souffle n. 63 30 novembre 6 dicembre 1966 Qu’est ce qui fait fuir nos peintres en Amerique ? n. 64 14- 20 dicembre 1966 La dernière chance de Paris n. 68 11- 17 gennaio 1967 L3D n. 69 18 -24 gennaio 1967 Deux hommes dans un musèe : il faut que Paris bouge 25- 31 gennaio 1967 Les pops sont ils nos naifs ? n. 75 1-7 marzo 1967 Ils peignent au LSD n. 82 19- 25 aprile 1967 L’art par la bande n.82 19-25 aprile 1967 “Combat ” : Une autre bastille à abbatre : le Musèe d’Art Moderne n. 7415 sabato 18 maggio 1968 La carence des circuits d’information : une libre conversation entre deux artistes La contestation pour la contestation n. 7435 lunedì 17 giugno 1968 Le coup de Kassel n.7472 24 luglio 1968 L’artiste, un marginal n.7480 2 agosto 1968 113 Une lecon de relativitè n. 7596 16 dicembre 1968 La redoutable pavreté de l’anti forma n.7693 5 maggio 1969 Les artistes et l’anti carrière n.7838 29 settembre 1969 Fonti: Archive de la crtique d’art contemporaine. 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