13. Recipienti a parete spessa
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13. Recipienti a parete spessa
13. Recipienti a parete spessa 13.1 Equazioni di Lamé Si pone che lo stato tensionale sia funzione solo di r e inoltre che • dσz /dr = 0 • d²z /dr = 0 (1) Le equazioni che occorrono sono: • Equazione di equilibrio • Equazione di congruenza. Saranno richiamete in seguito, ma di esse non si farà uso in quanto saranno sostituite dalla (1) scritta sopra. • Legame tensione-deformazione (legge di Hooke, tradotta formalmente dalle equazioni di Navier) 13.1.1 Equazione di equilibrio Si consideri un elementino come in fig. 13.1 e di altezza unitaria lungo z. Si dimostra che le direzioni r, θ e z sono direzioni principali, per cui sulle facce dell’elementino non vi sono tensioni tangenziali. Se ne faccia l’equilibrio alla traslazione lungo r (tutte le altre equazioni di equilibrio si riducono ad identità). Tale equazione si scrive: µ ¶ dσr dθ −σr rdθ + σr + dr (r + dr) dθ − 2σt dr sin =0 dr 2 Innanzitutto si può identificare il seno col suo argomento; ciò comporta la comparsa di un dθ a fattor comune, che quindi si semplifica. Sviluppando il prodotto delle due parentesi si ottiene un termine finito σr rche si semplifica col preesistente −σr r e un termine in dr2 che si trascura in quanto infinitesimo di ordine superiore. Raccogliendo i termini in dr, eliminando il fattor comune dr e raccogliendo si ha:1 dσr σt − σr = dr r 13.1.2 Equazioni di congruenza Vedi fig. 13.2 Si considera diversa da zero una sola componente dello spostamento, ossia la u (le altre sono nulle per ragioni di simmetria). Risulta: du dr u ²t = r ²r = 1 Raccomando allo studioso lettore di fare effettivamente i passaggi e non accontentarsi di questa sintetica descrizione 13-1 13.1.3 Equazioni di Navier (legame tensione-deformazione) Si noti che rimangono formalmente identiche a quelle in coordinate cartesiane. E²t = σt − ν(σr + σz ) E²r = σr − ν(σt + σz ) E²z = σz − ν(σt + σr ) Queste relazioni, che esprimono in sostanza la legge di Hooke, sono, secondo Franciosi, dovute al Navier (1821). 13.1.4 Equazione differenziale della tensione Derivando rispetto ad r l’ultima equazione di Navier si ha d (σt + σr ) = 0 dr da cui σt + σr = 2C1 (1) Dalla equazione dell’equilibrio si ricava subito r Eliminando σt dalle (1) e (2) si ha r dσr = σt − σr . dr dσr + 2σr = 2C1 . dr Il primo membro di questa espressione è 1 d(σr r2 ) r dr cosicché separando le variabili d(σr r2 ) = 2C1 rdr Figura 13.1: Costruzione per l’equazione di equilibrio. 13-2 (2) Figura 13.2: Equazioni di congruenza per recipienti cilindrici di grosso spessore e integrando σr r2 = C1 r2 − C2 , e ancora C2 r2 C2 σt = C1 + 2 r Le due costanti C1 e C2 si ottengono imponendo le condizioni al contorno σr = C1 − σr = −pi per r = ri σr = −pe per r = re In definitiva si ha C1 = pi ri2 − pe re2 re2 − ri2 C2 = (pi − pe ) ri2 re2 . re2 − ri2 Le espressioni di σt e σr sono dette equazioni di Lamé, che si scrivono per esteso: σt = pi ri2 − pe re2 ri2 re2 1 + (p − p ) i e re2 − ri2 re2 − ri2 r2 σr = pi ri2 − pe re2 ri2 re2 1 − (p − p ) i e 2 re2 − ri re2 − ri2 r2 13-3 Per quanto riguarda σz la procedura precedente non ci illumina; ragionando in termini di equilibrio globale si ottengono i due valori σz = pi ri2 − pe re2 re2 − ri2 valida per fondi di pezzo o flangiati sul mantello e σz = 0 per fondi con tiranti. In quest’ultimo caso però, poiché i tiranti sono pre-tesi mentre la spinta sui fondi dipende dalla pressione, la tensione del mantello può anche essere negativa. Anzi, un piccolo valore negativo della tensione è necessario per il corretto funzionamento delle guarnizioni. Un esempio dell’andamento delle tensioni è dato nella fig. 13.3 2 cost st(r) sr(r) 1.5 1 0.5 0 -0.5 -1 0 0.2 0.4 0.6 0.8 1 1.2 Figura 13.3: Diagramma delle tensioni in un recipiente di grosso spessore. In ascisse c’è r/re , in ordinata σ/pi ; la pressione esterna è nulla e ri /re = 0.5. 13.2 Formule di progetto e di verifica Si studia il caso più comune pe = 0; in questo caso la pressione interna pi sarà indicata con p. Le tensioni nel punto più sollecitato, cioè a r = ri valgono σt = p ri2 + re2 re2 − ri2 13-4 ( σz = σr = −p 0 ri2 p r2 −r 2 e per fondi con tiranti per fondi di pezzo i La più grande delle tensioni è quella tangenziale, seguita da quella assiale e la più piccola è quella radiale (l’unica negativa). Si ottengono varie formule di progetto e di verifica applicando vari criteri di resistenza. Nelle formule precedenti si porrà k = re /ri . 1) Criterio della massima tensione σt ≤ σamm si scrive p che diventa 1 + k2 ≤ σamm k2 − 1 (σamm − p)k 2 − (σamm + p) ≥ 0. Siccome k può essere solo positivo la disequazione avrà soluzione solo se σamm − p > 0. L’unico zero positivo del primo membro è la radice del rapporto cambiato di segno tra terzo e primo coefficiente; poiché il primo coefficiente è positivo la disequazione è soddisfatta solo per valori di k maggiori del suddetto zero. Per questo la soluzione è r σamm + p k≥ . σamm − p 2) criterio della massima deformazione σt − ν(σr + σa ) ≤ σamm . A vantaggio di sicurezza si sceglie σa nullo. Perciò il criterio si scrive p che diventa 1 + k2 + νp ≤ σamm k2 − 1 p(1 + k 2 − ν + νk 2 ≤ σamm (k 2 − 1) k 2 (σamm − (1 + ν)p) − σamm − (1 − ν)p ≥ 0. Svolgendo considerazioni analoghe a quelle fatte sopra si trova che la soluzione esiste solo se σamm > (1 + ν)p e vale s k≥ σamm + (1 − ν)p . σamm − (1 + ν)p 3) criterio della massima tensione tangenziale2 σt − σr ≤ σamm . 2 Questo criterio unisce la massima semplicità con un discreto accordo con i dati sperimentali. 13-5 diventa k 2 (σamm − 2p) − σamm ≥ 0 Svolgendo considerazioni analoghe a quelle fatte sopra si trova che la soluzione esiste solo se (σamm > 2p) e vale r k≥ σamm . σamm − 2p 4) criterio di Hencky-von Mises3 q σt2 + σz2 + σr2 − σt σz − σz σr − σt σr ≤ σamm A vantaggio di sicurezza si tratta il caso dei fondi di pezzo (σz = p/(k 2 − 1)). Dopo calcoli un po’ noiosi4 , si ha √ 2 3k p 2 ≤ σamm k −1 √ k 2 (σamm − 3p) − σamm ≥ 0 La soluzione esiste solo se σamm > e vale r k≥ √ 3p σamm √ . σamm − 3p 3 è il criterio in maggior accordo con l’esperimento, per materiali duttili. per voi dalla collega Paola Ammendola: Elevando al quadrato ambo i membri e sostituendo le espressioni delle tre tensioni la disequazione diventa: 4 svolti p2 (k2 + 1)2 1 k2 + 1 k2 + 1 1 2 + p2 + p2 2 + p2 2 − p2 2 + p2 2 ≤ σamm 2 2 2 (k − 1) (k − 1) k −1 (k − 1)2 k −1 Mettendo in evidenza al primo membro p2 /(k2 − 1)2 : £ 2 ¤ p2 2 (k + 1)2 + (k2 − 1)2 + 1 + (k2 + 1)(k2 − 1) − (k2 + 1) + (k2 − 1) ≤ σamm (k2 − 1)2 13-6 13.3 Appendice al capitolo Equazione differenziale dello spostamento e sua integrazione Si ricorda che le equazioni inverse di Navier sono: ¡ σt = 2G ²t + eccetera, essendo ¢ ν e 1 − 2ν E 2(1 + ν) e = ²t + ²r + ²z G= Derivando la prima eq. inv. di Navier ¡ d²r dσr ν de ¢ = 2G + dr dr 1 − 2ν dr Sottraendo la prima eq. inv. di Navier dalla seconda e dividendo per r, ¡ ²t − ²r ¢ σt − σr = 2G r r Nelle due ultime espressioni i primi membri sono uguali per l’equazione di equilibrio; sono dunque uguali anche i secondi membri, cioè d²r ν de ²t − ²r + = (1) dr 1 − 2ν dr r Derivando ora le espressioni di ²t ed ²r prese dalle eq. di congruenza e ricordando che ²z è uniforme su tutta la sezione ossia non varia con r, si ha: d²r d²t d²z d²r ²t − ²r de = + + = − +0 dr dr dr dr dr r confrontando con la (1) si ha de =0 dr che è l’espressione cercata. Sapendo che (2) d²z =0 dr si ricava dalla (2) d(²t + ²r ) =0 dr che si trova più spesso scritta in termini di spostamento 1 du u d2 u − 2 + 2 =0 r dr r dr Per l’integrazione poniamo da cui u = rα du = αr α−1 dr d2 u = α(α − 1)rα−2 dr2 quindi 1 α−1 1 αr − 2 rα = 0 r r che, dividendo per rα−2 dà luogo ad un’equazione algebrica in α la cui soluzione è α = ±1. La soluzione generale è quindi B u = Ar − . r α(α − 1)rα−2 + 13-7 (3) Più facilmente, tornando alla (3) si integri una prima volta ²t + ²r = 2A e si passi allo spostamento ossia u du + = 2A r dr 1 d(ur) = 2A r dr quindi d(ur) = 2Ar dr e integrando ancora ur = Ar2 − B ossia u = Ar − B . r ²t = A + B r2 ²r = A − B r2 Sostituendo nelle eq. di congruenza si ha e poi C2 r2 C2 σr = C1 − 2 r σt = C 1 + e quindi le equazioni di Lamè. 13-8