C`è coraggio e coraggio
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C`è coraggio e coraggio
Unità 13 I TEMI: insieme per un mondo migliore Harper Lee C’è coraggio e coraggio 1 Jem: il fratello della protagonista. 2 Atticus: il padre della protagonista. 3 Scout Finch: la protagonista, una ragazzina. 4 tigna: malattia contagiosa che colpisce il cuoio capelluto. 5 scaricatoio: discarica, luogo in cui si accumulano i rifiuti. 6 Calpurnia: la domestica dei Finch. «Ritira quello che hai detto: subito!» Questa ingiunzione da me fatta a Cecil Jacobs rappresentò l’inizio di tempi difficili per Jem1 e per me. Avevo i pugni serrati ed ero pronta a saltargli addosso. Atticus2 aveva minacciato di punirmi se mi avesse colta ancora a far a botte; ormai ero troppo grande per queste ragazzate, e più presto imparavo a controllarmi, meglio sarebbe stato per tutti. Io però l’avevo dimenticato. Cecil Jacobs me lo fece dimenticare. Il giorno prima, nel cortile della scuola, aveva dichiarato che il padre di Scout Finch3 difendeva i negri. Io negai; poi lo dissi a Jem. «Che voleva dire?» chiesi. «Niente» rispose Jem. «Chiedilo ad Atticus, te lo dirà lui.» «Tu difendi i neri, Atticus?» chiesi la sera stessa. «Certo» rispose. «Ma non dire “neri”, Scout, è villano.» «A scuola dicon tutti così.» «Da ora in poi lo diranno tutti meno uno.» «Allora, se non vuoi che impari a parlar così, perché mi mandi a scuola?» Mio padre mi guardò, bonario, con un’occhiata divertita. Nonostante il nostro primo accordo, la mia campagna antiscuola era continuata, in una forma o nell’altra, sin dalle mie prime esperienze: l’inizio di settembre aveva portato con sé stordimenti, giramenti di testa e vaghi disturbi gastrici. M’ero spinta fino al punto di pagare un ventino per il privilegio di strofinare la mia testa contro quella del figlio della cuoca di miss Rachel, che era afflitto da una tremenda tigna4. Ma non mi si era attaccata. Ora però non era la scuola che mi preoccupava. «Tutti gli avvocati difendono i ne... I negri, Atticus?» «Certo, Scout.» «Allora perché Cecil ha detto che tu difendi i negri come se ti accusasse di fare il contrabbando di liquori?» Atticus sospirò. «Ho assunto la difesa di un negro, tutto qui... Si chiama Tom Robinson e vive nel piccolo quartiere dalle parti dello scaricatoio5. Appartiene alla chiesa di Calpurnia6, e Cal conosce bene la sua famiglia. Dice che son gente perbene. Vedi. Scout, forse non sei abbastanza grande per capire certe cose, ma in città si è parlato molto di questa faccenda, nel senso che non dovrei prendermi la briga di difendere quell’uomo. È un caso molto particolare, e il processo non si farà prima della sessione estiva. John Taylor è stato tanto gentile da accordarci un rinvio...» «Se non dovresti difenderlo, perché lo difendi?» «Per vari motivi» disse Atticus. «Il principale è che se non lo facessi C’è coraggio e coraggio non potrei più andar in giro a testa alta, non potrei rappresentare la contea nell’assemblea legislativa e non potrei nemmeno dire a te o a Jem: fa’ questo e non far quello.» «Vuoi dire che se non difendi quell’uomo, Jem e io potremmo non darti più retta?» «Più o meno.» «Perché?» «Perché non potrei più pretenderlo da voi. Vedi, Scout, a un avvocato succede almeno una volta nella sua carriera, proprio per la natura del suo lavoro, che un caso abbia una ripercussione diretta sulla sua vita. Evidentemente è venuta la mia volta. Può darsi che a scuola tu senta parlare male di questa faccenda, ma se vuoi aiutarmi devi fare una cosa sola: tenere la testa alta e le mani a posto. Non badare a quello che ti dicono, non diventare il loro bersaglio. Cerca di batterti col cervello e non con i pugni, una volta tanto... È una buona testa, la tua, anche se è dura a imparare!» «Atticus, vinceremo la causa?» «No, tesoro.» «Ma allora, perché...» «Non è una buona ragione non cercare di vincere sol perché si è battuti in partenza» disse Atticus. «Sembri il cugino Ike» dissi. Il cugino Ike era l’unico superstite dell’esercito confederato della contea di Maycomb. Aveva una barba alla generale Hood della quale andava esageratamente fiero. Almeno una volta all’anno Atticus, Jem e io andavamo a fargli visita, e mi toccava allora baciarlo. Era orribile. Jem e io ascoltavamo rispettosamente Atticus e il cugino Ike e le loro rievocazioni della Guerra di Secessione. «Credimi, Atticus,» diceva il cugino Ike, «siamo stati sconfitti per via dell’Accordo del Missouri. Ma se dovessi tornare indietro, rifarei tutto tale e quale; e questa volta ti assicuro che saremmo noi a dargliele... Pensa che nel 1864, quando Stonewall Jackson arrivò da queste parti... Cioè, scusatemi, ragazzi, Old Blue Light era già in paradiso allora, Dio conceda pace alla sua santa anima...» «Vieni qui, Scout» disse Atticus. Mi arrampicai sulle sue ginocchia, gli appoggiai la testa sul petto, ed egli mi tenne fra le braccia dondolandomi dolcemente. «Questa volta è diverso» disse. Questa volta non combattiamo contro gli yankee 7, ma contro amici. Ricordati quanto ti dico: anche se le cose peggiorano, son sempre nostri amici, e questa è sempre la nostra patria.» Con queste parole in mente, la mattina dopo affrontai Cecil Jacobs nel cortile della scuola: «Ti rimangi quello che hai detto, ragazzo?» «Mi ci devi costringere» strillò lui. «I miei dicono che quel che fa tuo papà è una vergogna, e che quel nero dovrebbe penzolare dal serbatoio dell’acqua già da un pezzo!» Stavo per lanciarmi su di lui, poi mi ricordai quel che aveva detto 7 yankee: in origine soprannome dato dagli inglesi ai ribelli americani durante la rivoluzione, diventò poi il soprannome con cui i Sudisti indicavano i Nordisti durante la Guerra di Secessione. Oggi è sinonimo di “statunitense”. Unità 13 I TEMI: insieme per un mondo migliore Atticus e abbassai i pugni e mi allontanai. «Scout è una vigliacca!» mi gridò dietro. Era la prima volta che rinunciavo a combattere. Ma se avessi fatto a botte con Cecil, avrei tradito Atticus. Così di rado ci chiedeva di far qualcosa per lui, che per amor suo potevo anche sentirmi dare della vigliacca. H. Lee, Il buio oltre la siepe, Feltrinelli
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