ZG1972_rivoluzione_industriale_Gran Bretagna
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La rivoluzione industriale in Gran Bretagna Tra il Settecento e l'Ottocento in Europa e nel mondo non ci sono state che rivoluzioni. 11 4 luglio 1776 le tredici colonie inglesi dell'America del Nord proclamarono l'indipendenza e presero il nome di Stati Uniti d'America. Alla rivoluzione americana seguirono quelle dei paesi Bassi (1783-87), del Belgio (1787-90), della Polonia (1787-91), la rivoluzione francese del 1789 ed infine la « primavera dei popoli », che coinvolse tutti gli Stati d'Europa, ad eccezione della Russia. Come afferma lo storico Jacques Godechot, si può parlare di un'unica rivoluzione occidentale, che è la premessa storica, la svolta spirituale, politica e sociale della civiltà del XX secolo (1). Il periodo 1750-1850 vide il tramonto del secolo dei lumi ed il trionfo del romanticismo, quindi un sensibile cambiamento del modo di pensare e di giudicare da parte delle élites. Uno sguardo storico all'Europa della « Prima rivoluzione industriale » non può prescindere da qualche cenno sugli aspetti ideologici e sociali della rivoluzione francese: « La Rivoluzione francese, nelle sue caratteristiche più note, appare soprattutto come una rivoluzione politica. Essa vide il rapido succedersi di regimi politici: alla monarchia assoluta succedette una monarchia costituzionale, questa lasciò il posto alla repubblica democratica e dittatoriale, seguita a sua volta da una repubblica borghese, poi da una repubblica consolare, cioè militare, presto trasformata in un Impero, vale a dire in una dittatura esercitata da un generale vittorioso. Poi, una monarchia costituzionale sostituisce l'Impero e, nel 1830, lascia il posto ad un'altra monarchia un po' più liberale, distrutta a sua volta da una nuova rivoluzione, che restaura la repubblica » (2). Per il nostro Paese il Settecento fu un periodo di pace e di lento rinnovamento. La pace di Aquisgrana, la rivoluzione francese, il congresso di Vienna sono tappe fondamentali della storia d'Italia prima del Risorgimento. Il 1748 segnò il limite d'espansione dell'assolutismo, il punto più basso dello sgretolamento politico e della depressione economica e l'inizio del dispotismo « illuminato ». Allo stato attuale delle ricerche, lo studio approfondito della storia italiana di quell'epoca è ancora incompleto, per cui poco sappiamo dei gruppi dirigenti e della vita delle classi lavoratrici nei diversi Stati. È merito di Franco Venturi l'aver affrontato l'origine e i primi passi del moto riformatore in Italia. Nella sua opera studia le diversità regionali che caratterizzeranno la storia del- l'unità d'Italia: (1) J. GODECHOT, L'epoca delle rivoluzioni, Torino 1969. (2) J. GODECHOT, op. cit., pp. 4-5. 195 Provincia di Lecce - Mediateca - Progetto EDS (Emeroteca Digitale Salentina) a cura di IMAGO - Lecce « La guida migliore per intendere la vita economica dell'Italia, tra il 1734 e 1764, è nella storia del formarsi e svilupparsi, del distinguersi e ritrovarsi di quella volontà di riforma che animò allora individui e gruppi, portandoli ad esplorare e capire la realtà che li circondava e a cercar di modificarla. Il moto riformatore è il filo rosso del nostro Settecento. Quello dobbiamo seguire se vogliamo stabilire un vivo contatto con i problemi dell'Italia di quel secolo (3). Nel primo Ottocento in Inghilterra « l'umanitarismo si affermava in ogni campo, ingentilendo i rozzi e spesso brutali umori del passato e promovendo invece un'àlacre benevolenza, qualche volta scivolante nel sentimentalismo. Il profeta nato da questa nuova fase di sentimento popolare, tanto nelle sue virtù che nelle sue debolezze, fu Charles Dickens, che crebbe alla sua sensibile umanità d'adulto nella dura scuola della vita di strada londinese, negli anni intorno al '20 » (4). La nascita della civiltà industriale, secondo l'economista John Ulric Nef, non può essere collegata alla nascita del capitalismo. Nel suo corso di lezioni tenuto al « Collège de France » dimostra che non è tanto il fattore capitale a caratterizzare la civiltà europea in generale, e quella inglese in particolare, quanto piuttosto la ricerca del quantitativo: « La storia costituzionale dei due Paesi — Francia ed Inghilterra — contribuì evidentemente ai due diversi tipi di progresso. La storia costituzionale della Francia incoraggiò le belle arti e i mestieri qualificati, favorendo la qualità a danno della quantità. La storia costituzionale dell'Inghilterra stimolò la quantità a danno della qualità. Nella politica inglese anteriore alla guerra civile troviamo dunque un altro elemento che ci aiuta a comprendere perché la prima rivoluzione industriale si sia avuta in Inghilterra » (5). L'espressione « Rivoluzione industriale » è stata creata in Francia nel XVIII secolo, per indicare la trasformazione del mondo moderno in conseguenza dello sviluppo della tecnica, della produzione e delle comunicazioni. Il termine è stato divulgato dall'opera pubblicata postuma ed incompiuta (6) dello storico inglese Arnold Toynbee (1852-83); ma solo da alcuni decenni è entrato nel linguaggio comune. La prima rivoluzione industriale abbraccia un secolo circa, dalla metà del Settecento alla metà dell'Ottocento, ed ebbe origine e sviluppo in Inghilterra, per diffondersi successivamente nell'Occidente europeo. In quel Paese la produzione tessile era fiorente e gli scambi con le terre d'oltremare molto attivi, in concorrenza con la produzione ed i prezzi praticati in altri Stati. Filatura e tessitura assorbivano molta mano d'opera e, per economizzarla, furono create le prime macchine, da mastri tessitori e carpentieri. (3) F. VENTURI, Settecento riformatore. Da Muratori a Beccaria, Torino 1969, p. XV. (4) G. MACAULAY TREVELYAN, Storia della Società inglese, Torino 1948, p. 474. J. U. NEF, L'origine della civiltà industriale ed il mondo contemporaneo, Milano (5) 1968, p. 133. (6) A. TOYNBEE, The Industrial Revolution, London 1884. 196 Provincia di Lecce - Mediateca - Progetto EDS (Emeroteca Digitale Salentina) a cura di IMAGO - Lecce John Kay inventò nel 1733 la spoletta volante; James Hargreaves, nel 1765, la spinning-jenny, macchina azionata a mano; Richard. Arkwright e Thomas Highs, nel 1767, la water-frame, filatrice automatica; Samuel Crompton, nel 1779, la spinning-mule, filatoio intermittente; Edmund Cartwright, nel 1785, il telaio meccanico. All'inizio non si capì l'importanza delle macchine, né gli imperativi che consigliavano il loro insediamento; in esse si videro le concorrenti dell'uomo e gli operai, che le osteggiavano, tentarono di distruggerle. Tuttavia le jennies producevano in grande quantità ottimo filo per i telai meccanici. L'importazione del cotone grezzo triplicò dal 1781 al 1791, e nel 1811 erano già in funzione circa cinque milioni di mules. Parallelamente si sviluppò l'industria siderurgica. Le miniere erano rimaste allo stato primitivo di sfruttamento ed era pericoloso lavorarvi. L'estrazione del carbon fossile quadruplicò nel Settecento e la lampada di Davy fu costruita nel 1815. Abraham Darby fabbricò la ghisa grezza nel 1709; l'ingegnere John Smeaton la ghisa di seconda fusione, nel 1760, usando il getto ad aria compressa; Peter Onions e Henry Cort ottennero nel 1783 la puddellatura o ghisa raffinata. H primo ponte metallico fu costruito nel 1779 sul Severn e la prima nave metallica fu varata nel 1790. La trasformazione del ferro in acciaio fu scoperta empiricamente dal siderurgista Huntsman nel 1750, che tenne segreto il procedimento per molto tempo. William Kelly e Henry Bessemer migliorarono i metodi di fusione e l'utilizzazione dell'acciaio si diffuse nella prima metà dell'Ottocento. Contemporaneamente alla diffusione delle macchine tessili, fu pure costruita la macchina a vapore, invenzione importante dello sviluppo industriale. Il funzionamento, sul piano teorico, era conosciuto da tempo; ma furono Thomas Newcomen. e Saverv nel 1698 e Watt nel 1763 a farne un uso pratico. Servì dapprima per innalzare l'acqua, poi ad azionare i filatoi. Importanti manifatture nacquero dappertutto; si sviluppò la metallurgia e si dette inizio alla costruzione delle ferrovie. Iniziative e capitali si misero in movimento. All'economia artigianale, al lavoro del fabbro ferraio, alla filatura e tessitura a domicilio, alle arti dei cotonieri, dei lanaiuoli, delle tessitrici, si sostituirono la manifattura e l'officina, per opera d'imprenditori capaci e accorti. Adam Smith (1723-90), sviluppando la dottrina dei fisiocratici (principio individualistico del tornaconto e principio politico del laissez faire), considerò produttiva non solo l'agricoltura ma anche l'industria (7). David Ricardo (17721823), sulla scia di Adam Smith, pubblicò una serie di saggi (8) su vari argomenti, tendenti a dimostrare che il valore è dato dal lavoro e a metter in evidenza gli antagonismi tra le classi sociali. (7) A. SMITH, An Inquiry into the Nature and Causes of the Wealth of Nations, London 1776. (8) D. RICARDO, Principles of Political Economy and Taxation, London 1817. 197 Provincia di Lecce - Mediateca - Progetto EDS (Emeroteca Digitale Salentina) a cura di IMAGO - Lecce Gli artigiani varcarono la soglia degli opifici, creati dagli industriali, che intendevano avvantaggiarsi dei profitti ricavati dalle macchine. Ci furono forge e filande che assunsero centinaia di operai ciascuno sin dal, 1750; esse sorsero nelle località più favorevoli: in riva ai fiumi, in prossimità dei porti, dove più facilmente si trovava la mano d'opera. Comparvero la specializzazione regionale e la concentrazione delle fabbriche: iniziative che trasformarono la struttura sociale e l'economia del Paese. In Gran Bretagna sussistevano le condizioni favorevoli a tale trasformazione. Abbondanza di lana, sostituita poi dal cotone, impero coloniale in formazione, sviluppo del commercio marittimo e dei capitali, miniere di carbon fossile, rivoluzione agricola, che forniva alle manifatture mano d'opera poco esigente. Anche le tecniche agricole ebbero una profonda evoluzione e i landlords, proprietari di terre, organizzarono razionalmente le coltiva- zioni, come i fabbricanti le fabbriche. Prima conseguenza dell'industrializzazione fu il sovraffollamento urbano, che pose alle pubbliche amministrazioni i problemi dell'alloggio e dell'igiene. Nelle classi lavoratrici serpeggiava lo scontento, aggravato dalle crisi di superproduzione. Le prime manifestazioni di piazza furono disorganiche e poco efficaci, e l'opinione pubblica in un primo tempo non si mostrò contraria alle rivendicazioni dei lavoratori. Poi fu operata una feroce repressione contro i gruppi dei rivoltosi; e il movimento luddista fu soppresso nel 1812. Nel 1838 F. Place e W. Lowett pubblicarono la « People's Charter », che chiedeva, fra l'altro, il suffragio universale maschile e la soppressione del censo. Nasceva così il Cartismo, movimento politico sociale che per un decennio fu al centro delle agitazioni operaie. Le richieste furono tutte respinte, ma il messaggio della Le Charter fu raccolto dal nascente movimento socialista. Trade-unions, che sostituirono o integrarono le società di mutuo soc- corso, permisero di organizzare scioperi efficaci, svilupparono la campagna per limitare la durata del lavoro, ottennero il « Ten Hours Act » del 1847, che, tra l'altro, disciplinò l'impiego della mano d'opera minorile. Nel continente europeo, la Rivoluzione industriale, con gli stessi problemi e le stesse conseguenze, ebbe inizio con un secolo di ritardo, verso la metà dell'Ottocento, quando in Inghilterra la struttura della società era già profondamente cambiata. C'è una vasta bibliografia sulla prima Rivoluzione industriale e, anche se i giudizi storici sono perpetuamente modificati, ce ne sono alcuni d'indiscusso valore, che meritano d'essere studiati, anche a distanza di tempo, per la loro serietà scientifica e per la documentazione di cui sono forniti. Un classico è l'opera di Paul Mantoux (9), pubblicata nel 1906 e successivamente, in edizione riveduta, nel 1927. Ecco il giudizio di T. S. A shton sull'opera del Mantoux: « Par son ampleur et par sa précision, ce livre est, et restera sans doute, la (9) P. MANTOUX, La Révolution industrielle au XVIII siècle, Paris 1959. 198 Provincia di Lecce - Mediateca - Progetto EDS (Emeroteca Digitale Salentina) a cura di IMAGO - Lecce meilleure initiation à l'histoire économique qui existe en aucune langue. Comme ouvrage de référence, son róle est permanent » (10). È merito del Mantoux l'aver capito che il progresso della libertà individuale è stato la conseguenza, piuttosto che la causa, dello sviluppo dell'industria e del commercio. Citare l'Autore è impossibile, tanta è la ricchezza delle osservazioni sulle grandi invenzioni, le attività delle fabbriche e le conseguenze sociali dovute al fiorire dell'industria e del capitalismo. « Il fallait avant tout changer l'esprit qui gouvernait encore cette industrie séculaire, détruire la tradition de protection à outrance qui la vouait à la routine, abolir les règlements surannés qui la régissaient: règlements d'apprentissage, qui s'apposaient au libre recrutement du personnel, règlements de fabrication, qui rendaient difficile le renouvellement de l'outillage et des procédés par la coutume » (11) . Le più importanti conseguenze immediate della Rivoluzione industriale in Gran Bretagna furono la crescita della popolazione, il movimento migratorio verso il Nord e verso l'Ovest, il sorgere delle grandi città industriali e la decadenza delle città del Sud. Nel 1700 l'Inghilterra e il Galles avevano una popolazione di cinque milioni e mezzo di abitanti; nel 1750 la popolazione salì a sei milioni e mezzo; nel 1801, data del primo censimento, la popolazione raggiunse i nove milioni; nel 1831 quattordici milioni. Ma non bisogna credere che l'aumento della popolazione sia stato provocato esclusivamente dallo sviluppo industriale. Le cause furono tante: la diminuzione della mortalità, il miglioramento del vitto e dell'igiene, le abitazioni più confortevoli, la costruzione di strade lastricate, di fognature e acquedotti, i progressi della medicina. Thomas Robert Malthus (1776-1834), dimostrò che la popolazione tende ad aumentare in progressione geometrica, mentre i generi di prima necessità aumentano secondo una progressione aritmetica, che quindi occorreva mettere un freno alle nascite (12). Lo storico T. S. Ashton, nella sua sintesi sulla Rivoluzione Industriale, ha osservato: « La rivoluzione industriale va considerata come un movimento, non come un periodo di tempo. Sia che si presenti in Inghilterra dopo il 1760 o in Canadà e in Russia nel nostro secolo, il suo carattere e i suoi effetti sono fondamentalmente gli stessi. Dappertutto la troviamo associata a un aumento della popolazione, all'applicazione della scienza all'industria e a un impiego di capitale più intenso ed esteso. Dappertutto si assiste ad una conversione di comunità rurali in comunità urbane e alla nascita di nuove classi sociali. Ma in eia- (10) T. S. ASHTON, Préface à la 11 édition de Mantoux », in P. MANTOUX, op. cit., p. V. (11) P. MANTOUX, op. cit., p. 274. (12) T. R. MALTHUS, An Essay on the Principle of Population or a View of its Past and Presents Effects on Human Happiness, London 1798. 199 Provincia di Lecce - Mediateca - Progetto EDS (Emeroteca Digitale Salentina) a cura di IMAGO - Lecce senno dei casi il corso del movimento è stato influenzato da circostanze particolari di luogo e di tempo (13). H. L. Beales, dell'Università di Londra, studia in un suo saggio la relazione tra rivoluzione industriale e trasformazione agraria. Nel XVIII secolo la decadenza della classe degli yeomen fu rapida; ai contadini proprietari si sostituirono i grandi proprietari terrieri, come all'artigianato si sostituirono le fabbriche. I campi aperti furono recintati da siepi: diminuirono i lavoratori indipendenti e l'avvento delle reclusioni, enclosures, mutò l'aspetto della campagna e la vita rurale inglese. « The trasformation of serfdom, the building up of a land market, the establishment of improved methods of tillage and pasture-farming to meet the demands of town-dwellers and manufacturers were as much a part of the movement towards capitalistic farming as the enclosures themselves. It was when enclosure coincided with large movements in prices that it seemed, and was, revolutionary. When a lease fell in, or a copyhold carne up for renewal, the landlord took his chance of improving his position. He raised rents to the highest possible point, he exacted very large fines for the renewal of the tenancies; he took land into his own hands, refusing renewals, enclosed it, and then let it at rents which corresponded with prices. It is hard to blame him, but at the same time it is impossible not to recognize that his action seriously disturbed if it did not uproot, the humbler folk who had resided on his estate » (14). I pochi ma significativi giudizi citati concordano nell'affermare che lo sviluppo industriale in Inghilterra è stato così rapido e così gravido di conseguenze da poter essere paragonato ad una rivoluzione, che ha causato trasformazioni di carattere economico e sociale ed ha condizionato il decorso della storia civile dell'Europa fino ai nostri giorni. MARIA DIURISI (13) (14) T. S. ASHTON, La Rivoluzione Industriale, Bari 1969. H. L. BEALES, The Industrial Revolution ( 1750-1850), London 1958, pp.40-41 200 Provincia di Lecce - Mediateca - Progetto EDS (Emeroteca Digitale Salentina) a cura di IMAGO - Lecce
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