La redazione di Campo de` fiori si associa agli auguri
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La redazione di Campo de` fiori si associa agli auguri
Enea Cisbani Grazie Grazie Grazie Grazie Campo de’ fiori Una madre per tutti una vita per ognuno 3 di Sandro Anselmi Viviamo un tempo in cui, la razionalizzazione e l’attività materiale hanno bandito l’essere spirituale. La sua assenza è inerzia, è vuoto e genera confusione, con la conseguente rarefazione e perdita delle certezza fin qui acquisite. Come ho avuto già a dire “la vita è un dono”, ma debbo ribadire con forza che tutte le vite sono un dono e garantirne l’esistenza fin dalla nascita è un dovere inderogabile. La sacralità della vita inizia con la nascita e termina con la morte. Rispetto comunque chi, nel pieno possesso delle facoltà mentali, sapendo di non poter migliorare o guarire da un male incurabile e mortale, decide di voler dar fine alla propria esistenza. Bisogna però comunque difendere chi non può scegliere! Tutti quelli che hanno vicino una persona cara, disabile, non possono neanche immaginare di scegliere la “non vita” per loro! L’amore, quello grande, quello vero, fa sopportare disagi, incomprensioni, umiliazioni, fatiche, ma regala anche immense gioie, fatte di gratitudine, resa, magari, con un semplice sorriso o con due lacrime di commozione che scendono furtive. Bisognerebbe avere tanta fede per dare alla sofferenza un’idea morale sopra il ragionamento, per tendere a conquistare un mondo dove si possa vivere nell’amore universale. Campo de’ fiori 5 Debora Caprioglio dal cinema al teatro Ritorna finalmente a teatro una delle artiste più apprezzate degli ultimi anni, Debora Caprioglio, che inizia a Roma la tournee del suo nuovo di Sandro Alessi spettacolo, “Black Comedy” di Peter Shaffer, con l’adattamento e la regia di Attilio Corsini, il deus ex machina del Teatro Vittoria. Debora è personaggio multiforme che ha spaziato dal teatro al cinema e finanche alla televisione. Cominciamo la nostra intervista notando che, nello spettacolo succede un po’ di tutto, e tra l’altro si nota come il regista giochi molto con l’effetto buio ! “Si, Attilio gioca soprattutto con il buio, perché in pratica tutta l’azione si svolge in un appartamento dove improvvisamente viene a mancare la luce, naturalmente con un effetto ricreato, perché il pubblico vede tutto quello che succede in scena, tranne i primi minuti in cui c’e’ una bella sorpresa. Comunque penso che sia una commedia molto divertente, molto brillante, nella quale i protagonisti sono costretti a muoversi come se fossero al buio, quindi inciampano, cadono… ed il buio crea anche una serie di equivoci divertentissimi. Il messaggio di questa commedia è che le persone, quando sono al buio, si comportano in maniera completamente diversa di quando invece si trovano alla luce… vedi il caso del colonnello che alla luce è una persona tutta d’un pezzo, mentre al buio si stiracchia o fa dei movimenti che sono poco militari…oppure come la vicina di casa che alla luce beve solo limonate ed al buio diventa una alcolizzata….Io sono Clea, la fidanzata del protagonista,che, presentandosi a sorpresa a casa del fidanzato dopo cinque settimane, lo trova insieme ad un’ altra donna e da qui partono storie ed equivoci che si accavallano e si complicano….” Hai iniziato a fare cinema diretta da un grande regista “Ho iniziato vent’anni fa con il cinema ed il primo film è stato Paganini con Klaus Kinski. Devo dire sinceramente che è stato un incontro casuale perché io, essendo molto giovane, non avrei mai pensato di fare l’attrice. In quei tempi studiavo ed avrei voluto fare altre cose, invece da li è nata tutta la mia carriera artistica. Nel 1990 l’incontro con Tinto Brass e l’interpretazione di Paprika, la divertente commedia Saint Tropeiz Saint Tropeiz, Albergo Roma di Ugo Chiti, Con gli occhi chiusi insieme all’Archibugi, La Maschera del Demonio, Storie d’Amore con i crampi, e tanti altri”. Ed invece la prima interpretazione teatrale? “Il mio incontro con il teatro risale al 1997. Ho iniziato a lavorare con Mario Monicelli e fino ad oggi ho sempre destinato una parte dell’anno alle tournee teatrali.” Non dimentichiamo poi il piccolo schermo che è quello che ci permette di entrare in tutte le case… “Ho girato moltissime fiction per la Rai e Mediaset ed ho cercato sempre di alternare la televisione al teatro perché secondo me, se si ha la possibilità, è bene bilanciare le due cose. Il teatro regala tantissime emozioni ed è una grandissima palestra. Ogni sera con il pubblico, che è vivo e presente, esiste proprio una sinergia che si crea tra la platea e l’attore, però è anche vero che il teatro non ti dà quella visibilità che può dare il mezzo televisivo.” Per un’attrice è più bello recitare per il teatro o per il cinema ? “Io credo sia più bello fare teatro perché personalmente mi regala l’emozione di salire su un palcoscenico, anche se il cinema, per quanto mi riguarda, rimarrà sempre, nonostante tutto, il primo grande amore.” Abbiamo raccontato di momenti presenti e momenti passati, ma il futuro cosa riserva a Debora Caprioglio? “Dopo le vacanze estive, sicuramente riprenderò con piacere questa commedia a Novembre e successivamente partirà un altro progetto con Mario Scaccia, con il quale ho gia lavorato l’anno scorso in un Goldoni, ed insieme prepareremo un Feydeau intitolato Il signore va a caccia.” Ringraziamo la bellissima attrice ed invitiamo i nostri lettori a seguirla nelle prossime repliche teatrali nella nostra regione, perché sicuramente abbiamo incontrato una Caprioglio sempre più bella e sicuramente all’apice della sua carriera di attrice. Campo de’ fiori 6 SCRIPOFILIA: UNA PRESTIGIOSA Titoli azionari ed assicurativi, obbligazio diventano ogni giorno sempre più La nascita della prima società per azioni in Italia risalirebbe al 1400 e viene individuata nelle MAONE GENOVESI, associazioni tra proprietari di galee alle quali era affidato gran di Alfonso Tozzi parte del commercio dell’epoca. Altri ritengono il Banco di San Giorgio, meglio la Casa di San Giorgio, come capostipite delle società, ma questo ente ebbe carattere di istituto pubblico solo nel 1586. La maggior parte degli studiosi ritiene invece che la nascita delle prime società sia da attribuire alla Compagnia delle Indie Olandesi e Inglesi le quali, all’inizio del 1600, attuando frequenti collegamenti navali con l’India e la Cina per importare avorio, spezie, zucchero, seta ed altro, necessitavano di molto denaro e, per poterlo ottenere, ebbero l’idea di richiederlo ai cittadini (rilasciando opportune “ricevute”), ai quali corrispondevano poi un dividendo in base alle “azioni” possedute da ciascuno. Da quel momento le società così costituite si sono moltiplicate a dismisura in tutto il mondo con la conseguente emissione di migliaia di titoli, obbligazioni, certificati etc. che oggi, esaurita la loro funzione pratica, rappresentano l’oggetto di una collezione prestigiosa, poiché tratta di documenti originali, testimonianza delle più disparate imprese relative a vari settori dell’economia, del commercio, della borsa valori, cioè tratta un campo vastissimo dell’attività umana! In Italia la COMPAGNIA DI NEGOZIO PER IL COMMERCIO CON IL PORTOGALLO ED IL BRASILE – TORINO(1681), la COMPAGNIA DI ASSICURATORI – VENEZIA (1709) e la COMPAGNIA DELLA CAMERA IMPERIALE DI COMACCHIO (1751), sono le prime società di cui si ha notizia. I titoli emessi da questi enti, però, non sono stati mai ritrovati probabilmente per- ché fanno ancora parte di collezioni private ed è facile prevedere che, se un giorno fossero immessi sul mercato collezionistico, il loro valore sarebbe certamente altissimo. Per quanto riguarda le azioni, le obbligazioni, ed i titoli esteri è curioso constatare come i collezionisti italiani prendano in considerazione particolarmente quelli “strani”, oppure quelli firmati da personaggi di rilievo storico come le azioni della STANDARD OIL firmate da J. Rockefeller (1911) o quelle dell’ AMERICAN EXPRESS Co. Del 1866 “garantiti” dai nomi Wells Fargo, i leggendari organizzatori delle linee di diligenza nel selvaggio West. A proposito delle Standard Oil Company recante la doppi firma di J. Rockefeller è appena il caso di riferire che, all’inizio del 2000, un certificato emesso nel 1870 è stato aggiudicato ad una cifra superiore ai 120mila dollari. Si è trattato del più alto prezzo mai pagato per un singolo documento finanziario originale dell’epoca. Fra i titoli esteri più richiesti e contrattati si segnalano quelli emessi a Bruxelles nel 1728, di 250 fiorini, per la PESCA DELLE BALENE – quotati oltre mille euro e quelli del 1924 della SOCIETA’ FERROVIE LOCARNO – PONTE BROLLA BIGNASCO, di 250 franchi svizzeri emessi a Locarno quotati intorno ai 500 euro. E’ bene comunque tenere presente che il valore di questi documento è determinato dalla loro rarità, dal “tema” e, cosa più importante, dalle firme dei responsabili della emissione, ad esempio un certificato del 1840, per la COSTRUZIONE A TORINO DEL PONTE MARIA TERESA, transito a pedaggio, firmato dal Conte di Cavour, viene valutato alcune migliaia di euro. A parte, comunque, le citate quotazioni è opportuno sapere che la maggior parte dei titoli italiani e stranieri più recenti, sono quasi sempre alla portata media di un collezionista ed è quindi una raccolta da scoprire e da incoraggiare per la bellezza grafica degli stampati e per il risvolto storico che rappresenta in quanto, attraverso di loro, è possibile ripercorrere le alterne vicende economiche e finanziarie dell’Italia e del mondo. In base a recenti aggiudicazioni d’asta, i titoli italiani sono stati trattati fra i 25 ed i 75 euro, ma alcuni hanno superato questo limite come “Strada Ferrata Genova Voltri” (600), “Monte di Pietà di Pistoia” (400), “Banca Ercta” (260) e tanti altri. La scripofilia (dall’inglese SCRIP – cedola, polizza, e dal greco PHILIA – amore), al pari di tutte le collezioni, annovera episodi curiosi di una certa rilevanza, come quello relativo alle obbligazioni attinenti la roulette di Montecarlo di cui ci da notizia l’illustre storico e studioso Enrico Bay. Il 1° Novembre del 1924 apparvero sul mercato azionario delle obbligazioni di 500 franchi, intestate a “Roulette di Montecarlo”. Il titolo riproduceva una roulette sormontata da un viso di uomo coperto di schiuma da barba; a tergo la dichiarazione che la società aveva per oggetto “lo sfruttamento del trente et quarante, ecc”. Autore della particolare emissione fu il pittore cubista e scultore francese Marcel Duchamp, il quale, per alimentare la sua anima del gioco, ed ottenere un congruo contante, emise delle obbligazioni di 500 franchi rimborsabili all’interesse del 20%, cosa che regolarmente avvenne quando la società chiuse in pareggio con l’attività. Un altro caso con risvolti purtroppo drammatici, è quello relativo al “re dei fiammiferi svedesi” Ivar Kreuger, il quale offrì in garanzia un pacchetto di buoni del tesoro del governo italiano per un valore di oltre 142milioni di dollari – datati Roma 15 Agosto 1930. I titoli, stampati dallo stesso Kreuger, costituirono una colossale truffa scoperta, però, solo nel 1932 quando il Kreuger si suicidò a Parigi. Fra i collezionisti italiani di un certo spessore: Mario Marzi di S. Gimignano (SI), Alessandro Cavalli di Genova e Stefano Benelli di Firenze, tutti interessati ad azioni ed obbligazioni ferroviarie; Daniele Raimondi di Verona il quale raccoglie titoli azionari relativi alla radio e alla telegrafia e Massimo Borrelli di Napoli il quale è interessato ad azioni ed obbligazioni italiane, francesi ed americane. Campo de’ fiori A COLLEZIONE DI “ATTESTATI” ni, certificati di credito, buoni del tesoro, ù oggetto di collezione e di culto. 7 8 Campo de’ fiori Roma che se n’è andata: luoghi Renato Guttuso, pittore di vita L’articolo di Enea Cisbani dal titolo “Renato Guttuso e Civita Castellana” apparso sul numero XXXVI, mi ha portato a ripensare al grande artista siciliano del quale, desiderando scrivere qualcosa, provo ad associarlo, forse un pò forzatamente, alla tematica della quale abitualmente tratto. Quale il possibile legame? Mi viene spontaneo pensare a Palazzo del Grillo del quale ho trattato in occasione della pubblicazione dell’articolo dedicato al “Marchese del Grillo”, una pittoresca dimora settecentesca, già fortilizio mediovale, ubicata lungo la salita del Grillo, strada che da quella famiglia prese il nome. Palazzo del Grillo fu l’ultima dimora e l’ultimo studio di Renato Guttuso, quello più amato dall’artista, in questo luogo, in queste stanze, infatti, la sua memoria si è costruita e qui è oggi custodita. Tra l’altro, la decisione di ubicare a Palazzo del Grillo l’Archivio denota la precisa volontà di voler custodire in questo luogo fisico, vuoi la memoria, vuoi la storia del grande pittore; scomparso l’artista, la sua memoria appartiene un pò a tutti, del resto, era lo stesso Guttuso che affermava: “ …un artista basa la propria esperienza prima sulla vita privata e poi sulla cultura, tanto da riuscire a capire il mondo attraverso se stesso…” Non a caso gli organizzatori hanno voluto che l’Archivio fosse fisicamente legato al suo ultimo luogo di lavoro, l’atelier è rimasto esattamente com’era, con i tubetti ancora aperti e la tavolozza impregnata dai colori, quasi a voler testimoniare un’improvvisa interruzione delle sue creazioni. Scrive il figlio adottivo Giovanni Carapezza Guttuso: “ …il ricordo più forte che ho di Guttuso nel suo studio è la sua presenza che si materializzava ogni giorno con orari precisi scandendo il ritmo quotidiano del suo lavoro …” Ma vediamo di osservare più da vicino Renato Guttuso del quale si può verosimilmente affermare che è il primo vero pittore siciliano, non solo perché nato a Bagheria, ma perché egli è decisamente impregnato di quella inconfondibile sicilianità che ha caratterizzato per esempio tutti i grandi scrittori dell’isola e della quale scriveva Leonardo Sciascia; del resto, a parte Antonello da Messina, vissuto nel periodo del Rinascimento, non saprei quali altri artisti dell’isola si potrebbero citare; forse Angela Consoli, mia omonima per pura coincidenza, un’artista siciliana che, nata a Catania, da molti anni lavora ed espone a Civita Castellana. Con ogni probabilità il clima della Sicilia ha influito non poco in tutto ciò, troppo sole, a dire degli esperti, non favorisce la pittura, schiaccia i colori e sfuma i contorni, il sole è la morte soleva dire il Principe di Lampedusa. “ … beato te che quando prendi il pennello o la matita in mano scrivi sempre in versi. Chi dipinge è un poeta che non è mai costretto a scrivere in prosa …”, questo il pensiero di Pier Paolo Pasolini su Renato Guttuso il pittore che, meglio di ogni altro, ha saputo interpretare l’animo della Sicilia. E’ lo stesso Guttuso che, attraverso i suoi Occupazione delle terre incolte Autoritratto - particolare scritti, che hanno sempre accompagnato la sua attività artistica, chiarisce il cammino del suo immaginario pittorico, per esempio, quello di un artista che non vuole Maestri: “ … io imparo dall’anima mia se è vero che ne ho una ! Imparo a comprendere e a soffrire combattendo nel mondo e imparo ad esprimermi. Mi affaccio a scoprire quella verità che nessuno può indicarmi perché essa e dentro di me, ogni scuola è vana, vana, vana …” Da giovane Guttuso cominciò a frequentare a Palermo una bottega artigiana dove si dipingevano i carretti siciliani con l’impiego di colori assolutamente vivaci, carretti variopinti, una sorta di pittura naif, con i suoi rossi i suoi verdi, i suoi gialli presi in prestito dai rossi, dai verdi, dai gialli dei mercati rionali di Palermo dove i venditori accatastano frutta e verdura, olive, angurie, mazzi di basilico o prezzemolo, zucche e melanzane in un ammasso di colori variopinto e senza uguali. Il primo vero importante quadro di grande formato del pittore è “La fuga dall’Etna”, un dipinto del 1939, dove Guttuso, spinto da quella necessità di naturalezza e dal desiderio di fare del realismo una realtà concreta, procede all’assemblamento in grande di molte figure riunite in un’unica azione; contadini, donne e cavalli proiettati da una forza esplosiva, colori vivissimi al limite dell’urlo con in evidenza tematiche conflittuali: lavoro, violenza, aggressività, smarrimento:“ … volevo fare un quadro che potesse rappresentare al meglio la mia gente impegnata in una azione quale che fosse, avrei potuto scegliere tra una rivolta o, magari, un esodo, scelsi la fuga dall’Etna …”, e ancora,“ … non è necessario che un pittore debba appartenere ad un partito o ad un altro, o magari fare una guerra o una Campo de’ fiori 9 i, figure, personaggi di Riccardo Consoli rivoluzione, è piuttosto necessario che egli agisca, nel dipingere, come agisce chi fa una guerra o una rivoluzione, come chi muore insomma per qualcosa …” Nell’immediato dopoguerra in Sicilia si verificarono eventi di grandissimo rilievo e importanza sociale, tra questi le lotte contadine per l’assegnazione della terra, a tali eventi nel 1950 Guttuso dedicò l’opera dal titolo “Occupazione delle terre incolte in Sicilia”, un dipinto dalla grande vivacità cromatica nel quale, la definizione tipologica dei singoli braccianti e delle loro famiglie, si compone in un tutt’uno:“ … la lotta contadina per l’assegnazione della terra, i singoli braccianti e le loro famiglie riuniti in una marcia verso la speranza; fui anch’io in Sicilia in quel periodo, partecipai alle loro riunioni, alle loro discussioni, alle loro agitazioni, i volti della mia infanzia si mischiavano ai nuovi volti, ai vecchi, ai giovani, alle donne, ai bambini affamati; i contadini si muovevano all’alba o addirittura nel cuore della notte, con i muli, gli asini, i carretti, gli aratri, le zappe, le bandiere; qualcuno cantava, qualcuno suonava il mandolino o la chitarra …”. Il quadro dal titolo “La zolfara” del 1955, costituisce una profonda variazione di un tema che, come nel caso dell’occupazione delle terre, rappresenta la realtà di un terribile dramma lavorativo a tinte autenticamente siciliane; nel cuore dell’isola, in quelle aree che ricordano il latifondo mediovale, si scavano le miniere di zolfo; Pirandello, che si trova in una posizione di vantaggio essendo il figlio del padrone di una di queste, ma anche in grande difficoltà, scrive: “ … fuoco nel fuoco, ma fuoco infero, contro natura, demoniaco … l’universo dei contadini e dei pescatori viene contaminato da una razza intrusa, quella dei minatori e degli operai …”. La sicilianità di Guttuso, dicevo, che lega questo artista tanto strettamente alla terra natale, che lo aiuta a produrre opere così splendidamente siciliane; il gusto dei colori copiati dai colori dei mercati di Palermo, ma che ricordano anche le ceramiche di Caltagirone o i Pupi di quel fantasmagorico Teatro delle Marionette ancora oggi rappresentato in Sicilia, la sregolatezza dell’invenzione, la furia astratta; questa la Sicilia di Guttuso, la mia Sicilia, agitata e forsennata e ancora, in alcuni suoi quadri, un trionfo del realismo, ma a ben vedere egli non ha dipinto altro. Renato Guttuso è il pittore che ha saputo raccontare con efficacia straordinaria la drammaticità del genio siciliano, prova ad osservare la “Vucciria” del 1974, probabilmente il suo dipinto più famoso; siamo a Palermo nel cuore del quartiere della Loggia dove ha sede uno dei più caratteristici mercati alimentari, quello della Vucciria appunto, dal francese boucherie macelleria, il più noto e pittoresco della città, il mercato in cui maggiormente si ritrovano quelle caratteristiche atmosfere della variopinta quotidianità siciliana. Il pittore ha saputo cogliere e riprodurre i contrastanti sentimenti di amore e repulsione per questo ambiente affascinante, ma anche travolgente; in questo mercato i colori e i profumi della merce esposta si mescolano alle grida dei venditori, al sapore della tradizione, all’allegria degli spettacolini improvvisati per accattivare i clienti o soltanto per trovare un attimo di spensieratezza che serva a spezzare il ritmo della giornata di lavoro, è questo un mondo di contraddizioni e di esagerazioni che rispecchia il lato più aperto e gioioso dell’animo siciliano. Percorrendo i vicoli e le piazzette della Vucciria si ritrovano gli elementi principali della cucina siciliana, una cucina sontuosa, qui giungono i prodotti migliori di tutta l’isola e tutto viene esposto sui banchi dei venditori con rara e forse unica eccezionale abilità scenografica; su questo dipinto, molto amato dal Maestro, egli scrisse:“… nel cuore di Palermo, nel cuore del suo mercato all’aperto, è questa una grande natura morta con in mezzo un cunicolo dove la gente scorre e s’incontra …”; quindi, una teoria infinita pesci, di carni, di verdure; passa una sontuosa giovane donna vista di spalle, altre persone le vengono incontro e, poi, un quarto di bue, un trancio di pescespada, i banchi posti da entrambi i lati, oltre ai colori vivacissimi, sembra quasi di percepire gli odori di questo luogo unico e travolgente. Tutto ciò non devi sorprenderti, un noto critico ebbe ad osservare come nelle opere di Guttuso l’uomo è il protagonista assoluto, mai tanto importante come quando non è presente nei suoi dipinti; gli oggetti delle nature morte, non sono mai oggetti fini a se stessi, le ceste, i martelli, le scuri, le ruote dei carri, rinviano sempre prepotentemente all’uso che l’uomo ne fa, quella sedia in primo piano, davanti al cassetto aperto nel dipinto del 1941 dal titolo “Tavolo, sedia, gabbia e finestra” è ancora calda del sedere della massaia che ci è stata seduta fino ad un momento fa. Sul dipinto “Caffè Greco” del 1976, scriveva l’artista:“… il Caffè Greco è un luogo di Roma a cui tutti siamo in qualche maniera affezionati, mi ricordo le sere con Palazzeschi e De Pisis dopo cena, allora si andava sempre dopo cena; ci andava anche Moravia poi, ad una certa ora, verso La Vucciria le undici, De Pisis guardava l’orologio e scappava, per me questa è un’ora frenetica, diceva. In questo quadro c’è un elemento catalizzatore, Giorgio De Chirico, anche se il fascino del luogo nasce dalla gente che ci è passata, da Buffalo Bill a Gabriele D’Annunzio …”. Un ricordo personale mi riporta indietro di molti anni allorquando in una delle salette interne del Caffè Greco ebbi occasione di sedere in un tavolino accanto a quello dove, all’ora dell’aperitivo, sedeva abitualmente Giorgio De Chirico accompagnato dalla moglie; il Maestro, in età molto avanzata, sarebbe morto l’anno dopo, destò in me un grandissimo spontaneo senso di ammirazione al quale si aggiunse una indescrivibile sensazione allorquando, alzatosi dalla sedia, mi fece un garbato segno di saluto con il capo. Di Renato Guttuso resta in me ancora vivo il ricordo di una trasmissione televisiva ripresa dal Teatro Margherita ospite il pittore ; inevitabilmente gli fu rivolto, da parte del conduttore Oreste Lionello, l’invito di abbozzare un disegno a matita su un foglio di carta, in pochi secondi tracciò una colomba con le ali dispiegate facendo osservare come l’avesse disegnata con un tratto unico, senza sollevare la matita dal foglio di carta. Guttuso, un pittore che ha illustrato anche numerosi testi letterari, ricordo la sovracopertina del romanzo “Il giorno della civetta”, un omaggio a Leonardo Sciascia, che osservava:“ … sempre la sigaretta fra le dita, una appresso all’altra consumate in poche boccate, nervosamente, sempre quell’onda di fumo davanti al volto, come nei suoi autoritratti …”, è rimasto sempre profondamente legato alla sua terra, ad un amico scriveva:“ … è inutile che ti dica come vive in me Bagheria; se un giorno riuscirò a mettere ordine tra i miei appunti e mi deciderò a darli ad un editore, vedrai quanto e come Bagheria entri dappertutto …” Campo de’ fiori 10 di Carlo Cattani Lo mistero de la musica tonante ovvero la musica “ tras tra ... un rock <………..direi che la cornamusa sia la chitarra elettrica del medioevo …… e ciò che suoniamo sia una sorta di rock all’antica ….molto all’antica ! > Ecco, queste erano le parole finali di DIABOLUS, uno dei pipaioli-cornamusieri dell’ensemble acustico piemontese di sostanza e condimento “medieval e popolare” nomato “BARBARIAN PIPE BAND”, a conclusione della prima parte dell’intervista pubblicata sul n°36 di Campo de’ fiori ….. “LO COLLOQUIO CO LI MUSICI POTE RICOMINCIARE!” Carlo: Deiv, Clarinzia, raccontatemi del vostri primi approcci ad uno degli strumenti che “animate”. I vostri riferimenti, le esigenze sonore … Devsko: personalmente il mio primo approccio con una cornamusa è stato drammatico! Mi sono comprato una cornamusa Scozzese che assolutamente non funzionava. Dopo un paio di mesi di frustrazioni tremende ho investito un po’ di soldi e ho comprato una cornamusa Francese, anche questa, ahimè, di non eccellente funzionamento; da qui in poi è successo il delirio di compra/vendita di cornamuse, questo mosso da una insaziabile fame di conoscere, provare e suonare il più alto numero di cornamuse possibili. Dopo qualche anno ho iniziato a suonare insieme ad altre persone e quindi mi sono reso conto che suonare 200 cornamuse diverse non serviva a nulla e quindi mi sono concentrato e specializzato nello studio di 2-3 tipi. Con il passare del tempo le mie esigenze e le conoscenze dello strumento sono cresciute e mi hanno portato ad intraprendere l’attività di costruzione dei miei strumenti musicali. Per TUAC e DIABOLUS il percorso non è stato poi tanto diverso. Diciamo che forse il primo approccio con una cornamusa deve essere libero e dal mio punto di vista <devi fare ciò che più ti senti e non ciò che qualcuno ti dice di fare!> Clarinzia: Il tamburo è la primordiale espressione: quando l’uomo ancora non articolava la voce batteva sulle pelli stese al sole per conciarle o su tronchi cavi. Quel battito deve aver risvegliato qualcosa, e da quel battito nascono tutti i tamburi del mondo. Negli ultimi anni mi sono avvicinata molto alla musica tecno. Ai rave i battiti ritmici mi hanno avvolto e assorbito gettandomi in quell’ arcano rituale in cui centinaia di piedi battono ritmicamente il suolo, all’unisono. Ho poi provato a suonare quella musica che tanto mi aveva conquistato. Davanti ad un computer, bit ed elettricità mi allontanavano da quella sensazione primigenia. Nel frattempo, con la “BARBARICA BANDA“, anche se non ero ancora una dei suoi musici ma facevo per loro un poco di focogiocoleria, ci si sollazzava a sonar per “li spiriti delli boschi” … in una di queste fulgide notti ho scoperto che tamburo e muri di casse erano l’e- spressione della stessa forza in due epoche diverse, la diversa traduzione dello stesso stimolo ancestrale … mi piace ancora ballare davanti alle casse! Ma per suonare, per far uscire dalla pancia quella sensazione, per me, il tamburo è lo strumento più appropriato!! Carlo: ragazzi, quali soddisfazioni con la “BARBARIAN” .... Madrasko: direi moltissime!! Prima di tutto quella di riuscire in ogni luogo a coinvolgere e far ballare o semplicemente divertire le persone e poi lasciarle andare a casa con qualche neurone in meno (non capita tutti i giorni di incontrare nella piazza del proprio paese un branco di forsennati che propongono una musica di fatto inusuale, ma ad un volume spaventoso… ). Lo scambio energetico che s’instaura col pubblico è fantastico! Altra grande soddisfazione per ciò che mi riguarda è la possibilità di condurre vita semi-nomade sfruttando l’arte propria e dunque la possibilità di conoscere e confrontarsi sempre con nuovi ambienti, culture e modi di percepire il reale. Clarinzia: … Veder ballare insieme punk e distinte signore!!! ..... suonare ovunque, indipendentemente da qualunque fonte energetica che non sia il nostro corpo!! ... suonare a feste Elegante profilo barbarico Campo de’ fiori sportabile ” dei 11 Barbarian Pipe Band k antico... mooolto antico! (lo secondo capitolo ) TUAC: “BARBARICAMENTE” ispirato medievali con musicisti di conservatorio ed il giorno dopo in mezzo al powernoize!!! Carlo: Come avete sviluppato l’immagine della band, i soprannomi e tutto il contesto? Madrasko: l’immagine si è sviluppata praticamente da sola. La pulsione di tutti era verso il medioevale, l’antico e il primordiale ed è stato naturalissimo sviluppare il contesto. L’idea del costume viene dai diversi anni passati da molti di noi nell’ambito della rievocazione. Iniziammo di fatto ad esibirci proprio a feste medioevali e celtiche. Il costume era quasi necessario e in più ci rappresentava assai bene. I soprannomi o nomi d’arte esistevano già per tutti. Alcuni di noi si sono trascinati i vecchi storpiandoli e modificandoli, altri se li sono creati ex novo. Non vi è una logica con cui uno sceglie come farsi chiamare … ognuno è libero di scegliere il nome di battaglia che reputa più appropriato. Carlo: la traduzione su disco delle vostre scorribande ... parlami della realizzazione del vostro ultimo cd, del significato attri- buito al titolo, al termine “fosfeni” Madrasko: subito dopo il promo cd “Sacra Losna” la “BARBARICA BANDA” necessitava di un’ opera che la rappresentasse completamente. Diverse cose erano cambiate dal promo e tutti necessitavano di lasciare un’impronta più significativa. Spiritica Fosfenica “FOSFENISonatica” rappresenta di fatto la consacrazione della “B.P.B.”, ma le cose sono in continua evoluzione e sentiamo l’esigenza di un nuovo cd …. stiamo lavorando alla sua pre-produzione (…tuoni all’orizzonte,dunque !). I fosfeni vengono definiti come disturbi visivi simili a deboli allucinazioni di forma o evoluzione geometrica (spirali, linee, cerchi, etc.. ). Trovammo un articolo in merito all’arte preistorica dove lo studioso di turno dava un’interessante teoria. Se l’arte rupestre dei primordi fosse stata originata in parte da questo strano fenomeno visivo? La questione era interessante anche perché è provato che negli stati iniziali di trance e con l’inizio dell’effetto di certe droghe psicotrope le prime visioni che si hanno sono proprio di origine fosfenica, ma a volte anche quando ci si sta per addormentare è possibile vederli anche se debolmente. Durante la creazione dell’album un piccolo gruppo di “BARBARICI ragazzi” s’inerpicò sui monti della Val Camonica all’esplorazione dei molti parchi ricchi d’incisioni rupestri. Fu nel “Parco Nazionale delle incisioni rupestri” di Naquane (ndr. Il Parco è sito a Capo Di Ponte /Valcamonica/Lombardia ed è possibile vedere il ciclo istoriativo rupestre Camuno, uno dei siti archeologici più famosi in tema di incisioni rupestri risalenti alla preistoria, che vedemmo l’incisione degli “oranti” che sono la fila di omini ben visibile sulla copertina del cd “FOSFENI”. Passammo la notte a vagare per i boschi sulle montagne in compagnia di buoni spiriti e l’incisione degli oranti si ripresentò sotto diversissime forme per tutta la nottata. Successivamente contattammo dei signori del “Centro degli studi Camuni” per saperne di più (ndr: i “Camunni” erano l’antichissima popolazione della Val Camonica) e ci dissero che gli oranti erano completi solo con un ulteriore figura di omino sdraiata sotto la fila. A quanto pare il puntino in mezzo alle gambe le identifica come donne che stanno svolgendo una funzione per la figura sdraiata. La si potrebbe interpretare o come una scena di parto, o un funerale o delle danzatrici attorno ad una figura in trance….ma nessuno può dirlo con certezza. Di fatto li, anzi…le, adottammo come ottima rappresentazione di persone festanti. Dato che si erano presentate durante la notte in forma diciamo fosfenica per la realtà “BARBARIAN” loro divennero i “fosfeni” ….. ed ecco, dunque, l’origine del titolo per l’album. Carlo: Apriamo uno spiraglio sulle “prove” della “ BARBARIAN “: dove le fate, qual’è l’apporto di ognuno per la realizzazione di composizioni originali e alle vostre “traduzioni” di traditionals ….come decidete di “colorare” un brano con l’uso di un tipo o di un altro tra i tanti strumenti a fiato & percussione antichi a vostra disposizione? Devsko: Le prove della “BARBARIAN” avvengono un po’ ovunque; solitamente in inverno proviamo in una rimessa di trattori adiacente ad un fienile ubicato in un paesino sperso nelle campagne del Biellese ….. un posto pieno di polvere e di oggetti che avranno più o meno dai 50 anni in su. Il tenue bagliore di una lampadina e il freddo caratterizzano le “BARBARICHE prove ” ….. ma l’acustica del posto è perfetta per i nostri strumenti! Nel periodo estivo, solitamente, proviamo in mezzo ai boschi o in montagna …… non avendo necessità di corrente elettrica possiamo permetterci di provare ovunque! Per quanto riguarda le composizioni dei pezzi, solitamente, uno dei cornamusieri compone o riarrangia un brano tradizionale o medioevale; le altre cornamuse lo imparano e poi lo si prova insieme ai tamburi. Continua a pag. 12...... 12 Campo de’ fiori Continua da pag. 11 Se il pezzo ci piace lo teniamo, altrimenti, semplicemente, non viene più ripreso. Quindi, può capitare di lavorare su 2-3 pezzi e, poi, magari sceglierne uno soltanto perché solo quello “tuona” secondo il gusto “BARBARICO”. Ogni elemento della band contribuisce nella composizione di ogni singolo brano e può capitare, ad esempio, che un tamburista proponga di costruire un arrangiamento con una bombarda o che un cornamusiere prospetti ad un tamburista un altro tipo di arrangiamento; quindi, c’è viva partecipazione attorno alla realizzazione dei brani che suoniamo . Carlo: parlatemi della vostra partecipazioni a progetti di altri musicisti, delle relazioni con altri artisti . Madrasko: amiamo collaborare con altri artisti soprattutto quando ci propongono una fusione fra la nostra musica e generi completamente diversi. Nel passato abbiamo collaborato con Human Clown, Verbodden Totentanz, che sono due realtà locali ed è possibile sentire i risultati di queste “fusioni” direttamente dal nostro sito nella sezione “ausculta”. Abbiamo collaborato, inoltre, alla registrazione dell’ultimo prova discografica dei marchigiani Mortimer Mc Grave – per il cd “All’attacco” dove compaiono i nostri tonanti tamburi su 3 tracks; attualmente, siamo in trattativa con i Francesi Stille Volk per quanto riguarda il loro nuovo cd, ma è ancora tutto da definire. Al di fuori dell’ambito musicale collaboriamo con focogiocolieri, artisti da strada, clown, giullari e via dicendo. Carlo: Qualche aneddoto dalle vostre scorri (Barbariche) bande ? Madrasko: Ah ah ah….e che ti racconto?!? Ce ne capitano a iosa quando siamo in giro! Diciamo comunque che le scorri “ Barbariche” bande sono sempre molto stimolanti ed educative. Ah ah ah ! Carlo : DEIV, sei anche un costruttore e studioso di strumenti a fiato d’epoca, di ghironde e derivati: cosa chiede ad “un costruttore de oggetti sonori” un musicista dei “vostri tanti strumenti ad ancia e manovella”? Un suono di riferimento....legni e pelli particolari ...insomma entriamo, sinteticamente, in questo affascinante settore di mirabili costruzioni, parlando della “ricerca di un suono perduto” da parte di chi costruisce e di chi suona . Devsko: Per quanto ci riguarda l’unica cosa che la “BARBARIAN” può chiedere ad un costruttore di strumenti è: VOLUME! Ed è quello, ad esempio, che io ho ricercato con la piva medioevale, lo strumento che nella “BARBARIAN ” utilizziamo per la maggiore. Ho lavorato e sperimentato per ottenere uno strumento con un volume elevato, una stabilità assoluta, un suono accattivante e potente. Non esistono suoni di riferimento e pochissimi Battiti barbarici sono gli strumenti d’epoca che ci sono pervenuti intatti e funzionanti; quindi, si lavora su uno strumento in base alla propria ispirazione ed al proprio estro. Per quanto riguarda la piva medioevale l’unica cosa che si sa è che è un tipo di cornamusa risalente al quindicesimo secolo; nel “Syntagma musicum” del 1619 di Praetorius (ndr: Michael Praetorius era un compositore Tedesco, autore dell’opera in tre volumi “Syntagma Musicum”: in particolare, il terzo volume contiene una accurata descrizione degli strumenti musicali accompagnati da chiare illustrazioni che consentono, a cultori come il nostro DEIV, la possibilità di documentarsi per realizzare repliche di strumenti musicali d’epoca di cui non sono rimasti esemplari. Si trovano dei rapporti di conicità per il “chanter” e delle misure sommarie dei “bordoni” proprio relative a questo tipo di cornamusa. Così, partendo da queste informazioni, ho intrapreso la costruzione della piva medioevale; la richiesta di volume da parte della “BARBARIAN” mi ha spinto poi a modificare leggermente alcune misure fino ad arrivare all’attuale risultato di uno strumento con elevato volume adatto a suonare in mezzo a una piazza gremita di persone. Tieni presente, Carlo, che un costruttore di strumenti musicali, in particolare di cornamuse, pive etc, non finisce mai di perfezionarsi e, quindi, cerca sempre di ingegnarsi per ovviare ad un problema: uno ne risolve ed un altro è dietro l’angolo! Si provano materiali e legni diversi, si sperimenta, ma l’unica cosa che deve esserci in uno strumento del tipo di una cornamusa è la assoluta stabilità e la perfetta intonazione......credimi, sentire tre cornamuse scordate suonare è una cosa veramente insopportabile, straziante anche per chi non è esperto! Carlo: L’accoglienza del pubblico ai vostri concerti: trovi differenza nella cultura verso la vostra musica tra gli italiani e il resto d’Europa? Devsko: Ma, l’unica cosa che abbiamo capito nel nostro girovagare è che trovi persone che ti parlano altre lingue, comprensibili o incomprensibili che siano, vedi altri luoghi diversi dai tuoi, ma alla fine …..tutto il mondo è paese... abbiamo tro- vato svariate accoglienze sia in Italia che fuori, alcune volte nel nostro Paese siamo stati accolti in modo veramente eccezionale, altre in modo freddissimo e ciò è capitato anche all’estero. Diciamo che però appena esci dall’Italia le cose cambiano un po’ anche perchè alla fine c’è molta più cultura musicale verso un tipo di musica come la nostra. In Francia, ad esempio, qualsiasi persona incontri sa cos’è una cornamusa e come funziona, in Italia ciò non capita; d’altro canto, può capitare che in Francia a un tuo concerto la gente rimanga immobile a sentirti e in Italia invece una piazza intera inizi a ballare ed urlarti in faccia .... dipende molto dalla festa dove vai dalla gente che trovi, ecc.. A pensarci bene, però una differenza la riscontriamo sempre esibendoci fuori dall’Italia: all’estero non abbiamo mai problemi con gli aspetti organizzativi e gli organizzatori degli eventi ai quali siamo invitati a partecipare, riuscendo ad alloggiare in posti dignitosi, mangiando bene, cosa che in Italia nei 90% dei casi non capita. L’unica vera differenza è che se in Italia fai come noi il musicista, sei un perditempo e nullafacente, in Francia o in Spagna o altrove invece sei un’artista, ti viene riconosciuto che ciò che fai richiede uno studio, richiede un impegno non da poco. Carlo: Cosa fate nella vita “borghese” ? Devsko: La “BARBARIAN” è il nostro lavoro per circa 7 mesi all’anno. Nel mese di Dicembre alcuni elementi della band vanno in giro a suonare Zampogne e Pive. Per ciò che resta dell’anno, ognuno si arrabatta per vivere come gli capita; Deiv costruisce cornamuse, Diabolus va in giro per la Francia a fare tatuaggi (lui è il nostro tatuatore di fiducia), Madrasko vendemmia e fa il vino, Clarinzia parte e viaggia per 2-3 mesi in giro per il mondo, insomma ognuno di noi non ha un lavoro fisso in un ufficio o in fabbrica, ciascuno fa quello che più gli aggrada fare in quel periodo e poi quando è ora…….. si “piglia lo ronzino ferrato e si inizia a metter a ferro et foco Italia et terre forestiere .....” Clarinzia: io provo a viaggiare più che posso !!!...beh! ora che la pacchia dello studente è finita, nei mesi più liberi lavoro a progetti di diversa natura che ruotano intorno alla storia: per esempio, ora sono impegnata per un documentario sulle mondine! La “BARBARIAN PIPE BAND “ vi ha incuriosito? Si ? Beh, allora, pazientate qualche giorno, perché le chiacchiere non son finite qui! I nostri “BARBARICI” amici, che ringrazio per la loro estrema disponibilità, torneranno sul n° 38 più forti e tonanti “che pria” e chissà che non si possa apprendere da loro qualche buon consiglio per iniziare a suonare……. una cornamusa !!! PPEEEEEEEEEE …….. ( www.barbarianpipeband.com) (www.anciamanovella.com) Campo de’ fiori 13 Il Colosseo vIsto Cos Su quell’incredibile espressione della romanità che è l’Anfiteatro Flavio, molto è stato scritto e molto ci sarebbe ancora da chiarire. Questo ulteriore contributo non ha certo la pretesa di aggiungere di informazioni nuove su Cristina un monumento così Collettini significativo, quanto la voglia di evidenziarne le particolarità, di sottolineare alcuni degli aspetti che lo hanno reso così unico al mondo e, perché no, di sfatare alcuni miti che ad esso sono collegati. L’Anfiteatro Flavio, meglio noto come Colosseo, viene concepito dalla dinastia dei Flavi come opera meravigliosa, straordinaria, per il popolo, dopo le nefandezze di Nerone. E’ quello che Riegl1 definisce “monumento intenzionale”, ovvero il Colosseo nasce per stupire, nasce per essere monumento. Non a caso la sua inaugurazione, nel giugno dell’80 d.C., sotto l’imperatore Tito, vide il susseguirsi di spettacoli circensi, di combattimenti tra gladiatori, di battaglie navali che si protrassero per ben cento giorni!!! E perché non stupirci, se pensiamo che un’opera così imponente, benché non totalmente completa il giorno dell’inaugurazione, fu realizzata in dieci anni o, secondo alcuni illustri studiosi, addirittura in soli quattro! La rapidità con cui fu costruito quello che si può definire il più grande monumento della Roma imperiale è dovuta alla perfezione dei calcoli statici, strettamente legati all’uso appropriato di materiali di ottima qualità, alla tecnica edilizia romana ormai giunta a livelli eccelsi, ad una straordinaria organizzazione del cantiere, suddiviso in quattro settori, che venivano realizzati contemporaneamente. Ma soprattutto c’era la grande volontà dell’imperatore Vespasiano di ristrutturare l’intera città di Roma per riportarla al suo splendore, dopo le devastazioni del terribile incendio del 64, sotto Nerone! Così, mentre Nerone, subito dopo l’incendio, iniziò la costruzione della sua domus aurea, una residenza così grandiosa da far sembrare piccola la stessa Roma, Vespasiano, salito al trono, iniziò la parziale demolizione della domus del suo predecessore, destinando ad uso pubblico i terreni che la circondavano. E fu proprio prosciugando il laghetto artificiale fatto scavare da Nerone all’interno della sua residenza, nella valle tra Palatino, Esquilino ed Oppio, che fu possibile erigere l’anfiteatro, con un notevole risparmio di tempo per lo sterro delle fondazioni da una parte, e, dall’altra, dando un chiaro segnale al popolo sulla diversità politica del nuovo imperatore. Sfatiamo quindi una delle più erronee credenze popolari, quella per cui Nerone faceva trucidare i cristiani al Colosseo: quando il monumento fu innalzato, il famigerato imperatore romano era già morto!! Difficile dire se, Nerone a parte, i cristiani siano stati martirizzati o no al Colosseo, perché non ci sono ad oggi documenti che possano avallare tale teoria, ne altri che possano smentirla. Il Colosseo fu il primo anfiteatro a quattro ordini sovrapposti: tre ordini di ottanta arcate l’uno individuate da semicolonne addossate a pilastri e un alto attico con finestre incorniciate da lesene, il tutto che si sviluppa per un’altezza di oltre 48 m e che poggia su una grande platea di calcestruzzo, una sorta di “ciambella” di fondazione profonda circa 8 m!! Purtroppo l’alzato dell’anello esterno è leggibile solo nel lato settentrionale, l’unico che si conserva nella sua interezza! Quello che sorprende del Colosseo è la tecnica costruttiva unita ad una sapiente conoscenza dei materiali. Il grande anello esterno infatti è costituito da una grande intelaiatura di pilastri ed archi di travertino, che sottendono le volte di sostegno della cavea ed il riempimento degli spazi tra i pilastri è una muratura di blocchi di tufo e di opera laterizia, tecnica questa che, aldilà della diversità dei materiali, concettualmente è analoga a quella moderna dell’intelaiatura in cemento armato e muratura di tamponamento!! All’interno, le gradinate della cavea erano suddivise orizzontalmente in quattro settori, dove gli spettatori potevano assistere agli spettacoli, a seconda della loro posizione sociale. Sugli ampi gradini del primo settore si trovavano i sedili dei senatori, i cui nomi erano incisi nei gradini stessi. Le otto gradinate del secondo settore erano destinate ai cavalieri. Procedeva poi il popolo nel terzo settore e nel quarto, in cui i posti a sedere erano costituiti da strutture lignee. L’arena, un piano ligneo smontabile per far emergere le scenografie e per il solleva- mento delle fiere e dei macchinari, ospitava principalmente tre generi di spettacoli: le naumachie, ovvero le battaglie navali, i combattimenti tra gladiatori (munera e ludi) e le venationes, ovvero le cacce di animali feroci. Per le naumachie era necessario trasformare l’arena in un lago artificiale, dove far galleggiare le navi, ma questo richiedeva notevoli sforzi per cui, già sotto Domiziano, si preferì destinare altri siti alle battaglie navali e costruire, al disotto dell’arena, i complessi ambienti ipogei di cui ancora oggi si vedono i resti, ovvero quei locali di servizio agli spettacoli dove venivano ricoverati gli animali ed i macchinari scenografici. I combattimenti tra gladiatori avvenivano perlopiù a coppia e potevano anche terminare con la morte del vinto! Proprio a ridosso dell’anfiteatro, troviamo i resti del Ludus Magnus, la scuola dei gladiatori, dove i combattenti di diversa provenienza si allenavano, seguendo una ferrea disciplina. Ben più famose ed apprezzate erano le venationes per cui i condannati e i prigionieri politici dovevano combattere contro bestie feroci con l’ausilio o meno delle armi. Non mancavano le rappresentazioni sceniche, che potevano anche prevedere la morte dei “cattivi”, interpretati dai condannati. E poi ancora competizioni atletiche, giochi di abilità, mimi…. Quanto doveva presentarsi imponente e magnifico con le gradinate e le scale rivestite di lastre di marmo ed il rivestimento esterno in intonaco a simulare un bugnato marmoreo!! 1 Storico dell’arte e professore all’Università di Vienna (1858-1905) continua sul prossimo numero… 14 Campo de’ fiori Scopri l’Arte Fiorenza Cafà nasce a Gela e già all’età di 5 anni si accorge di saper dipingere, tanto che a scuola la scelgono affinché decori dei fazzolettini con dei fio- rellini. Questa passione cresce con lei, così decide di frequentare la Scuola D’Arte ma, una volta adulta, questa spinta verso l’arte e la pittura le crea non pochi problemi. L’ambiente, la mentalità, il pregiudizio che incontra nel suo paese, la isolano, la portano ad essere considerata, in quanto artista, diversa e poco affidabile, tanto da trovare un ambiente ostile anche all’interno delle mura domestiche. Lei ha sempre dovuto difendere la sua identità di artista e, proprio per questo, spesso è entrata in crisi con se stessa e, la sua arte, più volte, ha rischiato di morire. All’età di diciotto anni, dopo avere esordito in teatro come protagonista in una commedia di Cekof “L’Orso”, parte da Gela verso Catania dove vive per sette anni e dove pensa di poter trovare un ambiente più aperto nei riguardi dell’arte. Questo non avviene e da Catania si dirige verso il “continente” e, nelle città del nord Italia, va in cerca di un riconoscimento come artista. Incontra cantanti come Rochy Roberts, Gilda Giuliani, Cristian, Gino Santercole, Michele, Giulie and Giulie e cavalca i palcoscenici d’Italia e esteri facendo la cantante corista e la ballerina. Si sposa e ha tre figli Alessio, musicista attore, Mattia, aspirante attore e Gloria che ha ereditato, oltre alla passione per la recitazione, anche quella per la pittura. La passione di Fiorenza resta sempre la pittura e, dopo venticinque anni, riprende in mano i suoi pennelli e cerca di esprimere tutto il suo essere, tutto il suo intimo sentimento verso se stessa e verso il prossimo sulla tela. E’ a questo punto della sua vita che scopre il paese di Calcata, dove attualmente vive e lavora. Lo scopo della sua vita diventa comunicare agli altri le sue conquiste attraverso l’arte, perché l’arte è un mezzo per andare oltre le barriere costituite dagli uomini, e con essa si acquisisce tutto il coraggio per creare qualcosa che ancora non c’è, ma che potrà essere, soltanto se un giorno gli uomini lo vorranno. Pur amando la natura e i paesaggi, Fiorenza è maggiormente ispirata dai volti, dalle persone, dalle loro storie, dai loro drammi, dalle loro debolezze e dalla loro natura umana. I suoi ritratti esprimo tutto ciò che di più interiore c’è nel soggetto scelto. Fiorenza prima di ritrarre un soggetto cerca di comprenderne l’animo, cerca di carpirne lo spirito, proprio perché l’essere umano prima di essere corpo, è spirito. Secondo Fiorenza Cafà, l’uomo dà troppa importanza al corpo e trascura ciò che invece lo rende vivo e, spesso, trascurando lo spirito, fa si che il suo corpo vada in balia degli eventi e del volere altrui. E’ proprio questa considerazione che ha spinto Fiorenza, fin da giovane, a liberarsi dai condizionamenti e dai pregiudizi subiti nel suo paese. E’ proprio questa considerazione che ha reso libero lo spirito di Fiorenza. Un essere umano deve conoscere se stesso in quanto tale, per poter essere padrone della propria esistenza e la comprensione verso il prossimo, è la migliore medicina per lo spirito. E’ per questo che i dipinti di Fiorenza spesso sono volti al sociale, all’uguaglianza tra i popoli, all’accettazione del diverso. A Calcata, in una grotta scavata nel tufo, crea “L’isola che non c’era”. In quest’ambiente magico, dove tutto si esprime attraverso l’arte, ogni Sabato gli artisti possono esprimersi davanti ad un pubblico sempre più numeroso che li ascolta, li comprende e li aiuta ad “essere”. Di lei dice Maria Teresa Prestigiacomo: Tra i pittori del mondo, c’è chi si trincera nella torre d’avorio dell’arte, c’è chi invece, come la pittrice Fiorenza Cafà, è specchio del mondo con la produzione artistica in cui la denuncia sociale è uno dei temi scottanti dell’umanità che ella affronta. La pittrice veicola tali messaggi con commossa partecipazione senza ricorrere a scene violente o scandalose bensì con l’animo di un poeta che racconta una delle tante storie tristi della terra e che affliggono l’umanità come la fame nel mondo e la povertà dei bambini del terzo mondo. Cafà è anche un’abile ritrattista, una ritrattista psicologica che sa cogliere l’anima unitamente ai tratti distintivi del personaggio da rappresentare, i suoi dissidi interiori, i suoi dubbi amletici. La sua tecnica è funzionale al messaggio che l’artista intende veicolare; la sua tavolozza composta in prevalenza di nuances terragne, viranti verso gli ocra o verso il giallo cotto, mira all’atmosfera intimista che Fiorenza Cafà intende carpire dal suo vissuto quotidiano, con compiaciuta complicità verso i deboli. Oggi Fiorenza, oltre a lavorare come pittrice a Calcata, sta coronando un altro dei suoi sogni. Girerà, proprio in questi giorni, insieme al regista Luciano Bottaro, il film “La congrega delle sei lune”, dove interpreterà un ruolo come attrice secondaria e molte delle scene del film verranno girate proprio all’ “isola che non c’era”. Il film verrà proiettato nei cinema d’essai e ne verrà realizzato un DVD. Evangelisti Cristina Campo de’ fiori Fiorenza Cafà 15 Campo de’ fiori 300, Usa. Regia: Zack Snyder; interpreti: Gerard James Butler, Lena Headey, David Wenham, Vincent Regan, Dominic West, Michael Fassbender, Tom Wisdom, Rodrigo Junqueira Reis Sandi toro, Andrew TierM.Cristina Caponi nan, Andrew Pleavin; sceneggiatura: Kurt Johnstad, Zack Snyder; fotografia: Larry Fong; produzione: Warner Bros. Pictures, Hollywood Gang Productions, Atmosphere Entertainment MM, Legendary Pictures, Virtual Studios; distribuzione: Warner Bros.; genere: storico; durata: 117 minuti. “Il mondo saprà che degli uomini liberi si sono opposti ad un tiranno, che pochi si sono opposti a molti e che…persino un dio-re può sanguinare”. Come torre a difesa della città, Leonida e i suoi 300 spartani combattono per la propria terra, per i figli e per le legittime spose contro i nemici della patria. L’impresa di questo manipolo d’uomini è talmente epica da poter assurgere addirittura a motivo omerico. Ma per chi avesse obliato la leggendaria battaglia delle Termopoli del 480 A. C, in cui il re spartano insieme ai suoi uomini tenne testa all’immenso esercito persiano comandato da Serse, può rinfrescare la sua memoria recandosi al cinema e assistere così alla proiezione di 300, l’ultima pellicola del regista Zack Snyder. Attenzione, però, la seguente pellicola evita qualsiasi intento storiografico filologicamente esatto, ma segue appieno la graphic novel del fumettista americano Frank Miller, già acclama- to autore di un ciclo di episodi della serie Daredevil e del discusso Sin City. D’altronde, già da diverso tempo negli studios hollywoodiani si vociferava su un progetto cinematografico dal titolo 300 spartans, che avrebbe visto impegnati il regista Micheal Mann dietro alla macchina da presa e l’attore George Clooney nelle vesti succinte del protagonista. Ma, di tale idea non se ne seppe più niente fino al momento in cui Snyder non girò in studio, con 1300 piani su fondo blu-computer graphic, questo peplum dalle tinte pulp. Ad onor del vero, già prima di 300, un dimenticato lungometraggio del 1962 aveva narrato le gesta avvenute al passo delle Termopoli; ma, stavolta tutto appare considerevolmente diverso a partire dal successo che tale film riscuote ai botteghini. Dopo gli stratosferici incassi americani, infatti, tale opera si appresta a scalare le vette del box office italiano. Naturalmente 300 beneficia del ritrovato interesse del pubblico per il genere epico-storico, dopo i recenti fasti d’alcuni film come Il gladiatore, Troy e Alexander; nonostante ciò, le cause del suo successo non dipendono unicamente da suddetta politica di marketing. Di sicuro, gli strali polemici provenienti da più fronti non hanno fatto altro che accrescere la sua fama. Infatti, la pellicola è accusata di un’eccessiva ostentazione d’atti violenti, per cui nelle scene di battaglia si assiste ad una vera e propria mattanza e le immagini si saturano di una tinta rossastra, rossastra come il sangue sgorgato dalle migliaia e migliaia di membra squartate e riverse a terra. Se non avete uno stomaco resistente è meglio che evitiate di recarvi al cinema. Francamente, trovo simili critiche sciocche e pretenziose, poiché ritengo d’uopo accettare il film per quello che veramente è: un divertiment fine a se stesso, il cui punto forza è proprio lo story board, tratto dalle tavole dell’omonimo fumetto di Frank Miller. La seconda diatriba è intrinsecamente collegata alle rimostranze del governo iraniano, che si dichiara parte lesa, in quanto il popolo persiano viene dipinto in maniera poco lusinghiera. Difatti, lo stesso re Serse (un irriconoscibile Rodrigo Junqueira Reis Santoro) è tratteggiato, sin dal suo ingresso in scena su uno stupefacente trono, come un uomo lascivo, effeminato e corrotto moralmente. A livello registico, il lungometraggio rispecchia i canoni del cinema post moderno; in primo luogo, per via del suo montaggio frantumato e atomizzato che crea un ritmo elettrico e conferisce un certo pathos all’azione. A volte, tuttavia, Snyder ricorre con fin troppa sollecitudine alla tecnica del rallenyi; buona, invece, la scelta di abbinare 17 0 0 3 alle scene belliche una colonna sonora tipicamente rock. Inoltre, si riscontra una netta preponderanza, per buona parte del film, del primo o primissimo piano. È possibile, oltretutto, rintracciare nelle immagini un rimando sia alle antiche pitture vascolari sia ad alcune opere di Turner o di Delacroix. Negli ambienti, seppur tutti sbalorditivamente ricostruiti al computer, si percepiscono echi dell’atteggiamento romantico secondo cui l’uomo si smarrisce di fronte alla contemplazione della natura. Un merito del regista è indubbiamente quello di essere riuscito a scovare un cast d’attori dalle eccellenti doti recitative, seppur costituito, per lo più da attori, emergenti e, del tutto o quasi, sconosciuti. N’è la riprova la buona performance di Gerard James Butler (precedentemente visto in Il fantasma dell’Opera) e di Lena Headey. Purtroppo, una pecca della versione italiana è senza ombra di dubbio il doppiaggio, per cui vi è un’insistente enfasi durante i dialoghi e, nel caso del re Serse, il suo tono di voce risulta a dir poco bislacco e poco confacente a tale personaggio. Infine, uno dei meriti della pellicola, presentata allo scorso Festival di Berlino, è la sua capacità di crearsi una nicchia all’interno dell’immaginario collettivo. I concetti che l’opera tenta di esprimere sono quelli d’orgoglio, onore, forza e coraggio, per cui lo spettatore non può sostenersi neutrale, ma tende a parteggiare con i suoi eroi sullo schermo; identificandosi con loro. Dopotutto, 300 non fa che esaltare l’eterna lotta fra il bene e il male. Ad uno Spartano sarebbe piaciuto… 18 Campo de’ fiori Che cosa significa Emission Trading ? di Giovanni Francola L’assottigliamento della calotta polare, il ritiro dei ghiacciai, le diminuzioni delle nevi perenni e l’aumento delle precipitazioni e di manifestazioni meteorologiche estreme, non sono altro che le conseguenze dei così detti gas serra. Ma studi e ricerche non bastano per risolvere il problema, occorre anche mettere in atto degli strumenti per contrastare quello che è considerato la priorità delle priorità ambientali, “riduzione di CO2” (anidride carbonica). Con l’adesione del trattato di Kyoto tutti i paesi firmatari si sono impegnati a ridurre tali emissioni per mezzo dell’ “emission trading”, che serve a finalizzare uno scambio di crediti di emissione di gas serra tra i paesi aderenti. In parole povere, una nazione che abbia raggiunto una diminuzione delle proprie emissioni superiore all’obbiettivo da raggiungere, potrà cedere tali crediti (in cambio di denaro) a paesi che non sono stati in grado di abbattere sufficientemente le proprie emissioni fissate; un vero mercato dove, come mercanzia, si vendono delle “quote di emissione”. Sicuramente, questo strumento porterà molte nazioni ad intraprendere politiche energetiche e dinamiche di sviluppo, sempre più sostenibili e meno inquinanti. Ci auguriamo che questo possa, in qualche modo, sollecitare le persone a modificare anche i comportamenti della vita di tutti i giorni per il risparmio energetico, così da sentirci parte del grande cambiamento di rotta per salvare il nostro pianeta da un surriscaldamento inarrestabile. Quando dico “politiche energetiche”, intendo che è arrivato il momento di fare maggiori investimenti su mix di energie rinnovabili, per far fronte, poi, nel corso degli anni, a spese ben maggiori come ad esempio essere costretti a bonificare intere aree o, peggio ancora, vedere processi irreversibili su tutto l’ambiente. Pensando al fatto che ben l’83% degli italiani dichiara di essere preoccupato dei mutamenti climatici in atto, occorre che venga diffusa nel tessuto sociale una nuova coscienza ambientale, fatta di pic- cole cose e di comportamenti più accettabili. Quante volte passando su strade di campagna vediamo, ai bordi delle strade, buste di spazzatura o, meglio, resti di elettrodomestici che non fanno altro che oscurare quello che di più bello Madre Natura ci ha donato. Crediamo davvero che, una volta che ci siamo liberati di quegli oggetti ingombranti, la nostra casa sia rinnovata o il nostro giardino più in ordine? Non sarebbe meglio riflettere sul fatto che, se il nostro paese si mostrasse più pulito e armonioso, senza quegli orrendi rifiuti da contorno, acquisterebbe un valore maggiore anche la nostra casa, il nostro giardino e soprattutto il nostro vivere quotidiano? Appunto, anche piccole azioni dettate dal buon senso possono contribuire, in una certa misura, a ottenere grandi benefici, sia in termini paesaggistici che in salute di luoghi a noi cari. Campo de’ fiori 19 CENTRO DI CONSULENZA Neuropsichiatrica, Psicologica, Logopedica, Psicopedagogica Via Tasso 6/A - Civita Castellana (VT) T. 0761.517522 Cell. 335.6984281-284 www.centroceral.com [email protected] La Disgrafia La disgrafia è un disturbo specifico dell’apprendimento che si manifesta come difficoltà a riprodurre sia i segni alfabetici che quelli numerici; essa riguarda quindi esclusivamente il grafismo e a cura della non le regole ortografiDott.ssa che e sintattiche, sebAnna Maria bene influisca negativaSambuci mente anche su tali Logopedista acquisizioni a causa della frequente impossibilità di rilettura e di autocorrezione. Nei dettagli la disgrafia si manifesta con queste difficoltà relative alla riproduzione dei grafemi, che possono essere presenti anche solo in parte. Orientamento nello spazio grafico. Il bambino non possiede adeguati riferimenti per orientarsi, non rispetta i margini del foglio, lascia spazi irregolari tra i grafemi e tra le parole, non segue la linea della scrittura. Direzione del gesto grafico. Sono frequenti le inversioni nella direzionalità del gesto che si evidenziano sia nel- l’esecuzione dei singoli grafemi, sia nella scrittura autonoma, che a volte procede da destra verso sinistra. Produzioni e riproduzioni grafiche. Il bambino disgrafico presenta difficoltà notevoli anche nella riproduzione grafica di figure geometriche; anche a livello di sviluppo del disegno è spesso inadeguato all’età. Dimensione dei grafemi. Si evidenzia uno scarso rispetto delle dimensioni delle lettere; esse vengono riprodotte o troppo piccole o troppo grandi. Unione dei grafemi. Abbiamo già detto che la mano non scorre adeguatamente sul foglio e che il bambino disgrafico riesce con difficoltà a seguire con lo sguardo la propria scrittura; ciò interferisce negativamente con la fluidità del gesto. Ritmo grafico. Si evidenzia frequentemente un’alterazione del ritmo della scrittura; il bambino scrive con velocità eccessiva o con estrema lentezza, ma la sua mano esegue movimenti a “scatti”, senza armonia del gesto e con frequenti interruzioni. Pressione sul foglio. La pressione della mano sul foglio talvolta è troppo forte, talvolta è troppo debole, in quanto è spesso presente una paratonia, cioè un’alterazione in eccesso o in difetto del tono muscolare. Esecuzione di copie. La copia della lavagna risulta complessa in quanto il bambino deve riportare avanti più compiti contemporaneamente: distinzione della parola dallo sfondo, spostamento dello sguardo dalla lavagna al foglio, riproduzione dei grafemi. Posizione e prensione. Il bambino che presenta disgrafia scrive in modo molto irregolare, la sua mano scorre con fatica sul piano di scrittura e l’impugnatura del mezzo è spesso scorretta. Il gomito non viene appoggiato sul tavolo, il busto è eccessivamente inclinato. Fin dalla scuola dell’infanzia è possibile individuare la presenza di situazioni problematiche che si evidenziano in un’attività grafica scarsamente strutturata, difficoltà ad usare lo spazio, uso di limitati schemi di riferimento, con conse- Bambino 2° elementare - 7 anni prima dell’intervento Stesso bambino dopo circa 4 mesi di intervento specifico di riabilitazione guenti situazioni stereotipate. Questa ridotta qualità delle prestazioni può dipendere da un vero e proprio handicap ma, talvolta, da altri fattori: Da un ritardo globale che non è quindi riferito solo agli aspetti grafici, ma che coinvolge le varie capacità espressivo-comunicative, motorie e cognitive; da povertà di esperienze vissute in ambito familiare; dalla presenza di un disturbo specifico di apprendimento. In ciascuna delle tre situazioni la stretta collaborazione fra scuola e famiglia rappresenta un’insostituibile risorsa. Il parere dell’esperto è sempre necessario per fare un’analisi adeguata e impostare un programma di recupero mirato. Campo de’ fiori 21 22 STORIA Il centro urbano di Soriano nel Cimino vanta una posizione del tutto particolare. Mentre, infatti, gli altri paesi della zona sorgono, solitamente, su un altipiano tufaceo, Soriano si erge sulla cima tondi Ermelinda Benedetti deggiante e sui fianfoto Mauro Topini chi di uno dei colli del gruppo dei Monti Cimini, a 509 metri sul livello del mare, immerso nel verde della natura e circondato da castagneti secolari. Come per tutto il territorio circostante, tracce di insediamenti umani sono da far risalire al paleolitico, ma le vere e proprie origini di Soriano sono etrusche o fenicie. Con tutta probabilità, furono proprio gli Etruschi ad assegnare questo nome al paese: “surus ianus” significa, infatti, luogo boscoso. Esso è stato successivamente identificato con Surrina Vetus, riedificato dai Romani, che avevano sterminato gli Etruschi, e messo al centro di importanti vie di comunicazione. Divenne sempre più popoloso nel Medioevo, dove piccoli castelli erano circondati da poche case o borghi rurali, favoriti dalla presenza di monasteri, soprattutto benedettini, anch’essi attorniati da villaggi di artigiani e contadini. Proprio a questa epoca appartengono i primi documenti che trattano di Soriano. Innanzitutto il Chronicon, nel quale è riportata la donazione del Fundus Seriani e del Fundus Corbiani al Monastero Benedettino di Sant’Andrea in Flumine, da parte di Carlomanno, nel 747. Dopo l’occupazione dei Goti, dei Longobardi e dei Saraceni, entrò a far parte dello Stato Pontificio, che assegnò alcuni fondi e chiese ai Benedettini e ne diede altri alla Diocesi di Tuscania. Ma, nel 1278, la famiglia Orsini cacciò la famiglia Guastapane, tacciata di eresia. Orso Orsini portò a termine i lavori di costruzione della Rocca, che lo zio, Papa Niccolò III, scelse come residenza estiva e, sembra, vi morì nel 1280. La loro supremazia terminò nel 1366, quando Paolo Orsini, per mezzo del Cardinale Egidio Albornoz, vendette il Castello alla Santa Sede, con immediata protesta dei Benedettini, che ne rivendicavano la proprietà, messi a tacere nel 1373 da Gregorio XI, il quale stabilì un compenso a favore dell’ordine clericale. Tornata in mano alla Chiesa, fu occupata dai Bretoni, schieratisi con il Cardinale Roberto di Ginevra, eletto antipapa col nome di Clemente VII, attraversando così uno dei suoi periodi peggiori. Solo Martino V, nel 1420, riuscì a cacciarli e affidò il paese al fratello Giordano Co- Campo de’ fiori o n a i r o S Le o n i m i C nel lonna. In seguito fu ardentemente contesa, fino a quando non tornò, direttamente, sotto il controllo della Chiesa, nel 1441, per godere di un periodo di tranquillità, grazie anche alla concessione di Papa Nicolò V Parentuccelli, che permise al comune di dotarsi di uno statuto. Innocenzo VIII (14891492) diede Soriano, in Vicariato perpetuo, al cardinale Rodrigo Borgia, che, eletto Papa col nome di Alessandro VI, mise il paese nelle mani del cardinale Giovanni Battista Orsini. Tale famiglia però nel 1497 passò al servizio di Carlo VIII Re di Francia, contro il volere della Santa Sede, ma, in territorio sorianese, le truppe Pontificie vennero sconfitte da quelle degli Orsini, annientate, a loro volta, da Cesare Borgia, detto il Valentino. Fuggiti gli Orsini, nel 1503, la Rocca fu affidata da Giulio II della Rovere, successore di Alessandro VI, ai nipoti, che ottantacinque anni dopo la vendettero ai Caraffa. Venne, poi, acquistata dagli Altemps, che nel 1715 vendettero tutto il feudo agli Albani, ai quali rimase fino ad Agostino Chigi, discendente degli Albani, il quale, nel 1848, rinunciò ai diritti feudali in favore della Santa Sede, pur rimanendone proprietario. Il 12 settembre 1870 Soriano fu liberata dalle truppe italiane che procedevano alla occupazione di Roma. ITINERARIO TURISTICO Così ricca di storia, Soriano non può non essere anche ricca di monumenti. Arrivando da sud, si può accedere al paese tramite Porta Romana, costruita dal principe Carlo Albani nel XVIII secolo, come si legge dalla targa in peperino. Incastonato tra gli stetti vicoli dell’antico borgo medievale, ancora in ottimo stato, è possibile ammirare il simbolo di Soriano: il Castello Orsini, voluto da Papa Niccolò III Orsini, ed edificato, nel XIII secolo, su un preesistente castello appartenuto ai Guastapane-Pandolfi. In uno stile piuttosto lineare, ma allo stesso tempo maestoso, anche per via dei numerosi stemmi marmorei incastonati sulle facciate, é formato dal palazzo, unito ad una torre rettangolare, di epoca precedente, tramite alcuni fabbricati più piccoli e cortili. È completamente circondato da un antemurale merlato. All’interno è rimasta interamente invariata solo la sala d’armi, al pian terreno. Annessa al palazzo è una cappella privata, all’interno della quale è custodito un prezioso altare in peperino, precedentemente appartenuto alla chiesa della Santissima Trinità del Cimino. Palazzo Albani Chigi si compone delle scuderie e della residenza. Fu realizzato dal Vignola, per volontà del Cardinale Cristoforo Madruzzo. I lavori iniziarono nel 1561,ma la morte, sopraggiunta nel 1578, non gli permise di vedere finito il suo progetto, ampliato, poi, dalla famiglia Albani, nel XVIII secolo. La due costruzioni sono state, original- guide di C mente, unite dalla magnifica Fontana Papacqua, ossia “regina delle acque”, alimentata da una sorgente limitrofa. Diversi gruppi scultorei adornano l’intera vasca: undici mascheroni con zampilli, le statue delle quattro stagioni, il gruppo centrale con figure di animali, satiri, bambini, il dio Pan, sotto l’immagine di una donna dalle zampe di capra e l’austero gruppo del Mosè, insieme ad altri ebrei, che fa sgorgare acqua da una roccia. Sempre a proposito di fontane, vale la pena ricordare la Fontana di dentro o Fontana vecchia, così chiamata per distinguerla, probabilmente, da un’altra non troppo lontana. Risale al XV secolo, ma nel 1873 fu spostata dal sito originario all’attuale sede. Per quanto riguarda le chiese, invece, prima fra tutte è il Duomo, dedicato al protettore del paese, San Nicola Da Bari. In stile neoclassico, é stato costruito nel 1791, su progetto di Giulio Camporese, nella piazza principale, dove si ergevano prima le due piccole chiese della SS. Annunziata e di San Eutizio. L’ordine dorico nella parte inferiore e quello ionico nella parte superiore occupano, per intero, la facciata. Lateralmente si ergono due torri e massicci campanili. Ha una pianta a croce greca, divisa in tre navate, con una grande cupola decorata da rosoni in stucco. La chiesa di Sant’Eutizio venne costruita in epoca medievale, proprio sopra la catacomba del Santo, un pellegrino cristiano martirizzato a Soriano nel 300 d.C., in corrispondenza della quale si trovava, in precedenza, una struttura romanica dedicata a San Nicola. Venne poi ristrutturata e modificata nel 1718 per opera degli Albani, dei quali porta lo stemma incastonato sulla facciata, a ordine unico, in peperino. L’interno è ad una sola navata, con tre altari su ciascuna delle due pareti laterali e conserva beni di notevole rilievo, tra cui un busto in argento di Sant’Eutizio e un crocifisso ligneo barocco. La chiesa di San Giorgio risale all’XI secolo ed é, infatti, in stile romanico. Di pianta rettangolare, è a navata unica, con un abside fregiato da piccoli bassorilievi, come tutta la facciata. È affiancata da un campanile quadrato di dimensioni ridotte ed è completamente in peperino. La chiesa della Santissima Trinità deve il suo nome all’im- Campo de’ fiori Campo de ’ fiori magine della Madonna col Bambino, del 1300, detta della S.S. Trinità e conservata al suo interno, benché la costruzione risalga alla metà 1700. La più antica di tutte le chiese ivi presenti è la chiesa della Misericordia, rimaneggiata più volte nel periodo rinascimentale. La chiesa della Madonna del Poggio è affiancata da un piccolo convento, costruito insieme ad essa nel 1609, che appartenne prima ai Carmelitani poi a Francescani. Eretta sui resti di una precedente chiesa più piccola, è a navata unica, con un pregevole altare barocco ed un coro, scolpiti in legno di noce. La facciata, anch’essa barocca, è in peperino rosso, tipico locale. Ma a Soriano non ci sono solo monumenti da visitare. Molto interessanti sono, infatti, anche le escursioni sul monte Cimino, a 1053 m sul livello del mare, all’ombra di castagni secolari, o sulla ricca faggeta. Proprio queste zone boschive, intorno la centro abitato, nascondono secoli di storia e di mistero. Corviano e la Selva di Malano furono due luoghi abitati fin dalla preistoria e poi successivamente occupati dagli etruschi, come mostrano chiaramente resti di capanne neolitiche e villanoviane o i diversi tipi di tombe, ancor oggi visibili. La contrada Fornacchia, a 5 km dal centro, con resti di tombe, mura, grotte e cunicoli, prende il nome dalle antiche fornaci di laterizi esistenti. Notevole è la chiesa della Madonna del Carmine, edificata tra il 1636 e il 1644. Altre piccole chiese di periferia, costruite per permettere ai contadini di presiedere alle funzioni religiose, senza doversi recare in paese, sono la chiesa di Santa Lucia, a pochi metri di distanza dal Castelletto di Fratta e la chiesa di Sant’Angelo, citata da Alessandro VI in una bolla del 1494 e poi distrutta e ricostruita nel 1596 per volontà di Onofrio Cozzi. Del territorio comunale di Soriano fanno parte anche le frazioni di Chia e di Sant’Eutizio. Chia, abitata sin dal periodo pre-etrusco, fu molto importante in epoca medievale, durante la quale venne eretto il Castello di Collecasale, di cui oggi sono visibili soltanto i resti, con la cinta muraria e l’alta torre pentagonale. Essa compare spesso nei carteggi di quell’epoca, sotto il nome di Icea o Cheggia. Sant’Eutizio, invece, deve il nome al martire cristiano decapitato a causa delle persecuzioni ordinate da Diocleziano, e si sviluppa proprio intorno al santuario a lui dedicato. TRADIZIONI E FESTE Festa di Sant’Antonio Abate Festeggiamenti in onore del Santo protettore degli armenti, il 17 di gennaio, animati dalla processione alla quale prendono parte numerosi animali, accompagnati dai propri padroni, che ricevono la santa benedizione fuori della chiesa presso la quale arriva la processione, a cui segue la santa messa. Carnevale Sorianese Sfilata di carri allegorici e di gruppi mascherati per le vie principali del paese. Festa di Sant’Eutizio Martire Grandiosi festeggiamenti in onore del Santo Patrono di Soriano, che coinvolgono anche la limitrofa frazione di Sant’Eutzio, dove sono conservate le reliquie del martire. Circa tre giorni di festeggiamenti, dal 13 al 15 maggio, dove la parte religiosa, con santa messa e solenne processione, è affiancata da concerti e spettacoli, che si concludono con uno strabiliante gioco di fuochi d’artificio. Soriano Estate Spettacoli teatrali, musicali, cinematografici, mostre, gare sportive, escursioni guidate a piedi e a cavallo animano i due mesi estivi di luglio ed agosto, offrendo momenti di svago e relax. Sagra delle castagne Spettacolare rievocazione storica del fallito tentativo di conquista del Castello di Soriano, da parte del Signore di Vignanello, Pier Paolo Nardini, sconfitto dai sorianesi durante la battaglia del Fosso del Buon Incontro, il 7 novembre 1489. Tale rievocazione è stata successivamente affiancata dalla sagra che rende omaggio al tipico frutto dei Monti Cimini: la castagna. Nelle prime due settimane di Ottobre, per tanto, il paese viene diviso in quattro contrade: Papacqua, Rocca, con i suoi abilissimi spadaccini, Trinità, con un folto gruppo di bravissimi sbandieratori, e San Giorgio, che si sfidano per la conquista del palio, rievocando la Prova degli Arcieri e la Giostra degli Anelli. Altre suggestive rappresentazioni, quali l’inquisizione e la condanna a rogo della strega Giovanna Dabaldi, l’uccisione del drago da parte di San Giorgio, stralci di vita quotidiana dell’epoca e soprattutto il magnifico corteo storico, che coinvolge più di 500 figuranti in sfarzosi costumi medievali e rinascimentali, contornano e 23 impreziosiscono la manifestazione, una tra le più belle del suo genere, in tutto il Lazio. Natale a Soriano Concerti di musica sacra e di cori polifonici si alternano nelle varie chiese del paese. Un curatissimo presepe statico a grandezza naturale viene allestito nella piazza principale di Soriano e una mostra di presepi artistici, all’interno del Castello Orsini, rimane per tutto il periodo natalizio, fino al giorno della befana. SAPORI TIPICI Soriano vanta dei piatti del tutto particolari. Prime tra tutti le sutrine, una sorta di sottilissime crepes, da noi conosciute con altri nomi, in base ai diversi luoghi in cui sono preparate, da riempire con pecorino o addirittura marmellata e servire calde. Gli gnocchi col ferro devono, invece, questo particolare nome alla preparazione, nella fase finale della quale viene utilizzato un ferro di calza, che gli permette di assumere la forma di un piccolo foglio arrotolato, difficile da immaginare se non lo si vede. Infine, gli spaghetti con la ricotta, dove il dolce e il salato vengono fusi insieme. Gli spaghetti, infatti, una volta lessati vengono conditi con della ricotta, alla quale sono stati aggiunti acqua, zucchero e cannella. CURIOSITA’: Ma lo sapevate che a Soriano nel Cimino… Ci sono numerose leggende: la Vecchietta del carnaiolo, che avvisò i sorianesi dell’imminente attacco del signore di Vignanello; il fantasma di Mercello, il mestro di camera della moglie del perfido Giovanni Caraffa, che lo uccise nelle segrete del castello di soriano perché sospettava che amoreggiasse con la sua consorte; il sasso della donzella, sotto il quale si racconta che una giovane donna cristiana fu seppellita per essersi rifiutata di sposare un guerriero pagano; la grotta Rottezia, nelle vicinanze della SS. Trinità, dentro la quale si trova una chioccia tutta d’oro con dodici pulcini, che nessuno ha mai trovato,perchè morto di paura poco dopo esservi entrato. Il più anziano del paese è Galati Assunta nata il 01.02.1908, la coppia sposata da più anni è quella formata da Cosimo Santini e Anna Carosi, il numero attuale degli abitanti è di 8539 e i nuclei famigliari sono 3480, 4 sono le convivenze. 01100 Viterbo Piazza Verdi, 2/A - Tel./Fax 0761.347651 e-mail: [email protected] Centro Commerciale Tuscia - Tangenziale Ovest Tel. 0761.390013 e-mail: [email protected] 01030 Vallerano (VT) Via Don Minzoni, 58 - Tel./Fax 0761.751551 e-mail: [email protected] 01033 Civita Castellana (VT) Via Giovanni XXIII, 28-28A - Tel./Fax 0761.517951 e-mail: [email protected] 00169 Roma Centro Commerciale Casilino - Via Casilina, 1011 Tel. 06.23260306, Fax 06.23279988 e-mail: [email protected] Centro Commerciale Torresina - Via A.Barbato, 31 Tel. 06.61663133 63037 Porto D’Ascoli (AP) Centro Commerciale Portogrande Via Pasubio, 144 Tel./Fax 0735.753665 e-mail: [email protected] Quanto sono belli gli occhi dei bambini, grandi e limpidi! Ma così grandi e trasparenti a 12 anni hanno assorbito più raggi U.V. dannosi, di quanti ne assorbiranno per il resto della vita, e gli effetti delle radiazioni dannose si accumulano sempre. Occhiali da sole per bambini: uno scudo contro gli U.V. Campo de’ fiori 25 MORTI DUE VOLTE Cimitero di Civita Castellana I lavori di ristrutturazione di alcuni loculi cimiteriali sono iniziati in data 16 Ottobre 2006 e dovevano essere portati a termine dopo 120 giorni. Dal mese di Dicembre la ditta appaltatrice ha abbandonato i lavori lasciando il cantiere nel completo abbandono. Le autorità preposte alla custodia del cimitero intimano ai parenti dei defunti di non entrare nel cantiere, minacciando denuncie. CASA PROTETTA PER GLI ANZIANI A QUANDO LA PROSSIMA INAUGURAZIONE? La RSA di Via San Giovanni di Civita Castellana, che non è ancora stata utilizzata, nonostante le varie inaugurazioni, è oramai preda di atti di vandalismo. Visti anche i tentativi di occupazione, è stata dotata di un impianto d’allarme che, a detta di chi abita nelle vicinanze, si attiva a qualsiasi ora del giorno e della notte, arrecando un evidente disturbo. Quante altre generazioni di anziani dovranno aspettare per potersi servire di questa struttura? TRAPPOLE TESE SUI MARCIAPIEDI DI VIA GIORGIO LA PIRA Civita Castellana - Via Giorgio La Pira. Buche, erbacce, escrementi di cani ... questo è l’attuale stato del nuovo comprensorio di espansione edilizia (C1). Campo de’ fiori 27 Fabrica di Roma capitale del Teatro Amatoriale Sabato 21 aprile u.s. al Teatro Comunale “Palarte” di Fabrica di Roma, si è conclusa con una spettacolare Serata di Gala la prima edizione della Rassegna Nazionale di teatro amatoriale intitolata ad Anchise Marcelli. La manifestazione patrocinata dal Comune di Fabrica di Roma e dalla locale Pro Loco ha avuto un successo di pubblico e di critica senza precedenti per questo territorio. Alla base di tanti consensi, una organizzazione impeccabile, che è riuscita a selezionare 7 compagnie teatrali a livello amatoriale su ben 42 iniziali partecipanti. Nell’arco di otto settimane si sono esibite in questo nuovissimo ed invidiabile spazio culturale rappresentato dal Teatro Palarte le seguenti compagnie: Teatro Faul di Viterbo con “Quaranta ma non li dimostra” di Titina e Peppino De Filippo, Teatro dell’Accadente di Lucca con “Eva contro Eva” di Mary Orr e Reginald Denham, La Filodrammatica partenopea di Verona con “La fortuna con la Effe Maiuscola di Eduardo De Filippo”, I Nunseponnoguardà di Civita Castellana con “Arlecchino servitore di due padroni” di Carlo Goldoni, Teatro gli strilloni di Torino con Plaza suite di Neil Simon, Piccolo Teatro di Terracina G. Nofi con “La cena dei cretini di Francis Veber, I Ma chi ‘mmo ffa fa di Giugliano con “Non ti pago” di Eduardo De Filippo. Ce n’era per tutti i gusti dai classici napoletani dei De Filippo, all’umorismo anglosassone di Neil Simon, alla commedia dell’arte del grande Carlo Goldoni. La manifestazione annoverava tra i componenti della giuria, in qualità di presidente, l’illustre Magdi Allam Vice Direttore del Corriere della Sera, che ha assegnato il Premio Anchise MarcelliMigliore Spettacolo- alla pièce “La cena dei cretini” del Piccolo Teatro di Terracina. Tra i tanti premi riconosciuti, seguendo lo stile Hollywoodiano delle “nominations”, con tanto di buste e relativi spot proiettati su schermo, vanno menzionati quello per la Migliore Attrice Protagonista andato a Gabriella Gilarducci del Teatro dell’Accadente di Lucca, per “Eva contro Eva” e quello per il Migliore Attore Protagonista assegnato a Francesco Soli dei Nunseponnoguardà di Civita Castellana, acrobatico e pirotecnico interprete di “Arlecchino servitore di due padroni”. Durante la serata di Gala si è esibita la giovane cantautrice Roberta Giallo, artista dotata di un sound partico- larissimo, una voce con tonalità da vera “vocalist”. Inoltre molto applaudita l’esibizione del trio Emiliano Di Vozzo (chitarra), Roberto Mattioni (tenore), Costanza Biaggini (viola) che hanno incantato il pubblico presente riproponendo arie classiche del ‘700 napoletano. Una serata da ricordare , grazie e soprattutto all’impegno profuso da Carlo Ciaffardini e Claudio Ricci, veri e propri “deus ex machina”, nonché presentatori della manifestazione, non dimentichiamo però tutti gli altri di cui non elenchiamo i nomi, per non correre il rischio di tralasciarne qualcuno. Voglio infine riportare il pensiero espresso dal Vice Direttore del Corriere della sera Magdi Allam al termine delle premiazioni: “Il teatro è importante, soprattutto quello amatoriale, perché mosso da passioni sviscerate, che fanno supplire col lavoro e l’impegno alla mancanza di mezzi e di fondi e, come in tutti i campi il lavoro Al centro Magdi Allam - Presidente della giuria paga.” Alessandro Soli Da sx Carlo Ciaffardini e Claudio Ricci Francesco Soli Migliore attore protagonista (Arlecchino) Da dx il Sindaco di Fabrica di Roma Giuseppe Palmigiani, Magdi Allam , il vice sindaco Francesco Pierantonelli, l’Assessore alla cultura Augusto Vigi foto Eleven Focus Campo de’ fiori 28 Come eravamo nelle i a c e e l l sciare o m , i n i p u line, l o i c c o n , i Bruscolin di Alessandro Soli Nel buio della sala, al cinema Flaminio o al Teatro Florida, locali storici qui a Civita Castellana, sembrava di essere circondati da un esercito di roditori, tanto forte e ripetitivo era il rumore di chi, come noi, sgranocchiava con avidità, ciò che ho scritto nel titolo. Bruscolini (semi di zucca bruscati e salati), noccioline (le classiche arachidi americane), lupini (le cosiddette fusaje, come dicono a Roma, conosciute fin dall’antichità), le mosciarelle (castagne sgusciate e essiccate) e le cainelle (in italiano carrube, per intendersi quelle a forma di banana essiccate, dolciastre, dal seme duro come la pietra, già cibo nobile per i cavalli) facevano parte del rito cinema degli anni ’50’60. Già, rito cinema, perchè dopo gli spintoni all’ingresso per entrare tra i primi, la fila per il biglietto, l’attesa per l’inizio della proiezione, si consumava il sogno atteso per una settimana: uno dei pochi passatempi a nostra disposizione, specialmente nei piovosi pomeriggi invernali. Ma torniamo ai “cartoccetti”, genuini contenitori adoperati dalla “bruscolinara”, nel banco fuori dal cinema. Erano di “carta straccia” (carta paglia) arrotolati a cono con la punta ripiegata, atti a contenere i bruscolini rigorosamente soppesati e misurati col cucchiaio che ne quantificava anche il prezzo. Per i lupini, invece, un piccolo “sgommarello” (mestolo) dal fondo forato per far sgocciolare l’acqua del contenitore, che riusciva, però, a far bagnare ugualmente il cartoccetto. Problemi non esistevano per le noccioline, per le mosciarelle e le cainelle, perché venivano vendute a peso, per i grandi, e per noi ragazzi, invece, “a occhio” per bilanciare il guadagno del banchetto. Può sembrare anacronistico parlare di queste cose, ma dovete pensare che almeno due o tre generazioni si sono confrontate con quanto sopra, provando le stesse sensazioni, e vivendo situazioni simili per svariati anni. Poi il progresso, le leggi e la cultura dell’igiene, ci hanno regalato il “pop-corn” (mais soffiato), il sottovuoto, il “tutto in cellophane”, le “cric-croc” (patatine fritte che di patate hanno solo il nome). Ne abbiamo sicuramente guadagnato in praticità, ma il sapore e la genuinità si sono persi lungo la strada, dove non c’è più il banchetto della “bruscolinara” soppiantato dai tecnologici distributori automatici posti all’interno dei locali. Una cosa, però, è rimasta tale e quale, oggi come allora: il cric cric cric, ripetitivo rumore di chi sgranocchia con avidità i prodotti - passatempo durante lo spettacolo e che ti fanno perdere, magari, qualche battuta nel dialogo tra i protagonisti. Personaggio misterioso Di lato è riportata la foto deformata di un famoso cantante. Sai dire di chi si tratta? I primi tre che indovineranno e si recheranno presso la redazione, riceveranno un simpatico omaggio offerto dal Centro Parati Selli. Campo de’ fiori 29 Struttura Semplice di Endoscopia Digestiva di Civita Castellana Il 3 Aprile u.s. si è tenuta una conferenza stampa, presso l’ospedale Andosilla di Civita Castellana, sull’attività svolta, nell’anno 2006, dal reparto di Endoscopia Digestiva diretto dal Dott. Gino Giuri. Secondo recenti dati ISTAT e del Ministero della Sanità le malattie dell’apparato digerente risultano al 1° posto come morbilità, al 2° posto per mortalità ed al 1° posto per numero di dimissioni e per giornate di degenza, sia ordinaria che di day-hospital. L’ospedale di Civita Castellana che ha un’utenza di circa 100 mila abitanti (comprendente il viterbese, il reatino e il nord della provincia di Roma), dispone di una struttura di Endoscopia Digestiva che può soddisfare qualitativamente e quantitativamente la richiesta in tema di prevenzione, diagnostica, terapia mininvasiva e sorveglianza delle patologie di pertinenza gastroenterologica. Ad oggi, presso il nostro nosocomio possiamo contare 2 chirurghi dediti all’attività endoscopica per il 60% circa del loro orario di servizio, 4 infermieri professionali operativi per il 65% dell’orario teorico. Inoltre sono disponibili 2 sale per endoscopia diagnostica ed operativa, pienamente rispondenti alle normative di legge e recentemente dotate di aria condizionata, 4 gastroscopi, 4 colonscopi, 1 macchina per la disinfezione (la seconda sarà disponibile dal mese di Agosto), 2 elettrobisturi. Nell’anno 2006 il reparto ha effettuato 1294 gastroscopie, con un incremento del 21% rispetto all’anno precedente e 1090 colonscopie, con un incremento del 31% rispetto all’anno precedente. Il Dott. Giuri ha espresso i suoi ringraziamenti a tutti coloro che, con la loro collaborazione, hanno consentito alla nostra struttura il raggiungimento di questi risultati: la U.O.C. di appartenenza, la Direzione Sanitaria di Presidio, la U.O. di Anatomia ed Istologia Patologica, la Farmacia Interna, l’U.O. E-Procuremente e la Demax, l’U.O. Ingegneria Clinica e la S.I.G.E., il C.U.P. e i vertici dell’Azienda. Un grazie particolare all’Associazione Onlus “UNA MANO AL TUO OSPEDALE” che, facendo leva sulla genero- sità della cittadinanza e di numerose aziende, ha fornito aiuti in arredi, attrezzature sanitarie, per centinaia di migliaia di euro. Per quanto è stato destinato alla struttura di Endoscopia Digestiva: un videogastroscopio, un videocolonscopio e l’impianto di condizionamento d’aria per le due sale operative, tutta la riconoscenza va alle ditte ceramiche AZZURRA e IEMMECI. Con orgoglio e riconoscimento il Dott. Giuri ringrazia i componenti del team endoscopico : le infermiere Sabrina Angeletti, Silvia Della Porta, Giorgia Eusepi, Cristina Lemme, Maria Cristina Menichelli, Adalgisa Ricci, al collega Alessandro Savio e al coordinatore infermieristico Giovanni Piergentili. Corsi professionali e amatoriali per tutti i livelli di: Alla HONEY iniziano i grandi appuntamenti di fine anno accademico 2006/2007 Victor Litvinov Sbarra a Terra Acrobatica Laboratorio Coreografico Flamenco Canto 26 e 27 MAGGIO Ancora un evento di Danza Classica di eccezionale valore artistico. Presso i locali della scuola, uno dei più grandi Maestri del mondo sarà ospite per uno stage di perfezionamento della tecnica classica con musica al piano. Maestro ospite VICTOR LITVINOV (Maitre de ballet: Les ballets Russes de Montreal; Les Grand Ballets Canadiens, Teatro dell’Opera di Roma; Arteballetto Reggio Emilia, Arena di Verona, National Ballet of Canada, Balletto diToscana, Teatro San Carlo di Napoli, Stuttgart Ballet, Badiches Staatstheater Karlsruhe, Greek National Opera di Atene, Theather Regensbourg) Pianista accompagnatore GIANCARLO CAPPELLO Classi Intermedio-Avanzato 2 GIUGNO ore 21:00 Appuntamento con “EUTERPE E TERSICORE” spettacolo di musica e danza in collaborazione con l’Accademia di Musica Muzio Clementi. Lo spettacolo, avente il patrocinio del Comune di Civita Castellana, avrà luogo in occasione della manifestazione “PLAYFAIR giornate ecologiche sul fiume Treja” in Via Flaminia al Km 54,630. Parteciperanno allo spettacolo la Compagnia di Balletto Honey, Artisti Professionisti del mondo ballettistico e Orchestra Sinfonica dal vivo. Direzione Artistica: Maestro Fabrizio Bartoli -settore danza, Maestro Paolo Matteucci - settore musicale. Campo de’ fiori 31 La televisione a Civita Castellana Sono trascorsi ben 53 anni dall’inizio ufficiale delle trasmissioni televisive da parte della Rai. La prima trasmissione del servizio ufficiale televisivo italiano iniziò esattamente Domenica 3 di Gennaio 1954 alle ore Arnaldo Ricci 11.00 (le trasmissioni sperimentali a circuito chiuso, erano però iniziate nel 1940, interrotte durante la guerra e poi riprese ). Questa data segnò, per noi italiani, l’inizio di una nuova era e si può affermare, senza timore di essere smentiti, che gli usi e costumi di tutti gli italiani, da qui, iniziarono a subire un tale processo di radicale cambiamento, che neanche l’evento della Seconda Guerra Mondiale era riuscito a scatenare! Il giorno d’inizio delle regolari trasmissioni, il sevizio della Rai riusciva a coprire solamente il 36% della popolazione italiana e, Civita Castellana, era compresa nel raggio d’azione delle trasmissioni! Io non avevo ancora sette anni e ricordo che stavo giocando con i miei coetanei a piazza Marconi (i capannoni), quando un ragazzino, un po’ più grande, ci informò che in un negozio di elettricità, in via Bruno Buozzi, era in esposizione un apparecchio funzionante che sembrava un piccolo cinema. Ci precipitammo immediatamente a vedere! Fu uno stupore indescrivibile. Dopo pochi giorni i bar più importanti si dotarono di questo rivoluzionario apparecchio, chiamato successivamente televisore. Era come andare al cinema, le sedie non bastavano e noi bambini rimanevamo per ore in piedi, cercando di non fare confusione, altrimenti ci avrebbero mandato via. Quando le famiglie più agiate iniziarono ad acquistare il televisore e la notizia del nuovo acquisto si divulgava, la gente diceva in dialetto: “hai visto? pure i Pingo Pallino se so combrati a Televisione”. L’apparecchio costava più o meno una decina di stipendi medi di allora; questo significa circa dodici/quindicimila euro attuali! Nonostante il prezzo iniziale elevatissimo, il televisore fu acquistato da un numero sempre maggiore di famiglie e, in poco meno di due lustri, quasi il 90% delle famiglie italiane si dotarono dell’apparecchio TV. Per dirlo con il linguaggio attuale, chi aveva il televisore era “in”, chi non lo aveva era “out”. La Rai trasmetteva a fasce orarie ben precise, in un solo canale. Nelle ore di assenza di programmi veniva trasmessa una immagine fissa chiamata monoscopio, grazie alla quale i tecnici potevano effettuare tutte le regolazioni e tarature, nel caso se ne fosse verificata la necessità. Spesso il televisore aveva mal funzionamenti e bisognava chiamare un tecnico specializzato che, dato l’elevato costo di acquisto dell’apparecchio, rendeva la riparazione sempre conveniente rispetto alla sua sostituzione. Con quello che costano oggi i televisori, invece, nella maggior parte dei casi, in caso di mal funzionamento conviene acquistarne uno nuovo! Le cose andarono avanti così fino al 1961 e, quando il 4 Novembre dello stesso anno, iniziarono le trasmissioni ufficiali del secondo canale, vi furono ulteriori aggiustamenti relativi al modo di guardare la TV. Innanzitutto si replicò la corsa sfrenata all’istallazione della scatoletta all’interno del televisore, nonché della nuova antenna che permetteva la visione del secondo; Il lavoro non si poteva fare da soli, perché richiedeva una certa prein questa foto sono ritratti Vittorio Veltroni (padre dell’attuale parazione tecnica; si doveva Sindaco di Roma), Lidia Pasqualini e Niccolò Carosio. necessariamente chiamare un bravo La foto è stata scattata probabilmente nel 1940, anno di inizio tecnico. degli esperimenti della EIAR (la Rai di quei tempi). Nelle famiglie subentrò un nuovo Come potete notare, la televisione sperimentale veniva problema: la scelta del canale da chiamata Radiovisione. vedere la sera! Allora giù litigate in abbia ancora oggi. famiglia a rotta de collo (come dicono i Posso dire invece con assoluta certezza che marchigiani), finché qualcuno faceva valere Civita Castellana, nel 1963, aveva raggiunle sue ragioni di scelta. Intanto il benesseto, in proporzione ai suoi abitanti, il record re economico iniziava ad essere percepito di primo comune del Lazio in ordine di difed anche i prezzi degli apparecchi TV inifusione di ricevitori TV. ziarono a scendere notevolmente, fino ad Prima di chiudere l’articolo voglio ricordare arrivare a circa tre o quattro stipendi medi i circa 15 minuti della trasmissione di allora. Molti comprarono, come secondo Carosello, dove veniva condensata tutta la apparecchio, quello da 14 pollici (da poco pubblicità televisiva di allora; a noi ragazzi, sul mercato), per utilizzarlo quando si ormai alla soglia della pubertà, piaceva verificavano discordanze di vedute con i moltissimo. Essa veniva ripetuta tutte le propri familiari. Sono indimenticabili, per i sere alle ore 21 circa, dopodichè, i bambini bambini di allora, i filmetti della “TV dei più piccoli, dovevano andare a nanna. ragazzi”, che tanto ci piacevano, primo fra Il Carosello diede il via all’era della pubblitutti Rin Tin Tin, che aveva come protagocità in televisione e fu mandato in onda, nisti un cane ed un bambino di nome per la prima volta, esattamente il giorno 3 Rusty, il tenente Rip Masters ed il sergente Febbraio 1957. O’ Hara; da ricordare anche Jim della giunLa sigla che introduceva la trasmissione gla ed anche Lassie, oltre a tanti altri. Carosello, serviva alle ragazze, che d’estate Gli episodi di questi filmetti televisivi, erano andavano a passeggio, come segnale che si talmente entrati nella nostra cultura di era raggiunto l’orario massimo, consentito bambini che, se qualche coetaneo aveva dai genitori, per il rientro a casa. anche una vaga assomiglianza con qualcuVi fu poi l’avvento della TV a colori, negli no dei personaggi dei film, gli era subito anni Settanta, che migliorò notevolmente la assegnato il soprannome relativo! qualità dell’immagine ma, a mio avviso, non Un nostro coetaneo assomigliava moltissiebbe lo stesso impatto di radicale cambiamo al sergente O’ hara, di conseguenza mento socio culturale della TV in bianco e non sfuggì a tal soprannome; non posso nero degli anni Cinquanta. dirlo con certezza, ma suppongo che lo 32 La Corrida Campo de’ fiori sbarca a Corchiano Un quartetto formidabile si è presentato, Sabato 31 marzo, alla IV puntata dell’edizione del 2007 dello storico e sempre amato programma di Canale 5: “La corrida. Dilettanti allo sbaraglio”, condotto dal divertente di Gerry Scotti, spalleggiaErmelinda Benedetti to dalla bella Michela Coppa. Il gruppo, capeggiato dallo spumeggiante Mauro Sanna di Corchiano, era composto da due ballerini professionisti di Viterbo, Simone Notaio e Valeria Palma, allievi del Nuovo Centro Danza e…Fitness, della professoressa Caterina Di Filippo, e da una giovane aspirante attrice di Corchiano, Luana Boria. L’esibizione, in diretta televisiva in prima serata, sotto gli occhi di milioni di spettatori italiani, dato che è uno dei programmi più seguiti della tv, è avvenuta sulle note del celebre pezzo di Liza Minelli, New York New York. Mentre la coppia di ballerini mostrava una coreografia brillante, Luana interpretava il simbolo per eccellenza della città americana, la Statua della libertà, e Mauro, negli abiti di un perfetto turista, scattava foto a più non posso, muovendosi da una parte all’altra della scena. Questo particolare originale, diverso, innovativo è stato l’elemento che ha permesso di far decidere agli autori del programma di volerli come concorrenti; con tutta probabilità, infatti, se Mauro e Luana si fossero presentata senza Simone e Valeria o viceversa, sarebbero stati scartati, mentre la fusione delle due coppie ha dato a tutti e quattro questa stupenda opportunità. Anche il pubblico ha certamente apprezzato questo cocktail, i cui ingredienti sono stati la simpatia di Mauro e Luana e la bravura di Simone e Valeria, che ha fatto guadagnare loro un posto in finale e il terzo premio, senza nemmeno un colpo di campanaccio o un fischio, ma solo applausi. Il loro obiettivo è stato raggiunto, nonostante Sanna ne fosse convinto fin dall’inizio e il loro motto “la Tuscia non prende fischi alla corrida” non è stato tradito, vincendo così anche la scommessa fatta con il proprietario del ristorante Le Rupi, che offrirà loro un pranzo. “Ma la soddisfazione più grande é stata, comunque, quella di partecipare al programma e di avere i cinque minuti di gloria che tutti i dilettanti vorrebbero. Su 4.800 provini effettuati, sono stati scelti solamente 120 partecipanti, tra cui noi”, mi confessa orgoglioso Mauro, il quale, dopo due lunghi anni di preparativi, è riuscito a coronare il suo sogno. Mauro aveva presentato la domanda di partecipazione nel Gennaio del 2006 e a Novembre ha ricevuto la convocazione per il provino. Solo qualche giorno prima del debutto, è arrivato l’invito ufficiale, che lo ha fatto saltare di gioia. Qualche anno fa aveva partecipato al programma di Rai Uno, “I raccomandati”, presentando due personaggi, che, anche in quel caso, trionfarono, ma non partecipando lui in prima persona. Questa volta, invece, non è stato solo l’ideatore dello sketch ma anche uno dei protagonisti. Mauro è un vulcano di idee e ha già in mente un nuovo minispettacolo da proporre a “La corrida”, non prima di due anni, per regolamento, anche se é già in cerca di cinque ragazze, che lo accompagnino in questa nuova avventura. Nel frattempo sta cercando di formare un gruppo musicale rock tutto al femminile, da poter presentare ad uno di questi programmi televisivi che lasciano spazio alle nuove leve. Per questo progetto è alla ricerca di una batterista, una chitarra elettrica e un basso e chiunque fosse interessata può contattarlo, anche tramite la nostra redazione. Corchiano e tutti i paesi limitrofi, che hanno visto la loro performance, ha accolto con calorosi applausi e complimenti i quattro, reduci dalla serata, nonostante l’incredulità iniziale. L’umiltà e la voglia di divertirsi e di far divertire sono state la spinta per partecipare. Mauro coglie l’occasione di questa breve intervista per ringraziare la dottoressa Di Filippo per la collaborazione offerta, mettendo a disposizione due bravissimi ballerini, che si sono esibiti su un pezzo suonato e cantato dal vivo, dall’orchestra del programma, diretta dall’inossidabile maestro Pregadio, già compagno di risate del formidabile Corrado, e i suoi tre partner, che lo hanno accompagnato in questa avventura tanto desiderata. Per chi non avesse avuto l’opportunità di gustare in diretta la loro rappresentazione, è possibile vederla sul sito internet ufficiale del programma televisivo: www.lacorrida.it, dove rimarrà per tutto l’anno. Campo de’ fiori 33 L’Istituto d’Arte di Civita Castellana 1893... di Enea Cisbani Nel 1893, grazie ad una geniale intuizione dell’Avv. Ulderico MIDOSSI, nasce a Civita Castellana l’Istituto Statale d’Arte per la Ceramica, e la prima sede della scuola fu un aula posta al piano terra dell’attuale Palazzo Arcivescovile in Piazza Matteotti. L’obiettivo principale del corso era quello di formare una nuova generazione di tecnici ceramisti versati non soltanto nelle questioni tecniche, ma anche in quelle prettamente formali, estetiche e geometriche, secondo un modello formativo e culturale ripreso dalle scuole d’arte che allora si andavano diffondendo capillarmente nei principali paesi europei. Nel volgere di pochi anni la scuola aumenta il numero degli iscritti e si afferma a livello regionale e nazionale, tanto che nel 1909 il Ministero dell’Industria – Commercio ed Agricoltura invia a Civita Castellana il professor Anselmo de Simone, per stilare un dettagliato rapporto sullo stato di salute dell’industria ceramica locale, e per verificare l’esistenza delle condizioni necessarie per l’istituzione di una Scuola Professionale per la Ceramica riconosciuta dalle autorità governative. Nel 1910 la sede della scuola si trasferisce nel palazzo Andosilla in via Ferretti, dove vengono creati i primi laboratori per la ceramica. Nel 1914, dopo un lungo iter amministrativo, viene istituita con Regio Decreto n.544 del 3 Maggio, la “Regia Scuola Professionale per la Ceramica” di Civita Castellana e nel Novembre del 1914 il comune acquista l’ex Chiesa di San Giorgio posta nell’attuale via Gramsci e la trasforma, con l’aggiunta di nuovi locali, nella sede storica dell’Istituto d’Arte, dove tuttora l’istituto vive ed opera. I primi insegnanti furono Ugo FAVALLI, disegno geometrico, Bruno FLAMINI, cultura generale, Enzo VINCIGUERRA, aritmetica e contabilità, Luigi ANTONELLI, disegno professionale e plastica, Ulderico FINESI, tecnologia ceramica e primo Preside della scuola. Presidente del Consiglio d’Amministrazione l’Avvocato Ulderico MIDOSSI. La lunga storia della scuola dal 1893 ad oggi vede un continuo avvicendarsi di docenti e illustri ceramisti: come Giuseppe SBRANA, importante ceramista fiorentino e Carlo LORENZETTI, già docente di plastica nella Scuola d’Arte Applicata di Venezia. Non soltanto ceramisti, ma anche grandi artisti vi hanno insegnato: nel 1939 Renato GUTTUSO, tra il 1940 e il 1945 1925 Regia Scuola Professionale di Civita Castellana Luigi MONTANARINI e in anni più recenti Luciano VINARDI, importante scultore e mosaicista e Ugo LEVITA, pittore surrealista celebrato a livello nazionale ed europeo. E’ la Scuola che ha formato grandi pittori di levatura internazionale tutti civitonici: Luigi PAOLELLI, Giuseppe BERTOLINI BERG e Alessio PATERNESI. Dal 1893 ad oggi, numerosi i dirigenti scolastici che si sono avvicendati nella sua conduzione: Ulderico FINESI, 19131921, Luigi VISANI, 1921-1925, Tarquinio BIGNOZZI, 1925-1926, Virgilio CAROTTI, 1926-1938, Renzo DAZZI, 1938-1945, Alfredo CRESTONI, 1945-1963, Tommaso PECCINI, 19631966, Francesco JUVARA, 1966-1967, Salvatore CASTAGNA,1967-1976, Giuseppe GAROFOLI, 1976-1977, Sergio LERA, 1977-1983 e 1984-1986, Vincenzo GRELLA, 1983-1984, Savino MONGELLI, 1986-1990, Andrea RANDO, 1990-1994, Franco CHERICONI, 1994-2000 e 2005-2007, Carmelo GIORDANO, 2000-2001, Mario BECCHETTI, 2001-2003, Bernardino DE MARINO, 2003-2005. Nelle industrie ceramiche civitoniche, i quadri tecnici e dirigenziali attuali sono usciti dalla scuola, indiretta conferma della validità e bontà del percorso formativo e culturale proposto dai suoi docenti. Nell’Istituto d’Arte hanno poi insegnato importanti ceramisti locali: Valentino PAOLELLI, Beniamino TOFANACCHIO, Fernando PATRIZI, Cosimo ETTORRE, Ciro PANE, Carlo BRUNELLI, Dino BRIZZI, Carlo BERNARDI, Franco GIORGI, Franco VALERI, Alfio DE ANGELIS e Fernando PIERGENTILI. I suoi studenti, negli anni ’70 e ‘90 hanno brillato nei concorsi di ceramica artistica promossi dalla città di Faenza: Leonardo ZACCARDINI, primo premio nel 1968, Mara SCACCIAFICHI, Maria Rita COLAMEDICI, Fabrizio TOMEI e Sandra SAPORA. Nel 2000, l’Istituto d’Arte viene trasformato in Istituto d’Istruzione Superiore “U. Midossi”, comprendente, inoltre, la sezione dell’Istituto Tecnico Industriale e la Scuola Media. Nel periodo 2002-2004, la sede storica in via Gramsci, grazie alla fattiva azione dell’Amministrazione Provinciale, viene interessata da importanti lavori di ristrutturazione che modificheranno totalmente il primitivo assetto originario. La sede di via Gramsci è oggi dotata di moderni laboratori per la ceramica con la recente dotazione di nuovi miscelatori e impastatori per le argille e gli smalti, di una nuova cabina per lo spruzzaggio dei pezzi e una sala decorazione con impianto di areazione e trattamento dell’aria. La nuova biblioteca e l’aula multimediale e computer completano l’offerta formativa. Con la presidenza Chericoni, l’Istituto d’Arte si afferma come polo formativo della regione Lazio e come nuova sede del Museo Storico della Ceramica Civitonica. Una scuola aperta alle novità come la recente attivazione della sede distaccata di Vignanello. E’, dunque, una vicenda culturale ed umana lunga e gloriosa, tanti i docenti e i presidi che si sono avvicendati, come numerose le generazioni di studenti che hanno percorso i suoi spazi. L’Istituto d’Arte non è “una”, ma “la” scuola per eccellenza di Civita Castellana. E’ la sua storia e il suo grande patrimonio che deve essere attentamente preservato. Messaggi A BARBARA Non so come si scrive una lettera di questo genere, mi mancano le parole ma trovo la forza per esprimere la gioia di quanto sta per accadere nella mia vita. Sì il 30 Giugno ti sposi. I miei pensieri vanno a molti anni fa, quando eri piccola. La tua grazia, il tuo affetto, i tuoi baci sono sempre vivi nei miei ricordi. Dopo, crescendo, mi hai dato le prime soddisfazioni nel campo scolastico, ti sei diplomata, poi ti sei iscritta all’università. Conoscendo la situazione familiare (non troppo rosea) hai fatto in modo di prendere tutti gli anni la borsa di studio, cercando, così, di non pesare sul budget familiare ed affrontando dei sacrifici, non indifferenti, nello studio. Condividevi con noi i tuoi “30 e lode” e alla fine ti sei laureata con “110 e lode”. Ti sei messa subito in cerca di un lavoro, anche se umile, facendo la baby sitter. Adesso, sempre per non pesare alla famiglia, fai la commessa. Mi hai chiesto sempre poco dandomi tanto, sei molto modesta anche nel chiedere le cose per il tuo matrimonio. D’altra parte io mi sento in colpa per non poterti dare di più. Una cosa voglio, pur nella nostra umiltà: che quel giorno sia indimenticabile. Sai che non sono aperto a complimenti, ma di una cosa sono sicuro: TI VOGLIO BENE.Auguro a te e a Massimo una vita insieme tanto felice. Ti voglio bene. PAPA’ Tanti auguri di Buon Compleanno a Camilla Ciasco che il 26 Maggio compie 10 anni, da parte di papà Pippo, nonna Gaggia, zia Anna e dai cugini Alessio e Roberta. Complimenti a Shadi di Caserta che il 26/02/2007 è divenuta dottoressa a pieno titolo. Un abbraccio da parte di Maria Cristina e Massimo Vivissime congratulazioni ad Ilaria Francescangeli di Corchiano che il 18 Aprile si è laureata in Biologia. Un abbraccio dalle tue care amiche Eleonora, Tamara e Valentina. Buon compleanno a Ivanho di Caprarola che l’8 Maggio compie 20 anni. Tanti auguri dalla fidanzata Serena, zia Cristina e nonna Anna e dall’amico Lillo. La redazione di Campo de’ Tantissimi auguri a Federico Anselmi che ha compiuto gli anni il 20 Aprile, da mamma, papà, la sorella Cecilia, gli zii, le nonne, la cugina e dalla redazione di Campo de’ fiori. Tantissimi auguri di Buon Compleanno a nonno Mario Domizi che ha compiuto 94 anni il 22 Aprile, dai figli, i generi, la nuora, i nipoti e pronipoti. Tanti auguri a Mariano Adriani e Silvia Fastampa che si uniranno in matrimonio il 13 Maggio, dagli amici della sezione. Tantissimi auguri a Samuele Buon Compleanno a Nardi che il Francasca Calamanti che il 30 Marzo ha compiuto 21 Maggio compie 3 anni. 3 anni, dalla bisnonna Lella, la Tantissimi auguri dai mamma Romina, il papà genitori Claudia e Danilo, Graziano, dalla sorella Chiara e il dai nonni, gli zii e fratello Stefano. i cuginetti. Tanti auguri al piccolo Simone Ulisse che il 24 Maggio compie 5 anni, con tanto affetto e amore da nonna Vincenza, nonna Adalgisa e Kety Tanti auguri di Buon Anniversario a Vito Maggio e Alessandra Francola che festeggiano 36 anni di matrimonio, dalle figlie e dal genero fiori si associa agli auguri Per Melissa Natili …… tanti auguri da Enrico, Letizia e Diego per il tuo Battesimo che riceverai il 6 Maggio. Con tanto affetto Tanti auguri a Lucrezia Fabrizi che ha compiuto un anno il 28 Aprile, dalla mamma, il papà, i nonni e gli zii. Tantissimi auguri a Flora Iaffei che ha festeggiato il compleanno il 29 Aprile, dalle figlie, i generi e i nipoti. Messaggi Tanti auguri a Enrico D’Alessio che il 5 Maggio compie 33 anni e auguri per il nostro 5° anniversario di matrimonio, da Lety Tanti auguri a Gabriele Benedetti che ha compiuto 2 anni il 30 Marzo, da nonna, nonno, mamma, papà, zia Simona, zio Roberto e zio Fabrizio. Tanti auguri a Riganelli Valeria che il 22 Maggio compie 4 anni. Auguri da mamma, papà e i nonni. Tanti auguri a Elisa che il 18 Maggio compie gli anni, da tua sorella Flavia e Sara. Tanti auguri di Buon Compleanno a Marco Riganelli che il 6 Maggio festeggia il suo compleanno, con un forte abbraccio e benedizione da nonna Vincenza, Simone e Cheti Tanti auguri a Diego D’Alessio che il 31 Maggio compie 2 anni. Da mamma Letizia e papà Enrico Tanti Auguri a Benedetta Costa che il 23 Aprile ha compiuto 6 anni. Da mamma, papà, nonni, zii e il cuginetto Simone. La redazione di Campo de’ fiori si associa agli auguri Campo de’ fiori 38 Una “Fabrica” di ricordi Storie e immagini di Fabrica di Roma di Sandro Anselmi E’ arrivata la mite stagione, ed è più frequente vedere i panni stesi ad asciugare al sole. Fare il bucato, oggi, per la donna moderna, è un lavoro facile: ha la lavatrice, il sapone in polvere, lo sbiancante, l’ammorbidente, spesso, l’ asciugabiancheria! Sto passando davanti al vecchio lavatoio vicino casa di mia madre, oramai abbandonato e, come in un vecchio film, mi si ripresentano immagini di donne, con le maniche arrotolate, che fanno il bucato in un chiassoso chiacchierio. Si davano appuntamento alla fontana, vecchie e giovani, zitelle e maritate, per scambiarsi le notizie e discutere di tutto, ma proprio di tutto. C’era la cronaca nera, la rosa, il gossip… quello era luogo di aggregazione dove discutere, senza censure, lontano dal giudizio degli uomini, che non potevano assolutamente entrare e avevano, invece, il bar e il circolo per chiacchierare. Le comari lavandaie Non si poteva certo dire che “i panni sporchi si lavano in casa”! Anche se il lavoro di per sè era pesante, risultava sempre meno duro di quello solitario e monotono della casa, e c’era un clima di distensione, quasi di ricreazione. Arrivavano di buon ora o nel primo pomeriggio, con la bagnarola o la bacinella sulla testa, protetta da un panno arrotolato (curojo), ed il loro tipico ancheggiare donava eleganza al loro portamento. L’uso delle vasche veniva regolato dall’ordine di arrivo, e così, arrivato il proprio turno, incominciavano a lavare nella vasca grande, dove i panni venivano abbondantemente insaponati con il sapone grezzo e duro, ricavato dagli scarti del maiale che, liquefatti nell’acido, bolliti e poi fatti raffreddare, solidificavano e così venivano sezionati a pezzi. Seguiva il risciacquo nella vasca più piccola, dove lo sciabordare dell’acqua diguazzata bagnava inevitabilmente la parannanza. Lì si esibiva in pubblico tutto il guardaroba, dai vestiti alla biancheria intima, e poteva essere anche umiliante dover lavare i panni del marito o del padre davanti ad occhi curiosi, forse nemici o rivali. Terminato il rituale, si sistemavano il carico sulla testa, ora più grave per l’acqua che i panni avevano assorbito, e si avviavano verso casa, con il busto dritto per non perdere l’equilibrio. Avrebbero poi steso i panni ad asciugare sul lungo filo zincato nella parte più ventosa del cortile, e poi stirati con il ferro scaldato sul fuoco. Le più esigenti ritiravano i panni ancora umidi per ottenere una stiratura migliore. Alla fontana succedevano, perciò, molte cose, ma quello che più importava alle donne, oltre lavare i panni, era informarsi ed informare, consigliare ed essere consigliate, per tornare così a casa, alleggerite dalle notizie confidate e gravate dalle nuove, appena apprese. 40 Campo de’ fiori Cari amici la storia di Noel si arricchisce sempre più di nuove avventure. Conservate gli inserti e... buona lettura dai vostri Cecilia e Federico soggetto e testo Sandro Anselmi continua sul prossimo numero... L’angolo misterioso Nella foto qui accanto è riportato un particolare di una Via di Civita Castellana. Sapresti dire di quale Via si tratta. I primi tre che, chiamando in redazione, daranno la risposta esatta riceveranno un simpatico omaggio offerto dalla profumeria Paolo e Concetta Campo de’ fiori 41 TRI S U L IL I IC N O IT CIV Il maestro Giannini di Enea Cisbani Gabriele GIANNINI nasce a Viterbo il 6 Novembre 1921. Nel 1939, consegue il diploma di Maestro presso l’Istituto Magistrale “Santa Rosa” di Viterbo. Frequenta per tre anni il Conservatorio Musicale per la classe di Violoncello. Nel Giugno del 1940, allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, parte volontario, come Ufficiale Alpino e successivamente dei Bersaglieri, per il Fronte GrecoAlbanese, teatro bellico di inaudita ferocia e violenza, dove numerose sono state le perdite in termini di mezzi e uomini per l’Esercito Italiano. Si distingue in varie operazioni belliche che gli valgono numerosi riconoscimenti come Medaglie e Croci di Guerra. Ritornato in Italia, il 21 Marzo 1944 viene preso prigioniero dai Tedeschi e portato nel campo di concentramento di Bukenwald, dove il 30 Aprile 1945 viene liberato dagli Inglesi e dagli Americani. Rientrato in Italia, a Viterbo, nel 1945 vince il Concorso Magistrale e viene nominato Maestro nella sede di Canepina, dove rimane fino al 1949, quando viene trasferito presso la Scuola Elementare di Civita Castellana in via Gramsci. Nel 1948, si sposa con la sua collega Vinciguerra Novella, da cui ha tre figli. Gli anni trascorsi presso la Scuola Elementare di Civita Castellana, sono anni intensi e proficui: in una Civita devastata dalle tragedie della Guerra, la scuola è un indiscutibile punto di riferimento materiale e culturale e le nuove generazioni il “futuro” stesso del nostro centro. Le varie testimonianze degli alunni che lo ebbero come maestro, lo ricordano come un innovatore, attento sì alla formazione di base, ma anche aperto a nuovi stimoli e esperienze formative, come l’organizzazione di spettacoli e recite scolastiche. Durante gli anni di scuola organizza e cura l’organizzazione di numerose opere musicali come “Cenerentola”, “La piccola Olandese” e “il Sabato del Villaggio”. Nell’anno scolastico 1961/’62 realizza il film “Ali nel Cielo”, di cui è stata ritrovata recentemente una vecchia copia, attualmente in fase di studio e analisi. Organizza colonie estive per i bambini Civitonici, prima a Canepina poi a Tagliacozzo. Realizza con i suoi alunni Presepi monumentali nella Sala Cicuti dell’edificio scolastico, tanto da richiedere una notevole e intensa preparazione specie nei lunghi pomeriggi invernali. Organizza il coro della scuola, che riscuote il consenso unanime delle famiglie. Nel 1964, viene distaccato presso il Patronato scolastico. Nel 1965 costituisce a Civita Castellana la locale sezione dei Bersaglieri intitolata al concittadino ALDO COSTANTINI, Ufficiale dei Bersaglieri, morto nel 1943 sul Fronte Russo. Dal 1965 al 1974 è Presidente provinciale del Circolo dei Bersaglieri. Nel Settembre 2000, è l’indiscusso promotore della realizzazione del Monumento al Bersagliere in località San Giovanni, in una zona di Civita Castellana oggetto di una densa urbanizzazione: nasce il “Largo dei Bersaglieri”, con la creazione di una Stele Celebrativa, opera dello scultore civitonico Franco Gradassai, dall’intenso modellato, che ricorda le sofferenze e i sacrifici dei Bersaglieri nei vari teatri di Guerra. Negli ultimi anni di vita professionale, viene distaccato presso la Regione Lazio in servizio presso il Comune di Civita Castellana. Muore il 7 Maggio 2003. Campo de’ fiori 42 TORNEO INTERNAZIONALE DI SIVIGLIA Il 30 Marzo si è svolto nella città di Siviglia, in Spagna, un importante torneo internazionale di Karate a cui hanno partecipato le rappresentative nazionali del Marocco, Portogallo, Italia e le squadre regionali spagnole. Tra i convocati per l’Italia, un atleta della palestra Okinawa Sporting Club: l’istruttore Fabio Mercuri, che insieme ad altri atleti italiani ha gareggiato nella specialità del Kumite sportivo (combattimento). La squadra italiana ha disputato un’ottima gara, infatti gli atleti hanno dominato una serie d’incontri e hanno ceduto il passo, in semifinale, solamente alla forte nazionale, già titolata a livello mondiale WKF, del Portogallo, conquistando un importante terzo posto. Da sottolineare l’ottima prestazione dell’atleta civitonico che domina tutti gli incontri e perde di misura contro il forte atleta portoghese (con delle decisioni arbitrali molto discutibili). Dopo la bella figura dei Campionati Italiani, si affaccia nuovamente sul panorama internazionale con un’ottima prestazione. CONVOCAZIONE AZZURRE L’impegnativo lavoro del Maestro Carlo Mercuri e dello staff tecnico continua a dare grandi soddisfazioni al club civitonico, infatti dopo gli importanti risultati riportati in campo nazionale, sono arrivate le prime convocazioni azzurre ai due atleti dell’ Okinawa Sportin Club: Fabio Mercuri e Gianluca Bernardi. I due atleti sono stati convocati al raduno della nazionale italiana FIAM che si è svolto ad Ariccia (RM) il 22 Aprile in previsione dei prossimi Campionati Italiani WKC che si terranno a Giugno. Ma gli impegni internazionali non finiscono qui, infatti Gianluca Bernardi, a Maggio, sarà impegnato a rappresentare l’Italia in una gara internazionale di Kumite tradizionale (combattimento) che si terrà in Croazia. Il Maestro Mercuri e tutti gli atleti fanno una grande in bocca al lupo ai due compagni!!!! Stiamo cercando collaboratori ed istruttori per discipline di fitness, arti marziali, ballo etc... PER INFORMAZIONI TEL 0761.518132/338.1759194 info pubb. 0761.513117 Campo de’ fiori L’angolo ... cin cin 43 di Letizia Chilelli L’equilibrio gustativo Occupiamoci ora dell’Equilibrio gustativo, che è il risultato dell’interazione tra le varie sostanze che formano la struttura del nostro vino. Il vino, in base all’equilibrio, viene definito: - Poco equilibrato -Abbastanza equilibrato -Equilibrato POCO EQUILIBRATO In questo vino abbiamo la predominanza delle sensazioni morbide (ricordiamo date dagli zuccheri, alcooli e polialcooli), su quelle dure (acidi, tannini e Sali minerali). ABBASTANZA EQUILIBRATO In questo caso si riscontra la prevalenza di sensazioni morbide su quelle dure o viceversa. EQUILIBRATO Qui, vi è una giusta proporzione tra le sensazioni dure e quelle morbide compatibilmente con la tipologia del vino preso in esame. Arriviamo cosi, ad analizzare l’Intensità gustativa, che è data da una stratificazione di sensazioni soporifere, tattili e retronasali olfattive. Il vino verrà definito: -Carente -Poco intenso -Abbastanza intenso -Intenso -Molto intenso CARENTE Vino con scarsissime sensazioni gustative e gusto-olfattive. POCO INTENSO Qui vi sono sensazioni gustative e gustoolfattive ridotte. Non è da riferirsi una nota negativa se parliamo di vini che debbono avere caratteristiche di particolare leggerezza gustativa. ABBASTANZA INTENSO Il vino ha caratteristiche gustative e gustoolfattive discrete e equilibrate. INTENSO Le sensazioni sono buone e ben caratterizzate. MOLTO INTENSO In questo caso il nostro vino ha profonde e intense sensazioni date dai componenti odorosi e dall’elevato contenuto di sostanze estrattive. La persistenza gustativa invece, si “occupa” delle sensazioni retronasali olfattive dovute alle componenti odorose. In poche parole ci fornisce la “lunghezza del gusto”. Il nostro vino verrà definito: -Corto -Poco persistente -Persistente -Molto persistente CORTO In questo vino la persistenza gusto-olfattiva si avverte per meno di due secondi. POCO PERSISTENTE La persistenza è misurabile tra i due e i quattro secondi. ABBASTANZA PERSISTENTE Qui il tempo di persistenza va dai due ai sei secondi. PERSISTENTE Qui i secondi sono sei-otto. MOLTO PERSISTENTE Il nostro vino ha una persistenza gustoolfattiva superiore agli otto secondi. Nel prossimo numero ci occuperemo di Qualità gustativa e di Armonia complessiva del nostro vino, ponendo così fine alla descrizione degli aggettivi che si usano per “spiegare”le nostre tanto amate bottiglie di vino. (Bibliografia “Tecnica della degustazione”A.I.S edizione 2001) Campo de’ fiori 44 Associazione Accademia Internazionale D’Italia (A.I.D.I.) www.campodefiori.biz www.campodefiorionline.it www.accademiainternazionaleditalia.it ATTENZIONE ci è stato segnalato, da alcuni operatori commerciali di essere stati contattati per l’inserzione pubblicitaria delle loro attività su Campo dè fiori, da persone a noi sconosciute. Comunichiamo pertanto che le persone incaricate a qualsiasi titolo, da Campo dè fiori, dovranno essere munite di autorizzazione su carta intestata, debitamente firmata dal direttore e contenente i dati anagrafici dell’incaricato stesso. L’incaricato dovra inoltre esibire un documento di riconoscimento. Campo de’ fiori è la più grande vetrina per i tuoi affari. La pubblicità su Campo dè fiori arriva e “porta bene” ed entra nelle case di milioni di lettori. TEL. 0761/513117 [email protected] Sede, Direzione e Redazione: Piazza della Liberazione n° 2 - 01033 Civita Castellana (VT) SOSTENETE CAMPO DE’ FIORI CON IL VOSTRO ABBONAMENTO CARTOLINA DI ABBONAMENTO ANNUALE SI desidero abbonarmi a : Campo de’ fiori (12 numeri) a € 25,00 I miei dati Nome___ ____ __________________________________ Cognome________________________________________________ data di nascita_______________ __________Città________________________________________________________Prov._______ Via_______________________________________________________________Telefono____________________________________ Desidero regalare l’abbonamento a: Campo de’ fiori (12 numeri) a € 25,00 Il regalo è per: Nome_______________________________Cognome_________________________________________________________________ data di nascita___________________________Città______________________________________________________Prov.________ Via_________________________________________________________________Telefono__________________________________ effettuerò il pagamento con c/c postale n. 42315580 intestato alla Associazione Accademia Internazionale D’Italia - P.za della Liberazione n. 2 - Civita Castellana Data______________Firma__________________________________ Autorizzo il trattamento dei miei dati personali secondo quanto disposto dalla legge n. 675 del 31.12.1996 in materia di “Tutela dei dati personali”. Titolare del trattamento dei dati è Campo de’ fiori - P.za della Liberazione,2 - 01033 Civita Castellana (VT) Data______________Firma__________________________________ Per abbonarti puoi spedire questa cartolina a Campo de’ fiori - P.za della Liberazione, 2 - 01033 Civita Castellana (VT) o puoi trasmetterla per fax allo 0761 . 513117 Campo de’ fiori Foto da leggere 45 CIVITA CASTELLANA. La foto che mostriamo assume una importanza storica, almeno sotto l’ aspetto dei ricordi, in quanto è l’ ultima che ritrae il grosso pino che si trovava all’ incrocio di Via Roma con la Circonvallazione Falerii Veteres. Infatti si vedono degli operai di una ditta specializzata che hanno iniziato la pietosa opera di abbattimento dell’albero il quale era prossimo al raggiungimento dei 100 anni di vita. Un albero, che insieme al suo gemello, abbattuto un paio di anni orsono, era diventato un simbolo di quella zona ed era finito su migliaia di fotografie scattate dai turisti che hanno ripreso da quel lato il maestoso Forte Sangallo. L’ intervento si è reso necessario in quanto da qualche tempo l’ albero si era inclinato pericolosamente da un lato e rischiava di cadere da un momento all’ altro. A noi non rimane che archiviare questa foto per lasciarla in ricordo alle generazioni future. Mario Sardi Soprannomi fabrichesi Galotta - Fafì - Petatella - Tic Toc - Boccaletto Cannavota - Palummella - Melloroso Megajò - Nanà - Paccaciccia Proverbio Corchianese Quanno canta merlo su a na cerqua nera forza pastore che ecco primavera. Protegge i tuoi valori Silvia Malatesta - Via S. Felicissima, 25 01033 Civita Castellana (VT) Tel.0761.599444 Fax 0761.599369 [email protected] 46 Campo de’ fiori Album dei Se vi riconoscete in queste foto, venite in redazione e riceverete un simpatico omaggio. Se desiderate vedere Campo de’ fiori 47 i ricordi Civita Castellana 1977, sono stati riconosciuti: Enza Luce, Stefano Censi, Mauro Compagni, Stefano Proietti, Danilo Cingolani, Luigina, Roberta, Roberta Midossi, Marina Antonelli, Roberta Peruzzi, Maria Pia Prato, Fusaro, Rosalba Prezzavento, Maurizio Catalani, Dimitri Vitali, Angelo Angelelli, Francesco Urbanetti, Maurizio Ceccani, Maestra Daniela Cimarra. e pubblicate le vostre foto, portatele presso la redazione di Campo de’ fiori, esse vi verranno subito restituite. Campo de’ fiori 49 Poesie e Preghiere di Alberto Carluccio Ai lettori più affezionati e più attenti di Campo de’ fiori, non dovrebbe essere nuovo il nome di Alberto Carluccio, dato che le pagine di questa rivista hanno già, precedentemente, ospitato alcune sue poesie. Abbiamo pensato bene, dunque, di Alberto Carluccio dargli il giusto spazio nella rubrica relativa ai poeti di questo numero. Invito il signor Carluccio in redazione per conoscerlo di persona e poter, poi, scrivere questo breve articolo. Inizia a raccontarmi, in modo piuttosto dettagliato, la sua vita, soffermandosi, prima di tutto, su come ha conosciuto il paese di Civita Castellana, essendo lui di origine pugliese. Alberto rimane orfano di padre all’età di soli quattro anni e, terminato il primo anno di scuola media, deve abbandonare, a malincuore, gli studi, anche se nei momenti di meno lavoro, soprattutto la sera, aiutato da qualche maestro, che aveva scoperto la sua sete di conoscere, cerca di studiare. Non più bambino, quindi, ed essendo l’unico maschio rimasto in casa, deve fare le veci del capofamiglia. Così, nel 1943 decide di ospitare un piccolo gruppo di soldati italiani, di ritorno dall’Albania. Tra di loro vi è anche il Sergente Maggiore Arcangelo Santini di Civita Castellana. Il giovane si innamora di una delle sue due sorelle e, per acconsentire al fidanzamento ufficiale, Alberto si reca nel paese di origine del futuro cognato, per conoscere la sua famiglia. L’anno successivo i due si sposano e si trasferiscono a Civita Castellana. Nel frattempo Alberto si arruola nei carabinieri e viene mandato a Roma. Data la vicinanza con la sorella, spesso capita a farle visita e stringe nuove amicizie, grazie alle quali conosce Milena Ciucani, la donna che diventerà sua moglie per tutta la vita. Terminata la rafferma, si congeda e aiuta la famiglia di Milena nella gestione di uno dei migliori ristoranti della zona in quel tempo, “Il bersagliere”, frequentato spesso da personaggi famosi. Nasce il loro primo figlio, Antonio, ma nel 1959 lasciano il ristorante e Alberto intraprende il lavoro di rappresentate, che svolge per quasi trenta anni. Nell’arco di poco tempo, hanno la loro secondogenita, Anna Rita e sembrano trascorrere una vita tranquilla. Una vicenda tremendamente luttuosa, però, ha segnato la storia del signor Carluccio e di tutta la sua famiglia: la scomparsa del figlio, medico specializzato in odontoiatria, amato e stimato da tutti, tanto da essere ancor oggi, a dieci anni dalla scomparsa, ricordato attraverso un torneo organizzato dal circolo di tennis di Civita Castellana. Il signor Carluccio ha iniziato a scrivere assiduamente, in particolar modo, dopo essersi ritirato in pensione, come spesso accade a chi non lo fa per professione. È un autodidatta e, nonostante il lavoro, non ha mai smesso di leggere e di studiare, dedicandosi soprattutto alla letteratura e alla storia, materie dalle quali è stato sempre affascinato. Proprio questo amore per il sapere, per il conoscere, lo ha spinto a ricostruire tutta la storia di Civita Castellana, suo paese adottivo, benché sia rimasto molto attaccato alla sua terra d’origine, con documenti anche inediti o comunque conosciuti da pochi, che ha reperito in varie parti d’Italia. È stato sempre grande appassionato di poesia popolare, tanto da cimentarsi lui stesso nello scrivere poesie. Esse traggono spunto da diverse fonti di ispirazioni, ma sono, per lo più, una sorta di riflessioni personali, se così si possono definire, quasi filosofiche, con un pizzico di saggezza e verità acquisite negli anni, messe in versi, basate su ciò che vede, prendendo spesso di mira i comportamenti degli uomini o esperienze vissute in prima persona. Del tutto singolari sono le preghiere rivolte a Dio, che considererei più suppliche gridate dalla sua stessa anima, essendo lui un fervido credente, come si dichiara. Usa un linguaggio molto forbito, che rende i suoi componimenti ancor più altisonanti, quasi imponenti, maestosi. E proprio per questo, date le sue umili origini, afferma lui stesso: “Non so neanche io come mi vengano. Nascono in modo spontaneo nella mia mente, soprattutto durante il sonno o, per meglio dire, durante la veglia notturna, dato che non dormo molto”. Non riesce a trattenere la commozione mentre mi recita alcuni suoi versi, che oserei definire una commistione di dolce e amaro, di tenero e grintoso, quasi rabbioso, non solo per i contenuti ma soprattutto per il lessico, che conferisce loro un particolare risalto. Ermelinda Benedetti E’ primavera Ecco la rondine che nello spazio svetta: col cinguettio ci annuncia molto fiera col cuore in gola, con l’anima diletta l’arrivo della dolce primavera. Si nota la campagna d’amor feconda, con l’uccellin che sopra il prato canta, di grano il campo ondeggia come l’onda dal consumato amor ognun si vanta. E’ primavera… primavera d’amor Chi amor non ebbe a dar… provi domani ad amar. In ogni parto: si notano colori Con la foresta di apparenza doma, ma ricolma di virtù, non senza odori pien d’ardore… rimette la sua chioma. Ogni fiore sente odor di sposi Dal sol dator di vita essi sbocciati A rallegrar l’altar con i festosi Con l’adorato mostrasi devoti. E’ primavera… primavera d’amor Chi amor non ebbe a dar…provi domani ad amar. E ancora Lei: dall’alto del suo regno Boccioli nascenti e poi rigonfi Sbocciare fa: prendendo serio impegno Ad affidarli al ciglio senza inganno. A primavera… tutto si risveglia Sul monte la ginestra, a valle il giglio, con densità si sentono le voglie e tutto un ammirar color vermiglio. E tu fanciulla…che ancor l’amor proteggi Vagando intorno cerchi di sfuggire Alle sue norme, all’impietose leggi Che ella dall’alto…è pronta a stabilire. E’ primavera…primavera d’amor Chi amor non ebbe a dar…provi domani ad amar. Preghiera Signore mio Dio: fa ch’io capisca ed intenda, fa ch’io sempre conservi la forza da te assegnatami. Quel coraggio indiscusso che mi spinge a perdonare e chiedere perdono, fai che in me, mai sparisca la tua impronta, custodia e guida della mia esistenza. Non abbandonarmi e sostienimi sempre con la tua grazia, e fa al momento ch’io stia per lasciare questa vita per l’eterna, con serenità e meriti, abbracci la sorte. Amen Campo de’ fiori 50 Lourdes, si parte! Anche quest’anno ripartire per Lourdes? Questa è la domanda che ci è posta da tanta gente, come se non avessero capito il significato della partecipazione dei volontari al Pellegrinaggio del Treno Bianco. Quante storie, tanto diverse le une dalle altre, tante persone incontrate durante i pellegrinaggi, vivono, infatti, ai margini della società e chiedono quotidianamente risposte concrete ai loro bisogni. Noi UNITALSIANI ci siamo fatti compagni di strada dei più deboli “malati, bambini e poveri”. Lourdes è la città dove parlano il dolore e la speranza, dove ognuno si sente piccolo ed impotente di fronte alla malattia; e sono loro i cosiddetti “diversamente abili” che danno a noi “normali” un esempio di vita. Mai nessuno potrà restare indifferente al messaggio fortemente religioso dopo essersi inginocchiato di fronte alla Grotta di Massabielle. Allora possiamo dire che i sentimenti che ci conducono a Lourdes sono diversi per ognuno di noi; ma al momento del ritorno tutti sentono un’amarezza nel cuore nel dover lasciare quel posto pieno di tranquillità e amore. Allora andiamo e diamo testimonianza di tutto ciò che abbiamo visto. I nostri prossimi Pellegrinaggi: LOURDES, LORETO, FATIMA, TERRA SANTA, SAN GIOVANNI ROTONDO, POMPEI, BANNEUX (Belgio). U.N.I.T.A.L.S.I. gruppo di Corchiano www.playfair.it BACINO DEL TREJA Programma per il recupero, lo sviluppo e la valorizzazione del territorio del Bacino del Treja Playfair 2007 Giornate Ecologiche sul Fiume Treja Località Campo Travagliano - Via Flaminia Km 54,630 - Civita Castellana (VT) presso l’ Azienda Agricola Biologica Cattani Gino La manifestazione “Playfair 2007 Giornate Ecologiche sul Fiume Treja”, che si terrà a Civita Castellana dal 1° al 3 Giugno, in un’area di 15 ettari di grande pregio naturistico-ambientale, è organizzata dai comuni di Calcata, Castel Sant’Elia, Civita Castellana, Faleria, Magliano Romano, Mazzano Romano, Monterosi, Nepi, insieme al Parco Regionale Valle del Treja; l’evento è inserito fra le attività del programma per il recupero e la valorizzazione del territorio del Bacino del Treja. Tale programma nasce nel Dicembre 2006 con la firma da parte di tutti i Sindaci dei comuni, di una convenzione che sancisce un’unità d’intenti quali il recupero, la valorizzazione, lo sviluppo e la tutela del territorio comprendente le forre del Fiume Treja. I comuni facenti parte del Bacino del Treja hanno avviato nel 2002 un processo di Agenda 21 locale ed il progetto è stato cofinanziato dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio. L’obbiettivo principale delle Amministrazioni è quello di raggiungere lo sviluppo sostenibile attraverso la più ampia partecipazione della popolazione nei processi decisionali, e quindi sensibilizzare, informare e formare i cittadini alle tematiche del rispetto ambientale. Il grande successo dello scorso anno della domenica ecologica sul fiume Treja, ci ha fatto conoscere le grandi potenzialità e bellezze del nostro territorio. Gli amministratori dei comuni del Bacino hanno voluto organizzare l’evento denominato “Playfair 2007”. Immersi nel verde paesaggio delle forre sulle sponde del fiume Treja, si svolgeranno manifestazioni ed iniziative totalmente gratuite, rivolte soprattutto ai bambini, ma piacevoli anche per i grandi, finalizzate a far conoscere divertendosi, la forra sul fiume. Uno spettacolo naturalistico unico, accompagnato da piacevoli degustazioni di prodotti alimentari tipici e dall’esposizione di manufatti artigianali locali. Domenica ecologica sul Fiume Treja di Giugno 2006 da sx Sen.Giulio Marini, Prefetto Alessandro Giacchetti, Sindaco Massimo Giampieri, Vicesindaco Francesco rbanetti Vicesindaco di Civita Castellana Francesco Urbanetti PROGRAMMA Venerdì 1 Giugno - giorno dedicato alle scuole Ore 9:00 gli alunni partecipanti delle scuole primarie dei comuni del bacino (oltre 2500) consegneranno agli organizzatori il fumetto precedentemente distribuito in classe “Luigino e le giornate ecologiche sul fiume Treja”. I 12 disegni più rappresentativi saranno poi inseriti nel calendario Bacino del Treja 2008. Inoltre sarà poi indetto un concorso di pittura denominato “EkoMurales”, dove ai bambini, divisi per classi, sarà dato un foglio a sx Angelo Di Livio giocatore della Nazionale Calcio, di cartone per dare libero sfogo alla loro creatività ambientalista. Visite testimonial della manifestazione didattiche alle aziende agricole biologiche della zona. Sabato 2 Giugno - festa della Repubblica Ore 10:00 alla presenza di tutti i sindaci e degli ospiti, si aprirà la fiera agroalimentare e artigianale, a seguire la conferenza “Cause delle mutazioni climatiche”, con relatori d’eccezione coordinati dal Colonnello Mario Giuliacci metereologo del TG5. Nel pomeriggio dalle ore 13.00 alle ore 16:00 la manifestazione sarà ripresa in diretta radio televisiva su SKY 915, con la trasmissione “Radio Radio lo Sport”, condotta da Ilario Di Giovanbattista e con la partecipazione di Franco Melli, dove si parlerà in particolare del Fair Play nello sport. In serata lo spettacolo di musica e danza classica e contemporanea “EUTERPE & TERSICORE” con la partecipazione della banda musicale della città di Civita Castellana. Domenica 3 Giugno - mostra canina Ore 9:00 esibizione canina amatoriale con iscrizione gratuita. Ore 11:00 Mostra di foto storiche locali organizzata da Campo de’ fiori. Esposizione di una fattoria didattica, dimostrazione di volo di aquiloni, manifestazioni ricreative e di svago con giocolieri ed artisti di strada. Sarà inoltre presentato il motorino ecologico alimentato con pannelli solari. In serata premiazioni e concerto di chiusura. Domenica 1 Luglio - Treja Cup Ore 14:00 partenza - decennale della corsa con imbarcazioni di fortuna lungo il fiume Treja SPAZIO GRATUITO FINO AD ESAURIMENTO STAND, PER ESPOSITORI DI PRODOTTI ALIMENTARI E ARTIGIANALI TIPICI LOCALI Per informazioni www.playfair.it - INGRESSO GRATUITO Campo de’ fiori 52 Album d Civita Castellana. Prima elementare 13.02.1976, nati nel 1969 - Maestra Maria Laura Moscatelli 1- Guido Palomba, 2- Marco, 3- Daniela Cisbani, 4- Massimo Donno, 5- Massimiliano Cerri, 6- Domenico, 7- Peppe Marchetti, 8- Paola Talia, 9- Sabrina Lanzi, 10- Tamara Armini, 11- Franco Matori, 12- Iammella, 13- Monia Rossi, 14- Bianca Maria Leopardi, 15- Fabrizio, 16- Marco Nizzoli, 17- Roberta Fasoli, 18- Leda Peruzzi. INDOVINELLO Ha tanti denti e non mangia mai. Chi è? Avete risolto l’indovinello ?? Il primo che indovinerà e ne darà comunicazione in redazione, riceverà un simpatico omaggio offerto dalla GIOIELLERIA SPERANDIO Campo de’ fiori dei ricordi Fabrica di Roma 11 Giugno 1946 classe V elementare, insegnante Anna Camurri - foto della Signora Verena Baldassi Se vi riconoscete in queste foto, venite in redazione e riceverete un simpatico omaggio. Se desiderate vedere pubblicate le vostre foto, portatele presso la redazione di Campo de’ fiori, esse vi verranno immediatamente restituite. 53 Campo de’ fiori 54 il diario dei Giras li questa pagina è dei ragazzi speciali DANIELE VESSELLA: sceneggiatore di fumetti Ho rotto gli argini il 27 aprile 1982, a Magliano Sabina. Pochi anni dopo il mio guscio diventa diverso, facendomi divenire un ragazzo diversamente abile, per ragioni ancora ignote. All’età di 14 anni la mia vita incrocia il mondo Disney ed è amore a prima vista, tanto che inizia a nascere in me il desiderio di diventare un disegnatore disneyano. Negli anni successivi, frequento ragioneria, ma i conti non fanno decisamente per me: mi sentivo ingabbiato in una scuola che non coglieva il mio spirito artistico, le mie ali erano incollate al corpo e non riuscivo a volare. Appena terminati i cinque anni di superiori, la colla si scioglie e volo alla Scuola Romana dei Fumetti in un mondo dettato dalla fantasia… un mondo che mi appartiene e mi rappresenta. Lì, spero di concretizzare la mia passione sul disegno. Ma Massimo Vincenti, sceneggiatore e direttore della SRF, mi sconsiglia quella strada perché chi legge un fumetto pretende un disegno perfetto e i miei non possono esserlo, a causa delle difficoltà motorie alle mani. Però, valutando qualche mio scritto, mi suggerisce di puntare sulla sceneggiatura: lì la mia disabilità non si vede e posso combattere ad armi pari con le persone cosiddette normali. Accetto il consiglio di Massimo storcendo un po’ il naso: io volevo diventare un disegnatore e non sapevo neanche cosa fosse una sceneggiatura, ma mi bastava entrare nel mondo dei fumetti e in quello Disney… in un modo o nell’altro. Durante i corsi di sceneggiatura, mi appassiono subito nell’essere il direttore d‘orchestra di una storia, appendo la matita al chiodo, e il 22 agosto 2003 raggiungo il mio obbiettivo: la Disney mi approva un soggetto e inizio a collaborare con loro come sceneggiatore. Con la scrittura ho un rapporto quasi fisico, perché non parlando, è l’unico modo per farmi conoscere come sono realmente. Io mi sono “sposato” con le idee scritte e, per questo, mi vorrei divertire il più possibile con loro svestendole lentamente e, sotto ogni lembo che scopro per trovare nuove idee, deve esserci una sorpresa che mi spinga a proseguire la ricer- ca. È una specie di gioco, se arrivassi alla fine, il gioco terminerebbe e io non vorrei mai smettere di “giocare” con le idee. Se non si è più curiosi di scoprire, cosa rimane dopo? Null’altro che un appagamento che, col tempo, porta alla noia e se c’è noia si abbandona quella caccia al tesoro per cercare altre necessità. Questo, è un lusso che non posso concedermi perché creando storie plasmo mondi nei quali posso immergermi e isolarmi dalla realtà… Chi mi vede dall’esterno, vede solo un ragazzo che non cammina e non parla… un ragazzo diverso dagli altri, ma dietro quella facciata c’è un mondo formato da sogni che riflettono le mie innumerevoli sfaccettature composte da infinite sfumature. Il mio mondo non può passare attraverso le parole. Io non sono più abituato a parlare… a dire delle cose, me la cavo meglio a scrivere dove ho trovato la mia dimensione per raccontare e raccontarmi. In questo, i fumetti sono un veicolo straordinario perché, abbinando immagini e parole, è un mezzo completo. Ma nel mio arco non ci sono solo i personaggi Disney. Infatti, nella mia faretra ci sono due fumetti storici per Le Nuvole, sotto l’etichetta della Blacksmoking e per espandere la mia scrittura a 360 gradi, sto preparando, insieme a delle disegnatrici, tre progetti con personaggi miei da proporre in Francia. Uno di questi, mi rappresenta più degli altri. Dopo tutto quello che ho scritto finora, sarebbe strano il contrario! Dunque, la storia (attualmente, è sulle mani della bravissima Ketty Formaggio per i disegni) racconta buona parte del mio essere. Praticamente, Arlena, la protagonista che diventata disabile, vorrebbe fuggire dalla sua triste quotidianità e ci riesce finendo tra le pagine di un libro “magico” che ha scelto nella libreria SOGNA TRA LE PAROLE. E’ un po’ come una fuga da una vita che fa schifo per cercare la felicità in una realtà alternativa... e la libreria ha proprio questo compito: donare la felicità a chi l’ha perduta, attraverso i suoi libri. In sostanza, è un luogo magico che solo i più puri di cuore possono vedere e rappresenta l’ultima spiaggia per chi non riesce ad essere felice... Chissà… Campo de’ fiori 55 La Madonna di Lourdes in Pellegrinaggio In occasione della Peregrinatio Mariae che coinvolge tutte le diocesi d’Italia, la Statua della Madonna di Lourdes, benedetta da Papa Benedetto XVI l’11 Febbraio 2007 nella Basilica di San Pietro, sarà ospitata anche dalla Diocesi di Civita Castellana, in collaborazione con l’ U.N.I.T.A.L.S.I. Diocesana, nei giorni 4 – 5 – 6 Giugno presso la Cattedrale. Questo evento sarà un importante momento di preghiera ed un’occasione in cui tutti coloro che, avversati dal male, confidano nell’infinita bontà della Madonna di tutti. Portare una preghiera, una supplica, anche per coloro che non possono, è un dovere cristiano di ciascuno di noi. Alla fine della Peregrinatio Mariae, la Statua verrà collocata nella struttura Salus Infirmorum dell’ U.N.I.T.A.L.S.I. a Loudes. Sandro Anselmi Il Presidente U.N.I.T.A.L.S.I., Diella, consegna al Papa la corona della Madonna di Lourdes Campo de’ fiori 56 Monumento Ronciglionese Al di sotto del braccio di tufo che sorregge il borgo medievale di Ronciglione, si trovano strade oramai abbandonate. In esse, fino al Cinquecento, transitavano i pellegrini che dal nord scendevano verso Roma per il giubileo. Oggi la polvere e le sterpaglie si sono impadronite di questi luoghi. Quando il traffico abbandona le sovrastanti vie cittadine, si ode un leggero scroscio di acque: è il Rio Vicano che, scendendo dal lago, sembra guidarci verso strutture urbanistiche oramai trasformate in monumenti dimenticati. Questo emissario del Lago di Vico è sorvegliato dall’alto da un maestoso ponte in NATI Civita Castellana 29.03.2007 Zouyen Zakaria 01.04.2007 Flaminia Mecarelli 02.04.2007 Alessandro Ceccangeli 07.04.2007 Leonardo Pellegrino 08.04.2007 Alessandro Lagrimanti 10.04.2007 Maria Viola Del Priore 11.04.2007 Mirko Brugnoni 14.04.2007 Tommaso Antonini 23.04.2007 Gabriele Sorignani 25.04.2007 Sara Peruzzi ferro, costruito nel 1929 ad opera di abilissimi maestri “ferrazzoli” viterbesi, coordinati dall’esperto costruttore Francesco Perugini, che finì i suoi giorni tragicamente durante la costruzione della struttura. Su due spalle in muratura, distanti un centinaio di metri, poggiano elaborati piloni in ferro imbullonati con maestria. Da questi sostegni prendono vita due arcate collegate a cerniera che, ad un’altezza di circa 50 metri dal fosso, si incurvavano emettendo suoni metallici al passaggio del treno. Tuttora spicca un cavo di acciaio tra le due incurvature: era stato utilizzato per trasportare il ferro sagomato da fissare ad altri pezzi in modo da creare quello che all’epoca era il fiore all’occhiello dell’ingegneria ferroviaria. MATRIMONI Civita Castellana 31.03.2007 Fabio Smargiassi Georgeta Haidin Questa imponente struttura, che dal 1994 non è più utilizzata, da rumorosa innovazione tecnologica si sta pian piano trasformando in un muto cumulo di ferraglia e ruggine. Ora il ponte non è altro che un monumento alla memoria di chi, con tanto sudore, lo costruì e morì con il sogno di non vederlo mai abbandonato a se stesso. DECEDUTI Civita Castellana 25.03.2007 Francesco Sacchetti 28.03.2007 Ubaldo Petrelli 08.04.2007 Rodolfo Vitali 15.04.2007 Giovanna Smargiassi 22.04.2007 Antonino Aschi 22.04.2007 Francesco Ruberti 24.04.2007 Vincenza Mancini Campo de’ fiori Vita Cittadina 57 Civita Castellana - processione del Venerdì Santo (foto Mauro Topini) Farmacie Civita Castellana aperte nei giorni festivi di Maggio 2007 01 Maggio - Municipale Santa Felicissima - Tel. 0761.514680 06 Maggio - Municipale S.Felicissima - Tel. 0761.514680 - reperibile Farmacia Versace Sassacci al n. 339.5855187 13 Maggio - Farmacia Filizzola C.so Bruno Buozzi - Tel. 0761.513087 20 Maggio - Farmacia Municipale Via Ferretti - Tel. 0761.513002 - reperibile Farmacia Versace Sassacci al n. 339.5855187 27 Maggio - Municipale Santa Felicissima - Tel. 0761.514680 Farmacie Corchiano e Fabrica aperte nei giorni festivi di Maggio 2007 01 e 06 Maggio - Farmacia Minelli di Corchiano - Tel. 0761.572103 13 Maggio - Farmacia Liberati di Fabrica di Roma - Tel. 0761.569114 20 Maggio - Farmacia Minelli di Corchiano - Tel. 0761.572103 Benzinai Civita Castellana aperti nei giorni festivi di Maggio 2007 01 Maggio - Tamoil Via Flaminia, IP circonvallazione, AGIP Via Terni 06 Maggio - Tamoil Via Flaminia, IP circonvallazione, ERG Via Nepesina, Q8 Via Terni 13 Maggio - API Via Flaminia Borghetto, ENERPETROLI S.S. 311 Nepesina, TOTAL Via Terni 20 Maggio - SCHELL Via Flaminia, AGIP Via Belvedere Falerii Veteres 27 Maggio - ESSO Via Flaminia, API Via Corchiano 58 Campo de’ fiori Annunci LAVORO -CERCO LAVORO signora 40enne, buone referenze ed esperienza, part-time, non patentata: badante persone anziane, pulizie, stirare, custodia animali piccoli per le vacanze, giardini etc. Tel. 339.4351333 -CERCO parrucchiera per affitto locale Blu Life. 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Tel....................................................................Firma................................................................ Campo de’ fiori 62 Sandro Anselmi P.zza della Liberazione, 2 - 01033 Civita Castellana (VT) Tel./Fax 0761.51.31.17 e-mail : [email protected] Da 40 anni al vostro servizio Pubblicizza una selezione di offerte immobiliari Si cercano, per acquisto, terreni edificabili nelle vicinanze di ROMA Abbiamo richieste selezionate per acquisto/affitto appartamenti in zona nuova di CIVITA CASTELLANA -AFFITTO a Civita Castellana locale commerciale di nuova costruzione di mq 300, con portico di mq 300. Anche frazionablile. Parcheggio privato. -AFFITTO a Civita Castellana, centro storico, locale commerciale di mq 60 con servizio. -AFFITTO a Civita Castellana, zona industriale, terreno di mq 5.000 fronte strada. -AFFITTO a Civita Castellana 2ha di terreno fronte strada. AFFITTO a Gallese appartamento ammobiliato in villa. 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Mazzini 140 Abbonamenti Rimborso spese spedizione Italia: 12 numeri € 25,00 Estero: 12 numeri € 60,00 Segretaria di Redazione e Coord: Cristina Evangelisti Lo Studio Legale dell’ Avv. Aldo Piras Patrocinante in Cassazione ha stipulato una convenzione con Campo de’fiori con la quale, tutti i lettori, avranno diritto a n. 3 consulenze gratuite. 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