La santa patrona degli emigranti
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La santa patrona degli emigranti
7 6 30 DICEMBRE 2007 OGGI MAGAZINE LE RUBRICHE/CONTRIBUTI ITALIANI IN AMERICA La santa patrona degli emigranti di Generoso d’Agnese I l calendario cristiano la ricorda il 22 dicembre, anno della sua beatificazione. Quel giorno è anche la data in cui morì una donna che negli Stati Uniti sarebbe diventata la più pia delle migranti italiane, costantemente dedita all’apostolato tra i più umili lavoratori sbarcati sul molo di New York. Maria Francesca Cabrini nacque a Sant’Angelo Lodigiano il 15 luglio del 1850, decima figlia (su undici) di Agostino Cabrini e Stella Oldini, e in una famiglia segnata dalla grande devozione cristiana. Di origini umili (nonostante il cugino di Agostino fosse Agostino Depretis, futuro presidente del Consiglio), Francesca superò insieme alla famiglia molti lutti e privazioni ed ebbe nella sorella Rosa la prima educatrice e maestra. Per Francesca la sorella Rosa rappresentò un vero e proprio modello educativo tanto da incoraggiarla a intraprendere gli stessi studi. La lettura serale degli Annali della Propagazione della Fede l’appassionò alla storia dei missionari che pian piano iniziò a fare breccia nei propri progetti. Iscrittasi alla Scuola Normale Femminile di Arluno, in collegio conobbe da vicino la vita della Beata Teresa Eustochio Verzeri, fondatrice delle Figlie del Sacro Cuore, e fu ammessa alla lettura dei suoi scritti e all’esperienza della vita religiosa. Diplomatasi maestra elementare nel 1868 Francesca lasciò Arluno e tornò a Sant’Angelo dove compì la sua prima esperienza di insegnamento elementare. A Vidardo ebbe modo di farsi amare e conobbe don Antonio Serrati, il futuro parroco di Codogno, che avrebbe dato una svolta alla vita di Francesca. Tra il 1870 e il 1872 la ragazza conobbe gli anni più difficili della sua gioventù. La morte quasi contemporanea del padre Agostino e della madre Stella e una terribile epidemia di vaiolo (che colpì anche lei) segnarono profondamente i progetti di Francesca. Ripresasi senza tangibili segni dal vaiolo, Francesca decise di consacrare la sua vita all’apostolato e trasferitasi a Codogno visse i suoi anni di avvicinamento alla vita religiosa. Dopo un turbolento periodo legato alla nascita di un’istituzione collegiale, Francesca fondò insieme a sette consorelle l’istituto delle Salesiane Missionarie del Sacro Cuore: la religiosa aveva solo trent’anni ma una volontà segue da pag.5 Un’idea che mi è venuta stanotte è quella di fare un Istant book con le schede, le fotografie e i lavori di ogni artista, che poi dovranno essere aggiornate ogni anno”. E cosa devono aver fatto questi artisti per essere scelti? “Devono aver vissuto almeno da tre o quattro anni a New York. Poi valutiamo le mostre che hanno fatto, dove le hanno fatte e quali sono le istituzioni americane che li hanno ospitati oltre a quelle italiane. Preferirei che fossero già inseriti in un contesto artistico americano, che abbiano avuto premi, riconoscimenti, ecc. Va sopratutto capita l’importanza e l’incidenza del lavoro dell’artista sul territorio americano”. Dopo che vengono scelti gli artisti come pensa poi di organizzare Maria Francesca Cabrini nacque a Sant’Angelo Lodigiano nel 1850 e a soli trent’anni fondò l’istituto delle Salesiane Missionarie del Sacro Cuore. Inviata a New York, aprì un orfanatrofio per bambini emigranti italiani nel West Park e successivamente il “Columbus Hospital” nelle principali metropoli Usa. Fu beatificata nel 1938 da Papa XI e canonizzata nel ‘46 A destra e sotto Madre Cabrini di ferro e la vita di San Saverio come propria guida spirituale. Nominata superiora-generale del Nuovo Ordine, mantenne la carica fino al giorno della sua morte, avvenuta nel 1917, ma non poté trasformare in realtà il sogno di vivere l’apostolato missionario in Cina. Papa Leone XIII decise per lei infatti la sede di New York e nella metropoli americana incontrò l’arcivescovo Michael Corrigan che le permise di aprire un orfanatrofio per bambini emigranti italiani in West Park (quell’orfanatrofio oggi è conosciuto come Casa di Santa Cabrini). Dopo pochi mesi, nel 1890 madre Cabrini fondò a due ore di auto da New York un noviziato trasferendovi anche l’orfanatrofio. Nel 1891 madre Francesca arrivò in Nicaragua, invitata da Elena Arellaro, nobile e pia signora, e accettòla donazione di una sua casa per fondarvi un collegio religioso . In quello stesso anno Francesca intraprese un viaggio via terra verso gli Stati Uniti, e incontrò numerosi indigeni. A New Orleans però visse da vicino una della pagine più cupe dell’emigrazione italiana: il linciaggio di 11 connazionali. Il dolore e lo sdegno vennero sostituiti presto dalla forza di volontà e nel giro di pochi mesi la religiosa lodigiana aprì un’altra casa apostolica per accogliervi gli emigranti italiani e i neri che vivevano in condizioni disumane. Fondatrice del “Columbus Hospital” (aperto il 17 ottobre 1892 ) di New York, si spostò a Panama e a Buenos Aires per aprire nuovi istituti. Barcellona, Parigi, Londra, Chicago, Scranton (Pennsylvania ) Newark (New Jersey) Madrid, Bilbao, Rosario (Argentina), Liverpool vedranno negli anni la presenza di madre Fran- cesca Cabrini e la nascita di scuole e istituti mentre nel 1902 fu invitata dal Vescovo di Denver a fondare in quella città del Colorado una missione fra i nostri emigrati. Fu accolta come una benedizione dal Vescovo, Monsignor Matz e dalla colonia italiana e la scuola aperta presso la parrocchia di Palmer Avenue, fu subito invasa da un numero sempre crescente di bimbi. L’esperienza in Colorado rappresentò un’altra tappa fondamentale della vita di Santa Francesca Cabrini. Sono questi gli anni in cui la missionaria iniziò l’apostolato tra i minatori, scendendo nei pozzi e portando la sua parola di conforto a uomini che vivevano in continuo pericolo di rimanere sepolti in quelle tombe in cui lavoravano. Dopo aver aperto altri orfantatrofi e ospedali a New York e Chicago, la missionaria italiana si spostò a Seattle, sulle rive del Pacifico per fondare un nuovo orfanatrofio e poi spostarsi nuovamente a Rio de Janeiro, nel 1909. Qui combatté la sua seconda battaglia contro il vaiolo, salvando molte alunne e suore dal terribile contagio. Minata nella salute, suor Francesca tornò per l’ultima volta in Europa nel 1912 e viaggiando come cittadina americana (ricevette infatti la cittadinanza americana nel 1909). Ultima tappa del suo pellegrinare apostolico fu il Columbus Hospital di Chicago dove morì novanta anni fa, il 22 dicembre 1917, a 67 anni di età. Soltanto il giorno prima stava confezionando i dolci per i bambini della scuola: il suo ultimo atto d’amore. Lasciava in eredità 67 fondazioni tra l’Europa e l’America e circa 1300 suore missionarie. Nel 1926 sei suore cabriniane raggiunsero la lontana Cina e nel 1927 fondarono la prima missione proprio per realizzare il sogno di Madre Cabrini. Tumulata in West Park-New York il suo corpo fu riesumato nel 1931 e custodito in una cassa di vetro nell’altare del St. Frances Cabrini Reliquario, di Fort Washington, a nord di Manhattan. La strada che conduce al reliquario fu ribattezzata in suo onore, Cabrini Boulevard, testimone delle lunghe processioni giornaliere di fedeli che si recano a pregare la “Santa lombarda”. Madre Cabrini venne beatificata il 13 novembre 1938 da papa Pio XI e canonizzata da Papa Pio XII il 7 luglio 1946; nel 1950 lo stesso Pontefice la proclamò “Celeste patrona di tutti gli emigranti”. L’arte di promuovere l’arte/Miracco le esposizioni? “Vorrei dedicare il primo e il secondo piano dell’Istituto alle esibizioni artistiche. Naturalmente non intendiamo essere concorrenziali rispetto ad una sede esterna, ma vogliamo solo promuovere, cioè fare delle piccole mostre che siano promozione di un evento che poi viene eventualmente fatto fuori. Allo stesso tempo, non vogliamo fare delle esibizioni fine a se stesse, ma devono essere delle promozioni. Per esempio, vorrei fare un’esibizione fotografica ed ospitare ogni mese e mezzo un fotografo e partire dunque da questa energia e sinergia di forze anche nuove. Come regalo di natale chiedo a tutti di darmi la propria mailing list, non perché me ne voglia appropriare, ma perché ho intenzio- ne di rinnovare la vecchia”. Vorrebbe quindi dare un nuovo impulso nel campo dell’arte visiva? “No, non solo. Vorrei dare spazio per esempio anche alla piccola editoria italiana, fare un nuovo festival di corti, e istituire un altro premio per gli artisti italiani che vada al di fuori del Premio New York (ospitato dalla Italian Academy della Columbia University, ndr)”. E’ il solo Premio presente attualmente a New York, vero? “Esatto. Pensiamo anche ad altre cose, ad un altro target. Ma in particolare cercheremo in tutti i modi di agevolare e promuovere gli artisti emergenti”. Come sono i rapporti con le Istituzioni Italiane in Italia? “Dal momento che sono consu- lente al Ministero degli Affari Esteri, vediamo un attimo di scoprire delle sinergie che possano aiutarci a portare avanti i nostri progetti. Però non bisogna fare neanche il discorso di essere appoggiati, bisogna piuttosto rimboccarsi le maniche ed andare avanti”. Come sono invece i rapporti con gli Istituti Italiani privati di New York come per esempio la Casa Italiana della NYU? “I rapporti sono ottimi. Vogliamo anzi incrementarli e creare nuove collaborazioni future. Vediamo anche le altre istituzioni italo-americane come rispondono e cosa fare insieme. Un’altra cosa che vorrei fare è allargare i rapporti anche con gli altri Istituti di cultura Europei e creare delle sinergie, perché è bene presen- Renato Miracco nel suo studio tarci con una nostra identità nazionale, ma non va dimenticato che c’è anche un’identità europea che va salvaguardata e difesa. Insomma, sono innumerevoli le cose che ci proponiamo di fare e organizzare per il futuro per promuovere un’immagine dell’arte italiana innovativa e incoraggiare i giovani artisti”.
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