recensione antiquariato
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Libri Particolare della decorazione del salone al piano nobile di Palazzo Inconti, a Firenze. inganni toscani dipinti ad arte “Il cantiere del Duomo di Milano” a cura di Cla- I trompe-l’œil delle dimore fiorentine, nostalgie della Dolce vita, la fabbrica del Duomo di Milano e i tesori di Villa Carlotta. Di Chiara Pasqualetti Johnson “Fasto privato. La decorazione murale in palazzi e ville di famiglie fiorentine” a cura di Mina Gregori e Mara Visonà, Edifir, Firenze 2013, 432 pagine, 137 illustrazioni a colori e 100 in b/n ( 77 euro). Attratto dagli arredi, dal panorama che si scorge dalle finestre o dai preziosi pavimenti, lo sguardo di chi visita le ville toscane difficilmente si ferma a lungo su pareti e soffitti. Ed è un peccato, perché spesso risplendono di grandiosi trompe-l’œil “boscherecci” e di “stanze a paese” che riproducono architetture, rami frondosi o rovine sbrecciate con illusionistica perfezione. Agli imponenti impianti decorativi murari delle dimore toscane, l’Ente Cassa di Risparmio di Firenze ha dedicato due serie di volumi. La prima, pubblicata tra il 2005 e il 2009, ha passato in rassegna le residenze dei Medici e dei Lorena. La seconda viene inaugurata quest’anno e si propone di illustrare la decorazione, non meno splendida, dei palazzi privati della nobiltà. Come i precedenti, anche il nuovo volume è curato da Mina Gregori che ha coordinato la ricognizione sistematica dei principali edifici privati di Firenze. Un compito arduo, visto che molte di queste residenze sono chiuse al pubblico e tutt’ora abitate dalle famiglie che le costruirono o da quelle che nel corso dei secoli le hanno acquisite, contribuendo ad accrescerne nel tempo il patrimonio artistico. Un primo esito della ricerca è racchiuso in questo volume, riccamente illustrato da un corredo fotografico in gran parte inedito che mostra l’opera di generazioni di “quadraturisti” e pittori. Pagina dopo pagina, si intraprende un viaggio virtuale lungo due secoli di storia dell’arte visitando l’interno di trenta dimore, da Palazzo Corsini a Villa La Quiete, dall’appartamento dei conti della Gherardesca alle sale dei marchesi Niccolini. 126 ● Antiquariato “Anni Cinquanta. La Dolce vita in Italia” a cu- ra di Domitilla Dardi, 24 Ore Cultura, Milano 2013, 119 pagine, 100 illustrazioni (35 euro). Il decennio della rinascita economica e della Dolce vita ci ha lasciato in eredità una serie infinita di oggetti-icone che riflettono l’entusiasmo e il progresso dell’Italia dell’epoca. Dalla Vespa all’aspirapolvere Spalter di Achille Castiglioni, dalle scatole della pasta Barilla alla Lettera 22 dell’Olivetti, fino al Settebello che sfrecciava tra Roma e Milano. Sono gli anni dell’affermazione del made in Italy, segnati dal divismo del cinema e dal Carosello, ma anche da un fenomeno come quello dell’emancipazione femminile, una rivoluzione che passa anche attraverso l’avven- to del bikini e dei primi elettrodomestici alla portata di tutti. Gli oggetti più significativi degli anni Cinquanta sono stati riuniti in un libro, curato dalla storica del design Domitilla Dardi, che si sfoglia piacevolmente lasciando emergere le memorie di un’epoca che non sembra poi così lontana. Diviso per temi, ripercorre la storia di decine di oggetti, con incursioni tra le vicende di celebrità e di fenomeni di costume, descritti attraverso testi accattivanti, fotografie a colori e immagini d’epoca. ra Moschini, Silvana Editoriale, Milano 2013, 199 pagine illustrate a colori e in b/n (28 euro). Un linguaggio semplice e chiaro traduce in un racconto avvincente le fonti archivistiche dei primi cento anni di attività della Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano. Fu il periodo più significativo e complesso della costruzione e vide presenti nel cantiere anche Leonardo da Vinci e Donato Bramante. L’analisi dei manoscritti ha riportato alla luce un’infinità di nomi e date, ma anche curiose immagini di vita quotidiana, assieme a retroscena inediti sugli scontri tra le diverse posizioni teoriche di artisti locali e maestri stranieri e i rapporti, a volte conflittuali, tra la Fabbrica, l’autorità religiosa e quella politica. Il racconto della vita quotidiana in uno dei più importanti cantieri medievali fa da sfondo alla descrizione degli strumenti del lavoro, alla storia dell’introduzione dell’indennità per le maestranze infortunate, alle pestilenze e alle carestie avvenute durante la costruzione della cattedrale. “Villa Carlotta” a cura di Serena Bertolucci, Allemandi&c., Torino 2013, 112 pagine illustrate a colori (18 euro). Costruita alla fine del Seicento da Giorgio Clerici, la più splendida tra le ville affacciate sul lago di Como prende il nome dalla figlia della principessa Marianna di Nassau, alla quale la dimora venne donata in occasione delle nozze con Giorgio II di Sassonia-Meiningen. Quest’ultimo, appassionato botanico, si prodigò per lo sviluppo e l’arricchimento del giardino, oggi notissimo per la stupefacente fioritura primaverile dei rododendri e delle azalee. Luogo amatissimo dai turisti, Villa Carlotta viene celebrata nelle pagine illustrate di una nuova pubblicazione che ripercorre la storia dell’edificio, dei giardini e delle sue ricche collezioni d’arte, riunite nella villa da Gian Battista Sommariva, che acquistò la proprietà dai Clerici e la adornò con l’“Ultimo bacio di Romeo a Giulietta” di Hayez, i frammenti dei Fasti Napoleonici di Appiani e le statue di Antonio Canova. Espropriata dallo Stato dopo la Prima guerra mondiale, dal 1927 è gestita da un comitato misto pubblico e privato. la storia in un click dai dagherrotipi al d i g i ta l e , p a s s a n d o p e r i ritratti in studio, il reportage di guerra, i servizi di moda e il documento sociale, questa guida riassume in 1.000 immagini un secolo e mezzo di storia della fotografia. Ordinato cronologicamente, spiega in maniera semplice e chiara l’evoluzione del mezzo tecnologico e il suo sviluppo artistico attraverso schede tematiche sui principali movimenti, i grandi capolavori e i profili dei protagonisti più influenti. Un piacevole excursus per capire (o riscoprire) fenomeni come il pittorialismo e la fotografia dadaista, veri e propri classici come “Le violon d’Ingres” di Man Ray o gli scatti della Factory di Andy Warhol. Il volume si chiude con un glossario e un indice analitico dei nomi e delle fonti iconografiche (“Fotografia. La storia completa” a cura di Juliet Hacking, Atlante, Bologna 2013, 576 pagine, 35 euro). Antiquariato ● 127 Libri Antichità All’orAtorio Piano di tavolo, manifattura napoletana del primo Ottocento, esposto nelle nuove sale di Capodimonte. tavolini da gioco pieghevoli un tempo arredo della Sala del Biliardo dell’appartamento di rappresentanza al piano nobile della Reggia di Capodimonte, mentre gli arredi di gusto Biedermeier, realizzati per il Real Casino del Bosco di Capodimonte per la regina Maria Isabella, moglie di Francesco I di Borbone, oggi sono stati ricomposti nella Galleria color nanchin. “Francesco Diofebi (1781-1851)” di Laura “L’arte nel Duecento” di Alessio Monciatti, Einaudi, Milano 2013, 382 pagine illustrate a colori e in b/n (34 euro). Partendo dal presupposto che le date sono spesso pure convenzioni, Alessio Monciatti, docente di storia dell’arte medievale e funzionario della Pinacoteca di “Ottocento a Capodimonte” a cura di Linda Martino e Mariaserena Mormone, arte’m, Napoli 2013, 264 pagine, 250 illustrazioni a colori (50 euro). Da qualche mese è stato inaugurato a Capodimonte un nuovo percorso museale permanente nelle stanze private di quella che fu la corte borbonica prima e sabauda poi. Gli spazi del cosiddetto “piano matto” sono stati arredati ricontestualizzandovi mobili, oggetti d’uso quotidiano, tendaggi, lampadari, sculture d’epoca, ma anche 128 ● Antiquariato dipinti appartenenti alle raccolte delle due case regnanti e alle successive donazioni di illuminati collezionisti napoletani. Grazie al nuovo allestimento, ambienti come l’Anticamera, la Stanza da scrivere, la Galleria color nanchin, la Stanza di compagnia, la Stanza da letto, il Retret e la Stanza da letto della camerista hanno ritrovato l’originaria atmosfera ottocentesca, ben percepibile dal pubblico lungo la visita dell’antica dimora regale. Per l’occasione è stato pubblicato un corposo catalogo che racconta la storia di ogni sala e l’origine dei pezzi esposti: la libreria e la scrivania del Retret provengono, ad esempio, dalla Biblioteca della Villa Favorita di Portici; nella stessa sala sono esposti anche i il furto del secolo La mattina del 21 agosto 1911 il sorriso enigmatico della Gioconda sparì dal museo del Louvre. Il furto del dipinto più famoso del mondo divenne un caso clamoroso che per due anni tenne in scacco la polizia parigina, monopolizzando l’attenzione della stampa e dell’opinione pubblica. Lo storico francese Jean-Yves Le Naour ricostruisce l’intera vicenda in un racconto basato sulle fonti dell’epoca ma avvincente come il più contemporaneo dei thriller. Ipotesi dopo ipotesi, svela al lettore l’evolversi delle indagini della polizia che nel corso dei mesi seguì le piste più assurde (compresa l’implicazione di Apollinaire e Picasso) fino al ritrovamento del quadro, nel dicembre 1913, a Firenze, dove lo aveva portato l’autore del furto, l’emigrante italiano Vincenzo Peruggia, ex impiegato del Louvre convinto che il dipinto appartenesse di diritto al proprio Paese (“Il furto della Gioconda” di Jean-Yves Le Naour, Odoya editore, 203 pagine, 15 euro). Brera a Milano, riflette sulla straordinaria modernità del XIII secolo. Nella sua rilettura, l’epoca d’oro della miniatura medievale e del trionfo del Gotico rivela già tra le pieghe gli albori delle rivoluzioni umaniste: è nel Duecento, infatti, che l’arte si trasforma in un mezzo espressivo moderno, mettendo per la prima volta l’uomo al centro della scena. Quando, sostiene Monciatti, «l’arte ha discusso e rinnegato le forme, le valenze e le gerarchie medievali per diventare “moderna”, per come generalmente la intendiamo». Corredato da un centinaio di illustrazioni, il testo ricostruisce le origini di questo cambiamento a partire da un’analisi innovativa delle opere più emblematiche dell’arte europea di quel secolo, al di qua e al di là delle Alpi. Moreschini, Artemide, Roma 2012, 142 pagine illustrate a colori e in b/n (40 euro). Originale documentarista d’interni delle dimore private e della vita popolare romana, Francesco Diofebi (17811851) è rimasto finora nell’ombra, offuscato dalla fama dei suoi maestri Gaspare Landi e Vincenzo Camuccini. Eppure tra i suoi contemporanei era assai celebre e lavorava alacremente su commissione per una clientela cosmopolita, soprattutto dell’Europa del Nord. L’aristocrazia inglese, tedesca e russa di passaggio dalla Città eterna apprezzava il sapore popolare delle sue composizioni, caratterizzate da folkloristici personaggi collocati sullo sfondo dei monumenti più noti. Una monografia riporta in primo piano l’opera di Diofebi con un’ampia selezione di opere inedite che accompagna uno studio sull’artista e sui suoi legami con il mercato e il gusto del tempo. Piramo e Tisbe Giulio da Urbino (attr.) Urbino, 1535-40 Tondino in maiolica policroma Diametro cm 20,2 Prov: collez. Gillet, Lione Via de’ Giudei 3/d 40126 Bologna Tel/Fax: 051 227370 Cell: 3355260923 [email protected] www.antichitaoratorio.com
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126 ● Antiquariato