charlie kaufman.
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CHARLIE KAUFMAN. QUANDO LA SCENEGGIATURA È PROTAGONISTA Il cinema viene troppo spesso confuso con i suoi protagonisti davanti e dietro la cinepresa: i volti degli attori, lo stile del regista, il genere filmico. C'è invece una parte fondamentale del cinema, la sua scrittura, che si fa sentire. Soprattutto quando manca. La sceneggiatura è alla base del successo della commedia all'italiana e anche del cinema americano, soprattutto quello non hollywoodiano. Il destino di alcuni registi è strettamente legato ai loro sceneggiatori: cosa sarebbero stati Fellini senza Flaiano, Antonioni senza Tonino Guerra? E che giudizio daremmo di cineasti come Truffaut, Bergman, Woody Allen se non riconoscessimo la loro abilità a scriversi anche i soggetti dei loro film? E proprio ad Allen possiamo riferirci quando parliamo di Charlie Kaufman. Col celebre regista ha in comune l'origine di ebreo newyorkese, e un passato da attore e scrittore comico per la televisione. Al contrario di Allen, Kaufman, di una generazione successiva, è uomo degli spot e dei videoclip, attirato dall'epoca postmoderna, dalla teoria della frammentazione e della ripetizione, della rottura dell'armonia spaziotempo. La differenza principale, però, è che Kaufman ha preferito scrivere il cinema invece che girarlo. Versante dal quale è comunque riuscito ad essere protagonista assoluto. Fin dalla prima pellicola, quell'Essere John Malkovich che lanciò lui e l'amico regista Spike Jonze, Kaufman ha dato dimostrazione di una incredibile capacità di scrivere soggetti originali, dalle trame surreali e spesso struggenti. Il clamore internazionale poteva trascinare Kaufman verso lo standard, invece l'autore ha continuato la sua ricerca insieme a registi esordienti, in particolare Jonze e Gondry, inventando un marchio di fabbrica senza cedere mai alla banalità. Spiazzando lo spettatore, solleticando la sua intelligenza con dosi massicce di humour nero. E così i suoi protagonisti stralunati, le ossessioni della civiltà dell'immagine, l'eterno conflitto amoroso tra ciò che desideriamo e ciò che immutato si presenta davanti a noi, hanno riempito il grande schermo. Da protagonisti. Come il loro creatore. Teatro San Domenico INGRESSO LIBERO LUNEDI 14 SETTEMBRE, ore 20.45 Human Nature di Michel Gondry (Usa, 2001, col. 96') Con: Tim Robbins, Patricia Arquette, Rhys Ifans, Miranda Otto, Robert Forster, Mary Kay Place, Rosy Perez Uno scienziato un po' represso ed una ex donna pelosa ora scrittrice new age alle prese con un uomo scimmia allo stato brado. Lui vorrebbe insegnarli il galateo, lei vorrebbe conservare la sua natura selvaggia. Si scatenerà un triangolo dalle conseguenze imprevedibili... A metà tra Ferreri e Monty Phiton, il film è una burla con qualche velleità filosofica, che conferma il genio di Kaufman ma non ancora quello di Gondry, alla sua prima regia e fino a quel momento noto soltanto come regista dei videoclip di Bjork. Human nature così dimostra che la sceneggiatura conta, ma una regia insicura – sia dal punto di vista dell'immagine che la direzione degli attori – può limitare il risultato. L'accoppiata avrà però il suo riscatto pochi anni dopo. LUNEDI 21 SETTEMBRE, ore 20.45 Il ladro di orchidee di Spike Jonze (Usa, 2002, col. 114') Con: Nicolas Cage, Meryl Streep, Tilda Swinton, Chris Cooper, Maggie Gyllenhaal, Doug Jones, Stephen Tobolowsky, Brian Cox Charlie Kaufman è sul set di Essere John Malkovich quando riceve l'offerta di lavorare alla sceneggiatura di un nuovo film, adattamento di un romanzo scritto da una giornalista su un famoso coltivatore ladro di fiori rarissimi. Ma il lavoro diventa una impresa: lo sceneggiatore entra in crisi, peggiorata dalla competizione col fratello, anche lui sceneggiatore di thriller da cassetta... Autentico pezzo di bravura del mise en abyme, il film rappresenta la via d'uscita di una vera crisi creativa dello sceneggiatore Charlie Kaufman, che ritrae sé stesso intento a scrivere la sceneggiatura del medesimo film di cui è protagonista (insieme ad un fratello immaginario!)... nella finzione. Un rompicapo, un gioco di infinite ripetizioni nelle quali ogni frammento narrativo ne contiene un altro. Ma anche una storia divertente, piena di incastri, tutta giocata sui paradossi. Un atto d'amore verso la scrittura cinematografica e l'immaginazione. LUNEDI 28 SETTEMBRE, ore 20.45 Confessioni di una mente pericolosa di George Clooney (Usa, 2002, col. 113') Con: George Clooney, Drew Barrymore, Sam Rockwell, Julia Roberts, Rutger Hauer Vita reale (o soltanto immaginaria?) del conduttore e produttore televisivo Chuck Barris, che tra una puntata del gioco delle coppie e una della Corrida – negli Usa Dating Mate e The Gong show – uccide per conto della Cia in piena guerra fredda. Ancora una lussuosa regia esordiente, quella dell'attore George Clooney, per la sceneggiatura di Kaufman tratta dall'autobiografia del vero Barris. Quel che interessa ai due è realizzare un affresco degli anni Sessanta attraverso il legame tra tivù spazzatura e guerra fredda. Un intreccio di generi e scene spassose rivelano comunque la dissociazione della personalità di Barris, epigono dei serial killer, ma soprattutto antieroe grottesco e volgare di una società alle prese con un nemico lontano che non può vedere né conoscere. LUNEDI 5 OTTOBRE, ore 20.45 Se mi lasci ti cancello (Usa, 2004; col. 107') di Michel Gondry Con: Jim Carrey, Kate Winslet, Kirsten Dunst, Tom Wilkinson, Elijah Wood Per farsi cancellare dalla memoria la ex ragazza, e fare così come già ha fatto lei, Joel si rivolge alla società Lacuna. Nel corso dell'operazione, rivedendo mentalmente la sua storia, capisce però di essere ancora innamorato di lei e cerca di ribellarsi... Una sceneggiatura più matura e scritta a sei mani – premiata con l'Oscar – e lo stesso geniale regista di Human Nature, Gondry, vincono stavolta la sfida e realizzano un grande film. La storia infatti non è soltanto una serie di sorprese e di incastri, ma cela in sé una critica non banale alla società odierna e alla tentazione dell'oblio. Un'operazione di assoluta onestà che si vede fin dagli attori, quasi senza trucco e con una recitazione naturale di straordinaria intensità. Così come è indimenticabile l'idea della lotta interna del protagonista per salvare l'amata nei recessi della sua mente, fino al finale che rimarca la vittoria dell'umano sul meccanico. Del sentimento sui fatti.
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