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SHOWROOM 146 SHOWROOM xoffroad.it In arrampicata con la Yamaha YZ 450F “Tracklever”. Il sistema è pensato per aumentare la trazione in tutte le condizioni xoffroad.it SHOWROOM 147 La vecchia catena è sempre andata bene? Un progettista spagnolo non la pensa così. E il suo sistema ha molti argomenti interessanti su porti mi Tu Pere Casas Francisco Montero Nani Roma E facile pensare che in campo moto sia già stato inventato tutto, specialmente nel settore fuoristrada. In effetti, dopo quasi un secolo di sviluppo dell’offroad, la maggior parte delle moto usa lo stesso schema di base. Certo ci sono differenze fra le due e le quattro tempi, per non parlare delle bicilindriche, e anche nei telai. Ma se guardiamo alle trasmissioni finali, tutte le moto da fuoristrada usano un pignone piazzato sul lato sinistro del motore, davanti al perno del forcellone (tranne in un caso, in cui è concentrico), con un forcellone la cui escursione è controllata da un singolo ammortizzatore, nella maggior parte dei casi con un link progressivo. Come spesso accade, la progettazione è la terra del compromesso. Se vuoi accentuare una caratteristica particolare, di solito devi rinunciare a qualche altra. Ogni parametro di base del pro- getto è collegato agli altri. Ad esempio, se sposti indietro il baricentro ottieni più trazione, ma aumenterà la tendenza ad impennare. Se adotti un forcellone più lungo, la moto sarà più stabile in velocità, ma potrebbe perdere un po’ di trazione e di maneggevolezza in curva. La maggior parte dei progettisti e dei costruttori prende queste nozioni tecniche come fatti immutabili, ma qualcun altro rifiuta di accettare questi compromessi. Per esempio José Luis Belil, l’uomo che ha ideato il Tracklever. SIGNORI, IL TRACKLEVER L’interazione fra la catena e il forcellone – che si ripercuote sulla sospensione posteriore – è cruciale per il comportamento di una moto da offroad. Tipicamente, quando si perde aderenza in accelerazione, il posteriore derapa e in qualche caso la manovra si conclude con un classico “high side”: la moto riprende aderenza di colpo, il posteriore si riallinea e il pilota è scaraventato in alto come in un rodeo. José Luis Belil arriva da una dinastia di ingegneri di lunga tradizione a Barcellona, e ha trovato con questo progetto un’ottima scusa per tornare alla sua vecchia passione per le moto. Già nel 1987 il sistema Bilever di Belil aveva aiutato un suo amico a vincere il difficile campionato Supermoto catalano dell’epoca. José guidava una Kawasaki 500 2T con una trasmissione alternativa, che utilizzava una catena più lunga e un paio di pignoni coassiali con il perno forcellone. Persino il geniale progettista GP Antonio Cobas aveva esplorato il principio di base del Bilever, applicandolo a una Honda RS250 prototipale, e questa soluzione fu premiata dalla Facoltà di Ingegneria di Barcellona. Belil diede seguito al primo Bilever con altri schemi di trasmissione, ad esempio sulla VOR da dirt track dell’ex pilota di Moto2 Kenny Noyes e su una Gas Gas 300 SM che ha dato prova di inarrivabile efficacia in pista nel campionato spagnolo Supermoto. Ora Belil è pronto con un progetto tutto nuovo, costruito su una Yamaha YZ 450F come ci racconta lui stesso: “Quando Yamaha ha presentato la YZ-F 450 con la testa rovesciata, ho capito che quella era la miglior base per mettere in pratica le mie idee sulla trasmissione. Lo scarico rivolto al posteriore e l’air-box davanti al cilindro lasciano un sacco di spazio per adottare il sistema a due pignoni che avevo in mente, e nel contempo trovare nuove soluzioni al problema del surriscaldamento del mono, che sul modello di serie è un problema.” UNA RIVOLUZIONE? “Una trasmissione convenzionale con pignone singolo posto davanti al perno del forcellone si comporta bene fino a quando la ruota non pattina. Ma se perdi trazione, allora l’azione della catena fa estendere la sospensione posteriore, la moto scivola di lato e il pilota è obbligato a chiudere il gas. A questo punto la ruota può ritrovare aderenza, il mono si comprime e la ruota rallenta, con l’effetto di schiacciare e spingere ancora più in avanti la moto. Questo fenomeno è spesso anche più accentuato sulle moto da fuoristrada, dove la perdita di aderenza è frequente e discontinua, il che si traduce in un effetto di ‘martellamento’ o di ‘pompaggio’, che rende molto difficile il lavoro della sospensione 148 SHOWROOM xoffroad.it 01 Per comprendere il Tracklever, seguire il giro della catena: sale a sinistra 01, passa a destra grazie a un alberino che porta due pignoni e due dischi freno 02 e scende poi sul lato destro 03 seguendo il forcellone molto inclinato. Intrigante posteriore. Sulla sabbia la ruota posteriore affonda, sui terreni duri la moto scoda in modo eccessivo e può derapare continuamente. Per finire, su asfalto la perdita e recupero di trazione diventano così violenti da poter innescare un high side”, precisa Belil. “Fin dal primo prototipo su una Supermotard, ci siamo accorti che questo sistema aiutava ad evitare gli high side. Il sistema porta la ruota a pattinare molto meno, e la maneggevolezza generale è superiore, al punto che diventa normale superare gli altri piloti all’esterno.” Il sistema Tracklever adotta un forcellone inclinato tra i 25° e i 30°, che produce una variazione della geometria del retrotreno simile a quella prodotta da una forcella all’avantreno. L’interasse diminuisce nelle curve lente e aumenta in velocità. Inoltre i due rami della catena corrono praticamente paralleli. Il Tracklever migliora anche la gestione dell’aderenza nella fase di passaggio tra frenata e accelerazione, rendendo la traiettoria più controllabile e minimizzando il rischio di high-side. “Abbiamo trovato ottimi benefici sui grandi dossi. Il sistema riesce letteralmente a ‘leggere’ la superficie, anziché rimbalzarci sopra. Quando sei in aria, il posteriore si estende di meno, tenendo la moto più stabile e facile da controllare. E in derapata, il pilota riesce a tenere aperto il gas più a lungo...”. Sebbene l’intero cinematismo posteriore sia stato riprogettato, il monoammortizzatore rimane quello di serie. Belil si limita a usare una molla un po’ più tenera per l’Enduro. E quando arriva il momento di entrare in curva, il nuovo cinematismo e l’effetto modificato del tiro-catena portano nuovi vantaggi e tanta trazione in più. Il freno posteriore, invece, diventa più complesso. Usa due piccoli dischi sullo stesso asse dei pignoni, un po’ come nei go-kart. Perché due dischi? Perché in quella posizione il loro diametro è così limitato da obbligare a montarne due per mantenere una potenza frenante adeguata. In compenso la massa della ruota posteriore, non sospesa, scende sensibilmente. 02 03 xoffroad.it SHOWROOM 149 150 SHOWROOM xoffroad.it IL TRACKLEVER NASCE COME RISPOSTA AL PROBLEMA DELL’HIGH-SIDE. A QUALUNQUE ANGOLO SI TROVI IL FORCELLONE, LA FORZA DEL TIRO CATENA NON ESTENDE LA SOSPENSIONE POSTERIORE E MIGLIORA ANCHE IL GRIP TRA RUOTA E TERRENO xoffroad.it SHOWROOM 151 Le corse nel deserto potrebbero essere la migliore applicazione futura del Tracklever: per questo abbiamo chiesto a Nani Roma, vincitore della Dakar 2004 e star del Rally Raid spagnolo, di provare il sistema Tracklever. Ecco il suo feedback dopo il test in sella a questa Yamaha YZ 450F kittata: “Anche se sono un pilota KTM, dopo aver provato questo sistema di trasmissione alternativo posso dire che non solo funziona, ma che ha anche un grande potenziale. Altri costruttori come BMW hanno provato in passato a lavorare su questo fronte, ma con risultati discutibili e perdendo molto in termini di feeling e maneggevolezza della moto. mA mio parere la miglior caratteristica del Tracklever è il fatto che permette di fare lunghi traversi sempre controllati, che non terminano in un high-side: il che è una gran cosa per chi corre in Supermoto, ma anche per chi corre nel deserto, dove mantenere una buona trazione ad alta velocità diventa un punto di fondamentale importanza, su moto così pesanti. E questo è proprio quello che l’interasse variabile offre, senza però andare a penalizzare la maneggevolezza a bassa velocità. Io sono un pilota alto e pesante, sicuramente più dei tester che hanno settato le sospensioni, per cui di sicuro i trasferimenti di carico che genero con la mia guida sono maggiori rispetto ai loro. In ottica ‘deserto’ il punto principale sarebbe come e dove piazzare i serbatoi aggiuntivi, che sono voluminosi e pesanti, in modo da ottenere le prestazioni migliori. La chiave del successo, per il Tracklever, è quella di dimostrare che i suoi benefici superano qualunque eventuale svantaggio. Insomma, dopo aver guidato questo prototipo, non solo faccio le mie congratulazioni ai progettisti, ma li incoraggio a proseguire nello sviluppo e a cercare un’efficacia ancora maggiore”. Parola di Nani. IN SELLA! Il sistema Tracklever rende la risposta all’acceleratore della YZ 450F un po’ meno reattiva, e rende anche difficile impennare. Ma appena la superficie diventa scivolosa, i benefici del sistema diventano evidenti e la perdita di aderenza non provoca necessariamente una reazione scomposta della ruota posteriore. La moto sembra al contrario più sensibile e vicina alle esigenze del pilota.Naturalmente, questo sistema pesa. La trasmissione e il doppio disco posteriore comportano un aggravio di 5 kg (da 107 a 112 kg) e i due pignoni e catene comportano anche un assorbimento di potenza superiore al tipico 5% al banco. Un’altra differenza evidente è l’effetto giroscopico che si avverte sotto la sella. Il progettista sta già lavorando per minimizzarlo: “Abbiamo già messo a punto componenti più leggeri per pignoni, dischi e catene, ma stiamo anche valutando più a fondo la cosa, perché abbiamo capito che tale sistema porta anche dei benefici. In qualche modo, infatti, rende più facile mantenere la linea ideale in curva e le reazioni diventano più prevedibili,” dice Belil. Insomma, il sistema aiuta a migliorare il comportamento quando ci si arrampica sulle salite scivolose o si incontrano dei gradini nelle linee molto strette. Un altro fattore positivo? La gomma posteriore e la mousse sembrano durare fino al doppio del normale, fatto che potrebbe avere una grande importanza nei Rally Raid... UN PASSO VERSO IL SACRO GRAAL? In termini di geometria della moto, il cinematismo Tracklever determina a moto ferma anche un interasse più corto, che torna utile nelle curve strette e sul paletto. Quando poi si sale con la velocità, gli effetti delle forze centrifughe e del tiro catena tendono a far salire e arretrare la ruota posteriore, fino a ritrovare l’interasse di partenza della YZ 450F di serie. In sostanza, in accelerazione e in velocità, quando la sospensione si distende per effetto del forcellone infulcrato in alto, la ruota posteriore si allontana e l’interasse aumenta, rendendo la moto più stabile. In frenata e in curva accade l’opposto, ma la velocità relativamente bassa mette il pilota al riparo da fenomeni di instabilità. Il sistema Tracklever quindi si mette alle spalle i vecchi dilemmi e compromessi tra stabilità e maneggevolezza! Provate a immaginare un mondo in cui tutte le moto adottano sospensioni anteriori alternative – ad esempio parenti del Telelever di BMW – che consentono alla ruota di muoversi solo in verticale, con effetto sull’interasse minimo o nullo. Se in quel mondo arrivasse un signore e introducesse il nuovo sistema ‘TFSS’ (Telescopic Front Suspension System), ovvero la “normale” forcella telescopica che carica la ruota anteriore in frenata, accorcia l’interasse in curva e lo aumenta in accelerazione, probabilmente questo signore prenderebbe il Nobel. Ecco, la cara vecchia forcella è in grado di fare tutto questo e il Tracklever, in un certo senso, raddoppia il suo effetto applicandolo all’altra ruota: il modo in cui modifica la geometria del posteriore è, infatti, simile a quello che la forcella fa all’anteriore. Chissà, forse adesso il futuro del fuoristrada è un po’ più vicino. Staremo a vedere. x
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