siamo persone e non ideologie!
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siamo persone e non ideologie!
Gli Stornelli del Manzoni Editoriale Cari lettori Cari fedeli lettori, scrivo a voi per annunciarvi l’AGISCO, un nome, un progetto, un’idea, nato dalla volontà di riunire i migliori elementi delle migliori redazioni dei migliori giornalini delle scuole milanesi, per costruire insieme, unendo i pregi di tutti. Carducci, Berchet, Volta, Parini e Manzoni hanno già risposto all’appello ma chiunque avesse contatti con altre redazioni farebbe un grande favore a tutti noi se ci informasse al riguardo. Se volete contribuire dal punto di vista degli articoli non avete che da mandare tutto alla nostra redazione, a mano, alla casella blu, alla casella virtuale [email protected]. Gli argomenti che più interessano sono: l’Italia come la vorremmo noi, politica all’interno delle scuole, il sabato sera, dietro i banchi, libri film & cultura, vignette e fumetti. Contattateci se vi servono chiarimenti Io AGISCO, e tu? Ciappo Sommario 3 - Prima Pagina 8 - Agisco 6- Politica 10 - Attualità 13 - Visto per Voi 14 - Maggika Miusika 15 - Lettere 16 - Scuola 17 - Dialoghi & Racconti 19 - Poesie 22 - Acchiappasogni II Gli Stornelli del Manzoni Prima Pagina Il Governo di Prodi, La vittoria di Berlusconi di Davide Canzano Vª B Il 9 e 10 Aprile si sono tenute le elezioni politiche per l’elezione del nuovo parlamento e di conseguenza per la scelta del nuovo governo. Il risultato di queste elezioni è stato quanto mai sul filo del rasoio in quanto si è vista prevalere di soli ventiquattro mila voti la coalizione di centro-sinistra alla Camera, coalizione che ha ottenuto la maggioranza anche al Senato solo grazie ai voti degli italiani all’estero. Prima di passare alla mia riflessione vorrei solo fugare ogni dubbio sulla irregolarità del voto. Il governo di Romano Prodi, infatti, avrà ogni diritto ad esistere e a governare sia perché la legge elettorale VOLUTA DA BERLUSCONI ha assegnato ai vincitori un ampio premio di maggioranza, ma soprattutto perché il risultato è stato certificato dal Ministero dell’Interno presieduto da Pisanu (Forza Italia), dai vari uffici elettorali delle procure (i cui procuratori sono scelti proprio da Pisanu) e infine dalla suprema corte italiana, la Corte di Cassazione. Prima di chiudere questa parentesi vorrei anche ricordare che proprio Bush nel 2000 vinse le elezioni presidenziali per 300 voti in uno stato (che gli assegnarono la maggioranza in parlamento) benché la totalità dei voti popolari di tutti gli stati fossero a favore del candidato democratico Al Gore. Nonostante la vittoria elettorale di Prodi, però, è chiaro che il vincitore morale di queste elezioni è proprio Berlusconi. Quest’uomo , dopo cinque anni di malgoverno, dopo aver approvato decine di leggi che gli hanno permesso di essere scagionato dai suoi processi per corruzione, dopo aver tentato di aiutare Dell’Utri (condannato a 9 anni ma ugualmente candidato ed eletto in Lombardia in Fi) a far cadere in prescrizione il suo processo per mafia, dopo aver operato un’epurazione in rai di tutti i giornalisti a lui scomodi, dopo aver candidato nelle liste del suo partito fascisti del calibro di Romagnoli, dopo tutte le scellerate riforme, dopo aver fatto promesse irrealizzabili, dopo aver screditato l’Italia agli occhi degli altri paesi, dopo aver cercato di distruggere la nostra Costituzione, bene dopo tutto questo e molto altro ancora il suo partito ha ottenuto il 23% confermandosi il primo partito italiano! La storia del signor B. è la storia di un uomo che, attraverso appoggi misteriosi e soldi guadagnati attraverso falsi e finanziamenti poco chiari, è riuscito a scalare il potere, governare per cinque anni in modo disastroso, creare attraverso il controllo del 90% dell’informazione televisiva un consenso senza precedenti… ma la sua opera più drammaticamente riuscita è stata quella di rimontare lo svantaggio accumulato in questi anni nei confronti della sinistra diffondendo la paura del ritorno dei comunisti, invadendo gli schermi televisivi, ignorando la par-condicio, cercando di calpestare le regole democratiche e conducendo una campagna elettorale nel segno delle divisioni (con o contro di lui, dividendo il popolo di Confindustria, comunisti o anticomunisti, coglioni o intelligenti). Ora dopo aver invano sperato che una netta maggioranza degli elettori avessero deciso di voltare pagina una volta per tutte, non resta che constatare che milioni e milioni di Italiani gli hanno creduto ancora una volta, che milioni di Italiani non sono stati così “coglioni da votare contro i loro interessi” e che se non fosse per quello 0,06%, ci sarebbe ancora lui al governo. Questa del centrosinistra è ahimè una vittoria al sapore di sconfitta. Gli Stornelli del Manzoni Agisco Ecco, di seguito, il primo passo del progetto AGISCO spiegato nell’editoriale. Abbiamo pensato di iniziare condividendo una breve descrizione della propria scuola. I testi che leggerete sono pubblicati allo stesso modo sui numeri di maggio del Giornalotto (Liceo Volta), della Finestra sul cortile (Liceo Carducci) e del Flogisto (Liceo Berchet). Speriamo che l’idea di allargare le nostre conoscenze e la diffusione dei nostri articoli vi piaccia, e che questa iniziativa sia uno stimolo per cominciare un lungo confronto tra le scuole di Milano. Uno sguardo al Liceo Manzoni di Lorenzo Casullo Il Liceo Classico Manzoni si trova in Via Orazio e ha circa 850studenti, numero in costante ascesa. Già, sempre più ragazzi e ragazze decidono di iscriversi nella nostra scuola. Di certo è una tendenza in generale aumento, quella dell’iscrizione ai Licei, ma perché scegliere proprio il Manzoni? Non per una particolare offerta formativa, uguale a quella degli altri Classici e che Elettra descrive bene nel suo articolo. Probabilmente per la fama di scuola politicamente impegnata e attiva. Fama non ingiustificata, visto che, ormai da molti anni, al Manzoni si organizza l’occupazione, oltre a molte assemblee d’istituto e conferenze pomeridiane. Il Collettivo Politico ha l’egemonia in questo campo, confermata dalle vittorie alle elezioni per il Consiglio d’Istituto, che dà una forte connotazione politica alla scuola. Tuttavia non mancano le critiche e le proposte alternative (il “pensiero unico” non alberga al Manzoni), aumentate negli ultimi anni, che hanno portato novità politiche e culturali. Tra queste novità, la principale è “Gli Stornelli del Manzoni”, il giornale che, da due anni, offre a tutti - alunni e professori - uno spazio mensile di confronto e di espressione. Sfogliando le sue pagine, si possono scoprire le opinioni, i sogni e tanto altro degli studenti del Manzoni, liberi di partecipare alla sua realizzazione o di pubblicarvi un loro scritto. Parlando di partecipazione, però, si tocca un tasto negativo della nostra scuola: le attività alternative sono molte, ma non altrettante le persone che vi prendono parte: disinteresse? scetticismo? mancanza di informazione? Chissà… Che cos’altro caratterizza la nostra scuola? I corsi di cinema e di teatro - con i ragazzi che li frequentano sempre impegnati in rappresentazioni dei classici nel teatro dell’aula magna, a maggio - i tornei di pallavolo e di calcetto. Poi ci sono persone come Gianni, ufficialmente tecnico ma in pratica factotum che risolve ogni tipo di problema nella struttura, o Franchina, la commessa sempre informata su tutto e pronta ad aiutarci, che fanno un lavoro fondamentale anche se meno visibile. Se volete scoprire qualcosa di più, venite a trovarci nel catartico momento dell’uscita, ma fate attenzione a non farvi insultare dagli automobilisti e soprattutto a non farvi investire…purtroppo abbiamo solo uno stretto marciapiede intorno all’edificio e questo è un problema, forse il più grande, del Liceo Classico Manzoni. ★★★ Il Berchet di Francesco Sala Il liceo Berchet si erge maestoso in quel della Commenda, fondato nel 1911 e dedicato ad onore di un non notissimo personaggio della letterature italiana dell ‘800, nonché eroe risorgimentale. Vanta tra le sue glorie numerose lapidi all’interno dell’atrio e del cortile, le quali ricordano alle generazioni future l’eroismo dei tempi che furono; tra cui spicca quella dell’arcigno primo preside della scuola. Ha inoltre una delle biblioteca scolastiche più grandi della regione con oltre 13.000 volumi, e si fregia anche di uno dei migliori siti dedicati ad una scuola e anche di un record di presenze nell’anno 2002-2003 che hanno superato le 1300 unità. Tutte queste fastose glorie hanno spinto più di 5 anni fa una band uscente dell’ultimo anno a comporre un inno per celebrare debitamente le glorie di questa scuola, che mi è stato presentato quand’io m’iscrissi; inno che grazie al cielo è stato sepolto nelle nebbie dell’oblio… Il Flogisto, del quale io sono caporedattore, non può vantare ahimè, né cotanta gloria né prestigio. Esso fu fondato, dopo due tentativi falliti, come giornale del collettivo 3 anni fa dal carismatico Rocco Polin, poi passo nelle mani di Andrea Parapini, e infine nelle mie anche se l’ordinamento assolutistico che ha caratterizzato la sua redazione sembra tirare le sue ultime ore. Per dovere di cronaca non può vantarsi nemmeno di essere l’unico giornale dell’istituto (seppur può dirsi il più attivo) dato che ne esistono altri due. Tuttavia la redazione quest’anno si è allargata e stabilizzata (rispetto all’oligarchia precedente) e può dirsi sicura di mantenere in vita il giornale per i prossimi anni a venire. Gli Stornelli del Manzoni Agisco Il solitario Carducci, ovvero dell’isolamento del liceo classico di Elettra Capisani Quando, ormai cinque anni fa, mi destreggiavo tra i mille open day apparentemente indispensabili alla scelta del futuro luogo di studio, tutti i licei classici venivano sponsorizzati allo stesso modo: questa tipologia di scuola apre la mente e sviluppa la capacità di ragionamento, forma cittadini acculturati e consapevoli, spalanca le porte della conoscenza e conseguentemente della coscienza critica – oggi indispensabile per comprendere questo complesso mondo. Addirittura, in un opuscolo di cui si dotavano i visitatori del mio attuale istituto, si affermava “il concetto della cultura come possesso profondo dell’individuo, deposito dei suoi valori, fonte di una disciplina in grado di produrre frutti in ogni ambito professionale”. Tuttavia, dopo circa 1000 giorni passati sui banchi di scuola, capisco che le succitate frasi erano solo modi di dire, come tali privi di sostanziale significato: dalla quarta ginnasio fin alla terza liceo, quel che ai professori interessa è esclusivamente il tuo prendere bene appunti, saper esporre con proprietà di linguaggio e riassumere i concetti principali. Conseguentemente, il cosiddetto bagaglio culturale si trasforma in sterile nozionistica, inutile tanto nella realtà quotidiana – qualcuno ci chiederà mai chi è l’Anonimo del Sublime? – quanto in quella scolastica – visto che il tutto è dimenticato dopo il momento di verifica. Con stimoli quali dibattiti sull’attualità in classe, assemblee plenarie serie, confronti continui con compagni o professori, la scuola dovrebbe aiutare ed incoraggiare la prassi dell’interiorizzazione delle conoscenze in quanto arricchimento personale, dell’interesse per l’attualità, interpretata attraverso gli strumenti forniti dalla scuola, della lettura tra le righe di processi storici in realtà ancora modernissimi, e invece tutto questo è lasciato alla libera iniziativa. Addirittura, quelle rare volte che ciò avviene – vuoi per un retroterra famigliare particolarmente “fecondo”, vuoi per personale spirito di sacrificio – l’imperfetta istituzione non solo non lo riconosce, perché il sapersi orientare tra competenze e mondo reale non rientra nei parametri con cui giudicare, ma nemmeno favorisce la diffusione delle idee così faticosamente partorite – che rimangono dunque personali e acerbe, prive di quelle critiche (costruttive) necessarie al loro arricchimento o evoluzione. Il liceo classico è già un’ottima scuola, ma potrebbe esserlo di più, se solo si sforzasse di non ripiegarsi su di sé, estraniarsi dal mondo, indietreggiare di fronte all’attualità – come di fatto accade al Carducci, perché se è vero che la sua attenzione dev’essere rivolta (come d’altronde dice il nome) al mondo antico, è anche vero che questo serve a comprendere la realtà in cui viviamo. ★★★ Il Volta di Marco Fasola Il Volta è un edificio labirintico e tortuoso, che si snoda su sei piani (senza contare gli ammezzati) in lunghi corridoi e scale faticose. Nonostante l’aspetto poco brillante dell’edificio, nasconde nelle sue classi una popolazione di studenti tra le più interessanti che conosca: gente capace di trascorrere le notti sui libri come di passare giorni e giorni senza toccarne uno. Lo “Scientifico” inciso nella lunga sigla di metallo affissa sulla facciata della scuola non deve ingannare: le materie umanistiche si studiano, e anche parecchio. Questo Liceo scapestrato vanta un grande passato di manifestazioni e proteste studentesche, e soprattutto, dal 1980 fino a pochi anni fa, un grande Preside: il Professor Ferdinando Giordano, il quale seppe dare al Liceo un enorme impulso e lo portò ad ottenere il famoso “bollino blu”, la certificazione di qualità, della quale ancora oggi gli insegnanti ci ricordano l’importanza. Tre anni fa, la sua morte improvvisa ed inaspettata sconvolse l’anima del Liceo. Oggi, a quasi tre anni da quel lontano pomeriggio di maggio, le iniziative sono ancora vive. Dal Comitato Studentesco, proprio nel 2003, è nata una nuova forma di attività studentesca: l’”Ataldì”, acronimo di ATtività DIdattica ALternativa (l’edizione 2006 si è conclusa pochi giorni fa). Si tratta di un periodo di più giorni completamente gestito dagli studenti, sia per i contenuti che per l’organizzazione, in cui chiunque ha la possibilità di organizzare un gruppo di lavoro sull’argomento che desidera, invitando se vuole un “esperto” esterno alla scuola per approfondire il tema. Infine, ad allietare le ore di filosofia e matematica, c’è il Giornalotto, mensile di opinioni, informazione e deliri di giovani menti milanesi alle prese con il mondo: le sue pagine, com’è giusto che sia, sono dedicate al Professor Giordano. Il Volta è così: una scuola palpitante, piena di potenzialità (anche se molte spesso non vengono sfruttate appieno); un luogo dove se vuoi, se ti impegni, le tue idee trovano lo spazio per crescere. Un Liceo dove di occasioni ce ne sono molte, e spetta solo a chi lo frequenta saperle cogliere. Gli Stornelli del Manzoni Politica …solo un coglione… di Perfetti Nicolò IIª B Sono a casa e sto faticosamente tentando di scrollarmi di dosso un senso di opprimente svogliatezza dovuta all’enorme quantità di tempo libero che per il ponte del 24-25 aprile ci è stato concesso. Ventiquattro o meglio 25 aprile, quello che è stato scelto come il girono simbolo della liberazione dai regimi nazi-fascisti. Il giorno della liberazione che di fatto ha sancito la nascita della repubblica italiana, dovrebbe essere non solo un momento di ricordo ma soprattutto un momento di unità, la stessa che ha avuto il popolo nostrano nel plaudire alla Liberazione del ’45. Ma qualcuno pare non aver capito, ancora oggi, cosa significhi la parola Unità, parola che magari ha la stessa radice della coalizione per cui ha votato. Ma non mi voglio addentrare nei meandri della disputa politica, semplicemente voglio spiegarvi il motivo che mi ha spinto a buttare giù queste quattro righe. Proprio oggi 25 aprile in varie piazze italiane, Roma, Milano, ecc. si sono tenute varie manifestazioni appunto per ricordare il giorno della liberazione, ma ora giungo al punto che più mi interessa: ciò che mi ha colpito, e sinceramente disgustato, è stato il fatto che alcuni esponenti, vedesi esponenti leggesi Rutelli, hanno dichiarato che persone come Berlusconi o quelli che hanno lavorato con lui nel governo di centrodestra non sarebbero meritevoli di partecipare a manifestazioni contro i regimi o PRO liberazione in quanto essi stessi ICONE di privazioni o restrizioni alla libertà. Io ritengo che il voto, quale per altro ha permesso al centrosinistra di salire al governo, sia la Massima espressione della libertà di ogni individuo nel particolare e di ogni stato in generale. E a quanto pare il popolo italiano questo diritto lo ha esercitato più che pienamente. Ma quel che è più grave è che purtroppo non solo esponenti del mondo politico si lascino andare a queste INTELLIGENTISSIME dichiarazioni, ma ancor meglio alcuni manifestanti si sono resi protagonisti di contestazioni nei confronti di Letizia Moratti e di suo padre che pure erano presenti per manifestare in ricordo della liberazione e non certo per essere presi come bersagli, fortunatamente solo di cori, sfottò e parolacce. Ora mi chiedo: la manifestazione era prerogativa di qualche gruppo politico particolare? Ed ancora, cosa diavolo centra lo slogan: “SCUOLA PUBBLICA PER TUTTI” durante una manifestazione per il 25 APRILE? E poi: perché il padre della Moratti, ultrasettantenne, in carrozzina, vittima esso stesso del regime fascista deve essere fischiato? Ed ora odiatemi tutti se ridendo scrivo che chi fischia, fomenta il rancore, coglie l’occasione per strumentalizzare una manifestazione, non solo è un CRETINO come direbbe il prof. Gianazza, ma è anche un COGLIONE….. ★★★ La replica di Ciappo Certe volte pare che anche dei fatti all’apparenza banali possano essere ingigantiti e letti in modo tale da distorcerli completamente. 25 aprile, la Moratti è in corte e viene fischiata. E allora? Non è certo per la sua partecipazione che la cara Letizia è così amata, ma molto più probabilmente è a causa della sua meravigliosa riforma della scuola che qualcheduno si è sentito in dovere di manifestarle i propri pensieri e il proprio disappunto in maniera più o meno accalorata. Bisogna invece indignarsi quando per difendere l’ex ministro della“pubblica”istruzione viene tirato in ballo il povero papino invalido a cui penso nessuno abbia granché da rimproverare, salvo il fatto di aver generato un tale disastro in gonnella, o che si citi la famigerata Unione per qualsiasi cosa succeda in manifestazioni e cortei per fare della mera demagogia propagandistica. Penso anche che la Moratti, adulta vaccinata, non si ritirerà in camera sua a piangere se qualcuno le ha rivolto qualche colorito epiteto, e non si può nemmeno biasimare chi lo ha fatto perché si tratta di legittima difesa: lei ha insultato gli italiani ritenendoci troppo RINCOGLIONITI per accorgerci della sua opera distruttrice, gli italiani rispondono a tono. Direi che è tutto; se volete replicare però non scrivetemi che la democrazia (inizio a provare la nausea quando sento questa parola) si basa sul rispetto delle idee degli altri: uno stato è libero quando le opinioni si scontrano, quando si possono passare delle ora a litigare con gli amici e i nemici; discutere con chi la pensa diversamente è come mangiare: qualcosa dell’altro si scarta, qualcosa si accetta, qualcosa si metabolizza e si riutilizza. Non vorrei mai vivere nello stato di un ipotetico Grande Fratello (mi riferisco a Orwell); la libertà non è solo rispettare, la libertà è confrontare. Gli Stornelli del Manzoni Politica Che fare? (solouncretino 6) del professor Giampiero Gianazza 1) Chi ha vinto? In un sistema elettorale maggioritario o con premio di maggioranza non c’è niente di straordinario né di scandaloso se una delle parti vince per una manciata di voti. E ciò è avvenuto spesso in paesi di antica tradizione democratica senza creare uno scandalo. Talvolta addirittura (negli Stati Uniti, ma anche in Francia o in Inghilterra) si è dato il caso di situazioni in cui l’esecutivo e il parlamento, o anche i due rami del parlamento, hanno avuto orientamenti contrapposti a causa della presenza di maggioranze diverse. Senza andare tanto lontano è bene ricordare che negli ultimi cinque anni, il governo sciagurato e criminale testè dimessosi ha legiferato dispoticamente al di fuori di un qualsiasi controllo e confronto sulla base del 46% dei consensi. Ciò -ricordiamolo- è avvenuto a causa del mancato accordo tra il centro sinistra e la sinistra antagonista, che insieme disponevano di un consenso elettorale maggiore (2001). La nuova legge elettorale, quella con cui abbiamo votato, è stata voluta dalla destra proprio con lo scopo di evitare la vittoria del centrosinistra unito. Ma il centrosinistra ha vinto ugualmente. 2) La cagnara. Eppure dopo lo spoglio dei voti è iniziata una operazione massiccia volta a delegittimare la parte vincente, respingendo il dato elettorale. Di questa cagnara ringhiosa e delle minacce golpiste dei perdenti non c’è da meravigliarsi. Stupisce invece - e preoccupa - il credito e il sostegno che la stampa e la televisione di stato offrono alla tesi dell’ingovernabilità. Non abbiamo potuto nemmeno leggere i dati elettorali definitivi, comprensivi del voto degli italiani all’estero e della Valle d’Aosta, dove si è votato sulla base di una diversa modalità. Se qualcuno volesse prendersi la briga di fare un po’ di conti scoprirebbe da sé che alla Camera l’Unione dispone di una maggioranza più sicura sulla base di una differenza di consensi ben maggiore dei 24.000 sbandierati dalla destra. E scoprirebbe che ora al Senato il vantaggio per la destra è scomparso. Ma la stampa, la televisione, anche quella che si è schierata con la sinistra in favore del cambiamento, vuole così imporre al nuovo governo un basso profilo, per impedire che il peso di quelle forze che hanno aperto il dialogo con i movimenti (come il pacifismo, i no-tav, i no-global e via dicendo) possano condurre a scelte che vadano nella direzione del controllo sociale sulla finanza e sul mercato, impedendo il progetto di un liberalismo moderato che riesca a mantenere la pace sociale senza rinunciare alla rapina imperialistica e senza combattere la disuguaglianza. E in questa operazione è evidente la complicità di vasti settori del centro-sinistra. E allora? Abbiamo sicuramente un problema: il bilancio dello Stato, dissestato in questi cinque anni da una politica irresponsabile e criminale. Il nuovo governo deve essere posto nella condizione di rimediare ai guasti senza dover sostenere l’urto di una forte opposizione. Tuttavia deve raggiungere questo obiettivo attraverso azioni che vadano nella direzione del riequilibrio economico e sociale, invertendo l’attuale tendenza alla incentivazione del privilegio. E lo può fare con significativi segnali (Zapatero docet!): a) il ritiro delle truppe italiane all’estero (che comporterebbe anche un grosso risparmio). b) il ripristino della progressività fiscale, che faccia pagare le tasse ai ricchi piuttosto che ai lavoratori salariati (lo ha fatto anche la Merkel in Germania, pur essendo una conservatrice). c) la persecuzione dell’evasione fiscale. d) l’abolizione della legge che depenalizza il falso in bilancio, uno dei provvedimenti legislativi più vergognosi di tutti i tempi, volto ad autorizzare la truffa verso lo stato. e) il ripristino della centralità della scuola statale e l’abolizione delle sovvenzioni alla scuola privata. f) il ripristino di una assistenza sanitaria efficiente e tempestiva, gratuita per tutti. g) la difesa della separazione dei poteri. Su questi problemi potremo giudicare il nuovo governo e su questi temi sarà decisiva la vigilanza militante di tutti coloro che non sono cretini. ★★★ Seeeeeeeeeeeee di CiGo finalmente, era ora che qualcuno si facesse sentire, che qualcuno trovasse i coglioni per dire che non ci stava e li tirasse fuori, era ora che quei fantomatici, semprecitati e mai davvero sentiti fascisti saltassero fuori con qualcosa che vada oltre il pestaggio bieco da quartiere gratosoglio o le scritatrelle da asilonidomariuccia su muri che chiedon benaltro. una dichiarazione di presunta “indipendenza intellettuale”, che probabilmente scritta da chi si ritiene fascista fa unpo’ ridere, ma è pur sempre un inizio.... la volontà da parte di quella che era fino a questo momento un’entità piu o meno astratta d’imporsi concretamente su un piano diverso da quello della mera violenza fisica. ci dovrebbe forse far paura questo gesto cosi concreto, tinto di fosche minacce e vaticini oracolari che inneggiano a croci bruciate e piombini colanti?? direi piuttosto che dovrebbe essere da stimolo per menti pensanti, stimolo ad un confronto che vada oltre gli slogan nostalgici e le canzonette da parata. la cosa che davvero preoccupa è che giovani studenti ancora oggi s’identifichino con ideali che prendono l’individuo, lo spersonalizzano, lo annientano lo mortificano lo distruggono in nome di ideali burletta la cosa preoccupante è che la cultura, per la quale si paga un prezzo cosi alto, non fornisca la capacita critica minima che permetta a tutti di capire come un individuo che persegue la felicità o solo il quieto vivere non possa NON POSSA crisstoiddio in alcun caso neanche lontanamente pensare di abbracciare ideali totalitari. e questo si riferisce al rosso e al nero al bianco e al giallo al verde e all’azzurro.... e chi ha le orecchie per intendere intenda e chi non intenda sele lavi e chi non ha le orecchie un po’ mi spiace per lui... Gli Stornelli del Manzoni Politica Elezioni sinistre di Francesco Fiero Vª I Lo schietto e fiero votante di sinistra si alza con un ghigno beffardo al sorgere del mattino. Si stira senza ferro, corre a prendere dal cassetto bandiera e maglietta di Che Guevara e si spiattella sulla cocozza un cappellino misura “neonato prematuro” che gli stringe la calotta cranica neanche fosse una mors senza alfabeto. Sa che è il suo giorno. Sa che dopo 5 anni di sofferenze, dopo 1825 giorni di sbeffeggiamenti dagli amici del bar berlusconiani e per giunta milanisti, dopo il varo di leggi che era meglio non solo non leggerle ma anche non scriverle, finalmente vivrà il suo momento di gloria (e anche di Giovanna, dipende dalle persone). Neanche il tempo di sbattere le ciglia e sbattere la macchina contro un palo, che subito il gagliardo votante di sinistra si ritrova in piazza, in mezzo a bandiere sventolanti, fazzoletti sventolanti, e anche qualche sventola sventolante, vista la prematura ubriacata di successo. Il tempo vola tra canti partigiani e ballate russe. Sono già le 15.00. Arrivano i primi Exit Poll, e danno la sinistra a +5 rispetto alla destra. In piazza partono orge, limonamenti di gruppo e venditori di limonate che lavorano a tutta birra (nonostante vendano limonate). La sinistra votante è in delirio, la gioia incontenibile, in particolar modo per gli incontinenti, il palco viene già preparato, il discorso di Prodi ci sarà tra poco, già nel primo pomeriggio. Tra i partiti si respira aria orgasmica. La rosa nel pugno ha smesso di lamentarsi per le spine, Pannella ha interrotto lo sciopero della fame e sta svuotando il ristorante “L’impepata imperitura”, Santoro ha già ripreso in mano il microfono e Biagi ha già chiesto la riassunzione per lavorare al Fatto, ora diretto da Lapo. Tutti festeggiano senza ritegno, non facendo minimanente caso alla previsione a braccio degli Exit Poll, che specialmente nel periodo dell’aviaria non sono molto affidabili. Le ore passano, di voce nelle corde vocali ce n’è ancora, così come rimane ancora qualche riserva di Chianti d’annata. Qualcosa però va storto. E non mi sto riferendo alla camminata di uno zoppo, ma all’andamento dello spoglio dei voti (che detto così non sembra sfigurare in un film erotico). I punti di vantaggio sono sempre meno, la sinistra pare la Juve a fine campionato. Le bandiere si arrotolano da sole, i megafoni si spengono, la strizza comincia a farsi sentire. “Perché diavolo dobbiamo avere paura?”, pensano i baldi votanti di sinistra. “Stasera saremo di nuovo qui a festeggiare!”. Sono le due di notte e le bandiere giacciono ancora per terra, in mezzo a sei milioni di mozziconi di sigaretta, i megafoni sono ormai la nuova dimora dei ragni, il palco sta marcendo e di Prodi nemmeno l’ombra. Addirittura al senato è in vantaggio la destra. Alla camera regge la sinistra, fortunatamente, e qui bisogna ringraziare Bertinotti che la camera l’aveva prenotata due settimane prima. Alle tre spunta la testolina di Prodi sul palco. Qualche applauso e qualche fischio di incoraggiamento (per sé stessi, presumibilmente). Prodi è stanco, visibilmente. Le borse sotto gli occhi sono sotto i piedi. Chiede un attimo di silenzio e urla: “Compagni… Dai, abbiamo vinto! Sì, sì, abbiamo vinto, dai! Sono le tre, voglio andare a letto. Dai che abbiamo vinto!”. La folla urla non si sa per gioia o per disperazione. Prodi ha già davanti agli occhi il suo cuscino imbottito, ma gli elettori sono ancora lì, sudati, puzzolenti, incazzati, con il culo stretto stretto. E’ notte fonda e in tv ci sono ancora Vespa che ronza da una parte e Mentana che rinfresca la gola dall’altra. Dal quirinale i risultati arrivano a pizzichi e morsichi, anzi, non arrivano proprio. Sembra che bisognerà aspettare la mattina per sapere chi ha vinto. L’elettore di sinistra apre gli occhi alle 7.00 del mattino, in mezzo a lattine e merde di piccioni, si guarda in giro e non vede più nessuno.“Dove sono finiti tutti? Non avrà veramente vinto la destra?” Corre a casa e accende la tv. “No, allora non mi ero sognato niente! La destra è ancora in vantaggio al senato!”. Affranto spegne la scatola con gli occhi spenti, spegne la luce e spegne la sigaretta. Ma si sa, le storie a lieto fine piacciono. Nel primo pomeriggio la piazza si ripopola, e “Miracolo!” le bandiere sono aperte, e sventolano orgogliose nell’aere. “Ma com’è possibile tutto ciò! Come?”. E la risposta sta in una maglia. Anzi, in tre. Grazie Tremaglia, grazie. Grazie per aver voluto una legge che dava il diritto agli Italiani all’estero di votare, grazie. Sinceramente, però…Detto tra noi…Un uomo così masochista deve tifare per forza di cose l’Inter! 6 199 o m re San Gli Stornelli del Manzoni Politica Vaghe discordanze screpolate nella società odierna di Victor Campagna Iª D Partiamo da un presupposto: l’attenzione politica nel Manzoni è bassissima. Perché? A mio avviso questa disattenzione è data da una forte incapacità di comunicare da parte della nostra società. Siamo, infatti, al cospetto di una snaturata civiltà, in cui prevale il proprio interesse, non più l’interesse di tutti, ma l’interesse del singolo, sprofondando così nell’egoismo più che totale, nell’invidia, nel malessere. Cosa molto grave, perché noi, uomini, siamo uomini se viviamo in società, se abbiamo rapporti interpersonali, affinché il nostro intelletto sia messo alla luce, perché se no non potremmo mai e poi mai accorgerci delle nostre capacità, in quanto è il rapporto con gli altri a concederci la stessa dignità umana, è il rapporto con gli altri a portarci allo sviluppo, perché non può, l’uomo, essere senza che ci siano altri dopo di lui, in quanto non riuscirebbe a sopravvivere come specie. Colpevole di ciò è lo sviluppo del Capitalismo. Sia ben chiaro: non condanno il capitalismo all’oblio totale. Sarei un pazzo. Constato, semplicemente, che il capitalismo è divenuto uno scettro per una parte, un bastone per l’altra, una percossa per l’altra ancora. Ovviamente è uno scettro per la classe alta, un bastone per la classe media, una percossa per la classe povera. Cosa c’è di male? Il male è che la classe alta tende a voler di più e a diventare egoista, la classe media diviene simile alla classe alta, ma più moderata, perché più eterogenea, e la classe povera diviene un comodo incomodo molto invidioso, quindi, scontroso e di conseguenza emarginato. Inoltre non aiuta il fatto che la ricchezza stia in poche mani, il benestare in una buona parte, la povertà in gran parte (nel mondo). Quindi cosa si può fare? Nulla? No! Bisognerebbe, prima di tutto, riequilibrare nelle varie nazioni ricche la ricchezza, affinché non ci siano distinzioni economiche, poi ridistribuire la ricchezza d’avanzo nei vari paesi arretrati così da sviluppare un mercato mondiale equilibrato e giusto. Ovviamente è una soluzione semplicistica e utopistica (alla grande!). Però è un punto d’inizio: abbiamo capito che la causa della diffidenza, dell’egoismo e del malessere (inteso come insoddisfazione) è il capitalismo e abbiamo abbozzato una prima soluzione economica. Modernamente il diffusore del capitalismo è la televisione, che trasmette una società idilliaca, dove tutti sorridono e le storie finiscono bene. È una tipica società medio borghese, che invita l’altro ad imitare e desiderare questa società idilliaca, vedendo così nell’interesse materiale-economico la fonte della felicità. Ma l’avere non genera altro se non la diffidenza, in quanto si ha paura d’essere derubati di ciò che si ha, da parte degli invidiosi. E così nasce la diffidenza, la delinquenza, l’egoismo ecc., che divorano l’animo, inacidendo le menti. E ciò porta anche alle guerre per l’interesse (l’Iraq è l’esempio più eclatante). Quindi l’individuo non si vede più come membro della società, ma come singolo che deve badare a se stesso. E così la politica al Manzoni, come in molti altri licei (penso tutti) cade nel buio dell’inutile, perché è vista come generatrice di problemi e liti feroci. Ma non si capisce che “se tu non ti occupi di politica, sarà lei ad occuparsi di te”. E penso che ciò sia poco giovevole alla costruzione di noi giovani, in quanto così la politica ci può fregare come vuole, perchè rimangono in pochi a combattere. Ma se fossimo in un numero più consistente, se fossimo più uniti ed interessati, allora avremmo più successo nelle nostre battaglie (vediamo l’esempio della Francia). Però non c’è la voglia, non c’è l’interesse, non c’è il bisogno tanto se ne occupa un altro - così si cade nella pigrizia, male supremo dell’humana civilitas. Ora mi appello a voi, o Manzoniani dai cervelli atrofizzati, non fatevi intrappolare dalla semplicità, dal conformarsi e rendersi ugualmente anticonformisti fumandovi un cannone o, semplicemente, una sizza. Non vi rendete conto d’ essere prigionieri di qualcosa: di essere prigionieri della società capitalista, che voi criticate, senza sapere cosa sia il capitalismo, o apprezzate, pensando ad esso come al consumismo ed al benessere? Perché non ricostituiamo una società veramente felice, dove l’altro pensa all’altro, dove non ci sia preoccupazione di ladri e assassini e il capitalismo sia veramente una fonte di benessere generale? Vi direte che è una cosa utopistica ed irrealizzabile. Ma, prima di dirlo, ponetevi una domanda: avete mai tentato? Io penso che voi non abbiate mai tentato, o almeno la maggior parte di voi a cui sto indirizzando quest’articolo, e che siate rassegnati. Eppure la cosa è semplice, molto semplice: tutto è possibile, basta tentare, basta non arrendersi, basta continuare a lottare, senza resa, senza gettare la spugna, per giungere alla realizzazione del mio e, credo, vostro sogno di una società equilibrata, equa, felice. E ciò è rappresentato dalla politica, che è la ricerca della felicità, e che deve rappresentare tutti gli italiani. Ma ciò accade in ogni nazione: la politica ha lo stesso obiettivo in tutto il mondo. Non è un marchio a darvi la felicità o un pezzo di carta con dentro catrame o erba, ma deve essere la politica, perché essa non deve agire in nessun modo, neanche lontanamente, nell’interesse di coloro che governano e basta, come ai giorni nostri, perché ciò porta il popolo che governano ad imitare i politici, in quanto è la politica a guidare e a rappresentare il paese, e così il popolo comincia un preoccupante processo di decomposizione mentale, che porta alla paura per l’altro e al malessere, perché sente minacciati i propri interessi, ai quali lo stesso politico tiene molto; al contrario la politica dovrebbe fare l’interesse di tutti e stimolare questi “tutti” ad agire a favore della collettività. Potrei fare l’esempio dell’antica Grecia, dove tutti, nella polis, partecipavano alla vita politica, riunendosi nell’agorà, dove si discuteva, si proponeva e si cercava una soluzione assieme per l’individuo e per tutti. Adesso l’interesse è solo per l’individuo e la politica, di conseguenza, si occuperà principalmente dei politici e della classe a cui i politici appartengono. Attualmente siamo in una talassocrazia, un governo del più ricco, dove si tutelano gli interessi del più ricco. Vi pare giusto? Vi pare equo? Pensate che ciò possa essere concepibile? Io penso di no! Gli Stornelli del Manzoni Attualità Milano.doc di Lorenzo Casullo Iª E Il 28 maggio i cittadini milanesi voteranno per eleggere un nuovo sindaco. La scelta sarà tra una decina di candidati. I principali sfidanti sono Letizia Moratti (centrodestra), ex Ministro dell’Istruzione, e Bruno Ferrante (centrosinistra), ex Prefetto di Milano; gli altri candidati guidano quattro liste civiche indipendenti. La campagna elettorale comunale è aperta da mesi, si può dire da novembre, quando Ferrante ha vinto le primarie del centrosinistra e la Moratti ha ufficializzato la sua candidatura. Una campagna che ha proposto temi più concreti e più stimolanti rispetto a quella per le elezioni nazionali, forse per il contesto più specifico e ristretto, o forse perché i due candidati sono apartitici, non politici. In ogni caso, queste elezioni sono un’occasione per fare il punto sulla situazione della nostra città e per esprimere alcuni desideri per il suo futuro. Milano è la città nella quale ho sempre vissuto: posso dire di esserle affezionato, ma non posso dire di amarla. Il primato economico di Milano, la città più ricca, produttiva e“avanti”d’Italia, non dovrebbe escludere quello della qualità della vita. Eppure spesso è così. Trasporti e inquinamento Milano è all’ 82° posto tra le 103 province italiane nella classifica 2005 sugli ecosistemi urbani, rapporto di Legambiente-Sole24ore. E’ interessante analizzare le varie graduatorie che portano a quella generale, per vedere dove Milano è più avanti o più indietro. Per esempio, i suoi trasporti pubblici sono i migliori: l’Atm fornisce la disponibilità di mezzi più elevata in Italia.. Questo successo non impedisce comunque a Milano di primeggiare per quanto riguarda la presenza di polveri sottili (Pm10), biossido di azoto e benzene, nocivi al nostro organismo: tra le città principali, solo Torino è più inquinata. Sono ancora troppi infatti, coloro che usano l’automobile per spostarsi, soprattutto chi proviene dall’hinterland. Anche le immatricolazioni dei motorini sono in continuo aumento, mentre diminuiscono i parcheggi a loro destinati. Chi invece vuole spostarsi in bicicletta non è certo facilitato: con solo 1,85 metri di piste ciclabili per abitante, Milano è al 60° posto in Italia. (prima Ravenna con 27, 53m; tra le grandi città Bologna 6,85 – Torino 2,95 – Roma 0,67). L’associazione Ciclobby denuncia ormai da anni la mancanza di segnaletica e di percorsi strategici sulle piste milanesi, e chiunque provi a muoversi in bici all’interno della circonvallazione può provare quanto sia difficile e rischioso. Ciclobby inoltre lamenta il fatto che non ci sia una campagna di sensibilizzazione a favore della bicicletta. Infine, a Milano scarseggiano le aree pedonali: solo 0,09 metri per abitante, 70° posto in Italia. Rifiuti Un altro problema è quello dei rifiuti: ogni milanese produce ogni anno 550 kg di spazzatura, in media con il resto d’Italia, ma con una popolazione ben superiore alla media. Una soluzione agli inceneritori sarebbe la raccolta differenziata, che però è applicata soltanto al 30% dei rifiuti: è comunque una percentuale in crescita, 10 che vede Milano al 37° posto. Aree verdi I candidati sindaco promettono una fascia continua di verde intorno alla città che congiunga i principali parchi già presenti (il cosiddetto parco orbitale), ma la situazione del verde a Milano è peggiorata con gli anni. Oggi ogni cittadino milanese dispone di 14 metri quadrati, pochi, ma più di un romano o di un napoletano. Solidarietà e assistenza La qualità della vita in una città si misura anche dalla qualità dei rapporti tra le persone e le associazioni del territorio. Non ci sono né classifiche né cifre per questa voce, solo sensazioni. E le sensazioni che ci ispira la nostra città, suggeriscono, anzi esigono, qualche cambiamento. Lo chiedono i più piccoli che hanno bisogno di una città a misura di bambino con più spazi gratuiti per giocare, sperimentare e sognare, e vorrebbero un pranzo migliore, perlomeno commestibile, nelle scuole; lo chiediamo noi ragazzi che viviamo una forte divisione e rivalità tra scuole, gruppi politici o modaioli, che abbiamo poche opportunità di aggregazione e di confronto, che dobbiamo pagare tutto come gli adulti, dai locali ai cinema; lo chiedono gli automobilisti e i ciclisti, costretti a convivere sgomitando nel traffico quotidiano, in costante ricerca di parcheggi; lo chiedono gli abitanti delle periferie, svuotate progressivamente di interesse e di vitalità, già morte alle sette di sera; lo chiedono gli anziani, soprattutto i più poveri e isolati e soprattutto le persone che ogni sera fanno la coda davanti all’Opera San Francesco e alle altre mense per poveri. E’ innegabile il fatto che Milano presenti, accanto agli aspetti negativi, molte fasce di benessere,modernità,opportunità culturali e lavorative. Il ruolo del prossimo sindaco, in sinergia con i cittadini, dovrebbe essere quello di estendere questi aspetti positivi e conciliarli sempre di più con il rispetto dell’ambiente e con la formazione di una società civile responsabile e solidale. Penso che le idee per realizzare questo sviluppo socio/eco-sostenibile non mancheranno (Milano è creativa e vivace) e avremo tanto più successo nel migliorare la nostra città quanto più chi la governerà avrà l’umiltà e il coraggio di ascoltarla il più spesso possibile. Gli Stornelli del Manzoni Attualità La vera Cuba di Emiliano Mariotti IVª F Che cosa intitolano o hanno intitolato giornali e telegiornali, quando si trovano o si sono trovati a parlare di Cuba, di Fidel e della rivoluzione? Violazione dei diritti umani, oppressione, mancanza di libertà, un paese sull’ orlo del tracollo controllato da un dispotico vecchio bolscevico che non ha capito che il muro di Berlino è caduto, un progetto insensato di socialismo antiquato M a come ben sappiamo l’informazione va sempre presa con le pinze, meglio se grosse. Ed in effetti la vera Cuba, in realtà, è un’ altra, così come è diverso il vero Fidel. Certo, se intendete come violazione dei diritti umani catturare ed imprigionare anticastristi che, finanziati dalla Cia, sbarcano sull’ isola per spianare la strada ad un ormai prossimo avvento statunitense a suon di attentati (3000 morti negli ultimi trent’ anni), potete smettere di leggere. Avete mai sentito parlare, invece, di embargo a Cuba? Questa è una violazione dei diritti umani! L’embargo, che dura dal 1959 e che, attuato ora dagli USA, Israele e isole Marshall, ha subito ben 11 sanzioni da parte dell’ONU, ha quasi cancellato nell’isola gli sforzi fatti dal governo della Habana. Gli Stati Uniti, che continuano ad esportare la democrazia (forse perché non sanno che farsene), hanno più volte imposto a paesi europei ed extraeuropei di adottare l’embargo. Ma l’embargo è solo uno dei modi con cui gli Americani tentano di riappropriarsi dell’ isola caraibica, che come ha detto espressamente Ronald Reagan dovrebbe essere “un paradiso di frutti tropicali e gioco d’azzardo per gli statunitensi”. Ed era ciò che succedeva prima della rivoluzione, ovvero fino al 1958: a Cuba comandava il dittatore-fantoccio Fulgencio Batista, arricchitosi con traffici illeciti di droga e prostituzione e al quale il governo di Washington aveva segretamente affidato il “governo” del paese (dopo il trionfo di Fidel e compagni si rifugerà, infatti, a Miami). E poi, si è mai sentito qualcosa a proposito dell’ arruolamento che la Cia fa (con il più che pieno consenso della Casa Bianca e del Pentagono) degli anticastristi fuggitivi? Vere e proprie scuole militari in cui si prepara un intervento armato che passa invece come una rivolta della popolazione cubana. Ogni Presidente americano da Kennedy (organizzatore quella disastrosa spedizione nella Baia dei Porci, 1962) in poi, chi più (Reagan) chi meno (JimmyCarter), ha finanziato questo tipo di politica militare. Ma la lista delle vergognose attività che a questo punto si possono realmente definire “terroristiche” non è terminata: c’ è ad esempio il discorso della Baia di Guantanamo, dove dal 1901 gli Stati Uniti hanno una vera e propria colonia. Qui hanno impiantato una prigione militare, nella quale si svolgono le peggiori torture e violazioni possibili, ed immaginabili. Grazie al governo di Washington, i Cubani si trovano nel loro territorio, una spaventosa quantità di prigionieri di guerra e presunti terroristi da anni in attesa di un “processo” ...e il bello è che, a differenza di altre zone del mondo dove dopo il crollo dell’ U.R.S.S. le basi e carceri americane sono via via andate diminuendo, la Baia di Guantanamo sarà in possesso statunitense per altri cent’ anni circa. Un ultimo esempio di vero e proprio terrorismo: sonò state più volte accertate immissioni sul suolo cubano ‘ di virus animali, sostanze chimiche tossiche, mangimi chimicamente modificati e altri sabotaggi a dir poco vergognosi (e ancora si parla di arretratezza nel Terzo Mondo!!!!) e, guarda caso, il sospetto cade sul governo a stelle e strisce... Siete ancora del tutto convinti del fatto che a Cuba ci siano mancanza di libertà, un governo corrotto ed un’economia sul lastrico per colpa di Fidel? Tanto per far capire gli sforzi del lìder maximo per il suo paese (nonostante i continui sabotaggi del paese che 11 guarda Cuba dalla punta della Florida), ecco alcuni dati: l’alfabetizzazione è al 96.7% (in Italia è del 98.5), un dato guardato con ammirazione da tutti i paesi dell’ America Latina e dell’ intero Terzo Mondo. L’assistenza sanitaria, peraltro molto avanzata (i medici cubani sono molto richiesti nei paesi in via di sviluppo) è completamente gratuita. Le famiglie meno abbienti sono aiutate a campare con delle speciali tessere annonarie, le cosiddette libretas, che garantiscono farina, riso, verdure, latte e carne in quantità sufficienti. La speranza di vita va tra i 73 anni degli uomini e i 78 delle donne (ad Haiti, dove pure c’ è un regime “democratico” in buonissimi rapporti di dipendenza dagli Stati Uniti va dai 47 ai 51). Quindi, iniziamo a vedere le cose come stanno. Se Fidel, o meglio il mostro Fidel Castro, indicesse libere elezioni Washington non avrebbe alcun problema a comprare voti su voti e a riportare quell’ isola di frutti tropicali sotto il proprio controllo; d’altronde il paese che ha sconfitto la Germania nazista e il “pericolo” comunista dell’ U.R.S.S. non è riuscito in quarantasette anni ad imporre nuovamente il proprio dominio e il proprio disumano sfruttamento su un’ isola distante 90 km dalle proprie coste. Gli Stornelli del Manzoni Attualità How would you stop “global war”? di Alberto Pozzi Vª I Muovere critiche è sempre facile. Cercare di spiegare le cose è invece difficile. Beh, è da prima di settembre che si parla di “guerra globale”, quella che va dall’Iraq fino a qui, a Milano. Dato che io non comprendo i volantini che mi prendo o che mi vengono dati, cercherò ora di spiegare che cosa ho capito dal ciclostilato girato venerdì 7 aprile in assemblea. 1) si dice che ci sono popoli chiamati “sottovilupati”, e con sarcasmo si vuole invece intendere che i “sottosviluppati” siamo noi Occidentali; se così fosse non vivremmo in una “metropoli”, non avremmo lettori mp3 e tutti gli altri beni di consumo e comfort di cui siamo consuma-tori e succubi, nel bene e nel male. Secondo me non si può essere “no-global” perché volenti o nolenti lo siamo e non possiamo non esserlo. Quasi ogni cosa che facciamo è legato all’apetto del globalizzato: anche questo articolo, è scritto a computer ed è stato inviato tramite mail (= uso di Internet, che connette in tempo reale TUTTO il mondo); anche i vestiti che indossiamo provengono nella maggioranza dalla Cina, tanto per fare un esempio. Quindi come è sempre stato da quando esiste l’umanità, cioè una cosina che soppravvive da millenni, ci sono e ci saranno popoli e culture più all’avanguardia su altre. Non penso che si possa dire che molti stati dell’Africa o dell’Asia siano per diritti umani, tecnologia e sviluppo in generale pari agli USA, all’Europa, al Giappone o al Canada per esempio. Poi c’è chi non ritiene giusto, political-correct dire che sono sottoviluppati, ma penso che se potessero questi stati/nazioni vorrebbero avere il benessere che deriva dallo sviluppo. 2) non è certo solo colpa dell’Occidente se ci sono flussi migratori, non credo che a nessuno piaccia emigrare, andare in un paese dove non conosce né lingua né leggi né abitudini, usi e costumi. Non si può però neanche lasciare frontiere aperte a chiunque e tenerle aperte indiscriminatamente: la minaccia lanciata dal terrorismo fondamentalista islamico non è ancora stata sventata (proprio poco prima delle elezioni sono stati sventati 2 attentati, uno alla nostra metropolitana e uno a una chiesa di Bologna, perché c’era e c’è un affresco ritraente Maometto all’Inferno). 3) lo scontro di civiltà è sempre esistito da quando esiste la civiltà stessa; modi di concepire il mondo e la realtà (quindi anche in materia di religione) si sono sempre incontrati: l’Antica Grecia (baluardo e antipode dell’Occidente) e la Persia, l’Impero Romano e i Barbari, l’Europa Cristiana e il Medio Oriente IslamicoIslamizzato, Comunismo e Capitalismo. Questo non può essere evitato. Ci si può rispettare, stimare ma non si può bloccare l’incontro/scontro di due pensieri. È poi la massa o il pensiero più forte, innovativo e recente a far vedere chi prevarrà (e per quanto riguarda l’Occidente, e l’Europa in particolare, non la vedo molto bene). 4) [citazione] “fino a quando in nome della nostra sicurezza, del nostro benessere di pochi cittadini privilegiati, continueremo a circondare gli altri di mura e filo spinato […]?”. Tolto il fatto che il benessere o è “nostro”, cioè generalizzato o di tutti, o è “di pochi cittadini privilegiati” (ma magari, per chi l’ha scritto, nessuno ha problemi economici…), vorrei vedere come la pensereste se avessimo avuto qui in Italia un 11 settembre, o 11 marzo o un 7 luglio. Se fossero stati Nostri concittadini a morire, vittime civili di attacchi che prevedono la morte di civili, non saremmo così distanti, cinici e critici rispetto a questa nuova forma di guerra, perché di questo si tratta. La guerra non può più essere intesa come lo era 12 PS: ci tengo a precisare che il volantino che ha preceduto l’assemblea d’istituto del venerdì pre-elettorale non recava una croce celtica, o una svastica come hanno vagheggiato/insinuato i membri del CPM, ma una CROCE BRETONE. In secondo luogo, data la mia spiegazione affrettata e confusa, AZIONE STUDENTESCA è un organo-unione di studenti, come il CPM, che è presente in più scuole, e come, per esempio “Gioventù Studentesca” è legato a CL o il CPM è legato al Cantiere, così AS è legata ad A.G. a at n i im cr n i oce r La c prima. Si è evoluta perché rispetto ai bombardamenti indiscriminati della 2^ guerra Mondiale (Londra, Dresda e le più significative Hiroshima e Nagasaki, introduzione all’era atomica), ora i civili sono presi molti più in considerazione e, se si volesse essere un po’ più cinici, in una qualsiasi guerra è impossibile non fare vittime civili. Poi dipende, perché il terrorismo colpisce i non combattenti invece che i soldati, sennò perché si chiamerebbe terrorismo, se non facesse leva sul terrore di poter essere colpiti anche se non si combatte? Ed è questo il vero punto, ora spetta a tutti capire che lo scontro di civiltà esiste ed è inevitabile e che ne siamo tutti partecipi. Io sto dalla parte dell’Occidente, e soprattutto dell’Italia. Voi cominciate a chiedervi come volete che finisca. Gli Stornelli del Manzoni Visto per voi Grazie Nanni di Anna Crosta Vª A Sincero, concreto ed estremamente umano è quel film lì, chiamato Il Caimano. Un piccolo edificio sofferente, costruito mattone dopo mattone, raccogliendo le esili macerie d’Italia, brandelli di un paese frantumato dalla violenza disumana e invisibile del nulla supremo. Scava, suda nella profonda buca italiana, pur respirando piano in superficie, col fiatone, sorridendo, piangendo, riflettendo per far vivere il silenzio a cui è condannato un paese come il nostro. Il mal d’Italia, nonostante i marcati sintomi, è solo una maleodorante sfumatura che aleggia attorno all’edificio morente, da cogliere però negli sguardi parlanti di un papà o nei silenzi impazienti di una ragazza omosessuale o nel melodico profumo di una pellicola neonata. Dobbiamo affrontare Il Caimano come un film incondizionato dalla squallida lista di giudizi e pregiudizi che sotterrano e oscurano. Parole del maestro, parole fisiche, parole che vivono nel corpo di un regista non considerato ciò che è. Ancora una volta ribadisco il mio timido grazie al maestro Moretti. La violenza e la testardaggine politica ostacoleranno il desiderio inconscio di molti prigionieri italiani di apprezzare il film per ciò che è e il cinema per ciò che vuol essere, perché di fronte all’arte, la politica, che non rientra oggettivamente in questa categoria non ha il diritto di sbarrare le porte. Quindi, un’esortazione a tutti, indipendentemente dalla scomoda ed inutile tendenza politica: Il Caimano va visto e, perché no, magari anche capito nella diabolica e spietata semplicità del suo messaggio? IN QUANTO FIGLIO DI CINEMA E NON DI PROPAGANDA? P.S: Al di là delle riflessioni elaborate sopra, un consiglio al nostro ex premier: finalmente qualcosa di realmente onorevole che la riguarda, ringrazierei Nanni per averla interpretata. ★★★ Il tradimento di Ippocrate di Martina Lippi IIIª C Grazie per aver varcato la soglia della muta e offuscata stanzetta italiana, grazie per aver modellato con tanto amore e fedeltà quel personaggio dalle sembianze caimane, grazie per averlo reso umano, capace di piangere e di far piangere. Grazie per aver agito col mezzo più sincero, affascinante ed inviolabile: il cinema. Grazie, grazie, grazie per il tuo cinema. Bisogna apprezzare il cinema come dolce frutto di un viaggio giunto al termine, bisogna assaporarlo come insieme di gesti, di sguardi, di suoni e di colori e non di giudicarlo dal piatto contenuto visivo ma da quello umano. Davvero sconcertante quello che si vede in tv al giorno d’oggi..a parte i soliti reality in cui casualmente due concorrenti copulano come ricci guarda caso proprio davanti alle telecamere (che cosa non si fa per l’audience)..a parte politici (o mezz’uomini) che si azzuffano come polli e gracidano come zitellacce o gli uni con gli altri o con i rappresentanti di confindustria, o abbandonano una trasmissione giornalistica a fine informativo solo perchè gli si stavano ponendo delle domande (ma pensa un po? )..a parte quella pletora di donnacce che insieme alla loro paladina Maria de Filippi si insulta su questioni così banali e inconcludenti da far venire la pelle d’oca per il poco spessore morale di queste ultime...si vede addirittura qualcosa di più raccapricciante in televisione. ..no??impossibile dite? e invece è proprio così. Ogni domenica sera su rai tre va in onda (dopo la favolosa trasmissione condotta da Fabio Fazio “che tempo che fa” che a tutti consiglio di vedere) un’altra trasmissione,sublime... si... il termine è questo..sublime (che precisamente significa 13 terribilmente bello,spiazzante).. si chiama w l’Italia. Sono inchieste che un uomo con la u maiuscola (il giornalista Iacona) conduce su tutti quei temi di cui in Italia tanto si discute, ma sempre rimanendo in superficie..sempre non entrando nello specifico..nell’umano. Ieri il tema era la sanità italiana; ospedali..sublime era la capacità di quest’uomo di indagare scavando nella questione, e nei problemi (ad esempio) che molta gente che in Italia ha bisogno di curarsi deve affrontare.. questo è schifoso..1a situazione attuale in cui riversa la sanità pubblica italiana.. non privata..non la guarigione di quelli che se la possono permettere. .ma quella che toccherebbe democraticamente a tutti. purtroppo ho saltato un pezzo della trasmissione causa studio ma vi cito due casi..casi che casualmente(scusate il gioco di parole) riguardano gente del sud. Un ragazzo di 26 anni provava un tenace fastidio ad un neo..va da un medico che a Palermo viene considerato una figura di tutto rispetto..quest’ultimo,senza sottoporlo a un benchè minimo esame (istologico), glielo leva e lo getta nel cestino..quel neo era un melanoma.. oggi curabile se diagnosticato in tempo.. peccato per Mauro che, dopo aver tentato una cura sperimentale all’ospedale di Forlì,è deceduto a 26 anni. Si..1’ospedale di Forlì..Emilia Romagna...regione che investe sul pubblico..e ha ospedali di tutto riguardo..ospedali che diventano meta di tutti quei malati disperati che al sud (o in altre zone d’Italia dove il cittadino conta meno) non possono essere curati per mancanza di strutture..un viaggio di 1000 km ha dovuto affrontare un altro povero siciliano malato di tumore..arriva a Bologna... e gli vengono chiesti 350 milioni per essere operato dei 3 tumori che lo affliggevano (2 dei quali spuntati in seguito a operazioni,per quello che ho capito, mal eseguite)..dopo essere stato derubato in questo modo disumano, approda finalmente all’ospedale di Forlì.. dove viene curato... efficacemente... in un ospedale pubblico!!! Ma perchè solo in Emilia e in poche altre zone privilegiate.. Perchè in Sardegna bisogna aspettare 8 mesi per una tac? Un contribuente di Nuoro non paga le tasse come uno di Forlì? ragazzi è terribile... è sconcertante... e io invito tutti voi... persone coscienziose... a vedere programmi d’inchiesta come w l’Italia. Gli Stornelli del Manzoni Maggika Miusika Tool - Aenima The Clash - London Calling di Lucia Ventura Iª A di Filippo “Rude Boy” Siracusa Preparatevi, perchè quello che sto per recensire è un vero capolavoro: Aenima, uscito nel 1996 e secondo album dei Tool, non è semplicemente un bell’album, definizione che risulterebbe alquanto riduttiva. Aenima, infatti, è di una particolare raffinatezza e di un suono unico, al punto che, tecnicamente, è difficile classificare il gruppo in un genere preciso: il loro è stato spesso definito un Progressive Metal. E’ un album unico e indissolubile, di incredibile intricatezza, tanto che una nota in meno ne sminuirebbe tutto il resto. Emblematico della sperimentazione dei Tool è Eulogy, caratterizzato da un’intro molto lento e rilassante, atmosfera interrotta dall’entrata di una chitarra nervosa e dalla voce, dapprima filtrata, di Keenan. Finale sorprendente, in cui emergono le elevate capacità tecniche dei singoli componenti. Molto particolare anche Pushit, in cui assistiamo ad una parte finale che lascia senza fiato. Ai brani per così dire “tradizionali” si affiancano vari interludi. Uno di questi è”Intermission”, ove il suono di un organo anticipa quella che sarà la “melodia” di Jimmy, lo splendido brano successivo, in cui parti “tranquille” si alternano ad altre più dure. Molto inquietante e particolare, (esempio della grande enigmaticità, anche per quanto riguarda i significati dei testi, dei Tool) l’intermezzo successivo, Die Eier von Satan, in cui una voce lancia deliri in tedesco, con in sottofondo suoni industriali accompagnati da cori similnazisti. In realtà Die Eier von Satan non è altro che una ricetta, di cui la voce ne elenca semplicemnte gli ingredienti.. Infine, come conclusione dell’album abbiamo “Third Eye” brano di 13minuti, che ci immerge nelle atmosfere più disparate, in cui il forte incedere della batteria gioca un ruolo fondamentale. E’ stato scelto il finale perfetto per questo ed. Aenima è un lungo ed inquietante viaggio nell’oscurità più complessa e profonda, viaggio che, - anche se può sembrare scontato, vi consiglio vivamente di percorrere con la massima apertura mentale. Vi assicuro che al termine del percorso vi sentirete trasformati, ma sarà solo l’inizio...più lo ascolterete più vi renderete conto della genialità di quest’album. (N.B, prendete nota: il 19 giugno al Forum di Milano, Tool in concerto!! Chiunque decida di andarci si faccia vivo al numero 3358047149!) ★★★ Goa, un viaggio psicotropico attraverso transpaesaggi tribedelici di Ciappo Fermo. Non cercare di capire il significato della frase, ti sarà chiaro dopo. Ascolta. Ascolta il suono della frase, lascia che evochi nella tua mente l’immagine di un mondo lontano e sconosciuto. Se vuoi ascoltare la Goa, techno psy-trance, l’approccio deve essere lo stesso. Non bisogna sforzarsi di capire, bisogna solo lasciare che i suoni sintetici entrino nel cervello dai timpani, mentre il ritmico pulsare dei bassi crea il sottofondo ideale. Inizia così il viaggio psicotropico, una gita senza barriere che porta a vedere i transpaesaggi tribedelici, posti inesplorati perché confinati nel subconscio, dove reale e assurdo si uniscono, si mischiano e si confondono, generando un vortice a cui è difficile sfuggire. 14 Maturazione: ecco la parola più azzeccata per descrivere questo album. i tempi del punk selvaggio, di “White Riot” per intenderci, sono lontani, lasciati tre anni prima. Influenze Rock’nRoll, Soul, Jazz ma prevalentemente Jamaicane. Ad aprire il disco è il pezzo omonimo, rude e ruvido, in pieno stile Rock’n’Roll. Basse influenze punk, ma presenti sopratutto nella voce del mitico Strummer. Degna di nota la stupenda “Jimmy Jazz”, la terza; Jazz’n’Roll, atmosfere gangster anni ‘30. Influenze Jamaicane, dicevamo: “Rudie Can’t Fail”,”Guns Of Brixton”,”Wrong ‘em Boyo”, ma sopratutto “Revolution Rock”. Queste le tracce più made in Jamaica dei quattro rude boys londinesi - come nel loro film, “Rude Boy”. “Wrong ‘em Boyo” invece è la cover di un gruppo ska original, che a sua volta si era rifatto ad una canzone di Mr Soul music Wilson Pickett. Track 8:”Lost in the Supermarket”, il pezzo migliore non sol odel disco, ma di tutta la produzione dei quattro. Il ritmo, lento ma sostenuto, riporta direttamente ai sobborghi londinesi, tra litigi, bottiglie e bambini che giocano. Il più bel lavoro dei Clash in assoluto, e forse uno degli album più belli del Rock’n’Roll, e quindi indispensabile per tutti gli amanti del Rock con contaminazioni. Gli Stornelli del Manzoni Comunicato della Legione Studentesca Abbiamo letto con molto piacere gli articoli che ci avete dedicato sul vostro giornaletto, ridendo calorosamente di fronte al vostro imbarazzo e alla vostra paura che copiosa traspariva tra le righe, paura di fronte al crescente pericolo fascista; e ci ha fatto ridere soprattutto il pensiero dei vostri volti quando starete leggendo questa nostra lettera… immaginiamo che ci saranno volti carichi d’odio… Ma altri visibilmente preoccupati dalla strana piega che stanno prendendo gli avvenimenti. Innanzi tutto vi ringraziamo per la descrizione obiettiva che ci avete dato negli articoli: tanti, assetati di sangue e soprattutto armati fino ai denti…ma che ci volte fare, noi siamo i fascisti vigliacchi e violenti mentre voi siete quelli buoni e coraggiosi. Solo che chi ha scritto quegli Lettere articoli sa che le cose non sono andate cosi: sa che in Ripamonti c’erano almeno una 60 di persone, sa che i “compagni” dall’altra parte non hanno neanche provato ad avvicinarsi al nostro presidio, sa che quando ci siamo presentati al Manzoni eravamo a volto scoperto e non in 20 e che eravamo la davanti perché un nostro camerata era stato picchiato e derubato della sua roba. In verità le scritte non sono che l’inizio, il peggio per voi deve ancora arrivare, la Legione è si fatta di braccia e di gambe, ma anche di cervelli e di cuori. Porteremo il nostro seme rivoluzionario in tutte le vostre roccaforti, daremo fuoco alle coscienze che voi avete sapientemente lobotomizzato con le droghe e quando sarà giunto il momento di rompere gli schemi, li romperemo facendo vedere a tutti di chi siete servi e da chi prendete ordini. Saremo la goccia di piombo che lenta scivola mortifera sulle vostre dilaniate coscienze. Saremo la spada di San Michele che si stende contro i vostri cuori impuri. Saremo il sasso che cade e darà il via alla frana. Presto, molto presto vedrete sventolare bandiere… vedrete croci infuocate ovunque, vedrete che il seme è sparso e che la speranza e rinata nei cuori di coloro che hanno resistito alle vostre menzogne. A presto con nuove lettere d’amore LEGIONE STUDENTESCA P.S. Stiamo scommettendo se pubblicherete questo articolo o se lo straccerete e farete finta di nulla. Visto che quello che scrive ha scommesso che lo pubblicherete, fate i bravi e vedete di non deludermi. ★★★ La risposta della redazione Cari legionari, abbiamo deciso di pubblicare il vostro comunicato, per non deludervi, e di rispondere, per indicare tre punti di metodo, non di contenuto. 1) Gli articoli da pubblicare si consegnano a noi della redazione, non al Collettivo, che è cosa ben diversa. 2) Quando si chiede di pubblicare qualcosa, è bene mettere il proprio nome e prendersi le responsabilità di ciò che si scrive. 3) Sul “giornaletto” pubblichiamo tutto quello che ci arriva. Se volevate rispondere agli articoli che attaccate nel comunicato, potevate farlo sfruttando meglio lo spazio a disposizione. ★★★ La risposta del Collettivo, affidata ad una lettera di Michele Serra su Cuore “Ehi, Amico! Tu leggere qui! Caro naziskin, io scrivere te con parole facili facili, così forse tu capire. Io leggo su giornali che tu essere ‘bestia’ e ‘belva’, ma io non credere. Io credere tu essere ignorante: e ignoranza è grande problema per tutti, anche per me. Perché persona ignorante è persona debole, e persona debole è persona che ha paura, e persona che ha paura è persona che diventa cattiva e aggressiva, e fa “bonk” con bastone su testa di poveraccio. Vere ‘bestie’ e ‘belve’ sono certi giornalisti (molti) e certa televisione (quasi tutta), che dicono stronzate così noi restare tutti ignoranti e potere resta in mano di potenti. Io vuole dire questo: se tu picchia un poveraccio, tu non dimostra tua forza. Tu dimostra tua debolezza e tua stupidità. Perché sua testa rotta non risolve tuo problema. Tuo problema è che tu vivere in periferia di merda, senza lavoro o con lavoro di merda. Tuo problema è che tu essere ultima ruota del carro. Allora tu volere diventare forte, e tu avere ragione. Ma nessuno diventa forte picchiando (quaranta contro due) due persone deboli. Se tu volere diventare forte, tu dovere ribellarti a tua debolezza. Tu dovere pensare. In tua crapa rapata esserci cervello. Tu allora usare cervello, non bastone. Tuo cervello avere bisogno di cibo, come tua pancia. Tu allora provare a parlare, a leggere, a chiederti perché tu vivere vita di merda. Questo essere: cultura. E cultura essere sola grande forza per migliorare uomo. Io sapere: leggere essere molto faticoso. Pensare essere ancora più faticoso. Molto più faticoso che gridare “negro di merda”, o “sporco ebreo”: gridare stronzate essere molto facile, basta vedere presidente skinhead Cossiga. Tutti essere capaci di insultare e odiare. Me non importare niente se tu avere crapa rasata e scarponi: per me, tu potere anche metterti carciofo su testa e tatuare tue chiappe. Me importare che tu rispetta te stesso, tuo cervello e tua dignità, così forse tu impara anche a rispettare altri uomini. Se tu grida “sporco ebreo”, tu dovere almeno sapere cosa essere ebreo. E se tu sapere cosa essere ebreo, tu provare a chiederti come sarebbe bello se bruciassero in forno tua madre, tuo padre, tuoi fratelli, tuoi amici e te. Se tu comincia a fare domande, tu comincia a vincere. Domande essere come chiavi di macchina: basta una domanda per accendere motore e andare lontano. Io molto preoccupato per te (e anche per testa di quelli che vuoi picchiare). Io preoccupato perché il potere, quando vede persone ignoranti e cattive, può fare due cose: metterti in prigione, e prigione è come immenso “bonk” su tua testa. Oppure servirsi di te come uno schiavo, mandarti a picchiare e torturare e bruciare mentre lui, intanto, vive in bella casa con bella macchina e bella figa. Vuoi essere libero? Tieni tua testa rapata, ma impara ad amare tuo cervello. Forza e potere abitano lì: dentro zucca, non sopra zucca. Ciao.” 15 Gli Stornelli del Manzoni Lettere SIAMO PERSONE E NON IDEOLOGIE! Il contenuto del Comunicato della Legione Studentesca è deprecabile, ma è inutile e controproducente rispondere alla violenza con la violenza. L’attuale spaccatura politica dovrebbe mostrare quanto mai sia necessaria una fattiva collaborazione che rilanci ogni soggetto sociale e politico alla costruzione del bene comune. E’ auspicabile, invece di lanciarsi reciprocamente accuse e minacce, di fare provocazioni e di sentirsi provocati, instaurare un clima di vero dialogo su ciò che realmente conta nella vita di ciascuno di noi. Di questo, infatti, si tratta: avere una proposta positiva per sé e per gli altri sulla quale chiamare ad un lavoro comune, altrimenti resta solo la lotta sulle idee astratte di fascismo o antifascismo: ognuno quindi si sentirà in diritto di proibire la parola all’altra parte, troppo “cattiva” per meritare di essere trattata come un essere umano. Noi di Gioventù Studentesca ci auguriamo pertanto che i fatti accaduti possano essere occasione di un sincero dialogo e di una costruttiva operosità fra tutti gli studenti, invece che un casus belli per nuovi scontri tra fazioni politiche avverse. Gioventù Studentesca Liceo Classico A. Manzoni Gli Stornelli del Manzoni Scuola Che senso ha di Clizia Morrone IIª E Nello scorso numero del giornalino ho notato con piacere che almeno una voce solitaria si è alzata contro il coro dei sostenitori di questa occupazione. Sinceramente mi aspettavo qualche voce in più,ma fa niente. Se mi è concesso vorrei dire la mia in questione. Anche quest’anno, nella nostra scuola, si è perpetrato il rito dell’occupazione. Come ogni anno c’è stata una bellissima riunione di tutti gli studenti del nostro Istituto per deliberare sulla proposta di questo rito. Alla fine di questa fantastica giornata, la maggioranza dei partecipanti ha deciso di non votare a favore della mozione, quindi di non fare occupazione e la decisione del comitato studentesco quale è stata? E’ stata quella, guarda un po’, di fare lo stesso occupazione. A questo punto mi chiedo; CHE SENSO HA aver fatto un’assemblea? Aver chiesto l’opinione di tutti? Essersi impegnati ad esprimere un parere per poi ottenere esattamente il contrario di quello che la maggioranza ha espresso con il voto? Non mi si venga a dire che i favorevoli erano la maggioranza. Tutti coloro che erano presenti hanno visto il risultato della votazione e tutti devono riconoscere che il NO all’occupazione era palese. Allora perché questo atteggiamento?Qual è il bisogno impellente che spinge una minoranza a decidere contro la volontà di tutte le persone di buon senso? Ho cercato di darmi una spiegazione e sono arrivata alle seguenti conclusioni: 1. Siamo manipolati da uno sparuto gruppo (con l’eccezione di pochissimi) che, sotto le mentite spoglie dei benefattori della nostra comunità studentesca, agiscono invece solo per soddisfare i loro interessi personali: approfittare dell’occupazione per non fare nulla. Tra l’altro tutti sanno che questa è la motivazione che spinge (a eccezione dei pochissimi citati prima) a votare a favore. 2. Quali sono le iniziative meritevoli (dibattiti,discussioni,incontri) che vengono organizzate durante l’occupazione? Veramente poche,quest’anno solo due o tre. La cosa che mi ha più colpito è stato che durante l’assemblea il collettivo si è profuso in una lunga spiegazione riguardo ad un’iniziativa VERAMENTE interessante: ”la storia dell’hip-hop”, interessantissimo iter nella nascita e crescita di questo genere musicale (che per altro, da voci di corridoio, sembra sia stato il collettivo più seguito tra tutti quelli proposti,il che è tutto dire). E c’è stata anche una proposta per un “corso per barman”, che mi domando cosa ce ne possa fregare a noi. Perché non fare tutte queste ”interessantissime” cose nei pomeriggi dei giorni feriali, senza intaccare le ore di normale svolgimento delle lezioni e quindi senza compromettere i programmi d’insegnamento? Perché ogni anno bisogna perdere tempo in occupazioni poco organizzate,poco seguite e anche molto poco interessanti? E’ vergognoso il modo in cui quest’anno è stato condotto il tutto. Ho sentito con le mie orecchie persone che hanno votato a favore dell’occupazione e hanno poi detto: ”quest’anno ho temuto seriamente che l’occupazione saltasse”, con evidente riferimento alla maggioranza dei voti contrari e ancora la stessa persona(fortissima sostenitrice del collettivo e, quindi,dell’occupazio ne), dopo che da me le era stato fatto notare che era stata tutta una farsa,ha detto: ” si è vero, però chissenefrega, l’importante è che si stia a casa una settimana!” Ma allora ripeto: CHE SENSO HA fare un occupazione di questo genere, con questo spirito? Per carità, anch’io sono studentessa e mi rendo conto che una settimana in più di riposo di certo non fa male, anzi,ma di certo non va ritagliata una settimana-riposo con queste modalità e motivazioni. Ma il vero problema è: se siamo in una democrazia come sostengono i nostri”capetti”, se la scuola è di tutti,come loro hanno ripetuto più volte durante l’assemblea iniziale, allora com’è che al momento della votazione la democrazia si è trasformata in un’oligarchia immotivata? CHE SENSO HA votare? Tra l’altro,già che ci sono, vorrei sottolineare una situazione che vedo ormai da 5 anni e che,sinceramente, mi disgusta profondamente:la assoluta mancanza di rispetto nei confronti di coloro che intervengono alle assemblee. 16 Già ho detto che si richiama a gran voce la democrazia e i principi di uguaglianza, che sembrano sentiti molto forti da tutti. Ma allora qualcuno potrebbe spiegarmi perché quando viene espresso un parere contrario a quello del collettivo (cosa successa nell’assemblea pre/pro-occupazione) l’unica cosa che si sente sono fischi, ”vattene a casa” urlati senza motivo e altri insulti vari ed eventuali? Ho visto veramente pochissimi ragazzi del collettivo (se non forse uno solo) rispondere con proprietà di linguaggio e, soprattutto, con pertinenza alle critiche. Onestamente sono stanca di tutte queste contraddizioni, stanca di dovermi chiedere CHE SENSO ABBIA partecipare tutti gli anni a questo genere di eventi ridicoli, stanca di dovermi rapportare, in queste situazioni, a persone che forse non hanno ben capito che non siamo una massa di stupidi pecoroni che seguono “il buon pastore”, ma abbiamo una nostra ragione, grazie a dio, che ci aiuta a capire che NON HA NESSUN SENSO continuare a seguire questo genere di persone e di situazioni che non rispecchiano per niente la nostra volontà. Gli Stornelli del Manzoni Dialoghi & Racconti Liceo Minzioni - Classe di Sostegno di Francesco Fiero Vª I LEZIONE 4 PROF: Nonostante lo spiacevole episodio di ieri, vorrei continuare il discorso sulla politica. Kevin ha già parlato…Quindi toccherebbe a te…brr…Steiner… STEINER: Io sono un convinto comunistastalinista! PROF: Ti facevo più fesso, Steiner! TAHREG: Ma ieri non eri mica nazifascista? STEINER: Cambiare idea non è reato! TAHREG: Ma è simbolo di grande indecisione! Non puoi andare dove tira il vento! KEVIN: Anche perché poi fai la fine di Daniele! PROF: Ragazzi, ognuno fa le sue scelte. Steiner era stufo di far parte di un’ideologia marcia dentro e retrograda, e ha deciso quindi di passare dal lato della staccionata più consono ai suoi pensieri, e a quello che si addice a una persona sana di mente! TAHREG: Scusi, prof, ma non era lei a dare del malato a Steiner? Vedo che cambia spesso idea come il suo prediletto! PROF: Prediletto…Mah…Non usiamo parole grosse adesso…Diciamo che l’ho giudicato male all’inizio… STEINER: Capito, compagno Tahreg? Sono il migliore della combriccola! Eh, eh! TAHREG: Visto che ti senti così partigiano…Dimmi il nome del leader politico di sinistra qui in Italia! STEINER: Vediamo…direi Reggiano! TAHREG: Eh? STEINER: Sei stato tu a parlare di parmigiano! TAHREG: Per le bombe di Allah! Questo non sa una sega di sinistra! STEINER: Veramente è con la destra che mi… PROF: Silenzio, Steiner! Dì la verità al tuo prof.! Tu non sei comunista, vero? Lo hai detto solo per fare bella figura con me, eh? STEINER: Sì, professore… PROF: Maledetto ballista estremista di destra! Mi costringi a mantenere la promessa delle tenaglie! Eh, eh! ZAC!!! TAHREG: Quello sì che deve far male… PROF: E adesso che mi dici, Steiner? STEINER: Le quota rosa! Vogliamo le quote rosa! spiccioli alle 8 del mattino! 3 euro e 90 per un pacchetto di sigarette! Pazzesco! STEINER: Prof., faccia come me! Si attacchi alla presa della corrente con le dita! PROF: Come, scusa? STEINER: E’ la nuova frontiera degli spinelli! PROF: Se tu avessi un testicolo di riserva… Uff…E’ un vero peccato! Comunque avrete già capito l’argomento quotidiano: il caro prezzi! STEINER: Un tema molto caro a lei…non è vero professore? PROF: Steiner, per tua informazione ora sto puntando al tuo bulbo oculare! STEINER: Ok... farò occhio a quello che dico… PROF: Kevin, come al solito il giro comincia da te! Tu che ne pensi? KEVIN: Che lei ha ragione. Tutto è aumentato. E soprattutto ogni cosa ha un costo. Sono riusciti persino a dare un prezzo alla vita! PROF: Quello è un proverbio, Kevin… KEVIN: D’ora in poi mi vedrò bene dal disturbare il can che dorme… PROF: Qualcuno gli faccia una tac… TAHREG: Mi permetta di fare una considerazione. PROF: Siamo qui per questo, Tahreg! TAHREG: Si rende conto che il prezzo degli armamenti si è quasi triplicato? Pensi che l’altro giorno dei contrabbandieri mi hanno chiesti addirittura 10.000 euro per una, e dico una mina antiuomo! PROF: Direi di passare alle opinioni di Steiner… Forse è meglio. STEINER: Sono anch’io d’accordo con lei, Prof.! PROF: Lo dici sinceramente? STEINER: Certo! PROF: Continua pure, allora! STEINER: Giusto per fare un esempio, anche nelle lettere si è notato un raddoppiamento…Mi sono ritrovato due volte la frase “Caro Steiner”… PROF: No! No! No! Non è questo il caro prezzi, dannazione! Perché sei così imbecille? Perché? STEINER: Caro Prezzi? Non conosco nessun Prezzi! Mai inviato lettere a questa persona! PROF: Graaaarrgh! TAHREG: Ti consiglio di coprirti gli occhi, Steiner… LEZIONE 5 PROF: Miseriaccia lorda! Sono già senza LEZIONE 6 PROF: Da oggi avrete una nuova 17 compagna, ragazzi! Non fatevi spaventare dagli occhi rossi, mi raccomando. Da quanto mi ha detto soffre d’insonnia. Comunque sia, bando agli indugi! Ecco a voi Tina Nico, per gli amici Nico Tina! TINA: Buongiorno a tutti…Blearghhh! KEVIN: Ma ha vomitato! TINA: Dannata Cannabis…Ultimamente faccio fatica a reggerla… PROF: Vuoi parlarci un po’ di te, Tina? TINA: Boh…Frequento da poco questa scuola. PROF: Quindi sei una studentessa in erba! TINA: Direi proprio di sì… PROF: Poi? TINA: Per un lungo periodo ho lavorato… tra l’altro tirando su la famiglia. PROF: Fantastico! Mantenevi i tuoi genitori! TINA: No, li ho venduti per 50 grammi di cocaina… PROF: Ehm… TINA: Sono una ragazza diligente… PROF: Davvero? TINA: Sì, sto sempre in riga…Mangio in bianco, sono testarda anche se i miei progetti vanno spesso in fumo… E non capisco perché talvolta soffro d’alluncinazioni… TAHREG: Chissà come mai, eh, eh! STEINER: Tahreg, qualcosa mi dice che Tina è una tossicomane drogata! TAHREG: Davvero molto perspicace! KEVIN: E’ brutto soffrire d’insonnia, Tina? TAHREG: Tsè…hai capito tutto! PROF: Ehm, ragazzi, direi di cambiare discorso! PAPA’ DAN: E’ permesso? PROF: E voi chi siete? MAMMA DAN: Siamo i genitori di Daniele! E’da un po’di giorni che manca da casa…Voi per caso ne sapete qualcosa? PROF: Oh, cazz… TAHREG: Ehi, ditemi…Conoscete la roulette iraniana? LEZIONE 7 PROF: Ormai ci conosciamo da una settimana. Credo sia il momento giusto per parlare di un argomento scottante… STEINER: Il calorifero! PROF: No, bifolco! Sto parlando del sesso! KEVIN: Ommammamia! PROF: Cosa? KEVIN: E’ volgare! Gli Stornelli del Manzoni PROF: Ma i coglioni non li avevo tagliati a Steiner? Comunque ho portato qui con me un testicolo…ehm…un testo che servirà a introdurre… STEINER: …L’attrezzo? PROF: Cosa? Dove? STEINER: Nella f… KEVIN: Ommammamia! E’ volgare! PROF: Fate silenzio, dannazione! TAHREG: Vuole leggercelo o no questo brano? TINA: Altrimenti può passarlo a me…Ci farei su una bella cartina… PROF: Il testo, di Sterone, un filosofo greco, dedica il seguente brano all’amata Sara Toga: “Sento qualcosa lì sotto, uno strano movimento. Dialoghi & Racconti Sento tirare laggiù, un bizzarro moto. E’ il mio pe…ana dentro al cuore. E’ lui che batte così forte. E’ il mio pen…siero che ho per te, a provocar questo fenomeno. Con la mia mano destra tiro su e giù… parole con lo stilo, su di questo papiro. Con la mia mano destra stimolo la ca… ndida girandola di sogni d’amore. Avvicinati.Voglio tastare la tua vag…hezza armoniosa. Te lo infilo lentamente…l’anello di fidanzamento. Ti amo. Ora però passiamo al sodo, bagascia!” Che ne pensate? KEVIN: Ommammamia! E’ volgare! TAHREG: Che razza di imbecilli, questi greci…Che senso ha infarcire una relazione di sdolcinatezze se poi non si batte il chiodo? STEINER: Ma che c’entra? Giuseppe era un falegname, eppure…nisba! KEVIN: Gesù: il primo bambino nato in provetta… PROF: Ma tu guarda che classe doveva capitarmi…Idiota e blasfema! TAHREG: Che ci vuole fare, Prof…E’ una classe di sostegno, questa. Chi sta qui dentro ha dei problemi… STEINER: E non sminuirti! Gioisci, invece! Senza di noi la scuola andrebbe a pezzi! TAHREG: Eh? STEINER: E’ una classe di sostegno, no? PROF: Sigh…Direi di continuare domani… ★★★ Storia di un’amicizia di Elena Martinuzzi IVª F Il mese scorso è venuto a trovarmi il figlio di un’amica di mia mamma. Viene da Gerusalemme: è israeliano. E’ sempre stato un ragazzo allegro, ma ora è cambiato. Ha lo sguardo perso nel vuoto, non mangia molto. Mentre ascoltiamo musica incomincia a parlare, e ciò che dice mi raggela. In un afoso pomeriggio di Marzo, nel 1991, due bambini si incontrarono su un campo di calcio improvvisato. I due si scrutarono a lungo, da nemici, ma la voglia di giocare prevalse e si divertirono insieme. Due bambini: uguali ma diversi. Uno israeliano e uno palestinese. Ronny, nato in una famiglia di commercianti, e Amir il cui padre era contadino e la madre casalinga con quattro figli. Senza rendersene conto diventarono amici e di nascosto, almeno due volte alla settimana si incontravano in quel campo alla periferia della città. Lì giocavano a calcio e parlavano delle proprie realtà. Nella vita di Ronny la figura più importante era il nonno, Mosè, che gli raccontava sempre della guerra e dei campi di concentramento, della paura e delle violenze subite dai tedeschi. Ronny si stancava di sentire queste storie e diceva: < Nonno, tutto ciò è passato! >. Questo ragazzo era molto timido e introverso, bravo a scuola. Era amico di Amir forse perchè era l’unico che non lo prendeva in giro per la sua testa troppo grossa. Amir quasi non se ne accorgeva, forse perchè per lui quello non era un problema, lo era di più avere la pancia vuota. Amir era affascinato da questo bambino così diverso da lui: i vestiti sempre nuovi, il suo parlare così garbato e, soprattutto, il suo odore di pulito. Il bambino palestinese, invece, vestiva con i vestiti del cugino, sempre troppo piccoli o troppo grandi per lui, ma non poteva lamentersi, era già fortunato. Adorava la madre, Anah, una donna forte che gli faceva sempre le coccole, di nascosto dal padre perchè nella loro cultura troppe smancerie non erano da maschio. Il tempo passava e i due si ritrovarono a parlare anche di sentimenti e di amore. Ronny si era perdutamente innamorato di una sua compagna di scuola, “con uno sguardo d’ angelo” che purtroppo era rivolto al più bello della classe. Amir lo prendeva in giro, non capiva questo sentimento.D’ accordo, lui non era mai andato a scuola e a malapena sapeva leggere, ma sulle donne sapeva tutto: se ne sceglie una da sposare e sifanno figli. Il vero amore per Amir era quello per la sua terra e il suo popolo. Ogni tanto parlava di Allah,ma lo faceva senza guardare negli occhi l’ amico. Ormai avevano diciassette anni, e i loro incontri dimin uirono drasticamente.Poi arrivò quel giorno. Ronny aveva accusato Amir di non tenere più alla loro amicizia e questi, guardandolo dall’alto in basso gli aveva risposto che non doveva parlare proprio lui dell’amicizia, lui, nemico della libertà. Ronny lo trovò ingiusto e, ricordando le parole del nonno, lo offese dicendo:< Ma cosa parli tu, che mangi pane e bombe>. Ognuno aveva preso 18 la sua strada. Passarono alcuni giorni e Ronny incominciò a sentire la mancanza dell’amico e decise di andarlo a trovare nel quartiere palestinese. Vide tante facce, alcune erano ostili, altre facevano molta tristezza, era tutta gente povera. Dappertutto c’era un odore di fritto, che Ronny sentiva spesso su Amir, ma di lui neanche l’ ombra.Il giorno seguente, dopo aver percorso qualche isolato, sentì un boato gigantesco: era uscito appena in tempo dal centro commerciale, prima che un kamikaze si facesse saltare in aria e ammazzasse un centinaio di persone. Solo quella sera seppe che quel kamikaze era il suo amico Amir. Questo racconto mi ha perseguitato a lungo, di giorno e di notte, poi in un mio sogno ho incontrato Amir che ritrovava il suo amico con questa poesia: Ho avuto paura, amico mio avrei potuto chiamarti avrei potuto prenderti per mano e scappare via da quell’inferno. Per un attimo ho visto noi in un luogo di pace, giustzia... amicizia! Quante volte mia madre, Anah, prendendomi tra le braccia mi consigliava di andarmene di salvarmi Poi all’improvviso sono tornato alla realtà come tante formiche al centro commerciale tu che ne uscivi sollievo ho avuto paura amico mio poi ho seguito il mio destino. Gli Stornelli del Manzoni Alla ricerca della felicità di Stellina Un bel giorno di fine estate nelle menti delle giovani abbronzate c’è posto per un solo pensiero “gonna a pois o vestito nero?” infatti bisognava prepararsi e, finalmente dopo tanto, con gli amici ritrovarsi quella sera stessa ad una mitica festa. Dai mille racconti annunciati senza sconti, alle troppe storie da riempire le memorie, il ritrovo che era nostalgico divenne tutt’a un tratto magico. A cambiar le cose diventate noiose ci pensarono gli imbucati fino ad allora tanto odiati, in particolare uno che si credeva il numero uno, presuntuoso ma con un tale atteggiamento da far cadere le donne ai suoi piedi sotto il cemento. LEI non l’aveva mai benvisto LUI non l’aveva mai vista, ma quella sera erano a favore le stelle perchè diventassero una delle coppie più belle. LUI la notò e non poté più smettere di fissarla, pensò subito che voleva baciarla. LEI, furbetta, se n’era accorta ma si rifiutò di fare la gattamorta, preferì di gran lunga fare finta di niente e ai suoi sguardini rimase indifferente. Soprattutto non va dimenticato, che secondo LEI, LUI era uno scostumato e quindi non le interessava affatto che LUI fosse attratto. LUI volendo in compenso qualche consenso, chiamò un suo amico per farsi dire se anche questi aveva gradito. Ovvio che l’amico acconsentì, i maschi sono tutti così, per primo dei gran pecoroni in seguito degli ingenti maialoni. Quindi, rivolgendo di nuovo l’attenzione alla signorina che con il consenso dell’amico era anche diventata più carina, e sentendosi ignorato (poverino LUI che veniva sempre lodato!) decise di richiamare la sua attenzione con la tipica presunzione. Poesie “Ooooooh!” esclamò! che LEI si girasse aspettò, ma vedendola scocciata, forse anche un po’ lusingata, (ma si sa le persone non si capiscono e spesso si sbagliano) votò per un “No niente!” facendo l’indifferente. Da quel momento però, LEI più attentamente lo osservò E cominciò ad avere un apprezzamento. Quel suo fare da bulletto Direi anche un po’ stronzetto, ma anche quel lato tenero che si intravedeva la intrigava e lo sapeva. D’altronde si sa, ci cascano tutte le ragazze che non vogliono ammettere di andare pazze per i soliti belli omaccioni sicuri e simpaticoni oppure per i bei bambini con fascino e tanti soldini. Sarà quel che sarà fatto sta che LUI da quella sera sempre la penserà. E come dimenticare quel contatto? Sarà forse matto? Finalmente capita l’occasione e ci pensa LUI a fare andare bene la situazione. Dopo qualche sorriso imbarazzato, qualche guardino sgamato, qualche parola scambiata con il mento abbassato, si trovò una scusa per passare la serata assieme e cominciare a conoscersi bene. A cena cominciarono lentamente a parlare Facendo tutti e due finta di ignorare, ma si scambiavano sguardi troppo intensi, p sorrisi a trentaquattro denti. Che io descriva la scintilla non ce n’è bisogno, si sono già tutti persi in questo sogno, perciò procediamo con la serata che la seconda parte non va di certo tralasciata. La compagnia decise di andare a ballare, e chi ha il coraggio di contestare? Quindi si dirigono verso il fatidico posto, dove finalmente si scoprirà l’amore nascosto. LEI è sola su un divanetto: questo è il momento perfetto. Forse no, forse non è quello, beviamo ancora un po’ e aspettiamone uno più bello. Poi si sa LUI è un bel marpione, perché non dovrebbe approfittare della 19 situazione? Così tante belle tipe, tutte insieme, tutte amiche, sembrano lì ad aspettarlo tutte pronte ad adorarlo. “Guarda quello, quanto è bello?” E lui sente solo quello.. “Bellissime mi offrite qualcosa da bere?” (Chiarisco mi offrite e non desiderate perché parliamo del solito scroccone opportunista, antipatico e provaccione) “sì, perché no? Mi va un bicchiere!” Povere illuse non avevano compreso Che LUI era già troppo preso Per un’altra che lo aveva colpito al cuore E affiorava alla sua mente con tanto ardore. LUI si girò e la vide sempre più bella, “Cosa faccio qui? Dovrei essere accanto a quella!” Non si sa, probabilmente fu l’effetto delle bollicine, si da il caso che abbandonò le ragazzine, e trovò il coraggio di avvicinarsi ai divanetti, e guardarla senza imbarazzi a tutti gli effetti. “6 BELLISSIMA!” pensò... anzi, addirittura lo esclamò! Non era riuscito a tenere a freno Quel suo pensiero che fischiava come un treno. La guardò arcuando la bocca LEI esterrefatta si spostò una ciocca E accennò un dolce sorriso Che le illuminò tutto il viso. LEI si vergognava, sapeva che LUI la guardava, LUI infatti senza contegno Continuava a fissare quello splendido disegno. Si sedette e mentre si stava avvicinando LEI ebbe la crisi e disse scappando: “Devo andare in bagno!” Chiamò la sua migliore amica e le raccontò tutto a fatica. Eh sì! Così sono le donzelle, non stanno mai nella pelle; devono sempre raccontare tutto alle compagne senza sognarsi di fare le taccagne. Mille dilemmi, mille problemi, stando lì a progettare sistemi, alla fine esaminando la situazione capisce di aver sbagliato posizione. “Come ho fatto a scappare? Devo assolutamente ritornare.” Ma non occorreva, LUI era là fuori che sorrideva: la guardava...la voleva... La raggiunse e le rubò il cellulare, così con l’amica cominciò a scherzare. LEI gli tirò tanti centroni Gli Stornelli del Manzoni Che LUI non riuscì neanche a fare le sue osservazioni. Così ridendo tornò in sala, LEI sapeva...la aspettava. Dopo un po’ di tempo decise che era il momento. Rientrò, ma non lo trovò. Allora un po’ offesa, si accese una sigaretta, arresa. Dopotutto cosa si aspettava che succedesse? Che lui veramente ci provasse? Neanche finito di articolare quel parere, che livide lì che prendeva da bere, con affianco due belle signorine che gli facevano da veline; lo mangiavano con gli occhi, provocanti come pochi. LEI d’istinto si girò! “Che stupida!” pensò. Ma non ebbe neanche il tempo di fare un passo Che arrivò il bel gradasso, la prese per le guance, si unirono le loro pance, e le sussurrò all’orecchio senza stizza: “Mi mandi una sizza?” Lei due volte non ci pensò E rispose con un secco “NO!” Della serie non mi prendere in giro, non sono una delle tipe tutte in tiro che ti cascano ai piedi e tu neanche le vedi. Ma lui di certo non si arrese, non dopo tutte queste attese, la prese per mano e la invitò a ballare, voleva cominciare a sognare. Era da tanto tempo alla ricerca della felicità Ed eccola qua Sapeva che era LEI Di mano sul fuoco ne avrebbe messe sei. LUI riprende il suo viso tra le mani e tenta di baciarla, mossa azzardata, poteva evitarla LEI infatti anche se tentata, ha girato la testa e non c’è stata. Innanzitutto non si fidava E purtroppo faceva bene, il giorno dopo lo dimostrava. In seguito aveva così tanto bevuto Che era persino caduto E quindi non le sarebbe convenuto, non ci vuole un astuto! Terzo, lo sanno tutti che il figo del momento Non si bacia mai al primo appuntamento. LUI però troppo non se la prese, e soprattutto non si arrese. La serata proseguì in risi, balli abbracci e bacini autorizzati... Poesie Sulla guancia, sulla testa e sul collo, tanto desiderati. C’erano risate, timide occhiate; c’erano continue presentazioni, stupide fissazioni; c’era l’emozione nel sentire il proprio nome; c’erano i battiti forti del cuore, mentre saliva alle stelle l’umore; c’era il solamente voler stare abbracciati, l’essere più desiderati, più affiatati; C’era il bisogno di essere amati, di sentirsi ricambiati; c’era uno scambio di baci, sconnessi e audaci, che anche se non sposavano le bocche facevano arrossire le orecchie, perché l’emozione e il sentimento continuavano a salire e a prendere il sopravvento. Ma poi successe così: il giorno dopo tutto questo svanì. LUI fece girare una scusa troppo facile, ma ugualmente fattibile. “Oh raga ieri ero così ubriacato, che appena arrivato a casa ho sboccato e non mi ricordo più dove sono stato!” A lei veniva quasi da ridere, non ci riusciva a credere! Dopo tutte le prevenzioni che si era data Ci era comunque cascata. Perché le aveva fatto tutto questo? Le era sembrato così onesto! E se non fosse stata una scusa? E se non si ricordasse veramente di averle fatto le fusa? Forse gli avrebbe dovuto dare quel bacio vero, unico e sincero. E se così fosse stato? Qualcosa sarebbe cambiato? Beh, sicuramente in qual momento gliel’avrebbe dato, quel bacio che gli era tanto mancato, e che non darglielo tanto le era costato. Ormai tra di loro si sentivano in soggezione, LUI non aveva neanche avuto il coraggio di mettere in chiaro la situazione, probabilmente non voleva perdere la sua grande reputazione infatti provava a mettere a freno l’emozione. Spesso chi si ritiene un grande omaccione, dimostra di essere un sublime fifono. Nonostante ciò, la guardava e a volte le parlava, ma lei lo odiava e quasi non lo ascoltava. Era ferita, pentita 20 e indispettita. Così pian piano fecero sempre più finta di niente, non sapendo cosa l’altro avesse in mente. Lei non voleva perdere il treno, eppure pensava: “Un uomo in più un uomo in meno!” Era alla ricerca del principe sul cavallo bianco E si era ritrovata un insulso bambinetto su un triciclo stanco. Chiaro che così doveva andare, queste cose non si possono programmare, si viene sempre attratti dal meno pensato perché tutto lo decide il fato. Quindi ora che aveva l’intenzione Non voleva perdere l’occasione. Questo però negava Anche se in fonfo ci sperava: si capisce, si sa, lui era la sua felicità! (si ringrazia: - per gli utili consigli Chiazza - per l’appoggio e il prestito dell’accetta Polpetta - per il sostentamento Cleopatrina col suo astenimento.) So quanto sia lungo questo brano, e quanto dal limite di spazio sia lontano, ma ho un urgente bisogno che venga pubblicato, perché sappia cosa è stato. Piuttosto fatelo pure a puntate, ma vi prego non lo scartate. ★★★ Su e giù di Victor Campagna Iª D Ombreggiava la luna il tendone: mille care ascete hanno violentato il sesso. Un violento e assoluto coito spezzò le marce note d’una musica ecclesiastica, le marce note d’una frivola e drastica matita, grezza e curiosa di antri selvaggi, di foreste nere sparse per l’aere in un paradiso di fiati e demiurghi. Solo un fiore, solo un forse potrebbe associare le ombrose associazioni del tutto e selvaggiamente riprodurre un sentimento di spermatozoi dentro un signorile casolare, un dolce mugugno del vento. Gli Stornelli del Manzoni Vento di Andrea Benigno Vª B Il vento soffia e ogni giorno miete milioni di vittime innocenti, che in esso cercan un po’ di quiete e fuggon da vite a lor’ opprimenti, appese a uno stelo che toglie ogni libertà nei movimenti, sono milioni di piccole foglie. Così il vento fa coi piaceri; spazza i pensieri,lascia le voglie, resta il ricordo,rimpianto di ieri, lascia le lacrime,se ne va lento, col peso grave di passati e meri sorrisi lasciati ad un soffio di vento. Capita a volte di sentirlo gridare, talvolta invece slitta contento su onde che battono e scuotono il mare; o d’improvviso porta il sereno, e appare caro,amico,compare, ci libera d’ogni male terreno, alzandoci alti con ali di seta. Ma più di tutto è privo di freno, il vento è libero,perche senza meta, molti ci provano,eppure ancor mai nessuno l’ha chiuso in un vaso di creta. (“Vento” è il componimento che ha vinto il concorso di Poesia 2006. Ringraziamo il suo autore per averci concesso l’anteprima!) Poesie nel suo brodo primordiale: dobbiamo avere grinta e pace nel nostro cuore, nascondendo un latente vocabolario, sì, però almeno una piega, un’orecchia ci vuole, cara amica. E sai com’è: l’amore va e viene, e così la marea sporca di parole contagia e non contagia, cercando un semplice sguardo (sai che cosa sei), cercando un sorriso, uno solo, che assalti il volto da ebete. Comunque, riprendendo il discorso: non essere troppo radicale, gloriosa statua: sii modesta e guarda in faccia al volgo con pietà almeno, non con disprezzo, mai con disprezzo; perché esso ti controllerà, perché esso potrà fare di te ciò che vorrà: credo sia meglio che non succeda… indi stai tra le sue mani, sii amichevole con esso ed abbi fede, ché un giorno qualcosa cambierà: basta volerlo. La poesia è selvaggia senza ch’essa sia resa selvaggia: non ne ha bisogno: nacque già da un orgasmo e finirà in un orgasmo, nacque già nella selvaggia selva e continua ad essere lì, cara gloriosa statua. ★★★ ★★★ Risposta in versi all’articolo di Gloria del n. 5 di Victor Campagna Iª D Sarò casa d’un coglione, ma le poesie sentono solo un cuore battere, mille volte adorno di parole ed occhiate disperse e di certo non saràunaparola così composta a ridurre la poesia a selvaggina: elaborazione e mente cascano su quelle sibilanti sillabe. Purtroppo il vento dell’illogicità s’è spento: un suggerimento almeno occorre a questo povero volgo infarinato di politica e calcio; non possiamo trascurarlo, lasciarlo Pretesto psichedelico di Tommaso Sciotto Vª E sciotto.deviantart.com Tagliato il naso con una fetta biscottata. Girava cadendo in del vino d’annata. Un fiotto di sangue che scivola su aghi dentro ad un pagliaio di dorati spaghi, che forma torrenti, poi fiumi, poi laghi. Le mucche ferite a picco nel liquore, calan nel latte sanguigno e una muore. Il sole la cuoce e la brucia e la fuma la soffia sul mondo e lo copre di bruma Gli abeti si picchiano con violenza, rotolando ripidi insieme in pendenza. Immensa vetrata separa i miei occhi si fissano e ascoltano assorti i rintocchi del cuore che liba un inchiostro di bile nero come il mare chiuso in un barile. Chiome, lozioni e boccali di plasma, elettricità su griglie fantasma. 21 Urla nel vuoto e pareti di acciaio vecchi che nuotano in mare a gennaio Sogni che fanno la fila agli uffici timbri che mettono radici cieli stellati diventano grigi lampade accese rivelano effigi di uomini che il medioevo han vissuto e ce n’è uno castano e barbuto, che mangia castagne attraverso un imbuto Un ippocampo che strimpella il liuto vede un puledro che cala un bullone, canta e si inietta del testosterone. Un trio di scarpe suona il pianoforte, un’oca vomita foglie morte, poi suona l’organo principale della più grande cattedrale del distretto dell’impero del male. Un uomo scrive dei versi sconnessi cento lo leggono in catalessi. ★★★ Pippo style di Filippo Siracusa Vª B io sono bello e guardo contento e non mi pento l’uccello senza vergogna così come viene senza un rene t’insulto io sono il latinista che con simpatia ti conquista un danno ti reco con mia zia e con il greco Gli Stornelli del Manzoni Acchiappasogni Oblio e sogno di Stella Vª L E’ come se vivessi in una bolla di sapone.. vedo quello che succede attorno a me ma non lo vivo attivamente, è come se vedessi un film senza accorgermi di esserne la protagonista.. ore di vuoto e di agonia, dove il mio cuore non sa cosa pensare, cosa provare, come battere, per chi battere.. e se poi allungo un po’ la mano e la sporgo timidamente al di fuori della mia bolla di sapone subito mi appare un mondo buio, freddo, triste e brutto, ed è come se non ci fosse spazio per me! Vivo con un perenne nodo allo stomaco, non sono né felice né triste, e così niente riesce a sciogliere quel nodo, né una risata né delle lacrime. Galleggio nell’oblio della bolla di sapone, non ho impulsi, desideri, entusiasmo, speranze, niente che mi dia la forza per sfondare la bolla di sapone e per precipitare nella Vita, quella vera. Vivo di ombre e di echi, di frammenti di felicità e di amore passivo. Questa disperazione mi sfianca, mi distrugge, mi trascina sempre più sul fondo e allontana ancora più da me la possibilità si salvarmi.. E’ come se qualcosa dentro di me lottasse per liberarsi, per uscire, per urlare quello che sente. Il mio cuore è rimasto in silenzio troppo a lungo, per troppo tempo è rimasto legato dentro di me senza viaggiare tra sogni e speranze, e ora chiede di uscire, di vivere di amare.. L’amore, l’Amore...Come ho fatto a vivere senza amare per così tanto tempo? Sopravvivevo, giorno dopo giorno, come se fosse qualcosa di superiore a spingermi a fare quello che dovevo. Mi tirava verso qualcosa, mi spingeva a fare un passo dopo l’altro, ma non mi ha mai lasciato capire dove stessi andando. E io camminavo cieca e ignare verso una meta che non conoscevo, ogni giorno andavo sempre più giù, senza avere la forza per ribellarmi e per prendere le redini della mia vita.. Vedevo ogni cosa passarmi di fianco, sapevo che la stavo vivendo, ma la disprezzavo totalmente, e nonostante la mia infelicità non avevo il coraggio di allontanarla da me.. La vita mi scivolava addosso velocemente e non mi lasciava niente, solo infelicità e stanchezza. Piccole luci di speranza si avvicinavano raramente alla mia strada, e io le osservavo da lontano, senza fermarmi per coglierle, forse per paura di non arrivare in tempo dove dovevo.. C’era una strada già tracciata davanti a me, e io semplicemente la percorrevo svogliatamente, sperando che in fondo ci fosse la felicità.. Invece avrei dovuto fermarmi, guardare dal fuori quello che mi stava succedendo, accorgermi che quella non era la vita che volevo! Così avrei potuto dare una svolta ai miei desideri, ai miei pensieri, alla mia vita... Ma il problema è: come è possibile tutto questo? Mi manca un impulso, una spinta, qualcosa che faccia rinascere in me il desiderio di vivere come voglio.. Si,si,ho solo bisogno di essere innamorata! Un incontro inaspettato, un sorriso sfuggente, un’occhiata particolare, un sogno realizzato, un sogno... un sogno che rinasce, mi sveglia, mi riempie di desiderio, di amore.. Ma è solo un lampo, veloce e improvviso, un attimo eterno e infinito, difficile da dimenticare.. È stato un raggio di sole tra le nuvole, una boccata d’aria pura prima di rituffarsi in acqua, un salto nel vuoto, un battito del cuore che rimbomba nel silenzio buio e triste, un sorriso su un viso sempre scuro e serio, una calda occhiata nel gelo dell’inverno, un fiore tra le rocce, un sogno.. un bel sogno.. Ma ora c’è la vita da vivere! Ce la farò senza quel sogno? ★★★ E la vita va avanti.. di Irene Belluzzi Vª E Quando capisci che le cose non puoi farle da sola, ma che per costruire qualcosa o per risolvere qualcosa bisogna essere in due, ma tu puoi fare la tua parte. Quando capisci che ogni situazione ha mille facce e può essere affrontata e vissuta da mille punti di vista contrastanti. Quando capisci che i fraintendimenti sono moltissimi e se non affrontati si sovrappongono inarrestabilmente fino a creare un nodo inestricabile. Quando la realtà si confonde con il sogno, quando mille imprevisti ti allontanano sempre di più dalla tua meta. Quando le certezze e le convinzioni si sbriciolano con uno sguardo, quando ti accorgi che non sei 22 riuscita a trasmettere quello che sei. Quando spari a zero su te stessa e su gli altri, perché il tuo corpo rigetta qualsiaisi altra reazione. Quando giochi d’azzardo con il tempo lasciandolo scorrere, senza sapere se sistemerà le cose o riderà di te guardandoti affogare. Quando sei troppo celebrale per capire che si può star bene senza calpestare il cuore .... togli la ragione lasciami sognare lasciami sognare in pace Quando t’incazzi e sbraiti per qualcosa che non ha più un inizio né una fine, che ha valore per te ma per nessun altro, che ti fa sembrare di stare facendo un solitario. Quando vuoi, vuoi, vuoi ma non sai cosa o forse lo sai, o forse fingi di saperlo per non sentirti disperso. Quando hai la testa chissà dove, e non ti ricordi nemmeno cosa hai mangiato a pranzo o dove hai parcheggiato il motorino, quando i ricordi t’invadono il cervello con violenza e tu sorridi ote li scrolli di dosso mettendo su un buon cd e fumandoti una sigaretta. Quando ogni giorno è come se riniziassi a fumare perché anche se non hai mai smesso quel gesto ha sempre un valore diverso. Quando ci provi, ci provi a migliorarti, ci provi a studiare di più, ci provi a non fare gli stessi errori, ci provi a lasciar perdere quando è giusto farlo e non ci riesci, ma tu continui a provarci. Quando le stelle nel cielo ti sembrano troppe e a volte ti sembrano troppo poche, quando senti di avere mille possibilità e quando credi di non averne nessuna. Quando ti affezioni alle persone sbagliate, e le persone sbagliate si affezionano a te. Quando è stato tutto fantastico, non hai niente da rimpiangere, è andata come doveva, come poteva, quando ti volti un secondo e il sogno è svanito. Quando parli nel momento sbagliato, stai zitta nel momento sbagliato, ridi quando non dovresti e piangi quando dovresti ancora meno, e quando capisci che è propruo questo il bello di te. Quando sei inopportuna, esagerata, troppo o troppo poco, quando qualcuno è sempre pronto a giudicarti e capisci di essere la prima a farlo. Quando hai davanti mille possibilità e ne vuoi solo una, per prepotenza o per reale interesse, ma questa possibilità non vuole te. Quando non ci sono spiegazioni, e io cazzo odio non avere spiegazioni, ma lo amo anche in un modo altrettanto folle. Quando Gli Stornelli del Manzoni capisci che il confine tra normalità e follia è più sottile di quello che credevi, quando hai soltanto voglia di ballare, ballare finché il tuo corpo non sarà stremato. Quando hai voglia di metterti in gioco sempre e comunque, senza paura di prendere le peggio bastonate, perché sei masochista?, o hai voglia di vivere le cose fino in fondo Quando stai bene, bene, bene, così bene che non sai più dove finisci tu e inizia tutto il resto. Quando vorresti esprimerti e non sai farlo, quando pensi k la realtà sia ben diversa dall’apparenza, quando qualcuno sceglie per te che devi comunque accettarlo. Quando non c’è niente che non va,però...Però c’è un però che ti pesa sul cuore come un macigno. Quando il tuo sesto senso ti dice di fare una cosa e tu la fai, perché l’istinto è l’espressione più vera di noi stessi. Quando diventi cinica e ti convinci che stai dicendo un mucchio di stronzate, che è solo un passatempo per crogiolarti la mente, quando ti abbandoni alle speranze e credi che tutto andrà per il meglio, quando non sai più dove sta la realtà, perché c’hai pensato troppo e ti sei intrippata... Quando non sai rispondere a questa domanda perché il futuro ancora non esiste, così chiudi la penna e con un sospiro vai a berti un caffè. ★★★ Pensiero sulla Vita di Ciappo IIª B Forse la Vita è una giovane creatura che corre rapida e ad ogni passo diventa più bella e complicata, non ha il tempo di voltarsi e raccogliere i suoi figli che cadono. Se inciampi non hai nessuno che ti consola o che ti aiuta, non c’è un paradiso accogliente che ti aspetta: sei solo in mezzo a tanti, e tutti quanti corriamo lungo una strada che non conosciamo. Noi siamo fatti per vivere, è impresso a fuoco nel nostro cervello e da lì si generano tutti gli altri istinti; puoi smettere di mangiare ma avrai sempre fame, puoi cercare di soffocarti ma i tuoi polmoni cercheranno sempre l’ossigeno, puoi cercare di ucciderti ma la vita vuole Acchiappasogni continuare in te. Siamo i portatori di uno dei più grandi misteri dell’universo, quel qualcosa che sulla terra si è generato in un brodo di sostanze chimiche unite in cellule da potenti scariche elettriche. E allora…. ..cosa vuol dire vivere? ..cos’è la vita? Non lo so e non mi interessa, sono troppo impegnato a vivere per pormi domande tanto gravose. ….e se questa corsa non avesse un traguardo? Lo spero, è troppo bella per finire ★★★ Adolescemi, capitolo 2 di Tommaso Sciotto Vª E sciotto.deviantart.com Non è passato tanto tempo dall’ultima volta, ma si sa: alla nostra età le cose cambiano così velocemente, e allora scegliamo di non restare indietro, scegliamo di andare avanti! Soprattutto adesso che Berlusconi non è più il Presidente del Consiglio e farò un po’ fatica a dissociarlo dal ruolo, ma è uno sforzo che sono ben disposto ad affrontare. Adesso ci troviamo a pagare il conto di questi cinque interminabili anni di danni, e spero che il nuovo governo non consista in cinque terminabilissimi mesi di contrattempi. Ma basta Politica, è una cosa che non ci riguarda. Sesso. Non ho niente da scrivere su questo argomento, quindi parliamo di... Musica! Sperate che sia una velatissima metafora che mi riporti a parlare di sesso? Mi dispiace deludervi, ma presto usciranno sia il nuovo album dei Muse sia quello dei Radiohead dopo rispettivamente Absolution e Hail to the thief, entrambi del 2003. Mi sto anche avvicinando ai Pink Floyd, ma ormai lo so che state leggendo solo per vedere se in realtà da qualche parte ci sono cose erotiche, cari birboni. La lettura di quanto segue è riservata ad un pubblico adulto quanto basta a saper leggere. Chi non sa leggere si fermi dove c’è l’apposito ideogramma. Visto che l’avviso è stato scritto in 23 scrittura e nessuno dei non lettori avrebbe capito che quell’ideogramma gli indicava di smettere di leggere, non ho messo nessun ideogramma, così almeno chi ha letto fino a qui non ha motivi di fermarsi. Stavo dicendo, sono in dolce attesa e la cosa mi riempie di contentezza. Anche la mamma è abbastanza contenta, tranne quando di sera torno a casa ubriaco fradicio tipo la volta che sono stato a due feste di fila e ho bevuto altrettante medie doppio malto facendo la fine degli omini disegnati sui muri di camera mia, ma dato che alla mamma piacciono i miei disegni posso supporre che anche quella sera a conti fatti dovesse essere piuttosto compiaciuta. Ma perché ubriacarsi? Perché fuggire da questo mondo ingrato? Perché la società precaria ci complica la vita e ci offre solo delle stampelle fatiscenti su cui appoggiare pochi passi aggrappandosi avidamente ad esse finché reggono? Non reggono! Cado in pezzi con loro, se continuo a trascurare gli appigli migliori! Gli amici li tratto male, la famiglia la tratto male, lo studio non lo tratto... ma c’è una persona con cui ho risolto tutto. Finalmente mi ha detto quello che aveva da dirmi ma si era sempre tenuta dentro: “Io e te non abbiamo niente da dirci!” ...Anche nelle situazioni peggiori c’è sempre chi ti tira su di morale e ti fa stare bene, e se avessi qualcosa da dire a questa persona credo che alla fine sarebbe un grazie, e infatti questa è la fine. Grazie. Gli Stornelli del Manzoni Acchiappasogni Metafora di Tommaso Sciotto Vª E sciotto.deviantart.com Quando accendo la tv attorno alle quattro del pomeriggio mi sembra di tornare a quando ero alle elementari. Allora sì che masticavo il pane della corporazione e ne traevo un ingenuo piacere. Tutta quella pubblicità, tutti quei cartoni giapponesi senza trama o soggetto, tutti quei gadget e tutti quegli snack. Mi crogiolavo in una sauna di colori catodici e guastavo il doposcuola pagando almeno un’ora al giorno. Com’era noioso studiare, e com’era sterile per la corporazione che me lo faceva rifiutare, lo studio. Peccato che poi, a scuola, i miei compagni mi prendevano in giro eccome, per i bei voti, ma quelli erano altri tempi. Perché da piccoli, i compagni, quando andavo meglio di loro, mi invidiavano perché non avevano la mia stessa facilità. Poi alle medie è cambiato: non glie ne fregava assolutamente niente di come andavo io, però comunque mi invidiavano perché non avevo la loro stessa difficoltà. È una logica molto più grigia. La corporazione non cambiava, la tv non migliorava, i cartoni peggioravano e anche i coetanei peggioravano. Non so se fosse la generazione che cresceva o la collettività che cambiava. Mi sentivo sempre più alieno, e mi piaceva pensarlo, perché avevo paura di essere come gli altri, come vuole la corporazione. Ma prendiamo la pubblicità dell’IBM, per esempio. Impiegati americani stereotipati che vivono in una metropoli stereotipata e lavorano in un grattacielo stereotipato ed escono da un ascensore cantilenando all’unisono “Io non sono come tutti gli altri”. Questo sì che fa davvero paura, perché sono tutti diversi, ed è ciò che la corporazione vuole fargli credere, vendendo computer in serie assemblati da orientali alienati e trasformando il prodotto nella spina dorsale delle loro identità. Si inserisce nel loro controllo e lo automatizza, li aliena. Forse di questo dovrei avere paura, di essere diverso da tutti gli altri. Ma sia che socializzi sia che non socializzi seguo determinate istruzioni, diversi progetti, mi accomodo in diverse confezioni e ne mastico le attraenti etichette. Il catodo porta in carrozza la mia generazione e io vorrei buttarmi sulle rotaie, finire davanti al treno e farmi schiacciare, passare le colonne d’Ercole e sprofondare nel vortice, ma ho bisogno di marinai, ho bisogno di compagni e non li so trovare. La sauna mi ha cotto i muscoli, la testa desidera fuggire dalla finestra che dà sul vuoto. Forse qualcuno noterebbe la mia assenza e sposterebbe con un lungo rastrello sterile i miei avanzi nel subconscio, in attesa che passi il Netturbino. Non può andare così. Il tempo slitta alla sua insuperabile velocità, e io non voglio essere assorbito, non sono una macchia e il panno corporativo non può trascinarmi via. Ho messo radici, ma hanno chiuso la finestra e hanno chiuso la porta e dietro di me non so se mi han chiuso dentro o se sono rimasti con me, non so da che parte siano andati o rimasti gli alieni, e le radici non possono scappare, solo scavare. Ho paura di girarmi, ho paura di fermarmi e allora continuo a correre, perché temo di essere superato anche se non mi sta seguendo nessuno... se mi fermo e mi faccio superare ho faticato inutilmente, quindi devo allungare le mie radici fino a raggiungere il terreno più fertile, riossigenare i muscoli e alzarmi, aprire la porta e scappare, raggiungermi nella corsa, fermarmi e farmi voltare indietro e vedere che qualcuno mi ha raggiunto, e sono io, e non ho più nulla da temere perché ora ho qualcuno che mi protegge dalla comunità. Ma scendendo dai miei infiniti e vasti parquet celesti su cui corro e percorro parabole e colli di azoto, precipito al suolo e mi accorgo che Io è rimasto a coprirmi le spalle sulla dimensione disabitata. Dove non ha altri non ha alieni, e anche io adesso non sono più alieno. Mi conforto di essere solo e torno a coltivare le mie radici, a portare linfa immortale ai miei muscoli che la fan defluire lentamente, che non la possono trattenere. Prendo la testa e la metto in cima a un pendio e inizio a farla rotolare, presso il fuoco della Parabola. Mentre Io ruota mi accorgo che sto rotolando in salita, e precipito in avanti e corro giù verso l’alto, sempre più ripido, sempre più rapido, e rido e mi inseguo verso i limiti del parquet, e vedo davanti a me i coetanei che da soli rotolano e si inseguono su tante parabole, ma vedo che il Panno passa e spezza i rami e le radici delle parabole e delle iperboli, e appiattisce i binari su cui la carrozza raccoglie le teste che senza più inerzia si vanno fermando, e vedo la carrozza che precipita nel sacco del Netturbino 24 e li vedo senza conservare ricordi. Il mio pendio è sempre più ripido e io continuo a precipitare verso l’assoluto, e salgo e salgo e qualcuno raggiungo, sul mio binario sempre più lontano e solitario, Io che mi aspetta e mi raccoglie e mi porta sul mio binario e davanti vedo infinite rette che tangono la mia, infiniti nonalieni paralleli al mio moto, e li vedo convergere sullo Zenith, e lì una carrozza ci aspetta e ci aspetta, ma è oltre i limiti dell’assoluto, e realizzo di poterla solo contemplare per sempre. Così reclino il mio Binario all’insù e traccio una circonferenza che mi riporta al punto di partenza. Mi corico sul divano e spengo la televisione. Prendo un libro e cerco di leggerlo, cerco di capirne il messaggio. A me piace capire i messaggi delle cose che leggo, e so che piace anche a tanti altri. Ma questo non mi fa paura. Mi rassicura.
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