Nuovo Marker per il Tumore alla prostata-Pro
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Il pro-2PSA e l’indice PHI (Prostate Health Index) dosabili alla Casa di Cura Giovanni XXIII di Monastier. Razionale Il PSA è stato proposto come strumento di screening di massa nei pazienti maschi dai 50 anni di età in poi. Un recente studio multicentrico europeo ha dimostrato come il PSA riduca la mortalità da tumore della prostata fino al 30% nei pazienti seguiti per 15 anni. Il limite del dosaggio annuale del PSA è che molti pazienti eseguono biopsie prostatiche "inutili", cioè che non identificano alcun tumore e che idealmente dovrebbero essere risparmiate al pazienti. Dei 43.000 nuovi casi diagnosticati in Italia ogni anno, di cui il 20% già allo stadio di metastasi, la sopravvivenza a cinque anni supera, infatti, mediamente il 70%. Un dato considerevole per il quale parte del merito va anche al test del Psa, un marcatore prodotto dalla prostata, i cui livelli nel sangue possono essere indice di aumentato rischio tumorale. Ma il test non è inequivocabile. il test non è adeguato per uno screening generalizzato sulla popolazione, non avendo una così elevata specificità. Così quando ci si trova davanti a valori alti spesso servono ulteriori accertamenti, spesso invasivi come la biopsia per arrivare a una diagnosi più precisa». Quali i rischi? «Innanzitutto quello di sopravvalutare il valore del Psa, sottoponendo a biopsia una quantità enorme di persone, che subiscono così un inutile trattamento aggressivo». Bisogna ricordare che la sensibilità del test varia dal 70 all'80%. Questo significa che il 20-30% delle neoplasie non viene individuato dal Psa. Il carcinoma prostatico è il tumore maligno non cutaneo più diffuso tra la popolazione maschile: 1 soggetto su 11 nella fascia di età compresa fra 40 e 70 anni (circa 14 milioni di soggetti nel nostro Paese) potrebbe ricevere questa diagnosi, che purtroppo ancora oggi è responsabile in Italia di circa 7.500 decessi all’ anno. Ogni anno, in Italia, vengono diagnosticati 43.000 nuovi casi di cancro alla prostata, che rappresentano il 35% circa dei pazienti sottoposti a biopsia (per un sospetto alla visita o all’ecografia della prostata o più frequentemente per un valore alterato del PSA). Il 65% dei pazienti che subisce il peso psicologico, economico e delle complicanze legate alla manovra invasiva della biopsia (circa 80.000) ha però un risultato negativo: i ricercatori del San Raffaele hanno stimato di poter ridurre di circa il 30% il numero di pazienti sottoposti inutilmente a biopsia grazie all’ impiego estensivo del p2PSA, %p2PSA e phi. Il trasferimento di queste conoscenze nella pratica clinica quotidiana potrà consentire di ridurre considerevolmente oltre al numero delle biopsie prostatiche inutili, anche quello dei trattamenti non necessari e la frequenza dei controlli, con chiari vantaggi sia per la qualità della vita del paziente sia per la spesa pubblica. Nuovo Marcatore Al nuovo marcatore, è stato dato il nome di 2proPsa (Beckman Coulter p2Psa). Con i suoi valori derivati, p2Psa e phi ( Prostate health index: indice di salute prostatica), sembra in grado di garantire una diagnosi ancora più precoce del tumore, di valutare la sua aggressività e di limitare le molte biopsie negative, costose per il servizio sanitario e per la psiche del paziente sotto tensione in attesa del risultato. i valori di p2PSA, %p2PSA e phi sono significativamente più elevati nel sangue di pazienti affetti da carcinoma prostatico; Il cancro della prostata è la neoplasia maligna non cutanea più frequente nel sesso maschile: si stima che un soggetto su 11 nella fascia di età compresa fra i 40 e i 70 anni (circa 14 milioni di italiani) potrebbe esserne colpito. Ogni anno, in Italia, ne vengono diagnosticati 43.000 mentre sono circa 7.500 i pazienti che muoiono a causa sua. La misurazione della molecola 2proPsa (frazione del Psa libero) e dei valori percentuali p2Psa e phi è molto più efficace e precisa di quanto oggi in uso. «Inoltre, rileva l’aggressività della neoplasia. E questo consente di avviare con maggiore sicurezza i pazienti verso un trattamento curativo piuttosto che verso un programma di sorveglianza attiva». Il test si esegue con un prelievo di sangue ed è disponibile presso il Laboratorio della Casa di Cura Giovanni XXIII di Monastier di Treviso con la sigla «phi proPsa». «La possibilità di identificare con maggiore precisione le forme neoplastiche che diventeranno clinicamente significative, consentirà la “personalizzazione” delle cure e, al tempo stesso, di evitare “sovradiagnosi” di tumori clinicamente non significativi, spesso candidati a “sovratrattamenti”». INDICE PHI - La problematica insorta dopo la valutazione di questi risultati è proprio legata alla limitata capacità del PSA di suggerire in maniera accurata la presenza di un tumore prostatico significativo da un punto di vista clinico. Il PSA, infatti, può risultare elevato e quindi sospetto non solo in presenza di un tumore prostatico vero e proprio, ma anche in casi di ingrandimento benigno della prostata (ipertrofia prostatica) e di infezioni (prostatite). Si tenga anche conto che alcuni uomini con tumore prostatico in atto non hanno livelli elevati di PSA ed è per questo che la visita urologica con esplorazione rettale rimane cardine essenziale nella diagnosi del tumore prostatico. Negli ultimi mesi si sono resi disponibili due importanti marcatori di malattia prostatica che stanno contribuendo a migliorare la capacità diagnostica del PSA. Il primo marcatore è denominato PHI (acronimo della denominazione inglese Prostate Health Index, cioè Indice di salute prostatica) e deriva da un’elaborazione matematica dei dati relativi a tre analisi: PSA totale, PSA libero e [-2]proPSA. Il [-2]proPSA è una frazione della molecola del PSA che viene misurata nel sangue dopo un normale prelievo. Nei pazienti con PSA totale compreso fra 2.5 e 10 ng/mL, i valori dell’indice PHI sono risultati associati alla presenza di una malattia clinicamente significativa. Il dosaggio dell’indice PHI è particolarmente indicato nei pazienti con valore di PSA totale sospetto (cioè superiore a 2,5 ng/ml nei giovani e a 4 negli uomini oltre i 60 anni) che vengono o valutati per la prima volta dall’urologo o che comunque non hanno ancora eseguito biopsie prostatiche. In altre parole il paziente che oggi sta bene e che desidera essere informato sul proprio rischio di avere un tumore della prostata trova nel dosaggio dell’indice PHI il test diagnostico più accurato
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