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CIRPAC (Centro interuniversitario di ricerca per la pace, l’analisi e la mediazione dei conflitti) Report America Latina I MOVIMENTI DEI BAMBINI LAVORATORI IN AMERICA LATINA Francesco Chezzi 1 I MOVIMENTI DEI BAMBINI LAVORATORI IN AMERICA LATINA Indice Capitolo I I niños y adolescentes trabajadores. 1. Tre diversi approcci al fenomeno del lavoro minorile. 2. I niños de la calle. 3. I movimenti dei NATs. 3.1. Il lavoro come valore. 3.2. Organizzazione democratica e partecipazione. 3.3. Protagonismo e pratica sociale. 3.4. Il ruolo dei collaboratori adulti. 3.5. La formazione. p. 4 p.4 p.9 p.16 p.19 p.24 p.26 p.32 p.33 Capitolo II I movimenti in America Latina p.36 1. Il MOLACNATs 2. Affinità e differenze fra i movimenti NATs nel mondo, e le difficili relazioni con gli istituti internazionali. p.36 p.43 Capitolo III Il Manthoc p.47 1. Il contesto peruviano. 2. La storia. 2.1 Gli inizi. 2.2 Nascita dei servizi e del coordinamento nazionale. 2.3 I laboratori di lavoro, la cooperazione, il movimento continentale e internazionale. 3. Principi e struttura. 4. Due esperienze del Manthoc viste da vicino. 4.1 Il forno. 4.2 La casa di Yerbateros. p.47 p.50 p.50 p.53 p.55 p.56 p.59 p.59 p.62 Capitolo IV I bambini lavoratori in Nicaragua, Colombia e Venezuela. 1. Il movimento dei NATRAs in Nicaragua. 1.1 Istituto Nazionale di Promozione Umana (INPRHU). 1.2 Esperienza pratica dell'Istituto con i NATRAs. 1.3 Testimonianze dei bambini lavoratori. p.66 p.74 p.77 p.79 2 2. I NATs in Colombia e Venezuela. 2.1 Processo organizzativo dei NATs in Colombia. 2.2 Il progetto del Pequeño Trabajador 2.3 I NATs ed il governo in Venezuela p.92 p.92 p.93 p.98 APPENDICI 1. Interviste a due delegati NATs del Manthoc. 2. Codigo peruano e progetto jardineritos de mi ciutad. 3. Dichiarazioni del movimento dei NATs. 3.1 Dichiarazione di Kundapur 3.2 Dichiarazione di Dakar 3.3 Dichiarazione di Huampanì 3.4 Dichiarazione di Berlino 4. Incontro internazionale dei NATs a Siena p.102 p.117 p.119 p.119 p.120 p.121 p.125 p.128 5. Cenni di diritto internazionale sul lavoro minorile 5.1. Evoluzione storica della normativa internazionale. p.132 p.132 5.2. L’azione dell’OIL. 5.3. La Convenzione 138 sull’età minima di accesso al lavoro. p.134 p.135 5.4. La Convenzione 182 sulle forme peggiori di sfruttamento infantile. p.140 5.5. L’IPEC: il programma Internazionale per l’abolizione del lavoro minorile. 5.6. Il ruolo delle Nazioni Unite. 6. Indicatori sull'infanzia dei quattro paesi Perú, Colombia, Nicaragua e p.145 p.146 Venezuela p.151 6.1 Perú p.151 6.2 Colombia p.155 6.3 Nicaragua p.158 6.4 Venezuela p.161 7. Intervista a Gonzalez collaboratore del MOLACNATs, Movimento dell'America Latina e Caraibi dei NATs p.165 BIBLIOGRAFIA p.169 Altri siti di interesse sui NATs p.174 3 Capitolo I I NIÑOS Y ADOLESCENTES TRABAJADORES 1. Tre diversi approcci al fenomeno del lavoro minorile. Nel corso degli ultimi decenni si sono definiti tre diversi approcci alla tematica del lavoro minorile. L’approccio abolizionista, l’approccio pragmatico e quello della valorizzazione critica. Al centro della posizione abolizionista vi è l’eliminazione totale del lavoro minorile di qualsiasi tipologia e in qualsiasi contesto (fatto salvo un minimo contributo lavorativo del bambino non remunerato e in ambito strettamente familiare). Per questa dottrina il lavoro minorile è necessariamente portatore di negatività, sia a breve che a lungo termine, e diventa automaticamente un insormontabile ostacolo allo sviluppo fisico e psicologico del bambino. Il primo sostenitore di questa tesi è considerata l’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL) che, attraverso convenzioni e raccomandazioni, ha imposto normative internazionali di totale proibizione di questo fenomeno. La Convenzione n. 138 sull’età minima di assunzione all’occupazione, costituisce infatti il riferimento fondamentale in questo ambito e prevede che l’età minima per l’assunzione al lavoro non possa essere inferiore all’età prevista per il completamento della scuola dell’obbligo e, in ogni caso, non inferiore ai quindici anni (per alcuni paesi e per alcune attività lavorative considerate leggere sono previsti dei meccanismi di flessibilità anche se raramente vengono applicati). Secondo questa dottrina il lavoro minorile nei paesi in via di sviluppo non è soltanto frutto della povertà ma è esso stesso, impedendo ai bambini una adeguata formazione scolastica, generatore di povertà creando una sorta di circolo vizioso. 4 Per i sostenitori della dottrina abolizionista lavoro e scuola sono irrimediabilmente contrapposti e soltanto con un divieto di lavorare, imposto dalle normative interne, e tramite la scolarizzazione obbligatoria, si può risolvere il problema1. Il paradosso che può creare però un'applicazione rigida di questa dottrina è che in nome della lotta contro lo sfruttamento si finisca per escludere e criminalizzare il minore stesso: l'accesso al lavoro "legale" viene impedito o limitato e si spinge il bambino verso un lavoro clandestino, senza diritti, senza regola e senza protezione sociale. L’approccio pragmatico, parte dal presupposto del riconoscimento dell’effettiva realtà del lavoro minorile, e dell’impossibilità a rimuoverlo, almeno nel breve periodo. Riconosce nell’eliminazione delle forme peggiori di sfruttamento e nel miglioramento delle condizioni delle attività “accettabili”, il suo primo obiettivo. Lo scopo finale rimane quello dello sradicamento totale del lavoro minorile, ma propone di agire mediante una fase intermedia non integralmente proibizionista. Viene inoltre riconosciuta la natura sfaccettata e complessa del lavoro minorile evitando così di porre sullo stesso piano tipologie di lavoro molto differenti tra loro. In anni recenti è andata infatti sviluppandosi nella letteratura specialistica una distinzione tra la nozione di child labour e quella di child work. Con il primo termine viene indicato il lavoro “sfruttato”, svolto 1 La tendenza generale della maggioranza degli organismi economici internazionali, è quella di abbracciare la tesi abolizionista. Va notato però come, proprio nei confronti degli stati maggiormente interessati da suddetto fenomeno, ossia quelli più poveri, emerga da parte degli organismi internazionali, un atteggiamento contraddittorio: nei confronti dei Paesi in via di sviluppo c’è infatti una pressione finalizzata ad abbassare i costi della spesa sociale come premessa dello sviluppo economico. Nella pratica, spesso, alcuni tra gli effetti prodotti da tali misure sono (quanto meno nel medio periodo) una minor protezione degli strati sociali più bassi e un’istruzione quasi mai gratuita ed efficiente, due cause ritenute generalmente tra le più influenti nello spingere i bambini alla ricerca di qualche tipo di lavoro. 5 solitamente all’esterno del nucleo familiare con modalità tali da impedire la frequenza scolastica e caratterizzato spesso da basso salario e talvolta da mansioni rischiose. Con il secondo termine si indica invece il lavoro “non lesivo”2, solitamente realizzato per la propria famiglia e generalmente non di ostacolo al percorso scolastico. Molti studiosi sottolineano comunque il rischio di cadere in un’altra semplificazione: quella di classificare come child work i lavori svolti all’interno della famiglia e child labour tutti gli altri. La prospettiva pragmatica viene sostenuta principalmente dall’UNICEF, così come da numerose ONG. Anche nel comportamento dell’OIL da qualche tempo possiamo riscontrare una sensibilità maggiore verso linee d’azione connotate da un maggior pragmatismo3.Possiamo infatti notare, nella Convenzione 1824, un parziale avvicinamento a questo approccio, focalizzando le forme peggiori ed intollerabili come terreno operativo immediato; confermando tuttavia, nel preambolo, la continuità con la Convenzione 138 per quanto concerne il limite d’età consentito per l’ammissione al lavoro. Anche nel Programma per l’eliminazione del lavoro minorile (IPEC), istituito nel 1992 dall’OIL, si può in una certa misura riscontrare questa tendenza. I pilastri dell'azione del programma sono: la prevenzione, la rimozione dei bambini dalle situazioni più pericolose, la riabilitazione (ad esempio cure mediche e programmi educativi speciali) e la protezione (finalizzata a ridurre o eliminare le condizioni negative correlate a un lavoro specifico, in attesa dell'auspicato allontanamento del minore da tale lavoro). La "rimozione" è sicuramente l'azione che ottiene il maggior impatto sull'opinione pubblica, e rimane ad oggi il fulcro dell'impegno profuso dall'OIL, tuttavia è stato constatato che se non supportata adeguatamente da 2 Nunin, Roberta, "Il lavoro dei minori: interventi recenti, internazionali e interni", Rivista Giuridica del Lavoro e della Previdenza Sociale, 3, LI, 2000, p 661. 3 Cfr. Roberta Nunin, “Uno sguardo sulla legislazione internazionale: risorse e nodi critici”, in AAVV, Bambini e adolescenti che lavorano. Un panorama dall’Italia all’Europa, ,Firenze, trenta Ed., 2004, pp. 16-34. 4 Convenzione 182 sulle forme peggiori di sfruttamento infantile, approvata nel 1999 alla Conferenza Generale dell'Oil con voto unanime. 6 paralleli interventi di sostenibilità può far peggiorare anche drammaticamente la situazione del minore. Per concludere possiamo sostenere che l’attenzione del diritto internazionale verso il problema del lavoro minorile ha subito un’evoluzione: si è passati dalla mera creazione di standard comuni di trattamento, alle formulazioni di modalità con cui è possibile implementare tali standard in paesi economicamente meno sviluppati, unitamente alla lotta alle forme estreme di sfruttamento dei minori sul lavoro. Infine, vi è l’approccio della valorizzazione critica. Quest’ultimo, in opposizione all’abolizionismo, utilizza una diversa chiave di lettura come approccio al tema del lavoro minorile: non interpreta, infatti, tale fenomeno, come un qualcosa di negativo in sé, per il solo fatto di essere svolto da un bambino o adolescente. «Valorizzare criticamente il lavoro minorile non significa giustificare lo sfruttamento e gli sfruttatori, ma in primo luogo valorizzare i bambini lavoratori in quanto potenziali attori di una critica agli ingiusti meccanismi sociali. Si tratta di valorizzare l’organizzazione degli stessi bambini ed adolescenti lavoratori, la loro emergenza storica, il loro diritto ad essere riconosciuti come gruppo sociale e non solo come una sommatoria di individuali disperazioni». 5 Questa posizione ha come obiettivo il superamento di una impostazione giudicata troppo “eurocentrica”, che si scontra con la concreta realtà dei paesi del Sud del mondo, evidenziando invece il significato positivo che il lavoro può assumere (laddove ovviamente non si manifesti in una forma “criminale” di sfruttamento). Il lavoro per il bambino può essere non solo il mezzo per fornire alla propria famiglia un sostegno, spesso fondamentale per la 5 Schibotto, Giangi, Niños trabajadores. Costruyendo una identitad. Lima, IPEC, 1990. 7 sopravvivenza quotidiana, ma anche il raggiungimento di un’autostima utile per la costruzione della propria identità. Secondo i sostenitori di questo approccio è proprio iniziando dalla consapevolezza del valore del proprio lavoro che il bambino può lottare affinché non sia sfruttato e riceva la tutela di cui ha diritto. E’ quindi attraverso la partecipazione protagonica [protagonistica] – di cui parlano i movimenti dei Nats – e attraverso l’auto-organizzazione, che il bambino prende coscienza della propria condizione e, di conseguenza, di quali sono i suoi diritti e di come ottenerli. Questo diritto alla partecipazione, oltre a concretizzarsi in uno scambio solidaristico, propone il bambino non più soltanto come soggetto di diritto ma come risorsa attiva della società e perciò soggetto sociale. Il riconoscimento giuridico di queste organizzazioni ed un loro coinvolgimento nelle fasi decisionali dell’elaborazione delle normative sul tema del lavoro minorile è quindi considerato un passaggio fondamentale. D’altronde, sottolineano i sostenitori della teoria della valorizzazione critica, una posizione di totale chiusura verso queste organizzazioni, insieme alla creazione di norme che considerano i bambini lavoratori esplicitamente fuorilegge, spingono unicamente i bambini verso forme peggiori di abuso, segnandone in modo ulteriormente negativo la loro condizione. E’ inoltre la concezione del bambino, alla base della maggior parte degli interventi internazionali, che viene criticata. Una concezione che vede l’infanzia come un periodo di vita a cui non è riconosciuto alcun diritto-dovere di assunzione di responsabilità; la minore età corrisponde quindi, per il ragazzo, soltanto ad uno spazio di preparazione teorica strutturata su valori da praticarsi in concreto solo con l’età adulta. Una visione "privatizzata" e protezionistica dell’infanzia da dedicare esclusivamente alla ricreazione ed all’apprendimento (realizzabile unicamente mediante le modalità tipiche della scolarizzazione convenzionale)6, nonostante in molti contesti il lavoro sia 6 AAVV, Bambini al lavoro: Scandalo e riscatto- Proposte e esperienze dei movimenti di bambini e adolescenti lavoratori, A cura di Associazione NATs, Milano/ Piacenza, Consorzio Altra Economia ed. /Editrice Berti, 2002 8 tradizionalmente considerato una componente importante per lo sviluppo dei processi di socializzazione e rappresenti una reazione razionale alle limitate opzioni di cui i bambini e le loro famiglie dispongono. L’approccio della valorizzazione critica, sostiene che norme di proibizione del lavoro per i minori, confinando il bambino in lavori ancor più precari e clandestini -spesso vessati invece che tutelati, dalle forze dell’ordine o dalle istituzioni in generale- mini le basi della formazione dell’identità del bambino, determinando in lui una sorta di auto-esclusione sociale ed emarginazione che di frequente lo spinge a ricercare guadagni nel mondo della criminalità. L’istruzione viene considerata un elemento fondamentale per lo sviluppo del bambino ma non per forza da contrapporre alla situazione lavorativa. La formazione deve poter essere flessibile e venire incontro alle particolari esigenze dei bambini e degli adolescenti lavoratori, per combattere il problema dell’abbandono scolastico, molto diffuso in quasi tutti i paesi in via di sviluppo. 2. I Ninos de la calle. 7 I cosiddetti niños de la calle, alla base di molte delle esperienze dei movimenti dei bambini lavoratori, sono un buon esempio da analizzare per mettere in evidenza sia la situazione precaria e di rischio di molti minori che lavorano, sia le potenzialità per diventare soggetti di una trasformazione sociale nella direzione auspicata dall'approccio della valorizzazione critica. I bambini di strada sono un fenomeno molto diffuso in America Latina che sta andando progressivamente aumentando soprattutto a seguito del disordinato processo di urbanizzazione tipico di molti dei paesi in via di sviluppo. La strada rappresenta un contesto emblematico del confinamento sociale dovuto al processo di discriminazione e rifiuto attuato dalla società. 7 bambini della strada. 9 Negli ultimi anni si è tentato di creare nuove classificazioni operative per affrontare il tema dei niños de la calle, onde evitare fuorvianti generalizzazioni. L’UNICEF raggruppa in tre categorie i bambini che vivono in condizioni particolarmente difficoltose8: a) Bambini ad alto rischio, che vivono ancora nella casa familiare, in un ambiente poverissimo senza poter soddisfare le necessità minime di vita; b) Bambini nella strada, vale a dire che stanno nella strada come lavoratori, mantenendo però allo stesso tempo un contatto regolare con la famiglia; c) Bambini della strada, per i quali la strada è l'ambiente primario; vale a dire, un ambiente che non rappresenta soltanto il "luogo di lavoro" ma anche il “domicilio”. Solo in minima parte si tratta di orfani, anche se spesso si tratta di bambini che hanno rotto i rapporti con la famiglia o che li mantengono in forma debole e sporadica9. Un’ulteriore analisi fatta sul tema, distingue tra niños de avenida (bambini che lavorano nelle grandi strade del centro) e niños de la calle (bambini che lavorano nelle periferie)10. Questa distinzione si presenta come una proposta mirata ad approfondire il momento dell’operatività del bambino, criticando un approccio che spesso riduce il soggetto dell’indagine ai niños de avenida, in quanto realtà più visibile, ma quantitativamente meno significativa dei niños de la calle. Le motivazioni per le quali un bambino trasferisce la propria esistenza nella calle possono essere molteplici. Alcuni sono orfani o abbandonati (come già sottolineato, al contrario di quello che spesso si crede, questi rappresentano una percentuale relativamente piccola anche se importante per la sua drammaticità). La maggior parte dei bambini ha invece subito una dinamica di 8 Schibotto, Giangi, Niños trabajadores. Costruyendo una identitad. Lima, IPEC, 1990, p.176. 9 Cfr Jocelyn Boyden: “Generalmente si crede che tutti i bambini che vivono nella strada hanno subito il rifiuto dei propri genitori; tuttavia, molti bambini si sentono attratti dalla strada e non necessariamente sono i genitori a spingerli verso quella”. Niños en situacion de alto riesco en Lima, Perù, Lima, UNICEF,1988, pp 66-67 10 Schibotto, Giangi, Niños trabajadores…, cit. p.177 10 espulsione, più o meno graduale, dalla famiglia. La forza espulsiva predominante è il deterioramento economico; allo stesso tempo, anche la disgregazione del nucleo familiare, la violenza fisica e psicologica, il machismo, ed in generale la cultura autoritaria, sono spesso alla base di un allontanamento forzato e della conseguente ricerca di rifugio nella strada. Anche le componenti culturali vanno però ricercate nel contesto socio-economico di indigenza, mancanza di opportunità, marginalità e povertà. Ne è un esempio la risposta che un padre di famiglia dà ad un pedagogo intento a persuaderlo a non picchiare suo figlio: “Viviamo in una sola stanza. E in famiglia siamo nove. Quando torno dal lavoro tutti stanno piangendo per la fame, per il freddo o perché sono malati. Io devo svegliarmi alle quattro della mattina… ho bisogno di dormire”11. Quindi, sostiene ancora Schibotto, i niños della calle “rappresentano un prodotto della esclusione e dello sfruttamento di classe”, e il completamento dell’emarginazione avviene attraverso “l’aggressività e l’ostilità della società nei loro confronti; la mancanza di un gruppo politico o sindacale di appartenenza; il mancato riconoscimento della norma giuridica, o soltanto il riconoscimento in funzione repressiva e punitiva […] Deviante ed illegale non è il bambino di strada di fronte alla società, bensì la società di fronte alle migliaia di bambini ai quali non rimangono alternative di vita”. 11 Schibotto, Giangi, Niños trabajadores…, cit. p180 11 [foto dell'autore] Altri studi, approfondiscono l’aspetto socioculturale e connesso all’identità di chi si trova a guadagnare da vivere nella strada. Attraverso inchieste fatte intervistando direttamente i bambini e conoscendo approfonditamente il contesto ambientale (spesso tramite una permanenza prolungata nell’ambiente dove si intende fare l’inchiesta) si tenta di superare un’analisi basata esclusivamente su dati legati alla dimensione economica. Antonella Invernizzi12 svolge la sua ricerca su un gruppo di bambini venditori del centro di Lima e individua, nel lavoro che svolgono, quattro dimensioni principali: utilitaristica, relazionale, ludica e quella legata all’identità. 12 Invernizzi, Antonella, "Il lavoro dei bambini come insieme di legami sociali", NATs, Anno II, numero 3, luglio 1998, pp. 65-84. 12 Nella dimensione utilitaristica ritroviamo innanzitutto il valore della prestazione svolta. Attraverso la sua attività il bambino risponde ad una domanda e offre un bene o un servizio utile al cliente. Tale relazione si contrappone, in effetti, a ciò che caratterizza la mendicità, dove colui che elargisce l’elemosina non ottiene nulla in cambio. Questa attività è sicuramente minoritaria, tuttavia incontriamo spesso un numero rilevante di livelli intermedi. La bambina che vende per la strada delle fette di torta, per esempio, offre sicuramente un bene, anche se nel cliente possiamo talvolta rilevare un comportamento di tipo compassionevole nei confronti della bambina, che lo spinge a comprare. [foto dell'autore] Lo studio si spinge, inoltre, ad approfondire la dimensione relazionale e ludica del lavoro dei bambini. Nell’attività svolta il bambino attiva tutta una serie di nuove relazioni sia rispetto alla società che rispetto alla propria famiglia. Attraverso il lavoro il NAT socializza, in primo luogo, con gli altri NATs, 13 creando spesso spontanee relazioni solidaristiche che talvolta sono all’origine della costituzione di piccole “imprese”; vale a dire gruppi di bambini che operano insieme per ottimizzare il proprio lavoro. A seconda del luogo dove viene svolta l’attività, cambia la tipologia della clientela: in certi casi viene a crearsi una relazione stabile e di reciproca fiducia tra il NAT ed il cliente. Alle volte però, il bambino intervistato presenta un rapporto totalmente negativo col cliente, contrassegnato da violenza verbale, discriminazione e sfruttamento. Le preferenze dei minori sono comunque rivolte a una qualsiasi attività lavorativa (anche se totalmente precaria) piuttosto che alla mendicità, dove il bambino deve giocare il ruolo della vittima e dove non viene minimamente valorizzata l’intraprendenza e le capacità che il bambino sente di avere. Uno studio su alcuni niños della calle di Montevideo (Uruguay)13 di età compresa tra i 12 e i 15 anni, approfondisce il rapporto che si instaura a livello familiare nel momento in cui il bambino comincia a lavorare. Le madri hanno una relazione più stretta con i figli e li considerano capaci di difendersi anche in situazioni difficili. I padri, a volte, esprimono invece il timore che con il lavoro si possa pregiudicare lo sviluppo e l’educazione del bambino. Inoltre, se da una parte non possono fare a meno di ammettere l’importanza di un ulteriore e significativo ingresso economico nel bilancio familiare, dall’altra temono che venga messa in discussione la loro posizione predominante di “sostentatore” della famiglia. Infine, la percezione del bambino, è di esser considerato maggiormente da parte della famiglia che apprezza e riconosce il suo lavoro; soprattutto nelle famiglie senza il padre, i bambini e gli adolescenti che lavorano assumono rapidamente un ruolo importante nel nucleo familiare. La dimensione ludica è una componente imprescindibile da qualsiasi comportamento sociale dei bambini. Anche l’esperienza lavorativa, quindi, sarà parzialmente vissuta dal bambino come un gioco che accompagna l’attività base di sussistenza. 13 Liebel, Manfred, Infanzia y trabajo, Lima, Ifejant, 2003. 14 L’ultima dimensione riguarda lo sviluppo dell’identità da parte del bambino. Secondo questa indagine, il bambino ricerca attraverso il lavoro un riconoscimento personale positivo ed una valorizzazione di se stesso, che può svilupparsi in differenti modi. In primo luogo, il lavoro può dare origine ad un sentimento di appartenenza che permette al minore di essere riconosciuto come membro attivo di un gruppo, principalmente di quello della propria comunità e di quello familiare. Inoltre, attraverso il cambiamento di percezione del bambino all’interno della famiglia sopra indicato, e attraverso la possibilità di gestire egli stesso una parte dei soldi guadagnati, come spesso accade, il minore assume una notevole autonomia ed emancipazione prima di tutto rispetto ai propri genitori. 15 3. I movimenti dei NATs. Alla base dell’elaborazione della Valorizzazione Critica, nonché del suo tentativo di concretizzazione nella pratica, vi sono i movimenti dei bambini lavoratori, o NATs. Con il termine NATs (Niños y Adolescentes Trabajadores), di derivazione spagnola, si intendono tutti i bambini interessati dal fenomeno del lavoro minorile. Le prime realtà di movimenti auto-organizzati si sviluppano verso la fine degli anni settanta in America Latina e, successivamente, in alcune aree dell’India e dell’Africa. Dal 1960 al 1985 il Perù è attraversato da un susseguirsi altalenante di dittature e colpi di stato. L’acuta crisi economica che ne consegue, intorno al 1976, porta ad una crescita esponenziale della disoccupazione e ad un generale impoverimento che colpisce in particolare gli strati più deboli della popolazione. E’ in questo contesto che, in un sobborgo di Lima, alcuni giovani associati alla JOC (Joventu Obrera Cristiana14) iniziano a dialogare con i bambini lavoratori e a creare gruppi di discussione per affrontare i problemi inerenti alla loro condizione. Dopo tre anni di grandi difficoltà e compromessi, nel 1979, varie comunità e gruppi di NATs si riuniscono per dare vita, ufficialmente, al MANTHOC (Movimiento Adolescentes y Niños Trabajadores Hijos de Obreros Cristianos), il primo movimento di bambini lavoratori organizzati. Dalla fine degli anni ottanta, anche in Africa e in India cominciano a svilupparsi esperienze simili, ma l’America Latina rimane tuttora il continente con le realtà più strutturate e radicate. La pratica di questi movimenti riconosce in primo luogo il lavoro dei NATs come importante contributo alla strategia di sostentamento della famiglia e come forma di partecipazione alla vita sociale ed economica del proprio 14 “Gioventù Operaia Cristiana”. 16 contesto, contrapponendosi così alle dottrine che danno una visione esclusivamente negativa del fenomeno e agiscono soltanto attraverso l’indifferenziata proibizione di qualsiasi tipologia di lavoro minorile, senza sfruttare la potenziale capacità di riscatto e di critica degli stessi bambini15. Il comune denominatore di tutte le esperienze dei movimenti citati è proprio il protagonismo dei NATs, grazie al quale essi non si percepiscono esclusivamente quali vittime senza strumenti di difesa ma, attraverso l’organizzazione collettiva e democratica dei loro gruppi, recuperano l’autostima e contemporaneamente assumono la consapevolezza dei propri diritti. Allo stesso tempo tali movimenti portano anch’essi avanti l’azione di denuncia dello sfruttamento sul lavoro di milioni di bambini nel mondo. I movimenti combattono in maniera determinata le forme di lavoro peggiori, che spesso assumono connotati propriamente criminali, e richiedono tutele per quei lavori che in sé non sono ritenuti pregiudicanti per lo sviluppo del bambino, purché svolti in contesti e forme adeguati. Inoltre, il pragmatismo con cui i movimenti affrontano la necessità del minore di lavorare, non nasconde una forte critica al sistema economico vigente. La critica, che passa attraverso un’analisi costante della propria esistenza di vita, è diretta al sistema economico capitalista globale che accentua gli squilibri tra il Nord e il Sud del mondo16. Secondo Schibotto i NATs, quando diventano una realtà organizzata, passano dal sentirsi poveri come stato naturale ed ineluttabile, al sentirsi soggetti sociali proprio per la loro condizione di povertà; diventando così attori sociali attraverso un processo conflittuale. Spesso i NATs subiscono una doppia emarginazione: quella economica, che li rende poveri e bisognosi di un lavoro spesso fondamentale per la sopravvivenza, e quella culturale, che attraverso un confinamento sociale, li porta ed essere considerati illegali e devianti. 15 AAVV, Bambini al lavoro: Scandalo e riscatto- Proposte e esperienze dei movimenti di bambini e adolescenti lavoratori, A cura di Associazione NATs, Milano/ Piacenza, Consorzio Altra Economia ed. /Editrice Berti, 2002, p31. 16 ibidem p32 17 Dagli anni settanta ad oggi le realtà dei NATs organizzati si sono moltiplicate nel mondo ed in particolare in America Latina. Possiamo individuare alcune trasformazioni del sistema socio-economico e culturale che hanno favorito questa espansione17. In primo luogo le ricette neo-liberiste, applicate da numerosi governi in America del Sud, non hanno risolto i problemi di povertà di gran parte della popolazione ma anzi ne hanno spesso aggravato la condizione di precarietà e di indigenza. La forte critica da parte di larghi settori della società è risultata evidente nei più recenti appuntamenti elettorali del continente che hanno quasi sempre visto prevalere le forze progressiste. Anche i movimenti popolari che contestano queste politiche si sono rafforzati; oltre ai più famosi esempi dei cocaleros in Bolivia, dei Sem Terra in Brasile o dei piqueteros argentini, altri movimenti sono cresciuti di recente nelle favelas e nei barrios periferici delle grandi città latinoamericane (nati in seguito all'individuazione di problemi più o meno concreti e successivamente sviluppatisi come veri e propri movimenti sociali) o nella selva, rivendicando diritti per i popoli indigeni fino ad ora quasi completamente ignorati. In secondo luogo, l'accresciuto interesse per il fenomeno dei cosiddetti niños de la calle sia da parte degli operatori sociali così come delle istituzioni, dei mass-media e della opinione pubblica a livello mondiale. Terzo, la tematica del lavoro, che negli ultimi decenni aveva progressivamente perso sia interesse che spinta conflittuale, è riemersa rinnovata rispetto alla classica impostazione operaista, articolandosi partendo dalle necessità dei nuovi lavoratori del settore informale, sempre più in espansione nei paesi latinoamericani. Attraverso questo nuovo approccio al mondo del lavoro anche le attività svolte dai giovani, dagli adolescenti e dai bambini hanno acquistato un'attenzione maggiore. Infine, l'approvazione nel 1989 della Convenzione delle Nazioni Unite per i diritti del fanciullo ha favorito lo sviluppo di un dibattito più approfondito 17 schibotto NATs 2006 18 e articolato sul tema della protezione del fanciullo fornendo un elenco esaustivo di tutti i diritti di cui il minore deve considerarsi portatore. La Convenzione, prima tra i testi giuridici internazionali a tutela del minore, propone il bambino come un soggetto attivo nella società valorizzando gli strumenti utili per la sua partecipazione ed evitando di considerarlo esclusivamente come un soggetto indifeso bisognoso di tutele particolari. Per evidenziare le caratteristiche, le peculiarità, e le rivendicazioni dei movimenti dei NATs metterò in evidenza cinque argomenti fondamentali: a) il lavoro come valore; b) l’organizzazione democratica e la partecipazione; c) il protagonismo politico e la visibilità sociale; d) il ruolo degli adulti; e) l’importanza della formazione. 3.1. Il lavoro come valore. Per qualsiasi NAT l’esperienza di sopravvivere grazie al proprio lavoro e di contribuire anche alla sopravvivenza di altri costituisce sicuramente una delle esperienze più significative e incisive nella loro vita. Per i NATs del movimento e per molti altri, il lavoro, oltre al valore economico, ha un valore di dignità e di autoaffermazione e criticano chi propone una visione del lavoro minorile come qualcosa di barbaro e immorale sempre e comunque. I sostenitori della teoria della valorizzazione critica affermano che mostrare esclusivamente il volto dello sfruttamento nel lavoro dei minori, principalmente diffuso da campagne mediatiche di associazioni e organismi internazionali, non sia corretto e utile. I movimenti sostengono che questa rappresentazione semplificata sia frutto di una visione “eurocentrica” che, oltre a non considerare sufficientemente le reali condizioni e le necessità immediate di sopravvivenza di strati importanti della popolazione del Sud del mondo, non prende in considerazione i differenti modi di vedere sia il lavoro, sia il bambino (e quindi anche il lavoro minorile) che esistono in differenti luoghi nel mondo. 19 Per i sostenitori della valorizzazione critica, anche molti dei progetti di sviluppo e cooperazione, per quanto lodevoli nell’intento, operano con strategie improntate su un approccio di forte dominio culturale, spesso attraverso soluzioni decontestualizzate e “preconfezionate” che, se in alcuni casi salvano dallo sfruttamento e dalla miseria diverse persone, nella maggior parte dei casi stentano però ad intraprendere un discorso più ampio di promozione collettiva che coinvolga e renda partecipi i beneficiari stessi del progetto18. Diversi autori analizzano la concezione andina del lavoro e dell’infanzia. Nelle culture preispaniche aymara e quechua (le due culture più significative dei popoli delle Ande), il lavoro era segno di orgoglio ed era relazionato al compimento dei doveri: “vita e lavoro avevano lo stesso significato” 19. La famiglia, la comunità, l’istituzione statale, assegnavano il lavoro ai propri membri prendendo in considerazione l’età, il sesso e in generale la capacità contributiva di tutti. L’assegnazione del lavoro alla famiglia obbligava la partecipazione di tutti i suoi componenti. Le attività lavorative erano legate principalmente all’agricoltura dove “l’obiettivo era la riproduzione della natura e non soltanto la soddisfazione delle necessità umane”20. La cultura animista degli aymara e dei quechua, faceva sì che il lavoro non andasse a violentare la natura circostante, la sua fertilità e la sua ricchezza, ma anzi aiutasse questa a manifestarsi. “L’uomo non è inteso come homo faber (creato a immagine e somiglianza del suo Dio faber) ma come homo maieuticus: colui che aiuta a partorire la Madre Terra”21. Il lavoro è perciò considerato un qualcosa che lega l’individuo alla vita del cosmo (senza che vi sia il pericolo di contrapposizioni ad esempio tra religione e tecnologia, tra etica ed economia) permettendone il suo rinnovamento. Medina22 sottolinea 18 AAVV, Bambini al lavoro: Scandalo e riscatto…, p 38 Domic Ruiz, Jorge, "La conception andina de la infancia y trabajo", NATs revista internacional desde los ninos/as y adolescents trabajadores, Anno VII, numero 1112 Marzo 2004, p.31. 20 ibidem 21 ibidem 19 22 Medina, Javier, Suma Qamaña. La comprensión de la buena vida, Asociaciones La Paz, Federación de 20 l’opposizione di questa concezione rispetto a l’ideale di vita greco, legato all’ attività contemplativa, allo sviluppo dell’intelletto, all’arte, alla politica e alla possibilità di disporre del tempo libero a proprio piacimento. Nella cultura andina, l’ozio è considerato peccato: tutti devono lavorare, compresi i bambini. A partire dai quattro anni di età, il maschio impara a lavorare insieme a suo padre, e la femmina insieme alla madre. Anche il concetto di infanzia è legato al contesto storico, economico, sociale e culturale. Per la cultura aymara e quechua il wawakay (l’essere bambino) è presente non solo nella prima tappa della vita, ma anche nell’adulto e nell’anziano: “il bambino non è una persona in evoluzione […] nel bambino ritroviamo anche l’adulto e viceversa”23. Nel mondo andino il lavoro è parte integrante del processo di socializzazione ed il bambino è un membro attivo e vitale della famiglia. Il lavoro minorile perciò è considerato tradizionalmente come una fase necessaria di apprendimento e di socializzazione ed oltre a ciò un naturale contributo alla famiglia e alla comunità. Il fatto che le lingue aymara e quechua siano sopravvissute a cinque secoli di dominio spagnolo (sono tuttora parlate quasi ovunque nelle Ande), è un segno del permanere di un forte richiamo alla cultura di origine. A questo proposito è pertinente ricordare che una parte rilevante della popolazione delle Ande del Perù è, negli ultimi decenni, emigrata versi le grandi città del paese (principalmente verso le immense e degradate periferie di Lima i cosiddetti pueblos jovenes24), trovando, ovviamente, un contesto e un modo di vivere radicalmente diverso. Probabilmente però, in questo caso, come in tantissimi altri nel mondo, la cultura tradizionale in parte permane, anche laddove vi è stato un più o meno evidente stravolgimento del modo di vivere ed una “occidentalizzazione” della concezione della città, della produttività e più in generale della società. Municipales de Bolivia, GTZ, 2001. 23 Domic Ruiz, Jorge, "La conception andina de la infancia…, cit. 24 "paesi giovani". 21 I movimenti non vedono, nel lavoro del NAT, soltanto il lato negativo, ma anche ciò che è possibile valorizzare: la assunzione di un ruolo effettivo e non solo simbolico nella società; la condivisione di problemi e responsabilità con la famiglia, il quartiere ed il popolo; la capacità di autonomia e di protagonismo; la sua partecipazione attiva e creativa alla lotta per il cambiamento25. Rivendicano un lavoro dignitoso con tutele e garanzie che permetta loro di non essere sfruttati e, allo stesso tempo, il diritto a lavorare per poter contribuire fattivamente all’economia domestica. L’obiettivo è evitare che si produca, nel bambino che lavora, un senso di esclusione sociale legato alla propria condizione. Attraverso la consapevolezza del contributo del proprio lavoro e della lotta per i propri diritti, infatti, il bambino sviluppa l’autostima come antidoto alla emarginazione sociale. La Dichiarazione di Huampanì (Lima, Perù, 1997), elaborata al V incontro dei NATs dell’America Latina e dei Carabi si conclude con: Sì al lavoro degno, no allo sfruttamento. Sì al lavoro protetto, no al maltrattamento ed all’abuso. Sì al lavoro riconosciuto, no all’esclusione ed all’emarginazione. Sì al diritto a lavorare in libertà, no al lavoro forzato. Tra le richieste specifiche da analizzare della Dichiarazione di Huampanì per la tutela dei minori che lavorano, in questo contesto sono degne di nota le seguenti: - il riconoscimento di una capacità speciale che superi la concezione classica di incapacità civile; - politiche educative che articolino educazione e lavoro prendendo in considerazione la specificità del NAT: - diritto a lavorare senza distinzione di età, il quale deve essere esercitato con la specificità propria della condizione di bambino, bambina ed adolescente, 25 Schibotto, Giangi, Niños trabajadores…, cit. p314. 22 avendo la garanzia del godimento effettivo dei diritti lavorativi individuali e collettivi in tutti i tipi di attività lavorative; - effettivo accesso alla previdenza sociale da parte dei NATs; - sviluppo di un’infrastruttura di salute attraverso l’uso di pronto soccorso e ambulatori nei quartieri e nei centri di lavoro dei NATs; - possibilità formare cooperative, microimprese ed imprese associative di NATs nei settori produttivi, alla ricerca di entrate più stabili ed una più adeguata tutela. 3.2. I Organizzazione democratica e partecipazione. movimenti sono basati sui criteri della rappresentanza e dell’organizzazione democratica, e sono gestiti e diretti dagli stessi bambini. Il ruolo dei collaboratori adulti deve essere soltanto di aiuto per lo svolgimento delle attività senza che si sovrapponga alle decisioni dei NATs. Sono infatti i bambini e gli adolescenti che discutono e riflettono sulla propria esperienza di lavoratori e che decidono attraverso quali attività impegnarsi e quali percorsi portare avanti. E’attraverso l’organizzazione che il NAT sviluppa e migliora la capacità di analizzare temi complessi, e di confrontare la propria opinione con quella degli altri; ed è attraverso l’esperienza di una propria organizzazione che il bambino prende coscienza e valorizza la propria condizione di lavoratore e sviluppa in senso positivo la propria identità.26 Alla base dell’organizzazione vi sono i principi cardine della democrazia, della responsabilità e della solidarietà; elementi fondamentali per creare coesione e una reale capacità di partecipazione finalizzata al cambiamento della società. I movimenti sono organizzati a vari livelli territoriali. I bambini stessi si riuniscono ed eleggono i propri delegati, prima a livello di gruppo, poi di città, 26 Schibotto, Giangi, Niños trabajadores…, cit. p.369. 23 di regione, fino al livello nazionale e continentale. Attraverso alcuni incontri si raggiunge anche una prospettiva di raccordo e di collaborazione internazionale, principalmente tra i movimenti dell’America Latina, dell’India e dell’Africa Occidentale27. Schibotto28 individua cinque elementi che caratterizzano la forma organizzativa dei movimenti dei NATs: - La coscienza ed il sentimento di essere parte di un progetto popolare; - autodeterminazione dei NATs e dei movimenti, attraverso l’esperienza reale quotidiana e l’assunzione di responsabilità; - carattere di intenzionalità29 dell’organizzazione che superi il mero spontaneismo; - ricerca continua di obiettivi che, su vari livelli ed in vari campi specifici, mirino a sviluppare la forza sociale dell’organizzazione in una prospettiva di cambiamento; - carattere di stabilità in opposizione a forme di aggregazione provvisorie legate a situazioni congiunturali. Proprio su quest'ultimo punto insiste anche Cussianovich30, che sottolinea l'importanza di una strategia che superi la prospettiva del brevissimo periodo, prevedendo il rischio che, essendo i movimenti composti da fasce della popolazione estremamente povere, si instauri una "sindrome della sopravvivenza", marcata dalle privazioni quotidiane, che si misuri soltanto con la necessità del "vivir hoy, comer hoy y hacer cosas hoy" (vivere oggi, mangiare oggi e fare qualsiasi cosa oggi), definita come la "tirannia del presente". 27 Dati gli sforzi economici richiesti dall'organizzazione di un incontro internazionale, solitamente i movimenti possono fare affidamente sul supporto economico di ONG con cui abitualmente collaborano. 28 Schibotto, Giangi, Niños trabajadores…, cit. p.372. 29 Vale a dire la capacità di progettare e pianificare strategie in maniera organizzata e non improvvisata. 30 Collaboratore e fondatore del Manthoc. 24 Il movimento dei NATs deve avere la capacità di non pensare soltanto all'immediato, al presente, alle successive 24 ore, e pensare in una prospettiva di lungo periodo. “E' molto difficile" sostiene il collaboratore del Manthoc "passare da una coscienza della necessità di quello che occorre nell'immediato- e ve lo dice chi lavora tutti i giorni in una mensa popolare- ad una coscienza più politica, più di classe, che assuma la complessità di un cambio e di una trasformazione radicale".31 31 Cussianovich Alejandro, "Los Derechos de los niños", in AAVV, de legalidad?, Lima, Cotadeni, 1989, p. 15. ¿Un problema 25 3.3. Protagonismo e pratica sociale. Il protagonismo dei NATs è inteso come il diritto dei bambini lavoratori di costruire la propria identità ed il proprio ruolo sociale all'interno di un più ampio protagonismo popolare. Racchiude in sé molti altri elementi che abbiamo precedentemente osservato: -la necessità dei bambini lavoratori di auto-organizzarsi e di diventare essi stessi interpreti del cambiamento sociale per la difesa dei propri diritti; -il superamento di una visione che li vede subalterni nelle decisioni che riguardano l'infanzia così come l'adolescenza; -lo sviluppo della capacità di espressione della propria personalità e creatività. Per Manfred Liebel il protagonismo infantile è un concetto in continua evoluzione come lo è quello di infanzia e di partecipazione democratica, e si fonda su di "una visione che contraddice l'idea di una infanzia addomesticata, obbediente ed esclusa, a favore di un nuovo concetto che considera il bambino e la bambina come soggetti sociali con la capacità di partecipare nella società e di trasformarla"32. Secondo Liebel, perchè si manifesti realmente questo protagonismo (in primo luogo proprio all'interno dei movimenti dei bambini lavoratori), devono delinearsi alcuni elementi secondo i quali i bambini e gli adolescenti: - devono essere ascoltati e quello che opinano deve esser preso in considerazione; - possono eleggere, criticare e sostituire i propri leaders in base ad un criterio di auto-definizione; - devono poter opinare ed associarsi liberamente senza l'intervento restrittivo di un adulto; 32 Liebel, Manfred, " La presencia del protagonismo infantil en America Latina", Revista Internacional de los NATs Numero 1, Abril 1996 , pp. 49-60. 26 - devono definire collettivamente e chiaramente i propri obiettivi e definire le strategie per raggiungerli; - non devono riferirsi solamente ad un gruppo di amici ma a tutti i NATs come collettivo di interessi comuni.33 Testimonianza di Alex, 16 anni: Dopo aver lavorato al mercato con mia madre ho cominciato a vendere giornali e a lustrare le scarpe e dagli 11 anni carico sacchi al mercato di Cajamarca dove ho lavorato fino ai 14 anni. Attraverso questo lavoro ho conosciuto diverse esperienze di organizzazione, però non mi piaceva la metodologia che utilizzavano perché erano gli adulti che dirigevano e i bambini sembravano solo un ornamento. In seguito i miei amici mi hanno fatto conoscere il Manthoc; inizialmente non gli ho dato molta attenzione però poi ho visto che erano proprio i miei amici che organizzavano le varie attività, discutevano dei problemi, e questa novità mi ha colpito molto così mi sono decisa a farvi parte34. Momento fondamentale del protagonismo partecipativo dei NATs è, come già sottolineato, la elaborazione di strategie e di azioni che siano socialmente utili e che, allo stesso tempo, permettano al movimento di entrare in contatto con più bambini lavoratori possibile. Il tipo di pratica sociale adottata è importante sia perchè attraverso questa il movimento può tentare di raggiungere ed aiutare altri NATs, sia perchè attraverso la formulazione e l'implementazione della pratica scelta si avvia un processo di definizione all'interno del movimento stesso. 33 Liebel, Manfred, " La presencia del protagonismo infantil…, cit., pp. 49-60. Cristiano Morsolin, " L'esperienza del Manthoc a Cajamarca", in AAVV, Cosa farò da piccolo- lavoro minorile e diritti dei bambini, dallo sfruttamento al commercio equo, Equo Mercato (a cura di), Milano, Consorzio Altra Economia ed., 2005, p. 35. 34 27 Un esempio tra le prime esperienze di azioni socialmente utili del Manthoc fu una campagna per l' alfabetizzazione e la diffusione dei diritti dei NATs tra i bambini che lavoravano nel mercato35. Questa attività risultò avere numerosi effetti positivi anche sull'evoluzione del gruppo del Manthoc: - attraverso l'azione il gruppo si aprì ad altri compagni superando la tendenza ad intraprendere attività utili al gruppo stesso o al singolo individuo; - prima di rendere operativa l'azione i bambini lavoratori del gruppo riconobbero essi stessi l'importanza di apprendere e migliorarsi nella lettura e la scrittura; - i bambini si resero conto dell'importanza di preparare accuratamente l'azione e che questa, perchè ottenesse un reale successo, non fosse improvvisata e frutto di una logica puramente spontaneista; - i bambini svolsero l'azione con spirito di avventura, di giovialità e solidarietà. Cussianovich sottolinea inoltre l'importanza che la pratica sociale espressa dal movimento sia non violenta. "Tutta la società è pervasa dalla violenza - sostiene il collaboratore del Manthoc- la violenza dell'autoritarismo e del machismo nell'ambito familiare, la violenza dello Stato, la violenza nell'ambito lavorativo fino alla violenza nella politica dei settori popolari, dove si crede che soltanto attraverso una crescente militarizzazione si possa trasformare la società".36 35 Schibotto, Giangi. Niños trabajadores…, op. cit.. Cussianovich Alejandro, "Los Derechos …, cit, p. 16. Il riferimento alla militarizzazione dei settori popolari, che ho raccolto da un resoconto di un incontro sui bambini lavoratori del 1989, merita particolare attenzione soprattutto considerato il contesto in cui è stata espresso. Alla fine degli anni ottanta in Perù (dove opera il Manthoc) è in pieno svolgimento la guerra popolare, sostenuta principalmente dal gruppo di Sendero Luminoso, ed è esattamente nel 1989 che si produce il secondo momento di maggiore violenza e 36 28 Tutto ciò si ripercuote negativamente sui bambini che esprimono attraverso l'aggressività la violenza quotidiana del contesto in cui vivono. Il protagonismo di cui parlano i movimenti si compie anche nella possibilità di prendere parte alle decisioni che riguardano gli stessi bambini lavoratori, possibilità che fino ad ora si sono visti preclusa. I NATs denunciano il comportamento degli organi legislativi che, sia a livello locale che internazionale, li emargina dal dibattito sul lavoro minorile e sui diritti del minore in generale. In numerose Dichiarazioni dei movimenti dei bambini e degli adolescenti lavoratori emerge la necessità di ottenere il diritto di partecipare all'elaborazione delle Convenzioni e della normativa sul lavoro minorile e delle strategie adottate su temi che li riguardano direttamente. Nel Pronunciamento del V incontro dei NATs dell'America Latina e dei Caraibi tenuto a Lima (Perù) nel 1997 si legge che: - affinché le nostre opinioni siano tenute in considerazione, le nostre organizzazioni devono essere riconosciute con pieno diritto, tanto dai nostri singoli Paesi, quanto dalle agenzie internazionali. I nostri rappresentanti eletti democraticamente devono poter partecipare a tutti quegli eventi, locali, nazionali e internazionali in cui vengono definite le politiche per l'infanzia e per il lavoro: politiche educative, di impiego, di previdenza sociale e di sviluppo comunitario. Nel Pronunciamento del mundialito dei NATs (incontro internazionale a cui hanno partecipato il movimento latinoamericano dei NATs, il Mouvement Ouest Africain des EJTs37, e il Bhima Sangha indiano38) tenutosi nel marzo del conflitto (il primo avviene dall' 83 all' 84), quando la guerriglia si estese ad interessare gran parte del paese. 37 Il Moviment des Enfants et Jeunes Travailleurs de l'Afrique de l'Ouest (Movimento dei bambini e dei giovani lavoratori dell'Africa dell'Ovest) è nato nel 29 1998, chiedono "all'Ufficio Internazionale del lavoro di poter prendere la parola alla prossima Conferenza di Ginevra, per potersi esprimere sul progetto di nuova Convenzione sulle forme intollerabili di lavoro minorile"39. Nella Dichiarazione dell'incontro internazionale tenutosi a Dakar (Senegal) nel 1998 si legge: I movimenti di bambine e bambini lavoratori devono essere consultati quando si tratta di prendere decisioni sul lavoro. Se c'è da decidere, occorre decidere insieme40. I movimenti dei NATs si richiamano, inoltre, ad alcuni articoli della Convenzione dei Diritti del Fanciullo delle Nazioni Unite, dove si possono ritrovare dei momenti di unione con le richieste dei NATs, principalmente riguardo al protagonismo che spetterebbe a bambini ed adolescenti, che però sostengono non siano stati correttamente sviluppati. Nella Dichiarazione del 1997 di Huampanì, Lima (Perù), viene richiesto infatti il riconoscimento ed il rispetto del diritto di opinione e di associazione sanciti dalla Convenzione Internazionale dei Diritti del Fanciullo all'articolo 12 (Gli Stati parti garantiscono al fanciullo capace di discernimento il diritto di esprimere liberamente la sua opinione su ogni questione che lo interessi) e all'articolo 15 (Gli Stati Parti riconoscono i diritti del fanciullo alla libertà di associazione ed alla libertà di riunirsi pacificamente), attraverso "il dovuto riconoscimento delle organizzazioni dei bambini, bambine ed adolescenti lavoratori" e "il diritto a partecipare, attraverso le sue organizzazioni, al disegno delle politiche e delle norme legali" che li riguardano direttamente. 1994 facendo la prima uscita ufficiale al primo maggio di Dakar e raccoglie organizzazioni di bambini lavoratori di diversi Stati africani. 38 Bhima Sangha è una organizzazione di bambini lavoratori che ha iniziato a operare nel 1989 nello Stato di Karnataka (India meridionale). 39 La Convenzione 182 sulle forme intollerabili di lavoro minorile verrà approvata dall'Organizzazione Internazionale del Lavoro l'anno seguente (1999). 30 31 3.4. Il ruolo dei collaboratori adulti. A fianco dei NATs, nei loro movimenti e nelle loro organizzazioni, ci sono dei collaboratori adulti che aiutano i bambini e gli adolescenti nella loro azione. E' fondamentale che l'azione dell'adulto che collabora non sia prevaricante su quella che svolgono i NATs, che rimangono i detentori dell'indirizzo del movimento, e si limiti ad un sostegno e ad un aiuto laddove l'esperienza dell'adulto risulti fondamentale. Come sottolinea Liebel "la questione dell'autonomia infantile provoca molte polemiche e resistenze, poiché presuppone un cambiamento profondo nelle relazioni tra bambini e adulti". Resistenze provocate soprattutto dal timore della "fine dei valori" tradizionali, resistenze che rischiano di limitare e attentare alla base la autonomia infantile. Ridefinire il concetto di bambino implica la necessità di riformulare anche il concetto degli altri soggetti sociali che con lui interagiscono. I collaboratori sono persone, giovani e meno giovani, che accompagnano i NATs nel processo di organizzazione ed educazione del proprio gruppo. Li accompagnano creativamente, con proposte e idee, e li aiutano a realizzarle senza determinare però quello che i NATs faranno effettivamente. Viene lasciata a loro la decisione finale e la possibilità di proporre iniziative. Vengono però motivati e orientati affinché possano assumere ogni volta un poco di più la capacità di auto-organizzazione. Generalmente gli stessi collaboratori adulti sono stati dei bambini lavoratori che hanno fatto parte del movimento; questo, oltre a contribuire alla continuità nelle attività dell'organizzazione (che per sua natura si rinnova frequentemente), dovrebbe garantire una consapevolezza maggiore dell'impegno a rispettare il ruolo di protagonisti dei minori. Recentemente sono stati creati degli istituti, sostenuti dai movimenti dei NATs e dalle ONG con le quali i movimenti lavorano, dove i collaboratori approfondiscono la metodologia usata nell'approccio della valorizzazione critica 32 per operare con i bambini che lavorano e principalmente con i bambini di strada. Tra questi il più importante è sicuramente l'istituto Ifejant con sede a Lima nato nel 1992 riunendo l'esperienza di cinque organizzazioni: la Joventud Obrera Cristiana (1935), il Manthoc (1976), l'istituto di promozione e formazione dei lavoratori domestici - Iprofoth (1962), il Servizio di Educazione Popolare (1962) e l'Istituto Josè Jardin (1984). L'obiettivo dell'istituto è quello di "dare una risposta pratica assicurando professionalità nel lavoro specifico con i NATs (…) per quegli adulti e giovani dei settori popolari che spesso non ebbero l'opportunità di accedere ad una formazione regolare e di livello superiore"41. Carlos Gonzales Alvarez dell' INPRHU - Instituto de Promociòn Humana-, (istituto nicaraguense che, ispirandosi alle esperienze di educazione popolare sviluppate durante il governo sandinista42, dai primi anni novanta lavora con i minori di strada) sottolinea l'importanza del nuovo ruolo degli educatori definendoli "[…]facilitatori e collaboratori. Facilitatori in quanto devono aiutare a concettualizzare strategie e devono contribuire alla creazione di momenti e spazi finalizzati alla riflessione ed alle azioni organizzate. Collaboratori invece, per quanto riguarda le proposte metodologiche di investigazione e riflessione delle realtà storiche ed attuali in oggetto. Una collaborazione, operante anche nella gestione delle rivendicazioni, nella esecuzione delle proposte alternative e nella ricostruzione e valutazione delle dinamiche organizzative" 43. 3.5. La Formazione. Strettamente collegato all'obiettivo di favorire un ruolo attivo dei NATs nella società è la proposta dei fautori della valorizzazione critica di sostenere un 41 42 43 www.ifejants.es I sandinisti governano dal 1979 al 1990 AAVV, Capacitacion laboral y educacion popular, Inprhu, Managua, 1992 33 rinnovato percorso scolastico dove il bambino e l'adolescente vengano incoraggiati a partecipare attivamente alla svolgimento delle lezioni e dove l'esperienza lavorativa venga sfruttata per stimolare la creatività e le capacità che da questa i bambini ricavano, invece di diventare un motivo di allontanamento o di disaffezione dall'istituzione scolastica che non di rado porta fino al suo totale abbandono. Troppo spesso il percorso scolastico tradizionale nei Paesi in via di sviluppo non riesce a coinvolgere i tanti bambini che lavorano (e non solamente quelli che lavorano) creando così, attraverso un differente grado di scolarizzazione, i presupposti per una realtà con forti divisioni sociali. Nel 1990, in un incontro a Jomtien, in Tailandia, oltre 150 delegazioni internazionali si impegnarono solennemente per garantire l'istruzione primaria a tutti i bambini del mondo entro il 2000, ma quando si sono ritrovati a Dakar nel 2000, per verificare i dati di quell'impegno, hanno dovuto constatare che circa un terzo dei ragazzi non concludeva il ciclo di istruzione elementare, e circa 130 milioni di bambini ne sono completamente esclusi. Così la data promessa per lo sradicamento dell'analfabetismo nel mondo è stata spostata al 2015, anche se i presupposti fanno pensare ad un altro obiettivo poco praticabile.44 E' evidente che un traguardo del genere risulta molto complesso e pieno di difficoltà oggettive, allo stesso tempo risulta evidente anche la debolezza di una proposta scolastica che non prende in considerazione le peculiarità dei bambini e degli adolescenti che lavorano e che per questo incontrano maggiori e differenti ostacoli a intraprendere un percorso scolastico di tipo tradizionale. Un esempio classico di scuola che rimane sorda alle difficoltà dei bambini lavoratori è quella che, nelle zone povere rurali dove la maggior parte dei bambini interrompe gli studi nei periodi di raccolta per aiutare la famiglia o guadagnarsi un piccolo compenso autonomo, non si adegua modulando localmente il calendario scolastico, perdendo spesso temporaneamente, e a volte definitamene, molti bambini poveri e lavoratori. 44 AAVV, Cosa farò da piccolo- lavoro minorile e diritti dei bambini, dallo sfruttamento al commercio equo, Equo Mercato (a cura di), Milano, Consorzio Altra Economia ed., 2005, p. 11. 34 I movimenti dei NATs richiedono politiche educative che articolino educazione e lavoro prendendo in considerazione la specificità dei bambini lavoratori45. Secondo i sostenitori della valorizzazione critica, soprattutto nei quartieri poveri dove sono tanti i bambini che lavorano, si deve pensare ad una scuola che coinvolga i bambini partendo proprio dalla loro esperienza lavorativa ed a metodi e misure più flessibili affinché il bambino, che non può seguire le lezioni in determinate ore o determinati giorni poiché lavora e che percepisce come distante la proposta pedagogica convenzionale, non abbandoni precocemente gli studi. 45 AAVV, Bambini al lavoro: Scandalo e riscatto…, cit., p.85 . 35 Capitolo II I MOVIMENTI IN AMERICA LATINA 1. Il MOLACNATs In America Latina vi sono le organizzazioni di bambini e adolescenti lavoratori con la maggiore articolazione e diffusione. Sicuramente il Perù può essere individuato come contesto esemplare, poiché è da qui che hanno avuto origine i primi movimenti NATs, ma anche in altri Paesi vi sono realtà significative e ben strutturate come in Paraguay, Nicaragua, Argentina, Bolivia, Venezuela e Colombia. Dal 1988 esiste un coordinamento dei movimenti dei NATs dell'America Latina, il MOLACNATs (Movimientos y Organizaciónes Latino-Americanos e del Caribe de Niños y Adolescentes Trabajadores46) nato dall'incontro sub-continentale di Lima47. Già a partire dalla fine degli anni ottanta, vari incontri hanno segnato la storia di questo movimento, fornendo occasioni di confronto tra le varie esperienze e momenti di elaborazioni di strategie e obiettivi da perseguire nel comune intento di valorizzare l'esperienza dei bambini lavoratori: - Argentina nel 1990; - Guatemala nel 1992; - Bolivia nel 1995; - Perù nel1997; 46 Movimento e organizzazione dell'America Latina e dei Caraibi dei bambini e degli adolescenti lavoratori. 47 All'incontro partecipano delegazioni provenienti dal Perù, Bolivia, Argentina, Uruguay, Paraguay, Equador, Colombia, Venezuela, Honduras, Repubblica Dominicana, El Salvador, Messico, Guatemala (e altri). 36 - Paraguay nel 2001.48 L’ attività del Molacnats, portata avanti dai movimenti di base che lo compongono, si sviluppa su 3 livelli : 1. La partecipazione alla difesa e alla promozione dei diritti del bambino in generale e di quelli che riguardano i NATs in modo più specifico. Ciò avviene organizzando le piccole realtà lavorative locali, nelle comunità dove i NATs vivono e interagiscono con altri attori sociali. Ci sono, inoltre, reti di coordinamento a livello locale e nazionale, che, a partire dai gruppi di base, cercano di realizzare attività di sensibilizzazione dell’opinione pubblica. 2. Lo sviluppo di programmi mirati, sulla base delle esperienze dei gruppi locali, con l'obiettivo di dare risposte concrete alle realtà dei NATs : come la scuola per i bambini e gli adolescenti che lavorano, la progettazione di attività produttive e di programmi in ambito sociale e lavorativo. 3. Il terzo livello riguarda le modalità con cui il Movimento contribuisce allo sviluppo di politiche pubbliche per l’infanzia. Anche qui si possono identificare 3 categorie: a) azioni di denuncia per la mancanza e l'inadeguatezza di Politiche Pubbliche e di Protezione rivolte ai bambini, alle bambine e agli adolescenti lavoratori; b) azioni di denuncia contro l’attuazione, nei confronti dell’infanzia lavoratrice, di misure governative contrarie allo spirito della Convenzione Internazionale dei Diritti dei Bambini; c) partecipazione attiva nella progettazione di politiche di protezione dell’infanzia lavoratrice. Il MOLACNATs, oltre a favorire il rafforzamento delle esperienze latinoamericane, è stato molto importante per incoraggiare la creazione di una 48 Bertozzi Rita, "I NATs in America Latina" in AAVV, Scandalo e riscatto…, cit., pp. 43-44. Bambini al lavoro: 37 rete internazionale dei movimenti dei NATs, promovendo incontri con le organizzazioni africane e asiatiche. Nel 2003 per la prima volta il MOLACNATs partecipa all'incontro del Social Forum di Porto Alegre affermando di "condividere altre iniziative di organizzazioni che lottano per una vita più degna in favore dei diritti di tutta l'infanzia nel mondo"; proseguendo poi: "il nostro cammino ci ha permesso di costruire un'identità sociale, riconoscendo i Nats come attori economici e politici, soggetti protagonisti; faremo sentire la voce di questi soggetti emergenti che vogliono costruire un altro mondo possibile".49 Il Paese con l'esperienza più lunga e l'organizzazione a livello nazionale più articolata è il Perù. Durante il VI Incontro nazionale delle organizzazioni del 1996 nasce il MNNATSOP (Movimiento Nacional de NATs Organizados en Perù)50 a cui partecipano numerosi movimenti quali: Colibrì, Morenats, Manthoc, Aidenica, Natsoa, Asociasiones propias de NATs de Caraballo, Vitate, Huachipa, NATs de Demunas, grupos del Movimento sub-regional de Jaèn, de Hodema, Casa Deni, Q'osco, Generacion e altri.51 Il movimento nazionale si basa su dei coordinamenti regionali ed è composto da sedici delegati nazionali eletti ogni due anni dall'Assemblea nazionale dei NATs (diversi dai delegati regionali). In ogni regione esistono diversi movimenti NATs, con sede nelle varie città; ogni regione ha dodici delegati regionali e un collaboratore adulto che li segue nel lavoro di coordinamento. Nella "Declaracion de principios" viene esplicitata l'origine dell'acronimo Mnnatsop e i concetti alla base dell'organizzazione. 49 www.selvas.org Movimento Nazionale dei Bambini e degli Adolescenti Lavoratori Organizzati del Perú. 51 Bertozzi Rita, "I NATs in America Latina" , cit., p. 45. 50 38 Movimiento: insieme di gruppi, associazioni, organizzazioni unite in movimenti regionali che agiscono e rappresentano una corrente di pensiero, un desiderio ed un' azione permanente dei NATs Nacional: l' organizzazione locale, di base, è lo spazio necessario di azione e riflessione per ogni NAT. Per nazionale intendiamo: occuparci della dimensione nazionale e di quello che viviamo nelle nostre famiglie, per strada, nel quartiere e nel lavoro. Come NATs non siamo alieni a quello che succede negli altri settori della società, in particolare per la maggioranza dei bambini e bambine; l' organizzazione deve arrivare a tutti i NATs della campagna, della città, costa, montagna e mare, cioè avere una copertura nazionale Niños y Adolescentes: il movimento è formato da bambini e adolescenti tra i 6 ed i 18 anni in una sola organizzazione rispettando la peculiarità delle diverse età Trabajadores: fanno parte del movimento i NATs che valorizzano il lavoro, stanno lavorando o lo fanno saltuariamente, cercano lavoro o che si stanno preparando per iniziare a lavorare Organizados: propone ai NATs il valore della organizzazione come strumento necessario perché la voce e l'azione dei NATs abbia forza sociale e rappresentativa. Individualmente siamo deboli e fragili, organizzandoci possiamo essere più forti, rapportarci in modo migliore con altre organizzazioni della società, stato e istituzioni; l'organizzazione permette anche la prevenzione, la protezione e soprattutto la promozione dei NATs come persone, come soggetti sociali di diritti, come protagonisti del Perù: rappresenta la prima organizzazione ampia di NATs nella storia del paese e raccoglie l'esperienza di organizzazioni che sono attive da quasi trenta anni (Manthoc) o che lo sono da più di dieci anni (Colibrì, Generacion e altre) od organizzazioni nate da poco. Il movimento è chiamato ad assumere e sviluppare le diverse caratteristiche politico-culturali, tradizioni e sensibilità socio-religiose dell'infanzia dei NATs del Perù. 39 Le principali linee d'azione che guidano l'impegno del movimento nazionale peruviano sono: - Educazione: applicazione di programmi educativi per i NATs all'interno dei Centri educativi presenti in varie città, per favorire l'integrazione degli studi con l'attività lavorativa, sulla base di una proposta formativa promossa da istituti come l'Ifejant; - Lavoro in condizioni dignitose: miglioramento delle condizioni lavorative dei NATs; - Salute: promozione di campagne di prevenzione ed informazione igienico sanitaria, creazione e gestione di fondi di mutuo-aiuto previdenziale, nonché corsi di formazione sulla prevenzione sanitaria rivolti ai collaboratori adulti; - Ricreazione e cultura: promozione e incentivazione dello sport nelle sue varie discipline; - Organizzazione: sostegno alle varie realtà locali già esistenti e sostegno alle iniziative per raggiungere altri bambini lavoratori non organizzati che necessitano di migliorare la loro qualità di vita, con priorità per i minori di dodici anni.52 Oltre al Perù (la cui esperienza approfondiremo nello specifico nel prossimo capitolo attraverso lo studio della realtà del Manthoc) anche altri Paesi sono caratterizzati dalla presenza di varie e significative organizzazioni di NATs. In Nicaragua, l'Istituto Nazionale di Promozione Umana (INPRHU), un organismo non governativo nicaraguense nato con l'obiettivo di migliorare le condizioni di vita, lavoro e partecipazione dei settori popolari, nel 1991 intraprende un programma di promozione del protagonismo infantile assieme ad una organizzazione di bambini lavoratori nella città di Estelì. 52 Bertozzi Rita, "I NATs in America Latina"…, cit., pp. 45-47. 40 Il progetto è iniziato con un' importante azione "investigativa" con lo scopo di raggiungere una conoscenza, approfondita e aggiornata, dei NATs della città di Estelì e del loro contesto lavorativo. Una particolare operazione è stata portata avanti dal movimento in occasione delle politiche svoltesi nel 1996 (per l'elezione della Presidenza della Repubblica, dei deputati e delle giunte dei consigli comunali), principalmente, ma non solo, nel distretto di Estelì. Circa 15 mila ragazzi del movimento nazionale (tra gli 8 e i 18 anni) realizzarono un'inchiesta sulle proprie condizioni di vita che servisse da una parte come momento di riflessione sul problema e sulle possibili cause economiche e sociali, dall'altra come proposta e indicazione per i candidati. Successivamente, fra tutti i partecipanti dell'inchiesta, vennero nominati dei rappresentanti che incontrarono vari candidati alle cariche di sindaco e deputato, ottenendo da questi un impegno formale affinché le proposte e le iniziative dei NATs fossero prese in considerazione dal potere politico e venissero istituite commissioni di lavoro congiunte tra i NATs e le municipalità. Alcune di queste commissioni sono effettivamente state attivate e rese operative.53 In Argentina sono attivi il Centro de Resiliencia Mar de Plata impegnato in progetti di formazione per i bambini e gli adolescenti che lavorano nelle discariche della città; la Luciernaga, organizzazione di NATs impegnati nella vendita di un proprio giornale che sensibilizza sui diritti e sul protagonismo dei bambini lavoratori, e la rete Buhito che, assieme alla Luciernaga, ha organizzato l'incontro latinoamericano in Argentina. 53 Gonzales Alvarez, parlando a proposito della operazione di pressione sui candidati alle politiche, afferma : "Di norma, quando gli uomini politici incontrano i bambini lo fanno prettamente per un discorso di marketing politico; in questo caso invece i bambini e le bambine hanno imposto ai politici di ascoltarli, dimostrando soprattutto che: non necessariamente e non unicamente con il voto si può influire su un processo elettorale; non necessariamente si deve avere la maggiore età, ed essere adulti, per partecipare direttamente alla vita politica; non necessariamente occorre appartenere ad un partito politico per incidere sul corso di un processo elettorale." Gonzales Alvarez C., "Intervento di presentazione del Progetto INPRHU di Estelì", in Rossi A. (a cura di), Atti del seminario di formazione e scambio sull'educativa di strada organizzato dal MAIS, Torino, 1998. 41 In Paraguay esiste il Conannats sorto con l'appoggio della Ong Callescuela, partendo dall'esperienza consolidata del gruppo Onats (Assuncion). In Cile è attivo il Programma per i NATs del Vicariato Sud di Santiago e la "Scuola per bambini lavoratori" del collettivo Iqbal Masih nelle zone rurali delle periferie di Santiago. In Colombia è presente il Pequeño trabajador di Bogotà e un coordinamento nazionale dei movimenti di bambini e adolescenti lavoratori colombiani che lavora insieme alla Ong Crescendo unidos ed in Bolivia l'associazione di NATs di Sucre. In Equador vi sono alcuni percorsi costruiti dal basso da lustrascarpe di Quito della stazione centrale dei bus ed u NATs della Comunità Cristo de la calle che gestiscono il parco naturale di Yuyucocha ad Ibarra. Infine, in Venezuela il movimento Moani da oltre venti anni rappresenta forme di cittadinanza attiva negli ambienti popolari anche per i NATs e, negli ultimi anni, ha realizzato diversi progetti in collaborazione con le istituzioni governative. Questa panoramica di paesi e organizzazioni latinoamericane prende in considerazione quelli maggiormente attivi ma non vuole essere esaustiva. Inoltre, merita attenzione il fatto che le differenze tra i movimenti, sia nella loro struttura che nella loro azione, sono numerose: alcuni hanno una caratterizzazione cristiana, altri no; alcuni nascono su impulso di una Ong, molti altri no; in alcuni gruppi vi partecipano numerosi NATs, altri sono composti invece da una decina di bambini, iniziale forma di aggregazione come primo passo per la costruzione di una articolata organizzazione o solamente esperienza temporanea (non riuscendo a mantenere compattezza e a costruire un percorso di lungo periodo); alcuni gruppi hanno una maggiore capacità di fornire servizi, altri meno; alcuni hanno un' azione connotata da uno stretto rapporto di collaborazione con le autorità governative nazionali e locali, altri una tipologia di azione più conflittuale rispetto alle autorità. 42 L'eterogeneità delle esperienze NATs in Sud America è grande, ma i principi del protagonismo infantile e della valorizzazione del bambino e dell'adolescente che lavora fanno da filo conduttore tra tutte queste realtà. 4. Affinità e differenze tra i movimenti NATs nel mondo, e le difficili relazioni con gli Istituti internazionali. Da questa panoramica dei movimenti del continente latinoamericano, di quello africano e di quello asiatico, si evince la presenza di un comune denominatore di principi come il protagonismo infantile e la valorizzazione del NAT in quanto soggetto sociale. Molte sono però le differenze sia nell'azione che nella teoria, soprattutto tra un continente e l'altro. In linea generale i NATs indiani e africani più spesso si muovono nell'ambito istituzionale attuando diversi percorsi in collaborazione con autorità governative locali e nazionali; strategia che comunque, soprattutto negli ultimi anni, hanno intrapreso anche i movimenti latinoamericani. Allo stesso modo è più frequente il determinarsi di una collaborazione, principalmente nelle fasi iniziali, con Ong nelle realtà africane e asiatiche che in quelle latinoamericane. Per quanto riguarda il rapporto tra i movimenti e gli istituti internazionali che si occupano di politiche a tutela del bambino si sono alternati, negli ultimi anni, momenti di avvicinamento a momenti di maggior conflitto che andavano ad intrecciarsi ai rapporti tra i movimenti dei tre continenti. Alla visione degli istituti internazionali, sostanzialmente abolizionista (principalmente dell'OIL ed in parte anche dell'UNICEF54), tutti i movimenti concordano nel contrapporre una visione dove il lavoro minorile non viene considerato in sé come qualcosa di dannoso e pericoloso ma una attività che, 54 L'approccio dell'UNICEF al lavoro minorile viene definito pragmatico (Cfr Cap II par 1) e di conseguenza il rapporto con le organizzazioni dei NATs risulta più aperto rispetto a quello dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro. 43 se non si manifesta con caratteristiche proprie dello sfruttamento, può essere migliorata attraverso tutele e regole, e diventare motivo di crescita e di sviluppo per il bambino, oltre che un contributo economico essenziale per la famiglia. Oltre a ciò, l'approccio dei movimenti vede gli stessi bambini lavoratori come soggetti attivi di un cambiamento per contrastare le forme di sfruttamento minorile esistenti attraverso la responsabilizzazione, la presa di coscienza ed il protagonismo degli stessi NATs in contrasto con la teoria abolizionista che alterna, nei confronti dei bambini che lavorano, metodi assistenzialisti\paternalisti a metodi repressivi e di divieto totale. Nonostante questa forte differenza nell'impostazione teorica dagli anni novanta le organizzazioni dei NATs hanno cominciato ad avere rapporti maggiormente dialettici con gli istituti internazionali; in parte questo è dovuto ad un significativo "ammorbidimento" della posizione abolizionista degli istituti internazionali nell'ultimo decennio (impegno incentrato maggiormente sulle forme intollerabili del lavoro minorile e meno sulla produzione normativa di leggi di proibizione; Cfr Cap I), in parte per la naturale propensione ad avere rapporti lavorando in pratica sugli stessi problemi. Nel Febbraio del 1997 si tenne ad Amsterdam una conferenza organizzata dal governo olandese, dall'OIL, e dall'UNICEF, in vista della stesura definitiva della nuova Convenzione contro le forme peggiori di lavoro minorile. Questa fu la prima occasione nella quale furono invitati formalmente i rappresentanti del Movimento internazionale dei bambini lavoratori all'interno degli appuntamenti della Comunità Internazionale sul tema del lavoro minorile. Chiamati dal governo olandese parteciparono 9 NATs (tre per continente) i quali presentarono alla Conferenza progetti e proposte da loro sostenuti. Anche se l'influenza sulla stesura del testo redatto dalla Conferenza fu scarsa, la partecipazione stessa all'incontro venne comunque ritenuta un momento storico per l'affermazione dei diritti dei NATs, dati anche i rapporti talvolta dichiaratamente ostili del passato.55 In questa occasione il ministro 55 Un documento del MOLACNATs (Coordinamento latinoamericano dei Nats) pubblicato nella revista internacional NATs, testimonia come i rapporti tra i 44 svedese del lavoro invitò i NATs alla successiva riunione che si sarebbe tenuta nell'ottobre dello stesso anno in Norvegia ad Oslo con il patrocinio dell'OIL e dell'UNICEF. Alla Conferenza hanno partecipato circa 350 rappresentanti governativi, organizzazioni di datori di lavoro e lavoratori, ONG ed esperti indipendenti. Questa volta però, alcuni organizzatori dell'incontro si trovarono in contrasto con quelle ONG (ed altri soggetti) che sostenevano l'importanza di una partecipazione anche dei delegati del movimento dei NATs, negando loro la partecipazione con una decisione presa ad una settimana soltanto dall'inizio della Conferenza. Per rendere ugualmente fruttuoso l'appuntamento che oramai i movimenti si erano dati ad Oslo, la ONG Save the Children Alliance56 (ISCA) organizzò un forum parallelo alla Conferenza dell'OIL. Successivamente, attraverso ulteriori pressioni, fu concesso un piccolo spazio all'interno della Conferenza ma per un numero ridotto di NATs e con un tempo di parola di soli cinque minuti. Le posizioni dei movimenti a questo punto si divisero tra i delegati dei movimenti sudamericani, che rifiutarono la movimenti e l'Organizzazione Internazionale del Lavoro abbiano raggiunto in taluni momenti una contrapposizione frontale. Nel documento viene trascritta, e aspramente criticata, una dichiarazione dell'IPEC (il Programma Internazionale per l'abolizione del lavoro minorile dell'OIL) che, in maniera molto esplicita, sollecita una presa di distanza dai movimenti da parte dei governi e delle Ong che operano in America Latina: In America Latina vi è una situazione eccezionale che consideriamo fondamentale comprendere per capire a pieno la strategia del programma. Esiste nella regione un Movimento di Organizzazione e promozione dei bambini e degli adolescenti lavoratori (NATs). Queste organizzazioni, che si trovano principalmente in Perù, Bolivia, Equador e Paraguay dove hanno indubbiamente un forte radicamento, "difendono" il lavoro minorile. Queste organizzazioni hanno avuto senza dubbio una forte influenza nella redazione dei Codigos de los niños, in alcuni paesi (Perù e Paraguay per esempio). Uno degli sforzi del programma IPEC è stato, senza entrare in confrontazione dialettica, quello di indicare ai governi i pericoli di questo tipo di Movimenti e creare alleanze strategiche con diverse e altre ONGs del paese come contrapposizione a i cosiddetti Movimenti di NATs. MOLACNATs, "Carta del MOLACNATs a la Organizaciòn Internacional del Trabajo (OIT)", NATs Revista Internacional desde los Niños\as y Adolescente Trabajadores, anno V - n.9- novembre 2002, pag 120 (Trad. mia). 56 ONG che spesso ha collaborato con organizzazioni di NATs, specialmente la sua componente svedese. 45 proposta preferendo un'azione di protesta davanti al palazzo dove si svolgeva la Conferenza, ed i delegati indiani e africani, che accettarono invece la possibilità ricevuta dagli organizzatori. Tale divisione porterà ad una situazione di raffreddamento nei rapporti tra i movimenti africani, indiani e latinoamericani per un certo periodo. Le varie realtà non hanno mai interrotto i rapporti, anche se si sono nuovamente riunite soltanto 4 anni dopo, nell'incontro del 2002 a Milano (di preparazione all'appuntamento di Berlino del 2003), in un meeting internazionale organizzato dai movimenti di tutti i continenti. 46 Capitolo III IL MANTHOC 1. Il contesto peruviano. La popolazione peruviana è oggi di 26 milioni di abitanti. La storia demografica moderna del Perú ha inizio nei primi tempi della dominazione spagnola, con una vera e propria catastrofe: la morte di milioni di indigeni che portò la popolazione, valutata a oltre 12 milioni prima della conquista, a poco più di un milione nel 1793. Nel novecento il Perú vede invece un rapido aumento demografico con una crescita pari al 400 per cento negli ultimi cinquant'anni57. La distribuzione della popolazione nelle tre zone in cui viene solitamente suddiviso il Perù (fascia costiera, zona andina e foresta amazzonica) è irregolare: la fascia costiera, nonostante la sua aridità, accoglie nelle città portuali circa i due terzi della popolazione (più di un quarto nella sola capitale Lima), mentre la regione delle Ande, che fino al 1950 ospitava il 60% della popolazione, oggi ne ospita meno di un terzo; la regione amazzonica è quasi disabitata. Questo rapido aumento demografico, unito al fenomeno della migrazione di milioni di contadini dalle Ande riversatisi nelle città costiere, ha prodotto il fenomeno dei cosiddetti pueblos jovenes nelle periferie, in particolare nella città di Lima. Si tratta di baraccopoli sorte velocemente, senza il supporto di reti elettriche, sistemi idrici e altre strutture atte a garantire un minimo livello igienico e di vivibilità. Il primo nome che viene attribuito a queste aree è asestamientos umanos; l'attuale denominazione la otterranno solamente in seguito, col raggiungimento di un livello minimo di organizzazione. Le abitazioni dei pueblos jovenes sono di terra cotta al sole o 57 Già dagli anni venti Lima cresceva ad un ritmo vertiginoso. Nel 1919 si stima che nella capitale abitassero 170 mila persone, numero addirittura triplicato nel giro dei tre anni successivi. 47 di paglia, solitamente con il tetto in lamiera, e si trovano in zone aride dove la mancanza di acqua e di aree verdi sono un ulteriore elemento di degrado. Le condizioni di precarietà in cui vivono gli abitanti, unitamente all'incapacità, o alla mancanza di volontà, da parte del governo e delle autorità di migliorare la situazione, hanno incoraggiato la capacità organizzativa e la solidarietà all'interno dei quartieri e delle comunità, e la relativa nascita di organizzazioni spontanee ed auto-gestite. La Repubblica del Perù viene costituita nel 1821, ottenuta l'indipendenza dagli spagnoli attraverso le ribellioni guidate dal generale San Martin e da Simon Bolivar. Non è sufficiente però la costituzione della Repubblica, fondata su ideali di giustizia e uguaglianza, perché si compiano alcuni importanti passaggi democratici. E' necessario infatti aspettare fino al 1920 per la considerazione politica delle popolazioni indigene come parte specifica della popolazione nazionale; fino al 1956 per il voto delle donne e fino al 1979 per quello dei contadini analfabeti. Dal 1945, per diversi decenni, la politica peruviana fu contraddistinta dalla lotta tra le forze riformiste (tra cui l'APRA58), e le tendenze conservatrici e antidemocratiche presenti negli ambienti dell'esercito, del latifondo e del capitalismo commerciale. Dittature militari instaurate attraverso colpi di stato si alternano a governi democratici, parallelamente comincia ad acuirsi il divario tra costa e sierra (zona andina). Nel 1980 si ebbero i primi atti terroristici di Sendero Luminoso, gruppo di ispirazione maoista nato nel '69 in seguito ad una scissione all'interno del Partito Comunista del Perù. Il movimento, radicato principalmente nelle Ande centrali, darà vita ad una offensiva contro il governo peruviano attraverso una sanguinosa guerriglia, coinvolgendo spesso anche civili, che caratterizzerà 58 Alianza Popular Revolucionaria Americana: partito inizialmente di tendenza marxista che attraverserà tutta la storia contemporanea del Perù subendo nei decenni significativi e discussi mutamenti. 48 tutti gli anni ottanta e parte dei novanta in Perù. Contro Sendero Luminoso, e contro un altro gruppo ribelle di ispirazione guevarista, il MRTA (Movimiento Revolucionario Tupac Amaru), sia i governi di Fernando Belaunde (al secondo mandato, dal 1980 al 1985), e di Alan Garcìa (primo presidente aprista, dal 1985 al 1990) sia il governo di Fujimori (dal 1990 al 2000) risposero al tentativo di sovversione con una repressione dagli esiti altrettanto cruenti di quelli della guerriglia. Il leader di Sendero Luminoso, Abimael Guzman fu catturato nel 1992 quando al governo c'era Fujimori, presidente legato all'area economica coreano-giapponese, sostenitore, nei suoi dieci anni di mandato, di una politica neo-liberista caratterizzata da privatizzazioni e smantellamento dello stato sociale. Fautore della nuova costituzione, con la quale rafforzò i poteri presidenziali, ottenuta attraverso il cosiddetto "golpe bianco", Fujimori fu costretto alla fuga dal Perù nel 2000 a causa delle accuse di corruzione rivolte a lui e ai suoi collaboratori. A Fujimori, dopo un governo di transizione, seguì nel 2001 Alejandro Toledo, il primo presidente indio del Perú. Eletto con una maggioranza schiacciante, Toledo termina il mandato con un consenso irrisorio, non avendo saputo rispondere alle speranze di cambiamento e miglioramento riposte in lui soprattutto dai poveri del paese, che non hanno beneficiato delle buone performance macroeconomiche conseguite dal suo governo. Nel giugno del 2006 viene eletto Alan Garcia (già presidente negli anni ottanta quando terminò il mandato lasciando il Perù in una disastrosa situazione finanziaria, con l'inflazione addirittura al 10000%), sostenuto da una coalizione di centro destra, in seguito al vittorioso ballottaggio con Ollanta Humala, la cui figura viene accostata a quelle di Chavez e di Morales (presidente del Venezuela il primo e della Bolivia il secondo) per le sue posizioni indigeniste, antiliberiste e nazionaliste, anche se la sua storia personale e le idee ne fanno un personaggio diverso e più controverso. 49 Nonostante negli ultimi anni i dati macroeconomici sull'economia del Perù siano migliorati, la situazione per la grande maggioranza delle fasce sociali più deboli non è cambiata molto. Da una ricerca del GIN (Grupo de Iniziativa Nacional)59 la popolazione peruviana al di sotto della soglia di povertà risulta essere più del 50%. Oltre alle periferie delle grandi città la povertà si concentra soprattutto nella zona rurale della sierra (la zona delle Ande), dove è al di sotto della soglia di povertà addirittura il 90% della popolazione. Per quanto riguarda i minori la situazione è ancora più critica: quasi il 70% di questi risultano vivere sotto la soglia di povertà ed il 20% in povertà estrema, con la conseguenza di alti tassi di mortalità infantile, denutrizione cronica, anemia, così come sfruttamento sessuale, maltrattamenti, espulsione di bambini verso la strada e diserzione scolastica. Si calcola inoltre che il 15% dei bambini non siano iscritti all'anagrafe, con tutte le conseguenze che un'impreparazione simile implica per qualsiasi politica sociale e di sviluppo. 2. La storia. 2.1. Gli inizi. Nel 1976 il Manthoc muove i primi passi, in un contesto di grave crisi economica e mancanza di libertà. L'anno precedente Morales Bermudez, sostenuto dalle destre e dai latifondisti contrari alla riforma agraria predisposta dal precedente governo, dopo un colpo di stato si autonomina Presidente della Repubblica. Il nuovo governo si muove in aperto contrasto con i sindacati ed è proprio in un periodo di sciopero dei lavoratori che, all'interno della Joventud Obrera Cristiana, nasce una discussione tra i giovani operai, bambini e gli 59 Il Grupo de Iniziativa Nacional por los Derechos del Niño (GIN) è un organismo di coordinamento costituito in Perù nel 1992. Attualmente è composto da 35 istituzioni che lavorano in tutto il paese. Questi dati sono ricavati da una indagine del 2000 che il GIN ha elaborato per il Comitato dei diritti del bambino dell'ONU. 50 adolescenti lavoratori che individuò come necessaria un'organizzazione autonoma dei minori con l'obiettivo di migliorare la loro condizione di vita e di lavoro. I primi gruppi di niños y adolescentes trabajadores iniziano a ritrovarsi nei mercati, nelle strade e nei luoghi delle comunità cristiane di base legate alla teologia della liberazione, che proprio in quegli anni in Perú cominciava a svilupparsi60, per discutere insieme della propria vita, dei problemi e della condizione di lavoratori. 60 La Teologia della Liberazione è una riflessione teologica del cattolicesimo sviluppatasi in America Latina, la cui nascita viene fatta risalire alla Conferenza episcopale latinoamericana di Medellìn in Colombia del 1968. [Ispirazione per il movimento latinoamericano fu la Missione di Francia, fondata dal cardinale Emmanuele Suhard, da cui nasce il movimento dei preti operai che si estese nei principali paesi dell'Europa occidentale.] La denominazione divenne universale dopo la pubblicazione del saggio del sacerdote peruviano Gustavo Gutierrez, Teologia della liberazione (1971). Il diffondersi in quasi tutto il subcontinente, durante gli anni settanta, di dittature militari o di regimi pesantemente repressivi, spesso causa di acute frizioni fra ampi settori della Chiesa cattolica e i poteri costituiti, incentivò l'impegno dei teologi della liberazione che vennero elaborando proposte sempre più radicali per far fronte all'aggravarsi della crisi politica e sociale latinoamericana. Notevole diffusione ebbero in questo periodo le comunità ecclesiastiche di base, nuclei impegnati a vivere una fede di partecipazione ai problemi della società, che misero radici un po’ in tutti i paesi dell'America Latina, in particolare in Brasile, Perú e Nicaragua. Fra gli impegni teorici e operativi della Teologia della Liberazione vi sono: - prendere coscienza della lotta di classe ponendosi al fianco dei poveri; - eliminare la povertà, la mancanza di opportunità e le ingiustizie sociali garantendo l'accesso all'istruzione, alla sanità etc.; - creare un uomo nuovo come condizione indispensabile per assicurare il successo delle trasformazioni sociali. L'uomo solidale e creativo deve essere il motore dell'attività umana, in contrapposizione alla mentalità capitalistica della speculazione e della logica del profitto; - la libera accettazione della dottrina evangelica, in opposizione alle missioni cristiane che sfamavano le persone a patto che queste si dichiarassero cristiane a loro volta. Il tentativo di riprendere la centralità della beatitudine dei poveri, proclamata nel Vangelo, coniugata al processo di liberazione dalla povertà tramite la trasformazione sociale e politica, trovò una forte opposizione all'interno delle alte gerarchie ecclesiastiche, ivi compreso il Pontefice Giovanni Paolo II. I principali artefici della Teologia della Liberazione furono progressivamente allontanati dai nodi gerarchici superiori e il loro campo d'azione venne man mano ridotto. Nel Manthoc permane tuttora un forte legame con i valori della Teologia della Liberazione, sia nella teoria che nella pratica. Uno dei fondatori del movimento, l'ex salesiano Alejandro 51 Il primo movimento al mondo di bambini e adolescenti lavoratori stava nascendo, anche se proprio questa mancanza di modelli di riferimento determinerà un percorso iniziale molto difficoltoso e pieno di fallimenti, a detta degli stessi protagonisti. "Dobbiamo riconoscere che la nostra mancanza di esperienza e la carenza nel paese e nel continente di realtà a cui rifarsi, fecero sì che i primi due anni furono un fallimento. Però da questo si apprese molto e la volontà dei giovani non si piegò. E' stato nel gennaio del 1978 durante lo sciopero della fame degli operai e l'occupazione del Templo de Santo Domingo, che la solidarietà delle comunità cristiane di base del Cono Sur61 permise l'incontro con altri giovani lavoratori"62 Nel 1979 viene stabilito il nome Manthoc: Movimiento Adolescentes y Niños Trabajadores Hijos de Obreros Cristianos Ancora non vi era un'organizzazione ben strutturata ma gruppi di NATs cominciavano a svilupparsi in varie periferie di Lima, solitamente con l'aiuto di uno o due collaboratori adulti. I gruppi erano formati da pochi bambini e si ritrovavano solitamente non più di una volta a settimana. Le azioni erano spesso di tipo solidaristico; talvolta si trattava di azioni molto semplici, ma, al raggiungimento di un seppur minimo risultato, erano in grado di determinare nel gruppo un forte sentimento di unione e lo stimolo per intraprendere nuove iniziative. Cussianovich, personalità centrale nel percorso del Manthoc, fu compagno di studi e amico del teologo autore della Teologia della Liberazione , padre Gustavo Gutierrez. 61 "Cono Sud". Cussianovich, Alejandro, " Del olvido a una emergente visibilidad social de la organizacion de los NATs en America Latina", in AAVV, Niños trabajadores protagonismo y actoria social, Lima, IFEJANT, 1997, pp. 15-32. 62 52 Ne è un esempio il gruppo della calle Capac Yupanqui "(…) eravamo tutti preoccupati per Juancho. Sua mamma era ammalata e ricoverata all'ospedale, le sue quattro sorelline più piccole quasi abbandonate, il padre beveva molto e così nessuno andava più a scuola. Allora raccogliemmo i fondi per comprare alcune medicine per la mamma, e un paio di scarpe e ospitammo nelle nostre case a turno, per un periodo, Juancho e le sorelline. Queste azioni ci aiutarono ad ottenere fiducia anche davanti ai nostri genitori che all'inizio si opponevano alle nostre riunioni per strada."63 In alcune zone i membri del Manthoc organizzarono degli autocensimenti nel proprio quartiere, allo scopo di conoscere la realtà dei bambini che lavorano. Alle realtà del Manthoc di Lima si aggiunsero quelle di altre città come Chimbote, Pucallpa, Ilo, Trujillo e di altre città peruviane. 2.2. Nascita dei servizi e del coordinamento nazionale. A metà degli anni ottanta il movimento raggiunge un significativo livello di organizzazione e di espansione e nel 1986 viene eletto il primo coordinamento nazionale di delegati. Inizia inoltre una fase nella quale, in aggiunta alla costituzione di gruppi organizzati di NATs, vengono predisposte strutture con lo scopo di fornire servizi utili ai bambini ed agli adolescenti che lavorano. La prima casa in cui il movimento comincia a svolgere le proprie attività si trova in Villa Maria del Triunfo a Lima. La casa è situata in un pueblo joven molto degradato e vicino al mercato del pesce, nel quale lavorano la maggior parte dei bambini che la frequentano. 63 Testimonianza di un bambino del Manthoc, Lima, 1981. 53 Oltre ad offrire un punto di ritrovo per gli incontri dei NATs, la casa fornisce ai bambini del quartiere un servizio mensa64, una biblioteca, laboratori di formazione lavorativa e di formazione sanitaria. Tra l'84 e l'86 sorgono a Lima altre due case nei quartieri di Surquillo e di San Juan de Miraflores, dove vengono proposti programmi educativi specifici per i NATs. L'attività di formazione inizia con i bambini e i ragazzi del quartiere, per lo più analfabeti e completamente dimenticati dal sistema scolastico istituzionale. Alcuni non hanno mai frequentato la scuola, altri l'hanno dovuta abbandonare perché troppo costosa o perché non riuscivano ad affiancare l'attività lavorativa alla scuola. Gli inizi sono spesso difficili, perché i bambini non frequentano con assiduità ma soltanto per certi periodi o in certi giorni; molti di essi sono comunque attratti dall'innovativo metodo formativo, che non preclude loro la possibilità di continuare la loro esistenza di giovani lavoratori, ma anzi fa della loro esperienza lavorativa un momento fondamentale del loro percorso formativo, integrandola in una preparazione scolastica elementare. Il programma educativo negli anni si è sviluppato molto; attualmente a San Juan de Miraflores vi è una scuola che ospita il ciclo primario e secondario (corrispondente alle nostre elementari e medie) riconosciuta istituzionalmente, dove il bambino lavoratore costituisce il centro del programma educativo e le spese sono inferiori rispetto a quelle richieste dalla scuola pubblica, che mantiene un costo non indifferente di circa 100 dollari tra libri, uniforme e tassa di iscrizione. Perdura tuttora come criterio fondamentale la prassi di attivare i servizi (dalle mense popolari ai laboratori sanitari) soltanto laddove il nucleo dei NATs è già da tempo attivo, organizzato e radicato nel territorio. Questo perché al centro del movimento devono rimanere i gruppi dei bambini e degli adolescenti lavoratori, le loro organizzazioni ed il loro 64 Mensa non gratuita, ma in grado di fornire ad un prezzo accessibile un pasto completo ed equilibrato. 54 protagonismo; l'allestimento di servizi viene considerato soltanto un'attività che, per quanto importante, rimane complementare a quella svolta dai gruppi. 2.3. I laboratori di lavoro, la cooperazione, il movimento continentale e internazionale. Dalla metà degli anni novanta il Manthoc decide di implementare e rendere centrali nelle strategie del movimento le attività dei talleres laborales (laboratori di lavoro). Le esperienze dei laboratori forniscono ai ragazzi un momento di formazione, lavorando concretamente alla gestione e alla conduzione di un'attività (con l'aiuto di uno o più collaboratori adulti), e ricevono allo stesso tempo un'entrata economica attraverso un lavoro digno65 che permette loro di continuare a studiare e di contribuire al bilancio familiare. Stimolando all'interno del laboratorio responsabilità, capacità e creatività del NAT, si costruisce e si rafforza l'autostima e la fiducia del minore in se stesso. I tailleres laborales sono di vario tipo: alcuni saltuari e svolti all'interno delle case, altri vere e proprie attività commerciali in uno spazio autonomo; tra questi, alcuni si rivolgono al mercato dell'equo e solidale attraverso la collaborazione con ONG internazionali (laboratori di magliette polo, biglietti di auguri, candele etc.), altri sono finalizzati alla vendita diretta (ne sono un esempio il forno, la falegnameria, la pasticceria etc.). Negli anni novanta il Manthoc si adopera molto per far crescere il movimento latinoamericano dei NATs, attraverso l'organizzazione di incontri continentali. Il Molacnats (Movimientos y Organizaciónes Latino-Americanos e del Caribe de Niños y Adolescentes Trabajadores) muove i primi passi proprio nell'incontro di Lima del 1988 organizzato dal Manthoc, che parteciperà in maniera attiva a tutti i successivi appuntamenti continentali. 65 "dignitoso". 55 Ugualmente il Manthoc si impegna per favorire la maturazione di un movimento internazionale che, nelle occasioni degli incontri internazionali, possa confrontarsi e discutere, e allo stesso tempo promuovere azioni che influiscano nelle decisioni e nelle politiche attuate dagli istituti internazionali che si occupano di lavoro minorile. Il Manthoc partecipa attivamente al primo appuntamento internazionale di Kundapur in India, dove viene elaborata una piattaforma comune di principi e intenti66, e organizza, insieme al Mnnatsop, il successivo appuntamento a Lima67 nel 1997. Sia la collaborazione nel mercato dell'equo e solidale, sia il sostegno alla realizzazione di piccoli progetti ha portato il movimento, a partire dai primi anni novanta, a collaborare con alcune ONG internazionali. Tra queste citiamo: Save the Children (Svezia), Tierra de Hombres (Germania), Movimento Laico per l'America Latina e ARCI (Italia). Questa collaborazione ha supportato anche lo sforzo economico e logistico degli incontri internazionali tra i movimenti dell'America Latina, dell'Africa e dell'Asia che hanno reso possibili dibattiti e campagne a livello mondiale. 3. Principi e struttura. Il Manthoc ha partecipato in maniera sostanziale all'elaborazione dei criteri che sono alla base del concetto di valorizzazione critica, ed al suo tentativo di concretizzazione nella pratica. Cussianovich individua quattro principi fondamentali alla base dell'azione del movimento: 66 67 Cfr in appendice numero 5. Il movimento che raggruppa tutte le realtà di NATs del Perú. 56 1. L'organizzazione non deve essere un'appendice o la sezione infantile e giovanile di nessuna altra organizzazione (partiti, sindacati etc.) ; 2. L'organizzazione deve essere diretta e rappresentata dagli stessi NATs, esprimendo così il principio del protagonismo infantile; 3. L'organizzazione trova la sua ragion d'essere nella misura in cui si mantenga aperta e orientata verso il complesso dei NATs; 4. L'organizzazione deve avere una vocazione e dimensione nazionale e internazionale;68 Il Manthoc è attualmente presente in quasi venti città del Perú, nelle province di Lima, Arequipa, Trujillo, Cuzco, Ayacucho, Tacna, Huancayo, Cajamarca e di Madre de Dios. Ogni gruppo locale elegge un proprio delegato, e l'insieme dei delegati costituisce il coordinamento regionale. Dalla riunione di tutti i coordinamenti regionali, in occasione degli incontri nazionali, si eleggono i delegati che faranno parte del coordinamento nazionale (il primo venne eletto nel 1986). Il coordinamento nazionale è formato da nove NATs ed un collaboratore adulto. Nel Manthoc, così come nella strada, bambini e bambine, ragazzi e ragazze hanno sempre lavorato insieme; tuttavia la questione del genere si dimostrò un problema da affrontare a causa delle resistenze maschiliste che dalla società si ripercuotevano nel movimento. L'esperienza dimostrò che le bambine e le adolescenti avevano più difficoltà nell'ottenere permessi e fiducia da parte della famiglia per partecipare alle attività, uscire di casa o viaggiare in altre province. Allo stesso modo, non sempre da parte dei coetanei maschi era dato il giusto credito alle coetanee femmine, per esempio nel momento di eleggere i delegati. Nell'elezione del primo coordinamento dei delegati nazionali fu quindi stabilito un criterio di designazione che prevedeva un bambino e adolescente maschio per ogni bambina e adolescente femmina. 68 Cussianovich, Alejandro, "Del olvido …, cit. 57 Sebbene questo criterio risultasse estremamente meccanico, fu considerato necessario stabilirlo come norma per sradicare pregiudizi discriminatori nei confronti delle bambine, pregiudizi che prevalevano nella società machista e patriarcale. Dieci anni dopo, anche grazie alla pratica quotidiana condivisa dai NATs nel movimento, non vi è stata più la necessità di usufruire del precedente criterio di designazione. Il genere non incide più nella scelta dei delegati e i coordinamenti risultano misti, con proporzioni più o meno uguali di maschi e femmine. 58 3. Due esperienze del Manthoc viste da vicino: il forno e la casa di Yerbateros. a) il forno L'esperienza del forno è un classico esempio della strategia di costituire talleres laborales69 intrapresa dal Manthoc a partire dagli anni novanta. Mediante l'occupazione nel forno, i NATs percepiscono uno stipendio, e allo stesso tempo svolgono un'attività formativa apprendendo contemporaneamente un mestiere e la responsabilizzazione dovuta alla gestione pratica dell'attività. Il progetto del forno nasce da un percorso precedente di un laboratorio produttivo di gelati. L'ovvio limite della produzione dei gelati era che rimaneva vincolato al periodo estivo, restringendo il momento formativo a qualche mese. Il gruppo decise quindi di iniziare a preparare pane in maniera artigianale tra il '92 ed il '94; il progetto prese la forma di una vera e propria attività di forno rilevando un fondo e cominciando a vendere quotidianamente. In questo passaggio si esprime il fulcro del recente percorso del Manthoc di favorire progetti di micro-imprenditorialità. Vale a dire che il laboratorio deve avere la capacità di autosostenersi economicamente, affinché i NATs vivano l'esperienza della gestione concreta di una vera e propria attività commerciale, e siano eventualmente in grado di portarla avanti indipendentemente dal Manthoc o di svilupparne una propria. "Promuovere la formazione personale, professionale e la cogestione imprenditoriale con le finalità di migliorare le condizioni di vita e di impiego dei NATs"70 69 "laboratori di lavoro". 59 Attualmente nel forno lavorano un collaboratore adulto, quattro NATs, due ex Nats ed un maestro panificador. L'attività viene cogestita da tutti i partecipanti, attraverso riunioni ordinarie e straordinarie. Sono previste una riunione di coordinamento al mese e tre riunioni di settore a settimana. Una volta l'anno i ragazzi del forno organizzano una cioccolata gratuita per la comunità, per farsi conoscere e per promuovere il lavoro in condizioni di non sfruttamento dei minori. Di recente, oltre alla vendita diretta, il forno ha sviluppato un sistema di pre-vendita, ossia vendita su ordinazione, che permette al laboratorio di organizzarsi con maggiore facilità sulle quantità da produrre. E' importante che alcune ordinazioni provengano da istituzioni quali la Municipalidad de Villa el Salvador, come riconoscimento pubblico, sia della qualità del prodotto sia di un lavoro dei bambini diverso dallo sfruttamento. "è importante questa relazione (forno-istituzione), perché vuol dire far conoscere che oltre all'attività economica in sé, c'è il valore che i NATs offrono; il fatto che i NATs stanno lavorando e che stanno maturando con l'attività svolta e per questo si rispetta il lavoro dei minori"71. Recentemente il forno ha cambiato locale e si è trasferito, sempre all'interno dell'esteso quartiere periferico di Villa el Salvador, in una zona più frequentata anche se con maggior concorrenza. 70 71 Lilian, collaboratrice del Manthoc, lettera privata (trad. mia). Lilian, collaboratrice del Manthoc, lettera privata (trad. mia) 60 [interno del forno - foto dell'autore] 61 b) Casa di Yerbateros Yerbateros è un quartiere periferico situato nel cono sur di Lima. La casa del Manthoc si trova ai piedi di un cerro, collina desertica dove le costruzioni (per lo più baracche) si accalcano in maniera disordinata, tipica urbanizzazione spontanea e degradata delle periferie di Lima. La casa inizia la sua attività nel 1986 e, per il contesto in cui si trova, risulterà una significativa e importante esperienza per il movimento. Nei dintorni della casa è infatti particolarmente elevato il numero di bambini della strada (secondo la definizione dell'Unicef72), ossia bambini, in parte orfani o che mantengono i rapporti con la famiglia soltanto in maniera sporadica, per i quali la strada risulta essere l'ambiente primario: il luogo di lavoro e il "domicilio". Intraprendere un percorso con i bambini della strada non è facile, poiché questi detengono una forte carica di aggressività, manifesta o no, e una totale rassegnazione rispetto alle proprie opportunità per il futuro. Il Manthoc riesce pian piano ad entrare in contatto con loro. L'approccio del Manthoc è diverso da quello repressivo intrapreso dalle autorità e dalle forze dell'ordine, ma anche da quello del sistema scolastico convenzionale e degli istituti -governativi e non- che lavorano "nel sociale". Le autorità giudicano il NAT come bambino sbagliato e come potenziale pericolo per la società. Questa etichetta del bambino ne fa un "predelinquente", vale a dire un minore classificabile a metà tra il bambino giusto che intraprende cioè un percorso formativo convenzionale- e il delinquente vero e proprio. Questo atteggiamento di pensiero, secondo il Manthoc, non giova ad un cambiamento in positivo per il bambino, ma anzi ne accentua un percorso di emarginazione già in atto. Il movimento si propone infatti di partire proprio dal potenziamento delle capacità del singolo NAT, affinché 72 Cfr cap. I par. 2 62 egli stesso diventi il fautore e il protagonista del suo riscatto sociale, a differenza di interventi di tipo meramente assistenzialistico come gli interventi convenzionali di sostegno ai minori di strada, che comunque non riescono mai ad apportare un cambiamento significativo della situazione economica del bambino o della sua famiglia (che richiederebbe una trasformazione ben più profonda del sistema economico su cui le stesse autorità si basano). Cominciano a formarsi gruppi di NATs che si incontrano e si organizzano; inizialmente attraverso appuntamenti saltuari che man mano diventano sempre più frequenti. Capita che alcuni bambini senza casa vengano ospitati per dormire dentro la struttura, creando però in questa maniera, dato che i niños de la calle del quartiere sono almeno un migliaio e non sarebbe possibile accoglierli tutti, un problema di gestione della casa. Viene presa quindi la scelta dolorosa di interrompere l'accoglienza notturna per i bambini e di tollerarlo soltanto eccezionalmente nei casi i cui il bambino sia ammalato. Attualmente è in attività un servizio mensa per il pranzo, che inizialmente era predisposto per la colazione, dove il bambino in cambio di un piccolo contributo riceve un pasto completo e nutriente. Al momento in cui ho visitato personalmente la struttura nel febbraio del 2006, erano attivi diversi piccoli talleres laborales: il laboratorio di carta riciclata, a cui partecipano NATs per la maggior parte di età inferiore ai 12-13 anni, che forniva, una volta completata la fase di riciclaggio, carta per il laboratorio dei biglietti di auguri; un laboratorio di produzione di candele ed infine un laboratorio di produzione di magliette. Quest'ultimo è il più organizzato e strutturato, e da qualche anno l'attività si è trasferita in un piccolo fondo preso in affitto a qualche centinaio di metri dalla casa. Le magliette sono vendute nel mercato dell'equo e solidale, attraverso la collaborazione con ONG europee. L'intenzione adesso è però quella di cominciare a produrre le magliette per il mercato locale 63 mantenendo l'attività aperta tutto l'anno evitando che i NATs possano contare su una entrata economica solamente nel periodo delle commesse delle ONG. Il laboratorio delle magliette, sulle quali vengono disegnate a mano alcune figure della tradizione peruviana, è stato utile anche per aiutare i bambini e gli adolescenti a recuperare quella manualità fine mai sviluppata o persa attraverso le attività pesanti a cui solitamente i NATs sono abituati. [la mensa popolare - foto dell'autore] 64 [laboratorio di magliette - foto dell'autore] 65 Capitolo IV I BAMBINI LAVORATORI IN NICARAGUA, COLOMBIA E VENEZUELA 1. Il movimento dei NATRAs in Nicaragua Nel 1991 alcuni educatori, impegnati in sette differenti progetti di attività di sostegno ai bambini di strada, si riuniscono con l'intento di confrontare le varie esperienze e unire le forze per un miglioramento delle condizioni di vita dei bambini lavoratori del Nicaragua. Il gruppo di educatori individua nel nuovo equilibrio politico-sociale un fattore aggravante per la situazione già difficile dei settori sociali più bassi nicaraguensi, in particolare per i bambini appartenenti a questi settori. Allo stesso tempo viene evidenziata la necessità, per un reale cambiamento della loro condizione di vita, di una partecipazione attiva dei minori ai progetti educativi e alla comunità più in generale.73 Il Primo incontro del movimento dei Niños y Adolescentes Trabajadores del Nicaragua si svolge dal 25 al 28 giugno del 1992 a Managua. A questo appuntamento partecipano 62 bambini di età compresa tra i sette ed i diciotto anni provenienti dai vari progetti del paese. Dal '92 in poi si sono susseguiti diversi incontri che hanno previsto la creazione di due strumenti di partecipazione protagonica dei Natras: l'Assemblea Generale, formata da due rappresentanti per ogni progetto e/o gruppo locale aderente al movimento, e la Commissione Organizzativa Nazionale, composta da dodici minori (sei maschi e sei femmine). 73 www.Kraetzae\NATRAS\Movimien.htm 66 La direzione delle attività, inizialmente soprattutto dei collaboratori adulti, viene progressivamente acquisita dai bambini e dagli adolescenti, mano a mano che questi acquistano maggiori esperienze e capacità di gestione delle varie attività. Alcune delle iniziative portate avanti dai Natras sono rivolte all'interno della realtà dei minori lavoratori (come le attività di solidarietà o le indagini conoscitive sul fenomeno del lavoro minorile); altre invece all'esterno (entrando in contatto con le istituzioni politiche locali o promuovendo manifestazioni pubbliche). Gli obiettivi di tali iniziative vengono enunciati nel primo incontro dei Natras del 1992: "[…] -far conoscere il valore del nostro lavoro; -scambiare le nostre esperienze e conoscerci meglio; -aiutarci reciprocamente; -far rispettare i nostri diritti di minori e di lavoratori; -far conoscere il nostro movimento74." Nel 1993 viene realizzato il I incontro delle Niñas Trabajadoras (bambine lavoratrici) e nello stesso anno nasce il giornale del movimento Hechos reales y fantasias (fatti reali e fantasie) scritto e pubblicato dagli stessi minori che si occupano anche della sua pubblicità attraverso volantini, comunicati stampa e iniziative. Il giornale è costituito da articoli, disegni, giochi, interviste ed ha lo scopo di far conoscere alla società la realtà e la vitalità dei bambini lavoratori. I Natras chiedono di essere protetti senza essere collocati in un settore "a parte", in una riserva carente di influenza e di capacità di decisione sul proprio futuro e sulla propria vita. Il diritto a lavorare non rappresenta per i Natras un obbligo a lavorare, o una giustificazione dello sfruttamento minorile, né tanto meno la soluzione di tutti i problemi. Lo scopo è invece rafforzare la posizione sociale dei minori che hanno necessità di lavorare, e di 74 ibidem 67 migliorarne quindi la condizione di vita. I bambini percepiscono questa richiesta come "un'assunzione di un ruolo effettivo e non solo simbolico nella società attraverso la divisione delle responsabilità con la famiglia, il quartiere, la comunità" che permette di sviluppare "insospettabili capacità di autonomia e di protagonismo nella lotta per un cambiamento della società".75 Secondo Alessandro Barrata i bambini hanno la "capacità di anticipare il futuro, la capacità di vivere come reale il possibile ed il reale come contingente, vale a dire come qualcosa di possibile ma non di necessario, che potrebbe essere differente".76 Significativa è stata l'opera di auto-indagine svolta dai Natras finalizzata ad ottenere sia un dato quantitativo, ricercando l'effettiva consistenza del fenomeno del lavoro minorile, sia qualitativo, indagando sulle motivazioni, le preoccupazioni e le aspirazioni dei minori che lavorano. Alcuni dei momenti più produttivi nello sforzo per conoscere il significato che i bambini danno al loro lavoro sono stati: - il percorso organizzato dal movimento dei Natras assieme ad un gruppo di educatori, sviluppato attraverso vari incontri di riflessione di gruppo ai quali hanno partecipato 1500 bambini ed adolescenti (tra i 9 ed i 16) che lavoravano per strada o in altri locali pubblici come mercati, parcheggi etc..; - la campagna internazionale "Dar una voz a los Niños y Ninas"77 dove sono stati organizzati vari laboratori di testimonianza sul lavoro domestico con bambine di età compresa tra i 9 ed i 16 anni; - un laboratorio con ventiquattro bambini e adolescenti delle zone rurali di età compresa tra i 7 e i 17 anni. Manfred Liebel 78 analizza in maniera sistematica le riflessioni dei Natras evidenziando la concretezza e la lucidità nella valutazione del proprio 75 Schibotto Gianpiero, Niños Trabajadores, Costruyendo una Identitad, Lima, 1990 Barrata, Alessandro, "La ninez como arqueologia del futuro", Ponencia en el IV Seminario Latinoamericano sobre la niñez y Adolescencia, dal 15 al 17 Settembre in Santa Cruz (Bolivia) 77 Dare una voce ai bambini e alle bambine 76 68 lavoro: "se hanno l'opportunità di essere ascoltati, i minori che lavorano, criticano molto chiaramente gli elementi negativi delle loro esperienze lavorative: lo sfruttamento, gli abusi, le discriminazioni. Allo stesso tempo però indicano anche diversi elementi che considerano positivi. La loro preoccupazione non riguarda il lavoro in sé (…) ma le condizioni nelle quali viene svolto"79. Liebel identifica sei principali aspetti negativi che individuano i Natras nel loro lavoro: - la discriminazione ; - la violenza ; - le condizione di lavoro non adeguate; - gli orari di lavoro non adeguati; - la privazione dei guadagni; - la privazione della libertà. La discriminazione. I Natras non si sentono rispettati come bambini lavoratori che assumono una responsabilità e che contribuiscono economicamente al sostentamento della famiglia. Si sentono discriminati quando la gente li chiama con disprezzo niños de la calle o ladrones o vagos80. Le bambine che lavorano nella propria casa biasimano il fatto che siano le uniche a svolgere tali attività e soprattutto, se anche accettano di buon grado questa occupazione, vogliono che il loro contributo venga riconosciuto e valorizzato sia dalla famiglia che dalla società. La violenza. Sono principalmente i minori che lavorano in strada che denunciano di subire violenze o soprusi: "ci distruggono la merce, ci sono clienti che ci derubano (…), padroni che ci maltrattano" e genitori che "ci 78 Sociologo, di origine tedesca, lavora in Nicaragua come educatore assieme ai niños y adolescentes trabajadores. 79 Liebel Manfred, Somos Natras, Testimonios de niños, ninas y adolescentes trabajadores de Nicaragua, Managua, Nicaragua, Nueva Nicaragua, 1996. 80 bambini di strada o ladruncoli o vagabondi. 69 picchiano per castigarci per qualcosa che abbiamo fatto o perché non abbiamo venduto". Le bambine, soprattutto, denunciano abusi sessuali subiti in strada ma anche nella propria casa da parte di zii, patrigni, cugini o fratelli maggiori. Non è raro che i rapporti familiari siano contraddistinti da un certo grado di molestie e maltrattamenti: "ci insultano, ci gridano, ci duplicano il lavoro, ci lasciano senza mangiare, ci picchiano con cinture". Condizioni di lavoro non adeguate. I Natras delle zone rurali criticano il fatto di dover svolgere lavori troppo faticosi come diserbare (perché provoca un forte dolore alla schiena e alle braccia) e spargere il veleno (attività pericolosa, soprattutto per i bambini). In generale denunciano il rischio di subire incidenti e di ammalarsi con la conseguenza di non poter frequentare la scuola. Anche i Natras della città che lavorano in strada, sottolineano il rischio di subire incidenti, specialmente quando lavorano di notte. Tra i minori che sono occupati in piccole imprese, sono soprattutto quelli impiegati nell'edilizia che lamentano mancanza di protezione per dei lavori spesso molto pericolosi. Orari di lavoro. I Natras criticano gli orari di lavoro troppo estesi che non lasciano sufficiente tempo per studiare e giocare. Soprattutto nelle zone rurali i bambini lavorano per molte ore ogni giorno, fino anche a 10 o 12 ore, superando significativamente le ore mediamente impiegate dai Natras della città. Questi ultimi, invece, giudicano particolarmente negative le occupazioni notturne. Privazione del compenso. Sostengono che spesso chi dà loro il lavoro non li paga adeguatamente, o comunque il loro compenso è inferiore a quello di un adulto che ha svolto lo stesso compito. Privazione della libertà. La denuncia della privazione della propria libertà si riferisce alle situazioni nelle quali i bambini vengono costretti a lavorare, e soprattutto alle modalità con le quali sono obbligati a svolgere la loro mansione. Non di rado questa accusa è rivolta proprio ai genitori. Allo 70 stesso tempo, considerano una privazione della propria libertà e una forma di discriminazione anche il divieto di lavorare per i minori: "Non ci proibiscano di lavorare ma programmino leggi per proteggerci e tutelarci". Se analizziamo invece i commenti e le valutazioni dei Natras su ciò che a loro piace del proprio lavoro, possiamo identificare sei aspetti positivi: - Guadagnare soldi per soddisfare le proprie necessità; - Conseguire un riconoscimento sociale e superare l'emarginazione; - Sviluppare la solidarietà familiare; - Fare esperienza per "guadagnarsi da vivere"; - Conseguire più libertà e autonomia; - Migliorare la comunicazione sociale. Guadagnare soldi per soddisfare le proprie necessità. I Natras sono consapevoli che devono lavorare per soddisfare le proprie necessità, sia per quelle legate alla sopravvivenza, quali "comer y vestir81" e una minima protezione sanitaria, sia altre legate alla propria espressione individuale, quali poter frequentare la scuola o acquistare oggetti di uso personale. "C'è da pagare l'acqua, la luce, l'ospedale, il medico, le medicine, le tasse scolastiche, le uniformi (…) Se non guadagniamo qualcosa non possiamo curarci i denti e addio allo studio (…)". Coloro che vedono solamente i rischi e gli effetti negativi del lavoro minorile, non bilanciano adeguatamente i costi che, nel contesto attuale, i bambini pagherebbero non lavorando. " Se non lavorassimo, saremmo analfabeti, vivremmo in mutande, nella miseria e moriremmo di fame". Conseguire un riconoscimento sociale e superare l'emarginazione. I Natras ritengono che lavorando aumentano il loro peso sociale. Anche se in molti casi il loro lavoro non viene riconosciuto, sentono che stanno facendo qualcosa di utile e indispensabile per la propria famiglia e per la società. I 81 mangiare e vestire 71 minori delle zone rurali vivono in un contesto che facilita il loro riconoscimento da parte della comunità. Nel campo, il lavoro dei bambini, fa parte di una cultura con radici profonde nella comunità indigena, che valorizza il lavoro come elemento positivo di socializzazione ed educazione delle nuove generazioni. Per mezzo del lavoro il bambino si integra nella comunità e guadagna il rispetto della stessa. Nella cultura indigena veder nascere una pianta dalla terra è qualcosa di divino, di magico. Contribuire a questo processo attraverso il duro lavoro svolto nei campi, rende orgogliosi ed in armonia con la natura circostante tanto gli adulti quanto i bambini82. Per quanto riguarda il riconoscimento sociale dei minori che lavorano in città è generalmente molto basso e anzi sono frequenti i casi di discriminazione ed emarginazione. Nonostante ciò i Natras vedono il loro lavoro come un elemento indispensabile per la sopravvivenza della propria famiglia e questo favorisce in loro una percezione positiva della propria identità, portandoli ad affermare di sentirsi, grazie al loro lavoro, "alguien en la vida83". Inoltre, un elemento da evidenziare a proposito dei Natras della città, è la percezione del proprio lavoro come alternativa alla delinquenza. Quando i bambini sostengono di lavorare "per non rubare, non fare il contrabbando, non chiedere l'elemosina", esprimono tutta la difficoltà di mantenere, anche in una grave condizione di povertà, una vita "legale e rispettosa". Oltre al valore economico i Natras vedono nel proprio lavoro un elemento educativo che permette loro di riscattare valori di dignità umana e di rispetto per gli altri. I Natras della città non si riconoscono pienamente nel lavoro che svolgono, come succede invece ai loro coetanei delle zone rurali, anche se, attraverso il proprio impegno, frequentemente si identificano come appartenenti alla "classe dei lavoratori che contribuisce allo sviluppo del paese e meriterebbe un maggior rispetto da parte della società". 82 83 Cfr Cap I par 3.1 sentirsi qualcuno nella vita 72 Sviluppare la solidarietà familiare. La solidarietà familiare è un valore tra i più importanti per i Natras. Le bambine che cucinano, si prendono cura dei fratelli minori e tengono in ordine la casa, sono consapevoli che il loro impegno permette ai genitori di andare a lavorare. I Natras che guadagnano qualcosa attraverso il proprio lavoro sono molto orgogliosi di contribuire agli sforzi economici della famiglia. Ciò che tuttavia non considerano corretto è quando i genitori non rispettano il loro apporto e non danno loro il riconoscimento materiale e morale che sentono di meritare. Soprattutto le bambine che lavorano in casa affermano con vigore: "noi aiutiamo tutti in famiglia", reclamando il giusto riconoscimento per il loro impegno. Fare esperienza per "guadagnarsi da vivere". I Natras vedono nella propria attività non solamente un carico di lavoro o una necessità, ma anche una opportunità di apprendimento. "Il lavoro ci aiuta ad essere più responsabili, ad imparare come ci si difende, ad essere più indipendenti e ad apprendere quello che significa lavorare nella vita". Ottenere più libertà e autonomia. I Natras vedono il lavoro come una possibilità di conseguire una vita più libera e autonoma. Il lavoro viene quindi considerato come mezzo per "non dipendere da nessuno" e "comprare le mie cose". Non tutti i lavori lo permettono. Nelle zone rurali il mestiere si pratica come forza lavoro della famiglia ed i bambini non ricevono soldi. I minori di città invece, specialmente i Natras de la calle, attraverso il lavoro ottengono un maggior grado di indipendenza economica, e non solo, dai loro genitori e in particolare dal padre. Migliorare la comunicazione sociale. Molti Natras affermano: "quello che ci piace del nostro lavoro è che ci permette di relazionarci con molte persone" e "di farci molti amici, e mentre lavoriamo giochiamo con i nostri amici". Soprattutto i Natras che lavorano in luoghi pubblici, nonostante i rischi ai quali si espongono (sottolineati, come abbiamo visto in precedenza , dagli stessi bambini), trovano uno spazio sociale "aperto" incontrando 73 persone differenti ed eterogenee tra loro, che non incontrerebbero in famiglia o a scuola. Nella calle il lavoro non è completamente separato dal gioco e viene considerato dai Natras come una situazione "dinamica y atractiva". 1.1 Istituto Nazionale di Promozione Umana (INPRHU) Fondato nel 1966, l'Istituto nacional de promocion humana, è un organismo non governativo nicaraguense i cui obiettivi sono diretti al miglioramento delle condizioni di vita, lavoro e partecipazione dei settori popolari, attraverso progetti educativi e/o produttivi, sia urbani che rurali.84 Gli obiettivi enunciati nel Programma de àtencion a la niñez y a la adolescencia sono: - sviluppare processi di sensibilizzazione verso l'educazione formale e non formale; - creare spazi di partecipazione di bambini, bambine e adolescenti lavoratori, famiglie e comunità, che facilitino la socializzazione, la creatività, l'espressività e la comunicazione sociale; - incrementare attitudini di prevenzione e protezione per la salute fisica e mentale dei minori; . generare nella famiglia e nella popolazione processi di conoscenza sui temi dell'abuso e dello sfruttamento sessuale dell'infanzia e dell'adolescenza; - sviluppare processi di sensibilizzazione nella popolazione sulla questione dell'uguaglianza tra generi e generazioni; - valorizzare un modello educativo e pedagogico alternativo85. 84 Carlos Gonzales Alvarez, Coscienza e prassi con bambini, bambine ed adolescenti lavoratori. Una proposta pedagogica, s.l., s.d 85 www.inprhu.org 74 Nella città di Estelì, dal 1991, l'istituto sviluppa un processo di promozione del protagonismo e dell' organizzazione infantile con bambini ed adolescenti lavoratori sinergicamente agli altri progetti che costituiscono la base del movimento NATRAs. Vengono inoltre compiute attività di formazione rivolte ad insegnanti, promotori popolari, polizia ed educatori, basate su di una rinnovata pedagogia ed un rinnovato rapporto tra bambino ed adulto. La realizzazione di tale processo è stata conseguita attraverso un insieme di azioni sviluppate su molteplici dimensioni: - Investigativa: che permetta una conoscenza, permanentemente aggiornata, della realtà vissuta dall'infanzia; conoscenza da ottenersi attraverso l'investigazione del contesto dove essi vivono, delle pratiche di lavoro e della percezione degli adulti di tale realtà. - Educativa: che promuova l'identità personale, di gruppo e di genere, partendo dalla individualizzazione e collettivizzazione di necessità, interessi e aspettative. Stimolando, inoltre, l'esercizio della capacità di critica e autocritica. - Comunicativa: che incentivi una relazione dialogica sia all'interno del nucleo familiare che della comunità. - Rivendicativa: orientata all'identificazione di quelli che sono le priorità effettive, nonché alla lotta per il loro ottenimento. - Organizzativa: che sviluppi un procedimento organizzativo attraverso un processo di conoscenza e pratica delle forme rappresentative, partecipative e democratiche. - di Riscatto e sviluppo della cultura popolare: che promuova l'espressività individuale e collettiva e riscopra le potenzialità della cultura popolare. - di Sistematizzazione: che realizzi una ricostruzione ed una concettualizzazione delle pratiche proposte.86 86 Carlos Gonzales Alvarez, Coscienza e prassi con bambini, bambine ed adolescenti lavoratori. Una proposta pedagogica, s.l., s.d 75 La dimensione investigativa è una delle più originali e peculiari caratteristiche metodologiche dell'INPRHU. La promozione dei Natras come soggetti di investigazione di loro stessi è un'azione che stimola l'autoriconoscimento della propria situazione. "Quando ci riuniamo nel progetto, facciamo dei piani di lavoro, come ad esempio una mappatura della nostra città, (…) andiamo ai semafori a fare domande ai bambini che lavorano e così capiamo delle cose e loro ci conoscono e conoscono il movimento"87. Tale ricostruzione relazionale opera tanto sul piano esterno quanto su quello interno al gruppo. Successivamente al momento investigativo si passa quindi all'analisi critica e sistematica delle cause delle problematiche emerse, definendo le alternative comportamentali che dovrebbero essere seguite sul piano individuale e su quello collettivo. Attraverso le indagini autoconoscitive il bambino interpreta la propria situazione all'interno di un contesto più ampio e allo stesso tempo comincia a riflettere su di una prospettiva di lungo periodo. Per comprendere a pieno il valore delle indagini "autoconoscitive" bisogna aver presente che, nel caso dei Natras e dei settori popolari, poter vivere quotidianamente senza dubbi riguardo la soddisfazione delle necessità fondamentali (in primis quelle alimentari) costituisce una prospettiva di esistenza brevissima, tanto immediata da impedire l'emergere di una nuova realtà umana o di un alternativo progetto di vita e sviluppo; è per questo che tale situazione, giorno dopo giorno, consolida questo modo di vivere che finisce per essere riprodotto senza discussione alcuna. Una pratica di vita di questo tipo, trova rafforzamento nelle concezioni e nelle azioni che la giustificano esaltandone solamente le alternative individuali e riproponendo continuamente la logica secondo cui "solo il più forte sopravvive". Tale decontestualizzazione rafforza la condizione di "oggetto sociale" dei Natras, che, in un contesto di subordinazione, umiliazione, rifiuto e maltrattamento, oltre 87 ad impedire i processi che conducono Erwin Gonzalez Valdìa, delegato del Movimento Natras 76 all'autoidentificazione, genera una perdita di dignità e una diminuzione dell'autostima. Un altro aspetto, sottolineato dallo o psicologo Carlos Gonzalez Alvarez, operatore dell'INPRHU, è quello dato all'importanza del gioco dall'approccio pedagogico dell'Istituto. "Per questa funzione psicosociale, il gioco è un elemento substanziale al processo educativo in quanto facilitatore della comunicazione, della costruzione di conoscenze, dell'espressività sentimentale, dello sviluppo autoidentitario, dell'autostima ed autorganizzazione del singolo".88 1.2 Esperienza pratica dell'Istituto con i Natras Inizialmente il programma riguardava solamente 70 Natras, ma già negli anni successivi ha interessato alcune centinaia di bambini lavoratori. Il loro coinvolgimento è stato sistematico e differenziato a seconda delle aree di intervento: salute, educazione, ricreazione, sport, cultura, reintegrazione familiare, formazione professionale ed organizzazione infantile. Tutto ciò in complementarietà con attività di sensibilizzazione e formazione per insegnanti, commercianti, promotori sociali e per i genitori stessi. L' Istituto elenca 15 linee di azione seguite nel processo: 1. Attività di riflessione, che stabilisce un primo livello di intervento psicosociale ma anche costitutivo della autocoscienza del singolo a partire dalla propria esperienza. 2. Attività di promozione dell'organizzazione, per realizzare e gestire gli interessi dei Natras e dei loro diritti, tanto dei singoli, quanto dei gruppi. 3. Attività di pianificazione e valutazione, per lo sviluppo di tutte le attività, e per stabilirne esattamente l'impostazione. 88 Carlos Gonzales Alvarez, Coscienza e prassi con bambini, bambine ed adolescenti lavoratori. Una proposta pedagogica, s.l., s.d 77 4. Attività ricreative di espressione artistico-culturale e sportiva, nell'ambito della quale si è svolto il laboratorio di "muralismo" e la costituzione di squadre di calcio e di baseball. 5. Scambi ed incontri di gruppo, ognuno svolto con precisi contenuti tematici e ricreativi ed aperto non solo ai Natras ma a tutti i ragazzi interessati. 6. Scambi ed incontri nazionali ed internazionali, assieme ad altri progetti e/o nell'ambito del Movimento Nazionale dei bambini/e e adolescenti lavoratori 7. Tutela sanitaria, in collaborazione con il Centro di Salute "Leon Rugama" 8. Attenzione alla scolarizzazione dei Natras, rivolta al reinserimento ed al rendimento scolastico, soprattutto attraverso il programma di Rafforzamento didattico 9. Formazione professionale, attraverso occupazioni nel mercato formale sia in laboratori, sia in gruppi di lavoro, o come lavoratori pagati o come borsisti. 10. Sensibilizzazione sociale, relativa alle problematiche dei Natras ed alle azioni da intraprendere in favore della loro tutela sociale e partecipazione nei diversi ambiti di Estelì. 11. Attività di ricerca di finanziamenti protesa al sostentamento di un Fondo di Solidarietà. 12.Gestione dei programmi, da parte degli stessi Natras, per quanto riguarda l'attenzione alla salute, alla scolarità ed alla ricreazione. 13 Azione di promozione e miglioramento delle relazioni familiari, attraverso visite domiciliari, accompagnamenti individuali, incontri genitoriNatras, finanche, la formazione per genitori. 14. Formazione, di insegnanti, giornalisti, promotori sociali ed educatori riguardo alle problematiche dei Natras e allo sviluppo del bambino. 15. Coordinamento interistituzionale, attraverso la partecipazione alla Commissione Municipale dell'Infanzia di Estelì.89 89 ibidem 78 I risultati ottenuti dal progetto di Estelì possiamo sinteticamente suddividerli in tre categorie: scuola, informazione, lavoro. Scuola: nel territorio di Estelì, il tasso di abbandono scolastico (nel periodo 1991-1994) è sceso del 39%, sia grazie all'azione dei genitori e degli stessi Natras i quali hanno realizzato importanti riflessioni sul ruolo e le caratteristiche della scuola, sia grazie a finanziamenti per l'acquisto di materiale didattico e all'allestimento di attività di sensibilizzazione rivolte al corpo docente e non. E' stato inoltre garantito un servizio di sostegno scolastico del quale hanno usufruito il 30% dei Natras del progetto. Informazione: sono stati sistematicamente promossi approfondimenti su problematiche inerenti l'uso degli stupefacenti, la condizione lavorativa e sanitaria dei Natras, gli abusi e le violenze sessuali. Lavoro: Alcuni Natras sono stati inseriti in attività di falegnameria, meccanica e sartoria. Inoltre, dal primo maggio del 1998, i Natras dell'INPRHU sono stati accettati come presenza ufficiale, a partecipare alle celebrazioni insieme agli adulti ed alle istituzioni locali, segnale di un forte riconoscimento da parte della comunità. 1.3 Testimonianze dei bambini lavoratori Le testimonianze che seguono sono riprese dal testo Somos Natras, testimonios de niños, niñas y adolescentes trabajadores de Nicaragua di Manfred Liebel.90 90 Liebel Manfred, Somos Natras, Testimonios de niños, ninas y adolescentes trabajadores de Nicaragua, Managua, Nicaragua, Nueva Nicaragua, 1996. 79 Il 10 dicembre del 1993, tornò a casa mio padre ubriaco, parlando ad alta voce, gridando e con la voglia di litigare con mia madre. Io dovetti difenderla dai colpi perché non continuasse a maltrattarla; fu allora che mi disse di andare via da casa e subito io presi i miei vestiti e me ne andai. Dovetti andare da una vicina che mi diede da dormire per quella notte. Il giorno dopo sono andato al Mercato Sud, posto dove io lavoro, e raccontai il mio problema alla signora Masaya che vende la frutta. Mi disse di andare a casa sua dove potevo mangiare e dormire e disse che però dovevo aiutarla a vendere la frutta. Quando stavo con la signora Masaya io vendevo tutto il giorno. Questo è durato quasi 14 giorni, poi il 24 dicembre sono arrivati i miei genitori a cercarmi e mi dissero che mi perdonavano e mio padre mi disse che non avrebbe ricominciato a bere, che avrebbe avuto cura sia di me che della mamma. Dopo averlo ascoltato decisi di tornare a casa soprattutto per stare insieme ai miei fratelli. Attualmente studio nel corso serale e per la mattina esco a lavorare per pulire e quello che guadagno lo do a mia mamma per comprare da mangiare. Ricardo Zamora, Matalgalpa Lavoro dentro casa. Aiuto mia mamma. Una volta stavo facendo il fuoco e mi sono bruciata. Lavo e pulisco la casa; mi prendo cura della mia sorellina; lavo i vestiti dei miei fratelli perché siano puliti. Quando mia mamma porta le arance ed il caffè esco a vendere. Yara, Estelì, 10 anni 80 Il mio nome è Gabriel; lavoro come lustrascarpe. Vivo da solo. La mia famiglia vive in un paese chiamato "Las Dalias", nel dipartimento di Matagalpa. Io vivo nel barrio di Alagal. Lavoro per me stesso; per pagarmi gli studi, per mantenermi, per vestirmi, dato che non vivo con i miei genitori. Vivo assieme ad una ragazza che ha una figlia e un marito. Sua figlia va a scuola al primo anno mentre io al sesto nello stesso collegio chiamato "Carlos Fonseca". Mi alzo alle 7 della mattina per andare a lavorare e torno alle 11 della mattina. Studio un'ora, mi lavo, faccio pranzo e vado a scuola. Quando rientro a casa studio fino alle nove poi vado a dormire e il giorno dopo faccio lo stesso. Non posso lasciare la scuola. Per il momento va bene però se abbandono devo ripetere il sesto anno. Il problema è che sopra i 13 anni uno non può ottenere il sesto anno. E' una legge. Posso perdere i miei anni di studio… non mi conviene. Vi racconto che quando vivevo con i miei genitori, loro mi mandavano a lavorare, mi maltrattavano ed io non volevo continuare pulendo scarpe. Così un signore mi disse, "Ti do un lavoro che consiste nel vendere la frutta". Io ne parlai con i miei e mi dissero che andava bene… insomma, cominciai a lavorare vendendo frutta. Quando ritornai un mercoledì alle cinque e mezza del pomeriggio, dopo aver venduto la frutta e guadagnato 67 pesos, comparvero dei ragazzi più grandi. Passeggiavano lungo il fiume Matagalpa ed è stato lì che mi hanno aggredito: uno mi prese per le braccia e l'altro mi prese i soldi, salirono su un bus e se ne andarono. Io non potevo seguirli, non potevo raggiungerli. Io dissi ad un signore: "Don, quelli mi hanno derubato". Il signore si voltò e si mise a ridere mentre loro se ne andavano con il bus; così io me ne andai a casa. Ero triste e incontrai mio papà; lui non mi credeva, pensava che mi fossi tenuto i soldi per vagabondare. Mi maltrattarono e mi disse che dovevano andare ad Alagal perché avevano molti problemi con me nella città di Matagalpa. 81 Io ero l'unico che lavorava in casa mia. Loro andarono ad Alagal e io rimasi a Matagalpa da solo. Mi misi a pulire le scarpe il giorno dopo. Stavo pulendo le scarpe ad una signora, le sporcai un calzino e la signora non mi voleva più pagare perché diceva che ero troppo piccolo. Mi arrabbiai e dissi che doveva pagarmi almeno la metà. "Non mi contraddire!" mi disse la signora. Io la contraddissi e lei mi disse "non continuare che vado a chiamare la polizia", io credevo che fosse una bugia così mi misi a ridere. Nel pomeriggio passò la signora assieme ad un signore che penso fosse suo marito. La signora disse al signore: "guarda questa piccola peste, questa mattina mi stava importunando". Io dissi che doveva pagarmi per le scarpe che avevo pulito. "Non contestarmi" disse il signore. Io rimasi in silenzio per paura che mi facesse qualcosa ma non servi a nulla perché il tizio mi aggredì e mi picchiò. Ora mi sento molto distante dalla mia famiglia, siccome siamo sette fratelli io li vedo solo il fine settimana. Gabriel Sequiera, 13 anni, Matagalpa Prima vendevo pane per la strada e la gente non mi trattava male. Ora non vendo più e aiuto mia madre in casa. Da qualche giorno mi sono ammalata perciò non la aiuto a fare nulla e lei fa quasi tutto da sola. Mia madre mi tratta bene. Ho 11 fratelli e come me vanno tutti a scuola. Io annaffio le piante di casa mia. Bambina di Estelì Io avevo 8 anni quando mio papà ci portò a San Lucas, vicino Somoto, dove abbiamo vissuto due anni. Mio papà lavorava, poi ci abbandonò e se ne andò a trafficare a San Francisco Libre. Passarono otto mesi; non ritornava ancora e non ci spediva denaro. Mia mamma cominciò a pensare che non 82 aveva più l'appoggio di suo marito né della sua famiglia. Le nostre vendite non andavano bene. (…) Grazie a Dio mamma ci ha insegnato l'educazione, il rispetto per gli altri e ci ha insegnato a parlare bene. Grazie a Dio che non siamo mai stati vagabondi e poi ringrazio gli educatori dell'INPRHU. Loro ci incontrarono al mercato e ci domandarono se potevamo incontrarci ancora, io lo dissi a mamma che era d'accordo. Le fecero visita e le spiegarono che volevano aiutare e sostenere i bambini che lavorano nella strada dando loro una educazione. Così ho imparato più cose e con il poco che ho imparato aiuto i miei fratellini. Grazie all'INPRHU sto studiando per diventare sarta e senza pagare niente e ci aiutano anche in altri modi. Prima noi soffrivamo la fame in San Lucas. Quando mamma andò a visitare gli zii e la nonna raccontò loro tutto quello che stavamo passando e la mia nonnina le disse di andare a stare da loro. Per poter partire vendemmo un letto e un tavolo e con questi soldi andammo a stare a Ocotal. Dormivamo per terra; mio fratello piccolo si era ammalato e mamma gli dava rimedi della casa perché non avevamo soldi per comprare delle pasticche e non avevamo l'aiuto di nessuno oltre a quello di noi stessi. (…) C'erano delle volte che noi andavamo a vendere per strada senza prendere il caffé, non facevamo colazione e il pranzo e i miei fratellini urlavano per la fame. Mia mamma ed io piangevamo perché non potevamo fare nulla ed eravamo le uniche che cercavamo qualcosa da mangiare. (…) La gente mi diceva che se mi trovava a rubare dei soldi mi avrebbe picchiato e lo stesso dicevano a mamma, questo perché la gente non ci conosceva, però noi non potevamo fare altro. Pian Piano tornammo a vendere qualcosa mentre i miei zii ridevano perché pensavano che non potessimo migliorare. Mia mamma mi preparava tutte le cose da vendere: tamales91, pane, tortilla, ayote con il miele. Quando andavo a vendere non mi piaceva mettermi dove c'erano molti uomini, perché ci sono alcuni uomini che sono cattivi. Mamma mi consigliava 91 Piatto a base di farina di mais con o senza ripieno. 83 dove andare, io però a volte disobbedivo perché le vendite andavano male e la povertà mi obbligava a farlo. Alcuni uomini mi dicevano volgarità, io offrivo loro le cose e loro mi dicevano che ero io il piatto buono da mangiare. Io rispondevo malamente e loro offendevano mia mamma. Io piangevo perché la madre è la cosa più sacra per un figlio o una figlia. Volevo essere un maschio per litigare con loro; a volte mi toccavano il seno però io non mi concedevo. Una volta un signore anziano mi disse che mi avrebbe dato 50 pesos per fare l'amore; io gli dissi di offrirli ad una puttana, ché se vendevo per strada lo facevo solo per sopravvivere. (…) Le mie zie non mi vogliono bene e un giorno litigai con una delle mie cugine. Lei mi disse che io vendevo troppo rapidamente perché in realtà andavo con gli uomini; diceva che io mi sedevo per strada ad aspettare gli uomini per farmi dare i soldi. A me veniva in mente un vecchio proverbio che dice "el que las usa, las immagina" (chi lo immagina lo fa). Lei mi diceva che ero una vagabonda, mi tirava addosso le cose; io non rispondevo niente, solo mi raccomandavo a Dio e lei, un giorno, riceverà il giusto castigo. Adacilia Ramirez, 15 anni, Ocotal Un giorno stavo vendendo enchiladas e persi i soldi che avevo nella borsa. Arrivai piangendo a casa e i miei mi sgridarono. Il giorno seguente tornai a perdere altri soldi e mi picchiarono. niña de Somoto Mi sono unita al gruppo quando il progetto stava partendo. Mi sono unita motivata sia dagli educatori del gruppo sia da mia madre. (…) Prima non stavamo unite in gruppo; avevamo meno motivazioni per mancanza di solidarietà e appoggio da parte degli adulti. Prima c'era molta droga, maltrattamenti e discriminazioni. 84 Ora nel gruppo siamo ben organizzati, motivati e con un po’ di appoggio da parte degli adulti. Sono stati riconosciuti alcuni nostri diritti, non ci sono quasi più abusi e discriminazioni, i ragazzi che consumavano droga non lo fanno più, per il momento. Del gruppo mi piace che siamo molto partecipative, responsabili, rispettose, attive e non lasciamo che il gruppo si perda e sparisca. La maggioranza di noi sta sempre insieme in allegria. Ci sono però delle cose che non mi piacciono; per esempio non tutti partecipano al gruppo. Alcuni non sono partecipativi nel gruppo, non si preoccupano che il gruppo migliori e non fanno alcuno sforzo per motivare il gruppo e motivarsi essi stessi. Con il gruppo organizziamo differenti tipi di attività, sia ricreative sia per recuperare soldi da usare per il nostro fondo per il materiale scolastico. Abbiamo affrontato diversi temi come il maltrattamento, gli abusi sessuali, le discriminazioni sessuali, l'emarginazione etc. Alcune attività sono servite per farci conoscere dagli adulti e perché comprendano i nostri diritti di uguaglianza, perché non ci sfruttino e non ci emargino. (…) Ora siamo ascoltati e compresi sia dai padroni delle istituzioni sia da quelli delle imprese. Rosa Adela Meneses Attraverso il gruppo abbiamo ottenuto nuove capacità. Abbiamo saputo che non eravamo i soli ad avere queste difficoltà, che ci sono molti bambini ed adolescenti che lavorano in strada. Il gruppo ci ha aiutato anche a guardare in avanti e provare ad essere qualcuno nella vita e a far sì che nessuno ci umili o ci maltratti. Marisella Torres R. 85 Io penso che non sto rubando. Lavoro, faccio qualunque cosa, pulisco i vetri, lucido le scarpe, qualunque cosa, mi guadagno da vivere. Lavoro e sento che quello che guadagno è frutto del mio sudore, e se consegno dei soldi a mia mamma è perché è uno sforzo che facciamo tutti insieme. Quello che non mi piace è che alcune persone, a volte, ci chiamano huelepega92, dicono che rubiamo. Faccio parte del progetto perché mia mamma non vuole che mi comprometta nella strada. (…) In futuro voglio andare per le strade come gli educatori, cercando bambini a cui fare lezione. Giovanny Alfonso Aleman Garcia, 14 anni Pulisco le scarpe. Avevo 10 anni quando iniziai a lavorare. Lavoro per pagarmi gli studi e aiutare la mamma. Quando mia mamma ha bisogno io dico "calma, vado io a cercare qualcosa". In futuro vorrei essere un buon meccanico. Non voglio avere nessun vizio perché sono contrario alla droga. La cosa più importante per me sarebbe quella di rimanere nel progetto abbastanza a lungo, in modo da aiutare i bambini che vivono sulla strada e fanno uso di droghe. Consiglierei a loro di smettere e di entrare nel movimento. Insieme possiamo chiedere a Humberto Belli (Ministro dell'educazione), di rendere l'istruzione gratuita. Perché se non si hanno i soldi per i libri, se non si paga la tassa di istruzione non ci fanno proseguire gli studi. Se la Presidente, Violeta Barrio de Chamorro, vuole veramente aiutare i bambini, deve trovare il modo di lavorare con noi e spingere Belli a rendere l'istruzione davvero gratuita. E che, per favore, venga proibita la vendita della pega. Carlos Alfonso Fonseca, 14 anni 92 La "pega" è un allucinogeno a basso prezzo che molti bambini nicaraguensi inalano. Gli huelepegas sono i bambini che fanno uso della pega. 86 Mi sono integrata al progetto a metà del 1993 spinta dai miei fratelli e da mia cognata che mi hanno parlato bene del progetto; inoltre i Natras avevano il tempo per la ricreazione, dibattevano su vari temi e apprendevano capacità manuali. (…) Io non volevo stare sotto il "dominio" dei miei genitori; volevo divertirmi e non stare solo a studiare, a vendere o a occuparmi della casa ma volevo anche avere un po’ di libertà di espressione rispetto agli altri e libertà nel decidere quello che voglio o non voglio fare. Il motivo principale della mia decisione fu che le persone che erano integrate in questo gruppo si esprimevano in maniera molto allegra e poi volevo conoscere più amiche. Io entrai nel gruppo poco a poco. Prima andavo ad accompagnare le mie sorelle alle riunioni poi decisi di chiedere di essere integrata anch'io. (…) Le cose che mi piacciono del gruppo è che ognuno di noi può esprimere la propria opinione; c'è una miglior comunicazione e, soprattutto, una miglior relazione e fiducia reciproca. (…) Organizziamo attività ricreative; scegliamo dei temi per poi analizzarli; abbiamo anche attività manuali come fare disegni o cartoline di auguri. Inoltre abbiamo elaborato alcune testimonianze sulla nostra vita che ci hanno aiutato a conoscerci meglio. Lidamar Lòpez Zeledòn, 13 anni Lavoro come domestica dall'età di 7 anni, il mio lavoro è facile: lavo, stiro, cucino e pulisco. Quasi non mi pesa perché già sono grande, una signorina. Lavoro a casa mia, siamo tutti bambini lavoratori e, anche se siamo poveri, siamo poveri allegri e puliti. Mi piace lavorare, perché quando siamo tristi e facciamo qualcosa, mi emoziono e trovo una motivazione. Il lavoro è naturale, tutti dobbiamo avere il diritto di lavorare e di essere pagati adeguatamente. Il progetto mi piace, informiamo la gente che noi lavoriamo e non siamo dei vagabondi. (…) Desidero che tutti i diritti dei bambini siano 87 rispettati, perché se la polizia vede che qualcuno sta maltrattando un bambino, la polizia deve intervenire ed aiutarlo. Blanca Lydia Hernandez, 13 anni. Ho scelto le testimonianze che ritenevo più significative anche se da tutte, nessuna esclusa, emergevano appassionanti racconti e preziose informazioni sul vissuto quotidiano dei bambini lavoratori, carico di esperienze e difficoltà. La semplicità e la genuinità di queste testimonianze possono aiutarci a comprendere, nel percorso intrapreso, non solamente le difficili situazioni che questi minori devono affrontare, ma anche la percezione che gli stessi hanno della loro condizione. La povertà è il filo conduttore che lega tutte queste esperienze; è il contesto nel quale vivono tutte le famiglie dei bambini che lavorano e che limita le opzioni di vita e le scelte che il minore può compiere. Spesso il lavoro, oltre che faticoso, è pericoloso, specialmente per le ragazzine, più esposte agli abusi degli adulti di una società profondamente machista. Abusi che non vengono perpetuati solamente su bambine poco protette che lavorano in strada, ma, stando alle testimonianze, anche su molte di quelle bambine che svolgono il lavoro di domestiche. La maggior parte dei minori che si occupa dei lavori domestici, presso altre case, ma ancora di più presso la propria abitazione, è infatti rappresentato da bambine. Spesso queste sono contente e orgogliose di aiutare la madre nella gestione della casa, anche se criticano la scarsa considerazione data dai genitori alle loro mansioni casalinghe. Tali mansioni possono essere concepite come un vero e proprio impegno lavorativo, sia per il carico di fatica e di responsabilità che implicano (pulire, cucinare, accudire i fratelli minori), sia 88 per il valore economico che hanno, rendendo possibile, per esempio, ad uno dei genitori di avere più tempo per lavorare fuori casa. Proprio la vita familiare è un elemento poco studiato dalle indagini classiche sul fenomeno del lavoro minorile. Dalle testimonianze possiamo notare che molti Natras lamentano un pessimo rapporto con il padre, descritto spesso come autoritario ed in alcuni casi anche alcolizzato e violento. Le statistiche ci dicono che sono molto numerosi in Nicaragua i casi di abbandono del nucleo familiare da parte del padre. In tali circostanze la famiglia inizia una vera e propria lotta per la sopravvivenza e, sia la madre che i figli, si ritrovano ad assumere un ruolo molto più impegnativo di quello che spetterebbe loro. La madre, dalle testimonianze, appare come una figura più sensibile alle esigenze del bambino anche se talvolta, alla pari del padre, rimprovera fino addirittura a maltrattare fisicamente i figli, se questi non portano a casa i soldi attesi. Il disagio familiare che spesso emerge da questi brevi racconti, non può però essere interpretato separatamente dal contesto di grave povertà che colpisce queste famiglie, favorendone una crisi non solo economica ma anche relazionale. La strada è per i bambini luogo di fatica, talvolta di violenza subita e in alcuni casi anche di abuso di sostanze stupefacenti. Allo stesso tempo, lavorando in strada, i bambini si creano anche nuove amicizie e momenti di gioco e divertimento. Il minore che lavora in strada vuole essere rispettato e non vuole essere considerato come un vago93, ma come un bambino che lavora e si sacrifica. I Natras percepiscono da parte della società un'ostilità cieca, che ritengono immotivata e a priori. Nonostante ciò, il minore lavoratore, è orgoglioso del proprio impegno e ritiene indispensabile il contributo che dà alla sua famiglia Per assurdo infatti, la società vede i Natras come bambini che svolgono un lavoro poco onesto e dignitoso. Giovanni Alfonso di 14 anni racconta "Io penso che non sto rubando. Lavoro, faccio qualunque cosa, pulisco i vetri, 93 vagabondo 89 lucido le scarpe, qualunque cosa, mi guadagno da vivere. Lavoro e sento che quello che guadagno è frutto del mio sudore". I Natras comprendono di essere percepiti da molti come dei mezzi ladruncoli quando invece, nonostante la situazione di estrema povertà nella quale il sistema li ha relegati, compiono un grande sforzo per svolgere i lavori più onesti e dignitosi possibile. Un altro considerevole sforzo realizzato dai ragazzi, malgrado le difficoltà che questo implica, è quello di proseguire gli studi. Colpisce, per esempio, la caparbietà di Gabriel (13 anni) che vive separato dalla propria famiglia e trova ugualmente la forza per guadagnarsi in qualche maniera dei soldi per frequentare la scuola. "Lavoro per me stesso; per pagarmi gli studi, per mantenermi, per vestirmi, dato che non vivo con i miei genitori (…) Non posso lasciare la scuola. Per il momento va bene però se abbandono devo ripetere il sesto anno. Il problema è che sopra i 13 anni uno non può ottenere il sesto anno. E' una legge. Posso perdere i miei anni di studio; non mi conviene". Il bambino che lavora, attraverso la partecipazione ai progetti dell'Inprhu, vuole ottenere il rispetto da parte della società. Spesso la delusione per un mancato riconoscimento da parte del sistema sfocia in un comportamento autolesionista (rassegnazione, abuso di droghe, partecipazione a reti delinquenziali). Il movimento dei Natras prova a convertire questo orgoglio frustrato in un percorso di maggiore crescita personale del Natra e attraverso una più generale critica al sistema e più costruttive richieste alle autorità. Secondo Giangi Schibotto94, è necessario superare la concezione che i NATs siano solamente una sommatoria di individuali disperazioni e riconoscendo loro diritti come gruppo sociale. "Attraverso il gruppo abbiamo ottenuto nuove capacità. Abbiamo saputo che non eravamo i soli ad avere queste difficoltà, che ci sono molti bambini ed adolescenti che lavorano in strada. Il gruppo ci ha aiutato anche a guardare in avanti e provare ad essere qualcuno nella vita e a far sì che nessuno ci umili o ci maltratti". 94 Schibotto, Giangi, Niños trabajadores. Costruyendo una identitad. Lima, IPEC, 1990. 90 Molti Natras interpretano inoltre come positiva la possibilità di partecipare attivamente e concretamente alle attività, unitamente alla capacità di comunicazione e dialogo che si sviluppa all'interno del gruppo. Infine, in tutte le testimonianze, emerge con tenerezza la volontà di appartenere al gruppo per un semplice desiderio di avere nuove amicizie e momenti di svago. 91 2. I NATs in Colombia e Venezuela 2.1 Processo organizzativo dei NATs in Colombia In Colombia i minori che partecipano al movimento dei NATs sono quasi un migliaio. Tutte le realtà del movimento hanno intrapreso un percorso nel quale i bambini lavoratori partecipano in maniera attiva alle attività del gruppo e dove viene proposta una visione alternativa al tradizione approccio del totale abolizionismo, anche se non tutte si riconoscono in toto nei principi dell'approccio della valorizzazione critica. La Colombia è uno dei paesi dell'America Latina con maggiori disuguaglianze all'interno della popolazione. La crisi economica dei settori popolari è oramai endemica e ciò costringe molti minori a lavorare per sopravvivere e contribuire alla sopravvivenza della propria famiglia. Le statistiche parlano di circa due milioni di minori che lavorano nel paese. Il processo organizzativo dei Niños, Niñas y Adolescentes Trabajadores colombiani inizia nel 1995 quando congiuntamente, la Fundacion Creciendo e il Proyecto Pequeño Trabajador, convocano un primo incontro nella città di Choachi. Questo incontro permise la socializzazione di alcune proposte riguardo al tema della nascita di un movimento dei bambini lavoratori in Colombia. Da questo momento si cominciano a cercare altre organizzazioni e realtà che lavorano assieme ai NATs, per avviare un percorso comune. All'incontro di Coachi seguirono diversi Incontri Regionali (tra i quali quello di Paisa, di Cundiboyacense, di Medellin, di Popayàn, di Bogotà y Cicuta) e Nazionali (il secondo a Rio Negro Antioquoia, il terzo ad Armenia). Nasce inoltre una rivista del movimento come contributo alla diffusione e sensibilizzazione dei temi legati alla realtà del lavoro minorile. Nel 2005 si riunisce il coordinamento nazionale a Bogotà dove viene costituita la ONATsCOL, gruppo organizzato rappresentativo delle varie realtà dei NATs colombiani e raccordo con il MOLACNATs, il movimento 92 organizzato dell'America Latina. Sono stati inoltre attivati seminari per i collaboratori adulti, nei quali vengono affrontate le problematiche legate al lavoro minorile, con particolare attenzione alla attuazione della politica sociale del governo. 2.2 Il progetto del Pequeño Trabajador Da quasi venti anni il progetto "il Piccolo Lavoratore" lavora in un quartiere marginale di Bogotà (Patio Bonito) per la valorizzazione della vita dei bambini e delle bambine lavoratrici. Promuove la creazione di gruppi di minori lavoratori come spazio per la difesa dei propri diritti e la ricerca di condizioni più dignitose di vita e di lavoro. I gruppi sviluppano un'esperienza di partecipazione ed organizzazione infantile che ha come obiettivo lo sviluppo umano, l'autostima e l'apertura di spazi per il protagonismo e la partecipazione sociale dei bambini e delle bambine. Attualmente al progetto partecipano otto gruppi di NATs (circa 200 bambini/e e adolescenti tra i 5-17 anni), due gruppi di madri lavoratrici ed un equipe di accompagnamento ed animazione formato sia da professionisti sia da ragazzi e ragazze impegnati in questa azione, che vivono tutti nello stesso quartiere.95 Riporto di seguito un' intervista fatta ad un collaboratore del Pequeño Trabajador nel novembre del 200696. "Come nasce La Fundaciòn Pequeño Trabajador e quando si è inserita nel Movimento latinoamericano dei Niños y Adolescentes Trabajadores? 95 www.Natsper.org www.ifejants.org/new/docs/boletines/colaboradores 96 93 La Fundaciòn Pequeño Trabajador sta per compiere 20 anni. L'esperienza iniziò nel Patio Bonito (quartiere periferico di Bogotà) per creare uno spazio per i bambini che lavoravano, attraverso un approccio evangelico. Alcuni di noi venivano da esperienze nel MIDADEN, il movimento Internazionale dell'Apostolato dei bambini. L'elemento del protagonismo infantile era presente fin dall'inizio ma solo successivamente incontrammo il Movimento Latinoamericano dei NATs. Dall'incontro di Buenos Aires del 1992 ci unimmo a loro per costruire una realtà dell'America Latina. Cosa ha significato l'esperienza di entrare all'interno di una dinamica Latinoamericana per la Fundaciòn Pequeño Trabajador? La nostra esperienza e la partecipazione al Movimento sono due cose distinte. Facciamo parte del Movimento ma manteniamo un approccio nostro. Abbiamo elementi in comune e altri no, però questo non ci impedisce di stare insieme e costruire un progetto unico. Per esempio, noi consideriamo tra i diritti dei NATs quello di sfruttare a pieno la vita, inteso non come ricreazione ma come cultura e modo di vedere il mondo. Significa che la ricerca dei NATs di loro stessi, che non sempre prendono parte dell'organizzazione, la ritrovano anche in un viaggio: andare a conoscere il mare può essere tanto importante quanto dibattere di politica. Come si sostiene la Fondazione? si autofinanzia? Abbiamo un autofinanziamento del 27%, il resto sono finanziamenti di altre organizzazioni che ci sostengono. Tuttavia questo 27% di autofinanziamento è la chiave per continuare ad essere quello che siamo; soldi ottenuti in base al sostegno dei ragazzi e alle iniziative economiche che realizziamo. Usiamo la parola "Fondazione" perché non abbiamo altra possibilità. Non siamo in realtà una vera e propria Fondazione; ci consideriamo una organizzazione comunitaria con personalità giuridica. Legalmente non si possono tenere dei bambini legati ad un'organizzazione. Si tratta quindi di una fondazione a nome di adulti. Il gruppo dei NATs è un'altra cosa? 94 Questo è un'altra sfumatura che ci differenzia dal Movimento: Noi sentiamo che l'organizzazione dei NATs senza adulti non esiste; noi siamo nell'organizzazione come loro. Per noi la sfida pedagogica è organizzarci con loro, avere percorsi congiunti e prendere insieme decisioni politiche. E' una costruzione collettiva. Insieme siamo una organizzazione comunitaria, adulti, bambini e adolescenti, che difendiamo la dignità dei NATs; questa è la nostra definizione. Crediamo che sia una proposta più stimolante; più del dire: tu organizzati, però io continuo ad essere adulto qua fuori e manipolo da qua! Noi abbiamo un Equipo de Animaciòn mista, adulti e bambini, dove le decisioni politiche non sono prese solamente dai bambini. Anche voi avete voce e voto? Sì, quando agiamo come organizzazione Pequeño Trabajador, ma come Movimento votano solo i bambini. E come procede l'esperienza dell'organizzazione nazionale dei NATs? La ONATsCOL, Organizzazione dei NATs colombiani, è formata da tre esperienze di Bogotà e da sette di tutto il paese. Non è facile lavorare, a causa del violento contesto colombiano. Non è facile costruire una esperienza con profilo politico, la gente preferisce una cosa più leggera per parlare di infanzia. Inoltre, siamo un paese che è al centro della proposta per l'America Latina dello sradicamento del lavoro minorile. Qui è iniziato il percorso dell'IPEC sul lavoro nelle miniere; qui è quindi molto forte la presenza dell'OIL e dei suoi soldi. Che successi ha ottenuto la politica di sradicamento del lavoro minorile in Colombia? La Colombia è uno dei paesi che loro considerano e presentano come di maggior successo nel settore dell'abolizionismo. Si parla di un milione in meno di bambini lavoratori, anche se le cifre variano molto. La cifra ufficiale è di 2 milioni e 700 mila bambini. La seconda è di 1 milione e 600 milioni. Senza contare i minori di 12 anni perché non sono riconosciuti come 95 lavoratori. Da un momento all'altro spariscono le cifre. Per presentare progetti le cifre sono enormi, per presentare gli studi sui progressi le cifre sono piccole! (…) I centri della politica di sradicamento sono delle case dove il bambino si ferma tutto il giorno: mangia, studia, gioca e sta tutto il giorno controllato perché non vada a lavorare. I bambini stanno lì, poi escono e lavorano in altri momenti; la notte per esempio. Il bambino che sa di stare lì perché è un bambino lavoratore, inizia un processo di distruzione dell'autostima. Queste case hanno dei progetti per brevi periodi: i bambini restano lì 3 mesi e dicono loro che non devono essere dei bambini lavoratori, che è peccato, è orribile, poi il bambino esce e si ferma in strada senza voglia di tornare a lavorare ma con le stesse necessità. Se le necessità sono le stesse, può essere che cerchi altre strategie per risolverle, più rapidamente e con meno sforzo. (…) Il Movimento dei NATs in Colombia agisce in un contesto molto diverso. Il Movimento sta nascendo ogni anno, da 14 o 16 anni. Stiamo lottando per costruirlo, però, in questo contesto di aggressività impressionante delle organizzazioni abolizionista, è difficile. Quanti NATs fanno parte del movimento colombiano? Al Pequeño Trabajador siamo circa 200 o 250. Sommando tutte le 7 esperienze, circa 800-1000. Le esperienze che partecipano, abbracciando fino in fondo l'approccio della valorizzazione critica del lavoro non sono tante. (…) Ora al Pequeño Trabajador stiamo affrontando il dibattito sul Codigo de Infancia. Il Codigo riconosce il diritto del bambino a lavorare? Il Nuevo Codigo incorpora il lavoro all'interno di una prospettiva negativa; lo accetta solo per i maggiori di 15 anni. E i mezzi di comunicazione come "trattano" la realtà dei bambini lavoratori? Ne parlano come una vergogna, come una forza oscura che li muove. C'è sempre un trattamento aggressivo e poi vengono distorte alcune cose; si vincola per esempio il lavoro di strada alla prostituzione. La gente quando 96 pensa al lavoro minorile pensa alla prostituzione, ai mendicanti, ai bambini in guerra o nel narcotraffico, come se questo fosse lavoro! I mezzi di comunicazioni vi danno spazio? Sì, quando ci consultano. Una volta all'anno c'è un programma che ci chiama e ci presenta… non è un grande scenario, però ci cercano. Ci chiamano se vogliono ascoltare qualcosa di differente; per avere un'opinione di contrasto. Non è la stampa in generale, sono alcune persone specifiche che cercano una opinione differente. Qualche tempo fa abbiamo partecipato ad un programma molto carino, molto rispettoso. All'inizio ci domandarono se potevano oscurare il volto dei bambini, come se fosse un delitto lavorare. Io però ho firmato l'autorizzazione e abbiamo proseguito perché non ci vergogniamo di quello che i bambini fanno. I giornalisti li hanno intervistati e sono stati contenti di come è andata. L'orribile banda nera che solitamente pongono sui volti dei bambini hanno una grande forza simbolica. I mezzi di comunicazione colombiani sono duri. Qui l'infanzia esiste solo quando riceve assistenza o quando è protagonista di delitti, sono le uniche due immagini che la stampa cerca." 97 2.3 NATs in Venezuela La realtà che in Venezuela lavora da più tempo con i bambini di strada è il MOANI. Fondato nel 1976 da Padre Roberto Lebegue, sacerdote e operaio di un quartiere popolare dello stato del Lara, il MOANI si sviluppa progressivamente anche in altri quartieri e nelle zone rurali delle province vicine. Al MOANI, costituito attualmente da 15 gruppi dislocati in tutto il paese, partecipano niños y adolescentes dei settori popolari, ma non esclusivamente trabajadores. La valorizzazione critica non è perciò l'approccio di riferimento per tutti i gruppi del MOANI, anche se, l'elemento dell'appartenenza dei bambini alle fasce più povere della popolazione del paese e la loro partecipazione attiva all'interno dei gruppi, avvicina molto il MOANI al Movimento Latinoamericano dei NATs. Il gruppo del MOANI di Barquisimeto è invece formato esclusivamente da bambini lavoratori (oltre ad essere maggiormente laico e impegnato nella crescita del movimento internazionale dei NATs)97. Negli ultimi anni i gruppi di NATs sono aumentati ed hanno iniziato percorsi di coordinamento tra le varie realtà del paese e anche con realtà di altri paesi latinoamericani. Nel 2003 nasce il CORENATs , nato come coordinamento delle diverse realtà che lavorano con i bambini: l'ASUNICA, associazione di bambini di strada; l'AMICAL, organizzazione governativa per la formazione di bambini di strada ora gestita dai bambini stessi; la rete contadina di scuola cattoliche; ed infine il MOANI. Yajaria Silva, 15 anni: "sono delegata del CORENATs di Lara (…) è quasi due anni che faccio parte del movimento, da quando ci fu un incontro regionale nel Barquisimeto. Mi dissero che c'era un laboratorio, non sapevo esattamente di cosa si trattasse, ma ci andai e mi spiegarono dell'INPSASEL, 97 Corenats, Informe del Proceso de preparación y celebración del II Encuentro nacional de Niños, Niñas y Adolescentes Trabajadores, Trujillo dal 1 al 4 settembre del 2005, scritto privato. 98 l'Istituto Nazionale di Prevenzione, Salute e Sicurezza Lavorativa, che fa parte del Ministero del Lavoro, dove c'è un progetto che si chiama Pro-NATs, un progetto con il quale il governo aiuta i NATs del Venezuela. Andai e mi elessero come delegata della scuola contadina, e così continuai a partecipare. Io rappresento i gruppi di campagna, ed altri ragazzi quelli della città. Siamo stati all'incontro nazionale dove c'erano altre realtà e abbiamo fatto un filmato. C'era chi lavorava nel mercato, chi come lustrascarpe e chi lavorava nei campi. Per i bambini della campagna è difficile incontrarsi, perché trovare il denaro per i trasporti è difficile. Ad esempio io vivo a Moràn, che sta a quattro ore da Barquisimento. Ci riuniamo ogni 15 giorni, prima era ogni settimana, ma era troppo difficile perché bisognava anche trovare i soldi tutte le settimane. Ad andare siamo in pochi, non più di tre perché il biglietto è costoso. Quando torniamo a casa raccontiamo cosa è successo alla riunione a quelli che non sono venuti. (…) Nel movimento inoltre offriamo dei laboratori di formazione. In questi laboratori siamo noi a scegliere le tematiche, le date; i collaboratori si incaricano di cercare qualcuno che sia esperto e ci possa parlare dei temi scelti, in modo da discuterne assieme. (…) Per me è importante far parte di un gruppo di NATs perché noi quando stiamo da soli non ci rendiamo conto che stiamo lavorando, e molte volte ci sfruttano. Siccome non sappiamo niente di queste cose non possiamo nemmeno rendercene conto. Anch'io, come altri amici che lavorano, non sapevo che era possibile trovare un sostegno… impariamo a distinguere le cose… si impara molto. Il gruppo mi permette di crescere e chiarisce i miei principi come lavoratrice, come bambina e come persona nella società. Per esempio è importante sapere che c'è una legge che mi protegge, come posso difendere i miei principi etc"98. Il movimento venezuelano ha trovato, negli ultimi anni, il sostegno del governo di Chavez, impegnato concretamente nell'attivazione di programmi per l'appoggio e la protezione dei NATs, come ad esempio il Programma Pro- 98 Arianna di ItaliaNats, Viaggio in Venezuela: incontri, scritto privato 99 NATs del Ministero del Lavoro. Altri progetti dovrebbero essere attivati in futuro ed altre proposte del movimento dei NATs sono attualmente discusse con il governo e le autorità locali. Presento di seguito le linee di azione del Programma PRONATs dell'INPSASEL, Istituto Nacional de Prevencion, Salud y Seguritad Laboral enunciate nel sito del Minstero para el Trabajo y Securitad Social99. - Coordinamento delle attività con il Consiglio Nazionale del Diritto del bambino, delle bambine e degli adolescenti; - rafforzamento del sistema di supervisione e controllo delle condizioni di lavoro degli adolescenti lavoratori; - determinazione di un Programma di supervisione e controllo delle condizioni di lavoro del NAT (niño y adolescente trabajador) nel settore dell'economia informale; - classificazione e attuazione delle categorie di lavoro pericoloso e nocivo per il NAT, prendendo in considerazione le condizioni nelle quali si realizzano tali lavoro e i rischi per la salute del NAT; - implementare un programma di attenzione medica e occupazionale per i NATs; - implementazione di programmi di capacitazione in materia di organizzazione e partecipazione protagonistica del NAT (organizzazioni sindacali, comitati di igiene e sicurezza lavorativa); - promuovere spazi di incontro e partecipazione del NAT e di entità di attenzione per la elaborazione, l'esecuzione ed il controllo di politiche, piani, programmi e progetti, in materia di salute e lavoro; - creazione di una base di dati sull'ubicazione economica e sulle condizioni di lavoro del NAT. 99 www.inpasel.gov.ve 100 Obiettivo del Programma: Stabilire un sistema di controllo delle condizioni di lavoro del Niño y adolescente trabajadore, che permetta la protezione della sua salute per un effettivo sviluppo personale e sociale. 101 APPENDICI 1. Intervista a Juan Diego e ad Anna Maria, NATs di Lima e delegati del Manthoc in visita in Italia. (Ottobre 2005) 1.1. Intervista a Juan Diego o Francesco: Le prime domande sono più personali, dopo cominceremo a parlare del Manthoc.Come ti chiami? o Juan Diego: Mi chiamo Juan Diego, ho 16 anni, sono il delegato nazionale del Manthoc, vengo da Lima. o Francesco: Che lavoro fai e che lavoro/i hai fatto? o Juan Diego: Attualmente sto lavorando come giardiniere, lavoro da quando ho 7 anni, nel settore dell’agricoltura; in seguito ho lavorato macellando e vendendo polli, successivamente vendendo caramelle, sia per strada che in un negozio. o Francesco: I tuoi genitori che lavoro svolgono? o Juan Diego: Mio padre lavora del settore della frutta, mia madre vende caramelle. o Francesco: Tu vai a scuola? o Juan Diego: Sì, la mattina vado a scuola… e sono il primo della classe! o Francesco: Eeh… o Juan Diego: Occupo il posto migliore, sono sempre stato il migliore! Lavoro nel pomeriggio, dalle 2 alle 5. o Francesco: Ti piace il tuo lavoro? o Juan Diego: Il lavoro mi è sempre piaciuto moltissimo. Per questo ho svolto molti lavori, perché mi è sempre piaciuto, rapportarmi alle persone; inoltre tramite il lavoro apprendo mi piace molti valori, come la responsabilità, la puntualità, la capacità di risparmiare, il reciproco aiuto che noi sentiamo di scambiarci gli uni gli altri. Più del 102 lavoro, ci gratifica il fatto di non doverci sentire come impotenti che non possono fare niente nella vita. o Francesco: E’ stata la tua famiglia a volere che tu lavorassi, oppure hai cominciato tu, di tua iniziativa? o Juan Diego: Ho cominciato assolutamente per volontà mia. Già quando ero piccolo,prima dei sette anni, ero curioso e volevo sempre aiutare mio padre e mia madre quando li vedevo lavorare. E già allora mi piaceva molto aiutare mio padre, ogni volta che lo accompagnavo ai campi lo facevo con gusto. o Francesco: E i tuoi fratelli e i tuoi amici, se lavorano, che lavoro fanno? o Juan Diego: I miei fratelli… Tra me e i miei fratelli c’è sempre stato un ottimo rapporto, non abbiamo mai litigato, abbiamo sempre condiviso tutto; tra loro, uno lavora nel disegno grafico, in una tipografia; le mie due sorelle sono casalinghe, ma svolgono comunque lavoretti manuali di artigianato; ho una sorella minore, che lavora nell’agricoltura con mio padre. I miei amici invece come lavoro cantano sugli autobus, oppure aiutano i loro zii nelle pollerie. Avevo anche amici che come lavoro svolgevano servizio taxi portando le persone sui carretti, oppure vendendo pane. o Francesco: E pensi che la scuola ti possa aiutare per trovare un buon lavoro quando sarai grande? o Juan Diego: A scuola sicuramente si impara molto; accade però, non molto di rado, che i professori non spieghino bene, siano poco motivati poiché non ricevono il giusto stipendio. Senza la sicurezza economica legata ad un salario adeguato, i professori insegnano ma non ti seguono; se apprendi bene, altrimenti non fa niente. o Francesco: E come venivi trattato da chi ti dava il lavoro? C’era una differenza di trattamento tra quando lavoravi per tuo padre e quando lavoravi per altra gente? o Juan Diego: Beh, quando lavoravo con mio padre tutto era diverso, c’era sempre una atmosfera bella, allegra, perché si stava in famiglia. Quando ho lavorato per mia zia, macellando e vendendo polli, dovevo sempre 103 alzarmi molto presto, alle 3 (dovevo essere sveglio per preparare la cucina) e quindi arrivavo a scuola in ritardo. Questo mi infastidiva molto, il mio rendimento scolastico ne risentiva, e io ero troppo stanco per stare attento a tutte le lezioni. Mia zia aveva molti problemi con i suoi figli, in più soffriva di osteoporosi, soffriva molto; perciò era sempre isterica. o Francesco: Ma la maggior parte di voi lavora con i genitori o comunque con parenti? o Juan Diego: Alcuni di noi lavorano con i genitori, dando un apporto alla famiglia, però alcuni preferiscono altri tipi di lavoro a quello svolto dai genitori e lavorano per conto loro, come dipendenti presso qualcun'altro. o Francesco: Secondo te è peggio lavorare per altri? o Juan Diego: Beh, se lavori da solo vai incontro a molti problemi, lavorare nella strada è duro; se lavori per altri non puoi sapere com’è il carattere del datore di lavoro, magari all’inizio sembra in un modo e poi si rivela il contrario. o Francesco: Qual è l’atteggiamento della polizia nei vostri confronti? o Juan Diego: Soprattutto prima non era raro che venissero a cercarci e a picchiarci, nei mercati o in altri luoghi pubblici, gridandoci che non dovevamo lavorare ma solo andare a scuola, senza andavamo comunque a scuola, sapere che noi e lavoravamo anche per poterci permettere di continuare gli studi. Però ora abbiamo un rapporto migliore con la polizia, grazie anche ad un nuovo programma di supporto dei bambini lavoratori di strada, chiamato “programma colibrì”, che mira a fare sì che i minori lavoratori possano lavorare in condizioni degne. o Francesco: Questo programma è riservato a voi del Manthoc? o Juan Diego: Sì, è con il Manthoc che noi abbiamo cominciato questo programma colibrì, affinché anche la polizia fosse messa al corrente di chi fossimo e di come portassimo avanti i nostri progetti di studio e di lavoro. o Francesco: Posso chiederti quanto guadagni? 104 o Juan Diego: Il mio guadagno effettivo è di 220 soles al mese , perché dei 300 soles del mio stipendio almeno 80, a volte 100 soles, li uso per raggiungere il posto di lavoro; essendo questo molto lontano da casa mia, devo prendere ogni giorno gli autobus. o Francesco: E dov'è casa tua? In un quartiere povero o ricco? o Juan Diego: Il mio quartiere è Villa el Salvador100, un quartiere dove abitano famiglie giunte a Lima in cerca di lavoro e di una nuova abitazione, dopo essere fuggite dai terremoti che per un periodo hanno interessato molte zone della Sierra101 peruviana. Molti si sono costruiti lì la propria abitazione. Io non ho una casa, la mia famiglia abita in una cappella! Infatti i miei genitori sono guardiani di questa cappella, e insieme teniamo in ordine la casa di Dio; mio padre tiene molto alla mia educazione religiosa. o Francesco: Quindi sei religioso? o Juan Diego: Sì, perché credo in Dio e nella fede. o Francesco: Dicevi, del tuo quartiere.. o Juan Diego: Nel mio quartiere pullula la micro-criminalità, in quanto la maggior parte delle famiglie ha bisogno di denaro e il governo non fa niente per sopperire a queste mancanze. E’ la necessità che fa sì che molti ragazzi rubino. E’ comunque un quartiere carino, poiché c’è molta confidenza fra le persone, l’atmosfera che c’è aiuta la socializzazione, in più sono tutti grandi chiacchieroni! Abbiamo la nostra bella spiaggia, a sud del quartiere, e delle rovine di un vecchio santuario. o Francesco: Anche i tuoi amici vivono lì? o Juan Diego: Sì. o Francesco: Tra i lavori che svolgono i tuoi amici, qual è il peggiore secondo te? o Juan Diego: Tra i miei amici non ho visto forme peggiori di lavoro, ma in Perù esistono bambini lavoratori che cadono nel mondo della 100 101 Uno dei cosiddetti pueblos jovenes [nuovi villaggi] di Lima. Zona andina. 105 prostituzione infantile, oppure che vengono sfruttati nel lavoro in miniera o in altre condizioni non adeguate al tipo di lavoro che svolgono o alla loro età. o Francesco: Tu come trascorri le tue giornate? o Juan Diego: Mi alzo alle 6, perché la mattina presto aiuto i miei genitori a tenere la casa prima di uscire. A volte mi piace alzarmi per primo e preparare la colazione per tutti, perché so che il lavoro che li aspetta è stancante. Quindi mi alzo, preparo la colazione, preparo i miei quaderni e vado a scuola. E lì sto sempre attento![ride..] Aiuto i miei compagni ogni volta che me lo chiedono. Dopo la scuola vado alla mensa popolare a prendere da mangiare. Infatti non c’è nessuno che mangia a casa, i miei genitori lavorano tutto il giorno e non possono preparare da mangiare all’ora di pranzo, loro mangiano sul posto di lavoro. Il sabato vado al Manthoc. La sera mi capita di guardare un po' di televisione, soprattutto i telegiornali, per sapere meglio cosa succede in Perù, per esempio tra i parlamentari. Una volta siamo stati in visita al Parlamento, e i parlamentari hanno annunciato che stavano per riunirsi per prendere decisioni di grande impatto per la comunità, e che avrebbero lavorato tutta la notte. Il giorno seguente veniamo a sapere che a mezzanotte avevano approvato l’aumento dei LORO stipendi del 20-30 per cento circa! Quindi abbiamo proprio avuto l’impressione di essere ingannati da queste persone, che provavano a giustificarci questo aumento di spese pubbliche con la scusa che il loro era un lavoro durissimo. Ma quale lavoro duro! o Francesco: Ti sei fatto un’idea della vita dei bambini italiani e europei? Se sì, vorresti vivere come loro? o Juan Diego: Qui in Italia non so esattamente come vivono, però qualcuno di loro mi ha raccontato di sentire la scuola come un obbligo pesante imposto dai genitori. In più ho visto che molti di loro fumano… A me non piacerebbe vivere così, non mi piacerebbe se bambini più piccoli di me già passassero il loro tempo a fumare. Non mi 106 piacerebbe fare questa vita, perché è una vita pericolosa per la salute, per esempio il fumo può provocare il cancro ai polmoni.Per questo motivo io per esempio non bevo sostanze alcoliche; c’è qualche mio cugino o amico che lo fa, ma io prendo sempre acqua minerale o bibite gassate, niente di più. o Francesco: Ora vorrei farti alcune domande sul Manthoc. Da quanto tempo fai parte del Manthoc? o Juan Diego: Da 5 anni. o Francesco: E lo conoscevi anche prima di entrare nel movimento? o Juan Diego: No, l’ho conosciuto nel 2000, 2001 più o meno. In quel tempo io vendevo caramelle; loro partecipavano alla messa nella chiesa dove vivevo con la mia famiglia102, che si trovava proprio di fronte alla casa del Manthoc. Perciò, ho iniziato ad avere contatti, ad osservarli, e notavo che gli stessi NATs dicevano la messa, parlavano al pubblico, si scambiavano le loro riflessioni sulla pace nel mondo e sullo scambio di solidarietà e amore tra i popoli. Questo mi sembrò molto importante, anche perché all’epoca io ero solo un bambino che vendeva caramelle, ignaro di quali fossero i miei diritti e i miei doveri di minore lavoratore. Allora mi recai alla casa del Manthoc di Villa el Salvador, e mi accolsero benissimo; nella casa tutti abbandonano la timidezza, perché tutti siamo bambini lavoratori, ognuno lavora in cose diverse ma siamo tutti uguali, e questo ci fa sentire come in una famiglia. Nella casa le cose più importanti sono i nostri racconti delle esperienze lavorative che facciamo. o Francesco: Da quante persone è composto il tuo gruppo del Manthoc? o Juan Diego: E’ interessante vedere l’inizio del mio gruppo. Il mio gruppo nasce nella casa di Villa el Salvador, per iniziativa di una collaboratrice che ha capito la nostra esigenza di avere un luogo di riferimento per organizzare le nostre riunioni e le nostre attività lavorative. Il mio gruppo si chiama ATSOM, che significa Adolescentes 102 Prima Juan Diego aveva specificato che i suoi genitori sono i guardiani della cappella dove vivono, a Villa el Salvador. 107 Trabajadores Organizados del Manthoc; per un periodo la collaboratrice non poté partecipare al gruppo per problemi di salute, ma il gruppo non ne risentì. Siamo un gruppo molto unito e organizzato, abituato all’autoorganizzazione. Abbiamo anche eletto un delegato. Nel gruppo noi discutiamo della nostra vita, della nostra famiglia, siamo come fratelli, ci raccontiamo tutto ciò che ci succede; se qualcuno sta prendendo una cattiva strada glielo diciamo, lo correggiamo e gli diamo consigli. Svolgiamo anche delle azioni nella nostra comunità, azioni che sono molto importanti; per esempio c’è il problema dell’immondizia per la strada. Molto spesso si vedono cumuli di immondizia per la strada, in ogni luogo cani e topi morti, i rifiuti dei bagni… Quando vediamo questa situazione, mandiamo una lettera alla municipalidad di Villa el Salvador richiedendo che raccogliere l’immondizia tutti passino a i giorni; noi insistiamo molto, e allo stesso tempo cerchiamo di sensibilizzare la popolazione a non rovesciare troppi rifiuti a marcire sulla strada. Realizziamo anche diverse attività per finanziare il gruppo, come le pulizie, grazie agli insegnamenti dei collaboratori. Nel nostro gruppo siamo approssimativamente venti, prima eravamo dieci dieci-dodici, poi passarono gli anni, si sono aggiunti altri e noi rimaniamo affinché il nuovo gruppo mantenga le caratteristiche di quello creato da noi, affinché il nostro gruppo continui il più a lungo possibile, visto che compie un sacco di azioni tanto per la comunità quanto noi per stessi. In questo periodo noi stiamo girando per le strade, consegnando volantini e cercando di trasmettere entusiasmo affinché possa aggiungersi gente nuova e partecipare agli incontri del nostro gruppo. Noi stessi organizziamo una disco vita, una specie di balli dove si va condividendo le idee di tutti, ballando ogni tipo di musica, in maniera naturale, e dopo si raccontano le proprie esperienze di gruppo, di lavoro, come si organizzano i vari gruppi di Lima. o Francesco: Quante volte vai al Manthoc ? 108 o Juan Diego: Noi ci riuniamo tutti i venerdì dalle sette alle otto, altrimenti dalle cinque alle sette-sette e mezza. Ma quando affrontiamo un dibattito importante, capita che noi ci tratteniamo al Manthoc fino alle dieci anche! Poi ci vediamo anche la domenica dalle tre alle quattro. Abbiamo avuto dei problemi a stabilire un orario, perché essendo tutti lavoratori non c'erano orari che andassero bene per tutti. o Francesco: Quindi, ripensando alla tua vita di prima, conoscere il Manthoc ti ha aiutato? o Juan Diego: Sì. Mi ha aiutato a mettere a fuoco alcuni elementi in particolare. Per esempio prima io non ero al corrente di quali fossero i miei diritti, come ti dicevo. Ora so bene quali essi siano, e ho avuto così modo di imparare tanto anche dalla critica costruttiva che i miei compagni mi hanno fatto. o Francesco: Che intendete quando parlate di trabajo digno103? o Juan Diego: Significa per noi la possibilità di realizzare un lavoro fatto per noi, un lavoro con dignità. Significa per noi la possibilità di non imbatterci in quei lavori tipo la prostituzione infantile, lo sfruttamento senza un adeguato salario. Significa un lavoro fatto per noi, con amore, così come è pieno d’affetto il lavoro che noi realizziamo con le nostre mani. Il lavoro ci aiuta a socializzare con le persone, sia grandi che bambini. o Francesco: Tornando al discorso che facevamo prima, quando voi lavoravate per uno zio, o qualche altra persona, questi come si mostravano nei confronti del Manthoc? Erano contenti del fatto che voi ne facevate parte? o Juan Diego: Per la maggior parte, quando sanno del Manthoc lo appoggiano, però ce n’è qualcuno che non conosce il movimento e si mostra inizialmente diffidente. Poi accade che i bambini sensibilizzino i propri zii, raccontando cosa fanno durante le riunioni del Manthoc e 103 Lavoro degno. 109 facendo in modo di farsi dare del tempo libero per poter regolarmente partecipare. o Francesco: Puoi parlarmi della relazione che c’è tra voi e le autorità? o Juan Diego: Di solito le relazioni tra noi e le autorità non sono tanto buone, perché il governo per esempio sa che noi esistiamo, che portiamo l’esempio di un lavoro degno accompagnato dagli studi, e si comporta come se noi non esistessimo, se non ci vedessero. Tentano di nasconderci agli occhi dei più, vorrebbero nascondere così l’ingiustizia che commettono nei confronti degli altri bambini lavoratori nel Perù. o Francesco: Pensi che la normativa internazionale sul lavoro minorile, per esempio dell’ OIL, dell’UNICEF o dell’ONU, sia giusta? o Juan Diego: Penso che delle normative dell’OIL sia valida quella che limita il numero massimo di ore giornaliere lavorative per un bambino a 4. Oltre a questa le altre non ci sembrano giuste, in quanto mirano a sradicare completamente il fenomeno del lavoro minorile. Se noi lavoriamo e impariamo così tante cose dall’esperienza lavorativa, non capisco perché l’OIL debba metterci contro tutti gli altri bambini che lavorano o che hanno lavorato, quando noi portiamo solo la nostra esperienza di fronte a loro, un’esperienza di un lavoro degno. 1.2. Intervista ad Anna Maria o Francesco: Come ti chiami e quanti hanni hai? o Anna Maria: Sono Anna Maria, ho 13 anni d'età, vengo da Ayacucho, Perù o Francesco: E che lavoro fai? o Anna Maria: Attualmente noleggio giochi per bambini, le Playstation. Prima lavoravo aiutando nell'agricoltura, sia nella semina che nel raccolto dei vari prodotti, come le patate, la yucca, il mais etc. o Francesco: E tuo padre, che lavoro fa? 110 o Anna Maria: Beh, io ti dirò di mia mamma, niente più, perché io non vivo con mio padre da quando sono nata! Mia madre lavora con me, lavoriamo nello stesso negozio, ci aiutiamo a vicenda. Quando lei deve andare a fare qualcos'altro, tipo per esempio andare a cucinare, io bado al negozio. o Francesco: Tu vai a scuola? o Anna Maria: Certo! o Francesco: Quante ore vai a scuola e quante invece lavori in un giorno? o Anna Maria: Io lavoro tutti i giorni fino a mezzogiorno, perché la scuola è dalle 12 e 45 fino alle 5 e 45. o Francesco: Ti piace il lavoro che fai? o Anna Maria: Beh, a me sì, mi piace servire la gente che viene al negozio; lavorando inoltre apprendo che cos'è veramente la responsabilità. o Francesco: E sai già cosa vorrai fare da grande? o Anna Maria: Mi piacerebbe fare qualsiasi cosa, ma più di tutto mi piacerebbe occuparmi di contabilità. Mi piacciono i numeri! o Francesco: Ma è stata tua madre a decidere per te che tu dovessi lavorare, o è stata una decisione solo tua? o Anna Maria: E' stata una mia iniziativa. Vedevo mia madre tutti i giorni fare tutto da sola, stancarsi sempre, io mi sentivo male a vedere mia madre che faceva tutto da sola quando io invece potevo aiutarla. o Francesco: Hai fratelli? o Anna Maria: Una sorellina! o Francesco: E lei, e i tuoi amici, lavorano? o Anna Maria: La mia sorellina mi aiuta, anche se io preferisco comunque che lei non lavori, preferisco che lei si dedichi completamente ai suoi studi, perché così possa, come dice mia mamma, avere una vita migliore di lei! o Francesco: E pensi che, per quanto riguarda te, la scuola ti potrà essere d'aiuto per trovare un buon lavoro in futuro? o Anna Maria: Penso che la scuola serva a tutti, non solo a me. Ormai, per svolgere qualsiasi lavoro viene richiesto il diploma. 111 o Francesco: Tu hai lavorato sempre con la tua famiglia? o Anna Maria: Sì, con mia madre. o Francesco: E come sono i tuoi rapporti con la polizia? Come vieni trattata da loro quando ti trovano al lavoro nel negozio? o Anna Maria: Bene, né io né mia madre abbiamo problemi con la polizia, abbiamo la regolare licenza per il negozio di noleggio. o Francesco: Ma tu ricevi un tuo stipendio? o Anna Maria: No. A volte mia madre vuole darmi un po' di soldi, ma io le dico di metterli da parte per quando serviranno per la scuola; infatti al collegio ci chiedono di comprare e di leggere moltissimi libri (l'anno scorso abbiamo letto qualcosa come dodici libri). o Francesco: Invece il tuo quartiere com'è? ricco, povero, bello, brutto… o Anna Maria: Beh , il mio quartiere è sicuramente povero, la gente con più soldi si può permettere di andare a vivere molto più vicino al centro, se non proprio in centro; noi invece viviamo in periferia, dove comunque lo spazio è accogliente, e le persone tra loro creano una comunità, amabile, che si organizza per realizzare alcune attività, appoggiando il sindaco del distretto, volte al miglioramento del quartiere. Poi partecipiamo attivamente agli eventi della città: noi per esempio in Ayacucho abbiamo grande affluenza di turisti durante la semana santa104, quando si svolgono importanti festeggiamenti in costume e viene gente da tutto il mondo a vederli. o Francesco: Tra i lavori che vedi fare dai tuoi amici, qual è per te il peggiore? o Anna Maria: Mah, tra i ragazzi e le ragazze che conosco tramite la scuola non c'è nessuno che lavora. La mia scuola è una scuola del centro, che mia madre ha voluto che frequentassi perché tiene sempre molto alla mia istruzione e a quella di mia sorella. Infatti la mensilità che riceve da nostro padre mia madre la usa tutta per le spese della scuola. 104 settimana santa. 112 Insomma, la mia è una scuola che frequentano figli di famiglie con i soldi, quindi i ragazzi non devono lavorare. o Francesco: Durante il giorno cosa fai? Per esempio, da quando ti alzi dal letto fino a quando vai a dormire… o Anna Maria: Quando mi alzo, mi preparo velocemente, il tempo di fare colazione con mia madre e poi apriamo subito il negozio. Durante la mattina, quando non c'è nessuno in negozio faccio i compiti per la scuola che non sono riuscita a finire, il pomeriggio vado a scuola e quando torno, dopo la cena, studio per il giorno dopo. Io vado alla scuola secondaria105, e noi abbiamo 12, 13 corsi insieme, quindi spesso capita che io debba studiare di notte per rimanere in pari. o Francesco: Quale è la cosa che ti dà più fastidio del tuo lavoro, e qual è quella che ti piace di più'. o Anna Maria: Non ci sono cose che mi danno fastidio, mentre mi piace moltissimo servire i ragazzini che vengono in negozio cercando i giochi. Infatti quando lavoro, faccio anche un lavoro di propaganda del Manthoc: ai bambini che entrano in negozio, spiego cos'è il Manthoc, li invito a partecipare a una nostra giornata, spero di invogliarli e di fare sì che abbiano la possibilità di entrarne a far parte. o Francesco: Invece ora conosci un po' come vivono i bambini e i ragazzi italiani. Ti piacerebbe vivere come loro? o Anna Maria: No! Non mi piacerebbe vivere come loro, perché mi piace lavorare perchè apprendo di più di quello che mi dà la scuola. Nel lavoro imparo valori come responsabilità e puntualità, il lavoro ti dà molte cose, non è solo "trabajar y trabajar"106. o Francesco: Tu da quanti anni fai parte del Manthoc? o Anna Maria: Da quando avevo otto o nove anni. o Francesco: Ma prima già lo conoscevi? o Anna Maria: No, non conoscevo il Manthoc. Il collaboratore Alfredo mi invitò a partecipare a una riunione, mi spiegò in cosa consistesse il 105 106 Corrisponde alla nostra scuola media inferiore. "Lavorare e lavorare". 113 Manthoc e mi invitò a farne parte. Mia madre mi ascoltò e fu subito d'accordo a che io partecipassi. Mi spingeva ad andare, in modo che io potessi usufruire per esempio del servizio biblioteca che il Manthoc mette a disposizione dei NATs, le è sempre dispiaciuto che noi non avessimo dei libri nostri in casa. o Francesco: Quanti sono i ragazzi del gruppo di cui fai parte? o Anna Maria: Venticinque circa. o Francesco: E quante volte vi riunite nella casa del Manthoc? o Anna Maria: La casa è aperta sempre dalle otto elle dodici e dalle due alle cinque, così che ci possano andare a studiare tutti i bambini che hanno bisogno di libri. Io ci vado un giorno sì un giorno no, in più il sabato ho la riunione dei delegati nazionali del Manthoc. E, sempre il sabato, si riunisce il mio gruppo, ma nel tardo pomeriggio, verso le cinque e mezza-sei. o Francesco: In cosa ti ha aiutato conoscere il Manthoc? o Anna Maria: Beh, come ho già detto, per me è molto utile sia per cose pratiche, come i libri, sia per alcuni valori che ci insegna. o Francesco: Che intendi per trabajo digno107? o Anna Maria: Per noi trabajo digno significa un lavoro diverso dai bambini costretti a mendicare o a lavori pericolosi o sfruttati sessualmente. Fare un lavoro degno significa che la gente fuori non ci prende per mendicanti; quando ci danno dei soldi è perché vogliono in cambio un servizio o un prodotto che noi offriamo. o Francesco: Conosci dei casi in cui i datori di lavoro di tuoi amici si sono opposti a che il bambino partecipasse al Manthoc? o Anna Maria: A volte i bambini che vogliono venire al Manthoc non possono perché lavorano troppe ore. A volte ci sono famiglie buone che li lasciano partecipare a certi orari prestabiliti. o Francesco: Com'è la vostra relazione con le autorità ? 107 "lavoro degno". 114 o Anna Maria: Lo stato non ci riconosce. Ma noi abbiamo la convenzione col municipio, quindi a volte possiamo unirci a loro per varie iniziative, come la pulizia delle strade e dei quartieri. o Francesco: Pensi che le leggi internazionali sul lavoro minorile siano giuste? o Anna Maria: Per me non è affatto giusto che pongano queste leggi, perché quando noi svolgiamo il nostro trabajo digno apprendiamo cose nuove. Se davvero non vogliono che i bambini lavorino, dove li trovano i soldi da dare alle famiglie per far sì che la famiglia si possa sostentare? Le leggi non vogliono che lavoriamo, ma non danno soldi alle nostre famiglie. o Francesco: Tu trovi giusto che un bambino lavori? o Anna Maria:Se è in condizioni di aiutare i suoi genitori perché no? Ci si sente male se non si può fare niente per appoggiare la famiglia. o Francesco: Ultima domanda, per entrambi: cos'è la valoracion critica108 del lavoro minorile? o Juan Diego: Valoracion critica vuol dire che noi valorizziamo molto il lavoro che facciamo, perché lo svolgiamo con grande sforzo, con grande energia, con la speranza che serva e che la gente tragga energia e allegria dal vedere un bambino che lavora bene ed è contento. Inoltre la valorizzazione critica riguarda il lavoro che noi svolgiamo in condizioni degne, noi nel Manthoc siamo d'accordo su quali siano le condizioni sul lavoro da rispettare per non essere sfruttati, condizioni che possono nuocere al NAT. o Francesco: C'è molta prostituzione infantile? o Juan Diego: C'è molta prostituzione di minori, molti vanno nella Sierra a prendere bambini dalle famiglie povere, promettendo loro di trovargli un impiego in città, finendo poi per sfruttarli in vari modi. Oppure prendono ragazzini che non riescono a mantenersi gli studi, e gli offrono 108 "valorizzazione critica". 115 queste forme "facili" di guadagno. In più c'è il fatto che molti turisti usufruiscono della prostituzione di ragazzini e ragazzine. o Anna Maria: Molto spesso vengono tratti nei giri sbagliati con l'inganno, da persone che si approfittano del fatto che non hanno studiato ; magari gli offrono un qualche regalo a patto che li seguano, e poi vengono praticamente sequestrati. E comunque non è un fenomeno limitato ai ragazzini della Sierra, ma è un fenomeno esteso a tutto il Perù. 116 2. Codigo peruviano e progetto Jardineros de mi ciutad In seguito alla ratifica della Convenzione del Fanciullo delle Nazioni Unite, il Governo peruviano ha elaborato il "Codigo del niño y del adolescente"109 approvato con il Decreto Legislativo n. 26103 del 1992. Tale codice, modificato ulteriormente nel 2000, è stato progettato come strumento per la protezione del minore e nasce anche dall'apporto ed il contributo delle realtà dei bambini e degli adolescenti lavoratori organizzati, quali il Manthoc. A differenza della Convenzione del Fanciullo, che considera all'interno della categoria dell'infanzia tutta la fascia di età al di sotto dei 18 anni, il Codigo individua due fasce di età che vanno dagli 0 ai 12 anni per l'infanzia e dai 12 ai 18 per gli adolescenti, proponendo un approccio differenziato per la protezioni dei minori appartenenti alle due categorie. Il Codigo, tenendo conto delle peculiarità della realtà sociale del Perú, abbassa il limite previsto dalla Convenzione 138 dell'OIL per essere impiegato in un lavoro da 15 anni a 12. articolo 22: "(…) lo Stato riconosce il diritto degli adolescenti [maggiori di 12 anni] di lavorare, con le restrizioni che impone questo Codice, sempre e quando l'attività lavorativa non provochi né rischi né pericoli per lo sviluppo, la salute fisica e mentale dell'adolescente e non ne pregiudichi la sua regolare frequenza a scuola". Il Codigo impegna inoltre lo Stato a garantire "modalità e orari scolastici speciali che permettano ai bambini e agli adolescenti di assistere regolarmente ai centri di studio" e ad assicurare, attraverso appositi 109 Codice del bambino e dell'adolescente 117 programmi, ai bambini che lavorano e ai bambini di strada,"un efficace processo educativo ed un' adeguato sviluppo fisico e mentale"110 Tra i programmi avviati in seguito all'approvazione del Codigo del niño y del adolescente vi è il progetto "Jardineritos de mi ciutad"111. - tipologia del progetto: programma di formazione/avviamento al lavoro per ragazzi/e che vivono o lavorano in strada in condizioni di alto rischio, promosso dal consorzio Generacion (del quale fanno parte anche il Manthoc, il Mnnatsop e l'Ifejant) in convenzione con il comune di Lima; - beneficiari del progetto: ragazzi\e lavoratori e di strada con età compresa tra i 12 e i 17 anni; - finalità del progetto: dare l'opportunità ai ragazzi/e lavoratori e di strada di formarsi sul giardinaggio e sulla commercializzazione dei prodotti e acquisire le basi necessarie per implementare una piccola impresa per la vendita di piante. A 4 anni dall'inizio del programma sono stati individuati i seguenti risultati: - l'orario di lavoro ha permesso ai ragazzi di frequentare la scuola; - accrescimento del senso di responsabilità e di disciplina nel lavoro; - il 100% dei ragazzi immatricolati ha proseguito gli studi, il 90% è passato al corso successivo; - all'interno del programma è stato sviluppato un servizio di assistenza sanitaria per i ragazzi. 110 111 art. 15 Piccoli giardinieri della mia città 118 3. Dichiarazioni del movimento dei NATs . n. 3.1 DICHIARAZIONE DI KUNDAPUR - India, 1996 34 delegati NATs, rappresentanti 33 paesi di America Latina, Africa e Asia hanno tenuto il primo incontro a livello internazionale dei Movimenti NAts._Il confronto e l'analisi delle loro esperienze hanno portato alla stesura di dieci punti che servono come base per il protagonismo e la solidarietà internazionale dei NATs. - Noi vogliamo che vengano riconosciuti i nostri problemi, le nostre iniziative, le nostre proposte e i nostri processi di organizzazione. - Noi siamo contro il boicottaggio dei prodotti fabbricati dai bambini. - Noi vogliamo rispetto e sicurezza per il nostro lavoro. - Noi vogliamo un'educazione dai metodi adatti alla nostra situazione. - Noi vogliamo una formazione professionale idonea al nostro contesto. - Noi vogliamo avere accesso a buone condizioni sanitarie. - Noi vogliamo essere consultati per ogni decisione che ci riguarda, locale, nazionale ed internazionale. - Noi vogliamo che sia scatenata una lotta contro le ragioni che sono all'origine della nostra situazione e in primo luogo la povertà. - Noi vogliamo che ci siano attività più numerose nelle zone rurali, per far si che i bambini non siano obbligati ad andare in città. - Noi siamo contro lo sfruttamento del nostro lavoro, ma siamo favorevoli al lavoro dignitoso e con orari adatti alla nostra educazione ed al nostro svago. Per le conferenze che si terranno d'ora in poi, noi vogliamo essere 119 presenti allo stesso titolo degli altri partecipanti (se ci sono 20 ministri, che ci siano 20 NATs). Kundapur (India), dicembre 1996 n. 3.2 DICHIARAZIONE DI DAKAR - Senegal, 1998 DICHIARAZIONE DEI MOVIMENTI DI BAMBINI E ADOLESCENTI LAVORATORI_DI AFRICA, AMERICA LATINA ED ASIA, RIUNITOSI A DAKAR (Senegal) dal 1° al 4 marzo 1998 Nel nostro incontro abbiamo sottolineato le cose seguenti: DIBATTITO SULLA NUOVA CONVENZIONE Chiediamo all'Ufficio Internazionale del Lavoro di poter prendere la parola alla prossima Conferenza di Ginevra, per poterci esprimere sul progetto della nuova Convenzione sulle "forme intollerabili" di lavoro dei bambini. Siamo contrari alla prostituzione, alla schiavitù ed il traffico di droga che utilizzano i bambini. Queste sono attività delittuose non sono lavoro. I Dirigenti Politici debbono saper distinguere quello che è lavoro da quella che è una attività delittuosa. Lottiamo ogni giorno contro i lavori pericolosi e contro lo sfruttamento del lavoro dei bambini. Lottiamo ugualmente per migliorare le condizioni di vita e di lavoro di tutti i minori del mondo. Desideriamo che tutti i bambini del mondo possano avere diritto un giorno a decidere s e lavorare o meno. Il lavoro deve essere adeguato al grado di capacità e di sviluppo di ogni bambino e non dipendere dall'età. 120 INIZIATIVE E POLITICHE RISPETTO IL LAVORO DEI MINORI _ I Movimenti di bambine e bambini lavoratori devono essere consultati quando si tratta di prendere decisioni sul lavoro. Se c'è da decidere, occorre decidere insieme. Non parteciperemo alla Marcia Globale contro il lavoro minorile, perché i suoi promotori non desiderano tenerci in conto nella organizzazione e perché non possiamo marciare contro il nostro lavoro. n. 3.3 Dichiarazione di Huampanì - Perú. Preambolo: i bambini, le bambine ed gli adolescenti lavoratori (NATs) riuniti nel V Incontro Latinoamericano e dei Caraibi e nel I Mundialito di NATs e gli educatori partecipanti al IV Seminario Pedagogico "Politiche sociali e legislazione internazionale sul lavoro infantile", eventi svoltisi nella località di Huampanì, distretto di Chaclacayo, Lima, Perù, dal 6 al 15 agosto 1997. Considerando: 1. Che il lavoro infantile è una realtà che coinvolge milioni di bambini, bambine ed adolescenti in tutto il mondo e che si ripercuote profondamente nella vita di ogni bambino, bambina ed adolescente nella sua famiglia ed a livello sociale, politico ed economico in generale. 2. Che attualmente, ed in relazione a questo tema, si sta sviluppando un profondo dibattito in diversi spazi istituzionali, politici, professionali e sociali. 3. Che già esiste un'importante esperienza di organizzazioni sociali di bambini ed adolescenti e di organismi governativi, non governativi ed intergovernativi che operano in questo campo. 121 4. Che sono stati realizzati diversi incontri nazionali, regionali, continentali ed internazionali di NATs e di educatori e professionisti, e prendendo in considerazione in particolare le conclusioni dei seguenti eventi: • 1° Incontro Latinoamericano e dei Caraibi di NATs, Lima, 1988._• 2° Incontro Latinoamericano e dei Caraibi di NATs, Buenos Aires, 1990._• 3° Incontro Latinoamericano e dei Caraibi di NATs, Città del Guatemala, 1992._• L'incontro di Bouaké, Costa d'Avorio, 1994._• 4° Incontro Latinoamericano e dei Caraibi di NATs, Santa Cruz de Bolivia, 1995._• L'incontro di Lomé, Togo, 1995._• L'incontro di Bamako, Mali, 1995._• L'incontro di Ouagadougou, Burkina Faso, 1996._• 1° Incontro internazionale di NATs, Kundapur, India, 1996._• 5° Incontro Latinoamericano e dei Caraibi di NATs, Lima, 1997._• 1° Mundialito di NATs, Lima, 1997. 5. Che noi ci poniamo di fronte a questa realtà invocando un profondo rispetto e valorizzazione della dignità di bambini, bambine ed adolescenti, che noi consideriamo soggetti sociali e soggetti pieni di diritti che meritano di vivere uniti alle loro famiglie e comunità in un mondo che assicuri a tutti gli uomini e donne la possibilità di nascere, crescere e svilupparsi in un contesto nel quale la giustizia e la pace fondino la solidarietà come espressione di amore e felicità. 6. Che gli Stati non hanno adottato politiche sociali idonee alle loro realtà e tese al miglioramento delle loro condizioni di vita e di lavoro. 7. Che l'esistenza di un'impostazione giuridica imprecisa ed ambigua che non ha preso in considerazione le opinioni dei bambini, bambine ed adolescenti lavoratori manifestatesi negli eventi suindicati, che incentiva politiche di taglio abolizionista che non valorizzano la identitˆ del bambino, bambina ed adolescente lavoratore e che attentano al diritto umano a un lavoro degno, e nel quadro dei diritti che riconoscono loro gli strumenti dei diritti umani e la Convenzione dei Diritti del Bambino. 122 Dichiarano: PRIMO Rivendicare come diritto umano il diritto a lavorare di tutte le persone senza distinzione di età il quale deve essere esercitato con la specificità propria della condizione di bambino, bambina ed adolescente, avendo la garanzia del godimento effettivo dei diritti lavorativi individuali e collettivi in tutti i tipi di attivitˆ lavorative. SECONDO Rivendicare il protagonismo del bambino, bambina ed adolescente lavoratore come soggetto sociale, economico e giuridico e il suo diritto a partecipare, attraverso le sue organizzazioni, al disegno delle politiche e delle norme legali che riguardano la sua vita. TERZO Condannare lo sfruttamento economico e l'abuso dei bambini, bambine ed adolescenti lavoratori rivendicando il loro diritto a condizioni degne di lavoro ed a una legislazione che li protegga. QUARTO Richiedere politiche educative che articolino educazione e lavoro e che prendano in considerazione la specificità del ruolo sociale del NAT. QUINTO Invocare gli organismi internazionali e multilaterali affinché elaborino strumenti giuridici che considerino la complessa e diversa natura del lavoro infantile distinguendo lo sfruttamento della mano d'opera infantile dalle altre forme di lavoro che contribuiscono allo sviluppo integrale del NAT. SESTO Richiedere agli Organismi governativi, internazionali e multilaterali, una volontà politica reale, in concordanza con gli strumenti giuridici internazionali, contro l'eliminazione di ogni attività illecita e/o delittiva, tali come la schiavitù, la servitù, lo sfruttamento sessuale, la pornografia, il traffico di droghe e altre forme che attentino i diritti umani e che non possono essere confuse con la nostra concezione di lavoro infantile. SETTIMO Esigere il riconoscimento ed il rispetto del diritto di opinione e di associazione consacrati dalla Convenzione Intenzionale dei Diritti del 123 bambino, con il dovuto riconoscimento della personalità giuridica delle organizzazioni dei bambini, bambine ed adolescenti lavoratori. OTTAVO Proporre l'adozione di un Protocollo Facoltativo alla Convenzione dei Diritti del Bambino che mantenga come assi referenziali nei confronti di ogni bambino:_• il riconoscimento del diritto alavorare come un diritto umano basato sulla dignità del bambino;_• il riconoscimento di una capacità speciale che superi la concezione classica di incapacità civile;_• il riconoscimento delle sue organizzazioni, dotandole della dovuta personalità giuridica in coerenza con il diritto di associazione riconosciuto nella Convenzione;_• ampliare le competenze del Comitato della Convenzione sui diritti del Bambino affinché possa ricevere informazioni anche da parte delle organizzazioni di bambini, bambine ed adolescenti lavoratori sulla violazione dei diritti dell'infanzia e chiedere soluzioni eseguibili dagli organi giurisdizionali di ogni Paese. NONO Richiedere alle organizzazioni locali di lavoratori di permettere l'integrazione delle organizzazioni di bambini, bambine ed adolescenti lavoratori. DECIMO Richiedere alla Organizzazione Internazionale del Lavoro (O.I.L.) in compimento della sua costituzione come organismo delle Nazioni Unite di carattere tripartito che incorpori i NATs organizzati nei dibattiti e nelle decisioni che riguardano la loro situazione. UNDICESIMO Presentare, dalla pratica pedagogica del lavoro con i bambini, bambine ed adolescenti lavoratori e dalla loro esperienza quotidiana, precise linee di politica sociale in quattro distinte aree: organizzazione, educazionericreazione, salute e lavoro. (Vedere annessi) Noi educatori e le istituzioni che rappresentiamo facciamo nostro il messaggio dei bambini, bambine ed adolescenti lavoratori: 124 Sì al lavoro DEGNO, no allo sfruttamento!_Sì al lavoro PROTETTO, no al maltrattamento ed all'abuso!_Sì al lavoro RICONOSCIUTO, no all'esclusione ed all'emarginazione!_Sì al lavoro in CONDIZIONI UMANE, no alle condizioni indegne!_Sì al DIRITTO A LAVORARE in libertà, no al lavoro forzato! Huampanì, Lima (Perù) - agosto 1997 n. 3.4 Dichiarazione di Berlino - Germania 2004. Noi, il Movimento Mondiale di Bambini, Bambine e Adolescenti Lavoratori organizzati di Asia, Africa e America Latina, abbiamo una esperienza di molti anni nell’ambito dell’organizzazione dell’infanzia lavoratrice. Ci siamo riuniti nella città di Berlino per il nostro Secondo Incontro Mondiale, con l’obiettivo di consolidare il nostro Movimento Mondiale e riflettere e analizzare la situazione sociale, economica e politica che attraversano milioni di bambini e bambine nel mondo, al contempo proporre e pianificare azioni per la dignità dei bambini lavoratori. A far parte di questo movimento siamo bambini, bambine e adolescenti lavoratori di Asia, Africa e America Latina, provenienti dalla campagna e dalle città, dove realizziamo diversi lavori come: lustrascarpe, domestici in casa di terzi, agricoltori, riciclatori, operai all’interno delle fabbriche, nel commercio, come venditori ambulanti, all’interno delle nostre case dove quotidianamente svolgiamo faccende domestiche. Allo stesso tempo con le nostre proprie organizzazioni stiamo realizzando e dando impulso a forme di lavoro degno che ci consentano di proporre alla società una economia giusta e solidaria. Valorizziamo il nostro lavoro e lo consideriamo un diritto umano importante per il nostro sviluppo come persone. Siamo contro ogni forma di sfruttamento 125 e allo stesso modo rifiutiamo tutto ciò che attenta alla nostra integrità fisica e morale. E’ il lavoro a permetterci di resistere con dignità al modello economico e politico oppressivo che ci criminalizza e ci esclude, peggiorando sempre più le nostre condizioni di vita e quelle delle nostre famiglie e comunità. A partire dalla nostra organizzazione, esercitiamo la nostra partecipazione protagonista e lottiamo per essere riconosciuti come attori sociali, affinché la nostra voce sia ascoltata in tutto il mondo e affinché i governi, quando legiferano, tengano in considerazione i nostri interessi affinché noi possiamo costruire insieme a loro una società dignitosa e giusta per tutti. Come parte del movimento sociale che lotta per un mondo degno e giusto, desideriamo influire nei processi decisionali, lottare contro le causa della povertà e per il pieno riconoscimento di tutti i nostri diritti e dei nostri valori culturali e siamo contro ogni forma di discriminazione. Vogliamo rendere possibile la felicità di una infanzia che cammina insieme agli adulti e insieme alla società in generale, per fare di questo mondo una grande casa alla portata di tutti e tutte. Rifiutiamo tutte le misure che ci impone l’attuale sistema neoliberale, che impoverisce i nostri paesi, privatizzando servizi fondamentali come la salute, l’educazione, la ricreazione, e che distrugge le nostre culture. Inoltre rifiutiamo i grandi monopoli che vedono i bambini e le bambine come consumatori e non come una forza viva di trasformazione della società. Rifiutiamo tutte le guerre e le aggressioni che nel mondo causano la morte e la sofferenza di milioni di bambini e bambine; e siamo anche preoccupati per il deterioramento della condizione ambientale. Noi ripudiamo la partecipazione ad azioni che attentano la dignità e alla vita come valore supremo. Vogliamo che gli adulti ci vedano come persone, attori sociali importanti nella costruzione di un pianeta libero da ogni aggressione, perché ci consideriamo messaggeri della speranza e della dignità. 126 Ci aspettiamo che le organizzazioni internazionali dei Diritti dell'Infanzia e del Lavoro, includendo l'OIL e la "Global March", riconsiderino le loro politiche di sradicamento del lavoro minorile. Queste politiche non prendono in considerazione le realtà dei bambini, bambine ed adolescenti lavoratori e le alternative possibili al lavoro sfruttato. Inoltre stanno violando la dignità e negando i diritti dei bambini, bambine ed adolescenti lavoratori, operando divisioni tra noi, che pur condividiamo una stessa realtà: essere lavoratori. Vogliamo discutere con dette organizzazioni affinché riconoscano il nostro diritto di proporre soluzioni ai nostri problemi così come la validità dei nostri processi di organizzativi. Attraverso questo Secondo Incontro Mondiale riaffermiamo il nostro impegno di continuare a costruire un Movimento Mondiale per la lotta, la difesa e la promozione del rispetto dei diritti non sono dei bambini e bambine lavoratori, ma di tutta l’infanzia in generale. Desideriamo ringraziare gli adulti e le organizzazioni che credono in noi e camminano al nostro fianco, unendosi alla nostra lotta per la rivendicazione dei nostri diritti e dei nostri sogni di allegria e speranza, e per un mondo migliore. Si al lavoro degno, no allo sfruttamento perché noi non siamo il problema, ma parte della soluzione Berlino 2 Maggio 2004 Sottoscritto dalle delegazioni di bambini, bambine, adolescenti e giovani dei tre continenti Asia, Africa e America Latina. 127 4. Incontro internazionale dei NATs a Siena Nell'ottobre del 2006 si è tenuto a Siena l'incontro tra i NATs dell'America Latina, dell'Africa e dell'Asia. Questo è il più recente di una serie di appuntamenti internazionali che ha avuto inizio a Kundapur in India, tra cui vale la pena mensionare quello di Huampanì in Perú del 1997 e di Berlino nel 2004. Lo scopo dell'incontro di Siena è stato quello di analizzare gli effetti prodotti negli ultimi anni dalle politiche internazionali, dalla globalizzazione e dall'azione dei rispettivi governi sull'infanzia; al contempo ha rappresentato, per i movimenti, un importante momento di scambio di esperienze e di pratiche attuate nei diversi continenti. La scelta di svolgere in Italia questo incontro è stata dettata anche dalla volontà di presentare a noi europei la loro "particolare lettura della difficile lotta per la sopravvivenza e l'affermazione dei loro diritti di bambini e di lavoratori". All'incontro hanno partecipato 24 delegati bambini e adolescenti lavoratori in rappresentanza delle tre realtà continentali: il MAEJT - Movimento Africano di Bambini e Giovani Lavoratori, l'Organizzazione di bambini e adolescenti lavoratori dell'Asia ed il MOLACNATs - Movimento latinoamericano e dei Carabi di bambini e adolescenti lavoratori. A sostenere lo sforzo organizzativo dell'incontro hanno contribuito ONG quali Save the Children e Arci di Siena, nonché, l'Unicef, sintomo di una rinnovata sintonia sulle tematiche relative al lavoro minorile tra i movimenti e l'Agenzia delle Nazioni Unite. Allego la Dichiarazione finale dell'incontro. 128 Dichiarazione Finale_ Siena, Italia - dal 15 al 29 Ottobre 2006 Noi, bambini e adolescenti lavoratori di Africa, America Latina e Asia, ci siamo riuniti in occasione del 3° Incontro del Movimento Mondiale a Siena per condividere le nostre realtà di vita, le nostre esperienze e per strutturare e rafforzare il nostro Movimento Mondiale attraverso delle azioni comuni.__Il nostro piano di azione triennale emerso da questo incontro, con le attività che prevede, sarà un mezzo per farci conoscere meglio e per formarci al fine di coinvolgere un maggior numero di bambini e adolescenti lavoratori.__Questo incontro che ha visto l’avvio effettivo del nostro Movimento Mondiale, è il frutto di un processo di 10 anni cominciato nel 1996 a Kundapur e proseguito attraverso numerosi incontri, l’ultimo dei quali è stato quello di Berlino del 2004.__Questo processo è stato portato avanti da noi bambini e adolescenti lavoratori, grazie all’aiuto delle nostre organizzazioni di appoggio e di diversi partner.__Durante i nostri lavori, abbiamo dato vita a una struttura che coordinerà l’insieme delle nostre azioni e ci rappresenterà in ogni occasione. Il nostro Movimento Mondiale è per noi uno strumento per essere più solidali, più forti e per poterci esprimere ovunque con una stessa voce.__Noi ci siamo impegnati attraverso il Movimento Mondiale a promuovere i nostri diritti, sviluppare delle azioni volte a ridurre la nostra povertà e a migliorare le nostre condizioni di lavoro; lottare contro l’esclusione e la tratta dei bambini così come contro la violenza compiuta ai danni dei bambini, e in particolare quelli lavoratori.__Noi rivendichiamo e difendiamo il lavoro degno dei bambini e adolescenti.__Noi siamo gli attori principali del cambiamento delle nostre condizioni di vita e di lavoro.__Abbiamo deciso di creare un marchio di protezione per i prodotti che realizziamo.__Il nostro Movimento è anche un mezzo di promozione della partecipazione protagonista dei bambini e adolescenti.__Attraverso il nostro questionario "Un mondo a misura di noi… i bambini", noi condivideremo azioni con gli altri bambini per dare seguito alle raccomandazioni di UNGASS.__Noi bambini e adolescenti lavoratori abbiamo deciso, in questo incontro, di celebrare la 129 Giornata Mondiale dei Bambini e Adolescenti Lavoratori il 9 dicembre, data della prima dichiarazione fatta dai bambini e adolescenti lavoratori nell’incontro di Kundapur nel 1996.__Con il nostro movimento abbiamo raggiunto molti risultati, ciò nonostante: - Noi chiediamo una maggiore considerazione e rispetto dei nostri diritti da parte dei popoli e dei governi._Vogliamo che ci sostengano e ci considerino come dei bambini e adolescenti che hanno dei diritti come tutti gli altri bambini. Devono ascoltarci e includerci nelle decisioni che ci riguardano e prendere in considerazione le nostre proposte.__- Le organizzazioni nazionali e internazionali devono anche aprire degli spazi di dialogo e di concertazione sui problemi dei bambini. Devono riconoscere il nostro movimento e appoggiare le nostre iniziative.__- Gli altri bambini e adolescenti devono considerarci e accettarci come fratelli e sorelle.__Mobilitiamoci assieme per il rispetto dei diritti e della voce dei bambini e adolescenti lavoratori.__Viva il lavoro dignitoso dei bambini e adolescenti lavoratori!__Siena, 25 ottobre 2006__Movimento Mondiale_dei Bambini e Adolescenti Lavoratori Ajay Kumar Rathore India_Ali Shahzad Pakistan_Angel Ernesto Xón Morales Guatemala_Ariel José Dante Zapana Argentina_Awa Niang Senegal_Ayaamma India_Benjamine Ablavi Agbodzan Togo_David Saravia Sanchez Bolivia_Gilbert Maurice Ouédraogo Burkina Faso_Jacy Jussara Perù_Jolie Tuyshime Rwana_Josep Cerpa Venezuela_Khurshed Shernazarov Tajikistan_Nishan Islam Rajan Bangladesh_Odbileg Monkhtuy Mongolia_Odile Agbadi Benin_Parban Rai Nepal_Patrick Esteban González Gaete Chile_Sharon Vanessa Vargas Giraldo Colombia_Tadiwanashe Justina Chigodo Zwimbabwe_Tambaké Tounkara Guinea Conakry_Udaya Prasad Kankanilage Sri lanka_Victor Villalba Paraguay 130 Cenni di diritto internazionale sul lavoro minorile 5. 5.1. Evoluzione storica della normativa internazionale. Le prime norme che cominciano ad occuparsi di lavoro minorile, come già accennato in precedenza, si sviluppano in seguito alla nascita dell’economia basata sull’industria ed al conseguente utilizzo in questo settore di un grande numero di bambini. E’ infatti in Inghilterra, con la nascita della rivoluzione industriale, che si adottano le prime leggi; emanate nel 1802, nel 1825, nel 1833 e nel 1844, hanno come principale obiettivo quello di limitare l’orario di impiego dei bambini lavoratori più piccoli. Successivamente anche altri paesi adottano misure a protezione dei bambini lavoratori, come la Francia (nel 1841 la legge proposta dal medico e statista Louis- René Villermé vieta l’ingaggio nell’industria dei minori di otto anni e limita il lavoro a otto ore per i bambini di età compresa tra gli otto e i dodici anni) e alcuni Stati nel Nord America (nel 1943 in Connecticut e Massachusetts vengono limitate a dieci le ore giornalieri che possono svolgere i bambini); leggi che, tuttavia, rimangono molto permissive e soprattutto quasi totalmente disattese nell’attuazione pratica112. La normativa sul lavoro minorile, che si intreccia e si lega all’evoluzione della tutela dei diritti del minori più in generale, riguarda fino al primo dopoguerra l’ambito esclusivo dell’ordinamento interno di ciascuno stato; il diritto internazionale interviene soltanto qualora uno stato violi le norme sul trattamento dovuto ai cittadini minorenni di un altro Stato. Alla Conferenza dell’Aja del 1902 viene approvata la Convenzione per regolare la tutela dei minori. Essa disponeva che la protezione del minore venisse regolata dalla legge del proprio Paese di nascita, anche nel caso in cui il minore fosse residente all’estero. Anche se in questo tipo di regolamentazione emergono principalmente 112 esigenze di tutela della Manier, Bénédicte, Lavoro minorile…, cit. 131 nazionalità, si avvia in questo momento un processo di protezione del minore anche nella dimensione internazionale. E’ stata però la nascita nel 1919 dell’O.I.L. (Organizzazione Internazionale del Lavoro) a dar vita ad una decisiva accelerazione dello sviluppo di norme di carattere internazionale relative al lavoro minorile. Nell’anno della sua fondazione l’OIL ha infatti adottato la Convenzione n. 5, riguardante l’età minima di ammissione dei minori al lavoro nel settore industriale, e la Convenzione n. 6, che vietava il lavoro notturno nelle industrie per i minori di 18 anni113. Nuove Convenzioni riguardanti altri settori sono state elaborate dall’OIL negli anni successivi: la Convenzione sull’Agricoltura del 1921, sul lavoro forzato del 1930, sui lavori non industriali del 1932, sulla pesca del 1959 etc. Anche dalla Società delle Nazioni prima, e dalle Nazioni Unite poi, sono arrivati importanti contributi per la progressiva affermazione dei diritti del minore a livello internazionale nel XX secolo, principalmente attraverso la “Dichiarazione di Ginevra” del 1924 e “la Dichiarazione delle N.U. sui diritti del fanciullo del 1959”114. Entrambi i testi, essendo delle Dichiarazioni, non hanno prodotto dei veri e propri standard internazionali obbligatori ma rappresentano dei parametri di azione che dovrebbero essere recepiti dalle norme di diritto interno. La “Dichiarazione di Ginevra” nasce da un progetto dell’Unione Internazionale dei soccorsi all’infanzia115; successivamente approvata dalla Società delle Nazioni, si fonda su alcuni principi cardine tra i quali il principio secondo il quale “il bambino deve essere messo in condizioni di guadagnarsi da vivere e deve essere protetto contro ogni forma di sfruttamento”, facendo particolare riferimento alla schiavitù ed allo sfruttamento nella prostituzione dei bambini. 113 www.ilo.org Manier, Bénédicte, Lavoro minorile…, cit. 115 Save the Children International Union 114 132 La "Dichiarazione del 1959", che va a sostituire la “Dichiarazione di Ginevra”, risponde agli sviluppi nel campo della protezione dei minori. Le Nazioni Unite, infatti, dopo l’approvazione nel 1948 della Dichiarazione Universale dei diritti dell’Uomo, avvertono l’esigenza di elaborare un testo che riguardasse specificatamente i diritti del minore. Nella fase dell’elaborazione della Dichiarazione si contrapposero le visioni del blocco sovietico e del blocco occidentale, che all’epoca prevalevano all’interno delle Nazioni Unite: il primo sosteneva che la responsabilità principale era da attribuirsi allo stato, per il secondo era da attribuirsi alla famiglia. Superati gli attriti attraverso numerosi compromessi, la Dichiarazione viene approvata il 20 novembre del 1959, e tra i suoi principi cardine emerge quello secondo il quale il fanciullo deve essere protetto da ogni forma di sfruttamento; viene vietato, inoltre, di inserire i minori in attività produttive prima che essi abbiano raggiunto “un’età minima adatta”. 2. L’azione dell’OIL. L’Organizzazione Internazionale del Lavoro diventa nel 1946 la prima agenzia specializzata dell’ONU e va assumendo sempre di più un ruolo fondamentale nell’elaborazione degli standard internazionali a riguardo del lavoro minorile. L’Organizzazione è formata da tre organi: la Conferenza Internazionale del Lavoro ed il Consiglio di Amministrazione, composti dai rappresentanti dei governi e dai rappresentanti dei datori di lavoro e dei lavoratori, ed il Segretariato permanente.116 116 La Conferenza internazionale del lavoro si riunisce ogni anno a Ginevra ed ha il compito di formulare e adottare gli standard internazionali. E’ composta da quattro rappresentanti per ciascuno Stato membro dell’Organizzazione; di questi, due sono delegati del governo, mentre gli altri due rappresentano i datori di lavoro e i lavoratori. Il Consiglio di Amministrazione è lo strumento esecutivo dell’Organizzazione che gestisce programmi, politiche e budget ed elegge il Direttore Generale. Anche la composizione del Consiglio di Amministrazione è ripartita tra i delegati governativi (28), i rappresentanti dei 133 L' OIL si adopera per l’adozione di norme internazionali del lavoro (minorile e non) con l’obiettivo di orientare le legislazioni interne delle autorità nazionali. Svolge inoltre un programma di cooperazione tecnica internazionale, formulato e attuato di concerto con i Paesi membri, attraverso soprattutto la realizzazione di programmi di formazione, di insegnamento e di ricerca. La produzione normativa, che fino a qualche anno fa rappresentava l’impegno più rilevante dell’Organizzazione, avviene attraverso due strumenti: le Convenzioni e le Raccomandazioni. Le prime, una volta approvate, vengono comunicate agli Stati membri i quali restano liberi di ratificarle o meno, ma, una volta ratificate, creano una disciplina vincolante. Le Raccomandazioni, invece, esauriscono la loro funzione nell’indirizzare e stimolare in maniera non vincolante le legislazioni interne. 3. La Convenzione 138 sull’età minima di accesso al lavoro. 117 Nel 1973 viene adottata la Convenzione n. 138 sull’età minima di accesso al lavoro, con l’intento di superare la frammentarietà delle numerose Convenzioni che dal 1919 avevano regolato la materia nei vari settori economici118. datori di lavoro (14) e dei lavoratori (14). Il Segretariato permanente è il centro motore di tutte le iniziative dell’OIL. Conosciuto anche come BIT (Bureau International du Travail), è sede della ricerca e della produzione editoriale sotto la guida del Direttore Generale, eletto ogni cinque anni con mandato rinnovabile. www.ilo.it 117 Cfr Appendice n. 4.1. 118 Articolo 10: “La presente convenzione modifica la Convenzione sull’età minima (industria), 1919, la Convenzione sull’età minima (lavoro marittimo), 1920, la Convenzione sull’età minima (agricoltura), 1921, la Convenzione sull’età minima (lavori non industriali), 1932, la Convenzione (riveduta) sull’età minima (lavoro marittimo), 1936, la Convenzione 134 La Convenzione detiene alcuni meccanismi per rendere flessibile, a seconda dell’esigenza specifica, la definizione dell’età minima di accesso al lavoro, anche se sono in molti a sostenere che tali meccanismi non siano sufficienti per un approccio realmente pragmatico ai differenti contesti. Il primo meccanismo di flessibilità è la possibilità lasciata agli stati di escludere limitate categorie di occupazioni o di lavoro nel caso in cui l’applicazione della Convenzione a questi settori comporti rilevanti difficoltà.119 La definizione dell’età minima di ammissione all’occupazione rimane di competenza delle autorità nazionali che si devono basare però su alcune linee guida della Convenzione. Il principio cardine è espresso dall’articolo 2, paragrafo 3: “ L’età minima […] non dovrà essere inferiore all’età in cui termina la scuola dell’obbligo, né in ogni caso inferiore ai quindici anni”. Tuttavia, negli articoli successivi, si stabilisce che l’età fissata entro certi margini varia a seconda del tipo di occupazione e del grado di sviluppo del paese. I paesi con un’economia e delle istituzioni scolastiche non sufficientemente sviluppate possono, dopo aver consultato le organizzazioni dei datori di lavoro e dei lavoratori, fissare inizialmente ed esclusivamente per una fase transitoria, l’età a quattordici anni. Lo stesso procedimento vale per la categoria dei lavori leggeri, dove l’età di ammissione al lavoro è di tredici anni, ed i paesi meno sviluppati possono fissare a dodici anni. Non è prevista un’analoga eccezione per le attività considerate pericolose, in ottemperanza al principio secondo cui il (riveduta) sull’età minima (industria), 1937, la Convenzione (riveduta) sull’età minima (lavori non industriali), 1937, la Convenzione sull’età minima (pescatori), 1959 e la Convenzione sull’età minima (lavori sotterranei), 1965, alle condizioni fissate qui di seguito”. 119 La Convenzione non specifica quali siano queste categorie, ma durante i lavori preparatori sono stati citati il lavoro nelle imprese familiari, i servizi domestici presso i privati ed alcuni tipi di lavoro eseguiti al di fuori del controllo del datore di lavoro, come il lavoro a domicilio. AAVV, La condizione dell’infanzia nel mondo, Firenze, UNICEF, 1997. 135 livello di sviluppo non può servire come pretesto per affidare ai minori lavori che possono comprometterli. L’articolo 3 prevede che “l’età minima per l’assunzione a qualunque tipo di impiego o di lavoro che, per la sua natura o per le condizioni nelle quali viene esercitato, può compromettere la salute, la sicurezza o la moralità degli adolescenti non dovrà essere inferiore ai diciotto anni”. Fatte salve le eccezioni per la categoria dei lavori leggeri, che riguardano casi assai poco frequenti, il criterio del completamento della scuola dell’obbligo come limite per l’inizio di un'attività lavorativa è estremamente importante perché esclude la possibilità che un bambino lavori legalmente mentre frequenta la scuola dell’obbligo. Inoltre, la relativa Raccomandazione n. 146 del 1973, consiglia agli Stati membri di prefiggersi l’obiettivo di elevare a sedici anni l’età minima di ammissione al lavoro120. 120 art. 7 della Raccomandazione 146 136 Età minima a norma della Convenzione n. 138 Età minima Lavori Lavori generale pericolosi121 leggeri122 (art. 2) (art. 3) (art. 7) In circostanze normali: 15 anni o più (non meno 18 anni 13 anni dell’età dell’obbligo scolastico) Dove economia e Istituzioni scolastiche non sono 18 anni 12 anni sufficienteme nte 121 sviluppate: L’età minima per l’assunzione a qualunque tipo di impiego o di lavoro che, per la sua natura o per le condizioni nelle quali viene esercitato, può compromettere la salute, la sicurezza o la moralità degli adolescenti non dovrà essere inferiore ai diciotto anni. 122 La legislazione nazionale potrà autorizzare l’impiego in lavori leggeri di giovani di età dai tredici ai quindici anni o l’esecuzione, da parte di detti giovani, di tali lavori a condizione che : non danneggino la loro salute o il loro sviluppo ; non siano di natura tale da pregiudicare la loro frequenza scolastica, la loro partecipazione a programmi di orientamento o di formazione professionale approvati dall’autorità competente o la loro attitudine a beneficiare dell’istruzione ricevuta. 137 nte sviluppate: 14 anni 138 Età minima di accesso al lavoro: Algeri Guinea Niger Urugu a Equatori 14 anni ay 16 ale Norvegia 15 anni 14 anni 15 anni anni Antigu Hondura Olanda Venez a s 15 anni uela 15 14 anni Pakistan 14 anni India 15 anni anni Belgio <12 Polonia Yugos 15 anni 15 anni lavia anni divieto Rep 15 Bielor assoluto Dominican anni ussia Iraq a Zambi 16 15 anni 15 anni a anni Irlanda Romania 15 Brasile 15 anni 16 anni anni 14 Israele Ruanda anni 15 anni 14 anni Bulgar Italia Russia ia 15 anni 16 anni 16 Kenya Spagna anni 16 anni 15 anni Cina Libia Tanzania 16 15 anni 12 anni anni Lussem Thailandia Costa burgo 13 anni Rica 15 anni Togo 15 Malta 14 anni anni 16 anni Ucraina Cuba Mauritiu 16 anni 15 s 15 forme anni peggiori di sfruttamento infantile. 4. La anni Convenzione 182 sulle Egitto Nicarag 12 ua anni anni sostenuta da più parti l’esigenza di adottare Durante gli anni ’9014 è stata Filippi una normativa più consona alla realtà esistente. Il Direttore Generale, alla ne 15 di Amsterdam sul lavoro minorile del febbraio Conferenza anni Franci a 16 anni Germa 139 nia 15 del 1997, osservò che la Convenzione n. 138 era risultata troppo complessa, ad esempio nella determinazione e nella regolamentazione dei lavori leggeri e di quelli pericolosi, e per questa ragione molti Stati si erano astenuti dal ratificarla evidenziando la necessità di elaborare un nuovo strumento internazionale espressamente rivolto contro le forme estreme di lavoro minorile. Infatti, nonostante prosegua tuttora un lento e progressivo aumento delle ratifiche, diversi stati non hanno ancora sottoscritto la Convenzione 138 pur essendo Membri dell’Organizzazione; e la preoccupazione maggiore risiede nel fatto che le ratifiche mancanti (oltre a quella degli Stati Uniti, che sappiamo essere tra gli stati occidentali più refrattari a ratificare Convenzioni internazionali) sono di Paesi in via di sviluppo verso i quali è rivolto maggiormente l’impegno dell’Organizzazione per l’eliminazione del lavoro minorile123. La nuova Convenzione n. 182 viene approvata nel 1999 dalla Conferenza Generale dell’OIL con voto unanime: 415 voti a favore, nessun contrario, nessun astenuto. Lo scopo della Convenzione risiede nell’eliminazione delle forme più gravi e intollerabili (nel testo inglese worst forms) di sfruttamento del lavoro dei minori. Il corpus normativo è composto da sedici articoli, di cui i primi otto regolano gli aspetti sostanziali della materia, mentre i successivi dettano le regole procedurali concernenti le modalità di ratifica, entrata in vigore, denuncia e revisione della Convenzione stessa. In relazione all’ambito di tutela, facendo propria la previsione adottata dalla Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia del 1989 (che affronterò più avanti), viene specificato che il termine child si riferisce ad ogni 123 La Thailandia, la Liberia, il Bangladesh, il Paraguay, gli Stati Uniti, il Messico, il Ghana sono alcuni degli Stati che hanno ratificato la Convenzione 182 sulle “peggiori forme” di lavoro minorile e non la Convenzione 138 sull’età minima di ingresso al lavoro AAVV, La vera sicurezza. Vincere le paure, rispondere ai bisogni. SOCIAL WATCH- Rapporto 2004, Bologna, EMI, 2004. 140 soggetto minore di diciotto anni, sgombrando così il campo da possibili incertezze interpretative.124 Il preambolo sottolinea la “necessità di adottare nuovi strumenti”, premettendo un'evoluzione dell’azione nei confronti del fenomeno del lavoro minorile; allo stesso tempo si lega però al precedente operato dell’Organizzazione rendendo manifesto lo “scopo di completare la Convenzione e la Raccomandazione del 1973 sull’età minima per l’ammissione al lavoro”. Il testo ha, quale nucleo centrale, l’individuazione delle forme intollerabili di lavoro minorile. Secondo l’articolo 3 queste includono: - tutte le forme di schiavitù o pratiche analoghe alla schiavitù, come la vendita o la tratta di minori, la servitù per debiti, il lavoro forzato e l’arruolamento in conflitti armati (lett. a); - l’impiego, l’ingaggio o l’offerta del minore a fini di prostituzione, di produzione di materiale pornografico o di spettacoli pornografici (lett. b); - l’impiego, l’ingaggio o l’offerta ai fini di attività illegali, quali, in particolare quelle per la produzione e per il traffico di stupefacenti (lett. c); - Qualsiasi altro tipo di lavoro che, per sua natura o per le circostanze in cui viene svolto, rischi di compromettere la salute, la sicurezza o la moralità del minore (lett. d). Non si pongono particolari problemi nell’interpretare le definizioni contenute nelle prime tre lettere, che invece sorgono a proposito della lettera d) che comprende quello che genericamente viene chiamato lavoro pericoloso. Questa nozione, infatti, è molto più sfumata rispetto a quelle che la precedono, e l’individuazione delle tipologie da inquadrare in questa categoria sono rimesse alle leggi nazionali, che devono tener conto delle consultazioni con le organizzazioni dei datori di lavoro e dei lavoratori e degli standard 124 Nunin, Roberta, "Il lavoro dei minori: interventi recenti, internazionali e interni", Rivista Giuridica del Lavoro e della Previdenza Sociale, 3, LI, 2000. 141 proposti nei paragrafi 3 della Raccomandazione n. 190 dell’OIL approvata insieme alla Convenzione n. 182. Tale raccomandazione suggerisce che, nell’individuazione dei lavori soggetti al divieto posto alla lettera d) dell’articolo 3, si considerino: - i lavori che espongono i minori ad abusi fisici, psicologici o sessuali; - i lavori svolti sottoterra, sott’acqua, ad altezze pericolose e in spazi ristretti; - i lavori svolti mediante l’uso di macchinari, attrezzature e utensili pericolosi o che implichino il maneggiare o il trasporto di carichi pesanti; - i lavori svolti in ambiente insalubre tale da esporre i minori, ad esempio, a sostanze, agenti o processi pericolosi o a temperature, rumori o vibrazioni pregiudizievoli per la salute; - i lavori svolti in condizioni particolarmente difficili, ad esempio con orari prolungati, notturni o lavori che costringano il minore a rimanere ingiustificatamente presso i locali del datore di lavoro.125 Il catalogo delle situazioni pregiudizievoli per i minori proposto dalla Raccomandazione è molto ampio, e comprende anche attività di per sé non pericolose ma che potrebbero, in alcune circostanze, diventare tali. Gli stati membri dovranno essere impegnati non soltanto a stabilire sanzioni all’interno di una tradizionale ottica esclusivamente repressiva, ma anche a rivolgere l’attenzione al momento riabilitativo e preventivo, adottando misure effettive per prevenire l’impiego dei minori nelle attività individuate come intollerabili e, in seguito all’azione di rimozione da tali attività, promuovere la riabilitazione e l’integrazione sociale del minore, garantendone l’istruzione gratuita di base. L’articolo 7 suggerisce inoltre di “tenere conto della situazione particolare delle bambine e delle adolescenti”. Per quanto concerne il controllo sull’applicazione della Convenzione, l’art. 5 del testo prevede che ogni Membro dell’Organizzazione istituisca 125 Articolo 3 della Raccomandazione n.190 relativa alla proibizione delle forme peggiori di lavoro minorile e all’azione immediata per la loro eliminazione. 142 meccanismi idonei per monitorare l’applicazione dei provvedimenti attuativi della Convenzione. Per gli stati è previsto espressamente l’impegno a fornire reciproca assistenza, anche attraverso strumenti di cooperazione che prevedano misure di sostegno allo sviluppo economico e sociale e programmi per l’eliminazione della povertà e dell’istruzione universale (art. 8). Una novità importante è contenuta nell’articolo 6, laddove si parla di un allargamento delle consultazioni, oltre che alle organizzazioni dei datori di lavoro e dei sindacati, anche, all’occorrenza, ad “altri gruppi interessati”. La stesura definitiva dell’articolo non ha però soddisfatto le richieste di chi proponeva come obbligatoria la consultazione con le ONG e le altre realtà che lavorano sul fenomeno del lavoro minorile. Anti-Slavery International126 a tal proposito, ha commentato: “NGOs and others are not formally invited to partake in monitoring implementation of the new Convention, as they are for example in the UN Convention of the Rights of the Child.”127 Dai lavori preparatori emerge che, mentre molti governi si sono dimostrati favorevoli a conferire un ruolo di maggior peso alle ONG e agli “altri gruppi interessati” rendendo obbligatoria la loro consultazione, le organizzazioni dei lavoratori e dei datori di lavoro si sono opposte sostenendo che tale previsione avrebbe potuto mettere a rischio la struttura tripartita dell’OIL. 126 ANti-Slavery Internacional: fondata nel 1787è la più antica organizzazione che opera nel campo dei diritti umani. 127 "Le ONG e le altre realtà non sono formalmente invitate a prender parte attivamente allo sviluppo della nuova Convenzione, come per esempio avviene con la Convenzione dei Diritti del Bambino delle Nazioni Unite"; Cooper, G., Report by Anti-Slavery on the International Labour Conference, 21 giugno 1999, Anti-Slavery International. (trad.mia). 143 5. L’IPEC: il programma Internazionale per l’abolizione del lavoro minorile. L’IPEC è nato nel 1992 grazie ad una sovvenzione del governo tedesco, e attualmente, con il sostegno finanziario di 22 donatori tra gli Stati più sviluppati, coinvolge circa 90 Paesi di cui ispira, orienta e sostiene interventi diretti. La Dichiarazione sui principi fondamentali del lavoro e sui diritti del lavoro del 1998128, la Convenzione n. 138 sull’età minima e la Convenzione n. 182 sulle peggiori forme di lavoro minorile, costituiscono attualmente la struttura normativa fondamentale su cui si fonda l’IPEC. Tale programma, finanziato da numerosi paesi europei tra i quali anche l’Italia, si propone di eliminare gradualmente il lavoro minorile, attraverso una strategia plurisettoriale per tappe, stimolando l’impegno ad agire degli Stati che ad esso partecipano e sostenendo una serie di attività che spaziano dall’analisi e il monitoraggio permanente, all’assistenza, fino all’azione diretta sul campo. Più in particolare l’IPEC mira a sostenere le iniziative nella lotta contro il lavoro minorile e a creare strutture permanenti per far fronte a tale problema, ad agire in via prioritaria per l’eliminazione delle occupazioni più pericolose e delle forme di sfruttamento intollerabili ponendo l’accento sulle misure di prevenzione.129 L'attuazione del programma IPEC, nello specifico di un Paese, comincia con la firma di un Memorandum of understanding o Protocollo d’Intesa tra i governi e l’OIL, nel quale si stabiliscono ambiti specifici di collaborazione. Le fasi di intervento del programma seguono una strategia progressiva e multisettoriale: 128 Convenzione dell'OIL che riassume tutti i diritti dei lavoratori in un unico testo. Nunin, Roberta, "Il lavoro dei minori: interventi recenti, internazionali e interni", Rivista Giuridica del Lavoro e della Previdenza Sociale, 3, LI, 2000. 129 144 - sviluppo di programmi integrati e di politiche nazionali, focalizzati soprattutto su gruppi ben definiti che esigono azioni prioritarie; - riforme legislative e rafforzamento dell’applicazione delle leggi; - ricerca, controllo, raccolta ed analisi di dati e sensibilizzazione verso il problema; - coinvolgimento delle parti interessate: governi, organizzazioni di imprenditori e lavoratori, associazioni professionali, ONG. Solitamente il Paese interessato istituisce un comitato per coordinare i vari gruppi partecipanti e supervisiona la gestione del programma. 6. Il ruolo delle Nazioni Unite. La promozione e protezione dei diritti dell'uomo, e più nello specifico dei diritti del bambino, è stato uno degli obiettivi principali delle Nazioni Unite fin dalle sue origini. Nell'immediato dopoguerra fu avanzata la proposta di sottoporre all'Assemblea il testo leggermente modificato della Dichiarazione di Ginevra adottato dalla Società delle Nazioni nel 1924, ma la proclamazione della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo (1948) non permise l'adozione di un documento separato orientato sui bisogni dell'infanzia. Ad ogni modo in tale Dichiarazione si trovavano alcune enunciazioni a favore dell'infanzia ed in particolare in merito alla sua protezione. Nel 1959 l'Assemblea Generale, a seguito dei negoziati avvenuti principalmente tra le due superpotenze descritti in precedenza, adottò la Dichiarazione dei diritti del Fanciullo130, che, sebbene come la Dichiarazione di Ginevra non risultasse vincolante, conteneva alcune enunciazioni di diritti 130 da allora il 20 novembre ricorre la Giornata dei diritti del bambino. 145 maggiormente concrete, come per esempio il diritto a un nome, alla cittadinanza e all'istruzione gratuita. Nel 1966 le Nazioni Unite elaborano il Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali ed il Patto internazionale sui diritti civili e politici. Queste convenzioni contengono isolatamente anche disposizioni che riguardano in modo specifico l'infanzia: il divieto di discriminazione, il diritto alla protezione tramite la famiglia, la società e lo Stato, il diritto alla cittadinanza e alla protezione del bambino in caso di risoluzione del matrimonio. Infine con l'approvazione della Convenzione sui diritti del bambino, nel 1989, nasce il primo strumento giuridico internazionale contenente un elenco esaustivo dei diritti di cui il fanciullo deve ritenersi portatore. La promulgazione nasce con l'obiettivo di raccogliere in un unico corpo le varie disposizioni disseminate in dozzine di documenti di diritto internazionale, e di appianare eventuali divergenze tra questi. Fu la Polonia che, per prima, propose di adottare, per celebrare "l'Anno Internazionale del Fanciullo" (1979)131, una nuova Dichiarazione delle N.U. sui diritti del fanciullo. L'Assemblea Generale incaricò un Gruppo di lavoro con il compito di elaborare il testo della Convenzione. Oltre ai rappresentanti dei 43 Stati Membri della Commissione dei diritti dell'uomo, parteciparono al Gruppo di lavoro anche agenzie come l'OIL, l'UNCHR132 e l'UNICEF così come alcune organizzazioni non governative con funzione consultiva. Il ruolo delle ONG fu di particolare importanza nella stesura del testo, in particolare a seguito della decisione, nel 1983, di dar vita ad un gruppo ad hoc per rendere la loro partecipazione maggiormente unitaria ed efficacie. 131 Nel 1972, nell'intento di sensibilizzare maggiormente la comunità internazionale sui bisogni dell'infanzia, fu presentata l'idea di un Anno internazionale del bambino. Nel 1976, la proposta è stata accolta dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite e il 1979 è stato proclamato Anno del bambino. 132 United Nations Commition on Human Rights. 146 Il 20 novembre 1989, dopo dieci anni di negoziati, il testo definitivo fu presentato all'Assemblea Generale la quale, dopo un brevissimo dibattito, lo approvò con la procedura del consensus. Ad oggi 192 Stati, un numero addirittura superiore a quello degli Stati membri dell'ONU, hanno ratificato la Convenzione.133 Dopo un ampio preambolo, la Convenzione si sviluppa in cinquantaquattro articoli di cui quarantuno si riferiscono specificatamente al complesso dei diritti riconosciuti ai minori e di cui gli Stati si devono fare carico; gli altri contemplano le forme di controllo sull'attuazione dei principi contenuti, nonché le modifiche di adesione ad essa, di eventuale recesso e di proposte di modifica da parte degli Stati. I diritti della Convenzione possono essere raggruppati in quattro categorie: - Libertà e diritti civili: il diritto alla registrazione e all'identità, le libertà di pensiero, coscienza e religione, le libertà di associazione e di riunione pacifica, il diritto di accesso all'informazione; -Ambiente familiare e protezione alternativa: la responsabilità dei genitori, il diritto del fanciullo a vivere nel proprio ambiente familiare, norme sull'adozione; - Diritti relativi alla salute e al benessere: il diritto ad un adeguato livello di vita, diritto alla salute, diritto alla sicurezza sociale, diritto all'educazione e diritto allo svago; - Diritti relativi ai minori in particolari circostanze: questi riguardano i bambini disabili, i bambini rifugiati, i bambini coinvolti nei conflitti armati e lo sfruttamento dei minori a fini economici o sessuali. L'interpretazione di queste disposizioni a tutela del fanciullo (il child che l'Articolo 1 stabilisce da intendersi "ogni essere umano avente un'età inferiore ai diciott'anni"134) avviene secondo i principi guida della non- 133 L'Italia ha ratificato la Convenzione il 27 maggio 1991 con la legge n.176. "salvo se abbia raggiunto prima la maturità in virtù della legislazione applicabile" (art.1) 134 147 discriminazione (art. 2), dell'interesse superiore del bambino (art. 3), del diritto alla vita e allo sviluppo (art. 6) e del diritto alla partecipazione (art. 12). Gli articoli dal 32 al 36 si occupano nello specifico della tutela del bambino dalle varie forme di sfruttamento. L'articolo 32 afferma che "gli Stati Parti riconoscono il diritto del fanciullo ad essere protetto contro lo sfruttamento economico e di non essere costretto ad alcun lavoro che comporti rischi o sia suscettibile di porre a repentaglio la sua educazione o di nuocere alla sua salute o al suo sviluppo fisico, mentale, spirituale, morale o sociale". La formulazione adottata- any work- rende il campo di applicazione della normativa molto ampio non stabilendo il divieto in termini di tipologie di attività lavorative ma in termini di possibili danni fisici e psicologici che il lavoro può arrecare al minore. La Convenzione non fissa degli standard sull'età minima di ammissione al lavoro e rimanda agli "altri strumenti internazionali" ed agli Stati la prerogativa di stabilire, oltre all'età minima d'immissione all'impiego (lett. a) anche una "adeguata regolamentazione degli orari di lavoro e delle condizioni d'impiego" (lett. b) e la previsione di "pene o altre sanzioni appropriate per garantire l'attuazione effettiva del presente articolo" (lett. c). Inoltre nei successivi tre articoli la Convenzione stabilisce il dovere degli Stati: - di proteggere i bambini impiegati per la "produzione ed il traffico illecito di stupefacenti e di sostanze psicotrope"(art. 33); - di proteggere i bambini che subiscono forme di "sfruttamento sessuale" come la prostituzione e la produzione di spettacoli o di materiale a carattere pornografico (art. 34); - di adottare "ogni adeguato provvedimento [...] per impedire il rapimento, la vendita o la tratta di fanciulli per qualunque fine e sotto qualsiasi forma" (art. 35); 148 ed infine viene stabilita una protezione generale a favore del fanciullo contro "ogni altra forma di sfruttamento pregiudizievole al suo benessere in ogni aspetto" (art. 36). Emerge, dall'esame degli articoli menzionati che, mentre l'art. 32 fa riferimento espressamente ad un diritto dei fanciulli di essere protetti contro ogni forma di sfruttamento economico, gli articoli 33, 34, 35 e 36 configurano piuttosto un dovere, in capo agli stati, di protezione nei confronti del minore. La Convenzione sui Diritti del Fanciullo è stata successivamente affiancata da due Protocolli opzionali: il Protocollo sul coinvolgimento dei bambini nei conflitti armati135 e il Protocollo sulla vendita dei bambini, la prostituzione e la pornografia infantile. 136 135 Il Protocollo facoltativo relativo alla partecipazione di fanciulli ai conflitti armati vuole impedire che i minori di diciotto anni non possano partecipare direttamente alle ostilità (art.1) e non possano essere arruolate obbligatoriamente nelle forze armate (art. 2). Entrato in vigore nel febbraio 2002 è stato ratificato ad oggi da 35 Stati. 136 Il Protocollo facoltativo concernente la vendita di fanciulli, la prostituzione infantile e la pornografia esige che gli Stati rendano punibile e impediscano la vendita di minori, il loro sfruttamento sessuale, il traffico di organi di minori, il lavoro forzato minorile, il traffico dei minori per l'adozione, l'offerta l'ingaggio, l'intermediazione o la messa a disposizione di un fanciullo al fine della prostituzione infantile, nonché la produzione, la distribuzione, la diffusione, l'importazione, l'esportazione, l'offerta la vendita o il possesso di materiale pedopornografico. L'articolo 8 descrive varie misure a tutela delle vittime (per esempio la protezione dei testimoni). Entrato in vigore nel gennaio 2002 è stato ratificato ad oggi da 49 stati. 149 1. Indicatori sull'infanzia dei 4 paesi: Perú, Colombia, Nicaragua, Venezuela. Indicatori sull'infanzia in Perú - dati Unicef137 Ordenación por categoría de la TMM5 96 Tasa de mortalidad menores de 5 años, 1990 78 Tasa de mortalidad menores de 5 años, 2005 27 Tasa de mortalidad infantil (< 1 año), 1990 58 Tasa de mortalidad infantil (< 1 año), 2005 23 Tasa de mortalidad neonatal, 2000 16 Población total (miles), 2005 Nacimientos anuales (miles), 2005 Muertes anuales (<5 años) (miles), 2005 INB per cápita (dólares), 2005 2796 8 628 17 2610 Esperanza de vida al nacer (años), 2005 71 Tasa de alfabetización de adulto, 2000-2004* 88 Tasa neta de matriculación/asistencia enseñanza primaria (%), 2000-2005* 97 Distribución familiar del ingreso (%) 1994-2004*, 40% más bajos 10 Distribución familiar del ingreso (%) 1994-2004*, 20% más altos 59 Definiciones y fuentes estadísticas principales [popup] Nutritión arriba Recién nacidos con bajo peso (%) , 1998-2005* 11 % de niños lactantes (1995-2005*) que reciben:, lactancia exclusiva (<6 meses) 64 % de niños lactantes (1995-2005*) que reciben:, lactancia con alimentos complementarios (6-9 meses) 81 137 www.unicef.org 150 con alimentos complementarios (6-9 meses) % de niños lactantes (1995-2005*) que reciben:, lactancia continuada (20-23 meses) 41 % de menores de 5 años (1995-2005*) que padecen: Insuficiencia ponderal moderada y grave 8 % de menores de 5 años (1995-2005*) que padecen: Insuficiencia ponderal grave 0 % de menores de 5 años (1995-2005*) que padecen: Emaciación moderada y grave 1 % de menores de 5 años (1995-2005*) que padecen: Cortedad de talla moderada y grave 24 Vitamin A supplementation coverage rate (6-59 months) 2004 % of households consuming iodized salt 1998-2005* - 91 Definiciones y fuentes estadísticas principales [popup] Educatión arriba Tasa alfabetización adultos, 2000-2004*, hombre 93 Tasa alfabetización adultos, 2000-2004*, mujer 82 Nº receptores por 1000 habitantes, 2002-2004*, teléfonos 22 Nº receptores por 1000 habitantes, 2002-2004*, usuarios de Internet 12 Tasa escolarización enseñanza primaria (2000-2005*), bruta, hombre 114 Tasa escolarización enseñanza primaria (2000-2005*), bruta, mujer 114 Tasa escolarización enseñanza primaria (2000-2005*), neta, hombre 97 Tasa escolarización enseñanza primaria (2000-2005*), neta, mujer 97 Primary school attendance ratio (1996-2005*), neta, ombre 94 151 Primary school attendance ratio (1996-2005*), neta, mujer 94 Alumnos de enseñanza primaria que alcanzan el 5º grado (%), Datos administrativos, 2000-2004* 90 Alumnos de enseñanza primaria que alcanzan el 5º grado (%), Datos de encuestas, 1997-2005* 95 Tasa de escolarización enseñanza secundaria (20002005*), bruta, hombre 91 Tasa de escolarización enseñanza secundaria (20002005*), bruta, mujer 92 Tasa de escolarización enseñanza secundaria (20002005*), neta, hombre 69 Tasa de escolarización enseñanza secundaria (20002005*), neta, mujer 69 Tasa de asistencia a la escuela secundaria (1996-2005*) neta, hombre 55 Tasa de asistencia a la escuela secundaria (1996-2005*) neta, mujer 70 Definiciones y fuentes estadísticas principales [popup] Protección Infantil arriba Trabajo infantil (5 a 14 años) 1999-2005, total - Trabajo infantil (5 a 14 años) 1999-2005, hombre - Trabajo infantil (5 a 14 años) 1999-2005, mujer - Inscripció del nacimiento1999-2005, total 17 Inscripció del nacimiento1999-2005, urbana 13 Inscripció del nacimiento1999-2005, rural 30 Inscripció del nacimiento1999-2005*,total 93 Inscripció del nacimiento1999-2005*,urbana 93 Inscripció del nacimiento1999-2005*,rural 92 Mutilación-excisión genital de la mujer 1998-2004, mujer (15-49 años), total - 152 (15-49 años), total Mutilación-excisión genital de la mujer 1998-2004, mujer (15-49 años), urbana - Mutilación-excisión genital de la mujer 1998-2004, mujer (15-49 años), rural - Mutilación-excisión genital de la mujer 1998-2004, hijas, total - Definiciones y fuentes estadísticas principales [popup] 153 Indicatori sull'infanzia in Colombia: dati Unicef Educatión arriba Tasa alfabetización adultos, 2000-2004*, hombre 93 Tasa alfabetización adultos, 2000-2004*, mujer 93 Nº receptores por 1000 habitantes, 2002-2004*, teléfonos 40 Nº receptores por 1000 habitantes, 2002-2004*, usuarios de Internet 9 Tasa escolarización enseñanza primaria (2000-2005*), bruta, hombre 112 Tasa escolarización enseñanza primaria (2000-2005*), bruta, mujer 111 Tasa escolarización enseñanza primaria (2000-2005*), neta, hombre 83 Tasa escolarización enseñanza primaria (2000-2005*), neta, mujer 84 Primary school attendance ratio (1996-2005*), neta, hombre 90 Primary school attendance ratio (1996-2005*), neta, mujer 92 Alumnos de enseñanza primaria que alcanzan el 5º grado (%), Datos administrativos, 2000-2004* 77 Alumnos de enseñanza primaria que alcanzan el 5º grado (%), Datos de encuestas, 1997-2005* 89 Tasa de escolarización enseñanza secundaria (20002005*), bruta, hombre 71 Tasa de escolarización enseñanza secundaria (20002005*), bruta, mujer 78 Tasa de escolarización enseñanza secundaria (20002005*), neta, hombre 52 Tasa de escolarización enseñanza secundaria (20002005*), neta, mujer 58 Tasa de asistencia a la escuela secundaria (1996-2005*) neta, hombre 64 Tasa de asistencia a la escuela secundaria (1996-2005*) neta, mujer 72 154 Definiciones y fuentes estadísticas principales [popup] Indicadores demográficos arriba Población (miles), 2005, under 18 1675 5 Población (miles), 2005, under 5 4726 Tasa de crecimiento anual de la población (%),1970-1990 2.2 Tasa de crecimiento anual de la población (%),1990-2005 1.8 Tasa bruta de mortalidad,1970 9 Tasa bruta de mortalidad,1990 7 Tasa bruta de mortalidad,2005 5 Tasa bruta de natalidad,1970 38 Tasa bruta de natalidad,1990 27 Tasa bruta de natalidad,2005 21 Esperanza de vida,1970 61 Esperanza de vida,1990 68 Esperanza de vida,2005 73 Tasa total de fecundidad,2005 2.5 Población urbana (%),2005 77 Tasa anual del crecimiento de la población urbana (%),1970-1990 3.2 Tasa anual del crecimiento de la población urbana (%),1990-2005 2.6 Definiciones y fuentes estadísticas principales [popup] Nutritión Recién nacidos con bajo peso (%) , 1998-2005* arriba 9 % de niños lactantes (1995-2005*) que reciben:, lactancia exclusiva (<6 meses) 47 % de niños lactantes (1995-2005*) que reciben:, lactancia con alimentos complementarios (6-9 meses) 65 % de niños lactantes (1995-2005*) que reciben:, lactancia continuada (20-23 meses) 32 155 continuada (20-23 meses) % de menores de 5 años (1995-2005*) que padecen: Insuficiencia ponderal moderada y grave 7 % de menores de 5 años (1995-2005*) que padecen: Insuficiencia ponderal grave 1 % de menores de 5 años (1995-2005*) que padecen: Emaciación moderada y grave 1 % de menores de 5 años (1995-2005*) que padecen: Cortedad de talla moderada y grave 12 Vitamin A supplementation coverage rate (6-59 months) 2004 % of households consuming iodized salt 1998-2005* - 92 Definiciones y fuentes estadísticas principales [popup] Protección Infantil Trabajo infantil (5 a 14 años) 1999-2005, total 5 Trabajo infantil (5 a 14 años) 1999-2005, hombre 6 Trabajo infantil (5 a 14 años) 1999-2005, mujer 4 Inscripció del nacimiento1999-2005, total 23 Inscripció del nacimiento1999-2005, urbana 19 Inscripció del nacimiento1999-2005, rural 38 Inscripció del nacimiento1999-2005*,total 90 Inscripció del nacimiento1999-2005*,urbana 97 Inscripció del nacimiento1999-2005*,rural 77 156 Indicatori sull'infanzia del Nicaragua - dati Unicef138 Ordenación por categoría de la TMM5 82 Tasa de mortalidad menores de 5 años, 1990 68 Tasa de mortalidad menores de 5 años, 2005 37 Tasa de mortalidad infantil (< 1 año), 1990 52 Tasa de mortalidad infantil (< 1 año), 2005 30 Tasa de mortalidad neonatal, 2000 18 Población total (miles), 2005 Nacimientos anuales (miles), 2005 Muertes anuales (<5 años) (miles), 2005 INB per cápita (dólares), 2005 Esperanza de vida al nacer (años), 2005 Tasa de alfabetización de adulto, 2000-2004* 5487 154 6 910 70 - Tasa neta de matriculación/asistencia enseñanza primaria (%), 2000-2005* 80 Distribución familiar del ingreso (%) 1994-2004*, 40% más bajos 15 Distribución familiar del ingreso (%) 1994-2004*, 20% más altos 49 Definiciones y fuentes estadísticas principales [popup] Nutritión arriba Recién nacidos con bajo peso (%) , 1998-2005* 12 % de niños lactantes (1995-2005*) que reciben:, lactancia exclusiva (<6 meses) 31 % de niños lactantes (1995-2005*) que reciben:, lactancia con alimentos complementarios (6-9 meses) 68 % de niños lactantes (1995-2005*) que reciben:, lactancia continuada (20-23 meses) 39 % de menores de 5 años (1995-2005*) que padecen: Insuficiencia ponderal moderada y grave 10 138 www.unicef.org 157 Insuficiencia ponderal moderada y grave % de menores de 5 años (1995-2005*) que padecen: Insuficiencia ponderal grave 2 % de menores de 5 años (1995-2005*) que padecen: Emaciación moderada y grave 2 % de menores de 5 años (1995-2005*) que padecen: Cortedad de talla moderada y grave 20 Vitamin A supplementation coverage rate (6-59 months) 2004 98 % of households consuming iodized salt 1998-2005* 97 Definiciones y fuentes estadísticas principales [popup] Educatión arriba Tasa alfabetización adultos, 2000-2004*, hombre - Tasa alfabetización adultos, 2000-2004*, mujer - Nº receptores por 1000 habitantes, 2002-2004*, teléfonos 17 Nº receptores por 1000 habitantes, 2002-2004*, usuarios de Internet 2 Tasa escolarización enseñanza primaria (2000-2005*), bruta, hombre 113 Tasa escolarización enseñanza primaria (2000-2005*), bruta, mujer 111 Tasa escolarización enseñanza primaria (2000-2005*), neta, hombre 89 Tasa escolarización enseñanza primaria (2000-2005*), neta, mujer 87 Primary school attendance ratio (1996-2005*), neta, hombre 77 Primary school attendance ratio (1996-2005*), neta, mujer 84 Alumnos de enseñanza primaria que alcanzan el 5º grado (%), Datos administrativos, 2000-2004* 59 Alumnos de enseñanza primaria que alcanzan el 5º grado (%), Datos de encuestas, 1997-2005* 63 Tasa de escolarización enseñanza secundaria (20002005*), bruta, hombre 59 Tasa de escolarización enseñanza secundaria (20002005*), bruta, mujer 68 158 Tasa de escolarización enseñanza secundaria (20002005*), neta, hombre 38 Tasa de escolarización enseñanza secundaria (20002005*), neta, mujer 43 Tasa de asistencia a la escuela secundaria (1996-2005*) neta, hombre 6 Tasa de asistencia a la escuela secundaria (1996-2005*) neta, mujer 6 Definiciones y fuentes estadísticas principales [popup] Protección Infantil arriba Trabajo infantil (5 a 14 años) 1999-2005, total 15 Trabajo infantil (5 a 14 años) 1999-2005, hombre 18 Trabajo infantil (5 a 14 años) 1999-2005, mujer 11 Inscripció del nacimiento1999-2005, total 43 Inscripció del nacimiento1999-2005, urbana 36 Inscripció del nacimiento1999-2005, rural 55 Inscripció del nacimiento1999-2005*,total 81 Inscripció del nacimiento1999-2005*,urbana 90 Inscripció del nacimiento1999-2005*,rural 73 Mutilación-excisión genital de la mujer 1998-2004, mujer (15-49 años), total - Mutilación-excisión genital de la mujer 1998-2004, mujer (15-49 años), urbana - Mutilación-excisión genital de la mujer 1998-2004, mujer (15-49 años), rural - Mutilación-excisión genital de la mujer 1998-2004, hijas, total - Definiciones y fuentes estadísticas principales [popup] 159 Indicatori sull'infanzia del Venezuela - dati Unicef Ordenación por categoría de la TMM5 108 Tasa de mortalidad menores de 5 años, 1990 33 Tasa de mortalidad menores de 5 años, 2005 21 Tasa de mortalidad infantil (< 1 año), 1990 27 Tasa de mortalidad infantil (< 1 año), 2005 18 Tasa de mortalidad neonatal, 2000 12 Población total (miles), 2005 Nacimientos anuales (miles), 2005 Muertes anuales (<5 años) (miles), 2005 INB per cápita (dólares), 2005 26749 593 12 4810 Esperanza de vida al nacer (años), 2005 73 Tasa de alfabetización de adulto, 2000-2004* 93 Tasa neta de matriculación/asistencia enseñanza primaria (%), 2000-2005* 92 Distribución familiar del ingreso (%) 1994-2004*, 40% más bajos 14 Distribución familiar del ingreso (%) 1994-2004*, 20% más altos 49 Definiciones y fuentes estadísticas principales [popup] Nutritión arriba Recién nacidos con bajo peso (%) , 1998-2005* 9 % de niños lactantes (1995-2005*) que reciben:, lactancia exclusiva (<6 meses) 7 % de niños lactantes (1995-2005*) que reciben:, lactancia con alimentos complementarios (6-9 meses) 50 % de niños lactantes (1995-2005*) que reciben:, lactancia continuada (20-23 meses) 31 % de menores de 5 años (1995-2005*) que padecen: Insuficiencia ponderal moderada y grave 5 % de menores de 5 años (1995-2005*) que padecen: Insuficiencia ponderal grave 1 % de menores de 5 años (1995-2005*) que padecen: Emaciación moderada y grave 4 160 moderada y grave % de menores de 5 años (1995-2005*) que padecen: Cortedad de talla moderada y grave Vitamin A supplementation coverage rate (6-59 months) 2004 % of households consuming iodized salt 1998-2005* 13 90 Definiciones y fuentes estadísticas principales [popup] Educatión arriba Tasa alfabetización adultos, 2000-2004*, hombre 93 Tasa alfabetización adultos, 2000-2004*, mujer 93 Nº receptores por 1000 habitantes, 2002-2004*, teléfonos 45 Nº receptores por 1000 habitantes, 2002-2004*, usuarios de Internet 9 Tasa escolarización enseñanza primaria (2000-2005*), bruta, hombre 106 Tasa escolarización enseñanza primaria (2000-2005*), bruta, mujer 104 Tasa escolarización enseñanza primaria (2000-2005*), neta, hombre 92 Tasa escolarización enseñanza primaria (2000-2005*), neta, mujer 92 Primary school attendance ratio (1996-2005*), neta, hombre 91 Primary school attendance ratio (1996-2005*), neta, mujer 93 Alumnos de enseñanza primaria que alcanzan el 5º grado (%), Datos administrativos, 2000-2004* 91 Alumnos de enseñanza primaria que alcanzan el 5º grado (%), Datos de encuestas, 1997-2005* 96 Tasa de escolarización enseñanza secundaria (2000-2005*), bruta, hombre 67 Tasa de escolarización enseñanza secundaria (2000-2005*), bruta, mujer 77 Tasa de escolarización enseñanza secundaria (2000-2005*), neta, hombre 57 Tasa de escolarización enseñanza secundaria (2000-2005*), neta, mujer 66 Tasa de asistencia a la escuela secundaria (1996-2005*) neta, hombre 59 161 Tasa de asistencia a la escuela secundaria (1996-2005*) neta, mujer 57 Definiciones y fuentes estadísticas principales [popup] Indicadores demográficos arriba Población (miles), 2005, under 18 9988 Población (miles), 2005, under 5 2860 Tasa de crecimiento anual de la población (%),1970-1990 3.1 Tasa de crecimiento anual de la población (%),1990-2005 2 Tasa bruta de mortalidad,1970 7 Tasa bruta de mortalidad,1990 5 Tasa bruta de mortalidad,2005 5 Tasa bruta de natalidad,1970 37 Tasa bruta de natalidad,1990 29 Tasa bruta de natalidad,2005 22 Esperanza de vida,1970 65 Esperanza de vida,1990 71 Esperanza de vida,2005 73 Tasa total de fecundidad,2005 2.6 Población urbana (%),2005 88 Tasa anual del crecimiento de la población urbana (%),19701990 3.9 Tasa anual del crecimiento de la población urbana (%),19902005 2.3 Definiciones y fuentes estadísticas principales [popup] Protección Infantil arriba Trabajo infantil (5 a 14 años) 1999-2005, total 8 Trabajo infantil (5 a 14 años) 1999-2005, hombre 9 Trabajo infantil (5 a 14 años) 1999-2005, mujer 6 Inscripció del nacimiento1999-2005, total - Inscripció del nacimiento1999-2005, urbana - Inscripció del nacimiento1999-2005, rural - Inscripció del nacimiento1999-2005*,total 92 162 Inscripció del nacimiento1999-2005*,urbana - Inscripció del nacimiento1999-2005*,rural - Mutilación-excisión genital de la mujer 1998-2004, mujer (15-49 años), total - Mutilación-excisión genital de la mujer 1998-2004, mujer (15-49 años), urbana - Mutilación-excisión genital de la mujer 1998-2004, mujer (15-49 años), rural - Mutilación-excisión genital de la mujer 1998-2004, hijas, total - Definiciones y fuentes estadísticas principales [popup] 163 Intervista ad Angel Gonzales collaboratore del MOLACNATs "Infancia y juventud: nuevas condiciones, nuevas oportunidades" Revista Panorama Social, nº 3; 1er semestre 2006. (trad. mia) Angel Gonzales, venezuelano, dal 2005 è collaboratore del MOLACNATs. Attualmente è coordinatore del Programma di Protezione dei Bambini Lavoratori (Pronat) al Ministero del Lavoro venezuelano. 1. Cos'è il Molacnats? Quando nasce e chi rappresenta? E' un movimento sociale, formato da chicos y chicas trabajadores, che nasce come necessità degli stessi ragazzi di creare uno spazio di scambio di esperienze, di azioni e di mobilitazione sociale e politica. Nasce dalla prospettiva dei NATs organizzati in Perú attraverso il Manthoc che, in occasione del loro decimo anniversario, hanno invitato tutte le differenti organizzazioni di NATs che, per la fine degli anni 80, avessero tenuto una esperienza significativa sul tema dei diritti dell'infanzia e specificatamente sui diritti dei bambini lavoratori. A partire da questo momento si sono susseguiti 6 incontri Latinoamericani con carattere assembleare, e numerose azioni comuni che hanno progressivamente configurato quello che oggi è il MOLACNATs. Attualmente il movimento è presente in forma consolidata in 6 paesi della regione, ed è in via di consolidamento in altri 3 paesi. Sono circa 20 mila i NATs integrati in questo movimento sociale. 2. Per il sistema dominante è necessario sradicare il lavoro minorile. Questo messaggio vi pare contestabile? 164 C'è un problema di fondo sull'uso del termine "lavoro minorile" e sull'interpretazione che si dà allo "sradicamento". Con la Convenzione 182 dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro la confusione è aumentata, dato che tale Convenzione include come lavoro minorile attività che, sia dai NATs che dai regolamenti legislativi dei nostri paesi, sono considerati crimini: utilizzazione dei bambini nella prostituzione, nel commercio della droga, nei conflitti armati, etc. E' evidente che i NATs non si oppongono alla lotta contro questi crimini, però criticano che venga stabilita una relazione tra queste e le differenti attività che i minori realizzano ogni giorno nel mondo. In questo modo, di fronte agli abusi e alle persecuzioni della polizia, è molto facile ascoltare un bambino dire "io sono un bambino lavoratore, non sono un delinquente". Allo stesso modo è discutibile il termine sradicamento, che in pratica consiste in operazioni, da parte delle forze dell'ordine, di recupero di bambini e adolescenti lavoratori e di repressione delle loro famiglie che generalmente lavorano nell'economia informale; questo almeno in America Latina. 3. Tra gli argomenti del MOLACNATs emerge il riconoscimento dei bambini e delle bambine come soggetti di diritto. Come si concretizza tale riconoscimento? È importante segnalare che le richieste di riconoscimento dei bambini che lavorano come soggetti di diritto vengono proposte prima dell'entrata in vigore della Convenzione delle Nazioni Unite del 1989. Già negli anni Settanta, la partecipazione dei NATs era un elemento centrale nelle proposte dei movimenti locali del Perú, del Paraguay e della Colombia. Furono quindi proprio i NATs organizzati in America Latina a sviluppare una pratica di partecipazione, nella teoria e nell'azione, che venne poi riconosciuta dalla Convenzione come un diritto per tutti i bambini, bambine e adolescenti. Però il triplo ruolo che esprimono i NATs, economico, sociale e politico, riferendoci al "diritto alla partecipazione", ha a che vedere con la incorporazione di altri elementi che non furono assunti dalla Convenzione e 165 che consideriamo formino parte di un nuovo paradigma di infanzia. Consideriamo che, sebbene sia apprezzabile l' effettivo avanzamento in termini culturali conseguente all'inclusione, nella Convenzione, di diritti politici anteriormente esclusività degli adulti (diritto di associazione, di espressione, di riunione e di manifestazione), è comunque possibile notare una certa arretratezza nel testo delle Nazioni Unite, a causa del predominio di una cultura dominante occidentalizzata della infanzia. Questo ha a che fare esattamente con il tema politico ed economico, ovvero con il diritto alla partecipazione politica (incluso il suffragio e il diritto al lavoro) dove i movimenti dei NATs si affermano come soggetti economici sociali e politici. 4. Quali sono le principali azioni che mette in pratica il MOLACNATs come movimento regionale per migliorare la vita dei bambini e delle bambine che lavorano? Le azioni del MOLACNATs le potremmo suddividere in due livelli: il livello nazionale, che parte dalle varie realtà locali dove i NATs interagiscono, e il livello internazionale. In ciascuno dei paesi in cui è presente, il movimento ha sviluppato tre comuni denominatori, che descriverei come "le assi strategiche d'azione". Il primo ha a che vedere con la partecipazione protagonistica. L'esperienza dei movimenti sociali a livello mondiale, ma principalmente in America Latina, ci dimostra che le azioni, le proposte, le mobilitazioni sociali passano necessariamente attraverso lo sviluppo dei processi organizzativi. Vale a dire che i NATs si sono articolati, talvolta lentamente e attraverso processi confusi, fino a riconoscersi come soggetti consapevoli delle proprie capacità, soprattutto relazionandosi agli altri. C'è un livello iniziale nei gruppi di base che generalmente si sviluppano nei propri spazi di lavoro, nella comunità e, in alcuni casi, all'interno della scuola stessa. Tali gruppi cominciano ad articolarsi con altri della stessa città e/o paese che , in genere, finiscono per costituire un movimento nazionale o un coordinamento nazionale a seconda della varietà dei casi e delle realtà. Giunti a questo 166 livello, i ragazzi cominciano ad essere riconosciuti dagli adulti con cui interagiscono nei differenti spazi locali regionali e nazionali. È importante segnalare che questo riconoscimento presso la società adulta si esprime attraverso una serie di conflitti e contraddizioni che mantengono i NATs in uno stato di costante tensione per far sì che la società li ascolti. Un secondo asse di azione si manifesta in attività concrete quali le mense popolari, le scuole, i talleres sociolaborales, i programmi ricreativi etc. Molti di questi programmi si sono articolati assieme a governi locali, municipi, ONGs nazionali e internazionali e organismi religiosi. Il terzo asse è quello della formazione integrale. Si tratta di una continua elaborazione di principi teorici basati sull'esperienza della pratica sociale, culturale e politica che le organizzazioni dei NATs hanno costruito negli ultimi 30 anni. 5. Quali sono le istituzioni o gli organismi che hanno risposto meglio al MOLACNATs? Ci sono alcune esperienze locali dove il dialogo con le istituzioni locali è stato molto buono. Questo è il caso del Venezuela, e non a caso ha a che vedere con lo sviluppo di un nuovo schema politico, sociale ed economico. Inoltre, ci sono diverse ONGs che lavorano per i diritti dell'infanzia che hanno appoggiato il movimento con diversi progetti, tra le quali Save the Children e Terre des Hommes.[…] 6. Su quali mezzi contate per diffondere il vostro messaggio e realizzare le vostre azioni? A livello locale i NATs sono riusciti a rendersi visibili alla società tramite differenti attività: manifestazioni, comunicati stampa, programmi tv, radio, articoli di giornale, incontri nazionali, regionali e internazionali. alcuni movimenti di base gestiscono un sito web e attualmente stiamo lavorando all'elaborazione di un sito web esclusivamente del MOLACNATs. 167 BIBLIOGRAFIA • AAVV, Niños, niñas y adolescentes trabajadores: derechos, ciudadanìa y protagonismo, Rivera Roman Olga e Ospina Salinas Jesus (a cura di)Lima, MANTHOC, 2000. • AAVV, Save the Children position on children and work, Londra, Save the Children, 2003. • AAVV, Niños y Niñas Verifican el Cumplimiento del Plan Nacional de Acciòn por la Infanzia y Adolescencia en el Perú, Lima, Save the Children, 2004. • AAVV, Propuesta pedagògica desde los niños, niñas y adolescentes trabajadoreseducaciòn, trabajo y escuela productiva, Moises Bazan Novoa (a cura di), Lima, MANTHOC, 2002. • AAVV, La vera sicurezza. 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