Studi su Raffaele Soprani*
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Studi su Raffaele Soprani*
Originalveröffentlichung in: Artibus et Historiae 13 (1992), Nr. 26. S. 177-189
JAIS! K. OSTROWSKI
Studi su Raffaele Soprani*
Alla memoria del Professor Jan Biatostocki
1. Precisazioni sulla storia e sulla struttura delle Vite dei pittori
genovesi
Nel 1674 fu pubblicato a Genova il libro di Raffaele Sopra
ni, intitolato Le vite de'pittori, scoltori et architetti genovesi...1
L'autore, nato nel 1612 e m o r t o nel 1672, apparteneva ad una
famiglia nobile benestante e due volte esercitò l'incarico di se
natore della repubblica. I suoi veri interessi furono però legati
non alla politica, ma all'arte e alla letteratura. Avendo acquista
to una educazione umanistica relativamente ampia, il Soprani
studiò parecchi anni la pittura, presso il frescante Giulio Benso
e più tardi presso Pellegro Piola. Secondo la sua stessa testimo
nianza, egli fu particolarmente a t t r a t t o dalla pittura di genere
e di paesaggio di Sinibaldo Scorza e di Goffredo Waals. 2 Il So
prani non diventò mai un pittore professionale ed i suoi lavori
non sono noti. Del resto, con molta probabilità relativamente
presto egli dovette scoprire come la sua vera vocazione fosse
più la penna che il pennello. Le Vite non fu la sua unica opera.
Il Soprani è anche l'autore di una importante bibliografia degli
scrittori liguri 3 e di alcuni altri testi per la maggior parte rimasti
in forma di manoscritto.
Le circostanze complesse della creazione e della pubblica
zione delle Vite sono già state in una grande parte chiarite, 5
anche se gli indici c o n t e n u t i nel libro stesso p e r m e t t o n o di ag
giungere alcuni particolari nuovi. Secondo la sua autobiogra
fia, il Soprani cominciò a raccogliere materiali sugli artisti ge
novesi molti anni prima dell'edizione postuma del suo lavoro.
L'impulso diretto venne dall'editore bolognese, Carlo Manoles
si, che nel 1647 pubblicò Le Wfedel Vasari e, volendo preparare
la loro continuazione, si rivolse al Soprani per le informazioni
sull'arte genovese. La pubblicazione del libro fu invece suggeri
ta al Soprani dal suo maestro ed amico, Giulio Benso. 6 La pri
ma versione del lavoro conteneva le notizie sugli artisti morti
prima della grande peste del 1657. 7 Le sue origini devono quindi
essere situate ipoteticamente fra il 1647 e il 1657, perchè altri
menti non si spiegherebbe l'omissione di t u t t a la generazione
degli artisti mancati durante la peste. Nel 1665 il Soprani com
pletò e rielaborò il m a n o s c r i t t o ("ridusse [l'opera] in stato di po
terla dare in stampe"), ma lo abbandonò di nuovo, a causa degli
impegni legati alla preparazione della bibliografia ligure. 8 Nel
1668, ali'occasionedi una nuova richiesta d'informazioni, que
sta volta da parte del letterato fiorentino Giovanni Battista
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JAN K. OSTROWSKI
LE V I T E
D_ l iiroRr
SCÒLTORI, E T ARCHITETTI
E de Foraflieri, che in Genoua operarono
Con alcuni Ritratti de gli fletti.
O P E R A P 0 S T V M A,
Dell' Illujlrìffimo Signer,
Il A F \ E L E S ( ) V R \ N iAggiontaui la vita dell'Autore per opera
DI
PATRITIO GENOVESE.
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1) Raffaele Soprani, Le vite de'pittori scottoti et architetti genovesi, Genova, 1 6 7 4 . Frontespizio.
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STUDI SU RAFFAELE SOPRANI
Brocchi, il Soprani "si applicò a purgare t u t t a l'opera, [...] per
[...] lasciar che fosse esposta s o t t o il torchio de stampatori." 9
La realizzazione definitiva del progetto fu impedita dalla morte
prematura del Soprani, preceduta dalla malattia e dalla scom
parsa della moglie (1670), alla quale egli era particolarmente
attaccato.
L'idea della pubblicazione delle Vite fu ripresa poco dopo
da un circolo di amici del Soprani, letterati ed amatori d'arte:
P. Angelico Aprosio, Giovanni Niccolò Cavanna, Luca De Forna
ri ed il pittore Giovanni Battista Casone. 1 0 Q u e s t ' u l t i m o si im
pegnò a rielaborare e completare il manoscritto. Secondo una
delle sue lettere egli avrebbe dovuto introdurre nel libro circa
8 0 " s o g g e t t i " omessi dal Soprani, ma non desiderava che il suo
nome figurasse nella stampa. 1 1 Dopo che il testo fu bloccato
a lungo da parte della censura statale ed ecclesiastica e in se
guito a difficoltà con le illustrazioni, le prime copie del libro
uscirono dalla tipografia e si trovarono in vendita nell'autunno
1 6 7 4 . 1 2 Poco meno di un secolo più tardi, nel 1768, apparve la
2a edizione a cura del pittore Carlo Giuseppe Ratti, con il testo
" r i p u l i t o " dal P. Gio. Domenico Bassignani. 1 3 Gli interventi di
ambedue gli editori alterarono le peculiarità del linguaggio
dell'autore ed in molti casi anche il corso originale del suo pen
siero, e perciò nelle nostre considerazioni ci riferiremo all'edi
zione originale del 1674.
La complicata storia delle Vite del Soprani è almeno in par
te leggibile nella struttura attuale del libro, particolarmente nel
la parte dedicata ai genovesi di nascita. I risultati della prima fa
se del lavoro del Soprani, limitato, come sappiamo, agli artisti
morti prima del 1657, sembrano comprendere 55 biografie (in
alcuni casi un capitolo corrisponde a due o più artisti — pagine
1 194), in ordine cronologico, non senza però certe incoeren
ze. Di seguito (pp. 1 9 5 2 2 1 ) viene un gruppo di 17 biografie
delle v i t t i m e della grande peste, che, insieme con alcuni capito
li seguenti (fino alla p. 236) si può considerare risultato della
seconda fase del 1665. Finalmente, l ' u l t i m o gruppo di biogra
fie, elaborate probabilmente in occasione della preparazione
dei materiali per il Brocchi, riguarda gli artisti morti negli anni
1 6 6 8 1 6 6 9 . L'ultima data che sembra essere stata introdotta
dal Soprani stesso è il 1671, anno della morte di Pietro Maria
Gropallo.
Insomma, il libro contiene 8 6 biografie (116 persone) di ar
tisti di origine genovese e 6 9 biografie (84 persone) di "fora
stieri." Globalmente, nei 157 capitoli sono presentati 2 0 0 arti
s t i . 1 4 Se si accettasse alla lettera l'affermazione del Casone
sugli 8 0 " s o g g e t t i " di sua mano, bisognerebbe riconoscerlo
come l'autore di circa il 4 0 % del libro intero. Prendendo in con
siderazione la quantità del t e m p o di cui il Casone disponeva 1 5
e il f a t t o che la struttura del testo s t a m p a t o conferma quello
che sappiamo sulle tappe del lavoro del Soprani, dobbiamo re
spingere questa eventualità. Le vere dimensioni del c o n t r i b u i t o
del Casone furono certamente meno importanti, anche se è dif
ficile darne una valutazione esatta.
Gli scopi a cui il Soprani mirava preparando Le Vite, furono
da lui stesso più di una volta esplicitamente esposti. L'autore
desiderava trasmettere ai suoi contemporanei e ai posteri "le
scordate memorie di quei pochi genovesi che nel corso di due
secoli esercitati essendosi con lode nell'arte del dissegno meri
tano per l'eccelenza dell'opere l'eternità del nome." Come nella
maggioranza di lavori del genere, si trattava quindi di presenta
re i risultati della scuola locale e di risarcire quelli che lamenta
vano "il t o r t o che a Genovesi pittori fecero quei scrittori che
della pittura e suoi professori hanno [...] date in luce molte ope
re." 1 6 Lo stesso senso d'inferiorità, da parte del rappresentan
te di un città che non godeva fama di grande centro culturale
(ricordiamoci l'espresione " p o c h i genovesi"), ritorna anche
nel libro sugli scrittori liguri, dove si ritrova la frase: "le penne
della Liguria [...] non si ristringono solamente a formar libri de'
c o m p u t i s t i o caratteri di mercantile aritmetica ma sdegnano
così angusti confini..." 1 7 L' autore si poneva anche certi scopi
d i d a t t i c i e morali, sperando che il suo libro potesse diventare
un incoraggiamento per gli artisti, ed anche dimostrando le
conseguenze nocive dei vizi e delle cattive a b i t u d i n i . 1 8 Le Vite
furono, in conclusione, concepite come una voce importante
che riguardava la posizione della pittura nel sistema sociopoli
t i c o di Genova, il che sarà l'argomento delle nostre considera
zioni ulteriori.
2. Considerazioni sul metodo e sulle opinioni artistiche del
Soprani
I doveri dello storiografo furono a f f r o n t a t i dal Soprani in
modo molto serio, e la sua base documentaria merita un grande
rispetto. Come bibliografo specializzato egli possedeva un'am
pia conoscenza degli scritti relativi alla Liguria, t a n t o delle ope
re stampate che manoscritte. In molti casi le sue ricerche anda
vano più a f o n d o —egli spesso menziona o addirittura riporta
firme ed iscrizioni di pitture, lettere e perfino d o c u m e n t i legali.
Una grande parte delle notizie proveniva dai c o n t a t t i personali
del Soprani con gli ambienti artistici, il che dà spesso al suo te
sto il valore della relazione di un t e s t i m o n e oculare. Così, il libro
del Soprani acquistò un alto grado di credibilità. Come prova
può servirci una analisi delle date. Fra più di ottanta date, relati
ve ai genovesi di nascita, citate dal Soprani, per le quali l'autore
non poteva appoggiarsi sulla letteratura biografica anteriore,
fin'ora solo tre si sono rivelate false. È un risultato veramente
degno di ammirazione, se si ricorda l ' e f f e t t o catastrofico di una
statistica simile riguardante l'opera del Vasari. 1 9 Anche se tale
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fatto è in gran parte dovuto alle lacune nella conoscenza della pit
tura genovese ed all'impossibilità di verificare molte informazio
ni fornite dal Soprani, esso non fa che accentuare l'importanza
delle sue Vite. In certi casi le lacune nella documentazione del
Soprani non furono mai colmate. Nella biografia di Giovanni Be
nedetto Castiglione leggiamo che l'autore non riuscì ad ottenere
le informazioni promessegli sull'attività di quell'artista fuori Ge
nova. La sfortuna del Soprani è anche la nostra, perchè la data
esatta della morte del Grechetto rimane sempre ignota.
Soprani non fu uno scrittore creativo. Le sue biografie era
no costruite secondo un modello comune, determinato ancora
dal Vasari. Spesso vi introduceva aneddoti: t ó p o i sulle perso
nalità e sulle vicende degli artisti, pescati nella tradizione lette
raria che risaliva fino ai tempi a n t i c h i . 2 0 La sua cultura lettera
ria fu certamente inferiore rispetto alla maggioranza degli
scrittori contemporanei, ma forse proprio per questo egli si at
tenne più alle proprie esperienze che all'erudizione, il che au
menta l'originalità di certe sue annotazioni.
Una ricostruzione integrale delle opinioni del Soprani sul
l'arte e del suo metodo, non è facile. 2 1 I suoi testi relativi ai sin
goli pittori sono di solito brevi, ed oltre a informazioni biografi
che c o n t e n g o n o l'enumerazione delle opere piuttosto che la
loro analisi. Il nostro autore dimostra tuttavia una buona cono
scenza di vari problemi artistici e tecnologici. Nella valutazione
di un quadro egli prende in considerazione elementi come com
ponimento, contorno o dissegno, regole di prospettiva, propor
zioni, rilievo, colorito, passioni e decoro. Naturalmente loda
una imitazione fedele della natura e al t e m p o stesso consiglia
la collaborazione coi poeti "per poter essere arricchito di spiri
tose inventioni." A l m e n o in un caso ricorse alle sue conoscen
ze iconografiche, per interpretare l'informazione di un annali
sta su un insieme di sculture q u a t t r o c e n t e s c h e in m i n i a t u r a . 2 2
Il Soprani non possedeva un programma estetico coerente,
ed in particolare non aveva niente a che fare con la dottrina
classica che dominava nella sua epoca. Dalla concezione mo
numentale dello sviluppo dell'arte, creata dal Vasari, assimilò
s o l o a l c u n e i d e e e termini. Il suo sistema di pensiero, incoeren
te e pieno di lacune, non gli permise di capire i grandi cambia
menti nell'arte del Cinque e Seicento. Termini identici gli servi
vano per lodare i pittori del rinascimento, quelli del manierismo
ed i suoi contemporanei, maestri del barocco. Non notò la svol
ta radicale verso il barocco che era intervenuta nella pittura ge
novese verso il 1630. Questo f a t t o ci stupisce tanto di più in
quanto, t r a t t a n d o di fenomeni meno estesi nel tempo, il Sopra
ni formulava spesso opinioni concordanti con quelle della
scienza moderna. Così per esempio descrisse molto corrette
mente lo sviluppo stilistico di Luca Cambiaso.
Le affermazioni storiche ed estetiche più interessanti si
trovano nella parte del libro dedicata alla pittura medioevale e
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quattrocentesca. Secondo il Soprani "circa l'anno 1500 [...] in
Genova durava ancora la goffa maniera di dipingere in campo
d'oro, introdotta molto t e m p o prima da certi greci pittori i quali
a c c o m m u n a t a havendo l'arte loro con quella de'doratori molto
vilmente l'esercitavano, impiegandosi con vergogna loro a ri
camare con oro ed arabeschi un pomo di letto, una rotella, uno
scrigno e solo mostrando qualche poco talento in colorire qual
che figurina in campo d'oro. In un altro luogo incontriamo il
termine "gotico." L'origine vasariana di queste concezioni è ov
via: la falsa "rozza" maniera fu introdotta a Genova dagli stra
nieri. Ci sono però anche differenze importanti: il Soprani non
menziona mai l'eccellenza perduta dell'arte antica, e lo svilup
po della pittura moderna è per lui p i u t t o s t o un processo di nuo
ve scoperte, che non la rinascita delle capacità dimenticate.
Il punto di partenza della pittura moderna a Genova è lega
to, secondo il Soprani, all'attività di Giovanni Cambiaso "che fu
il primo che il rozzo modo di dipingere fin al suo t e m p o usato,
tralasciò totalmente, prendendone in uso un altro più bello." 2 4
Questa affermazione che situa fra i " d o r a t o r i " (anche se con
certe riserve) perfino Lodovico Brea e Carlo Braccesco, riflette
però bene le opinioni del suo tempo, secondo le quali la epoca
dell'arte nuova era da identificare con il periodo del rinascimen
to maturo. In conseguenza a Genova, dove la generazione di
Raffaello ed Andrea del Sarto fu praticamente assente, la nuo
va pittura dovette cominciare con l'apparizione della prima ge
nerazione dei manieristi.
Ritornando ancora all'arte medioevale, il Soprani, malgra
do la critica citata, non la condannava in modo assoluto. Nel
suo libro incontriamo anche il passo seguente: " Q u a n d o non
arriva l'eccelenza dell'arte a render celebri le opere di qualche
mediocre ma virtuoso pittore, supplisce bene spesso un lungo
corso d'anni per mezzo del quale elle acquistano un certo che
di riguardevole: e come reliquie dell'antichità rendono venera
bili agli occhi d'ogni uno. E si può quasi dire che restano dal tem
po e dalla vecchiezza emendati i d i f f e t t i di pennello meno ac
creditati. Tal c o n c e t t o si f o r m ò nel mio pensiero gli anni passati
alla vista d'alcune fatiche del pennello di Nicolo Corso. [...] Do
po l a l o r o d e m o l i z i o n e m a i p i ù sono entrato in questa chiesa [S.
Girolamo in Quarto] senza rammemorarmene la perdita..." 2 5
Queste frasi derivano certamente non dalla lettura ma dalla ri
flessione personale dell'autore, una riflessione che lo condus
se ad un c o n c e t t o vicino alla nozione moderna del m o n u m e n t o
storico, il valore del quale è indipendente dall'estetica corrente.
Le opinioni del Soprani su questi problemi possono essere
illustrate ancora da una citazione che, a quanto sembra, non
trova riscontri nella letteratura coeva e fa dal nostro autore un
precursore della tutela moderna del patrimonio culturale. So
prani scrive cioè che molte opere di Luca Cambiaso " s o n o state
vendute e mandate in luoghi lontani, particolarmente in Inghil
STUDI SU RAFFAELE SOPRANI
terra, dove volesse Iddio si fossero mandate solamente simili
tavole poco honeste. Ma il peggio è che molti spinti dal guada
gno con pregiuditio de gli studiosi del dissegno, hanno spoglia
te molte città ed anche la nostra Genova delle più preggiate ta
vole che vi fossero: com'a dire, opere di Sebastiano del Piombo,
di Titiano, di Paolo Veronese, del Tintoretto e d'altri simili autori
che invero non essendovi speranza di poter mai più riveder in
Italia simili gioie, è stata perdita grande più che ordinaria." 2 6
La storia e la struttura del libro del Soprani ed anche le opi
nioni dell'autore meriterebbero una analisi molto più approfon
dita di quella che abbiamo p o t u t o presentare nelle nostre brevi
considerazioni. Lasciando questo c o m p i t o per altra sede, vor
remmo concentrarci su un solo problema, che, ci sembra, può
essere t r a t t a t o come sintomo di un f e n o m e n o la cui importanza
oltrepassa decisamente l'ambito locale genovese.
3. Difesa della nobiltà della pittura
All' inizio delle Vitede\Soprani si trovano due testi, intitola
ti Proemio e Discorso breve della nobiltà della pittura, che for
mano insieme un breve t r a t t a t o di tipo molto d i f f u s o nella lette
ratura artistica moderna. L'autore cerca di dimostrare la tesi
della nobiltà delle arti servendosi di vari argomenti, che si pos
sono dividere in due gruppi essenziali: (1°) quelli interni che si
rifanno alle qualità i m m a n e n t i dell'arte e (2°) quelli esterni,
che riguardano il suo posto nella società. Il primo gruppo sotto
linea i valori intellettuali e morali della pittura (capacità dell'ar
te di superare la perfezione della natura; affinità fra pittura e
poesia; ruolo didattico della pittura che illustra le verità della
fede e gli esempi edificanti del passato). Nel secondo gruppo
ritroviamo gli esempi dell'alta stima di cui godeva la pittura
presso gli antichi ed i moderni (sovrani e altre persone illustri
che praticavano l'arte; artisti che godevano del rispetto e
dell'amicizia dei principi e venivano premiati con ricchezze e ti
toli nobiliari; le accademie come espressione della nuova digni
tà dell'arte). A c c a n t o a quegli argomenti che t o c c a n o la sfera
del prestigio professionale, ne incontriamo anche altri legati al
le condizioni legali e finanziarie della professione del pittore, il
che è particolarmente importante per le nostre considerazioni
ulteriori. Il Soprani evoca per esempio il divieto leggendario di
insegnare l'arte agli schiavi e il paragrafo del diritto romano,
che liberava gli artisti dall'obbligo di alloggiare i militari. 2 7
È particolarmente interessante il modo in cui il Soprani respin
ge l'accusa del carattere mercantile della pittura, affermando
che "quello che si da al pittore non si può dir pagamento all'ope
ra sua, la quale spesso è tale, che non ha prezzo che pagar la
possa, ma è un certo onorario per le spese e per l'occupatione
del t e m p o . " 2 8
Non è difficile notare che la gran parte delle opinioni pre
sentate mostra affinità con il c o n t e n u t o di molti t r a t t a t i d'arte
del ' 5 0 0 . Benché fra le autorità citate dal Soprani non si trovino
autori come Paolo Pino, Benedetto Varchi, Lodovico Dolce, Gio
vanni Andrea Gilio, il cardinale Gabriele Paleotti e Romano Al
, . 29
berti, si può essere sicuri che egli conoscesse almeno alcu
ne delle loro opere. Del resto, nella sua epoca, idee di questo
genere avevano già un carattere corrente. Proemio e Discorso
sono quindi in gran parte una compilazione non originale. Carlo
Giuseppe Ratti dovette considerarla come tale, se eliminò am
bedue i testi dalla sua edizione del 1768. Questo editore illumi
nato sembra non essere stato capace di discernere quest'ele
mento, che nel pensiero del Soprani era il più originale e
s t r e t t a m e n t e legato alla realtà storica del suo tempo.
All'inizio del Discorso il Soprani scrive che " p e r c h è alcuna
volta è stato messo in dubbio se la pitura nella città nostra si
debba intender fra l'arti permesse alla nobiltà o fra quelle che
le sono vietate," egli vorrebbe provare, che "si deve connume
rarle fra le nobili." Alla fine invece, analizzando l'infondatezza
dell'accusa che la pittura sia una attività manuale, afferma che
è assurdo escluderla dalle professioni accessibili alla nobiltà,
alla quale però sono permesse le arti della seta e della lana. Tut
to il testo deve quindi essere t r a t t a t o non come uno dei t a n t i di
scorsi teorici, ma come una voce nella discussione su un im
portante problema politico della Genova seicentesca.
Il sistema politico della Genova moderna era basato sulla
costituzione del 1528 con i c a m b i a m e n t i importanti, i n t r o d o t t i
dalle Legesnovae del 1576.1 pieni diritti politici spettavano alla
nobiltà, che, per non perdere le sue prerogative, avrebbe dovu
to astenersi dai lavori lucrativi, e particolarmente da quelli ma
nuali, definiti come "vili." La sola eccezione era costituita, a
causa "dell'angustia e sterilità del paese," dalle arti della seta
edella lana, dei panni, dai fondachieri, cambisti e finanzieri, ap
paltatori di gabelle e naviganti. I notai di origine nobile poteva
no esercitare la loro professione, s o t t o la condizione " d u m nec
scannum, seu apothecam privatim aut publice r e t i n e a n t . " 3 0
La pittura non fu introdotta nella lista sopracitata, il che non di
pendeva probabilmente solo dall'omissione casuale di una pro
fessione poco diffusa, ma rifletteva la sua posizione nell'opi
nione pubblica. Quella posizione, c o n f o r m e a una tradizione
secolare, entrava inevitabilmente in c o n f l i t t o colle aspirazioni
di almeno una parte degli artisti ed amatori d'arte.
Se si prende in considerazione l'esistenza delle leggi del
1576, ecco che la frase citata del Soprani sui dubbi intorno
all'accessibilità della pittura alla nobiltà genovese sembra un
eufemismo. Probabilmente si tratta, però, di un riferimento agli
eventi concreti, più di una volta descritti come esempio classi
co della lotta dell'artista moderno per il miglioramento della
sua posizione sociale. 3 1 Vale la pena di ricordare questi fatti
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S 9\
V I T A
Del celebratiffimo Pittore]
GIO: B A T T I S T A P A G G I ! *
Nobile Gtnouefe.
O f p l e n d o r e della v i r t ù , c o m e c h e c o n più ragione »'
a m m i r i in pecione n u o u c , c di baffi n a t a l i ; nonrefl»_»
p e r ò di m a g g i o r m e n t e (piccare in c o l o r o , che per nobili
t à d i f a n g u e g i à c h i a r i , i l f c n t i c r o di cjucUa c a l c a n d o «
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p r o c u r i n o dall'iDeflà più c h e da gì' A n i , ò d a g l ' o r i l'in
g r a n d i m e n t o del p r o p r i o n o m e . Q u i n d i è , c h e q u a l i
D e i frà gli h u o m i n i r i p u t a r e m o c o l o r o , c h e ornati d i
q u e l l e p r e r o g a t i u c , v i u o n o all'vtilc altrui più clic a IL»
ItelTi, & in v i r t u o f e fatiche c o n f u m a n d o i luoi g i o r n i ,
in t a n t o (limano di h a u e r l'edere , in q u a n t o g i o u a n o a
f r o d i m i ; ballando l o r o l a c q u i r t o d ' v n a b u o n a rama per d e g n o p r e m i o d c ' l o r o
fparlì n i d o r i .
E f c m p i o d i c i ò , c h e i o d i c o , fù n o n h à m o l t i a n n i G i o : Battilta P a » g i , No'
bile G c n o u c f c , e di Famiglia, c h e p e r p r o u a dell'antica fua o r i g i n e moltra.chiL»
nel 11J8. c i n q u e d i e d i m t . r a c n c r o c o n gli altri Nobili al g i u r a m e n t o della pa
c e accordata t r i G c n o n c l ì , e Pifani , c vanta di h a u e r p r o d o t t i in ogni t e m p o
ibggetti p e r e g r i n i , & e m i n e n t i nelle (cienze più Mollili ; tra quali n o n è m o l t o
c h e nella Pittura q u e l l o fi refe c o n f p i c u o , di cui al p r e f e n t e f o n per ifcriucrcla_t
V i t a : il quale p o c o c u r a n d o la chiarezza del làiigue lènza l ' o r n a m e n t o di qual
c h e r a r a , c f o d a v i n ù , f r r m o l t e c h e in lui r i v e n d e t t e r o , principahffiina t ù l '
a t t e della Pittuta : mediarne la quale g i o n f c egli a tal g r a d o di p e r f e t t i o n e , c h e ,
c o m e c i n f e g n a n o le idi de taiiolc, pochi p a n nel m a n e g g i o de'pvnnelli egli lieo!
b e i n l a g u n a , anzi in tutta l'Italia .
N a c q u e per t a n t o q u e f t o d e g n o ( o g g e t t o l ' a n n o d i nortra (Mure 15 54- a di 27.'
f e b r a r o i n c o n t r a t o da cei re (Ielle , c h e , c o m e predidèro gli A r t r o l o g i , habflita
n o n ordinaria p c t l'acquiflo della b u o n e A r t i , e principalmente delle m a n u a l i
gl'inlluiuano.
P c l l e g t o Iti il n o m e del Padre, Grntil'l'uomo di g r a n valore, e dalla formna_r
d i m o i t i U n i d o t a l o ; il quale i r r ò e u c n d o tu traina dedito all'acquino di ric
c h e z z e m a g g i o r ] , di c c m i n o u o le procace iaua pc m e z z o d c ' t r a f i c h i , e l é r c i t i o ,
c h e d a n t e la derilita del l u o p o e Ir c i t o in Gettona a N o b i l i . Q n c f H adonque of
• c i u a r t f o n c l figlio v n i n g e g n o v i u a c c , e Ipintofo, I indirizò per qualciic t e i n .
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2) Inizio del testo sulla vita di G. B. Paggi (R. Soprani, Le vite
3) Ritratto di G. B. Paggi (R. Soprani, Le vite de'pittori scoltori
de pittori scoltori et architetti genovesi, Genova, 1674).
et architetti genovesi, Genova, 1674).
ancora una volta, t a n t o più che i d o c u m e n t i pubblicati qualche
anno f a 3 2 spargono una luce nuova su alcuni dei suoi aspetti.
ra un perdono condizionale della pena di esilio che gli era stata
inflitta dieci anni prima per un omicidio. Le leggi rinnovate avreb
bero costituito un ostacolo per il suo ritorno in patria, perché
contenevano fra l'altro norme che vietavano l'esercizio della
professione alle persone che non avevano studiato sette anni
presso un maestro e obbligavano gli stranieri a sottoporre le lo
ro capacità a un esame. Paggi non poteva provare di aver com
piuto gli studi per molti anni, e un esame davanti ai rappresen
tanti della corporazione sarebbe stato umiliante per un artista
di una certa rinomanza e per di più abituato alle diverse condi
zioni che regnavano a Firenze. Secondo il Soprani, la vicenda
aveva un altro aspetto ancora, molto svantaggioso per il Paggi.
Nel 1590 la corporazione genovese dei pittori sottomise
all'approvazione del Senato il suo statuto, rinnovato e comple
tato, ma nella sua parte essenziale basato sulle vecchie prescri
zioni del 1481. La legalizzazione dello s t a t u t o fu ostacolata da
parte del d o t t . Girolamo Paggi, con l'appoggio di un gruppo di
amici, fra i quali il pittore Cesare Corte. Paggi rappresentava
probabilmente gli interessi di quei pittori, per i quali il cambia
mento delle leggi corporative medioevali sarebbe stato svan
taggioso, e particolarmente di suo fratello, Giovanni Battista.
Giovanni Battista Paggi, che stava a Firenze, ottenne proprio allo
182
STUDI SU RAFFAELE SOPRANI
115
V I T A
DI BERNARDO CASTELLO.
Si
s.
Pittore infine Genoutfe.
I O N O così p o c o (limate a giorni nortri le b u o n e Arti, e tenuta
in cosi bailo c o n c e t t o la v i r t ù , c h e a profeflòri di quella n o n par
p o c o riceuerc incenfi di c e r i m o n i o f i , e p o c o fufiftenti ofTcquif ;
già c h e da per t u t t o f o n o loro denegate le vittime d i ricchi dona
jt t m i , e r i g u a r d e u o l i p r e m i i . G r a n d e per t a n t o m i pare l a p r o
fàratXSl denza d i c o l o r o , li quali cftendo h g u a r d c u o l i per l'clèrcitio di
qualche honorata n r o f c f f i o n e , e non ricattando dalle proprie fatiche r i t o n i p è
(e bafteuoli a moltiplicare le l o r o f o f t a n z e , facilmente s'appagano d ' o g n i mini
m o applaufo, e s aferiuono a gran g u a d a g n o , fe v e d o n o da qualche d o t t a p e n
na por tato a notitia de'poftcri inficine col n o m e il p r o p r i o v a l o r e .
D o b b i a m o perciò dar v a n t o di prudentiflìmo al Pittore di c u i f o n ' h o r a p e r
raccontare la vita ; poiché feppccontentarlì di ben'oprarc (enza r i g u a r d o ad al
tro intcreflè, che a quello d acquiftaifi vna b u o n a f a m a . A l qual'cffctto ha
u e n d o f e m p r e p r o c u r a t o di contrattare c o n nobili p e r f o n c , e dedite allo (Indio
delle lettere più polite ; vidde perciò fpanderfi dalle loro p e n n e fopra il f u o no
me i n c h i o d a più che ballàmo efficaci a c o n f e m a r l o e t e r n o ; e lcflè ne'fogli più
eleganti eflìcaciffime teftimonianze del proprio m e r i t o .
Quelli d o n q u e di cui fcritier delio al preléntc fù Bernardo C a r t e l l o , P i r t o r
m o l t o c o f p i c u o , n a t o i n G e n o u a n c l i s 5 7 i l q u a l c n c g l ' a n n i fuoi più teneri ,
prima d'hauer c o g n i t i o n c della p i t t u r a , dilTegnando r o z z a m e n t e in carta capa
n u c c i e , alberi, huomicciuoli, & animali diuerfi diede legno euidentc d'enei:
nato Pittore;c ratto p o i g i o u a n e t t o , conlìdcrando q u a n t ' o r n a m e n t o , & v t i l e j
hauerebbe potuto apportarl l ' A r t e della Pittura , (labili f r i fcftcflò di volerli al
l o ( l u d i o d i q u e l l a totalmenreapplicarc.Al q u a r e f t e t r o c o n m a t u r o configlio fi
eleflepermaeftro A n d r e a Semino valcntifliino P i t t o r e , dal quale hebbe rali
a m m a c f t r a m c n t j . ccosi virruofl r i c o r d i , che giorno appena all'anno d e c i m o
q u i n t o d i f u a e t à , p o f l c d c i u m m o d o le vere regole dell' Arte fudetta , che già
cominciaua a godere il f r u t t o d c ' f u o i (ludi, che non f u r o n o pochi ; p e t c h e j
non appagandoli egli dc'lòli precetti d ' A n d r e a , pigìiaua anche occalionc d'en
trar talhora nella(lanza di Luca C a m b i a l o , della cui maniera talmente fi coni
piaccua . c h e antiponcndola a quella del proprio m a e f t r o , fi sforzò d'imitarla..
nelle primaticcie lue t e l e , le quali vfeite da pennelli di Luca , c o n i n g a n n o dell'
occhio a prima villa f o n o giudicare da ogn v n o . In proua di che fi p u o n n o có
fiderarclatauola della N a t i u u à dei Saluatore polla allt Padri O l i u e t i n i del iuo
P ; go
L
4) Inizio del testo sulla vita di B. Castello (R. Soprani, Le vite
de'pittori scoltori et architetti genovesi, Genova, 1674).
L'inserimento esplicito della pittura nella struttura artigianale
avrebbe reso la sua situazione di nobile di nascita, già delicata
secondo le leggi del 1576, ancora più difficile. 3 3
Nella causa che si svolse per parecchi mesi davanti al Se
nato, le ragioni di quanti si richiamavano alla tradizione ed alla
necessità di conservare la solidarietà professionale, si scontra
rono con la nuova idea di pittura come un'attività creativa che
non si sarebbe dovuta sottoporre ad alcuna limitazione. Gio
vanni Battista Paggi sosteneva suo fratello a distanza, fornen
dogli per lettera le argomentazioni necessarie. Le sue lettere
che appartengono al canone dell'epistolografia a r t i s t i c a , 3 4
f o r m a n o un vero trattato, che pone un accento particolare sul
CA
w0.
5) Ritratto di B. Castello (R. Soprani, Le vite de'pittori scoltori
et architetti genovesi, Genova, 1674).
carattere intellettuale della pittura. L'ambiente artistico locale
si divise in due fazioni. Dalla parte del Paggi si schierarono, co
me già sappiamo, Cesare Corte e un po' più tardi anche Andrea,
Cesare ed Alessandro Semino. Fra i " p i t t o r i dozzinali" si trovò
invece Bernardo Castello, d'altronde eminente pittore. 3 5 La
decisione del Senato, pronunciata il 10 ottobre 1590 fu un
compromesso. Lo s t a t u t o fu approvato con certe modificazio
ni, ma ne f u r o n o esclusi " o m n e s et singulos pictores, t a m pre
sentes q u a m futuros, qui a p o t h e c a m artis picturae apertam
non t e n u e r i n t . " 3 6 Quei pittori avrebbero dovuto astenersi an
che dal compiere lavori di doratura. La pittura esercitata in casa
propria acquistò così, indipendemente dal suo carattere lucra
183
J A N K. OSTROWSKI
tivo, lo status di una professione libera, simile a quella notarile,
alla quale le Leges novae avevano applicato, come ricordiamo
bene, una formula identica.
I consoli della corporazione si appellarono contro questa
sentenza, coll'argomento, che "de sessanta maestri più di qua
rantacinque lavorano in casa e gli altri t e n g o n o la bottega," il
che avrebbe provocato la rovina di questi ultimi. Dopo una nuo
va fase di procedimento, il decreto definitivo del 31 gennaio
1591 c o n f e r m ò la risoluzione originale. 3 7
La causa conclusa in questo modo assume il carattere di un
importante precedente giuridico. Nel 1613 Rubens si rivolse al
Paggi per ottenere una copia della sentenza del 1590, che do
veva servire di argomento in una simile controversia nata ad
Anversa. 3 8 A Genova stessa però la tendenza ad annoverare la
pittura fra le arti meccaniche ed a sottoporla al potere della cor
porazione non fu definitivamente superata. Nel 1606 Giovanni
Battista Castello fu esentato dalle prescrizioni corporative, ma
Soprani definisce quel privilegio come "grazia veramente sin
golare & a lui solo c o n c e s s a . " 3 9 In un m o m e n t o non definito
precisamente, il d o t t . Torquato Castello non f u ammesso nel
Collegio de'Signori Dottori di Genova, perchè suo padre Ber
nardo, che nel 1590 era entrato a far parte della corporazione,
si era qualificato con questo c o m e artigiano. In seguito " f u
nell'elettione de nuovi consegli posto in dubbio, se nel libro
de'signori nobili dovesse più tolerarsi un pittore." Giovanni Bat
tista Paggi partecipò ancora una volta alla polemica, personal
mente interessato, come membro delle autorità della Repubbli
ca. La sua argomentazione dovette esere riconosciuta giusta,
se suo figlio fu ammesso senza d i f f i c o l t à al collegio medico so
4.0
pranominato.
La relazione del Soprani sulla controversia fra il Paggi e la
corporazione non è né completa né pienamente obiettiva.
L'idea stessa del rinnovamento dello statuto è per il nostro au
tore un intrigo per "annoverare fra le arti vili la profession della
p i t t u r a " ed impedire la possibilità di lavoro a un concorrente pe
ricoloso. Il Soprani probabilmente non conosceva i d o c u m e n t i
originali relativi alla causa del 1580, poiché nel suo libro non ci
ta il testo della sentenza e non menziona le lettere del Paggi. Le
opinioni del Paggi gli furono però certamente note, grazie al mi
sterioso t r a t t a t o d e l l ' a r t i s t a 4 1 ed ai c o n t a t t i con suo figlio.
Le idee del Paggi e del Soprani erano praticamente identi
che: t u t t i e due difendevano la concezione della pittura come
arte liberale. Questa professione dovrebbe essere "esercitata
[...] nobilmente in casa sua, con t u t t e le sue c o m m o d i t à , e non
vilmente e sordidamente, c o m e hoggidi fanno alcuni pittori i
quali con le loro bassezze e botteghe aperte & altre indegnità
se non I n v i l i s c o n o (il che non è possibile, perchè il d i f f e t t o
dell'artefice non è d i f f e t t o dell'arte) almeno in apparenza la
m e t t o n o al dispreggio del m o n d o . " 4 2 L'elevazione dell'arte alla
184
sua nuova dignità, avvenuta nei t e m p i moderni, richiedeva
quindi non solo la rottura dei pregiudizi sociali e delle strutture
legali antiquate, ma poneva anche esigenze nuove agli artisti
stessi. Quello che sappiamo sui modi di vita e di lavoro degli ar
tisti medioevali e rinascimentali, come si vede sempre attuali
al t e m p o del Soprani, corrisponde pienamente alla sua critica
delle " b o t t e g h e aperte" e della "gente idiota" che intraprende
lavori indegni. 4 3 Una gran parte degli artisti non voleva, o sem
plicemente non era in grado, di rispondere alla sfida che richie
deva un ampliamento enorme delle conoscenze indispensabili
per coltivare l'arte dei tempi nuovi. Non fu un caso che proprio
il ' 5 0 0 e il ' 6 0 0 vedessero l'ampia d i f f u s i o n e di un f e n o m e n o
quasi ignoto nel medioevo: un'arte provinciale, la cui apparte
nenza al rinascimento, manierismo o barocco è puramente
meccanica. La sua nascita fu legata all'impossibilità da parte
degli artisti di impadronirsi di molti tra i principi che determina
vano lo sviluppo dell'arte "grande."
Non c'è da meravigliarsi che i " d o r a t o r i " e " p i t t o r i dozzina
li" difendessero la struttura tradizionale della corporazione
che garantiva loro una posizione modesta ma sicura nella so
cietà. La rinuncia a quell'appoggio, la necessità di intraprende
re una lotta individuale per sopravvivere richiedevano grande
forza e coraggio, e spesso anche determinazione, come sappia
mo bene dalla storia della bohème artistica. Prendendo dun
que, insieme con Soprani, le parti del Paggi, non d o v r e m m o di
menticare le ragioni dei suoi oppositori, certamente conserva
trici, ma molto umane.
Gli eventi descritti, anche se f o r t e m e n t e legati alla situa
zione genovese, c o s t i t u i s c o n o il sintomo di un f e n o m e n o molto
più ampio, noto a quel t e m p o in gran parte dei paesi europei. Il
disprezzo per l'attività lucrativa, e particolarmente per il lavoro
manuale, è indivisibilmente legato al sistema di valori della so
cietà oligarchica e spesso prende forma di un divieto legale ai
membri di gruppi elitari di esercitare questi lavori. 4 4 Incontria
mo un tale a t t e g g i a m e n t o fra gli eroi di Omero, ma anche nella
Grecia classica. La Politica di Aristotele contiene una teoria
completa dello stile di vita aristocratico. L'esistenza nobile do
vrebbe essere basata sul possesso di beni fondiari. Ogni attivi
tà lucrativa, perfino intellettuale, è vietata, o almeno trattata
con grandi dubbi, come contraria a q u e l l o c h e è i l p r i m o destino
del nobile, l'esercizio del potere: "Si devono ritenere ignobili le
opere, i mestieri, gli insegnamenti che rendono inadatti alle
opere e alle azioni della v i r t ù il corpo o l'intelligenza degli uomi
ni liberi. Perciò t u t t i i mestieri che per loro natura rovinano la
condizione del corpo li chiamiamo ignobili come pure i lavori a
mercede perchè tolgono alla mente l'ozio e la fanno gretta. Ri
guardo alle scienze liberali, poi, interessarsi di qualcuna entro
certi limiti non è indegno d ' u n libero, ma l'occuparsene troppo,
fino a l'eccesso, c o m p o r t a i danni ricordati." In conseguenza,
STUDI SU RAFFAELE SOPRANI
Ji
7
V I T A
i S & f e
ySP'i
iC
DI S I N I B A L D O S C O R Z A ,
DI V O L T A G G I O .
Pittore, e Miniatore tnfìgne .
L E tal'hora (ìa folito il C i c l o di c u m u l a r e in v n ' i d e f l ò ( o g g e t t o 1'
a b b o n d a n z a d e ' f u o i p r e g g i a t i t c l ò i i , e t u t t e quelle d o t i , c h e c o n
Icarza m a n o fra m o l t i i n d i u i d u i va egli g i o r n a l m e n t e r i p a r t e n d o ,
c h i a r o n ' h a b b i a m o l'clcmpio nella p e r l ò n a d i ' S i n i b a l d o S c o r z a
P i t t o r celebre t e i G c n o u c i i , nel q u a l e rifplendcttcìo in c o l m o
l a m o d c r t i a i n r i c c u c r c g l i appiattii d o m i t i alla dia virtù ; l'affabi
lità nel c o n u c r l a r c ; la fofterenza nel d i p c r a r e le fatiche, dalle qualli va di conti
n u o a c c o m p a g n a t a l a p t o f c r t i o n della Pittura ; l'clatta o f l c n i M n a delle r e g o l c . c
dc'precetti d e l l ' i d d ì i i il d c f ì d c t i o d ' a c q u i f e r i ! quella gloria, t h e p u ò (perai li da
v n ben r e g o l a t o p e n n e l l o , & il d e p r e z z o d i q u c i g u a d a g n i pecuniari) per defi
d c r i o d c ' q u a l i n o n p o c o s'affanna la m a g g i o r parie d c ' v o l g a r i P i t r o i i . P o r l o c h c
a u u n t a t o di cosi r a r i , e v i r r u o f i fregi n o n p i o u ó g r a n dim'culta in renderli di
pcriorcall'ifteffi n a t u r a : la q u a l e n o n m e n da c o l t i m n , c h e dall fVrte dia v i n t a
più v o l t e (3 c o n f e f e ò . O n d ' c g l i vidde affai torto a c c l a m a t o per tutta 1 Italia il p r o
prio v a l o r e ^ « f o r i a t e le p e n n e d e p i l i c a n o r i C i g n i a celebrarne il n o m e , & a
couXàcrarlo in più m o d i nel t e m p i o celebre d e l l ' i m m o r t a l i t à .
L ' i n n o d o n q u e d i n o f l r a lalute 1589.li 16. L u g l i o d a Cìionanni S c o r z a . h u o
n j o n o n m e n r i c c o di beni di f o r t u n a , clic d o t a t o di m o l t e v i r t ù , n a c q u e S a i
baldo i n V o l t a g g i o , l u o g o n o n m o l t o d i l c o f t o da G c n o u a , d i l e t t a t o l e p e r te,*
c a c c i c , a m e n o per le colline t h e lo c i r c o n d a n o , f à m o f o p c t la f a n g u i n o l e n u
s i , m i gloriola v i t t o r i a d c ' G c n o u e l i c o n t r o l'armi Sauoiarde nel I ó ì S . Se ag
gradirò per la finezza dell'aria, v n i c o r i m e d i o per r i U n a r quell'infermi clic d»_>
m e d i t i più valenti f o n o giudicati i n c u r a b i l i . O forze a c a i o , ò n a t u r a l ' i n c h n a
t p n c di G i o u a n n i , t c n e u a e g l i nelle lue calè B a t t i f t a C a r r o f i o Pittor di q u a l c h e
m e r i t o , fcincritcuole s h i da dir c o l u i , t h e col p r o p r i o e f c m p i o i n l u t a n d o ì i
n i b a l d o a l l ' v l o d c ' p c n n c l l i , fu in tal m o d o c a g i o n e , ch'egli da cosi o p p o r t u n o
c o m m o d i r à m i l i t a t o , folcila e o n f u n i a r in Ina c o m p a g n i a quelle l u n e , d i e dallo
Audio delle l e t t e r e h u m a n c gli a u a n / . a u a n o , o c c u p a n d o l i d i s e g n a n d o rozza
m e n t e alcune pjcciolc figuline; quali poi, c o n lucciu da v a n i 1. MI , a l i e t i ,
p r e m u t i c o l o n u a in m o d o , c h e fe b e n e n o n d a u a l o r o quciie perii t u o n i , st*
dall'arte di b e n colorire si r i c c l u c d o n o , vi si fcorgcuapcrO t a n t o d i b u o n ,
infalibilincnreargoinenrar le n e p o t e u a v n ' o t t i . u a , c i c l i t e n u l l i t à . M a c »
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6) Inizio del testo sulla vita di S. Scorza (R. Soprani, Le vite
de 'pittori scoltori et architetti genovesi', Genova, 1674).
7) Ritratto di S. Scorza (R. Soprani, Le vite de'pittori scoltori et
architetti genovesi. Genova, 1674).
"impareremo il disegno non per evitare errori nelle loro compe
re private e quindi non per essere ingannati nella compera o nel
la vendita delle cose, bensì p i u t t o s t o perchè rende osservatori
della bellezza del corpo. Cercare da ogni parte l'utile non s'addi
ce a f f a t t o a uomini magnanimi e liberi." 4 5
Plutarco tratta con disprezzo i più grandi artisti. Secondo
lui " n o n f u mai giovane ben nato il quale nel risguardare Immagi
ne di Giove in Olimpia bramasse diventar Fidia, o nel guardar
quella Giunone in Argo esser volesse Policleto o Anacreonte,
Filemone od Archiloco colui che pigliò diletto di lor poesie, per
chè non è conseguenza necessaria se l'opera ti deletta, che sia
vietò alle persone appartenenti al ceto senatoriale di esercitare
l'artigianato, le operazioni finanziarie ed il commercio, e addi
rittura di appaltare le tasse e di possedere navi di capienza su
periore a 3 0 0 anfore. 4 7
da pregiare l'operante." 4 6 A Roma la Lex Claudia del 218 a.C.
Fra gli antichi incontriamo naturalmente molti esempi di un
vivo interesse per l'arte, ed anche artisti dilettanti fra i membri
dei ceti più alti della società, il che è tante volte ricordato dai
t r a t t a t i s t i moderni. Conosciamo perfino i nomi di due patrizi ro
mani che acquistarono fama come pittori: Fabio detto Pictor (III
sec. a.C.) e Fabullo (I sec. d.C). Q u e s t ' u l t i m o , autore della deco
razione della Domus aurea di Nerone, non abbandonava la sua
toga patrizia neppure durante il lavoro. 4 8 Tutto ciò non può
J A N K. OSTROWSKI
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8) Ritratto di R. Soprani (R. Soprani, Le vite de pittoriscoltori
et architetti genovesi, Genova, 1674).
cambiare il f a t t o essenziale, che la pittura e la scultura trattate
in modo professionale appartenevano alle "artes mechanicae"
e erano considerate occupazioni plebee. Gli artisti potevano
godere di fama, ricchezza, amicizia dei sovrani, ma la loro posi
zione aveva un carattere informale e non poteva sperare di es
sere sancita né dalla legge né dal costume.
Nel medioevo il problema qui discusso era praticamente
assente. Il ceto cavalleresco quasi non s'incontrava con il mon
do degli artisti, fossero essi membri delle botteghe itineranti
oppure monaci rinchiusi nelle loro celle. La situazione cominciò
a cambiare insieme con lo sviluppo rapido delle città italiane
dell'alto medioevo, che avvicinò almeno nel senso spaziale i
due poli opposti. Quell'avvicinamento consisteva inizialmente
solo nella convivenza dentro le mura di una città, e spesso, in
una lotta accanita fra la nobiltà ed il popolo. A partire del ' 4 0 0
186
appare un f e n o m e n o nuovo: un incremento enorme della co
scienza del proprio valore da parte degli artisti e al t e m p o stes
so delle loro aspirazioni sociali. Gli artisti intrapresero la lotta
per l'uguaglianza con i rappresentanti della letteratura e della
scienza, ottenendo notevoli successi. Una delle manifestazio
ni della loro nuova posizione furono i casi sempre più numerosi
di attribuzione di titoli nobiliari. 4 9 Leggendo le descrizioni dei
rapporti fra Michelangelo e Giulio II, o fra Tiziano e Carlo V, si
può avere l'impressione che questa vittoria fosse piena e defi
nitiva. Niente di più falso.
L'epoca di transizione tra il medioevo e i tempi moderni nel
la maggior parte dei paesi europei portò un c a m b i a m e n t o pro
f o n d o nel modo di vivere dei ceti superiori. Il nobile moderno
non era più un guerriero di professione, ma basava la sua esi
stenza sulla proprietà terriera e cercava di assicurare i suoi inte
ressi non t a n t o tramite la forza militare quanto con la legge. Gli
scrittori antichi, capeggiati da Aristotele, fornivano modelli per
figure di nobile e cortigiano, sviluppati per esempio da Alvise
Cornaro e Baldassare Castiglione. Il ruolo decisivo spettò però
alla legislazione, che in modo apparentemente paradossale, fu
più rigida negli stati repubblicani. Nelle monarchie il sovrano si
trovava in un certo modo al di sopra della legge. Poteva, secon
do la sua propria volontà, premiare ed elevare i suoi sudditi, in
clusi gli artisti favoriti. (È vero però che anche i monarchi poten
ti non sempre disponevano di una libertà totale in questo
campo, come prova il caso di Velasquez, al quale ritorneremo
più tardi). In una repubblica oligarchica invece (e l'inizio dell'e
poca moderna conosceva praticamento solo quel tipo di repub
blica), essere nobile significava avere pienezza di diritti politici
ed era condizione indispensabile per l'accesso al potere.
Nel 1546 Brescia, prima delle città italiane, introdusse la
"serrata," che escludeva i non nobili dalla partecipazione alle
cariche politiche del governo cittadino. Genova stabilì definiti
vamente il suo sistema aristocratico t r e n t ' a n n i più tardi, Vene
zia nel 1580. Questo processo ebbe un carattere generale, ed
è definito dagli storici sociali d'Italia come "reazione aristocra
t i c a " o perfino come una "rifeudalizzazione." 5 0 Fenomeni ana
loghi ebbero luogo anche negli altri paesi. Per esempio in Polo
nia, il cui sistema politico fu classificato dai teorici come
"republica mixta," già nel 1496 la nobiltà ottenne l'esclusività
del possesso della terra e nel 1505 le fu vietata ogni attività
professionale. La definizione della nobiltà di regola escludeva
t u t t e le persone che direttamente, o perfino indirettamente at
traverso gli antenati erano state contaminate dall'esercizio del
le "arti vili e meccaniche." Le professioni vietate venivano di so
lito identificate con un'attività pubblica nelle " b o t t e g h e
aperte." Rispetto alla situazione delle altre città, le leggi geno
vesi erano relativamente liberali. Periodicamente un certo nu
mero di persone di origine plebea veniva accolto nello stato no
STUDI SU RAFFAELE SOPRANI
biliare. Come già sappiamo, alla nobiltà genovese era permesso
il commercio, e perfino certe professioni considerate general
mente come "vili," cosa che André Tiraqueau (Tiraquello), il
teorico della nobiltà, giustificava con la "necessitas loci." 5 1
Proprio alla soglia dell'epoca moderna, la situazione legale
e sociale di un artigiano divenne più difficile di quanto era stata
nel passato. Lo stesso accadeva anche agli artisti, generalmen
te annoverati nelle categoria degli artigiani. Un artista che vole
va rompere queste barriere aveva due soluzioni. La prima consi
steva nel cercare di introdurre la pittura fra le arti liberali, la
seconda in una negazione di t u t t a la gerarchia di valori sociali.
Q u e s t ' u l t i m a soluzione era possibile solo teoricamente. I di
fensori della dignità dell'artista cercavano di entrare nella élite
e non di negare i suoi privilegi. Si sceglieva quindi la prima stra
da, caldeggiata da quasi t u t t a la letteratura artistica dell'epo
ca. C'erano due avversari da combattere: da una parte l'egoi
smo dei ceti che stabilivano le leggi, e dall'altra l'opposizione
ugualmente conservatrice delle corporazioni artigianali. In
questa strada verso l'elevazione sociale furono inevitabili an
che manovre in un certo senso indegne. Velasquez, desideran
do di essere ammesso nell'ordine cavalleresco di Santiago, fu
c o s t r e t t o a costruire u n ' i m m a g i n e c o m p l e t a m e n t e fittizia del la
sua persona, presentandosi come nobile e cortigiano che eser
citava la pittura solo per passatempo. Del resto, malgrado l'ap
poggio del re, anche questo imbroglio funzionò alla fine solo
grazie ad una dispensa papale. 5 2
L'interesse particolare degli eventi genovesi descritti con
siste nella loro ricca documentazione e nell'accentuazione del
loro aspetto legale. Anche da tale punto di vista non si tratta
certamente di un caso eccezionale. Una situazione simile si ve
rificò per esempio a Praga e f u risolta dal decreto dell'imperato
re Rodolfo II del 1595, che liberava i pittori dalle leggi corporati
ve a creava per loro una confraternita di carattere più aulico
rispetto alle altre associazioni artigianali. 5 3 Le analogie più
sorprendenti si ritrovano però in Polonia, dove il problema dello
status legale del lavoro artistico appare in vari d o c u m e n t i
nell'arcodi quasi 2 0 0 a n n i . Nel 1593 Jan S z w a n k o w s k i , pittore
di Leopoli, ottenne un privilegio dal re Sigismondo III, che affer
mava fra altro che " n o n novum est artem pictoriam primario
honore, atque inter liberales semper habitam fuisse, q u u m fa
cultas eius non t a m manuali opificio quam ingenii et industriae
viribus consistat." D u e a n n i p i ù tardi, i n u n d o c u m e n t o rilascia
to alla confraternita dei pittori cattolici di Leopoli, lo steso
S z w a n k o w s k i ottenne la conferma della sua nobiltà e la pittura
fu nominata professione nobilissima, al pari della poesia e della
s t o r i a . 5 4 Nel 1623 un altro pittore nobile, Krzysztof Boguszew
ski, ricevette assicurazione reale, che l'esercizio dell'arte non
poteva costituire un motivo per negare la nobiltà a lui stesso ed
ai suoi d i s c e n d e n t i . 5 5
Nel 1640 ebbe luogo a Leopoli un caso quasi identico a
quello genovese del Paggi. Lo scultore Stefan Osowicz, detto
Przyjazny, fu citato in giudizio dalla corporazione dei falegnami
per esser entrato nelle sue competenze. Osowicz dichiarò di
essere libero dall'obbligo dell'appartenenza a qualsiasi corpo
razione, in quanto rappresentante di un'arte liberale. Le sue ra
gioni f u r o n o accettate dal consiglio municipale, con la motiva
zione che un'arte liberale non può essere sottomessa alle
prescrizioni di un'arte meccanica inferiore. 5 6 Problemi analo
ghi erano vivi ancora nel secolo seguente. Nel 1764 i pittori e
gli scultori di Leopoli, sistematicamente molestati dalle riven
dicazioni della corporazione, ottennero un sentenza giudiziaria
che li qualificava come un gruppo di artisti "perfezionati nell'arte
liberale," il che significava la liberazione delle leggi corporative,
confermata esteriormente dal diritto di portare la spada. 5 7 É fa
cile notare che i successi descritti erano vittorie degli artisti sulla
corporazione, dunque sull'avversario più debole. Non aprivano,
però, la strada ai privilegi riservati alla nobiltà polacca. Szwan
kowski e Boguszewski erano nobili di nascita, invece i casi di no
bilitazione degli artisti, anche se noti a partire dalla seconda metà
del ' 6 0 0 , costituirono sempre rarissime eccezioni.
Le nostre considerazioni chiariscono solo una parte dei pro
blemi legati alle Vite di Raffaele Soprani. Come abbiamo già ac
cennato, un'analisi approfondita meritano le fonti delle sue infor
mazioni, le sue opinioni riguardanti i problemi del processo
creativo e lo sviluppo artistico, e finalmente, la sua terminologia.
Dovendo inevitabilmente fare delle scelte, ci è sembrato, però,
particolarmente interessante presentare il Soprani come testi
mone dei processi sociali dei suoi tempi.
187
J A N K. OSTROWSKI
* Il presente t e s t o è basato su una ricerca e f f e t t u a t a nel 1 9 8 6 all'
I n s t i t u t e for A d v a n c e d Study di Princeton. L ' a u t o r e desidera ringra
ziare i Professori Irving Lavin e M a r i l y n A r o n b e r g Lavin per l ' i n v i t o e
per i loro preziosi consigli, e la Professoressa Fausta FranchiniGuelfi
d e l l ' U n i v e r s i t à di Genova per il suo aiuto nella raccolta del materiale
b i b l i o g r a f i c o . Alla D o t t . Cristina A c i d i n i L u c h i n a t della S o p r i n t e n d e n
za per l ' A r c h i t e t t u r a e i Beni A m b i e n t a l i di Firenze e alla D o t t . J a d w i g a
Miszalska d e l l ' U n i v e r s i t à di Cracovia va il m e r i t o della revisione del te
sto italiano.
1
R. Soprani, Le vite de'pittori scoltori et architetti genovesi e
de' forastieri, che in Genova operarono, con alcuni ritratti de gli istessi,
opera postuma dell'illustrissimo signor..., Genova, 1 6 7 4 (in seguito:
Soprani, 1674).
2
Soprani, 1674, p. 3 3 8 . La biografia del Soprani c o n t e n u t a nel
libro è i n f a t t i una autobiografia, gli editori decisero però di firmarla c o n
il nome di Niccolò Cavanna; cfr. la lettera di G. B. Casone al P. A n g e l i c o
A p r o s i o d e l 2 2 V I I 1673, Genova, Biblioteca Universitaria, ms. EVI13,
Ell5 (le altre lettere citate si t r o v a n o nella stessa biblioteca), cit. in A.
Neri, Memorie di Giambattista e Francesco Antonio Casoni, Sarzana,
1872, p. 12; V. Belloni, Penne, pennelli e quadrerie. Cultura e pittura ge
novese del Seicento, Genova, 1973, p. 12.
3
R. Soprani, Li scrittori della Liguria e particolarmente della ma
rittima, Genova, 1667, r i s t a m p a t o Bologna, 1971.
4
Soprani, Li scrittori.., p. 2 4 8 2 4 9 .
5
Cfr. s o p r a t t u t t o Belloni, op. cit., pp. 1 1 1 9 .
6
Soprani, 1674, p. 3 3 8 .
7
Soprani, 1674, Avertimento. L'autore d e l l ' A v e r t i m e n t o fu G.
B. Casoni, cfr. Casoni all'Aprosio, 1 X 1673, Neri, op. cit., p. 11, Belloni,
op. cit., p. 14.
8
Soprani, 1674, p. 3 3 9 . In Li scrittori della Liguria..., p. 2 4 8 . Le
vite sono definite c o m e " t e r m i n a t e , ma non pubblicate."
9
Soprani, 1674, p. 3 3 9 . Brocchi non eseguì mai il suo p r o g e t t o
di biografie di pittori, cfr. J. v. Schlosser, La letteratura artistica, Firen
zeWien, 1956, p. 4 7 5 ; A. Comolli, Bibliografia storicocritica dell'ar
chitettura civile ed arti subalterne, Roma, 1788, t. 2, pp. 114115.
10
Casone all' Aprosio, 7. I. 1672, cfr. Belloni, op. cit., p. 13.
11
Casone all'Aprosio, 17. IX. e 1. X. 1673, cfr. Neri, op. cit., pp.
1 0 1 1 , Belloni, op. cit., p. 14.
12
Casone all'Aprosio, 21. X. 1674, cfr. Belloni, op. cit., p. 18;
Malvasia all'Aprosio, 2 7 . X. 1674, cfr. G. Perini, "L'epistolario del Mal
vasia. Primi f r a m m e n t i : le lettere all'Aprosio," Studi Secenteschi, Serie
I, Voi. 188, 1984, p. 2 2 7 .
13
Vite de'pittori, scultori ed architetti genovesi di Raffaello So
prani [...] accresciute ed arricchite di note da Carlo Giuseppe Ratti..,
Genova, 1768 ( i n s e g u i t o : SopraniRatti, 1768). Ratti elaborò indipen
d e m e n t e il voi. 2, i n t i t o l a t o Delle vite de'pittori, scultori ed architetti
genovesi e dei forestieri che in Genova hanno operato dall'anno 1594
a tutto 1765, Genova, 1 7 6 9 (in seguito: Ratti, 1769). Sulla collabora
zione del Bassignani Ratti (1769) scrive alla p. 3 5 5 . Sul Ratti c o m e
s c r i t t o r e cfr. G. Nicco Fasola, Luigi Lanzi, C. Giuseppe Ratti e la pittura
genovese, [ i n i : Miscellanea di storia ligure in onore di Giorgio Falco,
Milano, 1962, pp. 3 5 7 4 0 8 . U l t i m a m e n t e fu s c o p e r t o il suo mano
s c r i t t o del 2 voi. dell'edizione 1 7 6 8 1 7 6 9 , cfr. T. J. Standring, "C. G.
Ratti's m a n u s c r i p t for 'Le vite d e ' p i t t o r i s c u l t o r i et a r c h i t e t t i genove
si,'" The Burlington Magazine nr971 (1984), p. 9 2 ; P. Lattarulo, "Pagi
ne m a n o s c r i t t e dalla 'Storia d e ' P i t t o r i ' di Carlo G. Ratti," Labyrinthos
5 / 6 (1984), pp. 1 8 9 2 1 7 .
14
Le nostre cifre sono f i n o a un certo p u n t o arbitrarie, perchè in
alcuni casi a b b i a m o d o v u t o decidere di trattare una breve notizia c o m e
una biografia o c o m e una semplice menzione.
188
15
II libro non f u elaborato in m o d o c o r r e t t o dall'editore e contie
ne per esempio una certa q u a n t i t à di spazi v u o t i , dove non f u r o n o mai
i n t r o d o t t e le i n f o r m a z i o n i m a n c a n t i .
16
Soprani, 1674, L'autore a chi legge.
Soprani, Li scrittori della Liguria.., Al lettore.
18
Cfr. p.e. Soprani, 1674, p. 6 6 .
19
W. Kallab, Vasaristudien, hrsg. J. v. Schlosser, WienLeipzig,
1908, pp. 2 1 2 2 3 5 .
20
Un ricco insieme dei t ó p o i d a n n o E. Kris, O. Kurz, Legend,
Myth and Magic in the Image of the Artist, New HavenLondon, 1979.
21
Una breve segnalazione delle opinioni del Soprani, e in parti
cola re d e l l a s u a r e l a z i o n e c o n l a t e o r i a e l a storiografia del ' 5 0 0 si trova
in C. LorguesLaponge, " D e Soprani à Vasari," Revue de l'Art N° 8 0
(1988), pp. 6 1 6 3 .
22
Soprani, 1674, p. 15.
23
Soprani, 1674, p. 7 1 7 2 .
24
Soprani, 1674, Proemio.
2
^ Soprani, 1674, p. 2 4 , a f f e r m a z i o n e simile, p. 11.
Soprani, 1674, pp. 4 2 4 3 .
27
Codex lustinianus XII, 4 0 , 8 , [in:
Corpus iuris civilis, ed. P.
Krueger, Berlin, 1915, t. 2, p. 4 7 6 .
27
Soprani, 1674, Discorso.
29
Cfr. Trattati d'arte dei Cinquecento fra Manierismo e Controri
forma, a cura di P. Barocchi, Bari, 1 9 6 0 1 9 6 1 .
30
M. Nicora, La nobiltà genovese dai 1528 al 1700, [in:] Miscel
lanea storica ligure, t. Il, Milano, 1961, pp. 2 2 8 2 3 0 ; E. Grendi, Intro
duzione alla storia moderna della repubblica di Genova, Genova,
1973, pp. 6 6 6 7 ; G. Doria, R. Savelli, ' " C i t t a d i n i di governo' a Genova:
Ricchezza e potere tra Cinque e Seicento," Materiali per una storia
della cultura giuridica X (1980), pp. 2 8 8 2 8 9 ; R. Savelli, La repubblica
oligarchica. Legislazione, istituzioni e ceti a Genova nel Cinquecento,
Milano, 1981, pp. 2 1 4 2 1 7 .
31
Cfr. J. SchlosserMagnino, La letteratura artistica, Firenze,
1964, pp. 3 9 7 3 9 8 ; R. e M. W i t t k o w e r , Nati sotto Saturno, Torino,
1968, pp. 1 9 2 0 ; A . Hauser, The Social History of Art, London s.d„ t.
1, p. 315; N. Pevsner, Le accademie d'arte, Torino, 1982, pp. 7 7 7 8 .
32
G. Rosso Del Brenna, " A r t e della pittura nella città di Genova,"
LaBerioX. X V I (1976), No 1, pp. 5 2 8 , No 2, pp. 5 2 3 , No 3, pp. 5 2 9 ;
t. XVII (1977), No 1 2 , pp. 5 1 5 , No 3, pp. 5 2 5 ; t. XVIII (1978), No
1, pp. 5 2 7 .
33
Soprani, 1674, p. 104.
34
II f a s c i c o l o di d o c u m e n t i relativo alla causa del 1590, pubbli
cato da G. Rosso Del Brenna, fu n o t o al Ratti che ne s t a m p ò il testo
della sentenza (SopraniRatti, 1768, pp. 1 3 6 1 3 8 ) : egli utilizzò anche
parzialmente una delle lettere del Paggi per allargare il t e s t o del So
prani (ibidem, p. 125). Più tardi il Ratti fornì le stesse lettere al Bottari,
che le i n t r o d u s s e nella sua raccolta, cfr. G. Bottari, Raccolta di lette
re sulla pittura, scultura ed architettura.., ed. S. Ticozzi, Milano,
1 8 2 2 1 8 2 5 , t. 6, p. 188 (lettere del Paggi ibidem, pp. 6 0 9 7 , ed. mo
derna in: Scritti d'arte del Cinquecento, a cura di P. Barocchi, Milano
Napoli, 1 9 7 1 1 9 7 7 , t. 1, pp. 1 9 0 2 1 4 ) . Vale la pena di notare che
n o n o s t a n t e che lettere del Paggi nelle edizioni del Bottari e della Baroc
chi p o r t i n o la data 1591, quella data non figura nell'edizione integrale
della Rosso Del Brenna. Le circostanze della loro creazione e il loro po
sto in t u t t o l ' i n s i e m e dei d o c u m e n t i sembrano provare che f u r o n o
scritte nel 1590.
35
Soprani, 1674, p. 122 a f f e r m a che il Castello approvava la ne
cessità della separazione dei p i t t o r i dai doratori, ma insisteva perchè
si conservassero lo s t a t u t o e le autorità della corporazione.
36
SopraniRatti, 1768, p. 138; Scritti d'arte..., p. 217.
STUDI SU RAFFAELE SOPRANI
La cronologia degli eventi in Rosso Del Brenna, passim; cfr. an
che F. R. Pesenti, La pittura in Liguria. Artisti del primo Seicento, Genova,
1986, pp. 9 3 2 .
38
Soprani, 1674, p. 105.
39
Soprani, 1674, p. 136.
40
Soprani, 1674, pp. 110111.
41
II trattato, intitolato Definitione e divisione della pittura, non era
già conosciuto al Ratti. Il testo pubblicato dal Bottari (op. cit., t. Vili, pp.
2 1 7 2 7 7 ) sotto il nome del Paggi è infatti opera di Romano Alberti. L'esi
stenza del trattato non è però uno sbaglio o una mistificazione del Sopra
ni, che descrive le circostanze della sua creazione e la sua forma tipogra
fica (pp. 1 0 7 1 0 8 ) . La "dotta tavola" del Paggi è citata parecchie volte
dal Baldinucci, cfr. S. Parodi, Nota critica, in: F. Baldinucci, Vocabolario
toscano dell'arte del disegno.., Firenze s.d., p. XVIII (nel testo del Baldi
nucci è ricordato alle pp. 70, 83, 115, 128, 152, 166, 177, 181).
42
Soprani, 1674, Discorso.
43
Cfr. p.e. Hauser, op. cit., p. 314; U. Procacci, "Di Jacopo di Anto
nio e delle compagnie di pittori del Corso degli Adimari nel XV secolo,"
Rivista d'Arte (1960), pp. 3 7 0 ; E. Camesasca, Artisti in bottega, Mila
no, 1966, pp. 211217; B. Cole, The Renaissance Artist at Work. From
Pisano to Titian, New York, 1983.
44
T. Veblen, The Theory of the Leisure Class, Boston, 1973; M.
Ossowska, Ethos rycerski i jego odmiany, Warszawa, 1986.
45
Aristotele, Politica, Vili, 1337b e 1338ab, cit. secondo la tradu
zione di R. Laurenti, Bari, 1972, pp. 3 9 5 3 9 6 , 3 9 9 .
46
Plutarco, Vite parallele, trad. da M. Adriani, Sancasciano, 1963,
t. 1, p. 321.
47
Cfr. p.e. M. Gelzer, Die Nobilitàt der Ròmischen Republik, Berlin,
1912, pp. 1 3 1 4 ; B. Kùbler, Geschichte des ròmischen Rechts, Leipzig
Erlangen, 1925, p. 103.
48
C. Plinius Secundus, Naturalis historia, XXXV, 19 e 120;
A. P. Tchubova, G. I. Konkova, L. I. Davidova, Antitchnyie mastiera,
St. Petersburg, 1986, pp. 4 8 e 184.
M. Warnke, "Geadelte Kùnstler," Wissenschaftskolleg — lnstitute for Advanced Study—zu Berlin. Jahrbuch ( 1 9 8 3 / 8 4 ) , pp.
3 3 5 3 4 4 raccolse le i n f o r m a z i o n i sulla nobilitazione di 185 artisti dal
X I V alla fine del XVIII sec.
50
A. Ventura, Nobiltà e popolo nella società veneta del '400 e
'500, Bari, 1964; F. Braudel, La Méditerranée et le monde méditerranéen à l'époque de Philippe II, Paris, 1966, t. 2, p. 5 0 7 3 ; R. Romano,
Tra due crisi: l'Italia del Rinascimento, Torino, 1971; P. Burke, Venice
and Amsterdam. A Study of Seventeenth-Century Elites, London,
1974; M. Berengo, Nobili e mercanti nella Lucca del Cinquecento, Tori
no, 1974.
51
A. Tiraquello, Commentari de nobilitate et de iure primigeniorum, Basileae, 1561, pp. 4 9 8 4 9 9 , cit. in Berengo, op. cit., p. 2 5 6 .
52
Cfr. p.e. J. B r o w n , On the Meaning of Las Meninas, [in:] Images and Ideas in Seventeenth-Century Spanish Painting, Princeton,
1978, pp. 8 7 110. Il problema della definizione della pittura c o m e arte
liberale o m e c c a n i c a in Spagna non era solo una q u e s t i o n e di prestigio,
ma aveva anche conseguenze legali e fiscali; cfr. J. Gallego, Elpintor
de artesano a artista, Granada, 1976.
53
T. Da Costa K a u f m a n n , L'école de Prague. La peinture à la cour
de Rodolphe II, Paris, 1985, p. 3 0 ; K. Chytil, Malifstvo prazské XV a
XVI vèku, Praha, 1906, p. 310.
54
T. M a h k o w s k i , Lwowski cech malarzy w XVI i XVII w., Lwów,
1936, pp. 2 2 , 8 5 , 8 9 .
55
J. GlebockaGa,siorowska, " K r z y s z t o f B o g u s z e w s k i i poznah
ska szkola malarska na p o c z g t k u XVII w.," Kronika miasta Poznania
(1928), p. 81.
56
T. M a h k o w s k i , " W a l k a o g o d n o s c artysty," Przeglad
Wspólczesny (1938), pp. 1 9 5 1 9 7 .
57
Z. H o r n u n g , " P i e r w s i rzezbiarze I w o w s c y z okresu roko
ka," Ziemia Czerwiehska III (1937), pp. 2 3 , 3 6 ; T. M a h k o w s k i , Dawny Lwów, jego sztuka i ku/tura artystyczna, London, 1974, pp.
322323.
189