Caffè Le Giubbe Rosse - I luoghi del commercio
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Caffè Le Giubbe Rosse - I luoghi del commercio
Caffè Le Giubbe Rosse Piazza della Repubblica, 12/R tel. 055 212280 www.giubberosse.it [email protected] Tipologia: bar, pasticcerie e gelaterie Classificazione: storici di pregio Nella seconda metà dell'Ottocento per trasformare Firenze nella capitale del Regno d'Italia si decise di radere al suolo l'antico quartiere del Mercato Vecchio, per far posto ad una nuova piazza dedicata a Vittorio Emanuele II. L'esercizio fu il primo ad essere aperto, nel 1897, sulla nuova piazza proprio in corrispondenza del luogo dove, nel Mercato Vecchio, esisteva un'antica vineria. Fondato da due tedeschi, i fratelli Reininghaus, fabbricanti di birra, il locale inizialmente si chiamò "Birreria Fratelli Reininghaus" e divenne, ben presto, il punto di riferimento della numerosa comunità tedesca fiorentina. Secondo la moda del tempo i proprietari vestivano i camerieri con giubbe (giacche) rosse, all'uso viennese. I fiorentini trovando qualche difficoltà nel pronunciare il nome straniero del caffè, preferivano dire: "andiamo da quelli delle giubbe rosse". Il locale era fornito dei quotidiani e delle riviste di tutto il mondo attirando per questo molta clientela straniera. Più che di un caffè, le prime due sale avevano l'aspetto di un circolo di lettura. Nel 1913 la terza sala diventò la sede fissa del gruppo di "Lacerba" e quindi dei futuristi fiorentini fra cui Giovanni Papini, Ardengo Soffici e Aldo Palazzeschi. Particolarmente ricco di eventi culturali fu poi il periodo tra la prima e la seconda guerra mondiale, quando diverse furono le riviste di avanguardia che lì nacquero quali "Solaria" (1926), la rivista aperta alla cultura europea, "Letteratura" (1937) pubblicata fino al 1968 che raccolse l'eredità di "Solaria" aperta ai dibattiti della nuova generazione di letterati e "Campo di Marte" (1938), creata da Alfonso Gatto e Vasco Pratolini, impegnata a ricercare un rapporto tra arte e realtà politica e sociale che durò appena un anno. Fra i frequentatori abituali, in quell'epoca, si annoverano, fra l'altro, Luzi, Vittorini, Gatto, Pratolini, Macrì e Montale. Dopo la tragica parentesi bellica della seconda guerra mondiale il Caffè riaprì nel 1947, ma da quel momento il locale ebbe una lenta ma progressiva fase discendente. Si organizzarono conferenze, si cercò di animare il dibattito culturale, tuttavia ormai Firenze stava perdendo il suo ruolo di capitale della cultura italiana, decentrata rispetto ai nuovi movimenti letterari e artistici europei. Con l'abbandono degli uomini di cultura anche il Caffè decadde lentamente rimanendo un mito lontano nella memoria storica della città. Il legame con il passato sembrava inesorabilmente reciso quando, nel 1991, le "Giubbe Rosse" vennero prese in gestione dai fratelli Fiorenzo, Mario e Martino Smalzi. Di pari passo col rilancio dell'azienda si decise il recupero dell'immagine del Caffè come luogo di scambio culturale e circolazione delle idee, chiamando all' appello le giovani generazioni di artisti e allacciando legami con ambienti consimili a livello internazionale.
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