RISCHI PARASSITOLOGICI: Anisakidosi
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RISCHI PARASSITOLOGICI: Anisakidosi
RISCHI PARASSITOLOGICI: Anisakidosi AGENTE EZIOLOGICO COMPORTAMENTI A RISCHIO CARATTERISTICHE EPIDEMIOLOGICHE ATTEGGIAMENTI PROTETTIVI SINTOMI NORMATIVA DI RIFERIMENTO POSSIBILE DANNO ALLA SALUTE RIFERIMENTO REGIONALE DIAGNOSI RIFERIMENTO NAZIONALE TERAPIA BIBLIOGRAFIA SERBATOI DI INFEZIONE RESPONSABILI COMPILAZIONE SCHEDA AGENTE EZIOLOGICO L’anisakidosi è una parassitosi che può colpire l’uomo, causata da vermi tondi (nematodi), appartenenti alla famiglia degli Anisakidae, composta da quattro generi: Anisakis, Pseudoteranova, Contracaecum e Hysterothylacium. Di questi, i primi tre generi sono responsabili di zoonosi mentre il genere Hysterothylacium non è patogeno, data la termolabilità del parassita (muore alla temperatura di 30 °C). Il genere Anisakis, il più diffuso, è in grado di sopravvivere a trattamenti di affumicatura a freddo, a trattamenti di marinatura con basso tenore di sale e alle temperature di refrigerazione. Viene ucciso con temperature superiori a 60 °C per 10 minuti e dal congelamento (almeno 24 ore a – 20°C). La patologia causata dal genere Anisakis nell’uomo è detta “anisakiasi”. CARATTERISTICHE EPIDEMIOLOGICHE Il parassita adulto vive nello stomaco di vari cetacei (balene, delfini). Da questi vengono eliminate, attraverso le feci, le uova da cui si sviluppano le larve, dette di secondo stadio, che infestano piccoli crostacei marini: copepodi, anfipodi ed euphasidi (krill), divenendo larve di terzo stadio. Quando tali crostacei vengono ingeriti dall’ospite definitivo, la larva diventa di quarto stadio ed il ciclo ricomincia. Pagina 1 di 6 Piano Sicurezza Alimentare – ultimo aggiornamento: gennaio 2006 Nelle uova libere in acqua (1) si sviluppa l’embrione, da cui si formano le larve di primo stadio che dopo una prima muta, diventano di secondo stadio (2a), quindi, uscite dall’uovo, diventano larve libere in grado di nuotare (2b). Se ingerite da crostacei (3), sviluppano a larve di terzo stadio, capaci di infettare pesci e cefalopodi (4) dove migrano dall’intestino agli altri organi in cavità peritoneale e crescono fino a 3 centimetri di lunghezza. Alla morte dell’ospite infestato, le larve migrano verso i tessuti muscolari e, attraverso la predazione, le larve vengono trasferite da un pesce all’altro. Nei pesci e nei cefalopodi le larve rimangono di terzo stadio, forma infestante anche per l’uomo ed i mammiferi marini (5). Quando i pesci o i cefalopodi vengono ingeriti da mammiferi marini, le larve di terzo stadio mutano per due volte e diventano forme adulte. Le femmine adulte producono uova che vengono disperse dai mammiferi marini (6). L’uomo si infesta mangiando pesci o cefalopodi crudi o poco cotti (7). Dopo l’ingestione, le larve di anisakidae (Anisakis simplex o Pseudoterranova decipiens), penetrano nella mucosa gastrica o dell’intestino causando i sintomi dell’anisakidosi. (Fonte CDC – Atlanta) Pesci e cefalopodi che si cibano di tali crostacei possono fungere da ospiti intermedi, dove la larva rimane di terzo stadio e tende a migrare in cavità celomatica. Se il pesce parassitato viene ingerito dall’ospite definitivo, il ciclo si chiude. L’uomo che si ciba di pesci infestati da larve di terzo stadio si comporta da ospite accidentale, a fondo cieco, dove la larva non si sviluppa Pagina 2 di 6 Piano Sicurezza Alimentare – ultimo aggiornamento: gennaio 2006 ulteriormente ma può rimanere vitale nell’apparato digerente per un certo tempo. Il genere Anisakis è presente sia nel Mar Mediterraneo, sia negli oceani Atlantico, Pacifico ed Indiano. SINTOMI L’uomo può comportarsi da ospite accidentale contraendo l’infestazione cibandosi degli ospiti intermedi naturali (pesci e cefalopodi). Sono a rischio le popolazioni che maggiormente si cibano di pesce crudo (Paesi Scandinavi, Giappone). Una volta ingerita, la larva spesso muore o non dà sintomi. POSSIBILE DANNO ALLA SALUTE In alcuni casi, soprattutto se vengono ingerite più larve, queste possono invadere la mucosa gastrica o intestinale e causare dolori addominali, nausea, vomito ed occasionalmente febbre. Una volta penetrata nello spessore della mucosa ne deriva una reazione infiammatoria che esita nella formazione di un granuloma eosinofilico che può evolvere in infiammazione di tipo flemmonosa, con possibilità di ulcerazione della mucosa, fino a perforazione della parete. Sono anche descritti casi di reazioni allergiche a seguito di ingestione di larve di Anisakis spp., con episodi anafilattici con orticaria ed angioedema. In Italia i casi segnalati di Anisakidosi sono sporadici. DIAGNOSI È basata sui dati anamnestici (ingestione prodotti ittici crudi) e sul tipo di sintomi in atto. TERAPIA Essenzialmente chirurgica. SERBATOI DI INFEZIONE I prodotti ittici dei mari italiani più frequentemente parassitati sono: sardine, aringhe, acciughe, sgombri, gadidi, sparidi, lophidi, pesci S. Pietro, pesci sciabola (quasi sempre infestati), totani, calamari. Nei pesci le larve, che misurano da 15 a 30 mm, si localizzano sulle sierose di fegato, ovaio, stomaco ed intestino, dove tendono ad incistarsi ed assumere una caratteristica forma a spirale. Una pronta e completa eviscerazione permette l’allontanamento del parassita, che Pagina 3 di 6 Piano Sicurezza Alimentare – ultimo aggiornamento: gennaio 2006 potrebbe migrare nelle masse muscolari del pesce. COMPORTAMENTI A RISCHIO • Consumare prodotti ittici crudi ATTEGGIAMENTI PROTETTIVI • Acquistare eviscerati i pesci più a rischio di infestazione. • Limitare il consumo di prodotti a rischio come le semiconserve domestiche a base di pesce azzurro marinato. • Cuocere in modo completo e corretto i prodotti ittici più a rischio di infestazione. NORMATIVA DI RIFERIMENTO Nazionale • Normative aspecifiche Igiene Alimenti, art. 5 L.283/1962 • Circolare Min della Sanità, 11 marzo 1992, n. 10: “Direttive e raccomandazioni in merito alla presenza di larve di Anisakis nel pesce”, G.U. 14 marzo 1993, n. 62 • Ordinanza Min. 12 maggio 1992: “Misure urgenti per la prevenzione delle parassitosi da Anisakis”, G.U. 25 maggio1992, n.21 • Testo aggiornato del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n.531, recante: “Attuazione della Direttiva 91/493 (CEE che stabilisce le norme sanitarie applicabili alla produzione e commercializzazione dei prodotti della pesca, tenuto conto delle modifiche apportate dalla Direttiva 92/48/CEE che stabilisce le norme igieniche minime applicabili ai prodotti della pesca ottenuti a bordo di talune navi”, allegato, cap. IV, punto V; G.U. del 29 luglio 1998, s.g. n. 175. Europea • Direttiva 2003/99/ sulle misure di sorveglianza delle zoonosi e degli agenti zoonotici recante modifica della decisione 90/424/CEE del Consiglio e che abroga la Direttiva 92/117/CEE del Consiglio (GU L325/31 del 12.12.2003). Dal punto di vista istituzionale, l’anisakidosi rientra nel gruppo di malattie per le quali sono stati stabiliti in Europa reti di sorveglianza sulla sicurezza alimentare con obbligo di denuncia (Regolamento CE n. 178/2002 del 28 gennaio 2002: sistema di allerta comunitaria). Queste reti permettono di agire sia ritirando i prodotti dal mercato che adottando le necessarie misure nei confronti degli impianti di produzione e Pagina 4 di 6 Piano Sicurezza Alimentare – ultimo aggiornamento: gennaio 2006 informando la popolazione a rischio. • Regolamento (CE) n. 853/2004 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 29 aprile 2004 che stabilisce norme specifiche in materia di igiene per gli alimenti di origine animale. RIFERIMENTO REGIONALE Unità di Progetto Sanità Animale e Igiene Alimentare, Venezia. Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie viale dell’Università 10, 35020 Legnaro (PD) Tel.: 049 8830380 (centralino) sito web: http://www.izsvenezie.it/ Persona di riferimento: dott. Arcangeli Giuseppe Tel.: 0426 21841 | e-mail: [email protected] RIFERIMENTO NAZIONALE Centro ricerche per la qualità degli alimenti e per i rischi alimentari c/o Istituto Superiore di Sanità Viale Regina Elena 299, 00161 Roma Tel.: 06 4990 1 (centralino) Direttore: prof. Paolo Aureli BIBLIOGRAFIA Letteratura di base • Benenson A. (1981), “Il controllo delle malattie trasmissibili dell’uomo”, A.P.H.A. Ed. • Möller H. e Anders K. (1986), “Diseases and parasites of marine fishes”, Verlag Möller, Kiel, Germany. • Civera T. e Manzoni P. (1993), “Igiene e controllo dei prodotti della pesca”, parte prima, Ed. CLU, Torino. • Huss H. 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Marcello Gazzetta Azienda USSL n. 19 – Adria (Ro) – Servizio Veterinario Revisione scientifica: Dott. Giuseppe Arcangeli Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie – Laboratorio di Adria (Ro) Pagina 6 di 6 Piano Sicurezza Alimentare – ultimo aggiornamento: gennaio 2006
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