ktm freeride e-sm
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Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Numero 200 26 Maggio 2015 87 Pagine SBK Donington Sykes domina in Gran Bretagna. Articoli, commenti e pagelle Periodico elettronico di informazione motociclistica MXGP Regno Unito Tony Cairoli fa il bis e si aggiudica la sua sesta vittoria in Gran Bretagna Scarica l’APP del Magazine Prove Honda CB125F Piccola, leggera e facile, convince anche nel prezzo | PROVA ELETTRICA | KTM FREERIDE E-SM da Pag. 2 a Pag. 13 All’Interno NEWS: KTM SX 2016 | Yamaha XJR 1300 Yard Built “Dissident” | BMW Concept 101 | M. Galluzzi: C’è bisogno di moto più semplici | N. Cereghini Marquez, Spencer, la Honda e noi | MOTOGP: DopoGP Il GP di Francia di Le Mans KTM Freeride E-SM PREGI Agilità, facilità e gusto di guida DIFETTI Autonomia e prezzo Prezzo 11.960 € PROVA ELETTRICA KTM FREERIDE E-SM La famiglia delle elettriche KTM si completa con la versione motard. Agile e divertente, è a suo agio nei Bike Park come nei piccoli spostamenti urbani. Limitante l’autonomia nell’uso extraurbano di Edoardo Licciardello Foto Sebas Romero 2 3 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica Prove Media P iaccia o meno, la propulsione elettrica è sempre più presente nelle proposte del mercato, nel traffico di tutti i giorni e ormai anche nei mezzi da divertimento puro. La stretta delle normative antirumore ed antiinquinamento sta imbavagliando ed imbrigliando in maniera sempre più pervasiva i nostri giocattoli preferiti. Lasciando da parte considerazioni sulla reale efficacia di queste normative sull’inquinamento globale, ci conforta pensare che – con un certo pragmatismo – i ragazzi di KTM stiano pensando a come continuare a farci divertire in barba a chi inorridisce davanti alla musica e al profumo delle offroad tradizionali. La più innovativa delle proposte alternative viene infatti da Mattighofen, e non c’è da stupirsene: durante la presentazione Thomas Kutruff (PR Manager KTM) ha 4 snocciolato i risultati 2014. 158.760 moto vendute, con una crescita del 29,6% delle vendite e del 26,7 del fatturato. Ma quello che colpisce maggiormente è l’investimento di ben 85 milioni di euro nel solo anno appena concluso, e l’attenzione allo sport, che impegna la Casa di Mattighofen con rapporto paritario rispetto alla produzione. Inevitabile che un certo tipo di proposte di mercato venga da una casa che pone il divertimento come obiettivo imprescindibile nella definizione dei suoi modelli. I ragazzi di KTM, dopo aver aperto ad una nuova fetta di mercato con la Freeride endotermica ha pensato bene di allargare la famiglia verso la propulsione elettrica attraverso le Freeride E-SX ed E-XC. Per non lasciare proprio nessuno a bocca asciutta, la piattaforma E ora propone anche la declinazione motard con l’identico spirito Fun. Un mezzo che non punta, evidentemente, a risolvere problemi di mobilità urbana (se non quelli di un ridotto numero di persone) né a proporsi come alternativa alla vostra moto – motard a benzina compresa – ma piuttosto a rappresentare un giocattolo a metà fra la bici e la moto, che attiri magari anche una clientela normalmente estranea al motociclismo. Facendo un parallelo nautico, immaginatevi un jet-ski. Non vi servirà per andarci in vacanza né per attraversare il mare, ma vi garantirà giornate di divertimento allo stato puro, e magari vi potrà portare a quella caletta un po’ nascosta che vi piace tanto. Insomma, un giocattolo che permetta di divertirsi a chiunque un po’ ovunque. Anche dove i vicini hanno naso e orecchie molto sensibili. Base comune La base motoristica, dicevamo, è la stessa delle altre Freeride E, con un propulsore elettrico a magnete permanente e motore sincrono con rotore a disco. Un’unità più che sufficiente per divertirsi, capace di erogare una potenza massima di 22cv a 4.500 giri (per le peculiarità della propulsione elettrica si considera però come potenza media quella di 11kW/15cv). Come sempre capita con i propulsori elettrici, è però la coppia il valore più interessante: data la sua natura, il valore di 42Nm (superiore a quello vantato dalla EXC 250F, KTM tiene a sottolineare) è erogato già a 0 giri. La curva d’erogazione dei motori elettrici è infatti perfettamente lineare, e la coppia massima è in realtà disponibile subito e a tutti i regimi. L’alimentazione è garantita da una batteria al litio di produzione Samsung da 360 celle che garantisce una capacità di 2,6kW/h ed offre un’autonomia quantificata in circa un’ora o 50km. La ricarica completa si effettua in 80 minuti, ma già dopo 50 la batteria dispone già 5 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica ordine di marcia non essendoci benzina da inserire nel serbatoio. La Freeride E-SM sarà disponibile presso i concessionari a partire dal mese di maggio, nell’unica livrea che vedete nelle foto, ad un prezzo di 11.295 euro Franco Concessionario. The sound of silence E’ il titolo di una celebre canzone di Simon & Garfunkel, ma si adatta alla perfezione alla straniante sensazione che si prova nei primi momenti in sella alla Freeride E-SM. Girata la chiave sullo stelo forcella, il quadrante sul serbatoio si illumina mostrando l’autonomia residua (attraverso tre “tacche” verdi più una arancione) e la mappatura selezionata. Premete il pulsante di avviamento e… sentirete un “beep” e null’altro. Vi basterà ruotare la manetta, però, per sentire la moto iniziare a muoversi in avanti con diverso vigore a seconda della mappatura. La prima mappatura è riservata all’uso urbano (le dell’80% della sua carica. La durata della batteria è stimata in 700 cicli – ma anche oltre questa soglia la capacità di carica residua rimane attorno all’80%. Insomma, non è tassativo sostituirla, e visto il prezzo (attorno ai 3.000 euro, visto che contiene al suo interno la centralina di gestione) c’è da tirare un sospiro di sollievo. La manutenzione del motore è praticamente azzerata, dal momento che l’unico intervento richiesto è costituito dal cambio dell’olio ogni 50 ore. La sostituzione della batteria è comunque un intervento velocissimo: basta svitare quattro prigionieri e sfilarla grazie alla maniglia integrata. Avendo due batterie (considerazioni sul prezzo a parte) è possibile ricaricarne una mentre si gira con l’altra. Ma attenzione, vi serve un impianto con almeno 3kW/h, e non vi consiglieremmo di attaccare la lavastoviglie o il forno mentre caricate la 6 Prove prestazioni sono paragonabili a quelle di uno scooter 50), la seconda offre potenza piena ma una curva d’erogazione dolce e progressiva mentre la terza risponde in maniera realmente aggressiva. Vi verrà da sorridere pensando alle potenze in gioco, ma vi assicuriamo che la coppia disponibile vi porta da zero a cinquanta all’ora in un batter d’occhi, e nelle svolte la mappatura tre è in grado di mettere facilmente in crisi l’aderenza del pneumatico posteriore se il fondo non è in condizioni perfette. In città si sguscia nel traffico che è un piacere. Il peso praticamente nullo, unito alla prontezza della risposta del propulsore, fa si che la E-SM in città diventi un’arma letale per affrontare il traffico e dimezzare i vostri tempi di trasferimento. La ciclistica è svelta ed asseconda qualunque manovra, i freni offrono la potenza giusta – quello che è sconcertante, non avendo il rumore del motore, è il sentire tutto quello che vi accade attorno, poter chiacchierare con la Freeride… La base ciclistica è invariata rispetto alle E-XC ed E-SX, con un telaio composito alluminio-acciaio al Cr-Mo, forcellone in alluminio e telaietto reggisella in plastica iniettata. Invariato anche il comparto sospensioni (naturalmente tutto WP), che conta su una forcella rovesciata da 35mm stretta da piastre in alluminio ricavate dal pieno e un monoammortizzatore PDS, entrambi completamente regolabili. Identici anche i freni a disco con pinze radiali, le differenze iniziano ad emergere quando si osservano i cerchi. Forniti da Giant, le due unità sono naturalmente da 17” con canale da 2,5 e 3,5” rispettivamente all’avantreno e al retrotreno, ed ospitano pneumatici Pirelli Diablo Rosso II nelle misure 100/80 e 130/70. Diversa naturalmente anche la rapportatura, allungata rispetto alle sorelle da fuoristrada. Il peso è contenuto in 110kg, naturalmente in 7 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica letteralmente prosciugato una batteria in una ventina di minuti. KTM non lascia mai nulla al caso nelle sue presentazioni stampa, per cui il lancio della E-SM ha compreso anche una digressione su quello che rappresenta forse la miglior applicazione per la propulsione elettrica: un paio d’ore sulla E-XC in un bike park che simulava un percorso Enduro. In questo frangente, in questa declinazione, la Freeride E ci ha conquistato senza riserve. L’autonomia si allunga notevolmente, tanto da superare quella del pilota medio, e non si vorrebbe mai scendere. A chi è destinata? Per chi è quindi la Freeride E-SM? Difficile dare una risposta diversa da quella indicata in apertura: è per chi vuole e può permettersi un giocattolo bellissimo, alla stregua di altri mezzi del persona accanto a voi al semaforo senza sgolarvi. C’è un lato negativo, però: gli altri veicoli non vi sentono arrivare, per cui occhi aperti e pollice sinistro sul clacson. La sella – a 900mm – è alta ma non impossibile. Complice la sua snellezza anche chi scrive, che non passa il metro e settantadue, non si è mai trovato in difficoltà nel poggiare almeno un piede a terra. E già che parliamo di posizione di guida, l’assenza di gommini sulle pedane non si percepisce: se non ce l’avessero fatto notare in conferenza stampa, data la totale assenza di vibrazioni forse non ci avremmo fatto troppo caso. Per capire meglio la E-SM, la nostra prova ha compreso una sosta in uno skate park – che sarebbe forse il luogo d’elezione per una moto del genere, non fosse che si tratta di un mezzo a motore e che quindi probabilmente finireste arrestati dopo mezz’ora – per giocare un po’. Anche in questo frangente la Freeride 8 Prove genere che non possono né vogliono soddisfare le esigenze di mobilità quotidiana o del fine settimana – di fatto, l’uso urbano si limita a spostamenti molto brevi e prevedibili, tipo il tragitto casa-scuola dello studente di buona famiglia (la Freeride E si guida con patente A1) o quello casaufficio di chi non deve cambiare comune quando si reca al lavoro. Il prezzo è importante, perché 11.000 e passa euro mai come oggi sono davvero una bella somma – il fatto che i costi di rifornimento e manutenzione siano praticamente azzerati dalla propulsione elettrica costituisce un palliativo solo parziale a quella che rappresenta comunque una barriera all’ingresso sicuramente importante. Per contro, pensiamo ad un futuro potenzialmente brillante in quelle regioni dove esistono strutture – parchi adatti all’uso della Freeride ma anche alberghi e simili – dove il elettrica si dimostra giocosa e divertente, e su spazi ristretti non fa mai rimpiangere la propulsione endotermica. Parliamo di spazi ristretti perché invece, dopo la digressione, abbiamo puntato verso la periferia di Barcellona su un bel misto di montagna. Sulle curve di raggio e velocità contenute la E-SM è di un’efficacia micidiale: l’assenza di rumore affina tutti gli altri sensi e si percepisce molto meglio il lavoro di pneumatici e sospensioni. Però non appena gli spazi si fanno più ampi e le curve più veloci emergono i limiti di un motore che perde giocoforza smalto quando la velocità si avvicina a valori a tre cifre, e di una ciclistica pensata appunto più per l’agilità che non per la stabilità e la coerenza sul veloce. Poco male, perché non è certo l’extraurbano l’impiego per cui è stata pensata la E-SM. Prova ne sia che in questo frangente, quando la manetta resta aperta per lunghi periodi di tempo, abbiamo 9 10 11 Casco X-Lite N53 Strada: Giubbotto Rev’it GTR Guanti Alpinestars GP Air Jeans Alpinestars Helix Scarpe Alpinestars Fastlane WP Offroad: Maglia Thor Core Pantaloni Thor Core Guanti Thor Core Stivali Thor Blitz Pettorina Alpinestars SCHEDA TECNICA Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica ABBIGLIAMENTO Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prove KTM Freeride E-SM 11.960 euro Motore sincrono a magnete permanente con rotore a disco Potenza 15 cv - 11 kw - 5.500 rpm Coppia 42 nm - 0 rpm Emissioni Euro 6 ABS No Pneumatico anteriore 1.60 x 21” Pneumatico posteriore 19 pollici Peso in ordine di marcia 110 Kg noleggio di mezzi del genere potrebbe fare furore e contribuire in maniera consistente alla diffusione di questa Freeride E nelle sue varie declinazioni. Un po’ per imitare il modello di business di giocattoli analoghi – i jet-ski e moto d’acqua citati in apertura – un po’ però anche perché dopo averla provata vi assicuriamo che vi inizieranno a girare strani pensieri per la testa. Paradossalmente, farci provare la Freeride E-XC nel suo ambiente più congeniale – un bike park – è stato forse un grave errore da parte di KTM, perché se è vero che abbiamo comunque apprezzato molto la E-SM (che non a caso ne condivide il DNA) è nel fuoristrada vero che, a nostro avviso, il progetto Freeride E trova realizzazione più completa e soddisfacente. Data però la doppia omologazione, avere la possibilità di dotare una E-SM di una seconda coppia di cerchi tassellati la rende, di fatto, un meraviglioso giocattolo di una versatilità unica. Senza volerci sbilanciare, vi preannunciamo che anche in Nord Italia dovrebbe aprire a breve un bike park dove poter provare le Freeride E. Non andateci, o di colpo 11.295 euro non vi sembreranno più una cifra tanto irragionevole… 12 13 Honda CB125F PREGI Prezzo e frenata DIFETTI Ammortizzatori posteriori rigidi Prezzo 2.490 € PROVA NAKED HONDA CB125F Piccola, leggera e facile: la nuova CB125F di Honda ha tutte le carte in regola per aggiudicarsi un posto tra le migliori entry level pensate per i motociclisti alle prime armi e non solo. Robusta e tuttofare ha ammortizzatori un po’ rigidi, e potenza relativa, ma convince anche nel prezzo di 2.490 euro di Cristina Bacchetti Foto Zep Gori, Francesc Montero 14 15 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica su un tamburo da 130 mm al posteriore. Le ruote da 17 pollici che equipaggiano la CBF125 lasciano il posto a quelle da 18 con 6 razze sdoppiate, che calzano sottili pneumatici da 80 all’anteriore e 90 al posteriore. Dati tecnici svelati, passiamo al lato più soggettivo, l’estetica. La linea della nuova Hondina non ci è affatto dispiaciuta e oltre alla già citata assenza delle semicarene, abbiamo riscontrato un bel passo avanti in quanto ad attualità delle forme, così come abbiamo apprezzato i tocchi di rosso sulle molle degli ammortizzatori e sui loghi Honda del motore. Media Il motore Motore che non ha bisogno di presentazioni, trattandosi dell’ormai stra-collaudato monocilindrico 4 tempi da 124,7 cc con distribuzione monoalbero in testa a 2 valvole, raffreddamento ad aria, alimentazione a iniezione elettronica PGM-FI. Propulsore conosciuto, ma nuovi accorgimenti pensati appositamente per la piccola C’ era una volta la CBF125, semicarenata entry level da 125 cc che accoglieva nel mondo delle due ruote i più giovani appassionati della Casa alata, e che ora lascia il posto alla più spigliata CB125F. La nuova Hondina si spoglia della semicarena e indossa un abito più attillato e vicino alla classica linea delle naked giapponesi. Dal modello precedente eredita i punti di forza quali praticità d’utilizzo, leggerezza, costi di acquisto e manutenzione contenuti. Caratteristiche cardine per modelli di questo segmento, che si prefissano di avvicinare i più giovani alle due ruote, o di portare a spasso per la città chiunque abbia bisogno di un mezzo versatile e 16 Prove centoventicinque di Tokyo. La potenza erogata è di 10,6 cv a 7.750 giri, la coppia massima di 10,2 Nm a 6.250 giri; se le prestazioni non sono il suo punto forte, la parsimonia nei consumi di certo sì: sono quasi 50 i chilometri percorribili con un litro di carburante. 13 i litri nel serbatoio, si preannunciano quindi ben distanziate tra loro le visite dal benzinaio. La nostra prova su strada La linea sottile della CB non mente: una volta in sella è immediata la sensazione di leggerezza (128 kg di peso in ordine di marcia) e piacevole anche la posizione di guida, con una ben riuscita ergonomia tra sella, pedane e manubrio. Bella la strumentazione (c’è anche il conta marce), povera la qualità di alcuni dettagli quali pedane, blocchetti e cavi al manubrio, ma pur sempre in linea col prezzo, ricordiamolo, inferiore ai 2.500 Euro. La seduta, posta a soli 775 mm da terra, dà una gran mano ai piloti di ogni taglia e, poco più soprattutto pratico. Anche il casa-lavoro, in sella ad una motina di questo genere rispetto al più gettonato scooter, diventa divertente. La ciclistica Il nuovo telaio, punto chiave della maneggevolezza della CB125F, è un robusto monotrave in acciaio con semiculla inferiore; l’inclinazione del cannotto di sterzo è fissata a 26° e l’avancorsa misura 97 mm, il tutto con un interasse di soli 1.295 mm, numeri che si traducono in un’agilità da mountain bike. Uno dei compiti più ardui, quello delle sospensioni, è affidato ad una forcella telescopica da 31 mm e a due ammortizzatori posteriori regolabili nel precarico molla su 5 posizioni. La frenata conta su un disco anteriore da 240 mm morso da una pinza a due pistoncini e 17 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine Prove aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb su, ospita comodamente il passeggero, che può contare su pedane ben posizionate e un maniglione sulla coda della moto. Via, giro di chiave e si parte; il mono frulla sommessamente e ci infiliamo nel traffico mattutino inglese. Qualche chilometro per prendere confidenza con la guida a sinistra e siamo pronti per apprezzare le doti ciclistiche (nel senso di bicicletta!) grazie alle quali la CB si districa tra le auto, indiscutibilmente agile e snella quanto uno scooter di pari cilindrata, se non di più. Morbidissima la leva del cambio, dolci e precisi gli innesti delle 5 marce, che sgraniamo una via l’altra non appena fuori dal caos, immersi nel verde delle colline del sud della Gran Bretagna dove ci godiamo qualche curva e - perché no - anche qualche divertente piega, nonostante una prima diffidenza per la modesta misura delle gomme, poi smentita dalla velocità 18 nei cambi di direzione senza esitazione alcuna. Il propulsore non vibra e l’erogazione è lineare: un motore, questo 125, che ha tutta l’aria di essere davvero indistruttibile come promettono i tecnici della Casa dell’ala, ma che non brilla per spunto e ripresa e che non garantisce quindi accelerate brucia-semafori o sorpassi da superbike anzi, in caso di sorpassi azzardati il consiglio è quello di… non azzardare! Sopra le aspettative invece l’impianto frenante ben modulabile su entrambi i fronti, deciso il giusto all’anteriore, un po’ di più al posteriore, ma senza mai arrivare al bloccaggio. Reparto sospensioni diviso nel comportamento, con la forcella che ben ricalca tutte le asperità del terreno al contrario degli ammortizzatori posteriori, rigidi al punto di rendere fastidiosa, a lungo andare, qualsiasi imperfezione della strada. La nuova Honda CB125F, disponibile in blu, bianco 19 20 21 Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica o rosso, è già nelle concessionarie a 2.490 euro franco concessionario. Noi l’abbiamo promossa, nonostante qualche difettuccio facile da perdonare. La fine dell’anno scolastico pian piano si avvicina, qui a Moto.it siamo indubbiamente di parte ma… speriamo che molti di voi chiederanno questa o un’altra bella motoretta in dono ai genitori per la promozione, piuttosto che l’ultimo modello di smartphone! 22 Prove Honda CB125F 2.490 euro Cilindrata 124,7 cc Tempi 4 Cilindri 1 Raffreddamento ad aria Avviamento elettrico Alimentazione iniezione Frizione multidisco Potenza 11 cv - 8 kw - 7.750 rpm Coppia 1 kgm - 10 nm - 6.250 rpm Emissioni Euro 3 Numero marce 5 Capacità serbatoio carburante 13 lt ABS No Pneumatico anteriore 80/100 – 18M/C 47P Pneumatico posteriore 90/90 – 18M/C 51P Peso in ordine di marcia 128 Kg ABBIGLIAMENTO SCHEDA TECNICA Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Casco X-Lite X-802 Giacca Spidi Cafe Race Guanti Spidi Jeans Spidi Forious Scarpe TCX X-Street 23 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica Media tempi. E’ sceso ulteriormente il peso dei propulsori, che si presentano però ancora più potenti. I motori 4 tempi adottano un nuovo corpo farfallato e la gestione di tutte le informazioni passa da una centralina ECU più veloce nella elaborazione dei dati. Troviamo di serie diverse mappe e il launch control. In questi giorni il nostro tester Aimone Dal Pozzo sta provando le nuove KTM da motocross, quindi restate sintonizzati su Moto.it per leggere le sue impressioni di guida dell’intera gamma. Il commento di Joachim Sauer KTM SX 2016 ARRIVA LA FORCELLA AD ARIA. MOTORI 4 TEMPI E 125 NUOVI Joachim Sauer (KTM Offroad Product Manager) presenta le nuove moto: “Il lavoro svolto dall’R&D, dal Motosport e dai nostri piloti ci ha consentito di sviluppare, in collaborazione con WP, nuovi prodotti dalle caratteristiche eccezionali. Abbiamo fatto un passo avanti notevole, le nostre moto sono oggi più potenti, veloci e facili da guidare. La nuova forcella ad aria WP AER da 48mm, abbinata al nuovo telaio, garantisce pre- News stazioni fino ad ora inimmaginabili e siamo certi che i nostri rider saranno felici di entrare con noi in una nuova generazione di prodotto. La nuova forcella per il momento non verrà introdotta sui modelli destinati al mercato americano, dove verrà mantenuta l’eccellente versione a cartuccia chiusa 4CS. Siamo certi che anche nel mondiale Motocross 2015 i risultati arriveranno, perché abbiamo realizzato la moto migliore”. Ci sono novità anche nella gamma Minicycles, con aggiornamenti tecnici che hanno interessato le 50 SX, 65 SX e 85 SX. I prezzi 2016 50 SX LC € 3.765 2016 65 SX € 4.600 2016 85 SX - 17/14 - 19/16 € 5.400 2016 125 SX € 7.860 2016 250 SX € 8.300 2016 250 SX-F € 9.115 2016 350 SX-F € 9.430 2016 450 SX-F € 9.750 di Andrea Perfetti | Nel 2016 la Casa austriaca rivoluziona le moto da cross. Arriva la forcella ad aria, i motori sono nuovi ed è rivista l’estetica. Ecco i prezzi K TM ha presentanto sulla pista italiana di Maggiora la gamma delle moto da cross della prossima stagione, le SX 2016. Sono davvero numerose le novità, tanto che si può parlare di salto generazionale. Il lavoro di sviluppo dei nuovi modelli ha coinvolto i reparti R&D di Mattighofen e della California, che hanno ricevuto e elaborato le indicazioni dei campioni Antonio Cairoli, Ryan Dungey e Marvin Musquin (vincitori rispettivamente del mondiale MXGP, dell’AMA Supercross 450 e 24 dell’AMA Supercross 250). Le SX 2016 sono rinnovate nel 90% dei componenti e si presentano più leggere, anche visivamente, grazie alle nuove plastiche molto slanciate. Estetica a parte, le golosità per il palato dei crossisti sono la nuova forcella WP ad aria AER da 48mm, il telaio inedito con nuovo telaietto posteriore, le pedane, il nuovo forcellone, l’ammortizzatore rivisto nel link. Gli ingegneri di Mattighofen hanno rifatto da cima a fondo tutti i motori 4 tempi e il 125 2 tempi, mentre è rimasto invariato il quarto di litro 2 25 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica Media sempre a Villa d’Este con il concept R 90 S, ovvero la moto che ha anticipato l’arrivo della R nineT e che resta una delle migliori interpretazioni viste finora del concetto R nineT. «La Concept 101 dà seguito alla storia delle nostre concept bike. – ha sottolineato Edgar Heinrich, responsabile di BMW Motorrad Design, commentando il carattere della 101 – La 101 interpreta secondo BMW le highway senza fine, il sogno di libertà e d’indipendenza, è un simbolo dell’American Touring. La Concept 101 è il simbolo di eleganza, di forza e di lusso su due ruote». Il numero 101 corrisponde alla cilindrata del motore sei cilindri in linea (1.649 cc) espressa in pollici cubi. Ma ricorda anche la Highway 101, che si trova vicino agli studi di design della Designworks a Newbury Park, un’affiliata del BMW Group. I designer News BMW hanno creato con i colleghi di Designworks una granturismo americana secondo lo stile di Monaco. «Nello sviluppo del Concept 101 abbiamo perseguito un’idea molto chiara - spiega Ola Stenegard, responsabile design moto di BMW -, con il motto The Spirit of the Open Road volevamo costruire una sei cilindri potente, emozionante e altamente esclusiva che trasforma ogni uscita in un’esperienza speciale. Una moto che mi lascia dimenticare la meta, perché conta solo il presente». La moto è stata costruita a Los Angeles, nell’officina di Roland Sands, dove era già stata costruita la Concept Ninety. Alcuni tratti distintivi della nota K1600 rimangono nel frontale e nel motore lasciato parzialmente in vista, per il resto la bagger alla tedesca gioca con le classiche linee di questo genere di moto e lavorando BMW “CONCEPT 101” A VILLA D’ESTE, NUOVA BAGGER K 1600 di Maurizio Gissi | Svelata al Concorso d’Eleganza Villa d’Este la “Concept 101”, una bagger allestita attorno alla K1600 che non ci stupiremmo sia d’esempio per una futura versione di serie. E’ stata realizzata in California A nche in questa edizione del Concorso d’Eleganza Villa d’Este, che si tenuto questo fine settimana a Cernobbio, BMW ha colto l’occasione per mostrare al folto pubblico e agli addetti ai lavori due inediti concept. Si tratta della 3.0 CSL, una reinterpretazione del famoso coupé degli anni 26 Settanta, e della “Concept 101”: una bagger molto americana costruita attorno alla piattaforma della K 1600 a sei cilindri. Una realizzazione di Designworks e del centro stile di Monaco, che ha visto il diretto coinvolgimento di Roland Sands nelle sua realizzazione finale. Il noto customizer californiano si era messo in luce due anni fa 27 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine News aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb attentamente nella definizione delle superficie e delle finiture. Inevitabile il profilo a goccia della borse rigide laterali e la sella bassa che anticipa il profilo del parafango posteriore, ma un ruolo da assoluto protagonista nel settore è il potente motore a sei cilindri. La carenatura frontale è in alluminio spazzolato, la verniciatura bicolore mette infine in risalto altri dettagli in fibra di carbonio e in legno, mentre la sella è realizzata con due pellami differenti. Immancabile, infine , la ruota anteriore da 21 pollici, stavolta impreziosita dai dischi freno con pinze radiali a ricordare le prestazioni del motore. Per ora si tratta di un concept, ma non è affatto improbabile che una nuova K1600 Bagger di serie sia già stata pianificata e che questo concept ne sia un test di gradimento. 28 29 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica Special Media YAMAHA XJR 1300 YARD BUILT “DISSIDENT” Prosegue la saga delle special Yard Build su base Yamaha XJR 1300 in omaggio ai vent’anni della maxi naked quadricilindrica. E’ stata presentata a Londra, ma arriva dal Portogallo, questa “Dissident” A rriva dai portoghesi di “it roCkS!bikes” questa special su base Yamaha XJR 1300 che è stata presentata a Londra al B.S. Motorcycle Club. I preparatori di Porto non sono nuovi al tema XJR, già trattato con la versione 1200 “Stealth” e con la 1300 “Sunburn”. In occasione del 30 ventennale della maxi Yamaha a quattro cilindri, Osvaldo Coutinho e Alexandre Santos, di professione ingegneri civili e dal 2013 creatori della it roCkS!bikes, hanno realizzato la Dissident nel filone delle elaborazioni Yard Built lanciate ai preparatori da Yamaha. Le loro due special precedenti avevano infatti attirato l’attenzione di Shun Miyazawa, product manager di Yamaha, spingendolo a farli entrare nel mondo Yard Built. «it roCkS!bikes era in pole position tra i preparatori che volevamo contattare per celebrare il 20° anniversario di XJR – ha detto Shun Miyazawa - Il loro caratteristico stile, con il blocco unico della monoscocca, è pulitissimo e l’esperienza accumulata con i modelli 1200 e 1300 ha dimostrato che possono creare moto sbalorditive senza perdere l’anima del modello originale, mantenendo l’ottimo telaio e la forza bruta del motore. Con al Dissident hanno realizzato ancora una volta una moto magnifica, dimostrando quanto sia facile personalizzare il modello 2015 senza tagli o saldature, grazie a una soluzione plug and play che permette di customizzare la moto senza perdere il carattere originale». La struttura è semplice, pulita ed elegante con un’attenzione ossessiva per i dettagli. La caratteristica monoscocca è “plug and play”. Molta attenzione è stata dedicata alla guida, come mostra l’impianto frenante ISR con i dischi da 340 mm davanti. Le pinze sono a sei pistoncini. La forcella a steli rovesciati di una YZF-R1 è stata modificata per adattarsi al cannotto di sterzo della XJR1300. Sul manubrio, con clip-on café racer LSL, si fanno notare diversi accessori Motogadget: le manopole in alluminio, le frecce M-Blaze e la strumentazione hi-tech Motoscope pro, montata sopra un supporto in alluminio ricavato dal pieno e realizzato in casa. I carter motore sono stati rimpiazzati su entrambi i lati da elementi più leggeri in alluminio, con una finestrella trasparente. Il tappo carburante Monza in alluminio aggiunge il tocco finale al 31 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine Special aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb serbatoio, ed è completato da un emblema col simbolo dei tre diapason. La sella in pelle, realizzata da un artigiano, è integrata nella monoscocca. La Dissident monta cerchi tubeless Kineo da 17 pollici con gomme Pirelli Angel. Le grafiche sono un tributo al 20° anniversario di XJR, con una reinterpretazione dei classici colori anni Ottanta e Novanta. Chi vorrà personalizzare la propria XJR potrà trovare tutti i componenti in vendita direttamente da it roCkS!bikes. 32 33 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine Interviste MIGUEL GALLUZZI “SERVONO MOTO PIÙ SEMPLICI PER RIAVVICINARE I GIOVANI” di Edoardo Licciardello | Stile e sostanza delle Moto Guzzi, tendenze del mondo moto e qualche commento sulla concorrenza in una chiacchierata a tutto tondo con l’Head of Advanced Design Center del Gruppo Piaggio P Parlare con i designer del mondo moto è quasi sempre un’esperienza molto piacevole, perché a differenza dei loro colleghi di altri ambiti sono spesso per prima cosa dei grandi appassionati. Ancora più spesso si rivelano motociclisti praticanti il che, come potete intuire, fa si che le domande iniziali passino a spaziare in lungo e in largo nell’universo moto, come si fa appunto fra appassionati. Chiacchierare con Miguel Galluzzi però è ancora più piacevole, perché il papà di quasi tutte le creazioni del Gruppo Piaggio dal 2009 ad oggi ha una dote oggi rara: una franchezza al limite del politically in-correct. Raramente lo sentirete usare giri di parole per esprimere quello che pensa – in un 34 italiano praticamente perfetto – e altrettanto difficilmente lo sentirete scomodare paroloni. Insomma, è davvero come parlare con un amico, un appassionato ma allo stesso tempo un grande esperto ed acuto osservatore di tutto quello che succede nel mondo motociclistico. Sotto il piano dello stile ma anche della sostanza, perché i due, a suo modo di vedere, non sono mai disgiunti. Abbiamo avuto modo di parlare un po’ con Miguel durante la conferenza di presentazione delle nuove Moto Guzzi Eldorado ed Audace (per le impressioni di guida dovrete attendere qualche giorno, perché le orribili condizioni meteo in quel di Mandello ci hanno spinto a rimandare alla prossima settimana la nostra presa di contatto) e, come da premesse, abbiamo parlato un po’ di tutto. Iniziando naturalmente dalle nuove Moto Guzzi. Osservando le ultime creazioni della Casa di Mandello è evidente il risalto che viene dato al propulsore, tanto il “vecchio” V7 quanto il nuovo 1400 Big Block. Un elemento di stile che condiziona tutta la moto: è difficile lavorare con un vincolo tanto… ingombrante? «Al contrario, è facilissimo. Essendo un motore tanto particolare e caratteristico è sufficiente a conferire istantaneamente alla moto il DNA di una Guzzi. Certo, bisogna rispettarne le proporzioni, ma essendo quasi obbligatorio lasciarlo a vista 35 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica design da osservare e basta, le facciamo in modo che regalino un certo gusto di guida». Fin qui però abbiamo parlato di V7 e California. Norge e Stelvio sono a questo punto uno step evolutivo indietro rispetto al resto della famiglia, no? «E’ vero, però credo che l’attuale otto valvole montato sulle due moto che avete citato, soprattutto nella versione Norge, sia un capolavoro d’equilibrio. Il che non toglie che non si stia lavorando su tutta la gamma: vogliamo creare tante anime per il nostro motore bicilindrico in tutte le sue versioni. Le quattro che abbiamo creato sul Big Block si aggiungono a quelle del V7, e siamo solo all’inizio». buona parte del lavoro di un designer viene semplificato – non c’è bisogno di inventarsi altri elementi distintivi, basta valorizzarlo». In effetti, pur avendo nel suo passato tantissime configurazioni motoristiche, Moto Guzzi è ormai sinonimo di bicilindrico a V trasversale. «E’ vero, ma pensate che 36 negli Stati Uniti, mercato su cui puntiamo tantissimo, c’è gente che resta sbalordita da questo schema. Proprio adesso siamo impegnati in un tour statunitense in cui stiamo facendo vedere il concept della nostra bagger MGX 21 e abbiamo incontrato persone che la osservavano basite e commentava “non credevo che un bicilindrico a V si potesse montare anche così”». E poter vedere il motore della propria moto mentre si guida – privilegio concesso da pochi motori, il bicilindrico Guzzi e il boxer BMW – non è un fattore da sottovalutare. Anche e soprattutto se non ci sono penalizzazioni per la dinamica. «Assolutamente si. Le nostre moto vanno guidate per poterle apprezzare davvero, le Guzzi non sono semplici oggetti di Un riferimento all’operazione Guzzi Garage legata a V7, ma anche ad un new deal della Casa di Mandello che ha portato il catalogo degli accessori per le Guzzi ad oltre 300 unità. «Certo, credo fermamente che buona parte del piacere del possesso di una moto sia legato alla possibilità di personalizzarla. Vogliamo andare in questa direzione, e del resto avevamo iniziato questo discorso già nel 2009, quando ad EICMA abbiamo esposto i concept V12». Attualmente però gli accessori si montano solo come aftersales, non ci sono Interviste configurazioni ex fabrica. Come mai questa scelta? «Perché crediamo fermamente che sia più bello personalizzarsi gradualmente la propria moto, farlo in un rapporto diretto con il concessionario piuttosto che comprare a scatola chiusa. Inoltre, creare pacchetti direttamente dalla fabbrica porta a standardizzare le versioni, che è il contrario di quello che vogliamo fare. Non è più bello avere la totale libertà di montare quello che si desidera, farla davvero come la volete? Guardate la concorrenza, c’è chi ha fatto una moto che vuole essere un inno alla personalizzazione presentandola già in tre versioni – non lo trovate vincolante?». fatto lievitare i costi siamo arrivati a moto che ai giovani non piacciono più o costano troppo. Bisogna tornare all’essenziale». Insomma, Guzzi vuole andare verso una moto che piaccia ai preparatori e che offra al cliente finale la possibilità di cucirsela su misura. Un’operazione che ricorda un po’ quella fatta da BMW con la NineT. «Mi permetto di ripetere che noi, con la V7, lo abbiamo fatto ancora prima. Però apprezzo molto l’operazione di BMW, che ha ripensato profondamente il proprio prodotto quando ha fatto la NineT, che per inciso trovo molto bella. E’ importante guardare indietro e anche tornare indietro quando è giusto farlo, senza preclusioni. Ed una cosa che stiamo facendo un po’ tutti, perché dopo anni di una spirale tecnologica che ha Insomma, allargare la gamma verso il basso? «Ma certo! Non è vero che non c’è più voglia di moto, in America, soprattutto in California, è tutto un fiorire di ragazzi che comprano moto da 1000 dollari, le verniciano a bomboletta e ci lavorano un po’ sopra per poi farci di tutto, dalle corse all’andarci in spiaggia per le feste la sera. Sono una categoria che non appare in nessun survey delle case perché non comprano moto nuove, ma ci sono e sono tanti. Dobbiamo semplicemente creare prodotti che possano piacere anche a loro. Solo così riavvicineremo i giovani alle moto». Sembra facile, detta così… «E lo è, basta provare. Io giro spesso con la moto di mia moglie, una V7 Racer, sulle strade californiane ed in gruppi eterogenei, con amici che hanno moto di tutti i generi. Alla fine giriamo tutti insieme – non ne posso più di sentirmi dire che alla V7 mancano una ventina di cavalli da gente che non l’ha mai provata. Ci si può divertire tantissimo anche con poco, non servono per forza 200 cavalli e diavolerie elettroniche – è giusto che ci siano, ma non può essere tutto lì». 37 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine Interviste ROBERTO COLANINNO “TRASFORMEREMO LO STABILIMENTO DI MANDELLO IN UN LUOGO DA SOGNO” di Edoardo Licciardello | Presentazione nello storico stabilimento di Mandello del Lario per due grandi novità Guzzi. Importanti novità in cantiere per il marchio e per il gruppo D Debutto in grande stile per Audace ed Eldorado, le due nuove declinazioni – anzi, anime, per usare il termine giusto – del Big Block Guzzi. Non capita tutti i giorni che Moto Guzzi apra le porte dello stabilimento di Mandello, né che porti tutto il suo stato maggiore, Presidente Colaninno compreso, a presentare un nuovo modello; non è stato difficile intuire che ci fosse qualcosa d’interessante di cui parlare. Purtroppo il meteo non ci ha consentito di procedere al test dinamico in condizioni tali da offrire indicazioni significative – rimedieremo la settimana prossima – ma è valsa la pena di esserci. Un po’ per l’opportunità di intervistare Miguel Galluzzi, ma anche 38 perché il Presidente Colaninno è stato piuttosto esplicito nello svelare interessanti novità per il gruppo Piaggio. Con particolare riferimento, è evidente, al marchio Moto Guzzi. Si inizia, come da tradizione, con un punto sull’andamento del mercato, che pur ancora in grande difficoltà sta mostrando segni di ripresa nel primo trimestre del 2015, con una crescita dei ricavi consolidati oltre il 9% e 121.000 veicoli venduti. Una crescita che trova riscontro nella redditività, con utile netto di 1,2 milioni di euro contro l’1,1 dello scorso anno, anche se è fin troppo facile intuire come il mercato italiano non sia certo quello al momento più favorevole. Consoliamoci, però, perché Vespa ed Mp3 continuano ad essere successi globali, Aprilia sta crescendo (+3,4%) e Moto Guzzi ancora di più (+6,1%). Per entrambe, le novità appena presentate contribuiranno ad una crescita più sensibile nel resto dell’anno. Ma è quando si parla di Guzzi che l’atmosfera si fa calda, perché ci sono importanti novità in serbo per lo stabilimento di Mandello. «Qui vogliamo creare qualcosa di straordinario, trasformando questo sito in un luogo da sogno» ha dichiarato il Presidente Colaninno. «Ho visto i bozzetti del progetto, vi garantisco che questo luogo rappresenterà 39 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica punta di diamante, la 946 e, più in generale, coi nuovi modelli dei vari marchi - incluso Piaggio - che lanceremo nel corso dell’anno». Il Gruppo Piaggio, intanto, non smette di lavorare su nuove forme evolute di mobilità, volte a livelli sempre più elevati di ecosostenibilità. «Dopo l’estate lanceremo la nostra bicicletta elettrica vista ad Eicma, ovviamente non vi voglio anticipare troppo ma potrete provare un oggetto straordinariamente innovativo, e resterete sorpresi dai nostri partner di livello mondiale per quanto riguarda batterie e altri componenti, e con un motore elettrico di nuova generazione interamente sviluppato e prodotto da Piaggio. Ma stiamo completamente l’idea che abbiamo di Moto Guzzi, collegando i suoi oltre novant’anni di storia con il suo grande sviluppo futuro». Una dichiarazione importante, con grandi risvolti per uno stabilimento già considerato “un luogo dell’anima” da tantissimi appassionati, che lo visitano in 35.000 ogni anno. Un progetto che offre la misura di quanta importanza rivesta il marchio Moto Guzzi all’interno del gruppo Piaggio, anche se qualcuno rimprovera alla proprietà l’aver preferito un impegno con 40 Aprilia nel motomondiale… «La gestione dei marchi all’interno di un gruppo è un’attività estremamente complicata, in cui qualunque decisione ha ripercussioni ed impatti su tutta la catena, dalla dirigenza fino ai rivenditori. Non crediate che non ci abbiamo pensato, ma per tutta una serie di motivi abbiamo preferito dare continuità all’impegno Aprilia». Un altro appunto è stata una certa discontinuità nella gamma, con un vuoto da riempire fra il V7 e il Big Block 1.400, dal momento che il propulsore di Interviste anche seguendo le motorizzazioni ibride – siamo stati i primi a presentarne come scooter – e quelle termiche. C’è chi sostiene che la propulsione elettrica abbia già fatto il suo tempo, e che il futuro sia rappresentato da altre soluzioni. Noi crediamo che un’alternativa credibile possa essere un motore endotermico evoluto dal punto di vista delle emissioni inquinanti e dei consumi: siamo ormai vicini al traguardo del motore da 100 km/litro. Certamente avremo nel futuro veicoli molto diversi e nuove fasce di utenti. Un pubblico nuovo per classe di età e di bisogni legati alla mobilità. Noi dovremo sapere quali soluzioni di mobilità, quali servizi, quali esperienze di acquisto poter offrire a questo nuovo pubblico». Stelvio e Norge appare un po’ indietro rispetto al resto. «Abbiate pazienza. Abbiamo appena presentato questi due modelli, ma entro fine anno vedrete altro. Vogliamo dimostrare che le basi di crescita del Gruppo Piaggio poggiano sullo sviluppo di design e di soluzioni tecnologiche, in grado di farci competere contro i grandi costruttori giapponesi e tedeschi che oggi dominano il mercato. Lo faremo con le novità Aprilia e il suo impegno in gara, con Moto Guzzi che oggi presenta questa nuova gamma di modelli, con Vespa e la sua 41 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine destinati alla serie in funzione della partecipazione alle competizioni, facendo sì che i primi vedessero diminuire sempre più la distanza che li separava dalle moto da gara. Una Ducati 916 erogava all’incirca un centinaio di cavalli alla ruota, mentre la sua versione da corsa superava i 140: oltre il 40% di potenza in più. Oggi la differenza tra una R1 e una M1 – e parliamo di prototipi – è di una sessantina di cavalli, meno del 30%, con le moto da competizione che, nel frattempo, hanno raggiunto prestazioni quasi inimmaginabili. Il risultato? Ci ritroviamo con delle supersportive dal limite irraggiungibile, con delle naked che vanno come Superbike e con delle specie di SUV, buone a fare tutto ma dal costo proibitivo. Eppure, c’è stato un periodo in cui, all’interno dei listini, si sono ritrovati a convivere modelli dalle caratteristiche estremamente corsaiole ed altri dal temperamento meno esasperato, ma comunque destinati a chi fosse alla ricerca di una Costume sportiva. Honda VTR 1000 F, Suzuki TL 1000 S, Ducati Super Sport, Aprilia Falco: moto buone tirare due pieghe, potenti ma non eccessive, protettive ma non turistiche, carenate ma senza esagerazioni. Moto così non esistono più. Chi è alla ricerca di una bella ciclistica deve per forza avere a che fare con motori da capogiro. Chi vorrebbe un po’ di protezione deve comprarsi una tourer. Chi vuole una moto realmente sfruttabile, deve cercare fra quelle per neopatentati o destinate ai mercati emergenti. Una sportiva da 100 cavalli, agile senza essere nervosa, ben equipaggiata senza essere un’astronave, leggera ma non come una bicicletta. Un prodotto ben rifinito, non dozzinale, qualcosa da portare in giro fieramente e con cui divertirsi: perché nessuno lo fa? La nostalgia per le semi-carene è oramai all’apice, quale momento migliore? Qualcuno si faccia avanti! I più sportivi, tra i fighetti, ringrazieranno sentitamente. E noi assieme a loro. CHE FINE HANNO FATTO LE SPORTIVE STRADALI? di Alberto Capra | Il progressivo recupero del vintage ha ormai raggiunto gli anni 80. Prossima moda: le sportive stradali? S pesso ci divertiamo ad immaginare in che direzione possa muoversi il mercato della moto. Senza ombra di dubbio, infatti, al motociclista fighetto deve essere riconosciuto il merito di anticipare le mode e, in parte, di riuscire a condizionarne l’andamento. Nel linguaggio del marketing si parla di early adopters o di influencers. Tutta gente che ci vede lungo e che spesso viene imitata, con qualche ritardo, anche da chi è un po’ più conservatore. Se nelle scorse settimane vi ab42 biamo parlato di come le bagger sembrino sempre più apprezzate e di come la voglia di enduro paia sempre più palpabile, quest’oggi vi proponiamo quello che, a tutti gli effetti, è un semplice interrogativo: che fine hanno fatto le sportive stradali? La storia delle moto da strada e di quelle da competizione si è intersecata variamente nel corso degli anni. La nascita del mondiale Superbike ha di sicuro segnato una svolta, da questo punto di vista, in special modo da quando le case hanno cominciato a progettare modelli 43 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine database principale, in modo da poter essere trovato da altri rider in zona. Nella sezione help non solo si può chattare direttamente con lo sviluppatore della app, ma si può anche accedere ad alcuni consigli molto utili su come impostare e pubblicare le proprie attività o su come gestire i gruppi di moto una volta “on the road”. Ci sono suggerimenti dettagliati su cosa dire e che informazioni dare durante il riders meeting ed una estesa descrizione sul sistema “Cornerman” ovvero la gestione di un gruppo di moto in strada evitando che si separi. In pratica c’è un Lead Rider in testa ed uno Sweep Rider in coda. Il punto cruciale del sistema sono le svolte: in questo caso il Lead Rider chiede al motociclista che lo segue di fermarsi e di fare da “mark”, in modo On the road che tutti gli altri vedano che il capogruppo ha girato. Una volta che lo Sweep Rider raggiunge il motociclista che ha fatto da “mark” quest’ultimo può ripartire e riprendere la sua posizione iniziale dietro al Lead Rider. In questo modo lo stesso leader del gruppo viene a sapere che tutti hanno svoltato nel punto giusto e che la formazione originale è stata ripristinata. Avevo già utilizzato questo sistema in un paio di occasioni durante i miei giri in moto, ma essendo principalmente abituato a viaggiare da solo o al massimo in due non mi ero mai reso conto di come il sistema funzionasse effettivamente per gruppi numerosi. Adesso lo so, grazie ad una piccola app gratuita sul mio smartphone… non si finisce mai di imparare. “RIDE WITH ME” L’APP PER VIAGGIARE IN COMPAGNIA di Pietro Ambrosioni | Questa settimana vi parlo di una app per smartphone, scoperta grazie ad un post su uno dei tanti forum per motociclisti che tengo d’occhio qui negli USA. Si chiama “Ride With Me” Q uesta settimana vi parlo di una app per smartphone, scoperta grazie ad un post su uno dei tanti forum per motociclisti che tengo d’occhio qui negli USA. Si chiama “Ride With Me” ed è disponibile per iOS ed Android. L’app, come si intuisce dal nome, permette di trovare altri motociclisti (o anche ciclisti) per andare a fare un 44 giro assieme. Una volta registrati, inserendo anche la propria location e il tipo, marca e modello di moto che si possiede, si può accedere a un database dove effettuare le proprie ricerche. Si possono cercare altri motociclisti in base al tipo di moto (dalle offroad alle stradali), alla location ed anche al livello di guida. In alternativa l’utente può creare un evento (“ride”) ed inserirlo nel 45 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine La lettura I RACCONTI DI MOTO.IT “MOTO A VALVOLE” di Antonio Privitera | Orazio suonava in una band, gli “Scena del Crimine”, e quella sera si esibiva per quindici ragazzi con una bionda in mano, capitati quasi per caso in quella “Festa della Birra” organizzata da un gruppo di volenterosi bikers locali... O razio suonava in una band, gli “Scena del Crimine”, e quella sera si esibiva per quindici ragazzi con una bionda in mano, capitati quasi per caso in quella “Festa della Birra” organizzata da un gruppo di volenterosi bikers locali. Alla fine dell’ultimo brano le luci sul palco vennero frettolosamente spente e, senza parlare, Orazio mise la Fender nella tracolla mentre i cavetti e l’effetto a pedale trovarono posto dentro una borsa laterale della sua motocicletta, quindi salutò tutti con un gesto della mano e salì in moto preparandosi ad affrontare la strada, improvvisando senza spartito percorsi e traiettorie; la motocicletta era la sua passione e il suo rifugio dalla frustrazione dei piccoli deludenti palchi di provincia senza pubblico, puro godimento della strada e dei pensieri che vagavano nella testa in un ritorno a casa di duecento chilometri lungo le statali, perché con la chitarra legata alla sella più veloce di ottanta non si può. Orazio oltre ad essere uno straordinario chitarrista diplomato al conservatorio, era un appassionato elettrotecnico e assemblava artigianalmente “stomp box”, quegli oggetti ai piedi dei chitarristi che se premuti modificano e arricchiscono il suono della chitarra. Per se stesso aveva costruito un distorsore a valvole grosso, grasso e pesante, cui aveva dato come nome “rabbia”, verniciandone e serigrafandone personalmente il box metallico: un bel lavoro, sia tecnico che artistico. Il faro della sua moto aggrediva la notte e 46 montava l’insoddisfazione di avere passato dieci anni al conservatorio aspirando a diventare un musicista professionista dai guadagni dignitosi; tuttavia, il massimo ricevuto erano attestati di stima onestamente insufficienti a ripagare le aspirazioni deluse cui seguono compressione delle proprie speranze e, deflagrante, uno scoppio tanto più potente quante più attese si erano introdotte nella camera di combustione dei desideri. Ci voleva una scintilla, l’accese Barbara; storia finita da un anno con strascichi amari non ancora svaniti. Orazio si innervosì, raggiunse il punto morto superiore dei suoi pensieri e pestò compulsivamente sulla leva del cambio, invece di salire di rapporto mandò il motore fuori di testa scalando scelleratamente dalla terza alla seconda e bloccando la ruota posteriore; magari era stato un riflesso condizionato dovuto all’abitudine di premere i pedalini degli effetti: una decisa botta al distorsore a volte cambia il sapore di un brano; a volte, non sempre. La motocicletta sobbalzò al ritmo di sette ottavi, la strumentazione fece la stroboscopica e in un lampo più forte degli altri si spense del tutto, seguita dai fari, dall’impianto di iniezione e dalla scarsa voglia di mantenere la calma. Iniziò a piovere. Poche gocce, ma bastarde, costrinsero Orazio a scendere dalla motocicletta e spingerla fino al primo ponte di quella statale che non era esattamente il miglior posto dove lasciare la moto per la notte. Chiamò al cellulare uno degli organizzatori della “Festa della Birra”, ma quel telefono era spento. Fece lo stesso con Alessandro e Davide, il bassista e il batterista della “Scena del Crimine”, i loro cellulari squillavano a vuoto e Orazio, vergognandosene un po’, diede un calcio alla ruota anteriore mentre scriveva dei messaggi. “Non rispondono?” – disse una voce nell’ombra. Orazio non controllò un balzo per la sorpresa. “…” fu l’unico commento di Orazio. Affermava di chiamarsi Eva. Avrà avuto forse vent’anni ma sosteneva di averne venticinque. Aveva un tatuaggio sul collo che sembrava un graffio e un altro sulla guancia che sembrava un edema. Era una prostituta dai capelli corti e la faccia monella nascosta da un albero. Orazio era un motociclista, ma in quel momento era solo un chitarrista rimasto a piedi di notte. Dimostrava più dei suoi ventotto anni. Su ogni arto aveva tatuati un pistone e una biella, Eva quando li vide si mise a ridere. Lui iniziò ad aggredire con l’arma della leggerezza la situazione nella quale si trovavano e scordò di nutrire il suo malumore, ma la cosa che più piacque ad Eva fu il mutismo sorridente che non dava ascolto al telefono che squillava e il suo essere motociclista anche se a propulsione umana. Anche il telefono di Eva squillava; lei lo guardava con timore, lo prendeva tra le mani e zittiva la suoneria mentre parlava e rideva: ogni altro rumore oltre la pioggia era molesto in quello strano incontro felice. Dopo mezzora arrivò un automobile, indugiò un poco all’altezza del ponte, quindi ripartì velocemente. Tornò dopo cinque minuti, si fermò e ne scese un uomo brutto che corse verso Orazio, lo prese per la mascella e lo sbatté a terra, 47 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito gridandogli di non fare perdere tempo a Eva. Gli disse di andarsene altrimenti lo ammazzava e mentre lo diceva menava calci, Orazio terrorizzato cercava di raggiungere la sua motocicletta. Eva urlava di lasciarlo stare, che non stavano perdendo tempo ma contrattando il prezzo e che se continuava sarebbe scappata, ma l’uomo diventò ancora più irragionevole e con un malrovescio sfracellò Eva sull’asfalto bagnato. E quanto gli hai chiesto, mille euro? Tu stai qui per lavorare non a fare conversazione!! Lucio sei un porco maledetto… - ringhiò Eva. Nel frattempo Orazio aveva raggiunto la sua motocicletta e estratto “rabbia” dalla borsa laterale, brandendo il pedale come un’arma. Ognuno 48 Periodico elettronico di informazione motociclistica combatte con le armi che ha. Lucio lo guardava quasi divertito e con un coltello in mano. La motocicletta puntava il faro spento verso di loro, anche se si capiva subito che faceva il tifo per Orazio. Non lo so perché, ma si capiva. Lucio si avventò verso Orazio però che fu più rapido e lo colpì con “rabbia” sulla testa con forza alimentata dalla paura di non farcela. Lucio stramazzò al suolo, Orazio arretrò di qualche passo. Eva era sciolta nelle sue lacrime. L’uomo rimase a terra immobile, perdeva sangue dalla testa. Eva si avvicinò e lo smosse con un piede. l’hai ammazzato! Scarica l’APP del Magazine “…” – commentò Orazio. Dovevano sparire alla svelta. Eva lo avvertì che sicuramente sarebbe arrivato qualcun altro a controllare. Orazio non era Dio, come poteva levarsi di lì senza lasciare traccia? Prendere la macchina di Lucio sarebbe stato come firmare l’omicidio e garantirsi, se non la galera, almeno un colpo di fucile da parte del racket della prostituzione. Dovevano dissolversi, scivolare via come quella pioggia sporca che batteva sull’asfalto e sulla loro innocenza. Orazio si sentì impotente. Si arrabbiò come quando, quindici anni prima, perse la parola a causa del disumano sentimento di impotenza di fronte all’arresto di suo padre la mattina nella quale fu ritrovato il cadavere di sua madre. La moto doveva partire ad ogni costo: prese “rabbia” e con le sue capacità di elettrotecnico, ne collegò il circuito a quegli irragionevoli cablaggi della motocicletta che partono da qualche punto e arrivano non si sa mai veramente dove. Magari c’è pure qualche filo messo lì solo per confondere le idee o forse ce n’è uno proprio per questi casi di emergenza, era la speranza di Orazio, il cavo che si connette a Dio. Pestò col pollice l’interruttore del pedale, le valvole si illuminarono e girò la chiave. La moto collaborò, smentendo tutti quei luoghi comuni che le vogliono senza cuore. Eva prese il posto della Fender che gettarono nei campi a lato della strada e abbandonarono definitivamente la scena del crimine a bassa velocità: nascosti a casa di Orazio aspettarono, sperarono. Alle quattro di mattina qualcuno suonò al citofono chiedendo del chitarrista muto proprietario della motocicletta parcheggiata accanto il portone. Orazio, con la cornetta del citofono in mano disse “sono io, scendo”. Eva rifiutò sempre di sapere cosa si dissero Orazio e i due uomini col casco in testa, intuì qualcosa solo un anno dopo, quando nella loro nuova casa in un’altra città, un pomeriggio di giugno un La lettura ragazzino di dieci anni consegnò loro una lettera da parte del padre di Orazio, la prima in sedici anni di reclusione. “ Ciao Orazio, voglio dirti bravo. Qui in carcere le voci corrono e so che hai ripreso a parlare ma solo adesso riesco a scriverti perché ‘ste carogne mi fanno mancare pure carta e penna. Il mese prossimo esco perché ho scontato tutte le condanne che avevo accumulato e a quella vecchia storia dell’omicidio non possono più attaccarsi perché, come sappiamo entrambi, l’unico presunto testimone ha perso la parola, almeno fino ad un anno fa. Anche io sono stato muto per tutti questi anni che ho passato qui dentro, i magistrati hanno cercato di farmi parlare ma io i miei amici (quelli che nell’ultimo anno ti hanno dato i soldi per la tua bella azienda che mi sembra produce centraline elettroniche per motociclette, o una cosa di queste) non li tradisco. So pure che la tua ragazza prima faceva un certo mestiere e che il suo capo era Lucio Frazzetta, un idiota che stava sul cazzo a tutti, e se qualcuno lo ha ammazzato io e tutti quelli che ce l’avevano con lui gli possiamo solo dire bravo, questo qualcuno ci ha fatto un favore e si è guadagnato la riconoscenza della famiglia. Tanto era solo questione di tempo e sarebbe morto comunque. Stammi bene, ci vediamo.” Orazio fece leggere la lettera ad Eva, poi la stracciò in minuscoli pezzi cui diede fuoco in un posacenere. Eva, dobbiamo andare. – disse Orazio. Dove? Troveremo un posto. Ma… come, quando? Questa lettera è un avvertimento. Se lo sa lui, lo sapranno tutti da qui a poco. Buoni e cattivi. Prendiamo la moto e andiamo via senza farci vedere da nessuno, non portare niente. Fidati. Non porto niente? Magari una cosa… Cosa? Rabbia. 49 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito NICO CEREGHINI MARQUEZ, SPENCER, LA HONDA E NOI Si vince, si perde, qualche volta addirittura si domina e poi si crolla come fece Freddie. Quello del motociclista non è un mestiere facile e lo sappiamo bene anche noi che guidiamo sulla strada Media C iao a tutti! La Honda che smette improvvisamente di vincere nella top class mi porta alle mente quanto accadde esattamente trent’anni fa, nella stagione in cui Freddie Spencer conquistò l’ultima doppietta dei tempi moderni. Maggio 1985: domenica 19, ad Hockenheim, Freddie prese paga due volte, in 250 da 50 Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica Wimmer e in 500 da Christian Sarron. Pioveva, quella domenica, era una delle mie prime trasferte per Mediaset e ricordo bene che faceva freddo; contro due veri specialisti come il tedesco e il francese non valeva la pena di prendere troppi rischi. Poi al Mugello, domenica 26, il pilota della Louisiana avrebbe rimesso le cose a posto battendo rispettivamente Lavado e Lawson. Con sette vittorie nella quarto di litro, ed altrettante nella 500, quell’anno Spencer fu una specie di eroe, pilota straordinario e innovatore ma uomo schivo, tormentato e misterioso: l’anno dopo, 1986, crollò al Jarama e basta, non avrebbe più vinto una gara in vita sua, non sarebbe mai più salito sul podio. E’ incredibile come sia sottile l’equilibrio tra l’impresa e il fallimento. Da fenomeno a delusione in un lampo, e non soltanto nella considerazione del pubblico –che non ha memoria e poi non vede l’ora di abbattere i suoi miti per sentirsi benema proprio nelle cose che più ami e meglio sai fare. Spencer da mito a brocco, Marquez da schiacciasassi che vinceva dieci gara di fila nel 2014 a funambolo in crisi di identità con una supermoto che non sa stare ferma. In comune c’è la Honda, con la sua enorme ambizione. E c’è il mestiere del motociclista, che non è mai facile. Per quanto riguarda la Honda il discorso sarebbe lungo. La tesi è che laggiù si metta la tecnica davanti all’uomo in misura eccessiva, chiedendo troppo al pilota, ma ragionare in questa direzione ci porterebbe lontano e preferisco fermarmi al motociclista, argomento che ci interessa più da vicino. Quando tra te e il risultato c’è uno strumento, come capita nel motociclismo e in altri sport, sei tenuto a sviluppare due aspetti: una conoscenza approfondita del tuo mezzo e poi una speciale sensibilità, perché devi capire le cose anche “oltre” il tuo mezzo. Per esempio devi sentire il grip dell’asfalto oltre le gomme e le sospensioni, captando i minimi segnali che la moto ti passa. Luca Cadalora, per dire, vuole la sella dura sulla supersportiva anche in strada, altrimenti l’imbottitura fa da filtro e non si capisce più niente. Noi lo sappiamo: ogni giorno è diverso dall’altro. Ci sono domeniche in cui senti la moto come fosse una propaggine del tuo corpo. Editoriale E guidi bene, ed è una sensazione magnifica, ti pare di avere terminali dappertutto, sulle gomme e sugli ingranaggi del cambio, e una centralina efficiente che fa la sintesi senza sforzo. E giorni in cui ti senti inadeguato e quasi nulla funziona e la moto fa fatica quanto te. Figuratevi quanto è difficile andar forte sempre in pista, con una moto da 250 cavalli, il gomito a terra nelle pieghe, la lotta sul filo dei centesimi di secondo. CI SONO DOMENICHE IN CUI SENTI LA MOTO COME FOSSE UNA PROPAGGINE DEL TUO CORPO 51 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine MotoGP DOPOGP CON NICO E ZAM IL GP DI FRANCIA 2015 Domina Lorenzo anche a Le Mans. Un 2° posto per Rossi che sembra un miracolo. Bene Ducati, disastro Marquez e HRC L orenzo conquista anche a Le Mans in gradino più alto del podio e lo fa dominando la gara dall’inizio alla fine come nel suo stile. Sembra che sia lui il principale rivale di Rossi, per ora ancora leader in classifica generale. Valentino ha dovuto rimediare in gara all’ennesima prestazione mediocre in qualifica. E’ vero che il campione di Tavullia non è mai stato un mago del giro secco, ma quanto influiscono sulla prestazione assoluta le caratteristiche della moto? Scopriamo le caratteristiche tecniche che favoriscono una moto in qualifica 52 oppure la rendono vincente in gara. Parliamo anche della prestazione di Ducati, sempre in crescita con entrambe i piloti. Grande duello di Iannone con Marquez nonostante il dolore alla spalla. Al Mugello saranno le rosse le favorite? Fine settimana da dimenticare, o quasi, per Honda. Facile fare il paragone Marquez-Stoner: entrambi ottengono risultati ben superiori alle possibilità della moto, tanto da mascherarne il reale valore in pista. Cerchiamo di capire se è un’ipotesi o una provocazione. 53 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine MotoGP VALENTINO ROSSI SFIDA... LUCA CADALORA! Una giornata in pista per due leggende del motociclismo, in sella alle rispettive Yamaha YZF-R1M O rmai lo sapete già, se ci seguite assiduamente: quando non è impegnato a lavorare su qualche moto per farla andare più forte, o ad aiutarci nella nostra comparativa delle Supersportive 2015, per offrirci pareri qualificati ed approfonditi, Luca Cadalora gira in pista sulla sua YZF-R1M personale, oggetto di un meticoloso lavoro di preparazione. Una volta saputo di essere... compagni di moto, Valentino Rossi in 54 conferenza stampa a Jerez aveva lanciato un invito a Luca per girare insieme sul circuito di Misano. Invito che si è rapidamente concretizzato, come dimostra la foto twittata da Valentino Rossi. I due hanno provato insieme ieri al Marco Simoncelli World Circuit, a testimonianza di quanta passione condividano e di come l’andare in moto per loro non sia (o sia stato, nel caso di Luca) solamente il lavoro più bello del mondo, ma il vivere un sogno. 55 LE FOTO PIÙ SPETTACOLARI DEL GP DI FRANCIA Il GP di Francia raccontato da dentro e fuori la pista attraverso gli scatti più belli di Le Mans 56 57 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito 58 Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine MotoGP 59 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica MotoGP Media 60 61 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito 62 Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine MotoGP 63 SPECIALE SUPERBIKE GP DEL REGNO UNITO 64 65 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica ROUND DONINGTON SYKES PIEGA REA E VINCE GARA 1 di Carlo Baldi | Spettacolo verde a Donington con Sykes che ha la meglio su Rea. Terza la Ducati di Davies. Ottimo quinto posto di Badovini. Problemi di grip fermano Giugliano al GP del Regno Unito S pettacolo verde a Donington Park. Sykes e Rea ci regalano una delle più belle gare della stagione facendo a sportellate sino a nove giri dalla fine, quando il leader del mondiale alza bandiera bianca e Sykes si può involare verso il suo primo successo di questo campionato 2015. Oggi vinco io! Questo il chiaro messaggio inviato da Tom al suo compagno di squadra, che ha capito che avrebbe dovuto rischiare troppo per stargli davanti ed ha quindi giudiziosamente preferito accontentarsi di un secondo posto, che lo lascia leader incontrastato della classifica. Nei primi giri Haslam si era portato in testa alla gara e anche Davies 66 Scarica l’APP del Magazine non deve aver fatto piacere uscire sconfitto dalla sfida con il suo compagno di squadra e per di più sulla pista di casa, ma il rischio di andare in terra era davvero alto, perché Sykes oggi voleva vincere a tutti i costi. E lo ha fatto. Terzo posto per Davies, che ha piegato la resistenza di un inaspettato Haslam. Leon ha trovato l’assetto giusto solo nelle libere di ieri pomeriggio, ma oggi nulla ha potuto contro le due verdone e contro la Panigale di Davies, anche a causa delle costole incrinate a Imola, che di certo lo hanno penalizzato nel finale. Bravo Chaz a regalare un sorriso ai tecnici Ducati, intristiti dalla gara di Giugliano che è durata solo pochi giri. Davide ha dovuto far rientro quasi subito al suo box, lamentando grossi problemi di aderenza. I suoi tecnici gli hanno sostituito gli pneumatici ed il romano è tornato in pista, ma ha terminato solo al diciassettesimo posto, limitato da problemi di grip anche con le gomme nuove. Segno evidente che il problema non derivava dagli pneumatici ma molto probabilmente dall’assetto della sua Panigale. Grande gara di Badovini, che ha chiuso al quinto posto, nonostante fosse partito dalla quarta fila, con l’undicesimo tempo ottenuto in Superpole. Il pilota della BMW ha mantenuto un ritmo molto veloce per tutta la gara, recuperando varie posizioni sino a portarsi alle spalle di Lowes, che Superbike occupava il quinto posto. Sono bastati pochi giri ad Ayrton per vincere la resistenza dell’inglese della Suzuki ed andare a replicare il quinto posto di Imola in gara due. Chissà cosa avrebbe potuto fare partendo un poco più avanti. Lowes si è dovuto accontentare della sesta piazza davanti a Torres con la seconda RSV4 ufficiale. Lo spagnolo è partito cauto, per poi incrementare il suo passo e recuperare posizioni ai danni di Guintoli e di Camier che hanno ottenuto rispettivamente l’ottavo ed il nono posto. Gara da dimenticare per VD Mark, che prima è caduto e poi è entrato all’intero del suo box per riparare la moto, manovra non consentita dal regolamento, che prevede che durante la gara le eventuali riparazioni si debbano apportare fuori dal box. Bandiera nera e squalifica per l’olandese. Salom è decimo davanti a Mercado, che dopo prove disastrose almeno in gara è riuscito a portare a casa qualche punto. Terol ha stretto i denti ed ha concluso in dodicesima posizione, nonostante il suo polso destro non sia ancora perfettamente guarito dalla frattura di Assen. Sfortunato l’altro pilota Althea, Matteo Baiocco, caduto a dieci giri dalla fine, mentre lottava per l’ottavo posto. Raccoglie un punticino Canepa, quindicesimo con la Kawasaki di Grillini. teneva il passo delle due Ninja che tallonavano Leon. Ma la resistenza dei piloti Aprilia e Ducati durava solo quattro giri. Dopo di che era lotta a due, ma lotta vera! Sykes e Rea si alternavano al comando e cercavano di superarsi ad ogni curva, ad ogni staccata, come fossero all’ultimo giro, mentre invece non erano nemmeno a metà gara. Bastava che uno dei due allargasse leggermente una curva, perché l’altro ci si infilasse senza pensarci due volte, anche a rischio del contatto. Grande agonismo, ma senza scorrettezze. Questo sino a nove giri dalla fine, quando Rea decideva di poter rinunciare a quella che sarebbe stata la sua nona vittoria in undici gare. Certo a Johnny 67 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine una partenza non troppo veloce, ma soprattutto a tenere la ruota di Rea quando il nordirlandese lo ha superato ed assieme si sono messi alla caccia di Haslam che era in seconda posizione. Leon da parte sua ha fatto il massimo che ci si potesse aspettare da lui. Con due costole incrinate ed una moto ben messa a punto, ma che è apparsa comunque lontana dalle due Kawasaki, l’inglese dell’Aprilia è partito benissimo ed ha mantenuto la seconda piazza sino a che Rea, Davies e Giugliano non l’hanno ripreso. A quel punto però non si è dato per vinto, ha stretto i denti ed ha battagliato con Davide chiudendo ancora al quarto posto. Da Giugliano ci si aspettava decisamente qualcosa in più, ma in entrambe le gare odierne il pilota della Ducati ha accusato un notevole calo di grip. In questa seconda manche non ha dovuto rientrare al suo box per cambiare le gomme, ma non è mai riuscito a tenere il Superbike passo dei suoi avversari diretti, cedendo anche ad Haslam nelle fasi finali. Una quinta posizione che va senza dubbio stretta a Davide. Dopo essere partito bene, Lowes ha fatto la gara del gambero sino al sesto posto finale. Esattamente il contrario di quanto ha fatto Torres, che partito ancora una volta con cautela, ha recuperato nel finale, superando Guintoli ed andando a concludere al settimo posto. nBadovini non ha ripetuto la fantastica prima gara ed ha terminato nono, anche a causa di una sbandata che per fortuna il pilota della BMW ha saputo controllare. Decima posizione finale per Baiocco, il cui compagno di squadra è stato vittima di un brutto high-side dal quale per fortuna non ha riportato conseguenze fisiche, se non una contusione ad un tallone. Oltre a Terol sono caduti anche Ponsson (contusone alla spalla destra) e Camier, mentre si sono ritirati per problemi tecnici VD Mark e Canepa. ROUND DONINGTON SYKES SI IMPONE IN GARA 2 di Carlo Baldi | Passeggiata solitaria di Sykes che vince anche gara 2 al GP del Regno Unito. Spettacolo alle sue spalle con Rea secondo davanti a Davies. Haslam è quarto in volata su un Giugliano in carenza di grip E’ stata la giornata di Sykes, che entra nella storia in quanto unico pilota ad aver conquistato tre doppiette consecutive sulla pista di Donington Park. Se in gara 1 per vincere Tom aveva dovuto fare a gomitate con Rea, nella seconda una paurosa sbandata al secondo giro, ha di fatto escluso Johnny dalla lotta per la vittoria. Da li in poi Sykes ha potuto imporre il suo ritmo. Con la pista libera davanti a se e con la sua Kawasaki tornata finalmente ad essere competitiva per tutto l’arco della gara, Tom ha chiuso in solitaria con oltre nove secondi sul leader della classifica generale, al quale rosicchia 10 punti. Troppo pochi per 68 poter sperare di riaprire il campionato, ma una fantastica iniezione di fiducia per il vice campione del mondo. Rea deve ringraziare la sua buona stella per non essere caduto nella tremenda sbandata al secondo giro, che lo ha fatto retrocedere sino al settimo posto, ma non gli ha impedito di cogliere l’ennesimo podio. Dopo aver capito che la sbandata era dovuta alla pista e non alla sua Ninja, Johnny è stato autore di una rimonta rabbiosa che ha macinato tutti i suoi avversari ad esclusione di Sykes, che aveva conquistato un vantaggio ormai incolmabile. Il terzo posto di Davies ripropone lo stesso podio di gara uno. Il gallese è stato bravo a recuperare posizioni dopo 69 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine Superbike moto ed io ora sono in grado di guidare come preferisco e i risultati lo dimostrano». e quasi non ci credo. E ‘incredibile e significa che dobbiamo continuare su questa strada». Sconfitto ma non battuto Jonathan Rea si consola con la classifica del mondiale. «Prima di ogni gara non penso mai alla sconfitta, ma Donington è certamente uno di quei circuiti nei quali il mio compagno di squadra eccelle. Me la sono vista brutta in gara due e sono stato davvero fortunato. Quando ho trovato il giusto ritmo mi sono reso conto che Tom era su un altro pianeta oggi, ma ho comunque potuto finire secondo perché sapevo che il ritmo della Kawasaki nella seconda parte di gara sarebbe stato veloce. Ho infilato la testa nel cupolino ed ho inanellato alcuni giri veloci che mi hanno permesso di ottenere la seconda posizione. Pere, il mio capo meccanico, mi ha appena detto che il divario punti in campionato è ancora a tre cifre Kawasaki imbattibili e quindi Chaz Davies si accontenta di buon grado. «Sono molto contento dei risultati di oggi. Il weekend non è stato facile ma abbiamo lavorato duro e finire entrambe le gare sul podio è stato un ottimo risultato. Oggi non eravamo allo stesso livello delle Kawasaki e quindi fare meglio del terzo posto sarebbe stato davvero difficile. Nella seconda gara non avevo molto grip e ho avuto anche un piccolo problema in partenza che fortunatamente si è sistemato quasi subito. Diciamo che abbiamo fatto il massimo possibile qui a Donington e che dobbiamo essere contenti, considerando soprattutto il fatto che questa è una pista dove non ho mai fatto così bene in passato. Ringrazio il mio team per il lavoro svolto in ROUND DONINGTON LE INTERVISTE DAL PODIO di Carlo Baldi | Sykes è molto contento per l’en plein, mentre Rea ammette che Tom oggi era di un altro pianeta. Davies (e Haslam) si accontentano dei loro risultati S ono stati sempre gli stessi tre piloti a salire sul podio di Donington Park e per questo abbiamo aggiunto anche il commento del quarto classificato Leon Haslam. Per Tom Sykes il campionato è iniziato a Donington? «Questo fine settimana ho fatto l’en plein : superpole, due vittorie in gara e nuovo record della pista. Dopo che in gara uno avevo dovuto lottare, in gara due sono partito molto bene e sono 70 entrato forte nella curva Craner e nell’Old Hairpin per evitare eventuali sorpassi e sono riuscito a prendere un po di vantaggio. La moto era davvero a posto e all’inizio ho fatto alcuni giri in 1’27. Quando ho visto che il mio vantaggio aumentava ho dovuto solo fare attenzione a come gestire la gara. Sono stato davvero contento della mia prestazione in gara e Marcel, il mio capo meccanico, e tutti i ragazzi hanno lavorato davvero molto bene. E bello vincere tutte le ultime sei gare qui a Donington, ma non c’è una ragione particolare. Stiamo trovando il miglior assetto per la mia 71 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine Superbike aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb questo weekend e adesso ci concentriamo sulle prossime gare, in cui spero di poter ottenere ancora buoni risultati». In precarie condizioni fisiche Leon Haslam oggi non poteva fare di più «Sono abbastanza soddisfatto dei risultati ottenuti oggi, considerando le mie condizioni fisiche. Ovviamente davanti al mio pubblico mi sarebbe piaciuto salire sul podio, ma credo che a conti fatti due quarti posti siano il massimo al quale potevamo ambire oggi. Sono partito bene in entrambe le gare, ma poi la fatica si è fatta sentire. Nonostante tutto, anche qui abbiamo dimostrato di esserci. Aspetto tracciati a noi più favorevoli per potermi esprimere al meglio. Ora pensiamo a Portimao, una pista che dovrebbe essere favorevole alla mia RSV4». 72 73 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine stile di guida ed adattarlo ad una Ninja diversa rispetto a quella che lo stesso Tom, con tanto lavoro, aveva sviluppato e reso competitiva. Che a vincere sia Rea oppure Sykes comunque sempre di Kawasaki si tratta. Gli altri stanno a guardare. Si è parlato tanto del nuovo regolamento che sulla carta avrebbe dovuto favorire la Ducati, ma che all’atto pratico ha solo reso meno competitiva l’Aprilia. Facile gettare la croce addosso ad Haslam e a Torres, ma la RSV4 del 2015 non è quella che dominava negli anni precedenti e che ha permesso ad un buon pilota come Guintoli di vincere un titolo mondiale. Prima con il solo Rea ed ora anche con Sykes, la Kawasaki si è saputa adattare perfettamente alle nuove regole, mentre la Ducati si è migliorata ma ha mantenuto ovviamente i limiti del bicilindrico e l’Aprilia ha dovuto fare un significativo passo indietro. Suzuki e Honda non sono della partita e non lo saranno sino a che in Giappone non decideranno di investire maggiormente sulla Superbike. Grandi progressi invece per BMW e per un team solo in Superbike parte ufficiale, che però può contare su tecnici italiani di valore e su di un Badovini che si è inserito alla perfezione nella sua nuova squadra e ha dimostrato che questa S 1000 RR 2015 ha del potenziale. Su di una pista favorevole al proprio pilota, abbiamo visto a tratti nei quartieri alti della classifica anche la MV, che però se vuole fare sul serio deve accelerare la realizzazione della nuova F4. Questa più di tanto non può fare. Nel mondo parallelo dei privati continuano a stupire Baiocco e Ramos, deludono il semi-ufficiale Salom e l’argentino Mercado, mentre Canepa sembra essere caduto dalla padella alla brace. 10 Tom Sykes Come lui stesso ha dichiarato, a casa sua Tom ha fatto l’en plein, conquistando la Superpole, le due gare e facendo segnare il nuovo record della pista. In gara uno ha fatto capire a Rea che oggi avrebbe vinto lui, a qualsiasi costo. Esaltato dalla prima affermazione dell’anno, in gara due ha tenuto un ritmo mostruoso che ha LE PAGELLE DI DONINGTON PARK di Carlo Baldi | 10 e lode per Sykes, di più non poteva fare nel GP del regno unito; 9 per Rea, lucido e fortunato; Davies porta a casa un 8,5 e due podi; 6 per Giugliano che sperava nella vittoria; bravo Badovini: 7,5 L a pista di Donington Park è una di quelle dove, per fortuna, il pilota può ancora fare la differenza. Una pista old style o British style che dir si voglia, che da ora in avanti dovremo chiamare DoningTom Park viste le tre doppiette consecutive di Tom Sykes. Un record. Spettacolare la sua lotta con Rea in Gara1. I due se ne le sono date di santa ragione, infilandosi in ogni minimo spiraglio lasciato libero dal proprio avversario e facendo 74 letteralmente a spallate. Un duello pieno di significati, nel quale Sykes ha voluto gridare in faccia al suo compagno-rivale che da ora in avanti per vincere dovrà fare i conti con lui. Chi parlava di sudditanza psicologica o di un Tom annichilito dal cannibale Rea è stato seccamente smentito. La verità era molto più semplice e meno cervellotica di quanto si potesse pensare. Rea si era adattato subito alla sua nuova moto, mentre per Sykes c’è voluto del tempo per modificare il suo 75 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito spazzato via i suoi avversari. Sbaglia chi pensa che quello di Sykes sia un fuoco di paglia. Il suo campionato è iniziato qui e da ora in avanti ne vedremo delle belle. Peccato solo che per il titolo non ci siano più speranze. 9 Jonathan Rea Deve essergli pesato molto lasciare via libera a Sykes, ma la ragione ha prevalso sull’orgoglio. Johnny lotta per il titolo mondiale, Tom no. Quando ha capito che il suo compagno di squadra avrebbe provato a stargli davanti anche a costo di cadere, Rea ha dimostrato una grande maturità, portando a casa un secondo posto che gli consente di mantenere oltre i 100 punti il suo vantaggio in classifica. Bravo e fortunato, visto il suo numero da rodeo in gara due, che solo per miracolo non si è trasformato in una caduta. 76 Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica 8,5 Chaz Davies Ancora una volta Chaz ha dimostrato che nessuno come lui sa portare a casa il risultato. Due terzi posti dietro alle irraggiungibili Kawasaki sono su un risultato di tutto rispetto per questo algido gallese che si lamenta poco, ma che da sempre il massimo. Otto podi in dodici manche sono un bel bottino e senza i problemi tecnici che lo hanno fermato a Imola sarebbe probabilmente secondo in classifica. 7,5 Leon Haslam Non bastano due costole incrinate a fermare il leonino Leon. Lavora duro con il suo team nelle prove, sino a che non trova un assetto accettabile per la sua RSV4, che gli permette di stare con i primi. Di più non si poteva fare e se non altro vince il duello con Giugliano in gara 2. 6 Davide Giugliano Doveva essere lui l’anti Kawasaki, ma i problemi di grip della sua Panigale lo hanno relegato al ruolo di comparsa. E questo lo ha fatto arrabbiare molto. Sperava di lottare con Sykes e Rea ma si è trovato a lottare con Haslam. Ed ha perso. Ora deve resettare l’hard disk e ripartire da Portimao. Può ancora darci molte soddisfazioni. 7,5 Ayrton Badovini Con lui la S 1000 RR va davvero forte e se non fosse rovinosamente caduto nelle libere di sabato mattina, distruggendo la moto buona, sarebbe partito più avanti e avrebbe potuto fare ancora meglio. Quinto e nono (a causa di una sbandata che in gara due ha posto fine alla sua rimonta) sono due ottimi risultati per un pilota che è salito su questa moto più di un mese fa. Superbike 7 Alex Lowes Quinto in Superpole e due volte sesto in gara. Corre sulla sua pista e questo lo avvantaggia, ma lo fa con una Suzuki e questo lo svantaggia. Il ragazzo mostra del talento che gli dovrebbe consentire di trovare una moto migliore per il prossimo anno. Per ora spreme come un limone la sua vetusta GSX-R1000, anche se di succo non ne esce molto. 5 Jordi Torres Non riesce ad adattarsi alla pista inglese. Non riesce ad adattarsi alla RSV4. Non riesce ad adattarsi alla guida di una Superbike. E siamo quasi a metà campionato. Lo spagnolo può fare di più, ma deve farlo ora. 77 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Superbike Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica SBK Donington Classifica Gara 1 Classifica Gara 2 Pos. Pilota Punti Pos. Pilota Punti 1 T. SYKES 25 1 T. SYKES 25 2 J. REA 20 2 J. REA 20 3 C. DAVIES 16 3 C. DAVIES 16 4 L. HASLAM 13 4 L. HASLAM 13 5 A. BADOVINI 11 5 D. GIUGLIANO 11 6 A. LOWES 10 6 A. LOWES 10 7 J. TORRES 9 7 J. TORRES 9 8 S. GUINTOLI 8 8 S. GUINTOLI 8 9 L. CAMIER 7 9 A. BADOVINI 7 10 D. SALOM 6 10 M. BAIOCCO 6 Classifica Generale 6 Sylvain Guintoli I suoi risultati (due volte ottavo) ci mostrano quale sia il reale valore della sua Honda. Il campione del mondo 2015 ha capito che difficilmente si potrà fare di più e si sta adeguando. Sembra impossibile ma a mamma Honda della Superbike non importa più di tanto. Tristezza. 5 Michael VD Mark Questa mattina Michael si sveglierà a casa sua in Olanda e penserà di aver fatto un brutto sogno. Caduto, ritirato e squalificato. Cosa avrebbe potuto fare di peggio? 78 7 Leon Camier Il cuore oltre l’ostacolo. Davanti al suo pubblico e sulla sua pista preferita Leon da il massimo e porta la MV in alto come non mai. Settimo in Superpole, nono in gara uno, non si accontenta e cade in gara due. Ecco il pilota sul quale MV potrà contare per sviluppare la sua nuova F4 (ma quando arriva?) 4,5 Leandro Mercado Non aver paura Tati, sino al prossimo anno a Donington non ti ci portano più. Pos. Pilota Punti 1 J. REA 280 2 L. HASLAM 179 3 T. SYKES 178 4 C. DAVIES 155 5 J. TORRES 117 6 S. GUINTOLI 92 7 M. BAIOCCO 72 8 A. LOWES 71 9 L. MERCADO 70 10 M. VD MARK 67 79 SPECIALE MOTOCROSS GP DEL REGNO UNITO 80 81 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine terminato secondo in entrambe le frazioni, il quale ha preceduto il non più sorprendente ufficiale Yamaha Romain Febvre che non solo si è aggiudicato il secondo podio consecutivo ma ha addirittura conquistato a denti stretti la vittoria della seconda manche. Ancora nelle prime posizioni anche il ritrovato Evgeny Bobryshev, due volte 4°, mentre il compagno di scuderia Gautier Paulin ha chiuso 7° dietro al pilota di casa Shaun Simpson, unico pilota privato della classifica dei top ten. Praticamente fantasma invece l’apparizione dello statunitense Mike Alessi, che ha chiuso solo la seconda manche al 17° posto. Brutta caduta invece per Davide Guarneri nella prima manche, che lo ha lasciato a terra privo di sensi. La gara è stata fermata per permettere ai medici di soccorrerlo, e fortunatamente le sue condizioni si sono dimostrate migliori da quello che appariva in un primo tempo anche se poi il pilota lombardo non è stato più in grado di ripartire. Dopo quello di Cairoli il miglior piazzamento azzurro Motocross è stato quindi quello di David Philippaerts che ha concluso 13° davanti ad Alex Lupino. Decisamente entusiasmante è stata ancora una volta la MX2, grazie allo scatenato Valentin Guillod che dopo aver messo in pratica gli insegnamenti del coach Yves Demaria ed aver trovato la messa a punto giusta della sua Yamaha ha strappato per la seconda volta la vittoria a Jeffrey Herlings dopo essersi spartiti un primo ed un secondo posto a testa. Terzo gradino del podio per Jordi Tixier, seguito dal consistente Pauls Jonass e da Max Anstie; 15 ° Ivo Monticelli ritirato nella seconda manche per una caduta dovuta ad un contatto con un avversario. Nell’Europeo 125 6ª piazza per Davide Cislaghi e 8ª per Filippo Zonta, mentre nella classe femminile vinta da Livia Lancelot al 16° del sabato dovuta una caduta Kiara Fontanesi ha affiancato un secondo posto chiudendo così il GP 8ª dietro a Francesca Nocera. Guarda le classifiche GRAN BRETAGNA CAIROLI FA IL BIS di Massimo Zanzani | Seconda vittoria MXGP consecutiva per il messinese e nella MX2 per Guillod che svettano nella settima tappa iridata D opo quella spagnola è arrivata quella inglese, a conferma che Antonio Cairoli ha ritrovato il suo momento magico. Una vittoria che ha sottolineato la scelta giusta di puntare sulla 450 per essere più competitivo in questa stagione salita ulteriormente di livello, e che lo ha avuto una doppia soddisfazione in quanto avendo centrato la sua sesta vittoria in Gran Bretagna ha scalzato il record che deteneva a pari punti coi belgi Joel Robert e Stefan Everts diventando il pilota con 82 più vittorie iridate oltremanica. Cairoli si è assicurato il gradino più alto del podio vincendo la prima manche, che ha condotto al comando dal primo all’ultimo giro, e chiudendo 3° la seconda dopo una scivolata nella prima parte di agra che lo ha costretto a rimontare dalla settima piazza. Un risultato particolarmente utile, perché gli ha permesso di portare da 30 a 21 i punti che lo separano dal capoclassifica Max Nagl che sul pratone inglese non è riuscito a far meglio di 5°. Il posto d’onore è andato a Clement Desalle, 83 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine Motocross TONY CAIROLI “IL 450 È LA SCELTA GIUSTA” di Massimo Zanzani | Un primo e un terzo posto bastano a Cairoli per aggiudicarsi il GP del Regno Unito e per diventare il pilota più vincente oltre la Manica « Siamo contenti, è stato un week end molto positivo qui in Inghilterra - racconta Cairoli nell’intervista post gara -. Abbiamo vinto la qualifica del sabato, abbiamo portato a casa una grande vittoria nella prima manche e un terzo posto della seconda. La scelta del 450 si sta rivelando azzeccata, sono contento di aver fatto questo cambio». La differenza rispetto alle 450 si sentiva? «Quest’anno devo dire che il livello si è un po’ alzato e anche le piste sono un po’ cambiate, quindi erano più gli svantaggi che i vantaggi per 84 la 350. Sono contento di aver fatto questa scelta, è stata quella giusta». La prima manche? «E’ andata bene, e stava andando bene anche prima dello stop dopo la caduta di Guarneri. Ho preso la holeshot della ripartenza e sono andato a vincere. Nella seconda manche sono caduto mentre ero quarto e ho perso un po’ di posizioni. Ho allora rimontato dall’ottavo al terzo posto. E’ stata difficile, ero un po’ stanco, però ho portato a casa il GP». Come hai fatto a cadere? «Era un punto bagnato, sono uscito fuori traiettoria e mi è andato via il davanti. Una caduta normale, anche un po’ banale». Oggi sei il pilota che ha vinto più GP in Inghilterra. Una bella soddisfazione. «Ho battuto grandi campioni, e portare a casa questo risultato è sicuramente molto gratificante. Vincere qui in Inghilterra è sempre molto bello perché in fan sono molto calorosi. E’ uno dei Paesi dove preferisco correre». 85 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine EDITORE: CRM S.r.l., Via Melzo 9 - 20129 Milano P. Iva 11921100159 RESPONSABILE EDITORIALE Ippolito Fassati CAPO REDATTORE Edoardo Licciardello REDAZIONE Andrea Perfetti Maurizio Gissi Maurizio Tanca Cristina Bacchetti Thomas Bressani Francesco Paolillo Aimone dal Pozzo Marco Berti GRAFICA Thomas Bressani COLLABORATORI Nico Cereghini Massimo Clarke Giovanni Zamagni Carlo Baldi Massimo Zanzani Enrico De Vita Ottorino Piccinato Antonio Privitera Antonio Gola Alfonso Rago COPYRIGHT Tutto il materiale contenuto in Moto. it Magazine è oggetto di diritti esclusivi di CRM S.r.l. con sede in Milano, Via Melzo 9. Ne è vietata quindi ogni riproduzione, anche parziale, senza l’autorizzazione scritta di CRM S.r.l. 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