Storia del Kendo 10
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Storia del Kendo 10
KI – Kendo iaido..on Line Numero 31 – settembre 2010 STORIA DEL KENDO Di Sakai Toshinobu, kyoshin 7 dan Da Kendo Nippon, N.4/2008. Traduzione in inglese di Alex Bennet PARTE 10 Lo sviluppo della teoria del Kenjutsu Musashi e Munemori: i pionieri nella teorizzazione del Kenjutsu La formazione dello shogunato Tokugawa nel 1603 è stato un punto di svolta nella storia del budo: fu un periodo di transizione dagli anni insanguinati della guerra civile ad un periodo fondamentalmente pacifico. Durante il periodo Edo gli spadaccini pionieri Miyamoto Musashi e Yagyu Munemori rifinirono i principi delle arti marziali e contribuirono a trasformarle da tecniche per uccidere a virtuose forme di cultura atletica. E' generalmente ritenuto che Musashi nacque nel 1584 e morì nel 1645, mentre Munemori nacque nel 1571 e visse fino al 1646. Questi due uomini furono contemporanei e sopravvissero al caos della guerra per poi assaporare la pace nel periodo Edo. Erano veterani di combattimento reale, e questa esperienza pose le fondamenta per la loro profonda teorizzazione del kenjutsu, e li ha resi figure particolarmente influenti nella storia del kendo. Gorin-no-sho: una guida pratica al combattimento. Si ritiene che Myamoto Musashi abbia scritto numerosi libri fra i quali Heidokyo (1605), Heiho Kakitsuke (1638), Heiho Sanjugo-kajo (1641) e Dokkodo (1645), tuttavia il suo trattato più famoso è senza dubbio il Gorin-no-sho (tradotto in inglese come "The book of the five rings" o "Il libro dei cinque anelli" in italiano). Il testo originale non esiste più e un mistero circonda il processo col quale questo libro prese forma, tuttavia il Gorin-no-sho è chiaramente un'antologia di tutte le idee e i principi di Musashi riguardo alla scherma. Il Gorin-no-sho consiste in cinque capitoli: "chi" (terra), "sui" (acqua), "ka" (fuoco), "fu" (vento), "ku" (vuoto). KI 31 – Storia del Kendo p.10 di S. Toshinobu Pag. 1/3 KI – Kendo iaido..on Line Numero 31 – settembre 2010 In "chi" Musashi scrive della prima metà della sua vita, un introduzione a tattiche militari, e riguardo la filosofia della scuola che creò, conosciuta come Niten Ichi-ryu. In "sui" spiega vari aspetti del combattimento come l'attitudine mentale, la postura, lo guardo, l'impugnatura della spada, il lavoro dei piedi e le cinque forme fondamentali del kamae (posizione di guardia). Qui si focalizza più sul combattimento individuale che sulla strategia di gruppo. "Ka" spiega al lettore come scegliere il miglior luogo per affrontare un combattimento, parla del "sen" (prendere l'iniziativa), di come controllare il nemico e di vari stratagemmi da usare in combattimento. Nella sezione "fu" Musashi da una valutazione alle altre scuole di combattimento, criticando quelle che preferiscono usare spade molto grandi, quelle dove si consiglia di usare la spada con molta forza, e quelle che utilizzano spade più corte del normale. "Ku" è un capitolo relativamente corto ma di alta complessità, dove viene spiegato come abbia sviluppato la scuola Niten Ichi-ryu attraverso l'esperienza di combattimento reale, e rivela il reame supremo dell'illuminazione utilizzando il termine simbolico di "vuoto". Nel proprio testo chiama la sua scuola sia Niten Ichi-ryu che Nito Ichi-ryu, molte parti sembrano incomplete e non illustra molti principi filosofici: si può dire che complessivamente il trattato abbia una natura lucida ed estremamente pratica. L'Heiho Kadensho e la Teoria Spirituale Yagyu Munemori compose l'Heiho Kadensho nel 1632. Negli articoli precedenti ho già spiegato che Munemori era molto vicino a Iemitsu, il terzo shogun Tokugawa. Bisogna inoltre chiarire che egli fu enormememente influenzato dal Monaco Zen Takuan Soho, che analizzò la mente dello spadaccino dal punto di vista dello Zen nel suo trattato Fudochi Shinmyo-roku (tradotto in inglese come "The unfettered mind" o "La Mente senza vincoli" in italiano). Munemori utilizzò gli insegnamenti di Takuan come riferimento per creare la propia tesi riguardo alla psicologia (shinpo-ron) della scherma. Shinpo si traduce letteralmente come "metodo mentale" ed essenzialmente significa l'atto di portare la mente in uno stato ideale. Il kenjutsu è l'atto di ingaggiare un combattimento mortale col nemico utilizzando una spada, un atto che crea delle debolezze psicologiche come la paura, il dubbio e la perplessità. Gli spadaccini temprati dal combattimento reale sapevano che tale confusione mentale aveva un effetto sul movimento fisico e faceva sì che la loro abilità di taglio diventasse inefficace, alla fine incrementando la possibilità di essere uccisi. Essendo una questione di vita o di morte, risolvere le problematiche legate alla mente era considerato di massima importanza per gli spadaccini. Munemori utilizzò i concetti dello Zen per affrontare queste questioni e nell'Heiho Kadensho afferma che il kenjutsu e lo Zen hanno molte cose in comune, coniando il termine divenuto pietra miliare ken-zen-ichi (la spada e lo Zen sono un unica cosa). Nell'Heiho Kadensho Munemori descrive le yamai (debolezze) che vincolano la mente. Per esempio, se uno pensa soltanto alla vittoria, questo porta ad un'ossessione di ottenere la vittoria: un grave impedimento e vincolo mentale. Conentrarsi unicamente sull'heiho, ossia sul miglioramento delle abilità tecniche, è un altra debilitante "debolezza della mente". Una mente libera da queste fissazioni e da questi complessi viene chiamata da Munemori byojoshin (stato mentale quieto o heijoshin), e non significa elevare la mente a speciali stati spirituali quando si sta combattendo, ma cercare di mantenerla sempre in uno stato costante di calma, anche fuori dal combattimento. Nonostante questo è impossibile essere completamente calmi quando si duella con le spade, sapendo che la propria vita potrebbe essere strappata via in un istante. E' inevitabile che la mente sia affetta dalle "debolezze", tuttavia il byojoshin è la condizione di espellere queste debolezze invece che di soccombervi. La psicologia del combattimento analizzata nell'Heiho Kadensho è raffinata e precisa: invece che perdersi nella spiegazione di varie tribolazioni mentali, Munemori categorizza la mente in KI 31 – Storia del Kendo p.10 di S. Toshinobu Pag. 2/3 KI – Kendo iaido..on Line maniera minutamente Numero 31 – settembre 2010 dettagliata mentre dà forma al suo costrutto teoretico. Per esempio usa molti termini per riferirsi alla mente (kokoro), come "shin" (mente, anima, dio), "shin" (cuore) e "ki" (spirito). Semplificando e contestualizzando il significato di questi kanji per rendere il testo comprensibile a noi occidentali, si può dire che Munemori si riferisse a queste entità o categorie mentali: Mente (psiche), Cuore, Spirito. Per non soccombere alle debolezze, queste categorie mentali devono relazionarsi fra loro in un ordine ben preciso. Secondo Munemori la Mente è sempre supeiore al Cuore, ed è situata nel centro del corpo controllandone i movimenti. Inoltre egli afferma che il Cuore implica sempre lo Spirito, quindi letteralmente la relazione che passa dall'idea all'azione segue l'ordine di Mente-Cuore-Spirito. Nel suo complicato discorso teoretico egli spiega come Cuore e Spirito non debbano mai fermarsi nella stessa posizione, mentre la Mente deve essere sempre esattamente nel centro del corpo per mantenere l'ordine. L'Heiho Kadensho è un lavoro sorprendentemente complicato che ha lo scopo di essere un insegnamento di kenjutsu per lo shogun. Confrontando il Gorin-no-sho con l'Hehio Kadensho Una comparazione dei due testi mostra come essi siano diametralmente opposti in molti modi. Per esempio Munemori parla della relzione tra ken e zen, e usa molti termini Zen nell'Heio Kadensho, mentre Musashi scrive chiaramente che non vuole usare termini confuciani o buddisti nel suo testo. Inoltre nella loro descrizione della guardia (kamae), Munemori dice che la posizione ottimale è quella in qui tu non puoi essere tagliato dal tuo avversario, mentre Musashi ripete più volte che è quella dalla quale puoi tagliare il tuo avversario. Anche se questi testi molto influenti furono scritti nello stesso periodo, differiscono così tanto che sembrerebbe quasi intenzionale. Però entrambi concordano nell'elemento più importante del combattimento: lo stato mentale da adottare quando si affronta un nemico è lo stesso nei due testi. Musashi e Munemori chiamano la condizione ideale tsuno-no-kokoro (la mente calma), e spiegano che il Cuore deve essere libero di muoversi senza restrizioni e vincoli. Musashi non illustrò una tesi complicata sulle correlazioni fra Mente, Cuore e Spirito come Munemori, ma le loro filosofie erano entrambe basate su esperienze personali di combattimento reale, ed entrambe si focalizzano su ciò che ritenevano più importante in questa situazione: la mente. Traduzione dall’inglese a cura di Tommaso Toschi KI 31 – Storia del Kendo p.10 di S. Toshinobu Pag. 3/3
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