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Generazione web – ETICA AMBIENTALE
La rivoluzione industriale
Nel corso del Settecento, l'Inghilterra compì una serie di progressi che resero infine possibile il decollo della
Rivoluzione Industriale. L'agricoltura inglese era in grado di rifornire con regolarità i centri urbani, mentre il
sistema commerciale aveva creato un vasto mercato mondiale. L'adozione della macchina a vapore nel
processo produttivo fu il compimento di un lungo processo preparatorio, ma i mutamenti che introdusse
furono grandiosi e irreversibili.
Pare che il primo ad usare il termine rivoluzione industriale nel linguaggio storiografico fu Arnold J.
Toynbee per indicare il periodo compreso fra il 1770 e il 1850 caratterizzato da un insieme di rivoluzioni
settoriali: dall'agricoltura ai trasporti, dalla popolazione alle innovazioni tecniche e finanziarie. Le cause di
questo fenomeno d'industrializzazione non sono interamente definite, più elementi convergenti e
reciprocamente trainanti l'hanno determinato. La macchina a vapore, con la quale spesso si identifica la
rivoluzione industriale, è solo uno fra i tanti fattori dell'industrializzazione e solo una fra le innumerevoli
innovazioni tecniche dell'epoca. La prima rivoluzione industriale inglese riguarda il settore tessile e
metallurgico ed è preceduta dalla rivoluzione agricola.
LE CAUSE PRINCIPALI:
1) Rivoluzione Agricola
Fra il 1800 e il 1810, la costituzione inglese ha emanato una serie di Enclosures acts (leggi sulle recinzioni)
che obbligavano a recintare i terreni, in particolare i campi aperti (open fields) e i campi comuni (commons
fields). L'Inghilterra possedeva innumerevoli piccoli proprietari terrieri (yeomen) i cui possedimenti erano
piccoli e sparsi, riducendo la possibilità di introdurre innovazioni e, di conseguenza, di migliorarne i
rendimenti. Le leggi sulle recinzioni favorirono la redistribuzione e il raggruppamento delle terre
ingrandendone la dimensione, a tutto vantaggio dei grandi proprietari che spinsero e sostennero queste leggi.
I piccoli proprietari terrieri furono le prime vittime della trasformazione economica inglese del XIX secolo,
in quanto furono spesso obbligati a vendere le loro terre non avendo risorse sufficienti per effettuarne le
recinzioni. Anche i cottagers, che non possedevano terre proprie ma beneficiavano dell'accesso alle terre
comuni destinate a scomparire, persero una fonte importante di sussistenza e furono spinti a lavorare per i
grandi proprietari o a cercare fortuna nelle città. Gli yeomen e i cottagers contribuirono così ad alimentare la
forza lavoro della quale l'industria nascente necessitava.
Alta agricoltura. L'aumento della dimensione del singolo appezzamento di terreno e la loro recinzione
permisero un incremento della produttività agricola attraverso l'introduzione di nuove tecniche, generalmente
definite con il termine Sistema di Norfolk, dal nome della contea inglese dove, verso la metà del XVIII e
sotto la spinta del pioniere Lord Townshend, vennero sperimentate e successivamente pubblicizzate
importanti innovazioni. In particolare si ritengono:
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l'abbandono progressivo del maggese e l'introduzione di una rotazione continua delle terre;
l'introduzione e l'estensione di nuove colture;
il miglioramento degli utensili tradizionali e l'introduzione di nuovi;
la selezione delle sementi e dei riproduttori animali;
l'estensione e il miglioramento delle terre arabili (drenaggio del suolo e spargimento di concime
animale);
 l'estensione dell'uso dei cavalli nei lavori agricoli.
La produttività del lavoro agricolo aumentò del 90% fra il 1700 e il 1800, mentre la popolazione attiva
nell'agricoltura passò dal 70% al 37%.
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Gli effetti della rivoluzione agricola.
 l'incremento della produzione agricola ha potuto sostenere lo sviluppo demografico, iniziato a metà del
XVIII secolo, fornendo una maggiore e migliore alimentazione;
 l'incremento produttivo agricolo ha inoltre liberato forza lavoro che è stata assorbita dall'industria del
cotone e metallurgica che ha potuto continuare ad espandersi;
 l'aumento della produttività nell'agricoltura e l'incremento del reddito agricolo hanno creato sbocchi al
mercato interno per i prodotti industriali;
 il miglioramento e la diffusione di utensili agricoli ha sostenuto la domanda di ferro incentivando la
produzione e l'innovazione nell'attività metallurgica.
La rivoluzione agricola inglese è sorta grazie a trasformazioni istituzionali, come le recinzioni, e la
diffusione di nuove tecniche e pratiche agricole (high-farming) per lo più importate dai vicini Paesi Bassi.
.
2) Crescita demografica:
Dopo essere stata stabile con tendenze a regredire, la popolazione inglese ha iniziato attorno al 1750 a
crescere sempre più rapidamente. Da 5 milioni e mezzo all'inizio del secolo, passerà a 9 milioni nel 1801. Le
cause di questo sviluppo vennero inizialmente attribuite alla riduzione della mortalità e al progresso in
campo medico. Tuttavia, il vaccino contro il vaiolo di Jenner è stato introdotto solo dopo il 1796. I progressi
della medicina avranno infatti effetto solo durante i primi decenni del XIX secolo. L'aumento demografico
registrato a partire dal 1750 è dato dall'effetto forbice: riduzione del tasso di mortalità e aumento del tasso di
natalità determinati da fattori economici, primi fra tutti il miglioramento alimentare apportato dalla
rivoluzione agricola. L'aumento del tasso di fecondità va però anche ascritto ai matrimoni più precoci e alle
nascite illegittime che hanno accompagnato lo sviluppo urbano e la vita di fabbrica. Infine, determinante per
lo sviluppo demografico fu l'apporto delle innovazioni tecniche che permisero di incrementare
sostanzialmente la capacità produttiva dell'Inghilterra.
3)Variazioni nell’organizzazione del lavoro:
Al centro di questo mutamento hanno avuto particolare importanza i cambiamenti tecnologici:
- le macchine hanno sostituito l'abilità manuale dei lavoratori;
- l'energia inanimata (il vapore) ha sostituito la fatica di uomini e animali;
- i metodi di estrazione delle materie prime sono diventati più efficienti.
Ugualmente importante fu il nuovo modo di organizzare l'attività produttiva (che derivava dall'utilizzo delle
macchine), vale a dire la divisione del lavoro. Mentre nella bottega artigiana le varie fasi della produzione
venivano svolte da un unico lavoratore, nella fabbrica ogni singola fase venne affidata a singoli lavoratori
che così si specializzarono producendo di più e meglio. In agricoltura furono migliorate le tecniche di
coltivazione e furono introdotte nuove colture (ad esempio per alcuni Paesi le patate, per altri il mais); la
conseguenza fu che anche in questo settore si realizzarono forti aumenti di produzione. Oltre alla produzione
aumentò anche la produttività, il che permise di ottenere lo stesso quantitativo di produzione con meno
lavoratori. Ci furono perciò molti che, rimasti senza lavoro, furono obbligati a offrire la loro forza lavoro là
dove era necessaria, cioè nelle fabbriche.
4)Il grande commercio internazionale:
Tra le condizione che resero possibile il decollo della Rivoluzione Industriale riveste molta importanza la
mentalità presente nella società inglese,che era molto diversa da quella degli altri Paesi europei. In questi
stati infatti,esisteva ancora una forte aristocrazia terriera che possedeva il potere e riteneva poco nobile
occuparsi degli affari. In Inghilterra,invece, già da tempo la nobiltà aveva abbandonato questo atteggiamento
iniziando ad investire capitali.
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Londra,nel corso del 1700, divenne il centro degli scambi internazionali e figurava sia come produttrice di
manufatti da esportare,sia come importatrice di merci. La domanda dei beni inglesi nel mondo dunque era
già molto elevata e fu questo a spingere i produttori a trovare nuovi sistemi per velocizzare i processi di
fabbricazione,di migliorare la qualità dei prodotti e di abbassare i prezzi.
Il punto di forza del sistema di scambi inglesi nel Settecento era il cosiddetto “commercio triangolare”,che
aveva come vertici l’Inghilterra,l’Africa e l’America. I vascelli partivano dai porti britannici carichi di merci
inglesi da vendere sulle coste africane in cambio di schiavi neri. Questi venivano poi condotti in Giamaica e
cambiati con le tipiche mercanzie coloniali prodotte in America.
LO SVILUPPO DELLA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE:
I due settori trainanti della nuova economia industriale furono il tessile ed il siderurgico: mentre le ferrovie
trasformavano i trasporti terrestri, enormi manufatti di cotone potevano essere prodotti a costi bassissimi. Lo
Stato non ebbe alcun ruolo nello sviluppo economico, l’economia pareva un meccanismo capace di
autoregolarsi in base alla legge della domanda e dell'offerta.
Rivoluzione tecnica.
La rivoluzione industriale è un processo che permette di passare da un sistema produttivo artigianale, basato
su strumenti manuali, ad un sistema industriale basato sulla macchina. L'invenzione di nuove tecniche, di
nuovi macchinari e l'applicazione di nuove fonti energetiche sono quindi centrali per la rivoluzione
industriale. Occorre distinguere, come ricorda Schumpeter, l'invenzione dall'innovazione. La prima non si
traduce necessariamente nella seconda, ovvero l’invenzione non necessariamente viene applicata ad una
determinata attività con diffusione ad un intero settore. L'invenzione, attività più intellettuale che pratica, ha
raramente arricchito il proprio ideatore, mentre l'innovazione ha riempito le tasche degli intraprendenti
innovatori che hanno fiutato l'interesse di applicare a fini produttivi una tecnica inventata. Ci ricorda sempre
Schumpeter, che un'innovazione non trova origine solamente in campo tecnico, ma può anche derivare dalla
creazione di un nuovo prodotto o dalla conquista di nuovi mercati. Fra gli inventori spicca Samuel
Crompton, ideatore della Mule (macchina automatica per filare), mentre fra gli innovatori un posto rilevante
è occupate da Richard Arkwright, inventore del primo filatoio automatico.
Settore tessile
Il settore tessile inglese del XVIII secolo era costituito da mercanti-manifatturieri che si servivano di
lavoratori a domicilio per la cardatura, la filatura e la tessitura fornendo loro la materia prima e riacquistando
da loro il prodotto finito (putting-out-system). Fino alla rivoluzione industriale, il settore tessile inglese era
dominato dalla lana. Progressi tecnici avvengono nella tessitura con l'invenzione nel 1733 della spoletta
volante di John Kay. Questa invenzione determinò un aumento nella velocità di tessitura incrementando però
il disequilibrio nei confronti della filatura che non riusciva a produrre altrettanto velocemente; già alla fine
del Settecento il cotonificio inglese divenne uno dei settori trainanti dell'economia. James Hargreaves,
Richard Arkwright, Samuel Crompton e Kelly brevettarono rispettivamente le seguenti macchine per filare:
Giannetta o Spinning jenny, nel 1764, Water-Frame o filatoio idraulico, nel 1767, Mula, nel 1774-79 e Mula
automatica, nel 1790. Richard Arkwright, avendo uno sviluppato senso degli affari e un'evidente attitudine
ad innovare, installò il filatoio idraulico in fabbriche costruite ai bordi di fiumi per sfruttare l'energia motrice
dell'acqua. La tessitura vide un nuovo progresso tecnico con la costruzione della prima macchina automatica
per tessere di Edmund Cartwright (1785), inizialmente mossa da cavalli e dal 1789 dalla macchina a vapore.
Le nuove tecniche di filatura e tessitura rimpiazzarono, malgrado iniziali resistenze, il lavoro a domicilio
basato su tecniche manuali e portarono alla costruzione di fabbriche verso le quali converse la forza lavoro.
Nasce così il capitalismo industriale. La produzione di tessuti in cotone aumenta vertiginosamente, così
come la richiesta di cotone greggio che viene sempre più importato. La loro qualità permette di sostituire i
prodotti cotoniferi importati, fino a quel momento, dall'India. Secondo alcuni autori, come ad esempio
Cameron e Neal e già lo stesso Paul Mantoux, l'industria cotoniera inglese poté innovarsi e svilupparsi più
rapidamente rispetto al settore tessile basato sulla lana e il lino, in quanto non appesantito dalla tradizione e
dalle regolamentazioni. Anche le caratteristiche fisiche della materia prima del cotone, rispetto alla lana e al
lino, hanno permesso una rapida introduzione di processi lavorativi meccanizzati. I progressi tecnici
dall'industria del cotone si estendono all'insieme dell'industria tessile, in particolare alla lana e al lino, ma
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solo nel corso del XIX secolo. L'industria cotoniera fu il settore trainante principale che alimentò la
rivoluzione industriale.
Settore metallurgico ed estrattivo
La legna era il combustibile utilizzato per fondere minerali di ferro. Ma tale materiale cominciò a
scarseggiare a causa dell'esaurimento dei boschi, frenando così la produzione del ferro e l'evoluzione
dell'industria siderurgica. Abraham Darby trova fra il 1709 e il 1710 il modo di utilizzare il carbon fossile per
produrre la ghisa. L'invenzione del puddlage, brevettato da Henry Cort nel 1784, completa le tecniche
necessarie allo sviluppo della metallurgia. La domanda di carbone aumentava sotto la pressione dello
sviluppo della metallurgia mentre il macchinismo permetteva di migliorare i metodi e le condizioni di lavoro
nelle miniere. La macchina a vapore, quale nuova fonte di energia, permise la costruzione di macchine in
ferro sempre più grandi creando un effetto di traino sull'industria metallurgica. L'industria metallurgica
durante la rivoluzione industriale inglese si concentrò in varie zone, ma principalmente attorno a
Birmingham, Sheffield, Cardiff, Newcastle e Whitehaven, tutte città in prossimità di importanti giacimenti di
carbon fossile. Benché nota fin dal XVI secolo, la macchina a vapore si sviluppò con le costruzioni di Savery
e di Thomas Newcomen per la costruzione di pompe a vapore utilizzate per evacuare l'acqua dalle miniere di
carbone e di rame. Fu però James Watt a costruire il primo vero modello di macchina a vapore (1765), che
divenne il simbolo della rivoluzione industriale, migliorando quella di Newcomen. Solo nel 1781, Watt
definì come trasformare il movimento d'oscillazione in movimento circolare permettendo un
utilizzo pratico della macchina a vapore. Le applicazioni della macchina a vapore hanno coinvolto
più attività e settori. Nel 1785, una prima macchina a vapore venne installata per la filatura. La
macchina a vapore poté così sostituire altre forze energetiche, prime fra tutte l'acqua, per azionare i
macchinari tessili dando un contributo importante all'aumento della produttività nel settore
permettendo allo stesso tempo la diffusione di fabbriche tessili in luoghi abbondanti di carbon
fossile. La macchina a vapore venne poi applicata anche alla tessitura. L'applicazione della
macchina a vapore ai mezzi di trasporto su rotaia ebbe un ruolo importante per lo sviluppo della
ferrovia in Inghilterra come in altri Stati. All'inizio c'era chi sosteneva che l'alta velocità del treno
fosse dannosa per la salute dei passeggeri ma in realtà la velocità era molto bassa, 70 km/h. Dal
1843 in tutti i paesi europei la ferrovia si sviluppò. La ferrovia permetteva di trasportare grandi
merci pesanti e con grandi volumi in modo più rapido e agevole. I prezzi delle merci diminuirono
sensibilmente. Nel 1847 ogni km di ferrovia serviva circa 200 tonnellate di ferro.
Rivoluzione dei trasporti
All'inizio del XVIII secolo, le vie di comunicazione inglesi erano in ritardo rispetto a quelle di altri Paesi
europei, fra i quali la Francia. Nella seconda metà del XVIII secolo, in Inghilterra si assistette alla
costruzione di strade e canali fornendo un contributo determinante per lo sviluppo degli scambi commerciali
e per la formazione del mercato interno. Tutte le attività economiche poterono trarre beneficio dal sostanziale
miglioramento delle vie di comunicazione che ne risultava.
Fra il 1760 e il 1774, il Parlamento inglese, con l'intento di consentire uno spostamento rapido delle proprie
truppe in ogni stagione dell'anno, emanò una serie di atti legislativi per migliorare le strade esistenti e per
costruirne di nuove attraverso il sistema del pedaggio (turnpike roads) che incoraggiò l'iniziativa privata.
John Metcalf, Telford e Macadam furono fra i primi costruttori di strade. L'assembramento e la
redistribuzione delle terre agricole realizzato grazie alle recinzioni favorì la costruzioni di strade, in quanto si
poteva più facilmente identificare e stabilire il tracciato della strada da costruire.
I primi canali vennero costruiti per il trasporto di carbone ad uso industriale o domestico. Ispirandosi a
quanto realizzato dai francesi, il Duca di Bridgewater, che possedeva miniere di carbone a Worsley, fece
costruire fra il 1759 e il 1761 un canale – il primo in Inghilterra – per trasportare il carbone verso le
fabbriche di Manchester. L'importante riduzione del costo di trasporto permise di ridurre il prezzo di vendita
del carbone incentivando altre iniziative simili, tale da determinare negli ultimi decenni del XVIII una sorta
di “febbre dei canali” sostenuta da iniziative private.
Contrariamente ad altri paesi, come gli Stati Uniti e il Giappone, la costruzione di reti ferroviarie non fu un
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elemento principale della rivoluzione industriale inglese. La ferrovia e la relativa locomotiva a vapore poté
espandersi solo con l'introduzione della macchina a vapore che non avvenne prima del 1830.
RIVOLUZIONE INDUSTRIALE NELL’EUROPA CONTINENTALE
La rivoluzione industriale, partita dall’ Inghilterra, si diffuse ben presto nell’Europa continentale. Qui
l’industrializzazione seguì un percorso in parte differente da quello effettuato in precedenza in Gran
Bretagna, e non è dunque corretto parlare di una vera e propria riproduzione della rivoluzione industriale
inglese nel Vecchio Continente.
Elementi fondamentali della distribuzione della rivoluzione industriale in Europa
L’Europa era un continente agricolo, dove permanevano le strutture agrarie tradizionali e per questo aveva
un’attitudine distruttiva nei consumi, ovvero quando il raccolto era buono si poteva mangiare e sopravvivere,
quando non portava buoni frutti c’erano periodi di carestia e l’economia non era capace di soddisfare la
domanda agricola. In particolare in Italia. L’Europa continentale del 1800, che deve confrontarsi con il
processo di sviluppo economico inglese, presenta le stesse caratteristiche dell’Inghilterra del 1500.
- dispersione spaziale: rappresenta la prima differenza con l’Inghilterra. L’Europa di inizio 1800 è
frantumata in tanti stati, si presenta come una pluralità di realtà molto complessa, a differenza
dell’Inghilterra. Mentre gli inglesi raggiungono l’apice, l’Europa è più impegnata nelle guerre che nei
processi di sviluppo. Era infatti l’epoca in cui Napoleone voleva conquistare tutta l’Europa. Inoltre, sempre a
differenza dell’Inghilterra, il formarsi degli stati nazione non ha favorito l’affermarsi dell’economia
capitalistica; al contrario, segna l’inizio di molti conflitti che si sommarono a quelli già esistenti: dalle guerre
con altre nazioni confinanti (guerra dei trent’anni) alle lotte intestine ai singoli stati (Rivoluzione Francese).
Quindi l’industrializzazione Europea non è andata di pari passo con il formarsi dell’Europa contemporanea.
E infatti il processo di industrializzazione europeo risulta più regionale che nazionale. Questo elemento
segna la storia dell’Europa continentale economica. Siamo in una situazione dove lo sviluppo economico è
contro lo stato nazionale.
- dispersione cronologica : ogni regione dell’Europa è arrivata in tempi diversi all’industrializzazione.
Il fenomeno dell’industrializzazione può essere considerato come un terremoto, il cui epicentro è
l’Inghilterra e si diffonde ed estende a cerchi concentrici: la prima tappa riguarda il Belgio e l’Olanda; la
seconda la Francia e la Germania e poi i paesi ritardatari. La differenza cronologica è data da:
- accesso alla tecnologia;
- strutture economiche differenti.
Questi due fattori spiegano la differenza di tempo tra lo sviluppo dell’Inghilterra e quello degli stati
ritardatari. Ad esempio mentre gli inglesi scoprivano nuove innovazioni tecnologiche, gli italiani dovevano
ancora industrializzarsi. Inoltre la struttura economica era fondamentale per arrivare all’industrializzazione.
Rapporto industrializzazione – accesso tecnologico.
L’industrializzazione è legata all’accesso che un paese possiede verso l’economia. Il contesto internazionale,
dato dal sistema industriale, dai flussi commerciali, dalle politiche doganali e dal sistema finanziario, che la
Francia ha nel 1875 è diverso da quello del Belgio nel 1825. L’industrializzazione è legata al momento in cui
un paese si affaccia all’economia di mercato. L’economia di mercato a livello di sviluppo economico dei
paesi è tremendamente conservatrice, comandano coloro che hanno dato il via al processo economico e per
altri è piuttosto difficile immettersi sul mercato.
Questi paesi, che dipendevano strettamente dall’Inghilterra, avevano bisogno di capitali: per acquistare la
tecnologia ed entrare sul mercato. Il sistema creditizio diventa molto più articolato, nasce la banca mista.
Gli operatori del Belgio del 1825 hanno un costo capitale (costo di investimenti per avviare l’attività) di
ingresso molto minore rispetto agli operatori italiani nel 1900, perché con il passare del tempo questi costi
sono cresciuti. Il Belgio si industrializza con cotone e carbone, il costo capitale è basso; mentre l’Italia deve
entrare in settori per lei nuovi e con una forte concorrenza, e questo richiede molti più capitali. L’Italia
progredirà grazie all’innovazione tecnologica.
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Dato che il mercato richiedeva più capitali, cominciarono a comparire sulla scena economica industriale gli
imprenditori, cioè quelle poche persone che avevano le possibilità economiche di accedere ad una fabbrica.
Ovviamente questi non erano i primi, dovevano competere con l’Inghilterra in quanto a macchinari, impianti,
apparecchiature.
Dalla crescita della tecnologia deriva una maggiore formazione professionale e conoscenza tecnologica: i
paesi vincenti saranno quelli in grado di fornire questi due fattori.
Tutto questo porta ad un ruolo più attivo dello stato nell’Industrializzazione europea. Infatti gli Stati che
prima dovevano rincorrere all’Inghilterra sostenendo alti costi, ora si trovarono di fronte altre possibilità.
Demografia.
L’industrializzazione europea ha dimostrato di nuovo che la teoria di Malthus era sbagliata. Le risorse sono
infatti cresciute tanto quanto la popolazione, addirittura la storia dell’Europa del 1800 segna un tasso di
crescita delle risorse che supera molto l’incremento della popolazione. La disponibilità di queste risorse era
dovuta all’integrazione commerciale: con la crescita dell’industrializzazione europea sono aumentati
notevolmente i flussi commerciali. L’Europa è diventata un grande mercato: alcuni si sono uniti creando una
sussidiarietà tra di loro.
Fu l’integrazione dei mercati a permette la crescita delle risorse in maniera maggiore o uguale alla
popolazione.
L’industrializzazione europea ha così segnato l’introduzione del concetto di ciclo in economia, ovvero
l’insieme degli andamenti di crescita o di declino economico dell’Europa. L’industrializzazione europea che
riguarda l’800 è così scomposta in cicli:
1790 – 1820: ciclo di espansione;
1821 – 1850: ciclo di depressione (crisi);
1851 – 1872: ciclo di espansione;
11873 – 1893: ciclo di depressione;
1894 – 1914: ciclo di espansione (periodo della Belle époque).
BIBLIOGRAFIA e SITOGRAFIA:
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
Testo “Chiaroscuro” di Francesco Maria Feltri,Maria Manuela Bertazzoni e Franca Neri.
it.wikipedia.org/wiki/Rivoluzione_industriale_in_Inghilterra
http://www.paramond.it/old/art/0001_sussidifiltro/viaggiocostituzione/pro_indu.htm
http://www.tesionline.it/v2/appunto-sub.jsp?p=18&id=102
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