Produzione di aspartame mediante tecniche di ingegneria
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Produzione di aspartame mediante tecniche di ingegneria
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI URBINO “CARLO BO” Facoltà di Farmacia Corso di Laurea in Scienza della Nutrizione “Produzione di aspartame mediante tecniche di ingegneria genetica microbica” Relatrice Dott.ssa Tesi di: Barbara Citterio Urszula Szrejder Anno Accademico 2011-2012 INDICE INTRODUZIONE 5 1 E-951: STORIA E CONFLITTI 7 1.1 BREVE STORIA DEI DOLCIFICANTI ARTIFICIALI 8 1.2 LA SCOPERTA DEL DOLCIFICANTE MIRACOLOSO 8 1.3 AUTORIZZAZIONE, FRODE, CONFLITTI DI INTERESSE 10 1.4 IL FALSO SLOGAN 14 1.5 IN ITALIA 15 1.6 L’ISTITUTO RAMAZZINI 16 1.7 EFFETTI COLLATERALI 18 1.8 IL FALSO MITO DELLA DOSE GIORNALIERA 22 2 INGEGNERIA GENETICA E BIOTECNOLOGIA 25 2.1 BREVE INTRODUZIONE ALL’INGEGNERIA GENETICA 26 2.2 ENZIMI DI RESTIRZIONE 27 2.3 I PRINCIPI DI BASE DELL’INGEGNERIA GENETICA 28 2 2.4 IL TEST DI COMPLEMENTAZIONE 2.5 TRASPOSONI E TRASPOZIONE 46 2.6 LE BASI DEL CLONAGGIO MOLECOLARE 46 2.7 L’INGEGNERIA GENETICA NELL’UTILIZZO DI PLASMIDI E 44 BATTERIOFAGI LAMBDA 49 2.8 MUTAGENESI IN PROVETTA E SITO-DIRETTA 51 3 PRODUZIONE MICROBIOLOGICA DELL’ASPARTAME 53 3.1 INTRODUZIONE E STORIA DELLE BIOTECNOLOGIE 54 3.2 PRODUZIONE DELL’ASPARTAME 54 3.3 INTRODUZIONE ALLA PRODUZIONE DI AMINOACIDI 56 3.4 PRODUZIONE DI FENILALANINA 60 4 BIOSINTESI E REGOLAZIONE DELLA PRODUZIONE DI L-FENILALANINA 4.1 63 BIOSINTESI DELLA L-PHE ATTRAVERSO LA VIA DELL’ACIDO SHIKIMICO 66 3 4.2 INGEGNERIA GENETICA E METABOLICA 4.3 APPROCCIO FAME (FERMENTATION AND METABOLIC ENGENEERING) 4.4 68 70 AUMENTO DELLA FORNITURA DEL PRECURSORE 73 CONCLUSIONE 75 BIBLIOGRAFIA 78 RINGRAZIAMENTI 81 4 Introduzione L'argomento della mia tesi è volto alla riflessione se quello che mangiamo è davvero ciò che pensiamo esso sia. Ad aprirmi gli occhi e ad insegnarmi ad indagare su ciò che compro e ciò che mangio, sono stati Veronica Pecorella, responsabile della comunicazione e marketing dell'Istituto Mediterraneo di Certificazione dei prodotti biologici, nonché un'amica, e Remo Ciucciomei, suo marito nonché presidente della stessa azienda, grazie allo slogan di una delle loro iniziative “Conosci il tuo pasto”: “Una delle cose che ci piacerebbe ristabilire è che quando qualcuno ci vende qualcosa da mangiare vorremmo sapere chi lo ha fatto, come è stato fatto, e da dove viene” Sottolineerei quanto sia importante essere informati su ogni singolo ingrediente, seppur difficile, perchè la nostra conoscenza è l'unica cosa che ci possa tutelare. Ci dobbiamo, inoltre, domandare se ciò che mangiamo oltre ad essere buono o di ottima qualità sia sano. Quanto riportato nelle etichette deve essere veicolo di una informazione corretta e trasparente e non deve indurre in errore i consumatori sulle reali caratteristiche dei prodotti. Purtroppo le etichette non sempre risultano “trasparenti” e non sempre le aziende, che siano alimentari, chimiche o farmaceutiche, antepongono la salvaguardia del consumatore all’interesse economico. Un esempio palese è il caso dell'aspartame, una delle più grandi frodi alimentari degli ultimi secoli, ma sono pochi a volerlo ammettere. Il consumatore se non conosce, è vulnerabile. 5 Indagando sul caso Aspartame, mi sono imbattuta nella sua produzione microbiologica, ed in particolare, nello sfruttamento di ceppi microbici per la produzione industriale di aminoacidi. La microbiologia è sempre stata una delle mie materie preferite, e trovo particolarmente interessante il fatto che, anche se non li vediamo i microbi siano ovunque. Molti danno per scontato l’esistenza dei microrganismi o li associano soltanto con i loro effetti negativi, come la decomposizione e putrefazione degli alimenti, o agli aspetti patologici. Infatti, non sono in molti a sapere che essi vengono utilizzati nella maggior parte dei processi produttivi e biotecnologici del campo alimentare, sono infatti fondamentali per la produzione di alimenti come vino, birra, formaggio, yoghurt, salumi, e nella panificazione. Uno dei campi in cui le biotecnologie hanno apportato il maggior contributo, è senza dubbio, quello della produzione di farmaci e antibiotici a partire da microrganismi, basti pensare alla penicillina e all’insulina, eliminando così gli effetti negativi della loro sintesi chimica. Quello della microbiologia è un mondo ancora tutto da studiare, un mondo prezioso da cui l’uomo può ancora trarre vantaggio e apportare miglioramenti in numerosi campi. La microbiologia è una scienza stupefacente e senza limiti, ovviamente se utilizzata per scopi positivi e non nocivi all’uomo. 6 Capitolo 1 E-951: STORIA E CONFLITTI 7 1.1 Breve storia dei dolcificanti artificiali Abbiamo testimonianze che l'uomo fosse alla ricerca del sapore dolce a partire dal Neolitico. Sono molti gli antichi disegni nelle caverne spagnole di Arana che raffigurano i nostri antenati mentre estraggono il miele da un nido d'api. Questo suggerisce che sin da quell'epoca, l'uomo usasse il sapore dolce, che raffigurava graficamente per avvertire i propri simili su quali fossero gli alimenti disponibili in natura e quali fossero quelli sicuri. Sfortunatamente questo sapore fornisce grandi quantità di calorie e implica l’assunzione di carboidrati. L'uomo moderno, per ovviare a questi “effetti indesiderati” ha cercato di sviluppare sostanze dal sapore dolce e senza “inutili” calorie. Questa caratteristica, oltre rispondere al problema obesità, sarebbe stata un'ottima fonte di guadagno e beneficio per quelle industrie che, ottenuto il traguardo, ne avrebbero fatto un vero e proprio business, tutto ciò per non negare all'uomo una quantità desiderata, ma non indispensabile, di sapore dolce. I dolcificanti non calorici sono utilizzati anche per aumentare l'appetibilità dei prodotti farmaceutici, aiutando nel trattamento i diabetici, e fornendo una risorsa a basso costo nelle zone dove lo zucchero non è disponibile. Il primo dolcificante nacque nel 1879, la saccarina, usata inizialmente in prodotti come dentifrici, collutori, e gomme senza zucchero [29]. 1.2 La scoperta del dolcificante miracoloso Scoperto casualmente nel 1965 dal chimico della “G.D Searle and Company” (fondata nel 1885 nell'Illinois e acquisita nel 1985 dalla Monsanto) James M. Schlatter mentre era alla ricerca di un nuovo farmaco anti-ulcera. Analizzando molteplici sostanze fra le quali 8 l’aspartame, entrò casualmente in contatto con esso e sapendolo caratterizzato da bassa tossicità, non provvedette alla sua eliminazione mediante semplice lavaggio delle mani. Successivamente, per raccogliere un pezzo di carta, si leccò un dito sentendo il sapore dolce lasciato dall’aspartame. Questo fortuito episodio permise all'azienda di studiare centinaia di versioni modificate della molecola, nessuna delle quali dimostrò però di possedere caratteristiche migliori dell’ originale, in particolare gusto eccellente, qualità, potenza, stabilità, bassa tossicità e la facile digestione. L'azienda, sintetizzata la molecola finale, ottenne il brevetto che durò fino al 1992, liberalizzando poi la sua tecnologia e aprendola a tutte le compagnie che la volessero produrre. L’aspartame venne commercializzato con il nome di “Nutrasweet” e con la sigla E-951, un nuovo prodotto con un potere dolcificante quasi 200 volte maggiore del saccarosio e prontamente solubile in acqua [14]. L'aspartame, però, non tende ad interagire con altri aromi alimentari (sapori) e quindi non rispecchia alla perfezione lo zucchero. Le ricette dei prodotti da forno, dolciumi e altri prodotti, devono essere modificate se viene utilizzato l'aspartame e, sebbene possa essere usato in ricette a microonde, è inadatto alla cottura poiché è sensibile al calore prolungato [11]. La caratteristica più importante è però la capacità di apportare dolcezza e sapore senza impartire altre caratteristiche fisiche come massa o calorie, cosa che lo rende unico tra gli altri dolcificanti, o almeno fino XXI secolo, quando numerosi ricercatori a livello mondiale, ne sfatarono le proprietà. La scoperta dell’aspartame o dipeptide L-aspartil-L-fenilalanin metilestere (APM), composto da due amminoacidi, l'acido aspartico (40%) e la fenilalanina (50%) esterificata tramite il suo gruppo carbossilico al metanolo (10%) (Fig 1), si colloca in un periodo nel quale la popolazione americana era già la più obesa del pianeta, sarebbe bastato indurre il bisogno e gli strateghi del marketing avrebbero ben presto trovato il modo per soddisfarlo [22]. 9 Fig. 1: Molecola di aspartame 1.3 L’autorizzazione, la frode e i conflitti di interesse Erik Millstone (Prof. Politiche della Scienza – Univ. Sussex): “Una parola? Scandalo!” Quando nel 1965 la Searle scopre, casualmente, che il farmaco antiulcera sul quale stavano lavorando aveva un potere dolcificante, inizia subito i test scientifici sulla sua sicurezza. Otto anni dopo presenta domanda di commercializzazione all'ente governativo statunitense prodotti alimentari e che si occupa della regolamentazione dei farmaceutici (FDA), ottenendo nel 1974 l'autorizzazione caratterizzata da una breve durata a causa l'intervento dell'avvocato dei consumatori di Washington, James Turner che elencò i seri problemi sanitari che l'FDA aveva trascurato [22]. Le controversie sulla tossicità dell'aspartame non si sono tuttavia fermate con la sua autorizzazione, ed è stato anche ipotizzato che la denuncia della presenza di alcuni rischi per la salute (in particolare quello legato alla liberazione di metanolo) sia stata l'espediente per 10 un'operazione di aggiotaggio ai danni della G.D. Searle. Si sarebbe cioè, tratto vantaggio della diffusione mediatica dei rischi dell'aspartame, creando un crollo del valore delle azioni della Searle. Sul caso indagò l'agenzia governativa statunitense Securities and Exchange Commission. Nel 1985 la Searle, l'azienda che brevettò l'aspartame, fu acquisita dalla Monsanto, e la linea di produzione di aspartame divenne una sussidiaria della multinazionale chiamata NutraSweet, successivamente venduta a J.W. Childs Equity Partners II L.P. nel 2000. Tra le gravi negligenze che James Turner, avvocato dei consumatori di Washington, aveva messo in evidenza, vi erano gli studi condotti dal Dottor John Olney, patologo e psichiatra dell'Università di Saint Louis, riguardanti un esperimento effettuato su topi nel 1971, durante il quale scoprì che uno dei composti dell'aspartame, l'acido aspartico, colpiva il cervello creando dei veri e propri microfori. Dalle documentazioni della Searle si può leggere che solo su pochi topi venne effettuato l'esame istologico di quest'organo, altri vennero persi per autolisi (decomposti per necrosi) o addirittura scomparsi. Ancora più allarmante è lo studio effettuato su 7 giovani scimmie nutrite per un anno con latte con aggiunta di aspartame; 5 furono colpite da gravi crisi epilettiche, una morì ma l'autopsia non fu mai effettuata e dai verbali si legge: “la causa di morte non fu determinata”. La ricerca deviava, infatti, l'attenzione sulle scimmie trattate con bassi dosaggi di aspartame e non quelle sottoposte ad alto dosaggio, con reazioni gravi e spesso fatali. Ancora più sconcertante è la conclusione del referto degli studi, che la Searle presentò per ottenere il permesso alla commercializzazione. Tale referto arrecava la firma del Dott. Waisman, uno scienziato riconosciuto a livello mondiale, il quale intraprese realmente l'inizio di tali studi, ma morì prima della loro conclusione. Fu per quest'argomentazione, presentata del 1972 da Turner, che la Food and Drug Administration 11 sospese, soltanto nel 1975, l'approvazione dell'aspartame. La ricerca fu portata a termine da due dipendenti della Searle, ma furono attuate nuove indagini da parte dell’ FDA: A confermare tali studi e le numerosissime irregolarità delle ricerche condotte dalla Searle fu, nel 1977, Jerome Bressler, coadiuvato da Jacqueline Verret, tossicologa a capo della seconda squadra investigativa dell'FDA. Dal suo verbale possiamo leggere: “Il consumo di alimenti e il peso degli animali sono stati controllati in modo sporadico e i dati forniti in merito non sono sufficienti. In alcuni topi furono rimossi tumori, ma gli animali furono reinseriti nello studio. Alcuni animali sono stati dichiarati morti, ma indicazioni successive, effettuate a distanza di tempo, indicano che gli stessi animali erano ancora vivi” [30]. “Molti tessuti si sono decomposti prima che venisse effettuata l'analisi post-mortem. Ognuna di queste aberrazioni sarebbe sufficiente a negare la validità di uno studio pensato per valutare la sicurezza di un additivo alimentare... Non è possibile immaginare che un tossicologo rispettabile davanti ad una valutazione perfettamente obiettiva dei dati derivanti da uno studio del genere non giunga alla conclusione che lo studio è indecifrabile, inutile, e che deve essere ripetuto” [22]. La FDA chiese allora che la Searle venisse messa sotto inchiesta giudiziaria per dimostrare la manipolazione dei dati delle sue ricerche ma, Samuel Skinner, procuratore capo dell'Illinois, ritardò a tal punto i tempi, che il Gran Giurì non valutò mai la richiesta dell'FDA. Sei mesi dopo Samuel Skinner fu assunto come avvocato presso lo studio legale che rappresentava, la Searle. Al suo posto venne 12 nominato William Conlon, ma l'inchiesta non andò mai in porto. L'FDA decise così di istituire una commissione d'inchiesta interna con tre autorevoli ricercatori che confermano le anomalie delle ricerche, definendole “sconcertanti” e votano contro l'approvazione, scrivendo: “Le premesse non lasciano scelta alla commissione se non concludere che i dati resi nel corso dell’udienza non escludono un effetto cancerogeno dell’aspartame e che, al contrario, sembrano suggerire la possibilità che l’aspartame possa contribuire allo sviluppo di tumori cerebrali. La richiesta di approvazione per l’aspartame va revocata” [22]. Un anno dopo l'aspartame entra in commercio. Verrebbe da chiederci perchè la Food and Drug Administration concesse l'autorizzazione, qui entra in scena il 40° presidente degli Stati Uniti d'America, Ronald Regan. Regan fu eletto presidente nel novembre del 1980, a ottobre la commissione d'inchiesta fu bocciata. Il giorno dopo il giuramento, la Searle inviò una nuova richiesta di autorizzazione. Regan, amico dell'amministratore delegato della Searle, Donald Rumsfeld (che nominò “delegato speciale per il medio oriente”), sostituì il capo dell'FDA con Arthur Heyes. Rumsfeld fu assunto come amministratore delegato dalla Searle nel 1977 con l'incarico di salvarla in borsa, salvando l'aspartame. Mantenne il suo doppio incarico di delegato del governo e di amministratore della Searle finché essa non fu acquisita dalla Monsanto nell'85. Per quanto riguarda l'aspartame, Heyes ignorò tutte le investigazioni precedenti e commissionò una nuova ricerca a un organo terzo, ma finanziato dall'azienda stessa che richiese l'autorizzazione, la Searle. Quest'organo terzo confermò la sicurezza dell'aspartame, giustificando le anomalie degli studi come errori nella trascrizione dei dati e gestione 13 degli animali. Dopo aver concesso l'autorizzazione dell'uso dell'aspartame nelle bevande dietetiche, Heyes lasciò la FDA, diventando poi consulente scientifico presso l'azienda di pubbliche relazioni della Searle. Oltre a quelli già nominati (Skinner, Conlon, Heyes, Rumsfeld) furono 7 i consulenti chiave dell'FDA che furono assunti dalla Searle e altre aziende collegate ai dolcificanti. I conflitti d'interesse arrivano a 11. Tutti gli studi condotti e finanziati dalla Searle dimostravano la sicurezza dell'aspartame, ma studi indipendenti riscontrarono invece i problemi legati all'aspartame [22]. Il brevetto statunitense sull'aspartame è scaduto nel 1992. 1.4 Il falso slogan L'aspartame è composto da acido aspartico e fenilalanina, entrambi naturalmente presenti in natura. Questo concetto fu utilizzato dalle aziende pubblicitarie per promuovere il NutraSweet come prodotto naturale, paragonandolo al latte e alle banane. “Le piante di banana non producono il Nutrasweet e nemmeno le mucche, ma potrebbero! Se tu mangiassi banane e latte sarebbe come mangiare Nutrasweet. E’ fatto di elementi che troveresti naturalmente nelle cose buone da mangiare. E’ costruito con due blocchetti di proteine. La natura non produce il Nutrasweet, ma Nutrasweet non potrebbe essere fatto senza” [22] Il Dott. Richard Wurtman (Clinical Researche Centre Mit) definisce lo slogan ingannevole poiché la fenilalanina derivante dall'aspartame raggiunge direttamente l'encefalo, non essendoci altri amminoacidi che la blocchino, cosa che invece accade per quella derivante dai prodotti caseari [22]. 14 Quando mangiamo i latticini e prodotti proteici i livelli di fenilalanina nel cervello diminuiscono, mentre ingerendo l'aspartame aumentano. L'indicazione in etichetta però non è chiara, poiché non viene specificata la sua origine, ma viene semplicemente omessa nei prodotti naturali e non “artificiali”. Le caratteristiche che l’hanno inserito tra gli edulcoranti dietetici sono state sfatate nell’aprile del 2012, grazie ad uno studio diretto dall’equipe di Kate S. Collison, che dimostrò un’elevata incidenza di aumento del peso, in topi maschi nutriti con aspartame (2-3). 1.5 In Italia L'autorizzazione alla commercializzazione dell'aspartame arrivò in Italia nel 1982, un anno dopo gli Stati Uniti d'America. La giornalista Sabrina Giannini, che intervistò il Dirigente generale sulla sicurezza alimentare e nutrizione umana del Ministero della Salute, Silvio Boriello, chiese il permesso di visionare la documentazione degli studi effettuati sull'aspartame, documenti sui quali si basa l'esito positivo alla commercializzazione, ma il permesso le venne negato [22]. La motivazione fu che dopo 10 anni i verbali possono essere archiviati o addirittura distrutti, e i fascicoli riguardanti questo edulcorante si erano persi nel tempo e nel corso di 4 traslochi. Per esportare un prodotto in altri paesi, la casa produttrice deve compilare una richiesta di registrazione con annessa tutta la documentazione disponibile, ed è così che gli studi della Searle arrivano in Italia, Francia e Inghilterra. Successivamente al conferimento di tale documentazione, viene nominata una commissione che valuti tali documentazioni [22]. Nel 1982 la commissione Italiana, guidata dal Ministero della Salute, reputò tale documentazione affidabile nonostante tutte le irregolarità, 15 che furono archiviate, ma non sfuggirono all'occhio vigile di Cesare Maltoni, uno degli oncologi Italiani più noti e indipendenti [15]. 1.6 L’Istituto Ramazzini Maltoni decise di mettere in atto un esperimento sui ratti, presso l'Istituto Ramazzini, il primo a livello mondiale che indagò sul cancro in seguito all'ingresso in commercio dell'aspartame. Il risultato di questi studi fu pubblicato nel 2005 identificando l'aspartame come agente cancerogeno. Fu infatti riscontrata un' elevata incidenza di linfomi, leucemie e tumori nella pelvi renale della popolazione femminile, in quella maschile tumori dei nervi cranici (10 e 16). Il Secondo esperimento dell'Istituto Ramazzini prevedeva la somministrazione dell'aspartame nei roditori a partire dalla vita fetale e anche qui fu riscontrato un effetto cancerogeno anche a dosi basse. Furono constatate le stesse patologie del primo esperimento ma estese anche alla popolazione maschile di ratti che presero parte all'esperimento, quindi leucemie, linfomi oltre ad un importante aumento dell'incidenza di tumori alla mammella [24]. Il terzo esperimento condotto nel 2010, questa volta su topi, riscontrò l’aumento dell'incidenza di tumori del polmone e fegato nei maschi. Gli studi di Ramazzini non sono mai stati presi in esame perchè ritenuti inattendibili, e come afferma Paola Testori ( Direttore generale salute e consumatori commissione europea) non sono stati rispettati tutti i requisiti per un'impeccabile ricerca scientifica e la conduzione dei test. Secondo l'EFSA inoltre, gli studi risultarono inattendibili perchè i tumori riscontrati dei ratti erano conseguenti ad una malattia respiratoria cronica e non dell'aspartame mentre per quanto riguarda il secondo esperimento perchè nei ratti è elevato il rischio di tumori alla mammella. Sembra perciò che l'EFSA non abbia preso in considerazione il fatto 16 che tutti i malati terminali di cancro muoiano d'infezione, cosa del tutto normale [9]. Sembra una giusta osservazione la loro constatazione riguardo il secondo esperimento, ma durante la sperimentazione presso l’Istituto Ramazzini l'incidenza di carcinoma alla mammella, dal normale 8-10%, era salita al 20%. A confermare la serietà delle loro ricerche è la catalogazione e l'archiviazione di 12 mila vetrini e registri durante lo svolgersi dei tre esperimenti con riferimento ad ogni organo dell'animale e alla patologia riscontrata. Questi archivi sono da 7 anni a disposizione delle autorità, mentre le informazioni della Searle sembrano essersi perse nel nulla, falsificate, oppure omesse nel corso degli esperimenti. L'Istituto Ramazzini si è sempre offerto volontario a collaborare con gli esperti dell'EFSA nell'intraprendere una nuova ricerca ma senza aver mai ottenuto un riscontro. A differenza di molti centri di ricerca gli animali da esperimento, presso l’Istituto Ramazzini, rimangono in vita fino alla morte spontanea. Infatti, gli effetti cancerogeni, per accumulo, si presentano spesso dopo molti anni di età, e sappiamo bene che l'incidenza di tumori è molto più elevata in persone di età superiore ai 55 anni. In questo modo c'è la possibilità di riscontrare eventuali effetti collaterali ed avversi anche anni dopo la fine della sperimentazione, attuando così un monitoraggio costante. Le linee guida della sperimentazione prevedono l'inizio degli studi nella vita prenatale osservando gli animali per più tempo possibile. Queste linee guida, però, sono state riviste abbreviandone i tempi e iniziando gli studi intorno alle 6-8 settimane che corrispondono ai nostri 15-18 anni e finendo a 104 settimane, troncando l'esperimento e sopprimendo gli animali. In tal modo si semplificava la metodologia, si riducevano i costi, e si tutelava l'interesse delle aziende produttrici. Risulta infatti difficile diagnosticare gli effetti cancerogeni perchè le cavie, nonostante ingerissero sostanze tossiche, venivano sacrificate 17 prima della diagnosi, se non causata da un potente cancerogeno che si manifesti in tempi precoci [15]. L'istituto Ramazzini è assolutamente auto-finanziato e indipendente delle industrie e, forse per questo motivo, il dottor Morando Soffritti non venne invitato al simposio organizzato a Roma nel Gennaio del 2012 dalla Nutrition Foundation of Italy, patrocinato dal Ministero della Salute [22]. Il tema del simposio era, ovviamente, i dolcificanti artificiali, lo scopo quello invitare i consumatori a farne uso poiché sono tutti sicuri. Uno dei relatori, John Christian Larsen, fino a pochi mesi prima era a capo del gruppo di esperti che bocciarono gli studi del Ramazzini. C'è da aggiungere che 11 dei 20 ricercatori del Panel sulla sicurezza dei coloranti e additivi sembra abbiano dei legami con le aziende alimentari anche durante l'ingaggio presso l'EFSA [22]. 1.7 Effetti collaterali Ufficialmente soltanto l'1% dei consumatori ha denunciato effetti collaterali, ma l'aspartame rimane comunque il prodotto più segnalato [22]. 1.7.1 La Fenilalanina Nel 1995 arriva la svolta, quando un'attivista richiede all'FDA l'elenco delle segnalazioni degli effetti collaterali, ben settemila. Tra i sintomi più diffusi tremori, mal di testa, vertigini, problemi di equilibrio, nausea, dolori addominali, problemi di vista, diarrea. crisi e convulsioni. Le prime 650 segnalazioni appartenevano più che altro alla popolazione femminile e, come afferma J. Turner, erano ben note al FDA. Un'elevata concentrazione di fenilalanina altera la percentuale di 18 ormoni quali neoadrenalina e serotonina, causando alterazioni di umore e attacchi di panico, come riportato dallo psicologo Ralph Walton in ricercche effettuate a partire dal 1985, su una eventuale correlazione tra l'uso di questo dolcificante e i fenomeni patologici. Tra i soggetti analizzati viene riportato Michael Collings, maggiore dell'areonautica militare degli USA, che prima dell'83 non faceva uso di prodotti a base di aspartame. Successivamente iniziò a consumare bibite a base di questo dolcificante con insorgenza di tremori. Questi attacchi svanivano, però, nei periodi in cui si trovava in missione in Corea, dove non trovava tali bibite. Al suo rientro in casa i tremori si ripresentavano. Nell'Ottobre del 1985 smise di assumere prodotti contenenti aspartame in seguito ad un grave attacco che lo costrinse una degenza di due settimane in ospedale [22]. Da sottolineare come la Food and Drug Administration non possieda un centro di monitoraggio delle sostanze delle quali autorizza la commercializzazione a causa di impegno ed investimenti troppo elevati. 1.7.2 Il metanolo e formaldeide Oltre ad essere un precursore di ormoni, l'aspartame, viene scisso nel nostro organismo nei suoi tre composti, fenilalanina, acido aspartico e metanolo (Fig. Fig 2: Molecola di metanolo 2). Il metanolo è assorbito a livello intestinale raggiungendo poi il fegato, nel quale viene metabolizzato in formaldeide, composto inserito nel 2004 tra gli agenti cancerogeni. E' considerata una delle principali cause dell'inquinamento Indoor in quanto già a concentrazioni di 0,1 ppm può irritare per inalazione 19 mucose e occhi, concentrazioni superiori possono risultare letali. Nel 2004 l'AIRC (Azienda internazionale per la ricerca sul cancro) inserisce la formaldeide nell'elenco degli agenti cancerogeni per la sua capacità di interagire con i legami del DNA e delle proteine. L'Istituto Ramazzini con la dottoressa Belpoggi hanno studiato 208 composti di cui 50 sono risultati cancerogeni, di questi solo 8 leucenogeni, e fra questi l'aspartame. Tali effetti sono evidenziati anche a dosi di 20ml per Kg di peso corporeo, l'esatta metà della ADI (admissible daily intake), ossia della dose giornaliera ammissibile [15]. 1.7.3 L’aspartame come danno alla cognizione spaziale, sensibilità all’insulina e capacità mnemoniche Secondo studi recenti , un dimorfismo di genere nell’aspartame induce un danno alla cognizione spaziale e sensibilità all’insulina. Precedenti studi hanno associato il consumo di aspartame ad un alterato comportamento acquisito dai roditori. Un’esposizione prenatale aveva evidenziato un’alterazione dell’apprendimento odoriassociativo nelle cavie, e di recente che nel pesce zebra, alimentato ad aspartame, un’aumentata l’iperlipidemia, iperglicemia ed evidenti problemi nella capacità natatoria. . Lo scopo di questo recente studio, effettuato su topi, è quello investigare sugli effetti indotti da un’esposizione cronica all’aspartame, incominciando l’esperimento nell’utero, e basandolo sui cambiamenti dei parametri ematici del glucosio, dell’apprendimento spaziale e della memoria. Per valutare l’apprendimento e la memoria spaziale, il topo viene sottoposto al test MVM (Morris Water Maze). I dati ottenuti da questo esperimento suggerisco che l’esposizione in vita all’aspartame, iniziando nella vita pre-natale, può influenzare 20 negativamente l’apprendimento spaziale e l’omeostasi del glucosio, in particolare nei topi maschi. Per studiare le associazioni tra le caratteristiche del corpo e le variabili risultanti dal test MVM viene usato l’indice di correlazione di Pearson. All’età di 17 settimane, i topo nutriti con aspartame, dimostrano aumento di peso, elevata carenza dei livelli di glucosio e una ridotta sensibilità alla insulina rispetto al gruppo di controllo. Le femmine ne risultano meno affette, ma è stato riscontrato un aumento dei livelli di glucosio a digiuno. Durante le prove di apprendimento spaziale, nel test MVM, i tentativi di fuga dei topi maschi nutriti con aspartame erano più alte della norma, indicando un declino nell’apprendimento. Risulta interessante che l’entità di deposizione di grasso viscerale, correlata positivamente con la non-ricerca spaziale attraverso strategie come galleggiare o la thigmotaxis (tendenza di rimanere nei pressi delle mura contenitive della vasca, indice di ansietà) e negativamente con il tempo speso nel quadrante target (quello contenente la piattaforma) e nuotando attorno la location della piattaforma di fuga [7]. 1.7.4 Sinergismo tra aspartame e glutammato monosodico. Studi recenti hanno dimostrato che alcuni additivi alimentari interagiscono sinergicamente nell’organismo umano. Tra questi vi sono l’aspartame e il glutammato monosodico, entrambi composti da aminoacidi che possano agire come neurotrasmettitori interagendo con i recettori NDMA concentrati nell’area del sistema nervoso centrale che regola la spesa e il consumo energetico. Il glutammato monosodico, se somministrato in grandi quantità a mammiferi in età neonatale, causa disfunzioni neuroendocrine. Per quanto riguarda l’aspartame, recenti esami di laboratorio effettuati su pesci zebra nutriti con aspartame, suggeriscono che esso causi 21 aumento di peso e iperglicemia. Nel giugno del 2012, Il “Diabetes Research Unit, Department Cell Biology, King Faisal Specialist Hospital & Research Centre” (in Arabia Saudita) ha pubblicato uno studio riguardante l’effetto sinergico dell’ASP e GMS sull’omeostasi del glucosio ed insulina, variazioni di peso e adiposità, somministrando cronicamente dosi di entrambi i composti a topi sin dalla vita pre-natale. I risultati sono stati poi analizzati attraverso l’indice di correlazione di Pearson, associando le caratteristiche fisiche alle variazioni nell’omeostasti di insulina e glucosio. Il risultato dimostra un aumento di glucosio di 1,6 volte nel sangue a digiuno, riducendo inoltre la sensibilità all’insulina durante un test sull’insulino tolleranza ITT. La combinazione dei due composti causa aumento di peso corporeo, e successivamente causa un incremento del glucosio, nel sangue a digiuno, rispetto al gruppo di controllo di 2,3 volte. Evidente risulta anche l’insulino-resistenza durante il test ITT [6]. Anche la Saccarina, come l’aspartame, inducono aumento di peso, com’è stato dimostrato in un recente studio di ottobre 2012. Il glutammato e l’aspartato sono, inoltre, indagati nella correlazione ed insorgenza delle sclerosi multipla, in quanto è stato dimostrato che la tossicità da glutammato è in grado di produrre un danno alla guaina mielinica, indipendentemente dall’attivazione immunitaria [6]. 1.8 Il falso mito della dose giornaliera L'ADI è stato deciso dal Comitato sugli additivi dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che in un primo momento, nel rapporto del 1978, esprime un dubbio non definendo una dose soglia. Due anni dopo la fissa a 40mg per Kg di peso corporeo, basandosi sugli studi della Searle. 22 Nel 2002 è stata istituita l'Autorità per la Sicurezza Alimentare per vigilare sulla ricerca scientifica a tutela dei cittadini Europei, che ha adottato la stessa dose giornaliera ammissibile. Come ogni composto che viene ingerito dal nostro organismo, anche la fenilalanina viene metabolizzata da specifici enzimi. Sappiamo bene che ogni individuo ha un corredo genetico differente da quello di un altro, per cui può variare sia la presenza/assenza di un determinato enzima, sia la sua espressione. La quantità di enzima in due organismi può quindi risultare diversa, caratterizzando la linea di difesa verso questo composto. In poche parole ci posso essere persone più o meno sensibili ad un determinato composto e per quanto riguarda la sua quantità più o meno vulnerabili. Da qui possiamo dedurre che la ADI o DGA non è valore universale, infatti in tossicologia rappresenta la quantità tollerabile di una sostanza che un uomo, in base al suo peso, può assumere giornalmente senza effetti avversi. La DGA si ottiene attraverso la formula: DGA= NOAEL/SF Dove NOAEL sta per dosaggio al quale non sono osservabili effetti negativi su animali da laboratorio e SF sta per fattore di sicurezza. Quando viene calcolato il fattore di sicurezza in una dieta si scelgono i valori di consumi eccessivi, ben al di là della norma, e ben al di là dei consumi medi della popolazione, si calcolano quindi in base a un valore “estremo”. Una persona che mediamente pesa 70 Kg per superare il valore soglia dell'aspartame dovrebbe assumere una quantità maggiore di 2800mg. E' quasi impossibile che una persona possa consumare una dose del genere, ma le cose cambiano se ci si rapporta con persone con particolari patologie, persone sottopeso, anziani e infine i più vulnerabili, i bambini. 23 Prendendo in considerazione la DGA dell’Istituto Ramazzini, basterebbero due bevande, affinché un bambino di 20Kg superi la soglia. La quantità di aspartame presente negli alimenti non viene citata in etichetta, poiché le industrie alimentari preferiscono far sembrare i loro prodotti i più naturali possibili, troppe menzioni farebbero pensare il contrario. Secondo Paola Testori, Dir. Generale della Salute e Consumatori della Commissione Europea, si tratta di un'informazione inutile poiché il consumatore medio non sarebbe in grado di effettuare un calcolo della quantità che assume [22]. Questo edulcorante non viene utilizzato soltanto negli alimenti, ma anche nei medicinali sottoforma di eccipienti o additivi, nei prodotti caseari e in più di 6 mila prodotti. Risulta quindi impossibile un calcolo delle DGA da parte del consumatore. 24 Conclusioni L’aspartame o dipeptide L-aspartil-L-fenilalanin metilestere (APM), è un dolcificante composto da due amminoacidi, l'acido aspartico (40%) e la fenilalanina (50%) esterificata tramite il suo gruppo carbossilico al metanolo (10%). Nonostante le controversie, l’Aspartame è attualmente il dolcificante più consumato e prodotto al mondo. La sua produzione si attua mediante processi di sintesi o di fermentazione microbica. Il perfezionamento di tecniche d’ingegneria genetica microbica ed una selezione razionale dei ceppi hanno indubbiamente ottimizzato alcune linee di produzione, consentendo il superamento di problematiche legate alla sintesi chimica. Nello specifico, la produzione microbiologica di aminoacidi aromatici, alcuni dei quali utilizzati nella formulazione dell’Aspartame risulta, sicuramente, la via più razionale da scegliere. La sintesi chimica, infatti, risulta condizionata dalla formazione di una soluzione racemica, che costringe ad un processo di separazione e purificazione lungo e costoso. La mappatura del genoma di E.coli ha portato alla selezione di ceppi caratterizzati da un pathway enzimatico in grado di assicurare un’elevata efficienza del processo fermentativo. L’azione diretta su geni implicati nelle vie metaboliche relative alla produzione dei due aminoacidi aromatici L-aspartato e L-phenylalanina componenti l’aspartame, ne ha permesso la sovraespressione e l’eliminazione dei meccanismi di inibizione legati ad accumulo di prodotti intermedi. Possiamo quindi concludere affermando che l’ingegneria genetica ha sensibilmente migliorato e reso competitiva la produzione di aspartame mediante fermentazione microbica. Quello che è stato considerato per anni come il dolcificante “miracoloso” rientra oggi fra i composti più studiati dai comitati scientifici ed i suoi molteplici effetti negativi (cancerogenicità, insulino-resistenza, 25 obesità, disfunzione delle capacità mnemoniche e orientativo-spaziali) sono, ormai, ampiamente documentati. Centinaia di studi di università e centri prestigiosi sono stati, finora, archiviati nel silenzio. Nel 2011, un lume di speranza sembra arrivare dalla Comunità Europea, che incita L’EFSA ad abbreviare le tempistiche per la rivalutazione dell’additivo. L’EFSA accetta e conferma di prendere in esame 112 studi ed una nuova componente chimica di degradazione, 5-benzyl-3,6-dioxo-2piperazine acetic acid (DKP). L’EFSA ha, infatti, il compito di rivalutare ex-novo, entro il 2020, tutti gli additivi attualmente in commercio e come possiamo leggere dal sito ufficiale : “Nel maggio del 2011 l'EFSA è stata incaricata dalla Commissione di anticipare dal 2020 al 2012 la nuova e completa valutazione della sicurezza dell'aspartame a seguito di dubbi sollevati da alcuni membri del Parlamento europeo.” [9] Nel gennaio 2013, l’EFSA ha indetto una consultazione pubblica sulla propria bozza di parere scientifico relativa alla sicurezza dell’aspartame. Tutti i gruppi d’interesse e le parti interessate sono state invitate ad esprimere le proprie osservazioni a riguardo, attraverso la consultazione pubblica online entro il 15 febbraio 2013. Dalle dichiarazioni dell’EFSA è probabile che l’aspartame verrà dichiarato innocuo, a parte una diatriba sulla aggiunta o meno in etichetta di controindicazioni per le donne in gravidanza [9]. Il responso definitivo sull’aspartame è previsto per maggio 2013. Qualunque sia la sentenza conclusiva, le conseguenze saranno gravose in entrambi i casi. L’autorità europea per la sicurezza alimentare determinerà le sorti di miliardi ai consumatori, in caso di risposta a supporto dell’aspartame continuerà a non tenere in 26 considerazione centinaia di studi sperimentali internazionali, che dimostrano la sua pericolosità, dall’altro lato, con sentenza negativa, è vero che fermerà la messa in commercio dell’edulcorante, ma getterà ancora più ombre e dubbi su quelli che sono stati gli ultimi 40 anni di una storia controversa, che ha visto partecipi aziende private, enti governativi, ministeri della salute e, purtroppo, a loro discapito, i consumatori. C’è da augurarsi che le conclusioni non siano già scritte. Il consumatore se non conosce è vulnerabile. 27 Bibliografia 1. Aida K, Chibata l, Nakayama K, Takinami K, Yamada H (eds) (1986) Biotechnology of amino acid production Kodansha/Elsevier 2. 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Non è stata abbastanza fortunata da poter seguire l’università, ma è un pozzo di sapere, una donna intelligentissima, che grazie alla sua voracità di lettura, chissà quante lauree sarebbe riuscita a prendere. Da lei ho sentito, per la prima volta, nominare l’aspartame, all’età di 5 o 6 anni, mentre attraversavo con lei le strisce pedonali, ha fermato due ragazze che parlavano di aspartame consigliando loro di non comprarlo per via degli effetti cancerogeni, e stiamo parlando di quasi 15 anni fa. E’ merito suo se oggi mi laureo, perché ha avuto la forza, il coraggio e la voglia di tornare a lavorare all’età di 70 e passa anni per offrirmi un futuro. Un grazie è troppo poco. L’applauso di oggi va a lei. L’altra persona è il mio ragazzo, ai miei occhi sempre un vincente, una persona che lotta per i suoi sogni e li conquista, con tenacia, dedizione, e passione. E’ stato lui ad insegnarmi a credere nelle aspirazioni e a lottare per realizzarle. Grazie a lui ho imparato a non sottovalutarmi, a credere in me stessa e a non accontentarmi, ma osare. Un ringraziamento alla mia famiglia, mia mamma, Antonio, ai miei 33 fratelli Manuel e Claudia, e alla famiglia di Luca, la mia seconda famiglia, Gigi, Nadia, Ale, Vale e nonni. Agli amici e parenti che mi sono stati sempre vicini e mi hanno sostenuta nel momento del bisogno. Grazie anche ai miei due cagnolini Poldo e Joy, che a modo loro, mi sono stati vicini e mi hanno aiutato a vedere il mondo, anche da un’altra prospettiva. Ai miei fratelli, al piccolo Leo e al nipotino che sta per arrivare, vorrei insegnare, quello che ho assimilato attraverso le difficoltà, lo sconforto e la mancanza di coraggio: “Stay hungry, stay foolish” Non arrendetevi mai e siate voi stessi a stabilire i vostri limiti, non permettetelo a nessun altro. “Noi siamo quello che mangiamo”, non date per scontato quello che comprate, ma indagate e tutelatevi attraverso la VOSTRA conoscenza, perché la curiosità e la consapevolezza sono l’ unica arma con cui vi possiate difendere. Grazie. 34
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