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Corso ECM on line MUCOSA ORALE MODULO DIDATTICO 1 Lesioni associate alla produzione e deposizione di melanina Melanina e melanociti La melanina è un polimero endogeno di colore marrone scuro (eumelanina) o rosso-giallo (pheomelanina) prodotto e secreto da cellule dendritiche altamente specializzate chiamate melanociti (2,3). Sebbene la presenza di melanociti all’interno dello strato basale dell’epitelio orale sia stata ampiamente documentata, la loro funzione rimane completamente sconosciuta. Infatti, benché la densità melanocitica orale sia paragonabile a quella cutanea, nella maggior parte degli esseri umani le cellule orali sono metabolicamente inattive per tutto il corso della vita (2,3). Ciononostante, a seguito di stimoli esogeni ed endogeni i melanociti orali si possono attivare replicandosi o producendo melanina (2,3). Pigmentazioni razziali (fisiologiche) Le pigmentazioni razziali sono più frequenti negli individui di razza nera, sebbene sia stato dimostrato che il contenuto cutaneo e mucoso di melanina non sia strettamente correlato alla derivazione etnica di un essere umano. La prevalenza di questa condizione è di circa 13,5% e non esiste predilezione di sesso (1,4,5). Dal punto di vista clinico le pigmentazioni razziali si presentano tipicamente con un pattern diffuso e bilaterale anche se non sono rari i casi in cui il cambiamento di colore è localizzato ad aree ristrette del cavo orale (Figura 1). Le zone anatomiche più frequentemente coinvolte sono le gengive (soprattutto nel versante vestibolare), le labbra e le mucose geniene. Un aspetto peculiare di questo tipo di condizione è il fatto che, anche in caso di pigmentazioni diffuse, la gengiva marginale mantiene un colore roseo (Figura 2). Le variazioni cromatiche possono variare dal marrone chiaro al nero. Dal punto di vista istologico si osserva un aumento della produzione e depo- Pigmentazioni: diagnosi e management Marco Meleti*, Mauro Bonanini*, Maddalena Manfredi*, Silvia Pizzi*, Angelo Catellani**, Diana Cassi*, Paolo Vescovi* *Dipartimento di Scienze Otorino-Odonto-Oftalmologiche e Cervicofacciali; Corso di Laurea Magistrale in Odontoiatria e Protesi Dentaria – Università degli Studi di Parma. Presidente: Prof. Mauro Bonanini; **Libero professionista, Barco di Bibbiano (Reggio Emilia); n Lo stato deLL’arte: le pigmentazioni del cavo orale rappresentano un ampio gruppo di condizioni e lesioni caratterizzate dal cambiamento di colore della mucosa orale. Il termine pigmentazione dovrebbe tuttavia essere utilizzato per designare soltanto quelle lesioni causate dall’accumulo di uno o più pigmenti, escludendo pertanto i cambiamenti di colore osservati in condizioni parafisiologiche (granuli di Fordyce, varici sull’aspetto ventrale della lingua, flebectasie eccetera) o in alcune neoplasie (emangiomi, sarcoma di Kaposi). n La cLassificazione: le pigmentazioni della mucosa orale possono essere classificate sulla base della natura del pigmento coinvolto nella patogenesi in lesioni associate alla melanina o lesioni non associate alla melanina. Nel primo gruppo sono incluse le pigmentazioni razziali, le macule melanotiche, i nevi melanocitari, le pigmentazioni associate al tabacco (smoker’s melanosis), le pigmentazioni postinfiammatorie e il melanoma del cavo orale, probabilmente il tumore epiteliale più aggressivo del corpo umano. Nel secondo gruppo vengono annoverate le lesioni causate da pigmenti endogeni (ecchimosi e petecchie) e lesioni correlate alla deposizione di pigmenti esogeni come metalli (tatuaggio d’amalgama) e molecole farmaceutiche. Un sottogruppo a parte è rappresentato dalle lesioni pigmentate orali osservate nel corso di patologie sistemiche. Tali lesioni possono essere causate dalla deposizione di melanina o da altri pigmenti (1). n Lo studio: in questa pubblicazione sono riportate le principali caratteristiche epidemiologiche, cliniche e istopatologiche delle più frequenti lesioni pigmentate della mucosa orale insieme ad alcune linee guida per la diagnosi e il management. Anno IV - n°1 - febbraio 2010 7 DentalClinics PERIODICO DI ODONTOIATRIA GENERALE Punto chiave Le pigmentazioni razziali e le macule melanotiche sono trattate solo per motivi esterici. 8 Anno IV - n°1 - febbraio 2010 Figura 1 Pigmentazioni razziali diffuse alla gengiva mascellare superiore e inferiore in giovane donna di razza nera. Figura 2 Particolare di pigmentazione razziale gengivale. Il margine gengivale non è di solito coinvolto dalla deposizione di melanina. Figura 3 Macula melanotica del labbro inferiore. Figura 4 Aspetto istopatologico di una macula melanotica. sizione della melanina nello strato basale e nel connettivo sottostante. Il trattamento delle pigmentazioni razziali non è indicato se non per motivi estetici (5). genere uniformemente colorate e le dimensioni sono inferiori a 1 cm (Figura 3). Il bordo vermiglio e la mucosa del labbro inferiore sono le sedi d’insorgenza tipiche. Altre localizzazioni frequenti sono rappresentate dalla parte vestibolare della gengiva mascellare anteriore e dal palato molle (1,6,7). L’aspetto istologico è simile a quello delle pigmentazioni razziali. Non si evidenzia in genere un aumento della proliferazione dei melanociti (Figura 4) (1,6,7). Macule melanotiche Le macule melanotiche sono le pigmentazioni a prevalenza maggiore nel gruppo delle lesioni melanocitiche che si manifestano in maniera isolata (prevalenza dell’86%). Sono più frequenti nelle donne (M:F ratio = 2:1) e l’incidenza maggiore è riportata durante la quinta decade (6). La patogenesi delle macule melanotiche non è del tutto chiara ed è probabilmente correlata al rilascio di mediatori dell’infiammazione (7). Dal punto di vista clinico, queste lesioni si presentano come pigmentazioni singole, ben circoscritte, con un colore variabile dal blu al marrone scuro. Sono in Nevi melanocitici I nevi orali sono dei tumori benigni estremamente rari di origine melanocitaria (incidenza europea di circa 4 casi ogni 10 milioni di abitanti ogni anno). L’eziopatogenesi di queste lesioni è completamente sconosciuta anche se sono state individuate alcune mutazioni caratteristiche (geni BRAF, NRAS o MUCOSA ORALE Figura 5 Nevo melanocitario intraorale. Figura 6 Aspetto istopatologico di nevo melanocitario composto. HRAS). I nevi melanocitici orali possono essere congeniti o acquisiti (1,8). Clinicamente si presentano come macule marroni, blu, grigie o nere tondeggianti o ovalari (Figura 5). Talvolta si possono manifestare come papule leggermente rilevate. Le dimensioni riportate variano da 0,1 a 3 cm. I nevi melanocitici si localizzano prevalentemente a livello del palato duro, della mucosa geniena e della gengiva (1,8). Istologicamente si riconoscono il nevo giunzionale, il nevo composto (Figura 6) e il nevo sottoepiteliale. A queste tre varianti se ne associano altre due estremamente rare: il nevo blu e il nevo combinato (8). Al contrario del loro corrispettivo cutaneo, i nevi melanocitici orali non sembrano essere dei marker per lo sviluppo del melanoma (8). mente interessati dalla smoker’s melanosis sono la gengiva, la mucosa buccale, la superficie inferiore della lingua e, talvolta, la mucosa delle labbra. Il colore di solito è marrone-nero (Figure 7 e 8). È stata spesso documentata la scomparsa delle lesioni a seguito di sospensione dell’abitudine voluttuaria (9). Melanosi associata al tabacco (Smoker’s melanosis) L’esposizione cronica della mucosa orale al fumo di tabacco si associa alla comparsa di pigmentazioni associate alla produzione e deposizione di melanina. Tali pigmentazioni si manifestano nel 21,5% dei fumatori e l’intensità della pigmentazione sembra essere correlata al numero di sigarette fumate. Dal punto di vista eziopatogenetico si è ipotizzato che la melanina prodotta svolga un ruolo di detossificazione nei confronti delle amine policicliche della nicotina e del benzopirene (1,9). I siti intraorali più frequente- Punto chiave L’esposizione al fumo di tabacco si associa alla comparsa di pigmentazione. Pigmentazioni postinfiammatorie Pigmentazioni melaniniche possono essere osservate in corrispondenza di aree del cavo orale affette da patologie infiammatorie croniche come il lichen planus, il pemfigo, il pemfigoide e la malattia parodontale cronica (Figura 9) (1). Figura 7-8 Pigmentazioni melaniniche bilaterali in forte fumatore (Smoker’s melanosis). Anno IV - n°1 - febbraio 2010 9 DentalClinics PERIODICO DI ODONTOIATRIA GENERALE Figura 9 Deposizione melaninica in paziente affetto da lichen planus orale (pigmentazione post-infiammatoria). Punto chiave Il melanoma orale può essere marrone o nero o con variazioni cromatiche nere marroni grige viola o rosse. 10 Anno IV - n°1 - febbraio 2010 Melanoma orale Il melanoma del cavo orale è una neoplasia maligna estremamente rara (0,5% di tutti i tumori maligni del corpo umano), aggressiva e a eziopatogenesi sconosciuta. Negli Stati Uniti l’incidenza di questa patologia è di 4 casi ogni 10 milioni di abitanti ogni anno. I casi riportati in letteratura si sono manifestati in un range d’età compreso tra i 20 e gli 80 anni. Gli individui di razza nera e i Giapponesi sembrano essere più colpiti rispetto agli europei (1,2,10). Dal punto di vista clinico, il melanoma orale ha delle manifestazioni estremamente eterogenee. I segni e i sintomi più frequentemente riportati includono la presenza di una tumefazione pigmentata che si accompagna a sanguinamento spontaneo, ulcerazione superficiale e dolore. Una caratteristica osservata di frequente è rappresentata dalla presenza di piccole lesioni focali attorno alla lesione principale (lesioni satelliti). La massa neoplastica può essere uniformemente marrone o nera o può presentare variazioni cromatiche con delle striature nere, marroni, grigie, viola o rosse (Figura 11). Alcuni melanomi orali non presentano pigmentazioni e vengono identificati come melanomi amelanotici (1,2,10). I siti intraorali dove il melanoma si localizza con maggiore frequenza sono rappresentati dal palato duro e dalla gengiva mascellare. La presenza della neoplasia Figura 10 Petecchie del palato. Figura 11 Tatuaggio d’amalgama in sella edentula. nella metà inferiore del cavo orale è eccezionale (10,11). La cosiddetta “ABCD checklist” (Asimmetria; irregolarità dei Bordi, Colore non uniforme e Diametro > 6mm) di solito utilizzata per l’identificazione clinica dei melanomi cutanei potrebbe avere qualche utilità nella diagnosi delle lesioni orali (10-12). Analogamente ai melanomi cutanei, anche i melanomi orali sono probabilmente caratterizzati da una crescita radiale iniziale seguita da una fase di invasione dei tessuti sottostanti (fase di crescita verticale). I melanomi orali possono essere suddivisi in 3 categorie istopatologiche: 1) melanoma in situ, in cui la presenza delle cellule maligne è limitata all’epitelio e all’interfaccia epitelio-connettivale; 2) melanoma con un pattern invasivo, nel quale la neoplasia si estende nel tessuto connettivo e 3) melanoma con un pattern misto di invasività e neoplasia in situ (12). Non v’è accordo in letteratura su quale sia MUCOSA ORALE l’approccio terapeutico più efficace nei confronti del melanoma orale. L’asportazione chirurgica (solitamente associata allo svuotamento profilattico dei linfonodi del collo) è l’opzione terapeutica più utilizzata sebbene non esistano prove della sua efficacia. Sono state effettuate delle valutazioni comparative per stabilire l’efficacia della radioterapia primaria e post-chirurgica ma i risultati dei differenti studi sembrano essere in contraddizione. La chemioterapia con decarbazina, analoghi del platino, nitrosuree e tossine microtubulari sembrerebbe avere un’efficacia nella terapia delle lesioni metastatiche. L’immunoterapia con IL-2 e altre citochine è ancora in fase sperimentale (1,10-12). La percentuale di sopravvivenza dei pazienti affetti da melanoma mucoso della testa e del collo è estremamente bassa e sembra essere compresa tra il 21% e il 40%. La media di sopravvivenza per i pazienti con MO sembra essere di 25 mesi. Il melanoma gengivale sembra avere una prognosi migliore rispetto al melanoma del palato (1,10-12). Lesioni pigmentate orali in corso di patologie sistemiche Sindrome di Peutz-Jeghers e sindrome di Cowden Nella sindrome di Peutz-Jeghers si osservano macule mucocutanee, poliposi intestinale e carcinomi del tratto gastro-intestinale, del pancreas, della mammella e della tiroide. Le lesioni orali nei pazienti con sindrome di Peutz-Jeghers sono rappresentate da macule melaniniche puntiformi inferiori al millimetro le quali sono localizzate essenzialmente a livello del labbro inferiore e della cute periorale. Contrariamente alle lesioni cutanee che tendono a schiarire o a scomparire con l’età, le lesioni orali e perio- rali in genere persistono (1,13,14). Lesioni orali estremamente simili si osservano nei pazienti affetti da sindrome di Cowden (1,13). Malattia di Addison La malattia di Addison (ipoadrenalismo primario) è caratterizzata da un aumento della produzione dell’ormone adrenocorticotropo. I segni principali di questa patologia sono rappresentati da anoressia, nausea, ipotensione posturale e presenza di pigmentazioni melaniniche scure diffuse della cute e della mucosa orale. Pigmentazioni simili sono osservabili in altre patologie quali la displasia fibrosa monostotica e poliostotica (sindrome di McCune-Albright) e l’ipertiroidismo (15). Emocromatosi I pazienti affetti da emocromatosi, (diabete bronzino) frequentemente presentano delle aree blu-grigie a livello del palato duro, della gengiva e della mucosa buccale (3,5). Queste pigmentazioni sembrano essere correlate alla deposizione di sostanze contenenti ferro come ferritina ed emosiderina. Altre condizioni Altre condizioni sistemiche nelle quali è stata riportata la presenza di pigmentazioni orali associate alla melanina sono la sindrome di Laugier-Hunziker, il complesso di Carney, LAMB (lentigenes, atrial myxoma, mucocutaneous myxoma, blue nevi) e NAME (nevi, atrial myxoma, myxoid neurofibroma, ephelides). La presenza di pigmentazioni melanocitarie palatali è stata inoltre segnalata nei pazienti con adenocarcinoma polmonare e pazienti sieropositivi per il virus HIV. Nei pazienti affetti da beta-talassemia sono state riportate delle lesioni dovute alla deposizione di pigmenti endogeni, soprattutto a livello della giunzione tra palato duro e palato molle (1,16). Punto chiave Nella sindrome di Peutz Jeghers le lesioni sono macule melaniniche puntiformi. Punto chiave La presenza di pigmentazione di cute e mucose è presente nella malattia di Addison. Anno IV - n°1 - febbraio 2010 11 DentalClinics PERIODICO DI ODONTOIATRIA GENERALE Lesioni non associate alla melanina Punto chiave I tatuaggi etnici sono lesioni pigmentate dovute alla deposizione di inchiostri di varia natura. Lesioni causate da pigmenti endogeni L’accumulo di emoglobina nei tessuti periferici e la sua degradazione in bilirubina e biliverdina si traducono macroscopicamente nella formazione di aree pigmentate. Pertanto, alcune situazioni caratterizzate dallo stravaso traumatico di sangue (ematomi, petecchie, porpore ed ecchimosi), sono accompagnate dalla presenza di pigmentazioni (Figura 10). I colori delle lesioni dipendono dalla durata di tempo intercorsa dal trauma e possono variare dal rosso al nero. Eventi traumatici tipici a livello del cavo orale sono le morsicature, i traumi da cibo e le procedure iatrogene. Altri pigmenti endogeni che possono causare la comparsa di lesioni pigmentate orali sono la ferritina e l’emosiderina (1). In casi eccezionali, la presenza di residui cartilaginei a livello della papilla retroincisale superiore puo’ manifestarsi come una pigmentazione grigio-scura puntiforme (1). Lesioni causate da pigmenti esogeni Pigmentazione d’amalgama (tatuaggio d’amalgama) I tatuaggi d’amalgama sono delle lesioni causate dalla penetrazione accidentale di Figura 13 Tatuaggio etnico in giovane donna dell’Eritrea. particole metalliche all’interno dei tessuti molli del cavo orale durante le procedure di odontoiatria restaurativa. Oltre all’argento, altri metalli reperiti all’interno di prelievi bioptici provenienti da pigmentazioni d’amalgama, sono il mercurio e lo stagno (1,17,18). Dal punto di vista epidemiologico, non esistono dati che riportino la reale incidenza e prevalenza di queste lesioni. Clinicamente, i tatuaggi d’amalgama si presentano come lesioni solitarie o multiple, blu, grigie o nere che possono raggiungere anche i 2 cm nella dimensione maggiore. La mucosa alveolare è la sede a maggior incidenza. Nelle creste edentule, i tatuaggi d’amalgama possono essere causati dal contatto con otturazioni nei denti antagonisti (Figure 11 e 12) (19). La diagnosi clinica richiede la presenza (o la storia clinica) di un’otturazione in amalgama nelle vicinanze della lesione pigmentata. L’esame radiografico può talvolta essere d’aiuto giacché il 40% delle lesioni si presentano come delle radiopacità localizzate (1,19). I tatuaggi etnici sono lesioni pigmentate causate dalla deposizione di inchiostri di varia natura ed eseguiti per motivi estetico-religiosi (Figura 13) (1). n Pigmentazioni da metalli pesanti 12 Figura 12 Aspetto istopatologico di tatuaggio d’amalgama. Anno IV - n°1 - febbraio 2010 L’assorbimento sistemico di metalli e il loro conseguente accumulo a livello perife- MUCOSA ORALE diagnosi e management clinico Figura 14 Pigmentazioni insorte dopo l’assunzione di letrozolo. rico può manifestarsi con delle pigmentazioni. Nel passato erano estremamente frequenti lesioni pigmentate imputabili all’arsenico, al bismuto (utilizzato per il trattamento della sifilide, pigmentazioni blunere a livello della gengiva marginale), al mercurio e all’argento (argiria, pigmentazioni grige) e all’oro (crisiasi, pigmentazioni gengivali viola) (1). L’avvelenamento da piombo (plumbismo) si manifesta con la caratteristica linea azzurro-grigia a livello della gengiva marginale (linea burtoniana) (1). Pigmentazioni associate all’assunzione di farmaci Molti farmaci sono stati associati alla presenza di lesioni pigmentate del cavo orale. I meccanismi patogenetici di questo particolare tipo di pigmentazioni sono vari. Vi può essere una deposizione diretta sulla superficie orale, un accumulo periferico dopo assorbimento sistemico, la stimolazione di processi metabolici che si traducono in un incremento della produzione e deposizione della melanina o la deposizione di cataboliti batterici (Figura 14) (1,20,21). Questi processi possono essere singoli o possono coesistere. Le molecole più frequentemente associate a lesioni pigmentate includono la nicotina, l’amiodarone, il ketoconazolo, le tetracicline e la clorexidina (1). La diagnosi differenziale delle lesioni pigmentate del cavo orale è in molti casi complessa sia dal punto di vista clinico che da quello istopatologico. Molte di queste lesioni e condizioni hanno infatti delle caratteristiche overlapping e la distinzione tra le varie forme è talvolta difficile anche per lo specialista di patologia e medicina orale. Benchè l’epidemiologia sia utile nell’orientamento e alcune lesioni siano facilmente diagnosticabili solo su base clinica, tale diagnosi rimane provvisoria. La diagnosi definitiva di richiede sempre una conferma istpatologia (1,2022). A eccezione del melanoma, tutte le pigmentazioni orali sono benigne e il trattamento è in genere richiesto solo se è presente discomfort o per ragioni estetiche. Non esistono tuttavia dei criteri clinici affidabili per la distinzione tra il melanoma e alcune lesioni pigmentate localizzate come le macule melanotiche, i nevi melanocitici e i tatuaggi d’amalgama (1,23). Alcuni autori hanno proposto dei criteri utili per l’orientamento, che si basano principalmente sulla localizzazione della lesione, sulla storia clinica e sulla ABCD checklist. Dal momento che il melanoma si localizza principalmente a livello del palato duro e sulla gengiva dell’arcata superiore, ogni lesione pigmentata in queste sedi anatomiche dovrebbe essere vista con sospetto ed essere biopsiata. Allo stesso modo, la crescita rapida o la comparsa improvvisa di segni e sintomi (dolore e sanguinamento) sono delle caratteristiche che devono essere valutate approfonditamente. La presenza di asimmetrie, di irregolarità dei bordi, di eterogeneità del colore e di un diametro superiore ai 6mm devono far aumentare il sospetto di malignità (1,20-22). Punto chiave Anche molti faramaci sono associati alla presenza di lesioni pigmentate del cavo orale. Punto chiave Ogni lesione pigmentata sul palato duro e sulla gengiva dell’arcata superiore dovrebbe essere biopsiata. Anno IV - n°1 - febbraio 2010 13 DentalClinics PERIODICO DI ODONTOIATRIA GENERALE Figura 15 Flow-chart per la diagnosi e la gestione delle lesioni pigmentate del cavo orale (sono considerati siti a rischio il palato e la mucosa alveolare superiore) Recentemente è stata proposta una flowchart che può essere utile nella gestione clinica delle lesioni pigmentate del cavo orale (Figura 15) 1. Bibliografia 1 Meleti M, Mooi WJ, Vescovi P, van der Waal I. Pigmented lesions of the oral mucosa and perioral tissues; A flow-chart for the diagnosis and some recommendation for management. Oral Surg Oral Med Oral Pathol Oral Rad and Endod. 2007. In Press. 2 Hicks MJ, Flaitz CM. Oral mucosal melanoma: epidemiology and pathobiology. 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