Studio di Incidenza relativo all`Accordo di pianificazione
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Studio di Incidenza relativo all`Accordo di pianificazione
” Studio di Incidenza relativo all’Accordo di pianificazione “Collegamento da Cittiglio a Laveno”, ai sensi della DGR 7/14106 del 8.08.03 Dott. Nat. Danilo Baratelli – Responsabile faunistico del Settore Agricoltura e Gestione Faunistica - Commercio della Provincia di Varese ” Studio di Incidenza relativo all’Accordo di pianificazione “Collegamento da Cittiglio a Laveno” ai sensi della DGR 7/14106 del 8.08.03 1 INDICE 1 Indice 2 Premessa 3 Inquadramento tecnico-normativo 3.1 Direttiva 79/409/CEE 3.2 Direttiva 92/43/CEE 3.3 Normativa statale e regionale 4 Il progetto in sintesi 5 Inquadramento territoriale dell’area interessata dal progetto 5.1 Cenni di geomorfologia e idrografia 5.2 Aspetti climatici 5.2.1 Temperatura 5.2.2 Precipitazioni 5.3 Inquadramento geologico 5.4 Inquadramento geomorfologico 5.5 Flora e vegetazione 5.6 Aspetti faunistici 5.6.1 Teriocenosi 5.6.2 Ornitocenosi 5.6.3 Erpetocenosi 5.6.4 Invertebrati 6 Aree appartenenti a rete natura 2000 interessate dal progetto- Sintesi naturalistico-cartografica 6.1 Il SIC Collina di Sangiano 6.1.1 Caratterizzazione del sito 6.1.1.2 Descrizione e localizzazione 6.1.1.3 Status pianificatorio 6.1.1.4 Gli habitat di interesse comunitario 6.1.1.5 Elenco delle specie floristiche di interesse comunitario e altre specie di interesse naturalistico 6.1.1.6 Elenco delle specie faunistiche di interesse comunitario e altre specie di interesse naturalistico 6.1.1.7 Fenologia delle specie di interesse presenti 6.1.1.8 Checklist della fauna vertebrata terrestre 6.1.2 Analisi delle potenziali interferenze 6.1.3 Misure di mitigazione e/o compensazione 6.2 Il SIC “Monti della Valcuvia” 6.2.1 Caratterizzazione del sito 6.2.1.1 Descrizione e localizzazione 6.2.1.2 Status pianificatorio 6.2.1.3 Gli habitat di interesse comunitario 6.2.1.4 Elenco delle specie floristiche degli Allegati alla Direttiva 92/43/CEE e altre specie di interesse naturalistico. 6.2.1.5 Elenco delle specie faunistiche in Allegato alle Direttive 92/43/CEE e 79/409/CEE 6.2.1.6 Fenologia delle specie di interesse comunitario presenti 6.2.1.7 Checklist della fauna vertebrata terrestre 6.2.2 Analisi delle potenziali interferenze 6.2.3 Misure di mitigazione e/o compensazione 7 Analisi degli aspetti progettuali concernenti rete natura 2000 7.1 Funzione cerniera tra l’alto e il basso varesotto dell’area interessata 7.2 Elementi di criticità preesistenti riscontrati 7.3 Analisi della incidenza 7.3.1 Le specie faunistiche interessate 7.3.2 Elementi di criticità indotti dalla realizzazione dell’opera 7.4 Elementi di mitigazione che verranno inseriti a livello progettuale 7.4.1 Efficienza del corridoio ecologico e del varco annesso 7.4.2 Elementi progettuali mitigativi relativi al mantenimento della connessione ecologica tra i SIC 7.4.3 Dettagli realizzativi e materiali verdi da impiegare 7.4.4 Rapporti tra progetto e strumenti pianificatori di rete natura 2000 7.5 Considerazioni conclusive concernenti l’incidenza globale del PIF sulle aree Rete natura 2000 incluse nel territorio di competenza. 8 Bibliografia Tavola 1 - Ipotesi progettuale e rapporti con Rete Natura 2000, Rete ecologica provinciale e Rete ecologica regionale Tavola 2 - Elementi di criticità faunistica pregressi Tavola 3 - Elementi progettuali di mitigazione ” 2 PREMESSA L’Accordo di Pianificazione è uno strumento pianificatorio di natura negoziale previsto dalle norme di PTCP finalizzato ad attuare il coordinamento tra i diversi strumenti di pianificazione e programmazione attraverso un processo di condivisione delle scelte tra amministrazioni ai diversi livelli. Le norme prevedono che attraverso l’Accordo si possa dare effettivo sviluppo a progetti ed azioni d’interesse della Provincia, attuativi degli obiettivi socioeconomici del PTCP, garantendo il rispetto delle finalità e degli obiettivi del PTCP. L’accordo di pianificazione è dunque lo strumento di coordinamento e condivisione attraverso il quale la Provincia di Varese vuole dare corpo attuativo alle proprie politiche territoriali, ed in particolare, con il presente accordo, governare le ricadute e le sinergie dei progetti infrastrutturali, integrando la definizione progettuale della proposta di variante della previsione di PTCP di Collegamento da Cittiglio a Laveno (SP1), con previsioni ed indirizzi relativi al paesaggio, al sistema agricolo ed al sistema insediativo sovra comunale. L’Accordo di Pianificazione “COLLEGAMENTO DA CITTIGLIO A LAVENO - SP1” infatti è stato promosso quale occasione di condivisione di una proposta pianificatoria/progettuale che valuti le soluzioni viabilistiche alla luce sia dell’efficienza trasportistica sia del loro minor impatto territoriale, e che le supporti con interventi di valorizzazione territoriale (agendo non solo per mitigare gli impatti ma per, almeno in parte, risolvere le attuali criticità ambientali e paesaggistiche) e con indirizzi di governo delle trasformazioni indotte (in un’ottica di sostenibilità delle politiche insediative di rilievo sovracomunale). Nello specifico l’accordo si è proposto di sviluppare i seguenti obiettivi: a condividere la migliore definizione progettuale della proposta di PTCP “Collegamento da Cittiglio a Laveno SP1” (sigla S2c), ai fini di migliorare l’efficienza e l’efficacia del collegamento rispetto al sistema gerarchico di riferimento del PTCP, attraverso: - una rilettura del ruolo potenziale della viabilità esistente appartenente al secondo livello gerarchico; - la risoluzione delle criticità puntuali della rete esistente (ed in particolare l’attraversamento di Cittiglio e b l’ingresso in Laveno, segnate dalla presenza di interferenze con la rete ferroviaria); definire il tracciato a minor impatto paesistico ambientale e, contestualmente, gli interventi ed opere non solo di mitigazione ma anche di miglioramento paesistico-ambientale; c condividere gli indirizzi per il governo delle trasformazioni indotte sia in un’ottica di sostenibilità delle politiche insediative di rilievo sovracomunale, sia in un’ottica di valorizzazione ambientale e paesaggistica del contesto territoriale più ampio. Gli esiti dell’accordo andranno, si è detto, a variare il PTCP per quanto riguarda il tracciato viario del Collegamento da Cittiglio a Laveno (SP1), tale variante è da intendersi semplificata ex art. 5, comma 6, della Norme di Attuazione del piano provinciale e sarà pprovata contestualmente al testo dell’Accordo con deliberazione del consiglio provinciale. La delibera di approvazione è immediatamente depositata presso la segreteria provinciale ed assume efficacia dalla data di pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione Lombardia dell’avviso di deposito, da effettuarsi a cura della Provincia. In ragione di tale variante è stato promosso il processo di Valutazione Ambientale Strategica e di Valutazione di Incidenza al fine di valutare gli effetti sull’ambiente in generale (e sulla Rete Natura 2000 nello specifico) derivanti dalla variazione del quadro pianificatorio provinciale definita dalll’Accordo. ” Ai sensi dell’art. 6, comma 3 della Direttiva 92/43/CEE (Direttiva Habitat), del D.P.R. 8 settembre 1997 n. 357 e succ. mod., e della D.G.R. 8 agosto 2003 – n. 7/14106, è richiesta, da parte dei proponenti di piani territoriali, urbanistici e di settore e le loro varianti, la predisposizione di uno studio per individuare e valutare i principali effetti, diretti e indiretti, che l’accordo può avere sui Siti di Importanza Comunitaria (SIC) e sulle Zone di Protezione Speciale (ZPS), accertando che non si pregiudichi la loro integrità, relativamente agli obiettivi di conservazione degli habitat e delle specie presenti. Considerato che sul territorio oggetto di studio sono presenti due SIC e cioè il SIC “Collina di Sangiano” e il SIC “Monti della Valcuvia”, si rende necessario analizzare le possibili ripercussioni, dirette e/o indirette, che l’accordo potrebbe comportare sullo stato di conservazione delle diverse componenti ambientali che caratterizzano i diversi siti in questione, in particolare sugli habitat e sulle specie di interesse comunitario in essi presenti. Tenuto conto di quanto indicato dalla D.G.R. n. 7/14106 del 2003 relativamente ai contenuti dello Studio per la Valutazione d’incidenza, la presente relazione sarà articolata in una descrizione naturalistica del comprensorio interessato e in un inquadramento tecnico-normativo in cui sono contenuti i riferimenti legislativi e le principali linee guida in materia di valutazione di incidenza; saranno inoltre descritti i principali elementi progettuali che caratterizzano il collegamento stradale in parola, evidenziando quegli aspetti che possono interessare i SIC limitrofi. Saranno quindi individuate a livello di principio teorico le potenziali interferenze che ciascun elemento in previsione potrebbe comportare sulle componenti ambientali che caratterizzano i SIC interessati. In seguito verrà quindi analizzata nel dettaglio la situazione sito-specifica che caratterizza ciascun SIC, considerando la caratterizzazione naturalistica, la pianificazione prevista dal Piano al suo interno, l’analisi della significatività delle potenziali interferenze per le specie e/o per gli habitat di interesse comunitario per i quali il sito è stato designato, le eventuali misure di mitigazione/compensazione previste ed una scheda di sintesi che riassume gli aspetti più rilevanti dell’analisi. Occorre precisare che la caratterizzazione naturalistica di ogni SIC deriva dalle informazioni riportate sul relativo Formulario Standard Natura 2000 ufficiale, dai risultati delle indagini bibliografiche e dei monitoraggi faunistici svolti nell’ambito dell’aggiornamento dei dati conoscitivi disponibili dalla Provincia di Varese, ed in gran parte dai Piani di gestione dei due Siti attualmente adottati dall’Ente Gestore (Raimondi et al 2009 a e b). In particolare, la caratterizzazione ambientale dei SIC tratterà i seguenti aspetti: • descrizione del sito, con evidenziati gli elementi di maggior pregio e di vulnerabilità; • elenco, descrizione e localizzazione degli habitat inseriti nell’Allegato I della Direttiva 92/43/CEE; • elenco delle specie inserite nell’Allegato I della Direttiva 79/409/CEE e nell’Allegato II della Direttiva 92/43/CEE, che caratterizzano ciascun sito o zona; • cartografia illustrante i confini del SIC e gli habitat in esso presenti. 3 INQUADRAMENTO TECNICO-NORMATIVO Qui di seguito viene fornito un quadro complessivo riguardante i principali riferimenti normativi in materia di Valutazione di Incidenza. ” 3.1 Direttiva 79/409/CEE La Direttiva 79/409/CEE concernente la conservazione di tutte le specie di uccelli selvatici e nota anche come Direttiva "Uccelli", prevede una serie di azioni per la conservazione di numerose specie di uccelli, indicate negli allegati della Direttiva stessa, e l'individuazione da parte degli Stati membri dell'Unione di aree da destinarsi alla loro conservazione, le cosiddette Zone di Protezione Speciale (ZPS). La Direttiva è stata successivamente modificata dai seguenti provvedimenti: • direttiva 81/854/CEE del Consiglio, del 19 ottobre 1981; • direttiva 85/411/CEE della Commissione, del 25 luglio 1985; • direttiva 86/122/CEE del Consiglio, dell'8 aprile 1986; • direttiva 90/656/CEE del Consiglio, del 4 dicembre 1990; • direttiva 91/244/CEE della Commissione, del 6 marzo 1991; • direttiva 94/24/CE del Consiglio, dell'8 giugno 1994; • decisione del Consiglio dell'Unione europea, del 1° gennaio 1995, recante adattamento degli atti relativi all'adesione di nuovi Stati membri all'Unione europea (Atto di adesione dell'Austria, della Finlandia e della Svezia); • direttiva 97/49/CE della Commissione, del 29 luglio 1997. Nel complesso questa normativa è finalizzata alla protezione e gestione di tutte le specie di uccelli viventi naturalmente allo stato selvatico nel territorio europeo degli Stati membri – comprese le uova di questi uccelli, i loro nidi e i loro habitat, oltre che a regolarizzare lo sfruttamento di tali specie. Gli Stati membri sono inoltre tenuti a preservare, mantenere o ripristinare i biotopi e gli habitat di questi uccelli mediante: 1. istituzione di zone di protezione; 2. mantenimento degli habitat; 3. ripristino dei biotopi distrutti; 4. creazione di biotopi. Per tutte le specie di uccelli elencate nell’Allegato I delle direttive e per le specie migratrici sono previste misure speciali di protezione degli habitat. Le direttive stabiliscono un regime generale di protezione di tutte le specie di uccelli, comprendente in particolare il divieto di: uccisione o cattura deliberata delle specie di uccelli contemplate dalle direttive: Le direttive autorizzano tuttavia la caccia di talune specie a condizione che i metodi di caccia utilizzati rispettino taluni principi (saggia ed equa utilizzazione, divieto di caccia durante il periodo della migrazione o della riproduzione, divieto di metodi di cattura o di uccisione in massa o non selettiva); distruzione, danneggiamento o asportazione dei loro nidi e delle loro uova; disturbo deliberato; detenzione. ” 3.2 Direttiva 92/43/CEE La Direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche, denominata Direttiva “Habitat”, mira a contribuire alla conservazione della biodiversità negli Stati membri definendo un quadro comune per la conservazione delle piante e degli animali selvatici nonché degli habitat di interesse comunitario. In particolare la direttiva prevede la costituzione di una rete ecologica europea denominata "Natura 2000". Tale rete è costituita da "Zone Speciali di Conservazione" (ZSC) designate dagli Stati membri in conformità delle disposizioni della direttiva e dalle Zone di Protezione Speciale istituite dalla Direttiva 79/409/CEE concernente la conservazione degli uccelli selvatici. Gli allegati I (tipi di habitat naturali di interesse comunitario) e II (specie animali e vegetali di interesse comunitario) della direttiva forniscono, infatti, indicazioni circa i tipi di habitat e di specie la cui conservazione richiede la designazione di Zone Speciali di Conservazione. Alcuni di essi sono definiti come tipi di habitat o di specie prioritari. L'allegato IV elenca le specie che richiedono invece una protezione rigorosa. L'obiettivo della Direttiva è pertanto piú vasto della sola creazione della rete, avendo come scopo dichiarato quello di contribuire a salvaguardare la biodiversità mediante attività di conservazione non solo all'interno delle aree che costituiscono la rete Natura 2000, ma anche tramite misure di tutela diretta delle specie la cui conservazione è considerata un interesse comune di tutta l'Unione. Il recepimento di questa Direttiva è avvenuto in Italia nel 1997 attraverso il D.P.R. 8 settembre 1997 n. 357 “Regolamento recante attuazione della Direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche”, modificato ed integrato dal D.P.R. 120 del 12 marzo 2003. La conservazione della biodiversità europea viene realizzata tenendo conto delle esigenze economiche, sociali e culturali, nonché delle peculiarità regionali e locali. Ciò costituisce una forte innovazione nella politica del settore in Europa. In altre parole si vuole favorire l'integrazione della tutela di habitat e specie animali e vegetali con le attività economiche e con le esigenze sociali e culturali delle popolazioni che vivono all'interno delle aree che fanno parte della rete Natura 2000. Secondo i criteri stabiliti dall'Allegato III della Direttiva "Habitat", ogni Stato membro redige un elenco di siti che ospitano habitat naturali e seminaturali e specie animali e vegetali selvatiche, in base a tali elenchi e d'accordo con gli Stati membri, la Commissione adotta un elenco di Siti d'Importanza Comunitaria (SIC). Entro sei anni a decorrere dalla selezione di un sito come Sito d'Importanza Comunitaria, lo Stato membro interessato designa il sito in questione come Zona Speciale di Conservazione. 3.3 Normativa statale e regionale Come già sopra ricordato, la normativa nazionale sulla Valutazione di Incidenza, fa capo al DPR 357/97 così come modificato dal D.P.R. 120 del 12 marzo 2003. Alcune misure minime di conservazione per le ZPS sono contenute nel successivo D.M. n° 184 del 17.10.2007 che rimanda alle regioni il recepimento delle stesse. Da questi provvedimenti decadono una serie di norme regionali contenute nelle DGR 7/14106 del 8.08.2003 che definisce i contenuti degli Studi di Incidenza e nelle D.G.R. n 7/21233 del 18.04.2005, n 8/1791 del 25.01.2006, n° 8/1876 del 8.02.2006, n 8/3798 del 23.12.2006, n° 8/7844 del 30.07.2008 e 8/6648 del 20.02.2008, costituendo queste ultime due il recepimento a livello regionale del DM n° 184 del 17.10.2007. ” 4 IL PROGETTO IN SINTESI L’approccio pianificatorio/progettuale, volto alla realizzazione degli obbiettivi dell’accordo di programma, ha portato alla condivisione delle seguenti strategie di sviluppo: A. miglioramento dell’accessibilità viabilistica di Laveno e Cittiglio, mitigando l’impatto della viabilità sui centri urbani e sviluppando un approccio integrato tra progettazione, per “parti funzionali”, e monitoraggio/valutazione degli effetti. In tal modo si coglie l’opportunità di valutare l’efficacia di ciascun lotto progettuale rispetto al complesso degli obiettivi specifici attesi per valutare l’effettiva necessità di dare attuazione a tutti gli elementi di progetto. B. salvaguardia e riqualificazione della continuità ecologica tra le aree SIC “monti della Valcuvia” e “ monte Sangiano”, sia attraverso la definizione di specifiche indicazioni alla progettazione infrastrutturale e di opere di mitigazione ad hoc, sia contestualizzando sul territorio gli indirizzi di salvaguardia della rete ecologica provinciale e regionale. C. coordinamento nel governo degli elementi strutturanti il sistema insediativo di fondovalle, in particolare gli insediamenti ed i servizi sovra comunali ed il sistema agricolo del Pradaccio. Tali strategie vengono sviluppate nell’Accordo di Pianificazione attraverso le seguenti azioni: 1. la definizione del tracciato di progetto del “Collegamento da Cittiglio a Laveno SP1” che andrà a variare le previsioni di PTCP ) articolata in tre specifiche parti funzionali: a. il collegamento tra l’attuale attestazione della SP1 e la zona industriale di Cittiglio/Laveno (lotto A), tratto, di lunghezza pari a 960 mt. (di cui 460 mt. di galleria, 190 mt. di viadotto) che si attesta sulla rotatoria esistente in prossimità del cementificio di Caravate lungo la SP1 e prevede la realizzazione di una rotatoria per la connessione con la strada comunale al servizio dell’area produttiva. Tale connessione viene b. realizzata attraverso un peduncolo con scavalco del Boesio. il collegamento tra la zona industriale e la SS394dir in direzione Laveno (lotto B), con eliminazione passaggio a livello FNM di Cittiglio, tratto, di lunghezza pari a 518 mt. che connette la rotatoria terminale del primo tratto con la SS394 dir (anche in questo caso attraverso una intersezione a rotatoria) e prevede lo scavalco della linea ferroviaria e della stessa SS 394 dir attraverso un viadotto. La parte in viadotto sarà di lunghezza tale da limitare l’impatto sul varco ecologico permettendo il passaggio della fauna (come da specifiche indicazioni contenute nel paragrafo 3.2 e nel Rapporto Ambientale) c. la soppressione del passaggio a livello FS in ingresso a Laveno (consentendo così l’accesso diretto al centro di Laveno percorrendo la SP1 e la SS 394 )mediante sottopasso della linea FS e relative opere complementari (atte a garantire la miglior funzionalità della rete stradale sovra comunale) quali il rifacimento del sovrappasso della linea FNM, sede della SP 32. L’articolazione in tre lotti è funzionale ad una suddivisione in fasi temporalmente distinte dagli esiti non definitivamente predeterminati: a fronte della realizzazione di una fase saranno concretamente valutabili gli effetti sul sistema della mobilità dell’opera e quindi la permanenza o meno dell’esigenza di realizzazione della fase successiva. ” 2. la definizione di specifici indirizzi per la risoluzione della criticità della rete ecologica (Area critica 10), con valenza diretta sulle attività di progettazione e programmazione provinciale, nonché sul governo del territorio operato alle diverse scale. 3. il riconoscimento della rilevanza sovra comunale e la definizione di relativi indirizzi condivisi per la valorizzazione integrata degli elementi insediativi ed ambientali della piana del Pradaccio, ovvero dell’insediamento produttivo, dei servizi, del sistema agricolo e della rete ecologica e di fruizione ciclopedonale. Fig. 1 Il tracciato suddiviso nei tre lotti funzionali ” 5 INQUADRAMENTO TERRITORIALE DELL’AREA INTERESSATA DAL PROGETTO 5.1 Cenni di geomorfologia e idrografia Il comprensorio interessato dall’opera in parola è collocato nella porzione prealpina del varesotto centrosettentrionale, non lungi dal principale corpo idrico del varesotto, e cioè il Lago Maggiore. Il settore risulta caratterizzato dalla morfologia dei rilievi, nella sua parte N-orientale, del San Martino (1.084,4 m) e del Monte della Colonna (1.203,6 m); nella zona N-occidentale dal Monte Nudo (1.235 m), dal Monte la Teggia (1.103,1 m) e dal Sasso del Ferro (1.057,2 m); nell’area S-orientale dalla porzione più occidentale del Massiccio del Campo dei Fiori con quote appena superiori ai 1.100 m. I versanti si presentano generalmente con pendenze elevate; si riscontrano per esempio pendenze medie di circa 25° nelle aree a N dell’abitato di Cuveglio, sulle pendici dei Monti Rossel e S. Martino in Culmine. Il gradiente delle pendenze risulta crescere all’aumentare della quota (come verso la vetta del Monte Nudo, dove nel tratto sommitale le pendenze sono in progressivo aumento fino a superare i 35°). Solo localmente la morfologia diviene più dolce per la presenza di terrazzamenti e cordoni morenici laterali minori: tale situazione è ben visibile in località Casere (Comune di Laveno Mombello), a Vararo (Comune di Cittiglio), all’Alpe di Bisio (Comune di Duno) e al Poggio della Corona (Comune di Gavirate). La forte pendenza instaura numerosi fenomeni morfologici con la creazione di nuove forme dovute sia all’azione delle acque superficiali, sia a processi gravitativi, ovvero a fenomeni franosi per la maggior parte dei casi di limitata entità. In queste aree sono inoltre in atto fenomeni morfogenetici dovuti alla dissoluzione carsica che ha creato doline, campi solcati, vaschette di corrosione, solchi, fori e depressioni. Sul Massiccio del Campo dei Fiori, sul Monte Martinello e nell’area S. Martino-Monte della Colonna sono numerose le cavità, come anche le morfologie carsiche epigee. 5.2 Aspetti climatici 5.2.1 Temperatura L’analisi condotta per gli anni dal 1992 al 2007, (fonte stazione rilevamento Vidoletti) evidenzia come il 2003 sia l’anno con la temperatura media annuale maggiore (14,5 °C), connessa a delle temperature medie estive molto alte. La curva termometrica mostra un minimo invernale nel mese di dicembre (circa 2,96 °C) ed un massimo nel mese di luglio (23,11 °C). ” CURVA TERMOMETRICA 25 TEMPERATURA °C 20 15 10 5 0 gen feb mar apr mag giu lug ago set ott nov dic MESI Curva termometrica calcolata dalle misure della stazione meteorologica di Varese Vidoletti 5.2.2 Precipitazioni Il clima del varesotto mostra caratteristiche tipicamente continentali umide con ampie escursioni termiche ed un regime di piogge equinoziale, cioè con massimi nei mesi di maggio e ottobre-novembre; in pratica il particolare clima viene definito di tipo insubrico a causa sia della elevata piovosità che della presenza dei grandi laghi che smorzano un po’ le oscillazioni termiche. Le precipitazioni nell’area padana variano in funzione dell’orografia, distribuendosi in modo crescente dal basso mantovano (meno di 700 mm l’anno) verso Nord-Ovest, fino a massimi della zona dei laghi prealpini occidentali (oltre 2000 mm l’anno). Esse sono distribuite uniformemente nell’arco dell’anno con la presenza di due massimi in autunno e in primavera. I dati giornalieri negli anni dal 1992 al 2007 della stazione di rilevamento meteorologica di Varese Vidoletti hanno evidenziato la massima piovosità annuale nel 1995 con 2045 mm di pioggia, mentre nel 2005, anno di minimo nel periodo considerato, se ne sono avuti soltanto 777 mm. La curva pluviometrica mostra un minimo nella stagione invernale (54,50 mm a marzo), mentre i valori più elevati si hanno in primavera (168,87 mm a maggio) e autunno (176,75 mm a settembre). ” CUMULATA PLUVIOMETRICA MENSILE 1200 Cumulata pluviometrica mensile (mm pioggia/mese) 1000 800 600 Tot. 1992: 2011 mm Tot. 1995: 2045 mm Tot. 1994: 1838 mm Tot. 2003: 1967 mm Tot. 1996: 1741 mm 400 Tot. 1998: 963 mm Tot. 1999: 992 mm Tot. 2005: 777 mm 200 1992 1994 1995 1996 1998 1999 2003 2005 6 12 6 12 6 12 6 12 6 12 6 12 6 12 6 12 6 1 0 2007 Cumulata pluviometrica mensile in millimetri, calcolata sulle misure della stazione meteorologica di Varese Vidoletti negli anni dal 1992 al 2007 L’analisi condotta per gli anni dal 1992 al 2007, evidenzia come il 1996 sia l’anno con la percentuale di umidità relativa annuale maggiore (86%), mentre gli ultimi anni mostrano un calo (69 % di umidità nel 2003, 71% nel 2005). La curva dell’umidità relativa mostra valori minimi nei mesi di marzo (70,21%) e luglio (70,33%), mentre i valori più elevati si sono riscontrati negli ultimi tre mesi dell’anno (rispettivamente 87,38%, 85,90% e 86,20 5.3 Inquadramento geologico Nell’area in esame affiorano quasi esclusivamente rocce sedimentarie, appartenenti al periodo compreso tra il Triassico medio (circa 240 milioni di anni fa) e il Giurassico inferiore (circa 200 milioni di anni). Sono inoltre presenti rocce vulcaniche, seppur in affioramenti più limitati. Le unità presenti sono riportate di seguito, in ordine cronologico. Successione Vulcanica Permiana (Permiano): porfiriti di colore violaceo o rosso cupo, con tufi e lave fortemente acide. Si osservano a SE dell’abitato di Rancio Valcuvia fino alla cima del Monte Martica. Dolomia del San Salvatore (Trias medio, Anisico-Ladinico): complesso di piattaforma carbonatica (reef) costituito da dolomie microcristalline chiare e dolomie stromatolitiche, generalmente in strati piano paralleli centimetrici. Affiorano in una fascia ristretta nella valle del torrente Riale a N di Cantevria (Rancio Valcuvia). ” Formazione di Cunardo (Trias superiore, Carnico): irregolare alternanza di dolomie calcaree e calcari dolomitici di colore biancastro in strati di pochi centimetri sottilmente laminati. Localmente la colorazione assume toni grigi e nerastri, con presenza di sottili interstrati marnosi e/o argillosi. Affiora nel bacino del torrente Riale, sul versante SE del Monte San Martino. Marna del Pizzella (Trias superiore, Carnico): unità costituita in prevalenza da marne policrome rosso mattone e verdastre variamente alternate a calcari marnosi e dolomiti marnose in strati di colore rosato o biancastro. Affiora lungo la mulattiera Mesenzana-San Martino e nei tributari del torrente Riale a Rancio Valcuvia. Dolomia principale (Trias superiore, Norico): sequenza di dolomie microcristalline biancastre o nocciola chiaro alternate a dolomie stromatolitiche. Affiora in modo continuo dal Sasso del Ferro a Cassano Valcuvia. Dolomia del Campo dei Fiori (Trias superiore, Retico): molto simile alla precedente, presenta localmente sottili strati di marne giallognole o verdastre. Affiora limitatamente al Sass Merèe. Dolomia a Conchodon (Trias superiore, Retico): calcilutiti compatte a frattura scheggiosa di colorazione estremamente variabile. Questa dolomia presenta la massima potenza a O dell’area in studio, sul versante sinistro del torrente Marianna poco a N di Arcumeggia (Casalzuigno). Calcare di Moltrasio (Lias inferiore, Sinemuriano): la facies più caratteristica è costituita da calcari da fini ad arenitici, di colore da grigio scuro a nerastro, in strati paralleli con all’interno noduli di selce e spesso interstrati di marne grigie. In tutta la Valcuvia l’area di affioramento è alquanto vasta: con uno spessore di 1.200-1.500 m, costituisce i rilievi dei Pizzoni di Laveno, del Sasso del Ferro, del Monte Nudo, del Monte della Colonna e del massiccio del Campo dei Fiori. Depositi sciolti plio-quaternari (Pliocene-quaternario): comprendono l’insieme di quei depositi di origine continentale perlopiù incoerenti costituiti da sedimenti lacustri, alluvionali, detritici o morenici. In particolare i depositi alluvionali e lacustri ricoprono il fondovalle mentre quelli morenici e detritici rivestono i versanti della valle. Depositi glaciali: trattasi di sedimenti trasportati dal ghiacciaio del Verbano. Dal punto di vista litologico sono costituiti prevalentemente da un’abbondante matrice limoso-sabbiosa con livelli di sabbie o ghiaie incoerenti e ciottoli o massi poligenici ed eterometrici. La composizione petrografica dei clasti è piuttosto varia: si distinguono metamorfiti, rocce intrusive, vulcaniti e clasti carbonatici, tendenzialmente dominanti rispetto a quelli cristallini. Depositi fluvioglaciali: legati all’azione delle acque di fusione dei ghiacciai, sono costituiti perlopiù da alternanze di livelli di vario spessore (da centimetrico a metrico) di sabbie, sabbie ghiaiose e ghiaie incoerenti pulite. Depositi alluvionali: questa unità è costituita da materiali disposti sul fondovalle della Valcuvia, accumulatisi durante i periodi interglaciali e glaciali a mezzo di intensi fenomeni di alluvione. Si tratta di depositi di materiale grossolano, ghiaie e sabbie con ciottoli arrotondati in matrice di sabbia, intercalati a livelli di sabbie limose. Conoidi di deiezione: forme legate all’azione dei corsi d’acqua che scendono dai versanti. Litologicamente sono costituite da sabbie detritiche sciolte, con abbondante matrice fine, più grossolane e ben classate verso l’apice. Intercalati anche orizzonti grossolani di sabbie e ghiaie o ciottoli di natura carbonatica, eterometrici e poco arrotondati. Accumuli di frana: trattasi di depositi sciolti con elementi per lo più grossolani: ghiaie, ciottoli e blocchi spigolosi e non alterati con matrice fine limoso-sabbiosa generalmente scarsa. ” 5.4 Inquadramento geomorfologico Dal punto di vista geomorfologico l’area in studio può essere suddivisa in un settore montano, uno intermedio e uno inferiore, corrispondente al fondovalle. Il settore montano si trova al di sopra dei 700-800 m di quota e risulta caratterizzato dalla morfologia del Monte San Martino (1’084.4 m). I versanti si presentano generalmente con pendenze elevate, nell’ordine di circa 25°. Inoltre il gradiente risulta crescere man mano che aumenta la quota. Numerosi fenomeni morfologici hanno origine a causa della forte pendenza e sono legati all’azione delle acque superficiali e ai processi gravitativi, per la maggior parte dei casi di modesta entità. Questo settore non è mai stato raggiunto dai ghiacciai e quindi si è sottratto alla loro azione morfologica. Verso Est, la morfologia del settore è influenzata da un sistema di faglie che da origine ad una intricata rete di fratture subverticali: si generano di conseguenza pareti verticali e fratture, spesso aperte con pareti separate di qualche metro. Tale sistema è riconducibile alle seguenti faglie: • Faglia di Val Alta: interessa l’area compresa tra la parete del M.te San Martino e il Sasso Cadrega, originando un grosso specchio di faglia in Val Alta e sul fianco occidentale del rilievo di quota 608, oltre ad una serie di fenomeni dislocativi di minor portata. Verso N la faglia decorre sotto la copertura, dirigendosi verso l’Alpe Cavoglio; a S di Val Alta è osservabile ancora per un breve tratto, sul sentiero che corre parallelamente alla carrozzabile Duno – San Martino prima di essere coperta da detrito di falda e successivamente dalla copertura morenica. Viene presumibilmente a contatto con la Faglia di Ghirla; non vi sono peraltro evidenze di una sua prosecuzione a S della stessa. • Faglia del San Martino: orientata N-S genera la ripida parete del San Martino, dislocando brevemente, verso N, le formazioni retiche e la Sinclinale di Duno, per poi ricongiungersi alla Faglia di Val Alta. Sul fianco orientale del monte è presente tutta una serie di fratture e piccole faglie che interessano in particolare la Dolomia Principale nella zona del Sass Bianc. In queste aree sono inoltre in atto fenomeni morfogenetici dovuti alla dissoluzione carsica che ha creato campi solcati, vaschette di corrosione, solchi, fori e depressioni. Nell’area S. Martino-Monte della Colonna sono numerose le cavità, come anche le morfologie epigee. Dove affiorano litotipi marnosi, alcune decine di metri sotto le creste dei rilievi indicati precedentemente, le morfologie si addolciscono, le pendenze si riducono, aumenta la presenza di suolo e il ruscellamento superficiale. Lo scorrimento concentrato di rilevanti quantità d’acqua, con conseguenti fenomeni di erosione-corrosione superficiale, ha originato forre (Rio Casarivo, Torrente Riale), doline (sui versanti del Monte S. Martino) e solchi di erosione. 5.5 Flora e vegetazione Il comprensorio sul quale insisterà l’opera abbraccia areali e ambiti ecologici piuttosto diversificati sia sotto il profilo microclimatico sia sotto il profilo geopedologico: ne deriva una variabilità vegetazionale potenzialmente piuttosto elevata. A livello della vegetazione boschiva tale variabilità risulta di fatto relativamente contenuta per effetto delle passate attività antropiche che hanno contribuito a indirizzare il bosco verso composizioni estremamente monotone. Limitando l’analisi al massiccio Sasso del Ferro-Monte Nudo-Monte della Colonna-San Martino, ove è collocato il SIC ” “Monti della Valcuvia”, e tralasciando così tutto il comparto del fondovalle e gli altri rilievi compresi nel territorio comunitario (Monte Sangiano, pendici del Campo dei Fiori, ecc.), lo schema vegetazionale comprende una decina di tipologie vegetazionali. Vista la disposizione essenzialmente Nord-Sud del massiccio, data la reazione fortemente basica dei substrati del Sasso del Ferro e di quelli di Monte della Colonna-San Martino e quasi neutra dei substrati del Monte Nudo, semplificando ai minimi termini, il mosaico della vegetazione arborea comprende essenzialmente: • Boschi collinari di latifoglie dal piano fino alla sommità dei versanti meridionali, a dominanza di essenze mesotermofile su Sasso del Ferro e Monte della Colonna-San Martino e coincidenti con castagneti mesofili sul Monte Nudo. o I boschi misti termofili appaiono la tipologia vegetazionale più ampiamente diffusa nel territorio. La composizione floristica ricorda i querceti a Roverella, ma la Roverella non è dominante. Lo strato arboreo può essere caratterizzato da un numero piuttosto variabile di specie tra cui, accanto alla Roverella (Quercus pubescens) spiccano per abbondanza il Ciliegio (Prunus avium), il Sorbo (Sorbus aria), il Carpino nero (Ostrya carpinifolia), l’Orniello (Fraxinus ornus), e localmente anche il Faggio (Fagus sylvatica) e il Castagno (Castanea sativa). Si segnala inoltre una cospicua presenza di Tasso (Taxus baccata), non esclusivamente collocato in corrispondenza di forre o anfratti ombrosi ma piuttosto diffuso. Lo strato arbustivo comprende per lo più il Ligustro (Ligustrum vulgare), il Corniolo (Cornus mas), il Crespino (Berberis vulgaris) e localmente anche il Pungitopo (Ruscus aculeatus). Lo strato erbaceo si presenta piuttosto continuo e dominato fisionomicamente da Edera (Hedera helix), e Vinca (Vinca minor). o I castagneti mesofili sono boschi di castagno che si rinvengono su suoli piuttosto profondi ed umiferi. Presentano una composizione floristica dominata da specie mesofile tipicamente boschive che li rende inquadrabili nell’associazione Arunco-Fraxinetum. Lo strato arboreo, largamente dominato dal Castagno, ospita, con copertura complessiva inferiore al 30%, specie come Ciliegio sevatico (Prunus avium), Tiglio (Tilia cordata), Frassino maggiore (Fraxinus excelsior) ed Acero montano (Acer pesudoplatanus). Lo strato arbustivo è prevalentemente costituito da Corylus avellana, Crataegus monogyna e Sambucus nigra. Lo strato erbaceo è composto da felci come Dryopteris filixmas e Athyrium filix-foemina, e diverse altre specie quali Aruncus dioicus, Anemone nemorosa, Lamiastrum galeobdolon e Salvia glutinosa. • Boschi montani di latifoglie termofile a dominanza di faggio sui versanti settentrionali a partire dai 600 m di quota e in limitate aree dei versanti meridionali in corrispondenza delle esposizioni fresche. Si tratta di Faggete distribuite su substrati sedimentario-carbonatici. Lo strato erbaceo è caratterizzato dalla presenza di Galium odoratum, Cyclamen purpurascens, Cardamine heptaphylla, Senecio fuchsii, Paris quadrifolia e Veronica urticifolia. • Robinieti, concentrati prevalentemente nella parte basale dei rilievi e degli impluvi più ampi; • Acero frassineti localizzati principalmente in condizioni d’impluvio o in esposizioni fresche a quote non elevate; Si tratta di formazioni forestali che caratterizzano alcuni tratti delle aste torrentizie principali, per altro di modesta ampiezza, formate da Frassino maggiore (Fraxinus excelsior), Acero montano (Acer pseudoplatanus), Ontano nero (Alnus glutinosa) e anche Tasso (Taxus baccata), che può abbondare localmente. Floristicamente vicini ai boschi di latifoglie submontani mesofili, nei contesti più ampi si arricchiscono di specie più spiccatamente igrofile come Adenostyles glabra, Petasites albus e Geum rivale. • Querceti e querco-carpineti, piuttosto frammentati e localizzati principalmente nell’area del S.Martino, Sasso del Ferro e di Masciago Primo, in corrispondenza di suoli superficiali con frequenti affioramenti carbonatici; • Boschi di impianto di conifere (Monte Nudo) Vegetazioni di tipo arbustivo in rapporti dinamici con le vegetazioni arboree di cui sopra consistono essenzialmente in corileti che occupano prevalentemente aree a suolo superficiale, spesso in esposizione meridionale. Tali vegetazioni ” rappresentano stadi di colonizzazione avanzata delle praterie aride un tempo pascolate e di elevato interesse naturalistico, concentrate prevalentemente a Nord di Cittiglio (Vararo – Val Buseggia). Queste ultime sono caratterizzate da una elevata biodiversità e dalla presenza di specie rare e termofile. Le praterie della Val Buseggia contengono aspetti di transizione verso veri e propri brometi-seslerieti e ospitano diverse stazioni della rara orchidea Ophrys apifera, nonché pendii a scorrimento d’acqua con Schoenus nigricans e Tofieldia calyculata (habitat 7230). Queste praterie sono inoltre in stretto contatto con le vegetazioni delle pareti rocciose carbonatiche, tanto da formare un mosaico vegetazionale tipico e difficilmente scorporabile. Nell’area sono individuabili aspetti riconducibili allo Hieracio humilis-Potentilletum caulescentis Br.-Bl. in Meier et Br.-Bl. 1934, caratteristico delle rupi più eliofile e calde, dove è ospitata anche Primula hirsuta, recentemente descritta come Primula hirsuta subsp. valcuvianensis (Jeßen & Lehmann, 2005). 5.6 Aspetti faunistici 5.6.1 Teriocenosi I mammiferi sono ben rappresentati nell’area considerata, in particolare gli ungulati di grossa taglia. Negli ultimi 20 anni si è infatti osservata una veloce colonizzazione delle aree montane da parte di alcune specie di ungulati, dovuta sia a fattori naturali (migrazioni dalla vicina Confederazione elvetica) che a reintroduzioni e introduzioni più o meno legali. In particolare sono ricomparsi Cervo e Capriolo, mentre è presente un consistente nucleo popolazionale di cinghiali, in conseguenza di immissioni abusive non autorizzate compiute alla fine degli anni ’80. E’ anche insediato, sul massiccio Pizzoni di Laveno-Mte Nudo, un consistente nucleo di Mufloni, anch’esso retaggio di immissioni effettuate a suo tempo a scopo venatorio negli anni ‘80. Tra i carnivori sono presenti Volpe, Tasso, Faina, mentre più rara è la Donnola. 5.6.2 Ornitocenosi In conseguenza della elevata diversità ambientale che caratterizza il comprensorio in parola, il territorio interessato dal progetto ospita un gran numero di specie ornitiche, come risulta dalla recente indagine che ha portato alla stesura del nuovo Atlante Ornitologico georeferenziato dei nidificanti in provincia di Varese (Gagliardi et al 2007). Tra tutte spiccano le specie proprie di aree forestate tra le quali i Picidi, presenti con 4 tra le quali il Picchio nero, un tempo sporadico in provincia mentre tra i rapaci si annovera la presenza nidificante di Astore e Pellegrino, quest’ultimo in espansione: rilevante è anche la presenza occasionale del Biancone. Una coppia di Pellegrino nidifica sicuramente sulla parete sovrastante il Sass Cadrega, come osservato personalmente da chi scrive. 5.6.3 Erpetocenosi Rettili La cenosi a rettili dell’area considerata si presenta pressoché completa e possiede le caratteristiche di una tipica erpetocenosi pedemontana con Lacerta viridis, Lacerta muralis, Elaphe longissima Coronella austriaca, Hierophys viridiflavus, Natrix natrix e Vipera aspis. ” Anfibi Anche la cenosi ad anfibi si mostra complssa con Triturus carnifex, T. vulgaris, una ricca popolazione di Salamandra salamandra tra gli anuri, mentre tra gli urodeli troviamo Rana esculenta, R. temporaria R. dalmatina, Hyla intermedia, Bufo bufo, 5.6.4 Invertebrati Tra gli invertebrati ospitati nel comprensorio, assumono rilievo le specie tutelate dalla LR 10/2008 talune delle quali reperibili nel territorio in esame e cioè Chetonischema aeruginosa, Gnorimus variabilis, Austropotamobius pallipes, Sono inoltre presenti Cerambix cerdo e Lucanus cervus entrambe in direttiva Habitat. Tra le specie endemiche spicca Duvalius ghidinii piccolo carabide ipogeo legato esclusivamente alle vette del Campo dei fiori e del Mte San Martino. ” 6 AREE APPARTENENTI A RETE NATURA 2000 INTERESSATE DAL PROGETTO Sintesi naturalistico-cartografica ” 6.1 Il SIC Collina di Sangiano Fig. 2 Il SIC Collina di Sangiano ” Il presente capitolo contiene la caratterizzazione naturalistica del SIC “Collina di Sangiano” e l’analisi delle possibili interferenze dirette e indirette derivanti da quanto prospettato dal progetto in parola su habitat e specie di interesse comunitario in esso presenti. 6.1.1 Caratterizzazione del sito 6.1.1.2 Descrizione e localizzazione CODICE IT 2010018 AREA [ha] 195 COMUNI INTERESSATI Sangiano, Laveno Mombello, Cittiglio, Caravate ENTE GESTORE Comunità montana Valli del Verbano L’area è costituita dalla porzione occidentale della Collina di Sangiano posta a est dell’invaso del Verbano, interamente impostata su rocce carbonatiche che, a causa della loro prevalente esposizione meridionale, costituiscono una vera e propria oasi xerotermica con una vegetazione del tutto peculiare, che si differenzia notevolmente dal contesto circostante. Il rilievo del Monte Sangiano spicca sia per caratteristiche morfologiche che vegetazionali. L’affioramento di Maiolica fa sì che la vegetazione dell’area, prevalentemente di tipo boschivo, sia spiccatamente termofila. Ile formazioni forestali presenti sono per lo più ascrivibili a boschi di latifoglie misti termofili, dominati da Castagno (Castanea sativa), Orniello (Fraxinus ornus), Frassino maggiore (Fraxinus excelsior), Robinia (Robinia pseudoacacia), Roverella (Quercus pubescens) e Cerro (Quercus cerris). Roverella e Cerro in alcuni casi formano dei consorzi quasi puri, sebbene molto localizzati (sulle pendici del Monte Sangiano esposte a Sud-Ovest, a circa 400 m di altitudine). Sono presenti anche due limitati impianti di conifere (Pino strobo in prevalenza) lungo l’ultimo tratto di strada che porta al San Clemente.In corrispondenza dei pendii aridi rupestri, caratterizzati da elevata pietrosità superficiale e suoli poco profondi impostati su substrato carbonatico spesso affiorante e connotati da inclinazioni rilevanti, si sviluppa una vegetazione termofila più o meno rada (prati magri e delle rocce calcaree). Si tratta per lo più di praterie discontinue dominate da Graminacee (principalmente Bromus erectus), e Ciperacee (Carex humilis), e caratterizzati da una elevata biodiversità e dalla presenza di specie rare e termofile. Esse sono in stretto contatto con le vegetazioni delle pareti rocciose, tanto da formare un mosaico vegetazionale tipico e difficilmente scorporabile. Le praterie del Monte Sangiano si configurano come veri e propri xerobrometi dove, accanto a Melica ciliata, sono presenti Stipa pennata e Cleistogenes serotina, andando così a caratterizzare il rilievo come una vera e propria oasi xerotermica. Sono presenti interessanti consorzi a Cerro (Quercus cerris), prevalentemente localizzati sulle pendici del Monte Sangiano esposte a Sud-Ovest, a circa 400 m di altitudine, dove occupano più di 33 ettari di superficie .Lo strato arboreo dominato da Quercus cerris si presenta piuttosto rado, permettendo lo sviluppo di un folto strato arbustivo caratterizzato da Fraxinus ornus, Amelanchier ovalis, Berberis vulgaris, Cornus mas e Coronilla emerus. Lo strato erbaceo risulta caratterizzato da Hedera helix, Geranium sanguineum e Anthericum ramosum, e ospita anche abbondante Ruscus aculeatus. In genere presentano una composizione floristica dominata da specie dei Quercion pubescenti-petraeae. ” 6.1.1.3 Status pianificatorio Il sito è dotato di Piano di gestione, attualmente adottato dall’Ente gestore 6.1.1.4 Gli habitat di interesse comunitario Complessivamente sono stati rilevati gli habitat di seguito elencati (quelli contrassegnati con un asterisco * sono considerati di interesse prioritario dalla Commissione Europea nell’allegato I della Direttiva 92/43/CEE): • Formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo (Festuco Brometalia) (cod. *62.10) % del sito coperta: 12% Si tratta di praterie discontinue localizzate su pendii aridi rupestri con elevata pietrosità superficiale e suoli poco profondi impostati su substrato carbonatico spesso affiorante. Tali praterie, la cui biomassa vegetale è costituita essenzialmente da Graminacee (principalmente Bromus erectus), e Ciperacee (Carex humilis), sono caratterizzati da una elevata biodiversità e dalla presenza di specie rare e termofile. Esse sono in stretto contatto con le vegetazioni delle pareti rocciose (habitat 8210), tanto da formare un mosaico vegetazionale tipico e difficilmente scorporabile. Le praterie del Monte Sangiano si configurano come xerobrometi dove, accanto a Melica ciliata, sono presenti Stipa pennata e Cleistogenes serotina, andando così a caratterizzare il rilievo come una vera e propria oasi xerotermica. • Pareti rocciose calcaree con vegetazione casmofitica (cod. 82.10) % del sito coperta: 12% Habitat ben rappresentato nel sito Si tratta di vegetazioni che caratterizzano i massicci carbonatici riconducibili alle comunità euro-siberiane e mediterranee dei Potentilletalia caulescentis, costantemente associate alle praterie erbacee di cui al punto precedente (habitat 6210). In particolare nel sito sono individuabili aspetti riconducibili allo Hieracio humilis-Potentilletum caulescentis Br.-Bl. in Meier et Br.-Bl. 1934, caratteristico delle rupi più eliofile e calde, dove è ospitata anche Primula hirsuta, recentemente descritta come Primula hirsuta subsp. valcuvianensis (Jeßen & Lehmann, 2005). • Sorgenti pietrificanti con formazione di travertino (Cratoneurion) (cod. *72.20) % % del sito coperta: 1% Comunità vegetali caratterizzate da briofite (Eucladium verticillatum, Hymenostylium recurvirostrum e Palustriella commutata) e cianobatteri (Phormidium incrustatum e Rivularia haematites), che danno luogo a deposizione attiva di travertino del Cratoneurion commutati. Le formazioni più evidenti e significative sono localizzate ai piedi del Monte Sangiano, dove ospitano abbondante Adiantum capillus-veneris. • Grotte non ancora sfruttate a livello turistico (cod. 83.10) % del sito coperta: 1% Nel sito è nota una cavità carsica non sfruttata turisticamente, rifugio significativo per numerose specie di chirotteri. Nella tabella che segue sono riportati gli habitat inseriti nell’Allegato I della Direttiva 92/43/CEE, rinvenibili all’interno del SIC “Collina di Sangiano”. ” cod. *62.10 Formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo (Festuco Brometalia) cod. 82.10 Pareti rocciose calcaree con vegetazione casmofitica cod. *72.20 Sorgenti pietrificanti con formazione di travertino (Cratoneurion) cod. 83.10 Grotte non ancora sfruttate a livello turistico 6.1.1.5 Elenco delle specie floristiche di interesse comunitario e altre specie di interesse naturalistico Nell’area del SIC “Monte Sangiano” non risultano presenti specie elencate nell'allegato II della Direttiva 92/43/CEE. Nella sezione 3.3 “Altre specie importanti di Flora e Fauna” del Formulario Natura 2000 sono in ogni caso riportate una quindicina di specie. Secondo le Note esplicative per la compilazione del Formulario standard, possono infatti rientrare nella sezione 3.3. tutte le specie di flora che, pur non di interesse comunitario, sono rilevanti ai fini della conservazione e della gestione del sito, tra cui quelle elencate nel Libro rosso nazionale, le specie endemiche, le specie protette da convenzioni internazionali, le specie interessanti per altre motivazioni (es. protette da normative regionali e/o incluse nelle liste rosse regionali). Le liste/normative considerate sono riportate nella tabella seguente. L.R. Lombardia n.33/77 Legge Regionale 2 novembre 1982, n. 32. Norme per la conservazione del patrimonio naturale e dell'assetto ambientale. Abrogata dalla LR 10/2008 (vedi sotto). Legge Regionale 31 marzo 2008, n. 10. Disposizioni per la tutela e la conservazione della piccola fauna, della flora e della vegetazione spontanea. L.R. Lombardia n. 10/2008 Per ciò che concerne la tutela della flora spontanea minacciata di estinzione distingue il grado di tutela tra “assoluta” e “regolamentata”. Gli elenchi di riferimento sono stati approvati con la DGR 7736/2008. Direttiva 92/43/CEE del Consiglio, del 21 maggio 1992, relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche. Direttiva 92/43/CEE "Habitat" All 5 (E): specie animali e vegetali d’interesse comunitario il cui prelievo nella natura e il cui sfruttamento potrebbero formare oggetto di misura di gestione. Convenzione di Washington o CITES (Convention on International Trade in Endangered Species Convenzione di Washington of Wild Fauna and Flora) del 3/3/1973. Regolamenta il commercio, in termini di esportazione, reimportazione, transito, trasbordo o detenzione a qualsiasi scopo, di alcune specie di animali e piante minacciate di estinzione, nei 130 Paesi che hanno aderito a tale accordo. La Convenzione è stata recepita dall'UE con il Regolamento CEE 338/97. Nazionali (Conti et al., 1992; Conti et al., 1997; Pignatti et al., 2001). Liste Rosse Regionali (Conti et al., 1997). Specie endemiche Check-list flora - Carta Naturalistica della Lombardia (Mariotti e Margiocco, 2002). ” Nota esplicativa: Nella tabella che segue vengono riportate le specie elencate nella sezione 3.3 del Formulario Natura 2000 e la motivazione dell’inclusione delle specie nella suddetta sezione. Nel caso le specie fossero state incluse sulla base della LR 33/77 nella apposita colonna viene specificato se tali specie risultano protette anche in base all’attuale LR 10/2008, e se sì secondo quale regime di tutela (rigoroso – RIG - o regolamentato – REG). Per quanto concerne l’eventuale appartenenza della specie alle Liste Rosse, essa viene indicata mediante la sigla indicante la categoria di minaccia secondo la IUCN. Ricordiamo come l’appartenenza ad ogni categoria venga stimata sulla base di numerosi criteri tra i quali la riduzione osservata o prevista della popolazione, del suo areale, del numero di individui maturi ecc. La specificazione di determinati valori quantitativi permette di differenziare tra loro le categorie. Le categorie di minaccia principali risultano essere le seguenti (tratto da Conti et al.,1997): • gravemente minacciato (critically endangered) cr Un taxon è considerato tale quando si trova esposto a gravissimo rischi di estinzione in natura nell’immediato futuro (per esempio nei prossimi dieci anni); • minacciato (endangered) en Un taxon è considerato tale quando, pur non essendo "gravemente minacciato", è tuttavia esposto a grave rischio di estinzione in natura in un prossimo futuro (per esempio nel giro di venti anni); • vulnerabile (vulnerable) vu Un taxon è considerato tale quando, pur non essendo "gravemente minacciato" o "minacciato", è tuttavia esposto a grave rischio di estinzione in natura in un futuro a medio termine (per esempio nel giro di 100 anni); • a minor rischio (lower risk) lr Un taxon è considerato tale quando non rientra nelle categorie “gravemente minacciato", "minacciato", o “vulnerabile” ma: o pur essendo sottoposto a protezione, nel caso in cui essa venga a cessare, rientrerebbe in una delle succitate categorie nel giro di cinque o pur essendo sottoposto a protezione è prossimo ad essere considerato comunque “vulnerabile”; o si tratta di taxon a rischio relativo. anni; Convenzioni e direttive Campanula persicifolia L. x no Specie endemiche REG Altro (Pignatti et al., 2001) x Itlalia Aquilegia atrata Koch (Conti et al.., 1997) REG (Conti et al.., 1997) x Lombardia Anemone nemorosa L. Liste Rosse Italia no Washington All. D X Convenzione di “Habitat” All. B LR Lombardia n. 10/08 Adiantum capillus-veneris L. Specie Direttiva 92/43/CEE All.V (E) LR Lombardia n. 33/77 Leggi ” Campanula rotundifolia L. x no Convallaria majalis L. x REG Cyclamen purpurascens Miller x REG Daphne laureola L. x no Dianthus sylvestris Wulfen x REG Helleborus niger L. x no Ilex aquifolium L. x REG Leontodon tenuiflorus (Gaudin) Rchb. LR Lilium bulbiferum L. subsp. croceum (Chaix) Baker x REG Ruscus aculeatus L. x no Saxifraga tridactylites L. x REG X Come si può osservare dalla lettura dell’elenco, si tratta di specie inserite negli elenchi di flora spontanea protetta stilati sulla base della LR 33/77. Esse sono per lo più specie legate a substrati di tipo sedimentario (prati magri calcarei, vegetazione delle rocce carbonatiche, boschi termofili). Sulla base della nuova legge LR 10/2008 potrebbe rientare altresì nella sezione 3.3 del formulario Helianthemum apenninum, specie rilevata sul pendio arido rupestre situato in comune di Caravate a ovest della località Stallazzo (Tosi e Zilio, 2002). 6.1.1.6 Elenco delle specie faunistiche di interesse comunitario e altre specie di interesse naturalistico Tra le specie di fauna di cui all’allegato II della Direttiva 92/43 e dell’allegato I della Direttiva 79/409 vengono segnalate all’interno del SIC le seguenti specie: • Cervo volante Lucanus cervus Coleottero diffuso in tutto il territorio che si riproduce alla base di esemplari di quercia morti o deperenti e nelle ceppaie della stessa essenza o di castagno. • Cerambice della quercia Cerambix cerdo Coleottero alquanto raro nell’area, ove è stato osservato solo sporadicamente. Come il precedente è legato alle querce, ma le sue larve attaccano piante viventi, soprattutto esemplari di grandi dimensioni. La specie appare legata particolarmente ai parchi delle antiche abitazioni. • Pecchiaiolo Pernis apivorus Rapace nidificante in aree boscate e molto legato alle superfici prative su cui si alimenta soprattutto di insetti. Segnalazioni nel SIC si hanno esclusivamente durante i passi migratori. ” • Nibbio bruno Milvus migrans Rapace legato per la nidificazione preferenzialmente ad aree impervie e rocciose, nonché a zone umide (laghi) per l’alimentazione. Le segnalazioni nel SIC si hanno esclusivamente durante i passi migratori. • Falco pellegrino Falco peregrinus Rapace legato per la nidificazione a pareti rocciose verticali prive di forme di disturbo. Si hanno segnalazioni recenti di nidificazione dal massiccio del Sasso del Ferro, da dove potrebbero provenire gli individui osservati frequentemente al’interno del SIC. • Averla piccola Lanius collurio Passeriforme legato ad ambienti estremamente diversificati, come coltivi, orti e giardini inframmezzati da siepi, arbusti, aree incolte. Le segnalazioni, sempre più rarefatte, interessano gran parte del territorio comunitario. 6.1.1.7 Fenologia delle specie di interesse presenti Nella tabella che segue vengono individuati indicativamente i mesi di presenza delle specie di cui all’Allegato II. I mesi contrassegnati in bianco sono quelli in cui la specie è assente dall’area di studio. Il colore pieno corrisponde a periodi particolari o maggiormente delicati del ciclo annuale. Soprattutto per gli uccelli, il periodo più delicato è quello individuato in colore pieno corrispondente al periodo riproduttivo, inteso come: scelta del sito di nidificazione, deposizione e cova, allevamento della prole. Bisogna comunque sottolineare che per nessuna specie di avifauna segnalata si sono registrati recenti casi di nidificazione. SPECIE Cervo volante Lucanus cervus Cerambice della quercia Cerambix cerdo G F M A larva/pupa larva/pupa M G L adulto adulto A S O N D larva/pupa larva/pupa Pecchiaiolo Pernis apivorus Nibbio bruno Milvus migrans Falco pellegrino Falco peregrinus Averla piccola Lanius collurio 6.1.1.8 Checklist della fauna vertebrata terrestre Studi condotti su scala più ampia hanno portato all’individuazione della presenza delle specie di seguito elencate. Per motivi diversi, le presenze segnalate sono da intendersi come potenziali ma sufficienti a delineare l’inquadramento faunistico dell’area. NB: NelI’elenco le specie di cui all’allegato IV della Direttiva 92/43/CEE sono sottolineate. Classe ANFIBI ” Ordine Urodela Famiglia Salamandridae Salamandra pezzata Salamandra salamandra Ordine Anura Famiglia Bufonidae Rospo comune Bufo bufo Famiglia Ranidae Rana agile Rana dalmatina Classe RETTILI Ordine Squamata Famiglia Anguidae Orbettino Anguis fragilis Famiglia Lacertidae Ramarro occidentale Lacerta bilineata Lucertola muraiola Podarcis muralis Famiglia Colubridae Biacco Hierophis viridiflavus Colubro liscio Coronella austriaca Saettone Elaphe longissima Biscia dal collare Natrix natrix Famiglia Viperidae Vipera comune Vipera aspis Classe UCCELLI Ordine Accipitriformes Famiglia Accipitridae Sparviere Accipiter nisus Poiana Buteo buteo ” Ordine Galliformes Ordine Columbiformes Famiglia Columbidae Colombaccio Columba palumbus Tortora dal collare orientale Streptopelia decaocto Tortora Streptopelia turtur Ordine Cuculiformes Famiglia Cuculidae Cuculo Cuculus canorus Ordine Strigiformes Famiglia Strigidae Allocco Strix aluco Ordine Apodiformes Famiglia Apodidae Rondone Apus apus Ordine Piciformes Famiglia Picidae Torcicollo Jynx torquilla Picchio verde Picus viridis Picchio rosso maggiore Picoides major Ordine Passeriformes Famiglia Hirundinidae Rondine Hirundo rustica Balestruccio Delichon urbica Famiglia Motacillidae Prispolone Anthus trivialis Cutrettola Motacilla flava Ballerina bianca Motacilla alba Famiglia Troglodytidae Scricciolo Troglodytes troglodytes Famiglia Prunellidae ” Passera scopaiola Prunella modularis Famiglia Turdidae Pettirosso Erithacus rubecula Usignolo Luscinia megarhynchos Codirosso spazzacamino Phoenicurus ochrurus Codirosso Phoenicurus phoenicurus Saltimpalo Saxicola torquata Merlo Turdus merula Tordo bottaccio Turdus philomelos Famiglia Sylviidae Canapino Hippolais polyglotta Capinera Sylvia atricapilla Sterpazzola Sylvia communis Luì bianco Phylloscopus bonelli Luì piccolo Phylloscopus collybita Luì verde Phylloscopus sibilatrix Fiorrancino Regulus ignicapillus Regolo Regulus regulus Famiglia Muscicapidae Pigliamosche Muscicapa striata Balia nera Ficedula hypoleuca Famiglia Aegithalidae Codibugnolo Aegithalos caudatus Famiglia Paridae Cincia mora Periparus ater Cinciarella Cyanistes caeruleus Cincia dal ciuffo Lophophanes cristatus Cinciallegra Parus major Cincia alpestre Poecile montana Cincia bigia Poecile palustris Famiglia Sittidae Picchio muratore Sitta europea ” Famiglia Certhiida Rampichino Certhia brachydactyla Famiglia Laniidae Averla piccola Lanius collurio Famiglia Corvidae Cornacchia grigia Corvus corone cornix Famiglia Sturnidae Storno Sturnus vulgaris Famiglia Passeridae Passera d’Italia Passer domesticus italiae Passera mattugia Passer montanus Famiglia Fringillidae Fringuello Fringilla coelebs Verzellino Serinus serinus Cardellino Carduelis carduelis Verdone Carduelis chloris Famiglia Emberizidae Zigolo giallo Emberiza citrinella Zigolo muciatto Emberiza cia Classe MAMMIFERI Ordine Insectivora Famiglia Erinaceidae Riccio europeo Erinaceus europaeus Famiglia Soricidae Toporagno comune Sorex araneus Toporagno nano Sorex minutus Crocidura ventre bianco Crocidura leucodon Crocidura minore Crocidura suaveolens Famiglia Talpidae Talpa europea Talpa europaea Ordine Chiroptera Famiglia Vespertilionidae ” Vespertilio di Daubenton Myotis daubentonii Pipistrello albolimbato Pipistrellus kuhlii Pipistrello nano Pipistrellus pipistrellus Nottola di Leisler Nyctalus leisleri Ordine Lagomorpha Famiglia Leporidae Lepre comune Lepus europaeus Ordine Rodentia Famiglia Sciuridae Scoiattolo rosso Sciurus vulgaris Famiglia Myoxidae (= Gliridae) Ghiro Glis glis Moscardino Muscardinus avellanarius Famiglia Microtidae Arvicola rossastra Clethrionomys glareolus Arvicola di Savi Microtus savii Famiglia Muridae Topo selvatico collogiallo Apodemus flavicollis Topo selvatico Apodemus sylvaticus Surmolotto Rattus norvegicus Topolino delle case Mus domesticus Ordine Carnivora Famiglia Canidae Volpe Vulpes vulpes Famiglia Mustelidae Tasso Meles meles Donnola Mustela nivalis Faina Martes foina Ordine Artiodactyla Famiglia Suidae Cinghiale Sus scrofa Famiglia Cervidae ” Cervo Cervus elaphus Capriolo Capreolus capreolus 6.1.2 Analisi delle potenziali interferenze Sulla base delle valutazioni sopra esposte, si può ritenere trascurabile l’incidenza del progetto sulla componente floristico vegetazionale. Per quanto concerne l’incidenza sulla componente faunistica di interesse comunitario, si rimanda all’apposito capitolo della presente relazione. 6.1.3 Misure di mitigazione e/o compensazione Da quanto emerso dall’analisi delle potenziali interferenze, non si rende necessario prevedere specifiche misure di mitigazione o compensazione sulle componenti floristico vegetazionali e faunistiche di stretta competenza comunitaria. Per quanto concerne la tutela della biodiversità del sito e la interconnessione con altre aree natura 2000, si rimanda agli appositi capitoli della presente relazione. ” 6.2 Il SIC “Monti della Valcuvia” ” Fig. 3 Il SIC Monti della Valcuvia, parte occidentale ” Fig. 4 Il SIC Monti della Valcuvia, parte centrale ” Fig. 5 Il SIC Monti della Valcuvia, parte orientale Sorgenti pietrificanti ” Il presente capitolo contiene la caratterizzazione naturalistica del SIC “Monti della Valcuvia” e l’analisi delle possibili interferenze dirette e indirette derivanti da quanto prospettato dal progetto su habitat e specie di interesse comunitario in esso presenti. 6.2.1 Caratterizzazione del sito 6.2.1.1 Descrizione e localizzazione CODICE SIC IT2010019 AREA [ha] 1607 COMUNI INTERESSATI Laveno Mombello, Cittiglio, Casalzuigno, Cuveglio, Rancio Valcuvia, Cassano Valcuvia ENTE GESTORE Comunità Montana Valli del Luinese Nel sito sono presenti boschi a dominanza di Quercus pubescens, impostati su stazioni assolate ed aride, su suoli superficiali e con frequenti affioramenti rocciosi . Lo strato arboreo dominato da Quercus pubescens si presenta piuttosto rado, permettendo lo sviluppo di un folto strato arbustivo caratterizzato da Fraxinus ornus, Amelanchier ovalis, Berberis vulgaris, Cornus mas e Coronilla emerus. Lo strato erbaceo risulta caratterizzato da Hedera helix, Geranium sanguineum e Anthericum ramosum, e ospita anche abbondante Ruscus aculeatus. In genere presentano una composizione floristica dominata da specie dei Quercion pubescenti-petraeae. Le formazioni più significative sono localizzate sulle pendici meridionali del Sasso del Ferro e presso il San Michele.Accanto a queste formazioni si osservano boschi a dominanza di Fagus sylvatica, localizzate nella porzione settentrionale e montuosa della Comunità montana (Sasso del Ferro, Monte Nudo e Monte della Colonna), su substrato carbonatico e in versanti ad esposizione prevalentemente settentrionale, a quote comprese tra i 600 e i 1000 m, in parte sottoposte a moderato sfruttamento selvicolturale e in buono stato di conservazione. Lo strato arboreo è accompagnato da Sorbus aucuparia sui pendii più accentuati. Sui pendii ripidi e ombreggiati, si svilupppa invece una vegetazione costituita da formazioni di latifoglie miste montane con strato erbaceo discontinuo e strato arboreo dominato da tigli (Tilia cordata e Tilia platyphyllos), aceri (Acer pseudoplatanus) e frassini (Fraxinus excelsior localizzate in corrispondenza delle vallecole incassate lungo i versanti meridionali del Monte Nudo. Notevole è anche la presenza di vaste praterie magre: si tratta di formazioni discontinue localizzate su pendii aridi rupestri con elevata pietrosità superficiale e suoli poco profondi impostati su substrato carbonatico spesso affiorante. Tali praterie, la cui biomassa vegetale è costituita essenzialmente da Graminacee (principalmente Bromus erectus), e Ciperacee (Carex humilis), sono caratterizzate da una elevata biodiversità e dalla presenza di specie rare e termofile. Esse sono in stretto contatto con le vegetazioni delle pareti rocciose), tanto da formare un mosaico vegetazionale tipico e difficilmente scorporabile. Le praterie della Val Buseggia ascrivibili a questo habitat contengono aspetti di transizione verso veri e propri brometi-seslerieti ed ospitano diverse stazioni della rara orchidea Ophrys apifera, nonché pendii a scorrimento d’acqua con Schoenus nigricans e Tofieldia calyculata. Sono inoltre note una ventina di cavità carsiche non sfruttate turisticamente. La maggior parte di queste si trova nei pressi del Monte S. Martino, e alcune sorgenti pietrificanti con formazione di travertino, comunità vegetali queste ultime caratterizzate da briofite (Eucladium verticillatum, Hymenostylium recurvirostrum e Palustriella commutata) e cianobatteri (Phormidium incrustatum e Rivularia haematites) che danno luogo a deposizione attiva di ” travertino del Cratoneurion commutati. Si tratta di comunità distribuite lungo diverse aste torrentizie, in genere di limitata estensione 6.2.1.2 Status pianificatorio Il sito è dotato di Piano di gestione adottato dall’Ente getore 6.2.1.3 Gli habitat di interesse comunitario Complessivamente sono stati rilevati gli habitat di seguito elencati (quelli contrassegnati con un asterisco * sono quelli considerati di interesse prioritario dalla Commissione Europea nell’allegato I della Direttiva 92/43/CEE): • Formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo (Festuco Brometalia) (cod. *62.10) % del sito coperta: 3% Si tratta di praterie discontinue localizzate su pendii aridi rupestri con elevata pietrosità superficiale e suoli poco profondi impostati su substrato carbonatico spesso affiorante. Tali praterie, la cui biomassa vegetale è costituita essenzialmente da Graminacee (principalmente Bromus erectus), e Ciperacee (Carex humilis), sono caratterizzate da una elevata biodiversità e dalla presenza di specie rare e termofile. Esse sono in stretto contatto con le vegetazioni delle pareti rocciose (habitat 8210), tanto da formare un mosaico vegetazionale tipico e difficilmente scorporabile. Le praterie della Val Buseggia ascrivibili a questo habitat contengono aspetti di transizione verso veri e propri brometi-seslerieti ed ospitano diverse stazioni della rara orchidea Ophrys apifera, nonché pendii a scorrimento d’acqua con Schoenus nigricans e Tofieldia calyculata (habitat 7230). • Pareti rocciose calcaree con vegetazione casmofitica (cod. 82.10) % del sito coperta: 2% Si tratta di vegetazioni che caratterizzano i massicci carbonatici riconducibili alle comunità euro-siberiane e mediterranee dei Potentilletalia caulescentis, costantemente associate alle praterie erbacee di cui al punto precedente (habitat 6210). In particolare nel sito sono individuabili aspetti riconducibili allo Hieracio humilisPotentilletum caulescentis Br.-Bl. in Meier et Br.-Bl. 1934, caratteristico delle rupi più eliofile e calde, dove è ospitata anche Primula hirsuta, recentemente descritta come Primula hirsuta subsp. valcuvianensis (Jeßen & Lehmann, 2005). • Sorgenti pietrificanti con formazione di travertino (Cratoneurion) (cod. *72.20) % % del sito coperta: 1% Comunità vegetali caratterizzate da briofite (Eucladium verticillatum, Hymenostylium recurvirostrum e Palustriella commutata) e cianobatteri (Phormidium incrustatum e Rivularia haematites) che danno luogo a deposizione attiva di travertino del Cratoneurion commutati. Si tratta di comunità distribuite lungo diverse aste torrentizie, in genere di limitata estensione. • Torbiere basse alcaline (cod. 72.30) % del sito coperta: 1% ” Si tratta di formazioni di modesta estensione a dominanza di Schoenus nigricans, localizzate nelle estese praterie della Val Buseggia (Vararo - Cittiglio). Il corteggio floristico comprende poche specie quali Schoenus nigricans, Tofieldia canalyculata e Pinguicula alpina. Nonostante le piccole dimensioni, tali habitat rivestono grande interesse in quanto estremamente rari e localizzati in tutto il territorio della provincia di Varese. • Grotte non ancora sfruttate a livello turistico (cod. 83.10) % del sito coperta: 7% Nel sito sono note una ventina di cavità carsiche non sfruttate turisticamente. La maggior parte di queste si trova nei pressi del Monte S. Martino. Il fenomeno carsico profondo nell’area in studio è strettamente condizionato sia dalle caratteristiche dei litotipi affioranti che dalla situazione strutturale locale. Il maggior numero di cavità note si sviluppa nel “Calcare Selcifero lombardo”, che raggiunge un potenza superiore ai 1000 m e presenta una stratificazione sottile e ben distinta, spesso marcata da fenomeni dissolutivi tra strato e interstrato. Tali cavità sono inoltre importanti in quanto forniscono rifugio a numerose specie di chirotteri. • Faggeti dell’Asperulo Fagetum (cod. 91.30) % del sito coperta: 15% Boschi a dominanza di Fagus sylvatica, localizzate nella porzione settentrionale e montuosa della Comunità montana (Sasso del Ferro, Monte Nudo e Monte della Colonna), su substrato carbonatico e in versanti ad esposizione prevalentemente settentrionale, a quote comprese tra i 600 e i 1000 m, in parte sottoposte a moderato sfruttamento selvicolturale e in buono stato di conservazione. Lo strato arboreo è accompagnato da Sorbus aucuparia sui pendii più accentuati Tra le specie più rappresentative dello strato erbaceo vi sono Dryopteris filix-mas, Galium odoratum, Prenanthes purpurea, Cardamine pentaphyllos, Cyclamen purpurascens e Melittis melissophyllum. • Foreste di versanti, ghiaioni e valloni del Tilio-Acerion (cod. *91.80) % del sito coperta: 3% Comprende formazioni di latifoglie miste montane, impostate su pendii ripidi e ombreggiati, con strato erbaceo discontinuo e strato arboreo dominato da tigli (Tilia cordata e Tilia platyphyllos), aceri (Acer pseudoplatanus) e frassini (Fraxinus excelsior). Esse sono prevalentemente localizzate in corrispondenza delle vallecole incassate lungo i versanti meridionali del Monte Nudo. • Boschi pannonici di Quercus pubescens (cod. *91.H0) % del sito coperta: 3% Corrispondono ai boschi a dominanza di Quercus pubescens, impostati su stazioni assolate ed aride, su suoli superficiali e con frequenti affioramenti rocciosi . Lo strato arboreo dominato da Quercus pubescens si presenta piuttosto rado, permettendo lo sviluppo di un folto strato arbustivo caratterizzato da Fraxinus ornus, Amelanchier ovalis, Berberis vulgaris, Cornus mas e Coronilla emerus. Lo strato erbaceo risulta caratterizzato da Hedera helix, Geranium sanguineum e Anthericum ramosum, e ospita anche abbondante Ruscus aculeatus. In genere presentano una composizione floristica dominata da specie dei Quercion pubescenti-petraeae. Le formazioni più significative sono localizzate sulle pendici meridionali del Sasso del Ferro e presso il San Michele. ” Nella tabella che segue sono riportati gli habitat inseriti nell’Allegato I della Direttiva 92/43/CEE, rinvenibili all’interno del SIC “Monti della Valcuvia”. (cod. *62.10) Formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo (Festuco Brometalia) (cod. 82.10) Pareti rocciose calcaree con vegetazione casmofitica (cod. *72.20) Sorgenti pietrificanti con formazione di travertino (Cratoneurion) (cod. 72.30) Torbiere basse alcaline (cod. 83.10) Grotte non ancora sfruttate a livello turistico (cod. 91.30) Faggeti dell’Asperulo Fagetum (cod. *91.80) Foreste di versanti, ghiaioni e valloni del Tilio-Acerion (cod. *91.H0) Boschi pannonici di Quercus pubescens 6.2.1.4 Elenco delle specie floristiche degli Allegati alla Direttiva 92/43/CEE e altre specie di rilevante interesse naturalistico. Nell’area del SIC “Monti della Valcuvia” risulta presente una sola specie elencata nell'allegato II della Direttiva 92/43/CEE, ossia Dicranum viride, muschio corticicolo legato alla presenza di esemplari arborei antichi e di grandi dimensioni. Nella sezione “Altre specie importanti di Flora e Fauna” del Formulario Natura 2000 sono in ogni caso riportate 25 specie floristiche. Secondo le “Note esplicative per la compilazione del Formulario standard”, possono infatti rientrare in tale caregoria tutte le specie di flora che, pur non di interesse comunitario, sono rilevanti ai fini della conservazione e della gestione del sito, tra cui quelle elencate nel Libro rosso nazionale, le specie endemiche, le specie protette da convenzioni internazionali, le specie interessanti per altre motivazioni (es. protette da normative regionali e/o incluse nelle liste rosse regionali). Le liste/normative considerate sono riportate nella tabella seguente. ” L.R. Lombardia n. 33/77 Legge Regionale 2 novembre 1982, n. 32. Norme per la conservazione del patrimonio naturale e dell'assetto ambientale. Abrogata dalla LR 10/2008 (vedi sotto). L.R. Lombardia Legge Regionale 31 marzo 2008, n. 10. Disposizioni per la tutela e la conservazione della piccola fauna, della flora e della vegetazione spontanea. n. 10/2008 Per ciò che concerne la tutela della flora spontanea minacciata di estinzione distingue il grado di tutela tra “assoluta” e “regolamentata”. Gli elenchi di riferimento sono stati approvati con la DGR 7736/2008. Direttiva 92/43/CEE "Habitat" Direttiva 92/43/CEE del Consiglio, del 21 maggio 1992, relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche. All 5 (E): specie animali e vegetali d’interesse comunitario il cui prelievo nella natura e il cui sfruttamento potrebbero formare oggetto di misura di gestione. Convenzione di Washington o CITES (Convention on International Trade in Endangered Species of Convenzione di Washington Liste Rosse Wild Fauna and Flora) del 3/3/1973. Regolamenta il commercio, in termini di esportazione, reimportazione, transito, trasbordo o detenzione a qualsiasi scopo, di alcune specie di animali e piante minacciate di estinzione, nei 130 Paesi che hanno aderito a tale accordo. La Convenzione è stata recepita dall'UE con il Regolamento CEE 338/97. Nazionali (Conti et al., 1992; Conti et al., 1997; Pignatti et al., 2001). Regionali (Conti et al., 1997). Specie endemiche Check-list flora - Carta Naturalistica della Lombardia (Mariotti e Margiocco, 2002). Nota esplicativa: Nella tabella che segue vengono riportate le specie elencate nella sezione 3.3 del Formulario Natura 2000 e la motivazione dell’inclusione delle specie nella suddetta sezione. Nel caso le specie fossero state incluse sulla base della LR 33/77 nella apposita colonna viene specificato se tali specie risultano protette anche in base all’attuale LR 10/2008, e se sì secondo quale regime di tutela (rigoroso – RIG - o regolamentato – REG). Per quanto concerne l’eventuale appartenenza della specie alle Liste Rosse, essa viene indicata mediante la sigla indicante la categoria di minaccia secondo la IUCN. Ricordiamo come l’appartenenza ad ogni categoria venga stimata sulla base di numerosi criteri tra i quali la riduzione osservata o prevista della popolazione, del suo areale, del numero di individui maturi ecc. La specificazione di determinati valori quantitativi permette di differenziare tra loro le categorie. Le categorie di minaccia principali risultano essere le seguenti (tratto da Conti et al.,1997): • gravemente minacciato (critically endangered) cr Un taxon è considerato tale quando si trova esposto a gravissimo rischi di estinzione in natura nell’immediato futuro (per esempio nei prossimi dieci anni); • minacciato (endangered) en Un taxon è considerato tale quando, pur non essendo "gravemente minacciato", è tuttavia esposto a grave rischio di estinzione in natura in un prossimo futuro (per esempio nel giro di venti anni); • vulnerabile (vulnerable) vu Un taxon è considerato tale quando, pur non essendo "gravemente minacciato" o "minacciato", è tuttavia esposto a grave rischio di estinzione in natura in un futuro a medio termine (per esempio nel giro di 100 anni); • a minor rischio (lower risk) lr ” Un taxon è considerato tale quando non rientra nelle categorie “gravemente minacciato", "minacciato", o “vulnerabile” ma: o pur essendo sottoposto a protezione, nel caso in cui essa venga a cessare, rientrerebbe in una delle succitate categorie nel giro di cinque o pur essendo sottoposto a protezione è prossimo ad essere considerato comunque “vulnerabile”; o si tratta di taxon a rischio relativo. anni; Elenco delle specie riportate nella Sezione 3.3. del Formulario Natura 2000: Convenzioni e direttive Campanula persicifolia L. x no Campanula rotundifolia L. x no Cephalanthera longifolia (L.) Fritsch x REG Cephalanthera rubra (L.) Rich. x RIG Convallaria majalis L. x REG Cyclamen purpurascens Miller x REG Daphne laureola L. x no Dianthus monspessulanus L. x REG Dianthus sylvestris Wulfen x REG Genziana ciliata L. x RIG Helleborus niger L. x no Ilex aquifolium L. x REG Leontodon tenuiflorus (Gaudin) Rchb. LR Lilium bulbiferum L. subsp. croceum (Chaix) Baker x REG Ophrys apifera Hudson s.l. x no LR Primula auricula L. x RIG LR Primula hirsuta Allioni x REG Ruscus aculeatus L. x no Saxifraga moschata Wulfen X no X Specie endemiche REG Altro (Pignatti et al., 2001) x Itlalia Aquilegia atrata Koch (Conti et al., 1997) REG (Conti et al.., 1997) x Lombardia Anemone nemorosa L. Liste Rosse Italia no Washington All. D X Convenzione di “Habitat” All. B LR Lombardia n. 10/08 Adiantum capillus-veneris L. Specie Direttiva 92/43/CEE All.V (E) LR Lombardia n. 33/77 Leggi ” Saxifraga tridactylites L. x REG Sempervivum tectorum L. x no Typha latifolia L. x REG Schoenus nigricans L. 6.2.1.5 Elenco delle specie faunistiche in Allegato alle Direttive 92/43/CEE e 79/409/CEE Tra le specie di fauna di cui all’allegato II della Direttiva 92/43/CEE e dell’allegato I della Direttiva 79/409/CEE vengono segnalate all’interno del territorio della Comunità Montana quelle di seguito elencate: Invertebrati Cervo volante Lucanus cervus Coleottero diffuso in tutto il territorio che si riproduce alla base di esemplari di quercia morti o deperenti e nelle ceppaie della stessa essenza o di castagno. Cerambice della quercia Cerambix cerdo Coleottero alquanto raro nell’area, ove è stato osservato solo sporadicamente. Come il precedente è legato alle querce, ma le sue larve attaccano anche piante viventi, soprattutto esemplari di grandi dimensioni. La specie appare legata particolarmente ai parchi delle antiche abitazioni. Gambero di fiume Austropotamobius pallipes Crostaceo un tempo estremamente diffuso. Attualmente le popolazioni più consistenti sembrano quelle del Torrente Marianne, tra la località omonima e Arcumeggia. Popolazioni di diversa consistenza si osservano anche sul Rio Casarivo in comune di Cassano Valcuvia, sul Riale in frazione Cantevria di Rancio Valcuvia, sul San Giulio a Cittiglio. Potenzialmente può essere presente in tutti i piccoli torrenti delle valli laterali. Pesci Scazzone Cottus gobio Pesce di acque correnti presente potenzialmente in tutti i piccoli torrenti delle valli laterali. Anfibi Tritone crestato Triturus carnifex Anfibio di difficile rilevamento. Le segnalazioni certe provengono da aree esterne al SIC. Da confermare una segnalazione sul Rio Casarivo a Cassano Valcuvia. Uccelli Pecchiaiolo Pernis apivorus Rapace nidificante in aree boscate e molto legato alle superfici prative su cui si alimenta soprattutto di insetti. Segnalazioni di nidificazione, seppur rarefatte, sono state raccolte sui tre massicci principali del SIC. Tutta la parte montana dell’area denota le potenzialità per la nidificazione della specie. Nibbio bruno Milvus migrans ” Rapace legato per la nidificazione preferenzialmente ad aree impervie e rocciose, nonché a zone umide (laghi) per l’alimentazione. Le segnalazioni principali pervengono dal massiccio del Sasso del Ferro e dal versante orientale del Monte S. Martino. Biancone Circaetus gallicus Rapace nidificante in aree boscate ma legato alla presenza di superfici prative asciutte su cui si alimenta soprattutto di serpenti. La sua nidificazione non è stata segnalata sul territorio in oggetto. Le osservazioni di 1-2 individui in periodo ottimale (luglio) effettuate recentemente per più anni fanno supporre comunque una buona potenzialità dell’area nei confronti di questa specie. Le aree maggiormente idonee sembrano essere l’area del Passo Cuvignone e il Sasso del Ferro. Falco pellegrino Falco peregrinus Rapace legato per la nidificazione a pareti rocciose verticali prive di forme di disturbo. Le segnalazioni di nidificazione recente pervengono dal massiccio del Sasso del Ferro, dal versante orientale del Monte S. Martino (Sass Bianc). In località Vallalta è presente una coppia appena al di fuori del confine del SIC. Picchio nero Dryocopus martius Uccello in forte espansione legato alla presenza di alberi di grande dimensione vetusti o morti. Segnalazioni sempre più frequenti pervengono da tutta l’area montana (soprattutto San Martino e Monte Nudo). Averla piccola Lanius collurio Passeriforme legato ad ambienti estremamente diversificati, come coltivi, orti e giardini inframmezzati con siepi, arbusti, aree incolte. Le segnalazioni, sempre più rarefatte, interessano gran parte del territorio comunitario. 6.2.1.6 Fenologia delle specie di interesse comunitario presenti Nella tabella che segue vengono individuati indicativamente i mesi di presenza delle specie di cui all’allegato II. I mesi contrassegnati in bianco sono quelli in cui la specie è assente dall’area di studio. Il colore pieno corrisponde a periodi particolari o delicati del ciclo annuale. Soprattutto per gli uccelli, il periodo di maggior delicatezza è quello individuato in colore pieno corrispondente al periodo riproduttivo, inteso come scelta del sito di nidificazione, deposizione e cova, allevamento della prole. SPECIE Cervo volante Lucanus cervus Cerambice della quercia Cerambix cerdo Gambero di fiume Austropotamobius pallipes G F M A M larva/pupa larva/pupa S femmine con uova Tritone crestato Triturus carnifex fase acquatica Biancone Circaetus gallicus A adulto riproduzione Nibbio bruno Milvus migrans L adulto Scazzone Cottus gobio Pecchiaiolo Pernis apivorus G fase terrestre nidificazione nidificazione nidificazione O N Larva/pupa Larva/pupa D ” Falco pellegrino Falco peregrinus Picchio nero Dryocopus martius Averla piccola Lanius collurio nidificazione nidificazione nidific. 6.2.1.7 Checklist della fauna vertebrata terrestre NB: NelI’elenco le specie di cui all’allegato IV della Direttiva 92/43/CEE sono sottolineate. Classe ANFIBI Ordine Urodela Famiglia Salamandridae Salamandra pezzata Salamandra salamandra Tritone crestato meridionale Triturus carnifex Tritone punteggiato Triturus vulgaris Ordine Anura Famiglia Bufonidae Rospo comune Bufo bufo Famiglia Hylidae Raganella Hyla intermedia Famiglia Ranidae Rana temporaria Rana temporaria Rana agile Rana dalmatina Rana verde Rana synklepton esculenta Classe RETTILI Ordine Squamata Famiglia Anguidae Orbettino Anguis fragilis ” Famiglia Lacertidae Ramarro occidentale Lacerta bilineata Lucertola muraiola Podarcis muralis Famiglia Colubridae Biacco Hierophis viridiflavus Colubro liscio Coronella austriaca Saettone Elaphe longissima Biscia dal collare Natrix natrix Famiglia Viperidae Vipera comune Vipera aspis Classe UCCELLI Ordine Ciconiiformes Famiglia Ardeidae Airone cenerino Ardea cinerea Ordine Accipitriformes Famiglia Accipitridae Pecchiaiolo Pernis apivorus Nibbio bruno Milvus migrans Biancone Circaetus gallicus Sparviere Accipiter nisus Poiana Buteo buteo Ordine Falconiformes Famiglia Falconidae Pellegrino Falco peregrinus Gheppio Falco tinnunculus Ordine Galliformes Famiglia Phasianidae Fagiano Phasianus colchicus Ordine Gruiformes Famiglia Rallidae Gallinella d’acqua Gallinula chloropus Ordine Charadriiformes Ordine Columbiformes Famiglia Columbidae Colombaccio Columba palumbus Tortora dal collare orientale Streptopelia decaocto Tortora Streptopelia turtur Ordine Cuculiformes Famiglia Cuculidae Cuculo Cuculus canorus Ordine Strigiformes Famiglia Strigidae ” Civetta Athene noctua Allocco Strix aluco Ordine Apodiformes Famiglia Apodidae Rondone Apus apus Rondone maggiore Apus melba Ordine Coraciiformes Famiglia Upupidae Upupa Upupa epops Ordine Piciformes Famiglia Picidae Torcicollo Jynx torquilla Picchio verde Picus viridis Picchio rosso maggiore Picoides major Picchio rosso minore Picoides minor Picchio nero Dryocopus martius Ordine Passeriformes Famiglia Hirundinidae Rondine Hirundo rustica Balestruccio Delichon urbica Famiglia Motacillidae Prispolone Anthus trivialis Cutrettola Motacilla flava Ballerina bianca Motacilla alba Ballerina gialla Motacilla cinerea Famiglia Cinclidae Merlo acquaiolo Cinclus cinclus Famiglia Troglodytidae Scricciolo Troglodytes troglodytes ” Famiglia Prunellidae Passera scopaiola Prunella modularis Famiglia Turdidae Pettirosso Erithacus rubecula Usignolo Luscinia megarhynchos Codirosso spazzacamino Phoenicurus ochrurus Codirosso Phoenicurus phoenicurus Saltimpalo Saxicola torquata Merlo Turdus merula Tordo bottaccio Turdus philomelos Tordela Turdus viscivorus Famiglia Sylviidae Canapino Hippolais polyglotta Capinera Sylvia atricapilla Sterpazzola Sylvia communis Luì piccolo Phylloscopus collybita Luì verde Phylloscopus sibilatrix Fiorrancino Regulus ignicapillus Regolo Regulus regulus Famiglia Muscicapidae Pigliamosche Muscicapa striata Balia nera Ficedula hypoleuca Famiglia Aegithalidae Codibugnolo Aegithalos caudatus Famiglia Paridae Cincia mora Periparus ater Cinciarella Cyanistes caeruleus Cincia dal ciuffo Lophophanes cristatus Cinciallegra Parus major ” Cincia alpestre Poecile montana Cincia bigia Poecile palustris Famiglia Sittidae Picchio muratore Sitta europea Famiglia Certhiida Rampichino Certhia brachydactyla Famiglia Laniidae Averla piccola Lanius collurio Famiglia Corvidae Ghiandaia Garrulus glandarius Nocciolaia Nucifraga caryocatactes Corvo imperiale Corvus corax Cornacchia nera Corvus corone corone Cornacchia grigia Corvus corone cornix Famiglia Sturnidae Storno Sturnus vulgaris Famiglia Passeridae Passera d’Italia Passer domesticus italiae Passera mattugia Passer montanus Famiglia Fringillidae Fringuello Fringilla coelebs Verzellino Serinus serinus Cardellino Carduelis carduelis Verdone Carduelis chloris Ciuffolotto Pyrrhula pyrrhula Crociere Loxia curvirostra Famiglia Emberizidae Zigolo muciatto Emberiza cia ” Classe MAMMIFERI Ordine Insectivora Famiglia Erinaceidae Riccio europeo Erinaceus europaeus Famiglia Soricidae Toporagno comune Sorex araneus Toporagno nano Sorex minutus Crocidura ventre bianco Crocidura leucodon Crocidura minore Crocidura suaveolens Famiglia Talpidae Talpa europea Talpa europaea Ordine Chiroptera Famiglia Vespertilionidae Vespertilio di Bechstein Myotis bechsteinii Vespertilio di Capaccini Myotis capaccinii Vespertilio di Daubenton Myotis daubentonii Vespertilio smarginato Myotis emarginatus Vespertilio di Natterer Myotis nattereri Pipistrello albolimbato Pipistrellus kuhlii Pipistrello di Nathusius Pipistrellus nathusii Pipistrello nano Pipistrellus pipistrellus Nottola di Leisler Nyctalus leisleri Serotino comune Eptesicus serotinus Orecchione Plecotus auritus Orecchione alpino Plecotus macrobullaris Ordine Lagomorpha Famiglia Leporidae Lepre comune Lepus europaeus Ordine Rodentia ” Famiglia Sciuridae Scoiattolo rosso Sciurus vulgaris Famiglia Myoxidae (= Gliridae) Ghiro Glis glis Moscardino Muscardinus avellanarius Famiglia Microtidae Arvicola rossastra Clethrionomys glareolus Arvicola terrestre Arvicola terrestris Arvicola di Savi Microtus savii Famiglia Muridae Topo selvatico collogiallo Apodemus flavicollis Topo selvatico Apodemus sylvaticus Surmolotto Rattus norvegicus Ratto nero Rattus rattus Topolino delle case Mus domesticus Ordine Carnivora Famiglia Canidae Volpe Vulpes vulpes Famiglia Mustelidae Tasso Meles meles Donnola Mustela nivalis Faina Martes foina Martora Martes martes Ordine Artiodactyla Famiglia Suidae Cinghiale Sus scrofa Famiglia Cervidae Cervo Cervus elaphus ” Capriolo Capreolus capreolus Famiglia Bovidae Muflone Ovis orientalis 6.2.2 Analisi delle potenziali interferenze Sulla base delle valutazioni sopra esposte, si può ritenere trascurabile l’incidenza del progetto sulla componente floristico vegetazionale. Per quanto concerne l’incidenza sulla componente faunistica di interesse comunitario, si rimanda amll’apposito capitolo della presente relazione. 6.2.3 Misure di mitigazione e/o compensazione Da quanto emerso dall’analisi delle potenziali interferenze, non si rende necessario prevedere specifiche misure di mitigazione o compensazione sulle componenti floristico vegetazionali e faunistiche di stretta competenza comunitaria. Per quanto concerne la tutela della biodiversità del sito e la interconnessione con altre aree natura 2000, si rimanda agli appositi capitoli della presente relazione. ” 7 ANALISI DEGLI ASPETTI PROGETTUALI CONCERNENTI RETE NATURA 2000 7.1 Funzione cerniera tra l’alto e il basso varesotto dell’area interessata L’opera in progetto, si colloca tra il massiccio del monte Campo dei Fiori ed il massiccio dei Pizzoni di Laveno – Monte Nudo, in un’area cioè di massima importanza strategica per quanto riguarda i collegamenti faunistici tra la porzione settentrionale montana e il sud della provincia, in una fascia che potremmo definire “di cerniera” tra le due entità geomorfologiche costituite dai primi contrafforti delle alpi Lepontine e la fascia collinare-planiziale della alta pianura Lombarda, che apre la via ai grandi corridoi ecologici costituiti dagli affluenti di sinistra del fiume Po, in primis l’asta del Fiume Ticino. Lo stesso dicasi per la connessione ecologica tra i due SIC considerati, tenendo conto che i SIC e la ZPS contenuta all’interno del massiccio Campo dei Fiori sono collocati ad una distanza ed in una posizione geografica tale da non risentire della costruzione della nuova struttura viabilistica. Nella connessione ecologica tra i due SIC, il vero “collo di bottiglia” è rappresentato dal “Varco” individuato della Rete ecologica provinciale definita nel Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP), collocato presso l’impianto di trattamento rifiuti di Cittiglio, varco che per i motivi sopra illustrati deve considerarsi di importanza strategica per i movimenti sia dei grandi ungulati verso sud, elementi questi ultimi da considerarsi prioritari tra le specie bersaglio degli interventi di mitigazione che si andranno a proporre, che di alcune specie d’interesse comunitario, dotate comunque di scarsa mobilità che verranno ugualmente comunque qui considerate e cioè: anfibi, rettili e micro mammiferi con particolare riguardo ai chirotteri, ad esclusione della componente ornitica, non interessata dal varco. Tale situzione è anche contemplata nei piani di gestione dei due SIC nei quali si auspica un aumento della funzionalità ecologica del varco stesso al fine di tutelare l’interscambio faunistico e la biodiversità della due aree protette comunitarie. Risulta invece del tutto trascurabile il ruolo della porzione di tracciato inserita all’interno dell’abitato di Laveno. Dalla analisi del progetto facente parte dell’Accordo di Programma, inoltre, si evince che la componente floristicovegetazionale delle due aree protette comunitarie non verrà interessata direttamente o indirettamente dall’opera, pertanto questa componente verrà trattata solo marginalmente nel presente Studio di Incidenza. ” Fig.6 Individuazione dei varchi ecologici nel comprensorio [tratta dalla Tavola PAE3 del PTCT - Provincia di Varese] 7.2 Elementi di criticità preesistenti riscontrati (TAV 2) Nell’area interessata dal progetto viabilistico insiste, come già ricordato in precedenza, un varco della rete ecologica individuata dal PTC provinciale, vero e proprio “collo di bottiglia” attraverso il quale transita la maggior parte della fauna che si sposta nell’area. In tutto il comprensorio considerato, tuttavia, preesistono alcuni elementi avversi alla mobilità della fauna, in special modo di quella di maggiore taglia, come gli ungulati. Qui di seguito vengono dettagliati i principali elementi di criticità individuati a tal proposito nell’area, evidenziando che sono state successivamente previste mitigazioni, a livello progettuale per le stesse, che verranno illustrate nel capitolo seguente. ” Fig.7 Individuazione di dettaglio del varco ecologico [tratto dal PTCT della Provincia di Varese] Impianto di trattamento rifiuti All’interno del varco è presente un grosso impianto di trattamento rifiuti, che lo occlude in parte diminuendone grandemente l’efficienza sia per la sottrazione di suolo operata dalla struttura che per la frequentazione antropica della stessa, la presenza di illuminazione e i rumori provenienti dalle lavorazioni, inconvenienti che si riducono in gran parte durante il periodo notturno. Ponti sul Boesio Due ponti contigui, uno assai datato e l’altro molto più recente, occupano l’asta del Boesio all’interno del varco. Tali strutture si ritengono scarsamente permeabili al passaggio dei grandi ungulati, cervo in particolare in quanto di dimensioni non adeguate. Tuttavia considerato il lungo periodo di tempo trascorso dalla loro messa in opera (il più recente risale a una decina di anni or sono almeno) nonché l’esigua lunghezza del tratto di asta coperto, è possibile che le stesse possano essere utilizzate ugualmente dalla fauna, eventualmente apportando piccole modifiche all’asta del Boesio. Sistemazioni spondali dell’asta del Boesio Attualmente il tratto del torrente Boesio, la cui ampiezza è inferiore ai dieci metri in corrispondenza del vaco della rete ecologica, presenta sponde pressoché verticalizzate con sistemazioni spondali in pietra e calcestruzzo non adatte a consentire l’entrata e l’uscita della fauna dall’alveo del torrente. Provinciale SP 1 – Tratto esistente La provinciale per Laveno costituisce una barriera faunistica semipermeabile per tutta l’area divenendo così fonte di collisioni accidentali tra ungulati ed autoveicoli. La costruzione della nuova carrozzabile potrebbe forse incrementare il numero degli incidenti, tuttavia il problema non è agevolmente risolvibile in quanto la particolare conformazione della ” sede stradale, la contiguità con la linea ferroviaria delle FNM e con l’asta del Boesio ed i dislivelli esistenti tra le varie strutture nominate, richiederebbe, per il loro scavalcamento, la realizzazione di un costoso ecodotto di proporzioni tali da renderne inaccettabile l’impatto paesaggistico e insostenibile il suo costo. Linea delle ferrovie Nord Anche per questa struttura vale quanto riportato nel paragrafo precedente, con la sola eccezione delle collisioni con la fauna, in ragione soprattutto del basso traffico ferroviario che interessa la tratta Varese-Laveno. Piazzale di materiale di riporto adiacente all’impianto di trattamento rifiuti In posizione adiacente all’impianto di trattamento rifiuti, lungo il Boesio è collocato un piazzale di qualche migliaia di metri quadrati, in rilevato rispetto alle rive del Boesio stesso e costituito interamente da materiale di riporto, particolarità che fa si che lo stesso sia interamente privo di una efficace copertura vegetazionale. In sostanza l’agibilità di quest’area per la fauna viene così limitata alle ore notturne. Zona industriale collocata a sud del varco e carrozzabile annessa La zona industriale posta a sud del varco, costituita da una carrozzabile asfaltata e da numerosi capannoni, fa su che tutta la fascia a sud del varco venga preclusa al passaggio della fauna, costringendo gli animali a transitare ad est della stessa, incanalandosi così nel varco stesso. Una tale situazione non è chiaramente mitigabile ma risulta essenziale una sua individuazione per meglio comprendere la funzione strategica del varco oggetto di questa trattazione. Agglomerati urbani e impianto florovivaistico siti a nord-est del varco In posizione nord-orientale del varco esistono alcuni piccoli agglomerati urbani che rappresentano una barriera allo spostamento della fauna. Al contrario il grosso impianto florovivaistico esistente, con lavorazioni a bassa meccanizzazione e una ricca di copertura vegetazionale, per quanto alloctona, potrebbe essere utilizzato per la fauna nei suoi spostamenti notturni 7.3 Analisi della incidenza 7.3.1 Le specie faunistiche interessate Numerose sono le specie che potenzialmente potrebbero spostarsi tra i due comprensori faunistici individuati, soprattutto animali di grossa taglia per altro non di interesse comunitario. In particolare la struttura in progetto potrebbe impattare soprattutto sui grandi ungulati (cervo e capriolo) sul cinghiale, e secondariamente su volpe e tasso. La piccola fauna di interesse comunitario dei SIC (Rana dalmatina, Triturus carnifex, Hyla intermedia Bufo bufo, Salamandra salamandra, Ofidie Chirotteri) essendo meno mobile rispetto ai grandi vertebrati, non risentirà praticamente del nuovo assetto della rete ecologica risultante dalla realizzazione del progetto. Inoltre i previsti passaggi nei tratti di rilevato stradale (vedi oltre) sono da ritenersi sufficienti per mantenere aperto il corridoio ecologico per la microfauna degli immediati dintorni dell’area risultando i due SIC più distanti tra loro del range di mobilità delle specie di interesse comunitario, in particolare dei due invertebrati (Cerambix cerdo e Lucanus cervus) ” che si spostano di qualche centinaio di metri dalle loro aree di sviluppo. Le strutture mitigatorie qui di seguito descritte, sono quindi da ritenersi tarate sui grandi ungulati e sul cinghiale, avendo come scopo principale la loro mobilità lungo il corridoio ecologico e come obiettivo secondario, l’attenuazione del pericolo costituito dalle possibili collisioni tra questi animali e gli autoveicoli in transito. Le strutture atte a consentire il passaggio della fauna saranno tarate quindi, quasi esclusivamente sulla specie più esigente, e cioè il cervo. I passaggi per questa specie vengono infatti fruiti da tutti gli altri ungulati inoltre tali strutture possono essere utilizzate anche da lepri e da predatori volpe e lupo, quest’ultimo ancora non presente in zona ma suscettibile di comparirvi nel prossimo decennio. 7.3.2 Elementi di criticità indotti dalla realizzazione dell’opera Vengono qui individuati, per sommi capi, gli elementi critici più salienti che verrebbero introdotti dalla realizzazione non mitigata dell’opera in previsione. Successivamente verranno trattate puntualmente le singole mitigazioni che saranno introdotte a livello progettuale, talune delle quali sostanziali come la scelta di costruire in viadotto il tratto di provinciale che passerebbe all’interno del varco. Realizzazione della nuova sede stradale L’opera in questione, se realizzata senza specifiche mitigazioni, andrebbe a gravare ulteriormente sulla funzionalità del corridoio ecologico esistente in prossimità dell’impianto di trattamento rifiuti di Cittiglio, andando così ad ostruire completamente il varco tra le due core-area poste a sud e a nord del varco stesso. In particolare la realizzazione del tracciato in rilevato o in trincea, per una lunghezza di circa 270 metri all’interno del varco, con una larghezza della sede stradale pari a 15 metri, andrebbe ad occludere completamente il varco stesso e a costituire una ulteriore cesura tra la porzione settentrionale e quella centro-meridionale della provincia di Varese. La sua realizzazione in viadotto, avendo la parte di sottopasso utilizzabile dalla fauna una altezza superiore ai 4-5 metri, eliminerebbe questi inconvenienti e, insieme con altre opere di mitigazione che si andranno a proporre, porterebbe addirittura ad una maggior efficienza del varco. Rilevati annessi alla sede stradale Malgrado la realizzazione prevista in viadotto del tratto di provinciale collocato all’interno del varco, è inevitabile prevedere la costruzione di due tratti in rilevato che si dipartono dalle due rotonde di cui al paragrafo seguente, per salire verso il viadotto vero e proprio. Gli sterri della sede stradale, costituiscono in questo caso una barriera allo spostamento della fauna, in particolare di quella di piccola taglia comprese specie di interesse comunitario. Occorre quindi prevedere la messa in opera di piccole strutture (scatolati) atte a rendere tali barriere permeabili almeno alla fauna minore. Rotatorie inserite nel tracciato di collegamento Due sono le rotatorie connesse con la realizzazione del progetto delle quali quella meridionale è assai prossima al varco, senza però occluderlo. Si tratta di strutture particolarmente ingombranti che comportano una notevole sottrazione di habitat naturale. Una in particolare risulta limitrofa ad una estesa area boscata dalla quale potrebbero originarsi movimenti di fauna. Occorrerà quindi prevedere la messa in posto di adeguate barriere. ” Nuova carrozzabile per l’area industriale e relativo ponte Il progetto prevede anche l’abbandono della vecchia strada di accesso all’area industriale con la realizzazione di una nuova sede stradale. In questo caso in pratica il disturbo degli autoveicoli in transito da e per l’area industriale, viene solo traslato sulla nuova via d’accesso. Il problema potrebbe essere costituito dal nuovo ponte sul Boesio che costituirebbe una barriera poco permeabile alla fauna se non realizzato con criteri faunistici. 7.4 Elementi di mitigazione che verranno inseriti a livello progettuale 7.4.1 Efficienza del corridoio ecologico e del varco annesso In estrema sintesi, tenuto conto delle considerazioni sopra esposte, l’efficienza del varco considerato e del relativo corridoio ecologico pare non ottimale per la presenza pregressa delle barriere e degli insediamenti sopra descritti. In particolare l'area dell'impianto di trattamento rifiuti è quella che maggiormente occlude il varco. La costruzione della struttura viaria in parola, se non adeguatamente mitigata, porterebbe alla occlusione del varco con importanti ripercussioni non solo a livello locale ma anche a scala provinciale. Diviene quindi strategico porre in atto, a livello progettuale, una serie di mitigazioni che una volta realizzate porterebbero non solo ad una neutralizzazione degli inconvenienti indotti dalla realizzazione del progetto ma addirittura ad un miglioramento della funzionalità del varco stesso. Si rammenta che tali mitigazioni non risultano strettamente necessarie per la componente di interesse comunitario dei due SIC, sulla quale il progetto non incide e che pertanto non fruirà (per lo meno a breve e medio termine) del miglioramento del varco, in quanto composta da specie scarsamente mobili (rettili, anfibi, micro mammiferi e invertebrati) oppure (uccelli) non impattate a questo tipo di barriere: le mitigazioni e i miglioramenti funzionali del varco verranno comunque realizzati al fine di migliorare la connessione ecologica tra i due siti, limitando nel contempo l’impatto sulla viabilità dovuto al transito degli animali di grossa taglia (ungulati) che fruiranno della connessione. In sostanza si tratta di incanalare gli animali che arrivano da nord e da sud nel varco evitando che gli stessi entrino nelle due rotonde, all’uopo schermate con reti in acciaio. Il flusso passerebbe nel varco, sotto il viadotto appositamente costruito, utilizzando anche le aree sottratte all’impianto di trattamento rifiuti e inverdite nonché l’asta del Boesio adeguatamente risistemata per consentire l’entrata e l’uscita degli animali. Persiste il problema dell’attraversamento della Sp1, non risolvibile tecnicamente se non con costose strutture, che avverrà nottetempo e in maniera diffusa: un palliativo di una certa efficacia consiste nel dotare il tratto interessato di dissuasori catarifrangenti per limitare le possibilità di collisione tra autoveicoli e fauna selvatica. 7.4.2 Elementi progettuali mitigativi relativi al mantenimento della connessione ecologica tra i SIC (TAV3) Realizzazione in viadotto del tratto di collegamento che interessa il varco E’ questa la mitigazione-chiave di tutto l’intervento, che consentirà di annullare praticamente l’impatto derivante dalla costruzione del nuovo tracciato. In pratica circa 270 metri di sede stradale verranno realizzati in viadotto, con una altezza utile dal suolo compresa tra i 4 e i 5 metri, consentendo di mantenere aperto e funzionante il varco della rete ecologica. Una tale struttura infatti, consentirebbe anche in passaggio di animali esigenti della taglia di un cervo. ” L’unica barriera derivante dalla realizzazione del progetto sarà quindi costituita dai due rilevati che dipartendosi dalle due rotatorie conducono al viadotto. Il problema verrà comunque risolto dalla messa in posto di due scatolati di adeguata dimensione. Posizionamento di due scatolati nel rilevato delle rampe di salita e discesa del viadotto Per la fauna minore, all’interno dei due rilevati di arrivo-partenza collocati presso le rotatorie, verranno inseriti due sottopassi destinati alla fauna minore (volpe, lepre, tasso, micromammiferi e anfibi) costituiti da scatolati prefabbricati in cemento di almeno 1,5 metri di lato/diametro. Gli scatolati non dovranno essere costituiti da lamiera ondulata, non adatta alla fauna, e dovranno essere drenati in modo da mantenere sempre un fondo asciutto. A seconda della collocazione, da definirsi in sede di progetto definitivo, potrebbe essere necessario sistemare al loro ingresso, una siepe vegetale semplice, con funzione di invito. Creazione di una fascia inverdita ampia 20 metri in adiacenza all’impianto di trattamento rifiuti Come già discusso, l’impianto di trattamento rifiuti esistente, occlude in parte il varco della rete ecologica quindi viene prevista la formazione di una fascia di circa 20 metri, adiacente all’asta del Boesio, ottenuta arretrando l’impianto ed inverdendo la fascia stessa con cespugli bassi e una siepe che funga da schermatura con il limite dell’impianto. Tale fascia per quanto esigua, allontana il disturbo dall’asta del Boesio e nel contempo crea un corridoio fruibile dalla fauna durante le ore notturne. Parziale inverdimento del piazzale adiacente all’impianto di trattamento rifiuti Anche il piazzale adiacente alla struttura produttiva sopra descritta abbisogna di alcune migliorie per poter essere meglio fruito dalla fauna. Attualmente si presenta privo di vegetazione e con un suolo non adatto alla messa in posto di copertura vegetale. Occorrerà quindi riportare almeno 30-40 cm di terra di coltura ed inverdire tutta l’area con cespugli autoctoni. Creazione di siepi dissuasive Si tratta di siepi costituite da una (siepi semplici) o più file di essenze arboreo- arbustive (siepi complesse) che vanno collocate nelle aree illustrate in tavola 3, aventi la funzione di incanalare o dissuadere i flussi faunistici per proteggere strutture e impedirne lo scavalcamento oppure orientare la fauna nella direzione voluta, per quanto possibile. Le siepi previste andranno collocate come segue: Lato esterno delle due rotatorie, siepi complesse con funzioni di mascheramento della rete in acciaio anti-fauna. Nel caso della rotonda collocata a sud del tracciato, viene previsto un prolungamento della siepe verso la SP1 per impedire o comunque dissuadere la fauna a indirizzarsi verso la carrozzabile, favorendo lo spostamento in direzione del varco. Rilevati di accesso al viadotto: su ciascuno dei lati verranno posizionate siepi semplici costituite da arbusti spinosi con scopo dissuasivo che limiteranno gli attraversamenti da parte della fauna. Si è scelto di non posizionare siepi complesse per evitare insediamenti di fauna in aree limitrofe alla carreggiata. Siepe semplice di schermatura dell’impianto di trattamento rifiuti da collocare sul lato limitrofo al viadotto. Siepe semplice di schermatura dei capannoni industriali in sponda destra del Boesio, di fronte al piazzale inverdito, al fine di limitare il disturbo per la fauna. ” Reti anti-fauna collocate esternamente alle due rotonde di nuova realizzazione Al fine di evitare incursioni di fauna, soprattutto notturne, nell’area di pertinenza delle due rotatorie, sulla porzione esterna delle stesse rivolta verso aree forestate o comunque di stazionamento della fauna, è prevista la collocazione di una rete in acciaio a maglie larghe, di almeno 2 metri di altezza adeguatamente mascherata con una siepe vegetale arboreo-arbustiva Creazione di rive a pendenza inferiore a 45 gradi in 4 punti dell’asta del Boesio Il torrente Boesio, con la sua presenza parallela alla statale ed alla ferrovia, costituisce nel contempo una barriera ed una via preferenziale di spostamento per la fauna. Infatti le sue sponde sono in gran parte artificializzate e piuttosto acclivi ma non del tutto invalicabili per un grosso ungulato con l’eccezione delle rive poste nel varco, dotate di sponde verticali in pietra. E’ presumibile che numerose specie animali utilizzino l’alveo, per gran parte dell’anno in magra, effettuando veloci spostamenti. Sfruttando questa attitudine occorre diminuire la pendenza delle sponde e renderle più praticabili agli ungulati, così da favorire eventuali attraversamenti. Al fine di consentire l’entrata e l’uscita della fauna in punti strategici dell’asta, viene prevista la sistemazione delle sponde del Boesio per una profondità di una decina di metri e una lunghezza identica, rinforzandole e rendendole meno acclivi tramite gabbionate di sassi in ferro, adeguatamente ricoperte di terra protetta con biostuoie e inverdite al fine di abbattere la pendenza al di sotto dei 45°. Un tale accorgimento permetterà alla fauna di meglio fruire dell’asta del Boesio per spostarsi nel corridoio faunistico. I tratti di sponda sui quali intervenire sono 4 (vedi TAV 3) e cioè: Sponda sinistra del Boesio a monte del nuovo ponte in previsione; sponda destra del Boesio a monte del nuovo ponte in previsione; sponda Sinistra del Boesio tra il ponte da costruire e i due ponti esistenti; sponda destra del Boesio dopo i due ponti esistenti. Messa in posto di dissuasori catarifrangenti lungo la SP1 Allo scopo di evitare che la fauna, in funzione della nuova viabilità derivante dalla realizzazione del progetto in parola, utilizzi punti fissi di attraversamento dando origine a maggiori possibilità di collisione, è bene posizionare lungo i 200 metri precedenti ogni rotonda e sulle rampe in rilevato, ogni 50 metri, dissuasori ottici costituiti da catarifrangenti che dirottano la luce dei fari perpendicolarmente alla carreggiata, avvertendo così l’animale intenzionato ad attraversare, dell’arrivo di un veicolo. Tali strutture hanno una efficacia che diminuisce col passare del tempo per via della assuefazione degli animali al segnale luminoso. 7.4.3 Dettagli realizzativi e materiali verdi da impiegare Sottopassi (ponte e viadotto) Qui di seguito vengono illustrati i requisiti minimi richiesti per rendere efficaci i passaggi faunistici inseriti all’interno del progetto in parola, e rappresentati dal viadotto e dal ponte di nuova realizzazione sulla strada d’accesso all’area industriale posta a sud del varco. Queste strutture, se realizzate sulle esigenze della specie cervo, richiedono requisiti minimi di altezza superiori ai quattro metri con un indice larghezza del sottopasso/lunghezza dell’attraversamento pari almeno ad 1,5 senza scendere mai sotto i 12 metri, larghezza limite per il cervo; Il substrato di base deve essere assolutamente naturale e possibilmente inerbito. Essendo il previsto viadotto lungo circa 270 metri, con una altezza compresa tra i quattro ed i ” cinque metri, e una larghezza della sede stradale pari a 15 metri, questa struttura risponde in pieno ai requisiti richiesti. In questo caso inoltre, lo scopo della realizzazione del viadotto è quello di non occludere il varco, ciò spiega la lunghezza della struttura superiore alla bisogna. Per quanto concerne l’altra struttura e cioè il ponte di servizio alla strada di nuova realizzazione per l’area industriale è invece probabile che non sussistano condizioni ambientali (larghezza dell’alveo) tali da consentire la realizzazione di una struttura larga almeno 12 metri ed alta 4; occorrerà tuttavia tentare di avvicinarsi il più possibile a tali misure, considerando anche che l’esigua ampiezza della carreggiata potrebbe costituire un elemento favorevole alla funzionalità della stessa come passaggio per la fauna. Scatolati Come già in parte indicato in precedenza, i due scatolati da posizionare nei rilevati di accesso al viadotto dovranno essere rigorosamente in cemento e non in lamiera ondulata, a sezione quadrata con lato di almeno 1,5 metri. Il fondo dovrà risultare ben drenato Siepi Vengono previste due tipologie di siepi, e cioè: 1) Siepi semplici Si tratta di filari costituiti da singole file di arbusti, per lo più spinosi, o alberi autoctoni per rendere tali strutture meno agevoli da attraversare da parte delle varie specie faunistiche. In realtà la funzione di tali siepi, più che impedire il passaggio della fauna è quella di indirizzare i flussi faunistici verso mete determinate. 2) Siepi complesse In questo caso si tratta di strutture costituite da una componente centrale arborea con alberi di seconda e terza grandezza, preceduti e seguiti da altri filari di essenze arbustive che hanno la funzione di rendere difficile l’attraversamento della fauna, favorendo comunque lo stazionamento momentaneo degli animali. Lo spessore di queste strutture varia tra i cinque ed i 15 metri a seconda della loro funzione. Le essenze autoctone raccomandate per realizzare siepi nell’area in questione sono le seguenti: Arbusti Nocciolo Corylus avellana Biancospino Crataegus monogyna Cappello del prete Salicone Euonimus europaeus Salix caprea Crespino Prugnolo Berberis vulgaris Prunus spinosa Rosa selvatica Rosa sp Alberi Frassino Fraxinus excelsior Tremulo Populus tremula Salice bianco Salix alba Carpino bianco Carpinus betulus ” Rovere Quercus petraea Inverdimento della fascia limitrofa all’impianto di trattamento rifiuti e piazzale adiacente La fascia di terreno sottratta all’impianto di trattamento rifiuti e il piazzale adiacente dovranno essere inverditi utilizzando alberi e cespugli autoctoni al fine di fungere da corridoio per la fauna. Le essenze da utilizzare saranno: Arbusti Biancospino Crataegus monogyna Salicone Salix caprea Crespino Berberis vulgaris Prugnolo Rosa selvatica Prunus spinosa Rosa sp Alberi Frassino Fraxinus excelsior Tremulo Salice bianco Populus tremula Salix alba Gabbionate in sassi inverdite Si tratta di normali gabbionate di rete in ferro e ciottoli inverdite tramite talee di Salix alba. Una versione più complessa potrebbe prendere in considerazione la copertura con terra di coltura inverdita con graminacee o biostuoie, intervallata qua e la da talee di Salix alba. Reti antifauna Per impedire il passaggio della fauna all’interno delle rotatorie, le stesse dovranno essere schermate con reti d’acciaio con maglie di 20 cm almeno, alte 2m e saldamente ancorate al suolo con pali metallici cementati. Non dovrà esserci spazio tra guard-rail e rete per evitare che gli animali vadano ad infilarsi nell’intercapedine rimanendo imprigionati o peggio saltando il guard-rail. Dissuasori catarifrangenti Si tratta di particolari dispositivi ottici in grado di rifrangere i fari degli autoveicoli perpendicolarmente alla carreggiata stessa, allarmando gli animali in procinto di attraversare. Sono disponibili in luce bianca (i più utilizzati) blu e rossa. Vanno disposti su appositi paletti di sostegno a lato della carreggiata ad una distanza di circa 50 metri l’uno dall’altro. La loro efficacia è però limitata. ” 7.4.4 Rapporti tra progetto e strumenti pianificatori di rete natura 2000 Essendo il progetto in parola localizzato completamente all’esterno dei due SIC considerati, lo stesso non va contro le norme contenute nei due Piani di ngestione che, ricordiamo, per ora sono stati solamente adottati dall’Ente gestore. Tuttavia all’interno degli stessi sono contenute alcune considerazioni concernenti il varco nella rete ecologica delineata dal PTCP della Provincia di Varese, nelle quali sia auspica un miglioramento della efficienza della funzionalità ecologica del Varco coinvolto nella realizzazione dell’opera. Le mitigazioni proposte, a livello progettuale e riportate nel presente studio vanno esattamente nella direzione di migliorare la funzionalità del varco, per cui se ne può concludere che l’incidenza sulla pianificazione dei due SIC sia da considerarsi positiva. 7.5 Considerazioni conclusive concernenti l’incidenza globale dell’Accordo sulle aree Rete natura 2000 incluse nel territorio di competenza. A seguito dei contenuti dei capitoli precedenti, le possibili incidenze del progetto sui SIC “Collina di Sangiano” e “Monti della Valcuvia” possono essere riassunte nella tabella che segue: Tipologia della potenziale Incidenza Incidenza Incidenza incidenza positiva neutra negativa Integrità degli habitat di interesse comunitario X Incidenza sulla fauna di X interesse comunitario Incidenza sulla pianificazione di SIC/ZPS X Incidenza sulla interconnessione ecolgica tra i vari Siti Natura 2000 X In pratica, essendo i territori dei due SIC non interessati direttamente dalle opere in previsione, non sussiste alcun tipo di sottrazione di habitat o di ricadute negative indirette sugli habitat stessi dovute ad incremento di traffico e conseguente aumenti dei livelli di inquinamento atmosferico, considerato che il volume di traffico non cambierebbe. L’incidenza sulla fauna di interesse comunitario e cioè la componente erpetologica, i chirotteri e le due specie di invertebrati di interesse comunitario presenti, è da ritenersi neutra in ragione della elevata distanza esistente tra i SIC e l’opera in pariola, inferiore comunque al loro range di mobilità. ” L’incidenza sulla pianificazione dei due SIC, che auspica un miglioramento della funzionalità del varco della rete ecologica provinciale coinvolto nel progetto, è da ritenersi altamente positiva in quanto le mitigazioni previste comportano un elevato miglioramento funzionale del varco. Lo stesso dicasi per l’interconnessione tra i due SIC che ne risulta migliorata, andando a favorire soprattutto la mobilità dei grossi ungulati e la fauna minore insediata negli immediati dintorni dell’opera. Pertanto alla luce delle considerazioni sopra esposte e di tutto il contenuto del presente studio di Incidenza, è possibile affermare come non solo il progetto/accordo in parola non introduca elementi di incidenza sulla Rete natura 2000 del comprensorio, ma al contrario la realizzazione dello stesso, tramite le opere mitigative, introdurrà elementi migliorativi nell’area di pertinenza.. E’ pertanto possibile affermare che i contenuti dell’Accordo di programma e della azione progettuale ad esso strettamente connessa, assumano una incidenza positiva nei confronti di tutti gli elementi di Rete Natura 2000 inclusi nell’area. ” 8 Bibliografia AA.VV., 1978. Il fenomeno carsico e l’idrogeologia ipogea del Complesso M. San Martino – M. Colonna – M. Rossel (Valcuvia – VA). Centro studi per il carsismo, Regione Lombardia. AA.VV., 1979. Conoscere il territorio. Flora e geologia del territorio di Laveno Mombello e l’evoluzione della vita nelle ere geologiche del varesotto. 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