Ecco le biobatterie
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Ecco le biobatterie
Roncaglia & Wijkander Organo ufficiale di informazione della Federazione dei Verdi Anno III • n.155 • domenica 26 agosto 2007 Sped. in Abb. Post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 1 DCB - Roma • Direttore responsabile: Enrico Fontana • Comitato editoriale: Roberto Poletti, Giuseppe Trepiccione, Gianpaolo Silvestri (inserto Mappe) • Editore: undicidue srl, via R. Fiore, 8 - Roma Stampa: Rotopress, via E. Ortolani , 33 - Roma • Reg. Trib. di Roma n. 34 del 7/2/2005 • Redazione: via A. Salandra, 6 - 00187 Roma - tel. 0642030616 - fax 0642004600 - [email protected] • Stampato su carta ecologica • La testata fruisce dei contributi di cui alla legge 7 agosto 1990 n. 250 VIETATO AI MINORI. Si ringrazia l’editore per lo spazio concesso. Foto: Daniele Fiore FISCO SAVE THE CHILDREN LAVORA PERCHÉ IN TUTTO IL MONDO V E N G A R I C O N O S C I U T O A I M I N O R I I L D I R I T T O A L L’ I S T R U Z I O N E . Nel mondo sono oltre 77 milioni i bambini che non hanno la possibilità di andare a scuola. Save the Children opera per garantire il diritto all’istruzione a tutti i minori, senza alcuna discriminazione, collaborando con le comunità e autorità locali per costruire scuole, fornire assistenza e materiale scolastico. Save the Children dal 1919 lotta per i diritti dei bambini e per migliorare le loro condizioni di vita in tutto il mondo. Per il tuo contributo, chiama il 06.4807001 www.savethechildren.it “I 4 miliardi in più rispetto alle previsioni del Dpef sono un’ottima notizia e confermano che questa maggioranza sta risanando il Paese, che ha ereditato in condizioni disastrose”. Lo afferma il capogruppo dei Verdi alla Camera Angelo Bonelli. “Le maggiori entrate – prosegue Bonelli - potranno essere destinate alle grandi priorità del Paese: la tutela dell’ambiente, la lotta al precariato e l’innovazione. Già nella prossima finanziaria sarà indispensabile inserire provvedimenti concreti per la tutela del territorio, anche quest’anno devastato dagli incendi e per contrastare i cambiamenti climatici in atto, rendendo anche più pulita l’aria delle nostre città”. “L’Italia – conclude il capogruppo del Sole che Ride - deve saper guardare al futuro affrontando le grandi questioni ambientali, che incidono fortemente sulla societa’, sull’economia e sulla vita di tutti i giorni”. “E’ evidente che la lotta all’evasione paga. Sarebbe una scelta saggia destinare le maggiori risorse a disposizione alla tutela dell’ambiente, che è una vera grande priorità di questo Paese ed ai giovani, per valorizzarli e liberarli dalle incertezze del precariato”. Lo afferma il presidente dei Verdi e ministro dell’Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio. “Siamo d’accordo con Prodi – aggiunge Pecoraro - quando afferma che combattere l’evasione serve a diminuire le tasse e quando sottolinea la necessità di scelte collegiali all’interno della maggioranza. La collegialità ed il rispetto del programma devono essere le linee guida del governo dell’Unione”. “La vera emergenza sociale che dovra’ essere affrontata anche nella prossima Finanziaria e’ la lotta alla precarieta’, investendo se necessario anche le risorse aggiuntive del gettito fiscale’. Lo afferma il deputato dei Verdi Paolo Cento, sottosegretario al ministero dell’Economia e delle Finanze, secondo il quale ‘c’e’ la necessita’ infatti di rafforzare quelle politiche positive di equita’ sociale che sono state gia’ introdotte con l’aumento delle pensioni minime per dare una risposta coerente con il programma dell’Unione’. ‘Preoccupano - prosegue il sottosegretario all’Economia - i continui tentativi di una parte del centrosinistra di evocare, alla vigilia di un autunno che dovra’ essere di forte impegno di tutti per rafforzare la coesione del governo e della maggioranza, possibili maggioranze di cosiddetto nuovo conio o di autosufficienza da parte del Partito democratico. Non c’e’ dubbio che tutto questo non aiuta ad affrontare con serenita’ le prossime scadenza”. morte di prova A J ohnny Ray Conner è il quattrocentesimo condannato a morte che viene ucciso tramite iniezione letale nello stato del Texas da 25 anni a questa parte. Entro agosto toccherà ad altri tre giovani, uno dei quali reo di aver dato un passaggio in macchina ad un assassino. La triste ricorrenza è caduta proprio il 23 agosto, nel giorno degli 80 anni dall’esecuzione di Sacco e Vanzetti. Ma non è questa coincidenza l’unico legame tra l’Italia e i boia americani. C’è infatti il nostro Paese a guidare l’iniziativa internazionale perché la moratoria sulle esecuzioni capitali nel mondo veda finalmente la luce. Dopo lo sdegno per la barbara impiccagione di Saddam Hussein, avvenuta alla fine dello scorso anno, la ‘puntura’ texana numero 400 è la giusta occasione per ribadire l’appello. L’Unione Europea ha chiesto esplicitamente allo Stato americano di allinearsi con lo spirito d’iniziativa della moratoria, ma il portavoce del governatore ha dato una brusca ed eloquente risposta: “I nostri antenati hanno impiegato 230 anni per liberarsi dal giogo europeo. I texani vogliono libertà, autodeterminazione e pena di morte, la pena più giusta per i crimini più orribili”. Il prossimo round è ora negli Usa, a New York, per il 24 settembre. Sarà il giorno dell’inizio della sessione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite in cui verrà presentata dai 27 Stati europei la risoluzione per la moratoria internazionale. E’ un fronte compatto e di buon senso che non avrà affatto vita facile, considerando quali siano le potenze mondiali che osteggiano AMBIENTE Un’estate naturale Il nostro Paese a guida l’iniziativa internazionale perché la moratoria sulle esecuzioni capitali nel mondo veda finalmente la luce apertamente questa iniziativa: Usa, Iran e Cina. E’ una sorta di improbabile, sconcertante e invisibile alleanza che vede fianco a fianco tre Stati lontani anni luce per stile di vita e ideologia, ma legati da una comune crudele idea di giustizia. Le tre “sorelle” hanno deciso di opporsi apertamente alla proposta di moratoria dell’Ue, alla quale mancano ora 12 firme per avere attuazione. Intanto, con l’Italia in prima linea contro il boia, il Giappone e gli Usa ultimi freschi palcoscenici di pene capitali, la Cina dei record in fatto di esecuzioni e l’Iran che fa sempre notizia (ultime le vicende della lesbica perseguitata Pegah e dell’uomo frustato pubblicamente), c’è un altro appuntamento da annotare in agenda, poco più in là rispetto all’Assemblea dell’Onu di fine settembre: il 10 ottobre sarà proclamato “giornata europea contro la pena di morte”. Diego Carmignani Ecco le biobatterie La multinazionale giapponese Sony ha dichiarato di aver avviato un progetto di ricerca mirato alla fabbricazione di una bio batteria a base di glucosio. La nuova innovazione per il risparmio energetico permetterà di avere un lettore digitale portatile alimentato a zucchero. L’innovazione consiste nell’utilizzare il glucosio come fonte energetica. La logica dello zucchero come combustibile è di chiara derivazione biologica, dal momento che la maggior parte delle specie animali traggono l’energia necessaria alla vita proprio dalla sintesi dei carboidrati. Il prototipo della bio batteria è in grado di generare elettricità dai carboidrati separando gli enzimi che rilasciano energia attiva raggiungendo una potenza di 50 milliwatt, ossia quella sufficiente per alimentare piccoli dispositivi elettronici. Il progetto è quello di arrivare a commercializzare la nuova batteria in modo da eliminare le attuali batterie che sono non eco compatibili. Floriana Bulfon Nonostante i roghi, il fatturato del turismo all’insegna della natura aumenta del 10%. Lo stima Coldiretti che segnala anche la crescita dei birdwatcher. “Merito anche delle aree protette” pagina 2 ITALIA Alla scoperta dell’Italia rurale pagina 3 Notizie Verdi TV dal lunedì al venerdì alle 21.30 su EcoTV Sky 906 e in streaming su www.ecotv.it 2 domenica 26 agosto 2007 Bioplastica dallo zucchero La bioplastica rappresenta probabilmente il futuro, in alternativa alle classiche plastiche prodotte dal petrolio. Il mercato richiede infatti in misura crescente prodotti alternativi con maggiore compatibilità ambientale, che partano da materie prime diverse dal petrolio. Il settore petrolchimico sarà soggetto a costi crescenti per l’approvvigionamento della materia prima. La produzione di plastica tradizionale ha quindi un futuro incerto e con ogni probabilità in declino. La risposta alternativa è rappresentata dalla bioplastica, che da diversi anni viene prodotta a partire dai cereali e che nell’ultimo periodo sta trovando crescente approvazione dal mercato. La Bio-on società dal forte orientamento ecologico in provincia di Bologna, sta realizzando un progetto per produrre PLA (Polylactic Acid), ossia una resina che può essere utilizzata al pari delle plastiche tradizionali, non da amido di cereali ma da prodotti di origine vegetale ad elevato contenuto di zucchero, come ad esempio scarti della barbabietola da zucchero. Il progetto della Bio-on è molto interessante per vari motivi. In primo luogo il PLA prodotto è connotato da un basso impatto ambientale, in quanto i tempi di decomposizione sono notevolmente ridotti e ciò contribuisce alla riduzione dell’emergenza rifiuti a livello globale. Allo stesso modo anche il processo produttivo, che è stato messo a punto per coesistere con i più moderni zuccherifici, è ecocompatibile: l’attività produttiva è quindi chiaramente più sostenibile dal punto di vista ambientale rispetto al processo produttivo della plastica tradizionale. Anche il progetto di sviluppo della società prevede stabilimenti autonomi, che potranno essere replicati dove la domanda richiederà il prodotto, al fine di evitare l’impatto ambientale dei costi di trasporto a livello internazionale. Questo business nasce da una richiesta collettiva che esige un prodotto ecologico. Non a caso, lo slogan della società è “Bio-ON , turn OFF pollution”: ovvero, accendi il BIO, spegni l’inquinamento. Pamela Menichelli Dagli States, ecco l’ombrello intelligente Girare con l’ombrello in mano con in testa il pensiero che possa piovere da un momento ad un altro è una vera noia, si sa, e per questo spesso si preferisce lasciarlo al suo posto e rischiare la doccia. Se il tempo è incerto, prima di uscire di casa si dà un’occhiata al cielo e ci si pone la solita domanda: «Dovrei prendere l’ombrello?». A questo dilemma generale l’azienda americana Ambient Devices ha messo a punto un ombrello “intelligente”, che ha incorporato un ricevitore radio nel manico del suo Ambient Umbrella, connettendolo così a una rete wireless dedicata che consente la ricezione delle previsioni meteorologiche diffuse in tempo reale dal sito Accuweather per 150 località statunitensi. In questo modo, è lo stesso ombrello a dire al suo utilizzatore se è il caso di portarlo con sé oppure no, a seconda di dove si trova o dove desidera andare. Se le previsioni indicano che entro le 12 ore pioverà, l’impugnatura dell’ombrello si illumina: se il segnale luminoso va e viene a intermittenza lenta e regolare, con tutta probabilità si tratterà solo di una pioggerellina, mentre se lampeggia in modo allarmante allora significa che sta per arrivare un acquazzone. Ma qual è il costo del fortunato oggetto? All’incirca 140 dollari, e disponibile per ora solo negli Stati Uniti. Il prodotto di Ambient Devices è solo l’ultimo di una serie di oggetti intelligenti, in grado di collegarsi all’internet tramite la tecnologia Wi-Fi. Un altro simpatico gadget del futuro in grado di dialogare via wireless con la rete e fornire informazioni di servizio tra le più svariate è la lampada «Dal», messa a punto dalla società francese Violet. «Dal» è una «lampada vivente», che cambia colore a seconda dei dati che riceve, che possono riguardare le condizioni del traffico stradale, previsioni meteo, l’arrivo di e-mail nella propria casella di posta elettronica, le fluttuazioni degli indici di Borsa e così via, a seconda delle varie personalizzazioni impostate dall’utente. Un gadget sicuramente divertente, ma decisamente più caro dell’ombrello intelligente P.M. Un’estate naturale A nche quest’estate un buon numero di italiani e di turisti stranieri hanno mostrato molto interesse per le vacanze all’insegna della natura. Il turismo ecologico ha raggiunto in Italia il valore di 9 miliardi con un aumento del fatturato superiore al 10% rispetto all’anno precedente per effetto, sopratutto, dei sempre più numerosi giovani amanti di escursioni, trekking, birdwatching o semplice relax nella natura. Questa la stima di Coldiretti che ha sottolineato come un ruolo trainante l’abbiano svolto i 772 parchi e aree protette nazionali e regionali presenti in Italia. Nonostante gli incendiari e i devastanti roghi che hanno interessato soprattutto il sud del nostro Paese, come buona parte del sud Europa, Grecia in testa, parchi e aree protette se ben gestite si dimostrano un efficace volano per l’economia sostenibile e un presidio contro gli incendi. Sugli effetti delle fiamme Riccardo Valentini, professore di Ecologia forestale all’Università della Tuscia, denuncia come “la macchia mediterranea, caratterizzata dalla bassa vegetazione, si rigenera in 2-3 anni, anche se ne servono 20 o 30 perché si ricrei un ambiente capace di ospitare gli animali. Stiamo assistendo – dice ancora il professore - a un fenomeno più grave perché oggi le fiamme bruciano boschi di alto fusto, foreste di montagna vere e proprie. Oltre alla ricchezza biologica, gli incendiari stanno distruggendo il nostro polmone verde, compromettendo la capacità dei boschi di filtrare l’acqua nei suoli”. Serve quindi più tutela, per sfruttare in pieno anzitutto le potenzialità di un patrimonio che copre il 10% del territorio nazionale, dove si producono 554 diversi prodotti alimentari tipici grazie anche al lavoro “di 230 mila aziende agricole”. Potenzialità sottolineate nel rapporto Ecotur di Coldiretti che rileva anche come tra le attività preferite dagli ecoturisti quest’anno ci sia stato l’escursionismo, seguito dalle attività sportive come il trekking, le interminabili e spesso suggestive pedalate in mountain bike, il birdwatching, lo sci, l’equitazione e il climbing. La maggioranza degli utenti sono giovani sotto i trent’anni ma non mancano famiglie con figli e pensionati sopra i 60 anni. L’enogastronomia è uno degli elementi principali di attrazione e molte di queste aziende agricole - sottolinea la Coldiretti - si sono attrezzate con l’offerta di alloggio, Nonostante i roghi, il fatturato del turismo all’insegna della natura aumenta del 10%. Lo stima Coldiretti che segnala anche la crescita dei birdwatcher. “Merito anche delle aree protette” pasti completi e colazioni al sacco o hanno messo a disposizione spazi per pic nic, tende, roulotte e camper. Si registra inoltre una crescita molto elevata per l’osservazione di uccelli selvatici con cannocchiali e macchine fotografiche, con un numero di appassionati che aumentano ad un tasso di circa il 10-12% all’anno e che sono rappresentati da una fascia di praticanti composta da persone in età tra i 35 e i 55 anni. Il mercato potenziale è di due milioni di persone dice Coldiretti, sottolineando che si tratta di una stima prudenziale. In Inghilterra i praticanti sono oltre due milioni e mezzo, pari al 6% della popolazione. Sughero: un materiale dalle mille sorprese A Il sughero, pianta tipica della zona mediterranea, ha origini antichissime e molti pregi. Il sughero è atossico, biologicamente puro, inalterabile, impermeabile, traspirante e resistente. E’ inoltre elettricamente neutro, al punto che Alessandro Volta se ne servi’ per costruire la sua prima pila e, se viene utilizzato come rivestimento in una stanza, impedisce alle particelle di polvere di circolare nell’aria. La grande resistenza di questo materiale è dimostrata dai mille impieghi a livello industriale: guarnizioni per motori e tubi idraulici, solette per calzature, rivestimenti edili per l’isolamento bioclimatico e acustico, oltre ovviamente ai turaccioli per le bottiglie di vino. Il sughero è inoltre inattacabile da muffe, insetti e roditori, che lo trovano indigesto. Grazie alla creatività sarda di Anna Grindi, il sughero ha fatto anche il suo debutto nell’alta moda con una linea di abbigliamento dedicata: Suberis. La morbidissima fibra Suberis permette di creare tagli del tutto originali e di realizzare seducenti vestiti da sera con intarsi di coralli, lingerie raffinata e sexy, costumi da bagno e scialli spettacolari. Dalla quercia alla sottoveste questo camaleontico tessuto, versatile, straordinariamente cambia consistenza a seconda dell’utilizzo rivelandosi idea- La morbidissima fibra Suberis permette di creare tagli del tutto originali e di realizzare seducenti vestiti da sera con intarsi di coralli, lingerie raffinata e sexy, costumi da bagno e scialli spettacolari le per scarpe, valigie, cappelli e ombrelli ma anche per biancheria intima, vestiti e persino il giubbotto tipo “chiodo” in sughero pitonato. Le collezioni sono state apprezzate da Palazzo Pitti alla Scala e numerose sono le starlette che le hanno scelte. Suberis fa traspirare la pelle, non provoca allergie, non si stira e va in lavatrice a 30 gradi; ma soprattutto è creato nel pieno rispetto dell’ambiente. Per ottenere il sughero infatti non si procede ad alcun disboscamento: gli alberi non vengono tagliati, ma semplicemente decorticati e la corteccia, che costituisce il sughero, si rigenera col tempo. Floriana Bulfon 3 domenica 26 agosto 2007 Alla scoperta dell’Italia rurale S ul Gargano i pensieri degli abitanti e dei visitatori vivono in un silenzio sovrumano e in una quiete profondissima. Il promontorio pare staccarsi dalla spina dorsale dell’Appennino per spingersi curioso verso il mare e la costa dalmati, ed è sorprendente scoprire come in soli 2000 kmq di territorio siano concentrati tanti ambienti ricchi di paesaggi dalle forti valenze naturalistiche. Nei tanti ecosistemi presenti vivono una varietà straordinaria di specie vegetali e animali, sulle coste, alte e frastagliate o basse e sabbiose, sono presenti estese formazioni di pini d’Aleppo, abbarbicati sulle rocce e a strapiombo sul mare verde e trasparente che avvolge il promontorio. Il carsismo si offre in modo spettacolare, modellando le rocce, e crea cavità naturali marine e terrestri di considerevole interesse speleologico. Sul Gargano si possono ammirare foreste e boschi, costituiti da alberi ultrasecolari e maestosi, come la Foresta Umbra, la più grande foresta italiana di latifoglie. Caratteristici sono i centri abitati dall’impianto medievale, i vicoletti bianchi e i palazzi signorili, insieme alle austere masserie fortificate e alle abitazioni rurali più umili, ma dalla tipologia costruttiva originale: essi rinnovano la memoria storica di una civiltà fondista, della sua famiglia e dei suoi dipendenti. A una Grotta, invece corrisponde un appezzamento piuttosto ridotto, o una zona d’incolto destinata al pascolo. Molti anni addietro esistevano dei padroni che possedevano sterminate estensioni di terreno, utilizzate soprattutto per il pascolo delle loro grandi mandrie di bestiame. Quei territori erano tut- il più delle volte serviva a costruire un abitacolo, una casupola di muri a secco, detta con voce dialettale Pagghjare. I pagghjare sono sparsi ovunque sul promontorio, ma con una maggiore concentrazione nella zona tra San Giovanni Rotondo, San Marco in Lamis e Rignano Garganico. Nonostante vi sia un nesso tra il nome delle suddette dimore rura- I pagghjare sorgono su appezzamenti di terra che tempo fa erano destinati alla coltura di cereali, legumi, vite e mandorli, ed erano la vera e propria dimora del contadino, durante la cosiddetta stagione, ovvero nel periodo dell’anno che va dalla primavera inoltrata all’autunno, a causa degli indispensabili lavori agricoli. Spesso si trovano affiancati a recenti ed elementari dimore, sempre in pietra, per gli animali, che prendono il nome di Lampione o Lamia dedita al lavoro nei campi e alla pastorizia. Il Gargano presenta infatti una vasta gamma di dimore rurali: masserie, grotte, torri e casini. La distribuzione delle dimore rurali è per ovvie ragioni legata alla conformazione geologica del territorio. Una Masseria presuppone l’allevamento del bestiame e la coltura cerealicola: essa è dunque la casa rurale, se non di un lati- ti ammacerati, cioè recintati con chilometri e chilometri di muri a secco. Questo valeva prima di tutto come delimitazione e protezione della loro grande potenza. Il muro a secco non serviva soltanto a recintare vaste zone lungo la mmersa, china della montagna, sino alla vetta della stessa, ma anche piccole proprietà, mandorleti, orti, piccole vigne. Inoltre, il muro a secco, altresì detto macera, li e la paglia (pagghia), usata per la costruzione delle dimore temporanee dei pastori, queste sono dimore realizzate interamente in pietra. I pagghjare sorgono su appezzamenti di terra che tempo fa erano destinati alla coltura di cereali, legumi, vite e mandorli, ed erano la vera e propria dimora del contadino, durante la cosiddetta stagione, ovvero nel periodo dell’anno che va dalla primavera inoltrata all’autunno, a causa degli indispensabili lavori agricoli. Spesso si trovano affiancati a recenti ed elementari dimore, sempre in pietra, per gli animali, che prendono il nome di Lampione o Lamia. Il materiale di costruzione dei Pagghjare è costituito dalla roccia calcarea, molto abbondante nel territorio e che si presta bene, per le fratture naturali, ad essere messa in opera senza troppi interventi di levigatura e smussatura. I costruttori, che tenevano in considerazione l’alta sismicità della zona, ponevano i massi più grandi in basso sino a raggiungere un considerevole spessore. Tali dimore erano costruite, nella maggior parte dei casi, a cerchio, quasi rotonde: partivano da terra e andavano in alto fino al tetto, pietra su pietra senza l’aiuto della calce, del cemento o di altro materiale collante. A vederli dall’esterno il visitatore non nota spettacolari maestrie architettoniche. Altro effetto, invece, ottiene quando visita il suo interno. Ci si trova di fronte ad un lavoro che richiedeva, per eseguirlo bene, una grandissima capacità tecnica, soprattutto nel completare la volta curva senza alcun sostegno. All’apice della costruzione, in procinto della chiusura, l’operaio aveva l’abilità di lasciare infatti un’apertura nella quale inseriva con una certa pressione un cuneo, che diventava il punto su cui maggiormente si scaricavano le forze, decisivo, perciò, nel sostenere tutta la struttura. C’è una zona del promontorio garganico, alli Chiancate, dove è facile cavare delle pietre molto particolari per forma e fattura: lastroni larghi e piatti, con uno spessore variabile che va dai cinque centimetri ai trenta e più, che si prestano, nelle mani esperte di un bravo operaio, ad essere utilizzate per la costruzione di un pagghiare. Al di sopra della volta a botte venivano posate, altre pietre a protezione delle prime (simili alla beola utilizzata per la costruzione delle abitazioni nella Valle d’Ossola) e, a lavoro ultimato c’era chi copriva il tutto con terra ed erba, che, con il passare del tempo cresceva, e su di essa scivolava l’acqua piovana. Gli operai specializzati nella costruzione dei pagghiare erano pochi e molto spesso erano membri della stessa famiglia. Lavoravano sempre tra di loro e mai si portavano dietro operai estranei: non era ammissibile. E la ragione era ovvia: non essendo un mestiere difficile e non richiedendo una particolare preparazione tecnica, si evitava in tutti i modi che altri potessero rubare quei pochi segreti del mestiere che ogni attività lavorativa possiede. E questo è vero perché non tutti i pagghiare sono fatti con abilità. Ce ne sono alcuni al cui interno si trova il piccolo ripostiglio ricavato dallo spessore del muro, la porta costruita a regola d’arte, con gli spigoli ad angolo retto e le pietre ben lavorate a punta di martello, con incastri regolari da fare invidia a più di un mastro muratore dell’epoca. Ma ce ne sono altri che di regolare non hanno nulla. Chi li aveva costruiti aveva evidentemente imparato sommariamente quel che aveva visto fare dagli altri più esperti costruttori di pagghjare. Molte di queste dimore sono state distrutte dalla furia dell’abusivismo edilizio, molte sono state trasformate in depositi, officine, deturpate da colate di cemento e infissi di alluminio. Quella dei pagghjare è una ricca testimonianza di un mondo che non esiste più, e che merita di sopravvivere nella memoria e di essere valorizzato, mediante la documentazione e la sensibilizzazione degli abitanti e dei visitatori del Gargano. Mantenere viva la storia dei pagghjare significa in qualche modo mantenere viva la bellezza del Gargano che vive nell’utilità di essere quasi a metà strada della Penisola, e che offre subito ai visitatori, col riposo in luoghi bellissimi, sensazioni che si situano a metà via tra il primitivo e il nuovo. Giovanna Coletta
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