Venerdì,6Dicembre 2013
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Venerdì,6Dicembre 2013
via Modena, 5 - 00184 ROMA Tel. 06.4746351 - Fax 06.4746136 e-mail: [email protected] Sito: www.fiba.it Aderente alla UNI (Union Network International), alla CES (Confederazione Europea dei Sindacati) e alla CISL Internazionale Venerdì, 6 Dicembre 2013 Un aforisma al giorno (ti leva qualche rompiscatole di torno!): « L’arancione è solo un rosso che non crede nelle sue possibilità!» R RA ASSSSE EG GN NA A SST TA AM MP PA A (((LLLuuucccaaa PPPaaarrriiigggiii))) Tetto a 294mila euro per i top manager ...................................................................... 3 Manager, un tetto agli stipendi Dalla Campania 5mila firme ..................................... 4 A ASSSSIIC CU UR RA AZ ZIIO ON NII//L LA AV VO OR RO O Moody’s: «Troppi BTp nelle assicurazioni» ................................................................. 5 Nel cda Generali entra il presidente di Vivendi ........................................................... 6 L’Ivass punta il dito contro l’Rc auto ........................................................................... 7 Btp, dopo S&P’s l’attacco di Moody’s .......................................................................... 8 “Troppi Btp, assicurazioni bocciate” ........................................................................... 9 Caos sulla riforma Rc Auto .......................................................................................... 10 Cattolica dopo Fata chiude anche il riassetto interno ................................................. 11 Generali , in cda il capo di Vivendi .............................................................................. 12 Adeguare l’Rc auto all’Europa ..................................................................................... 13 Troppi Btp, le assicurazioni rischiano ......................................................................... 14 Dopo S&P, tocca a Moody’s Compagnie assicurative nel mirino ................................. 15 «Tariffe Rc auto problema sociale» ............................................................................. 16 B BA AN NC CH HE E//L LA AV VO OR RO O Pensioni e cuneo, ultimo assalto alla Camera ............................................................. 17 Il fondo Enasarco a rischio minusvalenze per 500 milioni .......................................... 18 E EC CO ON NO OM MIIA A:: P PR RIIM MO OP PIIA AN NO O pagina Rassegna Stampa del giorno 6 Dicembre 2013 Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007 1 Draghi«Bce pronta ad agire» ....................................................................................... 19 Vola il Pil Usa del terzo trimestre: +3,6 per cento ...................................................... 20 Manovra, tagli di spesa al cuneo.................................................................................. 21 Quote Bankitalia, dubbi tedeschi................................................................................. 22 E Visco accelera sulla proprietà della Banca d’Italia .................................................. 23 «Risanamento, ma basta tasse» Draghi: ripresa più forte nel 2014 ............................ 24 La sorpresa USA: l’economia che cresce con pochi consumi e senza lavoro ............... 25 Banche europee: meno ricavi ma la crisi non deprime l’utile ..................................... 26 Più tasse sui giochi online per cancellare la mini-Imu pressing Pd sul governo ........ 27 “In Italia 18 milioni a rischio povertà solo Grecia peggio” ......................................... 28 Braccio di ferro europeo sulle banche Roma pronta ad usare la Costituzione ............ 29 PROPOSTA FIBA-CISL Tetto a 294mila euro per i top manager pagina Rassegna Stampa del giorno 6 Dicembre 2013 Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007 2 Estendere ai top manager delle società di capitali il tetto annuo di 294mila euro annui per la retribuzione fissa, come già previsto nel pubblico. Lo prevede una proposta di legge di iniziativa popolare promossa dalla Fiba-Cisl che ha depositato in Parlamento u8mila firme, che stabilisce un ulteriore tetto, sempre di 294mila euro, per la componente variabile (bonus, incentivi) della retribuzione dei top manager, «solo in presenza di risultati estremamente positivi» e «correlata all’entità del patrimonio aziendale», insieme all’abolizione dei bonus all’uscita e altre forme di indennità comunque denominate. In caso di violazione delle disposizioni scatta una sanzione pari a 3 annualtà delle ultime retribuzione globale a carico del percettore. La proposta è stata accolta positivamente anche dalla Fabi che proprio ieri ha lanciato l’allarme sull’aumento del 7,5% delle rapine in banca nei primprimi 8 mesi del 2o13. CISL: ORA IL PARLAMENTO NON CERCHI ALIBI Manager, un tetto agli stipendi Dalla Campania 5mila firme pagina Rassegna Stampa del giorno 6 Dicembre 2013 Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007 3 NAPOLI. La Cisl ha consegnato alla Camera circa 120mila firme (di cui oltre 5mila raccolte in Campania) relative alla proposta di legge di iniziativa popolare per introdurre un tetto ai compensi dei top manager di società di capitali. Un’iniziativa promossa dalla Fiba Cisl e portata avanti da tutto il sindacato. «Ora il Parlamento non cerchi altri alibi - dice Lina Lucci, Segretario della Cisl Campania. - Il recupero di un senso etico e un riequilibrio è un percorso complesso che deve vedere la Campania e il Sud in prima linea». «Napoli è in chiaro affanno per quanto riguarda livelli occupazionali e redditi, e di questo sono certamente corresponsabili le Banche», aggiunge Anna Borriello, Segretario Fiba Cisl Campania. Andrea Franceschi ig@24finanza L’allarme. Nuovo avvertimento alle compagnie italiane dopo quello di S&P’s: eccessiva dipendenza dal «rischio Italia» Moody’s: «Troppi BTp nelle assicurazioni» pagina Rassegna Stampa del giorno 6 Dicembre 2013 Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007 4 L’eccessiva esposizione in BoT e BTp è un tallone d’Achille per le compagnie assicurative italiane. Lo aveva scritto lo scorso 15 novembre Standard &Poor’s, che con la stessa motivazione ha poi tagliato il rating alle Generali. Lo ha ribadito ieri anche Moody’s. In un rapporto sull’industria delle assicurazioni l’agenzia ha individuato nell’eccessiva esposizione al rischio sovrano uno dei principali fattori di vulnerabilità per il settore. Al 3o settembre di quest’anno l’esposizione delle compagnie in BoT e BTp ha raggiunto 240 miliardi di euro. Cifra che vale il 50% del totale degli asset investiti. Una quota che, è aumentata in questi anni: nel 2008 era al 33 per cento. A giudicare dalla performance dei nostri titoli di Stato in questi anni si direbbe che comprare titoli italiani sia stata una scelta azzeccata. Le plusvalenze messe in cascina per effetto del calo dello spread - a giudizio di Moody’s - sembrano tuttavia passare in secondo piano alla luce dei rischi impliciti di questa eccessiva dipendenza dal “rischio Italia”. Dipendenza che rischia di trasformarsi in minaccia per la qualità degli asset, qualora lo spread dovesse tornare ad impennarsi, e che nel complesso rende le compagnie italiane più esposte alla negativa congiuntura economica del Paese. La crisi economica ha avuto, e con ogni probabilità avrà in futuro, un impatto duplice sul business delle assicurazioni. Negativo sul ramo Vita, positivo su quello Danni. Con la recessione e l’aumento della disoccupazione le famiglie italiane si sono impoverite e il tasso di risparmio, secondo l’Ocse, è passato dal 9% del 2007 al 3,4% nel 2012. Un contesto non certo favorevole per l’industria delle polizze Vita che ha sperimentato importanti deflussi tra il 2007 e il 2008 e nel 2012. Secondo Moody’s, nonostante il recupero messo a segno nel 2013 (+6,2 miliardi il saldo netto), questi prodotti continueranno a faticare anche nel 2014. Altro discorso vale per il ramo danni. Il “combined ratio”, cioè il rapporto tra spese generali e costi di risarcimento dei sinistri sulla raccolta premi, è al 95,8% in Italia. Un indicatore che - spiega Moody’s - rende l’Italia uno dei mercati più profittevoli in Europa. E questo è un elemento che gioca a favore del settore che, almeno su questo versante, può contare su prospettive “stabili”. Verrebbe da dire “bene” se non fosse che tra le ragioni di questa profittabilità ci sono la crisi (si usa meno l’auto, si fanno meno incidenti e ci sono meno richieste di risarcimento) e il rincaro delle Rc auto. Dal 2010 ad oggi, secondo l’Istat, c’è stato un aumento del 18% dei premi. L’alto livello delle tariffe auto è stato definito un “problema sociale” ieri dal consigliere Ivass Riccardo Cesari che, in un’audizione alla Camera, ha invitato le compagnie a “uno sforzo collettivo” per portare i prezzi ai livelli europei. Marigia Mangano Nomine. Oggi la sostituzione di Bolloré Nel cda Generali entra il presidente di Vivendi MILANO imee Le previsioni sulla chiusura del 2013 e il budget per il 2014. Ma anche la sostituzione nel board dell’ex vicepresidente Vincent Bolloré a cui dovrebbe subentrare il presidente del consiglio di sorveglianza di Vivendi, Jean- René Fourtou. Sono queste le principali materie all’ordine del giorno del consiglio di amministrazione delle Generali che si riunirà oggi pomeriggio a Milano. Secondo quanto si apprende da fonti vicine al dossier, il board esaminerà questioni ordinarie, come di consueto avviene ogni fine anno. In più, però, il consiglio provvederà a riempire la casella vuota lasciata dal finanziere bretone. Lo scorso 6 novembre il board ha nominato Clemente Rebecchini, responsabile degli investimenti di Mediobanca, vice presidente delle Generali, mentre finora non è stato infatti cooptato il nuovo consigliere che dovrà sostituire Vincent Bolloré. Quest’ultimo dovrebbe essere emanazione del principale azionista delle Generali, ossia Mediobanca. Bolloré era infatti espressione diretta di Piazzetta Cuccia nel listone presentato dall’istituto per il rinnovo delle cariche della compagnia in occasione della passata assemblea. Tuttavia, secondo quanto si apprende, il candidato destinato a entrare nel cda delle Generali sarà una figura vicina a Bolloré rappresentato, appunto, dal presidente del consiglio di sorveglianza di Vivendi, Jean-René Fourtou. Tra i punti all’ordine del giorno ci sarebbero anche deliberazioni in merito a esponenti di vertice di controllate aventi rilevanza strategica. In proposito in passato si era parlato di un cambio al vertice nel business immobiliare. Infine, la riunione di oggi sarà l’occasione anche per fare il punto sulle dismissioni in corso da cui Generali prevede di incassare 4 miliardi entro il 2015. In propositi gli occhi sono puntati sulla valorizzazione di Bsi. Finora, però, la vendita dell’asset si è rivelata piuttosto complicata. Il cfo della compagnia, Alberto Minali, nel corso dell’Investor day, ha spiegato che «la procedura prosegue» e che ci sono diversi soggetti interessati aBsi. A quanto appreso, però, rispetto alle proposte concorrenti, quella messa sul tavolo dal Banco Espíríto Santo sarebbe un passo avanti alle altre. La banca portoghese si sarebbe detta pronta a rilevare l’ asset a un prezzo vicino agli 1,3 miliardi di euro. Si vedrà se nelle prossime settimane sarà possibile trovare la quadra. Non sarà invece esaminato dal consiglio di amministrazione di oggi la questione legata alla richiesta dell’Ivass di pronunciarsi nuovamente sull’eventuale azione di responsabilità nei confronti di Giovanni Perissinotto e Raffaele Agrusti in merito ai cosiddetti investimenti alternativi. Lo stesso Ceo Mario Greco durante l’Investor Day di Londra della scorsa settimana aveva escluso che il consiglio di oggi potesse occuparsene. «E’ troppo presto per avere notizie», aveva detto in quell’occasione pagina Rassegna Stampa del giorno 6 Dicembre 2013 Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007 5 IL CONSIGLIO Tra le questioni che saranno esaminate anche l’informativa sulle cessioni e deliberazioni sul vertice di una controllata Assicurazioni. Il consigliere Cesari alla Camera: «Portare le tariffe ai livelli Ue» L’Ivass punta il dito contro l’Rc auto «Gli elevati livelli tariffari dell’assicurazione rc auto sono un vero e proprio problema sociale che coinvolge milioni di cittadini», reso ancora più urgente dalla crisi economica. Lo ha affermato ieri l’Ivass in un’audizione tenuta dal consigliere Riccardo Cesari in Commissione Finanze alla Camera, in cui ha chiesto uno «sforzo collettivo» per portare «i prezzi su un sentiero di rientro ai livelli europei». Secondo l’Istituto di vigilanza sulle assicurazioni occorre una «soluzione strutturale e, soprattutto, duratura che consenta, nella salvaguardia della solvibilità delle imprese, di ricondurre le tariffe a livelli accettabili, tenuto conto anche del loro forte divario, in pejus, lamentato dall’Italia rispetto agli altri Paesi europei». Lo sforzo collettivo, ha spiegato il consigliere Riccardo Cesari nel corso dell’audizione, deve essere dunque quello di «riuscire a esercitare la giusta pressione normativa sui costi, impliciti ed espliciti, del sistema rc auto, per portare i prez zi delle polizze su un sentiero di rientro ai livelli europei». Non a caso, l’Istituto «lavora alla costruzione di una rilevazione statistica per monitorare le effettive dinamiche tariffarie. L’indagine - ha aggiunto Cesari - vuole raggiungere, già nel primo semestre 2014, due importanti obiettivi: misurare le componentifondamentali del prezzo effettivo praticato dalle imprese (premio di tariffa, fiscalità, intermediazione, scontistica); seguire la loro dinamica temporale e territoriale (Nord-Sud, grandi cittàpiccoli centri)». Numeri alla mano, per le compagnie assicurative l’onere sinistri rc auto «nel2o12 è stato di circa 13,1 miliardi di euro e il totale dei premi di competenza ha raggiunto i 17,7 miliardi, c on un incidenza rispettivamente di 1,3% e 0,9 per cento», ha riferito il consigliere, aggiungendo che «ci si attende una corretta tariffazione alla luce dei risparmi conseguiti, con l’obiettivo di trasferire in misura adeguatala riduzione del costo sui prezzi delle polizze». Nel corso del 2014, ha annunciato inoltre Cesari, si avrà una prima versione operativa dell’Archivio integrato integrato antifrode, con una versione finale prevista per i12015. Sempre per quanto riguarda l’attività di contrasto delle frodi, la maggiore concentrazione si registra nelle regioni del Sud: tra le misure di contenimento delle frodi e dei costi Cesari segnala il potenziamento del risarcimento in forma specifica (la facoltà di offrire la riparazione materiale del veicolo invece del rimborso). Una soluzione che deve comunque «combinare le esigenze dei danneggiati e la ricerca di ottimizzazione dei costi da parte delle imprese », insieme auna «sufficiente capillarità territoriale delle carrozzerie convenzionate», alla qualità del lavori eseguiti e a riduzioni del premio. R.Fi. pagina Rassegna Stampa del giorno 6 Dicembre 2013 Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007 6 L’INIZIATIVA L’Istituto di Vigilanza punta ad avviare una rilevazione statistica per monitorare le effettive dinamiche dei prezzi Stefania Tamburello Btp, dopo S&P’s l’attacco di Moody’s pagina Rassegna Stampa del giorno 6 Dicembre 2013 Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007 7 Questa volta è Moody’s a sferrare l’attacco e il bersaglio sono le assicurazioni. Dopo il severo esame sulle Generali da parte di Standard & Poor’s, è l’intero sistema assicurativo italiano ad entrare nel mirino delle agenzie di rating che, a costo di ripetersi, continuano a mandare segnali negativi contro il nostro Paese, peraltro incuranti del fatto che non riescono più a smuovere, come prima, i mercati. Le compagnie italiane «presentano un notevole rischio di concentrazione in titoli sovrani», dice Moody’s prendendo di mira gli investimenti in titoli di Stato. Vero, il sistema - come dice la società di rating e anche la relazione annuale dell’Ivass, l’istituto di controllo - ha oltre il 50% dei propri attivi investiti in Btp o Ctz, ma hanno migliorato la loro condizione di mercato, come rileva il rapporto sulla stabilità finanziaria di Bankitalia. Ma su questo interessamento delle società di rating si è già mossa la Consob che proprio ieri ha inviato all’Esma, l’autorità di vigilanza europea, la richiesta di passare al vaglio il caso Generali per valutare l’eventuale comportamento scorretto da parte di S&P. RIPRODUZIONE RISERVAT Luca Fornovo DOPO S&P’s UN’ALTRA AGENZIA DI RATING È PESSIMISTA SUI GRUPPI ASSICURATIVI: CI SARÀ UN CALO PER IL RAMO VITA, SOLO IL SETTORE DANNI RESTERÀ STABILE “Troppi Btp, assicurazioni bocciate Moody’s: le compagnie italiane scontano rischi perché hanno investito 240 miliardi nei titoli di Stato TORINO pagina Rassegna Stampa del giorno 6 Dicembre 2013 Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007 8 Troppi acquisti di Btp, un macigno che pesa 240 miliardi di euro, e prospettive deludenti per il ramo vita. Ecco qui i due punti deboli delle assicurazioni italiane. Ad additarli, ieri, nel rapporto Investor Service è l’agenzia di rating Moody’s che stavolta non se la prende con le banche, ma con le compagnie di assicurazioni. Valutazioni quelle di Moody’s che sostanzialmente appaiono in linea con i giudizi rilasciati qualche giorno fa da un’altra agenzia Usa, Standard & Poor’s che aveva messo il rating di Generali, il più importante gruppo assicurativo italiano,sotto osservazione per un possibile taglio. Una mossa, quella di S&P, che aveva fatto montare su tutte le furie l’ad del Leone triestino, Mario Greco. «Un errore clamoroso, non so a che cosa serva che questi signori facciano questo lavoro» aveva commentato Greco. Nell’allarme lanciato su tutto il settore assicurativo italiano, Moody’s sottolinea come «il deterioramento della qualità del credito sovrano italiano (Baa2, negativo), avvenuto negli ultimi anni, abbia comportato una riduzione significativa della qualità del portafoglio investimenti del settore». L’agenzia punta poi il dito sul «notevole rischio di concentrazione in titoli sovrani » visto che le assicurazioni hanno investito oltre il 50% dei propri attivi in titoli di Stato, per circa 240 miliardi di euro al 30 settembre». Una parte di economisti ed esperti giudicano peraltro pretestuose queste critiche dal momento che la crisi dei debiti sovrani sembra ormai alle spalle come testimonia lo spread tra Btp e Bund tedeschi sceso a 237 punti, ai livelli cioè della primavera del 2011, prima che scoppiasse la tempesta sul debito. Ma il pollice verso di Moody’s sulle nostre assicurazioni dipende anche dalle prospettive del mercato. per l’agenzia sono negative per il ramo vita, prevedendo che nei prossimi 18 mesi il basso tasso di risparmio e l’alto tasso di disoccupazione limiteranno le vendite e la redditività del settore, mentre proseguirà la volatilità dei flussi netti. Una nota positiva arriva invece dal ramo danni: la stabilità di questo comparto riflette la forte redditività (favorita dal calo della frequenza sinistri Rc auto), in grado di compensare la debolezza economica generale che influisce sulla qualità degli attivi e sul livello di capitalizzazione delle società assicurative. Intanto Generali riunirà oggi il consiglio per il consueto appuntamento prenatalizio, per fare il punto sul budget del 2014 e sull’andamento dell’esercizio in chiusura. L’ordine del giorno è piuttosto corposo, incluso un passaggio di aggiornamento sul processo di dismissione delle attività non strategiche. Il Cda dovrebbe poi scegliere un nuovo consigliere per integrare il board dopo le dimissioni ormai due mesi fa di Vincent Bollore, e l’attesa è che si tratti di una figura di respiro internazionale. Resta poi caldo il fronte delle tariffe Rc auto : ieri è intervenuto l’Ivass, il rinnovato Istituto di vigilanza del settore, che ha sollecitato le compagnie a far scendere i prezzi: è il momento che i premi comincino a diminuire e rientrino a livelli europei. Tanto più che i consumatori, scatenando le ire dell’Ania che contesta dati e metodologia, denunciano che solo quest’anno le tariffe sono aumentate tra il 4 e il 5%. Passi avanti per il sistema ne sono stati fatti, secondo l’Ivass che sottolinea come dopo l’introduzione di nuovi criteri, il numero dei sinistri sia sceso nel 2012 rispetto al 2011 del 25%, mentre il relativo costo medio è passato da 2.056 euro a 1.603 euro (-22%). «Il risparmio stimato per il 2012 per il complesso dei sinistri con danni fino a 9 punti di invalidità si attesta a 120 milioni di euro » conclude l’Ivass. ,Ecco quindi che i margini per tagliare le tariffe ci sono. Anna Messia È GIÀ BATTAGLIA SULLA BOZZA USCITA DAL CDM Caos sulla riforma Rc Auto pagina Rassegna Stampa del giorno 6 Dicembre 2013 Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007 9 Una bozza di riforma del settore assicurativo Rc Auto è pronta ed è stata discussa nel corso dell’ultimo consiglio dei ministri di martedì scorso, ottenendo un via libera di massima. Ma ha già sollevato un vetpaio di polemiche non solo tra le compagnie di assicurazione, prime destinatarie del provvedimento, ma anche tra chi ha a lungo contribuito a preparare quel testo come Ranieri Razzante, chiamato come consulente tecnico dal sottosegretario al ministero dello Sviluppo Economico, Siriona Vicari, incaricata dal ministro Flavio Zanonato di riprendere in mano tutti i temi di riforma Rc Auto lasciati aperti dal precedente governo di Mario Monti. Tra i principali la scatola nera e la lotta alle frodi, che dovrebbero contribuire a far calare rapidamente le tariffe delle polizze Rc Auto italiane, tra le più alte d’Europa. Nella bozza uscita dal consiglio dei ministri sono stati però inseriti all’ultimo minuto due interventi che stravolgono il lavoro fatto in questi mesi al ministero dello Sviluppo Economico, dove sono stati chiamati a più riprese assicuratori, carrozzieri, autorità di controllo e consumatori per sedersi tutti insieme intorno a un tavolo e tentare di trovare una volta per tutte una soluzione all’annoso problema del caro tariffe. La novità più eclatante rispetto alla prima bozza preparata al Mise riguarda lo sconto, pari come minimo al 10%, che le compagnie di assicurazione sarebbero obbligate ad applicare al cliente che fosse disposto a installare sul proprio veicolo «una scatola nera o equivalente o ulteriori dispositivi individuati con decreto del ministero delle Infrastrutture e dei trasporti di concerto con il Mise» Installazione e disinstallazione che dovrebbe essere comunque a carico delle assicurazioni. «Una norma che rischia di esser una chiara violazione della libertà di iniziativa economica delle imprese tutelata dall’articolo 41 della Costituzione italiana», afferma Razzante, ricordando che nella bozza iniziale preparata con il suo contributo era stato previsto che le compagnie avrebbero dovuto applicare uno «sconto significativo», pari almeno ai costi di installazione della scatola nera o degli strumenti equivalenti. Un vincolo, quello del taglio del 10%, che rischia quindi di imbrigliare il mercato. Il documento prevede inoltre che in alternativa al risarcimento in denaro «per equivalente», dal primo gennaio prossimo le compagnie possano riparare direttamente il danno subito dall’assicurato tramite carrozzerie convenzionate, «fornendo idonea garanzia sulla riparazione effettuata, con validità non inferiore a due anni per tutte le parti non soggette a usura». Ma anche in questo caso sono costrette ad applicare uno sconto ben delineato al cliente che acconsente a questo trattamento: deve essere infatti riconosciuto una riduzione non inferiore all’ 8% del premio applicato dalla medesima impresa a livello nazionale. Sforbiciata che dovrà salire al 12% in aree territoriali, individuate dal Mise, dove i sinistri sono più frequenti. «Anche in questo caso si tratta di interventi dirigisti che cozzano con gli aspetti tecnici della gestione del bilancio di una compagnia di assicurazione», aggiunge Razzante. Ieri intanto anche l’Ivass è intervenuta sul tema Rc Auto. Il consigliere dell’autorità di controllo delle assicurazioni, Riccardo Cesari, chiamato in audizione presso la commissione Finanze della Camera, ha reso noto che grazie all’attività antifrode svolta autonomamente l’anno scorso le imprese assicuratrici hanno potuto registrare sull’Rc Auto una riduzione della voce costo dei sinistri «dell’ordine di 166 milioni di euro» . Mauro Romano Cattolica dopo Fata chiude anche il riassetto interno pagina Rassegna Stampa del giorno 6 Dicembre 2013 Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007 10 Dopo l’acquisto di Fata, Cattolica chiude anche l’operazione di razionalizzazione societaria: ieri sono stati sottoscritti i contratti definitivi per la cessione da parte di Risparmio&Previdenza delle attività assicurative a Cattolica Assicurazioni, oltre alla cessione del Fondo Pensione Aperto Risparmio&Previdenza a Cattolica Previ - denza. Entrambe le operazioni, spiega una nota della società assicurativa veronese, «sono finalizzate a una maggiore efficienza della struttura societaria del gruppo e avranno efficacia dal 31 dicembre». Il tutto, prosegue Cattolica, fa seguito a quanto comunicato lo scorso 21 giugno al mercato, nonché alla ricezione delle previste autorizzazioni di legge dalle competenti autorità. L’ultima operazione straordinaria di Cattolica è stata quella chiusa con Generali il 20 novembre scorso riguardante l’acquisizione del 100% di Fata Danni per 179 milioni. «Un’acquisizione che si inserisce all’interno di una di ed equilibrata crescita del gruppo Cattolica nel mercato italiano», aveva dichiarato il presidente delle compagnia Paolo Bedoni, aggiungendo che «con Fata, specializzata nel comparto agroalimentare, vi è un’animia cultura e ai potra essere ancora di più valorizzata grazie alle sinergie e alle capacità di sviluppo che saranno ‘ messe in campo con l’acquisizione». Ora anche su quest’ultima si attende il disco verde dell’Ivass. Andrea Di Biase L’ATTUALE PRESIDENTE DEL GRUPPO FRANCESE SARÀ COOPTATO AL POSTO DI BOLLORÉ Generali , in cda il capo di Vivendi Oggi il board del Leone deciderà sulla nomina di Jean-René Fourtou, che nei prossimi mesi lascerà la carica di numero uno del big dei media transalpino al finanziere bretone azionista di Mediobanca pagina Rassegna Stampa del giorno 6 Dicembre 2013 Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007 11 Toccherà, con ogni probabilità, all’attuale presidente del consiglio di sorveglianza di Vivendi, Jean-René Fourtou, prendere il posto di Vincent Bolloré nel consiglio di amministrazione delle Generali. È questa l’indicazione raccolta in ambienti finanziari transalpini alla vigilia della riunione del board del gruppo triestino, che oggi sarà chiamato a cooptare un consigliere in sostituzione del finanziere bretone, dimessosi dalla carica lo scorso ottobre. Il nome di Fourtou, che ha 74 anni e per più di dieci anni è stato l’uomo forte di Vivendi, il gruppo che è riuscito a salvare dopo la dissennata gestione di Jean-Marie Messier, sarebbe stato suggerito ai vertici del Leone dallo stesso Bolloré, che oltre ad essere azionista delle Generali con una quota dello 0,13% è anche, con una partecipazione del 6%, uno dei principali azionisti di Mediobanca, che delle Generali è tuttora il primo azionista. Questo nonostante nei mesi scorsi i rapporti tra il finanziere bretone, che è il princippaallee azionista di Vivendi con il 5%, e il presidente del cds del gruppo transalpino siano stati improntati a un’ accesa dialettica. Tra i due era andato in scena un acceso braccio di ferro sulle strategie future del colosso francese dei media e delle tic. Un serrato confronto che si è concluso con l’accordo, siglato lo scorso 26 novembre, che porterà al demerger dal gruppo transalpino delle attività di telefonia mobile e alla focalizzazione nei settori media e entertainment (Universal Music e Canal+) della nuova Vivendi, di cui Bolloré assumerà la presidenza al posto proprio di Fourtou. Con la nomina del manager francese il cda delle Generali, che dopo le dimissioni di Bolloré era rimasto con soli 10 amministratori, tornerà a rispettare i limiti statutari, che prevedono che il board sia formato «da non meno di 11 e non più di 21 membri nominati dall’assemblea dopo averne stabilito il numero». Non dovrebbe invece essere affrontato nella riunione odierna del cda del Leone il tema dell’eventuale azione di responsabilità nei confronti dell’ex ad Giovanni Perissinoito e dell’ex cfo Raffaele Agrusti. Nelle settimane scorse l’Ivass aveva chiesto al vertice del Leone di riesaminare le operazioni con parti correlate realizzate dagli ex manager. Ma per ora i consulenti nominati dal comitato remunerazione e da quello audit non hanno ancora concluso il proprio lavoro. Cosa che dovrebbe avvenire nei primi mesi del 2014. IVASS Adeguare l’Rc auto all’Europa pagina Rassegna Stampa del giorno 6 Dicembre 2013 Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007 12 Gli elevati livelli tariffari dell’Rc auto sono «un vero problema sociale che coinvolge milioni di cittadini e che ha, purtroppo, assunto un’ulteriore connotazione di urgenza nell’attuale contesto di crisi economica del paese». L’allarme arriva dall’Ivass, l’Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni, che nel corso di un’audizione in commissione finanze della camera, sottolinea la necessità che siano progressivamente portate alla media europea. L’Ivass «lavora alla costruzione di una rilevazione statistica per monitorare le effettive dinamiche tariffarie» dell’Rc auto. «L’indagine», ha spiegato, «vuole raggiungere, già nel primo semestre 2014, due importanti obiettivi: misurare le componenti fondamentali del prezzo effettivo praticato dalle imprese» e «seguire la loro dinamica temporale». Grazie all’attività antifrode svolta autonomamente, secondo Cesari, le imprese assicuratrici hanno potuto registrare sull’Rc auto una riduzione della voce costo dei sinistri «dell’ordine di 166 mln di euro» nel 2012. A questo punto, «ci si attende una corretta tariffazione alla luce dei risparmi conseguiti». In serata, l’Ania ha replicato, asserendo che nel 2013 i prezzi della Re auto sono scesi di circa il 5%. MOODY’S Troppi Btp, le assicurazioni rischiano ¦ Rischi da troppi acquisti diBtp perle compagnie assicurative italiane. A lanciare l’allarme è Mo ody’ s. «Con pagina Rassegna Stampa del giorno 6 Dicembre 2013 Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007 13 oltre il 50% dei propri attivi investiti in emissioni di debito sovrano italiane - si legge in un report sul settore - pari a circa 240 miliardi di euro al 30 settembre, le società assicurative italiane presentano un notevole rischio di concentrazione in titoli sovrani e la qualità dei loro attivi è dipendente, in larga misura, dalla qualità del credito sovrano italiano». Più in generale, ha affermato l’ agenzia di rating, le pro spetti - ve del mercato assicurativo italiano ramo Vita restano negative, a causa del basso tasso di risparmio e dell’alto tasso di disoccupazione. Al contrario, la previsione di stabilità p eril mercato del ramo Danni riflette la forte redditività del settore, in grado di compensare la debolezza economica generale che influisce sulla qualità degli attivi e sul livello di capitalizzazione delle società assicurative. Intanto, l’Ivass, l’Istituto divigilanza del settore assicurativo, bacchetta le compagnie: le tariffe Rc auto sono ormai un problema sociale per milioni di cittadini, strangolati dalla crisi economica. Ma spazi per un calo deiprezzi finalmente ci sono, e quindi è il momento che i premi rientrino a livelli europei. Il costo dei sinistri è infatti diminuito ne12012 grazie all’attività antifrode delle stesse compagnie e alla lotta contro i falsi colpi di frusta. E in un’audizione parlamentare l’Istituto snocciolai dati sui risp armi delle imprese, invitandole a trasferirli sui consumatori, che denunciano invece aumenti delle tariffe tra i14 e i15% solo quest’anno. Dati contestati dall’Ania, secondo cui i prezzi sono al contrario diminuiti del 5 per cento. Dopo S&P, tocca a Moody’s Compagnie assicurative nel mirino pagina Rassegna Stampa del giorno 6 Dicembre 2013 Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007 14 Per l’agenzia statunitense quelle italiane «presentano un notevole rischio di concentrazione in titoli sovrani» MILANO Le agenzie di rating continuano a mettere pressione al comparto assicurativo italiano, dopo che Standard & Poor’s la scorsa settimana ha messo sotto osservazione per un possibile taglio il titolo Generali, a causa dell’alta esposizione sull’Italia. Questa volta è Moody’s a intervenire, affermando che «il deterioramento della qualità del credito sovrano italiano» degli ultimi anni «ha comportato una riduzione significativa della qualità del portafoglio investimenti del settore». Inoltre il ramo “Vita” nel Paese, afferma Moody’s, resterà sotto pressione per il prossimo anno e mezzo a causa del basso tasso di risparmio e dei livelli di disoccupazione. È visto invece stabile il ramo “Danni”. L’agenzia scrive che «cori oltre il 50% dei propri attivi investiti in emissioni di debito sovrano italiane, pari a circa 240 miliardi di euro al 30 settembre 2013, le società assicurative italiane presentano un notevole rischio di concentrazione in titoli sovrani e la qualità dei loro attivi è dipendente, in larga misura, dalla qualità del credito sovrano italiano». Oggi intanto Generali riunirà il consiglio per il consueto appuntamento prenatalizio, in cui viene fatto il punto sul budget per il nuovo anno e gli andamenti dell’esercizio in chiusura. L’ordine del giorno è piuttosto corposo, incluso un passaggio di aggiornamento sul processo cli dis missione delle attività non strategiche, delle delibere sul vertice di controllate di rilevanza strategica, una messa a punto delle deleghe o un altro che lega lincentivazione dei vertici ai risultati. Il Cda dovrebbe poi cooptare un nuovo consigliere per integrare il consiglio dopo le dimissioni, ormai due mesi fa, di Vincent Bolloré. L’attesa è che si tratti di una persona di livello internazionale. Non è invece previsto già nel Cda di oggi un passaggio sulla richiesta dell’Ivass alla società di riesaminare l’eventuale azione di responsabilità verso l’ex amministratore delegato Giovanni Perissinotto e l’ex responsabile finanziario Raffaele Agrusti «Tariffe Rc auto problema sociale» pagina Rassegna Stampa del giorno 6 Dicembre 2013 Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007 15 MILANO Quello delle tariffe Rc auto è diventato un problema sociale per «milioni di cittadini», reso ancora più urgente dalla crisi economica. Ma spazi per un calo dei prezzi delle assicurazioni finalmente ci sono ed è quindi il momento che i premi comincino a scendere e rientrino a livelli europei. La sollecitazione alle compagnie arriva dall’Ivass, il rinnovato Istituto di vigilanza del settore, che in un’audizione parlamentare snocciola i dati sui risparmi delle imprese, invitandole a trasferirli sui consumatori. Quello che serve è una «soluzione strutturale e, soprattutto, duratura che consenta, nella salvaguardia della solvibilità delle imprese, di ricondurre le tariffe a livelli accettabili». Lo sforzo collettivo, ha spiegato il consigliere Riccardo Cesari nel corso dell’audizione, deve essere dunque quello di «riuscire a esercitare la giusta pressione normativa sui costi, impliciti ed espliciti, del sistema rc auto, per portare i prezzi delle polizze su un sentiero di rientro ai livelli europei ». Anche perché, denunciano i consumatori scatenando le ire dell’Ania che contesta dati e metodologia, solo quest’anno le tariffe sono aumentate tra il 4 e il 5%. Passi avanti comunque per il sistema ne sono stati fatti, anche se gli effetti non si vedono ancora sugli assicurati. Le imprese sono riuscite ad accumulare qualche risparmio, una sorta di “tesoretto”, che ora dovrebbe essere trasferito sulle polizze a vantaggio degli automobilisti. Il costo dei sinistri è infatti diminuito nel 2012 grazie all’attività antifrode delle stesse compagnie e alla lotta contro i falsi colpi di frusta. In particolare gli interventi legislativi sui danni alla persona, che hanno appunto introdotto criteri più stringenti e oggettivi per limitare le dilaganti denunce di colpi di frusta, stanno producendo «effetti positivi per il sistema: dopo l’introduzione di nuovi criteri, il numero dei sinistri è sceso nel 2012 rispetto al 2011 del 25%, mentre il relativo costo medio è passato da 2.056 euro a 1.603 euro (-22%). Mario Sensini Pensioni e cuneo, ultimo assalto alla Camera Presentati 3.300 emendamenti alla manovra, l’esame da martedì prossimo pagina Rassegna Stampa del giorno 6 Dicembre 2013 Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007 16 ROMA - Le risorse della spending review per il taglio del cuneo fiscale, modifiche al prelievo sulle pensioni, esteso ai vitalizi dei parlamentari, la “web tax”, ritocchi all’Imposta Unica Comunale, la rottamazione delle cartelle Equitalia. Sulla Legge di Stabilità, appena giunta alla Commissione Bilancio della Camera, dopo quelli del Senato in gran parte scartati, piovono altri 3.300 emendamenti. L’esame inizierà la prossima settimana, dopo il vaglio dell’ammissibilità di lunedì che ne dovrebbe ridurre notevolmente il numero. L’obiettivo della Commissione è quello di concentrare il lavoro su non più di trecento proposte di modifica selezionate dai gruppi. Anche perché la Legge è attesa dall’Aula di Montecitorio il 17 dicembre, per ricevere il via libera entro il 20 e poi tornare al Senato per l’approvazione definitiva prima di Natale. Su alcuni aggiustamenti c’è già un’intesa ampia, anche oltre la maggioranza, come sul taglio delle tasse per imprese e lavoratori dipendenti. La risoluzione di maggioranza che impegnava il governo a rimpinguare le risorse per il taglio del cuneo fiscale, anticipando al 2014 la revisione della spesa pubblica, è diventata un emendamento firmato anche da Sel, mentre Forza Italia ne ha presentato uno quasi uguale. Il Pd, in aggiunta, ha proposto che le risorse siano distribuite per il 60% a favore dei lavoratori e per il 4o% alle imprese. C’è un orientamento comune anche sulla revisione della manovra sulle pensioni. L’idea è di salvare dalla deindicizzazione almeno gli assegni inferiori ai 2 mila euro mensili, compensando il minor gettito con un prelievo a carico dei vitalizi dei membri del Parlamento e degli altri organi costituzionali. Scelta Civica, che chiede anche di eliminare almeno in parte le sanzioni e non i soli interessi di mora con la rottamazione delle cartelle Equitalia, propone un prelievo sulle pensioni superiori a dieci volte il minimo, e di concentrare i tagli sulla quota che non corrisponde alla capitalizzazione dei contributi versati. Il Pd ha proposto, inoltre, il divieto di cumulo delle pensioni oltre i so mila euro con i redditi da lavoro, una pratica molto diffusa nel settore pubblico. E stato cancellato in commissione Ambiente l’emendamento di Sel che imponeva l’acquisizione da parte dello Stato dell’isola di Budelli. I fondi sono stati invece destinata alla bonifica dei fondali della Maddalena e alle aree marine protette sarde. Francesco Boccia (Pd), presidente della Commissione Bilancio, ritiene che ci possa essere condivisione anche sulla tassazione degli utili prodotti in Italia dalle multinazionali grazie alle piattaforme online in Italia. I sindaci, nel frattempo, tornano alla carica con la riforma dell’Imu. Serve ancora un miliardo e mezzo di euro per garantire le stesse risorse di Imu e Tares senza scaricare i costi sui contribuenti. Vittoria Puledda Il fondo Enasarco a rischio minusvalenze per 500 milioni Le pensioni degli agenti di commercio usate come un hedge pagina Rassegna Stampa del giorno 6 Dicembre 2013 Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007 17 MILANO - Errori e problemi, dalle parti di Enasarco, ce ne sono stati tanti. Forse troppi. Di sicuro, per la Fondazione degli agenti di commercio l’eredità del passato è pesante e difficile da smontare. Gli effetti si sono visti sul bilancio 2012: su 4.268 milioni di patrimonio mobiliare, Enasarco segnava a fine anno una variazione implicita negativa di 571 milioni, grosso modo il 13% in meno, a fronte di 35 milioni di proventi netti. Una perdita di valore spalmata in maniera preponderante sugli investimenti alternativi (dove compaiono tra l’ altro i fondiAlgebris, gestiti da Davide Serra, che però nel 2012 hanno guadagnato): questa voce vede una diminuzione a prezzi di mercato pari a 517 milioni (sebbene la Fonda-. zio ne precisi che c’è la pro tezione del capitale a scadenza e che molte asset class evidenziano riprese divalore ai prezzi di mercato a130 giugno). Ma il segno meno - con il criterio del mark to market - è anche davanti agli investimenti di private equity (20 milioni di minus implicite, di cui 8 per Sator private equityfund 1, che fa capo a Matteo Arpe mentre sul fondo Ambienta sono stati distribuiti 4,2 milioni di proventi ancora non contabilizzati) e ancora una variazione negativa - ma più piccola - riguarda le partecipazioni societarie, meno 10,5 milioni di cui circa 9 a carico della Futura invest spa, una voce che nel preconsuntivo 2013 del bilancio Enasarco è già stata svalutata. L’aspetto più sorprendente è proprio che la Fondazione Enasarco in passato ha privilegiato scelte di investimento complesse. Il totale degli investimenti alternativi a fine 2012 era pari, a valore di carico, a poco meno di due miliardi (1.968 milioni) su un patrimonio mobiliare di poco superiore ai quattro (4.268 milioni). Il macigno della nota Anthracite è emblematico: la nota legata a Lehman (valore nominale 780 milioni) è passata attraverso la ristrutturazione del Credit Suisse e alla fine è approdata, attraverso complicatissimi passaggi, alla Gwm. La sostanza è stata che all’inizio del 20121a nota aveva un Nav di 440 milioni senza laprotezione del capitale (che comunque esiste) e al netto di tutte le spese e le penalità, inclusi i 56 milioni pagati al Credit Suisse. Alla Gwm di Sigieri Diaz (e al 20% di Massimo Caputi) che dal gennaio 2012 sta gestendo grossa parte delle complesse attività mobiliari di Enasarco sono andati circa 8 milioni di commissioni l’anno scorso; il nuovo accordo porterà ad un risparmio di circa 1,5 milioni. A volte le ristrutturazioni portano a casa solo il miglior risultato possibile, non un buon risultato. Così, ad esempio, il fondo Athena (che ha finanziato T&L di Raffaele Mincione) adesso ha direttamente in pegno il pacchetto Bpm e in caso di vendita delle azioni ad unprezzo superiore a 93 milioni anche Enasarco parteciperà alla plusvalenza, ma solo per il 22%. L’ultimo capitolo noto è quello relativo a Futura fund sicav Newton, gestito da Optimum asset management (Alberto Matta), su cui le parti sono vicine ad un accordo per chiudere il mandato di gestione. Anche con i fondi immobiliari Enasarco ha il segno meno. Questa voce nel 2012 segna una minusvalenza pari a 25,3 milioni ma il solo fondo Rho Plus (fondo riservato, di cui Enasarco è quasi l’unico sottoscrittore) ne perde 50.11fondo è gestito da IdeAFimit sgr, ora solo DeAgostini dopo l’uscita nell’aprile 2012, di Caputi. dal nostro corrispondente Alessandro Merli Servono politiche di crescita che minimizzino gli effetti distorsivi della tassazione Le nuove previsioni L’economia l’anno prossimo crescerà dell’1,1% per salire all’1,5% nel 2015 Draghi«Bce pronta ad agire» Inflazione sempre più lontana dal target di Francoforte: nel 2014 al11,1% pagina Rassegna Stampa del giorno 6 Dicembre 2013 Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007 18 FRANCOFORTE. La Banca centrale europea non ha annunciato ieri alcuna nuova misura di stimolo, dopo il taglio a sorpresa dei tassi d’interesse del mese scorso, nonostante l’inflazione sia nettamente al di sotto degli obiettivi e anzi gli economisti dell’Eurotower abbiano dovuto ieri ridimensionare le previsioni per il 2014, portandole all’1,1%, e indicare una stima ancora molto bassa per il 2015, all’1,5%. Il presidente Mario Draghi ha detto che la Bce «è pronta e in grado di agire» e ha a disposizione una «potente artiglieria » di strumenti a sua disposizione, un’espressione che poi ha ritrattato, definendola troppo militaresca. Tuttavia, non ha precisato né i tempi né i modi di nuovi interventi per evitare un avvitamento dell’inflazione e ridare fiato all’economia, che, secondo le nuove stime dello staff, crescerà dell’i” l’anno prossimo (un aumento minimo rispetto alle proiezioni di settembre) e dell’1,5% nel 2015 ed è ancora esposta a rischia al ribasso. Nei prossimi mesi, i mercati finanziari potrebbero finire per forzare la mano alla Bce, soprattutto se il continuo rialzo dell’euro, che ha un effetto di ulteriore disinflazione, dovesse continuare, e se i mercati monetari dovessero subire un rialzo dei tassi sulla scia delle decisioni della Federal Reserve americana di ridurre gradualmente (tapering) lo stimolo monetario. Diversi economisti di mercato ritengono che la Bce potrebbe agire nel primo trimestre del 2014. Fra le numerose opzioni citate da Draghi nella conferenza stampa, quella maggiormente sottolineata è stata una nuova fornitura di liquidità alle banche, mirata però a far affluire il credito all’economia reale, a differenza delle due precedenti (Ltro), realizzate a cavallo della fine del 2o11. La situazione è molto differente da allora, quando le banche si trovavano in grandissima difficoltà-nel finanziarsi, ha osservato Draghi, il quale ha insistito soprattutto sul fatto che la Bce non vuole dare liquidità alle banche che poi, come nelle precedenti occasioni, finisca per essere investita soprattutto in titoli di Stato. «Vogliamo che sia utilizzata per l’economia e non per fornire un aiuto a risolvere i problemi di capitale delle banche ». Il numero uno della Bce ha però ribadito le complicazioni di ottenere, su 17 Paesi, l’obiettivo di far affluire i fondi all’economia reale, quando l’esempio della Gran Bretagna, che ha adottato uno schema simile con il suo Funding for Lending, evidenzia la complessità anche nel caso di un solo Paese. La stessa Banca d’Inghilterra ammette che il successo dello schema è stato limitato. Le altre opzioni citate esplicitamente da Draghi sono tassi negativi sui depositi che le banche detengono presso la Bce stessa (un’altra misura che dovrebbe indurre le banche a fare impieghi, oltre ad avere un effetto sull’euro e sui tassi del mercato monetario), ma il cui effetto viene giudicato all’interno della Bce molto incerto, o la mancata sterilizzazione settimanale degli acquisti di titoli di Stato fatti fra il 2010 e il 2011 con il programma Smp. Questo a sua volta darebbe liquidità al sistema. Il consiglio ha parlato «brevemente» dell’una e dell’altra ipotesi, ha detto Draghi. Più remota appare la possibilità che la Bce acquisti titoli sul mercato, sollevata nelle scorse settimane dal capo economista Peter Praet. Draghi si è dichiarato soddisfatto dell’effettó avuto sui mercati dal taglio dei tassi deciso il mese scorso, ma ha puntualizzato che ogni azione stimolo ha bisogno di tempo per dispiegare i suoi effetti e che questo si accelera se l’economia è pronta a ricevere questi stimoli, citando ancora una volta le riforme strutturali, quelle del mercato del lavoro e dei prodotti, come abitualmente, ma anche dell’istruzione e dell’amministrazione della giustizia. Il comunicato della Bce invita anche i Governi ad adottare politiche di crescita e a minimizzare gli effetti distorsivi della tassazione. L’Eurozona comunque, ha tenuto a rassicurare il presidente della Bce, non si sta trasforinando nel Giappone del 1990, che ha poi subito due decenni di stagnazione: anzi tutto perché la reazione di politica monetaria è stata pronta, poi perché con la sua revisione dei bilanci bancari la Bce sta accelerando quell’effetto di pulizia che in Giappone è stato rinviato per anni, e perché le misure strutturali sono già stata avviate negli ultimi due anni. Il fatto che Draghi abbia fatto gli auguri di Natale e buon anno ai giornalisti all’inizio e non alla fine della conferenza stampa è un segnale che comunque all’Eurotower contano di prendersi una pausa in termini di nuove iniziative. Marco Valsania L’exploit americano Nel terzo trimestre la migliore performance da inizio 2012, da valutare però con cautela Vola il Pil Usa del terzo trimestre: +3,6 per cento pagina Rassegna Stampa del giorno 6 Dicembre 2013 Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007 19 NEW YORK L’economia americana ha ingranato una marcia decisamente più brillante nel terzo trimestre dell’anno, crescendo del 3,6% anziché del 2,8% inizialmente stimato e del 3,1% ipotizzato dagli analisti. Anche se la robustezza del dato - la crescita più forte dai primi tre mesi del 2012 - nasconde tuttora non poche fragilità: hanno frenato componenti essenziali quali consumi e investimenti, mentre gran parte dell’accelerazione è stata attribuita a un brusco incremento delle scorte di magazzino, che hanno rappresentato quasi metà dell’intera crescita. L’aumento delle scorte, considerato insostenibile, dovrebbe essere pagato dall’espansione almeno nei mesi immediatamente successivi: dovrebbe sottrarre spinta all’economia nell’ultimo trimestre dell’anno. Gli economisti si sono già affrettati a rivedere al ribasso i pronostici tra ottobre e dicembre, ad un passo anemico nettamente sotto il 2 o/0: Morgan Stanley li ha tagliati dalli,5% all’ido, Bnp Paribas li ha più che dimezzati allo 0,7 per cento. L’exploit della crescita tuttavia c’è stato e, ai fmi di valutare la futura salute della ripresa e le decisioni di politica monetaria della Federal Reserve, aumenterà l’attenzione al dato odierno sull’occupazione di novembre: alcuni economisti, quali la squadra di Deutsche Bank, ritengono che una solida performance del mercato del lavoro potrebbe consentire alla Fed di far scattare già in dicembre il “tapering”, la riduzione degli stimoli straordinaria base di acquisti di asset. La Banca centrale si è in passato limitata a indicare che il ritiro graduale della manovra di quantitative easing da 85 miliardi di dollari al mese era in agenda nei mesi a venire. «Penso sia appropriato mettere sul tappeto una decisione sul tapering nei prossimi incontri - ha confermato ieri il governatore della sede di Atlanta della Banca centrale, Dennis Lockhart Perché la posizione della Fed resterà ampiamente accomodante. Aspettative di mercato che vedano una fme del programma di acquisto di asset nel prossimo anno sono dunque ragionevoli ». Una partenza ravvicinata del tapering dipenderà dalla somma dei nuovi dati. «La Fed non aveva a disposizione le più recenti statistiche sul mercato del lavoro e sul Pil all’ultimo vertice di ottobre», ha ricordato il chief U.S. economist di Deutsche bank Joseph laVorgna. Da allora sia l’occupazione che la crescita hanno battuto le previsioni. All’appello mancano solo i posti di lavoro di novembre e un responso incoraggiante potrebbe cementare le scommesse su un’espansione più convincente nel 2014. Le scorte di magazzino, forse proprio contando su una simile prospettiva, si sono impennate di u6,5 miliardi di dollari nel terzo trimestre contro gli 86 calcolati in precedenza, un record da11998. La spesa al consumo, è tuttavia lievitata di un modesto 1,4%, meno dell’1,5% immaginato e il passo più debole dall’uscita dalla recessione, foriero di cautela nella cruciale stagione delle vendite di fme anno. La Corporate America ha da parte sua aumentato i profitti del 2,8% rispetto ai tre mesi immediatamente precedenti. Ma gli investimenti aziendali, escluso il settore immobiliare residenziale, sono saliti solo del 3,5% rispetto al 4,7% del secondo trimestre dell’anno. Un altro segno di miglioramento è piuttosto arrivato dalla spesa pubblica, dove le politiche di austerity hanno “morso” meno: è aumentata dell’1,7% la spesa a livello locale, il maggior guadagno dal 2009, è quella federale è diminuita soltanto leggermente. «C’è un relativo ottimismo - ha commentato Lewis Alexander di Nomura -. Manca però ancora sufficiente fiducia per far decollare assunzioni e investimenti». Marco Mobili Recepita la risoluzione Più ipotesi sulla destinazione dei risparmi: alla pari fra lavoratori e imprese oppure 60-40% Le altre novità Mini-rata Imu nella manovra Contributo sullepensioni d’oro esteso ai vitalizi dei parlamentari Manovra, tagli di spesa al cuneo Emendamento della maggioranza: i ricavi della spending al taglio delle tasse su imprese e lavoro pagina Rassegna Stampa del giorno 6 Dicembre 2013 Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007 20 ROMA Il fondo taglia-cuneo prende forma. Ieri in Commissione Bilancio sono stati formalizzati una serie di emendamenti che recepiscono la risoluzione approvata mercoledì e che vincola i risparmi della spending review, della lotta all’evasione fiscale e da altre maggiori entrate, alla riduzione del carico fiscale che oggi grava su imprese e lavoratori. Come ha spiegato lo stesso relatore Maino Marchi (Pd) la soluzione fmale sul fondo taglia-cuneo arriverà comunque dal lavoro di sintesi delle differenti proposte depositate ieri in Commissione. E nonostante le precisazioni giunte ieri dello stesso ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, diproposte di modifica alla stabilità finalizzate all’istituzione del Fondo taglia cuneo chiesto dalle parti sociali ne sono arrivate diverse anche della stessa maggioranza. L’emendamento che potrebbe fare da capofila porta la firma dell’intera maggioranza e di Sel. Il primo firmatario è Luigi Bobba e a seguire ci sono Barbara Saltamartini (Ncd), Andrea Romano (Sc), Bruno Tabacci (Cd) e GiulioMarcon (Sel). La modificaproposta prevede che nel fondo «denominato » “Fondo per la riduzione del cuneo fiscale” istituito presso l’Economia dovranno confluire i risparmi di spesa non calcolati nei saldi di finanza pubblica che potranno scaturire dalla razionalizzazione della spesa pubblica, comunque al netto della quote già previste dalla spending review già prevista nel Ddl all’esame della Camera. A queste si dovranno aggiungere le maggiori entrate non indicate nei saldi e recuperate con la lotta all’evasione di competenza statale. Le risorse che confluiranno nel fondo dovranno essere utilizzate «in egual misura» secondo l’emendamento Bobba, o al 60% e al 40% secondo un altro emendamento del Pd a firma del vicepresidente del gruppo Pd alla Camera Paola De Micheli, a incrementare le detrazioni per i lavoratori dipendenti e e le deduzioni Irap per le imprese. Nella stesura attuale degli emendamenti presentati non sembra ancora esserci un riferimento esplicito a meccanismi automatici di assegnazione delle risorse o a possibili anticipi al 2014 delle risorse delle spending review, come previsto dalla risoluzione approvata mercoledì. L’emendamento Bobba, ad esempio, rinvia a un decreto del ministro dell’Economia, da adottare entro il 31 maggio di ogni anno, che sulla base dei risultati del Def, individua le risorse che affluiscono al fondo taglia-cuneo. Con lo stesso decreto dovranno essere indicati i nuovi importi delle deduzioni e detrazioni e definite le modalità di applicazione degli sgravi fiscali da parte dei sostituti di imposta e delle imprese in modo da garantire la neutralità degli effetti sui saldi di finanza pubblica a decorrere dal periodo di imposta in corso alla data di entrata in vigore del decreto del Mef. Sullapartita cuneo fiscale, arriva anche un emendamento del gruppo Pd in Commissione Finanze che ritocca la curva dell’Irpef fermando i benefici a 28mila euro e prevedendo una “linearizzazione” dei maggiori sconti. In questo modo verrebbero eliminato l’effetto negativo che si crea per i contribuenti con redditi tra í 22mila e i 28mila euro dopo le modifiche apportate dal Senato altaglio del cuneo per i lavoratori dipendenti. Il relatore introduce poi altri due temi sensibili; il primo riguarda la cig in deroga, per la quale mancano attualmente all’appello oltre 30o milioni. Mentre l’altro capitolo che potrebbe trovare spazio nell’ex finanziaria, è il pagamento della mini-rata Imu, visto che il decreto legge presentato produce effetti 2014. Un altro tema importante è quello dell’Inps: arriverà con un emendamento - annuncia il ministro Enrico Giovannini - «la soluzione per chiarire» gli aspetti contabili del bilancio Inps, dopo l’incorporazione dell’Inpdap e dell’Enpals. Per il relatore si valuta anche l’estensione del contributo sulle pensioni d’oro ai vitalizi dei parlamentari e di tutti gli altri organi costituzionali. Intanto suilavori il presidente Boccia prova a tracciare le linee guida. Mercoledì, dopo il voto sulla fiducia al governo Letta, inizieranno le votazioni agli emendamenti. Lunedì sarà il giorno delle ammissibilità dei 3mila emendamenti presentati. L’obiettivo è comunque quello di ridurre a 300 le proposte di modifica. dal nostro corrispondente Alessandro Merli Draghi «Abbiamo fatto circolare il testo fra le banche centrali e attendiamo i loro commenti» La Banca centrale tedesca «No comment» sulla questione, ma ieri avrebbe fatto pervenire le sue osservazioni Quote Bankitalia, dubbi tedeschi Le perplessità della Bundesbank frenano l’ok della Bce alla rivalutazione pagina Rassegna Stampa del giorno 6 Dicembre 2013 Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007 21 FRANCOFORTE. Resta per ora in sospeso l’opinione già redatta dalla Banca centrale europea sulla rivalutazione delle quote delle banche nel capitale della Banca d’Italia, bloccata dalle osservazioni di un’altra banca centrale, con ogni probabilità la Bundesbank. «Abbiamo fatto circolare il documento fra le banche centrali nazionali, come è la prassi consueta, con una procedura scritta - ha detto il presidente della Bce, Mario Draghi - e attendiamo i loro commenti. Non so quale sia lo stato del procedimento, ma l’opinione non è ancora stata adottata». Il parere legale della Bce, in base alle regole europee, deve indicare se la misura rispetta l’indipendenza della banca centrale e dev’essere approvato dal consiglio dei governatori dell’Eurotower. iSecondo informazioni raccolte dal Sole 24 Ore, una delle 17 banche centrali nazionali che compongono l’Eurosistema ha preannunciato nella giornata di ieri di voler presentare delle osservazioni al documento predisposto dall’ufficio legale della Bce, poi lo ha inviato in serata. Si tratterebbe della Bundesbank. Una portavoce ha detto che la banca centrale tedesca non intende fare commenti sulla questione. A questo punto, si aprirà un confronto fra gli uffici legali delle due istituzioni prima che l’opinione possa andare al consiglio. In ambienti finanziari tedeschi, c’è la convinzione che il provvedimento sia un modo per “abbellire” i bilanci delle banche italiane in vista della valutazione approfondita che deve farne la stessa Bce nel corso del prossimo anno prima di assumere la vigilanza sugli istituti dell’eurozona. L’operazione consentirebbe infatti di presentare una forza patrimoniale superiore a quella attuale. Un giornalista tedesco, ieri nella conferenza stampa di Draghi, ha fatto riferimento a casi di “contabilità creativa”, parlando della rivalutazione delle quote delle banche in Banca d’Italia e al trattamento favorevole di alcuni crediti fiscali da parte della Spagna. Il presidente della Bce ha evitato di commentare i casi singoli, osservando tra l’altro che, certamente nel caso dell’Italia, la proposta «non è ancora legge» e che la Bce discuterà le singole misure quando entreranno in vigore. Ha aggiunto però che la revisione dei bilanci bancari che l’Eurotower condurrà nei prossimi dodici mesi «è utile, se credibile». A suo parere, dovrà far luce sui bilanci in modo tale che gli investitori privati si sentano di investire nelle banche e che le banche stesse ritengano di poter prestare fondi le une alle altre. «Più si fanno dei giochetti, meno il risultato è credibile », ha detto Draghi, ribadendo che la Bce e le altre autorità coinvolte «vogliono ottenere un esercizio pienamente trasparente». La settimana scorsa, il Consiglio dei ministri ha approvato la rivalutazione delle quote degli istituti di credito nella Banca d’Italia, portando il capitale da 156mila euro a 7,5 miliardi e fissando un tetto del 5% alle partecipazioni dei singoli azionisti. Oggi quasi il 65% fa capo a Banca Intesa e Unicredit. Annunciando il provvedimento, il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, ha dichiarato che «per quanto riguarda le preoccupazioni della Bce in termini di mantenimento dell’indipendenza della banca centrale, questo è un passo nella giusta direzione. Le quote del capitale della Banca d’Italia verranno polverizzate ». Le partecipazioni potranno appartenere a banche italiane o europee, enti e istituti di previdenza e assicurazione e fondi pensione. LE PROSSIME MOSSE Ora si aprirà un confronto fra gli uffici legali delle due istituzioni prima che l’opinione possa andare al consiglio dell’Eurotower Stefania Tamburello E Visco accelera sulla proprietà della Banca d’Italia pagina Rassegna Stampa del giorno 6 Dicembre 2013 Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007 22 ROMA - A Francoforte le procedure per l’adozione di un parere sul riassetto proprietario della Banca d’Italia non sono ancora terminate. «Stiamo seguendo la prassi normale. Il parere della Bce è stato trasmesso alle Banche centrali nazionali chiamate a dare la loro opinione e quindi non è stato ancora adottato», ha spiegato il presidente di Eurotower, Mario Draghi. Il fatto è che una di queste banche centrali, la Bundesbank, ha preannunciato, a differenza delle altre, osservazioni di merito sul progetto italiano. E le osservazioni richiederanno chiarimenti e verifiche, allungando così i tempi della decisione finale. Difficile però che 1’ intervento della Banca centrale tedesca possa mettere in discussione il sostanziale via libera formulato dalla Bce e comunicato, seppure senza tutti i crismi formali, al governo italiano che il 27 novembre ha varato un decreto per rivalutare il capitale dell’Istituto di via Nazionale dai simbolici 156 mila euro risalenti al 1936 a 7,5 miliardi di euro, prevedendo un tetto di possesso del 5% per le quote, considerate trasferibili a banche, assicurazioni, investitori istituzionali italiani e europei. A Roma non sembrano esserci particolari preoccupazioni per la battuta d’arresto di Francoforte. Se dovessero arrivare rilievi dalla Bce - è la considerazione che viene fatta - non sarebbero tali da mettere in discussione la struttura del provvedimento e potrebbero essere accolti nel corso della discussione parlamentare che ieri ha fatto un importante passo in avanti. L’aula del Senato ha infatti promosso a larga maggioranza il decreto sotto i profili della costituzionalità e dell’urgenza respingendo il parere contrario, espresso invece dalla Commissione Affari Costituzionali. La revisione dell’assetto proprietario di Banca d’Italia va quindi avanti e a Palazzo Koch sono già partiti i preparativi dell’assemblea straordinaria destinata a riformulare lo statuto per accogliere le novità proposte dal decreto legge, già in vigore. Sarà un’assemblea di Natale, visto che la data prescelta sembra essere quella del 23 dicembre, ad una settimana dalla fine dell’anno. In tempo dunque per consentire alle banche azioniste di rivalutare le rispettive quote nel bilancio 2013, rafforzando così il patrimonio in vista delle valutazioni e degli stress test della Bce. Superato lo scoglio della costituzionalità, su cui erano stati espressi dubbi, la discussione parlamentare per la conversione in legge del decreto proseguirà con una serie di audizioni chieste dai relatori. Sarà ascoltato innanzitutto il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomarini, che potrà sciogliere l’interrogativo sui tempi e sulla destinazione del gettito dell’imposta straordinaria del 12% sulle plusvalenze, determinate dalla rivalutazione delle quote,a carico delle banche. Ma viene considerata «imprescindibile» anche l’audizione del governatore Ignazio Visco (nella foto) al quale verranno posti tutti i quesiti sui criteri seguiti per la rivalutazione delle quote, sul ruolo e i poteri degli azionisti nonché sulla natura giuridica della banca centrale italiana dopo il riassetto. Marika de Feo «Risanamento, ma basta tasse» Draghi: ripresa più forte nel 2014 La Bce lascia i tassi allo 0,25%, resteranno bassi ancora a lungo Vola il Pil Usa e torna il timore della stretta monetaria, giù le Borse pagina Rassegna Stampa del giorno 6 Dicembre 2013 Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007 23 FRANCOFORTE - I governi europei non fermino il risanamento dei conti pubblici evitando, però, nuovi aumenti delle tasse. Mario Draghi torna a chiedere politiche per la crescita, confermando l’orientamento espansivo della politica monetaria. Che prevede, come ha spiegato ieri lo stesso presidente della Bce, di lasciare i tassi di interesse costanti o al ribasso (ieri è stato confermato il minimo storico allo 0,25%) «fino a quando sarà necessario», per sostenere la graduale ripresa. Draghi ha avvertito che Eurotower rimane «pronta ad agire», se necessario, con tutta «l’artiglieria potente» di cui dispongono i banchieri centrali europei, precisando tuttavia che il Consiglio non ha ancora scelto uno strumento particolare e che ha parlato solo brevemente di tassi negativi sui depositi. Quanto alle attese dei mercati per un nuovo eventuale mari.- prestito (Ltro) Draghi ha spiegato che in ogni caso non potrà essere utilizzato dalle banche per finanziare gli Stati, ma per riattivare il circolo del credito. E questo anche perché l’inflazione rimarrà debole a lungo, e dopo 1’ 1,4% toccato in media nel corso del 2013, si attenuerà secondo le stime dello staff in Bce all’1,1% nel 2014 (lo 0,1% in meno delle stime di settembre), e all’1,3% nel 2015, per rientrare nel target di Eurotower (inferiore ma vicino al 2%). Mentre per quanto riguarda la crescita, lo staff ha lasciato invariato a un calo dello 0,4% le stime per quest’anno, ma ha aumentato all’1,1% le previsioni per il 2014 (+ 0,1%), dimostrandosi leggermente più ottimista, mentre per il 2015 prevede un ritmo di espansione dell’economia all’1,5%. Draghi ha ricordato che sulla crescita di Eurolandia pesano ancora «rischi al ribasso», dovuti alle incertezze dei mercati, dei prezzi delle materie prime e da un periodo prolungato di inflazione bassa. Anche per questa ragione la dinamica della domanda interna o delle esportazioni «potrebbe essere più debole del previsto», anche a causa di una «lenta o insufficiente attuazione delle riforme strutturali». I governi «non devono fermare gli sforzi in corso per ridurre i deficit», ha detto il presidente della Bce, anche se le misure di consolidamento «dovrebbero essere favorevoli alla crescita» per «ridurre al minimo gli effetti distorsivi della tassazione». A proposito dell’opinione sulla rivalutazione delle quote di capitale di Bankitalia, Draghi ha sostenuto che si sta seguendo «la normale prassi» ed è stato trasmesso «alle banche centrali nazionali che preparano le proprie opinioni al riguardo». E a questo proposito si è sparsa la voce, non confermata, che la Bundesbank abbia frenato di nuovo, e che prepari commenti sostanziali, di merito, sulla rivalutazione delle quote di via Nazionale. Anche la Bank of England ha mantenuto i tassi invariati allo 0,50% e in questo scenario la maggior parte dei listini europei ha perso terreno, con Milano in maglia nera (-1,75%). Ma le Borse sono calate anche per i timori di una riduzione delle misure espansive (tapering) da parte degli Usa, dopo la pubblicazione del dato di crescita a sorpresa del Pil nel terzo trimestre a quota 3,6%, molto più elevato delle attese. dal nostro inviato Massimo Gaggi LA SORPRESA USA: L’ECONOMIA CHE CRESCE CON POCHI CONSUMI E SENZA LAVORO pagina Rassegna Stampa del giorno 6 Dicembre 2013 Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007 24 Il Pil del terzo trimestre 2013 rivisto fortemente al rialzo (+3,6 %), Wall Street da mesi col vento in poppa, un mercato immobiliare sempre in crescita e i segnali positivi dal mercato del lavoro sembrano il ritratto di un’America in forte ripresa che si lascia alle spalle i fantasmi della crisi iniziata nel 2008. Come spesso accade, ieri la prima ventata di ottimismo dopo la diffusione dei dati ha provocato una reazione di segno opposto in Borsa: indici in calo per il timore di un ritiro dei sostegni monetari all’economia fin qui garantiti dalla Federal Reserve. Che dovrà mantenere l’impegno a chiudere la fase degli interventi straordinari non appena il sistema sarà in grado di reggersi sulle sue gambe. Ma quel numero, 3,6%, non riflette una reale accelerazione del ritmo di crescita dell’economia americana e i timori di un anticipo a dicembre del cosiddetto «tapering», la graduale riduzione degli acquisti di titoli da parte della Banca centrale Usa, sono con ogni probabilità infondati. Negli Stati Uniti il Pil del terzo trimestre è stato, infatti, gonfiato da un’espansione anomala delle scorte di magazzino delle imprese (116 miliardi di dollari invece degli 86 calcolati in precedenza). Al netto dell’effetto «inventory», la crescita è leggermente inferiore a quella (2,5%) del trimestre precedente. E fra tre mesi ci troveremo a commentare una presunta frenata dell’economia Usa con un Pil che crescerà molto poco (forse dell’i%) per effetto del blocco delle attività di governo per gran parte del mese di ottobre e anche per l’impatto di questo accumulo di scorte. Detto tutto ciò, il panorama dell’economia Usa rimane assai più positivo di quello dell’Europa: ritrovata stabilità del sistema, crescita moderata ma sicura (2% medio quest’anno, forse il 3% nel 2014), «boom» energetico, ripresa delle manifatture grazie ai bassi costi di produzione. La crescita dei consumi interni è modesta (1,5%) ma c’è. C’è anche il timore di un’altra bolla finanziaria, è vero, ma la crescita dei posti di lavoro indica che il motore dell’economia gira nel modo giusto, anche se la velocità rimane bassa: una ripresa pressoché «jobless» che alimenta anche una distribuzione sempre più diseguale dei redditi. Nell’allarme di Obama su questo fenomeno c’è anche il tentativo di distogliere l’attenzione dai guai della riforma sanitaria, ma è qui il nodo sociale e politico più rilevante per il futuro dell’America. dal nostro corrispondente Luigi Offeddu [email protected] Rehn: più sforzi sul debito L’Europa insiste sulla manovra E in 10 mesi crolla il gettito dell’Iva pagina Rassegna Stampa del giorno 6 Dicembre 2013 Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007 25 BRUXELLES - Non è un buon giorno per l’Italia, e per l’Italia in Europa. Altrove, sprazzi di sole: il Prodotto interno lordo degli Stati Uniti compie un balzo del 3,6%, e la Banca centrale europea prevede per il 20142015, dopo anni di buio, la ripresa del Pil nell’eurozona. Ma qui, orizzonti grigi e pesanti, con l’Italia che si ritrova davanti una nuova serie di montagne: un ennesimo monito della Commissione europea che chiede più sforzi per la riduzione del debito pubblico, e forse una manovra finanziaria indurita e anticipata al 2014; ma soprattutto, un allarme statistico che parla di un italiano su tre ormai a rischio di povertà, e inquadra una zona Euro dove solo la Grecia sta peggio dell’Italia, proprio per quanto riguarda i rischi di impoverimento economico e sociale. Mentre la Spagna, Portogallo, Cipro, stanno tutti meglio. Nella tensione che cresce, ogni riga dei comunicati diventa ormai una mezza sentenza. Per esempio: si scrive «sforzi strutturali supplementari », ma va letto «manovra anticipata», cioè risparmi e tagli più duri e al più presto possibile? Magari già nel 2014 e non nel 2015? Per l’Italia, è in fondo una vecchia domanda, che però ieri è germogliata di nuovo con l’avvertimento ripetuto dalla Commissione: siamo «più o meno in linea» con gli obiettivi fissati per il rientro dal deficit, dice Simon O’Connor, il portavoce del commissario Ue agli Affari economici 011i Rehn, ma sul debito pubblico bisogna fare di più; «Non posso che ripetere quello che la Commissione ha detto nella presentazione della nostra opinione il 15 novembre...c’è circa lo 0,4% di sforzi strutturali supplementari che bisognerebbe fare per dire con certezza che l’Italia è ben indirizzata verso il raggiungimento dell’obiettivo sul debito nel 2014». Un’indicazione che equivale a circa sei miliardrdi correzione. Non solo: «Sappiamo che c’è la spending review in corso. Analizzeremo lo sviluppo della situazione nelle prossime settimane. A febbraio, presenteremo le previsioni economiche di inverno. A quel punto vedremo se il governo ha deciso di anticipare al 2014 la messa in opera dei risparmi, e se dettaglierà i risparmi previsti proprio attraverso la spending review». E poi, è arrivato quell’altro allarme, di fonte Eurostat, meno tecnico ma se possibile ancora più inquietante: come dato generale riferito al 2012, in Italia il 29,9% della popolazione (era «solo» il 28,2% nel 2011) rischia di conoscere grandi difficoltà di vario genere: il 19,4% è a rischio povertà, il 14,5% è già seriamente privato di beni materiali, e il 10,3% vive in una famiglia dove pochi lavorano. A rischio di esclusione sociale risultano poi 18,2 milioni di persone. In altre parole: una progressione costante, quasi placabile. Con Spagna e Portogallo, come si diceva, che allungano il passo più avanti. Mentre la Francia è anch’essa in bilico con un rischio di povertà oscillante sul 19,1%. Ancora: secondo il bilancio sociale Inps del 2012, cala a picco il potere d’acquisto delle famiglie italiane, sceso del 9,4% negli ultimi 4 anni (e addirittura del 4,9% solo nel 2011-2012). Le cifre calamitano i commenti: «I dati resi noti oggi da Eurostat purtroppo confermano quello che sosteniamo da anni: la povertà in Italia è un problema ben più grave di come viene giornalmente descritto », dice il presidente di Eurispes, Gian Maria Fara. In tanto sommovimento, crolla il gettito dell’Iva, segnando un calo del 3,9% in dieci mesi (14 miliardi in meno), anche se rimane quasi invariato da un anno all’altro il gettito tributario: a gennaio-ottobre 2013 le entrate sono state di 321,734 milioni di euro, -0,3% rispetto agli stessi mesi del 2012. Francesca Basso R&S Mediobanca La leva finanziaria di Intesa e Unicredit inferiore alla media Ue Banche europee: meno ricavi ma la crisi non deprime l’utile Resta bassa (6,2%) la redditività degli istituti italiani pagina Rassegna Stampa del giorno 6 Dicembre 2013 Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007 26 MILANO - Inversione di tendenza per i principali gruppi bancari europei: nei primi sei mesi del 2013 l’utile aggregato è stato di 36 miliardi, in aumento del 35,6% rispetto allo stesso periodo del 2012 (il secondo semestre dello scorso anno si è chiuso in perdita di circa 7 miliardi). Sul fronte ricavi i big del credito registrano un calo del 4,4% dovuto alla caduta del margine di interesse (-8,1%). Per i due maggiori istituti italiani, Intesa Sanpaolo e Unicredit, la redditività resta invece «modesta», con un utile netto sui ricavi pari al 6,2% contro una media europea del 15,3% e una redditività sul capitale proprio (Roe) del 2,3%, pari a un terzo di quella europea nonché la più bassa in assoluto nel primo semestre. Il rapporto sulle «Maggiori banche europee nel primo semestre 2013», realizzato da R&S-Mediobanca, spiega che sui nostri istituti pesano due fattori. Primo: la struttura dei costi pari al 64,4%, superiore a quella delle principali banche inglesi (59,4%), olandesi (59,8%), nord europee (54,8%) e spagnole (55%), anche se non molto distante dalla media europea (63,5%). Secondo: il rapporto tra le perdite su crediti ed i ricavi pari al 26,2% nel 2013, contro una media europea del 14,4%. In Italia, osserva lo studio di Medio - banca, la somma dei costi operativi e delle svalutazioni arriva al 90,6% ed è «il livello più alto tra i Paesi considerati». Le nostre banche non sono però le uniche ad avere ridotto la propria redditività netta, fanno loro compagnia gli istituti tedeschi (da 6,7% a 4,8% a causa della perdita nella di Commerzbank) e quelli francesi (dal 7% al 6,7%), mentre quelli degli altri Paesi hanno segnato progressi di redditività netta nel primo semestre del 2013. Nei primi sei mesi di quest’anno i big del credito europeo hanno ridotto i derivati, che sono calati del 18,1% su dicembre 2012 (circa mille miliardi in meno ma comunque pari a quasi un quinto del totale attivo, a 4.462 miliardi). Gli istituti italiani si segnalano per la prudenza: la percentuale di derivati sul totale attivo è del 6,9 per Intesa Sanpaolo e dell’8,2 per Unicredit, contro il 43,8 di Credit Suisse e il 33,3 di Deutsche Bank. Se i derivati si sono sgonfiati, sono cresciuti invece i titoli di Stato dei cinque Paesi Giips (Grecia, Irlanda, Italia, Portogallo, Spagna) in mano alle banche europee: a fine giugno 2013 erano oltre 310 miliardi contro i 275 miliardi di fine giugno 2012 (+13%). Intesa Sanpaolo è tra gli istituti europei quella con la percentuale più alta di Giips sul capitale netto (203,8%), seguita da Unicredit (76,3%) e dalle spagnole Bbva (78,5%) e Santander (59,8%). La media europea è del 27,2%. Nel giugno 2013 l’esposizione in titoli governativi italiani è salita a 207 miliardi (più 33,6 miliardi su giugno 2012). «Nell’insieme, rispetto a giugno 2011 - spiega il rapporto - il portafoglio di governativi Giips italiano è quello che si è maggiormente accresciuto (più 43,7 miliardi), quello francese ha segnato la maggiore riduzione (meno 49,3 miliardi)». Infine la leva finanziaria, che per le banche è il rapporto tra il capitale netto dell’istituto con il totale delle attività: gli istituti italiani sono ben sotto il 25 della media europea, dando prova di solidità (17,6 per Unicredit e 18 per Intesa Sanpaolo). Valentina Conte Più tasse sui giochi online per cancellare la mini-Imu pressing Pd sul governo Inps: potere d’acquisto giù del 9,4% dal 2008 ROMA - La mini-Imu è appesaa una promessa. Quella fatta ieri dai due relatori al decreto del 30 novembre (ora pagina Rassegna Stampa del giorno 6 Dicembre 2013 Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007 27 al. Senato) che, pur cancellando la seconda rata, richiama di fatto circa dodici milioni di italiani a pagarne un pezzettino entro il prossimo 16 gennaio. «Si farà tutto il possibile, una soluzione deve essere trovata » per evitare la mini-Imu, è l’impegno di Fomaro (Pd) e Olivero (Sc). «Chiederemo al governo se c’è la volontà di reperire le risorse». E cioè 440 milioni stimali dalla Ragioneria dello Stato nella relazione tecnica. Circa 380 milioni per l’Anci, l’Associazione dei Comuni guidata dal sindaco di Torino, Fassino. Nel frattempo, spunta un emendamento - questa volta alla Camera, dov’è in discussione la legge di Stabilità - a firma Bobba e Anzaldi (entrambi Pd), che propone di alzare la tassazione sui giochi online, ora al 3%, e portare l’aliquota per tutti i giochi, anche quelli tradizionali, al 14%. Coprendo così la mini-Imu e liberando gli italiani dallo scampolo dell’imposta. L’ultimo dato aggiornato, comunicato ieri dall’Anci (e risultato del monitoraggio Ifel su 4.167 delibere dei Comuni fmo al 27 novembre), rivela che 2.437 sindaci hanno un’aliquota sopra quella standard del 4 per mille, sulla prima casa. Questo significa, ha spiegato ieri Fassíno, che lo “sforzo fiscale” del biennio 2012-2013 vale 950 milioni di gettito. È questa la cifra che ora il governo chiede ai cittadini di coprire per il 40% (380 milioni, come detto). Ma potrebbe crescere. I Comuni hanno tempo fino al 9 dicembre per comunicare le delibere. Fassino ha anche spiegato che circa mille città sono già al tetto massimo dell’aliquota sulle seconde case (10,6 per mille). E dunque dovranno recuperare gettito ne12014 spingendo al massimo la nuova Tasi sulle prime. Anzi, per dieci Comuni importanti - tra cui Roma, Torino, Milano, Napoli, Catania - non sarà neppure sufficiente mettere l’aliquota al 2,5 per mille. Per avere lo stesso gettito, occorrerebbe una Tasi folle, anche sopra il 4 per mille (non consentito però dalla legge). Questione Imu, dunque, ancora aperta. Ma stangata Tasi all’orizzonte. Ecco perché ieri Fassino ha chiesto «al Parlamento di trovare 1,5 miliardi di euro nella legge di Stabilità, altrimenti nel 2014 nessun Comune sarà in grado di chiudere il bilancio». Aggiungendo poi che il fondo vincolato alle detrazioni da 500 milioni nel solo 2014 «è insufficiente » a esentare quel 30% delle prime case (4,5 milioni di abitazioni) che con l’Imu non pagava, perché compensava l’imposta con i bonus da 200 euro di base e 50 euro per ciascun figlio a carico. «Solo per i figli, le detrazioni valgono 400 milioni», ha riferito. Pessime notizie poi sul potere d’acquisto delle famiglie, crollato de19,4% tra il 2008e i12012, secondo i dati Inps, cinque punti solo l’anno scorso. Oltre al fatto che quasi un pensionato su due percepisce assegni sotto i mille euro. Mentre la crisi non molla e il gettito Iva va ancora giù (-3,9% nei primi dieci mesi del 2013, ovvero 3,4 miliardi in meno). Eurostat “In Italia 18 milioni a rischio povertà solo Grecia peggio” pagina Rassegna Stampa del giorno 6 Dicembre 2013 Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007 28 ROMA - L’Italia è il Paese dell’Europa a 28 con il maggior numero di persone a rischio di povertà o esclusione sociale. Il dato arriva dall’Eurostat, l’istituto statistico dell’Unione Europea. Secondo gli ultimi dati disponibili, riferiti al 2012, sul suolo italiano ci sono 18,2 milioni di persone a rischio di povertà odi esclusione sociale, il 29,9 per cento del totale. Fa peggio, tra i Paesi dell’area euro, solo la Grecia, con il 34,6 per cento. Da noi, quasi una persona su cinque è a rischio di povertà, una su sette è stata seriamente privata di beni materiali e una su dieci vive in una famiglia in cui c’è poco lavoro. Rispetto agli anni scorsi, il numero di persone in questa situazione è aumentato sensibilmente, dell’1,7 per cento rispetto al 2011 e del 4,6 per cento rispetto al 2008. In generale, nell’Europa a 28, un cittadino su quattro è a rischio di povertà o esclusionesociale, per un totale di 125 milioni di persone (+0,5% rispetto allo scorso anno). Per trovare risultati peggiori di quelli italiani e greci bisogna uscire dall’area euro, dove Bulgaria, Croazia, Lettonia, Lituania, Ungheria e Romania hanno tassi di rischio superiori. In generale, però, peggiora tutta l’area euro, con le sole eccezioni di Germania (che vede la percentuale di persone a rischio calare dello 0,3 per cento), Francia (-0,2%), Paesi Bassi (-0,7%), Finlandia (-0,7%) e Slovacchia (- 0,1%). Federico Fubini Braccio di ferro europeo sulle banche Roma pronta ad usare la Costituzione Saccomanni contro la penalizzazione dei creditori in caso di crisi pagina Rassegna Stampa del giorno 6 Dicembre 2013 Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007 29 ROMA - Per la prima volta nella crisi dell’euro, il governo italiano studia una strategia molto popolare in Germania: appellarsi alla Costituzione per sfuggire a una scelta europea e, se non bastasse, ricorrere in Corte di Giustizia del Lussemburgo. In Germania mosse simili si fanno contro i fondi di salvataggio Ue o la possibilità della B ce di intervenire a s ostegno dei governi. In Italia, riguarderebbero invece un altro passaggio vitale per sedare la crisi: l’unione bancaria e gli stress test, cioè le verifiche imminenti sui bilanci di circa 130 istituti di Eurolandia. Di questi temi Fabrizio Sacco - manni parlerà oggi a Berlino in un incontrò riservato, di cui dà notizia l’agenzia TmNews. Il ministro dell’Economia vedrà i colleghi di Germania e Francia, il presidente olandese dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem e, probabilmente, Joerg Asmussen della Bce. Sul tavolo ci saranno i do ssier dell’ unione bancaria, incluso il progetto di assicurazione comune sui depositi. Il punto più delicato è quello su cui l’Italia è pronta ad appellarsi alla Costituzione e poi ai giudici di Lussemburgo: l’idea di imporre perdite ai creditori delle banche, qualora gli stress test europei rivelassero bilanci fragili e diventasse necessario rafforzare gli istituti con fondi pubblici. Questo scenario tutela in ogni caso (e per intero) i conti correnti, ma può coinvolgere chi detiene i bond «subordinati», i titoli più esposti in caso di rimborso mancato del debito da parte di una banca. Prima che un istituto in difficoltà possa ricevere aiuti pubblici, la Commissione Ue prevede che gli investitori debbano subire perdite. La Germania, con Spagna, Irlanda e vari altri Paesi, la sostiene: il nuovo programma di coalizione Cdu-Csu-Spd parla di «misure per evitare che le banche privatizzino i guadagni e socializzino le perdite» tramite gli aiuti di Stato. L’Italia non è contraria a priori, ma rifiuta l’ipotesi di colpire i risparmiatori solo sulla base degli stress test europei. Questi ultimi consistono in simulazioni: costruiscono uno scenario di crisi, a cui si stima se una banca è in grado di resistere. Se il responso è negativo e mancano gli investitori privati per rafforzare il capitale, devono scattare aiuti pubblici già nel 2014. E secondo Berlino, su questo in maggioranza in zonaeuro, scattano anche le sforbiciate al valore dei bond «subordinati » in mano agli investitori. Oggi esistono titoli di questo tipo per 61 miliardi di euro emessi dagli istituti italiani, dunque l’impatto sugli investitori può essere serio anche solo se si diffondesse il timore di perdite future. L’Italia, sostenuta solo dalla Francia, si oppone con tutte le forze. Il Tesoro sostiene che colpire da subito i risparmiatori sulla base di perdite ipotetiche delle banche simulate negli stress test non è solo illogico: è anche contrario all’articolo 47 della Costituzione secondo il quale «la Repubblica italiana incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme». Un investitore penalizzato potrebbe dunque appellarsi alla Corte costituzionale di Roma, così come molti tedeschi hanno fatto ricorso a Karlsrhue contro la Bce o il fondo salvataggi. Non solo: secondo il governo italiano, quella richiesta di ridurre il valore dei bond semplicemente sulla base delle ipotesi degli stress test violerebbe i diritti di proprietà difesi dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo e dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea (articolo 17). Di qui la minaccia di ricorrere alla Corte del Lussemburgo se passasse un principio del genere. Gli altri governi europei intanto incalzano. L’Ecofin del 15 novembre scorso sollecita ufficialmente Paese a dotarsi di leggi interne per poter imporre perdite ai creditori delle banche in caso di aiuti di Stato. E i mercati chiedono chiarezza: Alberto Gallo di Rbs nota come i mercati valutino le banche di Spagna o Irlanda, che forniscono certezze legali in caso di perdite sui bond, a quotazioni relativamente migliori rispetto alle concorrenti italiane. su questo sfondo che ieri la Bce di Mario Draghi ha ridotto le sue stime d’inflazione media dell’area euro nel 2014 all’ 1 ,1% e ritoccato al rialzo le previsioni di crescita sempre all’ 1 ,1%. Draghi ha lasciato intendere che l’Eurotower pensa a un sistema per fornire denaro alle banche solo a condizione che queste lo prestino a imprese e famiglie, senza limitarsi a comprare titoli di Stato. Una misura utile ma insufficiente per l’Italia, dove secondo Eurostat il 30% delle persone è «a rischio di povertà o esclusione sociale ». Peggio, in Europa, fa solo la Grecia. La Fiba-Cisl Vi augura di trascorrere una fine-settimana felice pagina Rassegna Stampa del giorno 6 Dicembre 2013 Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007 30 Arrivederci a Lunedì, 9 Dicembre per una nuova rassegna stampa!