338 La Madonna del cardellino:Layout 1
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n° 338 - gennaio 2009 © Tutti i diritti sono riservati Fondazione Internazionale Menarini - è vietata la riproduzione anche parziale dei testi e delle fotografie Direttore Responsabile Lucia Aleotti - Redazione, corrispondenza: «Minuti» Via Sette Santi n.1 - 50131 Firenze - www.fondazione-menarini.it Torna a risplendere la Madonna del cardellino A Firenze un’interessante mostra ripercorre le fasi della lunga e delicata opera di recupero Si è appena conclusa l’importante fase di ricerca, indagine e restauro durata dieci anni del capolavoro di Raffaello La Madonna del cardellino. L’opera, prima di rientrare nella Galleria degli Uffizi, sua collocazione permanente, è oggetto di una rassegna espositiva dal titolo L’amore, l’arte e la grazia - Raffaello: la Madonna del cardellino restaurata, che si tiene a Firenze, Palazzo Medici Riccardi, fino al 1° marzo prossimo. La rassegna offre la straordinaria opportunità di compiere un percorso di conoscenza approfondito dell’opera: dalla nascita del capolavoro al grave incidente del 1547, fino al restauro odierno. Vengono presentati i risultati delle indagini e le varie fasi di restauro: strumenti multimediali e video ad alta definizione permettono una visione dettagliata e ravvicinata dell’opera. Accanto al capolavoro di Raffaello sono esposte quattro opere coeve: la Gravida, attribuita a Raffaello (150 -1508); la Monaca, di scuola fiorentina, testimonianza dell’ascendente esercitato dal giovane Raffaello sui suoi colleghi e la Madonna, il Bambino e San Giovannino, terra- cotta invetriata di Girolamo della Robbia (1510- 15151), la cui composizione riproduce quella della Bella Giardiniera di Raffaello al Louvre; di particolare interesse la “coperta” di ritratto, un tempo attribuita da alcuni studiosi a Raffaello per la Monaca. Secondo quanto narra Giorgio Vasari, Raffaello dipinse la Madonna del cardellino per il ricco mercante Lorenzo Nasi, durante il suo soggiorno a Firenze tra il 1504 e il 1508. Vasari narra anche le travagliate vicende che, alcuni decenni più tardi, misero a rischio l’esistenza del capolavoro del Sanzio: «quando la casa di Lorenzo insieme con quelle ornatissime e belle degl’eredi di Marco del Nero, per uno smottamento del Monte di San Giorgio rovinarono insieme con altre case vicine. Nondimeno, ritrovati i pezzi d’essa fra i calcinacci della rovina, furono da Battista, figliuolo di esso Lorenzo, amorevolissimo dell’arte, fatti rimettere insieme in quel miglior modo che si potette». Presumibilmente, il restauro della tavola venne affidato a Ridolfo del Ghirlandaio (14831561): il pittore fiorentino (figlio del più cele- bre Domenico), coetaneo e amico di Raffaello. Dopo il restauro, la Madonna del cardellino rimase con molta probabilità in possesso dei Nasi fino all’estinzione della famiglia, avvenuta nel 1639. Di lì a poco la tavola entrò a far parte delle collezioni medicee. Pervenuta al granduca, venne collocata nel 1704 agli Uffizi. L’ intervento di restauro, compiuto dall’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, è stato supportato da una lunga fase iniziale di studio e indagini, impiegando tutte le varie tecniche diagnostiche, privilegiando quelle non invasive. L’analisi ai raggi X ha permesso di vedere le fratture tra i pezzi, e i numerosi lunghi chiodi inseriti in occasione del primo restauro cinquecentesco per ricomporre la tavola che era andata in pezzi, mentre la riflettografia a raggi infrarossi ha individuato un disegno preliminare in scala 1:1. Rispetto all’opera ultimata, le differenze nelle figure sono poche, mentre molto più importanti sono quelle relative al paesaggio come il ponte a sinistra, che era del tutto inventato, e la torre insieme ad un edificio cilindrico sulla destra, che nel- Raffaello Sanzio: Madonna del cardellino prima del restauro pag. 2 l’opera si trasformano in uno spazio aperto. La lunga e delicata fase di pulitura ha consentito il recupero della policromia raffaellesca ancora protetta dalla verniciatura stesa dall’artista. Anche il supporto ligneo è stato oggetto di un intervento di risanamento. La stuccatura delle lacune, il trattamento della superficie e la reintegrazione pittorica, hanno permesso di coniugare il miglioramento strutturale a quello di una corretta fruizione dei valori espressivi del dipinto. ilaria occhipinti Raffaello Sanzio: Madonna del cardellino dopo il restauro
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