numero 3 - Piccole Serve del Sacro Cuore per gli Ammalati Poveri
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numero 3 - Piccole Serve del Sacro Cuore per gli Ammalati Poveri
Anno LVIII - n. 3/2011 che arde Fiamma che arde Rivista trimestrale della Congregazione delle Piccole Serve del Sacro Cuore di Gesù per gli ammalati poveri Anno LVIII Sommario N. 3/2011 Sped. in abb. post. Cari amici (La Redazione) Distribuzione gratuita. La rivista non ha quota di abbonamento ma è sostenuta dalle offerte dei lettori. Direttore responsabile Don Giuseppe Tuninetti Redattori Galbusera Sr. M. Gaetana Ralalao Sr. M. Agrippine Riva Gabriele e Paola Visconti Maria Carla Viale Catone, 29 - 10131 TORINO Tel 011/6608968 – Fax 011/6608969 E-mail: [email protected] Con approvazione ecclesiastica. Autorizzazione Tribunale di Torino n. 865 - 9/12/1953. Stampa ALZANI Tipografia s.a.s Pinerolo – Tel 0121.322657 E-mail: [email protected] C/C Postale n. 14441109 specificare la causale del versamento Nota Bene Il modulo del CONTO CORRENTE POSTALE perviene indistintamente a tutti i benefattori e amici della Congregazione, così pure a coloro che ricevono “Fiamma che arde” a titolo di collaborazione o di scambio editoriale. Chi non intendesse farne uso non ne tenga conto. Chi lo utilizza per inviare offerte è pregato di SPECIFICARE SEMPRE LA CAUSALE. Il presente numero è stato consegnato alle Poste Italiane di Torino il 12 settembre 2011. pag. 3 Abbiamo una mamma in cielo (Don Ettore Ghiano) » 4 Le caratteristiche della gratuità dell’amore di Dio (Sr. M. Gaetana Galbusera) » 6 La politica nei confronti dei religiosi e delle religiose (1848-1870) (Don Giuseppe Tuninetti) » 7 La missione medico oculistica in Madagascar (Dott. Enrico Gremmo) » 10 Madagascar: Ladro di paradiso (Sr. M. Adèle Raharinaina) 2/L’Eucaristia: Grembo vocazionale (Sr. m. Gaetana Galbusera) » 13 » 15 Romania: La comunione spirituale (Mons. Ilie Sociu) » 20 Attualità: Il ritorno dalle vacanze (Aura Riva) » 23 Psicologia: Come si diventa coppia (Dott.ssa Maria Carla Visconti) » 25 Medicina: L’ipertensione Arteriosa (Dott.ssa Giovanna Gavazzeni) » 27 Fiori di cielo (Madre Carmelina Lanfredini) » 29 Solidarietà » 31 Sostegno bambini a distanza » 32 GARANZIA DI RISERVATEZZA: l’Editore garantisce, ai sensi dell’art. 13 del d.lgs. 196/2003 in materia di protezione dati personali, che i dati relativi agli Abbonati vengono trattati nel rispetto della legge. 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Desideriamo inoltre ricordare due particolari appuntamenti della Chiesa di agosto e settembre 2011, che in queste pagine non hanno trovato spazio: la Giornata Mondiale della Gioventù a Madrid dal 16 al 21 agosto e il 25° Congresso Eucaristico Nazionale ad Ancona dal 3 all’11 settembre. – Alla GMG del 2011, come le precedenti, molti sono stati i giovani che hanno partecipato. Ma come leggere la loro adesione così numerosa a questi appuntamenti con il Papa, con un percorso di preparazione con la preghiera, la riflessione della Parola di Dio, la partecipazione alle celebrazioni eucaristiche e anche l’accostamento al sacramento della penitenza? Certamente ciò è una conferma che essi ancora credono nei valori della vita anche spirituale. Il 6 agosto 2010, Festa della Trasfigurazione del Signore, Benedetto XVI annunciava il tema dell’incontro: “Radicati e fondati in Cristo, saldi nella fede” (cfr Col 2,7) e invitava i giovani a partecipare a un evento tanto importante per la Chiesa in Europa e per la Chiesa universale. Dalle GMG del passato sono fiorite vocazioni per la vita consacrata: sacerdoti e religiosi/e. La nostra speranza è che la benedizione del Signore scenda ancora sulla sua Chiesa, chiamando a sé giovani/e dal cuore generoso, umile e semplice; – Mentre il nostro periodico è in stampa, ad Ancona la Chiesa celebra il 25° Congresso Eucaristico Nazionale L’evento è accompagnato dall’icona biblica: “Signore, da chi andremo?” (Gv 6,68). Essa illumina il nostro cammino di fede, personale e comunitario”. L’Eucaristia per la vita quotidiana diventa così anche il luogo di germinazione delle vocazioni. La storia della Chiesa è la grande prova di questa affermazione: in ogni stagione, l’Eucaristia è stata il luogo di crescita silenziosa di splendide vocazioni al dono di sé e all’amore. La ricchezza delle vocazioni a servizio dell’edificazione comune trova nell’Eucaristia il luogo di espansione nella dedizione incondizionata al ministero ordinato, alla vita religiosa e monastica, alla consacrazione secolare, al matrimonio e all’impegno missionario”. (Dal messaggio del Consiglio Episcopale Permanente, 27 gennaio 2011) Cari lettori, questo numero di “Fiamma che arde” entra nelle vostre case portando i profumi e i colori di un autunno che si avvicina e con essi l’atmosfera di un quotidiano che riprende, dopo le ferie dell’estate, le sue normali attività. Anche il vostro pensiero, qualche giorno prima della conclusione della villeggiatura, è andato alla casa con il desiderio di ritornarvi per riabbracciare familiarmente ciò che di più caro avete temporaneamente lasciato? Se sì, è il segno che la vostra vacanza è stata distensiva e ritemprante sia per il corpo che per lo spirito. La Redazione 3 Abbiamo una Mamma in Cielo Mi hanno fatto un regalo, piccolo, ma tanto bello: è una statuetta in legno della Madonna. È una di quelle Madonnine che arrivano dal Madagascar e sono così belle che si fanno guardare a lungo, con piacere ed ammirazione. Quella di cui sto scrivendo è piccola davvero, ma ce ne sono di più grandi, di altre ancor più grandi e tutte sono autentici capolavori che dicono quanto siano intelligenti molti artigiani, veri artisti di quella grande isola che sentiamo abbastanza nostra perché è la terra di missione delle Piccole Serve del Sacro Cuore, le suore della nostra Beata Anna Michelotti. Guardare quella Madonnina vuol dire gustare la bellezza e da questo è facile ar- “Mi hanno fatto un regalo, piccolo, ma tanto bello: è una statuetta in legno della Madonna. È una di quelle Madonnine che arrivano dal Madagascar”. 4 Don Ettore Ghiano rivare all’amore. Non intendo l’amore per la piccola statua, o per altre più grandi ma altrettanto belle bensì, lo capite subito, voglio parlare dell’amore vero, sincero, nella pienezza del cuore per la Madonna. Premetto che è attraverso la Madonna che si arriva a Gesù ed è quando si vuol bene a Gesù che non si può dimenticare o appena ricordare con qualche Ave Maria la Madonna che è per noi il dono più grande che ci ha fatto Gesù e proprio nello spasimo dell’agonia, morente in croce. Difatti disse a Giovanni: Ecco tua Madre, dopo aver detto alla Madre, non più chiamandola con questo nome, ma donna: Ecco tuo figlio. E Giovanni è stato il primo che subito la prese con sé, ma in lui ci sono tutti, ci siamo anche noi. È la nostra Mamma, quindi non possiamo non tenercela in cuore e goderci il fatto straordinario che noi, ognuno da solo e tutti insieme, siamo veramente nel suo cuore, amati e capaci di amare, lieti di sentirci amati e pieni di santa passione di amore profondo per Colei che quale Mamma è per noi ausiliatrice in tutto, consolatrice nella sofferenza e nella tristezza e porta del Cielo, quel Cielo al quale siamo destinati. Studiamo con tanto interesse, insieme a tanta devozione, le apparizioni della Madonna incominciando da quelle magnifiche figure, soprattutto di fanciulle, alla quali la Madonna, la bellissima Signora, volle apparire lasciando i suoi messaggi e chiedendo sempre le stesse cose, preghiera e penitenza. Anche se tutti lo sanno, ricordo alcune di queste veggenti: la Bernardetta di Lourdes, Lucia e i suoi cuginetti di Fatima e poi quelle della Salette e ancora quelle di Medjugorje, non ancora approvate ma già straordinaria promessa di verità con le autentiche conversioni che sono ormai diventate notizia attraente e commovente per tanti che si fanno convinti devoti. Sono prete, lo sono da sessantasei anni e sempre sento viva attrazione verso la Madonna e capisco che senza di lei non avrei potuto e non potrei andare avanti, ed anche, da sempre, sento il bisogno di nutrire la mia povera anima con la corona del Rosario ed una spontanea sequela di Ave e Salve Regina mentre cammino sull’orlo del pericolo, con rischi di ogni sorta, senza la presenza, senza la mano, senza il cuore, con me e per me, della Madonna. Il Vangelo ci dice che dobbiamo diventare come bambini per entrare nel regno dei Cieli. Credo che questo sia difficile per tutti se non c’è lei, la Vergine Madre. Sotto il suo manto invece, vicino al suo cuore respiriamo già una specie di aria del Cielo, sentiamo quasi il battere del suo cuore, che tocca, come medicina salutare, il nostro cuore. Ci accorgiamo di essere un po’ nascosti in una alcova privilegiata ed allora diventa facile per noi trovare e percorrere la strada benedetta dell’umiltà con il bell’insieme delle altre virtù, per cui diventiamo facilmente come bambini che per la santa dimensione che acquistano e conservano, stanno anche nelle mani della Madonna e da Lei sono presentati ed offerti a Gesù e diventano quei genuini tesori di grazia che a Lui piacciono e quindi vivono nella letizia e si assicurano il regno dei Cieli. Restiamo dunque con la Madonna, preghiamola tanto, amiamola veramente e nulla ci mancherà. Io ebbi una tanto cara e buona mamma e fu proprio lei che mi insegnò a voler bene a quella mamma che lei, mia nel disegno di Dio, conosceva ed amava anche come sua. Bisogna incominciare e poi restare con Colei che, capolavoro di Dio, tenendoli “… non si può dimenticare o appena ricordare con qualche Ave Maria la Madonna che è per noi il dono più grande che ci ha fatto Gesù”. con sé, riesce a far diventare più buoni, anche santi, tutti i suoi figli, redenti da Gesù, ma non senza la sua partecipazione, aggrappata nel dolore della Croce e poi esaltata in gioia nella risurrezione e in gloria nella assunzione. “… aggrappata nel dolore della Croce e poi esaltata in gioia nella risurrezione e in gloria nella assunzione”. 5 Le caratteristiche della gratuità dell’amore di Dio Sr. M. Gaetana GALBUSERA Torino – Casa Madre, 1° luglio 2011 Solennità del Sacro Cuore Avverrà che qualcuno vi domandi chi fu a fondare questo Istituto: allora ricordatevi che nessun’altra risposta dovrete dare all’infuori di questa: Il nostro Fondatore è il Sacro Cuore di Gesù (Beata Anna Michelotti). In tutte le comunità della Congregazione le Piccole Serve si sono preparate a celebrare la festa patronale del Sacro Cuore con novena e triduo. Qui a Casa Madre, ove c’è anche la sede della Casa Generalizia, il 1° luglio u.s., siamo state onorate dalla presenza del nuovo Arcivescovo Mons. Cesare Nosiglia. Alle ore 17, nella nostra cappella, ha avuto luogo una concelebrazione eucaristica, da lui presieduta con i reverendi sacerdoti amici: don Giuseppe Tuninetti, Don Giuseppe Colombero e don Martino Ferraris. Il commento alla Parola di Dio è stato il prezioso dono che il nostro Pastore ha offerto ai partecipanti alla liturgia. In essa ha sottolineato le caratteristiche della gratuità dell’amore di Dio di cui, in breve, ne riportiamo alcune. Non siamo stati noi ad amare Dio, ma è Dio che per primo ha amato noi, è lui che quando eravamo suoi nemici, lontani a causa del peccato, ci ha tanto amato da mandare appunto suo Figlio come vittima di espiazione dei nostri peccati. La festa del Sacro Cuore è innanzitutto riconoscere quanto questo amore di Dio si è manifestato, realizzato nella nostra vita. Quindi la gratuità è il senso pieno di un cuore che sa amare donando la vita, come i genitori che donano la vita ai figli; è un dono gratuito. Si ama gratuitamente per noi consacrati, religiosi, religiose, sacerdoti, ponendoci a disposizione del Signore, riconoscendo che la nostra voca6 zione è frutto di una scelta che viene da lui: non noi lo abbiamo scelto ma lui ha scelto noi. Gesù diceva: gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente sappiate restituire. Restituire che cosa? Se stessi, perché l’amore di Gesù, come ci mostra il vangelo, è un amore che non dona solo le guarigioni, le cose di cui la gente ha bisogno, ma dona se stesso; dona pienamente la sua persona. Dio ci ha amati, nel suo Figlio, con un cuore umano, in maniera intensa, oltre misura. La croce è il segno di un amore sovrabbondante, che va oltre ogni immaginazione. Nell’ultima cena Gesù lava i piedi ai suoi discepoli e l’evangelista Giovanni ci ricorda che Gesù avendo amato i suoi che erano nel mondo li amò sino alla fine. A conclusione della sua riflessione l’Arcivescovo ci ha ricordato che il carisma della Piccola Serva sta al centro di tutta la fede cristiana perché il cuore è il centro dell’amore. Ci ha inoltre esortate a riempirci sempre dell’amore di Cristo, ad accogliere la sua parola, a coltivare una profonda amicizia con lui, perché più siamo rivestiti dell’amore di Cristo più diventiamo capaci di donarlo ai fratelli. La politica nei confronti dei religiosi e delle religiose nel periodo dell’unificazione italianaDon(1848-1870) Giuseppe Tuninetti Il processo di unificazione politica dell’Italia, che ebbe il suo momento più significativo nel 1861 con la proclamazione del Regno d’Italia, fu caratterizzato negli 1848-1870 da una serie di leggi antiecclesiastiche, anzi anticattoliche, che colpirono in particolare i religiosi e le religiose: monaci/monache, frati e chierici regolari, ma anche numerose nuove forme di vita consacrata. Tali leggi non erano per nulla richieste dalla unificazione politica, ma erano frutto dell’odio anticattolico e antireligioso, che risaliva all’illuminismo, di cui era portatrice e promotrice soprattutto la massoneria, molto potente nell’Ottocento e influente sulla politica. La cacciata dei Gesuiti nel 1848 I primi a essere colpiti furono i Gesuiti, perché considerati nemici della de- mocrazia. Il diffuso stato d’animo ostile nei loro confronti scoppiò nei primi mesi del 1848 in violenti attacchi alle loro case (e anche alle loro persone) nei vari stati della penisola, tanto che essi furono letteralmente cacciati a “furor di popolo”, anche con atti di violenza fisica sulle persone. A metà febbraio i gesuiti vennero cacciati da Sassari e da Cagliari, all’inizio di marzo da Genova e da Torino (Santi Martiri e Collegio del Carmine) e da Chieri, poi da Napoli e da città dello stesso Stato pontificio. Alla piazza seguirono a Torino interventi legislativi, che confermavano il comportamento violento della prima: nel Regno di Sardegna la legge del 21 luglio e il decreto del 25 agosto 1848 sancivano l’espulsione dei gesuiti non cittadini del regno e permettevano agli altri di restare, purché abbandonassero la Compagnia. Furono pure cacciate le cosiddette Dame del Sacro Cuore, denominate spregiativamente “gesuitesse”, per i loro stretti legami con i Gesuiti. Si trattava delle suore della Società del Sacro Cuore di Gesù, fondata nel 1800 in Francia, per l’educazione della gioventù, da S. Maddalena Sofia Barat sotto la guida del padre Joseph Varin (poi gesuita): furono cacciate dalle case di Torino, Pinerolo, Saluzzo e Genova. Legge Rattazzi-Cavour del 29 maggio 1855 Il raggio di attacco ai religiosi si estese con l’approvazione della legge del 29 maggio del governo Rattazzi-Cavour, no7 nostante che i vescovi si fossero dichiarati disponibili a versare all’erario il corrispettivo del ricavato preventivato dalle soppressioni. Furono soppresse nel Regno di Sardegna 235 case con 3733 religiosi e 1756 religiose, per un totale di 5489 persone; gli ordini risparmiati furono 22 con 274 case e 4540 religiosi/e. Tra i soppressi: tutti i contemplativi e contemplative (dai Certosini alle Clarisse), i mendicanti (dai Domenicani ai Cappuccini). Tra i risparmiati: dai Barnabiti ai Missionari di San Vincenzo, dai Rosminiani ai Fratelli delle Scuole cristiane; dalle Suore di Carità (infermiere negli ospedali) alle Suore di S. Giuseppe. Fatto singolare e segno lampante di contraddizione della politica cavouriana: le Figlie della Carità di San Vincenzo tornarono utili a Cavour, che le richiese (partirono in sessanta) per assistere i soldati feriti nella guerra di Crimea contro la Russia negli anni 18551856, dove erano stati spediti, agli ordini del generale Lamarmora, addirittura 15.000 soldati piemontesi. Le Suore acquistarono in popolarità, espressa anche da una suggestiva canzone in dialetto: Le monie ‘d San Salvari son tanti parpaion. Ai Fratelli delle Scuole cristiane vennero sottratte in un secondo tempo, dal Comune di Torino, le scuole comunali, che erano gratuite, già loro affidate a partire dal 1829 dal re Carlo Felice: si riconoscevano la validità del loro insegnamento e la loro dedizione, ma si riteneva non consono ai nuovi tempi che un “Municipio come Torino lasciasse la direzione delle proprie scuole a una congregazione religiosa”. A mano a mano che le truppe piemontesi avanzavano nella conquista delle regioni italiane, venivano emanati decreti di soppressione di case religiose, in primo luogo dei Gesuiti, che negli anni 1859-1860 si videro chiudere una cinquantina di collegi in tutta Italia. 8 Camillo Bensi di Cavour e Urbano Rattazzi Le leggi eversive del governo italiano del 1866-1867 Il 7 luglio 1866 la Camera del parlamento italiano, trasferitosi a Firenze, approvava una legge (senza bisogno, in forza di una speciale legge delega, della conferma del Senato), che toglieva agli “ordini… corporazioni… congregazioni religiose regolari e secolari… conservatori e ritiri” ogni riconoscimento dello Stato, cui devolveva tutti i beni degli enti soppressi. Furono ancora una volta colpiti i contemplativi e le contemplative, i frati, i chierici regolari e le congregazioni non colpite dalla legge Rattazzi-Cavour, come i Fratelli delle Scuole cristiane e i Preti della Missione. Furono risparmiate soltanto le nuove congregazioni (per es. Salesiani e Rosminiani), perché non ufficialmente “religiose”, neppure per il diritto canonico. La legge assegnava, su richiesta, ai religiosi e alle religiose di voti solenni, una pensione, di circa 50 euro odierni, quindi irrisoria e insufficiente a vivere. Le religiose potevano restare nelle loro case, o in parte di esse, fino a che fossero ridotte a meno di sei. Tante furono nuovamente le sofferenze, soprattutto morali, personali, e gravi le dispersioni di religiosi/e. L’esilio dell’Arcivescovo di Torino I locali incamerati erano destinati a uso pubblico (caserme, ospedali, scuole, carceri…, come il Regina Coeli di Roma, con la legge del 19 giugno 1873, che estese il provvedimento alla nuova capitale). I beni degli enti non soppressi, come parrocchie, episcopî e seminari, erano convertiti in titoli di Stato, la cui rendita andava al fondo culto; furono spogliati anche santuari e confraternite, cappellanie, capitoli delle cattedrali e collegiate dei canonici. Le biblioteche, gli archivi e gli oggetti artistici erano destinati a musei e biblioteche pubblici: intatte dovevano restare le chiese; ma non sempre fu così; per es. la chiesa del convento cappuccino di Ceva fu trasformata in cantina. Si trattò, come è evidente, di un enorme furto legalizzato. Ne soffrirono le comunità religiose e i poveri, ne guadagnarono i ricchi, che comprarono moltissimi beni posti all’asta, a buon prezzo. Questa politica persecutoria non suscitò evidentemente le simpatie dei cattolici verso il processo di unificazione italiana. Anzi determinò il sorgere e l’affermarsi di un forte movimento di opposizione detto intransigentismo cattolico: la responsabilità va attribuita soprattutto alla miopia politica dei politici risorgimentali. Le conseguenze negative le paga ancora l’Italia di oggi. Negli anni risorgimentali fu arcivescovo di Torino, monsignor Luigi Fransoni, di nobile famiglia genovese. Era stato lo stesso re Carlo Alberto a chiedere alla Santa Sede il suo trasferimento da Fossano a Torino nel 1831, come amministratore apostolico. Con la sua famiglia aveva dovuto soffrire molto negli anni della rivoluzione francese e dell’occupazione napoleonica. Per cui portava in sé una profonda avversione nei confronti delle novità politiche, anche legittime. Si urtò prima con lo stesso Carlo Alberto e poi, dal 1844, si attirò addosso l’ostilità dei “liberali”, veri o presunti tali: mancò insomma di discernimento nel valutare la nuova situazione politica, dando esca agli anticlericali e agli anticattolici. Va pure detto che i governi liberali si comportarono nei suoi confronti in modo illiberale, non riconoscendo all’arcivescovo la libertà di parola, che i “liberali” proclamavano come diritto. Fu dapprima costretto all’esilio “volontario” a Ginevra nel 1849, poi fu incarcerato nella Cittadella e quindi nel Forte di Fenestrelle. Infine, condannato in tribunale, il 28 settembre 1850 fu condotto al confine e cacciato in esilio. Si ritirò a Lione, dove morì nel 1862. È sepolto nella cattedrale di Torino. L’arcivescovo di Torino, mons. Luigi Fransoni (1832-1862). 9 Missione medico oculistica in Madagascar Dott. Enrico Gremmo Ambatondrazaka, maggio 2011 VIII missione dei nostri amici Medici Volontari, specialisti in oculistica, ad Ambatondrazaka (Madagascar). Inizio a scrivere della missione in Madagascar solo dopo una settimana. Ho bisogno di tempo... Questa è un’esperienza che ti segna, mi disse Carlo qualche giorno fa: all’inizio sei travolto, hai bisogno di sedimentare, ne parleremo dopo. E adesso è ora di parlare, di capire che cosa ci sto a fare qui, io, lontano dalla mia famiglia, dal mondo che ho conosciuto finora, Dott. Enrico Gremmo alla sua prima esperienza di medico volontario in Madagascar. 10 dal mondo ricco, senza problemi, o meglio con problemi falsi, creati dall’abbondanza, dal consumismo, dalla scorpacciata. In Madagascar tutto è essenziale, lo sbaglio non si perdona, o forse si perdona tutto con un sorriso. È proprio il sorriso che ci accoglie scoppiettante e travolgente: suor Luciana ci abbraccia come una sorella che non vediamo da tempo, è felice, ci aspettava da mesi. Il sorriso ci accompagna sempre, il sorriso stupito di Maria sempre dolce, paziente, disponibile, il sorriso di Lidia, avvolgente, caldo, il sorriso di Carlo, sornione ma maturo, sempre incoraggiante, il sorriso di Speranza, attenta, preoccupata, precisa, organizzatrice, il sorriso di Paola, silenziosa ma ascoltatrice, il sorriso dei malati che non capiscono ma sperano sempre, non pretendono mai, non urlano la loro povertà, il loro dolore ma accettano il male con dignità. Suor Luciana è una forza della natura, energia allo stato puro, sempre positiva, infaticabile. Hai impressione che riesca a capire ogni cosa, pronta ad aiutare tutti ma sempre con una parola di allegria. Chi ha mai detto che il cristianesimo sia segnato dalla croce ? Se per croce pensiamo alla fatica, alle difficoltà enormi di ogni giorno, ammesso che croce sia, per suor Luciana è una croce colorata, gioiosa; ogni attimo della giornata di suor Luciana (masera in malgascio, scherzosamente ribattezzata Maserati per la velocità con cui guida nelle sgangherate strade fangose) sembra segnato da una forza che è buona, vitale contagiosa. Il suo sorriso è aperto, cristallino, un po’ ciondolante, come quello di un gatta contenta della sua preda, solo che la preda in questo caso è lei stessa che dona la sua forza, ma donandosi, come Sansone che ogni volta che cade, diventa più forte. Mi racconta che in Madagascar una preda che viene mangiata viene innalzata di gra- Oggi suor Luciana ci ha portado. L’uomo che mangia l’animale to a vedere il carcere. Mi è sembrainnalza la carne della preda per to di entrare in un incubo imposfarlo parte di sé. Così suor Lusibile. Lei entra dappertutto, tutto ciana, donandosi tutta riesce ad sembra lieve, facile con lei. Da innalzarsi al livello dei più sfordove le viene questa forza di tratunati, che come dice il Vangelo, sformare tutto in sorriso anche gli sono più vicini a Dio. Giacomo è infaticabile. Anche incubi più abissali, se non da Dio? lui deve maturare questa nuova Nel carcere di Ambatondrazaka sono detenuti più di 1300 peresperienza, tornerà come tutti noi, perché questo è un posto che “Sr. M. Luciana ci sone tra bambini, donne, uomini ti conquista. Carlo ce l’ha detto, abbraccia come una malati. I guardiani sono solo tre, la maggior parte della gente che sorella che non vedia- eppure, fa notare Paola, non scopviene qui, prima o poi ritorna. mo da tempo, è felice, pia una rivolta, non veniamo presi Perché? Forse perché qui ritrovi ci aspettava da mesi”. come ostaggio. Entriamo nell’inl’essenziale, il primordiale, quel bisogno di ferno senza controlli, senza ostacoli, accolti solidarietà che proprio in questi ultimi anni la dal sorriso dei carcerati, dal vecchio tuberscienza ha dimostrato essere proprio dell’uo- colotico che ci saluta augurandoci ogni bene mo grazie alla scoperta dei neuroni specchio. in francese. Il senso di pietà di suor Luciana Molte suore sono belle, hanno il colore è sempre grande. L’uomo è in carcere per dorato della terra del Madagascar, quella aver molestato una ragazzina, ma è vecchio, dolcezza gentile che ti accoglie, ti scalda il è malato: Perché non lo lasciano libero? dice cuore. I loro occhi sono neri, vivaci, grandi, suor Luciana. Le osservazioni di suor Luciamobili ma stupiti, da bambina. Ti salutano na però non sono mai di sorda protesta, sono da lontano, non sai cosa pensano, ma i loro di amore, comprende, perdona, sopporta, ma pensieri sono gioiosi, ridono di te, con gra- non si lascia mai travolgere dalla rabbia imzia, o forse ridono per te. potente. Sembra che una soluzione sia sem- "Molte suore sono belle, hanno il colore dorato della terra del Madagascar, quella dolcezza gentile che ti accoglie, ti scalda il cuore". 11 “I malati operati son venuti tutti a salutarci, vestiti col loro abito migliore”. pre possibile, che prima o poi il bene trionfi. Non si ferma davanti a niente. Ci racconta quando incominciò a curare i carcerati: Ne morivano diversi al giorno, la nostra spesa più grande era comprare i teli per seppellirli; poi abbiamo cominciato a curarli, aprendo una piccola infermeria all’interno del carcere, e poco per volta i morti sono cominciati a diminuire. Restava il problema dei ragazzi giovani, tenuti insieme agli altri, senza speranza, senza futuro. Si finisce in carcere facilmente. Qualcuno è accusato di omicidio. Un ragazzo stava giocando a palla nel fiume coi suoi amici; per scherzo vengono nascosti i vestiti di uno di loro, ne segue qualche insulto, una spinta, un ragazzo cade, si ferisce, viene trasportato in ospedale dove poi muore. Segue l’indagine della polizia e un giovane (probabilmente innocente) finisce in carcere con l’accusa di omicidio. I primi anni piangeva tutto il giorno, ora si è un po’ abituato, dice suor Luciana accarezzandogli i capelli. Un ragazzo va a prendere una chitarra e cominciano a cantare tutti insieme. Suor Luciana sorride e commenta: mi cantano sempre canzoni di chiesa, chissà perché? Qualcuno le chiede: Come si può cercare di far sì che meno ragazzi finiscano in carcere, c’è qualche possibilità di aiutarli in qualche modo con la scuola, lo sport, l’apertura di centri sociali? Suor Luciana sorride ancora, scuote la testa: No, non si può fare nulla per cambiare questo, solo comprendere, amare le persone così come sono; voi pensate di venire qui a cambiare il Madagascar ma sarà il Madagascar a cambiare voi... Chiedo a Carlo: Cosa pensano di noi i pazienti che operiamo? Cosa si aspettano? 12 Mi risponde: Te ne accorgerai, aspetta e vedrai l’ultimo giorno; vedi, i malati una volta alzati dal lettino operatorio non ti chiedono come è andato l’intervento, ma “Carnet”? e, subito dopo: “Posso mangiare?”. “Carnet” è il prezioso libretto bisunto e spesso con scritte incomprensibili dove qualche medico misericordioso scrive, qualche volta, un appunto, una cura, un rimedio, una promessa. Per i malati sembra essere più prezioso del loro stesso cibo. L’ultimo giorno arrivano davanti al nostro ambulatorio tutti i malati che abbiamo operato in questi giorni. È per l’ultimo controllo, ma non solo... Rivedo la mamma di 28 anni con cataratta bilaterale con tre bimbi piccoli e un terzo nella pancia in arrivo che mi sorride. Dice di essere contenta, di vederci bene dall’occhio operato, ma durante la visita mi accorgo che oltre alla sventura della cataratta bilaterale la giovane mamma è affetta da retinite pigmentosa. La sua vista non sarà un gran che, ma lei ringrazia... Rivedo l’anziana cieca che il giorno stesso dell’intervento, temendo di non venire operata, nascose una rovinosa caduta, con la quale aveva fatto (inspiegabilmente per noi!) sanguinare l’interno dell’occhio da operare. Ora, nonostante la caduta, ci vede, l’operazione è riuscita nonostante il trauma! I malati operati son venuti tutti a salutarci, accompagnati dai loro parenti, vestiti col loro miglior vestito, con ognuno un piccolo regalo per noi, chi una spiga di riso, chi due uova, chi un cappello di paglia, chi un telo colorato, chi un borsa di rafia: il sorriso di questa gente ci accompagnerà in Italia per sempre. MADAGASCAR: Ladro di paradiso La piccola Serva, presentandosi all’ammalato come ha insegnato la Fondatrice, raggiungerà lo scopo principale della sua caritatevole assistenza, che non è soltanto di portare un po’ di terra alla terra, ma di portare loro il Cielo, di cui essa dispone a piene mani perché è l’apostola del Cuore di Gesù. Ambatondrazaka (Madagascar) 6 marzo 2011 Nonno Ravelojaona era uno dei nostri ammalati che assistevamo a domicilio; necessitava di aiuti umanitari, di cure sanitarie, supporto psicologico e anche qualche suggerimento spirituale per la salute dell’anima. Viveva solo in un quartiere affollato della nostra Parrocchia. Gli «Amici di Anna Michelotti» che collaborano con il capo del territorio locale erano venuti a conoscenza dei suoi bisogni e avevano chiesto a noi suore di andare a visitarlo. Abitava in un piccolo tugurio di metri 2x1, lo spazio sufficiente per stendere il suo saccone di paglia su cui dormire. Non si sapeva quanti anni potesse avere; secondo il suo racconto diceva che era già un giovanetto quando il biglietto del treno da Ambatondrazaka a Moramanga costava 16 ariary, tariffa in vigore agli inizi del 1900. Era stato affetto dalla lebbra, si era curato ed era guarito. Ma sia a causa di questa malattia prima che della vecchiaia poi, era stato dai suoi familiari abbandonato a se stesso. I vicini, che sono sempre i più prossimi ai bisognosi, gli portavano qualco- Sr. M. Adèle Raharinaina sa da mangiare. Colpiva la serenità con cui raccontava il suo passato e come si procurava di che vivere. Con tanta semplicità ha affermato di essersi anche improvvisato mpisikidi (stregone). La gente andava da lui per farsi curare con le sue magie ed egli in cambio riceveva qualche monetina. Andavamo a trovarlo ogni settimana e insieme agli Amici di Anna facevamo quanto era possibile: gli portavamo i generi alimentari di prima necessità, provvedevamo all’igiene personale e alla pulizia della sua minuta abitazione. Il nostro nonno aveva cominciato ad affezionarsi a noi e quando lo visitavamo ci ripeteva: «Non ho altri che voi suore in cui poter sperare e avere fiducia piena». Inizialmente non è stato facile parlargli di un Dio che esiste, che ci ama e a lui dobbiamo affidarci. Gli aiuti che gli offrivamo con fraterna amicizia sono stati i mezzi che lo hanno aiutato, passo dopo passo, ad aprirsi alla fede, ad accogliere e a credere nella paternità di Dio. I volontari, “Amici di Anna Michelotti”, impegnati nella pulizia della casa di nonno Ravelojaona. 13 Dopo aver acquistato la fiducia è nata tra noi anche un po’ di amicizia ed era così giunto il momento favorevole per parlargli delle cose dello spirito. La grazia del Signore già agiva in lui tanto da desiderare di essere istruito nella fede. Un giorno, deciso, ha chiesto di voler imparare il catechismo e ricevere il Battesimo, liberandosi totalmente dall’esercizio della stregoneria. Abbiamo fatto insieme il programma e stabilito i tempi per le lezioni di catechismo in preparazione al sacramento della iniziazione cristiana. Ma in quello stesso giorno nonno Ravelojaona si è ammalato gravemente; noi ci siamo date da fare per assisterlo per quanto meglio si è potuto, ma le sue condizioni purtroppo peggiorarono rapidamente. Abbiamo accompagnato da lui il sacerdote che gli ha subito somministrato il Battesimo dandogli il nome del nostro Patrono S. Giuseppe. Nonno Giuseppe era tanto felice e dopo aver ricevuto con fede il sacramento della salvezza ha chiesto un po’ di caffè. Così, per volontà di Dio egli è divenuto cristiano mediante un percorso diverso da quello da noi previsto. Il mattino seguente dopo la S. Messa, la sottoscritta, ispirata dall’Angelo custo- Nonno Ravelojaona, come docile bimbo, si lascia fare una doccia calda. 14 de è andata a trovarlo ed è arrivata giusto in tempo per ricevere il suo ultimo respiro. Era domenica, 6 marzo 2011, giorno del Signore. Ora nonno Giuseppe riposa in pace e beato lui per aver raggiunto in breve il Regno di Dio. Siamo anche certe che dal cielo, questo nostro caro fratello, ora prega per noi. Mora ho azy ny nahazo ny Lanitra Sr.M.Adèle Raharinaina «…Tsy mikendry fotsiny hivimbina tany kely ho an’ny tany fa mikendry koa ny fivimbinana ho azy ireo ny lanitra» (BMF). Ambatondrazaka (Madagascar) 6 marzo 2011 Anisan’ny marary mahantra nila fanampiana sy fikarakarana manandrify ny maha olona ara-batana, ara-tsaina fa indrindra ny ara-panahy sy izay tokony ho sahaza azy i Dadabe Ravelojaona. Nipetraka tao amin’ny Quartier Madiotsifafana Ambatondrazaka izy. Araka ny fanadihadiana sy ny fiarahamiasa tamin’ny Chef quartier nataon’ireo lahika Amis de la Mère Anna Michelotti no antony nahafantarana azy sy ny mombamomba azy ka nahatonga ny masera nandeha nitsidika azy tany amin’ny tranobongokeliny mba hijery ihany koa izay zava-misy marina. Tsy fantatra marina izay taona nahaterahan’i Dadabe Ravelojaona fa araka ny resaka ataony dia anisan’ny olona efa niaina an-taonany maro izy satria araka ny notantarainy dia mbola 16 Ar ny frais segue a pag. 19 2/L’Eucaristia: Grembo vocazionale A cura di Sr. M. Gaetana Galbusera 15 “In ascolto della voce di Gesù” Scheda di preghiera per gruppi o per singole persone. I canti si eseguono all’inizio con l’invocazione allo Spirito santo, con l’Alleluia alla proclamazione del Vangelo, alle invocazioni con un tema vocazionale, alla fine con una lode di ringraziamento. La parola della Chiesa (dal Messaggio del Santo Padre per la 48° Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni). Il Signore, all’inizio della sua vita pubblica, ha chiamato alcuni pescatori, intenti a lavorare sulle rive del lago di Galilea: “Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini” (Mt 4,19). Ha mostrato loro la sua missione messianica con numerosi “segni” che indicavano il suo amore per gli uomini e il dono della misericordia del Padre; li ha educati con la parola e con la vita affinché fossero pronti ad essere continuatori della sua opera di salvezza; infine, «sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre» (Gv 13,1), ha affidato loro il memoriale della sua morte e risurrezione, e prima di essere elevato al Cielo li ha inviati in tutto il mondo con il comando: «Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli» (Mt 28,19). È una proposta, impegnativa ed esaltante, quella che Gesù fa a coloro a cui dice «Seguimi!»: li invita ad entrare nella sua amicizia, ad ascoltare da vicino la sua Parola e a vivere con Lui; insegna loro la dedizione totale a Dio e alla diffusione del suo Regno secondo la legge del Vangelo: «Se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto» (Gv 12,24); li invita ad uscire dalla loro volontà chiusa, dalla loro idea di autorealizzazione, per immergersi in un’altra volontà, quella di Dio e lasciarsi guidare da essa; fa vivere loro una fraternità, che nasce da questa disponibilità totale a Dio (cfr Mt 12,49-50), e che diventa il tratto distintivo della comunità di Gesù: «Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avete amore gli uni per gli altri» (Gv 13,35). 16 Spunti di riflessione – Gesù chiama i semplici e gli umili di cuore a seguirlo e li istruisce con la parola e li educa con l’esempio della sua vita. – Gesù invita coloro che lo seguono a entrare nella sua amicizia e a vivere in comunione con Lui. – Alla sua scuola, Gesù insegna a dedicarsi interamente a Dio e a diffondere nel mondo il suo Regno, anche a costo di morire a se stessi per dare frutti di vita eterna. Dio e la sua opera Preghiera meditativa del Card. Van Thuan, scritta nel 1985 durante la sua prigionia in Vietnam; esprime i molti aspetti del servizio del sacerdote. (proclamata da due lettori ) L. 1: A causa del tuo amore infinito, Signore, mi hai chiamato a seguirti, a essere tuo figlio e tuo discepolo. L. 2: Poi mi hai affidato una missione che non assomiglia a nessun’ altra, ma con lo stesso obiettivo degli altri: essere tuo apostolo e testimone. L. 1: Tuttavia, l’esperienza mi ha insegnato che io continuo a confondere le due realtà: Dio e la sua opera. L. 2: Dio mi ha dato il compito delle sue opere. Alcune sublimi, altre più modeste; alcune nobili, altre ordinarie. L. 1: Impegnato nella pastorale in parrocchia, tra giovani, nelle scuole, tra gli artisti e gli operai, nel mondo della stampa, della televisione e della radio, vi ho messo tutto il mio ardore impegnando tutte le capacità. Non ho risparmiato niente, neanche la vita. L. 2: Mentre ero così appassionatamente immerso nell’azione, ho incontrato la sconfitta dell’ingratitudine, del rifiuto di collaborazione, dell’incomprensione degli amici, della mancanza di appoggio dei superiori, della malattia e dell’infermità, della mancanza di mezzi… L. 1: Mi è anche capitato, in pieno successo, mentre ero oggetto di approvazione, di elogi e di attaccamento per tutti, di essere all’improvviso spostato e cambiato di ruolo. Eccomi, allora, preso dallo stordimento vado a tentoni, come nella notte oscura. L. 2: Perché, Signore, mi abbandoni? Non voglio disertare la tua opera. Devo portare a termine il tuo compito, ultimare la costruzione della Chiesa… L. 1: Perché gli uomini attaccano la tua opera? Perché la privano del loro sostegno? L. 2: Davanti al tuo altare, accanto all’Eucaristia, ho sentito la tua risposta, Signore: Tutti: Sono io colui che segui e non la mia opera! Se lo voglio mi consegnerai il compito affidato. Poco importa chi prenderà il tuo posto; è affar mio. Devi scegliere Me! La parola di Gesù La chiamata dei primi discepoli (Mt 4,19) Mentre Gesù camminava lungo il mare di Galilea vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano la rete in mare, poiché erano pescatori. E disse loro: «Seguitemi, vi farò pescatori di uomini». Ed essi subito, lasciate le reti, lo seguirono. Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo di Zebedeo e Giovanni suo fratello, che nella barca insieme con Zebedeo, loro padre, riassettavano le reti; e li chiamò. Ed essi subito, lasciata la barca e il padre, lo seguirono. Gesù ama i suoi per sempre (Gv 13,1) Prima della festa di Pasqua Gesù, sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine. L’annuncio del regno di Dio (Mt 28,19) Dopo la risurrezione di Gesù, i discepoli andarono in Galilea sul monte che egli aveva loro fissato. Quando lo videro, gli si prostrarono innanzi. E Gesù avvicinatosi, disse loro:«Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra: Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo». Pausa per rileggere i passi del Vangelo di Matteo e di Giovanni, facendo attenzione ai personaggi che nella lettura incontri e sottolinea quanto ti ha maggiormente colpito. Spunti per la riflessione • Gesù, chiamando i primi quattro discepoli non dice loro di cambiare lavoro, ma solo l’oggetto della loro pesca: «Seguitemi! Vi farò diventare pescatori di uomini». • Gesù ha amato i suoi discepoli alla perfezione e fino all’ultimo istante della sua vita. L’ultima sua ora, infatti, sarà un atto di supremo amore. • Gesù risorto affida agli Undici una missione non più ristretta al popolo di Israele, ma estesa a tutti gli uomini nello spazio e nel tempo. Invocazioni Il Signore sempre ci sostiene e non ci fa mancare nulla; ma egli desidera che gli presentiamo le nostre richieste perché teniamo sempre viva la nostra fiducia in lui. 17 Preghiamo e diciamo: Esaudiscici, Signore. Gesù, che hai mostrato ai discepoli la tua missione messianica con numerosi segni, che mostravano il tuo amore per gli uomini; fa che ancora oggi sappiamo cogliere nella nostra vita i segni della tua grande bontà. Esaudiscici, Signore. Gesù, la tua proposta a seguirti è impegnativa. Tuttavia nella Chiesa non sono mai mancati uomini che generosamente hanno risposto alla tua chiamata. Fa’ che ancora oggi i giovani rispondano al tuo invito a seguirti, a entrare nella tua amicizia e a vivere con te. Esaudiscici, Signore. Gesù, come il chicco di grano caduto in terra, perché non rimanga solo, deve morire, aiutaci a uscire dalla nostra volontà ripiegata su noi stessi per aprirci alla tua, affinché la nostra missione produca abbondanti frutti per il tuo Regno. Esaudiscici, Signore. Gesù, fa’ che nelle nostre convivenze non manchi il distintivo che ci caratterizza come membri della tua comunità: avere amore gli uni per gli altri. (Seguono libere invocazioni e dopo una pausa di silenzio si canta il Padre Nostro). Orazione Signore, non c’è nulla di più grande del tuo amore che è la più bella aspirazione dell’uomo. Noi ti preghiamo perché i nostri cuori si aprano al tuo amore e a tutti concedi questo tuo dono sublime. Amen. Gesù, il Maestro dei discepoli Gesù, durante i tre anni della sua vita pubblica ha costituito una comunità di uomini, ai quali aveva loro precedentemente rivolto 18 l’invito a seguirlo. Con Gesù i discepoli iniziano un’altra vita, quella di chi si è convertito per aprirsi al Regno, che si è fatto vicino in Gesù. Tuttavia questo non avviene subito, perché prima occorre imparare dal Maestro come ci si impegna nell’annuncio del Regno Dio. Dunque, Gesù istruisce i suoi discepoli con la parola e con la vita, fanno esperienza di vita comune, li educa ad avere amore gli uni per gli altri, come segno di appartenenza al proprio Maestro; chiede inoltre ad avere fede in Lui e a essere disponibili a compiere la volontà del Padre. Quando sono sufficientemente pronti, Gesù manda i suoi discepoli a predicare la Buona Novella e come il loro maestro essi compiono i miracoli. Al rientro della loro missione mettono in comune l’esperienza fatta e si apre il commento relativo a una guarigione non compiuta: «Perché non siamo riusciti a guarire un indemoniato», chiesero i discepoli a Gesù. «Perché quella stirpe di demoni si scaccia con il digiuno e con la preghiera», ripose Gesù. Ciò indica che la scuola del discepolato non è ancora conclusa e dal Maestro c’è ancora molto, ma molto da imparare. Tuttavia, Gesù ha molta fiducia in loro e prima di entrare nella sua passione fonda la sua Chiesa sul primato di Pietro (cfr Mt 16,18), colui che lo rinnegherà. Qui emerge la magnanimità del MaestroSignore verso l’apostolo Pietro: il perdono del tradimento. Il Vangelo, scritto da oltre duemila anni, continua a essere la scuola, altamente qualificata, per la formazione iniziale e permanente di coloro che seguono il Signore. segue da pag. 14 lamasinina Ambato-Moramanga izy efa zatovon-jaza. Voan’ny aretina habokana izy taloha fa efa nahavita ny fitsaboana momba izany. Noho ny fahanterany sy ny fahantrany dia nipetra-drery izy na dia nanan-janaka izay tsy niraharaha azy aza ka ny manodidina no mba mihantra sy mijerijery azy. Ny zavatra nanaitra dia ny fahatsorany nilaza taminay ( Masera ) fa ny fivelomany dia ny “mitaiza olona” amin’ny alalan’irony fijerena andro, vintana sns... araka ny filazan’ny sasany koa hoe “mpisikidy”. Rehefa hita sy fantatra àry ny toerana sy ny momba azy dia natomboka ny fikarakarana sahaza azy. Notsidihana isan-kerinandro izy, nampiana ara-tsakafo, niaraka tamin’ireo Amis nodiovina sy namboarina ny tranony, ary teny antsefatsefany teny niezaka tsikelikely naka ny fony mba hitarihana azy ho amin’ny arampinoana ihany koa dia ny mba hitodiany amin’Andriamanitra izany. Noresahina taminy ny tokony hinoana an’ Andriamanitra sy ny hiankinana Aminy irery ihany ka tamin’ny voalohany dia somary sarotsarotra ary nila fotoana sy faharetana ny fampitàna izany taminy satria ny fiankinana misimisy kokoa tamin’ny fanampiana azo tsapain-tànana avy amin’ny masera sy izay mikarakara azy no nampazoto azy toy ny sakafo, fitafiana, fanafody. Ary dia matetika no averimberiny amin-dry masera ny hoe “ dia efa ianareo anie no iankinako ary efa milavo loha tanteraka aminareo aho”. Fa tsikelikely taty aoriana dia tsapa fa resilahatra ihany izy ary vonona ny hianatra katesizy mihitsy aza ary hiroso amin’ny Batemy. Natao ny fandaharampotoana sy ny fanomanana toerana ary ny olona hampianatra sy hitondra an’i Dadabe hianatra katesizy saingy hafa ny fandaharan’Andriamanitra ho azy. Voan’ny aretim-pivalanana tampoka sady mafy izy izay nandreraka azy tokoa ka vetivety foana dia nihaosa tanteraka. Notsaboina arak’izay azo natao izy ary hita koa fa tsy afaka hiady intsony amin’ny aretina ka niantsoana Pretra mba hanome azy ny Sakramentan’ny Batemy izay efa niriany rahateo. Nomena ny anarana vaovao hoe “Joseph”izy. Dia izay koa no nandrasany ho làlana fohy dia fohy hiampitàna teo am-pofoan’Andriamanitra Ray satria ny ampitso maraina ny nandraisany io Sakramenta io dia niala aina teo am-pelatanan’ny masera (sr. M. Adèle) izay nikarakara azy izy. Alahady maraina sady andron’ny Tompo, 06 mars 2011 tamin’izay. Sambatra izy fa anisan’ny voavonjy ary nandrombaka ny fanjakan’ny lanitra. “Mandria am-piadanana dadabe Joseph ary manantena izahay fa mivavaka ho anay ianao”. Un bel fiore malgascio per Nonno Ravelojaona. “Dal cielo, questo nostro caro fratello, ora prega per noi”. 19 romania: La comunione spirituale Mons. Ilie Sociu Condividiamo con i nostri lettori l’omelia di mons. Ilie Sociu tenuta, durante la celebrazione eucaristica del 1° febbraio 2011, in onore alla Beata Anna Michelotti. La liturgia si è svolta nella cappellina della comunità delle Piccole Serve del S. Cuore in Ploiesti (Romania). Mons. Ilie è stato Vicario Episcopale per la vita consacrata della Diocesi di Bucarest ed è un carissimo amico della congregazione fin dal 1994, anno in cui sono iniziati i preparativi per l’apertura della comunità nella città di Ploiesti. Anche quest’anno ci troviamo insieme in questa bella cappellina per rendere omaggio di riconoscenza al buon Redentore con la celebrazione dell’Eucaristia, in onore alla Beata Anna Michelotti. Il Vangelo di oggi presenta due miracoli compiuti da Gesù: la guarigione di una ragazza e di una donna. Mentre egli si avvia verso il luogo dove si trovava la figlia di Giàiro per essere da lui risanata, una grande folla lo seguiva. Tra essa c’era anche una donna, desiderosa di guarire dalla sua malattia. Infatti diceva: «Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò guarita». E così La concelebrazione in onore della beata Anna Michelotti. 20 avvenne. Gesù, avvertita la potenza che era uscita da lui, si voltò dicendo: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace e sii guarita» (cf Mc 5,24-34). Anche noi abbiamo bisogno di incontrare Gesù ogni giorno, perché siamo deboli e sofferenti, per essere sostenuti e guariti. Sicuramente, se abbiamo fede, questo avviene nella celebrazione dell’Eucaristia ascoltando la Parola di Dio e comunicandoci del corpo e del sangue di Gesù. Il Concilio Vaticano II ci ricorda che l’Eucaristia è la sorgente e l’apice dell’intera vita cristiana, perché in essa è racchiuso tutto il bene spirituale della Chiesa e di Cristo stesso, con il suo corpo, rianimato dallo Spirito Santo, che ravviva la vita dell’essere umano. Osserviamo come la donna del Vangelo si è avvicinata a Gesù, in silenzio e discretamente, ma con la fede e la certezza di essere guarita. Anche noi riceviamo il dono desiderato della presenza di Gesù nella Santa Eucaristia. La Beata Anna Michelotti diceva: La Piccola Serva deve avere due luoghi cari: la piccola prigione di Gesù Sacramentato e il capezzale dell’ammalato. Questo è infatti il carisma spirituale e apostolico della congregazione da lei fondata. Ci congratuliamo con le nostre suore qui presenti, che da quasi vent’anni hanno «Gesù credo con tutto il cuore che sei presente nel S. Sacramento. Non sono degno di stare davanti a te, ma so che la tua bontà è incommensurabile. Ti amo con tutto il cuore e voglio riceverti. Vieni nella mia anima- Grazie!». Împărtăşania spirituală Mons. Sociu L’immagine della beata Anna addobbata a festa. portato anche nella nostra Diocesi questo dono di grazia a conforto degli ammalati poveri. L’Eucaristia la dobbiamo vivere nella vita quotidiana. Oltre la partecipazione alla liturgia, l’incontro e il dialogo con Gesù può avvenire durante l’adorazione e la visita al Santissimo Sacramento. Molto proficua è la Comunione spirituale, di cui oggi si parla poco ed è anche scarsamente praticata. Credere a Gesù presente nel tabernacolo e desiderare di riceverlo nel proprio cuore ravviva il nostro amore e la fede in Lui. «Nell’Eucaristia – diceva la beata Anna – c’è tutto quel che io possa concepire, e ancora di più di quanto avrebbero potuto immaginare gli Angeli stessi dell’amore di Dio verso la povera umanità. Che poteva fare che non abbia fatto, fino a convertirsi in cibo per l’anima nostra? Il giorno più bello della mia vita fu quello della Prima Comunione, ma altrettanto bello il giorno che Gesù Sacramentato venne a prender dimora nell’Istituto, e tutti belli quando si ha la gioia di passare un’ora almeno vicino al santo Tabernacolo». Sant’Alfonso ci ha lasciato una breve, ma bella traccia di preghiera eucaristica: Împreună cu cititorii noştri împărtăşim reflecţiile mons. Ilie Sociu, care vicar episcopal pentru viaţa consacrată şi este bun amic al congregaţiei, cu ocazia celebrării Euharistice din 1 februarie 2011, în onoarea Fericitei Anna Michelotti. Liturghia a avut loc în capela din comunitatea Micilor Slujitoare ale Inimii lui Isus, din Ploieşti ( România). Şi anul acesta ne aflăm împreună în această frumoasă bisericuţă pentru a-i aduce prinosul de recunoştiinţă bunului Mântuitor, prin celebrarea Sf. Euharistii în onoarea Fericitei Anna Michelotti. Evanghelia de astăzi ne înfăţişează cele două minuni săvârşite de Isus: vindecarea unei fete şi a unei femei. În timp ce se îndrepta spre locul unde se afla fiica lui Iair, îl urma o mulţime numeroasă. În Gli amici che si sono uniti alla Piccole Serve per ringraziare il Signore per il dono della Fondatrice. 21 La casa delle Piccole Serve in Ploiesti (Romania). această mulţime se afla o femeie bolnavă dornică de a fi vindecată de boala ei, care şi-a spus „ dacă mă voi atinge de haina lui, voi fi vindecată”. Isus a simţit puterea care a ieşit din el, s-a întors spre ea şi i-a spus: „ Fiică, credinţa ta te-a vindecat. Mergi în pace şi rămâi vindecată”( cf Mc 5.4-34). Şi noi simţim şi avem nevoia în fiecare zi de-a ne întâlni cu Isus pentru că suntem slabi şi bolnavi şi vrem sprijin şi vindecare. Fără îndoială, dacă avem credinţă, acest lucru se întâmplă ascultând Cuvântul lui Dumnezeu şi primind pe Isus sub chipul pâinii şi al vinului la celebrarea Sf. Euharistii. Conciliul Vatican II ne aminteşte că Sf. Euharistie este izvorul şi culmea întregii vieţii creştine, căci în Sf. Euharistie este cuprins tot binele spiritual al Bisericii, Cristos însuşi ... care prin Trupul său însufleţit de Duhul Sfânt este dădător de viaţă fiinţei umane. Observăm cum femeia din Evanghelie s-a apropiat cu discreţie, în tăcere de Isus, 22 dar cu credinţă şi încredinţarea certitudinii că va fi vindecată şi noi primim darul dorit, în prezenţa lui Isus din Sf. Euharistie. Fericita Anna Michelotti spunea: „ Mica slujitoare trebuie să aibă două locuri dragi: mica închisoare a lui Isus Euharisticul şi căpătâiul bolnavilor”. Aceasta este de fapt carisma şi misiunea apostolică a congregaţiei, pe care a fondat-o Fericita Anna. Felicităm surorile aici de faţă care de aproape 20 de ani au adus şi în dieceza noastră acest dar de mulţumire şi de confort bolnavilor săraci. Euharistia trebuie trăită în viaţa cotidiană. În afară de participarea la sfânta liturghie, întâlnirea şi dialogul cu Isus, poate avea loc şi în timpul adoraţiei sau vizitei la Sfântul Sacrament. Binevenită şi foarte benefică este împărtăşania spirituală despre care se vorbeşte mai puţin şi se practică şi mai puţin. Credinţa în Isus, prezent în tabernacol şi dorinţa arzătoare de-al primi în propria inimă, însufleţeşte iubirea noastră şi credinţa în El. „ În sfânta euharistie, spunea Fericita Anna, se află tot ceea ce pot să concep şi mai mult decât şi-ar fi putut imagina înşişi Îngerii despre iubirea lui Dumnezeu faţă de sărmana omenire. Ce putea să facă mai mult decât de a deveni hrană pentru sufletele noastre? Cea mai frumoasă zi din viaţa mea a fost aceea a Primei Împărtăşanii, dar tot atât de frumoasă a fost şi ziua în care Isus, din Preasfântul Sacrament şi-a stabilit locuinţa în Institutul nostru şi toate frumoasele zile când ai bucuria de a petrece o oră cel puţin aproape de Sf. Tabernacol”. Sf. Alfons ne-a lăsat un scurt, dar frumos model de rugăciunea euharistică: „ Isuse, cred din tot sufletul că te afli în Preasfântul Sacrament. Nu sunt vrednic să stau în faţa ta, dar ştiu că bunătatea ta este nemărginită. Te iubesc din toată inima şi vreau să te primesc. Vino în inima mea. Îţi mulţumesc.” Attualità: Il ritorno a casa dopo le vacanze Aura Riva L’estate scivola piano piano verso l’autunno. Settembre, andiamo. È tempo di migrare. Così comincia la poesia “I Pastori” di Gabriele D’Annunzio. Bisogna riprendere la propria via, la routine quotidiana che ci accompagnerà per un altro anno. Questi pensieri già si affiancano agli ultimi giorni ancora spensierati delle vacanze estive. Tristezza, rimpianto? Oppure voglia di riprendere in mano i progetti lasciati in sospeso con una carica nuova? PRO Ritornare a casa dopo un periodo passato in vacanza è una tra le cose più “speciali” ed elettrizzanti. Quando arriva la fine delle ferie, a volte anche qualche giorno prima della loro conclusione, il pensiero vola da solo alla nostra casa, che aspetta fedelmente tutti gli anni che noi torniamo ad abitarla; allora con tenerezza gli occhi della mente vanno a posarsi sui ricordi che abbiamo del nostro mondo domestico: la festa di compleanno che è passata alla storia per quella gigantesca macchia di cioccolato proprio sul divano nuovo, (macchia che, peraltro, continua tenacemente a fare opposizione a ogni tipo di detersivo e difende con le unghie il suo diritto di restare in quella assai poco invisibile posizione); oppure il tappeto sbiadito della camera dei bambini che ha visto tutti i loro giochi e li ha magari sentiti dire la prima parola. Poi, l’apertura della porta, la chiave che fa un po’ fatica e la serratura che scatta, un suono quanto mai familiare ma che ci sembra sorprendentemente nuovo. Eccola: la nostra casa. Rituale, il giro per le varie stanze; scopriamo cose dimenticate: il libro lasciato aperto, quella maglietta preparata e mai messa in valigia, il cuscino della poltrona che ha ancora la nostra impronta. Il tempo sembra essersi fermato, ma purtroppo non è così. Lentamente si torna alle “piccole” faccende quotidiane, ne riscopriamo il gusto, è come assaggiare una torta che è tanto tempo che non si mangia, ma che pensavamo che ci fosse venuta a noia, e magari assaporare una sfumatura lieve che non avevamo mai notato, un profumo nuovo. Subentra allora un altro stato d’animo: la felicità. È la felicità di ritrovare noi stessi, quel che siamo, attraverso gli oggetti, i ricordi, racchiusi tra quelle mura che ci hanno visto felici ma anche in lacrime, che per magia rivivono, e fanno rivivere noi con loro. CONTRO Ritornare a casa dopo un periodo passato in vacanza è una tra le cose più traumatizzanti e demoralizzanti. Quando si è in vacanza e arriva o si avvicina l’ora di “riprendere servizio” ci sembra sempre che sia appena cominciata; il conto alla rovescia degli ultimi giorni, poi, è sempre uno strazio. Arriva in 23 prima perché non ce n’è mai abbastanza per tutto quello che bisogna fare. Di corsa arriviamo a ripetere gli usuali gesti meccanici quotidiani, con un senso di nausea, come quando ci si è appena abbuffati di cibo e già si riprende a mangiare, e per di più sotto costrizione. Subentra allora l’apatia, la noia, la depressione più nera perché la nostra casa è sempre uguale, sempre appesantita da troppe responsabilità che appesantiscono anche noi. contemporanea, immancabile, puntuale, il pensiero dello stato pietoso in cui si trova la nostra povera casa: ragnatele, polvere, odore di chiuso: che schifo! A ruota seguono le mille incombenze cui si deve porre rimedio: la gigantesca macchia di cioccolato, in posizione invero assai poco invisibile, del divano che troneggia nel salotto; per non parlare di quel disastro di sottospecie di tappeto, che del tappeto ormai ha ben poco, della camera dei bambini, che quasi non si vede l’ora che crescano solo per cambiarlo. Poi, l’apertura della porta, la chiave che non ha intenzione di girare nella serratura, come al solito, e che infine scatta con un rumore infernale. Eccola: la nostra casa. Una rapida occhiata attraverso i locali per quantificare la portata della catastrofe, sotto lo sguardo beffardo del divano; immancabilmente troviamo le cose che classicamente si lasciano a casa quando si parte: il libro mai finito, la maglietta preferita che avrebbe fatto comodo in più d’un’occasione, il cuscino invano sprimacciato con cura prima di uscire. Il tempo non si è fermato, anzi sembra che vada più veloce di 24 Evidentemente nessuno di noi può riconoscersi completamente nell’una o nell’altra descrizione, ma ognuno prova dentro di sé una ridda di emozioni e sensazioni che è ben difficile districare. Le vacanze, anche per coloro che restano a casa, sono uno dei tanti momenti che compongono la vita. Il problema forse è “panta rei”, tutto scorre, passa, i momenti belli come quelli tristi, i ricordi che determinano dei rimpianti come quelli felici che ci fanno apprezzare meglio il presente. E allora il tappeto della cameretta, così logoro per aver assistito ai tanti giochi dei bambini, ci fa apprezzare i passi di crescita compiuti dai nostri figli, necessari per diventare gli adolescenti di oggi che si aprono alla futura vita di adulti responsabili. psicologia: Come si diventa coppia? Dott.ssa Maria Carla Visconti Oggi una simile domanda potrebbe sembrare anacronistica dal momento che i dati statistici evidenziano una crisi diffusa del matrimonio: aumentano le convivenze giovanili che tendono a trasformarsi in “libere unioni”, i matrimoni diventano sempre più fragili e a rischio di rottura. Alla base di questo profondo mutamento nei comportamenti umani, viene da chiedersi se la paura di un impegno definitivo di fedeltà reciproca non sia il sintomo di personalità deboli e immature in una società impregnata di individualismo con una scala di valori alterata. Diventa allora più che mai necessario capire cos'è l'amore per non scambiarlo con le sensazioni o le emozioni. Solo chi ha una identità solida riesce a percorrere serenamente il cammino difficile e misterioso dell’amare perchè l’incontro di un uomo con una donna è sempre un po’ conflittuale in quanto entrambi devono superare la tendenza a manipolare l’altro per farlo corrispondere alle proprie attese. L’accogliersi come si è, il diventare coppia richiede sempre un distacco da immagini illusorie di sé e dell’altro/a, cosa non facile se non è sorretto dalla maturità affettiva. La capacità di volersi bene non è una realtà già fatta, ma da costruire giorno dopo giorno, attraverso l’impegno di un amore profondo e fedele. Caratteristica dell’amore di coppia è un amore che sceglie: non si sceglie il figlio, la madre, i fratelli, si sceglie il marito o la moglie. Anche se non sembra di scegliere a caso, in realtà proprio questa scelta amorosa più di ogni altra, è condizionata dal nostro mondo interiore inconscio fatto di paure, desideri, da oscure nostalgie che pos- “Diventa più che mai necessario capire cos’è l’amore vero per non scambiarlo con le sensazioni o le emozioni”. sono avere origine anche dalla primissima infanzia. Di solito ci si innamora, si sceglie quella persona che intuitivamente sentiamo capace di risolvere un nostro conflitto interiore, una nostra incompiutezza o capace di farci ritrovare una sicurezza lontana e dimenticata o scoprirla qualora non l’avessimo mai conosciuta. La scelta cade su una persona che intuitivamente sentiamo essere a noi misteriosamente affine, complementare, quindi capace di soddisfare i nostri bisogni, di essere un partner di dialogo e di comunione. Ma ancor più profondamente la scelta viene fatta sulla base di quella che appare la più rispondente all’immagine ideale. Nel nostro inconscio infatti esiste una immagine ideale dell’oggetto d’amore. Questa immagine ideale del sesso opposto, risulta come una specie di sedimento di tutte le esperienze fatte dai nostri progenitori (Archetipo - Jung). È un’immagine comune a tutti gli uomini e diversa per ognuno perchè 25 arricchita dalle esperienze personali vissute nell’infanzia, per questo diventa individualizzata. Quando nel presente si incontra una persona che incarna questa immagine ideale, scatta l’innamoramento e una specie di cecità impedisce di vedere quei tratti fisici e di carattere che non corrispondono all’immagine ideale. L’innamoramento è la fase iniziale del cammino di coppia, il momento magico dell’amore, il tempo della spontaneità e della istintività, è il crollo dei propri confini dell’ IO (per confini dell’IO si intende la coscienza di sé come entità separata dal resto del mondo, la consapevolezza delle proprie capacità e limitazioni). L’innamoramento consente questa fuga anche se temporanea, consente di fondere la propria individualità con quella dell’altro/a. La persona e l’essere amato sono come una cosa sola, per questo sotto certi aspetti l’innamoramento può paragonarsi ad una regressione. Infatti la fusione con l’amato/a riporta a quella fase dell’infanzia in cui si era una cosa sola con la madre, si riassapora quel senso di onnipotenza a cui si era dovuto rinunciare uscendo dall’infanzia. Si provano le stesse irreali sensazioni di quando all’età di due anni ci si sentiva padroni del mondo con poteri illimitati; è una regressione necessaria per il reciproco rafforzamento dell’IO e per poter poi strutturare il NOI di coppia. Nell’innamoramento la persona corrisponde all’immagine ideale, si ha quindi negazione delle sue vere caratteristiche, isolamento dal resto del mondo, idealizzazione: si scusa tutto, si minimizza ogni aspetto negativo dell’altro/a. Ma la realtà come annulla le fantasie di onnipotenza del bambino, cosi annulla anche la meravigliosa unità della coppia innamorata. Infatti messo a confronto con la quotidianità della vita, ognuno riafferma la propria autonoma individualità: entrambi cominciano a rendersi conto con tristezza e in segreto di non essere una cosa sola con 26 l’amato/a e che l’altro/a ha e continuerà ad avere gusti, desideri, pregiudizi, orari diversi dai suoi. A poco a poco i confini dell’IO riprendono il proprio posto, a poco a poco i due si sentiranno sempre meno innamorati uno dell’altro e torneranno ad essere due individui ben distinti. A questo punto i due o si separeranno pensando di non aver incontrato la persona giusta o che è cambiata rispetto alla prima fase dell’innamoramento o non si prova più nulla per lei-lui, quindi l’amore è finito e ci si metterà nuovamente alla ricerca di una nuova persona ideale o cominceranno veramente ad amarsi. «L’amore è la volontà di estendere il proprio IO allo scopo di favorire la propria e l’altrui crescita spirituale» (Scott-Peck). Innamorarsi non è un atto di volontà, una scelta cosciente; ha poco a che fare con la nostra crescita spirituale. Lo scopo principale che ci si propone quando si è innamorati è spesso quello di non sentirci più soli, si percepisce l’altro come indispensabile per la propria vita e nasce il desiderio di possederlo. Si mettono in atto tutte le arti della seduzione per attirare l’altro/a nell’area della propria vita. È la prima fatica dell’amore, ci si impegna ad esprimere il meglio di sé per presentarsi all’altro/a come una realtà bella, con la quale è meraviglioso vivere. È un sottile gioco egoistico perché l’attenzione e la preoccupazione maggiore sono rivolte alla propria persona. Nella fase dell’innamoramento non ci si preoccupa della propria e altrui crescita spirituale, anzi sembra di aver raggiunto una vetta oltre la quale non sarà possibile andare. Si è perfettamente soddisfatti di essere come si è, sembra che non ci sia alcun bisogno di evolvere. L’altro/a appare perfetto com’è, i difetti appaiono amabili caratteristiche che ne aumentano il fascino. (continua) medicina: L’ipertensione arteriosa Dott.ssa Giovanna Gavazzeni La pressione arteriosa è l’energia con la quale il sangue circola nei vasi arteriosi. Essa dipende dalla spinta impressa dal cuore al sangue e dalla elasticità dei vasi arteriosi. Si distinguono una pressione “massima” che si sviluppa durante la fase di contrazione del cuore (pressione sistolica) e una pressione “minima” durante la fase di rilasciamento del cuore (pressione diastolica). Per ipertensione si intende un aumento anomalo della pressione arteriosa, sistolica e/o diastolica, anomalia calcolata sui valori medi di rilevazione nella popolazione. Valori normali sono rappresentati da una massima fino a 130 mmHg e una minima fino a 90 mmHg,. L’ipertensione è considerata lieve fino a valori di 160 /100, moderata fino a 180/110, grave se supera questi valori. Non ci sono invece problemi per una pressione” bassa” (che spesso preoccupa le persone!): ottimali sono considerati valori inferiori o uguali a 120/80, fino a una massima che si mantiene intorno a 100: avere la pressione bassa è una buona cosa! Allunga la vita. Importante è la modalità con cui si misura la pressione. Infatti bisogna ricordare che la pressione varia normalmente durante la giornata, essendo più alta al mattino, per abbassarsi nel pomeriggio. Attività fisiche, stress, condizioni emotive, modificano i valori della pressione. Inoltre in genere la pressione aumenta con l’età e l’irrigidimento dei vasi sanguigni. Bisogna quindi misurare la pressione in condizioni di riposo, meglio se sdraiati, dopo alcuni minuti di assoluto rilassamento. È opportuno ripetere la rilevazione per 2‑3 volte a distanza di alcuni minuti, calcolando poi la media dei valori riscontrati. Tipica è la così detta “ipertensione da camice bianco” cioè quella falsamente elevata riscontrata durante una visita medica, sempre un po’ stressante! La pressione si misura con un apparecchio manuale detto sfigmomanometro di non difficile uso, ma che richiede una certa esperienza. Sono ora in commercio apparecchi elettronici a lettura automatica da applicare al polso o al braccio di facile uso e utilizzabili comodamente a casa propria. Ci sono poi misuratori automatici che registrano i valori pressori e le loro variazione durante 24 ore /Holter pressori). Su 100 pazienti con riscontro di ipertensione arteriosa solo 3 o 4 presentano delle malattie ben identificabili e curabili: si parla allora di ipertensione secondaria. In tutti gli altri casi l’ipertensione é consi- Valori ottimali della pressione. 27 derata “essenziale”, cioè a dire che non si sa quale sia la causa. Ci sono comunque alcuni fattori che ci predispongono alla ipertensione: innanzi tutto fattori genetici, familiari e razziali, fattori legati a una dieta troppo ricca di sale, a eccessivo consumo di alcolici, a situazioni di stress cronico, a farmaci assunti per altre malattie. L’ipertensione arteriosa è una malattia molto diffusa: quasi un adulto su cinque ne è affetto e spesso è una malattia trascurata. I sintomi infatti sono poco rilevanti, talvolta mal di testa, vertigini, ronzii, sangue dal naso, ma per lo più del tutto assenti. Si rileva nella maggior parte dei casi come un riscontro occasionale nel corso di una visita medica. I danni invece della ipertensione cronica trascurata sono molto rilevanti: essi dipendono dai danni arrecati negli anni alle piccole arterie soprattutto di quattro organi importanti: cuore, rene, cervello, occhio. Il danno al cuore può provocare aritmie, infarti, insufficienza cardiaca; ai reni insufficienza renale fino al ricorso alla dialisi; al cervello invecchiamento precoce, ictus, perdita di funzioni importanti, all’occhio danneggiamento della retina con riduzione anche importante del visus. La corretta tecnica nel rilievo dei valori pressori. 28 Per questi motivi il paziente con ipertensione deve essere seguito accuratamente da parte del medico per la terapia e la prevenzione delle complicanze, ma soprattutto il paziente stesso non deve trascurare questa patologia anche se apparentemente sta bene, essere sollecito nei controlli e assumere costantemente le terapie prescritte. Non è facile per una terapia che dura tutta la vita, ma è assolutamente essenziale se si vogliono evitare brutti guai! Le terapie a disposizione sono numerose e valide: devono comunque essere personalizzate sotto controllo medico. Con sufficiente pazienza e determinazione ogni paziente iperteso può trovare la terapia adatta. Innanzi tutto non spaventarsi per un solo riscontro occasionale di pressione alta: il dato deve essere controllato in ore diverse della giornata e per diversi giorni. Se l’ipertensione è lieve si può cominciare con semplici misure che non prevedono l’uso di farmaci. Esse comprendono una dieta a basso contenuto di sale e di grassi, la riduzione del peso, la limitazione dell’assunzione di alcolici, la pratica di un esercizio fisico regolare. Sono per altro consigli di stile di vita che si sono rivelati utili in molti campi, come la prevenzione del diabete e della aterosclerosi. Se queste misure non sono sufficienti e se si tratta di ipertensione moderata o grave, si interviene con i farmaci. Ci sono diverse famiglie di farmaci che agiscono a livello diverso e che, in caso di mancata risposta ad un singolo farmaco, possono essere associati tra loro: Gli effetti collaterali sono in genere modesti e queste terapie vanno assunte in maniera continuativa. L’ipertensione non si sa perché viene e di cui non si “guarisce”, ma che, se adeguatamente trattata, permette una vita assolutamente normale. Fiori di cielo «Colui che ha risuscitato il Signore Gesù, risusciterà anche noi con Gesù e ci porrà accanto a Lui» (2 Cor.4,14). Il 18 maggio 2011, Sr. M. Edoarda della Croce, Pirovano Maria, all’età di 89, da questa vita passava a quella eterna. È deceduta alla Domus Quies di Casatenovo (Lc). Per espressa volontà della consorella i suoi cenni biografici non vengono pubblicati. Nel rispetto di questo suo desiderio ci limitiamo a ringraziare la sorella per il dono che è stata per la Congregazione e invitiamo tutti coloro che l’hanno conosciuta a farle omaggio di una preghiera in suffragio della sua anima. “Beati i miti perché erediteranno la terra” (Mt 5,5) A pochi giorni di distanza eccomi ad annunciarvi nuovamente la dipartita di un’altra Sorella: Sr. M. Valeria dei Santi Angeli Custodi, Cavagna Giovanna. Ella è deceduta lunedì 23 maggio Madre Carmelina Lanfredini alle ore 8,45 alla Domus Quies di Casatenovo. Aveva 86 anni di età e 61 di vita religiosa. Ho conosciuto Sr. M. Valeria solo in questi ultimi anni, quando non poteva più esprimersi a causa della malattia, ma accoglieva tutti con un bel sorriso che esprimeva la sua mitezza e la sua semplicità. Prima di accingermi a scrivere questa lettera, ho chiesto informazioni ad alcune sorelle che sono vissute con lei. Tutte hanno asserito che Sr. M. Valeria era una persona buona, che comunicava pace, che non accettava che si criticasse il prossimo, che non voleva mai ledere la carità. Ecco quanto ha scritto una Sorella che ha vissuto alcuni anni con Sr. M. Valeria. «Si notava subito la sua serenità e la sua gioia interiore, non aveva pretese, era sempre contenta e riconoscente, aveva di mira solo il Signore, di fare bene ogni cosa, di volere il bene degli altri. Non perdeva occasione per dire una parola di incoraggiamento o per fare un richiamo. Era attenta a quello che avveniva nel mondo ed era per lei un tormento quando venivano approvate leggi non conformi alla morale cristiana, avrebbe voluto che tutti vivessero da veri cristiani». Ricorderemo con riconoscenza questa cara Sorella che ha vissuto con tanto amore la vita religiosa e il carisma della Beata Anna Michelotti e siamo certe che dal cielo ci proteggerà e intercederà per tutte noi. 29 “Andremo con gioia alla casa del Signore” (Salmo 121). Sr. M. Marta di Gesù Redentore, Marcas-soli Teresa: è deceduta domenica 07 agosto, alle ore 01,00 nella comunità di Casa Madre. Aveva 91 anni di età e 67 di vita religiosa. Tutte abbiamo voluto molto bene a Sr. M. Marta, perché la sua vita religiosa, ricca di umanità e generosità, è stata un grande esempio per le giovani suore. Pur essendo molto attiva, non trascurava la vita di preghiera e l’adorazione a Gesù Sacramentato. In questi ultimi anni di malattia, soffriva di non poter partecipare alla vita comunitaria, soprattutto alle funzioni in cappella. Dopo una lunga vita di sacrifici, Sr. M. Marta, consapevole di essere al termine della sua esistenza, si è preparata all’incontro con il Signore. All’omelia della Messa del funerale, il sacerdote ha così commentato la vita di Sr. M. Marta: nella sua vita di Piccola Serva suor Marta ha saputo realizzare e armonizzare i ruoli delle sorelle di Lazzaro, Marta e Maria. Come Marta, ha sempre indossato il grembiule del servizio, spendendosi senza risparmio, per la Congregazione, le consorelle e i malati poveri; ma era anche capace di stare molto con il Signore, in atteggiamento di ascolto e di preghiera, sorgenti inesauribili del servizio. Così è chiamata a essere ogni Piccola Serva, cresciuta alla scuola di vita della beata Anna Michelotti. Dal cielo, contiamo di avere la sua efficace protezione per la nostra Congre- 30 gazione e imploriamo anche il dono di qualche vocazione in Italia e Romania. Sr. M. Marta riposa nel cimitero di Nembro (Bg), accanto alla sorella sr. M. Placida. Parenti defunti Enrico, fratello di Sr. M. Laura Villa; Santina ed Emilia, sorella e cognata di Sr. M. Rosalia Baldi; Giuseppe, fratello di Sr. M. Rosario Panzeri; Renzo, cognato di Sr. M. Lina e Sr. M. Bianca Torregiani; Giuseppina, cognata di Sr. M. Alma Qualdioli; Albert e Joseane, fratello e nipote di Sr. M. Isabelle Razanadraibe; Rosa, zia Sr. M. Ada Maretta. 2 NOVEMBRE Commemorazione di tutti i fedeli defunti Nota del calendario liturgico: I fedeli possono ottenere L’indulgenza plenaria (una sola volta da mezzogiorno del 1° a tutto il 2 novembre) per i defunti se, confessati e comunicati, visiteranno una chiesa dicendo il Padre nostro e il Credo, pregando secondo le intenzioni del Papa. Inoltre, dal 1° all’8 novembre per la visita al cimitero, con la preghiera per i defunti, è concessa ogni giorno (una sola volta) l’indulgenza plenaria. s o l i dar i e t À Hanno ricordato i propri defunti con richieste di preghiere e celebrazione di S. Messe: Airoli Luisa – Arrigoni Elide, per il marito Giorgio e mamma Valeria – Belloni Davidina – Biasioli Maria, per la famiglia Biasioli – Birolini Camilla Marcassoli – Bonanomi Francesco e Virginia, per i defunti Bonanomi e Galbusera – Cagna Maria Carla – Canevisio Adele – Cardani Federico e Chiara, per nonne Carla e Lina – Cavassori Ileana, per Rolando, Romeo, Luigi e don Gastone – Chiesa Silvia Sabello, per Dino e suor Elisa – Cortese Claudia, per Nobelina e Carmine – Costantini Anna, per la famiglia Costantini – Cucchiani Gianfranca – Dassi Piera – Debelli Davide, per Domenico e Luigia – Egini e Bertolli, per Egini, Serati, Bertolli e Temporelli – Famiglia Pirovano, per Ernesto e Sr. M. Edoarda – Galbusera Maria, per Alessandro – Garavaglia Albina, per Luigi – Guidi Daniela, per i defunti della famiglia – Marazzini Myriam Claudia, per nonno Peppino – Mascetti Luigia – Monguzzi Angela – NN. Maresso, per i defunti Galbusera – Pastori Wanda – Pennati Claudia – Povolo Jole, per Luca – Pozzi Annamaria – Pugliese Eva – Pulici Luisa, per Riva Franco, Maria, Gianluca – Puliserti Fabio – Redaelli Maria – Rizzoni Coletta – Tartaglino Ines – Vago Resy, per Carla e Carlo – Zampini Sergio, in memoria di papà Carlo – Zanini Angelina, per il figlio Alberto e familiari – Zumaglino prof. Cesare, in memoria di mamma Ernestina. Chi desidera fare celebrare S. Messe di suffragio per i propri defunti è pregato di specificare espressamente l’intenzione: Santa Messa per … Barrare la casellina “preghiere per i defunti” è insufficiente. Le offerte per Sante Messe sono trasmesse ai missionari e ai sacerdoti poveri di nostra conoscenza, del Madagascar e della Romania. Per le opere in Madagascar e Romania: Agrati Marco e Paola – Baldi (sorelle), in memoria di Santina – Baretti Paola – Bertolo Claudia – Biasioli Maria – Bompard Ludovica – Bracchi don Massimo – Brozzoni don Federico – Bugnone Annalina – Calabrese Carla e Carmelina – Campatelli Paola – Cattaneo Debora – Chiesa Silvia Sabello – Dealessi Carla – Debelli Davide – Dolce Marina – Drago Maria e Peyron Pierandrea – Fumagalli Fiorenza, per Sr. M. Luciana – Gazzoli Glauco e Zanelli Irene – Gerbaldo Irene – Girodo Sandra – Grazzi Rosangela – Gruppo Missionario Ronco Brantino, per Sr. M. Laura Villa – Gruppo Salvador (Villa D’Adda) – Guidi Daniela – Lanfredini Renato – Lazzarini don Luigi – Locatelli Paolo e Vanna – Longhin dott. Pier Paolo – Lubrano Graziella – Marco,Vittoria, Francesco e Lorenzo, in memoria di Domenica – Martina Teresa Ughetti – Mastrangeli Maria Anna – Motta Giuseppina – Nodemi Angela – Perrero Renzo e Laura – Pognant Gros Mariangela – Pontevia Domenico – Pulici Luisa – Riva Rita Rocci – Santilli Mario e Luisa – Terzago dott. Paolo – Tinelli Paolina – Vitali Anna – Zanetti Maria Luisa – Zanone Carla. Battesimi: Maria Teresa, da Rossi Anna. Per l’opera “Amici degli ammalati poveri” e offerte libere: Baldo geom. Lino – Banchero (sorelle) – Bani Teresina – Barabani Lodovica – Belforte Maria Teresa – Belloni Davidina – Bertolo Flavio – Bianchi Benito – Biffi Elena e Zipiti Andreas – Biscella Abbondanzio – Bolognesi Antonietta – Braja Eugenio e Alessandra – Buaraggi M. Elena – Cafasso Valeria – Cagna Carla Maria – Calcagno Sonia – Canclini Guglielmo – Carloni dott. Nicola – Cavassori Ileana – Di Federico Ezio e Olga – Dolcini Piva – Fabbri Patrizia – Filippoli Luigi – Gigante Rosaria – Innocenti Elisabetta – Landoni, parenti Sr. M. Ersilia – Lavagna Bertolo Maria Grazia – Lillia Enrico – Malpetti Giorgio – Mannara Marilena – Mascetti Luigia - Meneguzzo Francesca – Mimmo Maria De Martino – Monguzzi Angela – Moscon Armida – Nodemi Angela – Noris Lucia – Oreglia Daria Bonino – Pirovano Iside – Pontevia Domenico – Pozzi Annamaria – Riva Angelina Colnaghi – Riva Annamaria – Rizzoni Coletta – Suore della Visitazione (Mi) – Tartaglino Ines – Ticozzi Silvana Roda – Torti Tina – Viti Rita – Zambini Luigi – Zanini Angelina. Maggio 1961/2011 - I coniugi Carla e Giuliano Suppo, in occasione del 50° anniversario di matrimonio, hanno invitato parenti e amici a donare un’offerta per i bambini del Madagascar, anziché acquistare regali per le loro nozze d’oro. Per la cospicua somma che l’iniziativa ha fruttato, le Piccole Serve che operano sul territorio malgascio ringraziano gli sposi per la generosa rinuncia di quanto avrebbero ricevuto con tanto affetto da coloro che hanno onorato il loro giubileo. Alla coppia, da decenni fedelmente uniti con la benedizione del Signore, l’augurio di godersi, in salute e felicità, la tenerezza del loro amore ancora per molti anni. Da gennaio 2011 il bollettino di conto corrente postale è stato integrato dal codice IBAN. I benefattori possono effettuare il versamento delle offerte anche presso gli sportelli delle loro banche. IBAN: IT 07C0760101000000014441109. 31 Sostegno bambini a distanza Madagascar e Romania: Baldi (sorelle), in memoria di Santina – Baltaro Paolo e Leone Isabella – Baretti Paola – Beretta Maria Adele – Boccardo Roberta e Guido – Bonanni Paola – Bornati Carlo e Pia – Borri Brunetto Anna Maria – Cagna Carla Maria – Canevisio Adele – Cardani Emanuela – Castagno Francesca – Chiesa Silvia Sabello – Cicconi Rosina – Conf. S. Vincenzo De Paoli (Piacenza) – Corona Carla – D’Addato Francesco – Dealessi Carla – Dominoni Luisa – Egini e Bertolli – Egini Marialuisa – Fagnola Anna Maria – Formentini M. – Franzoi Ermanno e Bianca – Frizzi Luigi – Galazzo Giuseppe – Gerbaldo Irene – Ghidotti Carlo – Ghiroldi Cecilia – Girodo Sandra – Grillo Paola – Isella Marcella – Laboratorio Sit – Landoni Annamaria – Maffeis Provvidenza – Mastrangeli Maria Anna – Molinar Albina – NN. Bergamo – NN. Colleferro – NN. Maresso – NN.(Vercelli), in memoria di Walter Fagnola – Palandri Erminia – Panzeri Cornelia, in memoria di Elsa e Giuliana – Pasqualini Silvia – Pontevia Domenico – Pozzi Maria Teresa – Protti Pasqualon Anna – Ramponi Rina – Settimo e Pedrini – Soncini Teresa Mariani – Terzago dott. Paolo – Viscardi Luciana – Zampini Sergio – Zanetti Maria Luisa. ncepito è Ogni bimbo co re di Dio all’umanità; amo una carezza d’ cietà. ogni nascita è ile di Dio alla so : ab m ti es in o n un do o la vita o e proteggiam Salvaguardiam re to e di Dio crea è la benedizion e egli ama. a un popolo ch La Redazione Come offrire il tuo contributo Mediante versamento su conto corrente postale n. 14441109 intestato a: Congregazione Piccole Serve del Sacro Cuore di Gesù Viale Catone 29 - 10131 Torino Nella causale indicare: Sostegno bambini a distanza - Madagascar oppure Sostegno bambini a distanza - Romania Con 21,00 € al mese (252,00 € l’anno) per il Madagascar. Con 26,00 € al mese (312,00 € l’anno) per la Romania. Sono ben accette e utili anche somme inferiori a quelle sopra indicate. AVVISO IMPORTANTE Al personale smistamento posta e portalettere ricordiamo il dovere del recapito e in tempi ragionevole del presente periodico, poiché il servizio è stato pagato conforme al tariffario stabilito dalle Poste Italiane. In caso di MANCATO RECAPITO per giustificato motivo inviare a: TORINO CMP NORD per la restituzione al mittente F.C.A. Viale Marco Porzio Catone 29 – 10131 TORINO il quale si impegna a pagare la relativa tassa. Rivista trimestrale della Congregazione delle Piccole Serve del Sacro Cuore di Gesù per gli ammalati poveri Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2; DCB TO 3/2011
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